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STORIA

•,i fin

RIVISTA MENSILE DI
MODELLISMO L 1.200
AEREI
MEZZI MILITARI
NAVI
UNIFORMI MILITARI
AUTO FAMOSE
STORIA DI BATTAGLIE
GIOCHI DI GUERRA
GIOCHI DIDATTICI
DIORAMI

ANNO II N. 1
GENNAIO 1978

STORIA MODELLISMO PER I LETTORI:


In questo numero, 8 pagine in più. B
Nel prossimo numero una confezione di
Decalcomanie in regalo. 1
STORIA
MODELLISMO
DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE - REDA-
ANNO II - N. 1 GENNAIO 1978
ZIONE - PUBBLICITÀ'

Storia MODELLISMO
sommano
C.P. 633, - 00100 ROMA pag.
Via Vogherà, 54/c - 00182 ROMA
Tei. 75.04.78
3 « Light tanks » M3-M5 di E. Campo
PREZZI: una copia Llt. 1.200 • Arretrati 11 dop- 6 Come costruirsi un M3 di E. Campo
pio. Abbonamenti: 35 Lancia 3RO: le versioni speciali di B. Benvenuti
Annuo Italia Llt. 12.000
Annuo Estero Llt. 16.000 9 Automodellismo di V. Alfonzetti
11 Come costruire un automodello di V. Alfonzetti
I versamenti vanno effettuati sul c.c.p. n. 12158002
intestato a:
Storia MODELLISMO, Via Vogherà, n. 54/c 13 II Messerschmitt Bf (Me) 109 E di C. Manzi
00182 R O M A 14 Un 109 triciclo di L.Valerio
16 Modelli sulla bilancia di L. Tibaldi e
DIRETTORE RESPONSABILE L. Valerio
Cesare FALESSI 17 Tavola a colori del Me-109 di P. Dell'Orco
COMITATO DI REDAZIONE 21 Lo « Storch » in Italia di G. Bignozzi
Bruno Benvenuti, Maurizio Camponeschi, Piero
Crociani, Valerio D'Orio, Fabrizio Jannetti, Re- 26 Modellismo navale e arte di V. Frasca
migio Gennari, Aldo Marchetti.
28 Gli Indiani delle praterie di G.Cantelli
HANNO COLLABORATO: 31 Un figurino 1865
Mario Barteletti, Massimo Brandani, Giorgio 32 Uniformi dei « Meharisti » Libici
Cantelli, Mario Cermelli, Massimo Di Giorgio
Franco Gay, Sergio Gibello, Sandro Mazzoni
(1923-1936) di P. Crociani
Edoardo Ma"ssucci, Lino Mastrangelo, Enrico Mar
Ghetti, Michacl Perrotta, Alberto Santoni, Sergio 39 Parlando di « boardgames »:
Sannipoli, Maurizio Tarducci, Mauro Tornassi
Franco Valle, Antonio D'Ottavi, Lamberto Tarsi
il Panzerblitz di C. Nardi
Federico Della Valle.
41 Confronto con i lettori
PUBBLICITÀ1
Curata direttamente dalla direzione e dall'am- 42 I vostri modelli
ministrazione della rivista.
43 Negozi raccomandati
© ORION Edltrlce s.r.l.
Via Vogherà, 54/c In copertina: Due rare fotografie a colori del Fieseler Fi.156
00182 ROMA « Cicogna » impiegato in Italia:
in alto, l'aereo ha la colorazione mimetica tipica
Proprietà ORION Ed. s.r.l.
del fronte nordafricano, per cui appare probabile
Pubblicazione mensile
che sia stata presa in Libia o durante il volo di
Autorizz. Trib. di Roma n. 16623 del 22-12-1976. trasferimento.
in basso, l'aeroplano nella livrea civile; si tratta
DISTRIBUZIONE: dell'unico esemplare sopravvissuto agli eventi
bellici.
PADRINI & C., s.r.l.
P.Z7.a Indipendenza, 11/B - Roma (Ampio servizio e disegni alle pagine 21-25).
Vìa Termopili, 6-8 - Milano

Associato all'USPI
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Periodica Italiana
Storia MODELLISMO C.P. 633 00100 ROMA. Tutti i diritti di riproduzione con qualsiasi mezzo
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Stampalo in Offset presso riamente l'opinione della rivista. Salvo preventivi accordi, manoscritti, disegni, fotografie anche se non
pubblicati non si restituiscono. La collaborazione è libera ed aperta a tutti.
la Lltottpografia Rugantino - Via Spoleto, n. 1
ROMA
11 Ughi Tanks " M3-M5 di Enrico Campo

Ti mese scorso, era stato lanciato un ap-


pello ai lettori: chiunque disponga di
dati sullo Shinoto lo faccia presente. Que-
sta volta sono alle prese con il problema
opposto: come riuscire a condensare nel-
lo spazio necessariamente limitato della
Rivista, la valanga di informazioni, dati
tecnici, notiziole, fotografie e materiale va-
rio sui Light Tanks M3-M5.
Cercherò, pertanto, di fecalizzare l'M3,
che è forse il vero rappresentante della
serie, poi parlerò dell'M5, suo diretto suc-
cessore, ma sfiorerò appena le origini del
carro in quanto questo argomento ci por-
terebbe molto lontano... e di fare la storia
dell'Arma Corazzata degli Stati Uniti, io
proprio non me la sento!

Le origini
La nostra storia la facciamo iniziare
dal 1939, quando la serie del Light Tank
M2 venne incrementata dalla versione A4.
L'M2A4 rappresentò veramente una pietra
miliare nella storia dell'Arma Corazzata
Un carro M3 messo fuori combattimento viene esaminato da un ufficiale italiano. La
U.S.A. Fu il primo carro americano ad scena si svolge in Tunisia, 1943. Questo stesso carro fa parte di una delle varianti
avere l'armamento principale costituito da offerta nella scatola del modello Tamiya. Sotto: due immagini di carri M3 stivati in una
un cannone da 37 mm. mod. M3, in torre nave mercantile che li sta trasportando in Africa per l'Operazione Torch. Si notino: i
girevole, mentre i precedenti modelli era- serbatoi supplementari per l'incremento dell'autonomia; la stella dipinta sulla torretta
no armati solo con mitragliatrici in posta- per l'identificazione aerea; il cellophane per proteggere l'armamento e le parti ottiche
zioni fisse. L'M2A4 fu prodotto in un co- durante il viaggio.
spicuo numero di esemplari, fino al mag-
gio del 1941, e fu anche il primo carro Da quel momento, in tutti gli uffici pro- prese la denominazione ufficiale di « Light
armato americano ad andare in guerra nel getti, si studiavano le prime manovre bel- Tank M3 ».
Pacifico contro i Giapponesi; ma il suo liche dei carri armati, per trame le dovu- Le modifiche furono abbastanza numero-
compito precipuo fu quello di « trainer »; te conseguenze e tradurle in nuove tecno- se, anche se concettualmente l'M3 era iden-
infatti quando la guerra fu veramente « cal- logie per l'industria militare. Ciò accadeva tico all'M2A4, comunque vediamo in che
da » anche per gli Americani, era ormai anche negli States. Così le prime esperien- cosa si concretarono queste diversità.
in produzione il più moderno M3, quindi ze sulle operazioni in Europa, fecero met- Innanzi tutto la corazzatura frontale ve-
TM2A4 svolse maggiormente una funzione tere al lavoro i tecnici dell'Arsenale di niva portata a 51 mm e a 38 mm sulle altre
addestrativa, sia negli Stati Uniti che in Rock Island, per studiare e realizzare una piastre; la torretta venne rinforzata abo-
Gran Bretagna, dove fu inviato in un cer- serie di modifiche e migliorie, per portare lendo gli « slots » di visione, che erano sul-
to numero di unità. il carro M2A4 agli standard richiesti dai l'M2A4 presenti, uno per ciascun lato
Nel settembre 1939, con l'aggressione tempi mutati. Pochi mesi dopo, con una della torre; gli «slots» vennero rimpiazza-
tedesca alla Polonia, iniziava la 2a guerra efficienza tutta yankee, venne terminato il ti da 3 portellini corazzati; il treno di ro-
mondiale. progetto, che approvato e « standardizzato » tolamento fu modificato, nel senso che la
ruota di rinvio divenne portante, inoltre fu
aggiunto superiormente un rullino reggicin-
golo; variava anche la fisionomia del co-
fano motore, anche se i due carri mante-
nevano lo stesso apparato propulsivo ov-
vero il motore Continental W 670 a 7 ci-
lindri radiali da 250 hp alimentato a ben-
zina a 80 ottani.
Queste a grandi linee le caratteristiche
dei primi M3 di serie, che vennero prodotti
dall'estate del 1941, appena cessata la pro-
duzione, anzi rispetto al progetto origina-
rio furono effettuate numerose modifiche,
senza che ne cambiasse pertanto la deno-
minazione. Durante la produzione la tor-
retta subì un notevole cambiamento, in
quanto la costruzione venne realizzata me-
diante piastre saldate e non imbullonate
come avveniva precedentemente e ciò per
evitare il pericolo dei micidiali effetti dei-

storia MODELLISMO
le rivettature all'interno del carro, quando
questo veniva centrato da un colpo.
Tale procedimento costruttivo venne uti-
lizzato anche su di un notevole numero
di scafi.
Altra modifica apportata a 500 unità
dell'M3 fu l'installazione di un motore die-
sel Guiberson T 1020 a 9 cilindri da 220
hp raffreddato ad aria. Quasi tutti gli esem-
plari con il motore a nafta vennero o ce-
duti agli Alleati o non utilizzati operativa-
mente, in quanto l'U.S. Army preferiva
per i propri carri i motori a benzina.

Al servizio di Sua Maestà glTìp o o o o o o o o o o o o

Già nel giugno del 1940. mentre la spiag-


gia di Dunkerque stava inghiottendo quan-
tità realmente imponenti di materiale bel-
lico inglese, i tecnici di Sua Maestà erano
negli Stati Uniti per cercare di ottenere i
nuovi carri dell'Industria Americana. Tut-
tavia solo nel luglio 1941 divenuta ope-
rante il Lend-Lease Act cioè la Legge Af-
fitti e Prestiti, essi poterono ottenere i pri- Ó.B.

TABELLA DI DATI TECNICI RIFERITI Al CARRI M3, M3A1 e M3A3

M3 M3A1 M 3 A3
E-/, r.if . - ;.irx;«:.L-— e . cannoniere, pilota, mitragliere di scafo.
r;;- :-- :;:: Ki . 12.428 12.927 14.402
Dìnensìaaì m cm
1 a^lii 1 1 i 452 452 503
_ _ ^ ~ . "^ 229 229 254
Altezza 251 223 229
Ar~ .amento:
Principale: 1 x 37 mm 57 cai. M 5 M 6 M 6
Brand. ed Elev. — 10° + 20° per 360° — 14° + 24° per 360°
Riserva colpi 103 111 174
Secondario: 5 x 7,62 mm 3 x 7,62 mm 3 x 7,62 mm
Riserva colpi 8.270 7.000 7.500
Continental W670 7 cilindri a benzina raffr. aria 250 hp.
Motore Guiberson T 1020 9 cilindri diesel 220 hp.
Velocità Max. (Km/h) 58 58 58
Autonomia (Km) 96 96 177
Capacità serb. (litri) 227 227 386

storia MODELLISMO
mi lotti di rifornimenti dai cugini d'oltre- La campagna del deserto contribuì a far
oceano, in cambio dell'affitto di alcune maturare la crescita dell'M3, in quanto la
basi navali a lunghissima scadenza. esperienza bellica inglese fece apportare
Il primo tipo di carro che fu inviato qua e là alcune modifiche, talune di sicu-
agli Inglesi e che venne utilizzato contro ra origine campale. Le più rilevanti furo-
i Tedeschi, fu appunto l'M3. Il carro so- no la rimozione delle due mitragliatrici
stituì il compito tattico svolto dai vari Crui- cal.30 laterali, per creare maggior spazio
ser Tanks A9, AIO, A13, le performances all'interno, l'installazione di parafanghi (for-
dei quali erano sotto certi aspetti molto se è meglio chiamarli parasabbia) lungo
simili all'M3. Il Light Tank si dimostrò il treno di rotolamento e l'installazione di
un ottimo cavaliere del deserto ed un buon filtri tropicali sulle prese d'aria, alcuni
carro in genere; a tal proposito è simpa- esemplari montavano una grande cassetta V, a

poiché numerose modifiche erano state in-


trodotte durante il corso della produzione
(torre e scafo realizzati mediante saldatu-
re, motore diesel ecc.) ma in prosieguo
di tempo una serie di nuove migliorie,
diede vita alla successiva versione dell'M3,
ovviamente denominata Al secondo le re-
gole deH'U.S. Army. Il nuovo carro pre-
sentava accorgimenti estremamente moder-
ni, se non addirittura rivoluzionar! per la
tecnica costruttiva dei carri armati di quei
tempi. L'M3A1 aveva una torre diversa
da quella del modello precedente: questa
era realizzata per fusione e saldature; di
forma molto simile a quella dell'M3 era
tuttavia a pianta circolare anziché poligo-
nale. All'interno della torre era stato mon-
tato un « cesto » per assicurare una mi-
gliore abitabilità al capocarro ed al can-
noniere, la rotazione del complesso non
avveniva più manualmente bensì tramite
un sistema automatico. Ma la vera perla
era l'inclusione di un girostabilizzatore, co-
struito dalla Westinghouse, nel sistema di
puntamento del cannone da 37 mm. Il gi-
rostabilizzatore rappresentava un grosso
In alto: un altro M3 fuori combattimento. Si distingue sulla torretta una croce dipinta
dai tedeschi. Subito sotto, le due immagini mostrano le caratteristiche principali del- vantaggio tattico per l'M3Al rispetto ai
I'M3 inglese, che sono: torretta poliedrica, parasabbia e parafanghi allungati, cassette carri suoi contemporanei; il meccanismo
di stivaggio, eliminazione delle armi laterali. Si tratta di un carro comando della evitava di dover apportare correzioni al
II brigata della 1" divisione corazzata inglese, probabilmente del reggimento corazzato cannone, quando il carro marciando in
Oueen's Bays. Si notato posteriormente gli attacchi per il serbatoio supplementare da fuori strada subiva le ondulazioni del ter-
101 galloni. Il numero di matricola è T 37549. reno, tali correzioni venivano infatti au-
tomaticamente. Anche l'accesso alla torret-
tico narrare un aneddoto sull'origine del metallica sul cofano motore e rastrelliere ta era stato migliorato, essendo stata eli-
nomignolo honey attribuito all'M3: si rac- per le taniche al posto delle cassette di minata la cupola del capocarro, per ridurre
conta che un carrista inglese, dopo aver stivaggio regolamentari, talvolta erano mon- il profilo verticale del mezzo, l'ingresso
provato uno dei primi Stuart (questo era tate due coppie di lancia-fumogeni ai lati nella torre avveniva mediante due portelli
il nome ufficiale presso l'esercito inglese) della torretta. A titolo di pura curiosità simili a spicchi di una torta.
ed avendone constatato la manovrabilità e ricordo che la prima unità ad essere equi- Inoltre vennero smontate le due mitra-
l'efficienza sia sceso dal carro esclamando: paggiata con l'Honey è stata l'8 Ussari del- gliatrici laterali cai. .30, così come avevano
« It's honey! » che più o meno corrispon- la 7a Divisione Corazzata inglese. già fatto gli Inglesi nel deserto. Anche i
de al nostro più famoso e partenopeo mot- parafanghi vennero montati di serie tutta-
to: « Chiste e' 'nu succhero! » (1). La prima variante di serie ( M 3 A 1 ) via non è affatto raro vedere gli M3AI in
Come già avevo accennato, la configu- condizioni operative privi di queste piastre.
(1) Cfr. « Le bare di fuoco », ediz. Longanesi. razione dell'M3 non era rimasta invariata, La produzione finale dell'M3Al ebbe lo

storia MODELLISMO
A lato, vista posteriore dell'MS, con la si-
stemazione dei distintivi: a) scritta nera
e triangolo rosso; b) rinoceronte bianco
in campo nero (1" divisione corazzata);
e) numero bianco in campo rosso (2a bri-
gata corazzata). Sotto: un M3 saltato su
una mina, in Tunisia; in fondo pagina:
M3A1, l'ultimo dei quali privo di torre, in
azione di pattuglia in Normandia (1944);
sono inglesi.

scafo interamente saldato (come d'altron-


de la torretta) perdendo così ogni rivetta-
tura: tale tipo di assemblaggio doveva in
teoria prendere la denominazione di M3A2,
ma in realtà non si fece mai distinzione
fra M3A1 ed M3A2.
A questo punto occorre una precisazio-
ne: prima che venisse realizzata l'ulterio-
re versione dell'M3 ovvero TM3A3, una
serie di studi, svolti fra la fine del 1941
e gli inizi del '42, portarono alla proget-
tazione ed alla costruzione di un nuovo
carro, che altro non era che una nuova
ed abbastanza radicale trasformazione del
vecchio M3, tale carro prese poi la si-
gla M5.

(1 - continua nel prossimo numero: l'M5,


l'M5A1. VM8HMC e i veicoli derivati).

Come costruirsi un M3 di Enrico Campo

Lo scafo

E' la pane più semplice da costruire,


in quanto vanno seguite le istruzioni come
suggerite da Tamiya. le uniche aggiunte
che occorrono sono una retina da bombo-
niere al posto di quella già stampata sul-
la presa d'aria del motore ed eventualmen-
te una Air»»in«i^ pia ricca di attrezzi da
prendere per esempio dallo Sherman dei
Fabbri, per posizionarli sulla piastra incli-
nata del cofano posteriore. Un'altra aggiun-
ta doverosa, volendo rifare il mio model-
li tuppicdi per la Browning .30 ag-
ganciato sol parafango anteriore destro,
ottenuto dal treppiedi presente nel kit di

¥ o sviluppo logico della prima parte del-


l'articolo sulla serie M3-M5 è necessa-
riamente un lavoro di conversione sui
kits M3.
1 modelli proposti da me, questo me-
se, sono due: un M3 usato dagli Inglesi
nel Deserto Africano ed un M3A1 nato
probabilmente da scafi residui di M3, nel
periodo di transizione, tra la fine della
produzione M3 e l'inizio della nuova ver-
sione Al. I due modelli sono stati realiz-
zati partendo dal kit M3 Stuart in scala
1:35 di Tamiya. Iniziarne dal più sempli-
ce, cioè dall'M3Al. 1 disegni aiuteranno
molto la realizzazione, ma per una più
capillare spiegazione, nata dall'esperienza
di chi ha già costruito il modello, è me-
glio leggere quanto segue.

storia MODELLISMO
lo posteriore, gli altri due, simmetrici, vi-
cino allo spigolo antera-superiore della
fiancata.

Colorazione

II modello riproduce un carro dei Mari-


nes fotografato a Guadalcanal nel 1942; il
suo colore base sarà perciò un verde molto
meno scuro del solito olive drab. Perso-
nalmente ho usato il Mo-Iak LU 8, sfuma-
to con successive passate di verdi più in-
tensi, ricordate che volendo sporcare il
modello andranno usate tinte che renda-
no l'ambiente della giungla e non il Deser-
to Africano! Dalla solita foto rileviamo il
numero di matricola di colore giallo e as-
sai sbiadito, il numero è: USA W 50358...
vi è infatti un'altra cifra (che dovrebbe
essere un 3) illeggibile in quanto vi è so-
vraimpresso in bianco e fatta a mano la
scritta MG 301.
Il numero di matricola l'ho scritto con

Nitidissima immagine-ricordo di un M3A1


americano nella giungla di Guadalcanal
(isole Salomone), anno 1942. Da questa
foto è stato tratto il modello di cui si
parla nell'articolo, illustrato a pagina 8.

Airfix delPSdkfz. 250 (comunque vedendo


la foto il discorso diventa chiarissimo e sem-
plice da realizzarsi).

La torretta

Riprodurre la torre è lavoro un po' più


complesso del precedente, ma non impos-
sibile: innanzi tutto incollate i pezzi A18
e A19, lasciateli asciugare bene, poi con un
seghetto eliminate la porzione di cupola
presente in A19. Carteggiate fino a pareg-
giare con il restante bordo. Sempre aiutan-
dovi con un seghetto ed un tagliabalsa mol-
to, molto affilato, asportate i due portelli
corazzati e riposizionateli seguendo il di-
segno, lo stesso dicasi per il portello po-
steriore A 23 che andrà posto 2-3 mm più
in alto. Per chiudere le luci che si sono
formate in seguito allo spostamento dei
portelli, eseguite delle stuccature a livello
artistico, altrimenti la torretta sembrerà
veramente colpita da un fuoco micidiale!
Terminato il lavoro dei portelli bisogna
coprire la torre. Prima di tutto ciò sarà
montato il complesso di pezzi A 26-32-27-2.
La torre è stata coperta con due sezioni
di plasticard dello stesso spessore di A 28,
le quali dopo essere state saldamente incol-
late vanno carteggiate e rese omogenee con
il resto della torretta. Portelli, ventilatore,
periscopio corazzato sono ricavati dal pla-
sticard seguendo i disegni. Il supporto del-
la .30 e relativa arma' vanno posti simme-
tricamente sulla destra della torretta, ri-
spetto all'alloggiamento precedente che sa-
sà ovviamente stuccato, così come saran-
no eliminati i due denti del pezzo A 9. Una
ultima finezza: tre anelli di sollevamento,
posti uno immediatamente sopra il portel-

storia MODELLISMO
Lo scafo
II basso scafo ed il treno di rotolamen-
to sono normalmente montati secondo i
La torretta
Prendete i pezzi A 18-19 incollateli mol-
to saldamente, poi con il seghetto taglia-
I
piani di costruzione. Poi seguendo sempre te tutto intorno a metà dello svasamento
le fotografie ed i disegni, cominceremo a della torre. Rifinite il lavoro con taglia-
togliere le boccole delle mtg. laterali dai balsa e carta smeriglio; ora su questa su-
pezzi A 16-17, e sui fori rimasti applichia- perficie, incollate il poligono di base del-
mo un quadratino di plasticard di 5 x 5 la nuova torretta, ricavandolo dal disegno,
mm; posteriormente bisogna stuccare le realizzate con il plasticard le sette faccie
aperture sulla presa d'aria motore, che della nuova torretta (l'ottava è il pezzo
ospitano i collettori dei filtri (pezzi A 4-6), A 26 con cannone e scudo) incollatele se-
appena « tirato » lo stucco e risagomata guendo il poligono di base (calcolate pre-
la presa d'aria, effettuate due resezioni su ventivamente gli spessori!). Una volta po-
detti collettori: ovvero togliete la parte sizionate ed asciutte le sette facce, date
centrale in modo da incollare insieme il una carteggiata al tutto per ammorbidire
gomito che alloggiava nell'apertura stucca- gli spigoli, poi coprite il cielo della torre,
ta (opportunamente abbassato in altezza) e anche qui con il plasticard in due sezioni.
la parte superiore della scatola dei filtri: Per la cupola analogo discorso: poligono
togliete anche il dente dai pezzi A 33-34 di base - facce laterali - copertura.
in modo da poter sistemare i « cappelli » Dal disegno e dalle foto potrete rileva-
con diverse angolazioni rispetto agli origi- re la posizione dei vari accessori quali i
nali, come è visibile dalla vista superiore tre visori laterali, le cerniere, il supporto
del disegno. Costruite una cassa di sti- d'antenna e quello per la mtg.
vaggio delle seguenti dimensioni 41 x 1 3 x 5
mm il cui bordo posteriore poserà sul li-
mite superiore della piastra inclinata. Risa- Colorazione
gomate la cassetta sinistra A 35 in modo che Con questo, carro piccole variatiti a
assuma la forma di parallelogramma (18 x parte, possiamo seguire due diversi sche-
x 10 x 11 mm). La cassetta destra sarà so- mi mimetici: o il tre toni sabbia - grigio
stituita con un supporto per 3-4 taniche. - azzurro oppure il sabbia integrale. Io ho
Eliminate i fari di posizione dal pezzo A 25. preferito il secondo, riproducendo un car-
Infine anche qui una retina da bombonie- ro abbandonato nel deserto, appartenente
ra prenderà il posto di quella stampata alla 2a Brig. Bays della I a Div. Corazzata
sulla presa d'aria. inglese. La tinta base è ovviamente il Mo-
I parafanghi anteriori dovranno essere lak LM L ed i contrassegni sono guar-
di foggia diversa, rilevabile dalle foto. Per dando il carro: a destra il rinoceronte bian-
realizzarli, costruite una sagoma di plasti- co su fondo nero della l a Divisione, a si-
card delle dimensioni del nuovo parafan- nistra il numero 40 bianco su quadrato
go, eccedendo nella lunghezza, ed incolla- rosso; tali contrassegni sono ovviamente
tela sotto il parafango anteriore, in modo invertiti posteriormente. In torretta in tre
che sporga da questo della lunghezza vo- posizioni troviamo la sigla HQ dei Coman-
luta, successivamente costruite ed incolla- di inscritta in un triangolo rosso. Tutti i
te i parasabbia laterali e quelli posteriori. contrassegni, eccetto il divisionale, proven-
A questo punto con lo stucco riempite il gono da trasferibili R 41.
volume compreso fra il parafango origina- A questo punto, io ho arricchito la mia
le, quello costruito da voi ed il parasab- collezione di due modelli, adesso tocca
bia, una volta asciugato e carteggiato il a voi!
lavoro è fatto.

trasferibili R 41, da 2,7 mm bianchi suc-


cessivamente sfumati in giallo, l'MG 301,
invece è scritto con l'inchiostro di china
a penna. La fascia bianca in torretta è
dipinta a tempera e la stella, che sembra
in originale fatta a mano, proviene dalle
orribili vecchie decals della Roco-Mini-
tanks, che guarda caso sembrano adattis-
sime allo scopo; il quadratino (nero o
bleu?) viene da un foglio R 41 G530 ed
il numero 2 all'interno è scritto a mano.
L'M3 inglese.
Discorso un po' diverso dobbiamo pare
per l'M3 inglese, la cui torretta, di forma
poligonale, potrebbe dare qualche gratta- Foto dei modelli. In alto, particolari della torre dell'M3A1. Nelle due foto sotto, viste
capo. Al solito iniziamo dalla parte meno dell'M3A1 di Guada/canai. Ultima foto a sinistra e qui sopra, I'M3 inglese realizzato
difficile cioè dallo scafo. per l'articolo. Si notino le modifiche già descritte.

storia MODELLISMO
Automodellismo di Valerio Alfonzetti

IV'el dicembre del 1933 nel catalogo


•'•della Meccano Ltd. di Liverpool ap-
parvero, come accessorio dei treni in
miniatura Hornby, i primi modelli di
auto in metallo e scala 1:43 circa. Que-
sti modelli furono disponibili sul mer-
cato nel 1934 con il marchio Dinky
Toys. Era l'inizio di un'epoca. I mo-
delli ebbero un immediato ed in parte
imprevisto successo, tale da rendere
il nome Dinky il più noto, ancora og-
gi, fra i marchi nel campo delle au-
tominiature.
Qualche anno dopo sorse negli USA
la Tootsietoy, che riprodusse in scala
1:43 le più note auto americane del-
l'epoca. Negli anni del dopoguerra va-
rie altre marche si affacciarono sul
mercato, dall'italiana Mercury alle in-
glesi Corgi Toys e Crescent Toy. La
scala di riproduzione di questi modelli
era compresa fra l'I:40 e l'I:50.
Il vero e proprio « boom » il merca-
to degli automodelli lo ebbe negli an-
ni '60 con la conseguente apparizione
di centinaia di modelli prodotti da de- In alto, modelli in scala 1:43 di produzione sovietica. Sotto, raffronto fra le scale
cine di ditte in tutto il mondo. E' in di produzione: da sinistra a destra, 1:86, 1:43, 1:43, 1:24. In basso, a lato: campio-
quegli anni che si incomincia a parla- nario di modelli Tekno, Dugu e Solido. Nell'ultima foto della pagina, tre modelli per
re diffusamente di collezionismo in amatore marca King Models, riproducenti la Lancia Aprilia e la Fiat 1500A del 1936.

questo campo e che comincia la cac-


cia ai modelli prodotti negli anni '30
e '40, che in breve scompaiono dai re-
trobottega dei negozi ove erano ri-
masti abbandonati per diversi anni. In
quegli anni si costituiscono anche i
primi club di collezionisti fra i quali
in Italia quello di « Quattroruotine ».
Oggi sono migliaia in tutto il mon-
do i collezionisti di autominiature, e
vengono periodicamente organizzate
diverse « borse di scambio » di model-
li, fra cui quelle di Milano e Torino,
in cui si incontrano i maggiori colle-
zionisti d'Europa che contrattano fra
loro lo scambio e la vendita dei « pez-
zi rari », cioè dei modelli prodotti nel
passato ed ormai introvabili nei nego-
zi, oppure modelli costruiti in paesi
lontani e non importati in Europa (per
esempio, i modelli russi e giapponesi).
Vediamo in una rapida panoramica
cosa offre oggi il mondo dell'automo-
dellismo agli appassionati.
Ci sono diversi modi di praticare il
collezionismo di automodelli. C'è chi
acquista i modelli già costruiti e li
colleziona così come sono; c'è chi
compra questi modelli e successiva-
mente li rifinisce nei particolari o li
trasforma in altre versioni; altri acqui-
stano invece le scatole di montaggio e
provano la soddisfazione di montarsi i
modelli; infine ci sono i più raffina-

storia MODELLISMO
alcuni modelli « speciali » (prodotti in
scala 1:43 in piccola serie, artigianal-
mente) che sono destinati esclusiva-
mente ai collezionisti, anche a causa
del prezzo, che oscilla fra le 15-=-50.000
lire, contro le 1.000^-5.000 dei modelli
normali.

I modelli rifiniti ed elaborati


Da quanto detto, si deduce che le
esigenze della produzione di serie male
si conciliano con le esigenze di perfe-
zione dei collezionisti. Ecco quindi
che molti di essi, per ottenere un
prodotto che soddisfi le loro esigen-
• • ze, rifiniscono i modelli di serie, ri-
verniciandoli nel colore della vettura
reale, arricchendoli di particolari co-
me maniglie, cruscotto, profilature cro-
mate, ruote, tutto perfettamente simi-
le agli originali, modificando la linea
in alcuni punti. Molti dei particolari
di cui sopra si possono reperire nei
negozi specializzati, altri vanno co-
struiti di volta in volta con i mate-
riali più vari, dallo stucco metallico
al comune DAS. Spesso non ci si li-
mita solo a rifinire il modello, ma si
Dall'alto. Esempi di rielaborazione, accanto ad ogni modello • normale • quello modifi- operano vere e proprie trasformazioni,
cato. Sotto, alcune Alfa Romeo montate da kit in scala 1:43. Qui sopra: modelli d'epoca traendo, per esempio, dal modello nor-
Solido e Rio pure in scala 1:43. A fondo pagina: sembra vera, ma è solo un modello male le versioni da competizione, ral-
in scala 1:8 della Pocher dell'Alfa Romeo GS Touring 1932. ly, spider, giardinetta, ecc.
ti ed esperti che costruiscono intera- HO), l'l:43, l'l:24; si trovano comun- I « kit » ossia
mente da soli i modelli. que in commercio riproduzioni in sca- le scatole di montaggio
Non includerei fra i collezionisti la dall'I:220 all'I:8. Il materiale in cui
coloro che praticano lo « slot », cioè questi modelli sono costruiti è gene- E' questa l'altra categoria che van-
le gare su micropiste elettriche, né co- ralmente una lega di metallo o pla- ta un maggiore numero di appassio-
loro che costruiscono e gareggiano con stica. nati. I modelli in kit si trovano sia in
automodelli telecomandati con moto- La scala 1:43 è senz'altro quella « re- plastica che in metallo, in scala gene-
re a scoppio. Sono queste interessan- gina» , vantando il maggior numero ralmente 1:24, 1:32, 1:8; ultimamente
ti categorie che vanno trattate separa- di collezionisti in tutto il mondo. Og- sta diffondendosi il kit in metallo in
tamente e che comunque rientrano nel gi, però, soprattutto per opera delle scala 1:43 prodotto in piccola serie da
settore del modellismo dinamico. ditte italiane, si sta affermando la specialisti ed appassionati di tutto il
scala 1:24 che permette, in teoria, mag- mondo e venduto a prezzo general-
giore fedeltà nei dettagli e migliori... mente elevato a fronte, però, di una
I modelli già montati perfetta riproduzione e facilità di
possibilità di gioco per i bambini, ai
I modelli si trovano in diverse scale quali, non dimentichiamolo, è destina- montaggio.
di riproduzione le più comuni delle ta gran parte della produzione. I modelli in scala 1:8 sono, per dif-
quali sono l'I : 87 (detta anche scala Esistono però, da qualche anno ficoltà di montaggio e prezzo di ac-
quisto (intorno alle 100.000 lire), riser-
vati a pochi ed esperti collezionisti.
II loro montaggio richiede anche mesi
di lavoro, offrendo però i migliori ri-
sultati in assoluto essendo questi mo-
delli tanto simili al reale da poter
essere facilmente scambiabili, in foto-
grafia, con le auto vere.

I modelli autocostruiti
E' la categoria di cui sono più» rari
i praticanti. I modelli possono essere
costruiti con i materiali più vari, dal
vetro al cartone, al cuoio, al legno. La
maggioranza di questi collezionisti pro-
duce modelli ad esclusivo uso perso-
nale, ma c'è anche chi li costruisce
per conto terzi (famosissimi nel mon-
do sono lo spagnolo Manuel Olive-Sans
e l'italiano Michele Conti), tuttavia a
prezzi tali che solo pochissimi posso-
no permettersene l'acquisto. La scala
di questi modelli si aggira generalmen-
te intorno all'I:8.

10 storia MODELLISMO
Per iniziare una collezione
Dopo questo breve panorama, ognu-
no avrà potuto rendersi conto di quel-
lo che il mercato offre. L'unico consi-
glio che si può dare a chi si accinga
ad iniziare una collezione, è quello di
scegliere un tema di base, in modo di
poter limitare lo spazio e la spesa Alcuni modelli di vei-
iniziale necessari per avere un risul- coli industriali Old
tato soddisfacente. C'è chi preferisce Cars e Tekno in sca-
collezionare modelli di auto berline, la 1:43.
chi auto da competizione, chi prefe-
risce i veicoli militari, chi colleziona zione. Insomma, la scelta è vasta, e dalla disponibilità, come detto pri-
solo auto Ferrari, chi solo auto anti- c'è anche chi colleziona tutto, compre- ma, di spazio, tempo e, purtroppo,
che, o solo pezzi rari o anche modelli se le auto-giocattolo; ognuno deve fa- soprattutto denaro.
in una determinata scala di riprodu- re la sua scelta che dipenderà anche

Carne restaurare un automodello di Valerio Alfonzetti

Cpesso in una collezione di automo- far camminare il modello premendolo Se nel modello manca qualche par-
delli si trovano alcuni pezzi in cat- leggermente in modo che i pneumatici ticolare la faccenda si fa difficile. Vi
tive condizioni di conservazione, chip- possano riassumere la forma origina- sono tre soluzioni: rivolgersi ai nego-
ped, come si dice nel gergo interna- ria. Si potrà poi agire anche con carta zi specializzati per cercare qualcosa di
zionale dei collezionisti, termine tra- vetrata ad acqua (è un tipo particola- simile al pezzo mancante (alcune ditte
ducibile in italiano con « scheggiato ». re di carta vetrata) per eliminare qual- inglesi hanno riprodotto ruote e radia-
A volte, e dipende anche dal gusto per- che sporgenza. tori dei vecchi Dinky anteguerra); in
sonale dell'interessato, conviene proce- Passiamo ora alla carrozzeria. Va caso contrario ci si può accontentare
dere al restauro del modello con po- esaminata molto attentamente sia al- di particolari diversi, cercando maga-
che e semplici operazioni che richie- l'interno che all'esterno per verificare ri di sceglierli simili al particolare
dono non più di tré-quattro ore di la- se si sia prodotto il fenomeno cono- della vettura reale; o, terza soluzione,
voro. sciuto come « fatica del metallo », se ed è il peggiore dei casi, si costruisca
Per prima cosa il modello va smon- si presentano, cioè, crepe nel metallo da sé il particolare con stucco, legno
tato. Questa operazione è molto deli- o strane piegature, il che può causare di balsa o più semplicemente con il
cata e va fatta con molta attenzione, in breve tempo il completo disgrega- DAS.
poiché generalmente i modelli, specie mento del modello con inconsolabile Passiamo alla verniciatura. Innanzi-
quelli di una ventina di anni fa, non pianto del proprietario. Ma non dispe- tutto bisogna eliminare il precedente
sono provvisti di viti, bensì il telaio è riamo, il rimedio esiste: i collanti epos- strato di vernice; ciò va fatto immer-
saldato alla carrozzeria. Il modo più sidici, che, una volta ben mescolati i gendo la carrozzeria in un bagno di
idoneo per smontare questi modelli è due elementi di cui sono composti, acquaragia (o altro solvente) per cir-
trapanare (con punta molto fine) le vanno spalmati con un pennello all'in- ca 24 ore; in tal modo lo smalto di-
saldature (in genere due) e sfilare terno della carrozzeria, soprattutto nei verrà morbidissimo e si solleverà co-
con molta attenzione il telaio dalla punti ove le crepature sono più evi- me una pellicola. Se il modello era
carrozzeria. Un'importante abitudine è denti. Lo strato di collante farà sì che stato già riverniciato si può ottenere
quella di riporre in ordine i vari pezzi il modello rimanga intero e che il suo tale effetto lasciando bollire la carroz-
del modello non appena lo si sia proprietario dorma sonni tranquilli. E' zeria in una pentola d'acqua per qual-
smontato, in modo di evitare il facile consigliabile fare questo trattamento che minuto. Eventuali residui di smal-
rischio di perdere qualche partico- anche ai modelli di una certa età an- to vanno eliminati con carta vetrata
lare. cora integri, a scopo preventivo. sottile facendo attenzione a non dan-
Esaminiamo ora il telaio; i pneuma-
tici costituiscono l'unico elemento che
può facilmente accusare l'età: tendo-
no infatti ad appiattirsi e « squadrar-
si » o, peggio, a sbriciolarsi del tutto;
in quest'ultimo caso non resta che so-
stituirli con pezzi simili reperibili pres-
so i negozi di modellismo. La scelta
va fatta accuratamente, cercando di
trovare il tipo di pneumatico più si-
mile all'originale. Nel caso di appiatti-
mento si può invece tentare, specie se
il fenomeno non è molto accentuato,
di rimediarvi mettendo a bagno in Una Aston Martin
acqua per una giornata i pneumatici DB3S della Dinky Toys,
stessi, poi rimontarli ancora bagnati restaurata; sono state
sul modello e « giocare » un po', cioè sostituite le ruote.

storia MODELLISMO 11
eventuali piccoli graffi (conviene comun-
que spruzzare tutto il modello); per
graffi profondi o crepature si usa lo
stucco metallico da carrozziere, che
si trova dal ferramenta; va applicato
in strato sottile con una spatola. Una
volta che lo stucco è asciutto, lo si
scartavetra con carta vetrata ad ac-
qua, indi si spazzola tiAta la carroz-
zeria con una spazzola di ferro. A
questo punto il modello è pronto per
la verniciatura.
Sono senz'altro consigliabili le con-
fezioni spray di smalto; naturalmente
va scelto il colore originale del model-
lo, desumendolo, in mancanza di altra
documentazione, dai vecchi cataloghi
o da informazioni presso altri collezio-
nisti. Qualcuno preferisce invece il co-
lore della vettura reale, anche se non
corrisponde a quello originale del mo-
dello. Dopo la prima mano di vernice
si scartavetra con la solita cartavetro
ad acqua e si da una seconda mano
di smalto. Per i modelli bicolore si
userà il niaskol che è un prodotto li-
quido applicabile con il pennello, che
copre con una pellicola le parti che
non si vogliono verniciare e poi si
gratta via con facilità. Il maskol è re-
peribile in tutti i buoni negozi di mo-
dellismo.
Le rifiniture cromate, i fari e la
calandra vanno verniciati a mano u-
sando un pennello molto sottile e
smalto in colore argento, che è bene
mescolare ed agitare a lungo prima
dell'uso perché dia risultati soddisfa-
centi.
Se il modello era provvisto di fine-
strini in plexiglass e questi sono mal-
ridotti, si potranno facilmente rifare
ritagliandoli da fogli di plastica tra-
Tre modelli costruiti da soci del Club di sparente. I finestrini vanno incollati
Ferrara. In alto, una Fiat 130 cavalli, F2, con collante per plastica, ad evitare
marca Pocher, costruita da L C/ne///. Sof- che si corrodano o si macchino.
to, un complesso per la trebbiatura, auto- A questo punto si rimonta il model-
costruito, funzionante, di F. Bignardi. Qui a lo. Per ripristinare le saldature si può
lato. Carrozza Lord, lusso, epoca 800, co- usare il collante epossidico oppure,
struita da G. Formigine. ma è tutto sommato sconsigliabile, ri-
fare la saldatura, anche con lo stagno.
neggiare i particolari del modello co- Infine si lucidi il modello con il po-
me le maniglie, i fanalini, modanatu- lish e lo si riponga in una vetrina pro-
re, ecc. Daremo poi una spruzzata di mettendo violente percosse a chiunque
stucco antiruggine spray, che si trova vi si avvicini troppo.
dagli autoaccessoristi, per eliminare

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12 storia MODELLISMO
Messerschmin Bf (Me) 108 E di Carlo Manzi

T\elle figure nere si muovono intorno


•^alla grigia sagoma affusolata di un
caccia. Il pilota è già a bordo e si sta
aggiustando intorno al corpo le bretel-
le del paracadute. Ora il tettuccio è
chiuso con uno scatto e dal vetro scor-
revole l'uomo fa un gesto con la mano
al rneccanico dritto sull'ala destra. Que-
sti inizia a girare una manovella inse-
rita nel fianco dell'aereo, proprio avan-
ti alla carlinga ed il sibilo di una mas-
sa rotante si fa sempre più acuto fino
a che il pilota, premendo il comando
di una frizione, collega la massa all'al-
bero motore ed il Daimler Benz bor-
botta sordamente, mentre sei sbuffi
nerastri fuoriescono dagli scarichi. Il
meccanico salta a terra, la leggera
combinazione agitata dal vento mosso
dalle tre pale dell'elica; resta ad os-
servare le lettere nere D-IPKY sul fian-
co della fusoliera, che gli sfilano avan- Una formazione di Bf. 109E-4; il primo è tedesco, gli altri due romeni. Sotto: a sinistra,
ti traballando. particolare del rediatore ventrale di un Bf. 109E-1; a destra, particolari dei radiatori
E" una mattina di maggio del 1937 alar! d'un Bf. 109E-3.
ed il primo volo di BJ109 E sta per
avere inizio. Per la precisione si tratta Qualche anno dopo, queste doti si di- vinta dal Bf 109 V-8 del maggiore Sei-
di uno dei tre velivoli versione B ai mostreranno essenziali nei duelli aerei demann.
quali è stato sostituito il motore Jun- del secondo conflitto mondiale. Poco più di tre mesi dopo, esatta-
kers Jumo con il più moderno DB Dal 23 luglio al 2 agosto si svolge mente l'I! novembre, il dottor Her-
600. Il nuovo motore, con i suoi dodici a Zurigo il 4° Raduno Aereo Biennale
cilindri a V capovolto, può sviluppare nel quale si esibiscono almeno 5 B/ 109,
una potenza di 775 CV a 2200 giri/min tra cui il D-IPKY ed il D-IPLU entram-
che può per pochi minuti essere por- bi con motore DB 600, in concorrenza Bf. o Me.109?
tata ad un massimo di 1050 CV a 2400 con il FIAT CR 32, lo Hawker « Fury » Ci si chiede: perché Bf.109 e non
giri, contro i 690 CV dello Jumo. ed il Dewoitine D 510. Il D-IPKY, pilo- Me. 109? La risposta è semplice. Il
Sin dai primi collaudi quest'aereo, tato dall'ingegner Franke, vince la ga- nome Messerschmitt fu dato alla dit-
che pur non è di facile pilotaggio, ac- ra di cabrata e picchiata battendo, pro- ta tedesca solo I'11 luglio 1938; pri-
centua le ottime caratteristiche che babilmente per un errore di manovra ma si chiamava Bayerische Flugzeug-
già hanno distinto le precedenti ver- di quest'ultimo, lo Henschel Hs 123 werke (Officine aeronautiche bavaresi).
sioni. Prodigiosamente adatto al volo V-3. Per cui tutti i progetti impostati pri-
acrobatico ed oltremodo maneggevole Il D-IPLU, pilotato dal famoso Ernst ma del cambiamento di nome hanno
si dimostra subito esente dal « difetto Udet, è il grande favorito della prova la sigla Bf. Nel campo degli aerei mi-
caratteristico » dei monoplani, l'auto- « Circuito delle Alpi ». Ma noie al mo- litari la sigla Bf si adopera perciò per
rotazione. Inoltre è eccezionalmente re- tore costringono il pilota ad un attcr- il 108, 109, 110 e 161-162. Per gli al-
sistente alla picchiata più vertiginosa raggio forzato nel quale l'aereo va tri solo Me. Comunque dire Me-109
anche se alle massime velocità i co- praticamente distrutto. Fortunatamen- o Me-110 non è sbagliato.
mandi si induriscono notevolmente. te Udet ne esce illeso. La gara sarà

mann Wurster, capo collaudatore del-


la Messerschmitt, sorvola con il D-
IPKY il lago Miiritz, migliorando il pri-
mato mondiale di velocità per aerei
terrestri. Il nuovo limite, 610,950 km/
ora, è ancora lontano dai 709 km/h
stabiliti da Agello nel 1934, ma c'è da
considerare che il 109 è un aereo
« quasi » di serie: la sola modifica nel-
la linea è data dal cono dell'elica a
punta e dal profilo della carlinga ap-
positamente ridisegnato per una mag-
giore penetrazione aereodinamica a
scapito della abitabilità. Il motore, so-
stituito, è ora il nuovo DB 601, quello
stesso che poi sarà montato in serie
sulla versione E, la cui principale dif-
ferenza con il precedente consiste nel-

storia MODELLISMO 13
la sostituzione del carburatore con una il cattivo funzionamento del cannonci- ro di Heinkel 112, di CR 32 e di I 16
modernissima pompa di iniezione di no nel motore, i primi E-l ed E-3 la- catturati, formano il nucleo della cac-
carburante. sciano le catene di montaggio nel gen- cia della nuova Aviacion Espanda.
Frattanto questa versione viene pre- naio 1939 e vengono inviati alla legio- All'inizio del conflitto europeo circa
parata sui tavoli da disegno e seguen- ne Condor, in Spagna, ed ai reparti 800 E-l o 3 equipaggiano quasi tutte
do il concetto usato per quelle prece- in Germania. le unità da caccia della Luftwaffe.
denti nascono contemporaneamente tre Quaranta velivoli tra E-l ed E-3 Il 4 settembre 1939 quattordici bom-
diverse varianti, differenziate dal solo (numeri di matricola 6-91 a 6-130) rag- bardieri inglesi Wellington stanno por-
armamento: la E-l, dotata di quattro giungono in Spagna lo J 88 tra il gen- tandosi all'attacco degli incrociatori
MG 17, la E-3, con due MG 17 in fu- naio ed il marzo 1939. Essi fanno ap- Scharnorst e Gneisenau, ancorati a
soliera e due cannoncini MG FF ala- pena in tempo a cooperare alle utlime Brunsbiittel, quando sono intercettati
ri, e la E-2, con lo stesso armamento fasi della guerra. In aprile, gli aviatori dai Me 109 del II/JG 77, decollati da
più un altro MG FF nell'albero motore. tedeschi che hanno potuto acquistare Wangerooge. Il sergente Alfred Held
I prototipi, che sono due cellule se- una notevole esperienza di combatti- è così il primo pilota tedesco ad ab-
rie D opportunamente modificate e mento aereo, cominciano a rientrare battere un aereo britannico nella se-
ribattezzate V-15 (D-IPHR) e V-16 (D- in Germania. Tutti gli aerei della Con- conda guerra mondiale. In quel primo
IPGS), volano nell'agosto 1938. Mentre dor vengono lasciati in Spagna. Ed i periodo di guerra varie volte i caccia
lo E-2 non viene costruito in serie per Me 109, insieme con un certo nume-
(segue alla pag. 15)

Un ME 108 TRICICLO di Luca Valerio

~^T isto che siamo in tema di Me.109, pro- Nel frattempo la Messerschmitt aveva teriore del carrello cedette, e il secondo
pongo ai modellisti una originale versio- cominciato a sperimentare alcune parti e esemplare andò addirittura spaccato in due).
ne del popolarissimo caccia tedesco: nien- impianti del Me.309 su Me.109 modificati. Per realizzare questo modello consiglio
tedimeno che un Me. 109 dotato di carrello Ecco perché esistono alcune immagini di di servirsi di un Me.W9G6 Airfix in scala
triciclo! La storia di questo aeroplano si un /09 con carrello triciclo: si tratta, per 1:72; dovranno essere asportati i due al-
riallaccia a quella del successore del Me. l'esattezza, del terzo prototipo della serie loggiamenti dei percussori delle mitraglia-
109, la cui realizzazione fu decisa nel 1940, F, il Bj. 109 V23, che fu anche il primo trici che si presentano sotto forma di ri-
dopo l'esito della « battaglia d'Inghilterra ». aeroplano a montare definitivamente l'ala,
1 tecnici della Messerschmitt, su invito del- appositamente disegnata, con le estremità
la Luftwaffe, si accinsero a disegnare un distaccabili, che costituì la velatura di se-
caccia in grado di surclassare definitiva- rie del tipo F.
mentelo « Spitfire »; il nuovo caccia fu Sul B/.109 V23 furono sperimentati vari
denominato Me.309 e volò per la prima tipi di carrello triciclo; quello che abbia-
volta nel 1942. Ne furono costruiti in tut- mo illustrato nel disegno, e nella foto in
to quattro esemplari, prima che il progetto basso, si rivelò tra i più affidabili (all'atto
venisse abbandonato in favore dei caccia delle prove di attcrraggio del primo e se-
a reazione. condo esemplare del Me.309, la gamba an-

Sopra, il Bf. 109F V23 col carrello trici-


clo. Sotto, il V23 ancora con il carrello
normale. Le lettere di identificazione so-
no rimaste le stesse.

gonfiamenti sulla parte anteriore della fu-


soliera dinanzi all'abitacolo. Inoltre biso-
gnerà chiudere, stuccandoli, gli alloggiamen-
ti del carrello, in quanto il carrello triciclo
era fisso. Si dovrà anche provvedere a
« bombare » la parte anteriore del cofano
motore, il che si otterrà con qualche leg-
gero strato di stucco.
Le lettere distintive del Bf.109 V23 era-
no CE e BP (come dalla foto in alto); mi-
metizzazione in grigio scuro su medio chia-
ro nella parte superiore; elica nera e ogiva
pure nera, opaca.

14 storia MODELLISMO
catturato intatto dai francesi e invia-
to in Inghilterra dove servirà per nu-
merose prove valutative.
Molto è stato già scritto sulle varie
« fasi » della Battaglia d'Inghilterra.
Certamente questa fu la più dura pro-
va per il Me 109 E. Specie all'inizio
quando le squadriglie da caccia venne-
ro lanciate sulla Gran Bretagna allo
scopo di ottenere la necessaria supre-
mazia aerea: fu allora che si ebbero
gli epici scontri con gli Spitfire e gli
Hurricane del Fighter Command. Il
Me 109 era. indubbiamente svantaggia-
to dal dover « giocare fuori casa »: la
scarsa autonomia permetteva circa 20
minuti di volo in territorio inglese ed
un limitato numero di obiettivi rag-
giungibili. Inoltre un pilota della RAF
abbattuto poteva salire su un altro cac-
cia e riprendere la lotta; quelli tede-
schi erano ovviamente fatti prigio-
nieri.
Tra i numerosi aerei della RAF solo
10 Spitfire gli era competitivo ed in
alcuni casi addirittura superiore. Il
709 poteva avvantaggiarsi su questo
nell'avere il proprio Daimler Benz
alimentato con la pompa d'iniezione.
Questo significava che anche nelle ma-
novre più brutali il motore funzionava
sempre in pieno, mentre il Merlin ingle-
se, vuotandosi le vaschette del carbu-
ratore, perdeva colpi. Perciò, ad esem-
pio, un Me 109 che avesse in coda uno
Spitfire poteva liberarsene gettandosi
bruscamente in picchiata senza girarsi
sul dorso. Il pilota inglese, costretto
ad effettuare un mezzo tonneau, per-
deva preziosi secondi e quasi la possi-
bilità di mantenere la sua posizione
di privilegio.
Durante questo periodo inizia ad ar-
rivare ai reparti una nuova versione
della serie: la E-4 che trova la sua
modifica più vistosa nella carlinga, ora
di costruzione angolare che permette
In alto, una formazione di Bf. 109E-5 tropicalizzati in volo di scorta ad un He-111. Sotto, 11 montaggio di piatti pannelli di blin-
uno splendido Bf. 109E-4, completamente restaurato, visibile al museo di St. Athan, nel dovetro. Inoltre molti aerei montano
Galles (Inghilterra). A pie' di pagina: particolari di un Bf. 109E-7 tropicalizzato. una corazzatura interna che protegge

tedeschi sono impegnati dalle incur-


sioni della RAF. In special modo sono
lo JG 77 e lo JG 1, con basi nella
Germania settentrionale che devono
vedersela contro i Blenheim ed i Wel-
lington.
Nel mese di maggio si inizia e si
conclude la fulminea avanzata della
macchina da guerra tedesca attraver-
so l'Olanda, il Belgio e la Francia.
Il caccia tedesco non trova alcun se-
rio ostacolo sulla sua strada e le sue
vittorie aeree assumono già un nume-
ro vistoso. Il regime nazista è bisogno-
so di nomi da mitizzare: diventano in
breve popolari quelli dei primi « as-
si » della Luftwaffe. Tra tanti il capita-
no Werner Mòlders del III/JG 53 con-
ta già alla fine di maggio 25 vittorie
accertate. Poi è a sua volta abbattuto
da un Morane Saulnier e lanciatosi
con il paracadute sarà per brevissimo
tempo prigioniero dei francesi.
Anche un Me 109 del I/JG 21 viene

storia MODELLISMO 15
dono di buon occhio l'abolizione del-
l'armamento alare.
Nello stesso mese alcuni reparti ven-
gono richiamati in patria per essere
destinati su altri fronti.
Il I/JG 27 viene trasferito in Sicilia
e quindi, con gli E-4 « tropicalizzati »
dall'aggiunta di filtri antisabbia è de-
stinato nel Nord Africa.
Il 20 maggio si concreta l'assalto a
Creta dove i Me 109 E del II e III/JG
77 e del I/LG 2 forniscono la necessa-
ria copertura aerea, con base a Molai
nel Peloponneso.
Nel mese successivo inizia l'opera-
zione Barbarossa, l'attacco all'URSS:
anche qui, per lo meno per i primi
mesi, molti Me 109 E sono presenti
ed equipaggiano circa la metà dei grup-
pi presenti. In seguito saranno sosti-
tuiti dai più veloci Me 109 F e dai
Un'altra immagine di un Bf. 109E-7 tropicalizzato; probabilmente si tratta di un esem- nuovi eccellenti Focke Wulf 190.
plare dello stesso reparto di quello della pagina precedente. Il muso è giallo. Gli ultimi £ termineranno la loro
carriera nei reparti di appoggio tatti-
le spalle e la testa del pilota chiamata E-8, come il precedente ma con 4 co e nelle scuole caccia.
« tetto di Galland » dal nome del suo MG 17; Molti esemplari del Me 109 E furono
ideatore, altro famosissimo « asso » E-9, come ['E-7, ma con il motore esportati.
dello JG 26. DB 601 N di serie. Oltre agli E-l ed E-3 spagnoli, nello
Su questa versione si poteva opzio- stesso periodo ne vennero venduti cir-
nalmente montare il motore DB 601 N Per la variante E-7 furono previste ca 80 alla Svizzera, che in seguito ne
che con più alto rapporto di compres- aggiunte opzionali di corazzature sub- costruì degli altri su licenza, ed altret-
sione ed un carburante a maggior nu- ventrali, che venivano segnalate con tanti alla Jugoslavia; di questi uno
mero di ottani era in grado di erogare le sigle U 1 ed U 2; inoltre si poteva cadde in mani italiane e pazientemen-
per un minuto una potenza massima applicare al motore un dispositivo te rimesso a punto volò per qualche
di 1.270 CV. di superpotenza basato sull'immissio- tempo con le nostre insegne.
Un'altra modifica opzionale fu l'ap- ne nel compressore di ossido nitroso Cinque £-3 vennero ceduti per pro-
plicazione sotto la fusoliera di un at- che alle alte quote serviva come anti- ve valutative all'Unione Sovietica.
tacco per un serbatoio supplementare detonante. Questa modifica veniva si- Molti E-4 furono esportati in un se
o per una o più bombe. glata con la lettera Z. condo tempo in Bulgaria (19) in Un-
Le successive versioni furono le se- Come noto, l'operazione « Adlertag » gheria (40) in Romania (79) ed in Slo-
guenti: dura dall'agosto 1940 al maggio dell'an- vacchia (14).
no successivo. Il Me 109 vi partecipa Nel giugno, sempre per prove di vo-
£-5, fotoricognitore, armato con 4 con i 23 Gruppi da caccia destinativi, lo, tre esemplari E-7 furono conse-
MG 17; nelle varie versioni della serie E. gnati al Giappone.
E-6, come il precedente, ma con mo- Solo nell'aprile 1941 iniziano ad arri- Complessivamente si può conclude-
tore DB 601 N di serie; vare ai reparti JG 2 e JG 26 i primi F re che se la carriera del Me 109 E fu
E-7, con attacco serbatoio o bomba che peraltro non sono accolti molto fortunata, certo le capacità del velivo-
di serie, due MG 17 e due MG FF; favorevolmente dai piloti che non ve- lo non tradirono questa fortuna.

Modelli sulla bilancia di Lorenzo Tibaldi e Luca Valerio

MESSERSCHMITT Bf. 109E PRECISIONE DELLA SCALA: Eccellente.


AIRFIX 1 : 24 FEDELTÀ': E' il modello di Me 109E di scala maggiore che
si trovi in commercio, ed è anche il più dettagliato, essen-
do composto di 142 pezzi. Finalmente le ruote sono esatta-
i mente simili a quelle originali, e sui cerehioni si montano,
124 DlMHfl anche per il ruotino posteriore, pneumatici di gomma, di
grande effetto. L'interno dell'abitacolo è assai curato, e vi
trova posto anche l'estintore di incendi; pure assai curato
. è il pilota, dettagliato fin nei minimi particolari dell'abbi-
gliamento. Molto realistico il cannone che sbuca dal mozzo
dell'elica, attraverso l'ogiva.
STAMPO: La plastica è quella tipo della ditta, di color az-
zurro chiaro, facilmente lavorabile. Il modello è pratica-
mente esenti da ritiri e sbavature, la pannellatura è abba-
stanza marcata, ma la tinteggiatura dovrebbe restituirla alle

16 storia MODELLISMO
Bf. 109E (probabilmente E-2) del reparto 8/JG62 • Richthofen '
di base a Le Havre (Francia) nel maggio 1940 con la Luftflotte 3

: : studio p.
giuste proporzioni; rivettatura abbondante, di giusto rilie-
vo, forse un tantinello eccessivo, ma facilmente riconduci-
bile allo spessore desiderato, specialmente sui piani orizzon-
tali di coda, con un moderatissimo uso di carta abrasiva.
MelOOE
Non eccessivamente felici le gambe di forza del carrello
nel punto di contatto con le ruote: sarebbe bene interve-
nire con attenzione, ma decisi, usando una punta di taglia-
balsa, pr ridare volume cilindrico alle gambe stesse. Effi-
ciente il sistema per mantenere mobili le superfici aerodi-
namiche dell'aereo.
CONFEZIONE: Due varianti di decalcomanie buone, an-
che se non eccellenti, che consentono di approntare due
diversi esemplari del Bf. 109E-3 in Francia nel 1940. Le
istruzioni sono raccolte in un fascicoletto molto chiaro e
preciso che sulla prima ed ultima pagina di copertina reca
disegni a colori delle varianti in questione. E' interessante
la raccomandazione di non usare aeropenna, ma solo pen-
nello, per realizzare la mimetizzazione dell'esemplare appar-
tenente allo JG2 « Richtofen », in quanto l'effetto finale è
preferibile. Le istruzioni sono in inglese, francese e tedesco,
manca l'italiano; tuttavia sono chiarissime e si affidano MESSERSCHMITT ME-109E
molto ad una simbologia universale. HASEGAWA 1 : 32
REALISMO: Superlativo. Può inoltre essere aumentato mo-
torizzando l'elica con un motore elettrico da un volt e mezzo
che si può acquistare separatamente. PRECISIONE DELLA SCALA: Ottima.
FEDELTÀ': Molto buona; il modello è ricco di particolari
riprodotti in modo eccellente, quali la rivettatura, mentre
forse appaiono troppo marcati alcuni bulloni nella semia-
la inferiore. Un leggerissimo ritocco è probabilmente prefe-
ribile, ma si può anche non intervenire. Un poco troppo
semplici i radiatori alari. Qualche lieve differenza dall'ori-
ginale negli scarichi dei gas del motore e nelle ruote, i cui
sei raggi sono poco rilevati, inoltre manca la corona alle
ruote stesse (oppure c'è, ma non marcata). Ottima è la stru-
mentazione dell'abitacolo, completa lateralmente del volan-
tino del « trim »; al solito rileviamo non perfetta aderenza
all'originale del sedile, che però non si nota se si mette
a posto il pilota. Assai suggestivo il dettaglio del motore e
dell'armamento, visibile a cappotta aperta.
MESSERSCHMITT Bf. 109E
MATCHBOX 1 : 32 STAMPO: Solita plastica verde scura leggermente vetrosa
della ditta; completamente assenti ritiri e sbavature, tran-
ne che nel serbatoio supplementare che va quindi rifinito
con lametta e Umetta. I singoli pezzi sono ben disposti nei
PRECISIONE DELLA SCALA: Perfetta.
cinque « alberi » che compongono il kit, e ciò consente di
poter verniciare le parti più piccole con sicurezza, prima
FEDELTÀ': Buonissima in tutti i particolari. Manca comple- di staccarle.
tamente ogni sia pur minimo accenno alla rivettatura, e sa- CONFEZIONE: Abbastanza ben curata. Le istruzioni sono
remmo del parere di non riprodurla affatto. Il motore, sco- chiare, dettagliate e copiose di illustrazioni, e permettono
pribile, è abbastanza ben dettagliato, anche se non in ma- di dipingere con i colori giusti ogni pezzo interno, a mano
niera superlativa. Un po' troppo calcati i fori di rivettature
su certi pannelli della fusoliera: conviene otturarli con stuc- a mano che lo si prepara per il montaggio. E' molto inte-
co e rifarli nuovamente, meno marcati. Fatto singolare, l'eli- ressante la dettagliata spiegazione delle diverse varianti che
ca è scomposta nelle tre pale e deve quindi essere mon- possono essere preparate (e che spaziano in tutto il venta-
tata. glio della serie E, dai tipi da caccia a quelli da ricogni-
zione, all'assatlo al suolo a lungo raggio, al caccia bombar-
STAMPO: Plastica in tre colori (kaki, avana e nero) come diere, al tipo « tropicalizzato »). Le decalcomanie sono otti-
d'uso della ditta inglese. Incisione precisa, anche se tal- me e scrupolose; il fascicoletto delle spiegazioni precisa co-
volta un po' marcata, composto abbastanza tenero e facil-
mente lavorabile. Un tantino fastidioso il montaggio e la
lavorazione dei pezzi neri, perché la plastica è lucida.
CONFEZIONE: Ottime le decals, che permettono di ottene- MESSERSCHMITT M-109 E
re tre varianti dell'aereo di cui due riferentisi al solito JG2
« Richtofen » ed all'aeroplano di Galland; la terza, invece, si
riferisce ad un esemplare dell'aviazione cecoslovacca, che
lo ha impiegato sul fronte orientale — contro la Russia —
nel 1942. Pur non essendoci disegni a 4, ma solo a due
colori, le istruzioni per la tinteggiatura sono precise e accu-
rate; viene anche dettagliatamente indicata la posizione
delle singole decals. Sono indicati i colori particolareggiati
del motore, dell'interno dell'abitacolo, della strumentazione
e perfino del viso del pilota.
REALISMO: Straordinario. DculscMamU

18 storia MODELLISMO
me usarle e da anche dettagliate istruzioni sulle tecniche di STAMPO: Generalmente buono, privo di sbavature, richie-
verniciatura; peccato soltanto che manchi la traduzione ita- de soltanto in pochi casi un leggero intervento di stucca-
liana del testo inglese. ture. Troppo pochi i pezzi, che sono soltanto 28, compresi
i tre del supporto « da esibizione ». Le semiale inferiori sono
REALISMO: Eccellente. unite in un solo pezzo, soluzione che semplifica il montag-
gio in quanto l'ala presenta un diedro positivo. Un grosso
lavoro è necessario per sopperire al « vuoto » dell'abitacolo.
Si sente una concezione superata, forse voluta per conte-
MESSERSCHMITT ME-109E nere il prezzo nonostante la scala.
MONOGRAM 1 : 48 CONFEZIONE: Abbastanza buona, con istruzioni semplici
PRECISIONE DELLA SCALA: Eccellente per l'ala, sufficien- e chiare, anche se in lingua inglese (d'altronde i pezzi sono
te per la fusoliera. pochi). Decalcomanie un po' ingiallite, che però consentono
di riprodurre esattamente i due diversi tipi di decorazione
FEDELTÀ: Lascia alquanto a desiderare, considerata anche dell'aereo pilotato dal maggiore Helmut Wick dello J2,
la scala del modello. Tra le principali osservazioni: la man- Francia, 1940. Il colore azzurro suggerito per le superfici
canza delle alette di compensazione sui bordi di uscita ala- inferiori è troppo intenso.
ri; le ruote troppo sottili; i vani carrelli troppo grandi, as-
solutamente non combaciami con i portelli staccati; volendo REALISMO: Medio, se si sistema l'interno dell'abitacolo.
montare l'aereo con il carrello retratto sarebbe necessario
un noiosissimo lavoro di stuccatura. La rivettatura sulle ali
è eccessiva e troppo fitta, i radiatori alari mancano del divi-
sore centrale, il radiatore ventrale è chiuso ed occorre pra-
ticargli l'apertura; il sedile è incorporato al pilota e non
esiste strumentazione nell'abitacolo.
STAMPO: Realizzato in plastica di tre colori: trasparente,
nero e verde marcio. Il primo (tettuccio), ed il secondo
(elica, pilota, ruote, armi) presentano molte sbavature. La
plastica verde è incisa con finezza ed i pezzi combaciano
molto bene. Qualche ritiro.
CONFEZIONE: Adeguata. Le istruzioni sono dettagliate, ma
scritte in inglese, fortunatamente numerose fotografie del
modello nelle varie fasi di montaggio sono comprensibilis-
sime. Le istruzioni per la tinteggiatura sono sintetiche e ri-
guardano — insieme alle decals — una macchina dello JG MESSERSCHMITT Bf. 109E-7B (E-1. E-3)
26, di stanza a CaTfier, Francia, nel 1940. HASEGAWA 1 : 72
REALISMO: Nonostante i difetti, il modello finito si pre-
senta assai bene. PRECISIONE DELLA SCALA: Media, risultando la fusolie-
ra leggermente troppo corta rispetto all'apertura alare.
FEDELTÀ: Abbastanza buona, anche se i pannelli risultano
troppo marcati. Non fedelissime le coperture del carrello.
Generalmente precisi gli altri particolari della cellula e del-
]' a i a> compresi i radiatori alari che hanno la divisione cen-
trale. Lodevole il tentativo di dettagliare il seggiolino del
pilota e l'abitacolo, quest'ultimo corredato di cicche. Non è
realistico l'attacco della bomba ventrale.
STAMPO: Plastica verde-scuro priva di sbavature e ritiri, i
pezzi combaciano abbastanza bene. La finezza degli spesso-
ri e dell'incisione richiede molta cautela nell'incollaggio.
Apprezzabile la fornitura di un secondo tettuccio vetrato
per ottenere la variante E-l/E-3.
CONFEZIONE: Sufficiente, chiare le istruzioni; mediocri le
decalcomanie, che consentono di realizzare due esemplari
diversi, uno impiegato in Cecoslovacchia, l'altro pilotato dal
generale Galland. I disegni del distintivo di squadriglia e
delle lettere distintive del primo esemplare non sono fedeli.
MESSERSCHMITT ME-109E-3 REALISMO: Assai buono.
NICHIMO 1 : 48

PRECISIONE DELLA SCALA: Media; l'unica misura perfet-


tamente corrispondente è la lunghezza alare.
FEDELTÀ': Considerata la scala 1 : 48 il modello è troppo
poco dettagliato e richiede un grosso lavoro di rifinitura. La
rivettatura è troppo visibile, ed occorre ripassarla con carta
abrasiva; il carrello è piuttosto impreciso, sia nei vani (trop-
po grandi), che nella copertura delle gambe e nello spessore
dei battistrada. L'abitacolo è spartano, privo di strumen-
tazione, pannelli, comandi ecc. Anche il seggiolino del pilota
è assai semplificato e richiederebbe qualche intervento di
dettaglio. I radiatori sotto le ali mancano della divisione
centrale.

storia MODELLISMO 19
MESSERSCHMITT Bf. 109E plesso la fedeltà risente di una certa approssimazione —
scala a parte — che è più frutto dei tempi in cui fu prepa-
HELLER 1 : 72 rato il modello che della capacità del disegnatore.
PRECISIONE DELLA SCALA: Media; fusoliera leggermente STAMPO: Plastica abbastanza bene incisa, di colore grigio
troppo lunga. chiaro e di tipo lucido. Qualche ritiro da compensare con
stuccature. Veramente insufficienti le gambe di forza del
FEDELTÀ': Sufficiente, con pannellature marcate, comun- carrello, che vanno eliminate, tagliando con una lametta, e
que facilmente riducibili mediante una leggera scartavetra- sostituite, adoperando pezzi di scarto convenientemente ri-
ta. Superficiale il sistema di fissaggio delle gambe di forza scaldati e stirati fino ad assumere le dimensioni necessa-
del carrello; i radiatori alari hanno il corpo rastremato in rie (poco più di un millimetro di spessore). Lo stampo del
pianta verso l'avanti, mentre in realtà sono tagliati ad an- pilota è di un tipo standard comune ad altri modelli della
golo retto. Va ridotto l'ancoraggio sulla deriva fissa del cavo ditta, e impugna una cloche a volantino che va modificata
partente dall'antenna. L'elica è errata nel disegno e va cor- in cloche a barra lavorando con la punta di un taglia-
retta. E1 troppo marcata la differenza di rivestimento del- balsa.
l'ala e degli alettoni, differenza che si può eliminare agendo
con carta vetrata o abrasiva sugli alettoni stessi. Il diedro CONFEZIONE: Spartana, con istruzioni troppo concise; lo
alare va accentuato facendo pressione sui pezzi durante il schema di tinteggiatura è veramente superficiale, e le de-
montaggio. cals, che sarebbero di sufficiente qualità, mancano peraltro
delle due croci uncinate da apporre sui piani di coda ver-
STAMPO: Plastica grigia incisa abbastanza finemente, con ticali.
qualche ritiro (che si può correggere adoperando una limet- REALISMO: Ottimo, anche considerate le ottime propor-
ta fine) sul bordo d'uscita del timone verticale. Non sono zioni.
fedeli le gambe di forza del carrello, che sarà bene ritoc-
care eliminando gli spessori troppo accentuati. Piuttosto
buono, data la scala, l'abitacolo ed il tettuccio. Non c'è la
prosecuzione del taglio fra ala e alettone sopra i radiatori
alari, e va approntata tagliando o incidendo con un coltello
da balsa. *>
*
CONFEZIONE: Istruzioni sintetiche, schema di tinteggiatu-
ra sufficiente, ma troppo piccolo per facilitare davvero il
modellista. Comprende alternative al filtro dell'aria, al tet-
tuccio ed all'ogiva per poter realizzare la variante tropica-
lizzata, per la quale non sono fornite peraltro né le decalco-
manie né le istruzioni per la tinteggiatura, che quindi oc-
corre reperire altrimenti. BH09E
REALISMO: Buono, anche se le decals fornite sono un' in-
giallite e di tipo appena sufficiente.
MESSERSCHMITT Bf. 109E
AIRFIX 1 : 72
MESSERSCHMITT Me109 PRECISIONE DELLA SCALA: Mediocre; è circa 1 : 74.
1/72 SCALE

FEDELTÀ': Sufficiente, anche se occorre sistemare alcuni


dettagli. I radiatori alari sono privi del separatore cen-
trale; vanno comunque privati delle rivettature esterne, ed
inoltre gli angoli debbono essere riportati al vivo (mentre
sul modello sono arrotondati). Occorre anche eliminare con
una leggera passata di carta vetrata fine le rivettature, che
non seguono nessun schema reale, specialmente quelle, trop-
po fitte e marcate, delle superfici superiori dell'ala. Pratici,
ma inesatti, gli attacchi per le bombe, che non conviene
installare. Buone le gambe di forza del carrello; manca però
di realismo l'elica, in quanto gli attacchi delle pale sono
costituiti da tre volumi rotondeggianti, che bisogna far ridi-
ventare cilindrici lavorando con lima e pazienza.
STAMPO: Buono, nello standard della ditta. I pezzi com-
MESSERSCHMITT Bf. 109E-3 baciano bene, ma è sempre richiesto qualche intervento di
rifinitura con lametta, stucco e carta vetrata. Assai curato
REVELL 1 : 72 l'interno dell'abitacolo; manca però il tettuccio per la
variante tropicalizzata, della quale c'è il filtro dell'aria. Vo-
PRECISIONE DELLA SCALA: Eccellente. lendo costruire la variante « europea » da ricognizion^, oc-
FEDELTÀ': Risultano troppo marcate le rivettature che con- corre parzialmente otturare, lasciando solo una lievissima,
traddistinguono le separazioni fra i vari pannelli, per cui quasi impercettibile, incavatura, il foro del cannone sulla
anche in questo caso è necessario lavorare di lima e carta ogiva, in quanto c'è, appunto, una sola ogiva.
vetrata per eliminarle. I radiatori alari sono solo som- CONFEZIONE: Media, con istruzioni sufficienti e decalco-
mariamente simili a quelli reali, ed inoltre non sono for- manie per le due varianti ottenibili (« europea » e tropica-
niti di separazione centrale. Gli scarichi laterali dei motori lizzata). I disegni a colori sulla scatola completano le istru-
sono errati, e ricordano più quelli dei caccia inglesi; si zioni per la tinteggiatura.
possono però facilmente correggere, eliminando l'angola-
zione dei singoli componenti. Le due bombature alari in REALISMO: Molto buono, specialmente se si monta il mo-
corrispondenza delle armi sono troppo grosse, ed andreb- dello con carrello retratto sull'apposito sostegno; in que-
bero ridotte, ma è un lavoro abbastanza complesso e deli- sto caso si possono utilizzare le ruote e relativa chiusura del
cato, per cui è forse meglio lasciarle come sono. Nel com- vano presenti, per questo scopo, nel kit.

20 storia MODELLISMO
lo " Stordì " in Italia di Giorgio Bignozzi

¥Tun rappresentante della categoria


« secondaria » dell'aviazione milita-
re che è riuscito a conquistarsi una
fama pari a quella dei più prestigiosi
protagonisti della guerra aerea, è il
Fieseler Fi.156 « Storch » (Cicogna),
l'aereo tedesco da collegamento e ri-
cognizione dalle spettacolose doti di
attcrraggio e decollo in spazi ridottis-
simi — oggi diremo STOL — abbon-
dantemente sfruttate anche in campo
propagandistico, come con l'esibizione
di alcuni aerei che si posarono in
Piace de la Concorde nella Parigi ap-
pena occupata dalla Wermacht. Benin-
teso, le stesse doti furono ampiamen-
te utilizzate in campo operativo, anche
in « missioni speciali » quali il volo
dell'aviatrice Hanna Reitsch tra le ma-
cerie di Berlino nel corso dell'avanza-
ta sovietica, e in precedenza — 12
settembre 1943 — l'azione del « com-
mando » di Skorzeny che liberò Mus-
solini dall'inaccessibile vetta del Gran
Sasso ove era prigioniero. Quest'im-
presa rese il piccolo aereo dalle gam-
be di trampoliere particolarmente fa-
moso in Italia — tanto che a guerra fi-
nita tutti gli aerei leggeri ad ala alta
erano chiamati « cicogne »; ma quasi
inosservato, invece, passò il servizio
che il Fì.156 prestò con le insegne del-
la Regia Aeronautica.
E' di questo particolare aspetto del-
la storia della « Storch » che intendia-
mo occuparci, come suggerimento ai In alto, un Fi.1560-2 nell'aviorimessa dell'aeroporto di Tirana, ripreso durante la Messa
modellisti per una realizzazione inso- al campo. Qui sopra, l'esemplare sopravvissuto agli eventi bellici e inquadrato nella
lita e interessante. Fi. Aeronautica cobelligerante al Sud. Nella foto in basso, uno degli « Storch » impiegati
L'interesse italiano per l'aereo Fie- nei Balcani: si vede il distintivo di reparto, una cicogna posta avanti al fascio di
soler data da prima della guerra: Io fusoliera.
si considerò — giustamente — come
riferimento per realizzazioni naziona- tica dal Viceré dell'AOI, il Duca d'Ao- ricevette la sigla civile I-ULIA: l'aereo
li nel campo dei velivoli militari da sta. Mentre (novembre 1938) venivano venne esaminato al Centro Sperimen-
collegamento, esigenza sentita soprat- avviate trattative per l'acquisto di uno tale di Guidonia durante il trasferi-
tutto in relazione al territorio dell'Afri- o più « Stórche » il Maresciallo Gòring mento a Tripoli, e ciò fu considerato
ca Orientale Italiana e che infatti fu fece dono ad Italo Balbo, allora Gover- sufficiente per le valutazioni relative
prospettata al Ministero dell'Aeronau- natore della Libia, di un FÌ.156C-J che ai programmi nazionali di aerei di
questa categoria (IMAM Ro.63, Ca-
proni-AVIS C.4, Caproni-Predappio
GOL), per cui l'acquisto di altri esem-
plari fu accantonato. Venne però ri-
preso in esame nel dicembre 1939,
essendo apparso chiaro che i velivoli
italiani avrebbero richiesto lunghi tem
pi di sviluppo mentre all'esigenza ori-
ginaria se ne era aggiunta una nuova:
aerei da collegamento per le Grandi
Unità dell'Esercito. Dopo laboriose
trattative, solo nell'agosto 1940 da par-
te tedesca fu autorizzata la vendita
alla R.A. di 6 FL156C-2, tutti ricevuti
entro settembre (salvo uno, che per
un lieve incidente arrivò in Italia il 20
dicembre) e immatricolati con le MM
da 4467 a 4472 (corrispondenti ai nu-
meri di costruzione, e cambiate nel '41:

storia MODELLISMO 21
—I

FIESELER FI 156 "STORCH"


Nel disegno di profilo in alto è rappresentato il FÌ.156C-3 in variante attrezza
rìcetrasmittente, con l'antenna verticale sopra la fusoliera (al posto della soia g
tura per il cerchio del radiogoniometro) e i fili ala-timone. La vista in piarrs :ì
la di profilo mostrante le ruote carenate, raramente usate) illustrano il s = :±-
mento delle semiali: come risulta dalla vista parziale di fronte, i flap ven
tre venivano alzati gli alettoni, e un puntone sorreggeva obliquamente la
timo profilo (in basso a destra) mostra il FÌ.156D, con l'apertura su entrambi i f
barella o altri carichi (anche la sezione posteriore della finestratura di cjfrnj.
nello aggiuntivo, era apribile in questa versione): l'aereo è mostrato con i «rr •>
carico esterno (serbatoio ausiliario o contenitore avìolanciabile). La de/ormar-:»
tra la posizione in volo e quella a terra è evidenziata nelle viste frontali: t re
giata diventava di 3,40 metri. I disegni sono in scala 1:72.

22 storia MODELLISMO
lata con apparato
> so '.a goccia, carena-
tanta da sopra (e quel-
il ststema di ripiega-
tnivano abbassati men-
se—/a/a piegata. L'ul-
ìmbi i fianchi per una
i cabina, con un pan-
7 / pattini da neve e il
orrr.azione del carrello
ali: a terra la carreg-

storia MODELLISMO 23
prese stanza a Rodi e assunse come
MM il numero di costruzione, 5454, e
l'altro donato personalmente da Kes-
selring al gen. Bastico, che andò al
Comando della 5a Squadra Aerea in
Libia. Tra l'agosto e l'ottobre 1942 la
R.A. potè acquistare altri 12 Fi.156,
questi della variante C-3 caratterizzata
dal tettuccio rialzato per l'installazio-
ne della mitragliatrice, dal motore in
versione P (con avviatore elettrico
Bosch) e la possibilità di applicare al-
le semiali due serbatoi ausiliari molto
appiattiti, da circa 100 litri, che au-
mentano l'autonomia a 750 km. Gli
aerei ricevono le matricole militari da
12820 a 12831; un altro « Storch » vie-
ne ceduto alla R.A. per il Comando del-
l'8a Armata frattanto inviata sul fron-
te russo, che poi ne riceve altri due,
tutti della variante C-3 (MM 1096, 1099
e 1100); gli ultimi Fi.156 ottenuti dalla
Germania sono due altri C-3 che giun-
gono in Italia nel marzo 1943.
L'impiego frattanto si era esteso, su
tutti i territori ove operavano le for-
ze italiane, e con frequenti trasferi-
menti di velivoli da un fronte all'al-
tro. Nel territorio metropolitano lo
« Storch » fu in dotazione, oltre agli
enti citati, al Capo di S.M. della R.A.,
ai Comandi della 2a e 3a Squadra Aerea,
al Comando Aeronautica della Sicilia,
al Comando Supremo (Sezione costi-
tuita il 9 gennaio 1943 a Viterbo), al
Comando Gruppo Armate Sud (del
Principe di Piemonte, MM 12820 a Ca-
pua e quindi presso Anagni) ed a quel-
lo della 4a Armata (gen. Rosi; aereo
MM 12824 assegnato alla 40a Squadri-
glia O.A.). Nei Balcani, il Comando Slo-
da (Slovenia-Dalmazia) sostituì quasi
interamente il Comando Aviazione Al-
bania nell'impiego degli «Storch », che
m
In alto, dinanzi alle Officine Aeronavali di Venezia, la Cicogna civile nel dopoguerra.
contro i partigiani svolsero un'intensa
attività dai campi di Sussak e Zara,
mentre il Comando Aeronautica Gre-
Qui sopra, particolare dell'esemplare acquistato dal capitano Fagiolo e siglato I-FAGG. cia ricevette, per il III e XXVI Corpo
d'Armata, anche alcuni velivoli reduci
dal fronte russo. Qui, l'ARMIR aveva
MM da 459 a 464) e provati a Cladonia, Tutti gli altri furono inizialmente con- impiegato i Fi.156 inquadrati nelle
ove furono anche effettuate prove di centrati a Roma ove il 20 settembre Squadriglie 38a e 116a del 71° Gruppo
trasportabilità del piccolo aereo entro 1940 si costituì la « Sezione Sperimen- osservazione Aerea dipendente dal
il trimotore SM.82: si intendeva forse tale Collegamento » (a Ciampino col C.A.F.O. (Comando Aviazione Fronte
mandarne qualcuno in AOI, come era Reparto Volo della 3a Zona Aerea Ter- Orientale), uno era in Egeo e almeno
stato fatto coi caccia CR.42? ritoriale, a Guidonia, e a Centocelle due (MM 12821 e 12831) operarono in
Frattanto, il gen. Fougier che durante col « Reparto P » dello Stato Maggio- Tunisia.
il suo periodo di comando del Corpo re R.A. e con la « Sezione Sperimenta- Dopo l'8 settembre, tre soli Fi.156
Aereo Italiano costituito per operare le Collegamento » appositamente co- continuarono a volare con le insegne
sull'Inghilterra aveva avuto tempora- stituita). Nel novembre 1940 le « Cico- italiane: due con quelle dell'Aeronau-
neamente in uso, per i suoi sposta- gne » italiane iniziarono la loro vicen- tica Nazionale Repubblicana, al Nord,
menti tra i campi del CAI e quelli da balcanica: la Sezione Sperimenta- e uno (MM 12822, che era stato tra-
tedeschi in Belgio, uno « Storch » di le Collegamento passò a Tirana per sformato in aereo a doppio confando
cui aveva molto apprezzato le qualità, prove d'impiego operativo dei suoi tre presso lo Stabilimento Costruzioni Ae-
ricevette in dono dalla Luftwaffe un aerei (MM 4468, 4471 e 4472) assegnati ronautiche di Guidonia) con la R.A.
aereo di questo tipo, che ebbe la sigla uno al Comando Superiore per l'Alba- cobelligerante, al Sud; questo è l'uni-
civile I-THAB e rimase sua proprietà nia, e gli altri ai Comandi delle due co sopravvissuto alla guerra, abbando-
personale. Invece l'I-ULIA, dopo la Armate (9a e ll a ) del Regio Esercito; nato in seguito ad un incidente, fu ac-
morte di Balbo, fu ceduto dalla vedo- altri due, già appartenenti all'aviazio- quistato dal capitano Fagiolo, e appro-
va alla R.A. che lo assegnò alla 104a ne jugoslava, vennero presi in forza priatamente siglato I-FAGG riprese a
squadriglia del 1° Gruppo Aviazione al termine di quel ciclo operativo. volare negli anni '50: avemmo la for-
Presidio Coloniale, reparto che nel '41 Ancora due « Stòrche » presero le tuna di fotografarlo a Roma-Urbe, e
ricevette probabilmente almeno un se- insegne italiane rispettivamente nel anche alla sua ultima tappa, Venezia
condo « Storch ». In Libia un altro marzo e nel maggio 1942: uno donato Lido, e pubblichiamo qui le immagini
Fi.156 (o era lo stesso?) era in forza al dalla Ltiftwajfe per il Governatore del di quest'unico « Storch » civile italiano.
Reparto Volo della 5a Squadra Aerea. Dodecanneso (amm. Campioni), che

24 storia MODELLISMO
tì.B.

In questa serie di profili, sono allustrati dall'alto:


Fi. 156 C-3 nella colorazione standard, verde opaco su tutte le superfici superiori e laterali, usata nel territorio metropolitano e
(poi con applicazione di fasce gialle) sul fronte balcanico e orientale.
Fi. 156 C2- nella colorazione mimetica usata in Africa Settentrionale.
Fi. 156 C-3 bicomando impiegato dalla R. Aeronautica dopo l'armistizio.
Lo stesso Fi. 156 C-3 dopo il passaggio all'attività civile.

storia MODELLISMO 25
Modellismo navale e arte di Vittorio Frasca

tolanti sui pennoni e sugli alberi, era-


P ra le varie forine di modellismo c'è, inolio seguito ed apprezzato, quello navale no spesso oggetto di raffigurazioni sul-
indirizzato prevalentemente verso navi a vela. Si tratta di un modellismo qua- le tele dei maestri pittori: famoso fra
lificato, per il quale è necessaria una esperienza diversa da quella del modellista tanti il Canaletto che rappresentò co-
tradizionale, anche perché per la costruzione del veliero ci si serve spessissimo sì bene e nei particolari le navi della
di disegni, fabbricando in proprio i pezzi occorrenti, anziché ricorrere ai kit preco- sua Venezia, o che in quel porto getta-
stituiti. Da questo numero Storia Modellismo si occuperà normalmente di modelli-
smo navale in legno, a/fidandone l'incarico a Vi/torio Frasca, le cui navi a vela rono l'ancora, che le sue pitture, così
sono state acquistate da collezionisti di tutti i paesi del mondo. Altri autori conti- come quelle del Capaccio (pittore to-
nueranno invece ad occuparsi del modellismo navale più moderno. scano), servono come validi indici per
le realizzazioni di disegni costruttivi
dèi modelli statici dei nostri passa-
ivron vorremmo scomodare grossi scala, e servirono agli ingegneri, ai tempi.
•^ ' coneetti, ma l'accostamento del mo- carpentieri, ai maestri d'ascia della Il modellismo è anche arte e come
dellismo con l'arte è conseguente ad marina toscana per impostare, costrui- tale va ritenuto dai suoi cultori; esso
una realtà che si è andata afferman- re, rifinire le navi del Granducato nei ha un suo mercato, a volte molto esi-
do, attraverso secoli, da quando la cantieri allora assai fiorenti e attivi di gente, in cui attingono sia gli appas-
marineria è diventata attività vitale Livorno e Pisa. sionati delle cose di mare, sia coloro
dell'umanità: ossia dal principio del I modelli medicei sono i più auten- che chiedono al modello di estrinse-
mondo. tici e ben conservati delle nostre col- carsi in oggetto di ornamento ambien-
Fare barche ed effigiarle o riprodur- lezioni e vengono apprezzati come i tale.
le in piccolo, in maniera più o meno progenitori del modellismo navale che A Taranto, i maestri di quei cantie-
rispondente alla realtà, più o meno da esigenza costruttiva è diventato, ri navali hanno costruito un modello
bella, è cosa vecchia come l'uomo. A poi, svago, passatempo e, per molti della S. Maria, la ormai celebrata am-
Mochlos, una piccola isola al largo casi, arte. miraglia di Colombo, così grande (tre
di Creta, è stato trovato un anello Un modello navale ben realizzato, e o quattro metri di lunghezza) e così
d'oro, riproducente una barca, che ri- completato anche sotto l'aspetto cro- bello e ricco (tutte le manovre ed i
sale al 4.500 a. C.; dall'età neolitica, matico, vale quanto il quadro di un movimenti realizzati come nel vero)
3.000 a. C., ignoti artisti ci hanno tra- pittore valoroso e a volte anche di dal meritare la considerazione di unico
smesso oggetti in pietra che riprodu- più; e l'accostamento non sembri pe- nel suo genere. Esso troneggia sul suo
cono le navi di quel tempo, sia a re- regrino pensando che le navi di certi basamento al centro di un vasto sa-
mi che a vela; nell'era minoica esiste- periodi, con le vele e le bandiere sven- lone dell'arcivescovato, nella Città Vec-
vano già, sicuramente, vere navi da
trasporto ad uno o più alberi, con vele Qui sotto, due bei modelli in legno di antichi velieri. A destra, uno sciabecco realiz-
quadre, come è dimostrato da incisio- zato dagli allievi della scuola media statale Vittorio Alfieri di Roma: a sinistra, un
ni di artisti del 2.800 a. C.: scriviamo modello del Club di Ferrara: lo splendido <• The Sovereign of thè Seas », epoca 1637,
artisti perché le rappresentazioni di costruito da G. Monferrati,
barche e navi sono curate e ricercate
nella forma con una evidenza che ha
superato barriere di secoli.
Modellini di navi in alabastro, avo-
rio, creta e pietra sono stati rinvenu-
ti un po' dovunque da archeologhi di
tutto il mondo a dimostrazione che
la barca ha, da sempre, interessato ri-
produttori più o meno valenti.
In tutto il mondo, in raccolte pub-
bliche e private, vengono oggi custo-
diti modelli di navi d'epoca che sono
veri gioielli: al museo delle Scienze
di Londra possono ammirarsi costru-
zioni in scala che hanno del prodigio-
so ed appagano, oltre agli occhi del
profano e dell'intenditore, anche la più
approfondita esegesi di esperti alla ri-
cerca, sempre, di soluzioni nuove da
applicare al progresso marinaro. E
spesso le trovano nelle riproduzioni
di vecchi « legni ».
In Italia sono splendidamente pre-
senti, presso collezionisti privati, og-
getti creati in Toscana al tempo della
dinastia Medicea; ci riferiamo ai mo-
delli delle galee di Cosimo Primo, dai
nomi vagamente popolari: La Pisana,
La Lupa, La Grifona, La Fiorenza. Era-
no state fabbricate, rigorosamente in

26 storia MODELLISMO
genitrici, dai nomi gloriosi, che oggi
rivivono proprio grazie a coloro che
il modellismo praticano.
Ed il modellista di grossa caratura
non si contenta dei disegni costruttivi,
pure se il più delle volte sono realiz-
zati con esasperata pignoleria: non si
contenta e compie studi per suo con-
to e dalle stampe e dalle descrizioni
d'epoca trae le risposte ai suoi quesi-
ti: l'artista, poi, concederà qualche
scala in più, qualche boccaporto con
chiusura diversa da quella prevista, o
un giardinetto o una balconata più
scolpiti; sfoghi ad una passione e ad
una fantasia che li porta a « strafare »
e ad arricchire il modello.
Siamo giunti al termine di questo
nostro primo incontro e vorremmo
concludere dicendovi che il costruttore
di modelli è sempre un artista, sia che
si realizzi in una fredda analisi costrut-
tiva, sia che sciolga il suo entusiasmo
ed esploda nel fantasioso. Possiamo
scriverlo?
Con queste note abbiamo voluto, ad
ogni buon fine, introdurre un discor-
so sul modello navale statico e spe-
riamo di poterlo condurre attraverso

chia, e costituisce da solo l'arredamen-


to del salone tutto.
La grandezza di un modello non è,
comunque, misura del suo valore; so-
no la varietà e rispondenza al vero
dell'insieme e dei dettagli, nonché la
loro realizzazione a regola d'arte, a da-
re al manufatto il suo indice di perfe-
zione. Sarà poi la fantasia del costrut-
tore a rafforzare questo indice sulla
scala dei valori puramente artistici.
E' certo, infatti, che per un oggetto
di creazione scientifica si potrà non
tenere in eccessivo conto tutto quanto
è invece richiesto da chi apprezza il
modello come ornamento; potrà, a que-
sto punto, influire sulla valutazione la
verniciatura, l'uso di materiali di va-
lore, l'invecchiamento, la rappresenta-
zione velica (magari non in linea con
il posizionamento strettamente mari-
naresco) ed altre particolarità differen-
ziate rispetto alla regola.
Le due esigenze potrebbero, però,
coesistere ed il modello, pur fredda-
mente articolato, potrebbe essere più
poeticamente rappresentato conceden-
dogli una patina di invecchiamento
conseguenza di un deterioramento il
cui controllo è esteso sia ai pezzi che
alle vernici; in effetti prima o poi i
modellisti arrivano ad un bivio e si
separano a seconda del loro tempera- In alto: vecchio modello o modello invecchiato? particolare di una straordinaria realiz-
mento, oltre che a seconda del tra- zazione dell'autore dell'articolo. Accuratissima è la scelta del legno, per dare maggiore
guardo che si prefiggono, ma quasi fedeltà al modello. Sotto: un settore speciale della modellistica navale è quello che
sempre l'uno è fine all'altro, C'è chi concerne diorami di taluni episodi. In questo diorama di D. Franklin (Accademia navale
si rivolge alla scatola di montaggio e di Annapolis, USA) una scena della guerra di secessione americana sulla * Bon
accoglie legno e plastica, o agli ogget- Homme Richard • (1779).
ti stampati, o fusi, o torniti, od alla
esasperata ricerca di mercato pur di legno, ai chiodi, alla tela, agli spaghi queste pagine, aperte al cortese con-
avere il pezzo da montare preciso, ritorti, chiede solo la materia prima tradditorio degli appassionati, nell'uni-
« così come era », ed il modello esce per creare il modello; tutto ricostrui- co intento di allargare il fronte di co-
dalle sue mani lindo, leccato, preciso, sce da solo così come in un lontano loro che in esso credono, non solo co-
da potersi guardare al microscopio. passato dovettero fare coloro che, in me passatempo, ma anche come mez-
C'è chi, invece, fa tutto da solo ed al scala maggiore, crearono le navi prò- zo di cultura.

storia MODELLISMO 27
Gli indiani delle praterie
di Giorgio Cantelli
T a regione delle « Grandi Praterie »
••-'del Nord America è un vasto insie-
me di pianure comprese tra le mon-
tagne rocciose ed il fiume Mississipi,
ed è inoltre delimitata a Nord dal con-
fine Canadese e a Sud dal Rio Gran-
de. In questi immensi pascoli, dove
prosperava il bisonte, vivevano alcu-
ne tribù nomadi che divennero famo-
se verso la seconda metà del secolo
scorso per la tenace resistenza che
opposero all'avvento della civiltà del-
l'uomo bianco.
Alcuni noti artisti americani, che
vissero durante gli ultimi anni di que-
ste tragiche vicende, contribuirono con
la loro opera in modo determinante a
create l'epopea delle campagne india-
ne, quasi in analogia con quanto face-
va Kipling per l'Impero Britannico.
Con la fine della guerra di Secessio-
ne il flusso migratorio verso i terri-
tori del West riprese aumentando in
maniera considerevole. L'insediamento
dei coloni in quelle aree, che il go-
verno di Washington aveva garantito
agli indiani, produsse come effetto la
violazione dei trattati di pace con le
tribù pellirosse, le quali reagirono con
atti ostili contro i bianchi. La situazio-
ne sfuggì al controllo del governo de-
teriorandosi ad un punto tale che l'u-
nica soluzione possibile risultò essere
quella della riserva.
Per circa vent'anni gli indiani delle
pianure lottarono sconfiggendo ripetu-
tamente le forze statunitensi senza pe-
rò riuscire a scongiurare quello che
era il loro destino, ormai segnato. Fu
Io scontro tra due civiltà talmente di-
verse da escludersi a vicenda, poiché
con l'avanzata dei bianchi mutava l'ha-
bitat e di conseguenza venivano di-
strutte le fonti primarie su cui si ba-
sava l'economia degli indiani.
I Pellirosse delle praterie erano no-
madi e praticavano l'agricoltura solo
in forme molto rudimentali, mentre
la caccia al bisonte era per essi fonte
di ogni risorsa; infatti essi traevano
da questo animale il cibo, gli indumen-
ti e la casa stessa; si può quindi capi-
re quanto fosse importante per gli in- Nella tavola a colori a lato e nel disegno qui sopra, sono illustrati due guerrieri indiani,
diani potersi muovere liberamente per le loro acconciature e le armi tipiche. Si distinguono a sinistra in alto, l'arco e la
seguire le immense mandrie che mi- faretra, a destra il coltello con la classica impugnatura di como, vari tipi di asce e
gravano attraverso le pianure erbose. mazze.
Con la scomparsa del bisonte, a causa
della colonizzazione dei bianchi, veni- In pratica ogni piccola parte della progredite, furono attratte nelle gran-
va a mancare la principale fonte di carcassa del bisonte aveva una sua di pianure dalla prospettiva di una
sostentamento di un popolo. precisa utilizzazione. vita meno dura, tornando così ad es-
Per chiarire la funzione e l'impor- La diffusione del cavallo tra gli in- sere nomadi. Ciò valse ad amalgama-
tanza di questo animale nella vita de- diani delle praterie ne cambiò profon- re genti di circa venti gruppi lingui-
gli indiani basterà accennare breve- damente la vita e significò per essi lo stici diversi creando un patrimonio di
mente ad alcuni dei suoi impieghi più avvento dell'epoca d'oro. La vita no- tradizioni comuni.
comuni. Le pelli dei bisonti uccisi di made divenne più attraente, poiché La guerra era l'occupazione princi-
inverno erano coperte da una folta offriva delle possibilità di spostamen- pale dei pellirosse, il loro passatem-
pelliccia e quindi venivano usate per to fino ad allora sconosciute. Cacciare po, il loro lavoro ed il loro diverti-
costruire pesanti cappe, guantoni, mo- il bisonte a cavallo significava avere mento, nessun'altra attività era più
cassini e mantelli che servivano da co- delle prede sicure, scongiurando così importante. I pellirosse spesso com-
perte. Gli animali invece uccisi in pri- i pericoli delle carestie, ma sopratutto battevano per difendere i loro terri-
mavera ed autunno avevano una pelle combattere montando sui « grandi ca- tori di caccia o per razziare i cavalli
più adatta per realizzare camicie, abi- ni » diventava una gara eccitante. dei loro vicini, ma mai per il solo
ti e gambali; era questo, inoltre, il L'uso del cavallo ebbe anche altre gusto di uccidere o per fare schiavi,
materiale ideale da impiegare nella conseguenze: infatti molte delle tribù raramente essi rientravano da una
costruzione delle tende in quanto im- che vivevano ai margini della prateria scorreria con dei prigionieri. La ferocia
permeabile. praticando forme di agricoltura più non era considerata assolutamente una

storia MODELLISMO 29
regolare l'attribuzione dei « colpi », che Le armi tradizionalmente impiegate
venivano generalmente inferii con uno dagli indiani delle praterie erano le
speciale bastone. più adatte per il combattimento a ca-
Il successo di chi combatteva con vallo; esse comprendevano: l'ascia, le
la lancia o la mazza era ritenuto più mazze, la lancia e l'arco, la cui fa-
qualificante di chi usava invece il fu- retra poteva contenere 'fino a 100
cile o l'arco. Esisteva una precisa va- frecce.
lutazione per ogni atto di valore com- A questo proposito è interessante ri-
piuto dal guerriero in battaglia, che cordare che anche i mercanti bianchi
tuttavia poteva variare da tribù a tri- tenevano conto delle particolari esigen-
bù. Per i Piedi Neri togliere il fucile ge dei guerrieri indiani, infatti i fuci-
al nemico era l'azione più meritevole; li da vendere ai Pellirosse venivano
seguiva subito dopo in ordine d'im- modificati così da essere meno ingom-
portanza la conquista dello scudo, del branti per chi combatteva a cavallo.
copricapo o della camicia dell'avver- Nonostante la diffusione delle armi
sario, mentre sottrarre il cavallo al da fuoco, solo il fucile a ripetizione
nemico era una impresa di scarso ri- riuscì a rimpiazzare l'arco in quanto
lievo. quest'arma era usata con eccezionale
Le ferite ricevute in battaglia contri- abilità dai pellirosse; essi riuscivano
buivano ad accrescere il prestigio del a scoccare le frecce con tanta rapidi-
guerriero, tuttavia per i Crow era più tà da scagliarne contemporaneamente
meritevole colui che salvava il compa- sulla stessa traiettoria fino ad otto.
gno ferito. Speciali onori erano riser- Lo scudo rotondo era il tipico stru-
vati a quel capo che rientrava vitto- mento di difesa dei combattenti ed era
rioso dopo un'incursione senza aver parte integrante dell'equipaggiamento
subito perdite, solo in questo caso ve- di guerra; esso veniva realizzato con
niva tributato un riconoscimento col- cuoio di bufalo ed aveva una duplice
lettivo. funzione: protettiva e magica. Natu-
Le spedizioni di guerra erano sem- ralmente non aveva nessuna efficacia
pre condotte da piccoli gruppi, spe- contro i proiettili mentre offriva una

virtù, infatti torturare o uccidere il


nemico non erano azioni che accre-
scevano il prestigio di un guerriero,
erano sempre reazioni provocate.
Risulta, chiaro, dal cerimoniale che
precedeva un'azione di guerra, che i
pellirosse andavano in battaglia nella
speranza di dar prova del proprio va-
lore e quindi di accrescere la loro fa-
ma di combattenti, in questa società
dove l'individuo aveva un peso prepon-
derante, era l'unico modo per raggiun-
gere una posizione di rilievo.
Un guerriero indiano dava la più al-
ta dimostrazione di coraggio avvicinan-
dosi ad un nemico vivo tanto da poter
infliggere all'avversario il colpo ritua-
le, toccandolo cioè con una mano, con
un bastone, o con la lancia; in confron-
to a ciò uccidere o ferire erano consi- A sinistra, in alto, un indiano delle praterie in costume da cerimonia. Qui sopra, a destra
derate delle azioni di assai minor con- uno scudo decorato, in pelle di bufalo, e due esempi (parte posteriore e anteriore) di
to. Dopo tutto un arciere poteva ab- decorazione del più diffuso modello di casacca indiana.
battere un nemico, da una certa di-
stanza, senza rischi, rimanendosene al eie se si trattava di razziare cavalli certa protezione dalle armi tradizio-
sicuro. In breve era considerato un va- ai vicini, e solo più tardi, quando i nali.
loroso colui che si misurava in uno pellirosse dovettero imparare a difen- Sullo scudo venivano riprodotti quei
scontro diretto con l'avversario, dimo- dersi dai soldati americani, l'intera simboli magici che dovevano rendere
strando in questo modo la propria su- tribù o più tribù si univano, forman- il guerriero invulnerabile, infatti veni-
periorità. do una sorta di esercito. Anche in que- va considerato un oggetto sacro e con-
Il prestigio ed il rango di un guer- sto caso però era l'atto di valore indi- servato in una custodia.
riero erano determinati dal numero di viduale che contava. La figura del con- Nella vita degli indiani l'elemento
« colpi » che era riuscito ad infliggere dottiero o stratega era completamen- magico aveva un peso determinante.
ai suoi avversarii ciò poneva gli uomi- te sconosciuta, ogni capo guerriero Secondo le loro credenze, gli uomini
ni della tribù in continua competizione conduceva i suoi uomini allo scontro eletti entravano in contatto con miste-
tra loro, di conseguenza imponeva la dopo di che ciascuno agiva in piena riose divinità o spiriti, i quali rivela-
costituzione di rigide norme capaci di libertà. vano attraverso sogni e visioni come

30 storia MODELLISMO
combattere o cacciare, in breve sug- to e da un rudimentale paio di panta-
gerivano con quali simboli accattivar- loni, il tutto confezionato con pelle
si il successo. IL TOMAHAWK di bufalo o cervo. I due indumenti
Tutti i tipi di decorazioni ed orna- T^ormalmente si ritiene che il toma- erano realizzati con metodi quanto mai
menti, con cui venivano guarniti abiti, *• ' hawk fosse la tipica ascia da guer- semplici, il camiciotto non era altro
utensili ed armi riflettevano questo ra degli indiani; in realtà con questo che un pezzo di x pelle con un buco
aspetto della loro civiltà. I pellirosse, nome essi definivano qualsiasi arma nel mezzo per farvi passare la testa.
spesso, prima di combattere dipinge- o utensile provvisto di manico, che Sui lati di questo foro erano accen-
vano il viso, il corpo ed il loro caval- servisse per tagliare, battere, colpire. nate due maniche piuttosto rozze; a
lo con speciali disegni che dicevano La parola viene dal linguaggio degli guardarlo bene somigliava molto al
rivelati dagli spiriti nei sogni. Il ros- Algonchini, che risiedevano in una va- poncho. Infatti i due Iati del cami-
so era il colore più comunemente usa- stissima zona del continente nord- ciotto, dall'ascella giù lungo i fianchi,
to da chi andava in battaglia, era sim- americano, compresa fra gli attuali non erano mai cuciti (vedi Tav. III).
bolo di forza. Il colore nero invece era Stati Uniti ed il Canada, e che si esten- I pantaloni in realtà erano due sem-
prescelto per dipingere il corpo dei deva da un oceano all'altro. Gli Ara- plici tubi di pelle separati tra loro,
guerrieri che rientravano da una impre- paho, i Cejenne ed i Piedi Neri, tanto essi dalla caviglia giungevano solo fin
sa di guerra dopo aver ucciso molti per- fare un esempio, appartenevano sotto i glutei, erano congiunti alla cin-
nemici. alla grande famiglia dei popoli di lin- tura da due correggie che scendevano
Da questi brevi cenni sui criteri con gua Algonchina. lungo i fianchi. Quanto ad ornamenti
cui venivano adottati simboli ed orna- La parola tomahawk si diffuse in recavano quasi sempre due bande la-
menti, risulta chiaro che non è facile tutto il Nord America, e restrinse il terali variamente guarnite, dalle quali
codificare, entro schemi ristretti, tut- suo significato ad un arnese simile spuntava esternamente la solita sfran-
te le possibili varianti applicate sui alla nostra ascia, che come un'ascia giatura.
costumi dei guerrieri pellirosse, per- veniva usato, per tagliare gli alberi, Nella tav. Ili è mostrato un esempio
ché era tutto determinato dal gusto lavorare il legno, eccetera; solo in ca- tipico di giubba o camiciotto indossa-
e dal capriccio del singolo. Naturalmen- so di necessità il tomahawk era usato to dagli indiani delle pianure, nella fi-
te delle differenze tra tribù esisteva- come arma da guerra. In origine era gura 1 abbiamo il davanti mentre nel-
no, ma generalmente non erano sostan- molto più diffusa come arma la maz- la figura 2 il dietro. Si noti che il si-
ziali, solo di dettaglio. In linea di mas- za, oppure semplicemente un bastone stema di applicare le fasce con i rica-
sima si può dire che le cinque tribù appesantito all'estremità opposta alla mi era sempre lo stesso, l'abbondan-
della nazione Sioux ricorrevano a sim- impugnatura. za e la ricchezza dei fregi erano diret-
boli geometrici con forti contrasti di tamente legati all'importanza di chi in-
colore, come bianco e nero, mentre i dossava l'indumento. E' l'abbigliamen-
Crow preferivano motivi floreali. to caratteristico di un popolo guer-
Gli indiani in genere usavano i loro duceva al semplice perizoma. Spesso riero, dove anche l'ornamento assol-
abiti solo se particolari circostanze lo anche i capelli erano sciolti sulle spal- ve una sua funzione precisa, che non
richiedevano, cioè se imposto dal cli- le senza alcuna speciale acconciatura. è solo quella estetica.
ma o durante importanti cerimonie, Il vestito completo di un pellirosse
altrimenti il loro abbigliamento si ri- era formato da una specie di camiciot-

Un figurino 1865
I}1 eco come il lettore Pierangelo Pe- 6. Le spalline sono di cartoncino mor-
*-' dron, di Vicenza (Viale della Pace, 76), bido, filettate di rosso col solito filo
ci descrive la realizzazione del modelli- da ricamo;
no illustrato nella fotografia, che raf- 7. I bottoni sono gli stessi della con-
figura un Cursore Municipale, ovvero fezione;
una Guardia Civica Vicentina del 1865. 8. I colori sono i seguenti: A - panta-
Ho usato come base il Panzergrena- loni, light-gray Humbrol; B - giac-
diere in scala 1:9 della Esci, modifican- ca, vert (ho sempre usato colori
dolo come segue: Humbrol); C - spalline, chepì, vert;

I 1. Coprendo con stucco gli stivali in


modo di ottenere i pantaloni tubo-
lari;
D - colletto e risvolti delle maniche,
cremisi; E - guanti, bianchi; F -
scarpe nere; G - filetti alle spalli-
ne, alla giacca, ai pantaloni, rosso
2. Per il filetto dei pantaloni, a mo' vivo.
di bande laterali, ho usato filo da Per la placca del cinturone ho usato
ricamo rosso vivo; quella della confezione, limandola, in
3. Ho eliminato i baveri aperti stuc- modo di renderla liscia come la por-
cando completamente la parte del tavano le Guardie Civiche Vicentine.
colletto (purtroppo si vede! n.d.r.) Da notare che queste Guardie porta-
e ricavando il colletto da un pezzet- vano le spalline a rovescio, cioè con
to di cartoncino; il bottone verso la spalla (strano,
4. Con stucco e cartoncino ho allunga- vero!).
to la parte inferiore della giacca di Nel complesso il modello ci sembra
13 mm (e purtroppo anche questa abbastanza ben riuscito, se si tolgono
stuccatura si vede! n.d.r.); i particolari delle stuccature che con
5. Il chepì l'ho modellato a mano con un po' di cura supplementare sareb-
stucco appoggiandomi alla imbotti- bero stati eliminati. Chiediamo ancora
tura interna (n. 31 della scatola) al nostro lettore come abbia costruito
dell'elmetto tedesco (sembra largo! la sciabola nel fodero: in cartone, in
n.d.r.); metallo o altro? e si può sguainare?

storia MODELLISMO 31
Uniformi dei "Meharisd" Libici 11923-193»
di Piero Crociani

¥1 particolare ambiente geografico del-


*la Libia rese necessario, subito dopo
l'occupazione della zona costiera da
parte degli Italiani, l'impiego di trup-
pe speciali in grado di muoversi e di
combattere nelle zone clesertiche del-
l'interno. Vennero perciò costituiti dap-
prima degli squadroni « meharisti »
(così chiamato dal nome del dromeda-
rio da corsa, il « mehara ») e delle
compagnie, dette « leggere miste », poi,
a seconda delle necessità del momen-
to, delle unità via via più complesse,
delle formazioni « pluri-arma » miste
di fanteria, cavalleria e artiglieria.
Il susseguirsi e la composizione nel-
l'arco di tempo che ci interessa dei
reparti che definiremo « sahariani » per
l'ambiente in cui erano chiamati ad
operare sono i seguenti:

1923
Quattro « Gruppi Sahariani » in Tri-
politania, ciascuno su comando, un
plotone meharisti, due plotoni di fan-
teria, uno dei quali, a turno, montato,
una sezione mitragliatrici pesanti ed
una di artiglieria camellata. In segui-
to i gruppi ebbero due o tre plotoni
meharisti ed uno solo di fanteria, ap-
piedato.

1925
Costituzione di uno squadrone meha-
risti in Cirenaica cui se ne aggiungerà
un secondo, l'anno successivo, e poi
un terzo, derivanti dallo scioglimento
e dalla trasformazione di bande irre-
golari.

Nel disegno e nelle due fotografie (1, 2 e


3) sopra, particolari della grande uniforme
dei « meharisti » tripolitani. Qui a lato, il
tipo di bardatura per il dromedario (« me-
hara » nei dialetti locali, donde il nome
di « meharista »): è una sella leggera, chia-
mata Rahla, diversa da quelle usate in
Egitto e Arabia, ed è preferita dai Tuaregh.

1929 ,
Costituzione del « V Gruppo Saha-
riano » e sostituzione delle mitraglia-
trici pesanti con mitragliatrici leggere.
Gli squadroni meharisti della Cirenai-
ca sono trasformati in due « Gruppi
Sahariani » che saranno poi disciolti
nel 1933 e nel 1936.

1932
I « Gruppi Sahariani » della Tripoli-
tania sono portati a sette e privati

32 storia MODELLISMO
gioni: la Tripolitana, ad ovest, e la Ci- la camicia, pure bianca, era assai lun-
renaica, ad est) la grande uniforme ga giungendo fin dopo le ginocchia. I
(ved. Tav. 1), adottata negli anni « ven- pantaloni, bianchi anch'essi, assai ric-
ti » e resa ufficiale dal regolamento chi sulle gambe e larghissimi di caval-
del 1929, comprendeva la « tachia » lo, erano dotati anche di due tasche-
bianca, il turbante, la giubba, la cami- poste sul davanti delle coscie, così da
cia, i pantaloni lunghi (detti « sirual ») poter essere utilizzate anche sedendo
la fascia distintivo, le scarpette bian- a gambe incrociate sul mehara. La
che da meharista (« speldi ») o quelle fascia distintivo era portata, oltre che
dette « balga », oppure i sandali, pur attorno alla vita, anche sul petto pas-
se si preferiva guidare il dromedario sando sotto le buffetterie. I colori del-
a piedi nudi. Il soprabito era il « bour- le fasce erano i seguenti: rosso per il
nous » (v. voto 5), bleu con guarnizioni I Gruppo; verde per il II, nero per il
rosse e l'armamento individuale con- III, azzurro per il IV, cremisi per il V,
sisteva in moschetto '91 da cavalleria giallo arancio per il VI e scozzese
Particolare dei finimenti di un dromeda-
rio, o * mehara ». e giberne sebbene fosse assai frequen- per il VII.
te l'uso di bandoliere oppure di car- Questa grande uniforme rimase in-
tuccere di fattura locale disposte in variata negli anni successivi ma, con-
dell'artiglieria che forma invece due varia guisa intorno al corpo così da tro il regolamento, invalse l'uso di por-
sezioni autonome sahariane. portare i ventiquattro caricatori rego- tare la camicia infilata nei pantaloni
lamentari. La « tachia » bianca, era un (vedi foto 2 e 3).
basso zuccotto che terminava in un L'uniforme di marcia era identica al-
1935 fiocchetto di cinque centimetri, pure la grande uniforme ma con la fascia
bianco, ed attorno ad essa si arrotola- distintivo portata soltanto avvolta al-
Costitu/.ione di un deposito delle va, a mo' di turbante, una striscia di la vita; successivamente, però, con R.
truppe sahariane e parziale sostituzio- stoffa larga settanta centimetri e lun- Decreto 18 maggio 1931, ai sahariani
ne del dromedario da parte del mez- ga cinque metri. Non esisteva, ovvia- veniva assegnata una tenuta di tela
zo meccanico con la costituzione di mente un solo modo di arrotolare il cachi, da usarsi appunto come unifor-
due compagnie auto-sahariane, su plo- turbante; con il freddo, col maltempo me di marcia.
tone comando e tre plotoni auto-saha- o se il meharista era un Tuaregh era I « meharisti » della Cirenaica con
riani, che si affiancano ai sette « Grup- costume far ricadere il turbante sul la grande uniforme (v. foto 6) vesti-
pi Sahariani » esistenti e che saranno
disciolti l'anno successivo. viso così da coprire naso, bocca e guan- vano come quelli della Tripolitania
Per i « sahariani » della Tripolitania ce. La giubba, bianca, era simile a differendo da questi, oltre che per la
(la Libia allora era divisa in due re- quella cachi delle altre truppe libiche, fascia distintivo, anche per l'uso del

A sinistra, un - meharista » della Tripoli-


lania in grande uniforme col soprabit1
blu, o « bournus ». A destra, un « meha-
rista » in grande uniforme, della Cirenaica;
il camiciotto bianco è portato sotto la fa-
scia e dentro ai calzoni.

camiciotto al posto della giubba. Il

I camiciotto, di tela bianca, era a col-


lo diritto e si portava dentro ai pan-
taloni, sotto alla fascia. L'uniforme di
marcia prevedeva una divisa tutta ca-
chi composta da turbante, camiciotto,
pantaloni da meharista, fascia in vita,
scarpette da meharisti o sandali e,
come soprabito, il « barracano » bian-
castro del « bournous ». I colori distin-
tivi delle fasce, disposti a scacchiera,
cioè a larghe strisce verticali, erano
il nero e il rosso per il I squadrone, il
nero e l'arancione per il II, il nero
e il verde per il III ed il nero e il bian-
co per il IV, del quale si apprende
l'esistenza solo dal regolamento del
1929. Questi colori furono poi proba-
bilmente adottati dalle compagnie me-
haristi costituite durante la II Guerra
Mondiale.
Dato l'ambiente isolato in cui que-
ste unità operavano e le difficoltà di
lavaggio e di rifornimenti e conside-
rata anche l'assai scarsa probabilità
di « incocciare » in un superiore pigno-
lo, la massima libertà d'abbigliamen-
to era lasciata ai sahariani cosicché le
foto che ce li mostrano non sempre
corrispondono al regolamento stretta-
mente interpretato ed è assai facile
trovare la commistione di indumenti

storia MODELLISMO 33
dalle linee più armoniose che termi-
navano anteriormente con una sorta
di croce, era assai delicata e, posta
com'era sopra il garrese, obbligava il
meharista a far forza coi piedi sul col-
lo dell'animale (quindi la necessità di
andar scalzi o con scarpe leggerissi-
me) ed era perciò preferita dai mehari-
sti provenienti, come i Tuaregh-Sciam-
baa, da tribù abituate a far uso di
questo particolare tipo di sella.
I finimenti, come le coperte, erano
di fattura indigena, e di tipo diverso
a seconda fossero adottati per la « ma-
klufa » o per la « rabla ».
Arrotolato dietro la sella c'era il so-
prabito del meharista, e, spesso, an-
che un telo impermeabile. Attaccate
a due corti bastoni fissati all'arcione
della « maklufa » o pendenti dalla cor-
da passata dietro alla gobba del dro-
medario nel caso della « rahla », c'era-
no due bisacce di tela rinforzata in
cuoio per il corredo e per i viveri
del meharista. C'era poi da aggiunge-
re un sacco con l'orzo per l'animale e
Fesfa tra i « meharisti »: un reparto, in grande uniforme, festeggia con la fiaccolata la « ghirba », il recipiente di pelle
la visita di una importante autorità politica dal territorio metropolitano. degli indigeni che portava fino a qua-
ranta litri d'acqua.
bianchi e cachi, ovviamente, nelle più niva lasciata libera sui fianchi dell'ani-
svariate gradazioni. male, svolazzante fin quasi a terra.
E passiamo alla bardatura del dro- Sulla coperta era posta la sella, che
medario che era, non dimentichiamo- era di due tipi quello detto « maklu- Testo e illustrazioni di que-
lo, solo un mezzo di trasporto e non, fa » e quello detto « rahla ». sto articolo sono tratti dal
in un certo senso, un'arma com'è il La sella « maklufa » era quella in uso
cavallo per il cavaliere: si combatte- in Egitto, Arabia ed India, piuttosto libro:
va, infatti, sempre appiedati, essendo pesante, a forma di basto, permetteva « Le uniformi delle trup-
il dromedario troppo poco veloce e di al meharista di bilanciarsi con facilità pe coloniali libiche ».
mole troppo grande per non costitui- tenendo i piedi sulla base del collo Lo troverete in vendita a Li-
re un bersaglio ideale. del dromedario e facendo forza sul- re 5.000 nelle librerie, oppure
Per prima cosa si metteva sulla l'arcione anteriore della sella. Più dif-
gobba del dromedario una coperta ficile invece mantenersi in equilibrio scrivendo a:
per evitare gli sfregamenti della sella, sulla « rahla » o « sellino Tuaregh », Giorgio Intersimone
coperta multicolore di fabbricazione diffuso dal Marocco alla Tripolitania. Lungotevere Melimi, 10
locale che in occasione di parate ve- Questa sella (v. Tav. 4), più leggera, ROMA

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34 storia MODELLISMO
LANCIA 3 Ho: Versioni speciali-1 di Bruno Benvenuti

TVTel numero di marzo-aprile la rivista


Modelli Militari ha pubblicato a fir-
ma di Alberto Pirella un articolo sul-
l'autocarro Lancia 3Ro, uno dei più
diffusi autocarri da trasporto impie-
gati dall'esercito italiano nel corso del-
l'ultima guerra e rimasto in servizio
fino *a qualche anno fa.
L'articolo da alcune notizie generali
ed una descrizione tecnica dell'auto-
mezzo ed è corredato da un disegno in
scala 1 : 70 che potrebbe invogliare
qualche modellista ad intraprenderne
la costruzione. Anche sulla guida Air-
fix n. 12, « Afrika Korps », ci sono al-
cuni consigli per realizzare il modelli-
no del Lancia 3Ro che si traducono
in sostanza in queste brevi note: usa-
te le ruote ed i parafanghi del Mata-
dor, le balestre e gli assali deU'Austin
K6 e tanto, ma tanto, plasticard.
Nella speranza che l'estremo inte-
resse del soggetto spinga i modellisti a
realizzare qualche modello al difuori
dei canoni tradizionali, cercandosi la
documentazione, le misure e quanto al-
tro occorre per ottenere una buona ri-
produzione, approfitto di questa occa-
sione per completare quanto scritto
sulla rivista citata con una elencazio-
ne delle diverse varianti realizzate sul
telaio del Lancia 3Ro, dei veicoli deri-
vati e di alcune utilizzazioni speciali

In alto, schieramento di Lancia 3Ro della PAI, Polizia Africa Italiana. Alcuni hanno un
portapacchi sul tetto della cabina. Qui sopra, un Lancia con cannone da 90/53 attra-
versa un paese danneggiato dalla guerra. A lato, un reparto del Regio Corpo Truppe
Libiche su un Lancia 3Ro, epoca 1940 circa. Notare il fucilone controcarro Solothurn
sulla cabina. A pie' di pagina, traino di un cannone di grosso calibro.

dell'automezzo in modo di dare ulte- possibilità di suddividere il cassone


riori idee a chi si volesse cimentare con tramezzature per evitare che gli
nell'impresa di autocostruirsi un Lan- animali si ferissero reciprocamente
cia 3Ro. scalciando.
Alcuni dei 3Ro della PAI (Polizia
Gli autocarri Africa Italiana) avevano un bagagliaio
(issato sul tetto della cabina, mentre
Oltre ai due diversi tipi di gomma- sul cassone di tutti gli autocarri pote-
tura gli autocarri 3Ro non ebbero va- vano essere montati due serbatoi da
rianti particolari, se si eccettua la ver- 2.000 litri d'acqua ciascuno. Dopo la
sione per trasporto quadrupedi che fine della guerra in Africa (1935-36), al-
aveva le sponde rialzate, i ganci late- cuni dei 3Ro rimasti in servizio nel-
rali per appendere le pedane per il l'Esercito Italiano vennero modificati
carico e lo scarico dotili a n i m a l i e la con In eliminazione dell'avviatore ad

storia MODELLISMO 35
ciale per poter assicurare i riforni-
menti di generi di prima necessità al-
le popolazioni; molti di questi esem-
plari con targa civile furono trasfor-
mati per essere alimentati a gasogeno
a causa delle ristrettezze nella distri-
buzione del carburante, destinato in
prevalenza alle truppe combattenti.
Quanto alla utilizzazione dei 3Ro da
parte di eserciti stranieri, oltre all'im-
piego in quantità da parte dei tede-
schi vanno registrati alcuni sporadici
casi di utilizzazione da parte degli al-
leati, soprattutto gli inglesi, in Africa
Settentrionale.
Grazie alle sue capacità di traino il

inerzia e l'adozione di un motorino di


avviamento elettrico e delle relative
batterie, modifica già realizzata sugli
esemplari civili e su qualche 3Ro invia-
to in Russia.
Dopo F8 settembre 1943 la produzio-
ne degli autocarri pesanti 3Ro presso
gli stabilimenti Lancia venne continua-
ta per conto dei tedeschi, che li distri-
buirono ai loro reparti di stanza in
Italia. Del resto già disponevano di
mezzi confiscati al Regio Esercito do-
po l'armistizio.
Per economizzare sui costi di pro-
duzione e per uniformarsi alle diretti-
ve emesse dal ministro degli armamen-
ti anche sui 3Ro prodotti per la Wher-
macht venne montata la cabina di le-
gno Einheits in sostituzione di quella La singolarità di questa foto non è data
metallica originale. dal bel cane sul cofano dell'autocarro Lan-
cia 3Ro, ma dal contrassegno — un seme
Nello stesso periodo molti autocar- di fiori su fondo bianco — dipinto sul
ri di tipo militare vennero assegnati parafango destro. La fotografia è stata
alle prefetture della Repubblica So- presa in Russia.

In alto, un Lancia 3Ro rimorchia un carro


armato M14 sull'apposito traino. A sini-
stra, dall'alto: trasporto quadrupedi, in
Russia; esemplare mimetizzato in Africa
Settentrionale (notare il tendone). A lato,
un esemplare usato come ambulanza, sem- _ -
pre in Africa. Sopra: esemplare con ser-
batoi per l'acqua.

36 storia MODELLISMO
3Ro non venne impiegato solo per In alto, a sinistra, il prototipo del carro officina realizzato sul Lancia 3Ro; a destra, un
il traino di rimorchi pesanti destinati Lancia 3Ro cisterna per acqua potabile. Notare l'esemplare subito dietro che è armato
al carico di rifornimenti ed a quello con una mitragliatrice Fiat 35, in evidente funzione controaerea. Delle due fotografie
dei carri armati, ma anche al traino a pie' di pagina, quella in alto mostra un esemplare di Lancia 3Ro, in Russia, con
gomme piene (sullo sfondo, un treno merci sovietico con carri armati). L'ultima delle
di pezzi di artiglieria. A proposito del fotografìe della pagina illustra un episodio bellico: un convoglio di autocannoni è stato
trasporto dei carri armati è da nota- sorpreso e distrutto; di particolare interesse il primo autocarro, adibito a portamuni-
re che avveniva a bordo dei normali zioni.
rimorchi di tipo « pesante unificato »
da 6 metri le cui misure permetteva- te tunisino, mentre i problemi di mo- modifiche campali come le cassette per
no di trasportare senza problemi i se- vimento venivano in seguito risolti con munizioni e dotazioni di bordo e le
moventi ed i carri M. Rimorchi spe- l'adozione del telaio dell'autocarro Bre- rastivlliere portataniche; il montaggio
cifici per carri armati vennero studia- da « Dovunque » 51 a tre assi, che ave- del pezzo era attuato in maniera mol-
ti, provati e, come per molte italiche va maggiori possibilità di impiego su to semplice. Si trattava di un norma-
cose, dimonticati. terreno vario ed i cui primi esemplari le pezzo campale a cui erano state
entrarono in azione durante la difesa smontate le ruote e lo scudo ed il cui
Gli autocannoni della Sicilia. affusto era stato assicurato a caval-
Un altro autocannone su telaio Lan- ietti metallici posti sul fondo del cas-
Su un ottimo telaio come quello del cia 3Ro era stato realizzato come misu- sone ed inchiavardati o saldati ai lon-
3Ro venne studiata l'installazione del ra di ripiego durante l'offensiva gheroni del telaio. Mezzi improvvisati
cannone contraereo da 90/53 Ansaldo, italo tedesca del 1941 ed equipaggiò di questi tipo furono realizzati sul cam-
che poteva efficacemente tirare anche le cosiddette « batterie volanti » 'del po in Africa Settentrionale e pertan-
contro bersagli terrestri, mediante il R.E.C.A.M., successivamente assegnate to non' sono ufficialmente codificati.
montaggio di un pezzo con affusto a ad altri reparti.
candeliere su una piattaforma parzial- Si trattava del montaggio di un pez- Gli autospeciali
mente ripiegabile e dotata di bràcci zo da 100/17 sul cassone di un auto-
snodati di appoggio, ancorando tutto carro a cui erano state abbassate le Soltanto due sono gli automezzi spe-
il complesso alla struttura dei longhe- sponde per migliorare il campo di tiro ciali realizzati su telaio 3Ro che sono
roni del telaio. Il mezzo così ottenu- ed a cui erano state apportate alcune documentabili con inoppugnabile evi-
to, con l'ibrida denominazione di Au-
tocannone, era in grado di svolgere un
ottimo lavoro in quanto i bràcci di ap-
poggio gli permettevano di mantenere
una buona stabilità durante il tiro sia
contraereo che controcarro; i limiti
al suo impiego erano nella concezio-
ne, che, avendo sfruttato, secondo prin-
cipii di economia e di velocità di rea-
lizzazione materiali già esistenti, mo-
strava i suoi limiti nella distribuzio-
ne dei pesi, nel limitato spazio per il
munizionamento e nella mancanza del-
la trazione totale, con conseguenti li-
mitazioni operative dettate dal ter-
reno.
Tutto ciò nonostante si fosse tenuto
presente nella costruzione dell'auto-
cannonc il suo previsto impiego in
Africa, come testimoniano le griglie
del-cofano di disegno diverso da quel-
lo degli autocarri, ed i fanali montati
sui parafanghi, collegati ad un impian-
to elettrico autonomo, necessario an-
che per il funzionamento degli appara-
ti della taratura delle spolette del
pezzo.
Per ovviare alla scarsa dotazione di
munizioni vennero approntati alcuni
autocarri 3Ro normali forniti di conte-
nitori metallici sul cassone per le gra-
nate da 90/53; furono impiegati in
coppia con gli autocannoni sul fron-

storia MODELLISMO 37
I civili esemplari finirono militarizzati per esi-
genze belliche.
Contemporaneamente alla versione Molti autocarri civili ricevettero in
militare, caratterizzata dalla sagoma seguito alla requisizione la immatrico-
squadrata che sacrificava all'aspetto lazione militare e prestarono servizio
ed all'efficienza guerresca ogni prete- particolarmente nei Balcani ed in Cor-
sa di eleganza, la Lancia produceva sica a partire dal 1943.
per il mercato civile gli autocarri 3Ro Altri esemplari civili vennero mili-
che venivano carrozzati da diversi sti- tarizzati pur senza ricevere la targa
listi secondo le esigenze e le richieste militare in quanto usati dalle ditte di
degli acquirenti. Le linee generali di trasporti che avevano in appalto l'inol-
questi autocarri anticipavano quelle tro dei rifornimenti per l'esercito dai
dcU'Esatau, un veicolo che ha contras- porti di sbarco dell'Africa settentrio-
segnato la ripresa postbellica dell'au- nale ai reparti di impiego, agendo però
totrasporto civile e che è stato anche sotto la giurisdizione e il diretto con-
adottato dall'esercito italiano. Se ne in- trollo delle autorità militari.
contra ancora qualche esemplare civile Molti dei 3Ro civili, quelli destinati
In alto, una batteria di Lancia 3Ro con e militare; di questi ultimi, ne circola- al traino di rimorchi, avevano la ca-
cannoni da 100/17 si accinge ad aprire il no alcuni che hanno avuto la cabina bina ingrandita per poter ospitare la
fuoco, in Africa Settentrionale. Gli auto- di pilotaggio tagliata e sostituita con
carri sono sprovvisti di cabina rigida, ed cuccetta destinata al riposo degli au-
hanno il parabrezza asportabile. Qui sopra,
una cappottine di tela. tisti.
un autocannone da 90/53. Del 3Ro civile venne anche realizza- Va senz'altro fatto notare che a com-
ta una versione carrozzata ad autobus pletamento della sua versatile utilizza-
destinata ai servizi di linea, alcuni zione l'autocarro 3Ro disponeva anche
denza fotografica anche se non è da della possibilità di montare un verri-
escludere che sul medesimo telaio sia- Una bellissima immagine di un autocan- cello meccanico innestato sulla tra-
no state studiate, anche se mai rea- none Lancia 3Ro, con pezzo scudato da smissione del motore; il verricello era
lizzate, altre versioni. 90/53, in azione. Notare i martinetti che piazzato subito dietro la cabina di pi-
L'autocisterna per acqua con un ser- assicurano saldamente il cassone a terra lotaggio ed il cavo relativo usciva po-
batoio da 5.000 litri fu di comune as- prima che si cominci il fuoco: i soldati steriormente al mezzo attraverso un
stanno ultimandone la messa in posizione. guidacavi fissato alla traversa poste-
segnazione ai reparti operanti soprat- Singolari anche i pochi rami che dovreb-
tutto in Africa Settentrionale; di que- bero evidentemente assicurare un minimo riore del telaio.
sta versione alcuni esemplari soprav- di mascheramento!
vissero alle ostilità e furono in servizio
anche nel dopoguerra.
L'autofficina mobile campale su te-
laio di Lancia 3Ro, rimasta secondo
quanto ci risulta allo stadio di proto-
tipo, era l'adattamento della officina
modello 38 già montata sugli autocar-
ri Lancia Ro sul nuovo telaio del 3Ro.
Va ricordato che tutti gli adattamen-
ti e gli autospeciali 3Ro sfruttavano le
esperienze fatte dalla casa torinese con
analoghe modifiche eseguite su telai di
autocarri medi Ro.

NEL PROSSIMO NUMERO:


LE FOTOGRAFIE DEI LANCIA
3RO:
— CATTURATI
— CIVILI MILITARIZZATI
— DEL DOPOGUERRA

38 storia MODELLISMO
PARLANDO DI BOARDGAMES:

PANZERBLITZ"
II

di Claudio Nardi

Q uesto gioco, secondo me, rappresen-


ta una delle tappe fondamentali
nel pei'iodo compreso tra l'operazione
Zittadelle e l'annientamento del Grup- PANZERBLITZ
del « boardgame », il passaggio dall'in- po di Armate Centro, fuori di questo SCHEDA DESCRITTIVA
fan/ia all'adolescen/.a di questo tipo periodo c'è solo uno scenario che trat-
di simula/ioni. Prima di « Pan/.erblitx. » ta l'investimento di Vya/.ma (1941); nei Periodo: 1943-1944
i « bwardgamc » t r a t t a v a n o quasi esclu- mesi considerati i Russi erano riusci- Teatro Operativo: Fronte
sivamente grandi unità e quindi agi- ti ad acquisire la piena superiorità Orientale
vano su un piano di grande tattica o strategica, ma non avevano ancora
di strategia. Ciò, se da un lato sem- quella superiorità tattica e soprattutto Unità: Plotoni o compagnie
plificava enormemente le regole del di me/./.i che, nell'anno successivo, per- Scala dei tempi: Sei minuti
gioco, d'altro canto rendeva il gioco mise loro di arrivare a Berlino. I pro- per una mossa
stesso meno vivace e meno attraente. blemi che si presentano al giocatore Scala delle mosse: 250 m per
Con « Pan/.erblit/. » si passa ad una sono quindi estremamente sottili ed
altra fase, la fase dei giochi tattici. Le interessanti. esagono
unità non rappresentano più reggimen- Volendo fare uno schema generale Prodotto: da Avalon Mili
ti, divisioni o corpi d'armata; ma sem- del gioco si vede che i Russi operano Anno della prima edizione:
plicemente compagnie, plotoni o addi- con grandi masse di fanterìa, mentre 1970
rittura squadre. Inoltre non si tratta i Tedeschi operano essen/.ialmente fa-
più di un solo gioco, ma di 12 « sce- cendo perno su un'artiglieria eccellen-
nari » differenti, ognuno dei quali, pur te e su cora//.ati usati a massa secon- tipo di armamento; gittata, fattore di
avendo t u t t i lo slesso regolamento, rap- do i dettami di Guderian (almeno in difesa, fattore di movimento più un
presenta un gioco a sé, in quanto gio- campo lattico). Molti scenari sono e simbolo tattico (unità di fanteria o ar-
cato su tabelloni diversi e con u n i t à restano incerti lino a l l ' u l t i m a mossa, tiglieria) o la silhouette (carri, semo-
diverse. Questo, negli u l t i m i giochi, è quando f i n a l m e n t e si può determinare venti, ecc.). (Vedi loto I ) . Gli attac-
un fattore comune, ma quando fu pub- un vincitore o un risultato di parità. chi possono essere condotti in quattro
blicato « Pan/.erblit/ » era una novità Passiamo ora ad una destri/ione, modi: a/ione di fuoco, assalto carri-
assoluta. — necessariamente mollo schematica — sta, attacco ravvicinalo (per unilà di
Il gioco riguarda essenzialmente i della meccanica del gioco. Su ogni pe- fanleria), azione di zone minale. Il mo-
problemi l a t t i c i sul fronte orientale dina sono i n d i c a t i : fattore di attacco, vimenlo dipende dal terreno rappre-
sentalo sull'esagono e dal tipo di unità.
L'efficacia dell'attacco a fuoco, l'a-
/ionc più comune nella dinamica del
gioco, dipende dal tipo di bersaglio e
dal tipo di arma che spara, dalla posi-
y.ione relativa fra bersaglio ed arma e
dalla copertura del bersaglio. In alcu-
ni casi questo attacco non può essere
condolto sen/.a l'aiuto di unilà che
guidino il fuoco sul bersaglio. Dopo
questa a/.ione è normale l'attacco rav-
vicinato della f a n t e r i a , che rappresen-
ta i combattimenti in una y.ona limita-
ta d i r e t t i contro un unico gruppo di
unilà. L'assalto carrista e l'a/.ione di
/one m i n a t e sono eventualità estrema-
mente l'are, provocate soprattutto dal-
la necessità per un giocatore di rischia-
re in una certa fase del gioco per rica-
varne vantaggi successivi.
I r i s u l t a t i dei vari combattimenti si
ottengono con un lancio di dado e con
una tabella che, in fun/.ione del risul-
tato del lancio del dado e del rappor-
to fra la tor/a di attacco e la difesa
può dare uno elei seguenti r i s u l t a t i :
n u l l a di tatto, u n i t à resa incapace di
muovere o combattere, u n i l à gravemen-
Alcune unità di « Panzerblìtz ••: dall ulto e da sinistra: veicoli distrutti. Campo minato, te incapacitata, unità distrutta. I l ter-
Batteria russa di obici da 122 min, Batteria anticarro russa con cannoni da 76,2 mm. reno ed il lipo attacco modificano la
Plotone fucilieri tedesco. Batteria tedesca su obici da 15 cm, Batteria anticarro tedesca tabella, aggiungendo o sottraendo al
su cannoni da 7,5 cm. Batterìa anticarro tedesca su cannoni da 8,8 cm, Compagnia
assaltatori russa. Compagnia fucilieri russa. Compagnia fucilieri della guardia russa, lancio effettivo del dado.
Compagnia di cavalleria russa. Plotone di Pz Kw IV, Plotone di « Panther », Batteria Vediamo ora un esempio di gioco,
di " Jagdpanther ". Batteria di •• Wespe ». Compagnia di T 34 modello 1942, Compagnia come è indicato nella foto 2. Il « Pan-
di T 34 modello 1943, Compagnia di SU 152. Compagnia di JSU 122. Ihcr » tedesco (16 fattori di attacco) a

storia MODELLISMO 39
ché i due plotoni sono allo stesso livel-
lo dell'unità da ricognizione), ridotto
a 1:1. Il lancio del dado è « 3 » , ridot-
to a « 1 » poiché si trattava di attac-
co ravvicinato, riportato a « 2 », poi-
ché l'unità attaccata era nel bosco. Il
risultato è che nella mossa successi-
va l'unità da ricognizione non può né
muovere né combattere.
Il principale difetto del giocò è che
alcuni scenari sono notevolmente squi-
librati, cioè un giocatore può raggiun-
gere le sue condizioni di vittoria mol-
to più difficilmente dell'altro. Altro di-
fetto è il fatto che talvolta il gioco
ristagna in una schermaglia nei boschi,
con le unità che non osano mostrarsi
all'aperto nel timore del fuoco nemi-
co, generalmente micidiale.
La meccanica del gioco, pur essendo
estremamente lineare, non è molto
semplice, quindi non è un gioco con-
sigliabile per chi non abbia ancora
una sia pur minima dimestichezza con
i « board » ed i « counters ». Ritengo
tuttavia clic un giocatore di medio li-
vello dovrebbe assolutamente avere
// caratteristica campo di battaglia di questo - boardgame », con caselle esagonali. Nel « Panzerblitz » fra i suoi giochi.
corpo dell'artìcolo è descritto questo esempio di gioco, che mostra l'attacco di carri Le varianti di « Panzerblitz » sono
tedeschi ad una compagnia di ricognizione russa. state moltissime; nel libretto illustra-
tivo stesso sono indicate le istruzioni
per crearne di personali. Su « The Ge-
neral » (la rivista della Avalon Hill) so-
livello di campagna attacca una com- vata). Il rapporto è 4:4; cioè 1:1. Il no comparsi altri dodici scenari che
pagnia da ricognizione russa (4 fatto- lancio del dado da al tedesco « 3 », che coprono il periodo fino all'occupazione
ri di difesa) che si trova in un esa- viene aumentato a « 4 » per la presen- degli Stati Baltici. Infine, consideran-
gono collina + bosco. Il fattore di at- za del bosco. Il risultato è nullo. Suc- do la natura del gioco, si può consi-
tacco del « Panthcr » è ridotto a 8 (in cessivamente i due plotoni di fante- gliare ai club che effettuano campa-
quanto spara su unità di fanteria con ria tedesca che hanno diretto il fuo- gne di utilizzarlo per la risoluzione de-
un'arma per uso anticarro) e nuova- co del « Panther » attaccano l'unità da gli scontri tattici che possono avveni-
mente dimezzato a 4 (in quanto spara ricognizione con un assalto ravvicina- re dopo la simulazione strategica.
su un bersaglio in posizione più ele- to; il rapporto delle forze è 6:4 (poi-

UN AUTOMODELLO DI GRANDE PRESTIGIO pur se coadiuvati da un buon libretto


di istruzioni, i 1054 elementi che com-
pongono la vettura, presentano delle

la Citrati! "TRACTION" difficoltà non indifferenti.


La plastica utilizzata, in colori di-
versi per meglio identificare le sezio-
ni nelle quali viene suddivisa la vet-
tura stessa, si presenta ben lavorabi-
di Antonio D'Ottavi le, i singoli pezzi non conoscono sba-
vature e l'eccellenza del minimo par-
ticolare, rende il lavoro di assemblag-
A bbiamo avuto l'opportunità, pur se tura da un intero fascicolo di 28 pa- gio vieppiù interessante — si è tenta-
con un cospicuo ritardo, di esami- gine nel formato di cm 31 x42! ti inverosimilmente a vedere il mo-
nare nel dettaglio uno degli ultimi mo- I pezzi, suddivisi in diverse buste dello finito... ed è un errore!
delli della nota casa Heller: la famo- contengono ciascuna gli elementi ne- Il completamento della vettura^ coro-
sa Citroen Traction Avant, che il no- cessari alla esecuzione di un determi- na un lavoro in cui la pazienza è l'ele-
stro PanzerS ha già avuto modo di nato particolare. mento determinante, e l'effetto finale
farvi conoscere nella sua veste mili- La riproduzione delle singole parti è ottimo( se non portentoso).
tarizzata (n. A8, pag. 22). è pressoché perfetta — ma esiste la Un modello qualitativamente supe-
La scatola si presenta: imponente, perfezione? — ed il tutto, come del riore, riteniamo che debba ancora es-
e già fa intravedere quale sarà il con- resto ampiamente dimostrato nelle sere immesso sul mercato.
tenuto; il disegno, che occupa l'intero scale minori, rientra nella tendenza L'unico neo, che porterà la Cabrette
coperchio della scatola, non si può cer- perfezionistica della Heller, anche se a non essere ampiamente diffusa co-
to dire affascinante, ma lo si può con- su qualche modello abbiamo riscon- me invece meriterebbe, è il suo prez-
siderare aderente alla politica di ven- trato delle grossolane inesattezze. zo di vendita, abbastanza elevato da
dita adottato dajla Heller. Non ci sentiamo di consigliare la Ci- spaventare i più giovani.
L'esecuzione del modello è facilitata troen a coloro che non hanno suffi-
non da un foglio istruzioni, ma addirit- ciente pratica di montaggi, in quanto

40 storia MODELLISMO
Confronto con i lettori
STORIA MODELLISMO RINGRAZIA si o anni di lavoro per una risposta. Non coraggiano; se volete, tuttavia, amici let-
scherzo; un giovane appassionato mi ha tori, che Storia Modellismo sia sempre più
¥n una lettera che « non è per la pubbli- chiesto di comunicargli tutti i colori, le viva, interessante e bella, aiutateci a dif-
cazione », come ha precisato l'autore (si- insegne e numeri distintivi di tutti i re- fonderla, propagandatela fra i vostri amici,
gnor P.R. di Bolzano: posso indicare le parti di Cr-42 che hanno operato con la abbonate. Insomma, dateci un altro segno
iniziali, vero?), mi viene chiesto: « A chi Regia Aeronautica; un altro vuole i colo- tangibile della vostra approvazione. E con
dobbiamo la capacità di realizzare ogni me- ri, interni ed esterni, di tutti gli aeroplani questo, permettetemi di inviarvi i migliori
se un numero pieno di notizie interessanti, che hanno volato con l'Aeronautica Mili- auguri per il 1978 a nome di tutta la re-
di notizie, di fotografie, di disegni, di spun- tare Italiana nel dopoguerra; un terzo an- dazione.
ti di grandissimo interesse per i model- cora vuole conoscere l'elenco di tutti i // Direttore
listi? ». carri armati americani, loro armamento e
La domanda non è peregrina, e merita colori. Beh, non è mica tanto semplice pre-
una risposta pubblica, anche se il signor I « TRUCCHI DEL MESTIERE »
parare queste risposte... Oltretutto richie-
P.R. avrà la risposta privata che chiede, derebbero parecchie pagine di Storia Mo- Ti/I i occupo di mezzi militari e di solda-
per questo e tanti altri quesiti. La rispo- dellismo. Ora, se da un lato queste let- tini, e non essendo ancora molto esper-
sta è: molti sono impegnati in questa rivi- tere ci fanno piacere, dall'altro ci spaven- to ed in possesso dei « trucchi del mestie-
sta, molti modellisti, esperti e giornalisti di tano, e colgo l'occasione della risposta al re », avrei tre domande da jare.
valore. Basta dare un'occhiata alla pubbli- signor P.R. per pregare tutti i lettori di La prima riguarda quei soldatini del-
cistica tecnica italiana per ritrovare nume- limitare i loro quesiti allo stretto indispen- l'Airfix in scala 00/HO e anche tutti quelli
rosi nomi dei collaboratori di Storia Mo- sabile. che sono fatti di questo tipo di plastica
dellismo. La cosa più simpatica è che Infine, il signor P.R. mi ha chiesto: « Mi- « morbida ».
quando sono stati interpellati, hanno tro- gliorerete ancora la rivista? ». La risposta Il mio problema sta nel fatto che dopo
viene data su questo stesso numero, ma ag- averli dipinti si scrostano nelle parti più
giungo: il nostro impegno è continuo, e fini come: le gambe dei cavalli, le ruote
ringraziarne coloro che ci seguono e ci in- dei cannoni, spade, mitragliatrici, lance ec-

I VOSTRI MODELLI

/ modelli pubblicati in questa pagina ed in


quella seguente, sono costruiti dal signor
Luciano Cavenago.
vaio interessante collaborare ad un giorna-
le di modellismo. Ogni numero nasce dal-
lo scambio di idee tra la redazione e que-
sti collaboratori, ognuno porta un contri-
buto notevole, avvalorato poi dalle speci-
fiche competenze degli editori. Insomma,
Storia Modellismo è un grosso lavoro col-
lettivo, che si allarga a macchia 'd'olio e
coinvolge sempre più gente. E' un fatto
positivo.
La seconda domanda che mi fa il si-
gnor P.R. e che ritengo degna di una ri-
sposta anch'essa pubblica, è la seguente:
« Scrivono molti lettori alla sua rivista?
T 'immagine che presentiamo è tratta da un diorama costruito dal modellista
cosa chiedono? e avete la pazienza di ri- Fabrizio Orsi, socio dell'Associazione Modellisti Reggiani, abitante in viale
spondere a tutti, privatamente o sulle co- Timavo 36, Reggio Emilia. Il diorama intende ricostruire un episodio della bat-
lonne del giornale? ». taglia del Lago Peipus, in Russia, dove il 5 aprile 1242 si scontrò l'esercito
Bene, le lettere che arrivano sono centi- russo guidato da Alessandro Nevskji, duca di Novgorod, con i Cavalieri Teutoni.
naia ed a tutte cerchiamo di rispondere Costoro appartenevano all'Ordine dei cavalieri « Portaspada », ed avevano già
al più presto. A questo proposito i lettori conquistato la Livonia e l'Estonia, trattandone assai barbaramente le popolazioni.
che non hanno ancora ricevuto risposta Al termine di una dura campagna, Alessandro Nevskji affrontò i teutoni al Lago
non si spazientiscano: verrà anche il loro Peipus e li sconfisse facendoli scomparire tra i ghiacci del lago stesso. Il famoso
regista Eisenstein immortalò questo episodio nel film prodotto nell'URSS « Ales-
turno. Ma accade anche questo: che i let- sandro Nevskji ». La figurina del diorama rappresenta un arcere russo, ed appar-
tori pongano qucsiti terribili, complessi, che tiene alla serie delle Miniature Figurines.
richiederebbero giorni, talvolta anche me-

storia MODELLISMO 41
di ferro, minuscole gocce di colla lunga tore Enrico Campo, nell'articolo sul carro
il tratto bullonato, lasciandole seccare be- armato Chi-Ha « Shinoto »: che è impen-
ne. Se il modello è in scala grande, per sabile che veicoli o aeroplani verniciati in
esempio 1:9, le capocchie di spillo posso- giorni diversi, parliamo di veicoli e aeropla-
no permettere di dare una soluzione per- ni autentici, in località diverse, con tempe-
fetta al problema. rature molto variabili, possano presentare
Per l'ultimo quesito, abbiamo già pub- sempre e dovunque le medesime tonalità.
blicato una risposta sul n. A9, pag. 41. ' Invito quindi l'amico Parretta a non farsi
contagiare da una eccessiva smania perfe-
HUMBROL O MO-LAK? zionistica che, oltre a creargli grattacapi
"*/"/ prego di risolvermi i seguenti dubbi inutili, potrebbe perfino portarlo a risul-
(rimasti tali nonostante la consultazio- tati opposti a quelli desiderati.
ne di foto e disegni a colori reperiti su Ciò premesso entro nel vivo delle rispo-
varie pubblicazioni): ste.
I) a quali colori della Humbrol e del- 1. Velivoli dell'US Navy, 11 guerra mon-
la MO-LAK corrisponde la colorazione dei diale. L'intermediate blue HU 5 della Hum-
velivoli della U.S. Navy durante l'ultimo brol corrisponde grosso modo al LU 5 del-
conflitto mondiale (io avevo usato, della la Mo-Lak. Per le superfici laterali non
Humbrol. l'intermediale blue HU5 per le sono d'accordo sul P.R.U. HX 3 della Hum-
Nella foto, un particolare del diorama pub-
blicato in questa stessa pagina. superfici superiori, il P.R.U. blue HX3, con brol che è sostanzialmente una tinta per
su una mano di vernice opaca, per le su- aeroplani inglesi e non americani; molti
perfici laterali e il light grey HNì per esperti modellisti sostengono peraltro che
celerà. Ciò mi accade senza che li urli o quelle inferiori)? anche il P.R.U. HX 3 vada corretto, sem-
tocchi minimamente. Le vernici che uso 2) il « verde oliva caldo neutro opa- pre quando usato per gli aerei inglesi. Co-
sono quelle per modellismo, Humbrol e Mo- co » dei bombardieri dell'USAAF della II me vede, i pareri sono molto discordi. Per
Lak. Mi potrebbe spiegare la causa di que-
sto inconveniente e gli eventuali rimedi?
La seconda domanda riguarda l'autoblin-
data Ansaldo-Lancia IZ che mi volevo au-
tocostruire con plasticard e legno, ma mi
sono trovato subito in difficoltà con la
bullonatura: potreste indicarmi come si può
riprodurre la bullonatura?
Infine' vorrei conoscere qualche pubbli-
cazione, e possibilmente anche il prezzo, che
parli dei mezzi corazzati per impieghi spe-
ciali come Io Sherman Crab ed il Centaur
Tankdozer, e che abbiano schemi e foto-
grafie che rendano possibile la realizzazio-
ne dei modelli.
Andrea Cerquiglini
Via Aurelio 429
ROMA

Le cause dell'inconveniente lamentato


possono essere molteplici, e vanno dalla guerra mondiale può essere il Prendi ar- Uno dei finissimi diorami costruiti da L.
difettosa applicazione della tinteggiatura al- tillery green MC2Ì della Humbrol, visto Cavenago.
la mancata adozione di particolari precau- che l'olive drab 41 HU2 della stessa mar-
zioni durante la lavorazione. Dunque: pri- ca è troppo scuro, o c'è qualche colore, tagliare la testa al toro (guardi che i vari
ma di cominciare a passare il colore, ac- anche della MO-LAK che sia più aderente blue dei velivoli dell'US Navy nella II
certarsi che i soldatini siano esenti da alla realtà? guerra mondiale sono tra i colori più diffi-
macchie di grasso, impronte delle dita, ec- Osvaìdo Parretta cili a realizzarsi), le suggerisco di provare
cetera. Taluni consigliano di sgrassare co- Via Galilei, 23 gli Humbrol HU 4 (blu opaco) e HB 9
munque ogni pezzo in plastica prima della 81100 Casetta (blu lucido), eventualmente opacizzando
vernice, lavandolo in acqua tepida nella quest'ultimo, oppure i corrispondenti co-
quale sia stata disciolta pochissima polvere Risponde Luca Valerio lori Mo-Lak LU 4 e LU 5. Oggi si reperi-
detersiva, per esempio la comunissima Kop. II discorso sulle vernici è sempre delica- scono anche i Pactra, che in questa gam-
Asciugati perfettamente i soldati, si eviti di to: le varie tonalità non possono, e non ma hanno due tonalità piuttosto buone, la
toccarli con le mani, e si usino soltanto debbono, essere definite in senso assoluto, 1U 91 e la 1U 90. Per il grigio scarti sen-
pinzette da modellista oppure mollette da e le indicazioni relative vanno sempre con- z'altro l'Humbrol HN 1, che è colore di
bucato, di legno, per tenerli fermi; per siderate come un orientamento di massi- navi optando per l'HI 5, che è il colore
esempio, con le mollette si può tenere sal- ma. Infatti il tipo di plastica ed il suo co- grigio cielo degli aerei italiani, opacizzato.
damente il piedistallo degli Airfix HO/00 lore, la diluizione della tinta, il mezzo im- In questo mi trovo pienamente d'accordo
e quindi lavorare muovendo la molletta. In- piegato per applicarla (pennello o aeropen- con Carlo d'Agostino e Piero Tonrìzo (Gui-
fine che la vernice sia sempre freschissima na o bomboletta spray), tutto ciò può dare da al plastimodellismo, edizioni Castello,
e applicata in quantità minima, stendendo- risultati diversi da modellista a modellista, Milano 1976).
la bene sulla superfìcie da verniciare. anche usando, appunto, lo stesso barattoli- 2. L'MC 21 della Humbrol è un colore,
C'è chi preferisce coprire tutto il solda- nò di vernice. Quindi il primo consiglio a quanto mi risulta, per divise di soldati
to con una superfìcie di vernice chiara pri- che mi sento di dare al nostro lettore è dell'artiglieria francese, e non per veicoli
ma di dipingerlo, magari data con l'aero- quello di verificare innanzitutto la precisa né tantomeno per aeroplani. Se non vuole
penna. Non è necessario, e comunque inu- tonalità della tinta di cui dispone, possi- usare l'Humbrol HU 2 (ex olive drab 41)
tile sugli HO/00; oltretutto aumenterebbe bilmente facendo una prova su un pezzet- le suggerisco il corrispondente LU 2 della
troppo gli spessori delle parti più piccole to di plastica strappato dall'« albero » del Mo-Lak, o addirittura — se dato con l'ae-
e delle armi. suo kit. ropenna o comunque diluito e in più ma-
Il sistema più semplice di riprodurre i Resta sempre inteso, però, quanto dice- ni — il fondamentale 5 M sempre della
bulloni è quello di depositare, con un fil va nel numero scorso il nostro collabora- Mo-Lak. •

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