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ISTITUTO ITALIANO
PER LA STORIA ANTICA
FASCICOLO QUARTO
SILVIO ACCAME
A NG E L O SI G N O R E LL I
EDIToRE – ROMA – 1946
Nella stessa serie:
già pubblicati:
in corso di pubblicazione:
MANNI EUGENIO - Per la storia dei Municipii fino alle
guerre sociali.
BARBIERI GUIDO - L'albo senatorio dai Severi a Diocleziano.
560376
D e 2 5O
-A
,
A R T I G R A FI c H E AL D o C H I o C A – T I V O LI – l 9 4 5
P R E FAZIO N E
S. A.
S O MIM A RIO
PARTE I.
PAG.
PARTE II.
PAG.
I X. Peloponneso 124
I.
(2) Le relazioni fra Roma e la Lega Achea in « Studi storici per l'antichità
classica », II, Pisa, 1909, p. 344 segg. La Grecia provincia, ibid., III, Pisa 1910,
p. 423 segg.
(3) A History of Rome, New York 1924, p. 163 seg. Roman Imperialism,
New York 1929, p. 228.
(4) In T. FRANK, An economic Survey of Ancient Rome, IV, Baltimore
1938, p. 309 seg.
(5) La condizione giuridica della Grecia dopo la distruzione di Corinto nel
146 a. Cr., in « Riv. di Filol. », XLV (1917), p. 402 segg.
(6) P. 422. - - -
e cioè l'epigrafe cretese con l'arbitrato dei Magneti fra gli Itani
e gli Ierapitni (1), spetta al 112 o al 111 av. Cr. (2) e non al 139
come si credeva ; si tratta dunque di un governatore della Mace
donia che va ricercato fra gli anni 146/5 e 112/1 av. Cr. La ricerca
è facilitata dal trovarsi il nostro documento in stretta relazione,
e meraviglia che ciò non sia stato messo nel dovuto risalto, con
quegli altri documenti giunti in buon numero intorno alla que
stione fra i tecniti di Atene e gli istmici (3).
In un primo tempo siffatta questione è portata dinanzi al
senato romano che regola con un suo senatoconsulto i rapporti
fra l'associazione ateniese e quella dell'Istmo, fissando come luogo
di riunione per la comune assemblea Tebe e Argo. In un secondo
tempo nel primo semestre dell'anno attico 118/7 i tecniti ate
niesi presentano accuse contro l'associazione dell'Istmo al
governatore di Macedonia Cn. Cornelio Sisenna e non ricorrono
ora direttamente al senato romano nella speranza di procedere
per la via più breve. Difatti dietro l'ordine del proconsole l'asso
ciazione dell'Istmo invia a Pella quattro delegati. Costoro si
accordano coi tecniti di Atene, accettando l'ammenda di 10 ta
lenti e sconfessano in qualche modo i loro mandatari. I quali
peraltro non riconoscono le deliberazioni dei loro rappresentanti ;
e si determina una scissione per cui una parte dell'associazione
dell'Istmo si raccoglie in assemblea plenaria in Sicione, un'altra
parte rimane a Tebe appoggiata dai tecniti ateniesi. Questi tec
niti di Tebe, inviati ambasciatori a Roma, ne ottengono un nuovo
senatoconsulto che non fa se non confermare il precedente onde
risultano irregolari le assemblee di Sicione. Quindi nel 112 av. Cr.
i tecniti dell'Istmo e gli Ateniesi si appellano di nuovo a Roma,
e la deliberazione del senato è favorevole ai tecniti d'Atene.
Questo senatoconsulto con le querele degli Ateniesi e dei tecniti
dell'Istmo ci è pervenuto intero (4), e proprio esso illumina il
preciso momento storico in cui va collocata la nostra epigrafe.
(1) Cfr. L. Ro BERT in « Bull. de Corr. Hell. », LIX (1935), p. 196 segg.
(2) PoLAND in PAULY-WIssowA, « Real Encycl. », V A, col. 2507.
(3) HoLLEAUX, X.7po i goc 3rto roz, p. 1, n. 2.
6 LL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) OvID., Trist. II 197: Hactenus Eurini pars est Romana sinistri,
199 seg.: haec est Ausonio sub iure novissima virque haeret in imperii margine
terra fuit. Cfr. A. STEIN, Die Legaten von Moesien, Diss. Pannonicae Ser. I,
fasc. 11, Budapest 1940, p. 17; v. anche LARSEN, op. cit., p. 427, n. 11.
(2) Anche il territorio dell'etnarca della Giudea, Archelao, viene ag
giunto alla provincia di Siria come rpo 9 i ric X gtx: secondo l'espres
sione di Flavio Giuseppe (ant. XVIII 1,2); cfr. GRoAG, in PAULY-WIssowA
« Real-Encycl.», IV A, col. 838.
(3) Inschr. von Olympia 325.
(4) Per questo, come del resto per qualsiasi altra conclusione intorno allo
scioglimento delle leghe, ai tributi ecc. si rese necessario il minuto esame delle
fonti letterarie ed epigrafiche quale nei punti essenziali è riferito dalla seconda
parte di questo lavoro e che va tenuto sempre dinanzi per valutare la fonda
tezza delle asserzioni del presente capitolo.
(5) VII, 16, 10.
(6) VII, 16, 9.
8 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) In Verrem actio secunda, I, 21, 55. A questa parte della Grecia che ha
combattuto contro Roma si riferiscono le espressioni di Pol Y B. XXXVIII,
3, ll (BitTNER-Wo BsT): eig zxz tó).zt: rôte zzpzòé2 xvzo 542òoog zzi te, éze;
è9exo...., di I Macc. 8, 10 : xxi poevöusoazv xòzoò: zxi zxzzxp3 a zy ziz Yig
xòròv vai zx9eixov rx è xopoux: x xòrdov zxi zxzeòoo) coszvzo xòroò: éco: ri: fuéozz
txörg, di Dio D. XXXIII 26, 2: xxi zò a vo) o ziiv è? eo9epixv xxi ziiv rapprotav
3ro02) 6vrea, di STRAB. VIII 584: xòri, 8è (Kógv9oc) xxzéaxxrzo brò Aeozio,
Mougiou, zxi z3).7.x ué/pt Mzzeòovtz: brò 'Pouxio.c è révoyzo, di TAC. ann. XIV
21 : et possessa Achaia Asiague ludos curatius editos, quantunque di fatto
alcune di queste espressioni possano indicare la generalizzazione a tutta la
Grecia di quelle condizioni proprie soltanto di una parte della Grecia o la
proiezione nel 146/5 di uno stato esistente al tempo dello scrittore. Esse a ogni
modo oggi vanno interpretate alla luce della nuova epigrafe di Tebe stu
diata nel testo.
(2) Cfr. anche A. H. M. JoNEs, Civitates liberae et immunes, in « Anato
lian Studies presented to W. H. Buckler », Manchester 1939, p. 108.
L'ORDINAMENTO DELLA GRECIA DOPO IL 146 9
(1) P. 42 segg.
(2) Cim. 2.
(3) Syll.º 684.
10 - IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) Nulla si può ricavare dalla frase del senatoconsulto intorno agli
Stratonicesi riportato nella lettera che nell'81 av. Cr. Silla invia a quel popolo
(Or. Gr. inscr. sel. n. 441 l. 7): o vz: i ro e 3 ei 'Aaiz, rhy e E).738a
è[rapy:iz: 3.7]zz-ézoo , perché il supplemento non è sicuro, e si accenna ai
magistrati che hanno potere in Grecia senza però voler dire necessariamente
che la Grecia è una provincia a sé, ma parlando di Grecia in quanto in Grecia
(e non in Macedonia) erano, come in Asia, oppida o loca attribuiti agli Strato
nicesi.
(2) A Megalopoli IG. V 2, n. 439, 441, 443, 445 ; Feneo IG. V 1 n. 30
(erratamente W. D. DINsMooR, The archons of Athens in the hellenistic Age,
Cambridge Mass. 1931, p. 236 la dice di Sparta); Orcomeno IG. V 2, n. 354 ;
Mantinea IG. V 2, n. 265, 266.
(3) In Argo IG. IV 558 (v. p. 160); Epidauro IG. IV2 63, 66.
(4) In Andania IG. V, 1, n. 1390 = Syll.º, 736 ; Corone IG. V, 1, n. 1392.
(5) IG VII 190. A. WILHELM in « Oesterr. Jahresh. » X (1907), p. 17 segg.
(6) Le varie ipotesi alternantisi sono passate in rassegna nel modo più
completo da W. B. DINs MooR, The archons of Athens in the hellenistic Age,
Cambridge Mass. 1931, p. 234 segg. al quale rimando per l'ampia bibliografia
in proposito, del resto tutta superata dopo le recenti scoperte.
(7) IG. IV2 66.
(8) P. FoUCART, Les campagnes de M. Antonius Creticus, in « Journal
des Savants », 1906, p. 577 seg.
(9) A. WILHELM, Beiträge, p. 112-114.
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12 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) M. N. ToD, The Macedonian Era, in «The Annual of the British School
at Athens » No. XXIII (1918-1919), p. 209 segg. Invano alcuni critici si sono
sforzati di modificare la data di codesta iscrizione la quale corrisponde perfet
tamente ad altre datate nello stesso modo o in modo simile onde l'imperatore
Claudio risulta consul designatus per la quarta volta mentre riveste la tribu
nicia potestas per la quarta volta CIL. V 3326, 5050 (MoMMsEN, Röm. Staats
recht, Iº, p. 587). Ma su tutte le questioni attinenti tale epigrafe vedi l'arti
colo citato del Top.
(2) ToD, art. cit., p. 207.
(3) W. M. RAMSAY, The historical Geography of Asia Minor, London 1890,
p. 44l seg. ; WADDINGTON-BA BELON-REINACH, Recueil général des monnaies
grecques d'Asie Mineure, I, Paris 1904, p. 44. Propriamente per Amiso l'era
aziaca viene supposta dal RAMSAY. Invero, in un'epigrafe pubblicata in «Bull.
Corr. Hell. » XVIII (1894), p. 217, la datazione di Amiso comincia dall'anno
della libertà (tic è) e 99ecio c), ma codesta liberazione di Amiso ha avuto
luogo con ogni probabilità ad opera di Cesare Ottaviano dopo la battaglia
d'Azio (STRA B. 547) di guisa che è molto probabile che da Azio si iniziasse
la nuova era ; v. anche HEAD, Hist. num.º, Oxford 1911, p. 497.
(4) V. KoLBE, Studien zur att. Chronologie der Kaiserzeit, in «Ath. Mitt. »
XXXXVI (1921), p. 115 seg.
(5) B. D. MERITT, Corinth, vol. VIII, p. 1 Greek Inscriptions, Cambridge
Mass. 1931, p. 16 n. 14; G. KLAFFENBACH in « Deutsche Literaturzeitung»,
1932, col. 1693.
(6) KLAFFENBACH, l. cit.
L'oRDINAMENTO DELLA GRECIA DoPo IL 146 13
(1) Va escluso che qui si tratti di semplice caso sia perché le iscrizioni
datate dall'era achea sono relativamente numerose (17) sia perché l'epigrafia
di Atene, ad esempio, è assai ricca. Su Argo v. p. 158 segg.
(2) P. 164.
(3) DINsMooR, op. cit., p. 414 segg.
L'ORDINAMENTO DELLA GRECIA DOPO IL 146 15
bertà e l'amicizia con Roma che già possedeva, e libere sono le città
della lega dei Lacedemoni costituita allora le quali peraltro eb
bero un ordinamento interno a base timocratica (1).
Nella Grecia continentale la Tessaglia dopo il 146 mantenne
la situazione di prima e le città della lega tessalica erano liberae
et amicae di Roma, vale a dire lo statuto di Flaminino perdurava
immutato (2); tuttavia col 146/5, almeno nell'Acaia Ftiotide,
si passa dai tre arconti ai tre tagi e in Lamia da cinque tagi a
tre (3). Indipendenti rispetto alla Macedonia sono la lega dei
Magneti, quella dei Perrebi e l'altra degli Eniani (4); del 94 av.
Cr. è il trattato di alleanza fra Roma e Tirreo dell'Acarnania
giuntoci mutilo (5) e le città della lega acarnana al pari di quelle
della lega tessalica sono liberae et amicae di Roma (6). Pertanto,
anche se non di tutti i popoli, che si astennero dalla guerra achea,
i testi riescono egualmente probanti, bisogna tener per fermo che
con tutti quei popoli Roma assunse un identico atteggiamento ;
e la divisione della Grecia dopo il 146 in due parti, l'una collegata
con la provincia di Macedonia, l'altra indipendente da essa, ol
treché nell'esame delle scarse notizie letterarie ed epigrafiche,
trova ora la testimonianza più valida, e questo è quanto qui conta,
nell'esplicita dichiarazione di un documento.
si può cogliere anche nella nota epigrafe di Tebe, che è una let
tera di un governatore di Macedonia al sodalizio è: 'Io ºuoi
xxi Neuéxg. Con questa lettera il governatore concede ai mem
bri di quel sodalizio, si vide, alle loro mogli e ai figli minorenni
di essere tovt&txa tv &) entoup) froog e 3vettato 9 geotoog xxi &te) eig xxì
3 veto pòpoug tāo ſg eio pop3.c. In vero si spiegò 3te) eig come se si
trattasse di un'immunitº da ordinarie prestazioni militari ter
restri e navali (1), ma si ignora se tali prestazioni ordinarie
esistessero per la Grecia ; del resto si richiederebbe un'espres
sione più chiara e precisa (2). Il senso ovvio di dite) eig, posto
accanto all'immunità da ogni tributo straordinario, a quella da
liturgie e dal dovere di acquartieramento (3), immunità tutte
che possono ben riguardare non solo uomini, ma donne e bambini,
si riporta al tributo regolare.
Qui tale tributo è propriamente la tassa regolare che ogni
cittadino pagava alla sua città, ma se questa tassa regolare non
fosse in relazione col tributo da versarsi a Roma, l'intervento del
governatore riuscirebbe poco spiegabile. Si tratterebbe infatti
di una questione del tutto interna, che il governatore avrebbe
lasciato sbrigare ad ogni polis come meglio le piacesse. Invece
l'intervento del governatore ben si comprende qualora si ammetta
l'esistenza dello stipendium perché questo era riscosso, si vedrà,
globalmente da ogni singola polis e ad esso ogni polis provvedeva
col ricavo delle tasse sui cittadini; cioè i partecipanti al sodalizio
bacchico sono esenti da ogni contribuzione sia verso le loro città
sia verso i Romani. Del pari il dovere di acquartieramento,
(1) IG. VII 2486. PolAND, Gesch. des griech. Vereinsur. p. 134 nota, e
in PAULY-WIssowA, « Real-Encycl. », V A, col. 2503 segg.
(2) VIII 366.
(3) Sul concetto di libertas H. KLoEsEL, Libertas, In. Diss. Breslau, 1935,
specie p. 6 segg., 86 segg.
(4) P. 25 e n. 4.
(5) XLV 29, 4.
(6) XXV 28, 3: cum haud ferme discreparet quin quae ubique regum fuissent
Romanorum essent, Siculis cetera cum libertate ac legibus suis servarentur.
Cfr. XXIV 33, 6. XXV, 23, 4. 31, 5. 40, 1.
(7) Marcell. 23, 10 : thv è? eo9eptxv, ?). 3 réòoxev xòroiz xxi rob; vóuoog xxi
zov z: qux roov 3, teotóvrx 3é3xtx expéaxev i GorzXmroz.
LO SCIOGLIMENTO DELLE LEGHE E IL TRIBUTO 21
libertà. Questa sta qui, come per le città della Macedonia, soprat
tutto in contrapposto all'anteriore dominio del re, ma tale signi
ficato poi si generalizza e si estende a poleis, quali le greche dopo
il 146, che propriamente i Romani non liberarono da alcun mo
narca. Del resto già nell'epoca classica i due concetti di éXeo9epto.
e di xòtovouto, se si completavano reciprocamente per indicare
la piena sovranità, riferendosi l' éXeo9epix alla sovranità nel di
ritto internazionale, l' obtovouto alla sovranità nel diritto
costituzionale (1), a poco a poco durante il IV secolo si av
vicinarono e si fusero (2) di guisa che più tardi l'ottovouto.
espresse anche la piena sovranità (3); rimase a ogni modo fonda
mento dell'eleutheria la libertà da tributo. Ma la diversa tem
perie storica delle grandi monarchie ellenistiche e poi del dominio
romano in Oriente ha accelerato quel processo di fusione, già in
atto, fra il concetto di eleutheria e quello di autonomia, e il primo
si identificò in concreto col secondo di modo che in massima di
rado si poté parlare per singole poleis di libertà effettiva nel
diritto internazionale, dipendendo esse più o meno larvatamente
dalla politica dello Stato maggiore più vicino ; e lo stesso con
cetto di autonomia di fatto fu limitato: così dopo la pace che
chiuse la guerra antiochena (188 av. Cr.) le città greche di cui
non fu riaffermata la libertà, erano autonome rispetto al potere
centrale degli Attalidi (4), ma trovavano limitazioni alla loro auto
nomia nelle influenze della sovranità centrale del re. E dissol
vendosi il genuino concetto di eleutheria e di autonomia, si scalzò
anche quello che era il fondamento primo della libertà pel sen
timento greco dell'età classica, e liberi poterono considerarsi
dai Romani coloro che, conservando le loro città, i loro campi
e le loro leggi e creando annui magistrati, pagavano un tributo,
come testimoniano i luoghi di Livio (5).
3.
22 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(5) Syll.º 593, l. 13 segg. : 5oo svto uì, xexoutouivo: etolv röv è ttg2) A&vtov
xòroig, è3v u5c Stò4 oc , zzi pxtvovrxi eò ſvouovx AéYovrec, ato/o ouévoy è uov
èx zºov 5t'è lo 5, eſpxug: nov è º azov, pivo Sizzto civx 3rrozzºtato a 92 xòtoic.
(6) Per tale tesi la lex agraria del 111 (RIcco BoNo, Fontesº, p. 102 n. 8),
che a 1.96 segg. parla dell'agro corinzio, non porta alcun argomento sia perché il
comparire soltanto come agro pubblico quello corinzio non escluderebbe che
in Grecia fosse altro agro pubblico sia perché il testo di essa è nel punto che ci
interessa estremamente mutilo. Cfr. G. H. STEVENsoN, Roman Provincial
Administration till the Age of the Antonines, Gs ford 1939, p. 140 seg.
24 IL DOMINIO ROMANO IN GRIECIA
mento di una somma stabilita una volta per sempre fatto sul
proprio tesoro dalla città soggetta a quello della città dominante
o la prima trasferisce alla seconda il suo diritto di percepire l'im
posta. Ma questa rinuncia al diritto di percepire l'imposta sui
propri cittadini una polis della penisola greca l'avrebbe consi
derata come la morte della libertà, ed è da ritenersi sicuro che in
Grecia ciascuna città stipendiaria pagava all'autorità romana
globalmente la somma stabilita del tributo, continuando ad esi
gere essa le tasse dai propri cittadini, dai meteci e anche dai
Romani (1). Di fatto il noto senatoconsulto intorno ad Ascle
piade clazomenio, Polistrato caristio, Menisco milesio del 78
av. Cr. (2) indica che alcune amministrazioni municipali pote
vano essere debitrici collettivamente verso lo Stato romano (3).
Codeste somme, se riguardano il pagamento di tributi speciali
imposti, oltre a quelli ordinari, ad esempio da Silla, richiedenti
un lungo periodo per essere ammortizzati, si riferiscono soprat
tutto al pagamento del tributo normale e con ciò confermano
che il tributo normale era riscosso direttamente dalle città e
versato da ognuna di esse globalmente allo Stato romano. Dunque
in Grecia rispetto alle città stipendiarie l'azione dei pubblicani
consiste solo nel far imprestiti a quelle che per un motivo o per
l'altro si trovavano in gravi ristrettezze finanziarie e non pote
vano pagare il tributo. Nella medesima Sicilia decumana anche
le città decumane hanno il diritto di prelevare esse stesse la de
cima dei loro rispettivi territori per mezzo di funzionari designati
a questo scopo; così secondo le Verrine Thermae (4), Herbita (5),
Agyrium (6) pongono ciascuna all'incanto la decima frumen
taria del proprio territorio (7).
In Grecia vi erano per le città marittime i portoria i
quali, all'infuori delle citta federate e salvo qualche ecce
(1) Si veda, nonostante che si tratti di una città immune dal regolare
tributo, Messene, p. 137. -
(1) P. 62
III.
CIVITATES STIPENDIARIAE
(1) V. il decreto di L. Emilio Paolo del 189 a v. C.: MoMMsEN, Röm. Staats
recht III 1, p. 687 n. 4. - -
(2) LIv., XXVI 16, 6, 33-34. M. ZoELLER, Das Senatus Consultum iber
Capua im Jahre 211 v. Chr., Diss. Mülhausen 1875. U. KAHRsTEDT, Gesch. der
Karthager, Berlin 1913, p. 273 segg.; G. DE SANCTIS, Storia dei Romani, III
2, Torino 1917, p. 342 segg.; M. A. LEvI, Una pagina di storia agraria romana
in « Atene e Roma », N. S. III (1922), p. 239 segg.
(3) Su tutto ciò M. A. LEvI, La Sicilia ed il « dominium in solo provinciali »,
in « Athenaeum », N. S. VII, 1929, p. 514 segg., specie p. 520.
(4) La distinzione che si vuol fare tra vectigal e stipendium come se vectigal
indicasse una tassa variabile e stipendium una fissa, e però la denominazione
32 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
Sicilia sia le città decumane, quelle cioè che, pur non avendo
avuto il territorio confiscato, pagavano la decuma, sia le cen
sorie, vale a dire le altre con territorio confiscato, restituito o
no, sono tenute a versare la decima in relazione col prodotto
del suolo, in Grecia invece dopo il 146 e prima di Silla tutte le
città censorie le quali, prescindendo da Corinto distrutta come
centro urbano, ebbero il territorio restituito e quelle col terri
torio mai confiscato, ma costrette al tributo, pagano uno sti
pendium che, anch'esso in relazione col prodotto del suolo, è
stabilito una volta per sempre nella ler provinciae e non varia
come la decima. Perciò in Grecia non esisteva l'appalto della
decima dei cereali che si faceva in Sicilia ad opera dei governa
tori. Per la Grecia in Roma, come per le città censorie di Sicilia,
i censori affittavano con una locazione effettiva gli agri pubblici,
quali il corinzio e quelli della Tessaglia e della Perrebia, con una
locazione fittizia e formale i territori che, confiscati, erano stati
restituiti alle loro città. -
(1) Plut. Ci m. 1.
(2) P. 139 e 146.
(3) P. 141, 155 e 226.
(4) DITTENBERGER, Orientis Graeci inscr. sel. 441.
(5) P. 205.
(6) VII 16, 9.
CIVITATES STIPENDIARIAE 3 ,
(1) CIC., Verr. II 13, 32: Siculi hoc iure sunt ut, quod civis cum cive agat,
domi certet suis legibus, quod Siculus cum Siculo non eiusdem civitatis, ut de eo
praetor iudices ea P. Rupili decreto, quod is de decem legatorum sententia statuit,
quam illi legem Rupiliam vocant, sortiatur.
(2) Per la Cilicia Cic. ad fam. III 8,4. ad Att. VI 1, 15. Per la Sicilia oltre
al passo citato CIC. Verr. II 13, 32 vedi II 16, 39. 24, 59. 37, 90. Per la Siria
CIC. ad Att. VI 1, 15 segg. ad fam. VI 2,4. Per l'Asia e la Bitinia CIL. X
5393. DIo CHRYsosT. XXXV 15. PLIN. ep. ad Traian. 58, 1.
(3) G. OLIVERIO, La stele di Augusto rinvenuta nell'Agorà di Cirene, in
« Notiziario Arch. Min. Colonie », fasc. IV, 1927, p. 15 segg. ; G. I. LUzzATTo,
Epigrafia giuridica greca e romana, Milano 1942, p. 239 segg. con ampia biblio
grafia. P. RoMANELLI, La Cirenaica Romana (96 a. C. - 642 d. C.), Verbania
1943 , p. 81 segg.
(4) Ad Att. VI 1, 16.
(5) O. KARLowA, Röm. Rechtsgesch. I Leipzig 1885, p. 328 segg.
(6) CIC. l. c.: diari me de eo genere mea decreta ad edicta urbana accomoda
turum. ....Graeci vero e cultant, quod peregrinis iudicibus utuntur. Nugatoribus
quidem, inquies. Quid refert ? Tamen se xòrovogixv adeptos putant..... V. anche
-«
38 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) Crc. Verr. II 37, 90 : cum secum sui cives agant de litteris publicis cor
ruptis, eiusque rei legibus Thermitanorum actio sit. La bule di Catina delibera
sul saccheggio del tempio Catinensium legibus, CIc. Verr. IV 45, 100.
(2) MoMMSEN, Strafrecht, Leipzig 1899, p. 239 segg. Röm. Staatsrecht, III,
1, p. 748 seg.
(3) M. WLAssAK, Römische Prozessgesetze, II, Leipzig 1891, p. 106 segg.
(4) A. v. PREMERSTEIN, Die fiinf neugefundenen Edikte des Augustus
aus Kyrene, in «Zeitschrift für Savigny-Stiftung», R. A. XLVIII (1928)
CIVITATES STIPENDIARIAE 41
p. 442 segg. J. STRoUx-L. WENGER, Die Augustus - Inschrift auf dem Markt
platz von Kyrene, in « Abhandl. Bayer Akad. » XXXIV, 1928 p. 86 segg
(1) LUzzAtto, op. cit., p. 259 seg. 277 seg.
42 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) P. 63.
(2) Ios. ant. Iud. XIV 137.
CIVITATES STIPENDIARIAE 45
una parte delle mura (1); al tempo di Silla metà del territorio le
fu tolta e data ai santuari di Olimpia, Epidauro, Delfi. Calcide,
sempre in base alla stessa perioca di Livio, sarebbe stata egual
mente distrutta ; invece essa ebbe, a quanto pare, abbattuta
soltanto una parte delle mura (2). Oltre a Tebe e Calcide, può
darsi che ad altre città sia stato confiscato il territorio e poi
restituito, specie in Acaia ; ma non si coglie nelle scarse notizie
epigrafiche e letterarie alcun indizio, ed è necessario per ora aste
nersi da ogni ulteriore precisazione. -
tote &to) eirovto. xthaeto è freto xxì oixtoc tov xx9 p.ooo čov etc tò Sm
uóatov tò 'Pouxtov, txox: Stòouev ti bustépx tóxel.
Tutte queste città immunes ac liberae sia senza foedus sia
con foedus sono amicae del popolo romano (1). In vero l'amicitia
come elemento di diritto internazionale si è prestata a lunghe
dispute e venne anche identificata erratamente col trattato di
amicizia, mentre già il testo di Pomponio (2) distingue in modo
netto l'una dall'altro: si cum gente aliqua neque amicitiam neque
hospitium neque foedus amicitiae causa factum habemus, hi hostes
quidem non sunt (3). Purtroppo le regole concernenti il diritto
internazionale e i rapporti di Roma con i popoli stranieri per
mangono tuttora oscure, nonostante pregevoli ricerche recenti (4).
Agli autori antichi bisogna ricorrere con estrema prudenza perché
lo sviluppo della conquista ha confuso in una sola nozione, quella
del dominio romano, le svariate istituzioni del diritto interna
zionale, e gli scrittori latini impiegano costantemente l'una per
l'altra espressioni che nel passato designarono stadi diversi (5).
Ben presto Roma pei rapporti con lo straniero sempre più
intensi dovette fissare in quale misura più o meno grande avrebbe
ammesso al godimento del suo diritto i popoli di stirpi differenti
che essa faceva passare dallo stato d'indipendenza a quello di
sottomissione. Il concetto dell'amicitia populi Romani, che a
(1) Das ius naturale, aequum et bonum und ius gentium der Römer II,
Leipzig 1838, pp. 102 segg., specie 208-220. -
5.
54 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) RIccoBoNo, Fontesº, p. 135 segg. Qui codesta legge è ancora datata
nel 71 av. Cr., ma al 70 viene riportata in modo incontrovertibile da G. NIc
colINI, I fasti dei tribuni della plebe, Milano 1934, p. 245 segg. V. anche
A. PAssERINI in «Athenaeum », N. S. XIV (1936), p. 47.
(2) Tav. II l. 6 segg.
(3) Cic. Verr. III 83, 192: ideo valet ista ratio aestimationis in Asia, valet
in Hispania, valet in iis provinciis in quibus unum pretium frumento esse non
solet. Cfr. in Pison. 35, 86. -
(4) F. BozzA nel suo articolo, peraltro assai buono, Gaio II 7 e la pro
prietà provinciale in «Athenaeum », XX (1942), p. 66 segg., specie p. 74 segg.
anterpreta erratamente, a mio giudizio, la lea: Antonia de Thermessibus soste
nendo che la città di Thermessus maior «non è sottoposta al governatore, non
è tenuta ad accogliere una guarnigione romana » (p. 75). In vero codesta città
è sottoposta al governatore per quelle requisizioni a lui concesse dalla lex Porcia
ed è tenuta ad accogliere una guarnigione romana quando ciò abbia stabilito
nominatim il senato con un suo senatoconsulto. Da tale interpretazione scende
necessariamente l'altra affermazione della Bozza, del pari errata, che la civitas
ai cui cittadini è concessa la condizione di liberi amici sociique populi Romani
« è fuori della organizzazione provinciale nella quale è territorialmente in
clusa » (p. 75). Cfr. JoNEs, The Greek City, p. 119.
(5) Syll.º 785, 1. 16 segg.: 3, éozov 6re zi, Pouzio» pºix rgoni).9ov, va re
otò unº dovevo torto oav 3oyóvrov ? 3vrxpxóvrov, oi te rap'zòzoic &vre: Pouxio.
toic Xetov orzzoboov vógotc.
60 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
In Africa in base alla lea agraria del 111 (8) vengono netta
mente distinti i territori delle città libere e amiche da quelli
stipendiari, e nello stesso territorio delle città libere e amiche ven
gono distinte le parti dell'agro pubblico che esse ricevettero in be
nefizio dai decemviri nel 146 al momento della costituzione della
provincia e che il popolo romano poteva riprendere quando
volesse (9) da quelle parti che sono proprie delle città. Simil
mente in Sicilia l'immunità di cui godevano le cinque città libere
di Centuripe, Alesa, Alicie, Panormo e Segesta non è estesa alla
totalità del loro territorio ; i campi del territorio della città col
tivati ad opera de' suoi concittadini sono esenti dalla decima,
(l) V. p. 64 e 75 seg.
(2) CIC., Verr. II 26, 63. V 7, 16.
(3) PLIN. V 29, 109. CHAPoT, La prov. Rom. d'Asie, p. 128 seg.
(4) Bell. Iug. 104, 1.
(5) CIC. in Verr. actio secunda, I 27, 70. VAL. MAx. I X 10, 2. PAUL. Or. adv.
pagan. V, 20, 3. Ps. AscoN. p. 143 (Stangl).
(6) CIC. pro Ligario 1, 3.
(7) CIC. Philipp. III 10, 26. Si veda inoltre la statua innalzata in Utica
circa il 60 a un questore da stipendiari di tre pagi della provincia, CAGNAT
MERLIN, Inscr. 422.
(8) RICCoBoNo, Fontesº, p. 103 segg. n. 8, specie p. 117 seg. 1.75 segg.
(9) GSELL, op. cit., VII, pp. 43 seg., 79.
CIVITATES SINE FOEDERE IMMUNES AC LIBERAE 61
(1) Qualcosa di simile pare che sottintenda pel portorio dell'Illirico A. Dopo,
Publicum portorium Illyrici, Budapest 1940, p. 189 segg.
(2) V. anche G. II. STEvENsoN, Rom. provincial Administration till the
Age of the Antonines, Oxford 1939, p. 82 segg.
(3) P. RoUssEL, Un Syrien au service de Rome et d'Octave in « Syria »,
XV (1934), p. 33 segg.
(4) V. p. 35 segg.
64 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) Reichsrecht gegen Volksrecht ? Studien uber die Bedeutung der Consti
tutio Antoniniana fir die rom. Rechtsentwicklung, in «Zeitschrift der Savigny
Stiftung» R. A. LI (1931), p. 277 segg. Reichsrecht, Volksrecht und Provinzial
recht. Studien iber die Bedeutung der Constitutio Antoniniana fiir die rom.
Rechtsentwicklung, ibid. LVII (1939), p. 309 segg. Rechtshist. Urkundenstudien.
Die Inschrift von Rhosos und die Constitutio Antoniniana, in «Arch. für Papy
rusforschung», 1939. La tesi è accolta con favore fra gli altri da A. WILHELM,
Die Constitutio Antoniniana in «American Journal of Arch. », XXXVIII
(1934), p. 178 seg. e da L. WENGER, in «Archiv für Papyrusf. », XII (1937),
p. 156.
66 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
alle leggi romane; nel I sec. av. Cr. l'amicitia donata personal
mente avvia, si vide, alla cittadinanza romana elargita in seguito.
Ma è evidente che gli amici del popolo romano, come più tardi
i nuovi cittadini romani, non potevano sottostare soltanto alle
leggi romane perché in tal caso l'amicitia o la cittadinanza sarebbe
riuscita loro di danno e non di vantaggio, e perciò il suis legibus
uti era una formula tralaticia che s'inseriva nei documenti di
concessione di amicitia e poi di cittadinanza ; così essa compare
(èv oixco totg iòtotg vóuotg) fra i privilegi accordati da Otta
viano al navarco Seleuco di Teodoto secondo la nota epigrafe
di Rhosos (1).
Codesta epigrafe ha per noi grande importanza perchè Seleuco
appartiene non a una città stipendiaria o decumana come i tre
navarchi, ma a una foederata o almeno libera et amica, la frase
ptAog abugayóg re (2) non avendo sempre il significato pro
priamente giuridico per l'abuso allora di simili espressioni. Al
pari dei navarchi premiati nel senatoconsulto del 78 av. Cr.,
Seleuco può adire ai tribunali patri o ricorrere a città libere o a
magistrati romani, ma solo come convenuto, e cioè qui si rispetta
la regola actor sequitur forum rei. Tale doveva essere la norma
costante. E se in BGU. II 628 (3) con cui si concedono la citta
dinanza romana e altri privilegi ai veterani delle campagne dei
triumviri e ai loro discendenti e poi, regolarmente, nei diplomi
militari non compare la nota concessione di servirsi delle proprie
leggi locali, gli è che di solito questi veterani beneficiati non tor
navano alle loro patrie, da cui per lungo tempo si erano tenuti
lontani, ma fissavano la loro residenza dove siffatto privilegio
non avrebbe avuto alcun senso (4).
Dunque gli amici del popolo romano e i nuovi cittadini romani
potevano adire i propri tribunali o quelli romani o quelli di una
città libera, cioè essi venivano sottratti in un certo senso alla
giurisdizione della città d'origine. E allora a maggior ragione i
cittadini romani erano fuori normalmente della giurisdizione
(1) Anche per queste affermazioni occorre tener presenti i rispettivi para
grafi della parte IIa di questo lavoro.
(2) P. 204.
(3) XLV 17 seg.
CIVITATES SINE FOEDERE IMMUNES AC LIBERAE 69
6
70 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) L. 50 segg.
(2) L. 21 seg., 47 seg.
(3) PoLYB. XVIII 44.46. LIv. XXXIII, 32 seg.
(4) LIv. XXXIV, 57, 1.
(5) Sulla controversia fra le città tessaliche di Larisa e di Pteleon presen
tata al senato romano, v. IG. IX 2 n. 520 e RAEDER, L'arbitr. intern., p. 103.
210. ToD, Intern. Arbitr., p. 23 n. 33.
(6) Syll.º 679, 1. 42 segg.
(7) Syllº 688.
CIVITATES SINE FOEDERE IMMUNES AC LIBERAE 71
(1) P. 159.
(2) Pro Flacco 26, 63. Tuscul. II 34, 46. V 27, 77. Ad famil. XIII, 28 b.
(3) IX 414.
(4) PAUs. VII 16, 10.
(5) STRAB. VIII 366. P. 124 seg. e 129 seg.
74 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) P. 6 e 19 seg.
(2) Syllº 748.
VI.
CIVITATES FOEDERATAE
(1) IG. XII, 9, n. 898. V. anche per Epidauro IG. IV º 66, l. 63 seg.: A.
WILHELM in « Oesterr. Jahresh. » VIII (1905), p. 281 seg.
(2) PLUT. Pomp. 10. La frase di CIc. de prov. cons. 3, 6 : omitto iurisdic
tionem in libera civitate contra leges senatusque consulta riferendosi a Bisanzio
riguarda una città che allora (57-56) era libera, ma, per quel che pare, non
federata pagando anche tributo (MoMMsEN, Röm. Staatsrecht III, p. 68, n. 4),
ed è espressivo l'accenno da parte di Cicerone nel luogo cit. alla sola libertas
e non al foedus. Per Messina v. anche HoRN, op. cit., p. 40 seg.
(3) L. MITTEIS, Reichsrecht und Volksrecht in den istlichen Provinzens
des rom. Kaiserreiches, Leipzig 1935, p. 86; B. KEIL, Beiträge zur Gesch. des
Areopags, in « Berichte iber die Verhandl. der Sächs. Akad. der Wiss. zu
Leipzig », Phil.-Hist. Kl. LXXI (1919), 8 H., p. 59.
CIVITATES FOEDERATAE 79
(I) to5 te ſe govòzo: 86 ruxtoc brò zig a o yofiro, repl ti: a oggaytag.
(2) IG. IV2 63.
(3) HoRN, op. cit., p. 77; HEUss, art. cit., p. 243 n. 3.
(4) Vesp. 8.
82 II, DOMINIO ROMANO IN GRECIA
zionale ; e nulla vieta di postulare che sia nell'erario sia nel Cam
pidoglio furono posti due esemplari integri, contenenti cioè en
trambi senatoconsulto e testo del foedus. Io credo quindi che di
solito il senato consulto e il testo del trattato erano incisi assieme
sulla stessa tavoletta e tali venivano riprodotti sovente, all'in
fuori di qualche caso eccezionale spiegabile con qualche parti
colare ragione, nelle copie dei paesi alleati. Appunto riproduzione
precisa dell'autentico originale romano va considerato il docu
mento di Astipalea su cui si è appuntata, già si disse, la critica
recente.
Un'analisi interna di codesto documento attesta l'originalità
di esso. La parte superiore del senatoconsulto manca. La parte
a noi conservata s'inizia con l'espressione usuale con cui un popolo
intende di rinnovare l'eirene, la philia e la symmachia con Roma,
viene poi l'ordine al console Publio Rutilio di far affiggere sul
Campidoglio A4) oux auguxxixg ſta tºgl, di dar onore all'am
basciatore di Astipalea e di consegnargli lo [3.vttº papov] affinché
sia esposto in Astipalea in un luogo pubblico molto frequentato.
Veramente la frase del senatoconsulto è per questo riguardo
quanto mai compendiosa e, in base ai supplementi che si possono
ritenere sicuri, essa non parla di consegna dell'antigraphon, ma
della concessione fatta all'ambasciatore di 3v29eival l'an
tigraphon nel luogo più frequentato di Astipalea ; peraltro tale
espressione compendiosa implica la consegna all'ambasciatore
della copia su tavoletta di bronzo com'era uso (1), e ben legitti
mamente nel prescritto del testo del trattato, che segue subito
dopo nell'epigrafe, si può supplire, come si è supplito, in modo
che ne risulti l'ordine impartito dal console : torna tig auguxxix;
8oºivot tº Shuqº ſtop 'Aato txXxtécov 7tivoxx] xxtà 86 (ux avyxxftoo (2),
tanto più che la differenza di parola &vri (po pov e tivoxx non fa dif
ficoltà, essendo la tavoletta di bronzo una copia dell'originale
romano. Al prescritto tiene dietro il trattato il quale si conclude
con l'ordine di erigere 3vd,9 mux èu uè, Pouciov èv tº Kxteto).to
vxò toi Atóg, èv Sè 'Aato txxxtéov èv tò iepſ, tig 'A9 Tv3, xxì toi
'Aax), ſtuoi vai tpòg to 3ouſo... xxi rig 'Poung. Proprio in questo
(1) TAUBLER, op. cit., p. 367. 369. Contro tale tesi le sottili distinzioni di
HEUss in « Klio », N. F., IX (1934), p. 36 segg., fra « Staatsrecht » e « Völker
recht » per gli atti che accompagnano la conclusione di un trattato non mi
paiono portare alcun elemento positivo. Nella costruzione che il PASSERINI fa
dell'ultima formula intorno all'incisione del trattato reltesto a noi giunto
estremamente frammentario di Callatis in «Atheneum », N. S. XIII (1935),
p. 70 seg.: [hoc foedus in tabulam ahenam utei scriberetur ae [figeretur altera
Romae in Capitolio loco optumo in fano Concorſoliae, altera Callati...] riesce un po'
strano quel loco optumo che non compare mai in testi simili in relazione con
Roma. Cosi nel senatoconsulto di Astipalea IG. XII 3 n. 173 l. 12 seg.: èv
t]óro è quoato [zzi èrtpxvo: ?] sgozztgivo riguarda non Roma, ma Astipalea;
del pari nel senatoconsulto de Bachanalibus RIcco BoNo, Fontes, p. 240 n.
30, l. 27 l'espressione ubei facilumed gnoscier potisit si riporta non a Roma,
ma ai luoghi a cui è indirizzato quel senatoconsulto ; v. anche « Riv. di
Filol. », N. S. XVI (1938), p. 253.
(2) IG. XII 2, n. 510 = Syll.º 693 = IG. XII S. p. 31 n. 50.
(3) Come vorrebbe il TAU BLER, op. cit., p. 369.
CIVITATES FOEDERATAE 89
(1) STRAB. XIII 617. XI 503; PLUT. Pomp. 42; VELI. II 18; PLIN. n. h.
V 139; MARQUARDT, Röm. Staatsverw. Iº p. 347.
(2) Di Pompeo ci è pervenuto un documento scoperto dopo il 1932, pur
troppo estremamente mutilo, in relazione appunto con tali concessioni alla
città IG. XII S. p. 208 n. 11 ; v. anche ibid., p. 12 n. 11. Qui a 1. 37 va cor
retto xx9òc [p]zt.... in zx9òz T. io [cl, lettura abbastanza agevole sulla
fotografia della pietra pubblicata in «'Agyzto) o zòv Ae)ttov », IX (1924
1925), p. 47; anche qui dunque si parlava delle concessioni fatte alla città
da Cn. Pompeo.
(3) DITTENBERGER, Or. Gr. inscr. sel. 441 senatoconsulto di Lagina.
CHAPoT, La prov. rom. d'Asie, p. 107. ; TAUBLER, op. cit., p. 158 seg., 457 seg.
ABBoTT-JoHNsoN, Mun. Adm. in the Rom. Emp., p. 272 n. 17. HoRN, op. cit.,
p. 72. HEUss, op. cit., p. 26. -
(4) I Plarasei e gli Afrodisiei erano congiunti assieme in una sola citta
dinanza ; v. DITTENBERGER, Or. Gr. inscr. sel. 453 n. 5.
(5) Or. Gr. inscr. sel. 453 l. 23 segg. – RIccoBoNo, Fontesº, p. 269 n. 38.
(6) Or. Gr. inscr. sel. 455.
CIVITATES FOEDERATAE 93
(1) L. 6 segg.
(2) L. 4.
(3) Or. Gr. inscr. sel. 454.
(4) V. ad esempio il commento del DITTENBERGER in Or. Gr. inscr. sel.
n. 453-455.
(5) Op. cit., p. 178.
(6) CAss. DIo XLVI 55, XLVII 2, 19. LIv. ep. 120. APP. b. civ. IV
7. Mon. Ancyr. lat. I 9. SUET. Aug., 27. GELL. XIV 7,5.
(7) Non si sa se questa legge fu rinnovata nel 37 per un altro quinquennio.
RoToNDI, Leges pub. pop. Rom., Milano 1912, p. 438. -
94 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
Afrodisiei. Inoltre secondo Dione Cassio (1) nel 39 av. Cr. tutti
gli atti dei triumviri dovevano avere la conferma del senato ;
onde si spiega perché fu richiesto il senatoconsulto riportato
dalla nostra epigrafe il quale, mentre convalida le concessioni
fatte dai triumviri agli Afrodisiei, convalida insieme in prece
denza ciò che i triumviri accorderanno nel futuro a quelli (2),
vale a dire riconferma l'ampio potere del triumvirato. E sotto
tale aspetto il senatoconsulto in favore degli Afrodisiei non pre
senta alcuna peculiarità; esso, come quelli da noi già considerati,
non è seguito né da una legge né da un giuramento (3).
Pertanto occorre concludere che una categoria di trattati
risulta costituita di quelli il cui testo, approvato dal senato e
consegnato agli ambasciatori delle varie città, non viene giurato
dal popolo romano. Normalmente con le città della Grecia, al
l'infuori, si vedrà, di qualcuna, si usava, io credo, tale specie di
foedera. Questi impegnano per mezzo del senato il popolo ro
mano (4), ma in concreto esprimono il sempre maggiore dominio
che Roma andava acquistando di fronte a quelle città onde per
esse si ritenne sufficiente il solo impegno del senato. Come fu
giustamente messo in luce (5), i due contraenti eguali de iure non
sono più sullo stesso piano de facto, significando la volontà del
più forte un favore pel più debole di guisa che al regolare uso
internazionale dei trattati in questi casi se ne sostituì uno che
per la sua struttura appartiene propriamente al campo dei de
(3) Riguardo a questa clausola il PAssERINI (p. 59) pensa contro il TAU BLER
(p. 61) che si riferisca non alle sole condizioni speciali, ma al trattato che fon
dava la condizione di alleanza. Io credo che tale clausola sia stata posta nei
trattati giurati perché senza di essa, e cioè senza la riserva di poter modificare
il foedus, previo l'accordo fra le due parti, queste rimanevano dal giuramento
fatto alla divinità vincolate per sempre a quel determinato foedus ; e però la
sua origine è indipendente dal maggiore o minore numero di articoli nel trat
tato. Essa poi, divenuta tralaticia, passò anche in quei trattati dove mancava
il giuramento.
(4) Dopo la prima pubblicazione di J. MATsA in «'A9 º 3 º XI (1899),
p. 283 segg. il testo fu migliorato e ampiamente commentato dal TAUBLER,
op. cit., p. 450 segg.
(5) IG. XII 2 n. 35 col. d.
96 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) MoMMSEN, Röm. Staatsrecht, IIº 2, Leipzig 1887, p. 955,. III 1, p. 345.
(2) TAUBLER, op. cit., p. 450 segg.
(3) Caes. 65; cfr. APPIAN. b. c. II l 16.
(4) STRA B. XIV 2, 15, p. 656.
(5) Op. cit., p. 451. Tale tesi è accolta anche, erratamente, da SHERwIN
WHITE, The Roman Citizenship, p. 159.
(6) CIc. pro Balbo 16, 35. Dig. XLIX 15, 7, 1.
(7) Op. cit., p. 64 segg.
(8) Art. cit., p. 130.
CIVITATES FOEDERATAE 99
(1) CHAPoT, La prov. Rom. proc. d'Asie, p. 207, segg. HoRN, op. cit., p. 62.
(2) HoRN, op. cit., p. 62 seg. -
CIVITATES FOEDERATAE 101
specie per la lotta che Roma sostiene contro i pirati ; esse si inde
bitano con ricchi romani, e da ciò la libertà delle città amiche
è profondamente intaccata. Per questo nel 61 o nel 60 un senato
consulto difende quelle città libere indebitate di fronte alle pre
tese dei cittadini romani (1) e ancora nel 59 una clausola nella
legge di Cesare de repetundis (2) protegge le stesse città. E per
sino nell'anno seguente il 58 la lea: Gabinia-Calpurnia (3) ottiene
per Delo e le isole vicine l'esenzione dai vectigalia (4). Ma ormai
proprio in quest'anno ad opera del tribuno Publio Clodio, che
all'interno salvaguardava la libertà di associazione mediante una
legge con cui per la prima volta si toglie la disciplina del feno
meno associativo al potere esecutivo e si abbattono le preroga
tive di ordine legislativo assunte a grado a grado dal senato (5),
tutta quanta la Grecia è sottoposta al governatore di Macedonia,
e però da allora si può dire che cominci il vero ordinamento pro
vinciale ; solo più tardi e con soluzioni diverse si stabilirà se la
Grecia vada unita o no alla Macedonia.
Di fatto nel 58 il 20 marzo (6) si votò una legge con cui si
assegnavano la Macedonia a L. Calpurnio Pisone Cesonino e la
Siria ad A. Gabinio, consoli in carica, e cioè due province diverse
da quelle già conferite loro dal senato prima che essi entrassero
in carica secondo le prescrizioni della legge Sempronia (7). Tale
provvedimento irregolare s'inserisce nel complesso di leggi pro
poste o sostenute da Clodio durante il suo tribunato. In verità
allora a Pisone non si assegnò soltanto la Macedonia, ma omnis
erat tibi (Pisoni) Achaia, Thessalia, Athenae, cuncta Graecia
addicta (8). Codesta condizione provinciale della Grecia, anche
se la legge del 58 essendo eccezionale e, per quel che sembra,
(7) Su ciò v. E. CIACERI, Cicerone e i suoi tempi, II, Milano 1930, p. 52.
(8) In Pison. 16, 37. Cfr. de domo 23, 60 : cum alteri totam Achaiam, Thes
saliam, Boeotiam, Graeciam, Macedoniam omnemgue barbariam, bona civium
LA GRECIA DA SILLA AD AUGUSTO 105
(1) CIC. Phil. X 11,25 seg. V. anche ibid. 6, 14: tenet igitur res publica
Macedoniam, tenet Illyricum, tuetur Graeciam. Qui Cicerone filellenista fa una
differenza di ordine ideale più che reale nella posizione del popolo romano di
fronte alla Macedonia e all'Illirico e di fronte alla Grecia. Errata l'interpreta
zione dello ZUMPT, op. cit., p. 229 seg. V. inoltre C1c. Phil. XIII 15, 30. ad
Brut. II, 4,2 ; CAss. DIo XLVI 40, 3. XLVII 22, 1 ; APP. b. c. II 258. IV
248. 317.
(2) Crc. Phil. XI 12, 30 ; M. GELzER in PAULY-WIssowA « Real-Encycl. »,
X, col. 1002.
(3) Che la Macedonia rimanesse a M. Antonio si deduce anche dalla notizia
di APPIANo, b. c. V 50. 52 secondo cui la moglie di Antonio, Fulvia, caduta
Perugia in mano di Ottaviano, fugge in Atene con cinque navi fatte venire
dalla Macedonia.
(4) PLUT. Ant. 23. Cfr. APP. V 7.
(5) APP. b. c. IV 88.
(6) APP. b. c. V 7. DIo CAss. LIV 7, 2; v. p. 185. 235. 237.
(7) P. 133.
(8) ZUMPt, op. cit., p. 251. H. GAEBLER in «Zeitschrift für Numismatik »,
108 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
L. Marcio Censorino (1), che Cicerone descrive come uno dei peg
giori fra gli amici di lui (2). In verità Plutarco riferisce che
Antonio Aeoxtov Kovaopivov étì tig “EXX&òog xxto. Attòv eig
'Aostov Sté0 m (3), ma dagli atti trionfali (4) risulta che Censo
rino trionfò ea Macedonia il 1° gennaio 39, lo stesso giorno in
cui entrò in carica nel consolato insieme con C. Calvisio Sabino (5).
Pare dunque fuori dubbio che con M. Antonio le due province di
Grecia e di Macedonia si unirono di nuovo sotto un unico gover
natore. Le provincie ad oriente di Scodra, città dell'Illirico, ven
nero assegnate ad Antonio nella pace di Brindisi del 40 (6).
Ma la Grecia fu di nuovo separata dalla Macedonia col trattato
di Miseno dell'anno seguente, il 39, perché essa da Antonio, che
conservava la Macedonia, passò a Sesto Pompeo (7). Ormai la
Grecia soffriva delle guerre civili soprattutto per le vessazioni
compiute sulle città da chi voleva lasciare il minor bottino al
successore; così Antonio è ti th.eiotov èvexpóvtoev in Grecia,
t&g te étºugtag &ux & tottut) 3g xxì tòg tóNetg xxxöv, tv'6ti &o 9evé
-
achea. Così per ora non si vede a quale indizio ricorrere per sta
bilire con precisione se alcune monete di argento a noi pervenute
delle varie città vadano datate negli anni dopo il 146. Resta tut
tavia fuori dubbio che dopo il 146 Messene coniava pezzi d'ar
gento. Ma Messene poteva essere civitas libera e non stipendiaria
di guisa che essa non proverebbe nulla per la coniazione delle
città stipendiarie. In base all'epigrafe di Messene si può solo
affermare che nel riordinamento del 145 i Romani, se soppres
sero la coniazione delle monete della lega achea disciogliendo
questa lega, lasciarono continuare, almeno nelle città libere, quella
in argento loro propria; si crede infatti che accanto alla moneta
della lega per singole città esistesse una moneta particolare (1).
Codeste monete di Patrasso e di Messene, le quali ultime,
in parte almeno, debbono spettare a dopo il 146, seguono la valuta
della lega achea col peso che oscilla fra gr. 2,073 e 2,592 (2),
e sarebbe lecito pensare che le monete dopo il 146 sieno costante
mente calanti rispetto al massimo di gr. 2,592 giusta una dimi
nuzione che già si avverte nelle monete della lega (3). Allora oltre
a tale valuta vi erano quella della dramma ateniese, il cui peso
di gr. 4,30 è spesso più calante, inferiore addirittura a gr. 4 (4),
e il denaro romano di gr. 3,90. Ordinariamente la dramma ate
niese corrisponde al denaro romano (5), poiché il peso minore
del denaro romano in confronto con la dramma ateniese viene
compensato dall'importanza sempre maggiore che Roma andava
acquistando nel mondo greco. Peraltro al denaro romano non
(1) P. GARDNER, Cat. Peloponnesus, p. XXVII segg. HEAD, op. cit., p. 411.
M. THoMPsoN, art. cit., in « Hesperia » VIII (1939), p. 116 segg.
(2) HEAD, op. cit., p. 417. La difficoltà presentata dal GARDNER, Cat.
Peloponnesus, p. XXXI, XLIV, per una datazione posteriore al 146, che allora
il peso delle monete avrebbe dovuto venir regolato su quello del denaro ro
mano o della dramma ateniese, non esiste perché le monete di Patrasso spet
tanti con ogni probabilità a dopo il 146 e quelle di Messene, di cui alcune sono
posteriori al 146, hanno la valuta achea.
(3) LöBBECKE, art. cit., in «Zeitschrift für Numismatik» 1908, p. 274
segg. LARSEN, op. cit., p. 329.
(4) LARSEN, op. cit., p. 327.
(5) A. SEGRÈ, Metrologia e circolazione monetaria degli antichi, Bologna
1928, p. 389.
ROMA E LA MONETAZIONE GRECA DOPO IL 146 113
(1) V. peraltro TH. MoMMSEN, Gesch. des Röm. Miinzuc., Berlin 1860,
p. 112 n. 61.
(2) W. GIESECKE, Italia Numismatica. Eine Gesch. der italisch. Geldsystems
bis zur Kaiserzeit, Leipzig 1928, p. 31 segg.
(3) Zu Hesychius, in « Philologus » XIII (1858), p. 550.
ROMA E LA MONETAZIONE GRECA DOPO IL 146 115
(1) HEAD, op. cit., p. 327 seg. G. DE SANCTIs, St. dei Rom. III, p. 301
n. 97.
(2) S. L. CESANo, Victoriati nummi, in « Riv. ital. di Numism. » 1912,
p. 299 segg.; ID. in « Bull. Comm. Arch. Com. » LXVI (1938), sez. « Bull.
del Museo dell'Imp. rom. » p. 15.
116 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
9
118 IL DOMINIO ROMANO IN GR I CIA
(1) Pel segno A sulle dramme ateniesi più recenti v. E. PERNICE, Griech.
Gewichte, Berlin 1894, p. 164 n. 594. 595.
ROMA E LA MONETAZIONE GRECA DOPO IL 146 123
IX.
PELOPONNESO
di tutte le leghe in Grecia dopo il 146 (1) e all'altra (2) della presa
di Estiea e Anticira ad opera di Villio ('Oti) tog), mentre Estiea
fu occupata da L. Apustio inviato da Sulpicio Galba, il predeces
sore di Villio, come legato al comando di una squadra nel mare
Egeo (3) e Anticira fu sottomessa da T. Quinzio Flaminino, il
successore di Villio (4). Augusto ha solo riorganizzato la lega dei
Lacedemoni che allora si chiamò degli Eleuterolaconi (5) in con
trasto con Sparta ciritas libera et amica, se non proprio foederata.
Questa lega dei Lacedemoni istituita dopo il 146, di cui a
capo era uno stratego eletto annualmente (6) e un touixc custo
diva la cassa (7), aveva come tempio comune il santuario di
Posidone sul promontorio Tenaro e con ogni probabilità anche
quello di Apollo Iperteleate ad occidente di Epidauro Limera (8).
Essa fu creata dai Romani che col dividere l'antico Stato la cede
mone fra Sparta e la nuova lega miravano a sfruttarne le gelosie
reciproche e a rinsaldare il proprio dominio ; onde in tal senso
si può intendere l'espressione esagerata di Plutarco che i Lace
demoni eig Soo) eixv ustéatqazy xxi Otò 'Pouxtoz xx9&tep oi 3)).o.
"EX), ſvez è vovto (9).
Comunemente si ammette che la notizia di Pausania (10)
(l) VII l 6, 9.
(2) VII 7. 9.
(3) LIv. XXXI 46.
(4) LIv. XXXII l 8.
(5) ( . GILBERT, Griech. Staatsalterthumer Iº, Leipzig 1893, p. 30 seg.
C. G. BRAN o Is in PAUL Y - VV Issow A « Real-Encycl. » V, col. 2353. VV. KoI. BE
in IG. V I p. X v1 a. 21 : Buso LT-Swo BonA, Gr. Staatsk unde, p. 734 seg.
KoRN E MANN, op. cit. , p. 13. L. PARETI in « Enciclopedia Italiana » NIII.
p. 780. U. KAIII: st Erot, Griech. Staatsrecht, I Sparta und seine Summachie,
Göttingen 1922, p. 7 pensa che il 2 ov - o Azzzòx govic v comprendesse
gli Eleuterolaconi e Sparta. ma. fu già notato (Bo1.T E in PA ( L ) - VV IssowA,
«Real-Encycl. » III A, col. 1324), questo contrasta con IG. V I, 1226 dove il
zovò - ſov Arezzò lovico, nomina prosseno un lacedemone, cioè un cittadino
di Sparta.
(6) Lista degli strateghi conosciuti in IG. V I, indices IV 3. p. 343.
(7) IG. V I, 1226, 1227.
(8) IG. V I, 1226. 1227. 931 segg. 975, p. 187. 96 l. 964-966 : v. Koi. BE.
p. XIV a. 146.
(9) Inst. Lac. 42.
(10) III 21, 7.
128 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
può dire con sicurezza ; certo fra queste Ippola (1), forse Co
tirta (2), Elo (3) e Citera.
La costituzione delle singole città era e si mantenne fino
alla fine del III sec. d. Cr. nel complesso uniforme ed esemplata
su quella spartana ; così compaiono efori in Cardamile, Cotirta,
Epidauro Limera, Gerenia, Gerontre, Gizio, Tenaro, Talame,
Pirrico, e ad Asopo, Gizio e Tenaro accanto agli efori si trova
anche un toutog eponimo. Inoltre s'incontra un ºttus) ſtig a
Tenaro, un ºropovóuoc a Gizio e a Tenaro, un rozguxteig a
Gerontre e un ſouvroixoxog a Gizio (4). Una 3ooxſ, viene testi
moniata epigraficamente a Gizio (5), a Tenaro (6), e pure a
Gizio (7) compaiono uefó) o 3 téXXxt, mentre un'èxxxgato è atte
stata da un frammento di origine dubbia (8). Certo dopo il 146
al pari delle altre città di Grecia quelle della Laconia ebbero un
ordinamento interno a base timocratica (9). -
(1) MoMMsEN, Röm. Staatsrecht III I, Leipzig 1887, p. 685 seg. A queste
pi) azi e zoo2 ix può riferirsi l'epigrafe IG. V 1 n. 11 da cui risulta che
allora Sparta era gravata da forti contribuzioni come Gizio IG. V 1, 1146
nel 71 av. Cr. ; v. anche le sia popzi nominate nel decreto pure di Gizio
in onore del medico Damiada poco anteriore al precedente IG. V 1, 1145,
1. 29. Il KoLBE, mentre nella didascalia alla nostra epigrafe di Sparta n. 11,
p. 5, la riferisce giustamente al tempo di M. Antonio Cretico, 72 av. Cr. (v. anche
IG. IV º 66), nelle fonti della storia di Sparta p. xv, l. 145 la riporta errata
mente al tempo del triumviro M. Antonio, 39 av. Cr.
(2) IG. V 1, 116, 816, 817.
(3) Syll.º 683 1. 35: xzz2 zò èóYuz zig a zxi-oo.
(4) Su questo arbitrato RAEDER, L'arbitrage intern., p. 60 segg. 206 seg.
ToD, Intern. Arbitration, p. 7.
(5) III 21, 3. VIII 35, 4.
(6) MEMN. frg. 32 FGH. III p. 542.
(7) Mithr. 29.
PELOPONNESO 131
(3) Per la possibilità che la Macedonia come la Sicilia avesse due questori v.
MoMMsEN, Röm. Staatsrecht, II lº, p. 533 con n. 2. -
(1) Pro Flacco 26, 63. Tuscul. II 34, 46. V 77. ad fam. XIII 28 b.
(2) IX 414. Anche da Sparta i Romani portarono opere d'arte in Italia;
PLIN. n. hist. XXXV 173.
(3) SUET. Tib. 6,2. Cfr. CAss. DIo LIV 7,2. Sulla condizione dei perieci
e sugli iloti STRAB. VIII 365 seg.
(4) APPIAN. bell. civ. II 49, 75. LUCAN. III 170 segg.
(5) APPIAN. bell. civ. II 70. Sulla notizia brò roi: iStot: 72oo6uevo:
(scil. A&xovsz) v. EHRENBERG in PAULY-WIssowA « Real-Encycl. » III A,
col. 1446. CAES, bell. civ. III 4, 3. LUCAN. III 369.
(6) CAss. DIO XLII 14.
(7) Ad fam. XIII 28 b.
(8) PLUT. Brut. 41.
(9) APPIAN. bell. civ. IV 74.
(10) PLUT. Brut. 46. APPIAN. bell. civ. IV 118.
(ll) TAC. ann. IV 43.
(12) APPIAN. bell. civ. V 72. 77. 80. CAss. DIo XLVIII 39, l. 46, l.
(13) PAUs. IV 31, 1. VIII 8, 12.
10.
134 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) II, 35
(2) J. MELBER, Ueber die Quellen und den Wert der Strategemensammlung
Polyans in « Jahrb. f. Philol. » Supp. XIV (1884) p. 564.
(3) Questo episodio essendogli sfuggito, lo HERTzBERG ha congetturato
(n. 2) che ad esempio Fere passasse sotto il dominio di Messene proprio nel 146.
(4) Verr. V 30, 79.
(5) Sulla spedizione contro i pirati di P. Servilio Vatia Isaurico v.
E. ZIEBARTH, Beiträge zur Gesch. des Seeraubs und Seehandels im alten Grie
chenland, Hamburg 1929, p. 34 seg.
(6) VALMIN, op. cit., p. 28.
(7) Syll.º 735/6.
(8) DINsMooR, Archons of Athens, p. 236.
(9) TAC. Annales, IV 43.
(10) Syll.º 683.
(11) IG. V 1, 1405.
(12) 1430.
(13) 1429,
136 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
Nel 48 come quasi tutti i Greci (8) Messene deve aver favo
rito Pompeo e fece parte come le altre città greche dipendenti
da Roma della provincia d'Acaia istituita da Cesare. In base al
(1) B. c. IV 75.
(2) APP. b. c. IV 122.
(3) IG. V 1, 1370, l. 15 segg. : r(o geria roo xvòovo ti: té) ecog huòv éure
aobo oc..... xxi expoxervoogévov hueiv xxi tòv 'Pouxtov..... xxi topz) 236vre: otto o tè
to popºév.
(4) TAC. ann. IV 43. E. KJELBERG, C. Iulius Eurykles in « Klio » XVII
(1921), p. 46.
(5) PAUs. IV 31, 1-2.
(6) STRAB. VIII 4, 3, p. 359. CAss. DIo L 11, 3. PoRPH. de abst. I 25.
(7) KoLBE, IG. V I, p. 275. Contra K. SEELIGER, Messenien und der
achaische Bund, « Jahresbericht des Gymnasiums in Zittau iiber das Schuljahr
1896-1897 », Zittau 1897, p. 31.
(8) IV 35, 3.
(9) PAUs. IV 31,2. VALMIN, art. cit., p. 118.
PELOPONNESO 141
11,
150 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
essa fu con ogni probabilità dal 146/5. Allora Sicione aveva avuto
un segno di riguardo dai Romani sia nella direzione dei giuochi
istmici sia nella parte assegnatale del territorio confiscato ai
Corinzi, e doveva organizzare i giuochi stessi e provvedervi ; per
questo si renderebbe inesplicabile un vectigal suppletivo. Forse
rivalità fra Sicione e Corinto e l'opera benevola di Polibio hanno
valso ai Sicioni una sistemazione migliore che quella di altre
città della lega achea. Non si può dire se Sicione anche dopo il 145
fece parte della lega achea ricostituita su una base assai più
ristretta. - -
una conferma nell'iscrizione IG. IV 558 del 114/3 av. Cr. (1)
datata dal 32° anno dell'era achea; e pure Epidauro, al pari delle
altre città dell'Argolide, fu compresa nella provincia come indica
un'epigrafe rinvenuta nell'Asclepieo posteriore di due anni alla
precedente e cioè del 112/1 (2) datata anch'essa dall'era achea.
Può darsi che Epidauro, diversamente dalle altre città dell'Argo
lide, sia stata dichiarata immunis, come Delfi e probabilmente
Elide, pel suo rinomato santuario. In verità codesta epigrafe
riguarda gli onori a un cittadino il quale fra l'altro era stato
mandato ambasciatore in Roma tèp pt).txg xxi auguxxixg (3)
e con la sua premura era riuscito a concludere il foedus. Poiché
qui non è accenno ad alcun rinnovo di alleanza si deve intendere
che simile amicizia e alleanza si concludesse allora per la prima
volta. Ma anche allora la condizione di Epidauro non dovette
cambiar molto; la nuova alleanza è un'alleanza sui generis, elar
gita dal senato romano ed esprime solo un atto di benevolenza
da parte dei Romani verso Epidauro. La quale proprio in questa
epigrafe continua ad impiegare l'antica datazione dall'era achea
come l'adopererà più tardi nel 72/1 (4). Le istituzioni nelle singole
città rimangono immutate all'infuori dell'importanza del pag.
uoteòg tòv avvéòpov accresciuta dopo il 146 (5) e dell'indirizzo
aristocratico-timocratico dato dai Romani (6). Accanto agli 3pxovrec
e ai Gove)pot permane l'éxxxmoto (7). -
Circa l'86 av. Cr. Silla per necessità di guerra contro Mitri
date fa depredare il santuario di Epidauro come quelli di Olim
pia e di Delfi (8), ma poi cede a questi santuari in compenso delle
depredazioni metà del territorio tebano (9). Nel 72/1 M. Antonio
Cretico pone in Epidauro un presidio che vi rimane solo un anno
perché esso solo viene elencato da Cicerone fra gli agri pubblici
allora in proprietà del popolo romano nelle varie provincie (1).
Come ha già visto il Mommsen (2), i Romani si comportarono
severamente verso Corinto per uno scopo commerciale, quello
di rendere Delo il maggior emporio dell'Egeo (3).
Al 102 av. Cr. circa risale un'epigrafe coi versi latini di un
poeta sconosciuto che probabilmente ha servito sotto il nonno
del triumviro Marco Antonio, l'oratore Marco Antonio, durante
la sua campagna come praetor pro consule contro i pirati nel 102 (4).
Questi versi celebrano il trasporto della flotta attraverso l'istmo
ad opera del legato propretore Hirrus ; dunque la via dell'istmo
venne battuta anche nel periodo della distruzione di Corinto.
Per ordine di Cesare, ma forse subito dopo la morte di lui,
nel 44 Corinto fu fondata di nuovo come colonia romana soprat
tutto con liberti e non dei migliori elementi sotto il nome di Laus
Iulia Corinthus (5). Allora Corinto riebbe la cura dei giuochi
istmici (6); essa era già una città importante pochi anni dopo
durante le guerre civili (7), e prima della battaglia d'Azio Agrippa
la occupò insieme con Leucade e Patre (8). Nel nuovo ordinamento
della provincia promosso da Augusto Corinto per la sua posi
zione fu scelta a sede del magistrato provinciale, il propretore
dell'Acaia (9). -
(5) DIoD. XXXII 27. STRA B. VIII 381. XVII 833. PLUT. Caes. 57.
CAss. Dio XLIII 50. PAUs. II, 1,2. APP. Pun. 136. CRINAGoRA p. 87 n. 32
ed. Rubensohn. LENSCHAU in PAULY-WIssowA « Real - Encycl. » S. IV
col. 1033 seg. -
(6) PAUs. II 2, 2.
(7) PLUT. Ant. 67.
(8) VEI.L. II 84. CAss. DIo L 13. 14. 30.
(9) Act. apost. 18, 1-12.
X.
GRECIA CENTRALE
(1) Sul foedus concluso da Atene con Roma H. HoRN, Foederati, In.
Diss. Frankfurt a. M. 1930, p. 65 segg. Contro erratamente A. HEUss, Die
völkerrechtl. Grundlagen der rôm. Aussenpolitik in republ. Zeit, Leipzig 1933,
p. 34. V. sopra p. 101 e n.3.
(2) IX 398.
(3) Mithr. 39.
(4) V. da ultimo DINs Moor, Archons of Athens, p. 234.
164 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
donica (1). Anche qui si ravvisa una nuova conferma della man
canza in Atene dell'era achea, giustificata dall'essere la città al
di fuori della parte della Grecia annessa alla provincia di Mace
donia. -
(1) Syll.º 704 Iº e Kº. Sulla precisa datazione di questi due frammenti,
errata nella Sylloge, v. DINsMooR, Archons, p. 274 seg. DAUX, Delphes, p. 362
segg. Senza dubbio qui l'anno iniziale dell'era macedonica è il 148/7.
(2) ORos. V 9. DIoD. XXXIV 2. FERGUsoN, Hell. Ath., p. 379. RoUssEL,
Délos, p. 18 seg. V. anche l'altra insurrezione del 104-100 in PosidoNIo presso
ATHEN. VI 104 p. 272 E-F = FGrHist. 87 frg. 35. FERGUsoN, op. cit., p. 427
seg.
(3) DAUx, Delphes, p. 531 seg. 540.
(4) DAUX, op. cit., p. 567.
(5) IG. IIº 4100.
(6) IG. IIº 4101.
12.
166 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
tà (1). Certo da ciò non si può dedurre che la modifica della legge,
per la scarsezza delle nostre fonti dimostrabile unicamente in rela
zione con questo magistrato, si debba presupporre pure in rela
zione con altri (2). A ogni modo, anche se limitata, siffatta nuova
prerogativa della bule intacca nel profondo il regime democra
tico; ma il popolo in un decreto in onore dei pritani del 104/3
viene ricordato nel testo in maniera del tutto inusata, quasiché
volesse dar spicco alla sua approvazione (3), e l'assemblea popo
lare ancora nel 95/4 (4) è competente, come negli anni precedenti,
a tributare onori per gli efebi e pei loro ufficiali. Non si tratta
qui di un colpo di stato provocato dall'esterno, sibbene, già si
accennò, di una lenta evoluzione interna, la quale, se in un certo
senso può essere indirettamente favorita dai Romani, in realtà
si sviluppa da sé per forza endogena. -
(1) Le ragione addotta dal Dow in « Hesperia » III (1934), p. 146 per
collocare la lista prima della vittoria romana dell'86 che, se essa fosse stata
redatta dopo, probabilmente non sarebbe stato ricordato nessun arconte,
non regge ; si poteva infatti considerare mancante l'arconte eponimo dell'88/7
o perché esso solo era allora il vero nemico dichiarato di Roma e il primo
responsabile dell'atteggiamento antiromano di Atene o perché nel redigere la
lista il tralasciare soltanto l'arconte eponimo, che era il più importante, si
gnificava già di per sé la netta disapprovazione del governo di quel periodo.
(2) Cosi pensa FERGUsoN, Hell. Athens, p. 440 n. 1, p. 444 n. 1 ; contro
invece Dow, art. cit. -
decisivi, l'ha collocata alla fine del sec. II av. Cr. Già prima di lui peraltro
nello stesso senso si era espresso J. Svo RoNos; v. su ciò lo stesso KAM BANIS
in «Bull. Corr. Hell. » LIX (1935), p. 120 n. 1.
(1) DINsMooR, Archons, p. 283.
(2) Cfr. D INs MooR, l. c., con la bibliografia corrispondente.
(3) P. FoucART, Les mystères d'Eleusis, Paris 1914, p. 173.
(4) J. SUNDwALL in « Klio » IX (1909), p. 365.
(5) PLUT. Sulla 26. G. GIANNELLI, I Romani ad Eleusi, in «Atti Accad.
di Torino », L (1914-15), p. 131 seg.
GRECIA CENTRALE - 171
zione IG. IIº 1039 (1). In essa gli onori al cosmeta e agli efebi
non sono decretati come nel II sec. e all'inizio del I sec. av. Cr.
dalla bule e dal popolo, ma solamente dalla bule, e le proclama
zioni delle corone non spettano più agli strateghi e al to utog
tòv atpxttotocòv, ma allo stratego (certo èti tà 6t).o) e al
l'araldo dell'Areopago ; inoltre il nome dello stratego étì tà
öt) o compare insieme con quello dell'arconte nel prescritto,
ed è lo stesso stratego ètì tà 6t) o che propone di lodare il
cosmeta e gli efebi ; e non sono più ricordati i sette magistrati
degli efebi che s'incontravano nelle iscrizioni precedenti. La no
stra epigrafe può essere datata con sicurezza poiché accenna al
sacrificio nelle 20)) eix (l.57), le feste istituite in Atene in onore
di Silla che durarono solo fino alla morte di lui nel 78; essa spetta
agli anni intorno all'80 av. Cr. (2). A chi ben guardi si delinea
netto il nuovo potere, sia della bule sia dell'Areopago, e insieme
la diminuita importanza dell'ecclesia, e soprattutto spicca l'au
torità dello stratego èti tà &t) o il quale è nominato addirit
tura dopo l'arconte. Ciò non vuol dire che sempre nei prescritti
accanto all'arconte eponimo si mettesse lo stratego èti tà 6tho ;
il solo arconte eponimo si trova in un decreto ateniese del 75/4
scoperto a Lemno (3) e in IG. IIº 1047 del 49/8. Tuttavia del
l'autorità di tale stratego si ha testimonianza pel 51 av. Cr. in
una lettera di Cicerone ad Attico (4): sed, cum Patro mecum
egisset, ut peterem a vestro Ariopago, touvnuxtouóv tollerent,
quem Polycharmo praetore fecerant etc., mentre dell'autorità
dell'Areopago fa fede ancora nel 45/4 Cicerone quando osserva
nel de natura deorum II 29, 74 : ut, si quis dicat, Atheniensium
rempublicam consilio regi, desit illud Areopagi, sic quum dicimus
providentia mundum administrari, deesse arbitror deorum.
Caratteristico dunque di codesta riforma è il trasferimento
(1) Accanto a codesta epigrafe non si può porre la IG. IIº 1030 sia perchè
a l. 39 l'epigrafe è frammentaria sia perché in essa compare il [taputo g töv
otpattcott pc(ov (l. 43 seg.) che non compare nell'altra in simile contesto.
(2) DINsMooR, Archons of Athens, p. 291.
(3) Da me pubblicato in « Annuario della R. Scuola Archeol. di Atene »
Vol. III-IV N. S., 1941-42., p. 84 segg. -
(4) V 11,6.
GRECIA CENTRALE 173
(1) FERGUsoN, art. cit. IG. IIº 1040. KAHRsTEDT, Unters., p. 195.
(2) IG. IIº, 1041. 1042.
(3) IG. IIº 1040.
(4) DINsMooR, Archons of Athens, p. 286.293.
(5) Cfr. la didascalia di IG. IIº 1039.
(6) IG. IIº 1043. Il KAHRsTEDT, op. cit., p. 195 mi pare non avverta la
peculiarità di questa epigrafe.
i RECIA CENTRALE - 177
della lettera 7. Tuttavia, anche con tale difficoltà, la spiegazione del BRONEER
resta per ora la migliore.
(1) V. anche PLUT. Ant. 33. 60. VELL. II 82.
(2) CAss. DIo. XLVIII 39.
(3) SENECA suas. I 6. ATHEN. IV 148 B. C.
(4) IG. II° 1041. 1042.
GRECIA CENTRALE 179
(1) IG. IIº 3173. 3175. 3179. 3227. 3244-3246. 3248-3251. 3253-3256.
3430. 3432. 3433. 3440-3443 ecc.
(2) GRAINDOR, Athènes sous Auguste, p. 10 I segg. di cui il cap. V p. 95 segg.
è fondamentale per le istituzioni politiche di Atene in quegli anni.
(3) GRAINDOR, op. cit., p. 17 segg.
(4) Si veda l'iscrizione in suo onore in IG. IIº 4116 e la dedica che egli la
in Delo, Inscr. de Délos IV 1589.
(5) Inscr. de Délos IV 1588.
(6) LI 2, l.
180 - IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) H. Swo BoloA, Die griech. Volksbeschlüsse, Leipzig 1890, p. 178 segg.
SCHULTEss in PAULY-WIssowA « Real-Encycl. » VII col. 1494, III S. col. 793.
(2) P. 196. -
13.
182 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(4) LIv. XLII 63. PoLYB. XXX 20,9. STRAB. IX p. 41 1. IG. VII 2850.
Sulle questioni attinenti ad Aliarto GRAINDOR, Athènes sous Auguste, p. 2 seg.
(5) Su Delo e Atene cfr. anche W. H. LAIDLAw, A History of Delos,
Oxford 1933, p. 132 segg. -
(1) Gesch. der griech. und maked. Staaten, III, Gotha 1903, p. 345.
(2) XXXIX 6, 5 (B.-W.).
(3) VII 16, 10.
(4) P. 194.
(5) HERMANN-Swo BodA, Griech. Staatsalt., p. 442.
(6) VII 16, 9-10.
(7) IG. XII 9 n. 898. 899.
(8) IG. III 1 n. 568 1.2. V. anche RAEDER, L'arbitrage intern., p. 138. 21l.
Cfr. sopra p. 7 l.
(9) IG. VII 2711.
GRECIA CENTRALE 191
(1) IG. XII 9 n. 901 (della fine del sec. II a v. Cr. A. WILHELM in « Bull.
Corr. Hell. » XVI 1892, p. 96; sull'identità di questo i suo, col magistrato
supremo della lega esprime qualche dubbio E. ZIEBARTH IG. XII 9, p. 172,
l. 100 e p. 211 s. v. Yeucov). 952 (della fine del sec. II av. Cr.). 916 (del sec. I
av. Cr.).
(2) H. PoMTow, Neue delphische Inschriften, in « Klio » XV (1918),
p. 15 segg. E. BouRGUET, Fouilles de Delphes, III 1, p. 396 segg., n. 578;
per la datazione e l'interpretazione da me accolta, v. DAUX, in « Bull. Corr.
Hell. » LVII (1913), p. 94 seg. op. cit., p. 341 segg. IG. XII Suppl. p. 207.
(3) L. 7 e l. 19.
(4) IG. XII 9, n. 899 b.
(5) IG. VII 48.
(6) Syll.º 1064.
(7) V. contra L. GALLET, Essai sur le sénatus-consulte « de Asclepiade
sociisque» in « Rev. hist. de droit français et étranger», 4 Sér., 16 Ann., 1937,
p. 388 seg. il quale qui segue la vecchia teoria dello HERTzBERG.
192 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) B. NIESE, Gesch. der griech. und mak. Staaten III, Gotha 1903, p. 314
n. 5 lascia incerto se la lega beotica fu allora disciolta, ma v. HERMANN-Swo
BoDA, Staatsalt., p. 289 n. 1 l. DE SANCTIS, St. d. Rom. IV 1, p. 345. C. BARRATT,
The Chronology of the eponymous Archons of Beotia, in « Journ. of Hell. Stu
dies » LII (1932), p. 97. HEAD, Hist. num.º, p. 353.
(2) IG. VII 4130. 4131.
(3) Il che avverti anche il primo editore M. HoLLEAUX in «Bull. Corr.
Hell. », XIV (1890), p. 44, nonostante che preferisca di porla dopo il 146.
(4) Cfr. anche Tod, Intern. Arbitration amongst the Greeks, p. 15 seg.,
n. 18, 19 ; inoltre il decreto di Acrefie in onore di giudici provenienti da Megara
databile come il precedente verso il 150 av. Cr. (P. PERDRIzET in « Bull. Corr.
Hell. » XXIV, 1900, p. 73 segg. ToD., op. cit., p. 16 n. 20), e il nuovo decreto
pure di Acrefie in onore di giudici provenienti da Cleitor (M. FEYEL, Nouvelles
inscriptions d'Akraiphia, in « Bull. Corr. Hell. » LX, 1936, p. ll segg.). Il
FEYEL ripubblica anche il decreto di Acrefie citato in onore di giudici di Megara
e riesamina nel complesso tutte le questioni attinenti ai due decreti e a quelli
pei giudici di Larisa giungendo alla conclusione di porre «par exemple » verso
il 140 i decreti in onore dei giudici di Cleitor e di Megara, vero il 120 la rior
ganizzazione delle Ptoia e più tardi ancora i decreti intorno ai giudici di Larisa.
Peraltro codesta cronologia, già incerta per lo stesso autore, non sembra
potersi accogliere perché par presupporre dopo il 146 una situazione della
Beozia diversa da quella che essa ebbe in realtà secondo le fonti, mentre tali
documenti si scaglionano assai bene nel periodo fra il 168 e il 146. E la con
gettura, che si presenterebbe come ovvia, che Acrefie, al pari di Tespie, Tana
gra, Platea, Lebadea (v. oltre), fosse civitas libera, forse in omaggio al suo san
tuario dello Ptoion, se non si può escludere, manca tuttavia di fondamento
sicuro. In base poi allo stesso decreto in onore dei giudici di Larisa Acrefie,
194 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
tanto più che Tebe nella periegesi dello Pseudo-Scimno (1), com
posta fra il 130 e il 115 av. Cr. (2), viene ricordata come la più
grande città della Beozia, e nella guerra mitridatica era ancora
tò uéYo &oto (3). Inoltre Mummio proprio in Tebe offerse dediche
agli dei (4). Si può dunque ritenere che soltanto una parte delle
mura di Tebe fu distrutta (5) e che la città divenne stipendiaria.
Secondo Pausania (6) la lega beotica sarebbe stata disciolta
e poco dopo ricostituita ; in realtà noi la troviamo testimoniata
esplicitamente in epigrafi assai tarde dal I sec. d. Cr. al III (7),
prescindendo dal ricordo dei Beoti nelle liste anfizioniche del 134 (?)
e di circa il 125 (8) il quale sembra non significare nulla per
l'aspetto politico. Né dice qualcosa di più l'epigrafe pei vincitori
nelle feste Basileia pubblicata in «'Apx. AeAttov » 1923, p. 239
segg. (9), perché la data di essa è incerta e potrebbe anche risa
lire a prima della battaglia di Pidna (10). Peraltro la semplice
indicazione di Botóttog ripetuta più volte s'incontra in un'epi
grafe di vincitori, la quale spetta all'inizio del I sec. av. Cr. (11),
e questa indicazione non si saprebbe spiegare senza ammettere
l'esistenza allora della lega beotica. Inoltre noi avremmo della
lega beotica una testimonianza se consideriamo col Dittenber
(7) IG. VII 2711 1.44. 50 segg. 70 ecc. 3426. IG. IX 1 n. 147. 218, è9vo;
IG. VII 27 ll l. 13, 18 ecc. 2712 1.38. 43 ecc. -
(6) P. 183.
(7) Per la raccolta delle epigrafi con ip/ov èv 'O xºotò E. KIRSTEN in
PAULY-WIssowA « Real-Encycl. » XVIII col. 415.
(8) HERMANN-Swo BonA, Staatsalt., p. 291 seg. Poco giova l'epigrafe
pubblicata di recente da N. B. PAPPADAKIs, art. cit., p. 239 segg., perché la
data di essa rimane incerta e potrebbe collocarsi sia prima sia dopo il 146 av. Cr.
(9) SCHöNFELDER, op. cit., p. 47 seg. -
Che dopo il 146 Tebe e con essa quasi intera la Beozia dipen
dessero dal governatore di Macedonia è attestato dalla nota let
tera di un proconsole di quella provincia in relazione coi tecniti
dell'Istmo (1); e la frase di Pausania (2) che i Tebani
èYvoattuóx modºv te xòtixx xxì ètp&tovto x58 tg ég thv Pouxtov pixtov
significa solo che Tebe prima della partecipazione alla guerra mitri
datica era in pace con Roma. Tebe si ribella a Roma nella guerra
mitridatica, ma poi si dà senza resistenza a Silla (3). Silla tolse
ai Tebani il possesso di metà del loro territorio affidandolo ai
santuari di Delfi, Olimpia ed Epidauro. Da allora Tebe decadde (4).
In seguito riottenne il suo territorio per grazia dei Romani se
condo Pausania (5). Nel 48, come quasi tutti i Greci, i Beoti
stettero dalla parte di Pompeo (6) e combatterono a Farsalo (7);
Cesare fece occupare Tebe dal legato Caleno (8). Nel 45 Ser.
Sulpicio Rufo, che era proconsole della nuova provincia d'Acaia
costituita poco prima ad opera di Cesare (9), da Atene si reca
in Beozia per assolvere reliquam iuris dictionem (10).
Tespie (11) patì spogliazioni da Mummio (12); diversamente
da Tebe era secondo Plinio (13) un liberum oppidum, e ciò pel
tempo di Adriano viene confermato epigraficamente (14). Es
sa forse fu anche immunis (15). Ignoriamo con precisione l'at
of Boeotia, London 1881, p. 94, tav. VI 12. Hist. num.º, p. 354. M. O. B. CAsPARI
in « Journ. of Hell. Studies » XXXVII (1917), p. 173.
(1) P. 2 seg.
(2) IX 7,4.
(3) APP. Mithr. 30.
(4) STRAB. IX 2,5 p. 403.
(5) IX 7,6.
(6) APP. b. c. II 49,75. LUCAN. III 170 segg.
(7) APP. b. c. II 70. CAEs. b. c. III 4,2.
(8) CAEs. b. c. III 56, 4.
(9) CIC. ad fam. VI 6, 10. IV 4, 2. V. inoltre p. 105 seg.
(10) CIc. ad fam. IV 12,1.
(11) Tespie batte moneta di rame dopo il 146 : HEAD, Hist. num.º, p. 355.
Su Tespie cfr. anche STRAB. IX 2,5, p. 403.
(12) CIC. Verr. IV 2,4. PLIN. n. h. XXXVI 22.
(13) N. h. IV 25.
(14) CIL. VIII 7059. 7060. PAPPADAKIs, art. cit., p. 242 seg.
(15) V. contra a torto A. PLAssART in « Bull. Corr. Hell. » L (1926),
14.
198 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) In «'Apx. Az)ttov » 1923, p. 239 segg. – SEG. III (1927) 367.
(2) In « Bull. Corr. Hell. » XXV (1901), p. 365 segg. XXX (1906),
p. 469 segg. «'Apx. Aextio » 1923, p. 256.
(3) Prodigiorum libri 110.
(4) LIv. XLV 27,8.
(5) PLUT. Sulla 16.
(6) De def. orac. 5.
(7) IX 39,2.
(8) PoLY B. XXVII 1. LIv. XLII 44. Lebadea dopo il 146 batte moneta
di bronzo HEAD, On the chronol. Sequence of the coins of Boeotia, p. 93 tav. VI.
Hist. num.º, p. 346. -
(2) Nulla ci dice pel nostro assunto la dedica degli Iampolitani in onore
di Q. Cecilio Metello Macedonico SEG. III 414 simile a quelle di Olimpia
(Inschr. von Olympia n. 325) e di Hypata (IG. IX 2 n. 37).
(3) DAUX, Notes épigraphiques, in « Bull. Corr. Hell. » LIX (1935),
p. 96 seg.
(4) IG. IX l n. 218.
(5) SCHöN FELDER, Die stadtischen und Bundesbeamten, p. 55 segg.
Buson.T-Swo Boro , Griech. Staatskunde, p. 1453.
(6) IG. IX l n. 98 l. 13. Per la datazione v. SCHöN FELIbER, mem. cit., p. 56.
(7) PAUs. X 5, 1. G. KAzARow, De foederis Phocensium institutis, Diss.
In., Lipsiae 1899, p. 12. -
(4) X 35, 2.
(5) Syll.º 647.
(6) Fouilles de Delphes III 2 n. 136.
(7) Delphes, p. 480.
(8) Fouilles de Delphes III 2 n. 142.
. GRECIA CENTRALE 205
I sec. av. Cr. hanno ricevuto la prossenia a Delfi e sulle offerte dei Romani
DAUX, Delphes, p. 588 seg. 595 segg. L. Ro BERT, Etudes épigr. et philol., Paris
1938, p. 7 segg. -
(7) PAUs. VII 14, 1.15, 2, 9. Niese, op. cit., III, p. 342.
GRECIA CENTRALE 211
mnemoni degli Etei, e non più degli Eracleoti come nella lista
del 178, compaiono in Delfi negli anni 134 (?) e 125 circa (1).
La sua indipendenza dunque, che, come pare probabile, preesi
steva, fu riconosciuta nel 145. Con Augusto, sembra, gli Etei
vennero uniti alla Tessaglia (2).
(2) Eraclea tessalica in IG. IX 2 n. 103. STRA Bo IX 429. KIP, op. cit.,
p. 4 l.
(3) C. SALVETTI, Ricerche storiche intorno alla lega etolica, in G. BELOCH,
Studi di Storia Antica. f. II, Roma 1893, p. 132 segg.
(4) DAUX, Delphes, p. 328. -
(7) PoLY B. XXXVIII 13,9 sul quale v. NIESE, op. cit. III, p. 356 n. 5.
HERMANN-Swo BoIoA, Staatsaltert., p. 370 n. 4. BUsoLT-Swo BoDA, Griech.
Staatskunde, p. 1519 n. 2. KLAFFENBACH, IG. IX lº p. XLvi. E si ricordi che
dopo l'adunanza di Corinto dove gli Achei dichiararono guerra contro Roma
Gabinio, uno dei legati di Metello, andò dagli Etoli in Naupatto (PolyB.
XXXVIII ll, 9). Per lo scioglimento della lega etolica si pronuncia di recente
HoRN, Foederati, p. 30 seg. senza peraltro addurre alcun argomento positivo.
(8) SGDI. 2136. DAUx, Delphes, p. 630.
(9) KLAFFENBACH IG. IX lº p. LII.
212 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
pare in un'epigrafe del 142/1 (1) e intorno all'84 av. Cr. onora
Ladame calidonio (2). In un decreto di prossenia del 143/2 gli
Etoli concedono ad alcuni Lacedemoni (3) 3 té), mov xxi Yag xxi
oixtag éYxtmotv xxi toNatixv xxì &ouxtov xxì &op& Amxy xxì toAſuoo xxi
sipó vog xxì xxtò 96 Axooxy xxì tò AAx ttuto xxì pt) &v9porta, 5oo xxi
totg &XXotg tpogévotg tòv Aito) dov 5tápxet. Qui sembrerebbe a
prima vista che gli Etoli agissero in piena libertà, tuttavia
tali decreti possono anche conciliarsi con una più o meno
effettiva sudditanza a Roma perché la è permalg Y3g xxì oixtag
concessa a uno straniero è compatibile col dominium in solo pro
vinciali per cui, se non si ha la vera proprietà ea iure Quiritium
sul territorio, se ne ha nondimeno il possesso.
Silla sbarcato a Demetriade nell'87 raccolse subito denari
e alleati dall'Etolia (4); dunque l'Etolia si mantenne fedele
a Roma. Nel 57 o 56 l'Etolia fu vessata gravemente da L. Cal
purnio Pisone, governatore di Macedonia (5). Ma proprio il
luogo di Cicerone (6) che ricorda le vessazioni di L. Calpurnio
Pisone ci parrebbe testimoniare che allora l Etolia era alleata
di Roma. Infatti esso suona così: Aetoliam, quae procul a bar
baris disiuncta est gentibus in sinu pacis posita medio fere Graeciae
gremio continetur, o Poena et Furia sociorum ' decedens miseram
perdidisti. L'esclamazione di Cicerone: o Poena et Furia sociorum
nel contesto in cui si trova ha significato soltanto se si ammette
che gli Etoli erano soci di Roma ; peraltro la parola soci può es
sere adoperata nel senso proprio di populi foederati e populi liberi,
e però di soggetti politicamente autonomi rispetto a Roma, e
in quello improprio di soggetti non autonomi (7). Tuttavia è
fuori dubbio che dopo il 146 l'Etolia conservò la situazione sorta
dal trattato iniquo con Roma del 189 e la conservò pure dopo
Silla.
15.
214 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
GRECIA SETTENTRIONALE
(1) IG. IX 2,89 e Syll.º 674. Nelle IG. IX 2 appare manifesta un'incon
gruenza, e cioè, mentre in base alla tavola degli strateghi tessali di p. XxIv
Tessalo e Leonte sono in carica attorno al 140 a v. Cr., l'epigrafe 89, che ri
corda appunto questi due strateghi ed è datata dal secondo di essi, viene posta
fra il 150 e il 147 a v. Cr. V. anche C. PHILLIPsoN, The intern. Lau and Custom
of anc. Greece and Rome, II, London 1911, p. 158. RAEDER, L'arbitrage in
term., p. 204. ToD, Intern. Arbitration, p. 23, n. 34. A BBoTT-JoHNsoN, Mun.
administr. in the Rom. Emp., p. 258 n. 8.
(2) CIL. Iº p. 26. -
tre arconti nel 184/3 (1) e con tagi nel 145 circa (2), Melitea
con arconti nell'epigrafe delfica nota da collocarsi fra il 153/2
e il 144/3 (di essa non abbiamo epigrafi menzionanti tagi), Tau
maci con tre arconti intorno al 160 av. Cr. (3) e con tre tagi in
iscrizioni peraltro del sec. I av. Cr. (4). È dunque fuori dubbio
che nell'Acaia Ftiotide il passaggio dall'arcontato alla tagia,
vale a dire da tre arconti a tre tagi, si effettuò attorno al 146/5
quando i Romani diedero un nuovo ordinamento alla Grecia (5).
Non altrettanto sicura è la data di questo passaggio per gli
Eniani fra i quali Hypata presenta quattro arconti nella prima
metà del sec. II av. Cr. (6) e i tagi in un'epigrafe di epoca impe
riale (7), e può darsi che gli Eniani accogliessero i tagi solo nel
momento in cui sotto Augusto entrarono a far parte della lega
tessalica (8). Nella Malide Lamia ha tre arconti nel 184/3 (9) e
cinque tagi nel 160/59 (10) e tre tagi solo intorno al 130 (11), mentre
di Nartacio conosciamo unicamente tre tagi in un'epigrafe già
nota anteriore al 142 e di nuovo i tagi in un'altra epigrafe, pure
1905, p. 287), 10.-nella Malide: Lamia IG. IX 2, 61-65, 67, 68. – Tagi, nell'Acaia
Ftiotide: Halos IG. IX 2, add. p. x n. 1 (PoMTow in « Klio » XVIII, 1923
p. 263. STAHLIN in PAULY-WIssowA «Real-Encycl. » V A, col. 1591), 108
(non datata); Thaumaci IG. IX 2,219 (KIP, Thess. Studien, p. 62 seg. ;
« Bull. Corr. Hell. » XLVIII, 1924, p. 371), 220 ; SEG. III 468. - fra gli Eniani:
Hypata IG. IX 2, 34. - nella Malide : Lamia IG. IX 2, 66 b, 69 (a 1.2 è supplito
erratamente 39/6vrov invece di re e vo v; v. anche SGDI. 1447); Syllº
668; Nartacium IG. IX 2,89 a (v. testo); «'Apxxvo). 'Eq ruspt: », 1927/8.
pp. 119 segg., 205 seg.
(1) IG. IX 2, 107. -
(2) IG. IX 2, add. p. X n. 1.
(3) IG. IX 2, 218.
(4) IG. IX 2, 219. SEG. III 468. V. n. 8 alla pagina precedente.
(5) PAUs. VII, 16,9.
(6) IG. IX 2, 7b. 9. V. n. 8 alla pagina precedente.
(7) IG. IX 2, 34.
(8) Secondo l'opinione di SCHÖN FELDER, mem. cit., p. 19 che segue in que
sto HERMANN-SwoBoDA, Staatsalt., p. 439.
(9) IG. IX 2,65. Veramente in questa epigrafe non è del tutto chiaro per
la frammentarietà di essa il numero preciso degli arconti, il quale peraltro è
con sicurezza di tre in diverse iscrizioni poco anteriori, cosi IG. IX 2, 61-63.
(10) Syll.º 668. DAUX, op. cit., p. 679 segg.
(ll) IG. IX 2,69.
220 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
nota, posteriore di tre anni (1). Pertanto pare certo che in Lamia
furono due modifiche, l'una, la prima, da collocarsi subito dopo
la battaglia di Pidna (168), il passaggio dai tre arconti ai cinque
tagi secondo il numero, oltreché il nome, dei tagi tessalici, l'altra,
la seconda, nel 146/5, la riduzione a tre dei cinque tagi confor
memente al numero dei tagi nelle città dell'Acaia Ftiotide. Pur
troppo in Nartacio non possiamo con altrettanta certezza affer
mare un identico processo. Per Nartacio si presentano tre proba
bilità : o i suoi arconti furono come quelli di Lamia sostituiti
subito dopo la battaglia di Pidna da cinque tagi i quali poi nel 145
vennero ridotti a tre, o gli arconti rimasero, come nell'Acaia
Ftiotide, fino al 145 quando subentrarono i tre tagi, o essi furono
sostituiti da tre tagi subito dopo Pidna e Nartacio precederebbe
in questo caso la riforma attuatasi soltanto nel 145 per l'Acaia
Ftiotide e per la stessa Lamia. Ma non è chi non veda come sif
fatta ipotesi sia la meno verisimile in confronto con le altre due,
e, dunque, vada messa da parte. Così, dovendosi collocare il pas
saggio ai tre tagi attorno al 146/5, le due epigrafi di Nartacio,
collegate fra loro intimamente, in una delle quali, quella di Filia,
compaiono tre tagi, spettano a dopo il 146/5 e con più precisione
agli anni fra il 146/5 e il 142 l'epigrafe di Filia, a quelli fra il 146/5
e il 139 l'altra conosciuta di solito come senatoconsulto intorno
ai Nartaci e ai Melitei (2). Del pari l'iscrizione delfica SGDI. 2138,
dove s'incontrano a Melitea arconti, va datata fra il 153/2 e il
146/5.
Le modifiche studiate nelle magistrature di Lamia, di Nar
tacio e delle città ftiotiche indicano una sempre maggiore ade
sione della Malide e dell'Acaia Ftiotide alla lega tessalica, alla
quale entrambe le regioni erano già state assegnate negli anni
precedenti, e cioè un sempre maggiore incremento della lega tes
(1) V. p. 230.
(2) Y. BEQUIGNoN, Etudes Thessaliennes in «Bull. Corr. Hell. » LIX
(1935), p. 64 segg. -
del 140 circa av. Cr. (1), e però essa non venne disciolta nel 145 (2).
Demetriade era la città più importante della lega, e a' suoi citta
duni spettava la direzione politica della lega stessa. L'ordinamento
nella città e nel territorio era democratico, ma di fatto il comando
si trovava in mano di una piccola cerchia di famiglie ricche della
capitale (3). -
(1) Fr. STAHLIN, Inschr. von Magnesia und Demetrias, in «Athen. Mitth. »
LIV (1929), p. 210 segg. data intorno al 140 le iscrizioni IG. IX 2 n. 412 e 1100 a
che sono decreti della lega dei Magneti. Su Demetriade arresasi dopo Pidna
ai Romani (DIoD. XXXI 86) e il rinnovamento della lega dei Magneti v.
HILLER voN GAERTRINGEN in PAULY-WIssowA « Real-Encycl. » VI A, col. 133.
(2) FR. STAHLIN - E. MEYER - A. HEIDNER, Pagasai und Demetrias, Berlin
1934, p. 201.
(3) STAHLIN-MEYER-HEIDNER, op. cit., p. 202.
(4) IG. V 2 n. 367. STAHLIN, art. cit., in «Ath. Mitth. » 1929, p. 216 seg.
Su di esso v. anche W. KoLBE in « Journ. of Hell. Studies » L (1930), p. 24 segg.
Erratamente lo HILLER voN GAERTRINGEN, seguendo una tesi più antica,
riporta tale epigrafe a poco dopo il 167 a v. Cr. in PAULY-WIssowA « Real
Encycl. » VI A col. 133.
(5) V. anche IG. IX 2 n. 1100 a. l. 14.
(6) DAUx, Delphes, p. 345 segg.
(7) APP. Mithr. 29.
GRECIA SETTENTRIONALE 227
triade come scalo pel materiale bellico e come porto della flotta
nella guerra partica (1). Pompeo viene onorato dalla città quale
eòepyérg fra il 66 e il 62 av. Cr. (2); Cesare vi ha una statua
onoraria, la cui base in precedenza era servita per una statua
del propretore C. Caelius C. f. Rufus (3). -
(13) PAus. X 8,3. ProL. III 13,45. STAHLIN, Das Hellen. Thessalien,
p. 220. Per gli arconti e i tagi di Hypata v. p. 219.
228 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) IG. IX 2 n. 8.
(2) « Bull. Corr. Hell. » XLIX (1925), p. 221 segg.
(3) Fouilles de Delphes III 1 n. 578, p. 396 segg. DAUx, Delphes,
p. 341 segg.
(4) DIoD. XXXI 8, 6. SYNC. chron. p. 268 a Par. (= pag. 509 Dind.).
(5) CAEs. b. c. III 56.
(6) In Pis. 40, 96.
(7) Positow in «Klio» XVII (1921), p. 164 n. 149. DAUx, Delphes,
p. 596 n. 9. -
- -,
230 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
compaiono come koinon con uno stratego a capo nel 178 av. Cr. (1).
Essi hanno delle Stxx &tò aug 06Xcov coi Tessali (2); passano
quindi a Perseo, ma ritornano presto sotto il dominio romano (3).
Forse dopo Pidna nella riorganizzazione della Grecia la lega dei
Perrebi fu rinnovata. Ma, se non abbiamo notizie sulla lega dei
Perrebi, un decreto (4) della città perrebica di Falanna spettante
alla seconda metà del sec. II av. Cr. di prossenia per giudici ri
chiesti alla città tessalica di Metropoli (5) e da essa ottenuti
ci permette di stabilire che, come nella lega tessalica, così in
quella dei Perrebi una città poteva rivolgersi a un'altra città
per qualche giudizio indipendentemente dalla lega e, ciò che più
importa, indipendentemente da Roma. Al pari della tessalica la
lega perrebica doveva trovarsi in condizione di libertà rispetto
a Roma (6). Sulla fine del sec. II o agli inizi del sec. I av. Cr.
la città perrebica di Gonni dà la prossenia e altri benefici a due
Romani (7).
Intorno al periodo successivo resta solo la notizia di Cice
rone (8) Perraebia vendita ; Augusto toglie ai Perrebi il seggio
nell'anfizionia delfica e li unisce ai Tessali (9).
non si ha più notizia (1), ma tale silenzio delle fonti non giustifica
l'affermazione di E. Polaschek (2) che, disciolta la lega dopo
il 146, l'Epiro sia stato collegato all'Acaia. La città di Ambracia,
dichiarata libera dai Romani nel 187 con un decreto del senato (3),
dove peraltro durante la guerra contro Perseo fu una guarni
gione romana (4), compare nel 57 o nel 56 sede temporanea del
governatore di Macedonia (5); è probabile dunque che quella
città allora fosse incorporata nella provincia di Macedonia; più
tardi per la fondazione di Nicopoli essa dovette fornire un con
tingente di abitanti (6). Butroto viene ricordata solo durante le
guerre civili (7); forse con Cesare (8) o, più probabilmente, dopo
Azio (9) ricevette una colonia romana (10) e come tale è nomi
nata da monete del tempo di Augusto e di Tiberio (11) e nel
II-III sec. d. C. da un'epigrafe scoperta di recente (12). La mag
gior parte dell'Epiro fu da Augusto nel 27 annessa alla provin
cia d'Acaia, la restante parte, fra cui Butroto, alla provincia di
Macedonia (13).
(1) NIESE, Gesch. der Griech. und Maked. Staaten, III, p. 336. Sull'Epiro
e la provincia di Grecia costituita da Cesare v. sopra p. 106.
(2) « Real-Encycl. » XX col. 1397. Cfr. anche HERMANN-Swo BoDA,
Staatsalter., p. 316.
(3) LIv. XXXVIII 44, 4.
(4) LIV. XLII 67, 9 seg. Su Ambracia v. anche HollEAUX, art. cit., in
« Bull. Corr. Hell. » XLVIII (1924), p. 381 segg.
(5) CIC. in Pis. 37, 91 ; v. anche 96: Ambracia direpta.
(6) PAUs. V 23, 3. Anth. Pal. IX 553.
(7) CAEs b. c. III 16, 1. PLUT. Brut. 26. Sul pericolo corso da Butroto
per non aver pagato una somma impostale da Cesare e sull'intervento di Attico
e di Cicerone v. CIC. ad Att. II 6. IV 8. XIV 10. ll. 12. 17. 20. XV 2. 4. 14.
XVI 2. 16. ad fam. XVI 7. Tutti i testi sono raccolti in L. M. UGoLINI, Al
bania Antica. Vol. III. L'Acropoli di Butrinto, Roma 1942, p. 248 segg.
(8) CARcoPINo, La Rép. Rom. de 133 d 44 av. J. C., in GLotz, Hist. anc.,
p. III. Hist. Rom. II 2, Paris 1936, p. 986.
(9) OBERHUMMER in PAULY-WIssowA « Real Encycl. » III col. 1084.
(10) STRAB. VII 324. PLIN. n. h. IV 4. ProL. III 13, 3.
(11) HEAD, Hist. num.º, p. 320.
(12) UGoLINI, op. cit., p. 209.
(13) P. 110, n. 6.
XII.
ISOLE
nomo e libero (1). Tale essa rimane sino alla fine della Repub
blica (2). Non si sa con precisione quando sia terminata l'auto
nomia di Leucade. Nel 31 la rada della città per la battaglia
d'Azio accoglie parte della squadra di Antonio, e M. Vipsanio
Agrippa con un abile colpo di mano, forzando il porto, se ne im
padronisce e insieme occupa la città (3). Nell'anno seguente
il 30 Leucade deve dare per la fondazione di Nicopoli i suoi abi
tanti (4) e l'intero territorio dell'isola viene incorporato in quello
di Nicopoli (5). Tuttavia in età imperiale l'esistenza di Leucade
è testimoniata da una moneta di bronzo di Commodo (6), e
questo sembra provare che essa tornò ad avere la sua autonomia
comunale.
Le quattro città di Cefallenia Crani, Pale, Pronni e Same,
che, essendo divenuta l'isola centro di pirateria durante la guerra
etolica, alle ingiunzioni dei Romani si erano sottomesse e ave
vano consegnato ostaggi, all'infuori di Same distrutta per la sua
insurrezione e per la tenace resistenza opposta a M. Fulvio Nobi
liore (7), furono dichiarate libere. Pale poco dopo dedica una
corona a Cassandro, figlio di Menesteo (8), e la sua libertà è ancora
attestata, in età peraltro tarda, da una epigrafe (9); Plinio poi
definisce Cefallenia libera (10). Nel 40 av. Cr. L. Domizio Enobarbo
consegna delle milizie al triumviro M. Antonio presso Pale (11).
(1) IG. XII S. p. 129 n. 270 : [3rtoòo9etang ri:| Scuoxpxtix: brò “Pogxiov.
(2) IG. XII 5, 724.
(3) IG. XII S. p. 128 n. 261.
(4) MUNzER in PAULY-WIssowA « Real-Encycl. » II A col. 1799 seg.
(5) IG. XII 5 n. 924.
(6) IG. XII 5 n. 898 = S. p. 139 n. 315.
(7) IG. XII 5 n. 860. Sul luogo di APPIAN. b. c. V 7 v. il commento
del VIERECK. Anche GRAIN DoR, Athènes sous Auguste, p. 5 accetta l'interpreta
zione del BURsIAN, in «Jenaer Literaturzeit. » 1876, p. 181 riguardo al ueta
della frase 'A9 vxtotg S'è: obtòv è).9o5a guerà Tivov Ai tvav éòoxe xxi...., che
cioè la preposizione ue: & venga qui adoperata secondo l'uso omerico e poe
tico in senso finale. Peraltro difficilmente codesto uso può essere stato
seguito da Appiano, ed è meglio congetturare che uetà Tivov sia una mo
ISOLE 237
difica di uetà Tivolo determinata dagli accusativi seguenti e che Teno, tolta
ai Rodi, sia stata concessa ad Atene; Appiano poi avrebbe qui fuso insieme
avvenimenti di anni diversi. Ma siffatta congettura, pure se migliore, a mio
giudizio, delle altre, è anch'essa estremamente incerta.
(1) PtoL. V 2 ; alla provincia d'Asia l'attribuisce W. RUPPEL, Zur Ver
fassung und Anordnung der amorginischen Städte in « Klio » XXI (1927),
p. 316.
(2) IG. II° 3218.
(3) PLUT. Sulla 11. A. WILHELM, Att. Urkunden III in « Sitzungsber.
der Akad. der Wiss. in Wien » Ph. - hist. Kl. 202 B., 1925, p. 21 segg.
(4) HEAD, Hist. num.º, p. 485.
(5) APP. b. c. V 7. PLUT. Anton. 23. V. HERTzBERG, Die Gesch. Griechen
lands unter der Herrschaft der Römer I, p. 474, n. 13.
238 IL DOMINIO ROMANO IN GRECIA
(1) PLUT. Pomp. 24. ZIE BARTH, Beitr. zur Gesch. des Seeraubs, p. 34 segg.
G. WELTER, Troizen und Kalaureia, Berlin 1941. p. 224.
(2) IG. IV2 66.
(3) Syll.º 748.
(4) V. p. 74 e 131 seg..
(5) JACoBY FGr.Hist. II B p. 1164. P. Roussel, Délos colonie athémienne,
Paris 1916, p. 330 segg. - - - -
(1) CAss. DIo LIV 7, 2: 'A9 vºtov èè rhy tz Ai tvxy xxi riv 'Eperpixv,
èxxprobvto Y32 xòrza, doc rivé: prov, 3 gei) sto (scil. Augusto) 5r Fòv 'Avrovtov
èoto)òxoxv. GRAINDoR, Athènes sous Auguste, p. 5 seg., basandosi sulla frase
dog tvéz poco v non dà peso a codesta testimonianza di Cassio Dione. Peraltro
essa è esplicita riguardo all'azione di Augusto che ha tolto Egina ed Eretria
agli Ateniesi ; la sola incertezza delle fonti usate da Cassio Dione è intorno
ai diritti che Atene esercitava su Egina ed Eretria e sul motivo reale dell'atto
di Augusto, non sull'atto stesso. La donazione agli Ateniesi di Eretria ad
opera di M. Antonio non viene ricordata da Appiano, ma nulla si può dedurre
da questo argumentum ex silentio, come dalla condizione di Egina e di Eretria
sotto l'impero non si può dedurre quella del I sec. av. Cr., ignorando noi del
tutto le vicende di queste città.
(2) Syll.º 587.
(3) V. anche W. PEEK in «Ath. Mitt. » LIX (1934) p. 70 segg., dove
peraltro a pag. 72, quando s'indica il periodo della libertà di Pepareto fra
il 197 e il 142, è da correggere evidentemente quest'ultima data in 42.
(4) Liv. XLIV 13. -
(1) IG. IIº 1223. 1224. Per Delo LAIDLAw, A History of Delos, p. 258 segg.
(2) «Annuario della R. Scuola Archeolog. di Atene 5, vol. III-IV N. S.,
1941-42, p. 84 segg.
(3) VITR. VII 7.
(4) F. IMHooF-BLUMER, Münzen der Kleruchen auf Imbros, in «Athen.
Mitt. » VII (1882), p. 146 segg. Monnaies grecques, Paris 1883, p. 48 seg.
HEAD, Hist. num.º, p. 261.
(5) X 485.
(6) N. h. IV 73.
(7) LIv. XLV 5,2,
(8) PoLyB. XVIII 44,4. 48,2. LIv. XXXIII 30.
(9) IV 73.
(10) APP. b. c. IV 106. 107, 109.
(11) PLUT. Brut. 44.
(12) APP. b. c. IV 136.
(13) APP. b. c. IV 136.
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