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Kecellenza dell’Angelica dottrina Summarium, — Deourrente sexto anno saeculari ex quo Thomae Aquinatis nomen albo Sanctoruia adseriptum fuit, post solemnes honores a multis illi tributos, omnino decet ut et diarium nostram « Gregorianum > Angelic Doctori se addictum ostendat. Ideo locum hic obtinet brevis dis- sortatio de exoellentia angelicae docirinae. Eam porro excellentiam ostendimus primo argumento extrinseco, ab auctoritate sen commendatione Pontificum Romanoram aceepto; deinde rationem’ aliquam intrinsecam evolvere conati sumus. ‘Nunquam Pontifices tam instanter doetrinam ullam commendarunt quam postremis temporibus, post Leonem XIII, doctrinam Angelici; nee pro ullo magistro in scholis sequendo tam explicita lex lata fait, quam quae canone 1866 continetur. Sapientissimum vero dictum Pii XI, non inde coarctari opi- nionum eatholicaram libertatem, respicit utique multitudinem Dostorum et facultatem diversimode exponendi divinam Veritatem; nequaquam minuit vel landes Aquinati tributas vel officium servandae legis dudum imporitae in invenum institntione. Quod spectat ad intrinseoas rationes, primo ostendimns 8. Thomam ex universa antiquitate collegisse quidquid optimum et pracceliens fait. Ex graeca philosophia quam cowplevit et emendavit, hnmanae sapientiae florem decerpsit. Ex traditione Patrum et sensu Ecclesiae doctrinam theologicam tam perfecte collegit, at vere in illa et Patres audiamus ot Ecclesiae ger- manam fidem perpetuo discamus, Noluit Angolicus inventor veritatis haberi, ‘sed incorraptus testis et relator. Corpus tamen doctrinae mire perfectum, quod admirationi omnibus fuit, reipea constitnit, In primis Incidiesimo atylo etiam diffcillima declarat, deinde primas landes obtinet, eo quod nunquam vel imaginatione decipiatur; vel spiritualia ac divina ad sensibilia et humana trahat; quod praeterea doctri- nam solide unam arcteqne cohaerentem praebeat, cuius nulla pars evelli queat sine magna rains; quod tandem tute ac secure sequaces ducat, singulari certitndine veritatem ostendendo, mentem illustrando. Parrebbe strano il silenzio del nostro Gregorianum, se la sua vooe non si unisse al coro di tante altre, che, dopo quella del- Augusto Pontefice, in quest’anno sesto centenario dalla canoniz- zazione di Tommaso d’Aquino, si son levate a onorare e ad ac- clamare il gran Santo e il Prineipe della Scuola eristiana, Anche 4 G, MATTIUSSI noi dobbiamo riconoscere per Maestro e Duce colui che da molti secoli fa designato Doctor communis; anche noi lo invochiamo come celeste Patrono, pregandolo che ci ottenga d’apprendere senza inganno e di comanicare altrui senza invidia la sapienza; come fa seritto: quam sine fictione didici et sine invidia communtco; di meditare e difendere la divina verita e di ribatter gli empi, la quale per l’Aquinate fa la missione della vita ed & dopo morte Vopera continuata nei secoli. A Ini come a Santo la nostra preghiera ; come a sommo Genio, un canto di gloria. Prendiamo a svolgere alcuni pensieri per illustrare Veccellenza della sna dottrina: dottrina che chiamiamo Angelica, perch ri- sponde al titolo d’Angelo dato a Tommaso, e perch & sembrata ve- nire da un angelo per Ia chiarezza e per la sublimith, Toccheremo prima l’argomento di lode che le vien di faori, in quanto univer- salmente fu ammirata ed ebbe dai Romani Pontefici tali appro- vasioni, quali non furon date ad aleun’altra. Haee doctrina, disse Innocenzo VI, habet prae ceteris, excepta canonica, proprietatem verborum, modum dicendorum, veritatem sententiarum; ita ut qui cam sequutus fuerit non inveniatur a veritatis tramite deflexisse; qui eam negaverit, semper fuerit de veritate suspectus. Procureremo poi di porre in luce alcune intrinseche ragioni, per le quali inten- diamo l’affermata eccellenza. I! benignissimo Santo accolga l’umile tributo. L Sono corsi sei secoli dal giorno che il Pontefice Giovanni XXII pronuncid Venfatico elogio: Tot fecit miracula quot seripsit arti- culos. E veramente sono meravigliosi quegli articoli, i quali espon- gono con una mirabile sempliciti le pit ardue dottrine, e dicono anche le cose che paion facili con tanta lucidita di pensiero © di parola che invano altri spera di emulare: ut omnis — speret idem; sudet multum frustraque laboret — ausus idem. I quali ancora mettono tanta chiarezza nell’esposizione delle dottrine pit ardue, © partendo da comuni nozioni rapidamente salgono ai vertici della metafisiea divina, o scendendo dai pia universali principi con ma- nifesta analogia si applicano alle cose pid varie e pid remote, che ECCBLLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA 5 si, egli ragiona, ma sempre cosi rapido © semplice, che la sua sembra piuttosto intuizione, E tutto fa da Ini raccolto nella dot- trina teologica, elevando la ragione con la fede, servendo alla fede con la ragione, si che non paia potersi sperare che un'opera pit perfetta debba mai venire dagli sforai dell'umano intelletto. AlPelogio pronunciato da Giovanni XXII rispose 'ammirazione aniversale, © s. Tommaso d’Aquino fa detto l’Angelico, e tra gli altri Dettori ebbe per emblema il Sole, ¢ fa satutato principe della Scuola, e divenne perpetuo Maestro con la Somma divenuta or- dinario testo d’insegnamento. E i nuovi secoli gli hanno cresciuto Ja gloria, aggiungendosi ognuno ai precedenti nel riconoscere il primato che gli compete e Veccellenza della sua dottrina. A che certamente & giovato Pavere intenta a sostener Ia sua gloria ¢ il suo titolo un’illustre religiosa famiglia, la quale ebbe per missione ape- ciale di esser Iume nella Chiesa di Dio, come disse energicamente Onorio III, ¢ una face per stemma e Veritas per motto; quell’Or- dine che bene pud appropriarsi il carattere attribuito dall’ Alighieri al Santo Fondatore nella celebre terzina: L'an fa tutto serafico in ardore, Valtro per sapienza in terra fue di cherubica Ince uno splendore; e che in fine tutto questo massimamente avverd per aver avuto tra’ suoi seguaci l’Angelo d’Aquino e averne fatta sua la mirabile dottrina. Or che una schiera si numerosa e dotta, alla quale ap- partennero tanti teologi e tante Scuole, abbia preso a difendere le sentenze di s. Tommaso, certo fa una potente garancia del pre- valere tra le altre. Ma fuori eziandio la stima fu massima, e fa- rono molte le Universiti cattoliche, le quali affidate ad altri Or- dini, seguirono da vicino s. Tommaso; e per molto Religioni fu pure un vanto il chiamarlo Maestro; e comunemente fecero molti a gara per chiarirsi suoi discepoli. Non pochi Papi ripeterono le lodi della dottrina tomistica, e ci basti ricordare Urbano V, Innocenzo VI, e Pio V e Benedetto XIII; ed & celebre nella storia la glorifica- tione data all’Angelico nel Concilio di Trento, ponendo in mezzo all’aula, dopo Ia Scrittara e i Canoni, quasi codice di verita, la Somma teologica. 6 @, MATTTUSSI E allera nostra, a che punto stiamo ? Altri forse vedrd qualche diminuzione; ma in vero senso pos- siamo dire, essere s, Tommaso salito pid alto che mai. Per la prima parte della risposta, dobbiamo notare che il pri- mato del Dottore Angelico non fa senza contrasto. Nel secolo stesso in cui s, Tommaso fiori, sorve alla fine un ingegno sottile, forse @eccessiva sottigliezsa, che, volendo troppo minutamente analizzare ogni minima particolarita, perdeva di vista il complesso delle que- stioni; il quale alzd la voce, e dentro i confini stessi della Chiesa, anzi in seno ad un’altra illustre famiglia religiosa, form) un suo sistema, concorde nelle verita di fede, manifestamente determinate nella dottrina cattolica, ma discorde in tutto il resto. Dans Scoto non ebbe Ia fama e i seguaci dis. Tommaso, ma non mancd di sosteni- tori, e suscitd una Scuola rivale, E a voletlo seguire da vicino, egli 8 diffeile per la sottigliezza e spesso per l'incertezza tra opposte ragioni, né certamente & Iucido nd determinato come 8, Tommaso. Eppure, a chi non cerebi le ultime investigazioni, ma si contenti delle conelusioni pitt importanti, pud sembrare in qualebe maniera pit facile, perehé pit vicino alle immagini sensibili e a un modo di concepire meno astrattivo, Sembra pit facile il prender V'essere come tan concetto unico, con la medesima nozione dell’opporsi al nulla, che intendere la confusa contenenza delle intime diversita, per le quali nelle applicazioni ha an senso sempre vario. Par pid facile il peneare la materia prima come una realta avente un proprio atto entitativo, in potenza ad atti ulteriori, che concepirla come pura po- tenza, in cui si avveri rigorosamente: nec quid nec quale nec quan- tum. E similmente in quasi tatte le altre questioni. Cosi nel secolo XIV non sono mancati i contraddittori dell’An- gelico, quantunque egli conservasse il sopravvento, Tanto lo con- servd, che pit tardi molti, pure di fatto dissenzienti, vollero per- snadere se stessi e altrai che erano suoi seguaci e interpreti; come le questioni eritiche intorno a un testo sono interminabili, gli interpreti in realta pit fedeli non avevano sempre tal vittoria che s'imponesse al gindizio di tutti. Nel secolo XV la Scolastica alquanto decadde dalla primiera perfezione, per un certo acroba- tismo d'ingegno in ricerche eccessivamente sottili, e in dispute pitt di parole che d’idee: nelle quali discussioni veniva ad avere ECCELLENZA DELL ANGELICA DOTTRINA 7 parte minore il sobrio e nettissimo «, Tommaso. Nel seoolo XVI sor- sero le eresie, prima quelle di Hus © Wiclef, poi di Lutero © Cal- vino. La dottrina parissima dell’Angelico, che previene gli errori, fa pit che mai necessaria, e, come toceammo, fa glorificata nel Tri- dentino. Ma gli avversari non erano accessibili alle ottime ragioni della Scuola cristiana: bestemmiarono contro s. “Tommaso e non vollero udirlo. Allora fa necessario anche ai Nostri cambiar le armie la maniera del combattere; quantunque dovessero acqui- star prima le idee vere e profonde nello studio antico. Ma ai & dovuto trasportar la lotta dal campo della ragione a quello, al- meno in gran parte, della erudizione, e disputare sul senso della Scrittura, e produrre i testimoni dai Santi Padrie dagli altri do- cumenti che provassero Ja tradizione cristiana e la pit antica ore- denza. Quindi lo studio rivolto a quella che fu detta teologia po- sitiva, nella quale fa principe il B. Roberto Bellarmino; ¢ lo sti- mar meno efficace il ragionare e il contemplare in se stessa la bellezza della verita; certo questa parte pit bella fa diminaita, per il tempo e per Vimportanza che si gindied di dover dare agli atgomenti d’autorita. SVaggiunse poi nel secolo XVI, e pid nel seguente ¢ pid an- cora appresso, una maniera tntta nuova di atudiar Ia natura, esa- minando minutamente quei fenomeni che prima o erano ignoti o veduti grossamente. Chi pensd degli antichi a vercar con che legge appaiono nei cristalli i diversi colori della luce rifratta? Pareva uno seherzo della natura! E conteneva invece tanta esattezza di processo quasi matematico, e dovea rivelare tanti segreti! B un piccolo esempio, che valga a indicare Vinfinita estensione delle ricerche fisiche. Ne segai ana nuova divisione degli animi, pid volti agli studi antichi ovvero ai moderni. Pid ancora ne segui che Vinsegnamento e Ia scienza non ebbero pid come prima per centro Ja sacra dottrina, © si sottrassero all’influenza del Clero e dell’au- torit& religiosa, Ne veone ancora un certo disprezzo del sillogismo con cui gli antichi procedevano, e tutta Vammirazione andd al- Vesperienza rivelatrice dei nuovi fatti e alla matematica caleola- trice dei moti astronomici e del vibrar dei corpi ¢ di molte altre cose, Il gusto intellettuale decadde tanto, che anche filosofi serii Yennero propor come tesi i modelli finti dai fisici per rappre- 8 @, MATTIUSSI sentarsi in qualche modo e per sottoporre al calcolo i fenomeni naturali, Modelli ora si chiamano, meglio assai che prima non si chiamassero ipotesi. Se vogliamo, son modelli ipotetici, i quali ser- yono a coordinare qualche serie di fenomeni esperimentali, come quando si finge che gli aeriformi constino di molecole indipendenti tra loro, e che il calore consista nella loro rapida agitazione, e che il battere sulle pareti sia la pressione e Velasticita. Si po- tranno con tale finzione calcolare molti fatti; ma pretendere che in cid consista la natara sarebbe grande illusione. Le circostanze accennate oscurarono senza dubbio nell’opinione di molti la gloria e Pautorita di s. Tommaso; ma erano impedi- menti agl'ingegni altrai per conoscere la verit; non diminuivano intrinsecamente Ia verith e l’eccellenza del grande Maestro e della sua dottrina. La Provvidenza dispose che un nnovo fatto venisse a riscuoter le menti e a rinnovare il trionfo dell’Aquinate. Sali sul trono di 8. Pietro colui che prese il nome di Leone XIII, € fin dal principio del suo pontificato egli volse il pensiero a far luce nell’ordine delle idee. E prima di pubblicare le luminose en- cicliche che posero ordine alle questioni sociali e politiche, volle porre il fondamento della vera dottrina filosofica e teologica. L’en- ciclica Aeternt Patris raccoglie le massime lodi che sieno mai state rese all’Angelo d’Aquino e alla sua dottrina, come quella che pid d’ogni altra eleva Ia ragione e serve la religion; che con- tiene la pit profonda verita, e taglia alla radice gli errori, preve- nendo cosi le future lotte mosse dall’empieth; che finalmente ha ognora eccitato le ire dei nemici. Qui Leone XIII alludeva agli ere- tici settentrionali, e pit tardi vennero a verificare la sua parola i modernisti. L’impulso dato, non solo con queste Jodi, ma ancora con Pefficace direzione imposta alle scuole, fa veramente grandissimo ; e acosse come un sogno le vane immagini d’una natura ridotta a moto meccanico e a pura materia senza elemento attivo e formale, si tornd a pensare seriamente, ¢ a ricordare che l’intelletto, non la fantasia, penetra nell’essenza. A Leone succedette Pio X, il quale da parte sua pid si volse alla riforma pratica dei membri della Chiesa; ma, confidando forse nella bont& di Ini, sorsero manifesti i nuovi avversari che furon detti modernisti. E non sapevano che con la mansuetudine del- ECCBLLENZA DELL’ ANGELICA DOTTRINA 9 Vagnello Pio conginngeva, quando Ja causa di Dio lo richiedesse, la forza del leone. E come vero leone, egli combat e falmind la peste della nuova forma d’ineredulith, con il decreto Lamentabiti, con Venciclica Pascendi, con il giuramento imposto contro gli errori recentemeite messi in voga. Ma in molfi modi inculed che alle false opinioni conveniva opporre il fondamento d’una sana e soda dottrina, e questa & la dottrina dell’Angelico. Della quale nella stessa enciclica Pascendi & detto, che sappian tutti: non essere senza danno e rischio allontanarsi anche di poco dalla metafisica dell’Aquinate. E affinch’ meglio si conoscesse In mente di s. Tom- maso, il Pontefice fece pubblicare dalla Congregazione degli studi una serie di tesi, nelle quali i principali insegnamenti filosofici dell’Aquinate son determinati. Ancora pi fece Pio X, preparando nel nuovo Codice una legge universale per la Chiesa, riguardo alla teologia e alla filosofia nelle scuole cattoliche; quantunque lefficace promulgazione debba at- tribuirsi al euccessore Benedetto XV. B il canone 1866, dove & detto: Philosophiae rationalis ac theologiae studia, et alumnorum in his disciplinis institutionem, professores omnino pertractent ad _Ange- lici Doctoris rationem doctrinam et principia, eaque sancte teneant. Altri atti e di Pio X e di Benedetto XV con lo stesso pen- siero e con la manifesta intenzione di esercitare In loro autorith a bene della Chiesa potremmo citare. Ma finiremo con richiamare Vimportantissima lettera del Pontefice nostro, che ha nome Pio XI, sugli studi dei Seminari: la quale, dopo bellissime cose intorno allo studio della lingua latina, inculca la necessith d’informare la sacra dottrina secondo V’antica usanza; e dice essere necessaria a ser- vizio della teologia una salda filosofia; e che non basta Verudi- zione, ma si richiede la acienza ordinatrice ¢ ragionatrice; e che tutto questo deo farsi alla seuola dell’Angelico Dottore, riguardo al quale egli rinnova i decreti degli Antecessori. Pid solennemente il Sauto Padre alz) la voce, amplificando ie lodi dell’Aquinate con Fenciclica che pubblicd per annunziare la gloriosa commemorazione dell’essere stato Tommaso d’Aquino ele- vato al massimo onore nella sehiera dei Santi. E tra i Santi, dei quali ciaseuno ha il proprio dono, & singolar vanto del Nostro aver condotto per vit sicara le menti umane a conoscere con Inme 10 @, MATTIUSSI di soienza naturale, ma dedotta dall’ordine soprannaturale, gli at- tributi di Dio, le eccellenze di Cristo, i misteri della redenzione, tutta universalmente Ia verith, di che quaggii siamo capaci in ordine allo spirito; di aver costitaito un corpo di dottrina, quanto si pud chiarissimo per metafisica, sublime per fede; di aver dato certo criterio a discernere in ogni argomento, che tocchi Panima e la religione, il vero dal falso; d’aver apprestato le armi pid valide a ribattere e a prevenire ogni errore. Per questo 2 ferma Ia legge universale nella Chiesa di formare i faturi ministri della patola di Dio secondo i principi dell’Angelico. Eppure con molta sapienza il 8. P. Pio XI agginnse in fine del solenne documento che Ia dottrina di s. Tommaso non toglie il pregio degli altri Dottori ond’ ricea la Chiesa, e che non & negata la libert delle diverse opinioni, consentite dalla fede. Sa- rebbe un eccesso il pensare che fuori della Scuola tomista non c’é altra Ince. Hanno i loro distinti splendori s, Bonaventura, sant’ An- selmo, sant’Agostino, e altri famosi nei secoli, che brillano come stelle. Ciaseano ha il proprio ingegno, e considera le cose stesve sotto altri aspetti, e ha nuove maniere di presentare l'inesauribile divina verita, che sempre eccede ogni veduta del creato intelletto. Questa riechezza della Chiesa di Dio non pud essere disconosciuta. Né il Pontefice ha inteso mai di costringere tutte le menti catto- liche a pensare in quel modo che & proprio dell’Aquinate, ¢ a re- putar falsa ogni diversa opinione, o a negare l'ingegno e gli studi degli altri Dottori Scolastici. Finalmente il canone che impone ai Maestri di attenersi fermamente (sancte teneant) ai principi del- V'Angelico, non 8 una determinazione per s& dogmatica, anche sotto la pid lieve censura, ma & legge disciplinare. Con tali ginste dichiarazioni, non vengono per nulla ad essere diminnite le singolarissime lodi attribuite all’Angelico e non con- cease di fatto a verun altro Dottore. Non & diminuita la pratica disposizione che la preparazione del giovane Clero ai ministeri sa- cerdotali debba farsi con insegnare la teologia, ¢ in ordine a questa, la filosofia di s. Tommaso. Non lascia di esser certo che una tal direzione della suprema Autorita data alla Chiesa, ancorcht diret- tamente non affermi aleuna sentenza, indirettamente viene ad es- sere un criterio di verita. ECCELLENZA DELL’ ANGELICA DOTTRINA iL Bigpetteremo dunque anche le distinte opinion’ nella Chiesa accolte e i diversi Dottori e le diverse Scuole; accoglieremo gli sprazzi di Ince che da molti ci vengono; ma s. Tommaso rimane per eocellenza il Duce e Maestro: Studiorum Magistrum et Ducem lo chiama Pio XI. Péreid dicemmo incominciando che, se da una parte Ia moderna educazione degl'ingegni pnd diminuire Ia scolastica sovranith del- VAngelico, dall’altra s. Tommaso non fu mai altrettanto in onore, ne pit domind glintelletti nei confini della citta di Dio, ’unica ove splende il Sole e da eni esee il verbo di verita. I. Dopo avere brevemente esposto il principale argomento estrin- seco per Peccellenza che dobbiamo attribuire alla dottrina dis. Tom- maso, procuriamo d’illustrarne qualche ragione intrinseca. Non ci fermiamo a dichiarare il pregio della forma nella lingua cbiarissima, nello stile conciso, nell’ordine delle questioni; ottime qualiti d’an Maestro e d’un testo da svolgere nella senola, o anche da consul- tare nei dubbi che sorgano, Veniamo subito a toccare quello che costituisce le doti singolari della dottrina considerata in se stessa. Senza dubbio uno dei pid sublimi intelletti, che si sieno elevati, non sopra un secolo ¢ una regione, ma su tutti i tempi e l’uma- nit&, 8 quello del grande Angelo d’Aquino. Di Ini fa detto non sapersi se sia il pit santo tra i dotti o il pid dotto tra i santi, Come aquila & volato alle pid alte cime e sicuro ba fissato le pupille nel sole; dall’alto ha dominato i campi della natura e della ragione, disceraendo ogni parte, penetrando nelle pitt riposte intimita. Eppur non crediamo che principal ragione di preferire Vinse- gnamento dell’Angelico ad ogni altro sia Valtezza dell’ingegno, © il genio ereatore di chi siasi compiaciuto a proporre nuove verita da altri non esplorate. Ci sembra che il titolo pit illustre dell’ Aqui- nate, per ottenere il vanto di dottore universale, sia quello di avere meglio di tutti raccolto dalla tradizione dei secoli il tesoro prezioso della verith umana e divina, che 'umana ragione era riuscita a conoscere ¢ che Ia rivelazione aveva consegnata alla Chiesa. 12 G. MATTIUSSI Forse Ja sola ragione era salita al vertice della sua potenza con Platone © con Aristotele, Non v’era bisogno, per acquistar vera scienza, di cercare eruditamente i filogofi indiani, né gli altri della Grecia stessa; o per questi bastano le nozioni che gindicandoli ne diede lo Stagirita. Platone che da il grande principio dell’Uno e Semplice perfettissimo, mentre tutto cid che & diminuito e tutto cid che & composto deriva da quel Primo; Aristotele che dice primo assolutamente I’Atto, e seconda la perfezione in un soggetto che n’ capace; veramente hanno dato la pid splendida luce me- tafisica che in qualunque tempo dell’umanitA possa rapire e subli- mar Vintelletto, Lo Stagirita poi aggiunse tanta copia di sottili ed esatte determinazioni riguardo alle categorie dell’essere e del pen- siero, che poco resta veramente da aggiungere. Che se per cid che tocea il mondo spirituale egli restd incerto, bene i suoi stessi principi aintano la mente, confortata dalla certissima dottrina della fede, a ragionare anche nelle pit alte questioni in modo da ginn- gere alla stessa verith che Ia fede assicura. L’Angelico non pre- tese di creare una nuova filosofia: riconobbe che nella Scuola socratica Is ragione aveva adempito il suo ufficio, di procedere rettamente secondo natura, determinando le affermazioni al nostro intelletto proporzionate, con il lume dei principi innegabili, con Pesperienza dei sensi e della coscienza. A Ini non venne in mente che foase filosofia 'immaginare nuove forme di assunti atrani e di pro- cedimenti personali, fabbricando- nuovi sistemi, ai quali né pur chi li costruisce d& fede alcana; pensd ad ordinare ¢ a compiere quelle nozioni che natura suggerisce. E questa, fondata nella realta delle cose © negli assiomi e nel commune gindicio, 2 la filosofia perenne, che vince i secoli, ed & accolta con planso nel regno della verith, la Chiesa di Dio, Questa & la filosofia che T'Angelico accettd, ¢ Vusb come stramento per esporre ragionando, quanto era pos- sibile, la dottrina rivelata; e, quantunque non ne facesse una Somma, come fece per la teologia, pure Vespose ed insegnd, in gran parte almeno, come V'occasione portava, nelle questioni teo- logiche e nei commenti ai libri d’Aristotele. Certamente da per tutto portd Ince, ¢ si potd dire che mutus esset Aristoteles nisi ‘Thomas loqueretur: tanto aggianse di chiarezza al testo difficile e di compimento alla dottrina manchevole in cid che tocca il mondo BCCELLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA 13 spirituale. Ma, al contrario di quello a che il senso umano sarebbe inclinato, di attribuirsi ill merito della parte aggiunta ai detti del Filogofo antico, e Ia parte di Tommaso non sarebbe searsa, egli invece mostra uno zelo quasi eccessivo nell’attribuir tutto ad Ari- stotele. Percid egli interpreta sempre i detti di Ini nel modo con- forme a perfetta verit, e amplifica il senso delle parole i che comprendano forse pid che lo Stagirita non pensasse, e gli attri- baisce anche le rette conclusioni dei principi da Ini posti, benché per aventura contrarie e certo superiori a quello che nelle tenebre del gentilesimo il Grande di Stagira rinsei a vedere ¢ ad esporre. Cosi per esempio, molto fortemente lo difende contro Averroe nella questione dell’intelletto uno, e confessiamo che il o, V nel 1. III de Anima non 2 chiaro; @ perch Aristotele dice che alenne ve- rith necessarie dipendono da altre, come le conelnsioni dalle pre- messe, componendo questo con il principio eadem est proportio ipsius esse et veri, gli attribuisce d’avere insegnato la creazione delle cose finite. E sempre l’Angelico cortesissimo interprete e si compiace di ripetere come detti del Filosofo quelli che lo stesso 8, Tommaso deduce dai suoi principi. In verith egli ha raceolto la miglior dottrina che nei secoli fosse stata insegnata; e ringio- venita ¢ bella, ma sempre venerabile per l'antichits e per l'ani- versalitd, ha trasmessa, come ricchezza indistrattibile, ai secoli seguenti. Similmente per a teologia, Non ha certo preteso di trovar da sb nuove dotirine, non si & dato per autore di nuove idee. Non manea in Ini la novith del compimento dato a varie parti della seienza teologica e della certezza acquistata, con la nitida esposi- zione, e con Pevidenza degli argomenti, con la coscienza riflessa del legittimo proceso, che incomincia e finisce secondo la tradi- zione nella Chiesa pit certa. Con genio intuitive aveva inteso e aveva detto s. Agostino che le stesse Relasioni divine son Per sone: ma forse prima di s. Tommaso non era costraita tutta la teoria della Trinit, che secondo quella chiarissima idea diventa si certa ¢ compatta. Era comune nella Chiesa il riguardar come pari spiriti gli Angeli; ma lo stesso concetto di spirito, come vera sostanza bench? non corporea, non era ancora nnanimemente ri- cevato, prima che s. ‘Tommaso e affermasse l’assenza d’ogni ma- 14 @. MATTIUSSI teria © riconoscesse tuttavia nel complesso della creatura sussistente alcanché di potenziale. Poi, quanta luce 8 venuta riguardo all’amana natura, nel respingere le idee platoniche in apparensa pid spirituali, @ risolutamente attonersi al pensiero aristotelico, senza temere che ogni forma dovesse corrompersi con Vorganismo! Non ve contrasto per l’Angelico tra Ia grazia il libero arbitrio, n& egli sospetta ebe convenga diminnire Yona o V'altro, mentre ambedue farono ognora, affermate nella tradizione cattolica. E chi pit ampiamente 4i Ini narzd le perfezioni dell’Umanit& di Cristo, o parld del Verbo Incarnato? Finalmente egli & il Dottore, come fa eletto ad essere nella Chiesa il Cantore, del Sacramento eacaristico. Da per tutto ha portato gran Ince. Senonchd ad alcani, timorosi di esaltar troppo l’'umano discorso in materia sacra, quasi sembrd scandaloso il perpetuo ragionar dell’Angelico in teologia, e quasi ci videro una punta di raziona- lismo. Rispondiamo che s. Tommaso non ragiona per dimostrare i mi- steri rivelati, dei quali insegna che sono nella sacra dottrina come gli assiomi in filosofia. Parte in ciasenna trattazione dalla verita fondamentale che riguardo ad essa Ia fede afferma. Poi, 8 vero, procede ragionando: ma non per giungere a conclusioni personali, da Ini pensate [a prima volta, o se questo 2 certo & raro: bensi ragiona per connettere le diverse parti ¢ le affermazioni molte- plici della tradizione derivata dai Padri, per mostramne le conve- nienze, per illustrarne le analogie: sempre per fermare l'intelletto nella verit, de principio credata, ma poi anche gustata ¢ accolta, con gandio spirituale. E questo mirabilmente giova, si per ammi- rare e con cid amare le cose divine, si per educar la mente a di- scernere in religione il vero dal falso, ottenendo che, posti i prin- cipi, la mente veda la necessith di ogni parte, 0 almeno la con- venienza; ¢ certo gindichi se alcana nuova proposizione sia con- traria o non sia al senso dei Padri, La verit& non deve affidarsi alla sola memoria, che ricordi un elenco di tesi ¢ di testi, ma pit sal- damente all'intelletto, che nei prineipi unisce tutte le conseguenze, S'inganna chi pensi che s. Tommaso affermi per lo pitt le sue as- serzioni per la ragione che ne assegna. Quasi sempre egli ha dai ECCELLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA 15 Padri e dalla Chiesa V’asserzione, di cui da la ragione intrinseca : non tanto a far pit certa, quanto a far meglio intesa e penetrata la verit’. Nel qual senso egli dice in un quodlibeto che, se il dot- tore apporta molte autorit, senza dar Pintima regione, andra I’adi- tore ben certo che & eosi, ma con la mente vnota quanto all’in- tenderlo: certificabitur quod ita est, sed vacuus abidit. Del resto n& puro & vero che poca parte abbiano nella Somma le testimonianze dei Padri. Da essi realmente & presa la dottrina; e i loro nomi gon ricordati, non in copia e con lunghe eitazioni, ma con sagacissimo accorgimento riferendo poche parole di chi nella materia ha precipua autorit&. Egli certo non aveva le rac- colte dei Maurini o del Migne: ma bene erano conosciuti nelle copie dei monaci i grandi maestri della sacra dottrina, e cid ba- stava ampiamente alla classica teologia del medio evo, e s, Tom- maso aveva tutta Perudizione possibile al suo tempo, come appare nella sua Catena aurea, gingnendovi una piena comprensione di quanto aveva letto, Cosi di fatto dai Padri e dai Concilii e dai decreti dei Papi egli raccolse quanto insegnd. B questo, ancora pii che Ia potenza del suo ingegno, vale a costituirlo lume dell’orbe cat- tolico e maestro delle nostre scuole e duce sicuro di quanti deb- bono continuare la tradizione ecclesiastica o custodire il tesoro soprannaturale della verita rivelata. Certo valsero le qualith della sua mente a seeverare il certo dall’incerto, le opinioni migliori dalle scadenti; © a mettere in tutta la dottrina un mirabile or dine di verith che si collegano, di Incide tesi, di valide prove, insieme con la ripulsa pit energica ad ogni errore, mettendo a nudo la vergogna delle antiche ‘eresie, e prevenendo le future. Ond’s che se volessimo opporre agli avversari un compendio di tutte cid che come cattolici o come figli della Chiesa noi pen- siamo, bene potremmo presentare la Somma teologica. E presente- remmo non tanto la dottrina di s. Tommaso, quanto quella della cristianita, bench® racoolta e ordinata per opeta dell’Aquinate: la presenteremmo a qualunque adunanza di dotti, con la certezsa che chi la disprezzasse non l’avrebbe intesa, chi Vintendesse l’ammi- rerebbe. 16 G, MATTIUSSI OL Non si pud sorgere a dottrina pid alta di quella che l’Ange- lico ha attinto al fiore dell’umanitd e alla pura tradizione della Chiesa. Altri acquistano fama di singolari filosofi, enanciando ina- spettate novith: come chi pensa che primo conoscinto per noi & Iddio e in Lui vediamo ogni cosa; 0 che Iddio crea le cose li- mitando l’ente universale, e analogamente noi le intendiamo per la presupposta intuizione di quell’ente; 0 che per soggettiva nostra disposizione apprendiamo Vuniverso come ci par di vederlo; o che il conoscere & un produrre le cose, come avviene a chi sogna; 0 che siamo incapaci di conoscer mai la realth e convien dubitare di tutto. Eceo, chi sa fabbricare un sistema, partendo da tali stra- nezze, acquista nomea di filosofo e passa alla storia. L’altezza vera della filosofia non isth nel fabbricare sistemi ipotetici, e tanto meno assurdi. Sta nel partire dalle notizie che invincibilmente la natura ei suggerisce, e nel concepirle chiaramente, esprimendole con rigo- rosa esattezza; poi nel procedere con logica inflessibile, seguendo Vinclinazione spontanea dell’intelletto, che & fatto per la verita, e tende ad essa se dalla propria natura non si disvia. Convien per altro non lasciarsi ingannar dai fantasmi, né credere che le im- magini sensibili rappresentino direttamente le essenze delle cose, n& turbarsi per Pineontro di opposte contingenze nello stesso ma- teriale soggetto, né voler trarre Je cose pid alte al proprio modo delle cose inferiori, prima a noi note. Questo mirabilmente si avvera nella dottrina dell’Angelico. Anche nelle questioni pit profonde e che infine arrivano alle con- clusioni pii remote dai concetti volgari, come nella questione del- Patto e della potenza, egli parte da concetti o da gindizi evidenti a tutti, come che possiamo far qnalche cosa e poi facciamo. Ana- lizza poi quel potere che & attivo, ma si connette con alcanebd i passivo: ne vengono'i concetti di perfezione e di capacitd an- cora imperfetta, e tutto il resto dell’ampia dottrina. Ma non v’e pericolo che Viromaginazione illnda mai [Auge lico: e questo dei magsimi risebi per chi va filosofando. Qua- Tunque cosa si nomini, eces ei vuole un fantasma analogo. Come ECCELLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA Ww il fantasma sta da st, cosi pud parere che stia da sb il concetto di quella cosa, Forse invece Yoggeito non & per sb concepibile, ma solo in ordine ad altro: chi non attende, s'inganna. Questa senza dubbio 8 Is cagione della profonda diversith nel modo di concepire i principi dell’ente tra PAquinate ¢ lo Scoto. Si nomina materia prima: alla parola risponde un’immagine, all'immagine un concetto assolato. Non & pit materia prima. Similmente per Ia forma. Si- milmente per Vessenza e per lessere, Per la stessa ragione dello star sopra alla fantasia ¢ alla ma- niera di concepire, che da vieino segue limmaginazione, s.Tommaso parla del mondo angelico diversamente dai pit, Non vuol ridurre gli spiriti puri ad essere come le anime nate ad informare i corpi; né il loro intelletto a dipendere dall’esperienza e a passare da un ato imperfetto al perfetto; nd Ia loro volonté a operar come quella dun intelletto discorsivo. A noi parrebbe per aventura d’aver ca- pito qualche cosa, quando avessimo ridotto in sé le nature superiori a procedere presso a poco come noi: le avremmo sciupate, non conoaciute. E tanto pid questo vale per le cose divine. Le abbiamo certo falsate, se le abbiamo ridotte al modo umano. Bisogna che ei sembrino alte; 2 necessario che ci appaiano remote e diffcili. Infinitamente s’innalzano su) modo nostro. E non solamente debbono essere lontane per estensione 0 per intensitd, come una scienza che si estenda @ tutto, come un amore senza misura, ma per V’in- trinseca maniera, di cui non possiamo avere proprio concetto. E in noi stessi, e nel nostro volere, Iddio opera divinamente: se pretendiamo di capirne’ il come, con cid stesso siamo ingan- nati. L’Aquinate meglio d’ogn’altro & spirituale, trattando degli spi- riti, 8 divino trattando di Dio; n® alcuno trover un esempio, in tntta la metafisica, in tutta la dogmatica, ove s, Tommaso si lasci illudere 0 trarre dal modo inferiore delle cose. E se talora, per Valtezza dell’argomento, manca V'evidenza, la quale par dipende dalla forza visiva, tuttavia diciamo che la dot- trina dell’Angelico 2 migliore di quanto contrariamente fu detto © si pad dire. Poniamo dunque come primo e singolar pregio dell’angelica dottrina la sua spiritualita, indipendente dai fantasmi. © Gregorianum ,, - anno V (1924), vol. V. 2 18 Gs MATTIUSSE Altro gran pregio, che fa eccellente sull’altre la dottrina di 8. Tommaso, & Ja strettissima uniti, ond’essa & salda e compatta, Quando una particolare questione & proposta, egli non ha bisogno di longa ricerca, brancolando incerto prima di por la mano su cosa salda, In pochi principi di massima ampiezza 8 il fondamento di tutta la sua metafisica, diversamente applicata alle create cose e alle divine, ma sempre una e connessa. Un giovane professore francese mi diceva un giorno: Je ne trouve dans saint Thomas que de grandes majeures. Pit maturo egli avverti che quelle grandi proposizioni sono da prender prima nella semplice formalita nella quale son chiare, come questa che il movente de’ avere la per- fetione a eni muove; poi discendere, non cop ristretta univocita, si con larga analogia, alle diverse applicazioni: © cosi- il movente fisico precontiene secondo qualche forma lenergia che commu- nica, e la volonti universale del bene porta a volere i beni par- ticolari. Questa units di principi, applicati alle cose pit lontane, 8 grande perfezione dell’intelletto : perch lo fa universale, non d’astra- zione negativa, come nelle prime imperfette apprensioni; ma di positiva comprensione, mentre quell’alto giudicio virtualmente con- tiene le applicazioni e le maniere determinate, ‘a che oi condurrh la considerazione dei singoli oggetti. Cosi ’Angelieo ha qualche cosa dell’Angelo, in cui le idee sono comprensive, e perd tanto pid alte e piene quanto pit sono universali, a differenza delle nostre astrattive, le quali crescendo in estensione sono pit povere di contenuto. Quindi viene a tutta la dottrina una salda compagine, nella quale ciascuna parte riceve Ince e fermezza da tutte le altre, e ninna pud essere smossa senza totale o grande rovina del resto. Pereid il seguace di s. Tommaso tien fortemente ciascnna tesi im- portante, si per Ia profonda conoscenza della medesima, si per la robusta struttura di tutto Vedificio della dottrina tomistica. La qual dottrina fin da principio si presentd in magnifica sintesi al giovane Maestro, che serisse de ente et de essentia; quando simile ad aquila posta in cima ad un monte contempld I’universo, tutto ordinato secondo il principio dell’Atto, prima in s& puro e infinito, poi partecipato nei diversi soggetti, e vide le creature e ai fissd RCCELLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA 19 Dio; né mai, nella metafisica contemplazione di tutto Vessere, si stacod da quel pensiero. Ben possiamo dire che il concetto del- Patto e della potenza & Panima della filosofia dell’ Angelico. Certo noi partiamo dalle cose sensibili ¢ dal moto della na- tura; ma presto giungiamo a vedere che il moto, e la potenialiti dal moto supposta, non sono primi, nb possono avere in sb la ra- gione di essere. Saliamo a concepir l’atto che & perfezione: questo si pud essere principio © cagione del muoversi Ia potenza capace ad acquistar Vatto. Astolutamente adunque, come ha detto Aristo- tele, atto 8 primo; e tutto cid che deficiente o che & composto, ineludendo per cid stesso potenza, come insegnd Platone, 8 secondo. Ecco evidente, se il mondo &, se qualche cosa & possibile, se non & tutto vanith e chimera Vordine dell’essere, ecco evidente Iddio: in sb Atto pnrissimo d’ogni perferione; per le altre cose, primo Autore e prima Cagione e sommo Esemplare, di cui sono indefinite possibili imitazioni. Fuori di Lui unico e semplicissimo, v’8 il principio della mol- tepliciti nella potenza recettiva, realta capace di qualche perfe- tione, ma da sb imperfetta, come priva per sb di cid che le dee venir di fuori. Cosi abbiamo i due opposti, intrinsecamente rela- tivi Pano all’altro, potenza ed atto: che nelVordine pit universale sono di essenza e di essere, di soggetto e di accidenti, di facoltd © di operazione. Se la sostanza non inchiude altra potensialith da quella dei tre modi ora indicati, rimane semplice nella sua es- senza, e perd sola forma, o atto nella sua ragione non limitato, e quindi non specificamente moltiplicato. Quindi la dottrina di s. Tommaso riguardo all’anicitA di ciascan angelo nella sua specie e perd nel suo modo d’intendere; dottrina bene espressa dall’Ali- ghieri, il quale dopo aver detto che il numero degli Spiriti liberi pin che it doppiar degli scacchi s*immilla; dice della loro molti- tudine: La prima Luce, che tutta la raia, per tanti modi in essa si recepe, quanti son gli splendori a che s’appaia. Appartiene ancora all'infinitd dell’atto, che solo per il principio opposto si restringe, Vestendersi intenzionalmente oltre la specie 20 G. MATTIUSSI che costituisce il soggetto. E cosi alla spiritualiti, o alla semplice attualita della sostanza, corrisponde e segue il potere intellettivo; per il quale tutte le ragioni essenziali si rinnovano nell’ordine proprio di cotal facolta, e nel termine intellettnale sono rappresen- tate secondo la propria forma di ciascuna; o con propria cono- senza quidditativa, o con qualche analogia, secondo laltezza del- Poggetto in confronto alla virti spirituale di ciascun intelligente. Ma in qualche guisa ogni intelletto si estende a tutto, e anche noi saliamo fino a Dio. Come questo potere si proporziona alla pura attualitd del soggetto che intende, cosi dobbiam dire che, appena 2 superata la grossa materia, con l'intelletto 2 misurata la perfe- zione della natura: tanto @ alto uno spitito quanto intende, © sale Vessere con V'intelletto, fino a quell’Uno infinito che & Passoluto Essere ¢ Vassoluto Intelletto. Che se il suo primo nome & Colui che 2, volendo determinare la prima perfezione che per cosi dire ci spiega Ia cifra di quell’essere, per st troppo astratto, dobbiamo dire: 8 purissimo Atto intellettivo. Cosi I’Aquinate prepard la risposta agli idealisti del nostro se- colo, i quali si Iamentano che gli antichi non dessero importanza aleuna all'intelletto, e domandano che gli si dia qualche cosa. In verith sono essi che gliela tolgono tutta, distraggendo tutto ordine dell’essere reale, che V'intelletto dee conoscere, riproducendolo a suo modo in sé stesso; essi convertono Pidea del conoscere, di cui distraggono Voggetto, in un sogno. Massima nobilt& gli attribuisce V’Angelico, il quale, oltre la comune nozione che la mente rinnova in sb Puniverso, dimostra che la nobilta delle migliori sostanze, ossia degli spiriti, ¢ misurata con Valtezza intellettuale; ¢ che nella possessione perfetta della verith, che & proprio bene dell'in- telletto, & posta V'nltima perfezione e 1a beatitudine; che final- mente per Arte ¢ per Intelletto opera fuori di s& la prima Causa creatrice, e per conseguenza nella verith manifesta & il fine altimo delle cose. Nella verith vincitrice sar& conseguito il fine dell’universo, in quanto a tutti gl'intelletti sara manifesta la gloria di Dio. Ma questa quasi materialmente apparira negli spiriti, che per manco di retta volonti non avranno consegnito il loro fine; apparir’ for- -ECCELLENZA DELL’ ANGELICA DOTTBINA 21 malmente in se stessa ai felicissimi che avran seguito la mozione di Dio. Per i mortali Ia prova & nell’ordinarsi a Dio secondo la fede, resistendo agli attraimenti dei falsi beni. Qui & tutto ’ordine morale. E se l’Angelico nella considerazione delle essenze spazia con guardo comprensivo nelle sfere metafisiche; nella parte morale 2 finamente analitico ¢ meravigliosamente sicuro; si che debban cedere all’ammirazione anche quelli che nella prima parte rima- nevano dubbiosi. Ma non la sola volont& dell'uomo pud dirigersi al termine su- blime. # neceasaria Ia Grazia, e di questa 8 per noi antore Gest Cristo, ¢ da Lui ci viene per i Sacramenti. Qui l’Angelico, dopo avere attinto i principi alla rivelazione, si eleva a volo; prima sostenendo le ragioni del divino aiuto e del libero arbitrio; ¢ ha pur Poceasione di chiarire i doni pit rari della profezia e dei ratti @ della orazione elevata, si che i teologi mistici lo citano quale maestro. Nel Sacramento per eccellenza meglio d’ogni altro rivela i segreti della transustanziazione, a quest'anico immenso prodigio ridacendo tutte le meraviglie encaristiche. Finalmente il pid acen- rato e lango studio posto nella Persona, nell’unione-ipostatica, nella perfezione ¢ nelle opere del Verbo Incarnato; gli valsero V'appro- vatione partita dal Crocifisso: Bene soripsisti de me, Thoma, E alla domanda, qual mercede aspettasse, egli rispose: Non aliam praeter Ze, Domine. Era stato il primo desiderio del fanciullo, che a Monte Cassino insisteva chiedendo: Quid est Deus? Ninno dei mor- tali rispose meglio di Tommaso nella contemplazione toologica; ma troppo pid altamente Vultimo voto doveva presto (troppo presto per noi) essere esaudito nella beata visione delV’infinita Verith, Questa rapidissima sintesi, che con grande letizia intellettnale abbiamo seritta, e che potrebbe svolgersi in ampio volume, dimo- stra lo aplendore e V’anita dell’angelica dottrina: ed 8 una grande ragione della sua eccellenza, ¢ illustra la potenza comprensiva della mente contemplatrice, ¢ lo sgnardo che tntto abbraccia, e la vista penetrante, ¢ pone la metafisica di a. Tommaso al disopra di quanti vogliono gareggiare con lui, 0 che cercano altre vie, sperando forse di render pit facile Ia veritd. 22 @, MATTIUSSI Ia verit, che si nasconde nell’intima ragion delle cose, non @ sempre-quella che prima appare e par pitt facile. Or se non & verit& vera, le difficoltA e le debolezze prima non avvertite fini- scono con farsi entire, e l'apparente vittoria afugge a chi non ha legittimamente combattuto. Per l’astrazione e per lelevatezza, la dottrina dell’Aquinate parrd talora pid ardua o men chiara, Non importa: 8 quella che meditata convince sempre piii l’intelletto © fornisce le armi sicure per ribattere i colpi d’ogni avversario. Parra pid facile credere il corpo gid in a8 costitnito senza Panima, che solo le agginnga Ia vita; ma poi non si dark ragione sufficiente dell’onit& sostanziale, e l'anima non sari eagion formale della vita, ma efficiente d’un moto in apparenza vitale. B inutile cercare altre vie per dimostrare che Dio 8, ¢ dar la ragione dei suoi attributi: saranno argomenti pii adattati alle menti non avvezze a filosofare: ma né avranno la stessa obiettiva necessits nel conchindere, nd cosi profondamente condurranno a conoscere a necessita © linfinita di Dio. Per il popolo diremo forse altre cose; per chi davvero ra- giona, ed & capace di riensar V'assenso a una prova in s& non efficace, parleremo con s. Tommaso. Forse parrd strano a chi pensa il progresso degli studi, o a chi é tentato di dire: « Tommaso fu al vertice della sapienza a’ suoi tempi; sono scorsi sei secoli © pii, durante i quali agl’insegna- menti di Ini si dovette pur aggiugnere qualche cosa: dunque noi possiam sapere e quello ch’egli seppe, ¢ dell’altro che poi si & trovato. Rispondiamo che cotesto & vero per cid che riguarda le notizie di esperienza, storiche e fisiche, 0 ancora per qualche que- stione particolare di teologia, ove sia stato necessario resistere a nuovi eretici, o dove la Chiesa sia venuta a qualche pit eaplicita affermazione. Ma per i principi, per ’alta filosofia, per le grandi questioni di metafisics © di dogmatica, non 8 vero. Coteste que- stioni fondamentali o pit importanti, sempre meditate, non dipen dono da particolari esperienze e da recenti dati: sono contenute nelle prime nozioni © nei primi fatti che natura ci pone innanzi. Quello che I’umana ragione illuminata dalla fede pud conoscere, gid dai Santi © dai Maestri antichi fu conoscinto. Ora tocea a ognan di noi meditare quelle stesse veritk, e molto siam progre- ECCELLENZA DELL’ANGELICA DOTTRINA 23. diti quando siamo giunti a penetrare nel pensiero dei sommi che ei han preceduti, Non crediamo di adeguare il loro pensiero per eid solo che abbiamo letto quanto ci lasciarono seritto; nessuno pensi d’aver nella mente tutta la Ince che aveva l’Aquinate, quando scriveva un breve articolo, che molto presto possiam leggere ed imparare a memoria, Molto a Iango uno mediterd le cingue vie da Ini segnate per giungere a Dio, prima di sentire come ci vanno e ci arrivano invincibilmente; e come lo fanno conoseere per quel Dio che 8, Atto purissimo, prima Cagione da cui tatto-in ogni modo dipende, Essere assoluto per la necessith della sua essenza, Forma sovrana di cui ogni possibile forma é perfezione imitatrice, primo Intelletto che precontiene ogni ente, ogni moto, ogni ordine delle cose. Pud altri scrivere su questo un grosso libro, e non aver esaurito la dottrina di quell’articolo. Quanto dovri meditare chi legge la questione XIV della Scienza di Dio! Chi Ia XIX della divina Volonta ! Chi quell’articolo (q. 75, ‘a, 2), ove mostra che l’anima umana é sussistente ! Molti rinunciano prima d’avere raggiunto Ia meta d’esserne bene illuminati ¢ con- vinti. ‘Ma chi riesee allo scopo di vedere quanto ivi sia profonda la dottrina e convincente la dimostrazione, godra d’una Ince vivissima e sark certo della verith. Si, questo @ il terzo pregio che vogliamo far notare come proprio di s. Tommaso e di chi fedelmente lo segue. Fedelmente intendiamo, perchd impara da Ini, non si forma on gindizio e poi cerca di attribuirlo a Ini. Cotesto pregio & la cer- tezza, La quale importa e Vobbiettiva verits ¢ la soggettiva de- terminazione. Quanto alla verit&, essa appartiene alla dottrina di 8. Tommaso, secondo tutte le ragioni ora toccate; quanto alla de- terminazione dell'intelletto, essa viene dallo scorgere sempre pid unite e compatte le parti della dottrina, dal penetrar sempre pit addentro con Iuce viva le nozioni e Je prove; nel’accorgersi che queste sono tanto pi valide quanto pid son meditate, e sono intese nell’unith magnifica del pensiero, che si applica alle parti pid re- mote, a cisscuna adattandosi; nello star saldo tntto il complesso delle asserzioni costanti. Prescindendo dalla sublimit& della fede e dalla incorrotta tra- dizione dei Padri, che I’Aquinate ha raccolta; sono particolar vanto 24 @, MATTIOSSI del Maestro la purezza dei primi concetti e dei principi, il sicuro discernimento del vero, il lucidissimo stile; poi la perpetua ele- vazione sopra i fantasmi, la salda compagine di tutti gl/insegna- menti, rapidamente dedotti da poche fondamentali verith, la cer- tezza delle asserzioni che con la viva luce fanno contento Vintel letto, costituiscono Peccellenza dell’Angelica: dottrina. ‘Tommaso d’Aquino & un Sole che non tramonta; e dopo sette secoli rifalge pid splendido che non risplendesse mai nella Chiesa di Dio. Guipo Martiusst S. I.

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