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I Introduzione 4
1 L’Ebraico biblico 5
2 La Bibbia ebraica 6
3 Alfabeto 9
5 L’articolo 17
6 Le preposizioni inseparabili 18
8 Nomi e Aggettivi 22
8.1 Lo stato assoluto e costrutto dei sostantivi e degli aggettivi . . . . . . . . . . . . . . . 23
8.2 I sostantivi irregolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
8.3 I sostantivi segolati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
1
8.4 Gli aggettivi dimostrativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
8.5 I sostantivi con suffissi pronominali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
8.6 I gradi di comparazione dell’aggettivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
9 I pronomi 28
10 Le congiunzioni 29
12 Esprimere il possesso 31
13 "He" interrogativo 32
15 "Waw" consecutivo 34
2
17.5.4 Il participio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.5.5 Gli infinitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.6 Forma HOPHAL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.6.1 Il perfetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.6.2 L’imperfetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.6.3 Il participio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.6.4 Gli infinitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.7 Forma HITHPAEL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
17.7.1 Il perfetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
17.7.2 L’imperfetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
17.7.3 L’imperativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
17.7.4 Il participio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
17.7.5 Gli infinitivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
17.8 I verbi stativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
19 I numerali 53
19.1 I numeri ordinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
19.2 I numeri cardinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
3
Part I
Introduzione
4
Chapter 1
L’Ebraico biblico
Con lingua ebraica si intende sia l’Ebraico biblico sia quello moderno e si tratta di una lingua semitica.
Fa dunque parte della stessa famiglia che comprende anche la lingua araba, aramaica e altre.
La lingua della Bibbia è l’Ebraico biblico o ebraico classico o lingua santa e la si distingue dall’Ebraico
della Mishnah (la lingua dei saggi oppure Ebraico rabbinico) che rappresenta un’evoluzione tarda
dell’Ebraico nel mondo antico.
Nei secoli seguenti, gli Ebrei della diaspora continuarono ad adoperare l’Ebraico biblico solo per
le cerimonie religios, mentre nella vita di tutti i giorni gli Ebrei si esprimevano con le lingue locali o
lingue frutto della fusione tra queste ultime e l’Ebraico, come lo yiddish (giudeo-tedesco).
L’Ebraico durante il Medioevo fu strumento principale di comunicazione scritta tra gli Ebrei, il suo
status era allora analogo a quello del latino in Europa occidentale tra i cristiani. L’Ebraico medievale
però possedeva molte caratteristiche che lo differenziavano dall’Ebraico classico sia nella grammatica
che nella sintassi, che nella struttura della frase. Anche se nel lessico presentava neologismi e prestiti
spesso ricavati da radici dell’ebraico classico.
Tra i dialetti regionali di Ebraico medievale c’è l’Ebraico tiberiense o Ebraico masoretico, un di-
aletto locale di Tiberiade in Galilea che divenne lo standard per la vocalizzazione della Bibbia ebraica
(Tanakh acronimo con cui si designano i testi sacri dell’ebraismo che costituiscono l’Antico Testa-
mento). L’Ebraico tiberiense incorpora il notevole studio fatto dai Masoreti che aggiunsero tra il VII
e il X secolo vocali e segni di cantillazione alle letture ebraiche al fine di conservare le precedenti
caratteristiche dell’ebraico.
Il sistema di trascrizione delle vocali è detto nikud che significa "puntatura" e questo sistema di
segni fu inventato a Tiberiade nel VII secolo con lo scopo di fungere da ausilio mnemonico nella lettura
della Bibbia; vennero inoltre aggiunti segni per gli accenti, le pause e i modi dell’intonazione con la
quale venivano letti i versetti biblici.
Il lavoro svolto dai masoreti fu dunque quello di revisionare l’Antico Testamento per la comunità
giudaica con l’introduzione nel testo di annotazioni statistiche come, ad esempio, l’individuazione della
parola centrale di ogni libro, il numero di parole, e perfino di lettere presenti nello stesso.
Il termine ebraico per indicare la letteratura religiosa è Miqra che significa lettura e deriva dal fatto
che il Tanakh veniva letto pubblicamente e dunque ad alta voce. La Torah rappresenta i primi cinque
libri dei 39 della Tanakh e significa letteralmente "istituzione" o "insegnamento".
5
Chapter 2
La Bibbia ebraica
Bibbia in greco significa "libri", ma il termine usato per indicare la Bibbia ebraica è Tanakh, acronimo
formato dalle iniziali delle parti nelle quali vengono raggruppati i 39 libri.
La "versione di Settanta" della Bibbia è in lingua greca che secondo la lettera di Aristea sarebbe
stata tradotta direttamente dall’Ebraico da 72 saggi di Alessandria d’Egitto dove si trovava un’attiva
comunità ebraica. Questa versione costituisce ancora oggi la versione liturgica dell’Antico Testamento
per le chiese ortodosse orientali di tradizione greca (Chiesa copta, siriaca, armena). Si data al II secolo
a.C.
Numerosi documenti facenti parte della Bibbia ebraica sono stati ritrovati tra il 1947 e il 1956 in
undici grotte dentro o intorno al uadi di Qumran sulla riva occidentale del Mar Morto (Rotoli del Mar
Morto). Tali manoscritti in ebraico, aramaico e greco si datano tra il 150 a.C. e il 70 d.C. e sono per
lo più su pergamena e papiro. Si tratta dunque delle più antiche fonti del testo ebraico della Bibbia.
Molte sono le affinità tra i manoscritti biblici di Qumram e il testo masoretico ossia la versione
ebraica della Bibbia ebraica vocalizzata. Essa venne composta, edita e diffusa dai Masoreti fra il VII
e il X secolo d.C. e contiene delle varianti rispetto alla più antica versione greca detta "dei Settanta".
La parola ebraica mesorah si riferisce alla trasmissione di tradizione, ma nell’ambito del "testo
masoretico" la parola assume un significato relativo a note marginali nei manoscritti della Bibbia
ebraica, nelle quali sono annotate particolarità del testo, relative alla pronuncia.
Non essendo però possibile modificare direttamente il testo originale della Bibbia, i Masoreti adot-
tarono alcuni espedienti: marcavano le varie divisioni con spaziature e aggiungevano segni particolari
per distinguere le parole o "segnalarle", ad esempio, se dovevano essere lette in maniera diversa da
Tanakh
Antico
Testamento
39 testi
Genesi
Esodo Anteriori scritti
Levitico Posteriori in greco
Numeri (21 testi) (13 testi)
Deuteronomio
6
Figure 2.1: Il Codice di Leningrado (foglio 474a)
7
Part II
8
Chapter 3
Alfabeto
L’alfabeto ebraico consiste di 22 consonanti che hanno "forma quadrata" e pertanto si parla di scrittura
quadrata.
Le lettere hanno anche un valore numerico, dunque per comporre i numeri basterà associare le
lettere leggendo sempre da destra verso sinistra (ex. 11= יא ). Ci sono solo due eccezioni: il numero
15 e 16 che non si scrivono rispettivamente יה e יו, poiché queste combinazioni rappresentano
delle forme del nome divino; dunque sono scritti come = טו6+9 e = טז7+9.
CONSONANTI Descrizione
א ’Aleph si traslittera con uno spirito rivolto verso sinistra ’, ha valore
numerico 1 e si pronuncia come un colpo di glottide (lettera "A" di
"addio"), oppure è quiescente.
9
י Yodh si traslittera con la Y, ha valore numerico 10 e si pronuncia come
"I".
ע ’Ayin si traslittera con uno spirito rivolto verso destra ‘, ha valore nu-
merico 70 ed è quiescente, ma in antichità era forse pronunciata come
una sorta di R in un rantolio.
שׁשׂש Sin, Shin si traslittera con la S con l’accento la prima lettera e con la
S con l’apice la seconda lettera, ha valore numerico 300 e si pronuncia
la prima come "S", forse pronunciata con un lato della bocca aperta a e
l’altro chiusa e la seconda come "SC". Prima non c’era distinzione nella
scrittura delle due lettere, i puntini sono infatti un’aggiunta successiva.
10
VOCALI Descrizione
11
Chapter 4
L’ebraico è scritto da destra verso sinistra, le vocali possono essere presenti o no e se lo sono vengono
poste sotto o dopo la consonante (ex.�למד, �)לַמָד.
Una sillaba consiste di una consonante e di una vocale (CV) "sillaba aperta", oppure di una
consonante seguita da una vocale poi nuovamente da una consonante (CVC) "sillaba chiusa". Una
cosa importante da ricordare è che una sillaba NON può cominciare con una vocale, ma essendo, ad
esempio, la consonante אsilente, se la parola dovesse cominciare proprio per א si sentirebbe solo
il suono della vocale (ex. �אָבִי, che si pronuncia "avi").
In origine quindi le vocali non erano rappresentate, il sistema di vocali fu introdotto solo nel VII
secolo e tre erano le lettere utilizzate per rappresentare le vocali lunghe ה = "A", ו = "U/O", י
= "I/E". Per tale motivo queste lettere sono anche dette "lettere-vocali".
Di solito una sillaba aperta ha una vocale lunga, ma se la sillaba è accentata allora la vocale si
indebolisce, viceversa solitamente una sillaba chiusa ha una vocale breve, ma se la sillaba è accentata
allora la vocale potrebbe essere rafforzata; quindi una SILLABA CHIUSA e NON ACCENTATA deve
avere una VOCALE BREVE.
4.1 Methegh
Nella parola ��הֶעָר�י la vocale Seghol presenta un trattino verticale alla sinistra |. questo trattino è
chiamato "Methegh" e indica che il lettore deve fare una breve pausa.
4.3 Schwa
Questo termine può avere due significati: "essere simile", poiché si assimila al suono della vocale che
segue, oppure "vuoto" in quanto non si pronuncia. Non è chiara l’origine dello Schwa e molti sono i
trattati scritti su questo argomento.
12
Il segno ְ pertanto serve a "riempire un vuoto" nel caso vi fossero delle consonanti a inizio o nel
mezzo della parola prive di vocale. Lo Schwa può essere di due tipi:
1. SEMPLICE
2. COMPOSTO
4.4 Maqqeph
Quando due o più parole brevi sono vicine, non solo fisicamente, ma anche nel significato. loro sono
spesso unite da un trattino chiamato Maqqueph; di conseguenza queste parole sono considerate come
una unica. Come parole isolate presenteranno un proprio accento, ma unite dal maqqueph presenter-
anno un solo accento che cadrà sull’ultima sillaba (ex. �)אִ��טוֹב�אֲנ�י. La perdita dell’accento prima
del maqqueph porta spesso a un cambiamento delle vocali (ex. � אֵת קוֹלִיdiventa �)אֶת�קוֹלִי.
Quindi la conseguenza dell’aggiunta del maqqueph tra due o più parole è la perdita dell’accento
per le parole prima del maqqueph.
4.5 Qames-Hatuph
Il segno ָ è utilizzato sia per indicare la vocale A che la vocale A con il puntino sopra (che si pronuncia
"O"), occorre quindi determinare quando si pronuncia come "A" e quando come "O". Se ָ è presente
13
in una sillaba aperta (CV), oppure chiusa (CVC), ma accentata allora si pronuncia "A"; negli altri
casi si pronuncia "O" (ex. ��ָו�יּ�ק = wayyaqom la prima sillaba è aperta quindi si legge "A", la seconda
è chiusa e non accentata quindi si pronuncia "O"; �חָ�מָה = hokmah la prima sillaba è chiusa e non
accentata quindi si pronuncia "O", la seconda sillaba è chiusa, ma accentata quindi si pronuncia "A").
4.6 Daghesh
Il Daghesh è un puntino dentro una lettera e può essere di due tipi:
1. Daghesh Debole
2. Daghesh Forte
1. DAGHESH FORTE COMPENSATIVO quando vengono unite due parole a formarne una unica
(ex. �מִ� שׁ�אוּל diventerebbe se unita �מִנ�שׁ�וּל, ma la נ cade e si raddoppia la שׁ quindi �מִ��אוּל,
la caduta della N è compensata con il raddoppiamento della SH)
4.7 Mappiq
Quando la lettera ה si trova priva di vocali alla fine di una parola è generalmente silente, ma ci sono
casi in cui essa si pronuncia. Per indicare quando deve essere pronunciata si pone dentro la lettera una
puntino che prende nome di Mappiq (ex. �)סוּסָהּ.
14
4.8 Raphe
Il Raphe non è altro che un trattino posto sopra una consonante raddoppiata per dire che quella
lettera non deve essere pronunciata (ex. �)בִּקְשׁוּ. Quindi in presenza di un Raphe il Daghesh Forte
viene omesso.
4.11 Accenti
Gli accenti sono dei piccoli segni che servono:
1. marcare una sillaba nel senso che la sua pronuncia deve essere stressata;
4.12 Pause
Una parola è messa in pausa quando il suo accento è un Silluq o un ’Athnah; in entrambi i casi la
parola si trova alla fine della frase.
15
4.13 Kethibh e Qere
Una caratteristica interessante nella Bibbia ebraica stampata è che le correzioni di errori riconosciuti
sono fatte a margine o sul fondo della pagina, mentre le parole non corrette sono mantenute nel testo.
Le parole lasciate incorrette nel testo prendono il nome di Kethibh, mentre quelle corrette Qere.
Le parole incorrette sono solitamente le parole offensive o dal significato sensibile o che hanno a che
fare con il nome di Dio; per questo non possono essere lette ne tanto meno modificate con l’aggiunta
di notazioni. Per questo motivo al loro posto si tende a leggere qualcos’altro (� י�הְו�הsi pronuncia �אֲדֹ�י
ossia "il Signore").
Il nome divino compare nella Bibbia molto spesso quindi nelle edizioni stampate non ci sono più le
correzioni a margine e si parla pertanto di "Qere Perpetuum".
16
Chapter 5
L’articolo
L’articolo INDEFINITO nella lingua ebraica non esiste. L’articolo DEFINITO doveva essere originari-
amente �הַל, ma la ל veniva assimilata e la lettera della parola seguente raddoppiava con un Daghesh
Forte, quindi in generale possiamo dire che l’articolo davanti a una lettera che non sia una gutturale o
רè ַ הseguito da un Daghesh Forte.
Se l’articolo è difronte a una parola che inizia per gutturale o רqueste non possono raddoppiare
quindi si verificano degli adattamenti: la vocale che precede che è ַ si rafforza e diventa ָ (ex. �אוֹר
una luce �הָאוֹר la luce).
Difronte alle gutturali � הl’articolo è �ַ( הex. � =הוֹדuna gloria � =הַהוֹדla gloria).
ח
Davanti a sillabe �ָע, �ָ הnon accentate e �ָה, l’articolo diventa �ֶ( הex. � =עָפָרpolvere, � =הֶעָפָרla
polvere, � =חָי�לvalore � =הֶחי�לil valore )
Prima di sillabe accentate ָ עַ הl’articolo è �ָ( הex. � =הַרuna montagna, � =הַהַרla montagna).
17
Chapter 6
Le preposizioni inseparabili
Le preposizioni ל = "a, per" בּ = "in, con, da" כּ = "come" non possono esistere come parole
separate, ma si attaccano alle parole a cui si riferiscono e per questo che sono chiamate "preposizioni
inseparabili".
Normalmente, essendo prive di vocali, presentano uno Schwa (ex. ��ֶ=מֶל un re, ��ֶ=לְמֶל al re,
��ֶ =בְּמֶלnel re ��ֶ =כְּמֶלcome un re).
Quando una di queste preposizioni è prefissata a una parola che inizia con una sillaba che presenta
Schwa, lo Schwa della preposizione diventa Hireq (ex. ��ִ =מְלָכi re �� =לִמְלַכִיai re).
Un caso speciale è quando la parola inizia per � יpoiché la preposizione inseparabile viene vocalizzata
con Hireq e lo Schwa sotto Yodh scompare (ex. � =י�הוּד�הGiuda � =לִיהוּד�הa Giuda).
Un altro caso speciale è quando la preposizione è preposta a una parola la cui lettera iniziale
presenta uno Schwa composto; in questo caso lo Schwa della preposizione inseparabile si trasforma
nella vocale breve corrispondente (ex.� =אֲר�יleone � =לַאֲר�יa un leone).
Una eccezione è rappresentata dalla parola "Dio" �� אֱל�הִיpoiché le preposizioni prendono un Sere
ֵ mentre lo Schwa composto sotto אscompare (ex. �� =לֵאל�הִיa Dio).
Una seconda eccezione è rappresentata dalla parola "Signore" � יהוהin quanto le preposizioni
prendono la vocale ַ (ex. �)לַיהוה.
Quando la preposizione si trova immediatamente prima di una sillaba tonica prende la vocale
Qames ָ �)לָשׁ�בֶת.Quando la preposizione è seguita dall’articolo esso cade cedendo la sua vocale
(ex.
alla preposizione (ex.��ֶ =לַמֶּלal re).
La preposizione ��ִ" =מda" è solitamente preposta alla parola a cui si riferisce quando questa non è
preceduta da un articolo. Questa preposizione diviene dunque inseparabile e si modifica così:
1. davanti a parola che inizia con una lettera ordinaria cade al �� e raddoppia la consonante che
segue (ex. ��ֶ =מִמֶּלda un re);
2. difronte a gutturale o ר la preposizione diventa ֵמ (ex. ריִעֵמ = da una città)
3. se segue un articolo, la preposizione rimane separata, oppure diventa ֵמ e l’articolo rimane
intatto (ex. ��דָאָהֵמ = da un uomo).
C’è da notare che le altre preposizioni inseparabili prive di vocale formano con l’articolo un’unica
sillaba così che nella pronuncia la ה è eliminata e la preposizione prende la vocale di quest’ultima
consonante. Questo non accade quando l’articolo segue la preposizione ֵמ poiché è una sillaba
completa e dunque l’articolo rimane.
Le preposizioni �ִמ כּ בּ ל prendono suffissi pronominali.
18
(a) (b)
(c) (d)
19
(e) (f)
(g)
20
Chapter 7
L’oggetto definito, governato da un verbo transitivo �אֵת o -�אֶת (con Maqqeph) la quale punta
l’attenzione sull’oggetto da definire. Naturalmente la stessa presenza dell’articolo definisce un oggetto
e i nomi propri sono già di per se definiti (ex. lui tocca suo figlio= �)לָקַח אֶת�בּנוֹ.
21
Chapter 8
Nomi e Aggettivi
Per i nomi maschili non ci sono particolari terminazioni, ma i nomi femminili singolari sono riconoscibili
dalla terminazione accentata ָהe la stessa cosa vale per gli aggettivi (ex. �סוּס = cavallo �סוּסָה
= cavalla �ר�ע =cattivo � = ר�עָהcattiva).
Quando un aggettivo qualifica un nome allora l’aggettivo segue il nome e concorda con esso in
genere e numero (ex. �הָאִישׁ הַטּוּב letteralmente l’uomo, il buono). Quando il nome è definito
anche l’aggettivo che segue prende l’articolo. Quando l’aggettivo è usato in modo predicativo allora di
solito precede il nome poiché in Ebraico non viene espresso il verbo essere.
C’è da notare inoltre che, come gli aggettivi, la terza persona singolare del verbo al passato è
formata ponendo la terminazione ָה (ex. ��ַ�ת = lui diede ��תְ�ה = ella diede).
La terminazione del plurale maschile e del plurale femminile sono rispettivamente ��ִי e �וֹת .
Per i sostantivi monosillabici non ci sono problemi riguardo la vocalizzazione se la vocale tra le due
consonanti è "piena" (se è debole potrebbe essere ridotta).
Un sostantivo bisillabo che ha come prima vocale Qames quando viene aggiunta la terminazione la
vocale sparisce e sostituita da Schwa.
Quando un sostantivo è bisillabo, ma la prima lettera è una gutturale nel momento in cui è aggiunta
la terminazione allora alla prima vocale si aggiunge uno Schwa ottenendo così uno Schwa composto.
Infine se si ha un sostantivo bisillabo con la prima prima sillaba con vocale "piena" l’aggiunta della
terminazione non apporta modifiche.
Lo stesso vale con gli aggettivi.
C’è da notare che in Ebraico non esiste il genere neutro, cose astratte o indeterminate sono sempre
o al maschile o al femminile.
Non tutti i nomi femminili finiscono per ָה , ma ricordiamo che alcuni sostantivi sono per forza
femminili come i nomi di città e paesi, le parti del corpo e sostantivi come donna, madre, moglie ecc...
Oltre al singolare e al plurale in Ebraico esiste anche il DUALE e la terminazione sia per i sostantivi
maschili che per quelli femminili è ���ַי (ex. ��יוֹ = un girno ���יוֹמַי = due giorni).
22
La terza persona plurale del verbo al passato finisce in וּ sia per il maschile che per il femminile
(ex. �אָמְרוּ = loro (maschi/femmine) dissero).
23
8.3 I sostantivi segolati
Si chiamano segolati poiché ricevono in aiuto una vocale Seghol (ex. �ְמַלְכּ nella forma originale
riceve un Seghol e diventa ��ֶ מַלche nella forma classica appare come ��ֶמֶל ).
questo � �ז
ה
questa �זאֹת
questi �אֵלֶּה
queste
quello �הוּא
quella �הִיא
quelli �הֵ� הֵמַּה
quelle �הֵ� הֵנּ�ה
Gli aggettivi dimostrativi si comportano come gli altri quando sono messi con i sostantivi e sono
posti dopo i sostantivi.
Questo uomo (letteralmente l’uomo, il quello) = �הָאִיס הַזּ�ה
24
8.5 I sostantivi con suffissi pronominali
25
Sost. semplici Sost. finiscono in gutturale Sost. bisillabi con A
cavallo ass. �סוּס spirito ass. �ַרוּח parola ass. �דּ�בָר
cavallo di costr. � סוּ
ס spirito di costr. � רוּ
ַח parola di costr. �דּ�בַר
il mio cavallo �סוּסִי il mio spirito �רוּחִי la mia parola �דּ�בָר�י
il tuo (di lui) cavallo � ְסוּס
� il tuo (di lui) spirito � ְַרוּח
� la tua (di lui) parola � �דּ�בָר
�
il tuo (di lei) cavallo ��ֵסוּס il tuo (di lei) spirito ��ֵרוּח la tua (di lei) parola ���דּ�בָר
il suo (di lui) cavallo �סוּסוֹ il suo (di lui) spirito �רוּחוֹ la sua (di lui) parola �דּ�בָרוֹ
il suo (di lei) cavallo �סוּסָהּ il suo (di lei) spirito �רוּחָהּ la sua (di lei) parola �דּ�בָר�הּ
il nostro cavallo �סוּסֵנוּ il nostro spirito �רוּהֵנוּ la nostra parola �דּ�בָר�נוּ
il vostro (di uomini) cavallo il vostro (di uomini) spirito la vostra (di uomini) parola
��ֶסוּסְכ ��ֶרוּהְַכ ��ֶדּ�בַר�כ
il vostro (di donne) cavallo il vostro (di donne) spirito ��ֶרוּחְַכ la vostra (di donne) parola
��ֶסוּסְכ ��ֶדּ�בַר�כ
il loro (di uomini) cavallo � ָסוּס
� il loro (di uomini) spirito � ָרוּח
� la loro (di uomini) parola � �דּ�בָר
�
il loro (di donne) cavallo ��ָסוּס il loro (di donne spirito) ��ָרוּח la loro (di donne) parola ���דּ�בָר
26
Sost. masch. plu. Sost. femm. plu Irregolari
cavalli ��סוּסִי leggi �תּוֹרוֹת padre �עָבוֹת
cavalli di �סוּסֵי leggi di �תּוֹרוֹת padre di �אְַבוֹת
i miei cavalli �סוּסֵי le mie leggi �תּוֹרוֹתַי mio padre �אֶַבוֹתַי
i tuoi (di lui) cavalli � ֶסוּס
� le tue (di lui) leggi � תּוֹרוֹתֶי
� tuo (di lui) padre � אְַבוֹתֶי
�
i tuoi (di lei) cavalli ���סוֹסַי le tue (di lei) leggi ���תּוֹרוֹתַי tuo (di lei) padre ���אְַבוֹתַי
i suoi (di lui) cavalli �סוּסָיו le sue (di lui) leggi �תּוֹרוֹתָיו suo (di lui) padre �אְַבוֹתָיו
i suoi (di lei) cavalli ��סוּסֶי le sue (di lei) leggi �ָתּוֹרוֹתֶיה suo (di lei) padre �ָאְַבוֹתֶיה
i nostri cavalli �סוּסֵינוּ le nostre leggi �תּוֹרוֹתֵינוּ nostro padre �אְַבוֹתֵינוּ
i vostri (di uomini) cavalli le vostre (di uomini) leggi vostro (di uomini) padre
��ֶסוּסֵיכ ��ֶתּוֹרוֹתֵיכ ��ֶאְַבוֹתֵיכ
i vostri (di donne) cavalli ��ֶסוּסֵיכ le vostre (di donne) leggi vostro (di donne) padre
��ֶתּוֹרוֹתֵיכ ��ֶאְַבוֹתֵיכ
i loro (di uomini) cavalli ��ֶסוּסֵיה le loro (di uomini) leggi loro (di uomini) padre ��ֶאְַבוֹתֵיה
��ֶתּוֹרוֹתֵיה
i loro (di donne) cavalli ��ֶסוּסֵיה le loro (di donne) leggi ��ֶתּוֹרוֹתֵיה loro (di donne) padre ��ֶאְַבוֹתֵה
Alcuni sostantivi di uso frequente sono irregolari come padre (ha come si vede in tabella le termi-
nazioni del femminile plurale nonostante sia un sostantivo maschile singolare), figlio/a, fratello, moglie,
cosa, nome ecc...
1. l’aggettivo ha l’articolo ed è seguito da ��ִמ oppure �בּ che si attaccano alla parola con la quale
il sostantivo è messo a paragone;
2. l’aggettivo è messo nello stato costrutto ed è dipendente dalla parola con la quale il nome è messo
a paragone.
Altra cosa da notare è la CARENZA di aggettivi in Ebraico, la quale viene sopperita attraverso gli
stati costrutti, quindi mettendo in relazione due sostantivi.
27
Chapter 9
I pronomi
I PRONOMI INTERROGATIVI: "chi?" = �מִי la sua forma è fissa e non cambia; "cosa?"= �מַה la
vocalizzazione cambia in base alla parola che segue:
1. prima di una consonante (fatta eccezione per le gutturali e ר )è �מַה seguita da Daghesh Forte
(ex. che cosa è? = �;)מה�זּ�ה
2. prima di א e ר è �;מָה
3. prima di ה ח esso è �;מַה
4. prima di una gutturale con Qames esso è �מֶה.
I PRONOMI PERSONALI: si distinguono il SOGGETTO e l’OGGETTO. Quando il pronome
personale è oggetto si un verbo esso è definito poiché si riferisce a una persona specifica; quindi esso è
espresso dal segno che definisce l’oggetto �אֵת (7) con i suffissi pronominali.
C’è da notare che esiste un’altra forma di � ֵ אche è � אֹתe che è usata con i suffissi come ��ְ אֹתe
ת
�אֹתִי, raramente è usata con suffissi quali ��ֶכe ��ֶ כche sono detti forti.
I PRONOMI RELATIVI: il pronome relativo � אְַשׁ�רè indeclinabile. Lo possiamo usare come: "che",
"chi", "dove", "il quale", "la quale", "i quali", "le quali" ecc... lo traduciamo quindi come ci viene
suggerito dal contesto.
28
Chapter 10
Le congiunzioni
La congiunzione "E" corrisponde a una Waw prefissa alla parola ed è da essa inseparabile:
2. quando la congiunzione è prefissata a una parola che presenta uno Schwa la Waw prende la forma
�;ו
3. prima delle bilabiali �� � ב prende pure forma �;ו
4. se la parola inizia per �י la Yodh diventa quiescente e la congiunzione prende Hireq;
29
Chapter 11
L’ebraico arcaico presentava tre casi: il nominativo terminante in "U", il genitivo terminante in "I"
e l’accusativo terminante in "A" che denotava quest’ultimo una DIREZIONE o un ATTRAVERSA-
MENTO.
Nell’Ebraico biblico si può trovare ancora attaccato a un numero limitato di nomi di luoghi (ex.
�מִצְר�י�מָה = verso o attraverso l’Egitto).
L’accento non si muove verso la nuova sillaba, ma rimane prima del �ָה
30
Chapter 12
Esprimere il possesso
In Ebraico non ci sono parole che esprimono il verbo "AVERE" di conseguenza per esprimere il possesso
di qualcuno o qualcosa si utilizza il verbo "ESSERE" o meglio si usano due vocaboli che possono essere
tradotti con "essenteci" �י�שׁ e "non essenteci" ��אֵי che originariamente erano due sostantivi che
significavano rispettivamente "esistenza" e "inesistenza".
Il possesso nel passato e nel futuro può essere espresso dai verbi �הָי�ה e �י�הְי�ה seguiti dalla
preposizione ל ; il verbo deve concordare in genere e numero con il soggetto.
Per fare la forma negativa si usa �ל�א .
C’è un figlio a me, ossia ho un figlio= ��ֵי�שׁ לִי בּ
Non c’è un figlio a me, ossia non ho un figlio = ��ֵחֵי� לִי בּ
C’era un figlio a me, ossia avevo un figlio = ��ֵי בּ.הָי�ה ל
Ci sarà un figlio a me, ossia avrò un figlio= ��ֵי בּ.י�הְי�ה ל
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Chapter 13
"He" interrogativo
La domanda semplice è introdotta dalla particella-prefisso �ֲה . Prima di uno Schwa semplice o di una
consonante gutturale essa è �ַ ה, ma quando la consonante gutturale ha un Qames allora la particella
diventa �ֶה (ex. �י�שׁ = c’è � = הֲי�שׁc’è?).
32
Chapter 14
Come visto nel capitolo 7 �אֵת può introdurre un oggetto definito, ma un altro significato del termine
è "con " che appare nella forma �אִתּ con i suffissi (ex. �אִתִּי = con me, ��אִתּ = con te, �אִתּוֹ =
con lui, �אִתָּנוּ = con noi, ��ָאתּ = con loro ecc. . . ).
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Chapter 15
"Waw" consecutivo
Due frasi che si riferiscono a eventi passati possono essere messe in continuità narrativa attraverso
uno "waw" che viene posto davanti al verbo delle seconda frase. Quindi se nella prima frase troviamo
un verbo alla forma perfetta e nella seconda frase un verbo all’imperfetto, ma con davanti uno "waw"
allora quel verbo può essere tradotto con un perfetto. Allo stesso modo se troviamo nella prima frase un
verbo all’imperfetto e nella seconda un verbo al perfetto, ma con premesso un "waw" allora tradurremo
quest’ultimo verbo come un imperfetto.
"Waw consecutivo" viene vocalizzato come lo "waw" congiunzione, inoltre lo "waw" consecutivo
che è attaccato all’imperfetto è vocalizzato con Pathah e seguito da Daghesh Forte, ma con la prima
persona singolare il cui prefisso è Aleph allora diventa �ו senza Daghesh Forte; lo "waw" consecutivo
con il perfetto fa muovere l’accento sull’ultima sillaba, mentre con l’imperfetto l’accento tende ad
avanzare; laddove l’imperfetto presentasse la forma breve lo "waw" consecutivo è attaccato a questo
invece che alla forma lunga; spesso un verso all’inizio di un capitolo si apre con un verbo preceduto da
"waw" a indicare una continuità con quello accaduto prima.
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Chapter 16
1. Quando una parola è "in pausa" la vocale nel tono-sillabo è allungata (ex. �שׁ�מַר diventa
�שׁ�מָר );
2. nelle parole con Milra’ l’accento è spesso posto sulla penultima sillaba la quale se ha vocale breve
viene allungata (ex. �אַתָּה diventa �;)אַתָּה אַתָּה
3. in una sillaba composta da una consonante con Schwa, questo diventa la vocale breve che gli sta
più vicino ( �פְּר�י che diventa �פֶּר�י פֶּר�י );
4. uno Schwa composto diventa la corrispondente vocale breve che è poi allungata e l’accento è
messo sulla sillaba corrispondente (ex. �אֲנ�י diventa �אָנ�י אָנ�י );
6. riguardo al verbo la vocale della seconda sillaba la quale perde quando l’accento si muove verso
l’ultima sillaba aggiunta, riappare in pausa ed è allungata se è breve e l’accento cade su di essa
(ex. �שׁ�מְר�ה diventa �שׁ�מָר�ה שׁמָר�ה )
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Chapter 17
In Ebraico il verbo è normalmente trilittero, ossia la radice consiste di tre lettere. La radice trilittera,
senza vocali o affissi, da un’idea di come è il verbo, senza alcun riferimento alla persona, al genere, al
numero, al tempo o al modo. Ognuna di queste cose è data da un cambiamento delle vocali, apposizione
di particelle pronominali, suffissi ecc...
La radice-verbo ebraica è coniugata sotto sette costruzioni:
17.1.1 Il perfetto
In Ebraico non c’è un tempo presente, passato, futuro, ma piuttosto si pensa se l’azione è COMPLETA
O INCOMPLETA. Si parla dunque di verbi al PERFETTO, riferendosi a tutte le azioni che si sono
concluse nel passato; verbi all’IMPERFETTO, riferendosi a tutte le azioni che non si sono ancora
verificate, quindi future e verbi al PARTICIPIO corrispondenti ad azioni presenti. In genere si usa la
terza persona singolare maschile al perfetto per cercare i verbi nel vocabolario e non all’infinito come
accade in italiano, poiché il perfetto è la forma più semplice che fa da base a tutte le altre forme verbali.
1. Le persone al perfetto sono formate prendendo la radice del verbo e aggiungendo i pronomi
personali alla fine;
2. nella seconda persona maschile e femminile plurale l’accento si muove verso il suffisso e il Qames
della prima sillaba si trasforma in Schwa;
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3. se la prima lettera della radice del verbo è una gutturale allora ci sarà uno Schwa composto sotto
la gutturale nella seconda persona plurale.
Il verbo può ricevere dei suffissi pronominali. Spesso, invece du un verbo seguito da un pronome
personale (oggetto), possiamo trovare il verbo con il pronome suffisso (cfr. cap. 9).
I suffissi che si attaccano al verbo sono praticamente identici a quelli che si attaccano a nomi e
preposizioni (cfr. paragrafo 8.5).
Quando il verbo riceve il suffisso l’accento si muove verso la nuova sillaba e il Qames della prima
sillaba diventa uno Schwa; ne conseguono dei cambiamenti nella vocalizzazione della parola.
In generale solo i "verbi attivi" possono prendere i suffissi; Niphal, Pual, Hophal e Hithpael, essendo
passivi o riflessivi, non possono prendere suffissi in quanto non in grado di reggere un oggetto.
Prendiamo, ad esempio, il verbo �שׁ�מַר alla terza persona singolare maschile.
17.1.2 L’imperfetto
L’imperfetto denota un’azione incompleta e può dunque corrispondere al FUTURO italiano, oppure
da il senso della possibilità come il CONGIUNTIVO o dell’eventualità come il CONDIZIONALE.
L’imperfetto presenta una congiunzione a prefissi. I prefissi dell’imperfetto sono ��ת י א (per
ricordarli si usa la parola ��ָ)אֵית. א è per la prima persona del singolare; י per la terza persona
maschile; ת per la terza persona femminile e per la seconda persona maschile e la � per la prima
persona plurale. Il maschile plurale finisce in וּe il femminile plurale in ��ה
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lui custodirà/che egli custodisca/ etc. . . � ֹי�שׁ�מ
ר
lei custodirà/che ella custodisca/ etc. . . �תִּשׁ�מֹר
io custodirò/che io custodisca/ etc. . . �אֶשׁ�מֹר
tu (uomo) custodirai che tu (uomo) custodisca/ etc. . . �תִּשׁ�מֹר
tu (donna) custodirai/ che tu (donna) custodisca/ etc. . . �תִּשׁ�מְר�י
noi custodiremo/ che noi custodiamo/ etc. . . �נ�שׁ�מֹר
voi (uomini) custodirete/ che voi (uomini) custodiate/ etc. . . �תִּשׁ�מְרוּ
voi (donne) custodirete/ che voi (donne) custodiate/ etc. . . �תִּשׁ�מֹר��ה
loro (uomini) custodiranno/ che loro (uomini) custodiscano/ etc. . . �י�שׁ�מְרוּ
loro (donne) custodiranno/ che loro (uomini) custodiscano/ etc. . . �תִּשׁ�מֹר��ה
Coortativo e iussivo
1. Nella prima persona questa estensione si chiama Coortativo, il quale è indicato dalla sillaba
�ָה alla fine della prima persona (ex. Imperfetto ordinario �אֶשׁ�מֹר che io custodisca/custodirò;
Coortativo �אֶשׁ�מֹר custodisco!);
2. corrispondente al Coortativo c’è l’IMPERATIVO ENFATICO il quale ha �ָה come sillaba finale
al singolare maschile (ex. Imperativo ordinario �שׁ�מֹר custodisci tu!; Imperativo enfatico �שׁ�מְר�ה
custodisci tu infatti!)
3. l’imperfetto è spesso usato come Iussativo (ex. ��ֶי�שׁ�פּט הַמֶּל "il re sarà giudicato", ma anche "si
giudicherà il re!")
Il suffisso con le persone singolari all’imperfetto prende la vocale "e" invece che la "a". Le forme
alternative delle persone singolari dell’imperfetto con i suffissi presentano una "Nun dimostrativa o
energetica" che è assimilata prima del suffisso il quale prende il Daghesh Forte; queste forme alternative
sono molto frequenti in Pausa.
Prendiamo, ad esempio, il verbo �י�שׁ�מֹר alla terza persona singolare maschile.
17.1.3 L’imperativo
L’imperativo è la forma breve dell’imperfetto, ossia risulta privo di prefissi.
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Anche l’imperativo nella forma Qal può prendere suffissi pronominali come accade al perfetto e
all’imperfetto.
I comandi negativi o le proibizioni sono espresse con la forma negativa dell’imperfetto; il negativo non
è mai usato con l’imperativo. Quindi si usa �ל�א per le proibizioni permanenti e �אַל per le proibizioni
temporanee e entrambe le negazioni sono usate con la forma breve del verbi all’imperfetto (quando si
tratta di tempi deboli).
1. INFINITO ASSOLUTO che esprime enfasi quando esso precede immediatamente il verbo finito
oppure quando è a esso immediatamente seguente (ex. �שׁ�מוֹר שׁ�מַר lui ha infatti, certamente
preso; �שׁ�מַר שׁ�מוֹר lui ha preso continuamente);
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2. INFINITO COSTRUTTO con la preposizione ל esprime l’infinito (ex. �לִשׁ�מֹר da prendere,
per prendere).
C’è da notare che quando la terza lettera radicale è una gutturale entrambi gli infinitivi hanno il
Pathah Furtivus sotto la gutturale (ex. �שׁ�מַע udire; infinito assoluto �ַשׁ�מוֹע, infinito costrutto �ַ)שׁ�מוֹע.
L’infinito costrutto è un tipo di nome verbale. I suffissi dell’infinito costrutto possono denotare sia il
soggetto che l’oggetto, fatta eccezione per la prima persona singolare e la seconda persona singolare
maschile le quali hanno suffissi diversi per il soggetto e l’oggetto.
17.2.2 L’imperfetto
L’imperfetto �י���בֵר è una contrazione di �י�נ�שׁ�בֵר, infatti la Nun del Niphal viene assimilata e questo
porta alla presenza del Daghesh Forte nella prima radicale.
Se la prima radicale è una gutturale, quindi non può ricevere il Daghesh Forte, allora avviene che
la vocale Hireq si trasforma in Sere.
I prefissi che denotano le persone sono i medesimi dell’imperfetto della forma Qal ( תיאנ ).
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lui sarà rotto/che lui sia rotto/ etc. . . � ֵי���ב
ר
lei sarà rotta/ che ella sia rotta/ etc. . . �תִּ��בֵר
io sarò rotto/ che io sia rotto/ etc. . . �אִ��בֵר
tu (uomo) sarai rotto/ che tu (uomo) sia rotto/ etc. . . �תִּ��בֵר
tu (donna) sarai rotta/ che tu(donna) sia rotta/ etc. . . �תִּ��בְר�י
noi saremo rotti/ che noi siamo rotti/ etc. . . �נ���בֵר
voi (uomini) sarete rotti/ che voi(uomini) sareste rotti/ etc. . . �תִּשׁ�בְרוּ
voi (donne) sarete rotte/ che voi (donne) sareste rotte/ etc. . . �תִּ��בַר��ה
loro (uomini) saranno rotti/ che loro (uomini) siano rotti/ etc. . . �י���בְרוּ
loro (donne) saranno rotte/ che loro (donne) siano rotte/ etc. . . �תִּ��בַר��ה
Coortativo e iussivo
17.2.3 L’imperativo
L’imperativo ha la lettera הprima della radice.
17.2.4 Il participio
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17.3.1 Il perfetto
17.3.2 L’imperfetto
Coortativo
Il coortativo è �אְַשׁ�בְּר�ה.
17.3.3 L’imperativo
17.3.4 Il participio
Il participio ha il prefisso �ְמ
42
17.4 Forma PUAL
La forma Pual ha come caratteristica il Daghesh Forte nella seconda lettera radicale. Eccetto per la
vocale sotto la prima lettera radicale la vocalizzazione del Pual segue quella del Piel. Non ci sono
esempi di Pual all’imperativo.
17.4.1 Il perfetto
17.4.2 L’imperfetto
Coortativo
Il coortativo è �אְַשׁ�בְּר�ה.
17.4.3 Il participio
43
lui ha reso grande/lui fece grande/ etc. . . � הִג�דּ�י
ל
lei ha reso grande/lei fece grande/ etc. . . �הִג�דּ�ילָה
io ho reso grande/ io resi grande/ etc. . . �הִג�דּ�לְתִּי
tu (uomo) hai reso grande/tu (uomo) resi grande/ etc. . . �ָהִג�דּ�לְתּ
tu (donna) hai reso grande/tu (donna) resi grande/ etc. . . �ְהִג�דּ�לְתּ
noi abbiamo reso grande/ noi rendemmo grande/ etc. . . �הִג�דּ�לְנוּ
voi (uomini) avete reso grande/ voi (uomini) rendeste grande/ etc. . . ��ֶהִג�דּ�לְתּ
voi (donne) avete reso grande/voi (donne) rendeste grande/ etc. . . ��ֶהִג�דּ�לְתּ
loro hanno reso grande/ loro resero grande/ etc. . . �הִג�דּ�ילוּ
17.5.2 L’imperfetto
Nell’imperfetto della forma Hiphil la ה è assimilata e la Yodh assume la sua vocalizzazione.
C’è da notare che la forma Hiphil è l’unica parte del verbo regolare che ha una forma breve
dell’imperfetto e che la Waw consecutiva prende la forma breve dell’imperfetto. Altra cosa da notare
non esiste una forma breve per la prima persona singolare.
Coortativo e iussivo
Il coortativo alla prima persona singolare è �אַג�דּ�ילָה, alla prima persona plurale è �נ�ג�דּ�ילָה.
Lo iussivo invece è alla terza persona singolare �י�ג�דּ�ל.
17.5.3 L’imperativo
L’imperativo ha il prefisso ה .
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17.5.4 Il participio
17.6.2 L’imperfetto
17.6.3 Il participio
Il participio fa �מָג�דּ�ל al maschile singolare. Talvolta sotto la Mem si può trovare una "u".
45
17.7.1 Il perfetto
lui ha reso grande se stesso/lui aveva reso grande se stesso/ etc. . . � �הִתְגּ�דּ
ל
lei ha reso grande se stessa/lei aveva reso grande se stessa/ etc. . . �הִתְגּ�דּ�לָה
io ho reso grande me stesso/io avevo reso grande me stesso/ etc. . . �הִתְגּ�דּ�לְתִּי
tu (uomo) hai reso grande te stesso/tu (uomo) avevi reso grande te stesso/ etc. . . �ָהִתְגּ�דּ�לְתּ
tu (donna) hai reso grande te stessa/tu (donna) avevi reso grande te stessa/ etc. . . �ְהִתְגּ�דּ�לְתּ
noi abbiamo reso grandi noi stessi/ noi avevamo reso grandi noi stessi/ etc. . . �הִתְגּ�דּ�לְנוּ
voi (uomini) avete reso grandi voi stessi/voi(uomini) avete reso grandi voi stessi/ etc. . . ��ֶהִתְגּ�דּ�לְתּ
voi (donne) avete reso grandi voi stesse/voi(donne) avete reso grandi voi stesse / etc. . . ��ֶהִתְגּ�דּ�לְתּ
loro hanno reso grandi loro stessi/loro avevano reso grandi loro stessi/ etc. . . �הִתְגּ�דּ�לוּ
17.7.2 L’imperfetto
Come nella forma Hiphil la ה è assimilata e la Yodh assume la sua vocalizzazione.
Coortativo e iussivo
Il coortativo alla prima persona singolare è �אֶתְגּ�דּ�לָה, alla prima persona plurale è �נ�תְגּ�דּ�לָה.
17.7.3 L’imperativo
L’imperativo presenta la ה premessa al verbo.
17.7.4 Il participio
Il participio ha come prefisso �ְמִת
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magnifico lui stesso � �מִתְגּ�דּ
ל
magnifica lei stessa �הָל�דּ�גְּתִמ מִתְגּ�דּ�לֶת
magnifici loro stessi ��מִתְגּ�דּ�לִי
magnifiche loro stesse �מִתְגּ�דּ�לוֹת
2. il participio maschile singolare ha la stessa forma della terza persona singolare maschile del
perfetto, quindi bisogna guardare il contesto;
3. il perfetto delle classe E è regolare nella vocalizzazione, ma nel perfetto della classe O predomina
la vocale O eccetto nella terza persona femminile singolare e nella terza plurale.
C’è da notare che ci sono molti verbi che nel significato sono stativi, ma nn presentano al perfetto
alla seconda sillaba le vocali E o O. In questi casi l’imperfetto e l’imperativo sono in A.
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Verbo ��ֹקָט Perfetto Imperfetto Participio
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Chapter 18
Un verbo è detto "debole" quando presenta nella radice una lettera gutturale, o una lettera quiescente
o una lettera, come la Nun, la quale si assimila. Si distinguono verbi deboli e doppiamente deboli,
questi ultimi sono così chiamati poiché hanno più di una lettera radicale particolare.
Per classificare convenzionalmente i verbi deboli si usano le lettere della parola �פָּעַל (fare): i
verbi Pe hanno la prima lettera radicale particolare, i verbi ’Ayin hanno la seconda lettera radicale
particolare e infine i verbi Lamedh che hanno la terza lettera radicale particolare.
49
18.3 Verbi PE ’ALEPH
La lettera ’Aleph oltre a essere gutturale è anche quiescente e, nel caso specifico di cinque verbi, essa
perde il suo valore di consonante; questi verbi formano una classe a se chiamata dei verbi Pe ’Aleph.
Essi sono: mangiare= �אָכַל, perire= �אָבַד, dire= �אָמַר, essere disposto= �אָבָה, infornare= �אָפָה.Gli
ultimi due sono per giunta verbi doppiamente deboli Lamedh He e Pe ’Aleph (cfr. paragrafo18.10.1).
Questi verbi al perfetto, così come nelle altre coniugazioni, nella forma Qal si comportano come i
verbi gutturali Pe sebbene ’Aleph attragga l’Hateph-Seghol piuttosto che l’Hateph-Pathah. La vera
differenza sta nell’imperfetto che è �י�אכַל invece di �י�אְֶכֹל come ci aspetteremmo.
50
Nella forma Niphil al perfetto la seconda sillaba della prima e della seconda persona è Sere.
Si nota un’analogia con i verbi Lamedh He i quali hanno la stessa caratteristica della terza lettera
radicale muta (cfr. paragrafo 18.9).
51
18.9 Verbi LAMEDH HE (Lamedh Yodh e Lamedh Waw)
Sono quei verbi che finiscono in ה, ma originariamente finivano o in יo in ו. Queste lettere originarie
riappaiono però in alcune forme del verbo: nel passivo participio Qal come consonanti piene; nella
prima e nella seconda persona del perfetto forma Qal e nel Niphal come lettere silenti.
L’infinitivo costrutto di tutte le forme assume la finale �וֹת, l’imperfetto di tutte le forme ֶה e c’è
anche una forma abbreviata per lo iussivo nelle forme Qal, Niphal, Piel, Hithpael e Hiphil.
1. toccare= ��ג�ע, respirare= ��פַה, viaggiare= ��סַע, piantare= ��טַע, sono verbi Pe Nun e gutturale
Lamedh;
10. vedere= �ר�אָה è un verbo peculiare poiché la prima radicale non può essere doppiata, c’è una
Aleph mediana e la terza lettera è ה.
1. "camminare"= ��ַ;הָל
2. "bere"= �;שׁ�תָה
3. "essere buono"= �;טוֹב
4. "essere capace"= �י�כֹל.
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Chapter 19
I numerali
Maschile Femminile
primo ��ר�אשׁוֹ prima�ר�אשׁוֹ�ה
secondo �שׁ�נ�י seconda �שׁ�נ�ית
terzo �שׁ�לִישׁ�י terza �שׁ�לִישׁ�ית
quarto �ר�בִיעִי quanta �ר�בִיעִית
quinto �הְַמִישׁ�י quinta �הְַמִישׁ�ית
sesto �שׁ���י sesta �שׁ���ית
settimo �שׁ�בִיעִי settima �שׁ�בִיעִית
ottavo �שׁ�מִינ�י ottava �שׁ�מִינ�ית
nono �תְּשׁ�יעִי nona �תְּשׁ�יעִית
decimo �עְַסִיר�י decima �עְַסִיר�ית
2. Il numerale "due" è un nome e come costrutto precede la parola numerata, come assoluto sta
dopo la parola;
3. I numerali da 3 a 10 sono nomi femminili e sia allo stato costrutto che in quello assoluto precedono
la parola numerata; sebbene siano femminili possono lo stesso riferirsi a nomi maschili, quando
invece si riferiscono a sostantivi femminili presentano una forma abbreviata;
5. Dal 20 in poi le decine sono denotate dalle forme plurali delle unità. Il numerale cento ha la
forma plurale �מֵאוֹת ossia "centinaia" oltre che il femminile assoluto e costrutto;
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8. Alcuni numerali possono prendere suffissi.
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