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I LUOGHI DELLA RIVOLUZIONE MESSICANA

Al tempo della rivoluzione il Messico si


estende su un territorio di due milioni di
chilometri quadrati; la sua popolazione,
che ammonta a circa quindici milioni di
abitanti, è distribuita in prevalenza nelle
campagne e per metà si concentra negli
altipiani centrali, – il cuore del Messico
preispanico – che, grazie alle loro buone
condizioni geografiche e climatiche,
costituiscono l'area privilegiata per gli
insediamenti umani.
I contadini che lavorano nelle haciendas
sono circa 3.500.000, poco più di
100.000 sono i minatori e circa mezzo milione gli occupati nei vari settori
dell'industria di trasformazione e nei trasporti; molti Messicani sono invece senza
occupazione.

La capitale, Città del Messico, ha circa mezzo milione di abitanti, mentre solo
quattro città superano di poco i 50.000 abitanti.

Il decennio rivoluzionario che si apre nel 1910 si può suddividere in tre fasi:
 la prima - dal 1910 al 1913 - è segnata dalla fine del vecchio regime siglata
dalla sconfitta di Porfirio Díaz da parte di Francisco Madero e dalla
deposizione di quest'ultimo, nel febbraio del 1913, con un colpo di Stato del
generale Victoriano Huerta.
 la seconda - dal 1913 al 1917 - è caratterizzata dal tentativo di abbattere il
governo controrivoluzionario di Huerta, e sfocia nella guerra civile
rivoluzionaria del 1914-1916.
 la terza - dal 1917 al 1920 - segna la fine della guerra civile e, dopo
l’approvazione della Costituzione del 1917, vede il Paese raggiungere una fase
di nuovi equilibri tra le forze politiche in una situazione di relativa pace
sociale.

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LE TAPPE FONDAMENTALI DELLA RIVOLUZIONE MESSICANA

1910
• II 26 giugno le elezioni presidenziali danno per l'ottava volta la vittoria a
Porfirio Dìaz.
• Il 5 ottobre dal Texas, Francisco I. Made ro incita con il "Pian de San Luis
Potosi", alla rivolta armata con tro Dìaz
• II 20 novembre, giorno fissato per la ribellione, si venfi cano numerose
sommose, che acquistano particolare rilievo nello Stato di Chihuahua.

1911
• II 14 febbraio Madero rientra in Messico dagli Stati Uniti e com batte nel
Nord dello Stato di Chihuahua.
• In marzo Emiliano Zapa ta guida la rivolta nello Stato di Morelos.
• Il 10 maggio Pascual Orozco e Pancho Villa attaccano Ciudad Juàrez (nello
Stato di Chihuahua) e costringono la guarnigione militare ad arrendersi.
• Il 21 maggio è siglato un accordo tra i rappresentanti di Dìaz e di Madero
viene stabilito l'allontanamento di Dìaz e l'instaurazione di un governo
prowisorio con il compito di indire nuove elezioni.
• Il 25 maggio Diaz rassegna le dimissioni, si dirige a Veracruz e due giorni
dopo s'imbarca verso l'Europa. Francisco Leon de la Barra assume la carica di
presidente ad interim.
• Il 6 novembre Madero si insedia come presidente della Repubblica dopo aver
vinto le elezioni.
• Il 25 novembre Zapata lancia il "Pian de Ayala invitando a combattere il
governo di Madero e a lottare per le rivendicazioni contadine.

1912
• II 25 marzo Pascual Orozco si ribella contro Madero a Chihuahua. In maggio
Villa è inviato sotto scorta nella capitale e incarcerato: riuscirà a evadere alla
fine di dicembre.
• Il 22 settembre sorge nella capitale la Casa del Obrero Mundial, germe del
futuro movi mento sindacale, che raccoglie le società di mutuo soccorso.

1913
• II 9 febbraio un gruppo di generali tenta un colpo di Stato contro il presidente
Madero.
• Il 18 febbraio Madero è arrestato e il 22 è fucilato insieme al vicepresidente. Il
generale Victoriano Huerta, dopo aver tradito Madero, si accorda con i
cospiratori e viene no minato presidente della Repubblica. Ai primi del mese
successivo Huerta fa arrestare alcuni governatori che si oppongono al col po
di Stato.
• Il 7 marzo Abraham Gonzalez, governatore madensta di Chihuahua viene
assassinato.
• Il 26 marzo il governatore di Coahuila, Venustiano Carenza, lancia il "Pian de

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Guadalupe" inci tando alla ribellione contro Huerta.
• Il 31 marzo l'Inghilterra rico nosce il governo di Huerta, mentre il governo
degli Stati Uniti adot ta una posizione attendista e decide di imporre
l'embargo sulla vendita di armi ai contendenti.
• Il 29 settembre Villa organizza la 1913 División del Morte e due giorni dopo
occupa la città di Torreón (Stato di Coahuila), che abbandonerà ai primi di
dicembre.
• Il 10 ottobre Huerta scioglie le Camere e indice elezioni farsa.
• Il 15 novembre Villa occupa Ciudad Juàrez e il 3 dicembre obbliga i federali
ad abbandonare la città di Chihuahua.
• L'8 dicembre è nominato governatore dello Stato di Chihuahua.

1914
• II 10 gennaio Villa conquista Ojinaga, l'ultima piazzaforte governativa nello
Stato di Chihuahua.
• Il 3 aprile Villa occupa per la seconda volta Torreón.
• Il 21 aprile i marines americani sbarcano a Veracruz.
• Tra il 20 maggio e il 25 giugno si tiene a Niagara FalIs una conferenza
internazionale, sotto gli auspici degli Stati Uniti, per allontanare Huerta dal
potere e designare un nuovo governo prowisorio.
• Il 23 giugno a Zacatecas Villa infligge una sconfitta decisiva all'esercito di
Huerta.
• L'8 luglio Huerta rassegna le dimissioni e s'imbarca per l'Europa.
• Lo stesso 8 luglio tra Villa e Carranza viene siglato il cosiddetto "patto di
Torreón" che garantisce temporaneamente l'unità dell'esercito
costituzionalista.
• Il 15 luglio Francisco S. Carbajal viene designato presidente prowisorio, ma il
12 agosto abbandona il Paese.
• Il 15 agosto Obregón entra nella capitale. Il primo ottobre si riunisce a Città
del Messico la Convenzione dei generali dell'esercito costituzionalista che
decide di trasferirsi nella città di Aguascalientes.
• Tra il 10 ottobre e il 16 novembre si riunisce ad Aguascalientes la
Convenzione che si attribuisce poteri costituenti.
• Il primo novembre l'assemblea di Aguascalientes elegge presidente ad interini
Eulalio Gutiérrez.
• Il 23 novembre i marines si ritirano da Veracruz dove Carranza, dichiarato
ribelle dalla Convenzione, insedia il proprio governo.
• Il 3 dicembre Eulalio Gutiérrez, sotto la protezione di Villa, si insedia a Città
del Messico. Il 4 dicembre ha luogo a Xochimilco, a sud della capitale,
l'incontro tra Villa e Zapata. Due giorni dopo gli eserciti congiunti dei due
capi popolari sfilano per le vie della capitale.

1915
• II 16 gennaio il presidente Eulalio Gutiérrez abbandona la capitale e crea un
proprio governo autonomo nel Nord. Città del Messico è amministrata dai

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rappresentanti della Convenzione. Il 28 gennaio l'abbandonano a causa della
pressione militare delle truppe di Obregón.
• Il 2 febbraio Villa crea un proprio governo autonomo a Chihuahua per
amministrare i territori del Centro e del Nord. In questo periodo il
movimento di Zapata resta ai margini della guerra civile tra Villa e Carranza.
Nello Stato di Morelos, Zapata attua la riforma agraria distribuendo le terre ai
villaggi indigeni e difende militarmente i confini dello Stato fino al maggio
1916.
• In aprile Obregón sconfigge Villa in due battaglie a Celaya. Poi, tra il giugno e
il luglio lo sconfigge nuovamente a Leon e ad Aguascalientes.
• L'11 luglio la capitale passa definitivamente sotto il controllo delle forze di
Carranza. Il 28 settembre Villa è costretto ad abbandonare la città di Torreón
e a ritirarsi verso Chihuahua.
• Il 19 ottobre gli Stati Uniti riconoscono il governo prowisorio di Venustiano
Carranza.
• In novembre Villa è sconfitto nel Nord di Sonora.
• Il 20 dicembre Villa scioglie di fatto il suo esercito.

1916
• Il 9 marzo Villa attacca la cittadina statunitense di Columbus nel New
Mexico.
• Il 15 marzo una spedizione militare statunitense, comandata dal generale
Pershing, entra nel territorio di Chihuahua all'inseguimento di Villa: rimarrà
in territorio messicano fino al 5 febbraio 1917.
• In ottobre si tengono le elezioni dell'Assemblea costituente che si apre il
primo dicembre a Querétaro.

1917
• II 31 gennaio si chiudono i lavori dell'Assemblea costituente.
• L'11 marzo le elezioni presidenziali danno la vittoria a Carranza, che il primo
maggio si insedia come presidente.

1918
• II primo maggio, a Saltino (Stato di Coahuila), nasce la Confede ración
Regional Obrera de Mexico, il sindacato unitario.

1919
• II 10 aprile Zapata è assassinato in un'imboscata.
• Il primo giugno Obregón rende ufficiale la sua candidatura alle prossime ele
zioni presidenziali.

1920
• Il 23 aprile il governatore dello Stato di Sonora, Adolfo de la Huer ta, incita,
con il "Pian de Agua Prieta", alla rivolta armata contro il governo di Carranza.
• Il 7 maggio Carranza, isolato di fronte a una vasta opposizione interna, è

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costretto ad abbandonare la capitale.
• Il 20 maggio Carranza è assassinato a Tlaxcalantongo (Puebia).
• Il 24 maggio Adolfo de la Huerta diventa presidente ad interini.
• Il 28 luglio il nuovo governo concede in proprietà a Villa la hacienda di
Canutillo (Stato di Durango) in cambio del suo riti ro a vita privata.
• Il primo dicembre Obregón si insedia come presidente dopo aver vinto le
elezioni del 5 ottobre.
• II 20 luglio del 1923 Villa è assassinato mentre lascia Parrai a bordo del la
sua Dodge per assistere al battesimo del figlio di un amico.
rielaborazioni da Pancho Villa e la rivoluzione Messicana, di Manuel Plana, Giunti, Firenze 1994.

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LA RIVOLUZIONE ED I SUOI SOGGETTI

Ciò che colpisce della rivoluzione messicana è la mancanza di partiti politici


moderni e di un movimento operaio e sindacale organizzato e in grado di guidare le
rivolte delle masse contadine e cittadine: questa assenza da una parte fa sì che i capi
popolari si trasformino in dirigenti nazionali, dall'altra sembra renderli assoluti
protagonisti delle vicende, inducendo ad una lettura della rivoluzione in senso
spiccatamente personalistico.

Ecco allora emergere le personalità di Porfirio Díaz e del suo principale


oppositore alle elezioni del 1910, Francisco Madero e di Huerta, suo generale
che poi lo tradì; di Venustiano Carranza, agricoltore dello Stato di Coahuila e del
suo fedele generale Alvaro Obregón che proviene da una famiglia di piccoli
agricoltori della zona meridionale di Sonora; di Pancho Villa - per antonomasia il
rivoluzionario di estrazione popolare, originario dello Stato di Durango, che durante
la rivoluzione controlla le zone meridionali dello Stato di Chihuahua - e di
Emiliano Zapata che agisce invece nel piccolo Stato centrale di Morelos.

Ma al di là di queste personalità, sullo sfondo della rivoluzione si muovono ben altri


soggetti collettivi, sono soggetti politici, sociali ed economici:
• innanzitutto le classi rurali, che rivendicano maggiore giustizia lottando per
ottenere profonde trasformazioni nei rapporti di proprietà della terra;
• dall'altra parte la classe dei proprietari latifondisti - i veri sconfitti della
rivoluzione messicana - che a queste rivendicazioni rispondono con la difesa
dei loro privilegi economici e politici;
• poi le classi borghesi prevalentemente cittadine che chiedono riforme
politiche nella direzione di una Stato democratico e liberale;
• non bisogna poi dimenticare l'influenza, sull'andamento delle vicende della
rivoluzione messicana, da una parte degli Stati Uniti d'America, dall'altra
delle imprese straniere particolarmente decise a non perdere i benefici
economici che derivano loro dalla posizione monopolistica detenuta nel
settore primario messicano.

PORFIRIO DIAZ
Porfirio Díaz. Generale, poi dittatore, Porfirio Díaz (Oaxaca
1828-Parigi 1915) dominò sul Messico dal 1876 fino al 1911.

Di famiglia meticcia con scarse possibilità economiche,


intraprese gli studi per divenire sacerdote, ma ben presto
cambiò idea frequentando un corso di giurisprudenza, che
abbandonò nel 1854, per partecipare in prima persona alla
rivoluzione che rovesciò il dittatore Santa Anna. Dopo questo
episodio si dedicò completamente alla carriera militare,
raggiungendo velocemente i vertici durante le guerre di
Riforma (1858-61). Nel 1861 divenne generale e nello stesso
anno fu eletto deputato federale in rappresentanza dello Stato
di Oaxaca.

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Durante l'intervento della Francia (1861-67), Díaz combatté con le forze
repubblicane comandate da Benito Juárez; a capo di un'armata, fu tra coloro che
più contribuirono al successo dell'esercito repubblicano e alla caduta dell'impero di
Massimiliano d'Asburgo. Nel 1871 Díaz passò all'opposizione per ostacolare la
rielezione di Juárez, ma non ebbe successo. Ci riprovò di nuovo nel 1876,
opponendosi al successore di Juárez, Sebastián Lerdo de Tejada. Questa volta
raggiunse il suo scopo, tanto che divenne presidente (1877), carica che tenne,
escluso il periodo 1880-84, fino al 1911.

Díaz governò con metodo dittatoriale: incoraggiò lo sviluppo economico, ma ignorò


completamente tutto ciò che era inerente ai problemi sociali. Appoggiandosi ai
ricchi messicani e agli uomini d'affari stranieri, il governo di Díaz favori la
distribuzione di terre alle comunità agricole indiane, ma cercò di reprimere il
nascente movimento dei lavoratori. Cercò di sradicare il banditismo facendo ricorso
a un corpo di polizia statale chiamato rurales [foto a destra].

Nel 1909 annunciò che avrebbe ristabilito la democrazia, ma nel 1910 falsificò il
risultato delle elezioni, alienandosi le simpatie e il consenso dei messicani di ogni
ceto. Risultato di questa politica fu una rivoluzione capeggiata da Francisco
Madero, che rovesciò Díaz nel 1911; costretto a dimettersi, morì in esilio a Parigi.

FRANCISCO MADERO
(San Pedro de las Colonias 1873 - Città del Messico
1913)

Ricco proprietario terriero, studia negli Stati Uniti e in


Europa. Tornato in Messico, si impegna nella politica
del suo paese sostenendo un programma di riforme
politiche e sociali in opposizione al presidente Porfirio
Diaz, cui si oppone per via dei metodi dittatoriali di
governo adottati. Presenta la sua candidatura alle
elezioni presidenziali dell’aprile del 1910. Nel luglio di
quello stesso anno, durante la campagna elettorale,
viene fatto arrestare e imprigionare dal presidente
Diaz. Riesce ad evadere dalla prigione e dà vita insieme
a Pancho Villa e a Emiliano Zapata alla lotta armata
contro il governo (novembre 1910). Conquista nel mese di maggio del 1911 Ciudad
Juarez e vi stabilisce il suo governo, costringendo Diaz alle dimissioni (26 maggio).
Il primo ottobre Madero assume la presidenza della repubblica.

Non riesce tuttavia a contenere la corruzione dilagante dei funzionari di governo e


della burocrazia e ad attuare quindi le riforme sociali e politiche programmate. Si
trova così a dover fronteggiare due rivolte, la prima, popolare, capeggiata da
Emiliano Zapata nel sud; l’altra, militare, diretta dal nipote dell’ex presidente, il
generale Felix Diaz nel nord del paese (1912).

Il 9 febbraio del 1913 insorge anche il presidio militare di Città del Messico, e poco

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dopo gli si rivolta contro il suo stesso comandante V. Huerta.

Viene arrastato dagli insorti (19 febbraio) e fucilato a tradimento dopo tre giorni.

VICTORIANO HUERTA
Victoriano Huerta (Colotlán 1854-El Paso 1916), presidente
ad interim del Messico durante la Rivoluzione messicana,
era di origine contadina.

Educato nel suo paese del Messico centrale e all'Accademia


militare nazionale di Chapultepec, si diplomò nel 1877; nel
1902 diventò generale. Dopo la caduta di Porfirio Díaz neI
1911, Huerta prese il comando delle truppe che
combattevano contro Emiliano Zapata e altri rivoluzionari.
Meticoloso, tenace e spietato, Huerta venne subito
riconosciuto come il più efficiente generale dell'Esercito messicano.

Nel febbraio 1913 rovesciò il governo democratico di Francisco Madero e si


autonominò presidente provvisorio del Messico. Durante la sua presidenza, Huerta
si dedicò alla restaurazione dell'ordine nel paese.

Fu accusato dell'assassinio di Madero, mentre il suo governo corrotto provocò


continue insurrezioni. Si inimicò inoltre l'amministrazione americana di Woodrow
Wilson, e nell'aprile 1914 i marine statunitensi sbarcarono per occupare Veracruz.
Nel luglio di quell'anno Huerta fu costretto a dimettersi; fuggito in Spagna, nel 1915
si recò negli Stati Uniti dove venne arrestato e accusato di complottare contro la
neutralità americana.

Rilasciato per le precarie condizioni di salute, morì poco dopo.

VENUSTANO CARRANZA
(Cuatro Ciénegas 1859-Tlaxalantongo 1920) fu
presidente della Repubblica dal 1915 al 1920. Di ricca
famiglia, si unì nel 1911 al movimento rivoluzionario di
Francisco Madero lottando prima contro Porfirio Díaz e
poi contro Victoriano Huerta.

Uscito vincitore e sbarazzatosi degli altri leader


rivoluzionari Pancho Villa ed Emiliano Zapata, Carranza
divenne presidente del paese, prima provvisorio (1915) e
poi per elezione (1917), entrando in un duro contrasto con
gli Usa.

Spostatosi su posizioni conservatrici nei confronti del


movimento operaio, della riforma agraria e della
Costituzione progressista, la cosiddetta Costituzione di
Quérétaro (ancor oggi vigente), che pure aveva contribuito a elaborare, fu rovesciato

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da una coalizione riformista guidata da Alvaro Obregón e ucciso mentre tentava di
fuggire.

ÁLVARO OBREGON SALIDO


(Navojoa, 19 febbraio 1880 – Città del Messico, 17
luglio 1928) è stato un politico e generale messicano,
figura centrale della rivoluzione messicana. È stato
presidente del Messico dal 1º dicembre 1920 al 1º
dicembre 1924.

È considerato il fondatore e secondo presidente della


cosiddetta "Dinastia Sonora". Essendo stato inoltre per
molti anni il braccio destro di Venustiano Carranza e il
suo primo generale, Obregón è considerato il secondo
principale artefice del successo della rivoluzione
costituzionalista in Messico dal 1914 al 1920.

Nato a Navojoa, nello Stato messicano di Sonora, da una famiglia povera di


agricoltori. Nel 1910, quando a seguito dall'emanazione del Piano di San Luis Potosí
da parte di Francisco Madero, scoppiò l'insurrezione generale, Obregón non si unì
ai ribelli, pur non disdegnando le loro rivendicazioni, in quanto a quel tempo
vedeva di buon occhio il regime di Porfirio Díaz. Iniziò la sua attività politica l'anno
successivo con l'elezione a sindaco della città di Huatabampo, sostenendo Madero,
nuovo presidente, nella lotta contro la rivolta guidata da Pascual Orozco. Quando
Madero fu ucciso dalla rivolta guidata da Félix Díaz e dal generale Victoriano
Huerta Obregón si unì alla fazione costituzionalista di Venustiano Carranza nella
rivolta contro il nuovo governo di Huerta, e riuscì nel 1914 a togliergli il potere.

Come comandante militare al seguito di Carranza si distinse anche nella lotta per
sconfiggere Pancho Villa ed Emiliano Zapata. Nel 1917 si candidò per la prima volta
a presidente del Messico ma all'elezione del 5 febbraio arrivò solamente quarto con
4007 voti.

Obregón tornò alla politica nel 1920, sperando di succedere a Carranza come
presidente. Quando però fu evidente che Carranza avrebbe scelto come suo
successore Ignacio Bonillas, Álvaro Obregón organizzò una rivolta militare contro il
presidente Carranza, i cui scopi furono espressi nel manifesto del Plan de Agua
Prieta. La rivolta ebbe successo e Carranza fu prima deposto poi assassinato in
un'imboscata nello Stato di Puebla. Per sei mesi Adolfo de la Huerta fu il presidente
provvisorio del Messico, fino alle elezioni che videro Obregón vincitore.

I quattro anni di presidenza di Obregón sono famosi per la politica anticlericale, per
le riforme agrarie messe in atto e per la politica amichevole nei confronti degli Stati
Uniti d'America, basati sulla vendita del petrolio messicano. Al momento della
successione de la Huerta diede vita a una rivolta, perché si considerava il naturale
successore alla presidenza contro il preferito di Obregón, Plutarco Elías Calles, che
comunque vinse le elezioni.

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Nel 1928 Obregón corse ancora per la presidenza, e fu eletto dopo elezioni molto
contestate. Recatosi a Città del Messico per celebrare la vittoria, fu assassinato a
colpi di pistola nel ristorante La Bombilla dal cristero José de León Toral, contrario
alle spietate politiche anti-religiose del governo.

PANCHO VILLA
Pancho Villa è, insieme a Emiliano Zapata, uno dei
simboli della Rivoluzione messicana che vide la
partecipazione di cronisti e fotografi da tutto il mondo.
Grande condottiero, uomo schietto e semplice, Villa è
sempre in prima fila accanto al suo esercito di contadini
che gli rimarranno fedeli in tutte le battaglie.

Doroteo Arango - il futuro Pancho Villa - nasce intorno


al 1878 nell'Hacienda de Rio Grande a San Juan del Ro
nella regione di Durango, nel nord del Messico, da una
famiglia di peones, semplici braccianti.

A 17 anni diventa un fuorilegge dopo aver ucciso il figlio


dei padroni dell'hacienda che aveva violentato sua sorella. Nel 1910, con il nome di
Pancho Villa, il bandido abbraccia la causa della rivoluzione, contro Porfirio Daz,
affascinato da Francisco Madero che promulga il "Piano di San Luis Potosí" nel
quale si chiedono libere elezioni e la riconsegna delle terre ai contadini.

Villa raccoglie intorno a sé un esercito eterogeneo fatto di contadini, banditi,


soldati, avventurieri statunitensi, canadesi ed europei, tra cui il nipote di Giuseppe
Garibaldi.

Villa conquista una città dopo l'altra e riesce a spingersi fino a Città del Messico.
Quando Francisco Madero sale al potere, Pancho Villa vede esaurita la sua funzione
e si ritira a Chihuahua, dove si dedica al commercio, ma nel 1912 riprende le armi
per difendere il nuovo governo. I suoi metodi sono malvisti dall'esercito federale e
Villa viene arrestato e gettato in carcere. Dopo l'uccisione di Francisco Madero, Villa
riesce a formare un nuovo esercito che, come testa di ponte, usa i treni, carichi di
soldati e soldaderas - madri, sorelle e spose dei combattenti.

A seguito dell'estromissione di Huerta (1914) Villa, unitosi a Zapata, entra


nuovamente a Città del Messico carico di speranze. Nel 1915, sconfitto a Celaya e
Léon dal generale di Carranza, Alvaro Obregón, Villa si ritira a Chihuahua, dove
capeggia numerose operazioni di guerriglia, parecchie delle quali nel Nuovo
Messico, come rappresaglia per il riconoscimento di Carranza da parte del
presidente statunitense Woodrow Wilson. Come risultato, le truppe statunitensi
invadono il Messico (1916), ma Villa sfugge alla cattura e continua a combattere
contro Carranza [nella foto a destra: Villa e Zapata a Città del Messico]. Dopo la
morte di Carranza (1920) nella rivolta di Agua Prieta che rovescia il suo regime, a
Villa viene concessa un'amnistia e una piccola hacienda in cambio della deposizione

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delle armi. Vive tranquillo gli ultimi anni fino a quando viene assassinato (1923) a
Parral (Chihuahua) da parte di alcuni seguaci di Obregón.

EMILIANO ZAPATA
A oltre ottant'anni dalla sua morte, Emiliano Zapata
continua a vivere nel cuore del suo popolo. È l'uomo che
ha preferito farsi uccidere piuttosto che scendere a
compromessi e che ha mantenuto fede alla promessa di
lottare per la libertà fino all'ultimo.

Emiliano nasce nel 1877 nello Stato del Morelos in una


famiglia di rancheros, piccoli proprietari di bestiame,
dove impara a domare e ad addestrare i cavalli che
rimarranno per sempre la sua passione.

Zapata sa leggere e scrivere e diventa il portavoce del


suo villaggio che lotta contro le ruberie dei grandi
proprietari terrieri. Quando vede che le promesse
governative vengono disattese, raccoglie intorno a sé un
piccolo esercito di campesinos male armati che però riuscirà a conquistare, una
dopo l'altra, le città del Morelos.

Organizzatosi e armatosi meglio, Zapata occupa nel 1911 Città del Messico,
consegnando senza troppa convinzione la capitale in mano all'ideologo della
Rivoluzione, Francisco Madero, che diventerà Presidente ad interim. Zapata rende
pubblico il Piano di Ayala (1911) che rivendica una radicale riforma agraria e fa
proprio lo slogan Tierra y Libertad, continuando a scagliarsi contro i latifondisti.

Dopo la caduta di Madero (1913) Zapata combatte contro il successore di questi,


Victoriano Huerta (sconfitto nel 1914); quindi si unisce alla Divisione del Nord
guidata da Pancho Villa: insieme marciano nuovamente su Città del Messico, accolti
dal popolo come trionfatori. Ma i due condottieri non sono uomini politici e il
governo centrale passa di nuovo in mano a uomini senza scrupoli che si fanno beffe
della rivoluzione. Villa viene infine sconfitto da Carranza (1917) e Zapata è costretto
a ritirarsi a Morelos. Da qui continua a mantenere in piedi la sua armata, ma nel
1919 viene attirato in trappola da un colonello traditore: il rivoluzionario e la sua
scorta vengono uccisi senza aver tempo di difendersi. Nonostante i pareri
contrastanti sui suoi metodi e sulle sue motivazioni, Emiliano Zapata è considerato
in Messico un eroe nazionale. Inoltre, alcuni dei suoi progetti per una più equa
distribuzione delle terre verranno in parte realizzati dai successivi presidenti.

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LE CAUSE

Le cause più profonde della Rivoluzione Messicana, vanno ricercate in alcuni nodi
economici e politici irrisolti che datano al 1821, epoca dell'indipendenza
messicana, mentre le motivazioni più recenti sono invece da individuare nel
periodo che vede Porfirio Díaz al governo del Paese. Non tutte le scelte del
dittatore ebbero dei risvolti negativi, ma sicuramente nefasta fu la decisione di
risolvere il conflitto per la terra - uno dei nodi appunto irrisolti dal periodo
dell'indipendenza - scartando la "soluzione liberale", secondo la quale si sarebbe
dovuto privilegiare lo sviluppo della media proprietà agraria, per favorire invece lo
sviluppo delle haciendas, cioè delle grandi proprietà rurali, retaggio della presenza
Spagnola in Messico. Questa scelta consentì ai grandi proprietari terrieri e urbani di
arricchirsi a spese dei contadini che invece precipitarono in una condizione di
miseria. Nonostante ciò, le classi medie, i ceti imprenditoriali economicamente
potenti - che al tempo della Rivoluzione rappresentavano l'8% della popolazione -
decisero di liberarsi di Porfirio Díaz e della sua dittatura, per approdare a forme di
democrazia politica che sembravano essere più effcaci per lo sviluppo moderno del
Messico.

L'INDIPENDENZA MESSICANA
L'indipendenza messicana scaturisce dopo un lungo periodo di conflitti civili: ad
avere la meglio sono le classi conservatrici che temendo di perdere i loro privilegi
affrettano la separazione dalla Spagna dove nel 1820 si registrano i moti
rivoluzionari.

L'indipendenza non nasce quindi da una spinta rivoluzionaria, come era avvenuto
invece per gli Stati Uniti, né è preceduta dalla creazione di moderne infrastrutture
economiche e politiche, anzi la guerra civile provoca la distruzione della produzione
dell'argento, base della ricchezza produttiva del Paese. Se la distruzione delle
miniere scoraggia gli investimenti stranieri e consente agli USA di sostituirsi sul
mercato internazionale dell'argento al posto del Messico, conseguenze ancora più
gravi si hanno dalla perdita, nel 1848, di circa metà del territorio: la perdita più
rilevante è la California che con i suoi giacimenti di oro fornirà i capitali agli Stati
Uniti per finanziare la sua industrializzazione.

A peggiorare infine le condizioni generali del Messico sono una serie di estenuanti
conflitti, dal 1853 al 1867, tra Stato e Chiesa per il controllo e la proprietà delle
terre.

LA POLITICA DI PORFIRIO DÍAZ


Al contrario di quanto era stato realizzato negli Stati Uniti, in Messico non si erano
sviluppate le infrastrutture viarie: ciò espose il Paese alla concorrenza straniera
soprattutto a causa della sua debolezza per quanto riguardava i trasporti marittimi.
Díaz cercò di rimediare a questo svantaggio realizzando una serie di collegamenti
ferroviari che permettevano il collegamento tra gli altipiani dal clima temperato,
dove era concentrata la gran parte della popolazione, con le pianure tropicali, luoghi
percossi da endemiche malattie.

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Ciò sicuramente favorì una ripresa della produzione e delle esportazioni nei settori
agricolo e minerario: i proventi di questo commercio internazionale, furono alla
base del successivo sviluppo industriale del Messico.

LA CRISI DELL'ECONOMIA MESSICANA


La politica di Díaz a favore del latifondo - che ormai occupava un quarto della
superficie coltivabile del Messico - ebbe conseguenze negative sia per le masse
rurali che videro cadere il valore dei loro salari reali, che per la piccola e la media
proprietà terriera ormai in declino economico e produttivo. Ciò spiega come mai
ampi settori della popolazione, sia rurale che urbana, decisero, alle elezioni del
1910, di appoggiare la candidatura di Francisco Madero, il cui programma politico
per altro si limitava unicamente all'attuazione di alcune riforme politiche.

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LE TIPOLOGIE

Gli storici sono propensi a parlare di una prima fase rivoluzionaria (dal 1910 al
1914) sulla quale si innesta una vera e propria guerra civile (dal 1914 al 1916).
 La fase rivoluzionaria1 sarebbe quella con la quale si mette ardicalmente
fine, prima alla politica autocratica e dispotica di Porfirio Díaz, poi al
tentativo autoritario di restaurazione di Victoriano Huerta: i cambiamenti che
si vogliono perseguire in questa fase riguardano sostanzialmente gli aspetti
politici dell'organizzazione dello Stato messicano, i diritti politici, di
cittadinanza, le procedure di voto e di rappresentanza.
 Ma una parte consistente di coloro che guidano gli eserciti contadini (primi
fra tutti Pancho Villa e Emiliano Zapata) concepiscono la rivoluzione come un
atto ancora più radicale: vorrebbero cioè che la rivoluzione andasse a
trasformare i rapporti di proprietà, portando contemporaneamente
all'eliminazione del latifondo e alla distribuzione della terra ai contadini
poveri. Su questi problemi il contrasto è radicale e non si riesce a trovare
nessuna forma né di compromesso, né di mediazione: la guerra civile2 è
quindi l'epilogo a cui approdano i diversi capi militari che guidano le due
fazioni in lotta.
1 COS'E' UNA RIVOLUZIONE
L'origine più lontana del concetto di rivoluzione, risale all'antichità greca dove per intendere discordia si usava la
parola stasis che stranamente significa sia conflittualità, sedizione, sommossa, rivoluzione, che stasi,
immobilità: questi ultimi due concetti a noi moderni sembrano opposti alla condizione rivoluzionaria che
implica il cambiamento radicale dell'ordinamento politico, economico e sociale dello Stato. Il termine
rivoluzione fu mutuato, molti secoli dopo, in età moderna, dal linguaggio scientifico con il quale si descriveva la
rivoluzione delle orbite e dei pianeti e con il quale si esprimeva l'idea del passaggio da un punto ad un altro
opposto. Con rivoluzione si intende quindi un tentativo di cambiamento radicale che dà luogo sia a
trasformazioni sociali (religiose, culturali, ideologiche) che politiche (legislative, istituzionali) che economiche
(rapporti di proprietà, forme e modi di produzione).
Si ha quindi un reale processo rivoluzionario quando nel tessuto sociale si cambiano abitudini, comportamenti
sociali, concezioni politiche, ideologiche e religiose; naturalmente tutto ciò - soprattutto tutto quello che
riguarda la cosiddetta storia delle mentalità, la sfera cioè dei comportamenti e delle abitudini sociali - non può
realizzarsi se non attraverso un lento processo di maturazione che vede coinvolte più generazioni.

Le rivoluzioni più famose sono quella Inglese, Americana, Francese, d'Ottobre, in campo sociale e politico; quella
Neolitica, Scientifica, Industriale e Informatica in campo scientifico e produttivo.

2 COS'E' UNA GUERRA CIVILE


La guerra civile è un conflitto che vede opposti, con modi cruenti e sanguinosi, i cittadini di uno stesso Stato. Ciò
che differenzia una guerra civile da una rivoluzione è che, mentre nella seconda generalmente i cittadini si
battono uniti contro un potere centrale (identificato sia in un autocrate o in un partito o una classe, sia in una
forma istituzionale), in una guerra civile lo scontro (che è comunque sempre scontro per il potere) avviene alla
base della società e divide, spacca in due fazioni contrapposte la popolazione. Naturalmente anche i vertici e i
poteri forti dello Stato (la grande finanza, i vertici delle forze armate, le associazioni imprenditoriali, ...) sono
coinvolti nel conflitto civile, ma ciò che più caratterizza una guerra civile è la diffusione dello scontro che
spezza in due la società alle sua fondamenta.

Non è sempre facile, comunque, individuare e classificare una guerra civile. Ad esempio in Italia per molti anni
coloro che in prima persona avevano condotto la lotta di resistenza contro il nazi-fascismo hanno inteso la
Resistenza non come guerra civile, ma come guerra di liberazione condotta contro un esercito straniero, quello
tedesco, e contro un esercito collaborazionista con il nemico, l'esercito cioè della repubblica di Salò. Su questa
interpretazione della Resistenza, influiva sicuramente il peso della Guerra Fredda, ma soprattutto la
preoccupazione, più politica che storiografica, di negare seguito popolare al Fascismo e soprattutto alla
Repubblica di Salò. Solo di recente, anche tra questi storici, si è fatta strada un'interpretazione che tende a
leggere la Resistenza, non solo come lotta contro l'invasore tedesco, ma anche come guerra civile tra quegli
Italiani che si battevano per la libertà e la democrazia, per la fine della guerra e la fine del regime fascista, ed
altri Italiani che invece, credendo di essere nel giusto, collaborarono con l'esercito invasore e con le SS.

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LE CONSEGUENZE

La rivoluzione porta, per prima cosa, alla nascita di una democrazia moderna,
sancita con la nuova Costituzione (per quei tempi molto avanzata e tuttora ancora
in vigore) che prevede ampie riforme economiche e sociali. La Costituzione del 1917
non si limita a vietare la rielezione dei presidenti, ma prevede fra l'altro la riforma
agraria, la tutela dei diritti dei lavoratori, la laicità della scuola. Sempre
nella Costituzione si dichiara che lo Stato è il proprietario del sottosuolo e,
quindi, delle ricchezze minerarie; allo Stato viene affidato il compito di ricostruire e
salvaguardare le comunità agricole di villaggio - le ejidos - garantendo
comunque i diritti della proprietà privata. Però gli interessi locali e stranieri, la
pressione continua degli stati Uniti d'America, fanno sì che per anni ritardino le
leggi di attuazione del dettato costituzionale, leggi per altro mai ratificate dai
trentadue Stati della confederazione messicana.

Un'altra conseguenza della rivoluzione è certamente la nascita della


Confederación Regional Obrera Mexicana primo sindacato autonomo che
pone fine ad ogni forma di subordinazione passiva del movimento operaio e segna
un mutamento importante nel panorama nazionale.

Infine una delle conseguenze più importanti della rivoluzione è il riscatto, quanto
meno sul piano dell'azione politica, della figura del lavoratore che, pur mancando di
istruzione, ha avuto con la rivoluzione la possibilità di partecipare e decidere
collettivamente delle sorti della storia messicana. Ciò rimarrà nell'immaginario
collettivo delle masse contadine, e l'arte messicana ne sarà la testimonianza più
evidente.

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TERRA ED ARTE

Se la Rivoluzione Francese è da tutti identificata come la rivoluzione della borghesia


e dei diritti del cittadino, se la Rivoluzione d'Ottobre richiama immediatamente alla
memoria la classe operaia, la Rivoluzione Messicana si caratterizza soprattutto
come tentativo di soluzione della questione contadina. Proprio partendo da questa
problematica abbiamo scelto di osservare le opere di alcuni artisti messicani e no,
artisti vissuti sia al tempo della rivoluzione che in seguito. Ci siamo soffermati in
particolare su quelle opere che meglio di altre riguardano la questione della terra, la
vita dei contadini e più in generale la vita nelle campagne messicane.

TINA MODOTTI

LA VITA
Tina nasce nel popolare Borgo Pracchiuso a
Udine il 17 agosto 1896. Il padre Giuseppe
lavora come carpentiere, la madre Assunta
Mondini fa la cucitrice.
E' nello studio dello zio Pietro Modotti che
Tina apprende i primi rudimenti della
fotografia .
Nel 1915 incontra Roubaix de l'Abrie Richey
detto Robo col quale si sposa due anni dopo.
Si trasferiscono a Los Angeles e Tina lavora
a Hollywood come attrice in alcuni film
muti.
Conosce Edward Weston, con cui inizierà
una grande storia d'amore.
Nel 1921 si trasferisce in Messico con il
marito che però nel febbraio del 1922 muore
di vaiolo.
E' di questi anni l'inizio della sua attività nel
campo della fotografia. Frequenta gli artisti
messicani, tra cui Diego Rivera, e inizia la
sua attività nel Partito comunista.
Dopo la rottura con Weston, si lega al
dirigente comunista cubano Julio Mella, che
viene ferito mortalmente da sicari del
colonnello Machado in un attentato
compiuto mentre era in compagnia di Tina.
Nel febbraio 1929, in seguito ad un fallito
attentato contro il presidente del Messico
Pascual Ortiz Rubio, Tina viene espulsa dal
paese. Inizia il suo esilio, prima in
Germania, poi a Mosca. Partecipa alla
guerra civile spagnola e lavora nel Soccorso

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rosso internazionale.
Fa ritorno in Messico nel 1939 dove muore
nel 1942.

LE FOTOGRAFIE
La "garibaldina di Spagna" - così
soprannominata per la sua partecipazione
alla guerra civile spagnola - è sin dalla sua
scomparsa riconosciuta come una delle
figure artistiche più significative della prima
metà del Novecento in campo fotografico.
E' difficile separare la Modotti artista dalla
Modotti impegnata in campo sociale: la sua
fotografia risente infatti del suo essere
politicamente schierata al fianco dei
lavoratori messicani, minatori, operai, ma
soprattutto campesinos.
Ad un primo periodo "formalista", sotto
l'influenza di Weston, segue una fase che
Tina stessa definisce rivoluzionaria, della
nueva expreciòn, in cui è evidente l'ifluenza
dei muralisti: a questo periodo
appartengono le foto a carattere sociale (i
lavoratori, le manifestazioni, ...), e le
fotografie a carattere propagandistico come
le cartuccere, le falci, ...

FRIDA KAHLO

LA VITA
Frida Kahlo nasce nel 1905 da padre europeo (Guillermo
Kahlo era figlio di ebrei ungheresi emigrati in germania)
e da madre messicana.
All’età di diciotto anni fu vittima di un incidente che
segnò tutta la sua vita costringendola, nel corso della sua
esistenza, a subire oltre 30 interventi chirurgici fino al
1954, anno della sua morte.
Ma è proprio grazie alla convalescenza del primo
intervento che Frida comincia a dipingere i
suoi autoritratti aiutata da uno specchio
posto sul soffitto.
Tra le tante cose a cui Frida teneva nella
sua vita c’erano le tradizioni messicane le
radici indigene che aveva.
Ispirata da un forte nazionalismo cambiò
persino la sua data di nascita dichiarando
di essere nata nel 1910, l’anno della

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rivoluzione messicana.
Per quanto riguarda invece le radici
indigene, la nostra pittrice le usò per
vestirsi alla maniera delle indie Tehuane
riempiendo i suoi quadri con il simbolismo
indigeno.
L’artista ebbe una movimentata storia
d’amore con Diego Rivera.
Movimentata perché il rapporto tra i due
abbondava di tradimenti reciproci, litigi,
abbandoni e nuovi incontri (infatti Frida e
Diego si sposarono, si separarono e si
risposarono). Frida e Diego ebbero ,
durante la loro relazione, la possibilità di
fare dei viaggi.
Quelli più ricordati dalla pittrice erano
quelli negli stati uniti, che tanto piacevano
al marito ma che lei detestava perché le
ricordavano alcuni dei tanti episodi di
aborto.

LE OPERE
Purtroppo Frida ebbe la sfortuna di avere
molti episodi negativi durante la sua
esistenza i quali ,infatti, non mancano mai
nelle sue opere.
Ma fu proprio l’insistenza dell’artista
,nell’inserire nei suoi quadri il suo dolore,
che la identificarono per la sua eccezionale
originalità e che la fecero apprezzare dai più
importanti esponenti dell’arte e della
cultura internazionale.
Artisti come Picasso a Kandinsky furono
entusiasti della pittura di Kalo quando
ebbero modo di vedere le sue opere esposte
a Parigi (in questa occasione il museo del
Louvre acquistò un suo quadro) ma
l’artista, fedele alle proprie origini e
alla propria originalità rifiutò la
definizione che le venne data di artista
surrealista. “Pensavano che anche io
fossi una surrealista, ma non lo sono
mai stata. Ho sempre dipinto la mia
realtà, non i miei sogni”.
Le sua era una vita e un insieme di
opere al di fuori di qualsiasi definizione e una realtà dominata dal tema del dolore.
Un dolore che, probabilmente come nessun altro artista è riuscito a fare, viene

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trasformato in opera d’arte. Un dolore mai chiuso su se stesso o portatore di
disperazione.
L’eccezionalità, nel senso etimologico del termine, di Frida Kahlo, deve essere il filo
conduttore che accompagna il visitatore in questa mostra, altrettanto straordinaria
per la sua completezza. Eccezionalità che ne fece una delle donne più amate e
fotografate del suo tempo, una delle artiste più stimate e che, ancora oggi, crea
intorno alla sua figura consensi forse senza precedenti.

JOSE' CLEMENTE OROZCO

LA VITA
Orozco nasce nel 1883 a Jalisco ed è uno dei protagonisti
del cosiddetto Rinascimento messicano. I primi violenti
disegni caricaturali e politici, eseguiti durante la
Rivoluzione messicana, denotano l'influenza dell'incisore
José Guadalupe Posada, di cui frequenta lo studio.
Comincia nel 1922 la fase della pittura murale; collabora
con Rivera, Siqueiros e altri alla decorazione della Scuola
Nazionale Preparatoria di Città del Messico e
successivamente decora le pareti di
alcuni edifici pubblici, tra cui la Casa di
terracotta a Città del Messico e la Scuola
Industriale a Oriziba.
Dal 1927 al 1932 Orozco soggiorna negli
Stati Uniti e dipinge murales in un
College in California, in una scuola a
New York ed in una Biblioteca nella
New Hampshire.
Rientra in patria nel 1934 dove prosegue
la sua opera di affrescatore nel Palazzo
delle Belle Arti a Città del Messico.
Muore nella capitale nel 1949.

LE OPERE
Orozco crea un originale stile espressionista in
cui si riflette una profonda solidarietà con i
poveri e gli oppressi. Ne sono esempio due tra le
sue opere maggiori:L'uomo nei suoi quattro
aspetti dove è raffigurato l'operaio, il maestro, il
pensatore e il ribelle, un'opera del 1936, esposta
nella Sala delle assemblee dell'Università di
Guadalupa; o il famosissimo L'uomo del fuoco
opera del 1939.
I suoi soggetti sono sempre trasformati in
simboli dell'umanità reietta.
Con Siqueiros e Diego Rivera, Orozco porta la pittura messicana a raggiungere ciò
che venne definito il Rinascimento messicano un'arte che, per la prima volta,

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presenta uno stile messicano autonomo.
Orozco si distingue per la sua tecnica, il cui tema è sempre
drammatico, i colori sempre forti, scuri, energici, il tratto
scarno, severo, duro a volte, perfino crudele. I suoi temi
sono sempre legati alla causa del popolo, operai e
contadini raffigurati in scene di vita e di lotta.
A differenza di Rivera che si mostra sempre più sereno nei
suoi murales e di Siqueiros che dimostra il suo ottimismo
storico rivoluzionario, Orozco ha una visione sofferente dei
conflitti, del caro prezzo che l'uomo deve pagare per la
conquista sociale dei suoi diritti e quindi i suoi sono
sempre dei corpi caduti, trafitti, colpiti, piegati,
dolorosamente tristi e tragici.

DAVID ALFARO SIQUEIROS

LA VITA
David Alfaro Siqueiros nasce nel 1896 e non fu solo
pittore, ma uno dei massimi protagonisti delle
trasformazioni sociali del Messico: organizzatore
sindacale e politico, insieme a Zapata lotta per la
liberazione del suo Paese. Dopo essere stato in Italia e a
Parigi, ritorna in patria nel 1922 e insieme a Rivera e
Orozco contribuisce a far nascere la pittura murale
messicana. Nel '24 fonda e dirige El Machete, un
settimanale di arte, ma aperto a molti contributi nel
campo dell'attualità e della politica. Più volte
imprigionato nel '32 è costretto all'esilio. Si sposta dalla
California all'Uruguay, dall'Argentina a New York. Nel
'36, e per i successivi tre anni, è con le brigate internazionali in Spagna per
difendere la repubblica; ritorna in America dove viene di nuovo imprigionato e poi

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rilasciato. Nel '66 gli viene conferito il massimo riconoscimento governativo, il
Premio Nazionale d'Arte. Muore nel 1974.

LE OPERE
Senza la rivoluzione non ci
sarebbe stata la pittura
messicana

Queste brevi parole racciudono il senso


e la filosofia di tutta l'arte di Siqueiros:
fanno parte di un famoso Appello agli
artisti d'America del '21 con il quale si
proclama la necessità che l'arte, con la
potenza delle immagini, parli
direttamente alle masse popolari capaci
di trasformare la società. Le opere
d'arte non dovranno quindi più essere
relegate nei musei - luoghi dove può
andare solo la "gente che ha tempo" -
ma, esposte nelle strade, saranno
godute anche dalla gente che lavora. I
murales, espressione concreta dell'arte,
oltre che nelle strade troveranno posto
negli edifici pubblici e in tutti quei
luoghi dove i lavoratori normalmente si
radunano.

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DIEGO RIVERA

LA VITA
[Guanajuato 1886-Città del Messico 1957]
Dopo studi serali presso l'Accademia di S.
Carlos a Città del Messico, Diego Rivera
fece un lungo viaggio in Europa (1907-
1921), soggiornando in Francia, Spagna e
Italia. In questi Paesi conobbe e frequentò
Pablo Picasso e Juan Gris e realizzò anche
le sue prime mostre cubiste. Nel 1917
abbandonò il cubismo per dedicarsi a uno
stile figurativo tradizionale. Trovò la sua
più ampia ispirazione nell'adesione agli ideali
rivoluzionari del Messico (dove ritornò nel
1922), alla cui propaganda contribuì
attivamente con murales ispirati alla storia
antica e recente del suo Paese e determinanti,
assieme all'opera di Orozco e di Siqueiros, per
la nascita della nuova arte messicana. Nel
gennaio 1922 Diego Rivera realizzò la sua
prima decorazione murale, La Creación,
nell'Anfiteatro della Scuola Preparatoria di
Città del Messico e in settembre iniziò ad
affrescare il portico principale della Segreteria
dell'Educazione Pubblica. In quello stesso
anno si iscrisse al Partito Comunista
Messicano e l'anno successivo entrò nel
Comitato Centrale di cui faceva parte anche
Siqueiros. Partecipò inoltre alla fondazione
del Sindacato dei Pittori, Scultori e Incisori
Rivoluzionari del Messico.

LE OPERE
I suoi murales dipinti per più di quarant'anni
con una foga e una dedizione totale tanto da
rimanere incollato sui ponteggi anche per
giorni, mangiando e dormendoci sopra,
raccontano delle vicende del suo popolo, dei
peones, della loro schiavitù passando per le
antiche civiltà (dalla azteca alla zapoteca, alla
totonaca, huasteca) avvalendosi di uno stile descrittivo-folkloristico, coniugando il
vecchio e il nuovo, il moderno e l'antico con personaggi dai tratti sicuri, severi che
vanno a formare gruppi compatti di forme, di volumi, di colore. Riporta nei murales
anche le tre figure fondamentali della rivoluzione messicana Hidalgo, Juarez,
Zapata, ma la sua fede politica (si autodimetterà dal partito nel '29 per coerenza non
potendo lavorare per i borghesi e rimanere al contempo comunista) lo porta anche a

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disegnare un Marx e un Lenin ed è proprio per
quest'ultima figura da lui rappresentata in un'opera al
Rockefeller Center di New York (1933) che viene
licenziato e l'opera distrutta. Si reca più volte negli Stati
Uniti anche insieme a Frida nel '31 è a San Francisco poi
a New York, a Detroit. "Autoritratto" (1954, 26x30 cm)
non ci mostra più il Rivera dongiovanni, il seduttore,
quanto un uomo ormai sofferente forse della morte di
Frida o per via del suo male inguaribile, non è dato
saperlo ma certo non è più quell'uomo brillante pieno di
fascino che attirava le donne le incantava con il suo
modo di fare ma piuttosto un uomo maturo arrivato alla
fine di una vita colma di eventi.

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