Sei sulla pagina 1di 4

Il 

28 giugno 1999 nasce un gruppo terroristico, d'inspirazione comunista, nello stato federale


di Guanajuato che si fa chiamare Esercito Villista Rivoluzionario del Popolo ( EVRP,
in spagnolo: Ejército Villista Revolucionario del Pueblo ), prende il nome, per l'appunto, dal
rivoluzionario Villa.[4][5] Il gruppo lancia il suo primo comunicato il 5 dicembre 1999 dove afferma di
combattere contro il neoliberismo.[6][7] Tra le poche azioni del gruppo vi è l'attacco a colpi
di mortaio avvenuto il 1º marzo del 2000 contro la base militare di Santa Lucía, a Tecámac, nello Stato
del Messico, l'attacco non ha causato né vittime né feriti, solo qualche danno.[8]

Il mito di Villa nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]


Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Di Pancho Villa il cinema si è occupato moltissimo sin dai tempi del "muto". In alcuni casi, le pellicole
ancora prive di sonoro documentavano, quasi con taglio documentaristico, le gesta del celebre
guerrigliero impiegando lo stesso Villa nei panni di sé stesso; il primo Villa dello schermo, in The Life of
General Villa del 1914, fu interpretato da Raoul Walsh (quando ancora il grande regista non aveva
abbandonato la carriera di attore con cui aveva debuttato).
Nel corso del Novecento – dai primi film di David Griffi

ancho Villa o Francisco Villa, pseudonimo di José Doroteo Arango Arámbula (San Juan del Río, 5
giugno 1878 – Parral, 20 luglio 1923), è stato
un rivoluzionario, generale, guerrigliero e politico messicano, eroe popolare della rivoluzione
messicana del 1910.
Villa era un proprietario terriero e militare (caudillo) del Chihuahua, Stato del Messico settentrionale, di
cui fu anche governatore provvisorio tra il 1913 e il 1914 e aveva un passato da fuorilegge. Quando nel
1910 iniziò la rivolta generale contro il presidente Porfirio Díaz, divenne in breve tempo il comandante
della División del Norte (Divisione del Nord) dell'esercito rivoluzionario comandato da Francisco
Madero, facendosi subito notare per le sue incredibili capacità militari. Ottenne diverse decisive vittorie,
come la Battaglia di Zacatecas, che portarono alla destituzione di Victoriano Huerta dalla presidenza
nel luglio del 1914. Egli poi combatté contro il suo ex leader nella coalizione contro Huerta, il "Primo
Capo" dei costituzionalisti Venustiano Carranza, e per l'occasione si alleò con Emiliano Zapata, che
aveva il suo centro di potere nel Morelos, a causa delle simili ragioni di lotta del Villismo e
dello Zapatismo. I due generali rivoluzionari si unirono brevemente per prendere Città del Messico dopo
che le forze di Carranza si erano ritirate dalla città. In seguito Villa ingaggiò con la sua División del
Norte diverse battaglie campali contro le forze di Carranza comandate dal generale Álvaro Obregón e
risultò pesantemente sconfitto nella Battaglia di Celaya del 1915 e, di nuovo, contro Plutarco Elías
Calles nella Seconda battaglia di Agua Prieta il 1º novembre 1915, dopo la quale il suo esercito entrò in
un rapido declino.
Il generale successivamente condusse un'incursione contro la piccola città
di confine di Columbus in Nuovo Messico, Stati Uniti d'America, il 9 marzo 1916. In risposta il Governo
degli Stati Uniti inviò il generale dell'esercito John Pershing in una spedizione per catturarlo, ma il
generale messicano continuò a sfuggire agli statunitensi. La spedizione terminò quando gli Stati Uniti
entrarono nella prima guerra mondiale nel 1917 e Pershing fu richiamato in Patria per adempiere ad
altri doveri.
Villa a quel punto riprese la sua guerra contro il governo di Carranza ma nel 1920 fece un accordo con
il nuovo governo messicano presieduto da Adolfo de la Huerta per ritirarsi senza ritorsioni e gli fu
concessa una hacienda vicino a Parral nel Chihuahua, che trasformò in una "colonia militare" per i suoi
ex soldati. Nel 1923, mentre si avvicinavano le elezioni presidenziali, Villa tornò in politica. Poco dopo
però fu assassinato, molto probabilmente per ordine di Álvaro Obregón, diventato presidente.
Nella sua vita, Villa si costruì un'immagine di eroe rivoluzionario e come tale fu conosciuto all'estero. Il
generale concesse numerose interviste a giornalisti stranieri, in particolare a John Reed, testimone
della Rivoluzione d'ottobre. Dopo la sua morte fu escluso dal pantheon degli eroi rivoluzionari
messicani per ordine dei generali della "Dinastia Sonora", Obregón e Calles. L'esclusione di Villa dalla
narrativa ufficiale della Rivoluzione contribuì ad alimentare il suo mito. Poderose biografie e decine di
film, hollywoodiani e non, hanno messo in luce numerosi aspetti della sua personalità, descrivendolo
come un idealista, umano al di là della sua dimensione eroica e apparentemente interessato al
miglioramento delle condizioni di vita dei ceti più poveri.
Villa disse di sé in una autobiografia e nelle interviste a Jack London e a John Reed: "La mia vita è
stata una tragedia".

Indice

 1Biografia
o 1.1Identità nuova e nuovi ideali
o 1.2I primi aerei contro Villa
 2Esercito Villista Rivoluzionario del Popolo
 3Il mito di Villa nella cultura di massa
o 3.1Cinema
o 3.2Musica
 4Note
 5Bibliografia
 6Voci correlate
 7Altri progetti
 8Collegamenti esterni

Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Francisco Pancho Villa era nato a San Juan del Río, vicino a Durango, nel ranch la Coyoitoda di San
Juan del Río di proprietà di López Negrete, da una coppia di mezzadri, Augustín Arango e Micaela
Arámbula. La sua leggenda iniziò a fiorire nel 1894, quando era ancora sedicenne: subito dopo la
morte del padre si era trasferito nell'hacienda di Gogojito e una sera, tornando a casa, sorprese la
madre in una accesa discussione con il proprietario del ranch che aveva tentato di molestare la sorella
maggiore del giovane Francisco. Questi reagì sparando al ranchero e ferendolo leggermente. Questo
avvenimento segnò per Francisco l'inizio di un lungo periodo di latitanza.
Simpatizzando con i peones, con i quali aveva in comune un odio profondo verso i ricchi possidenti
terrieri, da quel momento la sua esistenza fu caratterizzata da scorrerie ai danni di allevatori, cui
sottraeva capi di bestiame, e di rapine a ricchi minatori. Braccato sui monti della Sierra (dove diventerà
Francisco Pancho Villa) fu più volte catturato dai Rurales e dall'esercito riuscendo sempre a farsi
rilasciare grazie all'interessamento di influenti amicizie; di lì a poco si sarebbe arruolato — con
mansioni di ufficiale — nelle truppe degli eserciti irregolari di Francisco Madero: forse, per lui, era una
ideale continuazione della lotta di sempre contro gli odiati possidenti. Nel 1910, con una nuova identità
massonica[1], era quindi pronto a scendere dalle montagne per partecipare attivamente a quella che
sarebbe stata chiamata la rivoluzione messicana.

Identità nuova e nuovi ideali[modifica | modifica wikitesto]


Venuto in contatto con Abraham González, fido di Madero, Villa decise così di unirsi alla causa
della rivoluzione maderista contro Díaz, la prima fase della grande rivoluzione messicana. Nello Stato
di Chihuahua, proprio al confine con il Texas e il Nuovo Messico, Villa e i suoi dorados (truppe a cavallo
a lui fedeli) agivano divisi in piccoli gruppi con azioni di sorpresa; la strategia seguita era quella dei
pellerossa Apache e Comanche contro cui si erano battuti i coloni messicani di una generazione prima.
Nel maggio 1911 dimostrò le sue ottime capacità militari conquistando Ciudad Juárez insieme
a Pascual Orozco per conto di Madero, evento che spinse il presidente Díaz a dimettersi e partire per
l'esilio.
Negli anni successivi, con Madero al governo, Pancho Villa prestò servizio nell'esercito federale sotto il
generale Victoriano Huerta, prendendo parte alla ribellione di Orozco, che nel frattempo si era ribellato
a Madero. In questo periodo Huerta condannò Villa a morte per insubordinazione; non gli restò che
espatriare negli Stati Uniti, salvo tornare dopo il rovesciamento di Madero e il suo conseguente
assassinio in un'imboscata da parte di Huerta nel 1913. Villa fiancheggiò poi, nella guerra civile
del 1913-1914 tesa ad abbattere il nuovo despota Huerta, il leader del movimento
progressista Venustiano Carranza secondo il Piano di Guadalupe, a cui aderì anche Emiliano Zapata.
In questa nuova campagna Villa ottenne una importante vittoria a Zacatecas, che costrinse Huerta a
dimettersi.
I capi delle fazioni usciti vincitori si ritrovarono nella Convenzione di Aguascalientes, per la quale
Carranza divenne il nuovo presidente del Messico. La Convenzione aveva come obiettivo di restaurare
la democrazia e l'ordine nella nazione, ma ben presto Villa e Zapata abbandonarono i lavori quando si
resero conto della deriva autoritaria che stava prendendo il nuovo governo. Uno dei suoi più fidati
luogotenenti in questo periodo fu Rodolfo Fierro.

Zapata e Villa nel 1914. Villa è seduto sulla poltrona


presidenziale del Palazzo Nazionale di Città del Messico
Ad ogni buon conto, Villa riuscì ad assicurarsi il controllo dello Stato di Chihuahua dove – con l'aiuto di
Zapata – fomentò la rivolta contadina. I loro eserciti occuparono Città del Messico per un periodo nel
1914, dove tentarono di restaurare l'autorità democratica della Convenzione di Aguascalientes e per
questo divennero i due leader cosiddetti "Convenzionalisti", uniti dal Patto di Xochimilco. Villa propose
a Zapata di instaurarsi come nuovo presidente, ma lui rifiutò. Alla fine, divisi sulle scelte da prendere
(Villa era meno radicale di Zapata), i due tornarono nei rispettivi territori, permettendo agli eserciti
di Álvaro Obregón, al comando di Venustiano Carranza, di riorganizzarsi.
La successiva guerra tra Costituzionalisti e Convenzionisti fu la parte più sanguinosa della rivoluzione,
o meglio guerra civile. Nel 1915 Villa fu sconfitto nella Campagna del Bajío (1914-1915) contro le forze
costituzionali di Obregón, Joaquín Amaro e Benjamín G. Hill e in particolare durante la
sanguinosissima battaglia di Celaya, il più grande scontro armato in America Latina fino alla guerra
delle Falkland del 1982. Le sue forze furono nuovamente pesantemente sconfitte nella seconda
battaglia di Agua Prieta il 1º novembre 1915 dalle forze di Plutarco Elías Calles.
Per tutto questo Villa era furioso delle continue ingerenze statunitensi a favore del governo di Carranza
e dei suoi generali. Villa non esitò a oltrepassare il confine tra il Messico e gli Stati Uniti d'America. Per
oltre un anno venne invano inseguito oltre il confine dalle truppe inviate dal presidente Thomas
Woodrow Wilson.

I primi aerei contro Villa[modifica | modifica wikitesto]


Il 9 marzo 1916 Villa condusse trecentocinquanta (millecinquecento secondo vari organi di stampa
statunitensi dell'epoca) guerriglieri messicani in un attacco contro la città di Columbus, nel Nuovo
Messico, dove era presente una guarnigione di seicento soldati statunitensi. L'abitato fu messo a ferro
e fuoco e un albergo fu fatto esplodere; si ebbero diciassette morti. Il presidente Wilson rispose con
una spedizione punitiva: pose una taglia di 5 000 dollari sulla testa di Villa e inviò diecimila soldati
guidati dal generale John "Blackjack" Pershing e dal suo braccio destro George Patton, personalità che
si sarebbero poi distinte nella prima guerra mondiale, per dargli la caccia sui monti sopra Chihuahua.
Le truppe statunitensi impiegarono i mezzi più moderni per quell'epoca: camion,
motocarri, motociclette e blindati; fu impiegato persino un dirigibile pilotato personalmente da Pershing.
E – per la prima volta nel Nord America – aerei da combattimento (otto, riportano le cronache). Il
generale arrivò vicino a essere catturato durante la battaglia di Guerrero, ma da lì in poi tutto fu vano: i
tentativi di catturare Villa e i suoi uomini si protrassero senza esito fino alla fine del gennaio 1917.
Dopo il ritiro statunitense, Villa continuò la sua guerra contro il governo di Carranza, ma l'assassinio di
Zapata il 10 aprile 1919 da parte delle truppe di Pablo González Garza e Jesús Guajardo al comando
di Carranza e la definitiva sconfitta a Ciudad Juárez il 16 giugno del medesimo anno lo convinsero a
intavolare una serie di accordi con i Costituzionalisti per trattare la sua resa. Le sue imprese
terminarono ufficialmente nel 1920 con l'assassinio di Carranza a seguito di una ribellione militare
portata avanti da Álvaro Obregón e l'ascesa alla presidenza del generale Adolfo de la Huerta, prima
dello stesso Obregón.
Villa depose le armi ritirandosi nella hacienda di Canutillo a lui assegnata, dove si dedicò a una vita da
proprietario terriero. Lasciava raramente la fattoria, normalmente in compagnia di una scorta di una
decina di uomini armati. Nel luglio del 1923 Villa commise un errore fatale. Il 10 di luglio, facendosi
accompagnare da due soli uomini di scorta, si recò in auto nella vicina Parral, nello Stato di Chihuahua,
ove avrebbe dovuto fare il padrino di battesimo del figlio di un suo uomo. A Parral Villa aveva
un'amante, Manuela Casas, con la quale decise d'intrattenersi dopo il battesimo, per ripartire verso
Canutillo il 20 luglio. Non vi arrivò mai. Mentre, alla guida dell'auto, stava uscendo da Parral, al grido di
«Viva Villa» lanciato da una vedetta, un gruppo di armati incominciò a sparare dalle finestre sull'auto di
Villa, uccidendolo. Con lui morirono altri tre passeggeri (compreso il suo segretario personale), mentre
un quarto uomo di scorta riuscì a salvarsi[2]. Misteriosi rimasero gli assassini, anche se la perfetta
organizzazione dell'imboscata e le vicende successive (ad assumersi la responsabilità dell'omicidio
fu Jesús Salas Barraza, un militare che, con il suo complice Melitón Lozoya, fu condannato a una lunga
pena detentiva e subito dopo rimesso in libertà) lasciano intendere che l'omicidio fosse il frutto di un
ampio complotto ordito ad alti livelli[3].

La Dodge in cui si trovava Villa al momento dell'assassinio, ora


al Museo Storico della Rivoluzione Messicana di Chihuahua
Si pensa che l'attentato possa essere stato organizzato da Álvaro Obregón per impedire che Villa
corresse alle elezioni presidenziali del 1924 e magari potesse sconfiggere il suo prediletto alla
successione, Plutarco Elías Calles, a causa della sua ingombrante popolarità. Villa infatti aveva
annunciato il suo ritorno in politica, candidandosi appunto alle elezioni presidenziali.
Il generale morì assassinato, come molti altri protagonisti della rivoluzione (Madero, Orozco, Zapata,
Carranza e Obregón), continuando a restare uno dei miti del popolo messicano.

Esercito Villista Rivoluzionario del Popolo[modifica | modifica


wikitesto]

Potrebbero piacerti anche