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Rivoluzione gramsciana
1.Condanna
2.Apertura
Un'acuta disamina di Del Noce sugli errori di Emmanuel Mounier, iniziatore del
«progressismo cattolico», e la sua interpretazione equivoca del fenomeno ateistico.
Dopo Loreto, Augusto del Noce legge il processo di secolarizzazione alla luce
del discorso del Papa.
NOTE
(4) Storia comparativa e critica dei sistemi intorno al principio della morale,
parte II, cap. I.
(10) Mi si vorrà scusare se dico di terger molto a questa formula, che non mi
consta sia stata detta da altri. Perché essa mostra la vanità di ogni tentativo di
battezzare il marxismo. Non c’è una parte del marxismo che possa venire assimilata
dal pensiero cristiano. Tutto il marxismo può essere pensato sotto due diverse forme,
quella dell’escatologismo immanente e quella del relativismo assoluto: per dir meglio
è un escatologismo immanente, che nel suo attuarsi deve rovesciarsi in quel
relativismo assoluto, che è la filosofia che sottende la cosiddetta società tecnologica.
La critica cattolica deve lumeggiare come questa eterogenesi dei fini sia iscritta
nell’essenza stessa del marxismo.
(11) BALBO F., Opere, Boringhieri, Torino, 1966, pp. 364 ss.; hanno estrema
importanza le osservazioni sulla forma di empirismo che sottende come filosofia
implicita la società del benessere.
E’ ben certo che bisogna guardarsi dai giudizi totali e che non
deve venir trascurato il fatto che la minoranza religiosa vive oggi
più intensamente che nel passato i dettami della fede;
l’indebolimento quantitativo del cattolicesimo è però innegabile.
Per quel che riguarda la maggioranza che ha subito l’influenza
genericamente progressista o che fino a qualche anno fa amava
definirsi tale - e non mi riferisco in modo particolare alla cultura
comunista la cui crisi è parallela a quella cattolica - non è vero che
l’abbandono di un comandamento che il cattolicesimo di Papa
Wojtyla continua a ritenere come essenziale alla morale abbia fatto
riscontro un affinamento di sensibilità per altri valori pratici.
Prendiamo, ad esempio, quella volontà di pace, che sembra il
carattere più incontestabile della nuova gioventù, e che sarebbe
tale da differenziarla dalle generazioni precedenti. Esiste davvero?
Quale può essere infatti la più semplice definizione della volontà
di pace? La coincidenza tra la volontà di non essere oppressi e
quella di non opprimere.
E’ evidente, posto questo, che non è davvero segno di spirito
di pacalo slogan che circolò in Germania qualche anno fa "meglio
rossi che morti"; per cui la schiavitù volontaria sarebbe dunque
preferibile alla morte. E evidente è altresì che lo spirito di non-
violenza connaturato alla volontà di pace non ammette una
distinzione tra violenza rivoluzionaria e violenza reazionaria né
l’indifferenza verso chi della violenza rivoluzionaria è colpito. Si
paragoni ora quel che si disse e si scrisse e si fece a proposito del
Vietnam, e quel che fu fatto invece per l’Afghanistan.
Il milione e mezzo di morti, i quattro milioni di profughi, i
mutilati dalle piccole bombe sovietiche, fanno solo minima
notizia. Del Vietnam si è cessato di parlare da quando si è
instaurato uno dei governi più duri e repressivi, ma nel segno della
rivoluzione. La fame nel mondo? Ma quali sono gli aiuti che
davvero arrivano a destinazione, quali sono i soccorsi che vengono
dati ai missionari da parte di un Occidente che quanto a consumi
alimentari non aveva mai raggiunto il livello presente?
Quel che non è stato osservato, e invece lo meritava, è la
regressione che è avvenuta nel laicismo di oggi dallo spirito
illuministico, allo spirito libertino, pur nella sovrabbondante
produzione che si è avuta negli ultimi tempi su questa forma di
pensiero. se si comparano le valutazioni morali oggi correnti con
quelle del libertinismo del Seicento si è colpiti da un’analogia che
rasenta l’identità. In questa regressione si ripercorrono a rovescio i
secoli; l’illuminismo e libertinismo sono orientamenti di pensieri
differenti perché, pur nella comune critica della tradizione,
l’illuminismo mirava a mutare il senso razionale del mondo,
mentre il libertinismo si trovava a suo agio nel clima della ragion
di Stato.
Si suol distinguere un libertinismo erudito da un libertinismo
di costumi, anche se se di fatto le due "liberazioni dai pregiudizi"
tendano a confondersi. tesi prima del libertinismo erudito è la
teoria "politica" della religione, pensata necessaria come freno del
popolo ignorante e puntello dell’ordine, e ridotta a questa
funzione; del libertinismo di costume l’illimitata libertà sessuale.
Ora, la teoria "politica" delle religioni, non ha oggi il suo preciso
riscontro nella tesi che abbassa le concezioni della vita a ideologie
di potere? E non c’è certo bisogno di insistere sul libertinismo di
costume; piuttosto sull’unità dei due libertinismi in riviste su cui si
forma la media cultura borghese italiana, o meglio, la sua cultura
generale in un tempo in cui domina necessariamente quello
specialismo, dal quale per definizione sono assenti i giudizi
valutativi.
Quando si conclude un ciclo
Due frasi
Un dramma europeo
di Augusto Del Noce
Nel 1969, in piena contestazione cattolica, un lucido giudizio
di Augusto Del Noce sulle radici ideologiche del dissenso: il
desiderio di «adeguarsi» al mondo e l’avversione per la metafisica
classica.
Litterae - Che cosa fare oggi per rigenerare una vera unità di
popolo, una democrazia sostanziale?
«E' scomparsa con Rudolf Hess l'ultima eco del Terzo Reich».
Con questo titolo il più delle volte si diede notizia del suo suicidio,
il 18 agosto. E' vero, qualcuno parlò «della vergogna che resta»
nei riguardi della sua prigionia e della mancata grazia (così
Montanelli) o «dell'ignominia di una morte somministrata giorno
dopo giorno per quarantacinque anni» (così Silvio Bertoldi sul
Corriere della sera di quel giorno); e certamente altre frasi
egualmente improntate a giustizia furono usate e mi sono sfuggite.
Ma il senso generale fu questo: si è trattato di una brutta pagina
che si deve dimenticare. E qui non concordo; il caso Hess non può
e non deve venire tanto rapidamente archiviato come si sta
facendo oggi. Perché con la sua morte finisce sì il nazismo con
l'ultimo suo capo di rilievo, ma finisce in una maniera che più
nazista non poteva essere; il periodo che aveva avuto inizio col
processo di Norimberga termina nel peggiore dei modi.
Hess vide dunque per la Germania quel che Grandi aveva visto
per l'Italia. Il suo volo fu un'iniziativa personale, all'insaputa o
contro il parere di Hitler, o invece concordata con lui, alla vigilia
dell'attacco contro la Russia?
E' un discorso che dura da più anni, e che può ben venire
riassunto in forma brevissima. Sapendo che il loro posto è a
rischio, i politici diventeranno più bravi. La scomparsa delle
ideologie toglierà quell'argomento del minor male che è stato fino
ad oggi il maggiore ostacolo a questa alternanza. Il partito che per
più di quarant'anni ha tenuto la maggioranza relativa acquisirà il
maggiore dei suoi meriti politici nel dichiarare come suo scopo
democratico la possibilità di essere sostituito: all'idea ormai
perduta di cristianità sostituirà dunque quella della democrazia
compiuta; ogni ombra di medievalismo e di confessato ideale
teocratico sarà così cancellata. Questo, nella versione cattolica;
nella versione laica, indubbiamente più carente, il momento
presente potrà essere definito come quello della vittoria di
Bentham su Marx, e la letteratura del neoutilitarismo oggi
abbonda. Ma lascio la tentazione di questo più lungo discorso,
anche perché non vorrei essere accusato di un delirio di
ammirazione per Marx, se pur limitato al suo giudizio di estrema
durezza sull'utilitarista inglese. Mi limiterò quindi oggi a smontare
questo ragionamento, per mostrare che cosa in concreto significhi
questa magica parola di alternanza; e per passare di qui a vedere in
che cosa il presente compito politico dei cattolici debba differire
da quello di ieri.
Già prima che egli venisse al potere si era detto che la forma
di predominio che la Russia sovietica avrebbe inteso esercitare
sull'Europa doveva prendere la forma obbligata della
finlandizzazione. Segue oggi la conferma. Quale poteva essere la
linea della politica sovietica dopo che il sogno della rivoluzione
mondiale si era rivelato vano, e dopo che la ricerca di un dominio
dell'Asia ha mostrato difficoltà insormontabili (lasciando da parte
che l'obiettivo primo della politica russa è stato sempre il dominio
sull'Europa): evidentemente, se si voleva evitare la
mummificazione, la sola via restava la ricerca dell'ingresso nella
«casa comune europea» in funzione di primato. Ma questa nuova
Europa dell'alleanza del comunismo e del mercato deve
cancellare, in ragione della sua novità, le tradizioni che possono
esserle di ostacolo: la cattolica anzitutto, e poi le tradizioni
nazionali. È la novità che lo impone, attraverso una tolleranza
davvero repressiva, come si diceva ai tempi della contestazione.
Su questo punto Urss e nuovi feudi possono andare d'accordo.
Certo questa alternanza, di cui già nel discorso di Visentini si è
vista la trama, non è cosa immediata nè facile. Soprattutto non è
facile comporre socialisti e comunisti. Resta che l'alternanza non
potrebbe essere che questa, e che è possibile. Sino ad oggi i
cattolici impegnati in politica si sono occupati pressoché soltanto
della difesa della democrazia, quasi che soltanto essa fosse
minacciata; e rispetto alla politica della cultura e del costume il
loro interesse è stato, per usare una frase benevola, scarso. La
minaccia è oggi più sottile e profonda, e bisogna sapere ben usare,
per fronteggiarla, del tempo che l'alternanza ci lascia ancora a
disposizione.
Il fascismo cos'è.
Il nemico oggettivo.