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Lo sport nella storia


Mosaico raffigurante un combattimento
L’antichità fra gladiatori romani.

Si può dire che l’attività fisica sia nata con l’uo-


mo; tra i popoli primitivi, infatti, forza e resi-
stenza erano indispensabili per poter affronta-
re le difficoltà della vita: cacciare, difendersi
dai nemici, costruirsi dei ripari. L’uomo scoprì
molto presto che la ripetitività di certi esercizi
consentiva di eseguirli con maggiore facilità e
sicurezza. Al movimento venne così ad affian-
carsi l’allenamento; con la lotta tra uomini, per
il predominio all’interno della tribù o fra tribù
rivali, si delinea la terza caratteristica fonda-
mentale dello sport: la competizione.
Queste primitive attività erano quindi destina-
te ad assicurare la sopravvivenza o a procurar-
si dei vantaggi materiali. Esse non tardarono
però ad assumere un vero carattere agonistico
e sportivo, specie in occasione di riti e cerimo-
nie religiose. Raffigurazione rupestre in cui si alternano
scene di caccia a scene di giochi.
Tra le attività fisico-sportive dalle origini più
antiche si trovano: corsa, lanci (pietre, bastoni,
giavellotti), salti, nuoto, attività nautiche (ca-
noe, piroghe), corse a cavallo, pugilato, scher-
ma, tiro con l’arco. Le incisioni rupestri più
vecchie, raffiguranti attività sportive, risalgono
addirittura a 9000 anni avanti Cristo.
Nei paesi nordici esistono testimonianze della
pratica dello sci, in forma primitiva, fin da
epoche antichissime.
Tra i popoli orientali (cinesi, giapponesi, india-
ni) si diffusero con le prime civiltà attività gin-
niche e acrobatiche. In Giappone e in Corea si
svilupparono le arti marziali, cioè quelle forme Vaso greco sul quale è rappresentata
di lotta corpo a corpo e di combattimenti re- una scena di corsa.
golamentati che si sono tramandate fino ai
giorni nostri (judo, karate ecc.). Nelle regioni
indiane prese forma l’hockey su prato. I popo-
li indocinesi e polinesiani, la cui vita dipende-
va dal mare, coltivarono in modo particolare
le attività natatorie e nautiche.
Nell’antico Egitto erano molto diffusi il nuoto,
l’atletica, la lotta, il pugilato e la ginnastica; agli
egiziani si deve, tra l’altro, l’invenzione dell’at-
trezzo ginnico chiamato cavallo.
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Le civiltà assiro-babilonese e persiana svilupparono il tiro con l’arco


contro bersaglio fisso e un gioco praticato da cavalieri, che colpi-
vano una palla con delle mazze: tramandato fino ai giorni nostri,
questo sport costituisce l’odierno gioco del polo.
I Cretesi praticavano competizioni atletiche, di lotta, di pugilato; vi
sono anche tracce di esercitazioni ginnastiche collettive, a dimostra-
zione dell’esistenza di apposite scuole.
Attività simili venivano svolte anche dagli Etruschi; caratteristica
di questa civiltà è la comparsa dei primi veri impianti sportivi, de-
stinati a spettacoli pubblici: gli anfiteatri.

I pugili; affresco
dall’isola di Thera.

Anfiteatro
di Pompei.

I Greci dettero sempre grandissima importanza alle attività fisiche e sportive, al


punto di porre come riferimento per l’inizio della loro storia la data dei primi Gio-
chi Olimpici (776 a.C.). Nell’Iliade di Omero sono citati numerosi sport: pugilato,
lotta, corsa a piedi, corsa con le bighe, combattimento con l’asta, lancio del disco, lan-
cio del giavellotto, tiro con l’arco. Per i Greci lo sport assume per la prima volta ca-
ratteristiche simili a quelle odierne: grandi onori ai vincitori, spettacoli pubblici di
notevole importanza, allenamenti intensi degli atleti, spirito agonistico.
Gli Spartani vedevano nell’attività fisica un’ottima preparazione all’attività
guerresca per i loro giovani (maschi e femmine).
Ad Atene sorsero i ginnasi, complessi di edifici dedicati allo sport compren-
denti palestre e locali per gli allenamenti. Nei luoghi dove si svolgevano gli in-
contri sportivi più importanti vennero costruiti degli stadi, costituiti da un cam-
po piano per le gare e da gradinate per il pubblico disposte intorno a esso.
Nei ginnasi cittadini i giovani trovavano vari attrezzi ginnici, come la fune e la
sbarra. Anche le ragazze ateniesi praticavano esercizi fisici, per migliorare la
grazia e l’armonia del loro corpo: esse non partecipavano tuttavia alle gare,
bensì a manifestazioni di ginnastica artistica e ritmica.
Nacquero anche i primi sport multipli, cioè costituiti da più gare diverse da fare in
serie, che al giorno d’oggi conoscono un notevole successo e molte nuove varianti.
Lo sport multiplo dell’antica Grecia era il pentathlon (cinque gare), formato da
competizioni di corsa, lancio del disco, lancio del giavellotto, lotta e salto in lungo.
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Le Olimpiadi antiche
Le origini dei Giochi olimpici si perdono nei tempi più remoti, quando la manifestazione aveva proba-
bilmente le caratteristiche di festa religiosa o di rito funebre. Successivamente si svolsero in onore
del dio Zeus (Giove) nella città greca di Olimpia, da cui presero il nome.
A partire dal 776 a.C., ritenuto tradizionalmente l’anno di inizio dei Giochi, si cominciò ad annotare
il nome e la città di origine di ogni atleta vittorioso. Il conto del tempo fu da allora basato sulle Olim-
piadi, che si disputarono regolarmente ogni quattro anni, nel mese di agosto.
Dapprima i Giochi ebbero solo un carattere locale, ma con il passare del tempo la cerchia dei par-
tecipanti crebbe sempre di più, fino a coinvolgere tutto il mondo ellenico. Giochi simili si svolsero an-
che in altre città greche, come Delfi, Corinto e Nemea; nessuna di queste manifestazioni riuscì pe-
rò a eguagliare la fama e l’importanza delle Olimpiadi.
Questo successo fu facilitato anche dalla tregua per le guerre, proclamata qualche settimana prima
dell’inizio delle gare a tutela degli ospiti; la natura sacra di Olimpia garantiva l’assoluta inviolabilità del-
la pace durante i Giochi.
Nelle prime edizioni si disputò una sola gara, quella della corsa dello stadio (lo stadio era un’unità di
misura pari a circa 191 m), che veniva praticata su una pista in terra battuta. Quando poi si inizia-
rono a costruire edifici destinati alla pratica sportiva, per la dimensione maggiore si scelse quella che
consentiva di correre in linea la gara di corsa veloce, quella sullo stadio, e stadio si chiamò anche tut-
ta la costruzione, compresi gli spalti per gli spettatori.
Con il passare degli anni, alla corsa si aggiunsero altre discipline, che si possono così suddividere:
– atletica leggera (corse veloci e di resistenza, corsa con le armi, pentathlon);
– sport di combattimento (pugilato, lotta e “pancrazio”, uno scontro senza esclusione di colpi, in cui
erano vietati solo i morsi;
– sport ippici (gare a cavallo o con i carri).

Completavano il programma alcune discipline riservate ai ragazzi e una gara musicale.


Circa un mese prima dell’inizio dei Giochi gli atleti dovevano presentarsi ai giudici, presso la città di
Elide; per essere ammessi dovevano dichiarare le proprie generalità e la località di origine. Potevano
iscriversi solo i cittadini greci, mentre erano esclusi gli schiavi e le donne, ammesse come spettatri-
ci, ma solo se non erano ancora sposate. Per quattro settimane i concorrenti dovevano allenarsi sot-
to il controllo dei giudici, per dimostrare le proprie condizioni fisiche e la possibilità di ben figurare in
gara. Terminati i preparativi, il corteo di atleti, allenatori, giudici e accompagnatori si trasferiva a pie-
di a Olimpia, dove si svolgeva la cerimonia di apertura con sacrifici a Zeus, giuramento olimpico e ac-
censione del fuoco sacro.

Alle gare accedevano solo gli atleti migliori, selezionati nella fase preparatoria, che si affrontavano in
eliminatorie, semifinali e finali; i confronti erano sempre a eliminazione diretta e non venivano stilate
classifiche. Contava solo la vittoria: arrivare secondo era una sconfitta, in quanto non si teneva con-
to del valore della prestazione sotto forma di tempi o punteggi.
Nel pentathlon, la gara composta di cinque esercizi (lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo,
corsa dello stadio e lotta), valeva il principio della triplice vittoria: era cioè dichiarato vincitore l’atleta
che si trovava in testa in tre delle cinque discipline.
Gli atleti gareggiavano nudi e usavano cospargersi il corpo di olio prima della prestazione. Le com-
petizioni erano accesissime, tra le urla di incitamento di allenatori e tifosi. Se qualche atleta infran-
geva il regolamento, veniva punito dai giudici con frustate o in casi estremi con la squalifica.
I vincitori venivano premiati l’ultimo giorno, durante una solenne cerimonia, con una corona di fron-
de tagliate dall’ulivo sacro a Zeus; lauti banchetti e festeggiamenti concludevano la manifestazione.
Grandi onori e ricompense attendevano poi gli atleti vittoriosi, al ritorno in patria; una vittoria olimpi-
ca era infatti motivo di grande vanto per ogni città greca, che vedeva così accresciuto il proprio pre-
stigio in tutto il mondo ellenico.
Per il primo secolo e mezzo i Giochi furono dominati dagli atleti di Sparta. Gli abitanti di questa città
ricevevano un duro addestramento militare fin dalla prima infanzia e, in occasione delle gare, questo
continuo allenamento li aiutava a prevalere anche in campo sportivo. Con il passare dei secoli, altre
città greche divenute economicamente e politicamente dominanti cercarono di affermarsi nello sport.

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Finanziati dallo Stato, atleti della Grecia e delle principali colonie elleniche si prepararono per prevale-
re nelle varie discipline atletiche, perfezionando la tecnica e l’allenamento specifico per ogni sport. Si
passò così da un’affermazione del valore fisico globale, ottenuto con una preparazione militare, a quel-
la della abilità tecnica e di particolari doti atletiche, raggiunte tramite uno specifico allenamento.
La storia delle Olimpiadi dell’antichità termina nel 393 d.C., dopo oltre 1100 anni, con la proibizione
dei Giochi, ritenuti “pagani” dall’imperatore romano Teodosio.

L’introduzione delle gare nei Giochi olimpici

Olimpiade Anno Sport


1a 776 a.C. stadio (191 m)
a
14 724 a.C. corsa doppia (2 stadi = 382 m)
a
15 720 a.C. corsa lunga (circa 4000 m)
a
18 708 a.C. lotta; pentathlon (5 sport)
a
23 688 a.C. pugilato
a
25 680 a.C. corsa di quadrighe
a
33 648 a.C. corsa a cavallo; pancrazio
37a 632 a.C. stadio e lotta per ragazzi
a
41 616 a.C. pugilato per ragazzi
a
65 520 a.C. corsa in armi
a
93 408 a.C. corsa di bighe
a
96 396 a.C. gara di araldi e trombettieri

I Romani
Nell’antica Roma la preparazione fisica dei giovani era tenuta in grande consi-
derazione, soprattutto come preparazione all’attività militare. I legionari romani
erano infatti noti per la capacità di marciare a tappe sostenute, portando con sé
Rilievo attico
non solo l’armamento ma anche tutto il necessario per predisporre accampa- arcaico che
menti e sostenere le truppe. Dopo aver marciato, ogni soldato doveva svolgere raffigura due
un’altra particolare attività, ad esempio taglialegna, falegname, fabbro, cuoco, lottatori nel
momento
addetto agli animali: tutto ciò richiedeva necessariamente un fisico forte e ben di massima
allenato. Sempre in prospettiva bellica, le tensione.
attività sportive più praticate erano quelle
di combattimento o comunque utili in
guerra: lotta, pugilato, lancio del giavellotto,
corse con i cavalli o con i carri. Dalla tradizio-
ne greca dei ginnasi derivarono le palestre,
edifici porticati con cortile interno dedicati
alla pratica di esercizi fisici; solitamente a
fianco di questi edifici si trovavano delle
terme con funzioni di bagni pubblici, in cui
i frequentatori delle palestre potevano la-
varsi e rinfrescarsi. Ispirandosi all’architet-
tura dei teatri greci di forma emisferica,
i Romani crearono un nuovo tipo di edificio,
l’anfiteatro (teatro doppio), in cui la struttura
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curva è completa e di forma ovale. Per


queste costruzioni si sfruttarono inizial-
mente avvallamenti di terreno, sulle cui
sponde trovavano posto gli spettatori;
con il progredire della tecnica furono
poi edificate costruzioni in muratura su
più livelli, con scalinate. Il più antico e
meglio conservato anfiteatro romano è
quello di Pompei, la cui forma ricorda
moltissimo un piccolo stadio odierno.
In epoca imperiale gli anfiteatri diven-
nero imponenti ed ebbero la funzione
di offrire grandi spettacoli al popolo in
onore dell’imperatore. Il circo Massimo,
il più grande stadio dell’antica Roma, Palestra
era lungo circa 800 metri e largo circa 120 e poteva contenere in epoca impe- di Pompei.
riale 150 000 spettatori. Vi si svolgevano corse di cavalli, gare di corsa e combat-
timenti di animali. La spina, un asse centrale attorno a cui si snodava la pista,
era decorata e munita di sette delfini di bronzo usati per contare i giri percorsi
dai cavalieri. Il Colosseo, l’altro immenso circo di Roma antica, fu inaugurato
dall’imperatore Tito con 100 giorni consecutivi di giochi ancora prima di esse-
re del tutto completato. Poteva ospitare circa 50 000 spettatori e fu inizialmen-
te adibito alle naumachie, specie di battaglie navali per cui si rendeva necessa-
rio l’allagamento dell’arena tramite canali sotterranei. In seguito l’edificio di-
venne celebre per i combattimenti dei gladiatori, prigionieri di guerra o schiavi
addestrati al combattimento in apposite scuole e destinati a duelli mortali nel-
l’arena. Altri spettacoli erano i combattimenti con animali e le cacce, per le qua-
li veniva allestita una scenografia di tipo naturale.

Il Medioevo
La decadenza e la fine dell’Impero Romano d’Occidente, le invasioni barbari-
che e la diffusione del cristianesimo segnarono la fine delle attività fisiche e
sportive, così come erano state concepite e praticate nel mondo antico. La fine
del dominio di Roma comportò la disgregazione di tutta la struttura organizza-
tiva alla base delle attività di palestra e circensi. Non esistendo più un esercito
organizzato, venne meno anche l’esigenza di una preparazione fisica a scopo
militare. La rovina economica non consentì alla popolazione di occuparsi d’al-
tro che delle necessità primarie di sussistenza. L’avvento dei barbari determinò
anche una prevalenza delle tradizioni e della cultura di questi sulle popolazio-
ni dominate. Il cristianesimo, che predicava la prevalenza dello spirito sul cor-
po, si diffuse largamente dal 350 d.C. e contribuì alla visione delle attività spor-
tive come uno dei riti tipici del paganesimo e come tali da evitare e condanna-
re. Non che il popolo non praticasse più alcuna forma di pratica fisica a scopo
ricreativo, ma venne a mancare l’organizzazione e il riconoscimento pubblico.
Da attività ufficiale degna di grande considerazione, l’attività fisica e sportiva di-
venne un passatempo paesano, disprezzato se non proprio proibito. Nonostante le
scarse notizie sull’epoca, alcune testimonianze narrano di incontri di lotta, di gio-
chi di piazza, di attività acrobatiche, di salto in lungo e in alto e di lanci, come quel-
lo della pietra praticato ancora oggi nel Sud della Spagna. Nel Medioevo le piazze
dei borghi e dei comuni divennero sempre più luoghi d’incontro per saltimbanchi
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e giocolieri. Le arti che dimostravano forza e corag-


gio erano quelle praticate con le armi d’epoca: il ti-
ro con l’arco, con la balestra e con l’archibugio. Uno
dei divertimenti preferiti dei nobili era organizzare
grandi battute di caccia con i cani oppure con il fal-
cone. La rinascita della pratica sportiva “ufficiale”
si ebbe con l’avvento della cavalleria medievale. I
cavalieri erano personaggi di estrazione nobile, o
comunque di elevata classe sociale, che si sottopo-
nevano a lunga preparazione fisica e culturale per
potersi fregiare del titolo di cavaliere, attraverso gli
stadi intermedi di paggio e scudiero (colui che por-
tava le armi al cavaliere). Le protezioni del cavallo e
del cavaliere divennero sempre più pesanti e costo-
se, cosa che limitò ancor più la selezione degli aspi-
ranti alle classi più abbienti. Nell’allenamento il fu-
turo cavaliere apprendeva la tecnica del cavalcare,
ma si addestrava anche nell’uso delle armi, nella cor-
Scena di torneo tratta dal codice di Manesse, fine del XIII
sa, nel salto e nel nuoto. I cavalieri mostravano il secolo - inizi XIV (Heidelberg, Biblioteca dell’Università).
proprio valore non solo in battaglia ma anche nel
torneo, che era lo sport più spettacolare del Me-
dioevo. Le giostre e i tornei erano grandi feste; la
folla si radunava su una spianata davanti al castello
per assistere alle gare, tra squilli di trombe e sven-
tolio di bandiere. Le dame lanciavano fazzoletti ai
favoriti e alla fine i concorrenti partecipavano a un
banchetto. Le giostre, nate come manifestazioni
sportive, all’inizio non avevano regole precise, ma
con il passare del tempo divennero un’occasione
per esercitarsi nell’arte del combattimento. Un tipo
di torneo praticato in Italia, di cui ancora oggi si
svolgono manifestazioni storiche, era la Quintana.
Attività sportive di strada e giochi del popolo face-
vano da corollario alle giostre dei cavalieri. In prati-
ca nel Medioevo si creò una netta divisione tra
sport dei nobili e attività ludiche e ricreative della
massa popolare. Caccia con la balestra, facsimile di Tacuinum Sanitatis
di Vienna (Torino, Biblioteca Nazionale).

Il Rinascimento
La riscoperta della cultura classica portò anche alla rivalutazione dello sport
come attività non solo spettacolare, ma anche di grande rilevanza formativa ed
educativa. L’Umanesimo, con l’attenzione focalizzata sull’essere umano, tornò
a considerare l’importanza anche dell’aspetto fisico oltre a quello culturale
e spirituale. Nacquero le prime scuole per la preparazione fisica e si stamparono
i primi testi sull’argomento. Risalgono all’epoca anche i primi trattati di igiene,
in cui si insegnava il portamento, la cura del corpo, l’attenzione all’alimentazio-
ne, la pratica di massaggi. Siamo agli albori dello sport inteso come mezzo per
migliorare la salute. A Mantova, sotto la dinastia dei Gonzaga, venne fondata una
scuola in cui si insegnava anche l’attività fisica all’aperto. Lo sport tornò così a dif-
fondersi in molte città e a svilupparsi con la nascita di nuovi giochi.
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Molto praticato era ad esempio il calcio fiorentino, torneo cittadino di gioco


con la palla tra squadre dei vari quartieri. Le gare erano molto combattute e
piuttosto violente, con scommesse sui vincitori e frequenti risse. In diverse altre
città italiane nacquero gare tradizionali, molte delle quali vengono riproposte
ancor oggi in manifestazioni rievocative: il Palio di Siena e di Asti (corse eque-
stri), la Festa del mare di Venezia (gara di barche a remi), la Corsa del Fiore di
Verona (gara di corsa a piedi).
Nel Seicento e nel Settecento si ebbe nuovamente un periodo di regresso delle
attività sportive, a causa delle continue guerre che devastarono l’Europa, pro-
vocando povertà e insicurezza nella popolazione. Le grandi manifestazioni di
piazza scomparvero e furono soppiantate da attività più semplici, praticabili
anche in luoghi chiusi e più sicuri. Fiorirono soprattutto la danza e la scherma.
La prima vide nascere vere e proprie scuole di ballo, con funzione di intratte-
nimento e di esibizione soprattutto per l’alta società; i balli erano arricchiti da
una sfarzosa coreografia di vestiti e costumi e accompagnati dalla musica. La
scherma si sviluppò per necessità di difesa personale, differenziandosi in varie
specialità secondo l’arma usata: fioretto, spada, sciabola. Anche per la scherma
sorsero apposite scuole, tra cui in Italia divennero famose soprattutto quelle di
Torino e di Napoli. Per i nobili dell’epoca l’abilità nella scherma divenne un
vero e proprio simbolo di stato sociale, simile in un certo senso a quello che
era stata la cavalleria nel Medioevo. Sia la danza sia la scherma erano sport li- Alberto Braglia
in una prova di
mitati a nobili e ricchi. Il popolo comune praticava i soliti semplici giochi di abilità agli anelli
piazza, tra cui ebbero un notevole sviluppo le attività di intrattenimento dei sal- e con l’alloro dei
vincitori dei Giochi
timbanchi: giochi d’abilità, acrobazie, recite. olimpici. Braglia,
medaglia d’oro ai
Giochi olimpici di
L’Ottocento e il Novecento Londra del 1908
e Anversa del
1920, ottenne
Fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, sotto l’influenza della cultura tronfi in tutto
illuminista, la dimensione corporale, “fisica”, dell’individuo acquistò, grazie al- il mondo ed è
l’applicazione di una metodologia di studio scientifica, un ruolo fondamentale. stato considerato
uno dei ginnasti
L’uomo sviluppò così una nuova visione di se stesso e della realtà che lo circon- più completi
dava e, grazie allo sviluppo del sapere scientifico, me- di tutti i tempi.
dico e biologico, il corpo umano assunse un ruolo pri-
mario anche in ambito culturale, economico e politico.
Tale nuova dimensione si rivelò anche attraverso le
nuove e crescenti attenzioni di tipo medico e igienico
che si concentrarono intorno alla fisicità dell’individuo.
Nel corso del XIX secolo tale consapevolezza si raffor-
zò: l’idea dell’efficienza e della funzionalità del corpo,
concetto che il razionalismo illuminista aveva posto in
grande rilievo, si diffuse nella società del tempo, giun-
gendo a incidere direttamente anche sull’organizzazio-
ne del lavoro e sui rapporti fra le classi sociali.
Tale processo di trasformazione incominciò a influen-
zare anche molti altri settori della società. Nei proces-
si educativi, ad esempio, il corpo assunse una nuova
dignità, affiancando il tradizionale insegnamento del
sapere e della morale, che aveva avuto fino a quel mo-
mento un ruolo predominante. L’attività fisica dell’in-
dividuo, dapprima relegata semplicisticamente al mo-
mento della ricreazione, in cui il gioco costituiva solo
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un “innocuo ristoro”, divenne un nuovo obiettivo riconosciuto degno della ne-


cessità di un’educazione. Nacque da queste premesse la certezza che anche l’e-
ducazione del corpo contribuiva a formare il carattere dei giovani. Attraverso
l’educazione del corpo si sarebbe ottenuta così la capacità di resistere agli sfor-
zi e di collaborare con i compagni nelle attività di gruppo e di squadra, adde-
strando l’individuo al rispetto delle regole costituite. Sebbene tali argomenti
siano divenuti nei decenni successivi temi predominanti perfino di movimenti
politici e ideologici, si deve sottolineare come tale visione costituisca fonda-
mentalmente un’educazione dell’individuo alla socializzazione, intesa come
educazione ad agire per un fine comune.
Dopo la trasformazione educativa, fu quella del lavoro a influenzare maggior-
mente lo sviluppo e l’affermarsi dell’attività sportiva. Nell’Inghilterra del XIX
secolo, socialmente e industrialmente evoluta, il tempo e la tipologia di vita del-
le persone furono profondamente modificati dal forte sviluppo del lavoro in-
dustriale di massa.
La masse rurali e popolari si inurbarono in modo massiccio, creando le prime
vere metropoli moderne: gli orari vennero così scanditi dai ritmi lavorativi del-
la produzione. Nacque un nuovo tempo per gli individui, un tempo che prima,
nelle società agricole tradizionali, non esisteva: il “tempo libero”. Alla fine del-
l’Ottocento e nei primi anni del Novecento, grandi masse di lavoratori veniva-
no a trovarsi libere dal lavoro nello stesso momento, concentrate nei quartieri
popolari sorti intorno alle industrie: da ciò nacque l’esigenza di un loro intrat-
tenimento ludico e sportivo.
Fu ancora l’Inghilterra il Paese in cui meglio si affermò la già ricordata peda-
gogia, secondo la quale l’educazione dell’atto motorio era fondamentale. I col-
lege inglesi, istituti scolastici per le classi medio-alte, divennero lo spazio privi-
legiato per la completa affermazione di questa nuova dimensione educativa.
Nei vari istituti si procedette a regolamentare la maggior parte delle antiche at-
tività ludiche, sia quelle tradizionali delle classi alte, sia quelle popolari, tipiche
delle sagre e delle feste di paese, gettando le basi per gli sport moderni.
Il pugilato, il nuoto, il canottaggio, le gare equestri, che derivano dalle diverse
tradizioni popolari, furono così regolamentati sulla base del nuovo valore so-
cialmente accettabile del fair play (gioco corretto) e del concetto che fossero
necessarie identiche condizioni di gara per tutti, in modo da rendere possibile
il confronto tra gli atleti; in questo è evidente l’influenza del pensiero scientifi-
co del tempo, che proprio nella possibilità di confrontare tra loro gli esperi-
menti aveva il suo cardine.

La partenza del
miglio in un
incontro di fine
Ottocento tra
i college di Oxford
e Cambridge.
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Nacquero, inoltre, i giochi di squadra, come il calcio e il rugby, mentre nei lanci,
i salti, le corse, si stabilirono con precisione le misure, le distanze, i pesi, le tecniche
di esecuzione. Questa standardizzazione delle attività ludiche permise la diffusio-
ne delle attività sportive in vari ambienti, anche esterni ai college.
Nella nascente società industriale, i momenti ricreativi in cui si svolgevano gio-
chi e “divertimenti” ottennero così un loro spazio sociale ben stabilito – il tem-
po libero appunto – che permise allo sport di distinguersi dai momenti di festa
tradizionali, spesso religiosi, e di assumere una forma autonoma di esecuzione
e fruizione, anche attraverso l’istituzione di tornei e campionati.
Infatti, man mano che si affermava la pratica di sport e giochi codificati in re-
gole condivise, lo sport assumeva una propria dignità, dando luogo a momenti
in cui le classi sociali alte e popolari – che fino a quel momento avevano avuto
distinti momenti ludici con propri giochi ben definiti – iniziarono a confron-
tarsi tra loro, soprattutto nella pratica di sport di squadra con la palla, determi-
nando un momento di uguaglianza, con un effetto di blanda democratizzazio-
ne nella società europea del tempo.
Questa tendenza si sarebbe concretizzata con l’istituzione delle prime Olimpia-
di dell’era moderna (1896), dove tutto quello che si era fino a quel momento
spontaneamente formato avrebbe trovato una sua collocazione, la modalità di
esecuzione dei diversi sport sarebbe diventata universale grazie alla regolamen-
tazione olimpica.
Ebbe inizio così la burocratizzazione dello sport, attraverso la formazione di fede-
razioni sportive aventi lo scopo di organizzarlo e governarlo; con il motto “non
importa vincere, l’importante è partecipare”, si sarebbe rafforzata invece la spin-
ta alla socializzazione e all’uguaglianza. Nacque così lo sport moderno.

La storia dello sport in Italia


La vicenda dell’attività sportiva in Italia appare più irregolare rispetto agli al-
tri Stati europei. Il ritardo nello sviluppo industriale e sociale rispetto ad altre
Nazioni europee ha influenzato anche la diffusione dell’attività sportiva nel Reale Società
nostro Paese. ginnastica di
Torino (Magenta).
Nel 1844, a Torino, il conte Ernesto
Ricardi di Netro fondò la Società di
ginnastica, la prima palestra italia-
na, sul modello dei precetti di Ro-
dolfo Obermann, un docente sviz-
zero chiamato a Torino fin dal
1833, per insegnare la ginnastica
nella Scuola militare d’artiglieria.
Nel 1869 fu fondata la Federazione
ginnastica italiana e nel 1880, di-
ciannove anni dopo, le società gin-
nastiche erano 87, mentre altre fe-
derazioni presero a organizzarsi.
Nel 1885 fu fondata la Federazione
ciclistica italiana e, nel 1898, la Fe-
derazione italiana gioco calcio.
Nella seconda metà dell’Ottocento,
alcune leggi regolamentarono l’in-
segnamento dell’educazione fisica
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nelle scuole. Nel 1859 fu deliberata la legge Casati, che stabiliva l’obbligo del-
l’insegnamento della “ginnastica militare” negli istituti di istruzione secondaria;
successivamente, nel 1878, su iniziativa del ministro De Sanctis, presso la Reale
Società ginnastica di Torino fu istituito il primo corso magistrale a carattere uf-
ficiale. Nello stesso anno, si sancì il superiore valore educativo dell’insegna-
mento dell’educazione fisica rispetto all’insegnamento della disciplina militare.
Nel 1884, a Roma, sotto la vigilanza del ministero della Pubblica Istruzione, fu
aperta la prima vera Scuola di ginnastica. Nel 1902, alla creazione di una Com-
missione internazionale permanente per l’Educazione fisica fece seguito in Italia
la costituzione di una Commissione nazionale, che espresse un parere forte-
mente negativo sulla situazione dell’Educazione fisica nel Paese. I docenti rice-
vevano retribuzioni modeste, le ore d’insegnamento erano poche e le strutture
quasi totalmente assenti. Nel 1909 fu così approvata la legge Daneo, che stabilì
l’aumento delle ore di lezione, l’ampliamento dei programmi e la preparazione
dei docenti, basata anche su princìpi di anatomia e fisiologia.
Dopo la Prima guerra mondiale, con la legge Gentile del 1923, si ebbe un for-
te ripensamento nei confronti dell’insegnamento dell’attività sportiva nelle
scuole: l’Educazione fisica venne scorporata dai programmi dell’istruzione se-
condaria (anche se rimase nel programma per le scuole elementari e per gli isti-
tuti magistrali), per essere realizzata in autonomia presso le società ginnastiche
e sportive designate a questo scopo dall’Ente nazionale per l’educazione fisica
(ENEF) che, sotto il controllo del ministero della Pubblica Istruzione, fu anche
autorizzato alla preparazione del proprio personale docente. Nel 1927, l’inse-
gnamento dell’Educazione fisica passò dall’ENEF all’Opera nazionale balilla
(ONB), per l’insegnamento ai ragazzi dai sei ai diciassette anni, mentre nel 1937
la responsabilità passò alla Gioventù italiana del littorio (GIL). La caduta del fa-
scismo, nel 1943, e la fine della Seconda guerra mondiale sancirono la scom-
parsa della GIL.
Nel secondo dopoguerra furono approvati i nuovi programmi e l’Educazione
fisica ritornò a essere amministrata dal ministero della Pubblica Istruzione. In-
fine, nel 1958, fu approvata la legge 88, che stabilì i punti cardine dell’ordina-
mento, operanti ancora oggi, anche se riformati a più riprese negli ultimi anni.

Esercizi ginnici di
Piccole italiane in
epoca fascista.
11

Roma, stadio del


nuoto del Foro
italico.

Gli sport nella tradizione popolare


Molte sono le civiltà del passato che hanno attribuito a giochi e sport tradizio-
nali una notevole importanza dal punto di vista culturale. Alcune di queste at-
tività ludiche di antica origine, dalle quali spesso sono nati gli sport moderni e
che sovente si sono conservate e tramandate in precise aree geografiche, sono
tuttora praticate con orgoglio e passione, poiché identificano una peculiare tra-
dizione locale. Tra queste attività ricordiamo le seguenti:

I giochi di lancio, che consistono nel lancio di un oggetto, sasso o bastone,


il più distante possibile. È possibile far risalire questi giochi a una delle pri-
marie abilità dell’uomo cacciatore e guerriero, abilità trasformatasi successi-
vamente in gioco e attività sportiva collettiva. Ancora oggi, in Europa si ri-
trovano varie tradizioni: in Svizzera, il lancio del bastone, simile al lancio del
giavellotto e il lancio della pietra, che ricorda il lancio del peso; il lancio del
tronco, praticato in Scozia, il varpa sve- Lottatori di yagli.
dese, nel quale si lancia un pesante di-
sco di pietra.

I giochi di lotta, giochi violenti, solita-


mente non sanguinosi se non per inci-
denti involontari, derivano principal-
mente da attività addestrative di tipo
bellico. In Turchia si pratica lo yagli, no-
me che indica il grasso con cui i lottatori
sono soliti ungersi per rendere più diffi-
cile la presa dell’avversario; in Svizzera
la schwingen, dove i lottatori indossano
particolari calzoncini di cuoio; in Giap-
pone il sumo e numerose altre arti mar-
ziali, alcune delle quali, come il karate e
il judo, sono diventati sport olimpici.
12

I giochi di mira, derivanti anch’essi da


abilità addestrate inizialmente per la caccia
e la guerra. A differenza dei giochi di lancio,
in questi giochi la distanza è una variabile
meno valutata, inoltre si fa sempre uso di un
attrezzo. Esistono diverse tradizioni in tutta
l’Europa: in Italia, a Gubbio, ad esempio,
esiste il tiro con la balestra, evoluzione del-
l’arco, quest’ultimo divenuto sport olimpico.
Numerose sono, inoltre, le località dove, in
occasione di feste e sagre paesane, vengono
organizzate giostre in cui, lanciati a cavallo,
bisogna colpire bersagli fissi o mobili. In
Austria e Germania, sono invece diffuse ga-
re in cui si usano armi da fuoco antiche, co-
me gli archibugi. Sull’evoluzione di tali armi
si sono sviluppati gli sport di tiro olimpici,
suddivisi nelle diverse specialità con la pisto-
la e la carabina.

I giochi di acrobazia, che contengono ele-


menti acrobatici ricorrenti in varie attività
tradizionali, in alcuni balli folkoristici, ad
esempio nei balli dei cosacchi, in alcune arti
marziali e nei giochi di lotta orientali. Anche
nella tradizione medievale italiana, nelle feste
patronali e in quelle dei nobili, non sono mai
mancati i “saltimbanchi”, dai quali discende
la tradizione del circo, ancora viva ai giorni
nostri, tradizione cui è sicuramente debitrice
la ginnastica, nelle sue varie discipline.
L’acrobazia come sfida al raggiungimento del
limite, prova di coraggio, esercita un forte fa-
scino per l’uomo che riesce ancora oggi a
produrre nuovi “giochi”. È nota, ad esem-
pio, la prova di coraggio dei giovani maschi
delle isole Vanuatu, nell’oceano Pacifico che,
arrampicandosi su un’altissima struttura di
legno, si legano la caviglie con corde di liane
intrecciate per lanciarsi nel vuoto. Simili tra-
dizioni hanno certamente influenzato il bun-
gee jumping, in cui, in modo del tutto simile,
ci si getta nel vuoto da un viadotto o da una
piattaforma sospesa assicurati a un robusto cavo elastico tramite un’imbracatu-
ra. Particolari, infine, sono le esibizioni di acrobazia collettiva come quelle del-
le piramidi umane in Catalogna o la prova di coraggio della corsa dei tori di
Pamplona in Spagna.

I giochi di corsa non sono solo semplici prove di velocità o resistenza. Nella
tradizione, infatti, si ritrovano anche prove in cui si devono portare pesi, da so-
13

li o in squadra. In Giappone esistono numerose feste in cui si portano in grup-


po costruzioni di legno; in Italia si può ricordare la Corsa dei ceri di Gubbio,
dove si spostano, lungo massacranti salite, altissime costruzioni, dette macchine,
alla cui sommità è posta la statua di un santo. Infine, nelle sagre paesane, si ri-
trova spesso la corsa con i sacchi, una tipica gara di velocità in cui la normale
deambulazione è impedita. Esistono, inoltre, corse sui più vari animali; quelle
sui cavalli rappresentano le antenate della moderna ippica. Corse tradizionali
sono il Palio di Siena e di Asti, che si svolgono su piazze adattate per la corsa dei
cavalli o il Palio di Alba, nel quale a correre sono gli asini. Esistono infine cor-
se su carri o slitte trainate dai cani.

Il Palio di Siena.

I giochi con palle, bocce e birilli si ritrovano in tutti i Paesi del mondo,
poiché la palla è un oggetto usato nei giochi fin dalla più remota antichità. La
palla può essere di varie dimensioni e materiali diversi; può essere usata col-
pendola o lanciandola ed è sempre stata protagonista di assoluto rilievo nel
gioco dell’uomo. La maggior parte degli sport con la palla ha quasi sempre un
antenato diretto o un gioco ispiratore da cui deriva. Il calcio è uno dei giochi
più diffusi e ha una storia molto antica. Alcuni sport tradizionali hanno sa-
puto uscire dal ristretto ambito delle sagre di paese e patronali: è il caso del
pallone elastico, molto diffuso nelle Langhe piemontesi e che si ritrova anche
in Spagna, con la denominazione di pelota.
14

Con palle più pesanti, dalla scarsa capacità di rimbalzo, si praticano il gioco
delle bocce, che può essere considerato anche un gioco di mira, il twirling, in
cui si lanciano dischi di pietra su superfici gelate e il tiro ai birilli, da cui è deri-
vato il bowling.

Lo sport moderno
Tutte queste tradizioni costitui-
scono la base dello sport moder-
no, che ormai ha più di un secolo
di vita e ha saputo superare even-
ti tragici come la Prima e la Se-
conda guerra mondiale, svilup-
pandosi e diffondendosi in tutto
il mondo. L’attività sportiva, da
momento sociale che caratteriz-
zava il tempo libero, è diventata
sempre più un momento di ag-
gregazione, a prescindere da una
sua reale pratica, attraverso la
partecipazione degli individui
agli eventi sportivi in qualità di
spettatori.
Non solo lo sport è riuscito a oc-
cupare spazi sempre più signifi-
cativi nella società, fino a diven-
tare un fattore economico impor-
tantissimo, ma viene usato anche
come mezzo di comunicazione
politica globale. A questo propo-
sito si può ricordare il boicottag-
gio effettuato da alcuni Paesi du-
rante le passate edizioni delle
Olimpiadi, per accusare o pren-
dere posizione nei confronti di
altri Paesi in modo incruento, ma
evidente. Oppure ancora la colo- Alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, il primo e il terzo posto nella gara dei
200 m furono vinti da Tommie Smith e John Carlos, due atleti di colore che
ritura politica di molte frange gareggiavano per gli Stati Uniti. I due, sull’onda del movimento di protesta contro la
estreme del tifo calcistico, che segregazione dei neri negli Usa, misero in atto una protesta non-violenta durante la
cerimonia di premiazione, chinando la testa e alzando i pugni guantati di nero durante
nell’ex Iugoslavia hanno costitui- l’esecuzione dell’inno nazionale statunitense. Smith raccontò in seguito ai giornalisti
to addirittura il nucleo originario che il suo pugno destro alzato rappresentava il potere nero, mentre il pugno sinistro di
di alcune milizie paramilitari che Carlos rappresentava l’unità dei neri d’America. La sciarpa nera avvolta intorno al collo
di Smith simboleggiava l’orgoglio nero, e i calzini neri (senza scarpe) rappresentavano
hanno agito nel Kosovo. la povertà dei neri nell’America razzista. A causa di questa protesta i due atleti
Recentemente, anche sull’onda vennero sospesi dalla loro squadra nazionale, e banditi dal villaggio olimpico. Essi
ricevettero anche minacce di morte rivolte a loro e alle loro famiglie. Tuttavia, il gesto
ecologista e salutista degli ultimi ebbe amplissima risonanza, e costituì una pietra miliare nella storia del movimento
anni, alla diffusione dello sport per i diritti civili dei neri d’America.
inteso tradizionalmente come
agonismo tra atleti, si è aggiunta l’attività sportiva come pratica salutare di man-
tenimento del benessere e della funzionalità fisica. Lo sport ora è praticato an-
che come attività ricreativa non agonistica, con il fine, anch’esso sociale, di mi-
gliorare le condizioni fisiche generali degli individui.
15

A livello internazionale, il massimo ente sportivo è sicuramente il Comitato olim-


pico internazionale (CIO), che organizza le Olimpiadi estive e invernali. Esistono
poi le varie federazioni internazionali, che radunano le federazioni nazionali dei
singoli sport e organizzano i diversi campionati mondiali o continentali; infine le
federazioni nazionali si occupano della diffusione, della regolamentazione e del-
la pratica dello sport agonistico e amatoriale nei singoli Paesi.

Fiaccola accesa sulle Olimpiadi


I XXVII Giochi olimpici dell’era moderna, svoltisi a Sydney in Australia nel
2000, sono stati aperti e conclusi da due grandiose cerimonie, entrambe per-
meate dallo spirito di riconciliazione tra gli aborigeni, antichi abitanti di quel
continente, e la maggioranza bianca di origine anglosassone, discendente dai
primi coloni europei, sbarcati sul territorio austrialiano 200 anni fa. Proprio la
concordia e la comunione tra i popoli rappresentano gli ideali fondamentali su
cui si basa il movimento olimpico, insieme con la sfida sportiva fra atleti, sfida
leale e basata sulle medesime condizioni di partenza.
Nel corso delle ultime edizioni, pressioni economiche e politiche, ma anche nu-
merosi episodi di doping, hanno spesso avuto il sopravvento sui valori sportivi.
Tuttavia, non possiamo certo dimenticare che l’Olimpiade, da molti ritenuta il
maggiore evento sportivo mondiale, non potrebbe certo realizzarsi senza il
contributo economico di sponsorizzazioni, vendita di diritti televisivi e pub-
blicità. Basti pensare che, in media, per ogni atleta in gara sono stati necessa-
ri, per far riferimento a Sydney, altre otto persone tra accompagnatori (diri-
genti, allenatori, preparatori atletici ecc.), sorveglianti, giornalisti, volontari
addetti a controlli e assistenza, oltre alla spesa di circa 500 000 euro per allog-
gi e infrastrutture. Si tratta dunque di conciliare le esigenze economiche dello
sport praticato ad alti livelli con gli ideali che si richiamano ai Giochi olimpici
dell’antichità.
Ancora oggi, i Giochi olimpici iniziano con l’accensione della fiaccola, portata
dai tedofori con una staffetta che prende avvio dal luogo dove si sono conclusi
i giochi precedenti per giungere a quello dove si svolgerà l’edizione successiva.
Questo è un tributo alle antiche Olimpiadi che si disputarono dal 776 a.C. al
393 d.C., in Grecia, a Olimpia, città dedicata a Zeus. Dovettero trascorrere più
di millecinquecento anni prima che venissero ripristinate.
Nel 1894, Pierre de Coubertin, un giovane barone francese appassionato di
sport, fondò il Comitato internazionale olimpico (CIO); due anni dopo, nel
1896, si disputarono ad Atene i primi Giochi olimpici dell’era moderna. A par-
tire da quell’anno, i Giochi olimpici furono organizzati regolarmente con ca-
denza quadriennale, con solo tre interruzioni a causa delle due guerre mondia-
li, nel 1916, 1940 e 1944.
Le Olimpiadi sono state un elemento fondamentale per lo sviluppo e l’evoluzio-
ne sportiva mondiale. Lo stimolo costante del CIO ha portato alla realizzazione di
nuove tecniche e materiali, nel tentativo di stabilire sempre nuovi record. Nel se-
condo dopoguerra, le Olimpiadi hanno inoltre rappresentato per molti Paesi,
in modo particolare per quelli in via di sviluppo, l’occasione per affermarsi e sa-
lire alla ribalta mondiale. Le Olimpiadi sono uno degli eventi più importanti e
seguiti al mondo, costituiscono ancora un momento di solidarietà fra gli indivi-
dui e di unione fra i popoli, anche di Paesi che normalmente sono divisi e in at-
trito tra loro.
16

Storia delle Olimpiadi moderne (da notare il progressivo miglioramento di tempi e misure)

Olimpiadi moderne Risultati dei vincitori

100 m salto in alto salto in lungo maratona nuoto 100 s.l.


anno luogo avvenimenti storici
m f m f m f m f m f
I Atene dopo un viaggio di 1300 km, 12 s – 1,81 m – 6,35 m – 2 h 58 min – 1 min 22,2 s –
1896 (Grecia) quasi tutti a piedi, l’italiano Airoldi
è accusato di professionismo e
non ammesso ai giochi

II Parigi è l’Olimpiade in onore del creatore 11 s – 1,90 m – 7,18 m – 2 h 59 min – 2 min 25,2 s –
1900 (Francia) delle Olimpiadi moderne: Pierre 200 m s.l.
de Coubertin

III Saint-Louis il vincitore della maratona è squa- 11 s – 1,80 m – 7,34 m – 3 h 28 min – 1 min 2,8 s –
1904 (USA) lificato perché… ha approfittato 100 y
di un passaggio in auto

IV Londra l’italiano Dorando Petri vince la 10,8 s – 1,90 m – 7,48 m – 2 h 55 min – 1 min 5,6 s –
1908 (Inghilterra) maratona, ma viene squalificato
perché negli ultimi metri è sorret-
to dai giudici

V Stoccolma nel nuoto vengono ammesse le 10,8 s – 1,93 m – 7,15 m – 2 h 32 min – 1 min 3,4 s 1 min 13,6 s
1912 (Svezia) donne

VI Berlino non disputata – – – – – – – – – –


1916 (Germania) I guerra mondiale

VII Anversa per la prima volta una donna 10,8 s – 1,93 m – 7,15 m – 2 h 32 min – 1 min 1,4 s 1 min 24,1 s
1920 (Belgio) italiana partecipa alle Olimpiadi
nel tennis

VIII Parigi l’interprete del film di Tarzan, 10,6 s – 1,98 m – 7,44 m – 2 h 41 min – 59 s 1 min 12,4 s
1924 (Francia) John Weissmuller, vince i 100 m
e i 200 m nuoto s.l.

IX Amsterdam partecipano anche le donne nel- 10,8 s 12,2 s 1,94 m 1,59 m 7,73 m – 2 h 32 min – 58,6 s 1 min 11 s
1928 (Olanda) l’atletica

X Los Angeles Luigi Beccali (Italia) vince la meda- 10,3 s 11,9 s 1,97 m 1,65 m 7,64 m – 2 h 31 min – 58,2 s 1 min 6,8 s
1932 (USA) glia d’oro nei 1500 m

XI Berlino Ondina Valla è la 1a italiana a 10,3 s 11,5 s 2,03 m 1,60 m 8,06 m – 2 h 29 min – 57,6 s 1 min 5,9 s
1936 (Germania) vincere una medaglia d’oro negli
80 m ostacoli.
Il nero Jesse Owens vince 4 me-
daglie d’oro, ma Hitler rifiuta di
assistere alla premiazione

XII Tokyo non disputata per lo scoppio della – – – – – – – – – –


1940 (Giappone) II guerra mondiale

XIII Londra non disputata per la II guerra – – – – – – – – – –


1944 (Inghilterra) mondiale

XIV Londra rinascita dello sport olimpico 10,3 s 11,9 s 1,98 m 1,68 m 7,82 m 5,69 m 2 h 34 min – 57,3 s 1 min 6,3 s
1948 (Inghilterra) dopo gli orrori della guerra

XV Helsinki per la prima volta partecipano i 10,4 s 11,5 s 2,04 m 1,67 m 7,57 m 6,24 m 2 h 23 min – 57,4 s 1 min 6,8 s
1952 (Finlandia) sovietici. Il cecoslovacco Zatopek
vince i 5000 m, i 10000 m e la
maratona

XVI Melbourne crisi URSS - Ungheria: carri armati 10,5 s 11,5 s 2,12 m 1,76 m 7,83 m 6,35 m 2 h 25 min – 55,4 s 1 min 1,2 s
1956 (Australia) a Budapest; crisi di Suez; minac-
ce sull’Olimpiade
17

Storia delle Olimpiadi moderne (da notare il progressivo miglioramento di tempi e misure)

Olimpiadi moderne Risultati dei vincitori

100 m salto in alto salto in lungo maratona nuoto 100 s.l.


anno luogo avvenimenti storici
m f m f m f m f m f
XVII Roma riprese in diretta TV per tutto il 10,2 s 11 s 2,16 m 1,85 m 8,12 m 6,36 m 2 h 16 min – 55,2 m 1 min 1,2 s
1960 (Italia) mondo; record di medaglie d’oro
per l’Italia (13)

XVIII Tokyo grandi innovazioni tecnologiche; 10 s 11,4 s 2,18 m 1,90 m 8,07 m 6,76 m 2 h 12 min – 53,4 s 59,5 s
1964 (Giappone) 93 Paesi partecipanti, immagini
TV via satellite;
dominio USA e URSS

XIX Città del contestazioni studentesche con- 9,95 s 11,8 s 2,24 m 1,82 m 8,90 m 6,82 m 2 h 20 min – 52,2 s 1 min
1968 Messico tro il governo messicano;
(Messico) protesta degli atleti neri america-
ni contro il razzismo;
nasce lo stile Fosbury nel salto in
alto (dorsale)

XX Monaco attentato terroristico palestinese 10,14 s 11,7 s 2,23 m 1,92 m 8,24 m 6,78 m 2 h 12 min – 51,22 s 58,59 s
1972 (Germania) al villaggio olimpico degli israelia-
ni: 9 atleti uccisi; nel nuoto Mark
Spitz (USA) vince 7 medaglie d’oro

XXI Montreal i Paesi africani abbandonano 10,6 s 11,8 s 2,25 m 1,93 m 8,35 m 6,72 m 2 h 09 min – 49,99 s 55,65 s
1976 (Canada) l’Olimpiade per protesta contro la
Nuova Zelanda che ha rapporti
sportivi con il Sudafrica

XXII Mosca atleti USA assenti per protesta 10,25 s 11,6 s 2,36 m 1,97 m 8,54 m 7,06 m 2 h 11 min – 50,40 s 54,79 s
1980 (Russia) contro l’invasione sovietica in
Afghanistan;
molti Paesi concordi con USA

XXIII Los Angeles no dei sovietici per le scarse 9,99 s 10,97 s 2,35 m 2,02 m 8,54 m 6,96 m 2 h 09 min 2 h 24 min 49,80 s 55,92 s
1984 (USA) misure di sicurezza;
i Paesi concordi con l’URSS dicono
no all’Olimpiade

XXIV Seul USA e URSS presenti; solo Cuba 9,92 s 10,54 s 2,38 m 2,03 m 8,72 m 7,40 m 2 h 10 min 2 h 25 min 48,63 s 54,93 s
1988 (Corea) boicotta
Ben Johnson vincitore dei 100 m
in 9,79 s viene squalificato per
doping (anabolizzanti)

XXV Barcellona fine del dilettantismo olimpico; 9,96 s 10,82 s 2,34 m 2,02 m 8,67 m 7,14 m 2 h 13 min 2 h 32 min 49,02 s 54,64 s
1992 (Spagna) le medaglie dei vincitori sono
interamente d’oro

XXVI Atlanta centenario dei Giochi moderni: gli 9,48 s 10,94 s 2,39 m 2,05 m 8,50 m 7,12 m 2 h 12 min 2 h 26 min 48,74 s 54,50 s
1996 (USA) sponsor non permettono che i
giochi si disputino ad Atene;
tutte le gare sono aperte ai
professionisti

XXVII Sidney per le Olimpiadi del Terzo Millen- 9,87 s 10,75 s 2,35 m 2,01 m 8,55 m 6,99 m 2 h 10 min 2 h 23 min 48,30 s 53,83 s
2000 (Australia) nio, l’Australia batte la concorren-
za di Pechino

XVIII Atene sconfitta nella candidatura per i 9,85 s 10,93 s 2,36 m 2,06 m 8,59 m 7,07 m 2 h 10 min 2 h 26 min 48,17 s 53,84 s
2004 (Grecia) giochi del centenario, Atene ospita
per la seconda volta le Olimpiadi

XIX Pechino il popolo tibetano protesta con- 9,69 s 10,78 s 2,36 m 2,05 m 8,34 m 7,04 m 2 h 06 min 2 h 26 min 47,21 s 53,12 s
2008 (Cina) tro il governo cinese; nel nuoto
Michael Phelps (USA) batte il
record di Spitz (Monaco ‘72)
e vince 8 medaglie d’oro

XX Londra
2012 (Gran
Bretagna)
18

Torino 2006: XX Giochi olimpici invernali


Dal 10 al 26 febbraio 2006 l’Italia ospiterà la XX
edizione dei Giochi olimpici invernali, nota come
“Torino 2006” in quanto tutte le località di gara
nonché le varie strutture di supporto saranno si-
tuate nel capoluogo piemontese e nelle vicine
montagne. Dopo Salt Lake City, al centro dei
giochi invernali ci sarà di nuovo una grande cit- ™
tà, anziché una nota località sciistica come era
avvenuto nelle precedenti edizioni. Pur essendo
una metropoli industriale, Torino ha da sempre
una vocazione montana, essendo situata allo
sbocco delle vicine valli alpine: qui sono nati lo Il sistema olimpico
sci e l’alpinismo, è stato fondato il Club alpino
italiano, sono sorte le più note riviste di monta- Torino 2006 è un esempio della complessità dei
gna. Nel 1896 lo sciatore e industriale Adolf moderni giochi olimpici, che attirano molteplici
Kind fu il primo a portare un paio di sci a Torino interessi sportivi, economici, culturali e sociali.
dalla Svizzera, raccogliendo poi intorno a sé un L’organizzazione sportiva è affidata al TOROC (To-
gruppo di entusiasti pionieri che furono i fonda- rino Organising Commettee), mentre l’Agenzia
tori del primo sci club italiano, lo Ski club torino Torino 2006 si occupa di costruire, riadattare e
(1901). Nel 1912 sorse nei pressi di Sauze gestire le strutture necessarie. Verranno costrui-
d’Oulx, una delle sedi di gara di Torino 2006, la ti tre Villaggi Olimpici per ospitare i circa 2500
prima capanna alpina costruita come rifugio per atleti e accompagnatori attesi, oltre a cinque Vil-
sciatori. Le Alpi del Piemonte e della Valle d’Ao- laggi Media per giornalisti e operatori della co-
sta iniziarono a essere percorse anche dalle pri- municazione. La rete viaria della città e dintorni
me escursioni scialpinistiche, che si spinsero a sarà aggiornata e alcune aree e strutture dis-
quote sempre più alte. In questi luoghi nel 1915 messe saranno recuperate, come i vecchi merca-
su iniziativa dello storico Ski club vennero istitui- ti generali e il Lingotto, storica fabbrica d’auto-
ti i Corsi sciatori per le truppe alpine, a cui ebbe mobili della FIAT, al cui interno verranno creati un
modo di partecipare all’epoca del secondo con- modernissimo centro stampa internazionale e un
flitto mondiale anche lo scrittore Mario Rigoni centro multimediale. L’aspetto culturale è sotto-
Stern (l’autore de Il sergente nella neve). lineato dal calendario di eventi programmati nel-
Alla fine degli anni Trenta sul Colle di Sestrière, l’ambito dell’iniziativa “Torino Città delle Alpi”:
un passo a 2000 metri circondato da montagne mostre d’arte, rassegne cinematografiche, con-
dove esistevano solo un piccolo albergo e una certi. Sul territorio interessato dai Giochi saranno
casa cantoniera, fu realizzata una grande sta- inoltre sviluppati, in accordo con gli Enti locali,
zione invernale su iniziativa della famiglia programmi ambientali di accompagnamento
Agnelli, prendendo a modello i centri svizzeri, dell’evento olimpico, con l’obiettivo di promuo-
austriaci e bavaresi ammirati da Edoardo Agnel- vere lo sviluppo sostenibile delle aree anche do-
li, appassionato sciatore. In questa epoca ven- po la manifestazione sportiva.
nero costruite le prime funivie, all’avanguardia I Giochi olimpici moderni sono anche un banco
per il tempo, e le due famose torri-albergo con di prova delle ultime scoperte tecnologiche: ne-
rampe elicoidali interne che caratterizzano il pa- la fabbricazione degli sci per discesa e slalom,
norama del Sestrière. Con il passare degli anni si dopo l’innovazione delle forme sciancrate, si
trasformò da stazione d’élite rivale di Saint Mo- sta sperimentando l’uso di fibre di ceramica
ritz a centro per lo sci di massa, contribuendo ad straordinariamente resistenti e adattabili alle
allargare la pratica di questo sport a fasce sem- vibrazioni. Nel campo dell’abbigliamento, i
pre più ampie della popolazione e ospitando al- nuovi tessuti polimerici delle tute a fronte di
cune delle più importanti manifestazioni sportive una minore resistenza all’attrito mantengono i
sciistiche nazionali. Le sue nevi sono state per- necessari standard di sicurezza. Nello sci di fon-
corse dai nomi più leggendari dello sci italiano: do si stanno già usando attrezzi a base allarga-
Zeno Colò, Gustav Thoeni, Piero Gros, Alberto ta e struttura interna a nido d’ape, per garanti-
Tomba, Deborah Compagnoni. re insieme flessibilità, leggerezza e resistenza.
19

Anche negli scarponcini per lo sci da fondo e I Giochi paraolimpici invernali


per il pattinaggio si stanno utilizzando piastre di
carbonio per migliorare il trasferimento veloce Dal 10 al 19 marzo 2006 si svolgeranno nelle lo-
dell’energia e assicurare completa contenzione calità olimpiche i “giochi paralleli” per atleti dis-
al piede. Una delle più note industrie locali pos- abili. Il marchio della paraolimpiade richiama
siede un Centro di ricerche aerodinamiche con una figura umana e le tre gocce simbolizzano il
una galleria del vento in scala naturale, nata per corpo, la mente e lo spirito. Verde, azzurro e ros-
le ricerche nel settore automobilistico e poi uti- so, i colori scelti per il logo, richiamano il colore
lizzata anche per affinare l’aerodinamicità del- sportivo nazionale italiano (azzurro), la natura
l’insieme atleta-attrezzo nelle discipline di velo- (verde) e la passione (rosso) che immancabil-
cità. In questa struttura una grande elica spinge mente sprigionano questi atleti. Gli sport prati-
a oltre 100 km/h una corrente d’aria verso il cati saranno: biathlon, hockey con slittino, sci di
mezzo o l’atleta, mentre sensori computerizzati fondo, sci alpino, curling su carrozzina.
registrano i flussi del fluido e le forze in gioco.

Le gare
Le cerimonie di apertura e chiusura saranno
ospitate a Torino nello Stadio delle Alpi. Le ga-
re si svolgeranno in sette diversi Comuni del to-
rinese, con altri due Comuni sedi di allenamen-
ti, e dureranno 17 giorni. Complessivamente
saranno in palio 78 medaglie in 15 diversi
sport: biathlon, bob, combinata nordica, cur-
ling, freestile, hockey su ghiaccio, pattinaggio
artistico, pattinaggio di velocità, salto, sci alpi-
no, sci di fondo, short-track, skeleton, slittino,
snowboard. Sciatore nella galleria del vento.
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Interesse per lo sport


Le attività sportive in genere rappresentano ormai una parte im-
portante della vita della società contemporanea, sia per le risorse
economiche che coinvolgono, sia per l’interesse che suscitano nel
pubblico. Lo testimonia il grande spazio dedicato a tali attività su
qualsiasi moderno mezzo di comunicazione: tutti i quotidiani de-
dicano numerose pagine allo sport, nelle emittenti televisive pub-
bliche e private non mancano trasmissioni sportive, su Internet
proliferano siti dedicati interamente allo sport e alle varie disci-
pline in cui esso si suddivide.
Lo sport ha dunque un ruolo socialmente rilevante e si è sviluppa-
to nel corso dei secoli in modo complesso, diventando un elemen-
to di attrazione per svariate attività umane, che di volta in volta vi
hanno colto motivi di interesse scientifico, sociale, economico e
politico. La scienza, in particolare, si è sempre molto interessata
all’attività sportiva, poiché essa offre l’opportunità di studiare il
comportamento dell’uomo in situazioni limite. E proprio per per-
mettere all’essere umano di migliorare le sue prestazioni in tali situazioni, diver-
se discipline, come la fisiologia, la dietetica, la traumatologia, la psicologia, la
scienza dei materiali, l’ergonomia hanno dedicato grande attenzione allo sport.
Anche l’industria della comunicazione e dello spettacolo trova nello sport un
ottimo prodotto, poiché esso attira con facilità l’attenzione del grande pubbli-
co, favorendo così il contatto e i consumi. Non ultima, anche la politica si è in-
teressata allo sport, come mezzo per azioni di stampo diplomatico o, più sem-
plicemente, per sviluppare e attirare il consenso.
La diffusione degli ideali sportivi di lealtà, preparazione fisica, ricerca costante
del miglioramento rappresentano sicuramente un elemento positivo per la so-
cietà; tuttavia occorre sottolineare come lo sport sia anche veicolo di elementi
negativi: si pensi, ad esempio, al tifo esasperato, soprattutto nel calcio, che tal-
volta ha manifestazioni violente, spesso volgari e provocatorie, con fenomeni
di grande aggressività nei confronti dell’avversario, che diventa così esclusiva-
mente un “nemico” da sconfiggere, da eliminare. Da tali comportamenti scatu-
riscono forti tensioni che spesso recano grave turbativa all’ordine pubblico, sfo-
ciando a volte in veri e propri atti criminali. Un altro elemento fortemente ne-
gativo è il doping, usato come mezzo per vincere a ogni costo, così da raggiun-
gere con maggiore facilità, ma disonestamente, tutti i benefici sociali che ven-
gono elargiti al vincitore: stima, notorietà e, in alcuni sport, ricchezza.

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