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I pugili; affresco
dall’isola di Thera.
Anfiteatro
di Pompei.
Le Olimpiadi antiche
Le origini dei Giochi olimpici si perdono nei tempi più remoti, quando la manifestazione aveva proba-
bilmente le caratteristiche di festa religiosa o di rito funebre. Successivamente si svolsero in onore
del dio Zeus (Giove) nella città greca di Olimpia, da cui presero il nome.
A partire dal 776 a.C., ritenuto tradizionalmente l’anno di inizio dei Giochi, si cominciò ad annotare
il nome e la città di origine di ogni atleta vittorioso. Il conto del tempo fu da allora basato sulle Olim-
piadi, che si disputarono regolarmente ogni quattro anni, nel mese di agosto.
Dapprima i Giochi ebbero solo un carattere locale, ma con il passare del tempo la cerchia dei par-
tecipanti crebbe sempre di più, fino a coinvolgere tutto il mondo ellenico. Giochi simili si svolsero an-
che in altre città greche, come Delfi, Corinto e Nemea; nessuna di queste manifestazioni riuscì pe-
rò a eguagliare la fama e l’importanza delle Olimpiadi.
Questo successo fu facilitato anche dalla tregua per le guerre, proclamata qualche settimana prima
dell’inizio delle gare a tutela degli ospiti; la natura sacra di Olimpia garantiva l’assoluta inviolabilità del-
la pace durante i Giochi.
Nelle prime edizioni si disputò una sola gara, quella della corsa dello stadio (lo stadio era un’unità di
misura pari a circa 191 m), che veniva praticata su una pista in terra battuta. Quando poi si inizia-
rono a costruire edifici destinati alla pratica sportiva, per la dimensione maggiore si scelse quella che
consentiva di correre in linea la gara di corsa veloce, quella sullo stadio, e stadio si chiamò anche tut-
ta la costruzione, compresi gli spalti per gli spettatori.
Con il passare degli anni, alla corsa si aggiunsero altre discipline, che si possono così suddividere:
– atletica leggera (corse veloci e di resistenza, corsa con le armi, pentathlon);
– sport di combattimento (pugilato, lotta e “pancrazio”, uno scontro senza esclusione di colpi, in cui
erano vietati solo i morsi;
– sport ippici (gare a cavallo o con i carri).
Alle gare accedevano solo gli atleti migliori, selezionati nella fase preparatoria, che si affrontavano in
eliminatorie, semifinali e finali; i confronti erano sempre a eliminazione diretta e non venivano stilate
classifiche. Contava solo la vittoria: arrivare secondo era una sconfitta, in quanto non si teneva con-
to del valore della prestazione sotto forma di tempi o punteggi.
Nel pentathlon, la gara composta di cinque esercizi (lancio del disco e del giavellotto, salto in lungo,
corsa dello stadio e lotta), valeva il principio della triplice vittoria: era cioè dichiarato vincitore l’atleta
che si trovava in testa in tre delle cinque discipline.
Gli atleti gareggiavano nudi e usavano cospargersi il corpo di olio prima della prestazione. Le com-
petizioni erano accesissime, tra le urla di incitamento di allenatori e tifosi. Se qualche atleta infran-
geva il regolamento, veniva punito dai giudici con frustate o in casi estremi con la squalifica.
I vincitori venivano premiati l’ultimo giorno, durante una solenne cerimonia, con una corona di fron-
de tagliate dall’ulivo sacro a Zeus; lauti banchetti e festeggiamenti concludevano la manifestazione.
Grandi onori e ricompense attendevano poi gli atleti vittoriosi, al ritorno in patria; una vittoria olimpi-
ca era infatti motivo di grande vanto per ogni città greca, che vedeva così accresciuto il proprio pre-
stigio in tutto il mondo ellenico.
Per il primo secolo e mezzo i Giochi furono dominati dagli atleti di Sparta. Gli abitanti di questa città
ricevevano un duro addestramento militare fin dalla prima infanzia e, in occasione delle gare, questo
continuo allenamento li aiutava a prevalere anche in campo sportivo. Con il passare dei secoli, altre
città greche divenute economicamente e politicamente dominanti cercarono di affermarsi nello sport.
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Finanziati dallo Stato, atleti della Grecia e delle principali colonie elleniche si prepararono per prevale-
re nelle varie discipline atletiche, perfezionando la tecnica e l’allenamento specifico per ogni sport. Si
passò così da un’affermazione del valore fisico globale, ottenuto con una preparazione militare, a quel-
la della abilità tecnica e di particolari doti atletiche, raggiunte tramite uno specifico allenamento.
La storia delle Olimpiadi dell’antichità termina nel 393 d.C., dopo oltre 1100 anni, con la proibizione
dei Giochi, ritenuti “pagani” dall’imperatore romano Teodosio.
I Romani
Nell’antica Roma la preparazione fisica dei giovani era tenuta in grande consi-
derazione, soprattutto come preparazione all’attività militare. I legionari romani
erano infatti noti per la capacità di marciare a tappe sostenute, portando con sé
Rilievo attico
non solo l’armamento ma anche tutto il necessario per predisporre accampa- arcaico che
menti e sostenere le truppe. Dopo aver marciato, ogni soldato doveva svolgere raffigura due
un’altra particolare attività, ad esempio taglialegna, falegname, fabbro, cuoco, lottatori nel
momento
addetto agli animali: tutto ciò richiedeva necessariamente un fisico forte e ben di massima
allenato. Sempre in prospettiva bellica, le tensione.
attività sportive più praticate erano quelle
di combattimento o comunque utili in
guerra: lotta, pugilato, lancio del giavellotto,
corse con i cavalli o con i carri. Dalla tradizio-
ne greca dei ginnasi derivarono le palestre,
edifici porticati con cortile interno dedicati
alla pratica di esercizi fisici; solitamente a
fianco di questi edifici si trovavano delle
terme con funzioni di bagni pubblici, in cui
i frequentatori delle palestre potevano la-
varsi e rinfrescarsi. Ispirandosi all’architet-
tura dei teatri greci di forma emisferica,
i Romani crearono un nuovo tipo di edificio,
l’anfiteatro (teatro doppio), in cui la struttura
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Il Medioevo
La decadenza e la fine dell’Impero Romano d’Occidente, le invasioni barbari-
che e la diffusione del cristianesimo segnarono la fine delle attività fisiche e
sportive, così come erano state concepite e praticate nel mondo antico. La fine
del dominio di Roma comportò la disgregazione di tutta la struttura organizza-
tiva alla base delle attività di palestra e circensi. Non esistendo più un esercito
organizzato, venne meno anche l’esigenza di una preparazione fisica a scopo
militare. La rovina economica non consentì alla popolazione di occuparsi d’al-
tro che delle necessità primarie di sussistenza. L’avvento dei barbari determinò
anche una prevalenza delle tradizioni e della cultura di questi sulle popolazio-
ni dominate. Il cristianesimo, che predicava la prevalenza dello spirito sul cor-
po, si diffuse largamente dal 350 d.C. e contribuì alla visione delle attività spor-
tive come uno dei riti tipici del paganesimo e come tali da evitare e condanna-
re. Non che il popolo non praticasse più alcuna forma di pratica fisica a scopo
ricreativo, ma venne a mancare l’organizzazione e il riconoscimento pubblico.
Da attività ufficiale degna di grande considerazione, l’attività fisica e sportiva di-
venne un passatempo paesano, disprezzato se non proprio proibito. Nonostante le
scarse notizie sull’epoca, alcune testimonianze narrano di incontri di lotta, di gio-
chi di piazza, di attività acrobatiche, di salto in lungo e in alto e di lanci, come quel-
lo della pietra praticato ancora oggi nel Sud della Spagna. Nel Medioevo le piazze
dei borghi e dei comuni divennero sempre più luoghi d’incontro per saltimbanchi
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Il Rinascimento
La riscoperta della cultura classica portò anche alla rivalutazione dello sport
come attività non solo spettacolare, ma anche di grande rilevanza formativa ed
educativa. L’Umanesimo, con l’attenzione focalizzata sull’essere umano, tornò
a considerare l’importanza anche dell’aspetto fisico oltre a quello culturale
e spirituale. Nacquero le prime scuole per la preparazione fisica e si stamparono
i primi testi sull’argomento. Risalgono all’epoca anche i primi trattati di igiene,
in cui si insegnava il portamento, la cura del corpo, l’attenzione all’alimentazio-
ne, la pratica di massaggi. Siamo agli albori dello sport inteso come mezzo per
migliorare la salute. A Mantova, sotto la dinastia dei Gonzaga, venne fondata una
scuola in cui si insegnava anche l’attività fisica all’aperto. Lo sport tornò così a dif-
fondersi in molte città e a svilupparsi con la nascita di nuovi giochi.
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La partenza del
miglio in un
incontro di fine
Ottocento tra
i college di Oxford
e Cambridge.
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Nacquero, inoltre, i giochi di squadra, come il calcio e il rugby, mentre nei lanci,
i salti, le corse, si stabilirono con precisione le misure, le distanze, i pesi, le tecniche
di esecuzione. Questa standardizzazione delle attività ludiche permise la diffusio-
ne delle attività sportive in vari ambienti, anche esterni ai college.
Nella nascente società industriale, i momenti ricreativi in cui si svolgevano gio-
chi e “divertimenti” ottennero così un loro spazio sociale ben stabilito – il tem-
po libero appunto – che permise allo sport di distinguersi dai momenti di festa
tradizionali, spesso religiosi, e di assumere una forma autonoma di esecuzione
e fruizione, anche attraverso l’istituzione di tornei e campionati.
Infatti, man mano che si affermava la pratica di sport e giochi codificati in re-
gole condivise, lo sport assumeva una propria dignità, dando luogo a momenti
in cui le classi sociali alte e popolari – che fino a quel momento avevano avuto
distinti momenti ludici con propri giochi ben definiti – iniziarono a confron-
tarsi tra loro, soprattutto nella pratica di sport di squadra con la palla, determi-
nando un momento di uguaglianza, con un effetto di blanda democratizzazio-
ne nella società europea del tempo.
Questa tendenza si sarebbe concretizzata con l’istituzione delle prime Olimpia-
di dell’era moderna (1896), dove tutto quello che si era fino a quel momento
spontaneamente formato avrebbe trovato una sua collocazione, la modalità di
esecuzione dei diversi sport sarebbe diventata universale grazie alla regolamen-
tazione olimpica.
Ebbe inizio così la burocratizzazione dello sport, attraverso la formazione di fede-
razioni sportive aventi lo scopo di organizzarlo e governarlo; con il motto “non
importa vincere, l’importante è partecipare”, si sarebbe rafforzata invece la spin-
ta alla socializzazione e all’uguaglianza. Nacque così lo sport moderno.
nelle scuole. Nel 1859 fu deliberata la legge Casati, che stabiliva l’obbligo del-
l’insegnamento della “ginnastica militare” negli istituti di istruzione secondaria;
successivamente, nel 1878, su iniziativa del ministro De Sanctis, presso la Reale
Società ginnastica di Torino fu istituito il primo corso magistrale a carattere uf-
ficiale. Nello stesso anno, si sancì il superiore valore educativo dell’insegna-
mento dell’educazione fisica rispetto all’insegnamento della disciplina militare.
Nel 1884, a Roma, sotto la vigilanza del ministero della Pubblica Istruzione, fu
aperta la prima vera Scuola di ginnastica. Nel 1902, alla creazione di una Com-
missione internazionale permanente per l’Educazione fisica fece seguito in Italia
la costituzione di una Commissione nazionale, che espresse un parere forte-
mente negativo sulla situazione dell’Educazione fisica nel Paese. I docenti rice-
vevano retribuzioni modeste, le ore d’insegnamento erano poche e le strutture
quasi totalmente assenti. Nel 1909 fu così approvata la legge Daneo, che stabilì
l’aumento delle ore di lezione, l’ampliamento dei programmi e la preparazione
dei docenti, basata anche su princìpi di anatomia e fisiologia.
Dopo la Prima guerra mondiale, con la legge Gentile del 1923, si ebbe un for-
te ripensamento nei confronti dell’insegnamento dell’attività sportiva nelle
scuole: l’Educazione fisica venne scorporata dai programmi dell’istruzione se-
condaria (anche se rimase nel programma per le scuole elementari e per gli isti-
tuti magistrali), per essere realizzata in autonomia presso le società ginnastiche
e sportive designate a questo scopo dall’Ente nazionale per l’educazione fisica
(ENEF) che, sotto il controllo del ministero della Pubblica Istruzione, fu anche
autorizzato alla preparazione del proprio personale docente. Nel 1927, l’inse-
gnamento dell’Educazione fisica passò dall’ENEF all’Opera nazionale balilla
(ONB), per l’insegnamento ai ragazzi dai sei ai diciassette anni, mentre nel 1937
la responsabilità passò alla Gioventù italiana del littorio (GIL). La caduta del fa-
scismo, nel 1943, e la fine della Seconda guerra mondiale sancirono la scom-
parsa della GIL.
Nel secondo dopoguerra furono approvati i nuovi programmi e l’Educazione
fisica ritornò a essere amministrata dal ministero della Pubblica Istruzione. In-
fine, nel 1958, fu approvata la legge 88, che stabilì i punti cardine dell’ordina-
mento, operanti ancora oggi, anche se riformati a più riprese negli ultimi anni.
Esercizi ginnici di
Piccole italiane in
epoca fascista.
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I giochi di corsa non sono solo semplici prove di velocità o resistenza. Nella
tradizione, infatti, si ritrovano anche prove in cui si devono portare pesi, da so-
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Il Palio di Siena.
I giochi con palle, bocce e birilli si ritrovano in tutti i Paesi del mondo,
poiché la palla è un oggetto usato nei giochi fin dalla più remota antichità. La
palla può essere di varie dimensioni e materiali diversi; può essere usata col-
pendola o lanciandola ed è sempre stata protagonista di assoluto rilievo nel
gioco dell’uomo. La maggior parte degli sport con la palla ha quasi sempre un
antenato diretto o un gioco ispiratore da cui deriva. Il calcio è uno dei giochi
più diffusi e ha una storia molto antica. Alcuni sport tradizionali hanno sa-
puto uscire dal ristretto ambito delle sagre di paese e patronali: è il caso del
pallone elastico, molto diffuso nelle Langhe piemontesi e che si ritrova anche
in Spagna, con la denominazione di pelota.
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Con palle più pesanti, dalla scarsa capacità di rimbalzo, si praticano il gioco
delle bocce, che può essere considerato anche un gioco di mira, il twirling, in
cui si lanciano dischi di pietra su superfici gelate e il tiro ai birilli, da cui è deri-
vato il bowling.
Lo sport moderno
Tutte queste tradizioni costitui-
scono la base dello sport moder-
no, che ormai ha più di un secolo
di vita e ha saputo superare even-
ti tragici come la Prima e la Se-
conda guerra mondiale, svilup-
pandosi e diffondendosi in tutto
il mondo. L’attività sportiva, da
momento sociale che caratteriz-
zava il tempo libero, è diventata
sempre più un momento di ag-
gregazione, a prescindere da una
sua reale pratica, attraverso la
partecipazione degli individui
agli eventi sportivi in qualità di
spettatori.
Non solo lo sport è riuscito a oc-
cupare spazi sempre più signifi-
cativi nella società, fino a diven-
tare un fattore economico impor-
tantissimo, ma viene usato anche
come mezzo di comunicazione
politica globale. A questo propo-
sito si può ricordare il boicottag-
gio effettuato da alcuni Paesi du-
rante le passate edizioni delle
Olimpiadi, per accusare o pren-
dere posizione nei confronti di
altri Paesi in modo incruento, ma
evidente. Oppure ancora la colo- Alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, il primo e il terzo posto nella gara dei
200 m furono vinti da Tommie Smith e John Carlos, due atleti di colore che
ritura politica di molte frange gareggiavano per gli Stati Uniti. I due, sull’onda del movimento di protesta contro la
estreme del tifo calcistico, che segregazione dei neri negli Usa, misero in atto una protesta non-violenta durante la
cerimonia di premiazione, chinando la testa e alzando i pugni guantati di nero durante
nell’ex Iugoslavia hanno costitui- l’esecuzione dell’inno nazionale statunitense. Smith raccontò in seguito ai giornalisti
to addirittura il nucleo originario che il suo pugno destro alzato rappresentava il potere nero, mentre il pugno sinistro di
di alcune milizie paramilitari che Carlos rappresentava l’unità dei neri d’America. La sciarpa nera avvolta intorno al collo
di Smith simboleggiava l’orgoglio nero, e i calzini neri (senza scarpe) rappresentavano
hanno agito nel Kosovo. la povertà dei neri nell’America razzista. A causa di questa protesta i due atleti
Recentemente, anche sull’onda vennero sospesi dalla loro squadra nazionale, e banditi dal villaggio olimpico. Essi
ricevettero anche minacce di morte rivolte a loro e alle loro famiglie. Tuttavia, il gesto
ecologista e salutista degli ultimi ebbe amplissima risonanza, e costituì una pietra miliare nella storia del movimento
anni, alla diffusione dello sport per i diritti civili dei neri d’America.
inteso tradizionalmente come
agonismo tra atleti, si è aggiunta l’attività sportiva come pratica salutare di man-
tenimento del benessere e della funzionalità fisica. Lo sport ora è praticato an-
che come attività ricreativa non agonistica, con il fine, anch’esso sociale, di mi-
gliorare le condizioni fisiche generali degli individui.
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Storia delle Olimpiadi moderne (da notare il progressivo miglioramento di tempi e misure)
II Parigi è l’Olimpiade in onore del creatore 11 s – 1,90 m – 7,18 m – 2 h 59 min – 2 min 25,2 s –
1900 (Francia) delle Olimpiadi moderne: Pierre 200 m s.l.
de Coubertin
III Saint-Louis il vincitore della maratona è squa- 11 s – 1,80 m – 7,34 m – 3 h 28 min – 1 min 2,8 s –
1904 (USA) lificato perché… ha approfittato 100 y
di un passaggio in auto
IV Londra l’italiano Dorando Petri vince la 10,8 s – 1,90 m – 7,48 m – 2 h 55 min – 1 min 5,6 s –
1908 (Inghilterra) maratona, ma viene squalificato
perché negli ultimi metri è sorret-
to dai giudici
V Stoccolma nel nuoto vengono ammesse le 10,8 s – 1,93 m – 7,15 m – 2 h 32 min – 1 min 3,4 s 1 min 13,6 s
1912 (Svezia) donne
VII Anversa per la prima volta una donna 10,8 s – 1,93 m – 7,15 m – 2 h 32 min – 1 min 1,4 s 1 min 24,1 s
1920 (Belgio) italiana partecipa alle Olimpiadi
nel tennis
VIII Parigi l’interprete del film di Tarzan, 10,6 s – 1,98 m – 7,44 m – 2 h 41 min – 59 s 1 min 12,4 s
1924 (Francia) John Weissmuller, vince i 100 m
e i 200 m nuoto s.l.
IX Amsterdam partecipano anche le donne nel- 10,8 s 12,2 s 1,94 m 1,59 m 7,73 m – 2 h 32 min – 58,6 s 1 min 11 s
1928 (Olanda) l’atletica
X Los Angeles Luigi Beccali (Italia) vince la meda- 10,3 s 11,9 s 1,97 m 1,65 m 7,64 m – 2 h 31 min – 58,2 s 1 min 6,8 s
1932 (USA) glia d’oro nei 1500 m
XI Berlino Ondina Valla è la 1a italiana a 10,3 s 11,5 s 2,03 m 1,60 m 8,06 m – 2 h 29 min – 57,6 s 1 min 5,9 s
1936 (Germania) vincere una medaglia d’oro negli
80 m ostacoli.
Il nero Jesse Owens vince 4 me-
daglie d’oro, ma Hitler rifiuta di
assistere alla premiazione
XIV Londra rinascita dello sport olimpico 10,3 s 11,9 s 1,98 m 1,68 m 7,82 m 5,69 m 2 h 34 min – 57,3 s 1 min 6,3 s
1948 (Inghilterra) dopo gli orrori della guerra
XV Helsinki per la prima volta partecipano i 10,4 s 11,5 s 2,04 m 1,67 m 7,57 m 6,24 m 2 h 23 min – 57,4 s 1 min 6,8 s
1952 (Finlandia) sovietici. Il cecoslovacco Zatopek
vince i 5000 m, i 10000 m e la
maratona
XVI Melbourne crisi URSS - Ungheria: carri armati 10,5 s 11,5 s 2,12 m 1,76 m 7,83 m 6,35 m 2 h 25 min – 55,4 s 1 min 1,2 s
1956 (Australia) a Budapest; crisi di Suez; minac-
ce sull’Olimpiade
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Storia delle Olimpiadi moderne (da notare il progressivo miglioramento di tempi e misure)
XVIII Tokyo grandi innovazioni tecnologiche; 10 s 11,4 s 2,18 m 1,90 m 8,07 m 6,76 m 2 h 12 min – 53,4 s 59,5 s
1964 (Giappone) 93 Paesi partecipanti, immagini
TV via satellite;
dominio USA e URSS
XIX Città del contestazioni studentesche con- 9,95 s 11,8 s 2,24 m 1,82 m 8,90 m 6,82 m 2 h 20 min – 52,2 s 1 min
1968 Messico tro il governo messicano;
(Messico) protesta degli atleti neri america-
ni contro il razzismo;
nasce lo stile Fosbury nel salto in
alto (dorsale)
XX Monaco attentato terroristico palestinese 10,14 s 11,7 s 2,23 m 1,92 m 8,24 m 6,78 m 2 h 12 min – 51,22 s 58,59 s
1972 (Germania) al villaggio olimpico degli israelia-
ni: 9 atleti uccisi; nel nuoto Mark
Spitz (USA) vince 7 medaglie d’oro
XXI Montreal i Paesi africani abbandonano 10,6 s 11,8 s 2,25 m 1,93 m 8,35 m 6,72 m 2 h 09 min – 49,99 s 55,65 s
1976 (Canada) l’Olimpiade per protesta contro la
Nuova Zelanda che ha rapporti
sportivi con il Sudafrica
XXII Mosca atleti USA assenti per protesta 10,25 s 11,6 s 2,36 m 1,97 m 8,54 m 7,06 m 2 h 11 min – 50,40 s 54,79 s
1980 (Russia) contro l’invasione sovietica in
Afghanistan;
molti Paesi concordi con USA
XXIII Los Angeles no dei sovietici per le scarse 9,99 s 10,97 s 2,35 m 2,02 m 8,54 m 6,96 m 2 h 09 min 2 h 24 min 49,80 s 55,92 s
1984 (USA) misure di sicurezza;
i Paesi concordi con l’URSS dicono
no all’Olimpiade
XXIV Seul USA e URSS presenti; solo Cuba 9,92 s 10,54 s 2,38 m 2,03 m 8,72 m 7,40 m 2 h 10 min 2 h 25 min 48,63 s 54,93 s
1988 (Corea) boicotta
Ben Johnson vincitore dei 100 m
in 9,79 s viene squalificato per
doping (anabolizzanti)
XXV Barcellona fine del dilettantismo olimpico; 9,96 s 10,82 s 2,34 m 2,02 m 8,67 m 7,14 m 2 h 13 min 2 h 32 min 49,02 s 54,64 s
1992 (Spagna) le medaglie dei vincitori sono
interamente d’oro
XXVI Atlanta centenario dei Giochi moderni: gli 9,48 s 10,94 s 2,39 m 2,05 m 8,50 m 7,12 m 2 h 12 min 2 h 26 min 48,74 s 54,50 s
1996 (USA) sponsor non permettono che i
giochi si disputino ad Atene;
tutte le gare sono aperte ai
professionisti
XXVII Sidney per le Olimpiadi del Terzo Millen- 9,87 s 10,75 s 2,35 m 2,01 m 8,55 m 6,99 m 2 h 10 min 2 h 23 min 48,30 s 53,83 s
2000 (Australia) nio, l’Australia batte la concorren-
za di Pechino
XVIII Atene sconfitta nella candidatura per i 9,85 s 10,93 s 2,36 m 2,06 m 8,59 m 7,07 m 2 h 10 min 2 h 26 min 48,17 s 53,84 s
2004 (Grecia) giochi del centenario, Atene ospita
per la seconda volta le Olimpiadi
XIX Pechino il popolo tibetano protesta con- 9,69 s 10,78 s 2,36 m 2,05 m 8,34 m 7,04 m 2 h 06 min 2 h 26 min 47,21 s 53,12 s
2008 (Cina) tro il governo cinese; nel nuoto
Michael Phelps (USA) batte il
record di Spitz (Monaco ‘72)
e vince 8 medaglie d’oro
XX Londra
2012 (Gran
Bretagna)
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Le gare
Le cerimonie di apertura e chiusura saranno
ospitate a Torino nello Stadio delle Alpi. Le ga-
re si svolgeranno in sette diversi Comuni del to-
rinese, con altri due Comuni sedi di allenamen-
ti, e dureranno 17 giorni. Complessivamente
saranno in palio 78 medaglie in 15 diversi
sport: biathlon, bob, combinata nordica, cur-
ling, freestile, hockey su ghiaccio, pattinaggio
artistico, pattinaggio di velocità, salto, sci alpi-
no, sci di fondo, short-track, skeleton, slittino,
snowboard. Sciatore nella galleria del vento.
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