Intensità
di Stefano Orazzini
Un esercizio può essere svolto con maggiore o minore intensità e per misurare
quanto impegnativo sia questo esercizio, abbiamo bisogno di parametri oggettivi. Velocità o
ritmo di pedalata non sono criteri oggettivi: vento, ondulazioni del percorso e gioco delle scie
ne pregiudicano l'oggettività.
Il Cardiofrequenzimetro e il Ciclismo
Power Training ! Allenarsi con i Watt
La Soglia Anaerobica
La Soglia Aerobica
Restano da analizzare le singole intensità
di lavoro e le implicazioni fisiologiche ed
energetiche che comportano.
Nel metodo di allenamento che proponiamo, abbiamo individuato 9 tipi di lavoro corrispondenti
a 9 intensità di
allenamento.
Infine, diamo uno sguardo ai principali adattamenti fisiologici che conseguono a lavori specifici
alle diverse intensità.
LINK CORRELATI:
Il Calcolo on line delle intensità di allenamento
Il Test dei 30 minuti per calcolare le intensità di allenamento
Dopo questa doverosa panoramica entriamo del dettaglio delle singole intensità.
RESISTENZA ANAEROBICA
ALATTACIDA
Pertanto gli esercizi volti a migliorare le doti di sprinter, normalmente producono risultati poco
apprezzabili. La velocità di punta è migliorabile. ma entro certi limiti.
La storia del ciclismo d’altronde insegna che sprinter si nasce e non si diventa, soprattutto
nelle classiche, in caso di arrivo in gruppi ristretti, avere doti da velocista ha sempre fatto la
differenza tra l'essere un campione e un ottimo ciclista.
Va detto che l’allenamento specifico per l’incremento della potenza massima, deve essere
accompagnato anche da esercizi specifici legati al coordinamento muscolare e alla rapidità di
esecuzione del gesto, aspetti tecnici tipici del gesto del velocista.
La verifica dei benefici ottenuti con questo tipo di esercizi, può essere monitorata solo
attraverso i watt misurati con gli strumenti di misurazione di potenza. La frequenza cardiaca
non è utilizzabile per esercizi di così breve durata.
Tutte situazioni che prevedono un impegno tipico massimale che non va oltre i 3 minuti e che
richiedono grande potenza espressa per un periodo abbastanza lungo, accompagnato da
una notevole sensazione di fatica, soprattutto a livello muscolare.
Esercizi massimali del genere comportano un elevatissimo accumulo di lattato (oltre gli
8mmol/L) e conseguente iperacidosi muscolare che limita lo sforzo ad un periodo piuttosto
breve.
Anche qui il metodo dei carichi è quello ad intervalli, seguiti da fasi di recupero quasi
complete.
Come nella Resistenza Anaerobica Alatticida, anche in quella Lattacida, la risposta del cuore
non è lineare all’intensità del lavoro (è ritardata) e quindi il monitoraggio con
il cardiofrequenzimetro non è possibile. Solo attraverso il powermeter possiamo testare i
progressi di un allenamento specifico su esercizi massimali sotto i 3 minuti.
Vo2Max – CAPACITA’ AEROBICA
Come hanno dimostrato molti studi, gli adattamenti che seguono a questo genere di carichi
dipendono molto da soggetto a soggetto. Ci sono individui molto più ricettivi ed altri
quasi “refrattari” all’aumento delle capacità di massimo consumo di ossigeno, tanto che, a
parità di protocolli utilizzati, si sono riscontrati aumenti % del Vo2Max molto variabili.
La Capacità Aerobica è un tipo d’intensità molto importante da curare per il ciclista, perché può
consentire di incrementare la “cilindrata” del ciclista, ovvero le capacità prestative massime
per le fasi più delicate di una competizione.
Spesso una gara si decide con un’azione della durata di 5/10 minuti (una fuga sull’ultima
asperità ad esempio) e riuscire anche a migliorarsi di un 2/3% sulla potenza massima da tenere
al massimo per 10 minuti, può fare la differenza.
Per l’esecuzione degli esercizi è utilizzabile sia il cardiofrequenzimetro ad una Fc maggiore del
105% di quella di soglia, quindi molto prossima alla FcMax, sia il rilevatore di potenza con un
range oscillante tra il 107% e il 120% della SP30.
I benefici che il ciclista può trarre da questo genere di carico di lavoro, oltre a quello di un
aumento del Vo2Max più o meno importante, sono dati da un aumento della portata
cardiaca nel sistema cardiocircolatorio e quello di una migliore capillarizzazione muscolare.
TOLLERANZA LATTACIDA
Sul terreno questa intensità si traduce in azioni al limite della potenza aerobica massima; per
rendere l’idea, un esempio classico potrebbe essere quello di una salita di 3/5 km percorsa
risparmiando solo quel briciolo di energia che serve per non andare “fuori giri”.
A livello fisiologico, gli adattamenti che seguono ad un lavoro su queste intensità cominciano a
riguardare in maniera significativa tutte le strutture metaboliche tipicamente aerobiche. Si ha
un considerevole aumento della portata cardiaca e del diametro dei vasi sanguigni, un
incremento degli enzimi mitocondriali e l’ipertrofia delle fibre lente.
SVILUPPO SOGLIA
Questa intensità quindi si relaziona direttamente con la capacità del ciclista di sostenere una
prestazione di elevato livello al limite dell’acidosi muscolare, cioè con il Lattato ad un livello
tale poter essere mantenuto costante. Ed è proprio l’allenamento a questa intensità che
permette al ciclista di poter, sia prolungare il tempo che riesce a “stare in soglia”, sia
soprattutto quello di sfruttare una maggiore percentuale del Vo2Max.
Questo tipo di allenamento genera un notevole aumento degli enzimi mitocondriali, una
capacità di smaltimento del lattato più efficiente e un miglioramento generale di tutto
il sistema cardiocircolatorio. Per il ciclista si tratta forse dello strumento più efficace di
miglioramento della prestazione, quello meno legato alla genetica e più dipendente
dall’allenamento.
Gli strumenti di allenamento da utilizzare sono di tipo misto, sia con carico ad intervalli (due
ripetute al massimo con recupero parziale), sia con carico prolungato come nel caso
dell’allenamento in salita.
Riveste un’importanza fondamentale la collocazione temporale nel piano di allenamento di
questo strumento, il lavoro di soglia va inserito nel periodo di specializzazione, appena
terminato il periodo di preparazione (solitamente invernale) dedicato al meccanismo puramente
aerobico.
RESISTENZA SOGLIA
Salite di passi alpini e cronometro di lunga durata, sono due tipiche “fatiche” da affrontare a
questa intensità. Impegni gravosi che il ciclista non può affrontare a ritmo di soglia, ma che
deve gestire amministrando le energie a disposizione nel migliore dei modi, senza picchi di
potenza e allo stesso tempo senza far scadere l’intensità su ritmi più blandi. Ciò comporta
anche un impegno psicologico importante e tanta capacità di soffrire.
Gli strumenti di allenamento relativi alla Resistenza di Soglia sono di tipo prolungato a carico
costante e comportano degli adattamenti che permetteranno al ciclistica di poter sostenere più
a lungo questo genere di carichi. Questo grazie soprattutto ad un aumento degli enzimi
mitocondriali, alla conversione delle fibre muscolari da tipo IIb a tipo IIa e ad una migliore
tolleranza all’acidosi muscolare.
Il periodo di mantenimento è il migliore per effettuare allenamenti specifici del genere. Se non
si hanno impegni competitivi nel fine settimana è possibile anche eseguire due sedute di
Resistenza di Soglia in due giorni consecutivi.
SVILUPPO AEROBICO
A questa intensità il livello di Lattato si eleva dai livelli standard in condizioni di riposo, fino ad
un livello che si mantiene costante intorno ai 2 mmol/L. Questo consente di non affaticare più
di tanto la muscolatura e poter protrarre per un periodo abbastanza lungo l’esercizio ciclistico.
Grande spazio a questo tipo di lavoro viene dato nel periodo di preparazione alle competizioni,
il periodo invernale è incentrato soprattutto su lavoro aerobico senza mai toccare ritmi
anaerobici. Infatti, senza un preliminare adattamento aerobico, gli adattamenti anaerobici
risultano meno efficaci. Questo è uno dei concetti fondamentali per chi voglia sviluppare una
preparazione efficace.
A livello fisiologico, tra le altre cose, il lavoro aerobico permette al ciclista di incrementare
le scorte di glicogeno muscolare, favorisce la conversione delle fibre muscolari da tipo IIb a
tipo Iia e tutto ciò permette di incrementare la resistenza ad allenamenti sempre più lunghi ad
intensità medio alte.
Gli allenamenti a questo ritmo si traducono in uscite ad impegno medio di un paio di ore
(quindi a carico prolungato) senza particolari variazioni di ritmo (carico costante), se non
quelle dettate da eventuali asperità e condizioni meteorologiche, facendo però particolare
attenzione a mantenere un intervallo di intensità che abbia come riferimento la Soglia
Aerobica.
RESISTENZA AEROBICA
Non è raro superare le 3 o 4 ore per questo genere di allenamento, la conversazione è possibile
e quindi rende anche piacevole la condivisione con un gruppo di uscite così lunghe; le variazioni
di ritmo non sono contemplate, anche se poi in realtà qualche aumento di ritmo si può rendere
necessario per assecondare le asperità del percorso.
E’ il ritmo suggerito anche per chi fa della bicicletta un mezzo solo per tenersi in forma, senza
velleità agonistiche o comunque senza l’assillo di una preparazione mirata solo ad un
miglioramento delle prestazioni. Oppure per chi si allena per raid o cicloturismo e non ricerca
la qualità della prestazione, ma solo una migliore resistenza alla permanenza sul mezzo.
Forse lo possiamo tradurre con il ritmo ideale per il “piacere di praticare il ciclismo”.
Recuperare con la bicicletta attraverso una seduta defaticante, secondo molti studi, dà risultati
migliori di un riposo totale; motivo per cui vediamo i ciclisti del Giro d’Italia che non si fermano
neanche nel giorno di riposo.
Il ritmo di recupero può essere anche preso come intensità da seguire per quelle sedute del
cosiddetto “fondo lunghissimo”, ovvero per quelle uscite che mirano a “fare i chilometri”, 5/6
ore o anche di più in sella alla bici, dove conta solo la quantità e non la quantità della seduta.