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Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

Ai miei genitori,
a Patricia.



...ogni atleta, prima di essere un individuo dotato di muscoli saldi e di pronti riflessi,
una vera persona umana, in grado di trascendere qualsiasi riduttivo condizionamento in forza della sua
intelligenza, della sua libert,
e quindi anche capace di affermare nelle sue azioni ci che conforme obiettivamente al giusto,
al vero, al buono.
Non vengano mai meno, quindi, tra di voi il gusto della fraternit, il rispetto reciproco,
la magnanimit e, se occorre, il perdono, nella leale comprensione reciproca.
Fate in modo che luomo non sia mai sacrificato allatleta!

(Giovanni Paolo II)












Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048













Tutti i diritti sono riservati.
2014Giuseppe Tambone

Number 0048





Progetto ed ideazione:
Centro Studi e Ricerche SPORT ACADEMY
www. sportacademycsr.org
e-mail: sportacademycsr@libero.it
fax: 085/9943142



ISBN: 978-1-291-79033-7



Nessuna parte del presente volume pu essere riprodotta, tradotta e adattata con alcun mezzo (compresi i micro-
film, le copie fotostatiche e le memorizzazioni elettroniche) senza lautorizzazione scritta dellautore.
I trasgressori saranno perseguiti secondo la legislazione vigente.


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048










DIRITTO SPORTIVO INTERNAZIONALE
VALORI, STORIA, NORME ED ORGANIZZAZIONE


GIUSEPPE TAMBONE































CENTRO STUDI E RICERCHE SPORT ACADEMY
2014


INDICE



PARTE I
CARATTERI GENERALI




CAPITOLO 1
QUADRO STORICO

1.1 Il termine sport
1.2 Gli antichi Giochi Olimpici
1.3 Lo sport nel secolo dei Lumi
1.4 Dalla ginnastica allo sport organizzato
1.5 Il contesto istituzionale
1.6 La rinascita tra atletismo ed olimpismo



CAPITOLO 2
LE FONTI

2.1 La giuridicit dellordinamento sportivo
2.2 Lo sport e le fonti ordinamentali statali
2.3 La norma sportiva



CAPITOLO 3
DIRITTO INTERNAZIONALE E GLOBALE DELLO SPORT

3.1 Il diritto sportivo nel panorama internazionale
3.2 Diritto sportivo internazionale o globale?



CAPITOLO 4
IL DIRITTO COMUNITARIO E LO SPORT

4.1 LUnione Europea
4.2 Le fonti del diritto comunitario
4.3 Lo sport nel diritto comunitario
4.4 Lo sport tra specificit ed autonomia
4.5 Lo sport Europeo ed il ruolo di promozione dellUe
4.6 Il ruolo della giurisprudenza della Corte di Giustizia

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CAPITOLO 5
LA GIURISPRUDENZA SPORTIVA

5.1 Il concetto di giustizia domestica
5.2 Le problematiche della competenza
5.3 Larbitrato sportivo
5.4 Il Tribunale Arbitrale per lo Sport (TAS)



CAPITOLO 6
IL DOPING

6.1 Il doping tra storia, etica e scienza
6.2 Il doping nella formazione europea e mondiale
6.3 LAgenzia Mondiale Antidoping (WADA)
6.4 Il doping e la legislazione italiana
6.5 Il concetto di doping dal punto di vista medico



CAPITOLO 7
SPORT, FAIR-PLAY, DIRITTI UMANI E POLITICA

7.1 Il Fair-Play
7.2 Lo sport come diritto umano?
7.3 I Giochi Olimpici come palcoscenico politico



PARTE II
LORGANIZZAZIONE





CAPITOLO 8
FAMIGLIA OLIMPICA: RUOLI E RAPPORTI

8.1 Tracce olimpiche
8.2 I rapporti tra gli organismi sportivi
8.3 Il Movimento Olimpico
8.4 La Carta Olimpica
8.5 I simboli olimpici





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CAPITOLO 9
IL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE

9.1 La mission del CIO
9.2 La membership
9.3 La struttura
9.4 Il riconoscimento del CIO
9.5 Le risorse



CAPITOLO 10
I COMITATI OLIMPICI NAZIONALI

10.1 Il ruolo del Comitato Olimpico Nazionale
10.2 Il rapporto con lo Stato
10.3 Il rapporto con il Comitato Olimpico Internazionale
10.4 Il rapporto con le Federazioni Sportive Internazionali
10.5 Il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali e le altre organizzazioni spor-
tive nazionali



CAPITOLO 11
LE FEDERAZIONI SPORTIVE INTERNAZIONALI

11.1 Mission e ruolo
11.2 Il riconoscimento
11.3 Il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali
11.4 Lassetto organizzativo
11.5 Le Associazioni delle FSI



CAPITOLO 12
LE FEDERAZIONI SPORTIVE NAZIONALI

12.1 Il contesto internazionale: mission e ruolo
12.2 Il contesto continentale
12.3 Il contesto nazionale
12.4 La struttura



CAPITOLO 13
IL COMITATO ORGANIZZATORE DEI GIOCHI OLIMPICI

13.1 I Giochi Olimpici come opportunit di sviluppo (sostenibile)
13.2 I Giochi Olimpici. Partecipazione e premi
13.3 Il programma dei Giochi
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13.4 Il protocollo. Le cerimonie di apertura e chiusura
13.5 I Giochi Olimpici Invernali
13.6 I Giochi Paralimpici
13.7 Dallidea allassegnazione dei Giochi
13.8 Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici (COGO)



CAPITOLO 14
ALTRE ORGANIZZAZIONI SPORTIVE

14.1 Il caso italiano: il CONI
14.2 Il Comitato Italiano Paralimpico (CIP)




























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PARTE I
CARATTERI GENERALI





























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Capitolo 1
QUADRO STORICO




1.1 - Il termine sport
La definizione pi immediata che pu darsi dello sport quella che la caratterizza
come quellattivit capace di sviluppare contemporaneamente le capacit fisiche e psichiche
dellindividuo nellambito di un sistema istituzionalizzato e regolamentato. Ma si tratta, se
vogliamo, di una lettura desunta dallattualit storica che viviamo, culmine di un percorso
che si proposto in maniera chiara con lavvento dellagonismo programmato, della necessi-
t di organizzare eventi e procedure attraverso limposizione prima e la condivisione poi di
regole. In realt lo sviluppo della cosiddetta pratica sportiva si avuto in maniera diretta-
mente proporzionale rispetto al ruolo che il contesto sociale, culturale, politico e finanche
economico, riconoscevano a questa attivit. Luomo, fin dagli albori, ha sempre praticato
una qualche attivit del genere, ma la sua connotazione ha avuto diverse interpretazioni ed
una diversa considerazione.
Rispetto a termini usati in precedenza, quali, per esempio il greco agon oppure i latini
ludus e certamen, oggi sport ha una connotazione ed una diffusione globale senza precedenti,
finendo per assorbire, in maniera evidentemente antistorica, anche quegli aspetti della prati-
ca sportiva primitivi, antichi o certamente precedenti alla sua collocazione storica del Sette-
Ottocento.
La radice della parola pu desumersi dal francese desporter (portare via) usato via nel
senso di distogliere, divertire, ricreare, svagare. Da qui sembra derivare linglese disport, usato
da letterati quali Chaucer e Milton con il medesimo significato di svago riferito a caccia,
pesca, gare atletiche (ma anche a gioco erotico); da qui pu desumersi il termine sport
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presente nella versione inglese della Bibbia di re Giacomo I oppure usato anche da Shake-
speare nel senso di rappresentazione teatrale, di gioco scenico.
Nellaccezione moderna tale termine risale alla met del XVIII secolo, quando con la
rivoluzione industriale si era avviato quellinarrestabile processo socio-economico fondato
sulla competizione e la libera concorrenza. Le nuove conoscenze prodotte dalla filosofia,
dalla biologia, dalla fisiologia, dalla medicina, dalla nascente sociologia e dalla psicologia spe-
rimentale,consentono una nuova concezione ed una nuova utilizzazione sociale del corpo
umano
1
. Questa concezione, ben presto, consente un trasferimento di questa nuova energia
fisica, culturale, etica e psicologica, alle varie dimensioni della societ, trovando una visibilit
che, radicatasi nel tempo, diventer sistema istituzionale. Attraverso la modernit industriale,
lo sport accede al sistema sociale ed in questo ambito ne riflette gli aspetti peculiari: la spe-
cializzazione (cio la variet delle pratiche agonistiche) e la burocratizzazione (cio la
presenza di regole ed istituzioni organizzative).
Accanto alla concezione dellattivit umana come produzione (homo faber), si svi-
luppa anche quella di svago (homo ludens) e tale coesistenza produrr due strategie di
investimento sul corpo: luna di carattere educativo
2
, laltra di carattere ricreativo.
Leducazione diretta del corpo, attraverso la presenza di impegno, procedure, regole e valori,
conduce agevolmente alla sociabilit del corpo
3
, la quale si sviluppa attraverso attivit
sportive che disciplinano e regolamentano il tempo libero. Non pi fonte di puro loisir, lo
sport diventa, di fatto, uno degli elementi utili alla cosiddetta civilizzazione, interagendo in
maniera varia e diversa con le altre sfere (culturali, politiche, economiche etc.). Dalla sua ca-
pacit di relazionarsi con le altre componenti sociali si determinato poi, nei secoli XIX e
XX, quella sua forte caratterizzazione come fenomeno sociale prima e, di conseguenza, eco-

1
BONETTA G., Lo sport moderno e leducazione del corpo, voce Sport, Enciclopedia Treccani.
2
Il corpo, infatti, insieme con la sfera del comportamento morale, viene considerato uno dei campi primari di
intervento dei nuovi processi educativi, mirati alla formazione dei soggetti della neonata societ industriale. Cfr,
BONETTA G., Lo sport moderno e leducazione del corpo, voce Sport, Enciclopedia Treccani
3
BONETTA G., Lo sport moderno e leducazione del corpo, voce Sport, Enciclopedia Treccani.
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nomico poi, strettamente connessi entrambi allaspetto della comunicazione e delle dinami-
che di massa
4
.
Le scienze sociali hanno sempre percepito questo fenomeno come un forte segno
caratterizzante del tempo e dei comportamenti delle masse, ma la sportivizzazione come di-
namica di tipo sociale di recente accettazione. Lo sport moderno, concepito con i caratteri
del game di Mead
5
, incarna inevitabilmente lo spirito competitivo: il corpo usato non per
celebrare ma per gareggiare, non per la liturgia ma per il record.
Proprio la forte spinta a quantificare o misurare la prestazione sportiva, compenetra
una volta di pi lo sport nellottica dellepoca industriale entro cui si sviluppato, ben com-
partecipando alla necessit di questultima di misurare, calcolare, rendere tangibile e
verificabile il prodotto di unattivit umana
6
. Per qualche autore come Gruneau, lo sport
rappresenta una sorta idioma globale dellumanit
7
, capace di dar vita a grandi strutture sociali
sulla base dellimpronta industriale.
Piuttosto che manifestazione del pi grande sistema sociale entro cui si sviluppa, og-
gi, sembra potersi accettare una concezione del fenomeno sportivo come di sistema
autonomo. Un sistema capace di strutturarsi dal punto di vista istituzionale e di relazionarsi
con gli altri
8
.
Rispetto al mondo classico, il vero salto in avanti costituito proprio dalla possibilit
di misurare, senza limitazioni spaziali e temporali, le performance.

4
Lo sport insieme manifestazione espressiva, stile di vita, modello di comportamento, veicolo comunicativo,
ideologia, passione popolare, tecnologia, nonch chiacchiera quotidiana, N. Porro, Sport e societ di massa, voce
Sport, Enciclopedia Treccani.
5
Per Guttman (1978), i giochi sportivi dellera moderna sono la derivazione della distinzione posta da G.H. Me-
ad, nellambito della sua teoria dei ruoli sociali, tra gioco spontaneo (play) e pratica retta da regole (game). Lo sport
deriva dalla versione competitiva.
6
PORRO N., Sport e societ di massa, voce Sport, Enciclopedia Treccani.
7
GRUNEAU R., Class, sports and social development, Human Kinetics Publisher, 1999.
8
K.Heinemann e N. Puig, hanno tipicizzato lo sport in quattro categorie: a) dimensione competitiva, caratterizza-
to da rigide regole di vita associativa, valori uniformi (fair-play, etica del vincere o perdere) e sul coinvolgimento
perlopi volontaristico dei membri nella gestione organizzativa. Al suo interno vi si possono trovare obiettivi pura-
mente agonistici (vincere una gara o un campionato) oppure sociali (integrazione). Etica dei fini e logica del risultato
lo rendono tipico prodotto della societ industriale; b) dimensione espressiva. Per reazione, vi una apertura alla crea-
tivit, alla innovazione, alla flessibilit delle procedure, alla contaminazione di esperienze. Il fine non il risultato ma
la gratificazione di chi pratica. c) la dimensione strumentale. Lo sport mezzo per un desiderio diverso, magari di
star bene in salute o di avere unimmagine fisica migliore. Nella costruzione di questo corpo in forma, secondo le indi-
cazioni della fun morality, non c grande spazio per organizzazione e regole. d) la dimensione spettacolare. Per il
tramite del mezzo mediatico, televisione in primis, lo sport dimostra la sua grande capacit comunicativa e di intratte-
nimento.
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1.2 - Gli antichi Giochi Olimpici

Le origini dello pratica sportiva/atletica, senza voler analizzare la distinzione tra i
concetti di gioco e sport e senza volerle intendere con riguardo alle sue forme pi o meno or-
ganizzate, non sono databili con i Giochi di Olympia, ma appartengono, se vogliamo, ai
primordiali gesti delluomo connessi con la trasformazione dei gesti della lotta per lesistenza
(correre, saltare e lanciare) nel tentativo di prevalere sullaltro in forma non cruenta, trovan-
do ulteriore incentivazione attraverso le celebrazioni rituali (funerarie oppure onorifiche) di
molte civilt. Di certo si inizia ben prima di Olympia, basti pensare alla presenza di una de-
scrizione di incontri di pugilato fra guardie del faraone e gare di tuffi nel Nilo in una tomba
egizia databile intorno al 4 mila a.C.
Ritenere i Giochi di Olympia come la pi antica e ricca manifestazione sportiva
dellantichit significa ignorare lesistenza degli Aonach Tailteann, (ovvero i Giochi di Tailte-
ann,odierna Teltown, Count Meth, in Irlanda) nel 1829 a.C.
9
, durati fino al 1169 d. C.. Erano
stati istituiti dal figlio Lungh per le onoranze funebre della madre Tailte, sposa del re Ma-
ghnor, ultimo della dinastia Firborg. Nei trenta giorni di gara annuali, i Celti, oltre allhurling
(il progenitore di calcio e rugby), praticavano gare di corsa e di altro vario tipo (salto triplo,
salto con asta, lancio del martello).
Le attivit atletiche, come testimoniato dalle tante immagini raffigurate sui vasi geo-
metrici e sulla scia dellet minoica
10
, rappresentano, ben prima delle famose competizioni di
Olimpia, una vera e propria costante della vita sociale nei territori della Grecia antica.
Gli stessi poemi omerici, Iliade ed Odissea, offrono uno spaccato molto indicativo
dello spirito agonistico che era proprio della societ del tempo. Gli stessi eroi omerici
rappresentano la sintesi dello spirito bellicoso e del culto per la forma e lesercizio fisico ed

9
A stabilire questa data contribuisce un libro poetico del XII secolo (Libro di Leinster o dIrlanda), anche se al-
tri studiosi preferiscono una datazione pi prudenziale nel 632 a.C.. Ripristinati nel 1924 in forma di celebrazione,
continuano sporadicamente anche oggi.
10
MAYROMATAKI M., Olimpia e i Giochi Olimpici dallantichit a oggi, Ekdosis Kastaniotis 2002 e Crocetti
Editore 2004, pag.10.
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molto frequente rinvenire agoni atletici in occasione degli eventi pi importanti e significati-
vi. Gare di carri, corse a piedi, scherma, tiro con larco, lancio del giavellotto e salto sono le
discipline preferite descritte dai personaggi a cui Omero d vita nei suoi racconti
11
. Il conte-
sto competitivo caratterizzato dalla medesima impronta che vede i vari personaggi affan-
affannarsi con grandi sforzi per ottenere gli onori del vincitori, la partecipazione entusiasta
del pubblico, i premi che preconizzano gli ideali sportivi del periodo classico.
Nella societ omerica la forma fisica e le doti atletiche degli uomini avevano grandis-
sima considerazione, fino ad identificarsi con il significato stesso del valore. Non erano
espressione di forza bruta, ma piuttosto espressione di destrezza ed allenamenti
12
.
Proprio in questo quadro di riferimento viene in rilievo latleta, sia dal punto di vista
fisico-atletiche che anche lessicale. La stessa parola atleta si rinviene per la prima volta in un
passo dellOdissea (libro ottavo, verso 217)
13
, enfatizzandosi anche il prestigio che le vittorie
portano con s
14
.
Tutto questo costitu il patrimonio culturale di cui si sono avvalse le competizioni o-
limpiche, comprese in quel periodo classico entro il quale le gare atletiche assurgono alla
dimensione di eventi stabilmente organizzati.
Il motto omerico bisogna essere i migliori e superare gli altri segner quello spirito com-
petitivo che, prima di caratterizzare la vita sociale, rappresenter uno degli ideali
dellantichit oltrech uno dei fattori di crescita della personalit, non solo in campo pro-
priamente atletico, ma anche in quello culturale, artistico e politico.
Il forte intreccio della componente culturale con quella atletica era evidenziata non
solo e non tanto dal contemporaneo svolgimento di gare di poesia e di canto nei medesimi

11
Si possono citare, a titolo di esempio, le gare organizzate da Achille in memoria di Patroclo, dal re Alcinoo in
coincidenza con larrivo di Odisseo nel regno dei Feaci oppure le gare di tiro con larco organizzate ad Itaca per deci-
dere quali dei Proci avesse spostato Penelope.
12
MAYROMATAKI M., Olimpia e i Giochi Olimpici dallantichit a oggi, Ekdosis Kastaniotis 2002 e Crocetti
Editore 2004, pag.20.
13
Il bravo Euralo a viso aperto allora:/ "Uom non mi sembri tu, che si conosca/ Di quelle pugne che la stirpe
umana/ Per suo diletto esercitar costuma./ Tu m'hai vista di tal che presso nave/ Di molti banchi s'affaccendi, capo/
Di marinari al trafficare intesi,/ Che in mente serba il carico, ed al vitto/ Pensa; e ai guadagni con rapina fatti:/ Ma
nulla certo dell'atleta tieni" (Odissea, libro VIII, 217).
14
E certo non c gloria maggiore per luomo, fino a che vive/ di quella che si procura con le mani o coi piedi
(Odissea, libro VIII, 194-195).
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eventi delle gare ma anche dal contatto quotidiano che i giovani frequentatori di ginnasi e
palestre avevano con uomini di cultura. Anzi, proprio questi edifici, dedicati alla cura del
corpo, si mostravano come fondamentali centri di cultura, aperti alla filosofia, alla musica,
alla poesia, luoghi privilegiati che videro la nascita di importanti scuole filosofiche
15
.
Radicandosi oltre il primo millennio a.C., le origini delle competizioni olimpiche so-
no chiaramente di impronta mitologica.
Il poeta Pindaro, autore nel V secolo a.C. di 14 odi olimpiche, ne riferisce di tre tipi:
a) Enomao, re di Pisa nellElide, dopo che un oracolo gli aveva predetto la morte per mano
del genero, rifiutava la mano della figlia Ippodamia ed avendo a disposizione cavalli divini,
decise di mettere in palio la figlia in premio a chi lavesse battuto in una corsa di quadrighe
da Pisa a Corinto. Pelope, figlio di re Tantalo di Frigia, riusc a battere re Enomao, che mor
nellincidente, corrompendo il suo auriga Mirtilo (che dicevano figlio di Hermes), il quale
manomise il carro. Pelope gett in mare Mirtilo, il quale lo maledisse in punto di morte. Per
sfuggire allanatema, Pelope istitu i Giochi in onore di Zeus (1200 a.C.). b) I Giochi furono
istituiti in onore di Pelope, sposo di Ippodamia e divenuto tanto potente da dare il nome a
tutta la penisola (Peloponneso) e si svolgevano nella valle dellAlfeo. c) A fondare i Giochi
fu il mitico Eracle (lErcole dei latini), figlio di Zeus. Nella sesta delle sue fatiche, chiamato a
ripulire le stalle dei cavalli regali infestate da tante mosche che oscuravano il cielo, riusc
nellimpresa in un giorno ma quando si present per ritirare il premio, il re Augia glielo ne-
g. Uccise il re ed i figli e per ingraziarsi gli dei istitu i Giochi, il cui premio sarebbe stato un
ramo dulivo delle fonti del fiume Istro. Gli dei parteciparono alla prima edizione: Apollo
vinse la corsa, Marte il pugilato.
Pausania, nel suo V e VI libro del Viaggio in Grecia, indica due ipotesi: a) ad Olympia
fu eretto un tempio in onore di Crono (Saturno) al quale, avendo questo labitudine di divo-
rare i figli, la moglie Rea nascose il figlio Zeus. Rea decise di affidare il bimbo ai Dattili,
cinque fratelli residente a Creta. Questi, per passare il tempo, si cimentarono in una gara di

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LAccademia di Platone (di impronta umanistica) ed il Liceo di Aristotele (di impronta scientifica) ad Atene.
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corsa: la vinse Eracle Ideo, il quale decise di ripeterla ogni quattro anni; b) Zeus lott e vinse
su Crono proprio ad Olympia, celebrando il successo con listituzione dei Giochi; c) I Gio-
chi furono fondati da un discendente di Eracle Ideo, Climene di Crete, che eresse un altare e
si impadron del luogo. Fu sconfitto da Endimione, re dellElide, che mise in palio il regno
tra i suoi tre figli quale premio per una gara di corsa ad Olympia.
Dal punto di vista storico, la pi antica traccia si ritrova nelle cronache che riferisco-
no che Ifiro, re dellElide, per fermare la lunga guerra contro gli Spartani chiese una
indicazione alloracolo di Delfi. La Pizia, la sacerdotessa, gli consigli di ripristinare i Gio-
chi e la cosa avvenne grazie anche a Licurgo, demiurgo di Sparta. Un trattato firmato
nell884 a,C, prevedeva tale ripristino e vi collegava una tregua durante le gare. Ma quali
Giochi? Ifilo era discendente di Ossilo e questo apre lo scenario risalente al 1105 a.C,,
quando i guerrieri Dori invasero e conquistarono Etolia e Peloponneso. Ossilo, ex re degli
Etoli, figura forse mitica, partecip come guida dei Dori alla conquista del Peloponneso, isti-
tu i Giochi che il suo popolo celebrava da almeno un secolo.
La nascita dei Giochi di Olympia si ebbe nell884 a.C, ma i Greci cominciarono a datar-
le solo nel 776 a.C.(in realt quattordicesima se non, per altre ipotesi, ventottesima edizione),
tanto riconoscendo a Corebo di Elide (nella prova dello stadio) il ruolo di primo vincitore.
In realt questi Giochi non erano gli unici nellEllade: quelli Pitici di Delfi, in onore di Apol-
lo, ne celebrarono la vittoria sul serpente Pitone; quelli Istmici di Corinto, erano dedicati a
Poseidone; i Nemei, a Nemea, erano stati istituiti da Licurgo. Essi si svolgevano, uno per an-
no, nel periodo di distanza tra le gare di Olympia.
Il luogo di svolgimento dei Giochi Olimpici non era un insediamento umano, sito
nella valle del fiume Alfeo, nel Pelopenneso occidentale, ai piedi della collina di Crono, il
padre degli dei. La zona, inizialmente, era dedicata al culto della dea della Terra Gaia, poi de-
stinato al culto di Zeus. Il luogo era accanto al suo altare, luogo di frequenti sacrifici, e del
cenotafio, la tomba vuota di Pelope, eroe mitico e leggendario fondatore dei Giochi. Certa-
mente Olympia fu sede del pi antico tempio dedicato a Zeus (ed alla moglie Era), intorno
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al quale vennero costruiti altri edifici. Col crescere del programma e delle gare, vennero rea-
lizzate nuove installazioni sportive
16
, edifici civili
17
e monumenti religiosi
18
.
Furono gli Elidi ad avere il controllo del territorio dove si svolgevano i Giochi, sia
pur con una serie di alternanze con la citt di Pisa e non senza avvenimenti cruenti. Nel Bu-
leuterio ,il Senato cittadino, si svolgevano gli incontri con le delegazioni delle altre citt e si
conservavano le leggi sacre, norme per i cittadini ma anche regole da seguire in gara, am-
ministrate dai giudici (ellenodici).
La tregua olimpica favoriva lafflusso di persone (fino a 45 mila presenze!), senza
preclusioni per barbari e schiavi ma solo per le donne. In genere tutti si accampavano, men-
tre i personaggi illustri erano ospitati nel Leonideo. Le Tesorerie, che ospitavano le
rappresentanze delle citt ospitavano banchetti e festeggiamenti. Non vi erano spalti, ma i
presenti trovano posto sulle sinuosit del terreno.
La proclamazione dellanno olimpico veniva deliberata dagli Elei attraverso linvio di
ambasciatori, scelti tra gli aristocratici, che indossavano corone di ulivo ed insegne di bandi-
tori ed avevano il compito di annunciare i Giochi, raccogliendo il giuramento degli atleti
autorizzandone gli allenamenti. Erano detti spondoforoi (messaggeri di pace) in quanto conte-
stualmente, nelle citt in cui viaggiavano, proclamavano la cosiddetta tregua olimpica
(ekecheiria).
Quanto a questultima, non possediamo una precisa regolamentazione e per questo
spesso si sono avute ricostruzioni sbagliate da parte di storici e studiosi. Entrando in vigore
inizialmente per un mese prima, termine successivamente prolungato a tre, essa prevedeva la
cessazione delle ostilit e dichiarava il libero accesso a tutti nellElide, zona neutrale ed in-
violabile, dove non era consentito arrivare armati. Era vietato persino emettere sentenze di
condanna a morte nel periodo dei Giochi. Con questi connotati, la tregua venne sostanzial-

16
Lo stadio, lippodromo, la palestra ed il ginnasio.
17
Bagni ed acquedotto, piscina, bottega di idia, Statua della Vittoria, Filippeio, Pritaneo, Buleuterio, Leonideo,
colonnati, Heroon, Teocoleo, Tesorerie.
18
Altis, empio ed altare di Zeus, Tempio ed alterare di Era, Tempi ed altare di Rea, altare di Demetra, Zanes, Pe-
lopio
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mente rispettata per 1200 anni, non senza alcune eccezioni, tra cui si ricorda loccupazione
di Olympia nel 364 a.C. durante la finale di lotta nel pentathlon dei Pisati, i quali ne diressero
i Giochi e combatterono il ritorno degli Elei, che a loro volta volevano riconquistare territo-
rio e Giochi. Accompagnati da allenatori e parenti, un mese prima delle gare, gli atleti
dovevano recarsi in Elide, per sottoporsi al controllo dei giudici
19
e per sostenere gli allena-
menti. Solo due giorni prima, i giudici, atleti, allenatori, carri, cavalli e proprietari,
attraversando la Via Sacra e compiendo rituali e sacrifici, si spostavano verso Olympia, in un
percorso di circa 60 km. La progressiva crescita del numero delle prove, fecero lievitare da
uno a cinque i giorni di gare, che si svolgevano in un periodo coincidente con la met del
mese di luglio nellattuale calendario.
Del tutto peculiare era la disciplina dei premi. Al vincitore, unico riconosciuto, veni-
va consegnata una corona di rametti di ulivo, tagliati dallo stesso albero (callistefano) piantato
nei pressi del tempio di Zeus; solo in seguito fu aggiunta la palma, consegnata allatleta al
momento della vittoria in gara, e fasce di lana da porre intorno alle tempie.
Le leggi sacre disciplinavano, inoltre, anche le violazioni delle norme, amministrate
dai giudici, le cui principali portavano a:
a) la multa, seguita dallespulsione, era comminata a chi barava, magari comprando
limpegno degli avversari. La somma andava ad arricchire il tesoro di Zeus ed
anche ad indennizzare lavversario, Se latleta non poteva pagare, era la citt a so-
stituirsi. Le multe potevano essere convertite in statue votive (zanes) in onore di
Zeus.
b) b) la fustigazione era la punizione maggiormente umiliante per latleta, ammini-
strata al momento. Era riservata a violazioni delle regole tecniche (falsa partenza,
strangolamento nella lotta, trattenuta o morsi nel pugilato)ma anche ad altera-

19
I giudici ne dovevano accertare la grecit, lo stato di uomini liberi, liscrizione negli elenchi delle polis, let
(per la partecipazione a gare per adulti o giovani), lidoneit fisica, il rispetto della dieta (a base rigorosamente di pane
e formaggio, solo successivamente la carne, da vietata, venne ammessa).
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zione delle gare; veniva fustigato anche chi non poteva o si rifiutava di pagare le
multe.
c) c) lesclusione era comminata, in aggiunta alle precedenti, nei casi pi gravi.

Figura 1 - Il programma dei Giochi Olimpici antichi.
5GIORNO
TUTTA LA GIORNATA
feste e processione dei vincitori al tempio di Zeus
4GIORNO
MATTINA:
1) gare di lotta
MEZZOGIORNO:
1) gare di pugilato e pancrazio
POMERIGGIO
1) hoplitodromos (corsa con
equipaggiamenti)
3GIORNO
MATTINA
1) processione dei giudici,
ambasciatori, concorrenti e
animali sacrificali dinanzi al
grande altare
POMERIGGIO
1) gare di corsa
SERA
1) banchetto pubblico in
onore di Zeus nel Pritaneo
2GIORNO
MATTINA
1) processione
nell'ippodrono dei
concorrenti; 2) corse dei
cavalli e dei carri
POMERIGGIO
1) pentathlon
SERA
1) riti funebri in onore di
Penelope; 2) sfilata dei
vincitori all'Altis; 3) canti
1 GIORNO
MATTINA
1) cerimonia di giuramento; 2) concorso per
araldi e trombettieri; 3)corse di ragazzi, lotta e
concorsi di pugilato; 4)preghiere e sacrifici
nell'Altis; 5) consultazione oracoli

POMERIGGIO
1) discorsi tra filosofi, poeti e storici; 2)giro
dell'Altis
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

21

Il programma delle gare dei Giochi fu soggetto a continue e costanti varianti nel cor-
so degli anni,ma le prove possono raccogliersi in tre grandi aree: I gare di corsa: stadio
20
,
diaulo (doppio stadio), dolico (corsa lunga, da 7 a 24 stadi), corsa degli opliti
21
; II pentathlon:
stadio, salto in lungo, lancio del disco, lancio del giavellotto, lotta; III - gare di combattimento:
lotta e pugilato; IV- gare ippiche
22
: distinte per animale (cavalli, puledre, giovenche, muli), per
mezzo (carro o biga) o per modalit di monta (totale o parziale).
A queste vennero ad aggiungersi competizioni a fiato, destinate a saggiare la capacit
di soffiare nelle trombe da parte di araldi e trombettieri. Erano considerate meno importanti
delle altre, in quanto non si registravano neppure i vincitori.
Tutte le gare, ad accezione di quelle a fiato, vedevano gli atleti partecipare nudi,
unabitudine che, plausibile per le gare di combattimento, non lo era altrettanto per quelle di
corsa. Lo stesso termine gymnos, significa in greco antico persona nuda o poco vestita.
Uno degli elementi che ha appassionato maggiormente la storiografia la figura
dellatleta di matrice greca. Uno dei punti di partenza, per certi versi frutto di una lettura su-
perficiale, la natura di dilettante in quanto proiezione dellidea di purezza e di lotta per la
vittoria. La diretta corrispondenza, dal punto di vista linguistico, tra il termine atleta e athlon
(premio), testimonia come la gara non era relativa forse ad un traguardo solo sportivo, ma
coinvolgeva la conquista di un qualche riconoscimento o utilit materiale. La concezione in-
tegralista del dilettantismo, largamente influenzata dalle concezioni maturate in Gran
Bretagna, e portata avanti nellOttocento da J. P. Mahaffy
23
venne sottoposta a revisione nel
secolo successivo da H.W. Pleket
24
.

20
Lo stadio la prova pi antica disputata. Il nome della competizione deriva dallo stadion, misura della lun-
ghezza (192,27 metri). La leggenda narra che tale distanza corrispondesse ai 600 piedi con cui Eracle misur il
tragitto.
21
Gli opliti erano soldati costretti a coprire il percorso di un diaulo con elmo, corazza e scudo. Per evitare diver-
si pesi, ad Olympia erano custoditi 25 scudi che venivano consegnati agli atleti.
22
Molto controverse nella storiografia ed indicate come le pi antiche, venivano disputate su una lunghezza va-
riabile. La vittoria veniva assegnata al proprietario del cavallo e non allauriga (a cuui spettava solo la benda di lana
per detergere il sudore) e per questo motivo si ricordano tra i vincitori anche donne, a cui era preclusa la partecipazio-
ne ai Giochi.
23
Sir John Pentalnd Mahaffy (1839-1909) in un articolo sul Macmillans Magazine nel 1879, introduce una de-
scrizione del dilettante greco, riferendo di come chi correva per un premio veniva guardato con superiore
disprezzo.
24
PLEKET H.W. (1930 -), nella sua Sociologia dello sport antico (1974).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

22

Da una lettura di tipo sociale, va considerata lassoluta preminenza dei ceti pi eleva-
ti nelle prove ippiche (anche per la naturale presenza dei ricchi proprietari dei cavalli) mentre
appare pi eterogenea ed interclassista quella nelle prove di corsa e di combattimento. I cit-
tadini pi abbienti, di solito impegnati in carriere pubbliche, con il crescere del seguito
popolare di queste competizioni, hanno considerato con sempre maggiore attenzione la par-
tecipazione ai Giochi, per poter sfruttare la fama acquisita in tale contesto nellottica di
conquista dei favori nel corso delle elezioni cittadine.
Molto stretto, infatti, si sempre mostrato il rapporto tra la citt e latleta, ricom-
pensato per il lustro procurato attraverso lelargizione di premi in denaro, vitalizi,
agevolazione (case, cibo, tasse) nonch riconoscendogli uno status sociale di assoluta visibili-
t. Lambiente culturale e filosofico, pur approfittando di queste grandi adunanze per
sviluppare propri festival, non ha sempre guardato con favore, ritenendola eccessiva
25
e dele-
teria, limportanza sociale acquista dai successi sportivi
26
.
Laumento delle ricche ricompense e con esse linevitabile incremento della corru-
zione prefigur uno scenario che, parallelamente alla nascita di quella sorta di
professionismo, da pi parti riconosciuta come causa principale del degrado dei Giochi.
Labbinamento dello sviluppo educativo attraverso lattivit fisica, evidenziato dalla istitu-
zione dei ginnasi, port ad una sorta di competizione delle polis al di sopra di quella dei
singoli atleti rappresentativi, in una sorta di anticipazione di quello che, nellera degli stati
nazionali, sar lo scenario dei Giochi Olimpici moderni.
Decisiva per il declino dei Giochi Olimpici antichi, oltre alla spinta degeneratrice del
professionismo, fu la conquista romana del 146 a.C. (unedizione dei Giochi, nell80 a.C.,
venne addirittura trasferita a Roma!), la quale provoc una decisa trasformazione non solo
delle gare ma anche del concetto stesso di agonismo: dalla esternazione di uno spirito intimo

25
Platone, che aveva ammirazione per lagonismo, non manc di denunciare gli eccessi, la brutalit e gli ozi.
26
Euripide, nel suo Anarchis, propone una dura invettiva , considerando come di tutti gli innumerevoli mali
che affliggono la Grecia, nessuno certo peggiore della razza degli atleti. Io condanno continua Euripide-
labitudine dei Greci che si riuniscono ad ammirare questi uomini per rendere loro onore, festeggiando inutili piaceri.
[] Credo invece necessario incoronare i sapeinti e gli onesti. Duro giudizio di condanna si ebbe anche da parte di
Socrate e dei sofisti, di Diogene, cos come si rintracciano in alcune commedie di Aristofane.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

23

e personale ad una concezione di tipo spettacolare (ludi) senza alcun contenuto rituale o di
sacralit. Questo cambio di prospettive, questa tensione verso fini spettacolistici, port alla
nascita addirittura di associazioni ed organizzazioni di atleti, dotate finanche di una specie di
rappresentanza sindacale (curia).
Fu per il Cristianesimo ad infliggere ai Giochi Olimpici il colpo decisivo, nella evi-
dente tendenza ad eliminare tutti i culti, le rappresentazioni e le manifestazioni di stampo
pagano. Di fatto, labolizione dei Giochi fu conseguenza dellemanazione di una serie di e-
ditti
27
, dopo il 390 a.C. , ad opera di Teodosio I che, su sollecitazione anche di Ambrogio,
vescovo di Milano, intese interrompere le occasioni in cui venivano a scontrarsi cristiani e
pagani, con sempre crescente frequenza e brutalit. Secondo le testimonianze, lultima edi-
zione dei Giochi Olimpici si celebr nel 385 a.C.. Fino ad oltre cento anni dopo si
registrano, invece, i Giochi di Antiochia, sorti sotto Augusto ed aboliti da Giustino.
Un avviso di tipo terminologico: le olimpiadi dal punto di vista letterale non contrad-
distinguono competizioni sportive ma intervalli di tempo.


1.3 Lo sport nel secolo dei Lumi
Le forti caratterizzazioni di tipo religioso trovano il definitivo superamento nel se-
colo dei Lumi, attraverso il quale viene superata lanticata dicotomia tra corpo e anima, di
derivazione platonica e cartesiana.
Attraverso questa sorta di ri-scoperta, di taglio scientifico, il corpo assume un ruolo
di primissimo piano nei processi culturali ma anche politici ed economici. Questa trasversale
rivalutazione del corpo trova il suo spazio sociale ideale in quelle occasioni ludiche e sporti-
ve.

27
In realt nessuno degli editti menziona alcuna specifica legge tendente allabolizione dei Giochi Olimpici. Un
momento di formale interruzione non esiste, anche per via del veloce ed inesorabile declino di tali competizioni.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

24

Sulla spinta della concezione dellhomo faber, il corpo viene investito da crescenti cure
ginnastiche, mediche, igienisti che, salutistiche che ottimizzano il suo rendimento rispetto ai
processi produttivi, con chiara ed evidente finalit economica. Accanto a questo si fanno
strada anche le attivit ludiche e di svago, quelle dellhomo ludens.
Le due facce della medesima medaglia, per oltre un secolo, compiranno un percorso
paritario e per certi versi parallelo, attraversando e caratterizzando in modo diverso i vari
settori sociali delleconomia, della politica e della cultura. Il corpo sar lelemento centrale di
due innovativi ambiti di intervento delle strategie sociali, vale a dire leducazione ed il tempo
libero.
Leducazione del corpo diventa un obiettivo di rigenerazione della societ, non solo
nel quadro delle esigenze fisiche e muscolari propriamente dette, ma anche e soprattutto per
lo sviluppo di quella mentalit politica ed ideologica derivante dalla finalit di avere buoni
cittadini prima che buoni soldati.
Il passaggio dalla cura del corpo a quello della socialit si attua attraverso la condi-
scendenza attraverso regole e valori che, rendendo possibile lo svolgimento di queste
attivit, rendono socialmente utile il tempo libero. Lo sport, dunque, diventa un elemento di
civilizzazione, nonch, mediante linterazione con gli altri sistemi sociali, un fattore co-
produttivo della realt sociale. Dal potenziamento del capitale fisico traggono valore i pro-
cessi produttivi, dalla formazione etica lidentit nazionale, dalla socialit i processi politici,
dalla veicolazione di sistemi valoriali la cultura, dai caratteri di mediazione i processi relazio-
nali
28
.
Il percorso, avviatosi nel Settecento, arriva fino ai giorni nostri, mutando le forme ed
avvalendosi delle conquiste della tecnica, ma non modificando i propri caratteri. Sul piano
economico, da fabbrica del tempo libero che produce e mercifica le attivit agonistiche si tra-
sforma in fabbrica dello spettacolo, che ne governa la esponenziale capacit commerciale.

28
BONETTA G., Il secolo dei ludi, Lancillotto e Nausica,2000, pag.6.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

25

Il fenomeno sportivo, seguendo queste coordinate, attua la sua crescita sociale, coin-
volgendo culturalmente prima che economicamente popoli e paesi, senza pi distinzione tra
le classi sociali. Lespansione delle attivit sportive si sono attuate attraverso trasformazioni
strutturali, formali e temporali non omognee che hanno fortemente risentito del contesto
sociale in cui venivano a rilevarsi.
Dal punto di vista storico, questi fattori di trasformazione hanno poi caratterizzato
anche il modello sportivo in senso lato, cos come arrivato sostanzialmente ai giorni attua-
li.


1.4 Dalla ginnastica allo sport organizzato

LOttocento un periodo cruciale non solo per la definizione di quelle istituzioni
politiche che porteranno allo sviluppo dellattuale quadro politico (vale a dire gli Stati Na-
zionali) ma anche, sulla scia di questo processo, alla estrema organizzazione di tutte le
componenti sociali. La socialit ( o socialibilit), lassociazionismo e tutte quelle strutture or-
ganizzative rappresentano lanello di congiunzione dello stato nazionale con le dinamiche
della societ civile.
Lo sport per antonomasia, quello che meglio asseconda i caratteri di questo periodo
abbinandoli alla pratica di tipo fisico, la ginnastica. Essa collocata a pieno titolo
allinterno del sistema educativo, di cui anzi, rappresenta una vera e propria peculiare espres-
sione. Essa, non di meno, contribuisce alla definizione di quel modello organizzativo che
attraverso i suoi tantissimi circoli, le associazioni scolastiche, le societ, le federazioni (na-
zionali ed internazionali), si sviluppa in istituzione. La ginnastica , insomma, perfettamente
integrata allinterno del sistema istituzionale degli stati nazionali dellepoca, incarnandone lo
spirito e mettendosi talvolta a disposizione delle esigenze di tipo politico.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

26

Lo stesso de Coubertin, in qualit di Segretario Generale dellUnione Francese degli
Sport Atletici, intervenuto ad un congresso, nel 1982 indica tre distinte capitali europee per
gli esercizi fisici: Berlino, Stoccolma e Londra.
E il 1811 quando F. Ludwig Jahn, considerato il padre della ginnastica tedesca, crea
vicino Berlino la Turnplatz (la piazza della ginnastica), quale primo monumento dedicato
ad una pratica molto popolare, che prese le mosse dalla mobilitazione nazionale in chiave
anti-francese allepoca delle guerre napoleoniche. Sfiduciati sullaffidabilit di un esercito che
pure nel corso del secolo precedente aveva costituito il perno attraverso cui poter affermare
la grandezza del loro Stato, i prussiani videro nella pratica ginnastica una sorta di riappro-
priazione e di rilancio della loro identit nazionale, uno strumento attraverso cui dare
concreta realizzazione a quellidea di nazione basata sullappartenenza (Volkstum) piutto-
sto che a quella basata sulla cultura e lidealit (Nationalitat).La capillare diffusione della
ginnastica comporta, quasi conseguentemente, una sorta di rilancio dellesercito prussiano,
una vera e propria mobilitazione per un rilancio del ruolo prussiano nel contesto internazio-
nale.
Il modello svedese, che vede nella fondazione a Stoccolma nel 1813 del Reale Istitu-
to Centrale di Ginnastica il suo punto di avvio, pur prendendo le mosse dalle medesime
contingenti esigenze di quello berlinese, se ne differenzia. Sia pur indirizzato alla preparazio-
ne degli istruttori di ginnastica militare, lo stesso Reale Istituto amplia il suo indirizzo
didattico, allargandolo in maniera considerevole alla conoscenza di tutte quelle leggi che
regolano lorganismo umano. La ginnastica di tipo svedese ha una decisa caratterizzazione in
senso medico ed igienistico e proprio questa componente sar determinante per affiancare,
smussandone le rudezze e temperandone gli eccessi, quello tedesco. Proprio nel 1907 in
Svezia, irradiandosi da qui verso Olanda, Germania e Russia nei due decenni successivi, tro-
ver la sua prima elaborazione il concetto di fitness inteso proprio in chiave di benessere
salutare, come sport per tutti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

27

La matrice nazional-militare, sia pur con le diverse percezioni riscontrate in Prussica
e Svezia, accomuna per un po tutti i paesi dellEuropa occidentale. La ginnastica moderna
basata su esercizi ginnico-militari di tipo non competitivo, un sistema di movimenti capaci
di esaltare, attraverso la preparazione fisica, valori quali lautocontrollo, lordine, il sacrificio.
Questa differenza di tipo strutturale e finalistico, per, non impedir lo sviluppo del cosid-
detto sport agonistico che, sorto in Inghilterra, trover la propria sintesi proprio nel progetto
olimpico decoubertiano.
In Inghilterra, lo sviluppo dello sport avviene in un quadro diverso, allinterno del
quale non emergono i riferimenti nazionali, militari o patriottici, ma entro cui diviene deter-
minante la presenza, e la conformazione, della classe dirigente borghese. Dal punto di vista
della consapevolezza, questa non ha proprio nulla da invidiare rispetto allorgoglio dei qua-
dri militari prussiani. Oltremanica possibile, addirittura, individuare due distinti filoni.
Un primo riguarda la cosiddetta sportisation, vale a dire il tentativo di rendere come
sport antiche e radicate tradizioni (si pensi alla caccia alla volpe o le corse dei cavalli).
Lidea di accomunare in chiave regolamentare pratiche pi o meno riconducibili ad un mo-
derno concetto di sport pu farsi risalire addirittura al 1612, quando sotto il regno di
Giacomo I Stuart vengono istituiti i Giochi Olimpici sulle colline di Cotswold
29
oppure quando lo
stesso Giacomo I, primo re di Inghilterra e Scozia, nella sua Declaration of Sports, forn un
primo elenco delle prove fisiche che era concesso al popolo praticare (1617). La fondazione
del Jockey Club Londra (1751), nato per regolare le corse dei cavalli, e listituzione da parte
di Edward Stanley conte di Derby dellomonima prova ippica (1780) non fanno che ripren-
dere a distanza di oltre un secolo il tentativo del sovrano.
Un secondo, invece, punta alla definizione di nuovi giochi sportivi e trova il suo
ambiente fecondo allinterno della public schools, cio le esclusive e rinomate scuole superiori

29
Forse svolti gi nel 1204, ispirati dalla intuizione di un avvocato, Robert Dover, vengono organizzati in una
zona collinare a circa 150 km a nord di Londra, con cadenza annuale, come reazione allondata di puritanesimo, nelle
giornate di gioved e venerd della settimana di Pentecoste. Le prove erano di corse a piedi ed in armi, lancio dellasta
e del martello, lotta e pugilato, gare ippiche, e competizioni artistiche (canto, danza, cornamuse). A met del Settecen-
to,dopo la Restaurazione trovarono maggiore forza, tanto da essere ricostruiti come Dovers Metteing. Terminarono
nel 1852.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

28

dove si forma la gentry inglese. Nel 1823, in un college dellomonima citt, William Webb El-
lis inventa il rugby attraverso una sorta di manipolazione delle regole poste a governo del fo-
football, pratica ludica tradizionale diffusa gi nel Seicento anche se codificata solo nel 1846.
La codificazione delle pratiche sportive ha, peculiarmente, un significato di tipo pe-
dagogico. Come lo sport con la palla ovale, anche la cosiddetta pedagogia sportiva nasce
allinterno di una public school di Rugby, il cui preside A. Thomas Arnold, ha il merito di
intendere per primo la possibilit di utilizzare lo sport e le sue forme codificate come stru-
mento di educazione per le classi dirigenti. Una finalit certamente non di poco conto se si
considera che lInghilterra del tempo, come altri, era un Paese proteso verso la creazione di
un grande impero e per il quale lo sviluppo culturale e sociale rappresentava un elemento di
fondamentale importanza. La diffusione di questi metodi allinterno di tutto il sistema scola-
stico, universit comprese, comport lenorme diffusione di queste pratiche sportive nella
vita sociale dei ceti borghesi. Con la contemporanea invenzione del tempo libero, vengo-
no a tratteggiarsi i tratti peculiari dello sport quale sistema combinatorio di pratiche ludico-
ginniche ed esperienze (elitarie) del loisir.
Secondo lintellettuale Angelo Mosso,lesercizio fisico diviene utile sfogo, attraverso
la regolamentazione delle pratiche sportive allinterno degli spazi accademici, dellesuberanza
e della vitalit della giovent, la fatica rappresenta il rimedio per molti mali ed i giuochi atle-
tici sono una sorta di scuola per la disciplina.
30

Le prime gare interscolastiche (1873) arrivano dopo la definizione, da parte
dellAmateur Athletic Club di Londra (1866)
31
dei principi del dilettantismo, dai connotati
particolarmente rigidi e stringenti. Questo primo esempio di istituzione sportiva moderna
chiaramente espressione dellesperienza sportiva dei gentlemen, testimonianza che, non meno
della ginnastica militar-patriottica, anche questo processo ha una chiara matrice ideologica.
Tale modello sar ben presto esposto al rischio di contaminazioni della popolare sportisation,

30
1894
31
Fondato da gentlemen ex universitari.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

29

caratterizzata dalla componente spettacolare. Lo stesso calcio, che nel 1862 grazie alla fon-
dazione della Football Association da parte dei rappresentanti di 11 squadre di football trover il
suo primo momento di consacrazione istituzionale, diventer, tra il 1880 ed il 1890, una del-
le manifestazioni pi popolari, quella che meglio caratterizzer la voglia di svago e di
partecipazione dei ceti popolari, specialmente operai.
Negli Stati Uniti il processo di sviluppo dello sport molto simile, seguendo le stesse
vie (scuole, college ed universit) e gli stessi strumenti (la codificazione). Lobiettivo al di l
dellAtlantico di contribuire a costruire una classe dirigente adeguatamente preparata al
ruolo che le mire di espansione coloniale e poi mondiale cominciano a caratterizzare la gio-
vane nazione nel periodo post-guerra di secessione.
Sia pur mantenendosi molto nette le differenziazioni tra la ginnastica di matrice mili-
taristica (quale derivazione di rituali collettivi e dimostrazione di forza e coesione
nazionalistica) e quella di matrice borghese (intesa come pratica di indirizzo e di regolamen-
tazione della competizione sociale), non pu certamente notarsi una minore rilevanza dello
sport di tipo inglese rispetto a quello tedesco allinterno del processo di costruzione dello
stato e della nazione, quindi, in sostanza della sua potenza militare. Celebre fu la frase del
duca di Wellington nella quale affermava che la battaglia di Waterloo stata vinta sui campi di
Eton.
Per vie diverse, entrambi i modelli sottolineano limportanza della disciplina, con-
tribuendo a trasferire questa esperienza dalla pratica ginnico-sportiva alle istituzioni
politiche. Una sorta di linea comune che caratterizzer per decenni tutti i paesi europei im-
pegnati nella corsa imperialista.
Le idee legate alla guerra, alligiene ed allo sport, certamente molto conosciute nel
mondo antico ma forse inconsciamente utilizzate anche nel periodo medievale e rinascimen-
tale, avrebbero certamente condizionato lo sviluppo delle iniziative che si sarebbero
sviluppate in tempi successivi nellambito del fenomeno sportivo e dellassociazionismo
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

30

sportivo. La stessa idea di restaurare la tradizione dei Giochi Olimpici, per poter avere
successo, non poteva che attualizzare al tempo corrente questi tre elementi.
Definito il quadro regolamentare, il processo di creazione e sviluppo delle istituzioni
sportive, pur nella sua complessit, si mostra alquanto rapido nei tempi. Questo primo pro-
cesso di istituzionalizzazione dello sport concretizza quella funzione sociale dello sport che,
a sua volta, viene indiscutibilmente rappresentata dalla considerevole estensione delle prati-
che sportive alle classi emergenti (la cosiddetta socializzazione dello sport ).
Un altro volano per la diffusione dello sport moderno sar costituito dalla capacit di
queste pratiche sportive di tramandarsi attraverso i contatti, di tipo prevalentemente com-
merciale, tra i vari Paesi europei, in un continuo apprendimento, scambio e contaminazione.


1.5 Il contesto istituzionale

Il nesso esistente tra lo sport e la politica sempre stato un tema particolarmente ca-
ro a tanti autori che si sono avvicinati ad indagare il fondamento e la nascita del fenomeno
sportivo. Questultimo ha costituito sempre un valido elemento non solo per poter favorire
la costruzione di una identit nazionale e lappartenenza ad una comunit politica ma an-
che per rappresentare una sorta di esperienza di civilizzazione ed un terreno di
strumentalizzazione e di costruzione del consenso.
Dal punto di vista istituzionale, in Italia, gli studi relativi allo sport hanno indubbia-
mente risentito del contesto politico, tanto che le prime vere indagini risalgono al periodo
fascista. Chiara era lattenzione mostrata dal regime di creare una sorta di totalitarismo
sportivo come riflesso, contorno e supporto (in chiave propagandistica) di quello politico-
istituzionale. Non a caso risale a questo periodo il primo intervento normativo di matrice
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

31

statale, vale a dire la istituzione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI)
32
, inteso
quale istituzione di vertice deputata alla organizzazione dello sport nazionale. Non a caso lo
status giuridico prescelto per tale istituzione stato quello pubblicistico, tanto da permette
in quegli anni la rituale commistione tra cariche pubbliche ed incarichi allinterno del Partito
Nazionale Fascista che rappresentava una costante di quel periodo.
Non neppure un caso che tale orientamento emergesse, sia pur in un contesto del
tutto peculiare, quale conseguenza dellinsorgere dei primi contributi della dottrina in merito
alla definizione in termini ordinamentali del fenomeno sportivo ed il suo rapporto con il
quadro normativo e delle istituzioni dellordinamento statale. Con la sua Teoria degli ordina-
menti giuridici ed il diritto sportivo
33
, Cesarini Sforza squarci un velo sulla problematica
consentendo, attraverso il riconoscimento dellindirizzo della pluralit degli ordinamenti,
laffermarsi del cosiddetto diritto sportivo in tutta la sua innovativa dimensione.
Cos come in tempi moderni stato ribadito e consacrato a termini di legge, lo sport
ha da sempre avuto una sua ampia dimensione di tipo ulteriore rispetto a quella dello stato-
nazione. Losservanza dovuta alle norme sportive emanate da organi aventi carattere inter-
nazionale, anzi, stato un elemento essenziale per poter riuscire ad inquadrare in maniera
compiuta lordinamento sportivo in chiave nazionale.
Questo principio, sottolineato anche dal Cesarini forza, trae senza dubbio origine
dalla primigenia sintesi operata dal barone Pierre de Coubertin il quale, negli ultimi decenni
dellOttocento, ha rilanciato le pratiche sportive dal punto di vista organizzativo-
istituzionale. Loriginalit del suo progetto sta nella costituzione di una struttura in chiave
internazionale che richiama innanzitutto unidea concettuale (lolimpismo moderno) e poi
una istituzione reale ( il Comitato Olimpico Internazionale CIO).



32
Legge 16 febbraio 1942 n. 426.
33
CESARINI SFORZA W., La teoria degli ordinamenti giuridici ed il diritto sportivo, in Foro Italiano, 1933, I,
col. 1381 e in Rivista Diritto Sportivo, 1969.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

32


1.6 La rinascita tra atletismo ed olimpismo

Proprio in questo contesto di giochi regolamentati, di finalit ludiche ed agonistiche
delle pratiche sportive,viene ad irrompere liniziativa del barone Pierre Fredy de Coubertin.
Una iniziativa che lascer il segno indelebile nella storia dello sport, che ne cambier il corso,
orientandolo verso la sua dimensione globale.
Molto inserito nel clima culturale e politico della Terza Repubblica francese, Segreta-
rio Generale dellUnione Ginnastica, de Coubertin riesce ad elaborare un programma
imperniato sulla centralit dello sport, nellambito di un confronto che allepoca era orienta-
to da un lato sulla prospettiva di stampo militarista (la revanche militare sulla Prussia dopo la
sconfitta del 1871, traumatica per i francesi
34
) e dallaltro sul confronto con il mondo anglo-
sassone ed i suoi valori. Molto attento alla realt del tempo, ed in particolare allo sviluppo
economico e sociale centrato sullapporto della classe borghese, egli proprio verso questa
nuova realt sociale cerca di veicolare quei valori sportivi di impronta storicamente aristocra-
tica, puntando a promuovere contemporaneamente una nuova identit nazionale in un
contesto fortemente internazionalizzato in tutti i settori.
Lesperienza inglese, soprattutto per il contributo scaturito dal punto di vista rego-
lamentare ed organizzativo-istuzionale, la base su cui il barone francese innesta un
fortissimo richiamo al passato classico. Il suo intento, infatti, quello di riuscire a connotare
lo sport con un forte messaggio pedagogico ma calato nella (maggiormente coinvolgente)
visione delle relazioni internazionali. Egli voleva universalizzare lo spirito etico della competi-
zione sportiva ed internazionalizzare gli sport medesimi, sia come forma sociale che come
pattern di riferimento
35
.

34
In seguito alla sconfitta militare, che cost la perdita dei territori di Alsazia e Lorena, la Francia, passando at-
traverso la breve esperienza della Comune di Parigi, torn Repubblica (la cd Terza, durata fino al 1940) nel 1875.
Proprio questo revanscismo (rivincita) ebbe molto peso nel determinare il successivo scoppio della Prima Guerra
Mondiale.
35
BONETTA G., Il secolo dei ludi, Lancillotto e Nausica,2000, pag.52.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

33

De Coubertin affascinato dalle teorie di Thomas Arnold
36
, celebre rettore del col-
legio di Rugby ritenuto il padre della pedagogia sportiva
37
ma anche un vero patriarca per lo
sport moderno. Si convinse che lo sport, praticato nelle scuole come ricreazione fisica e gin-
nastica, poteva rappresentare un potente strumento di accelerazione per la democratizzazio-
democratizzazione e lo sviluppo di rapporti maggiormente civili tra le nazioni.
A questo abbin la riscoperta delle vecchie Giochi Olimpici
38
, durante le quali le cit-
t-stato elleniche riuscivano a celebrare non solo levento atletico ma anche una forte unit
culturale che le univa al di l delle continue guerre territoriali.
Rispetto al termine sport, il barone francese predilige quello di ATLETISMO
39
,
quasi a voler cercare di marcare la differenza tra la pratica sportiva a fini esibizionistici e
quelle legate al loisir.
Pur essendo aristocratico di nascita, de Coubertin si mostr sempre ribelle alle disu-
guaglianze sociali e considerava la democratizzazione, unitamente allo sviluppo dei mezzi di
trasporto e della comunicazione, uno dei fattori indispensabili per la trasformazione della
societ. Latletismo, quindi, gli parve una sorta di modello di democrazia e pacificazione so-
ciale, il luogo ideale entro cui sviluppare da un lato luguaglianza fisico-spirituale e dallaltra
quel riequilibrio delle tensioni sociali e politiche.
Per poter internazionalizzare il suo concetto di sport come etica di vita, al valore
formativo riconosciutogli attraverso il richiamo alla pedagogia di Arnold ed ai classici greci,
occorreva aggiungerci una reale diffusione di massa.
La vera spinta in chiave educativa dello sport arriver non tanto dalle tradizionali i-
stituzioni costituite da scuola e famiglia, quanto piuttosto a quei diversi soggetti sociali, di

36
De Coubertin conobbe le teorie di Arnold leggendo il celebre romanzo Gli anni di scuola di Tom
Brown(1857), suo allievo.
37
La sua pedagogia, pur imperniata sullattivit fisica, non trascura lo studio tecnico. Egli si pone tre obiettivi at-
traverso lo sport: 1) equilibrio organico per latleta, che irrobustisce il corpo (psico-fisico); 2) esperienza personale di
conseguimento di fini tangibili attraversi sforzi personali (morale); 3) attitudine ad organizzare e preparare i giochi
(sociale).
38
Tra il 1875 ed il 1881, una spedizione archeologica tedesca guidata da Ernst Curtius aveva consentito di ripor-
tare alla luce i resti di Olimpia.
39
Uso il termine sport disse de Coubertin ne Le preface des Jeux Olympiques (1896)- per farmi comprendere
meglio, ma io limpiego malvolentieri. Vi si mischia un non so quale profumo di sciocca mondanit, di cattiva anglo-
mania. Bisogna dire atletismo. Il termine era a portata. Era sufficiente spogliarlo delle scorie che lo rivestono e
rendergli il suo significato antico.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

34

impronta politica e religiosa, che sapranno diventare nuovi centri di riferimento. Non a caso,
infatti, lo scoutismo, nel rispetto della concezione di Badan-Powell, in una sorta di reinterpre-
tazione delleducazione le contesto della socialit giovanile, poneva lo sport come palestra di
vita, luogo privilegiato dove sviluppare lauto-controllo, il self-government e la moralizzazione
delle relazioni interpersonali
40
.
Nel contesto della lotta di classe, lassociazionismo e le attivit sportive erano viste
come tipica espressione della cultura capitalistica ed avversate fin quasi ai limiti
dellinconciliabilit dai movimenti e dalle organizzazioni socialiste ed operaie, in quanto rite-
nute una degenerazione borghese ed un fattore di distrazione politica per laggregazione
proletaria. Ben pi aperti, i movimenti cattolici accolsero la pratica sportiva come una sorta
di fattore di socialit positivo per il completamento dei processi formativi di ispirazione cri-
stiana ed anzi, sulla scorta delle indicazioni della Rerum Novarum di Leone XIII del 1891, lo
considerarono elemento di modernit e di contatto e di comunicazione con il mondo giova-
nile in particolare.
I tempi sono, insomma maturi, per compiere il grande salto. Nel 1892, cos, il baro-
ne de Coubertin annuncia lidea di ripristinare le Giochi Olimpici, nel corso di una
conferenza che diviene una sorta di manifesto. La convocazione di un congresso mondia-
le sulleducazione fisica allUniversit de la Sorbonne di Parigi, dal 16 al 24 giugno 1894
41
,
diviene loccasione per poter rendere concreto il suo progetto. Nasce lidea olimpica,
quellOLIMPISMO MODERNO , il cui riferimento pi che lo sport inglese quello antico.
Per de Coubertin lo sport deve sempre essere legato a postulati di tipo etico, richiamandosi
alla creazione di un uomo nuovo, una sorta di sintesi tra latleta greco, il cavaliere medievale
ed il gentleman cristiano.
Vista in s, lidea di far rivivere la tradizione olimpica non era del tutto originale. In
precedenza, ed anticipando liniziativa del 1894, vi erano stati altri fermenti, alcuni dei quali

40
BONETTA G., Il secolo dei ludi, Lancillotto e Nausica,2000, pag. 55.
41
Al congresso partecipano 79 delegati in rappresentanza di 14 nazioni e 49 societ. Allordine del giorno dei
lavori erano posti tre punti: il dilettantismo; luniformit regolamentare; la rinascita dei Giochi Olimpici.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

35

certamente influenzarono de Coubertin. Oltre allesperienza francese del periodo termido-
riano (per riconciliare la nazione con un decreto del 1795 si stabilisce linsegnamento
pubblico delle pratiche sportive e si codificano le feste nazionali), vale la pena ricordarne al-
tri.
I primi di cui si ha riscontro certo sono gli Olympic Games di Robert Dover, di cui si
gi detto, ripresi nel 1776 dai Giochi di Drehberg (disputati nel 1800, nel 1840 e nel 1842). Nel
luglio del 1834 vennero inaugurati i Giochi Olimpici di Ramlosa (gare di corsa, lotta, salto, agili-
t e tiro alla corda poi divenuti Giochi Olimpici Scandinavi) i quali sono scomparsi qualche
anno dopo, a seguito della morte del suo ideatore, un professore di accademia Gustav Jo-
han Schartau.
Quasi in contemporanea, a Poznam alcuni professionisti presentarono uno spettaco-
lo di circo dal titolo Competizioni Olimpiche (1830) ed a New York si ricorda un seguitissimo
torneo medievale con caccia al cervo, corsa ad ostacoli e vari giochi definiti olimpici (1853).
Lontano dallEuropa, si segnalano anche i Giochi Olimpici di Montreal (1844) con ben 28 prove
nel programma.
La Passeggiata Olimpica (1832) di Grenoble, ideata nel Seminario di Rondeau per in-
gannare il tempo libero e prevista ogni quattro anni nel giorno bisestile, ben presto cominci
a strutturarsi con un proprio regolamento, un comitato organizzatore ed un programma
sempre pi ricco e stabile di prove; visto il crescente entusiasmo, la cadenza divenne annua-
le. Questi giochi durarono oltre settantanni, cessando nel 1906 sulle contestazioni che
coinvolsero questi istituti religiosi, ma la sua traccia rimase non solo sul piano sportivo
quanto anche sulla capacit di inserirsi nel solco della cultura ellenica (in nome del grande e di-
vino Apollo, dio delle scienze, e della saggia e sacra Minerva protettrice delle arti). Si tratt senza
dubbio di un piccolo germoglio dei futuri Giochi Olimpici visto che questa manifestazione
ebbe tra i vincitori quellHenri Didon che, divenuto prete, rappresent uno stretto consiglie-
re del barone de Coubertin.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

36

Una spinta decisiva il barone la ebbe nel 1890 quando partecip ai Giochi inglesi di
Munch Wendloch, longeva manifestazione protrattasi fino ai giorni nostri ideata dal medico
William Penny Brookes, che si caratterizzava non solo per le competizioni sportive, ma an-
che per il suggestivo cerimoniale (la sfilata degli atleti e della popolazione locale, la cerimonia
di apertura, le acclamazioni poetiche che richiamavano la cultura greca). Sotto questo aspet-
to, lInghilterra un fermento di iniziative: i Giochi Olimpici di Shropshire (Wellington
1861, Shrewsbury nel 1864), i Giochi Nazionali Olimpici (Londra 1866, Birmingham 1867,
Wellington 1868, Shrewsbury 1877, Hadley 1883), il Gran festival Olimpico di Liveropool
(1862-1867), i Giochi Olimpici di Morpeth (1873) e quelli di Lake Palic (1880-1914).
La Grecia non fu da meno. Il re Ottone I nel 1837 con un decreto istitu ogni 5 anni
lo svolgimento di una mostra internazionale ad Atene dedicata allagricoltura, allindustria
ad ai giochi sportivi. La prima edizione di questi Giochi Greci,si ebbe sono le 1859, con gare
di lancio del giavellotto de le disco, corsa breve e corsa di carri. Ideati dal poeta Panagiotis
Soustos come rinascita dei Giochi Olimpici, di cui riprendevano il rituale, devono la loro
fortuna allappoggio economico del mecenate epirota Evangelis Zappas, il quale consent,
mettendo a disposizione la sua grande fortuna alla sua morte, di allestire alcune strutture
sportive (tra cui lo Zappeion, centro espositivo polivalente). Su questa scia, cercando di allar-
gare i confini, in Grecia si assiste ai tentativi di altri Giochi (1889) e dei Giochi Panellenici
(1891 e poi 1893).
Tutte queste manifestazioni, non casualmente richiamandosi terminologicamente ai
Giochi Olimpici, erano per iniziative aperte alla partecipazione su base regionale. Potevano
essere un primo step evolutivo dellidea di de Coubertin, ma non potevano incarnarla. Per il
suo ideale di olimpismo, i nuovi Giochi dovevano essere al tempo stesso una gara di forza
ed abilit ma anche di cultura ed amicizia tra i popoli.
Era necessario fare un salto di qualit. Per evitare che fosse uniniziativa estempora-
nea, come tante altre, occorreva saldamente ancorarla al mondo moderno. La pratica
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

37

sportiva era un principio vecchio come il mondo, ma la difficolt stava propria
nellinnestarla in una visione allargata, su base mondiale.
Fondato il CIO quale istituzione di coordinamento dei Giochi, occorreva attivare in
ogni Paese
42
un Comitato Nazionale, che potesse assicurare la partecipazione dei vari atleti.
Questo deciso spostamento di potere verso lorganismo costituito a Parigi, provoc le resi-
stenze messe in campo dalle potenti federazioni sportive e da influenti uomini di sport.
Particolarmente avverso a questa iniziativa fu il mondo della ginnastica, che tent di
bloccarne il decollo oppure di condizionarne gli esiti. Il vero punto discriminatorio non fu
tanto relativo allagonismo, ma quanto piuttosto alla constatazione che mentre nella ginna-
stica fare attivit fisica un mezzo per altri benefici, nella concezione dello sport moderno
essa il fine. Questa sorta di sportivizzazione della ginnastica, fenomeno che diventer inevitabi-
le (lo stesso de Coubertin la inserisce come ginnastica moderna nel programma dei
Giochi), d il senso del cambio di prospettiva: dalla funzione ideologica e culturale ad un
contesto di matrice economica. Lolimpismo viene ad incarnare i principi di competizione
internazione in cui sono coinvolti i vari Stati, ne intercetta la voglia di emergere in un quadro
internazionale sempre pi ampliatosi grazie ai progressi dei trasporti e delle comunicazioni.
Oltre al dato culturale, i circa duemila partecipanti
43
al Congresso della Sorbona che
si pronunciano unanimemente in favore della creazione del Comitato Olimpico Internazio-
nale
44
e del ripristino dei Giochi Olimpici, la novit sul piano istituzionale. Il programma di
celebrazione, nonostante le pressioni di Atene (sede della prima edizione del 1896), itine-
rante in quanto mira a rafforzare la pace e la cooperazione tra le nazioni,nel quadro dello
sviluppo di rapporti internazionali attraverso le competizioni.
Prima dellistituzione del CIO, de Coubertin molto attivo, attivando diverse rela-
zioni internazionali. Ha in testa un organismo transnazionale, composto di personalit

42
Si costituirono Comitati anche in nazioni facenti parte di Paesi multinazionali, quali la Boemia, lUngheria e la
Finlandia.
43
Di questi una decina provengono dal Comitato Promotore, 78 sono i delegati rappresentati dei 37 organismi
sportivi ed istituzioni politiche e culturali coinvolte, una ventina sono i partecipanti stranieri (8 Paesi e 13 nazioni).
44
Designato come Comit International des Jeux Olympique, subito dopo venne chiamato Comit International
Olympique (C.I.O.)
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

38

indipendenti dai vari governi, capace di essere il vertice di un ordinamento sportivo che do-
vr avere la forza di farsi riconoscere autonomo nei rispettivi ambiti territoriali. Tale
istituzione ha caratteri del tutto peculiari, fortemente oligarchica e su base volontaristica, svi-
luppatasi fino ai giorni nostri attraverso un sistema di cooptazione evidentemente guidato da
precise strategie di tipo geo-politiche. Fin da subito, mostr una struttura concentrica: ad un
primo nucleo di membri attivi e partecipi fece da contorno una schiera sempre pi vasta di
soggetti la cui presenza serviva piuttosto a soddisfare esigenze di prestigio e di realpolitik.

















Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

39

Capitolo 2
LE FONTI




2.1 La giuridicit dellordinamento sportivo

Lo sport, nellaccezione moderna, considerato un importante fenomeno di tipo so-
ciale, capace di dimostrarsi valido strumento per lemergere valori quali la lealt, il confronto
pacifico, la tolleranza. Questi valori gli hanno consentito di assumere un ruolo di primissimo
piano allinterno della societ moderna e da tale posizione si , inevitabilmente, confrontato
con gli altri settori dellattivit, a livello internazionale come nazionale.
Una delle caratteristiche fondamentali del mondo dello sport stato quello
dellesistenza di precise regole, diverse per ciascun tipo di gioco e disciplina sportiva, ma al
tempo stesso comuni a livello di sistema. Regole che il mondo dello sport ha saputo cre-
arsi autonomamente e la cui validit per tutti gli aderenti sempre stato uno dei capisaldi per
lesistenza stessa del sistema.
La crescita economica del fenomeno sportivo, sviluppatasi parallelamente alla consi-
derazione di ordine socio-culturale, ha palesato con sempre maggiore frequenza le
interrelazioni che questo, inevitabilmente, veniva a creare con lordinamento generale, posto
questultimo a baluardo di garanzia e regolamentazione dellintera coesione della societ.
La problematica dellautonomia del sistema sportivo in quanto ordinamento sta-
ta affrontata a livello teorico e per diversi anni, specialmente ad inizio del Novecento, stata
analizzata sulla base delle due diverse concezioni maggiormente accreditate.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

40

Visto sotto la lente della teoria normativistica, elaborata dal Kelsen
45
, il diritto costi-
tuito dalla norma e quindi un ordinamento, quale insieme di norme, valido
indipendentemente dalla sua reale efficacia, essendo sufficiente la sua semplice positivit: le
norme per essere riconosciute con valore giuridico devono essere poste e rese valide
allinterno del sistema ordinamentale stesso.
Queste caratterizzazioni sono ritenute insufficienti e superate dalla teoria istituzionali-
stica, sostenuta in Italia dal Santi Romano
46
, secondo cui lordinamento deve essere inteso
quale istituzione oppure organizzazione. In tale caso, il momento della costituzione
dellistituzione precede e determina quello della norma. Un ordinamento propriamente giuri-
dico, viene ad essere configurato dallesistenza di tre elementi: la normazione, linsieme degli
individuai (societ) e lordine sociale .Il concetto di ordinamento prima che regolare i rapporti
sociali organizzazione, in grado di regolare il funzionamento dellintero ordine sociale.
In una stessa comunit, quindi, ben possono esistere una pluralit di ordinamenti giuridici.
La teoria che poggia sul semplice dato normativo, concede nulli spazi alla presunta
autonomia di un ordinamento sportivo di tipo giuridico, emanando ogni potere dallo Stato
(concezione monistica). Laltra, invece, apre decisamente le porte alla conquista di spazi da
parte di quelle organizzazioni nate allinterno della societ, la cui esistenza e funzionamento
si basa sullesistenza di un insieme di norme regolamentali nellambito di un ordinamento i
cui fini sono perseguiti nel riconoscimento quanto non nel supporto dello Stato. Nello sport
vengono a crearsi rapporti di interesse collettivo, regolati da norme poste autonomamente
da privati, magari in virt della mancanza oppure della insufficienza della legge statale.
Grazie al Cesarini Sforza
47
e nellambito della teoria istituzionalistica, il fenomeno
sportivo stato collocato tra quelle forme di organizzazione che si sviluppano senza
lintervento statale, derivando la propria esistenza dallo scopo comune di persone che coo-
perano a tal fine. I titolari di tale forza normativa sono i privati.

45
KELSEN H., La teoria pura del diritto, Torino, 1966.
46
ROMANO S., Lordinamento giuridico, Firenze, 1966.
47
CESARINI SFORZA W., Il diritto dei privati, in Rivista Italiana di Scienze Giuridiche, 1929,pag 43.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

41

Fu il professor Giannini
48
ad individuare la giuridicit del cosiddetto ordinamento
sportivo attraverso lesistenza di tre elementi: a) la plurisoggettivit; b) la normazione; c)
lorganizzazione. Nel sistema sportivo, una serie di soggetti si vengono a vincolare ad un corpus
comune di norme nellambito di un insieme organizzato di attivit e procedure gestite da
una istituzione permanente e duratura.
Lordinamento sportivo quindi un ordinamento settoriale che si sviluppato e
consolidato attraverso proprie norme grazie ad un gruppo sociale che si trovato unito di-
nanzi ad uno scopo comune e su questa base si posto un assetto di tipo organizzativo e si
vincolato al rispetto di una serie di norme. Ha caratteristiche di originalit ma non di so-
vranit perch, se da un lato lefficacia delle norme si fonda sulla forza propria e non di altri
ordinamenti, dallaltro essa non ha la piena effettivit di forza su un dato ambito territoriale
(il territorio non n elemento e n attributo costitutivo)
49
.
Proprio relativamente allelemento della originariet, viene in rilievo la distinzione tra
la dimensione mondiale e quella nazionale. Il primo certamente originario anche se non
sovrano, in quanto non dotato di poteri effettivi nellambito della comunit internazionale.
Il secondo deriva la sua vigenza dallordinamento statale che gli riconosce il carattere della
giuridicit stante la sua conformit ed il rispetto dei principi generali.


2.2 Lo sport e le fonti ordinamentali statali

La capacit di incidere sul piano normativo da parte delle organizzazioni sportive di-
pende dal grado di autonomia che al proprio sistema ordinamentale concesso da quelli
sovraordinati, nazionale oppure comunitario, congiuntamente o disgiuntamente considerati.
Tale rapporto funzionale si risolve, ogni volta, con la prevalenza, in caso di conflitto,

48
GIANNINI M.S., Prime osservazioni sugli ordinamenti giuridici sportivi, in Rivista di Diritto Sportivo, 1949,
n.1-2, pag. 10 e seguenti.
49
Secondo quanto sostenuto da VALORI G., Il diritto dello sport, Torino, 2005.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

42

dellordinamento statale, in quanto sovrano e garante dei principi supremi riconosciuti dalla
propria Carta Fondamentale.
In particolare, il mondo dello sport rientra nel quadro di quelle aggregazioni capaci
di creare entit associative che, una volta organizzatesi, possono dar vita ad un insieme di
normative destinate a consentire di regolare e sviluppare tale attivit. Lart. 18 della Costitu-
zione Italiana, per esempio, concede la libert di associarsi per perseguire fini comuni, il cui
unico limite costituito dalla liceit di tali fini. Esso, quindi, contempla la presenza di tre li-
bert: a) perseguimento in forma associata di fini non vietati; b) formazione di vincoli
associativi:c) organizzazione interna.
Allinterno di questo ambito territoriale e sottostando alle relative prescrizioni nor-
mative di rango superiore, ogni ordinamento settoriale di tipo sportivo viene ad operare
sotto la vigenza di norme promananti sia a livello mondiale che nazionale da parte di orga-
nizzazioni sportive.
Tanto per restare al caso italiano, lordinamento sportivo nazionale deve conformarsi
ai principi ed alle deliberazioni adottate a livello internazionale dal Comitato Olimpico In-
ternazionale (CIO), ma al tempo stesso deve adeguarsi ai principi ed agli indirizzi posti dalle
fonti nazionali (e comunitarie).
Esso , dunque, posto allinterno di un doppio binario. Sul fronte statale, deve rispet-
tare il sistema formativo cos individuato:
Costituzione e Leggi Costituzionali;
Regolamenti Comunitari, Leggi ordinarie ed atti aventi forza di legge (decreti-legge e
decreti legislativi), leggi regionali;
Regolamenti;
Usi e consuetudini.
Sul fronte sportivo, invece, le fonti normative sono individuabili in:
- Carta Olimpica;
- Direttive e Raccomandazioni del CIO, norme antidoping WADA;
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

43

- Statuti, Principi e Regolamenti dei Comitati Olimpici Nazionali e delle Federazio-
ni Sportive Internazionali;
- Statuti, Principi e Regolamenti dei Comitati Olimpici Nazionali e delle Federazio-
ni Sportive Nazionali;
Il destinatario finale di tali norme, sia esso persona fisica o giuridica, si trova, quindi,
al centro di un intricato sistema di norme la cui vigenza, la cui supremazia e la cui prevalen-
za, dipende dal diverso posizionarsi della natura dellatto allinterno di tale quadro. La
crescita della rilevanza del fenomeno sportivo in chiave economica ha provocato una paral-
lela crescita di questo in chiave giuridica, facendo venire in primo piano la problematica
relativa al rapporto tra gli ordinamenti.


2.3 La norma sportiva

Una delle caratteristiche principali che serve a distinguere lo sport propriamente detto
in chiave moderna e le attivit di tipo para-sportivo precedenti, la possibilit di poter com-
parare e paragonare le prestazioni sportive. Alla base di questo requisito c certamente
limposizione di un sistema regolamentare diffuso ed accettato a livello internazionale, segui-
to e rispettato nel medesimo modo, in maniera tale da poter riuscire a comparare attivit
distanti sia sul piano temporale che spaziale e da poter riunire associazioni sorte sotto il me-
desimo quadro organizzativo.
Possiamo distinguere, comunque,tre diverse tipologie di norme:
a. Le norme tecnico-sportive, che rappresentano le vere e proprie regole del gioco.
b. Le norme di status, che caratterizzano ed individuano i vari associati al sistema.
c. Le norme processuali, poste a presidio e garanzie del rispetto delle norme e
dellemanazione delle relative sanzioni.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

44

Queste norme sono espressione del potere di autoregolamentazione degli enti sporti-
vi e sono espressione delle loro autonomia, pi o meno riconosciuta o tollerata
dallordinamento statale.
Il potere di emanazione di norme sportive spetta innanzitutto al CIO. Il vincolo di
subordinazione che esiste tra il CIO ed i Comitati Nazionali Olimpici (CON) oppure tra le
Federazioni Sportive Internazionali (FSI) e quelle Nazionali (FSN) molto forte e determi-
na lobbligo per gli enti sportivi nazionali, non solo di rispettare le singole norme ma di tener
conto delle indicazioni e dei principi degli enti internazionali nella elaborazione dei propri
documenti fondamentali, quali statuti e regolamenti.
Promananti a livello internazionale (CIO e Federazioni Sportive Internazionali) e re-
cepite a livello nazionale, tali norme raggiungono un mondo molto variegato di destinatari, i
quali possono individuarsi in:
- Comitati Olimpici Nazionali;
- Federazioni Sportive Nazionali;
- Atleti;
- Societ sportive;
- Dirigenti;
- Tecnici;
- Ufficiali di gara;
Il processo di creazione del diritto internazionale sportivo pu definirsi droit des gents,
cio una sorta di diritto transnazionale, sebbene ci che viene a rilevanza non sono solo le
disposizioni degli organismi deputati alla funzione normativa, ma anche quelle per il corretto
svolgimento delle competizioni e lindividuazione dei poteri sanzionatori.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

45

Capitolo 3
IL DIRITTO INTERNAZIONALE
E GLOBALE DELLO SPORT




3.1 Il diritto sportivo nel panorama internazionale

Linteresse generale, dopo la definizione sul piano tecnico delle competizioni, si
spostato verso le grandi organizzazioni che governano lo sport a livello internazionale. E
questa la conseguenza non solo del carattere globalizzato del vivere sociale e quindi inevi-
tabilmente anche dello sport, ma anche e soprattutto del grande peso che essi hanno saputo
conquistarsi nel quadro internazionale.
Queste organizzazioni di fatto governano e controllano lo sport in ogni latitudine,
hanno codici ed organizzazioni costantemente in contatto (e talvolta anche in conflitto) con
quelli delle realt statali in cui esse si trovano ad operare. Esse si muovono autonomamente
rispetto ai governi nazionali, in un contesto di immunit giuridica che certamente unica
nel panorama delle organizzazioni non governative mondiali (NGOs). Le proprie decisioni
hanno grandissimo peso dal punto di vista economico, decidendo la sorte della carriera dei
vari atleti.
Capire ed analizzare le modalit di organizzazione di questo articolato ma parimenti
molto semplice sistema e capire la natura delle sue regole e, quindi, le derivazioni della sua
autonomia, non puro esercizio didattico, ma rappresenta senza dubbio il punto di partenza
di ogni seria indagine sul diritto sportivo internazionale.
Se confrontiamo la derivazione del cosiddetto diritto internazionale ordinario (sia
pur nelle sue diverse accezioni di entit pubblicistica, privatistica, etc.), lo schema che pos-
sibile ricavarne di questo tipo: ogni Stato, assolutamente sovrano allinterno dei propri
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

46

confini territoriali e dotato di una propria legittima normazione di tipo giuridico e giurisdi-
zionale, attraverso la mediazione di entit istituzionali sopranazionali di varia natura, al fine
di una crescita dei rapporti internazionali e di una armonizzazione dei vari sistemi normativi,
decide di accettare un arretramento del proprio esclusivo potere a favore di una regolamen-
tazione concordata sul piano internazionale. Le norme di nuova concezione, ugualmente
valide ed applicabili in tutti i Paesi aderenti, entrano allinterno di ciascun sistema nazionale,
come si visto, attraverso i meccanismi del recepimento diretto, della trasfusione in leggi
statali oppure semplicemente con la applicazione od il semplice richiamo in fase giurisdizio-
nale.
Il diritto internazionale sportivo non segue lo stesso schema. Nella sua genesi, esso
ha avuto una dinamica discensionale, trovando ai vari livelli una legittimazione dal livello
immediatamente pi alto. Cos come il Movimento Olimpico rappresenta la primigenia fon-
te la cui operativit affidata al Comitato Olimpico Internazionale, lesistenza nei successivi
gradi della piramide gerarchica di altre istituzioni, legata da un istituto detto riconosci-
mento, attraverso il quale lorgano superiore certifica la conformit di quello di grado
inferiore alle norme generali ma anche la sua superiorit di ordine normativo. Solo ottenuto
tale riconoscimento listituzione (o, de relato, il singolo soggetto fisico o giuridico) pu entra-
re a far parte del sistema sportivo, impegnandosi e vincolandosi al rispetto delle due regole e
delle sue procedure.


3.2 Diritto sportivo internazionale o globale?

Questo che in termini generici possibile definire diritto sportivo internazionale,
ha dato vita ad una netta contrapposizione, non solo terminologica, tra international sports law
ed il global sports law. Una competizione di tipo dottrinale tuttora in atto, ma di grande impat-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

47

to metodologico
50
. Linternational sports law , simmetricamente alla creazione di relazioni tra
gli Stati Nazionali presente nel diritto internazionale, pu essere individuato come linsieme
dei principi del diritto internazionale applicabile allo sport. Si tratta, nello specifico, di norme
di jus comune, cio regole generali di cui si esige lapplicazione: chiarezza e non ambiguit del-
le norme, giusto processo, decisioni imparziali,non irrazionali oppure arbitrarie.
Rappresentano, di fatto, le caratteristiche basilari di ogni sistema normativo e di ogni proce-
dura giurisdizionale, inderogabili nella loro applicazione, specialmente dalle corti nazionali.
Il global sports law, invece, rappresenterebbe una sorta di ordinamento transanazionale
autonomo, caratterizzato da due elementi: la sua natura contrattuale, cio traente dalla vin-
colante sottoposizione alla giurisdizione ed allautorit delle istituzione sportive; la non
sottoposizione al sistema giuridico nazionale. Esso composto da un insieme di principi ge-
nerati da regole ed interpretazioni normative emanate dalle istituzioni sportive
internazionali, a loro volta libere dal potere di regolamentazione dei governi nazionali o
dellingerenza delle corti nazionali. Riferendosi ai concetti espressi da Houlihan
51
, il primo,
rientrante nello schema del diritto internazionale, basato sugli Stati Nazionali, riprenden-
done spesso le strutture e traendone fondi e finanziamenti; il secondo rappresenta una sorta
di sport senza stato, traendo le sue fonti di finanziamento dalla propria capacit di attrat-
tiva commerciale.
Per arrivare ad una risoluzione di questa dicotomia, si cercato di fare riferimento,
molto spesso in maniera superficiale, ad una sorta di lex sportiva. Questo grande contenitore
giuridico, sarebbe la concretizzazione della pretesa del non intervento del sistema ordina-
mentale nazionale per salvaguardare lautonomia regolamentare delle istituzioni sportive.

50
Tra gli altri, si far riferimento al contributo di FOSTER K., Is there a Global Sports Law, in Entertainment
Law, vol. 2 n. 1, Frank Class Editor, London, primavera 2003, pagg.1-18.

51
HOULIHAN B., Sport and globalisation, in Sport and society: a student introduction, Sage Publication Ltd,
Londra, 2008.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

48

Essa, con decisione, invoca il quadro di riferimento adottato per la lex mercatoria
52
,
individuato da tre fattori
53
:
a) norme transnazionali generate da norme e pratiche di istituzioni sportive;
b) giurisprudenza unica, con propri principi giuridici, spesso difformi da quelli delle
corti nazionali;
c) autonomia dal diritto nazionale.
Sulla scorta di questa comparazione, la lex sportiva, rispetto ai due istituti in compe-
tizione, trova maggiori elementi di aderenza rispetto allambito del global sports law. Indicare
lidentit tra la lex sportiva ed il global sports law, significa presupporre limmunit giuridica dai
sistemi nazionali.
Per poter concretizzare un simile scenario, a cui si vuole fin da ora dare adesione,
per, occorre la migliore definizione, se non il superamento di ostacoli non solo di tipo dot-
trinale ma anche e soprattutto normativo e giurisdizionale. Sar necessario definire le
tipologie delle regole sportive, la capacit di indipendenza di queste rispetto allordinamento
giuridico nazionale e la capacit di avere forza vincolante.
Ad una prima ricognizione, possibile individuare quattro tipologie di regole sporti-
ve:
1) Norme tecniche. Ogni sport ha proprie regole del gioco, che ne costituiscono
lessenza. Esse sono intangibili ed incontestabili nellapplicazione nel corso del gio-
co stesso, presentandosi necessariamente arbitrarie e, talvolta, addirittura senza
significato. Una loro revisione, giusta giurisprudenza del Tribunale Arbitrale dello
Sport, ammessa solo se si riscontrano caratteri di illegalit oppure di contrasto
con regole sociali e principi generali del diritto. Sono regole di tipo costitutivo, per
questo frutto di autonomia.

52
Essa pu risultare determinata da tre fattori: a)le norme sono generate dagli aderenti al sistema, sono notevol-
mente standardizzate ed applicate nellambito di contratti; b)per risolvere alle controversie si ricorre al metodo
dellarbitrato; c)possono essere previsti sistemi di tutela nei confronti dei sistemi giuridici nazionali.
53
BELOFF M. - KERR T. - DEMETRIOU M., Sports Law, Hart, Oxford, 1999.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

49

2) Principi etici. Sono regole che incarnano lo spirito del gioco, non formalmente tec-
niche, ma inerenti lequit di trattamento. Sono regole di comportamento e, quindi,
di giustizia che le istituzioni sportive si riservano al fine di tutelare lintegrit dello
sport di riferimento. Esse si possono ricomprendere in quattro ambiti: a) giustizia;
b) integrit ed onest; c) sportivit (buona fede); d) caratteri dello sport. La loro in-
dividuazione o la loro applicazione lasciata ad esperti della materia.
3) International Sports Law. Ci sono principi generali del diritto
54
, di comune compren-
sione, che possono essere applicati allo sport e che le istituzioni sportive non
possono ignorare. In questo ambito lautonomia sportiva limitata, in quanto non
sono derogabili attraverso accordi.
4) Global Sports Law. Promananti dalle istituzioni sportive, sono di chiara derivazione
contrattuale. Sono lespressione dellautonomia del sistema sportiva di creare ed
applicare le proprie norme.
Quanto alla indipendenza rispetto allordinamento giuridico nazionale, certamente alcuni
dei principi generali richiamati si mostrano come coincidenti in entrambi gli ambiti conside-
rati, risultando nel confronto, talvolta discrezionali e talvolta emanazioni del sistema
giuridico nazionale. Lequilibrio del rapporto tra gli ordinamenti sportivi ed ordinari, inter-
nazionali e nazionali, va trovato con grande attenzione e prudenza, talvolta finanche con
espressa determinazione di leggi.
Il tema della forza vincolante molto interessante. La volont delle parti, se sembra de-
cisamente sufficiente per la creazione di un insieme di regole (diritto), non altrettanto per
attestarne la sua validit. Le parti possono accordarsi su determinate regole ed applicarle, ma
non possono altrettanto autonomamente riconoscere a tale insieme la compatibilit con
lordinamento generale entro il quale, inevitabilmente, tale autonomia dei privati viene a svi-
lupparsi. E il cosiddetto paradosso della validazione contrattuale.

54
Di derivazione sostanzialmente consuetudinario, contengono principi quali: equit, proporzionalit, personale
responsabilit per le azioni commesse, divieto di arricchimento personale, pacta sunt servanda (rispetto degli accor-
di presi), clausola rebus sic stantibus(vietato cambiare le regole in corso di svolgimento).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

50

Per poter esistere, quindi, un diritto sportivo internazionale (global sports law), deve riusci-
re a creare le condizioni per:
a) Global consitutive body (organizzazione). Unorganizzazione con poteri di governo sullo
sport nazionale, compresa la capacit di creare norme a cui tutti gli aderenti sono
obbligati al rispetto.
b) Global forum for dispute resolution (giurisdizione). Un organismo di risoluzione delle di-
spute, certamente di natura arbitrale (permanente oppure ad hoc), sul presupposto
dellesistenza di un sistema di giurisdizione internazionale.
c) Transnational unique norms (normazione). Norme uniche e distintive, sufficientemente
generiche ed armoniche rispetto al contesto sportivo, originali e quanto pi possibile
non comparate rispetto al diritto nazionale. Indipendenza rispetto alla giurisdizione
delle corti nazionali. Il carattere transnazionale delle norme sportive acquisisce una
sorta di immunit, non richiedendo per la loro valida applicazione alcun ricono-
scimento oppure alcuna autorizzazione da parte dellordinamento giuridico
nazionale.
Allo stato, lautonomia dellordinamento sportivo internazionale rispetto a quello nazio-
nale un dato di fatto, acquisto nel corso del tempo e chiaramente manifestato da alcuni
aspetti che sono diventati peculiari:
i. Impossibilit dei controlli. Questa sorta di immunit deriva sia dalla natura internaziona-
le delle istituzioni sportive che dalle caratteristiche del proprio sistema di governance
55
.
Lorgano di vertice del Movimento Olimpico, il CIO, volendo estremizzare il para-
gone, rappresenta un quasi-Stato, con una presenza talmente forte da poter
contrattare addirittura con gli Stati Nazionali (si pensi al caso dellassegnazione della
sede dei Giochi Olimpici). Il Consiglio Federale Svizzero gli ha concesso lo status di
organizzazione internazionale (non governativa), constatato che soddisfa i criteri ne-

55
Le corti degli Stati Uniti, chiamata a giudicare il Comitato Olimpico Usa in occasione del boicottaggio dei
Giochi Olimpici di Mosca del 1980, hanno dichiarato la propria incompetenza in quanto il NOC creazione del CIO
alle cui regole si conforma. [..] Esso prende potere ed autorit dal CIO il solo proprietario e padrone dei Giochi O-
limpici.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

51

cessari, vale a dire: a) contrae obbligazioni a livello internazionale, b) intrattiene rela-
zioni con altre personalit internazionali, quali gli Stati.
ii. Livello superiore della normazione rispetto alle persone connesse con lo sport internazionale. I sog-
getti sportivi sono obbligati prima da regole sportive, create dalle istituzioni sportive
internazionali, poi da quelle del rispettivo Paese. La lex sportiva viene a dover essere
valutata attraverso lo strumento della teoria del pluralismo degli ordinamenti. Ben
diverso il caso delle istituzioni nazionali, poste al centro dellingerenza e della sot-
toposizione agli obblighi promananti dallambito internazionale sportivo e nazionale
ordinario. E proprio in questo ambito che deve ben delinearsi la demarcazione tra le
due sfere. Quella internazionale sportiva, certamente, cercher di far valere il non in-
tervento delle corti nazionali sugli affari dello sport internazionale e,
compatibilmente con le norme nazionali, sullazione delle proprie derivazioni territo-
riali in quanto agenti.
iii. Esclusiva giurisdizione. Lintento di creare una giustizia privata (o domestica) a
protezione e legittimazione della propria autonomia, tesa ad escludere supervisione
ed intervento delle corti nazionali, si legittima attraverso alcuni fattori fondamentali:
a) carattere finale e vincolante delle decisioni con conseguente sottoposizione ad ap-
pelli presso altre corti; b) obbligo di attivazione di un arbitrato indipendente provato
gi definito (TAS); c) impegno a non attivare azioni legali presso le corti nazionali
quale requisito di ammissione al sistema sportivo.
Concepire il diritto sportivo internazionale piuttosto nella sua accezione di global sports
law significa individuarne i caratteri essenziali da un lato nella sua capacit di regolamentare
lattivit con propri strumenti normativi (self-regulation) e dallaltro di costituire un sistema
privato sia dal punto di vista organizzativo (governance) che giurisdizionale (giustizia domesti-
ca). Dovr, cio, riuscire a soddisfare le sopra specificate condizioni (organizzazione,
giurisdizione e normazione) attraverso una intensa attivit indirizzata ad una chiara armo-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

52

nizzazione delle norme, allaccettazione del sindacato del TAS per tutti gli sport ed alla defi-
nizione di regole uniche.
Lulteriore tentativo di sintesi nella lex sportiva, in analogia con la lex mercatoria, sembra
cedere il passo, minato irrimediabilmente, dalla immediata constatazione della natura del
rapporto esistente tra le istituzioni sportive ed i soggetti sportivi (atleta o club). Se formal-
mente esso si manifesta come di natura contrattuale, in realt tale non , se se ne considera
lasimmetricit ed il sostanziale monopolio indiscutibilmente esercitato dalle prime sulle at-
tivit dei secondi.
Il diritto sportivo globale non potr trovare una sua legittimazione come lex sportiva fin-
ch questo percorso di adeguamento non sar completato in ogni sua parte e con riguardo a
tutti gli sport ed allintero panorama mondiale.








Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

53

Capitolo 4
IL DIRITTO COMUNITARIO E LO SPORT




4.1 LUnione Europea

Istituita con il Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (ed entrato in vigore dal 1
novembre 1993), sotto laspetto giuridico-istituzionale, lUnione Europea un soggetto poli-
tico sovranazionale ed intergovernativo. Sotto questultimo aspetto, in particolare, bisogna
notare, che esso si presenta piuttosto come un organismo sui generis, diverso nella sua conno-
tazione sia da un semplice consesso di riferimento di pi stati indipendenti (come le Nazioni
Unite) che da una federazione di stati (come gli Stati Uniti dAmerica).
AllUnione Europea, invece, le istituzioni dei singoli Stati Nazionali delegano parte
delle proprie funzioni e delle propria sovranit nazionale. Ci la rende istituzione dal model-
lo funzionale del tutto peculiare: per alcuni aspetti essa si mostra simile ad una federazione
(si pensi al caso delle politiche monetarie ed ambientali), per altri ad una confederazione (per
esempio in relazione agli affari interni), per altri ad una semplice organizzazione internazio-
nale (si veda la politica estera).
Dal 1 gennaio 2007, essa viene a comprendere ben 27 Paesi membri, indipendenti e
democratici. Ha una estensione di 4 milioni 326 mila kmq (settima superficie al mondo) ed
una popolazione di 499 milioni 723 mila abitanti (terza al mondo), con ben 23 lingue ufficia-
li ed un PIL globale pari a 13.841 miliardi di dollari (la prima economia al mondo)
56
.

56
Dati riferiti ad una rilevazione risalente al 2006.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

54


Figura 2 - I paesi aderenti all'Unione Europea


La sua unione contrassegnata dai seguenti fattori:
- zona di libero mercato (il cosiddetto mercato comune);
- leuro come moneta unica (alla Banca Centrale Europea hanno aderito 16 Paesi);
- definizione di alcune libert (movimento, lavoro, investimenti);
- politiche comuni (in settori quali gli affari esteri, la difesa, lagricoltura, il commercio,
pesca, protezione ambientale).
In tutte queste aree di intervento, gradatamente lUnione Europea ha acquisito prero-
gative tipiche di una federazione, con sostanziale trasferimento di poteri e sovranit dagli
Stati Membri agli organismi comunitari.
Il suo status giuridico attuale fonda la sua legittimit da una serie di trattati che si sono
succeduti nel tempo:
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

55

1951 Nascita della Comunit Europea Carbone ed Acciaio (CECA)
57


1952 nascita della Comunit Europea di Difesa
58


1957 Comunit Economica Europea (CEE)
59

Comunit Europea dellEnergia Atomica (EURATOM)

1965 Trattato di fusione
60


1987 Atto Unico Europeo
61


1992 Unione Europea (Trattato di Maastricht)
62

1997 Trattato di Amsterdam
63


2000 Trattato di Nizza
64


2002 Introduzione dellEuro, la moneta unica europea

2004 Costituzione Europea (Trattato di Roma)
65
non ratificato -

2007 Trattato di Lisbona
66

I trattati istitutivi sono stati modificati pi volte, ad esempio in occasione dellentrata
di nuovi Stati membri nel 1973 (Danimarca, Irlanda, Regno Unito), nel 1981 (Grecia), nel
1986 (Spagna, Portogallo), nel 1995 (Austria, Finlandia, Svezia), nel 2004 (Repubblica Ceca,

57
Firmato il 18 aprile 1951 a Parigi ed entrato in vigore il 23 luglio 1952, giunto a scadenza il 23 luglio 2002.
58
Composta da sei stati: Germania, Francia, Italia e Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo).
59
Il trattato di Roma, che istituisce la Comunit economica europea (CEE), firmato a Roma il 25 marzo 1957 ed
entrato in vigore il 1 gennaio 1958, stato firmato contemporaneamente al trattato che istituisce la Comunit europea
dellenergia atomica (Euratom). Si fa pertanto riferimento ai due trattati come ai trattati di Roma.Sei i firmatari: Ger-
mania, Francia, Italia e Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo).
60
Il trattato di fusione, firmato a Bruxelles l8 aprile 1965 ed entrato in vigore il 1 luglio 1967, ha istituito una
Commissione unica ed un Consiglio unico delle allora tre Comunit europee.
61
Latto unico europeo (AUE), firmato a Lussemburgo e allAia ed entrato in vigore il 1 luglio 1987, ha dispo-
sto gli adattamenti richiesti per completare il mercato interno.
62
Il trattato sullUnione europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il
1 novembre 1993, ha cambiato la denominazione della Comunit economica europea in Comunit Europea. Ha inol-
tre introdotto nuove forme di cooperazione tra i governi degli Stati membri, ad esempio nel settore della difesa e in
quello della giustizia e affari interni. Aggiungendo questa cooperazione intergovernativa al sistema gi esistente del-
la Comunit, il trattato di Maastricht ha creato una nuova struttura a tre pilastri, che sia politica che economica:
si tratta dellUnione europea (UE). Il Trattato di Maastricht stato sottoscritto da 12 Stati.
63
Il trattato di Amsterdam, firmato il 2 ottobre 1997 ed entrato in vigore il 1 maggio 1999, ha modificato e in-
trodotto una nuova numerazione dei trattati UE e CE e reca in allegato le versioni consolidate dei trattati stessi. Il
trattato di Amsterdam ha modificato la designazione degli articoli del trattato sullUnione europea, che erano indicati
dalle lettere maiuscole da A a S, sostituendola con una numerazione progressiva.
64
Il trattato di Nizza, firmato il 26 febbraio 2001 ed entrato in vigore il 1 febbraio 2003, si occupato fonda-
mentalmente delle riforme istituzionali necessarie per garantire il buon funzionamento delle istituzioni una volta
effettuato lallargamento a 25 Stati membri nel 2004 e a 27 nel 2007. Il trattato di Nizza, il precedente trattato
sullUnione europea e il trattato che istituisce la Comunit europea sono stati unificati in una versione consolidata.
65
Un Trattato istitutivo di una costituzione per lEuropa stato adottato dai capi di Stato e di Governo in occa-
sione del Consiglio Europeo di Bruxelles (17 e 18 giugno 2004) e firmato a Roma il 29 ottobre 2004, ma non mai
stato ratificato. Esso presenta una pi forte cooperazione rispetto a quanto stabilito dai Trattati di Amsterdam e Nizza.
66
Il Trattato di Lisbona stato firmato il 13 dicembre 2007. Prima dellentrata in vigore, che si auspica prima
delle prossime elezioni al Parlamento europeo nel giugno del 2009, dovr essere ratificato da tutti i 27 Stati membri. I
suoi obiettivi principali consistono nel rendere lUE pi democratica al fine di soddisfare le aspettative dei cittadini
europei in termini di alti livelli di affidabilit, apertura, trasparenza e partecipazione, nonch al fine di rendere lUE
pi efficiente e in grado di far fronte alle sfide globali odierne quali il cambiamento climatico, la sicurezza e lo svilup-
po sostenibile. Il Trattato di Lisbona apporta una revisione del Trattati di Roma sul percorso della ratifica da parte di
tutti gli stati della Costituzione Europea.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

56

Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia) e nel
2007 (Bulgaria e Romania).
Dal punto di vista dellarchitettura istituzionale, lUnione Europea vede la presenza dei
seguenti organi:
Consiglio Europeo (un rappresentante per Stato)
Commissione Europea (organo esecutivo)
Parlamento Europeo (rappresentati dei popoli degli stati membri eletti a suffragio uni-
versale)
Consiglio (dei ministri) dellUnione Europea (rappresentati degli Stati nelle varie aree inte-
ressate)
Corte di Giustizia (presidia lapplicazione del diritto comunitario)
Corti dei Conti Europea (vigila sul funzionamento dellattivit dellUE)
Fondo Europeo per gli investimenti (garanzie e capitale di rischio per le piccole medie im-
prese)
Banca Centrale Europea (si occupa della politica monetaria)
Banca Europea degli Investimenti
Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (indirizzata ad assistere i paesi
dellEuropa Centrale, dellEst e dellex-Urss)
Mediatore Europeo (difende i cittadini e le organizzazioni dalla cattiva amministrazio-
ne)
Garante Europeo della protezione dati (sovrintende al rispetto delle normative sulla
privacy)
Organismi Consultivi (quali il Comitato Economico e Sociale Europeo ed il Comitato
delle Regioni)


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

57

4.2 Le fonti del diritto comunitario

Lattivit di tutti questi organi, in quanto espressione di un potere appositamente de-
rivante da una serie di accordi e trattati sottoscritti nel tempo dai vari Paesi che si sono
venuti ad associare nellUnione Europea, viene generalmente ad integrare un diritto comu-
nitario vero e proprio.
Dal punto di vista delle fonti di riferimento, si possono fare delle distinzioni:
I. Diritto Comunitario derivante dagli Stati
a) TRATTATI
Sono accordi posti in essere dagli Stati Membri, dagli stessi modificabili.
II. Diritto Comunitario derivante dalle istituzioni comunitarie
a) Atti vincolanti.
Assumono diversa tipologia. Secondo il grado vincolante si distinguono in:
REGOLAMENTI. Sono atti di portata generale, vincolante in tutti i
suoi elementi e direttamente applicabili (art. 249 Trattato Ce).
DIRETTIVE. Vincolano lo Stato Membro per quanto riguarda il ri-
sultato della sua azione. Possono essere invocate direttamente dal
cittadino dinanzi al giudice ordinario, il quale potr disapplicare la
normativa nazionale in contrasto.
DECISIONI. E un atto obbligatorio in tutti gli elementi per il singo-
lo destinatario.
b) Atti non vincolanti.
RACCOMANDAZIONI. Tale competenza di carattere generale
spetta alla Commissione (art. 211 Trattato UE). Sono rare e scarsa-
mente vincolanti per i destinatari.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

58

PARERI. Di natura obbligatoria o facoltativa, non sono mai vinco-
lanti.
c) Accordi della Comunit con Stati terzi.
d) Atti tipici.
Regolamenti interni delle Istituzioni Comunitarie
Risoluzioni
Accordi interistituzionali
Dichiarazioni Comuni
Codici di Condotta
Libri Verdi/Libri Bianchi
Il diritto comunitario si presenta come un insieme di norme relative
allorganizzazione ed allo sviluppo dellUnione Europea. Esso non si inquadra allinterno del
diritto internazionale pubblico in quanto, sebbene ne condivida il carattere di sovranazionalit,
se ne distacca per la presenza di elementi tipici del diritto nazionale ed interno.
La presenza di un sistema sanzionatorio in caso di inosservanza e la possibilit per i
privati di esserne i destinatari, pongono il diritto comunitario come un tertium genus rispetto
al diritto internazionale ed a quello nazionale. Gli Stati Membri, infatti, in determinate mate-
rie, hanno trasferito allUnione Europea parte delle proprie prerogative e della propria
sovranit normativa ed amministrativa ed in tali ambiti essi non possono pi emanare nor-
mative in contrasto con le individuate fonti del diritto comunitario.
In estrema sintesi, possibile individuare alcuni caratteri del diritto comunitario:

DIRITTO COMUNITARIO ORIGINARIO
I. TRATTATI ISTITUTIVI
II. PRINCIPI GENERALI DEL DIRITTO COMUNI AGLI STATI MEMBRI
- certezza del diritto
- irretroattivit legge penale
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

59

- proporzionalit dellazione amministrativa
- rispetto dei diritti quesiti
- affidamento dei terzi in buona fede
- sussidiariet
- cooperazione
- legalit
- non discriminazione
III. PRINCIPI GENERALI DEL DIRITTO COMUNITARIO
- Libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali
- Effettivit e non discriminazione della tutela giurisdizionale
- Solidariet tra Stati Membri
- Preferenza comunitaria
- Mutuo riconoscimento
- Diretta applicabilit
IV. COSTITUZIONE EUROPEA (non ratificata).

DIRITTO COMUNITARIO DERIVATO
I. REGOLAMENTI
II. DIRETTIVE
III. DECISIONI
IV. RACCOMANDAZIONI
V. PARERI
VI. ATTI TIPICI
Rispetto al diritto comunitario, di fondamentale importanza si presenta la questione le-
gata al cosiddetto adattamento, cio alla capacit dellimpianto normativo di un singolo Stato
Membro di rendersi compatibile con le disposizioni prodotte a livello comunitario. Per
quanto riguarda lItalia, sul piano dottrinale i Trattati CE sono sempre stati ritenuti di valore
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

60

superiore alla legge, sia per una interpretazione dellart. 11 della Costituzione
67
e sia per una
sorta di principio di specialit sui generis basata sulla presunzione di conformit ai trattati in-
ternazionali.


Figura 3 - Il Parlamento dell'Unione Europea

Maggiormente complesso travagliato stato il percorso sul piano giurisprudenziale,
che ha vissuto alcune tappe di grande importanza:
1964 : il trattato CE abrogabile da una legge ordinaria;
1973: la normativa interna contrastante con i trattati incostituzionale ma tale inco-
stituzionalit deve essere dichiarata dalla Corte Costituzionale;
1984: la norma interna contrastante disapplicabile dal giudice ordinario;
1990/1991: diretta applicabilit interna delle direttive;
1994/1995: impedire la produzione di norme regionali in conflitto con
lordinamento UE (risolto sul piano normativo attraverso la modifica dellart. 117
Costituzione).
In particolare, per il diritto comunitario derivato:
- non sono necessari atti di esecuzione per i Regolamenti e le norme self-executing;

67
Art. 11 Costituzione: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert degli altri popoli e come mez-
zo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parit con gli altri Stati, alle limitazioni
di sovranit necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

61

- in Italia, la Legge Comunitaria contiene tutte le disposizioni attuativi degli impegni a
livello UE.


4.3 Lo sport nel diritto comunitario

Lo sport, come attivit a s stante, non inclusa nel novero degli interventi, e quindi
della potest normativa e giurisprudenziale, che gli Stati Membri hanno delegato agli organi
comunitari. N vi una apposita politica comunitaria incentrata espressamente al mondo
dello sport. Lo sport, per, entra nellambito di applicazione del diritto comunitario attraver-
so tutta una serie di passaggi intermedi che ne esprimono il ruolo.
Lart. 2 della Carta Europea dello Sport
68
del Consiglio dEuropa(1992), definisce lo sport
come qualsiasi forma di attivit fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come
obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche o psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il consegui-
mento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli.
La specificit dello sport nellambito normativo sta nel suo carattere poliedrico, nella sua or-
ganizzazione piramidale, nei valori morali che esprime, nella dipendenza sportiva reciproca
tra le squadre o gli atleti che vi partecipano
69
. Esso, riuscito ad affermare la propria presen-
za nellambito di ben determinate aree, che, di fatto, ne caratterizzano un ben preciso ruolo:
- Educativo. E un ottimo strumento per equilibrare la formazione individuale e lo
sviluppo umano a qualsiasi et.
- Sanit pubblica. E unoccasione per migliorare la salute dei cittadini e lottare contro
alcune malattie.

68
La Carta Europea dello Sport stata approvata dalla 7 Conferenza dei Ministri Europei dello Sport nel 1992 a
Rodi. Essa riprende ed ampia i principi gi adottati nella" Carta Europea dello Sport per Tutti che fu approvata dalla
Conferenza dei Ministri Europei Responsabili per lo Sport nel 1975 a Bruxelles e che furono poi recepiti nella "Carta
Internazionale per l'Educazione Fisica e lo Sport" adottata dalla Conferenza Generale dellUnesco nel 1978 a Parigi.
69
ZYLBERSTEIN J., La specificit dello sport nellUnione Europea, Rivista di Diritto ed Economia dello
Sport, vol. IV, fasc. 1, 2008, pag. 59.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

62

- Sociale. E uno strumento per promuovere una societ pi solidale, per combattere
intolleranza e razzismo, la violenza, labuso di alcool e luso di stupefacenti. Pu,
insomma, contribuire allintegrazione delle persone.
- Culturale. Consente ai cittadini di radicarsi maggiormente nel rispettivo territorio,
proteggendo lambiente.
- Ludica. E una componente importante del tempo libero e dei divertimenti sia a li-
vello individuale che collettivo.
Lo sport, quindi, nella societ viene a svolgere un ruolo moralizzatore, in quanto por-
tatore di valori, i quali vanno incentivati, associati al fair-play, alla solidariet, alla concorrenza
leale, allo spirito di squadra.
Nel 1992, in una Dichiarazione allegata al Trattato di Maastricht, per la prima volta viene
sottolineata formalmente la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel for-
giare lidentit e nel ravvicinare le persone. A tal fine si invitano gli organi dellUnione Europea a
prestare ascolto alle associazioni sportive laddove trattino questioni importante che riguardano lo sport e le
istituzioni a riservare unattenzione particolare alle caratteristiche specifiche dello sport dilettantistiche.
Sul profilo storico, con la sottoscrizione della Dichiarazione n. 27 allegata al Trattato di
Amsterdam, nel 1997, si apre una nuova fase. La Conferenza previsto sottolinea la rilevanza
sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare lidentit e nel riavvicinare le persone.
In essa si sottolinea, quindi, la dimensione sociale dello sport e lUnione Europea viene a
prendere coscienza ed a farsi carico di una serie di problematiche connesse con lattivit
sportiva, specie di tipo dilettantistica. Si tratta di un forte segnale politico e, pur potendo in-
cidere poco per il suo scarso valore precettivo, essa, per la prima volta e sia pur
indirettamente, inserisce lo sport in un trattato.
Nel corso della 1 Conferenza Europea sullo sport (Atene 20-23 maggio 1999), ven-
gono discussi temi quali il modello europeo dello sport, i rapporti tra sport e televisione ed il
problema del doping. Nel dicembre successivo, in occasione di una riunione del Consiglio
dEuropa (11-12 dicembre 1999), con la Relazione di Helsinki sullo sport stilata su mandato del
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

63

Consiglio Europeo del 1998, la Commissione si pone come obiettivo quello di preservare le
attuali strutture sportive e salvaguardare le funzioni sociali dello sport nel contesto comunitario.
Con la Dichiarazione di Nizza (7-9 dicembre 2000), il Consiglio Europeo, purtroppo an-
cora in un atto dal valore prevalentemente politico, riconosce il ruolo delle istituzioni
sportive attraverso: a) il riconoscimento della libert associative ed organizzativa; b) la di-
stinzione dellattivit in due livelli (amatoriale e professionistica); c) le varie funzioni
(educativa, salute pubblica, sociale, culturale e ludica). In essa stabilito che la Comunit deve
tener conto delle funzioni dello sport al fine di rispettare e di promuovere letica e la solidariet necessarie a
preservare il ruolo sociale.
In occasione di un incontro dei Ministri Europei dellistruzione, in una Dichiarazione
sul valore sociale dello sport per i giovani (5 maggio 2003), si evidenzia il ruolo dello sport
nella promozione della coesione sociale, della tolleranza e del rispetto e si sottolinea il suo
contributo alla lotta contro il razzismo, la xenofobia, la discriminazione sessuale e, in genere,
contro ogni forma di discriminazione.
La mancata approvazione della Costituzione Europea (adottata il 16 dicembre 2004 ma
sospesa per la mancata adozione da parte di tutti i Paesi Membri) poi, ha privato lUnione
Europea di disporre di una solida base giuridica per poter legiferare in questa materia.
Larticolo 3 282 (LUnione Europea contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, te-
nendo conto della sua specificit, delle strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed
educativa), infatti, attribuiva per la prima volta allo sport un riconoscimento di rilevanza co-
stituzionale, evidenziando la sua specialit, la sua dimensione sociale ed educativa, sulla
scorta di quanto previsto dalla Dichiarazione del Consiglio Europeo di Nizza del 2000.
Lart. 16, invece, inseriva lo sport tra i settori in cui lUE poteva svolgere unazione di soste-
gno, coordinamento e completamento. Lo stesso anno 2004 stato individuato come Anno
Europeo dellEducazione attraverso lo Sport (EYES 2004).
Da questo punto di vista, il Trattato di Lisbona (entrato in vigore il 1 dicembre 2009)
destinato a costituire un atto fondamentale nella storia dello sport europeo: per la prima vol-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

64

ta, si afferma la specificit dello sport e si riconosce una sfera di autonomia delle istituzioni
sportive protetta dal principio di sussidiariet. A norma dellart. 165
70
,( L'Unione contribuisce
alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificit, delle sue strutture fondate
sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa -paragrafo 1) viene consentita una nuova
competenza, finalizzata a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l'equit e l'aper-
tura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo
l'integrit fisica e morale degli sportivi, in particolare dei pi giovani tra di essi(paragrafo 2). In partico-
lare, viene stabilito che L'Unione e gli Stati membri favoriscono la cooperazione con i paesi terzi e le
organizzazioni internazionali competenti in materia di istruzione e di sport, in particolare con il Consiglio
d'Europa (paragrafo 3) e che per contribuire alla realizzazione degli obiettivi previsti dal presente ar-
ticolo: a) il Parlamento Europeo e il Consiglio, deliberando in conformit della procedura legislativa
ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni, adottano azio-
ni di incentivazione, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari
degli Stati Membri; b) il Consiglio, su proposta della Commissione, adotta raccomandazioni (paragrafo
4). Il radicamento dello sport nel nuovo Trattato dellUnione Europea rende ancora pi im-
portante il riferimento allautonomia dello sport nei sistemi giuridici dei Paesi Membri. Tali
regole ora costituiscono il parametro imprescindibile, oltre che inviolabile, per gli ordina-
menti degli Stati Membri.
Lazione dellUnione Europea tesa a sviluppare la dimensione europea dello sport at-
traverso due direzioni:
a) una politica di sostegno e di coordinamento;
b) unazione di regolamentazione in settori di specifica competenza comunitaria aventi
rilevanza per lo sport (concorrenza, libert fondamentali, libera circolazione di per-
sone e servizi, etc.).

70
Art. 165 (Istruzione, formazione professionale, giovent e sport) - 1. L'Unione contribuisce allo sviluppo di
un'istruzione di qualit incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la
loro azione nel pieno rispetto della responsabilit degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegna-
mento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonch delle loro diversit culturali e linguistiche. L'Unione
contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue specificit, delle sue strutture
fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed educativa.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

65

In tal modo, negli ultimi decenni, linfluenza della politica comunitaria sul mondo dello
sport venuta a crescere. Ci accaduto parallelamente al crescere della dimensione eco-
nomia dellattivit sportiva, che proprio in quanto tale venuta ad essere attratta allinterno
delle attivit e delle funzioni dellUE.
I principali settori dellattivit comunitaria che sono venuti, pi di altri, a riguardare di-
rettamente lo sport si sono rivelati:
- libera circolazione. La realizzazione del mercato interno mette in relazione lattivit
sportiva e la tutela della libera circolazione sotto gli aspetti del riconoscimento di
diplomi, la comunicazione commerciale ed il diritto di stabilimento.
- concorrenza e politica audiovisiva. Poich i diritti televisivi sono diventati, insieme alla
comunicazione commerciale, la principale fonte di finanziamento dello sport pro-
fessionistico, le questioni connesse alla loro commercializzazione sono diventate
costante oggetto di discussione a causa delle normative in materia di concorrenza e
politica audiovisiva (si pensi alla direttiva televisione senza frontiere
71
ed i principi dei
trattati relativi alla libera circolazione dei servizi).
- politiche ed azioni comunitarie. Lo sport, in quanto attivit sociale, si iscrive nel quadro
di talune politiche comuni. Le pi direttamente interessate sono: la sanit pubblica,
gli audiovisivi, listruzione, la giovent, la formazione professionale, la promozione
dellinclusione sociale e la lotta alla discriminazione, lambiente. Lo sport, inoltre,
rappresenta un ottimo strumento di sviluppo delle azioni delle azioni contro
lesclusione sociale e di quelle nel settore del volontariato.

71
La Direttiva 89/552/CEE del Consiglio, del 3 ottobre 1989, relativa al coordinamento di determinate disposi-
zioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attivit
televisive(direttiva "Televisione senza frontiere" - direttiva TSF) rappresenta la pietra angolare della politica audiovi-
siva dell'Unione europea e si basa su due principi fondamentali: la libera circolazione dei programmi televisivi europei
nell'ambito del mercato interno e l'obbligo, per le reti televisive, di riservare, qualora possibile, pi della met del tem-
po di trasmissione ad opere europee ("quote di diffusione"); essa si prefigge del pari di tutelare alcuni obiettivi
importanti d'interesse pubblico quali la diversit culturale, la protezione dei minori e il diritto di rettifica. La direttiva
mira a garantire la libera circolazione dei servizi televisivi nell'ambito del mercato interno, tutelando nel contempo im-
portanti importanti obiettivi d'interesse pubblico, come la diversit culturale, il diritto di rettifica, la tutela dei
consumatori e la protezione dei minori. Si prefigge inoltre di promuovere la distribuzione e la produzione dei pro-
grammi televisivi europei riservando loro una quota maggioritaria nel quadro dei programmi delle reti televisive.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

66

Del resto, dopo la televisione (88%) ed internet (19%), lo sport lattivit maggior-
mente diffusa nella societ europea (15%). Con una tale diffusione, si conferma, una volta di
pi, il suo ruolo come strumento di integrazione sociale e di dialogo multiculturale.


4.4 - Lo sport tra specificit ed autonomia

Parallelamente e come diretta conseguenza della crescita degli interessi di natura e-
conomica per il settore verticistico dellattivit sportiva, vale a dire quella maggiormente
inerente lo sport professionistico e di elite, sono aumentate le dispute di natura giuridica.
Nonostante la legislazione dellUe abbia avuto un significativo impatto sulle strutture
e sul quadro organizzativo dello sport, il diritto comunitario dello sport ha unimpostazione
quasi esclusivamente giurisprudenziale, in quanto ha definito alcune delle sue linee di riferi-
mento attraverso le sentenze e le decisioni della Corte di Giustizia Europa. Questultima,
riaffermando sempre la primazia del diritto comunitario, ha limitato sempre pi quella che si
soliti definire eccezione sportiva . Questo, per, ha aumentato notevolmente lo stato di
incertezza in cui gli operatori si sono trovati ad agire.
In questo ambito, un aspetto fondamentale costituito dalla posizione di autonomia
delle autorit sportive, principio affermato anche dalla Dichiarazione di Nizza. Autonomia e
specialit, infatti, sono le principali rivendicazioni delle organizzazioni sportive a livello eu-
ropeo, nellambito e nel quadro del ruolo sociale e culturale che esso svolge.
Non essendo possibile rintracciare disposizioni riservate allo sport nei vari trattati, le
istituzioni comunitarie hanno provveduto ad esaminare i regolamenti sportivi attraverso la
lente delle norme di diritto comune, individuando di volta in volta la possibilit di concedere
deroghe. Sia la Commissione che la Corte di Giustizia Europea hanno esaminato a pi ripre-
se laspetto istituzionale e quello normativo dello sport nel contesto europeo avendo cura di
considerarlo quale attivit economica.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

67

Lo sport non viene a trovarsi in una posizione superiore alle normative, ma in alcuni
campi ed in alcune situazioni, va rispettata la discrezionalit di alcune autorit sportive. Inol-
tre, anche nellapplicazione della normativa ordinaria, occorre riconoscere alla materia
sportiva alcune peculiari caratteristiche. I Capi di Stato e di Governo, allinterno della Di-
chiarazione di Nizza consentono allo sport di rivendicare una sua specificit, aprendo,
piuttosto la problematica relativa alla sua attuazione pratica ed alla sua valorizzazione
nellambito del diritto europeo.
Il Libro Bianco sullo Sport (2007)
72
fornisce orientamenti strategici sul ruolo dello sport
in seno allUE, in particolare a livello socio-economico, ben testimoniati in apertura dalla ci-
tazione del barone de Coubertin (Lo sport parte del patrimonio di ogni uomo ed ogni donna e la
sua assenza non potr mai essere compensata). Esso costituisce il principale contributo della
Commissione al tema dello sport ed al suo ruolo nella quotidianit.


LIBRO BIANCO SULLO SPORT
INTRODUZIONE (Estratto)

Lo sport un fenomeno sociale ed economico dimportanza crescente che contribuisce in modo significativo agli obiettivi
strategici di solidariet e prosperit perseguiti dallUnione europea. Lideale olimpico dello sviluppo dello sport per
promuovere la pace e la comprensione fra le nazioni e le culture e listruzione dei giovani nato in Europa ed stato
promosso dal Comitato olimpico internazionale e dai comitati olimpici europei. Lo sport ha una forte attrattiva per i
cittadini europei, la maggioranza dei quali pratica con regolarit unattivit sportiva. Esso anche fonte di valori im-
portanti come lo spirito di gruppo, la solidariet, la tolleranza e la correttezza e contribuisce cos allo sviluppo e alla
realizzazione personali. Lo sport inoltre promuove il contributo attivo dei cittadini dellUE alla societ, aiutando in
tal modo a rafforzare la cittadinanza attiva. La Commissione riconosce il ruolo essenziale dello sport nella societ eu-
ropea, particolarmente in questa fase in cui deve avvicinarsi maggiormente ai cittadini e affrontare i problemi che li
interessano da vicino .Anche lo sport per si trova ad affrontare le nuove minacce e sfide emerse nella societ europea,
come la pressione commerciale, lo sfruttamento dei giovani giocatori, il doping, il razzismo, la violenza, la corruzione e
il riciclaggio del denaro. Liniziativa qui presentata segna la prima volta in cui la Commissione si occupa in modo cos
ampio delle questioni legate allo sport. Il suo obiettivo complessivo dare un orientamento strategico sul ruolo dello
sport in Europa, incoraggiare il dibattito su alcuni problemi specifici, migliorare la visibilit dello sport nel processo
decisionale europeo e sensibilizzare il pubblico in merito alle esigenze e alle specificit del settore. Liniziativa intende
anche occuparsi di questioni importanti come lapplicazione del diritto dellUE allo sport, e cerca di definire ulteriori
azioni riguardanti lo sport a livello europeo. Questo Libro bianco non parte da zero. Lo sport soggetto
allapplicazione dellacquis comunitario, e le politiche europee realizzate in diversi settori hanno gi un impatto consi-

72
Il Libro bianco il risultato di consultazioni ampliate condotte dal 2005 soprattutto con i comitati olimpici, le
federazioni sportive e con gli Stati membri.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

68

derevole e crescente sullo sport. Il ruolo importante dello sport nella societ europea e la sua natura specifica sono stati
riconosciuti nel dicembre 2000 dalla dichiarazione del Consiglio europeo sulle caratteristiche specifiche dello sport e la
sua funzione sociale in Europa, di cui si dovrebbe tener conto nellattuazione delle politiche comuni (dichiarazione di
Nizza). Essa precisa che le organizzazioni sportive e gli Stati membri hanno una responsabilit di primo piano nel
gestire le questioni relative allo sport, con un ruolo centrale per le federazioni sportive, e chiarisce che le organizzazioni
sportive devono onorare il proprio compito di organizzare e promuovere i loro sport nel rispetto delle normative nazio-
nali e comunitarie. Allo stesso tempo, essa riconosce che, Nellazione che esplica in applicazione delle differenti
disposizioni del trattato, la Comunit deve tener conto, anche se non dispone di competenze dirette in questo settore,
delle funzioni sociali, educative e culturali dello sport, che ne costituiscono la specificit, al fine di rispettare e di pro-
muovere letica e la solidariet necessarie a preservarne il ruolo sociale. Le istituzioni europee hanno riconosciuto la
specificit del ruolo svolto dallo sport nella societ europea, mediante strutture gestite dal volontariato, in termini di sa-
lute, istruzione, integrazione sociale e cultura. Il Parlamento europeo ha seguito con vivo interesse le diverse sfide che lo
sport europeo si trova ad affrontare, e si occupato regolarmente di questioni sportive nel corso degli ultimi anni. Du-
rante la preparazione di questo Libro bianco, la Commissione ha tenuto numerose consultazioni con le parti
interessate del settore dello sport sulle questioni dinteresse comune, e ha avviato una consultazione on-line. Queste ini-
ziative hanno mostrato come vi siano considerevoli aspettative riguardo al ruolo dello sport in Europa e allazione
dellUE in questo settore. Il Libro bianco si concentra sul ruolo sociale dello sport, sulla sua dimensione economica e la
sua organizzazione in Europa, nonch sul seguito che sar dato alliniziativa. Le proposte concrete per lazione ulte-
riore dellUE sono raccolte in un piano dazione intitolato a Pierre de Coubertin, in cui si espongono le attivit che
saranno realizzate o sostenute dalla Commissione. Un documento di lavoro dei servizi della Commissione illustra poi i
precedenti e il contesto delle proposte, con allegati sullo sport e le norme dellUE in materia di concorrenza, sullo sport e
le libert del mercato interno, e sulle consultazioni con le parti interessate.

Il Libro Bianco considera limpatto sulle politiche europee, identificando le esigenze
e le specificit proprie del mondo dello sport, aprendo prospettive future nel rispetto del
principio di sussidiariet, dellautonomia delle organizzazioni sportive e del diritto comunita-
rio. Gli obiettivi sono quelli di: a) fornire orientamenti strategici; b) incoraggiare la
discussione; c) accrescere visibilit dello sport nel processo decisionale dellUe; d) evidenzia-
re le esigenze e le specificit del settore; e) identificare il livello di potere per azioni future. In
tale contesto, la Commissione intende aumentare la considerazione della dimensione dello
sport in tutte le politiche europee, accrescere la chiarezza giuridica rispetto allapplicazione
delle norme comunitarie in materia sportiva, migliorare la governante dello sport in Europa.
I temi trattati dal Libro Bianco sono tre:
1) il ruolo sociale dello sport, cio cosa rappresenta lo sport in quanto fenomeno sociale;
2) la dimensione economica dello sport, ossia il contributo dello sport alla crescita e alla
creazione di posti di lavoro in Europa;
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

69

3)l'organizzazione dello sport, cio il ruolo di ciascuno dei protagonisti (pubblici o pri-
vati, economici o sportivi) nella governance del movimento sportivo.
Nel piano di azione previsto, che reca il nome di Pierre de Coubertin, in omaggio al
padre dei Giochi Olimpici moderni, la Commissione propone tutta una serie di azioni con-
crete che riguardano gli aspetti sociali ed economici dello sport quali la salute, l'inserimento
sociale, il volontariato, l'istruzione o le relazioni esterne
73
. La Commissione garantir il con-
trollo delle iniziative presentate nel presente Libro Bianco attraverso un dialogo strutturato
che raccoglie l'insieme dei protagonisti del mondo dello sport: le federazioni sportive euro-
pee; gli organismi di regolamentazione europei dello sport come i Comitati Olimpici
Europei (EOC), il Comitato Paralimpico Europeo (EPC) nonch le organizzazioni sportive
europee non governative; gli organismi di regolamentazione nazionali dello sport, come i
comitati olimpici e paralimpici nazionali; gli altri protagonisti degli ambienti sportivi rappre-
sentati a livello europeo, comprese le parti sociali; altre organizzazioni europee e
internazionali (organi del Consiglio d'Europa e delle Nazioni unite, UNESCO, OMS, ecc.).
In quanto fenomeno socio-economico, lo sport contribuisce a realizzare obiettivi
strategici quali la solidariet e la prosperit dellUnione Europea, diffondendo valori quali la
pace, la tolleranza, perfettamente conformi allideale europeo. In quanto fenomeno econo-
mico, esso viene a confrontarsi con problematiche di ordine commerciale (concorrenza,
pressione commerciale, corruzione, riciclaggio, etc.).
Le interrelazioni con il mondo dello sport, hanno dato vita anche ad analisi e studi al
di fuori delle istituzioni comunitarie. E il caso del Rapporto Indipendente sullo Sport in Europa

73
Il piano d'azione riprende le seguenti proposte: 1) l'elaborazione di linee direttrici sull'attivit fisica nonch la
realizzazione di una rete europea di promozione dello sport come fattore benefico alla salute; 2) un maggior coordina-
mento della lotta contro il doping su scala europea; 3) l'attribuzione di un'etichetta europea alle scuole incoraggiando la
pratica di attivit fisiche; 4) l'avvio di uno studio sul volontariato nello sport; 5) il miglioramento dell'inserimento so-
ciale e dell'integrazione tramite lo sport attraverso i programmi e i fondi europei; 6) la promozione dello scambio di
informazioni, di esperienze e di buone pratiche in materia di prevenzione degli incidenti razzisti e violenti fra i servizi
repressivi e le organizzazioni sportive; 7) il rafforzamento del ricorso allo sport come strumento della politica europea
di sviluppo; 8) la creazione di statistiche che consentano di quantificare l'incidenza economica dello sport; 9) la realiz-
zazione di uno studio sul finanziamento pubblico e privato dello sport; 10) un'analisi d'impatto sulle attivit degli
agenti di giocatori nonch una valutazione del valore aggiunto di un eventuale intervento comunitario nel settore; 11)
una migliore strutturazione del dialogo sullo sport a livello comunitario, soprattutto mediante l'organizzazione di un
forum annuale sullo sport; 12) un' intensificazione della cooperazione intergovernativa in materia di sport; 13) la pro-
mozione della creazione di comitati di dialogo sociale nel settore dello sport e dell'appoggio ai datori di lavoro e ai
lavoratori dipendenti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

70

(ottobre 2006)
74
, predisposto da un gruppo di lavoro ispirato dallex vice-ministro portoghe-
se Jos Luis Arnaut.


RAPPORTO INDIPENDENTE SULLO SPORT IN EUROPA
Introduzione (estratto)

La Costituzione dellUnione Europea sarebbe stato il primo Trattato Europeo con un articolo dedicato allo
sport. Mentre il Trattato non entrer in vigore (almeno per ora), ci non significa che i leader politici europei non pos-
sano fare nulla per affrontare i tanti problemi che riguardano lo sport. Anzi, gli eventi recenti hanno dimostrato che
sempre pi urgente un intervento chiaro da parte delle autorit politiche per stabilizzare e migliorare il Modello Euro-
peo di Sport. Non possiamo ignorare la rapida ed apparentemente inarrestabile ipercommercializzazione dello sport ed
il fatto che tali sviluppi hanno avuto luogo nellambito della trasformazione dellUnione Europea in una struttura pi
ampia dal punto di vista politico, economico e in particolare giuridico che ora si estende a 25 paesi membri. Non
certo un segreto che lo sport e specialmente uno sport di squadra come il calcio si trova di fronte ad una serie di im-
portanti sfide in questo nuovo ambito. Tali sfide non possono essere evitate. Vi sono sempre crescenti preoccupazioni sia
da parte delle autorit sportive che di quelle pubbliche su come affrontare tali sfide. In questo contesto i ministri dello
sport di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito hanno riconosciuto la necessit di intervenire politicamente.
La Presidenza Britannica dellUnione Europea ha preso liniziativa commissionando un Rapporto Indipendente sullo
Sport suddiviso in due parti principali, una che si occupa della specificit dello sport nella legislazione UE in genera-
le ed unaltra che utilizza il calcio europeo come esempio per studiare il tema e presentare possibili soluzioni pratiche.
Esperti tecnici hanno compiuto una serie di studi ed analisi sul tema. Sono stati creati dei gruppi di specialisti per e-
saminare questioni giuridiche, economiche e politiche e sono state condotte ampie consultazioni con le parti interessate.
Lobiettivo generale del Rapporto, come espresso nei suoi termini di riferimento, lattuazione della Dichiarazione di
Nizza sullo sport. Tale Dichiarazione, adottata al Consiglio Europeo del 2000, elenca una serie di caratteristiche
speciali che sono considerate preziose ed importanti per la societ europea in generale. La Dichiarazione, tuttavia, non
vincolante dal punto di vista giuridico e offre soltanto unindicazione generica su come vanno affrontati alcuni temi. In
altre parole non offre sufficienti dettagli o un grado di sicurezza giuridica di cui ha bisogno lo sport soprattutto in
questepoca cos turbolenta. Lobiettivo del nostro Rapporto era quello di prendere in considerazione alcuni temi concre-
ti che riguardassero lo sport - utilizzando il calcio come esempio e di adottare una serie di Raccomandazioni
stabilendo come le Istituzione dellUE, gli Stati Membri dellUE e le autorit calcistiche europee possano risolvere
questi problemi, attuando la Dichiarazione di Nizza sia a livello europeo che nazionale. Interpretando e applicando la
giurisprudenza esistente assieme ai principi politici stabiliti dalla Dichiarazione di Nizza, il nostro obiettivo era di
fornire un quadro giuridico completo e robusto per lo sport europeo in generale ed il calcio in particolare. Nel Rapporto
abbiamo cercato di spiegare il vero significato di specificit dello sport per descrivere e comprendere la natura della
piramide sportiva europea e per considerare eventuali miglioramenti da apportare a questa struttura per fare in modo
che sia la migliore possibile allo scopo di servire gli interessi dello sport europeo negli anni a venire. A tale scopo, il noc-
ciolo della struttura a piramide il legame indissolubile tra il calcio di base ed il calcio professionistico ai massimi
livelli, esempio concreto di solidariet. Di uguale importanze l'estesa funzione sociale svolta dai club e dalle associa-
zioni regionali all'interno della loro comunit locale. Le istruzioni dateci ci imponevano di esaminare tutti i temi
relativi alla corporate governance nel calcio che potessero avere rilevanza anche negli altri sport (di squadra), inclusi
temi quali propriet, controllo e gestione dei club, questioni relative ai regolamenti come licenze per club, il sistema dei
trasferimenti dei giocatori, le normative per i procuratori ed un sistema per contenere gli ingaggi, la corporate governance

74
Pur rimanendo rigorosamente un documento indipendente, il rapporto frutto di unampia collaborazione di
molti esperti europei, di universit e di centri di ricerca; ha avuto il supporto dellUEFA e della FIFA, delle competenti
direzioni dellUnione, di molti organismi sportivi, stato monitorato da un gruppo formato dai ministri dello sport di
Germania, Italia, Spagna, Francia, Austria, Finlandia; stato oggetto di un Public Hearing a Bruxelles il 29 marzo, ha
ricevuto commenti dal milione e trecentomila persone che hanno visitato il relativo sito internet.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

71

per le autorit calcistiche (sia a livello nazionale che europeo), le attivit criminali legate al calcio, tra cui riciclaggio di
denaro e traffico di giovani calciatori, lincidenza del razzismo e della xenofobia, le scommesse e in particolare le impli-
cazioni che queste possono avere sul fenomeno delle partite truccate, la corruzione e le scommesse illegali ed infine la
sicurezza ed incolumit negli stadi. Questa analisi dettagliata ha sfortunatamente dimostrato che lo sport, in generale,
ed il calcio, in particolare, non si trovano in un buon stato di salute. In tal senso il nostro lavoro ha confermato molte
delle preoccupazioni espresse dalle autorit politiche e sportive. La buona notizia, tuttavia, che possibile fare qualco-
sa! Di conseguenza nel Rapporto non abbiamo soltanto identificato i punti critici, ma abbiamo anche proposto possibili
strumenti per risolvere i problemi. Ci siamo concentrati soprattutto sugli strumenti giuridici che sono a disposizione per
tali interventi. La scelta degli strumenti da utilizzare pu dipendere dal problema preciso da risolvere e nella tabella in
allegato abbiamo presentato una lista dettagliata di strumenti che possono essere impiegati per riconoscere la specifici-
t dello sport. Concretamente abbiamo proposto una serie di raccomandazioni indirizzate a (1) le Istituzioni
dellUE, in particolare la Commissione Europea e gli Stati Membri; (2) le autorit calcistiche europee; e (3) le Istitu-
zioni dellUE e le autorit calcistiche europee congiuntamente. Riteniamo che il Modello Sportivo Europeo debba
essere preservato e protetto. Uno degli aspetti chiave di questo modello la struttura a piramide, basata sui principi di
solidariet finanziaria (finanziamento del calcio di base) e sul concetto di promozione e retrocessione (accesso aperto).
Con laumento dellimportanza della dimensione economica nello sport (stimolato in particolare dallo sviluppo di nuovi
mercati nel settore dei media) importante che questi principi chiave che hanno grande importanza per tutta la socie-
t europea continuino ad essere rispettati. Poich il vertice della piramide dello sport si sta orientando sempre pi su
interessi di natura economica, soprattutto nel calcio, stato registrato un aumento delle dispute giuridiche. A causa
di ci lo sport si trova in uno stato di incertezza giuridica. Non pu essere negato che la legislazione UE ha avuto un
impatto significativo sulla struttura e sullorganizzazione dello sport. Dopo la sentenza Bosman del 1995 vi sono state
un numero crescente di controversie riguardanti la legislazione UE. Per tale ragione vi stato un primo riferimento allo
sport nel Trattato di Amsterdam (nel 1997) seguito dal Rapporto di Helsinki sullo Sport del 1999 e la Dichiara-
zione di Nizza del 2000. Nel frattempo le due Corti Europee e la Commissione Europea si sono occupate di molti
casi relativi allo sport, spesso sulla base delle normative sulla concorrenza e sulla libera circolazione del Trattato CE.
La giurisprudenza conseguente ha consentito di stabilire alcuni principi generali, ma necessario un ambiente giuridico
pi stabile per garantire lo sviluppo sano dello sport in Europa. Questo fatto stato messo in risalto dalla recente deci-
sione della Corte Europea di Giustizia nel caso Meca-Medina (decisione del 18 luglio 2006). Tale decisione mostra il
grado di grande incertezza giuridica esistente in merito al rapporto tra diritto della UE e regole sportive e conferma la
necessit per un'urgente chiara linea di separazione tra tali ordinamenti.


Dal punto di vista metodologico, il Rapporto si indirizza a:
a) istituzioni Ue e Stati membri, consigliando un approccio pi attivo e generalizzato
per garantire una maggiore certezza giuridica per lo sport ed orientamenti pi chiari per le
pratiche accettabili e/o quelle che rientrano nel campo di applicazione legittimo delle autori-
t sportive;
b) autorit calcistiche europee, indirizzando lattivit verso i miglioramenti del sistema
interno di governante, un maggiore equilibrio competitivo ed una pi intensa formazione
degli atleti;
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

72

c) istituzioni UE ed autorit sportive europee, sottolineando le attivit di coordinamen-
to rispetto ad alcune importanti problematiche (immigrazione e mercato del lavoro, frodi e
corruzione, sicurezza e protezione del pubblico).
Secondo tale rapporto, la specificit dello sport pu definirsi rispetto a tre principali ca-
ratteristiche, secondo norme e pratiche relative a:
a. regolarit e funzionamento di una competizione. Essa riguarda i regolamenti da seguire in
campo, la struttura dei campionati ed i calendari. Tali materie devono rientrare
nellambito esclusivo degli organismi decisionali sportivi. Allo stesso modo le regole
che riguardano la composizione delle nazionali e lorganizzazione territoriale non
dovrebbero essere messe in discussione dalla legislazione europea.
b. integrit dello sport. Il miglioramento degli standard generali di gestione, la trasparenza
e lintegrit finanziaria consentono di proteggere lo sport da influenze improprie.
Tali questioni devono essere sottoposte a monitoraggio e regolamentazione.
c. equilibrio competitivo. La protezione ed il miglioramento di una competizione sempre
legittimo da parte degli organismi sportivi, il quanto il mercato non pu rappre-
sentare sempre una via di gestione coerente.
Il momento di svolta si avuto, senza dubbio, negli anni Ottanta quando la commercia-
lizzazione degli sport era diventato un fenomeno molto diffuso, si era infranto il monopolio
statale riguardo alle emittenti televisive e la scomparsa del blocco comunista aveva reso
sempre pi forte lesigenza di contenere le restrizioni in campo allattivit sportiva. A queste
ragioni storiche, si aggiunta la crescente professionalizzazione dello sport, che ha sempre
pi avvicinato questo ad unattivit di industria. Da qui le questioni di competenza per le i-
stituzioni comunitarie si sono fatte indifferibili sia per quanto riguarda gli ambiti di
intervento che le modalit di azione.
Pur avendo tracciato queste linee direttive ed il riconoscimento del ruolo dello sport, si
mostrato sempre molto difficile separare gli aspetti puramente sportivi da quelli attinenti
lattivit economica.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

73



4.5 - Lo sport europeo ed il ruolo di promozione dellUE

Alla crescente sensibilit per le tematiche riguardanti il settore sportivo, parallela-
mente alla definizione di un quadro normativo di riferimento certo e coerente, fanno da
riscontro le azioni portate avanti dalle istituzioni dellUnione Europea per rendere tangibi-
le tale promozione.
Il riconoscimento dello sport come attivit motoria di carattere educativo e sociale,
in quanto indirizzata verso tematiche legate alla salute ed al benessere dei cittadini, ne esalta i
connotati di fattore di integrazione, rendendolo strumento privilegiato per arrivare alla co-
struzione della cosiddetta cittadinanza europea. Per questo ruolo di medium e di elemento di
comunicazione in campo sociale, lo sport stato al centro di una serie crescente di interven-
ti, orientati in maniera specifica allaccrescimento degli interventi tesi ad incentivare il
contatto tra i diversi Paesi dellUe.
Sul piano della programmazione di tipo politico-istituzionale, un ruolo di fondamen-
tale importanza spetta, al Consiglio dEuropa, il quale si avvale in particolare delle sessioni
delle Conferenze in cui sono coinvolti gli argomenti afferenti. A supporto di queste attivit
opera un apposito Comitato di Direzione dello Sviluppo dello Sport ed un ruolo di grande
importanza nella promozione delle tematiche sportive spetta ad una Clearing House, orientata
alla diffusione dei documenti che riguardano la materia sportiva. Di grande impatto sono
anche le attivit svolte dal Consiglio (Europeo) dei Ministri dello Sport e da quelle svolte
dalla Commissione Europea tramite la creazione di gruppi ad hoc (con la partecipazione di
consulenti per lo studio delle varie problematiche), nonch delle ricerche e dal confronto
normativo che si attua a livello di Direttori dello Sport dei vari Paesi.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

74

Lorgano parlamentare si avvale della presenza della competenza trasversale per tale
materia sia della Commissione per gli Affari Sociali (V) che di quella per la Comunicazione
(X), oltrech di una serie di uffici informativi.
In tale contesto, va segnalata senza dubbio la presenza del Forum Europeo dello Sport,
una sorta di stati generali dello sport che produce documenti in cui vengono sollevate te-
matiche di particolare interesse e proposte strategie di intervento. Il Forum si avvale della
presenza e del confronto costante dei Comitati Olimpici Europei (48 membri), con
lEuropean non Governamental Sport Organisation (ENGSO, forte delladesione di una quarantina
di organizzazioni) e della Conferenza Europea sullo Sport (di cui fanno parte una cinquantina di
Paesi aderenti).
Il finanziamento dello sport da parte dei singoli Stati stato storicamente affidato a
strumenti della normazione nazionale, ma questa sempre pi costretta a confrontarsi
con i vincoli della legislazione europea. Anche in ambito sportivo, i cosiddetti aiuti di stato
hanno caratterizzato una pratica pi volte segnalata dagli organi dellUe a carico dei singoli
governi nazionali, con infrazioni ritenute lesive della libera concorrenza.
Pi coerentemente con lindirizzo di tutela, promozione e sviluppo dellattivit spor-
tiva largamente condivisa, sul piano comunitario si fatto largo uso dei fondi europei, a
sostegno delle azioni portate avanti dalle singole realt territoriali. Questa strategia di inter-
vento, focalizzata e finalizzata ad incentivare progetti di ampio respiro ed inerenti le azioni
comunitarie, ha dovuto fare i conti con il delicato equilibrio tra la necessit di rispettare il
cosiddetto localismo (collegato con la sovranit statale e le prerogative talvolta rilevanti
delle realt territoriali) e quella di incentivare lintervento europeo, incentrato anche sul con-
trollo.
Le esigenze legate al rispetto dellautonomia e delle competenze degli stati in ambito
sportivo hanno trovato il punto di definizione nelladozione di un principio di sussidiariet
legato a questo settore. Lo sport, stante la sua natura volontaria e sostanzialmente non go-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

75

vernativa, va finanziato non solo nelle sue connotazioni propriamente statali ma anche e
soprattutto per il suo ambito di attivit di tipo privatistico, ugualmente portatore di benefici.


Figura 4 - Logo dell'Anno Europeo dello Sport 2004

In questa strategia, lAnno Europeo dello Sport (2004), attraverso il grande successo che
lo ha accompagnato
75
, ha costituito il grande riconoscimento dello sport come obiettivo a
livello comunitario in quanto strumento per la costruzione della cittadinanza europea e sti-
molo per la definizione di percorsi di inclusione sociale e dialogo interculturale
76
.

75
I risultati principali sono stati i seguenti:a) coinvolgimento dei 25 Stati membri e dei 3 paesi EFTA / SEE: I-
slanda, Liechtenstein e Norvegia; b) 167 progetti co-finanziati, su 1643 domande; c) 66 progetti nel settore
dell'istruzione formale; d) 60 progetti utilizzando i valori dello sport nelle attivit per i giovani; e) 30 cerimonie (aper-
tura e chiusura di occhi); f) rappresentanza in 12 eventi internazionali come Euro 2004 ei Giochi Olimpici e
Paraolimpici; g) 2 indagini Eurobarometro.
La Commissione, entro i limiti delle sue competenze e nel pieno rispetto del principio di sussidiariet e l'auto-
nomia delle istituzioni scolastiche e le organizzazioni sportive, garantir un follow-up a EYES 2004, in particolare
lungo le seguenti linee: 1 ) realizzazione di nuovi studi, l'organizzazione di ulteriori riunioni di esperti e il lancio di
nuove indagini; 2) organizzare nuovi incontri con le autorit pubbliche responsabili dell'istruzione e dello sport e in
espansione alle parti interessate in entrambe le aree; 3) intensificare il dialogo e la cooperazione con il Movimento
Sport sulle funzioni educative e sociali dello sport (ad esempio volontariato, partecipazione nello sport in particolare
per le donne, la lotta contro il razzismo e la xenofobia, l'istruzione e la protezione dei giovani atleti, ecc); 4) finanziare
progetti e iniziative in materia di attivit sportive nel quadro delle azioni dell'UE (ad esempio i futuri Anni europei, il
nuovo programma dell'UE in materia di "Life Long Learning integrato", "Giovent in azione" e "Cittadini per l'Euro-
pa"); 5) migliorare il riconoscimento delle qualifiche nelle professioni connesse con lo sport e la mobilit;
6)sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza dell'attivit fisica ad invertire la tendenza verso l'obesit.
76
L'iniziativa ha creato e costruito reti durature e spesso nuove partnership tra educazione e sport. EYES 2004
ha fornito numerosi esempi di buone pratiche che vanno oltre le sue conquiste networking. I suoi effetti principali sono
stati: a) un contributo significativo alla diffusione dei valori educativi dello sport; b) la promozione e crescente rico-
noscimento delle attivit nel campo dell'educazione attraverso lo sport; c) un contributo a cambiare gli atteggiamenti
del pubblico europeo in questo settore.
Tuttavia, i suoi effetti sembrano essere stati pi limitati in altri modi, per esempio nella promozione dello sport
come veicolo di inclusione sociale dei gruppi svantaggiati, favorendo un migliore equilibrio tra attivit intellettuali e
fisiche nella vita scolastica, ed evidenziando il contributo positivo del volontariato il lavoro e la mobilit degli studen-
ti.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

76




ANNO EUROPEO DELLO SPORT 2004
(EYES)
Obiettivi
Gli obiettivi dell'Anno europeo dell'educazione attraverso lo sport 2004 erano i seguenti:
- sensibilizzare le organizzazioni educative e le organizzazioni sportive riguardo alla necessit di coo-
perare allo scopo di sviluppare l'educazione attraverso lo sport e la sua dimensione europea;
- approfittare dei valori trasmessi dallo sport come uno strumento di sviluppo delle conoscenze e
delle competenze educative di base, che consentono ai giovani di migliorare le loro capacit fisiche e
sociali, segnatamente nel quadro del percorso scolastico (lavoro in equipe, solidariet, "fair-play" in
un contesto multiculturale);
- sottolineare il positivo contributo del volontariato nel campo dell'educazione informale dei giovani;
- incoraggiare lo scambio di buone pratiche per quanto riguarda il ruolo che lo sport pu svolgere
nei sistemi educativi al fine di promuovere l'integrazione sociale dei gruppi pi svantaggiati;
- analizzare i problemi legati all'istruzione dei giovani sportivi e dei giovani impegnati in sport agoni-
stici.
Azioni
Le attivit e le iniziative avviate nel quadro dell'Anno europeo dell'educazione attraverso lo sport sono state
svolte a livello comunitario, nazionale, regionale e locale. Le azioni sono state cofinanziate dalla Co-
munit. Le azioni sostenute nel corso dell'Anno sono state le seguenti:
incontri, competizioni scolastiche europee e manifestazioni incentrate sulle realizzazioni e le espe-
rienze svolte sul tema dello sport;
- azioni di volontariato a livello europeo durante i Giochi Olimpici e altre manifestazioni sportive in
programma nel 2004;
- campagne d'informazione e promozione, segnatamente in cooperazione con i media, al fine di dif-
fondere i valori educativi dello sport;
- manifestazioni miranti a promuovere il valore educativo dello sport ed a presentare esempi di buo-
ne pratiche;
- sostegno finanziario a iniziative prese a livello transnazionale, nazionale, regionale o locale con l'o-
biettivo di promuovere gli obiettivi dell'Anno.
Attuazione
Gli Stati membri hanno designato gli organismi incaricati del coordinamento e dell'attuazione locale
delle azioni al livello appropriato.
La Commissione si incaricata dell'attuazione complessiva e del coordinamento delle attivit
dell'Anno, ivi compresa la selezione di progetti cofinanziati tramite il bilancio comunitario, nel ri-
spetto del principio di sussidiariet. Nello svolgimento del suo compito essa stata assistita da un
comitato. All'atto della procedura di selezione dei progetti la Commissione ha tenuto conto del pare-
re degli organismi designati dagli Stati membri per l'attuazione dei progetti ed ha assicurato una
ripartizione equilibrata tra gli Stati membri.
Inoltre essa ha controllato che le azioni venissero svolte coerentemente e complementarmente con le
altre iniziative comunitarie pertinenti, nonch con le iniziative regionali e nazionali esistenti quando
queste potevano contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Anno
Disposizioni finanziarie
Un bilancio di 12 milioni di euro stato impiegato a livello comunitario per il periodo preparatorio
(anno 2003) e per l'Anno stesso. Il bilancio stato completato tramite altre iniziative della Commis-
sione e degli Stati membri e attraverso alcune azioni finanziate da altri operatori.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

77

La cooperazione con i paesi partecipanti stata incanalata attraverso il comitato consultivo in cui la mag-
gior parte di loro sono stati rappresentati da delegati di educazione e dipartimenti sportivi. Questa
diventata la prima rete europea stabile di autorit pubbliche responsabili dell'istruzione e dello sport.
Durante EYES 2004, la Commissione ha cooperato con il Consiglio d'Europa, in particolare attra-
verso il cofinanziamento di un progetto nel campo dell'educazione alla cittadinanza democratica in
Europa. Come parte dei preparativi per l'Anno internazionale dello sport e dell'educazione fisica nel
2005, un dialogo fruttuoso stato istituito con l'UNESCO, al fine di continuare le attivit nel 2005.


Uno dei primi programmi che hanno coinvolto lo sport stato Elios (1988), orienta-
to alla sensibilizzazione della problematica della disabilit e la promozione di azioni tendenti
alluguaglianza ed integrazione. A questo hanno fatto seguito interventi sempre pi specifici,
quali il programma Leonardo da Vinci (dedicato alla formazione di figure professionali) e
quello della Giovent per lEuropa (mobilit ed integrazione, da cui hanno avuto origine gli E-
rasmus ed Erasmus+).
Molto importante anche il programma Eurathlon, relativo allo scambio culturale ed
allutilizzo delle attivit sportive contro lesclusione ed a favore della coesione, finalizzato al-
lo scambio di esperienze professionali ed al miglioramento delle dinamiche legate alla
formazione ed alla comunicazione in ambito sportivo.
Tutta la strategia di intervento dellUnione Europea , al momento, definita nella
realizzazione di tre percorsi che possono individuarsi secondo i seguenti punti focali:
a) evidenziare la dimensione europea
77
.
b) promuovere il ruolo sociale dello sport. Lo sport pu contribuire positivamente alla
crescita europea, alle possibilit di occupazione per i cittadini, alla coesione ed
inclusione sociale
78
, al miglioramento della salute fisica
79
, riducendo al contempo

77
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale
europeo e al Comitato delle regioni del 18 gennaio 2011 - Sviluppare la dimensione europea dello sport.
78
Linclusione sociale pu essere migliorata nello sport e attraverso lo sport. A tale scopo, la Commissione e gli
Stati membri redigeranno una serie di standard atti a garantire laccessibilit allo sport attraverso la strategia europea
sulla disabilit e favoriranno ulteriormente la partecipazione dei disabili alle attivit sportive. Inoltre, la Commissione
sosterr i progetti transnazionali che promuoveranno laccesso delle donne allo sport e lintegrazione dei gruppi sociali
svantaggiati attraverso lo sport.
79
Per migliorare la salute attraverso lo sport, la Commissione e i paesi dellUE continuano a lavorare
allelaborazione di orientamenti nazionali che favoriscano linserimento dellattivit fisica nella vita quotidiana dei
cittadini sulla base delle linee d'azione dell'UE in materia di attivit fisica del 2008. Vi sono grandi differenze nel con-
cetto di attivit fisica a vantaggio della salute (health-enhancing physical activity - HEPA) tra gli Stati membri. Per
superare queste differenze la Commissione appogger progetti e reti transnazionali in questo campo.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

78

la spesa sanitaria e migliorando e valorizzando la formazione professionale
80
. Lo
sport, per, continua a dover affrontare una serie di minacce legate al doping,
alla violenza e allintolleranza
81
, dalle quali occorre proteggere gli atleti e i
cittadini.
c) valorizzare la dimensione economica. Lo sport un settore delleconomia in continua
crescita che contribuisce alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. Sono
per necessari dati comparabili per creare la base di una definizione di politiche
basata su dati di fatto e per sostenere il finanziamento dello sport e soprattutto,
delle sue strutture senza scopo di lucro
82
.
In particolare, per lo sviluppo dello sport, specie nella sua componente di base, le
strategie dellUe hanno privilegiato la dimensione localistica.
Lo sport stato ritenuto un valido strumento di sviluppo regionale, specie per con-
sentire di aumentare le possibilit di occupazione. Per sfruttare appieno questo valore, la
Commissione e gli Stati membri utilizzeranno il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e
il Fondo Sociale Europeo (FSE) per promuovere le strutture sportive sostenibili.
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FERS) istituito al fine di ridurre lo scarto esi-
stente fra i vari livelli di sviluppo delle regioni europee e per consentire di recuperare il
ritardo accumulato dalle regioni meno favorite, definendo, tramite apposito regolamento, i
tipi di azioni che possono beneficiare di un finanziamento.

80
Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, sulla costituzione del quadro
europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente. Gli Stati membri sono invitati a stabilire i legami fra i si-
stemi di qualifica nazionali e il quadro europeo delle qualifiche (CEC).Migliorando la trasparenza delle competenze e
delle qualifiche, il quadro europeo delle qualifiche (CEC) costituisce uno strumento di promozione degli strumenti
distruzione e di formazione permanente.
81
Decisione quadro 2008/913/GAI, del Consiglio, del 28 novembre 2008, sulla lotta contro talune forme ed
espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale.Tale decisione quadro, che fa seguito all'azione comune
96/443/GAI, prevede il ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri per quanto
riguarda i reati ispirati al razzismo e alla xenofobia. I comportamenti razzisti e xenofobi devono costituire un reato in
tutti gli Stati membri ed essere passibili di sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive della durata massima di
almeno uno fino a tre anni di reclusione.
82
La definizione di politiche basata su dati di fatto essenziale per attuare le disposizioni in materia di sport. La
Commissione e gli Stati membri creeranno conti satellite per lo sport per misurare la sua importanza economica. La
Commissione appogger anche una rete di universit per promuovere politiche sportive innovative e basate su dati di
fatto e studier la possibilit di creare una funzione di monitoraggio dello sport a livello di UE.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

79

Inserito nel quadro della nuova politica di coesione, per il periodo 2007 - 2013,
le disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo
e sul Fondo di coesione prevedono che il FSE sostenga azioni rientranti nell'obiettivo conver-
genza (per le regioni meno sviluppate), nell'obiettivo competitivit regionale e occupazione (che si
prefigge di anticipare e promuovere i cambiamenti economici per far fronte alle sfide) e
nellobiettivo cooperazione territoriale europea.

FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE
(FESR)

Obiettivo
L'obiettivo del FESR quello di contribuire al potenziamento della coesione economica e sociale,
riducendo le disparit regionali. Tale contributo avviene attraverso un sostegno allo sviluppo e attra-
verso l'organizzazione strutturale delle economie regionali, anche per quanto riguarda la
riconversione delle regioni industriali in declino.
Campo d'applicazione
Il FESR concentra il suo intervento su alcune priorit tematiche che riflettono la natura degli obietti-
vi convergenza, competitivit regionale e occupazione e cooperazione territoriale europea. Si tratta in particolare di
finanziamenti riguardanti:
- investimenti che contribuiscono a creare posti di lavoro durevoli;
- investimenti nelle infrastrutture;
- misure di sostegno allo sviluppo regionale e locale, compresa l'assistenza e i servizi alle imprese, in
particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PMI);
- l'assistenza tecnica.
Convergenza
Nel quadro dell'obiettivo convergenza, il FESR concentra gli aiuti sul sostegno allo sviluppo econo-
mico sostenibile integrato, nonch alla creazione di posti di lavoro durevoli. I programmi operativi
negli Stati membri si prefiggono di modernizzare e di diversificare le strutture economiche regionali
nei seguenti settori :
- ricerca e sviluppo tecnologico (RST), innovazione e imprenditorialit;
- societ dell'informazione;
- ambiente;
- prevenzione dei rischi;
- turismo;
- investimenti culturali;
- investimenti nei trasporti;
- energia;
- investimento a favore dell'istruzione;
- investimenti nelle infrastrutture sanitarie e sociali;
- aiuti diretti agli investimenti nelle piccole e medie imprese (PMI).
Competitivit regionale e occupazione
Per quanto riguarda questo obiettivo, le priorit rientrano nei tre punti seguenti :
- innovazione ed economia della conoscenza, segnatamente nel settore del miglioramento delle capa-
cit regionali di RST, dell'innovazione, dell'imprenditorialit e della creazione di nuovi strumenti
finanziari per le imprese;
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

80

- ambiente e prevenzione dei rischi, con la bonifica dei terreni contaminati, la promozione dell'effi-
cienza energetica, dei trasporti pubblici urbani non inquinanti e l'elaborazione di piani per prevenire
e gestire i rischi naturali e tecnologici;
- accesso ai servizi di trasporto e di telecomunicazioni di interesse economico generale, in particolare
per quanto riguarda il potenziamento delle reti secondarie e l'incoraggiamento dell'accesso alle tecno-
logie dell'informazione e della comunicazione (TIC) da parte delle PMI.
Cooperazione territoriale europea
Per quanto riguarda l'obiettivo cooperazione territoriale europea, il FESR concentra il suo intervento
su tre direttrici:
- sviluppo di attivit economiche e sociali transfrontaliere mediante strategie congiunte in favore del-
lo sviluppo territoriale sostenibile. Si tratta ad esempio di incoraggiare l'imprenditorialit, la tutela e la
gestione delle risorse naturali e culturali, nonch la collaborazione, le capacit e l'utilizzazione con-
giunta delle infrastrutture;
- organizzazione e sviluppo della cooperazione transnazionale, compresa la cooperazione bilaterale
fra regioni marittime. Le priorit riguardano l'innovazione, l'ambiente, il miglioramento dell'accessi-
bilit e lo sviluppo urbano sostenibile;
- aumento dell'efficacia della politica regionale. Si tratta in particolare di promuovere la creazione di
reti e lo scambio di esperienze tra le autorit regionali e locali.


Il Fondo Sociale Europeo (FSE) sostiene le priorit della Commissione per quanto riguarda
la necessit di potenziare la coesione sociale, aumentare la produttivit e la competitivit e
favorire la crescita economica e lo sviluppo sostenibile. In tale contesto, il FSE si prefigge di
contribuire al potenziamento della coesione economica e sociale, migliorando i livelli e le
possibilit di occupazione.
Il FSE sostiene le politiche degli Stati membri volte ad applicare la strategia di Lisbona per
la crescita e l'occupazione. Tali politiche sono strettamente collegate ai Grandi Orientamenti
delle Politiche Economiche (GOPE), alla Strategia europea per l'occupazione (SEO), nonch alle linee
di orientamento per l'occupazione. Pi precisamente, il FSE si prefigge di:
- raggiungere la piena occupazione;
- migliorare la qualit e la produttivit del lavoro;
- promuovere l'inserimento sociale (in particolare, l'accesso al lavoro delle persone
svantaggiate;
- ridurre le disparit nazionali, regionali e locali in materia di occupazione.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

81


FONDO SOCIALE EUROPEO
(FSE)

Campo d'applicazione
Nel quadro degli obiettivi convergenza e competitivit regionale e occupazione, il FSE sostiene varie azioni
negli Stati membri sulla base delle seguenti priorit:
- aumentare la capacit di adattamento dei lavoratori delle imprese e degli imprenditori, al fine di mi-
gliorare tempestivamente la gestione positiva dei cambiamenti economici;
- migliorare l'accesso al posto di lavoro e l'inserimento duraturo sul mercato del lavoro, per chi in
cerca di lavoro e per le persone non attive;
- prevenire la disoccupazione, segnatamente quella di lunga durata e quella dei giovani;
- incoraggiare l'invecchiamento attivo e prolungare la vita attiva;
- aumentare la partecipazione al mercato del lavoro;
- migliorare l'inserimento sociale delle persone svantaggiate in vista di un loro inserimento duraturo
nel mondo del lavoro;
- lottare contro tutte le forme di discriminazione sul mercato del lavoro;
- migliorare e aumentare il capitale umano;
- promuovere le partnership.
Priorit
Inoltre, nel quadro dell'obiettivo "Convergenza", il FSE sostiene le seguenti priorit:
- potenziamento degli investimenti in capitale umano, con riforme in materia di istruzione e di for-
mazione, aumento della partecipazione nei settori dell'istruzione e della formazione lungo l'intero
arco della vita, nonch sviluppo del potenziale umano nel settore della ricerca e dell'innovazione;
- rafforzamento della capacit e dell'efficacia istituzionali, allo scopo di contribuire al buon governo.
Concentrazione dell'aiuto
Gli Stati membri assicurano che le azioni sostenute dal FSE siano conformi alle azioni avviate nel
rispetto della strategia europea per l'occupazione e che vi contribuiscono attivamente. Gli Stati
membri concentrano gli aiuti sull'attuazione delle raccomandazioni pertinenti in materia di occupa-
zione.
Buon governo e partnership
Il FSE favorisce il buon governo e le partnership. Il sostegno che questo Fondo fornisce in questo
campo viene progettato e realizzato a livello territoriale tenendo conto anche dei livelli nazionale, re-
gionale e locale in conformit degli accordi istituzionali specifici di ciascuno Stato membro. Gli Stati
membri garantiscono la partecipazione delle parti sociali e la consultazione e la partecipazione ade-
guate delle altre parti interessate, a livello territoriale, in occasione della preparazione, dell'attuazione
e degli sviluppi del sostegno del FSE.
Contesto
Le altre disposizioni relative alla politica di coesione per il periodo 2007-2013 si trovano nei quattro
regolamenti relativi:
- alle disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul
Fondo di coesione;
- al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);
- al Fondo di coesione;
- al Gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera (GECT).


Uno dei problemi di maggior rilevanza, in considerazione degli ingenti capitali che lUe
ha inteso destinare alle varie azioni, quello della individuazione delle caratteristiche che
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82

rendono un evento oppure un progetto meritevole di ricevere un finanziamento europeo
83
.
A parte le singole procedure stabilite di volta in volta nei vari bandi e collegate alle modalit
di intervento ed agli obiettivi da centrare, la capacit di attrarre linteresse e la disponibilit
dei fondi europei, possono certamente individuarsi sinteticamente tre fattori fondamentali:
a) la qualit della proposta progettuale;
b) i caratteri originali e/o innovativi dellidea;
c) la dimensione europea.
La Commissione Europea, in tempi recenti, ha proposto una nuova strategia politica
denominata Europa 2020 a sostegno dell'occupazione, della produttivit e della coesione so-
ciale in Europa. Promuovendo una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva, nonch la
creazione di posti di lavoro, lo sport contribuisce anche al conseguimento degli obiettivi di
tale quadro strategico. Esso ha inoltre effetti positivi sull'inclusione sociale, l'istruzione e la
formazione, nonch sulla salute pubblica e l'invecchiamento attivo.
Per sviluppare la dimensione europea dello sport, la Commissione ha approvato un pia-
no di lavoro triennale che descrive le azioni che devono essere attuate dagli Stati membri e
dalla Commissione. In tale contesto sono stati identificati tre settori prioritari, accompagnati
da azioni per il periodo 2011-2014:
a. lintegrit dello sport, in particolare la lotta al doping e alle partite truccate
84
.
b. i valori sociali dello sport, in particolare la salute, l'inclusione sociale, l'istruzione e il vo-
lontariato
85
.

83
A supporto della progettualit per la partecipazione ai vari bandi sono disponibili alcuni organismi che opera-
no sul piano informativo, tra cui si segnalano lEuropean Commission Sport Unit, lEuropean Network of Sport
Science Educational Imploiment (ricerca, formazione e professioni) e lEuropean Observatory Sport Imploiment
(EOSE).
84
Le azioni definite in questo senso sono le seguenti: a) formulare un progetto di osservazioni dell'UE per la re-
visione del codice mondiale antidoping dell'Agenzia mondiale antidoping; b) elaborare la dimensione europea
dell'integrit dello sport ponendo l'accento sulla lotta alle partite truccate; c) elaborare principi di trasparenza in mate-
ria di buona governance e di buona organizzazione dello sport; d) analizzare le questioni inerenti all'accesso alla
professione degli agenti sportivi e relativa supervisione, e ai trasferimenti negli sport di squadra, compresa in particola-
re la questione relativa alle norme di trasferimento dei giovani giocatori.
85
Dovranno essere realizzate le seguenti azioni: a) preparare una proposta relativa ad orientamenti europei sulle
carriere parallele per garantire che i giovani atleti ricevano un'istruzione di qualit parallelamente alla loro formazione
sportiva; b) monitorare l'inclusione delle qualifiche legate allo sport nei contesti nazionali delle qualifiche rispetto
al quadro europeo delle qualifiche; c) esplorare i modi per promuovere attivit fisiche a vantaggio della salute e la par-
tecipazione negli sport di base.
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83

c. gli aspetti economici dello sport, in particolare il finanziamento sostenibile dello sport e la
definizione di politiche basate su dati concreti
86
.
Assolutamente centrale in questo contesto anche la questione relativa allorganizzazione
del sistema sportivo. Lautonomia e lautoregolamentazione delle organizzazioni sportive si ba-
sano sulla buona governance nel settore, per promuovere le migliori espressioni della quale, la
Commissione e gli Stati membri intendono approvare una serie di standard comuni attraver-
so lo scambio delle buone prassi e fornendo sostegno mirato ad iniziative specifiche.
Per favorire la corretta applicazione del concetto della specificit dello sport
87
(Dichiarazione
di Nizza 2000)
88
, la Commissione fornir orientamenti per argomento sul rapporto tra la le-
gislazione dellUE e le regole sportive.


SPECIFICIT E FUNZIONE SOCIALE DELLO SPORT
(Dichiarazione Consiglio Europeo Nizza 7/9 dicembre 2000)

Dichiarazione del Consiglio Europeo relativa ai caratteri specifici dello sport e alle sue funzioni sociali in Europa di
cui si deve tener conto nell'attuazione delle politiche comunitarie.
Gli organismi sportivi e gli Stati membri hanno una responsabilit primaria nella gestione delle vi-
cende sportive. La Comunit dispone soltanto di competenze indirette in questo campo. Tuttavia si
ritiene che la Comunit debba tener conto delle funzioni sociali, educative e culturali dello sport nella
sua azione in base a varie disposizioni del Trattato per preservare il ruolo sociale dello sport.
La dichiarazione enuncia principi relativi ai vari aspetti dello sport allo scopo di preservare:
- la coesione e i legami di solidariet che uniscono tutti gli aspetti delle pratiche sportive,
- l'equit delle competizioni
- gli interessi morali e materiali
- l'integrit fisica degli sportivi, in particolare dei giovani sportivi minorenni
Sport per tutti
Lo sport si basa su valori sociali, educativi e culturali essenziali. Esso un fattore di inserimento, di
partecipazione alla vita sociale, di tolleranza, di accettazione delle differenze e di rispetto delle regole.

86
Due azioni sono definite in questo contesto: a) promuovere la raccolta dei dati per misurare i vantaggi econo-
mici del settore dello sport nell'Unione europea; b) rafforzare i meccanismi di solidariet finanziaria tra lo sport
professionistico e lo sport di massa.
87
Art. 165 (ex art. 149 TCE): 1- . L'Unione contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, te-
nendo conto delle sue specificit, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale ed
educativa. 2. L'azione dell'Unione intesa: . a sviluppare la dimensione europea dello sport, promuovendo l'equit
e l'apertura nelle competizioni sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e proteggendo l'in-
tegrit fisica e morale degli sportivi, in particolare dei pi giovani tra di essi.
88
La dichiarazione stata pronunciata in occasione del Consiglio europeo di Nizza i giorni 7-8-9 dicembre 2000
e allegata alle conclusioni della presidenza. Essa tiene conto della Relazione sullo Sport presentata dalla Commissione
europea al Consiglio europeo di Helsinki nel dicembre 1999 nella prospettiva della salvaguardia delle strutture sporti-
ve attuali e del mantenimento della funzione sociale dello sport nell'Unione europea.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

84

L'attivit sportiva deve essere accessibile a tutte le persone a prescindere dalle loro capacit o interes-
si.
L'attivit fisica delle persone disabili riveste una grande importanza e deve essere incoraggiata. Essa
rappresenta un mezzo significativo di riabilitazione, di rieducazione, d'integrazione sociale e di svi-
luppo individuale.
Gli Stati membri incoraggiano il volontariato sportivo con il supporto, se del caso, della Comunit
nel quadro delle sue competenze.
Ruolo delle federazioni sportive
Compito delle organizzazioni sportive quello di organizzare e promuovere le rispettive discipline
secondo i loro obiettivi rispettando le normative nazionali e comunitarie sulla base di un funziona-
mento democratico e trasparente. Esse beneficiano dell'autonomia e anche del diritto all'auto-
organizzazione.
Le federazioni sportive hanno un ruolo centrale da svolgere per garantire la solidariet necessarie tra
i vari livelli della pratica sportiva, dallo sport ricreativo allo sport di alto livello. Esse si preoccupano
tra l'altro del sostegno ai dilettanti, della parit di accesso, della formazione dei giovani e della prote-
zione della salute, compresa la lotta contro il doping.
Queste funzioni sociali implicano particolari responsabilit e sono alla base del riconoscimento della
loro competenza nell'organizzazione delle competizioni.
Il loro modo di organizzarsi deve garantire la coesione sportiva e la democrazia partecipativa.
Preservazione delle politiche di formazione degli sportivi
Le politiche di formazione per i giovani sportivi devono essere promosse. Le federazioni sportive, in
collaborazione, se del caso, con i pubblici poteri, sono tenute ad adottare provvedimenti necessari
alla preservazione della capacit di formazione dei club affiliati e alla qualit di detta formazione.
Protezione dei giovani sportivi
Una particolare attenzione deve essere annessa all'educazione e alla formazione professionale dei
giovani sportivi di alto livello in modo che il loro inserimento professionale non venga compromes-
so a causa della loro carriera sportiva, ed anche al loro equilibrio psicologico e ai loro legami
familiari, nonch alla loro salute, segnatamente alla prevenzione del doping.
Gli Stati membri e le organizzazioni sportive dovrebbero sorvegliare ed indagare in merito alle tran-
sazioni commerciali che hanno per obiettivo sportivi minorenni, compresi quelli provenienti da paesi
terzi, per verificare che esse sono conformi alla legislazione del lavoro e che esse non mettono in pe-
ricolo la salute e il benessere dei giovani sportivi. Occorre altres, se del caso, prevedere misure
appropriate.
Contesto economico dello sport e solidariet
La propriet o il controllo economico da parte dello stesso operatore finanziario di pi club sportivi
che partecipano alla stessa competizione pu portare pregiudizio all'equit della competizione. Le
federazioni sportive vengono incoraggiate a istituire dispositivi di controllo e di gestione dei club per
evitare siffatta situazione.
Dato che la vendita dei diritti di ritrasmissione televisiva costituisce una delle principali fonti di red-
dito per talune discipline sportive, per preservare la solidariet sportiva pu recare benefici una
mutualizzazione di una parte delle entrate ai livelli appropriati.
Trasferimenti
Per quanto riguarda il sistema di trasferimenti, in particolare nel calcio, il Consiglio europeo sostiene
vivamente il dialogo tra il movimento sportivo, le organizzazioni che rappresentano gli sportivi pro-
fessionisti, la Comunit e gli Stati membri. Questo dialogo riguarda l'evoluzione del sistema di
trasferimenti, segnatamente nel calcio, per tener conto, tra l'altro, del principio della libera circola-
zione dei lavoratori. Attualmente, il sistema di trasferimento in vigore nel calcio professionista
oggetto di un attento esame da parte dei servizi della Commissione per quanto riguarda sia le regole
che la concorrenza e la libera circolazione.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

85


Inoltre fornir orientamenti sulle norme europee relative alla libera circolazione delle persone
89
e
delle merci
90
nonch a quelle riguardanti la nazionalit degli sportivi per lorganizzazione di gare
non discriminatorie negli sport individuali su base nazionale.


LIBERT DI CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE

Il diritto in generale
Il diritto alla libera circolazione uno dei pi importanti diritti che l'Unione europea (UE) ga-
rantisce ai suoi cittadini. Esso un un principio fondamentale dell'UE, sancito dall'articolo 45 del
trattato sul funzionamento dell'Unione europea e ulteriormente precisato dal diritto derivato e dalla
giurisprudenza della Corte di giustizia europea. I cittadini dell'UE hanno il diritto di:
- cercare lavoro in un altro paese dell'UE;
- lavorare in tale paese senza bisogno di un permesso di lavoro;
- vivere in questo paese per motivi di lavoro;
- restarvi anche quando l'attivit professionale giunta a termine;
-godere della parit di trattamento rispetto ai cittadini nazionali per quanto riguarda l'accesso al
lavoro, le condizioni di lavoro, nonch qualsiasi altro beneficio sociale e fiscale.
I cittadini dell'UE possono anche chiedere il trasferimento di alcuni tipi di copertura sanitaria e
previdenziale verso il paese in cui si trasferiscono per motivi professionali ( Le norme europee sul
coordinamento dei regimi di sicurezza sociale servono a tutelare i diritti delle persone che si spostano all'in-
terno dell'UE e dell'Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
La libera circolazione dei lavoratori si applica anche, in linea di massima, ai paesi dello Spazio
economico europeo: Islanda, Liechtenstein e Norvegia.
Per alcuni mestieri inoltre possibile chiedere il riconoscimento delle qualifiche professionali
(riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali).
Il diritto in ambito sportivo
Tale diritto vale anche per gli sportivi, sia professionisti che dilettanti. Di conseguenza, qualsiasi
discriminazione diretta basata sulla nazionalit o qualsiasi discriminazione indiretta, inutile o

89
Art 45 del Trattato sul funzionamento dellUnione Europea.
90
Libera circolazione dei cavalli. L'UE ha adottato misure che regolano il movimento e il commercio di equidi,
con ripercussioni anche sul movimento dei cavalli a fini sportivi. La direttiva 2009/156/CE definisce le condizioni di
polizia sanitaria per la circolazione all'interno dell'UE e per l'importazione di equidi provenienti da paesi terzi. Richie-
de che gli equidi registrati che circoleranno tra i paesi dell'UE siano identificati per mezzo di un documento di
identificazione di cui alla direttiva 90/427/CEE relativa alle norme zootecniche e genealogiche che disciplinano gli
scambi intracomunitari di equidi. Tali requisiti di identificazione sono implementati dal regolamento (CE)
n. 504/2008/CE. Disposizioni specifiche si applicano agli equidi spediti da paesi europei che sono colpiti dalla peste
equina africana. La direttiva 90/428/CEE regola gli scambi di equini destinati a concorsi e stabilisce le condizioni per
la loro partecipazione a concorsi. Si riferisce a tutti i tipi di concorsi e a tutti gli equini, registrati o meno. Le regole
relative ai concorsi non possono discriminare tra equini registrati o originari del paese dell'UE in cui si svolge il con-
corso e gli equini registrati o provenienti da un altro paese dell'UE.
La parit di trattamento degli equini deve essere garantita con riguardo a: 1)i requisiti per partecipare a concorsi;
2)la valutazione durante i concorsi; 3)i premi in denaro o i profitti che possono derivare dai concorsi.
Tuttavia, i paesi dell'UE possono fare delle eccezioni a queste regole quando organizzano: a) concorsi riservati
ad una particolare razza registrata in uno specifico libro genealogico (registro), al fine di migliorare quella razza; b)
concorsi regionali; c) manifestazioni di carattere storico o tradizionale.
Inoltre, la Commissione ha adottato la decisione 93/195/CEE, che stabilisce le condizioni di polizia sanitaria per
la reintroduzione di cavalli registrati per corse, competizioni e manifestazioni culturali dopo un'esportazione tempora-
nea in paesi terzi.
La Commissione ha anche stabilito le norme per l'ammissione temporanea (per un massimo di 89 giorni) di ca-
valli registrati nella decisione 92/260/CEE. Questa decisione usata principalmente, ma non esclusivamente, per
l'arrivo da e il ritorno ai loro paesi d'origine al di fuori dell'UE di cavalli sportivi.


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

86

sproporzionata ed altri ostacoli che impediscono il diritto alla libera circolazione degli sportivi sono
vietati dal diritto comunitario.
La libera circolazione costituisce una delle libert fondamentali della cittadinanza europea. L'ar-
ticolo 18 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) vieta la discriminazione sulla
base della nazionalit, anche nelle situazioni in cui i cittadini dell'UE esercitano il loro diritto di circolare
e di soggiornare liberamente nel territorio dei paesi dell'UE (art. 21 del TFUE). Inoltre, il trattato prevede
la libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'UE, che comporta anche la soppressione delle discrimi-
nazioni tra i lavoratori dei paesi dell'UE sulla base della nazionalit (articolo 45 del TFUE), e la libert
di stabilimento e di prestazione di servizi (articoli 49 e 56 del TFUE).
Tali disposizioni si applicano anche agli sportivi professionisti e semi-professionisti (in qualit
di lavoratori), ad altri professionisti dello sport come gli istruttori, gli allenatori o gli addestratori (in
qualit di fornitori di servizi) e agli sportivi dilettanti (in qualit di cittadini dellUE).
Peraltro, nel quadro dell'applicazione del diritto comunitario, la Commissione europea ricono-
sce la specificit dello sport, come stabilito dallarticolo 165 del TFUE.
Sono, nondimeno, accettate restrizioni limitate e proporzionate al principio della libera circola-
zione per quanto riguarda:
- la selezione degli atleti nazionali per le competizioni a squadre nazionali;
- la limitazione del numero di partecipanti a una gara;
- la determinazione delle scadenze per i trasferimenti di giocatori negli sport di squadra.
Libert di circolazione degli sportivi professionisti
Bench l'entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1 dicembre 2009 abbia conferito all'Unione
europea competenze di coordinamento, supplementari e di sostegno nel settore dello sport (articolo
165 del TFUE), la competenza rimane nazionale, sono infatti le federazioni sportive che spesso sta-
biliscono le norme che disciplinano lo sport. Tuttavia, queste norme sono soggette alla legislazione
UE sulla libera circolazione dei lavoratori quando le attivit degli sportivi professionisti e semi-
professionisti implicano un lavoro remunerato, come gi decretato a pi riprese dalla Corte di giusti-
zia dell'Unione europea (CGUE).
La pi importante delle sentenze della CGUE stata sul caso Bosman del 1995, che ha toccato
anche le regole di trasferimento come ostacoli alla libera circolazione e le quote di nazionalit come
una forma di discriminazione diretta.
Libert di stabilimento e di prestazione di servizi di atleti professionisti
Le normative nazionali per la formazione e le qualifiche relative alle professioni dello sport va-
riano notevolmente. A seconda delle situazioni, possono provenire da autorit sportive federali, dal
sistema scolastico e universitario, dai pubblici poteri ovvero dalle organizzazioni professionali. Inol-
tre le condizioni di esercizio delle professioni dello sport fanno riscontrare del pari alcune disparit
tra i paesi dellUE. In alcuni di questi, l'accesso all'insegnamento, all'animazione o all'inquadramento
condizionato al possesso di un diploma di Stato, mentre in altri paesi dellUE, il diploma non ob-
bligatorio per svolgere funzioni di inquadramento sportivo nell'ambito professionale. Tali disparit
possono in alcuni casi ostacolare la libera circolazione di coloro i quali svolgono una professione
sportiva, determinando cos l'insorgere di contenziosi: i lavoratori di un paese dellUE si possono
trovare a subire la concorrenza sul proprio territorio nazionale di istruttori di altri paesi dellUE a-
venti una diversa formazione, ovvero privi di qualsiasi formazione.
Nel contesto della libert di stabilimento e di prestazione di servizi, il sistema generale
di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali risolve in una certa misura tale problema.
Questo sistema si applica alle professioni regolamentate, vale a dire alle attivit professionali riservate
ai titolari di un diploma o ad ogni altro titolo di qualifica rilasciato dal sistema nazionale di formazio-
ne. In questo senso il sistema si applica ad alcune attivit professionali del settore dello sport (ad
esempio, agli istruttori di sci). E' questo il caso in cui il possesso di un diploma indispensabile per
poter svolgere legalmente una professione sportiva. Tale sistema comporta che il paese dellUE ospi-
tante non possa rifiutare ad un cittadino di un altro paese dellUE di svolgere una professione se ha
la qualifica riconosciuta dal suo paese per svolgere la medesima professione. Tuttavia esistono alcune
eccezioni in caso di differenze sostanziali riguardanti il livello delle qualifiche ovvero la durata delle
formazioni.
I titoli per le qualifiche sportive rilasciati da federazioni nazionali o da altri organismi sportivi rien-
trano del pari nel campo d'applicazione di questo sistema, quando questi organismi sono stati
formalmente abilitati da un'autorit pubblica a rilasciare tali qualifiche.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

87



RICONOSCIMENTO QUALIFICHE PROFESSIONALI

Nel contesto della libert di stabilimento e di prestazione di servizi, il sistema generale
di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali risolve in una certa misura tale problema. Questo
sistema si applica alle professioni regolamentate, vale a dire alle attivit professionali riservate ai
titolari di un diploma o ad ogni altro titolo di qualifica rilasciato dal sistema nazionale di formazione.
In questo senso il sistema si applica ad alcune attivit professionali del settore dello sport (ad
esempio, agli istruttori di sci). E' questo il caso in cui il possesso di un diploma indispensabile per
poter svolgere legalmente una professione sportiva. Tale sistema comporta che il paese dellUE
ospitante non possa rifiutare ad un cittadino di un altro paese dellUE di svolgere una professione se
ha la qualifica riconosciuta dal suo paese per svolgere la medesima professione. Tuttavia esistono
alcune eccezioni in caso di differenze sostanziali riguardanti il livello delle qualifiche ovvero la durata
delle formazioni.
I titoli per le qualifiche sportive rilasciati da federazioni nazionali o da altri organismi sportivi
rientrano del pari nel campo d'applicazione di questo sistema, quando questi organismi sono stati
formalmente abilitati da un'autorit pubblica a rilasciare tali qualifiche.


4.6 - Il ruolo della giurisprudenza della Corte di Giustizia

Come detto, al di l delle previsioni di tipo normativo (comunque molto recenti), il
diritto sportivo a livello comunitario ha una matrice essenzialmente giurisprudenziale. In
questo caso, il centro vitale di formazione di queste nozioni la Corte di Giustizia Europea.
Lanalisi delle decisioni, diluite nel tempo, dellorgano giurisdizionale dellUe, dimo-
stra che allo sport, a livello comunitario, non vengono concesse eccezioni, ma possono
trovare applicazione una serie di deroghe.
Sotto questo aspetto, sulla scorta di alcune sentenze-guida, possibile individuare al-
cuni ambiti di intervento:
I. COMPOSIZIONE SQUADRE NAZIONALI (Walrave & Kock vs UCI)
91
. Rispetto
alla vicenda (nei campionati mondiali di mezzofondo su pista, gli allenatori devono
avere la stessa cittadinanza dei corridori?), la Corte declina la propria competenza
sui regolamenti puramente sportivi sul presupposto che tali regole nulla hanno a
che vedere con le attivit economiche regolamentate dai trattai CE. Nel merito, si

91
Corte di Giustizia Europea, sentenza 12 dicembre 1974, B.N.O.Walrave e J.N. Koch vs Association Union
Cycliste Internationale, causa C-36/1974, Raccolta, 1974,1405.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

88

sottolinea: a) lo sport diviene disciplina attratta dalla normativa comunitaria in
quanto attivit economica, senza alcuna deroga; b) esula dal divieto di discrimina-
zione la composizione delle squadre sportive (sono solo norme sportive). In defi-
definitiva, pur non applicato nel caso in esame, il divieto di discriminazione (ex art.
39 CE), riguarda non solo gli atti della P.A. ma anche le norme di qualsiasi natura
dirette a disciplinare collettivamente il lavoro subordinato e le prestazioni di servizi
stabilite da associazioni e organismi di diritto pubblico, come le FSN nellesercizio
della loro autonomia giuridica.
II. SISTEMA DEI TRASFERIMENTI (Bosman vs UEFA 1995
92
/ Lethonen vs
93
).
Nel primo caso, il diritto comunitario non impone una libert totale, ma il massi-
mo della libert per gli atleti e non ammette restrizioni eccessive o non giustificate
alla libera circolazione degli sportivi. Nel secondo (norme che vietano alle societ
di schierare in campo un atleta in una competizione se ingaggiato dopo una certa
data), la partecipazione agli incontri costituisce lessenza dellattivit sportiva, per
cui ogni restrizione costituisce ostacolo alla libera circolazione.
III. CRITERI DI SELEZIONE (Deliege
94
). Per la Corte (nel caso del judoka esclusa da
una competizione internazionale da parte della FSN belga sulla base di piazzamenti
in precedenti gare), rispetto alla presunta violazione dellart. 49 CE, spetta agli or-
ganizzatori emanare norme appropriate per effettuare la necessaria selezione dei

92
Corte di Giustizia Europea, sentenza 15 dicembre 1995, Jean-Marc Bosman vs Union Royale belge des socie-
tes de football association ASBL, causa C-415/1993, Raccolta 1995, I-4921. Il cosiddetto caso Bosman del 1995 ha
toccato anche le regole di trasferimento come ostacoli alla libera circolazione e le quote di nazionalit come una forma
di discriminazione diretta. Il signor Bosman, calciatore belga che era giunto alla fine del suo contratto con una societ
belga, riteneva che il sistema di trasferimento applicato dalla FIFA avesse impedito il suo trasferimento ad un club
francese. Tale calciatore ha quindi denunciato il suo club, la Federazione belga di calcio e la UEFA, ritenendo che il
sistema di trasferimento e le relative norme sulla cittadinanza determinassero discriminazioni e non potessero quindi
applicarsi rappresentando un'infrazione al diritto alla libera circolazione dei lavoratori nell'ambito dell'UE. La Corte di
giustizia ha considerato che i regolamenti relativi ai trasferimenti e quelli relativi alla cittadinanza fossero effettiva-
mente tali da ostacolare la libera circolazione dei giocatori. Pertanto, la CGE ha stabilito che un club non pu impedire
a un giocatore cittadino di un paese dell'UE di firmare alla scadenza del suo contratto un nuovo contratto con un altro
club in un altro paese dell'UE n complicare tale trasferimento richiedendo al nuovo club un'indennit di trasferimento,
di formazione o di promozione. Inoltre, in base a tale sentenza, non sono autorizzate regole relative alla cittadinanza
che prevedano che un club possa far giocare solo un numero limitato di giocatori cittadini di un altro paese dell'UE.
93
Corte di Giustizia Europea, sentenza 13 aprile 2000, Yuri Lehtonen e Castors Canada Dry Namur- Brain
ASBL vs Federation Royale Belge des societes de basket-ball ASBL (FRBSB), causa C-176/1996, Raccolta 2000, I-
2681.
94
Corte di Giustizia Europea, sentenza dell11 aprile 2000, Christelle Deliege vs Ligue francophone de judo et
disciplines associees ASBL, Ligue belge de judo ASBL, Union Europeenne de judo, causa C-5/1996 e C-191/1997,
Raccolta 2000, I-2549.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

89

partecipanti. Il principio di selezione propria dellambito sportivo e non pu es-
sere considerato un ostacolo alla libera prestazione. Solo se vi discriminazione si
potr avere una sanzione da parte del diritto comunitario.
IV. REGOLAMENTAZIONE DEGLI AGENTI DEI CALCIATORI (Pian vs
FIFA). Relativamente alle norme che prescrivono esame di idoneit e garanzia
bancaria per lesercizio dellattivit di agente dei calciatori in ambito FIFA, la Corte
individua tale attivit di tipo economico e non come attivit sportiva peculiare. Il
regolamento deve essere perci conforme al diritto comunitario in materia di con-
correnza. Tale regolamento s considerato una barriera di accesso a tale attivit
economica ed incide sulla concorrenza, ma lobiettivo della FIFA teso a profes-
sionalizzare e moralizzare lattivit per proteggere gli agenti stessi. Pu concedersi
una deroga, perch contribuisce a promuovere il progresso economico e non im-
pone restrizioni che non siano necessarie ed indispensabili per raggiungere tali
obiettivi; inoltre, non elimina affatto la concorrenza. La FIFA, che agisce sul mer-
cato tramite federazioni e societ, non agisce sul mercato come un operatore
economico ma assume una posizione dominante collettiva sulle societ nellambito
del mercato delle prestazione dei servizi.
V. REGOLE PURAMENTE SPORTIVE (Meca-Medina e Majcen vs CIO)
95
. Nel caso
specifico (due nuotatori risultati positivi al test sul nandrolone nel corso di una
competizione di Coppa del Mondo, sostenevano il limite di tolleranza eccessiva-
mente basso e basato su conoscenze scientifiche scarse), la Corte ha affermato che,
anche se tali norme costituiscono restrizioni alla libera circolazione, in quanto pu-
ramente sportive e quindi estranee allattivit economica, non implica che n
lattivit sportiva sia sottratta allambito di applicazione degli artt. 81 e 82 CE, n
che dette norme non soddisfino i presupposti di applicazione propri di detti artico-

95
Corte di Giustizia Europea, sentenza 18 luglio 2006, David Meca-Medina e Igor Majcen vs Comit Interna-
tional Olympique (CIO) e Federation Internationale de natation (FINA), causa C-519/2004.
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90

li. Obiettivo della norma contestata la lotta al doping per favorire uno svolgimen-
to leale della competizione: include la parit di chance tra atleti, la salvaguardia
della loro salute, lintegrit e lobiettivit della competizione nonch i valori etici
dello sport. Le sanzioni necessarie allesecuzione di tale divieto sono da considerar-
si, in linea di principio, come inerenti alle regole antidoping. Tale obiettivo
legittimo, quindi, giustifica ogni eventuale restrizione della concorrenza. Tale limi-
tazione riguarda lorganizzazione ed il corretto svolgimento della competizione
sportiva. Siccome, per, la natura repressiva e la gravit della sanzioni hanno effetti
negativi sulla concorrenza (lesclusione dellatleta pu falsare le condizioni
dellesercizio di tali attivit), le restrizioni possono limitarsi a quanto necessario per
assicurare il corretto svolgimento della competizione sportiva. Nel caso in esame,
la soglia, non parsa sproporzionata, cos come le soluzioni. Federazioni e Leghe
avranno un ruolo fondamentale: sono responsabili dellorganizzazione e dei rego-
lamenti nelle varie discipline, ma questi dovranno ispirarsi al principio di
ragionevolezza e proporzionalit anche nel caso di norme puramente sportive. La
compatibilit, per queste norme, deriva dalla proporzionalit rispetto ai legittimi
obiettivi da conseguire. Le sanzioni disciplinari in ambito sportivo, dunque, po-
tranno essere oggetto di ricorso sia alle autorit nazionali che di quelle comunitarie.
La valutazione, quindi, dovr avvenire caso per caso.
In sintesi, la posizione della Corte di Giustizia Europea, nellambito della legislazione
sulla concorrenza, si sviluppa attraverso due direttrici:
A. Quando lattivit sportiva rientra nellapplicazione del trattato? Unattivit sportiva
pu essere considerata come rientrante nellambito dei applicazione del Trattato
Europeo nella maggior parte dei casi, non solo e non tanto per la natura professio-
nistica o meno, quanto piuttosto rispetto alla natura economica o meno di tale
attivit (principio emblematico della sentenza Deliege).
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91

B. Quali sono le condizioni per lesercizio dellattivit sportiva e per il controllo? Rego-
lamenti e pratiche di natura sportiva precedono norme per partecipare alle
competizioni. Il regolamento quindi una condizione per lesercizio dellattivit
sportiva. Anche le misure disciplinari, previste nel caso di violazione, possono indi-
viduarsi come effettive condizioni.


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92



Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

93

Capitolo5
LA GIURISDIZIONE SPORTIVA




5.1 Il concetto di giustizia domestica

Il concetto di giustizia sportiva non pu essere adeguatamente compresa se non
allinterno di un quadro di riferimento che ne individui e valorizzi i tratti fondamentali.
Tale fenomeno, ovviamente, prende forma nellambito di quello che possibile de-
finire come lo sport istituzionalizzato, vale a dire quellinsieme di organi e funzioni che
riescono a dar vita ad una produzione normativa finalizzata a disciplinare i rapporti rilevanti.
Proprio allinterno di questo sistema vengono ad emergere possibili conflitti in merito alla
interpretazione ed allapplicazione proprio di tali norme.
Limporsi dellagonismo programmatico, in coincidenza con il rinnovarsi in chiave
moderna dellolimpismo a fine Ottocento, ha comportato necessariamente la predisposizio-
ne di regole vincolanti capaci di consentire di valutare in modo obiettivo e comparativo i
risultati. Le istituzioni internazionali venutesi a costituire come base organizzativa e gestio-
nale del fenomeno sportivo, per poter assicurare attuazione e funzionalit questo complesso
apparato, hanno dovuto dare vita ad un efficace sistema di giustizia sportiva.
Analogamente alla prospettiva ordinamentale, anche in questo ambito possibile far
ricorso alla chiave di lettura pluralistica, riconoscendosi come ricomprese e fondanti tale
concetto tutti quegli strumenti predisposti allinterno delle varie organizzazioni, sia pur ca-
ratterizzati da ambiti di competenza specifici, strutture distinte e discipline diverse.
Proprio lesistenza di una pluralit di singoli sistemi di giustizia, sia pur coordinati,
non facilita certamente unanalisi del fenomeno a livello internazionale. La prospettiva clas-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

94

sificatoria di tipo soggettivo ha desunto il suo dualismo dalla esistenza o meno, nellambito del-
le parti attrici nel procedimento, di soggetti facenti parte (federazioni, societ, atleti, tecnici
etc.) dellordinamento sportivo
96
.
Quella di tipo oggettivo, invece, nello spostare lattenzione sulla natura della controver-
sia, predispone una distinzione in quattro distinte aree:
97

- La giustizia di tipo tecnico afferma la sua competenza nellambito dellaspetto regola-
mentare proprio delle competizioni sportive. Essa prendere lo spunto dalla
regolamentazione tecnica posta alla base dellattivit sportiva. Essa si articola essen-
zialmente in decisioni prese direttamente sul campo di gioco dagli ufficiali di gara e,
salvo casi espressamente previsti (elementi non prettamente tecnici) e secondo mo-
dalit limitate, pu aversi un esame successivo dinanzi ad organi federali.
- La giustizia di tipo disciplinare invece finalizzata allaccertamento ed alla punibilit di
eventuali illeciti. Tali disposizioni sono poste a tutela di valori essenziali e sono con-
tenute in statuti e regolamenti mentre gli organi di primo grado, pur assumendo
denominazioni diverse (Giudici Sportivi, Commissioni Disciplinari, Commissione
Nazionale. Particolare attenzione merita la figura dellillecito sportivo, individuato da
atti connessi ad alterare lo svolgimento ed il risultato di una gara, oppure ad assicura-
re a chiunque un vantaggio.
- La giustizia di tipo economico ha per oggetto le controversie aventi contenuto patrimo-
niale, ma in tale ambito vengono ad essere compresi conflitti originati da rapporti
avente diversa natura. Particolare importanza hanno i collegi arbitrali, organismi
ad hoc estranei alla giustizia sportiva, alla cui cognizione le parti di un rapporto di ti-
po economico (un contratto) devolvono la risoluzione della controversia insorta.
Essi sono ricollegabili alla cosiddetta giustizia arbitrale, il cui ruolo fondamentale
nellambito sportivo.

96
A tale prospettiva si collega lanalisi di COCCIA M., Fenomenologia della controversia sportiva e dei suoi
metodi di risoluzione, in Rivista di Diritto Sportivo, 1997, pag. 610.
97
Tale classificazione stata introdotta da LUISO F.P., La giustizia sportiva, Pisa, 1975,pag. 36. Ancora oggi si
pone di grande affidabilit, fungendo da riferimento dei vari sistemi di giustizia.
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95

- La giustizia di tipo amministrativo trae origine dalla considerazione che i provvedimenti
federali possono essere impugnati presso articolazioni organizzative superiori, assu-
mendo i connotati di ricorsi gerarchici analoghi a quelli previste per le pubbliche
amministrazioni. Dato il carattere residuale, il carattere propriamente amministrati-
vo va inteso in senso atecnico.
Nellambito del diritto sportivo internazionale, vista anche la presenza di uno speci-
fico organo quale il TAS, ogni ipotesi classificatoria perde di efficacia di fronte alla semplice
constatazione della natura delle controversie, originate dalla contestazione di decisioni as-
sunte da enti, istituzioni oppure organismi sportivi.
Presupposto indispensabile per lesistenza prima che per lefficacia ed il funziona-
mento di un sistema di giustizia sportiva la presenza di clausole di autodichia, in forza delle
quali gli appartenenti allorganizzazione sportiva si impegnano ad accettare la competenza e
lefficacia decisionale di strumenti ed organi predisposti dallo stesso sistema sportivo per la
composizione di eventuali conflitti, con espressa esclusione del ricorso alla giustizia ordina-
ria. Tali clausole, note piuttosto come vincolo di giustizia, proprio al fine di ottenere un punto
di coesistenza e di equilibrio con la sfera dellordinamento generale, trovano spesso legitti-
mazione e riconoscimento da parte di questultimo. Da tali norme, certamente poste a
fondamento della tenuta strutturale dellintero sistema, possono trarsi due tipi di obblighi:
losservanza delle normative sportive poste dalle varie federazioni in forza della volontaria
adesione del soggetto interessato a queste; lobbligo di investire gli organi di giustizia interni,
riconoscendo piena e definitiva efficacia ai provvedimenti relativi.
E del tutto evidente, ma esula dalla trattazione specifica in chiave ordinamentale in-
ternazionale, che a seguito del coinvolgimento di posizioni giuridiche soggettive, non
possibile lesclusione a priori dellintervento di organi statali. Dottrina e giurisprudenza, da
tempo, concordano nel riconoscere l inidoneit del vincolo di giustizia ad inibire la tutela
giurisdizionale. Questultima, finanche regolamentata per via legislativa, sembra arrestarsi u-
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96

nicamente dinanzi a materie ritenute irrilevanti (come quelle puramente tecniche)
98
. Impre-
scindibile quindi lesigenza di contemperare da un lato il ruolo della giustizia sportiva quale
strumento in grado di dare concreta attuazione e tutela allordinamento sportivo attraverso
la garanzia di rapidit e specializzazione, dallaltro di consentire lintervento degli organi sta-
tali nel caso di incisione da parte delle decisioni di organi sportivi in posizioni giuridiche
protette.
Il discrimine costituito dalla rilevanza o meno della materia per il ruolo e le compe-
tenze degli organi di giustizia statale, viene ad atteggiarsi diversamente a seconda che il
rapporto tra i due ordinamenti (generale e sportivo) venga a definirsi in ambito nazionale
oppure internazionale.
Sul piano nazionale, si nota la posizione preponderante dellordinamento statale, sia
sotto laspetto normativo che della tutela giurisdizionale. Peculiare, nel nostro ordinamento,
stato lintervento legislativo della legge 17 ottobre 2003 n. 280
99
, attraverso cui, nel rafforzare
lautonomia dellordinamento sportivo (gi espressa attraverso altri provvedimenti aventi va-
lore di legge)
100
, ribadisce linteresse statuale nella disciplina sostanziale e processuale delle
vicende sportive se queste investano situazioni giuridiche soggettive meritevoli di tutela giu-
risdizionale.
Sul piano internazionale, invece,limportanza economica, sociale e finanche politica
assunta dal CIO e dalle Federazioni Sportive Internazionali, assicura a queste istituzioni una
grande autonomia nei confronti dei singoli Stati e delle autorit giurisdizionali. Lo straordi-
nario valore di alcune manifestazioni sportive concede al CIO un innegabile forza di tipo
contrattuale nei confronti degli Stati, da cui originano non solo impegni vincolanti ma anche
lapplicazione di norme disciplinari di tipo sportivo (si pensi ai Giochi Olimpici).

98
Tra le altre, si citano le sentenze della Corte di Cassazione, Sezioni Unite del 9 maggio 1986 n. 3091 e n.
3092, in Foro It., 1986,I,c.1257 e c. 1251.
99
Legge 17 ottobre 2003 n. 280 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 19 agosto 2003 n.
220 recante disposizioni urgenti in materia di giustizia sportiva, pubblicata un G.U. n. 243 del 18 ottobre 2003.
100
Tra gli altri si consideri il D.Lgs 242 del 23 luglio 1999 (decreto Melandri di riforma del CONI) e la legge 23
marzo 1981 n. 91 (Norme in materia di rapporti tra societ e sportivi professionisti).
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97

Per tutta una serie di vicende di impronta storica, lordinamento sportivo internazio-
nale, sempre riuscito a godere di una ampia sfera di autonomia rispetto al cosiddetto
ordinamento statale (o generale). Le organizzazioni sportive internazionali, ed in particolare
il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e le Federazioni Sportive Internazionali (FSI),
pur avendo lo status di associazioni di diritto privato, la quasi totalit secondo la legisla-
zione svizzera
101
, riescono ad esercitare un potere tuttaltro che indifferente nellambito
dellamministrazione dello sport a livello mondiale, riuscendo talvolta a sottomettere gli or-
dinamenti dei vari stati.
Una delle principali pretese di autonomia dellordinamento sportivo internazionale
riguarda lamministrazione della cosiddetta giustizia sportiva, attraverso la predisposizione di
un sistema di risoluzione interno delle controversie. Tale aspetto, mostra ovviamente il pre-
gio di riuscire a dare effettiva e definitiva soluzione a tante controversie che, nascenti in
ambito pi o meno direttamente sportivo, si sarebbero mostrate, talvolta anche notevolmen-
te, incompatibili con i canoni (e soprattutto i tempi!) della giustizia ordinaria.
Non di meno, come ha sottolineato criticamente parte dellampia dottrina in materia,
essa pu anche rappresentare un pericoloso espediente per assicurare agli organismi spor-
tivi potest molto penetranti e talvolta illimitate nei confronti degli aderenti a tale sistema
102
.
Una patologia molto frequente nei casi in cui presente una stretta correlazione tra gli orga-
ni di governo dello sport e quelli giurisdizionali. In considerazione alla crescita della
dimensione economica dello sport, il legislatore prima ed il giudice statale (e comunitario)
poi, si sono sempre pi interessati ad intervenire in tali controversie sportive, specialmente a
protezione dei cosiddetti diritti soggettivi o degli interessi legittimi.

101
Oltre al CIO, moltissime delle Federazioni Sportive Internazionali da esso riconosciute, hanno stabilito la
propria sede in Svizzera. In particolari quelle che presidiano gli sport maggiormente popolari quali il calcio (FIFA e la
sua emanazione europea UFA), basket (FIBA), ciclismo (UCI), nuoto (FINA), sci (FIS), pallavolo (FIVB), sport eque-
stri (FEI), ginnastica (FIG). Fuori dai confini svizzeri, tra le maggiori, troviamo quella di atletica (IAAF) nel
Principato di Monaco e quella della vela (ISAF) in Inghilterra. Quella dellautomobilismo, non riconosciuta dal CIO,
ha sede in Francia.
102
COCCIA M. DE SILVESTRI A. FORLENZA O. FUMAGALLI L. MUSUMARRA L. SELLI L.,
Diritto dello Sport, Le Monnier, Firenze, 2004, pag. 138.
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98

La dimensione globale dello sport e dei tanti interessi (specialmente di natura eco-
nomica) che vi si riferiscono, hanno visto crescere, soprattutto nella sfera professionistica, il
numero e la tipologia dei conflitti, a cui lordinamento sportivo internazionale ha sempre
cercato di dare risposte adeguate in modo tale da sottrarli dalla cognizione delle giurisdizioni
nazionali.
Lintroduzione dellarbitrato sportivo rappresenta il tentativo da parte
dellordinamento sportivo internazionale, e del CIO in particolare di limitare quanto pi
lintervento e lingerenza delle corti nazionali, la cui presenza diviene fonte di trauma se
non di pericolosa lesione di alcune delle peculiari potest del quadro ordinamentale sportivo.
Il giudice statale stato considerato alla stregua di un autentico convitato di pietra al tavolo della
giustizia sportiva
103
. Questa forma di risoluzione delle controversie, per, attraverso la sua
flessibilit e la sostanziale apertura a tutti (per le formalit procedurali relativamente semplici
e per il notevole contenimento delle spese), riesce indiscutibilmente ad assicurare
lamministrazione della giustizia a livello internazionale attraverso organismi competenti e
sostanzialmente imparziali, con lemissione di decisioni eque e vincolanti per le federazioni
ed i soggetti coinvolti, in termini temporali relativamente brevi e certamente compatibili con
le esigenze dellattivit sportiva. Unefficienza che ha fatto ipotizzare lesistenza di soluzioni
idonee a trovare efficacia addirittura nellordinamento statale
104
.

5.2 Le problematiche della competenza

La presenza, quale parte di una controversia, di una Federazione Sportiva Internaziona-
le, impone ai singoli ordinamenti nazionali, con prospettiva unilaterale, il necessario
richiamo alle norme di diritto internazionale privato e processuale
105
.

103
VIGORITI V., Il Tribunal Arbitral du Sport: struttura, funzioni, esperienze, in Riv. Arbitrato, 2000, pag. 435.
104
FUMAGALLI L., Il Tribunale Arbitrale dello sport: bilancio dellattivit e prospettive future, Rivista di Di-
ritto Sportivo, 1995, pag. 715.
105
Tali norme consentono di individuare la competenza giurisdizionale da applicare a fattispecie che coinvolga-
no diversi sistemi giuridici nazionali.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

99

A livello europeo, di fronte alla possibile diversit di indicazioni promananti dai sin-
goli ordinamenti nazionali, sono stati adottati dei correttivi tesi ad una armonizzazione: la
Convenzione di Bruxelles del 1968
106
ed il Regolamento del Consiglio CE del 2000
107
, sosti-
tuendosi in virt di una forza normativa esclusiva alle norme di diritto nazionale, hanno
rappresentato un contributo decisivo in tale direzione.
Di particolare importanza , poi, il confronto con la legislazione della Svizzera
108
, pa-
ese notoriamente neutrale ed estraneo anche allUnione Europea. La Convenzione di
Lugano
109
, in particolare,arriva a garantire la sua prevalenza rispetto alla Convenzione di
Bruxelles nelle ipotesi in cui il convenuto sia domiciliato su uno Stato dellAELS (tra cui la
Svizzera) oppure ai giudici degli Stati contraenti sia assegnata competenza esclusiva in forza
della natura della controversia
110
.
Di fronte a questa problematica, i filoni di indagine riguardano due distinti aspetti:
lindividuazione della giurisdizione competente a decidere e la eseguibilit delle decisioni a-
dottate.
Sul primo fronte, il domicilio del convenuto , quindi, determinante per consentire al
giudice di prima istanza di individuare il regime normativo che andr applicato al caso di
specie (actor sequitur forum rei). Il giudice italiano, per esempio, dovr fare riferimento alla leg-
ge 31 maggio 1995 n. 218, la quale individua lapplicazione della giurisdizione nazionale, i
criteri per individuare il diritto applicabile e la disciplina dellefficacia delle sentenze e degli
atti stranieri
111
. Nellemanazione di tale provvedimento viene espressamente prevista
limpregiudicata applicazione delle convenzioni riconosciute dallItalia e la necessit di tenere

106
Tale Convenzione stata firmata a Bruxelles il 27 settembre 1968. Con un protocollo emanato a Lussembur-
go il 3 giugno 1971, tale atto, stato sottoposto alla interpretazione della Corte di Giustizia.
107
Regolamento Consiglio CE n. 44/2001, emanato il 22 dicembre 2000, denominato Bruxelles I.
108
Il principale riferimento normativo costituito dalla Legge Federale di Diritto Internazionale Privato (LDIP).
109
In riguardo ai rapporti con i Paesi dellUe, il riferimento la Convenzione di Lugano, conclusa tra gli Stati
dellallora Comunit Europea e quelli aderenti allAssociazione Europea di Libero Scambio(AELS). La Svizzera lha
ratificata il 18 ottobre del 1991.
110
Lart. 54 ter. (relazione con la Convenzione di Bruxelles e con le altre Convenzioni) della Convenzione di
Lugano richiama anche gli artt. 16 (Competenza esclusiva) e 17 (proroga della competenza).
111
Art. 1 legge 218/1995 , Riforma del sistema italiano di diritto internazionale, pubblicata in data 3 giugno
1995, Suppl. Ord. G.U. Serie Generale n. 128.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

100

conto del carattere internazionale di tale convenzioni, la cui applicazione deve essere uni-
forme
112
.
I profili pratici dimostrano come, statisticamente, molto probabile che la veste di
convenuto spetti ad una Federazione Sportiva Internazionale e che, quindi, la competenza
sar quasi sempre demandata ai tribunali svizzeri oppure a quelli degli altri Stati (francesi per
la FIA e IAAF ed inglesi per la ISAF, tanto per citare alcuni esempi) dove hanno sede tali
organismi internazionali.
Lattore (atleta, societ, tecnico), per cercare di portare fuori da tali confini la compe-
tenza, e quindi la trattazione della controversia e lo svolgimento del procedimento, pu
appellarsi sostanzialmente solo ai cosiddetti fori speciali, i quali determinano tribunali al-
ternativi a quelli di domicilio solo in base alla specialit del tipo di controversia oggetto della
vicenda, ma in tale ambito,consolidata giurisprudenza (soprattutto comunitaria) si espressa
per unapplicazione molto restrittiva. Le possibilit di applicazione, sulla scorta di qualche
pronunciamento favorevole, sembrano restringersi a tre ipotesi:
a) lesistenza di un vincolo di tipo contrattuale e non di affiliazione (luogo di stipula
e di esecuzione del contratto);
b) configurazione dellistituzione di riferimento nazionale come succursale oppure
agenzia. In questultima fattispecie, una certa apertura, sul solco dellesperienza statuniten-
se
113
, si pu registrare sia nella giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea (che fa
riferimento, al di l delle qualificazioni formali, a qualsiasi centro operativo organizzato e do-
tato di struttura operativa che consenta di operare per conto dellimpresa)
114
, di riflesso, degli
stati europei. Lindividuazione della sede del procedimento nel luogo in cui latto (ritenuto
illecito dallagente) stato commesso oppure in cui gli effetti si sono mostrati
115
, attualmen-

112
Art. 2 legge 218/1995.
113
Nel caso Reynolds contro la IAAF, le corti USA ritengono la federazione statunitense di atletica un agente di
quella internazionale.
114
Tra le altre CGCE del 9 dicembre 1987, C-218/1986.
115
I giudici nazionali tedeschi nel caso Krabbe vs DLV e IAAF, pur considerando il rapporto tra la federazione
nazionale DLV e quella internazionale IAAF solo strumentale per lattivit sportiva ed estranea allo svolgimento di
attivit economica, riconobbero la loro competenza e determinarono la sospensione del provvedimento federale sul
presupposto, appunto, del luogo dove si determin levento dannoso e si manifestarono i suoi effetti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

101

te, sembra rappresentare una via utilizzabile per sottrarre il giudizio ai giudici della sede della
federazione sportiva internazionale.
c) la citazione della federazione nazionale quale convenuto, sul presupposto della
competenza, in caso di litisconsorzio passivo, del giudice del luogo del domicilio di qualsiasi
convenuto prevista nellarea europea dal Regolamento Bruxelles I
116
.
Altrettanto fondamentale si presenta la problematica relativa alla eseguibilit della
pronuncia del giudice statale al di fuori dei confini nazionali e, pi praticamente, allinterno
dello Stato in cui ha sede la federazione sportiva internazionale. Il riconoscimento e
lesecuzione delle pronunce di giudici stranieri coinvolge il diritto internazionale, il quale a-
dotta due principi risolutivi sulla base del luogo di provenienza: se lo Stato parte di un
accordo internazionale cui vincolato, dovr applicarsi la disciplina convenzionale; se e-
messa da Stato estraneo da accordi, si applicher la disciplina in tema di diritto
internazionale processuale dello Stato di cui si richiede il riconoscimento e lesecutivit.
Molto ben armonizzato, come si detto, il sistema creato nellambito dellUnione
Europea, dove si concretizzata appieno una libera circolazione anche delle pronunce dei tri-
bunali, sul presupposto del riconoscimento automatico, senza necessit di verifiche neppure
sulla competenza
117
. Proprio questo aspetto, nel quadro di una continua battaglia dialettica
ma anche normativa che vede confrontarsi da decenni le istituzioni sportive internazionali
con i governi ed i tribunali statali, tale spazio aperto alla circolazioni delle sentenze ha finito
per creare non pochi momenti di tensione, ponendo ulteriormente sulla difensiva le federa-
zioni internazionali, alla continua ricerca della migliore salvaguardia delle proprie prerogative
decisionali.
Allargato o ristretto che sia, lintervento dei giudici statali mal si concilia con il con-
testo sportivo internazionale, innanzitutto perch non solo non sembra essere tollerato ma

116
Art. 6 n.1 del Regolamento di Bruxelles I e delle Convenzioni in esso richiamate.
117
In realt possibile invocare una procedura di verifica unicamente in casi eccezionali e comunque solo in
presenza di un vero e proprio circostanziato ricorso contro la dichiarazione di esecutivit.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

102

addirittura combattuto dalle stesse organizzazioni che, per prime, dovrebbero coordinare e
sviluppare lo sport mondiale
118
.
In questo clima di fortissima avversione verso le pronunce statali, ovvio che siano
relativamente pochi i casi in cui i soggetti dellordinamento sportivo hanno trovato conve-
niente rivolgersi a corti nazionali per la soluzione delle controversie con le proprie
federazioni (internazionale e, di riflesso, nazionale). Piuttosto il sistema sportivo ha saputo
proporre un modello di giustizia domestica che ha trovato la sua giusta connotazione
allinterno del modello di risoluzione arbitrale delle controversie.


5.3 Larbitrato sportivo

Listituto dellarbitrato sportivo, dal punto di vista dottrinale e giurisprudenziale, ha
sempre suscitato grande interesse, costringendo il legislatore, proprio per il suo essere border-
line,ad interventi specifici, talvolta chiarificatori.
Centrale, allinterno di questa problematica, la distinzione tra due capisaldi della
giustizia sportiva: il vincolo di giustizia e la clausola compromissoria. Luso spesso promi-
scuo delle due tipologie di norme, talvolta desumibile anche dalle carte federali, ha generato
spesso grande confusione in decisioni di organi giurisprudenziali ed in interventi di studiosi.
Ad una prima decisiva distinzione contribuiscono, innanzitutto, i due diversi piani di
riferimento. Il sistema della cosiddetta giustizia sportiva, vale a dire quel complesso siste-
ma di norme ed organi poste a salvaguardia della regolarit delle regole del gioco e delle
procedure allinterno di un contesto sportivo, fonda la sua capacit di intervento e la sua ef-
ficacia dalla esistenza di un obbligo che lega tutti gli aderenti al sistema sportivo al rispetto
delle norme ed al rispetto delle decisioni degli organi posti a salvaguardia di tali norme: que-

118
A titolo di esempio si pu indicare la norma con cui, fino alla riforma del 2007, la IAAF (art. 22 dello Statu-
to)puniva con la sospensione automatica tutti gli atleti che avessero gareggiato in una competizione in cui si fosse
presentato un atleta gi sospeso (ma evidentemente riabilitato dai tribunali nazionali).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

103

sto il vincolo di giustizia. Larbitrato, invece, un sistema dei giustizia interno di tipo priva-
to che si fonda su un accordo di compromesso specificatamente scelto dalle parti, detto
clausola compromissoria.
Tale distinzione, certamente molto evidente laddove il sistema sportivo viene valu-
tato come ordinamento a s stante rispetto a quello statale e se ne evidenziano i risvolti
pubblicistici delle istituzioni ( e delle loro decisioni). Meno evidente si manifesta, invece, se
il sistema sportivo, e le sue procedure di giustizia, sono visti nellottica privatistica, laddove
la giustizia sportiva sarebbe vista nella sua natura esclusivamente arbitrale, in quanto lega la
sua vigenza alla scelta di privati di sottoporsi autonomamente a tale percorso.
Anche grazie al deciso e risolutivo intervento chiarificatore del legislatore statale
(allinterno della legge 91/1981 prima e 280/2003 poi), si pu invece cogliere tutta la portata
di quelle disposizioni che dichiarano la non compromettibilit delle questioni che coinvol-
gono gli interessi legittimi
119
, proprio nellintento di sottrarre tale categoria alla procedura
arbitrale. Questultima, di contro, viene sempre pi circoscritta alle questioni di ordine eco-
nomico insorte tra tesserati ed affiliati. Queste due nette definizioni degli ambiti di
ingerenza, producono unaltrettanto netta distinzione tra i due strumenti, i cui spazi di inter-
ferenza sono resi praticamente impossibili
120
. Va, ad onor del vero segnalato il dibattito
esistente intorno alla legge 205/2000 che, nellambito della giurisdizione esclusiva del giudi-
ce amministrativo, consente di ricorrere allarbitrato rituale, pur escludendo in linea generale
la compromettibilit per tale via di controversie esclusivamente caratterizzate da interessi le-
gittimi.

119
Trattandosi di situazioni soggettive non disponibili, che quindi non possono formare oggetto di transazione,
allarbitrato non possono essere deferite questioni attinenti interessi legittimi. Cfr Consiglio di Stato, sez. IV, 17 giu-
gno 2003 n. 3447, in Foro Amministrativo, CdS, 2003, pag. 1856. A considerare indisponibile, stato, inoltre,
considerato non linteresse legittima ma il potere amministrativo. Cfr. Consiglio di Stato, sez. IV, 9 luglio 2004 n.
5025, in Foro Amministrativo, CdS, 2004, pag. 2243.
120
Va, ad onor del vero segnalato il dibattito esistente intorno alla legge 205/2000 che, nellambito della giuri-
sdizione esclusiva del giudice amministrativo, consente di ricorrere allarbitrato rituale, pur escludendo in linea
generale la compromettibilit per tale via di controversie esclusivamente caratterizzate da interessi legittimi. Testimo-
nianza di questa confusione, che quasi attrae larbitrato sportivo nel procedimento amministrativo, la sentenza
Consiglio di Stato , Sezioni Unite, 30 novembre 2006 n. 25508, in Diritto e Giustizia, 2007
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

104

Strettamente connessa a questi aspetti, anzi, per certi versi elemento chiarificatore,
la qualificazione dellarbitrato sportivo in rituale oppure irritale. Gli interventi di riforma che
si sono succeduti negli ultimi tempi (nel 1983 e poi con riforma del 1994), nellinterno di co-
struire uno strumento di risoluzione alternativa delle controversie che potesse essere
maggiormente utilizzabile e quindi efficace, hanno, per certi versi, ridotto alcune differenze,
sulla sostanziale applicazione di alcuni principi del codice di rito a qualsiasi patto compro-
missorio
121
.
Nelloriginaria distinzione, il lodo arbitrale di tipo rituale necessitava della omologa-
zione (exequatur) di un giudice per attestante la regolarit formale, mentre quello irritale era
inevitabilmente destinato a mantenere la sua efficacia e valenza tra le parti, come un contrat-
to. Oggi, la parte che ha interesse, pu ottenere lomologazione, trasformando di fatto ab
origine, un lodo irritale in rituale.
Loriginaria distinzione desunta dalla funzione (funzione sostitutiva del giudice in
quello rituale, utilizzo di strumenti conciliativi attraverso deferimento per via negoziale in
quello irritale), alla luce delle riforme apportate, non consente un chiaro discrimine, posta la
comune natura privata della soluzione delle controversie di entrambe le tipologie con co-
mune rinuncia alla giurisdizione statale.
Con il consenso della giurisprudenza, la tesi prevalente oggi riconosce allarbitrato
sportivo il carattere irritale secondo un doppio binario di caratteristiche: sul piano sostanzia-
le si richiamano a vario titolo ragioni quali il carattere eccezionale del ricorso allimpugnativa
del loro irritale dinanzi ai giudici statali, la celerit della decisione (pi un pregio, in realt,
che un requisito esclusivo) e, soprattutto, de contra, la possibile connotazione come vessatoria

121
Tra questi si segnalano il principio del contraddittorio, la sindacabilit dei vizi del procedimento e la tutela
cautelare. Essi sono applicati anche in presenza di espressa deroga delle parti. Le parti, comunque, possono fare e-
spresso rinvio anche nella procedura irritale alla disciplina degli artt. 806 e seguenti c.p.c.. e, in quella rituale, derogare
o attenuare caratteri di ritualit.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

105

della clausola compromissoria di derivazione
122
(applicabile come tale a quelli rituali); sul pia-
no formale, si vedano lespressa caratterizzazione da parte della normativa sportiva
123
.
Nellambito delle Alternative Dispute Resolution (ADR), va considerato anche lo stru-
mento della conciliazione, primo atto di quella procedura che si conclude e definisce proprio
con larbitrato vero e proprio. La conciliazione una forma di negoziazione facilitata dalla
presenza di un soggetto terzo, dotato di autorevolezza ed imparzialit, il quale guida le parti
in conflitto verso la definizione di un accordo soddisfacente e condiviso da entrambe. A dif-
ferenza del giudizio ordinario, cos come pure dellarbitrato, ove si arriva di solito
allattribuzione a carico di una delle parti della responsabilit per un dato comportamento,
nella procedura della conciliazione, pur tenendone conto, si cerca piuttosto di trovare una
soluzione che consenta di superare il conflitto. La semplicit delle procedure e delle formali-
t, rendono tale strumento certamente vantaggioso per una rapida (per i tempi) e qualificata
(per le competenze delle professionalit coinvolte) definizione. Laccordo bonario assume
natura negoziale, anche se possibile ravvisarsi lesistenza di una pluralit di negozi, indivi-
duabili nella transazione, nella rinuncia di una parte alla pretesa e nel riconoscimento della
pretesa della controparte. Il tratto caratterizzante della conciliazione rispetto alla transazione
va cercata nel fattore istituzionale, cio nella presenza di un soggetto terzo (il conciliatore,
appunto). Dal 1984, stato istituito per legge
124
, presso il Comitato Olimpico Francese un

122
La giurisprudenza ha escluso la questione di applicabilit di tale requisito (ex art. 1341 comma 2, c.c.) in
quanto statuti e regolamenti sportivi non sono atti che recano condizioni generali di contratto. Cfr Cassazione Civile, 9
aprile 1993 n. 4351, in Rivista di Diritto Sportivo, 1993.
123
Il CONI, nella deliberazione n. 439 de 23 luglio 1987, nellambito del Principi di Giustizia Federale, qualifica
larbitrato come irrituale o libero.
124
Art. 19 della legge 610 del 16 luglio 1984, poi successivamente emendato anche nel 1992. I Conciliatori sono
personalit di alto spessore, quali giuristi, professori universitari, magistrati, avvocati, esperti. In particolare, lart. 19
prevede: "[...] Les conflits opposant les licencis, les groupements sportifs et les federations sont, la demande d l'une
des parties, soumis au CNOSF aux fins de conciliation. [...] Lorsque le conflit [...] concerne des fdrations titulaires
de la dlgation du ministre charg des sports, qu'il rsulte d'une dcision prise dans le cadre de l'exercice de
prrogatives de puissance publique ou pour l'application des statuts fdraux et que cette dcision soit ou non encore
susceptible de recours internes, la saisine du Comit national olympique et sportif franais est obligatoire
pralablement tout recours contentieux. La conciliation est mise en oeuvre par un conciliateur dsign, pour chaque
discipline sportive ou groupe de disciplines sportives ou dans chaque rgion, par le Comit national olympique et
sportif franais. Dans le dlai d'un mois suivant la saisine, le conciliateur, aprs avoir entendu les intresss, propose
une ou des mesures de conciliation. Cette ou ces mesures sont prsumes acceptes par les parties sauf opposition
notifie au conciliateur et aux autres parties dans un nouveau dlai d'un mois compter de la formulation des propo-
sitions du conciliateur. La saisine du Comit national olympique et sportif franais, en application de l'alina
prcdent, suspend l'excution de la dcision litigieuse jusqu' cette notification. Le dlai de recours contentieux re-
commence courir compter de ladite notification. En cas de recours, la ou les mesures de conciliation proposes
sont portes la connaissance de la juridiction comptente. Celle-ci, lorsqu'il s'agit d'une dcision individuelle prise
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

106

percorso di conciliazione che, nel caso di coinvolgimento di una federazione sportiva, i cit-
tadini devono percorrere obbligatoriamente prima di sottoporre la questione al competente
giudice nazionale. Unica particolarit che, in caso di mancato accordo tra le parti, viene
proposta una ipotesi di conciliazione basata sul diritto che, se non rigettata entro un mese, si
intende accettata e vincolante.
Ladozione dellarbitrato sportivo quale strumento per la risoluzione delle controver-
sie risponde, innanzitutto, allesigenza delle organizzazioni sportive di riuscire a mantenere la
propria autonomia decisionale, a conservarla intangibile rispetto alla giustizia statale. Il di-
sinteresse che per decenni aveva accompagnato lamministrazione della giustizia sportiva
aveva lasciato sempre maggiori spazi, con la crescita della dimensione economica e sociale
del fenomeno sportivo, alla intrusione delle giurisdizioni statali.
A livello internazionale, la presa di coscienza da parte del CIO di doversi dotare di
un proprio organo di risoluzione dei conflitti si ebbe nel 1979, quando lorgano di vertice
dello sport mondiale venne chiamato in causa dinanzi al Tribunale di Losanna dal Comitato
Olimpico di Taiwan
125
. Da allora fu chiara al CIO la necessit di dover mantenere il massi-
mo controllo sulle questioni di natura sportiva e, comunque, di tenerle lontano dalla
trattazione delle corti nazionali. Proprio per soddisfare le esigenze di creare un tribunale
specializzato ed indipendente, capace di evitare il ricorso a giurisdizioni statali, nel 1984
venne creato un organismo ad hoc, il Tribunale Arbitrale per lo Sport. Anche il CIO, cos come
era avvenuto per tutte le Federazioni Sportive Internazionali, aveva un suo tribunale interno.
Su tale scia, anche i Comitati Olimpici, hanno istituito propri organi giurisdizionali.
Le pronunce di tutti questi Tribunali e Corti Sportive, molto spesso, trovano lultimo grado
di giudizio proprio nel TAS.

l'encontre d'une personne physique ou morale par une fdration dans l'exercice de ses prrogatives de puissance
publique, est, nonobstant toute disposition contraire, le tribunal administratif de la rsidence ou du sige des
personnes faisant l'objet des dcisions attaques la date desdites dcisions".
125
Il CONI ricorreva contro la decisione di autorizzare gli atleti della Cina popolare a partecipare ai Giochi O-
limpici sotto la responsabilit e le insegne del comitato olimpico cinese, mentre quelli di Taiwan dovevano essere
rappresentati dal comitato olimpico di Taipei.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

107

Nellambito del CONI, tale ruolo stato dapprima interpretato dalla Camera di
Conciliazione ed Arbitrato, le cui competenze sono state poi attribuite al Tribunale Nazionale
di Arbitrato per lo Sport
126
ed lAlta Corte di Giustizia Sportiva
127
. Questi due organismi, nel qua-
dro del nuovo sistema di giustizia sportiva del CONI
128
, dovrebbero essere eliminati, a
favore di un rafforzamento del ruolo di garanzia e controllo in capo allente sportivo. In pra-
tica, il CONI, attraverso la presenza dei soli organi del Collegio di Garanzia dello Sport
129
e
della Procura Generale dello Sport
130
, intende caratterizzare il sistema non solo nellottica ex-
post, quale momento di garanzia ulteriore rispetto alle pronunce degli organi delle singole
federazioni (rappresentando una sorta di terzo o quarto grado di giudizio), ma anche
nellottica dellex-ante, sostenendo lattivit delle procure federali e intervenendo anche ad esempio at-
traverso il potere di avocazione - nei casi in cui emerga unomissione tale da pregiudicare lesercizio
dellazione disciplinare o nei casi in cui lintenzione di procedere allarchiviazione sia ritenuta irragionevo-
le
131
. Paradossalmente, ladozione di un sistema arbitrale di risoluzione delle controversie,
sembra aver trovato positiva attenzione da parte degli Stati, ai quali queste strutture interne
al sistema sportivo hanno sottratto carichi di controversie.

126
Statuto CONI, artt. 12 e 12-ter.
127
Statuto del CONI, artt. 12 e 12-bis.
128
Riforma approvata nella riunione 1020 della Giunta Nazionale del CONI del 18 dicembre 2013. Al momento
di andare in stampa, in attuazione delle linee guida della riforma stata costituita lapposita Commissione di esperti
per la definizione delle norme attuative e di funzionamento.
129
Tale organo ha competenza su tutte le decisioni non altrimenti impugnabili emesse dagli organi di giustizia
sportiva federale, ad eccezione di quelle in materia di doping e di quelle che hanno comportato lirrogazione di san-
zioni tecnico sportive di durata inferiore a 90 giorni o pecuniarie fino a 10.000 euro. Lintervento esclusivamente
diretto al sindacato di violazione di norme di diritto, nonch per omessa o insufficiente motivazione circa un punto
decisivo della controversia che abbia formato oggetto di disputa tra le parti. Agendo con le medesime competenze del-
la Corte di Cassazione nel sistema ordinario, il Collegio esercita la sua funzione giurisdizionale secondo le seguenti
linee: a) quando riforma la decisione impugnata, decide in tutto o in parte la controversia; b) rinvia allorgano di giu-
stizia federale competente che, in diversa composizione, la quale dovr pronunciarsi definitivamente, entro sessanta
giorni, applicando il principio di diritto dichiarato dal Collegio. Essa, inoltre, svolger funzione consultiva in favore
del CONI o delle FSN, attraverso il CONI.
130
Essa ha il compito di coordinare e vigilare le attivit inquirenti e requirenti svolte dalle procure federali. Or-
ganizzata con la presenza di un Procuratore Generale dello Sport e vari Procuratori Nazionali dello Sport, essa pu
essere attivata anche su segnalazione di singoli tesserati e affiliati, invitando il capo della procura federale ad aprire
un fascicolo di indagine su uno o pi fatti specifici. Molto importante il potere di avocazione. In caso di superamen-
to dei termini per la conclusione delle indagini, oppure di richiesta di proroga degli stessi, la Procura generale dello
sport pu avocare, con provvedimento motivato, lattivit inquirente non ancora conclusa. Tale esercizio pu essere
altres esercitato nei casi in cui emerga unomissione di attivit di indagine tale da pregiudicare lazione disciplinare
e nei casi in cui larchiviazione sia ritenuta irragionevole. Nei casi in cui viene esercitato il potere di avocazione, il
Procuratore generale dello Sport applica alla procura federale uno dei suddetti procuratori nazionali, ai fini
dellesercizio della relativa attivit inquirente e requirente, anche in sede dibattimentale. Lapplicazione dura fino
alla conclusione dei gradi di giustizia sportiva relativi al caso oggetto dellazione
inquirente avocata.
131
Documento accompagnatorio della delibera del 18 dicembre 2013.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

108

La possibilit di scelta di arbitri dalla specifica competenza in materia, inoltre, rap-
presenta uninnegabile garanzia per una equa e corretta decisione finale, soprattutto se la si
compara con le difficolt che i giudizi statali solitamente trovano nel districarsi nella materia
sportiva. Questa maggiore padronanza delloggetto della controversia procura, a sua volta,
una notevole riduzione dei tempi di durata del procedimento stesso,che di solito prevede un
solo grado di riesame. Questa rapidit di decisione assicura un altro enorme vantaggio, ri-
spettando una fondamentale esigenza del sistema sportivo, che deve fare i conti con fitti
calendari di competizioni. Di fronte a tali benefici, si riscontra anche maggiore collaborazio-
ne delle parti, che possono dibattere la vicenda senza quegli eccessivi formalismi procedurali
che, di solito, appesantiscono il percorso dei procedimenti ordinari.
Non va, poi, negato un altro aspetto, di carattere economico. Linstaurazione di pro-
cedimenti contro istituzioni internazionali dinanzi a tribunali ordinari rappresenta una strada
lunga e molto costosa che sembrava aperta solamente ad atleti, tecnici e societ dotate di
mezzi economici adeguati. La creazione di questo sistema arbitrale, relativamente semplice
nelle procedure, immediato nelle risposte e sostanzialmente molto economico nelle spese,
finisce anche per dare attuazione ai principi di eguaglianza in cui si riconoscono non solo
molte legislazioni nazionali ma anche gli statuti delle istituzioni sportive internazionali, a
cominciare dalla Carta Olimpica. La procedura di appello dinanzi al TAS addirittura gratui-
ta.
Un ultimo, fondamentale, aspetto va infine esaminato ed relativo alla eseguibilit dei
lodi pronunciati dai tribunali arbitrali dello sport
132
. A regolamentare lintero sistema di giu-
stizia arbitrale la Convenzione di New York sul riconoscimento e lesecuzione delle sentenze arbitrali
straniere
133
. Questo accordo internazionale, in vigore in pi di 140 paesi al mondo
134
, si appli-

132
FUMAGALLI L., La circolazione internazionale dei lodi sportivi: il caso del Tribunale Arbitrale dello
Sport, in Rivista di Diritto Sportivo, 1994, n. 2/3, pag. 364.
133
Attraverso luniforme definizione dei criteri, la finalit principale della Convenzione quella di facilitare il
riconoscimento e lesecuzione dei lodi arbitrali da parte dei giudici nazionali, negando a questi ultimi la possibilit di
riesame nel merito della controversia. Essa, nello specifico, va a disciplinare: a) le condizioni procedurali a cui deve
sottoporsi la parte interessata al riconoscimento; b) i casi tassativi che possono determinare il rifiuto di riconoscimento
ed esecuzione.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

109

ca anche nel caso di lodi emessi da istituzioni permanenti a cui le parti sia siano sottoposte
con atto espresso e volontario.
La creazione di questo sistema, svincolando le controversie sportive internazionali
dai tribunali nazionali, di fatto, riuscito a svincolarle dalle ingerenze di tipo politico dei
singoli stati, assicurando quei caratteri di equit e di uniformit che sono importantissimi per
lattivit sportiva.
Stessi pregi che possono riscontrarsi anche rispetto alla giustizia sportiva di tipo fe-
derale, nellambito nazionale ed internazionale.
Piuttosto che rifarsi alla formula di composizione ad hoc cara alla giustizia arbitrale
legata alla esecuzione di contratti economici, il sistema arbitrale sportivo si strutturato in
organismi permanenti, capaci di rappresentare un punto di riferimento e di assicurare, anche
sul piano giurisprudenziale, quel contributo specifico allo sviluppo della normazione in ma-
teria.
Da questo complesso di norme e di organi, possibile, infine, definire una tripartizione
tra:
a. procedimenti di tipo giurisdizionale. Sono quelli propriamente detti di giustizia sportiva,
i quali fanno capo ad organi istituiti presso le Federazioni Sportive Nazionali e na-
scono dalladesione degli affiliati al vincolo di giustizia sportiva. Pur rispettando
una serie di garanzie procedurali e processuali
135
, tali procedure sono evidentemente
carenti nellassicurare la terziet allorgano di giudizio, istituito presso le federazioni
di riferimento.
b. procedimenti di tipo arbitrale. Sono quelli nascenti dallaccordo tra le parti teso ad attri-
buire ad uno o pi soggetti la competenza a risolvere la controversia (gi insorta
oppure futura) in materia di diritti disponibili. Nella quadro sportivo nazionale, tale
strumento utilizzato in caso di adempimenti legati allesecuzione dei contratti eco-

134
In Italia, dove la Convenzione stata recepita con la legge 19 gennaio 1969 n. 62 ed entrata in vigore il suc-
cessivo 1 maggio, le modalit di riconoscimento del lodo stranieri sono disciplinate dagli artt. 839 ed 840 c.p.c..
135
Principi di Giustizia Sportiva del CONI, 2009.
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110

nomici. Resta, tuttavia, da distinguere gli organismi giuridicamente arbitrali (quali il
TAS) da quelli solo nominalmente tali
136
.
c. procedimenti alternativi ad entrambi. Essi, innanzitutto, sono estranei al sistema della giu-
stizia sportiva. Alcuni regolamenti, nellambito del quadro normativo delle
federazioni sportive, anzi, impongono, quale presupposto di ulteriori passi procedi-
mentali, lesperimento di un tentativo di conciliazione tra le parti. Tale procedimento
legittimo solo se ed in quanto non preclusivo dellaccesso alle giurisdizioni statali.
Un esempio di tale specie deriva dalla recente istituzione, presso il TAS, di un pro-
cedimento di mediazione, vale a dire di una procedura non vincolante ed informale
attraverso cui le parti negoziano in buona fede la soluzione, con lausilio di un esper-
to, di una serie limitata di controversie (con espressa esclusione delle decisioni di
organismi sportivi, quelle disciplinari).


5.4 Il Tribunale Arbitrale per lo Sport (TAS)

Lorgano indiscutibilmente al vertice dellintero sistema internazionale di composi-
zione delle controversie il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS)
137
. Esso vuole costituire una
risposta efficace alla comunit sportiva mondiale per una rapida e competente risoluzione
dei conflitti.
Lidea della sua creazione si deve allallora Presidente del CIO Juan Antonio Sama-
ranch, nel tentativo di assicurare allo sport mondiale un modello certamente interno
allordinamento sportivo che potesse avere efficacia anche al di fuori di esso. Questa orga-
nizzazione permanente di arbitrato, dalla sua entrata in vigore nel 1984
138
, attravers quasi

136
Esempio caratteristico di tale genere stato l Arbitration Panel della IAAF, i cui sei membri, tutti nominati
dalla stessa federazione internazionale, si trovavano a giudicare controversie di cui spesso una controparte era la stessa
137
Ufficialmente noto come Tribunal Arbitral du Sport (TAS) oppure come Court of Arbitration for Sport (CAS)
nellaccezione inglese, seconda lingua ufficiale.
138
Il TAS nato sulla base di uno Statuto approvato nel 1993 a Nuova Delhi.
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111

un decennio nel quale, pur dando il senso di una eccezionale innovazione, non decoll nella
pratica quotidiana. Da un punto di vista organizzativo e funzionale, il TAS era forse eccessi-
vamente legato al CIO, suscitando innegabili ed inevitabili dubbi circa la propria effettiva
indipendenza in relazione al coinvolgimento di soggetti direttamente oppure finanche indi-
rettamente coinvolti sulla sua sopravvivenza (specie economica e gestionale). Basti
pensare,ad esempio, che la disciplina vigente nella fase istitutiva riservava al CIO, al suo Pre-
sidente un ruolo determinante nel designare gli arbitri da inserire nella lista; il CIO, inoltre,
oltre a curarne i finanziamenti, aveva potere di modifica statutaria e regolamentare rispetto
al TAS. Dal punto di vista operativo, esso prevedeva lattivazione di una unica procedura
contenziosa
139
, affiancata da una funzione di tipo consultivo aperta a qualsiasi organismo
sportivo o persona interessata.
Per rendere maggiormente saldo il proprio ruolo, nel 1991, furono emanate una serie
di clausole di arbitrato, le quali sembravano prefigurare quella che poi si manifester come una
procedura speciale (di appello) per definire le liti scaturenti da decisioni rese soprattutto dal-
le Federazioni.
La fortuna dellodierno TAS e dellodierno modello di arbitrato internazionale la fece
una pronuncia del Tribunale Federale Svizzero risalente al 15 marzo 1993, in una vicenda
che vedeva un cavaliere squalificato da una competizione internazionale per la presenza di
sostanze vietate nelle urine del suo cavallo
140
. La corte elvetica, passando in esame la struttu-
ra del TAS, rilev i legami esistenti col CIO (e quindi, indirettamente, con le Federazioni
Sportive Internazionali) e con essi la possibile non-indipendenza. Nelle more procedurali
dellammissione dellimpugnativa
141
proposta dal cavaliere, il Tribunale Federale riconobbe
alla pronuncia del TAS il valore di sentenza arbitrale internazionale in forza di una sufficien-

139
Listanza, depositata alla segreteria del TAS, doveva contenere anche la convenzione arbitrale. La domanda
era, quindi, esaminata da una specifica formazione incaricata di decidere sulla ricevibilit, sotto riserva della decisione
definitiva spettante alla formazione arbitrale successivamente nominata.
140
Gundel contro FEI, TF 4P.217/1992 del 15 marzo 1993, in Riv. Dir. Sportivo, 1994,pag. 510.
141
Due erano le condizioni di ammissibilit della impugnativa: 1) il carattere di sentenza arbitrale internazione
della pronuncia del TAS ex art. 176 LDIP (legge federale sul diritto internazionale privato); 2) oggetto della pronuncia
fossero questioni di diritto e non regole del gioco, in suscettibili di controllo giurisdizionale.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

112

te indipendenza dalla Federazione Internazionale di Equitazione (FEI)
142
. Ciononostante,
non manc di rilevare i tanti legami di carattere organico ed economico tra TAS e CIO, au-
spicando una maggiore indipendenza del primo rispetto al secondo. Senza poter garantire
imparzialit ed indipendenza, difficilmente si poteva dare alle pronunce del TAS un valore
giuridico equivalente a quello di un lodo arbitrale, con conseguente impossibilit nel ricono-
scimento e nella eseguibilit al di fuori dellordinamento sportivo.
Lopera di riforma che ne consegu, port nel 1994 alla sottoscrizione di una Con-
venzione da parte delle pi alte autorit sportive mondiali
143
, al riconoscimento della
giurisdizione del nuovo TAS (con inserimento di apposite clausole di arbitrato) ed
alladozione del Code de lArbitrage en matire de sport
144
.
La principale innovazione fu quella di creare il Consiglio Internazionale dellArbitrato in
materia di sport (CIAS)
145
, composto da 20 membri, tra giuristi ed esperti, certamente con ob-
bligo di obiettivit ed indipendenza, nominati in maniera equiparata da tutte le componenti
sportive (CIO, Federazioni Internazionali, Comitati Olimpici)
146
. In una sorta di supervisio-
ne e controllo del TAS, al CIAS sono stati devolute tutte quelle funzioni, una volta gestite
dal CIO, di carattere organizzative, finanziarie e giurisdizionali. Esso, in pratica, svolge una
funzione di filtro rispetto alle eventuali pressioni esterne
147
, da un lato diminuendo
linfluenza del CIO rispetto alla composizione della lista di arbitra, dallaltra gestendo i fondi

142
Il TAS non si presentava come organo della FEI ed inoltre questultima metteva a disposizione appena 3 dei
60 arbitri.
143
La Convenzione fu sottoscritta il 22 giugno 1994 dal Presidente del CIO e dai rappresentati dellAssociazione
dei Comitati Olimpici Internazionali e delle Associazioni delle Federazioni Internazionali Olimpiche degli sport estivi
e di quelli invernali,
144
Operativo dal 22 novembre 1994, era composto da 69 articoli, si divideva in due parti: a) lo Statuto degli or-
gani incaricati della composizione delle controversie, riguardando composizione e compiti di CIAS e TAS; b) il
Regolamento delle procedure, distinte in disposizioni di carattere generale e specifiche ai singoli procedimenti. Suc-
cessive modifiche sono state introdotte nel 1997, nel 1999 e nel 2004.
145
Propriamente denominato Conseil International de lArbitrage en matire de sport(CIAS).
146
CIO, Federazioni Internazionali e Comitati Olimpici designano 12 membri, 4 membri sono rappresentativi
degli interessi degli atleti e 4, scelti dai precedenti 16, sono individuati tra personalit indipendenti . La carica ha dura-
ta quadriennale ed rinnovabile. Sono previste una serie di limiti di incompatibilit alla carica, oltre a precisi obblighi
di astensione .
147
VIGORITI V., Il Tribunal Arbitral du Sport:struttura, funzioni, esperienze,in Rivista dellArbitrato, 2000,
pag.435.
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113

ed approvando il budget del TAS
148
. Vi sono alcune funzioni che il CIAS pu delegare ad un
apposito Bureau (Presidente, due vicepresidenti e Presidenti della Camere TAS)
149
.
Il TAS si compone di due distinte camere arbitrali: la Chambre darbitrage ordinaire e la
Chambre arbitrage dappel. Dirette ciascuna da un Presidente, ogni camera dispone di una (co-
mune) lista di arbitri (ben 150, con equa distribuzione geografica e rappresentanza dei
maggiori organismi sportivi mondiali) da cui, di volta in volta, vengono scelti quelli chiamati
a comporre il collegio. Pur avendo un corpus di regole comuni (lingua, sede dellarbitrato,
rappresentanza delle parti, oneri di notificazione e comunicazione, termini, indipendenza
degli arbitri, loro revoca, ricusazione e sostituzione, nonch misure cautelari), ognuna delle
due procedure ha specifiche norme.
Punto decisivo, ai fini del riconoscimento e della eseguibilit, costituito dal princi-
pio per cui la sede del TAS e di ogni collegio fissata a Losanna, con conseguente
ancoraggio giuridico del lodo alla normativa svizzera.
Dal punto di vista procedurale, il Codice attualmente in vigore, prevede quattro tipolo-
gie di procedure:
a) la procedura di arbitrato ordinario. In unica istanza, tale procedimento ha i connotati di
un normale arbitrato amministrato. Il TAS giudice di prima istanza per controver-
sie, tra persone giuridiche e fisiche, relative a problematiche di natura
commerciale connesse con lesecuzione di contratti di sponsorizzazione, contratti
di lavoro sportivo, contratti di licenza o di immagine, contratti di fornitura, contro-
versie di rappresentanza tra federazioni dello stesso Paese, responsabilit civile
nellorganizzazione di manifestazione sportive, controversie legate alla definizione
della nazionalit di un atleta. Le regole relative al rito ordinario, per la tipologia della
materia trattata, non si discostano di molto da quelle che regolano analoghe proce-
dure internazionali in ambito commerciale. A differenza del procedimento

148
Il fabbisogno assicurato, in parti uguali, da CIO, Federazioni Internazionali e Comitati Olimpici.
149
Non sono delegabili alcune fondamentali funzioni quali la modificazione del codice dellarbitrato, la designa-
zione degli arbitri del TAS, lapprovazione di budget e conti del TAS.
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114

dappello, in quello ordinario, in ogni momento possibile risolvere la controversia
attraverso la conciliazione delle parti.
b) La procedura arbitrale dappello. La riforma del 1994 ha consentito di impugnare dinan-
zi al TAS i provvedimenti disciplinari emessi da federazione, associazione o da altro
ente sportivo, a condizione che: a) tale possibilit sia prevista da statuti e regola-
menti oppure da una convenzione arbitrale specifica sottoscritta dalle parti; b) siano
stati esauriti tutti i mezzi di ricorso previsti dai rispettivi sistemi interni. Salvo diver-
so accordo tra le parti, il collegio normalmente costituito da tre arbitri. In
particolare, agli arbitri concesso un ampio potere di indagine. Alle parti, di con-
verso, riconosciuta limitata autonomia, con procedure inderogabili e termini
perentori. E consentita la proposizione di testimonianze. Per assecondare le neces-
sit di celerit, la sentenza arbitrale immediatamente esecutiva attraverso la
semplice comunicazione del dispositivo. Contrariamente alla procedura ordinaria,
possibile per le parti stabilire la non confidenzialit del lodo, che non viene reso pub-
blico. Grande diffusione di tale strumento si registrato per le sanzioni disciplinari
conseguenti a casi di doping (sospensione, radiazioni oppure altre sanzioni), per il
quale il TAS qualificato dal Codice Mondiale Antidoping quale istanza esclusiva
competente per i ricorsi inerenti decisioni di carattere internazionale
150
.
c) La procedura consultiva. Su istanza del CIO, delle Federazioni Internazionali, delle as-
sociazioni riconosciute e dei Comitati Olimpici, possibile chiamare il TAS a
pronunciarsi su qualsiasi problematica giuridica legata allo sport. Il parere, per, di
per s, non ha valore di decisione arbitrale, n ha valore vincolante a meno che sia
la stessa parte istante a stabilire convenzionalmente tale natura, al fine di comporre
una controversia.

150
Attraverso la Convenzione UNESCO contro il doping nello Sport, in vigore dal 1 febbraio 2007, anche gli
Stati, impegnandosi a rispettare le disposizioni del Codice Mondiale Antidoping, hanno di fatto accettato la competen-
za e la giurisdizione del TAS in materia.
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115

d) La procedura di mediazione. Introdotta nel 1999, instaura un percorso informale che
offre la possibilit alle parti di negoziare, con lausilio di un mediatore, un accordo
capace di soddisfarle entrambi e di porre fine alla controversia. Proprio questo ruo-
lo attivo del conciliatore, che pu proporre soluzioni, ha trovato contrasti nella
dottrina maggioritaria. Pur dotato di un apposito regolamento di conciliazione (14
articoli), il TAS non ha potuto finora svolgere appieno tale ruolo, probabilmente a
causa della limitazione delle materie alle sole categorie sottoponibili alla procedura
ordinaria, con evidente esclusione di quelle disciplinari e del doping.
Dal punto di vista procedurale, larbitrato si svolge in due fasi: scritta, attraverso lo scam-
bio di memorie; orale, attraverso la presenza della parti in udienza, con la possibilit di essere
ascoltate dagli arbitri.
Dal punto di vista del diritto applicabile, in assenza di una precisa scelta delle parti
151
,
nella procedura ordinaria la preferenza va alle norme di diritto svizzero
152
mentre in quella di
appello la preferenza concessa al diritto del Paese nel quale ha sede la federazione,
lassociazione o lorganismo coinvolto
153
pur lasciando le innovazioni del 2004 unampia li-
berta di scelta al collegio circa le regole di diritto ritenute idonee. Per le problematiche
procedurali, il riferimento al diritto svizzero
154
.
Del tutto peculiare si mostra poi la possibilit di coinvolgere nuovamente il collegio, che
viene appositamente ricostituito, per favorire linterpretazione della sentenza, in caso di un
dispositivo che si mostri poco chiaro, incompleto, equivoco o contraddittorio in alcuni suoi
elementi e sui motivi
155
.
La decisione del collegio presa a maggioranze e, in caso di parit, decisivo il parere
del presidente, il quale decide solo anche in caso di opinioni tutte discordanti tra gli arbi-
tri. La sentenza arbitrale emessa esecutiva ed ha carattere definitivo. Al collegio, in base

151
Tali regole non fanno riferimento necessariamente ad un ordinamento statale, ma possono interessare anche
norme consuetudinarie o transnazionale radicatesi dal punto di vista giuridico.
152
Norma R45 del Codice di Arbitrato TAS.
153
Norma R58 del Codice di Arbitrato TAS.
154
Norma R28 del Codice di Arbitrato TAS.
155
Norma R63 del Codice di Arbitrato TAS.
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116

alla normativa svizzera, consentito anche prendere decisioni di tipo cautelare e conser-
vativo. Il riconoscimento delle decisioni del TAS quali lodi arbitrali ha consentito il conse-
conseguente riconoscimento da parte dei giudici nazionali dei diversi ordinamenti, attraverso
la circolazione assicurata dal rispetto della Convenzione di New York del 10 giugno 1958.
La LDIP ha limitato i motivi di impugnazione del lodo
156
, stabilendo la competenza e-
sclusiva del Tribunale Federale Svizzero anche in caso di deliberazione in luogo diverso
rispetto alla sede giuridica dellarbitrato. E possibile addivenire ad una revisione del lodo, sia
pur in casi strettamente determinati
157
.
Nel 1996, in occasione dei Giochi Olimpici di Atlanta, il CIAS ha creato per la prima
volta una Camera ad hoc, distaccata sul luogo dellevento, con lo specifico incarico di cono-
scere e risolvere, entro le 24 ore, le controversie che possono insorgere nel corso delle
competizioni. Dal punto di vista procedurale, dopo lattivazione per mezzo di una domanda
scritta, non vi scambio di memorie ma una udienza nel giro di qualche ora: ludienza rive-
ste un ruolo determinante, cos come la capacit del collegio di indagare concretamente e
senza perdita di tempo sulle questioni rilevanti per la risoluzione della contestazione. Tale
situazione si ripetuta in occasione di tutte le edizioni dei Giochi Olimpici estivi successive
ed in quelle invernali a partire da Nagano 1998, oltrech in altre manifestazioni internaziona-
li (Giochi del Commonwealth, Europei e Mondiali di Calcio). Ogni camera ad hoc
composta da un presidente ed un numero variabili (tra sei e dodici) di arbitri. Un apposito
Regolamento ad hoc (RACAH), pur parte integrante del Codice TAS, lelemento di rife-
rimento indipendente ed autosufficiente.
La riforma del 2010
158
, determinata dal CIAS, ha rafforzato e migliorato limpianto gi
esistente, rafforzando ed innovando alcuni aspetti procedurali. Si trattato di un intervento

156
Il lodo pu essere impegnato in caso di: a) collegio irregolarmente costituito; b) errata valutazione della com-
petenza (o della incompetenza); c) decisione di punti litigiosi non richiesti o omessa decisione su determinate
conclusioni; d)violazione del principio di parit di trattamento delle parti o del loro diritto ad essere sentite, e) incom-
patibilit con le norme di ordine pubblico.
157
I casi sono collegati al pregiudizio sullistante causato da un crimine oppure un delitto che ha influito sul pro-
nunciamento del lodo ed inoltre sulla conoscenza, dopo il pronunciamento, di fatti o prove rilevanti che avrebbero
potuto mostrarsi decisivi se considerati nel lodo (esclusi fatti o mezzi di prova posteriori alla sentenza).
158
Provvedimento del 29 settembre 2009, entrato in vigore il 1 gennaio 2010.
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117

che, conservativo della struttura esistente, nondimeno ha inciso su alcuni aspetti di grande
importanza, trasformando le consolidate prassi in vere e proprie norme di funzionamento.
Nel riaffermare la funzione di risoluzione dei litigi in ambito sportivo in capo al TAS e
non alle singole Camere (con ovvie ripercussioni sul piano dellassimilabilit dei lodi alle de-
cisioni dei tribunali ordinari), lintervento riformatore ha ulteriormente accentuato
lautonomia di tale organismo prevedendo, in luogo della proposta fino ad allora vigente una
semplice consultazione del CIAS rispetto al CIO ed altri ben determinati organismi
(lAssociazione delle Federazioni degli Sport estivi ASOIF - ed invernali AIOWF - non-
ch con le associazioni dei Comitati Olimpici ACNO - con esclusione di singoli Comitati
o Federazioni Internazionali) per la nomina del Presidente e dei due Vice Presidenti. Alla
maggiore chiarezza nella determinazione delle condizioni per il gratuito patrocinio (destinato
alle persone fisiche che non dispongono di mezzi finanziari sufficienti), fa da riscontro anche la crea-
zione di una norma specifica, in luogo dei precedenti auspici, per lincompatibilit dei
ruoli (arbitri e mediatori del TAS non possono agire come consiglieri di una parte davanti al TAS),
aprendo la strada ad una vera ipotesi di ricusazione del collegio. Sul piano procedurale, inol-
tre, si segnalano sia la possibilit di trasferimenti di una causa da una allaltra Camera in caso
di cambiamento di circostanze (la cui determinazione, in assenza di codificazione, resta del tut-
to discrezionale da parte della Cancelleria) che lallargamento delle lingue attraverso le quali
poter produrre i documenti (lo spagnolo e litaliano oltre al francese ed inglese)
159
.











159
STINCARDINI R., Tribunale Arbitrale dello Sport. Analisi della riforma 2010 del codice, Rivista di Diritto
ed Economia dello Sport, 2010, Vol. VI, fascicolo I.
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118





























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119

Capitolo 6
IL DOPING




6.1 - Il doping tra storia, etica e scienza

Lorigine del doping, termine oggi riferito allassunzione di sostanze per incrementare le
prestazioni fisiche degli atleti, ha antichissime origini. Il dizionario etimologico di lingua In-
glese della Oxford University riporta il sostantivo dope con il significato di lubricating fluid
(fluido lubrificante), opium or other narcotici (oppio o altri narcotici) somministrati per la stimo-
lazione illecita dei cavalli da corsa e successivamente esteso in campo umano. Esso, in
pratica,equivale al concetto di uso di sostanze illecite ma, dal punto di vista etimologico, la radi-
ce per tuttaltro che certa
160
.
La storia del doping inizia molto tempo fa, quando ancora non esisteva la chimica e
venivano impiegate sostanze naturali per migliorare la propria condizione fisica
161
. In coinci-
denza con laffermarsi della pratica sportiva quale attivit pienamente riconosciuta e diffusa,
le fonti dellAntica Grecia testimoniano un grande utilizzo di speciali infusi di erbe, semi di
piante, ambrosia e funghi potenzialmente letali per lorganismo umano, capaci di far incre-
mentare il rendimento fisico e le capacit atletiche. La nascita dei giochi olimpici, comporta
un evidente salto di qualit del fenomeno: lelargizione di ricchi premi per i vincitori in ric-

160
Oltre alla pi comune eccezione suddetta, alcuni studiosi hanno avanzato altre ipotesi. Dal sostantivo dope
si passa al verbo to dop che significa: narcotizzare, drogare, verniciare. Tralasciando la corrente anglosassone, se-
condo unaltra versione, deriverebbe dal fiammingo doop, che letteralmente assume il significato di mistura,
miscela, poltiglia ed indica una bevanda eccitante composta da bevande ed alcool. Altri autori fanno risalire la sua ori-
gine al linguaggio sudafricano dei Cafri, nel quale il termine dope viene associato ad una bevanda alcolica, usata
come liquore stimolante nelle cerimonie religiose e nei riti primordiali in genere.
161
Gi nel 2700 a.c. i cinesi usavano erbe contenenti sostanze stimolanti
161
, gli Aztechi mangiavano addirittura il
cuore di vittime sacrificali per assorbirne la forza parimenti ad estrarre una sostanza da una pianta simile al cactus per-
ch ritenuta determinante per aumentare la resistenza allo sforzo fisico.
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120

chezze ed utilit comporta lesasperazione dei toni agonistici. Per diventare campioni, gli at-
leti erano disposti a tutto, compresi sotterfugi e ingegnose truffe
162
.
Presso i Romani, poi, pur lontano dai caratteri greci, le sostanze stimolanti trovarono
largo uso, durante le esibizioni spettacolari, attraverso la somministrazione ai cavalli da
corsa e ,parzialmente, ai gladiatori.
La facile (ri)nascita del moderno fenomeno del doping arriva quasi in contempora-
nea con la reintroduzione delle moderne Olimpiadi nel 1896: ovviamente lideale olimpico
intendeva tuttaltro, ma limportanza di tali competizioni fecero nuovamente scattare la for-
sennata corsa allaffermazione e, quindi, alle scorciatoie in grado di aiutare e coadiuvare gli
sforzi atletici.
Lo sport in quellepoca, era praticato essenzialmente da una ristretta elite e di con-
seguenza, in virt della disponibilit economica, tali pratiche vietate trovarono fertile terreno
soprattutto tra questi nobili-atleti, scarsamente e male allenati
163
. Un significativo aumento
nelluso di tali sostanze venne registrato nel secondo dopoguerra
164
, quando i soldati meglio
addestrati divennero atleti. E proprio in questi anni che luso degli stimolanti raggiunge il
suo apice
165
, favorito anche da quella rivoluzione culturale degli anni Sessanta, caratteriz-
zata da una notevole tolleranza verso le droghe. Il considerevole mercato degli steroidi
anabolizzanti, pericolosissimi per la salute, fece scattare i primi timidi tentativi di arginare il

162
Lo stesso Filostrato racconta come, intorno all800 a.C., gli atleti ritenevano che bere t alle erbe e mangiare
funghi avrebbe migliorato le prestazioni.
163
Gli atleti assumevano sostanze zuccherine, caff, alcool ma anche stricnina e nitroglicerina, che potevano sor-
tire effetti invalidanti o addirittura mortali. La nascita dellendocrinologia port alla disponibilit del testosterone,
utilizzato per la sua capacit di incrementare la massa muscolare. Il primo caso di somministrazione di anabolizzanti si
registr nel 1939 e coinvolse la squadra di calcio inglese del Wolverhampton.
164
Durante il conflitto bellico era certamente diffuso lutilizzo di sostanze e metodi pi o meno naturali per
combattere la fatica e mantenere la vigoria fisica e la necessaria lucidit, poi dato in eredit a chi si impegnava in bat-
taglie sportive intorno agli anni 50. Due le sostanze particolarmente in voga in questo periodo: le anfetamine e gli
steroidi anabolizzanti. Lanfetamina, utilizzata per migliorare le capacit di combattimento e concentrazione dei piloti
e delle truppe dei reparti speciali durante la guerra. Le propriet degli steroidi anabolizzanti vennero applicate dagli
americani al fine di ricostruire (unitamente ad ormoni maschili) la massa muscolare dei tantissimi civili malnutriti te-
nuti prigionieri nei campi di sterminio nazisti.
165
I primi segnali evidenti si ebbero in coincidenza con i Giochi Olimpici invernali del 1952 e, in maniera anco-
ra pi intensa, nel 1956, alle Olimpiadi di Melbourne. Durante le Olimpiadi di Roma (1960), al termine della prova di
ciclismo su strada, il danese Knud Jensen cadde a terra e mor, verosimilmente vittima delluso di un potente stimolan-
te dellapparato circolatorio.
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121

fenomeno e colpire con sanzioni i colpevoli. Un fenomeno con risvolti anche politici
166
. E
per con le Olimpiadi di Seoul (1988) che il doping, fino ad allora sostanzialmente tenuto
lontano dai mass media, esplode come fenomeno mediatico
167
. Negli anni 90 una nuova,
massiccia ondata di casi positivi, travolse lo sport,soprattutto in corrispondenza della com-
mercializzazione dellormone della crescita (GH), arrecando ingenti danni nei confronti dei
tanti atleti amatoriali che ne fecero largo uso.
Oggi il doping si presenta come un fenomeno estremamente complesso, certamente
una degenerazione del fenomeno sportivo, ma che non pu prescindere da riflessioni su
tematiche di tipo etico e scientifico.
Il concetto di attivit sportiva aveva connaturato il concetto di competizione, ossia la
voglia per ogni atleta di superare i propri limiti prima ancora dellavversario-antagonista di
turno nella gara. Il doping, dallantichit ad oggi, ha percorso una strada parallela, diventan-
do co-esistenti se non funzionali. La voglia di vincere oppure di conquistare ricchezze o
premi materiali, ha costituito la molla su cui hanno sempre facilmente attecchito quelle so-
luzioni in grado di creare aiuti o sostegno. Prima che normativo, il doping un problema
etico, che va inquadrato in quellinsieme di fattori valoriali, al cui centro c latleta
168
.
Rispetto alle devianze, la salubrit dellambiente sportivo e il corretto bilanciamento di
tutti questi fattori nellottica di una corretta educazione allo sport, intesi in via preventiva,
diventano determinanti prima ancora di qualsiasi dura azione di repressione.

166
Va considerata attentamente, in un arco di tempo di venti anni, tra il 1966 ed il 1988, lincredibile mole di ti-
toli conquistati dalla Germania Democratica, la ex Ddr (409 medaglie in 5 Olimpiadi, ad eccezione di quella di Los
Angeles: una enormit calcolando i 16 milioni di abitanti, con una media di una medaglia ogni 39 mila cittadini), dove
era regolarmente applicato quello che venne definito Doping di Stato: massacranti allenamenti a cui erano avviati i
bambini fin dai 10 anni, pillole e spray imposte agli adolescenti, fecero venire fuori atleti che costituivano una sorta di
esperimenti chimici viventi
166
, pagando successivamente tali applicazioni con gravi menomazioni psico-fisiche. La
caduta del muro di Berlino non solo port alla scoperta di decenni di orrori
166
, ma anche al riavvicinamento, in chiave
cooperativa, tra le due maggiori potenze mondiali, gli Stati Uniti e lUnione Sovietica.
167
Eclatante il caso del popolarissimo Ben Johnson.
168
Inoltre, non va sottovalutato lo stress, fisico e mentale, delle competizioni moderne, che chiamano latleta a
prestazioni intense, ricorrenti e ravvicinate, nellambito di dinamiche sportive sempre pi governate da esigenze di
spettacolo. Un ulteriore fattore che potrebbe spingere i singoli a trovare sollievo ed aiuto attraverso strade alternative.
Il doping, oggi, a causa non tanto e non solo della sua diffusione allinterno del mondo sportivo professionistico
ma anche dal suo diffondersi nella componente dilettantistica e amatoriale, rappresenta una delle emergenze legate alla
tutela della salute. Se da un lato, lo show-business dello sport moderno costituisce una molla tentatrice di grande im-
patto, dallaltro, questa devianza viene a fondersi con lo spirito emulativo e con le aspirazioni di chi, a quel mondo
apparentemente dorato, vorrebbe appartenere.
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122

A supporto di tale devianza di natura morale si presentano poi le conoscenze scientifi-
che e tecnologiche. Il progresso al servizio di valori senza equilibrio rappresenta la seconda
chiave di lettura attraverso cui riuscire a comprendere il fenomeno-doping: le conoscenze
chimiche, farmacologiche e finanche biogenetiche, rappresentano un supporto funzionale
alla realizzazione di finalit vietate.
Perch, verrebbe da chiedersi, due aspetti della vita sociale, quali sport e scienza, en-
trambi sottoposti a precisi valori etici, quando vengono ad incontrarsi riescono a produrre
un fenomeno cos altamente connotato da risvolti negativi e pericolosi come il doping?
Il doping un problema globale, che sembra legarsi alla perfezione alla realt
dellattuale societ post-bellica, i cui caratteri sembrano essere dominati da competizione,
apparenza, incoscienza e solitudine ed in cui la situazione di benessere pi o meno apparen-
te induce con maggiore facilit a perdere equilibrio, maturit, consapevolezza dei propri
limiti.
Il doping , insomma, un problema passato dalluomo allambiente sportivo e non dal-
lo sport allatleta, avendo il desiderio delluomo di superare se stesso nel tentativo di
diventare sempre pi forte, caratterizzato tutte le epoche
169
.Sta cambiando la propria natura
dimensionale, passando da atto isolato del singolo sportivo in metodo sistematico ed orga-
nizzato, grazie, appunto, al progresso scientifico. In tale contesto, esso non pi strumento
per alterare e modificare la singola prestazione ma un elemento entrato a far parte della pre-
parazione atletica, non pi circostanziato ma ricorrente. Ecco perch, da problematica legata
alla prestazione sportiva, questo fenomeno oggi una seria minaccia per la salute.
Dello sportivo ma anche dello sport inteso nella sua accezione generale.




169
DE ROSE E.H., Il doping negli ultimi cinquantanni, in Sport.Etiche.Culture, Panathlon International, Ed.
Gandolfi, 2003-2004.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

123


6.2 - Il doping nella normazione europea e mondiale

Comincia negli anni Sessanta lazione di contrasto delle istituzioni statuali e soprana-
zionali al diffondersi del fenomeno-doping, sullonda emotiva creata da una serie di morti
pi o meno sospette
170
.
Pur in presenza di una prima indicazione adottata dalla Federazione Medico Sportiva
Italiana del 1962, la priva definizione ufficiale a livello sopranazionale si riscontra attraverso
il Comitato Europeo per leducazione extrascolastica, riunitosi a Strasburgo nel 1963
171
. Tra le legi-
slazioni nazionali, una segnalazione spetta a quella francese, che si concretizza nel 1965 con
la perseguibilit per legge di qualsiasi persona che avr utilizzato volutamente in vista o nel corso
di una competizione sportiva una delle sostanze indicate come dopanti dal regolamento di amministrazione
pubblica, sostanze destinate ad aumentare artificialmente e in modo passeggero le sue capacit fisiche suscetti-
bili di danneggiare la sua salute. In essa viene scelta linnovazione di un regolamento
amministrativo per individuare le sostanze dopanti e la necessit di una volontariet (sempre
molto difficile da provare) per limputazione al soggetto.
Il primo passo ufficiale a livello europeo si ha con la Risoluzione n. 19 del Comitato dei
Ministri del Consiglio dEuropa del 29 giugno 1967
172
, attraverso cui gli Stati membri sono invitati
a collaborare con le istituzioni sportive per ladozione di tutte le misure necessarie alla lotta
del doping. Questo viene individuato nella concezione di somministrazione ad un soggetto sano o
lutilizzazione da parte dello stesso, per qualsiasi mezzo, di sostanze estranee allorganismo o di sostanze
fisiologiche in quantit o per via anomala, e ci al solo scopo di influenzare artificialmente ed in modo sleale
la prestazione sportiva di detto soggetto in occasione della sua partecipazione ad una competizione. Al cen-

170
Possiamo ricordare quelle dei ciclisti Knut Jensen durante una gara di ciclismo ai Giochi di Roma (1960) e di
Tom Simpson nel Tour de France (1967). Oltre al calciatore francese Jean Louis Quadri nel 1968.
171
Il termine doping venne utilizzato al fine di indicare la ingestione o luso di sostanze non biologiche, in for-
ma o per via anormale, da parte di individui sani, con il solo scopo di migliorare artificialmente e slealmente la
propria prestazione in vista di una gara, con il fine di considerare linteresse della tutela della salute con la attenzione
al corretto svolgimento delle competizioni.
172
La n. 12 relativa a Doping degli atleti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

124

tro di tale definizione non c pi, o lo in modo molto sfumata, limplicazione etica, ma
piuttosto lattenzione dei Governi tutta spostata sulla tutela del diritto alla salute. Un obiet-
tivo che, dovr attuarsi non solo mediante unazione repressiva ma anche e soprattutto
preventiva.
Il 1967 un anno cruciale, in quanto la Commissione Medica del Cio, appena fondata
173
,
presenta una prima lista di sostanze vietate, costituendo un indispensabile punto di riferi-
mento per tutti i passi normativi successivi. Tale scelta tassativa ha il pregio di rendere meno
facile laggiramento dei semplici principi attivi ad azione dopante .
La Risoluzione del Consiglio dEuropa e la lista prodotta dalla Commissione Medica
del Cio, luno sul versante statuale e laltro su quello sportivo, il primo con carattere norma-
tivo e laltra con carattere tecnico-scientifico, servono a chiudere una fase storica che, fino
agli anni Cinquanta, aveva visto le istituzioni tollerare pur nella estrema preoccupazione
suscitata, il fenomeno doping. Nella nuova fase, la presa di coscienza del problema si affian-
ca a strumenti normativi efficaci a portare a termine lopera di repressione. Nellindividuare
il concetto di doping vengono in rilievo, in eguale misura, i due versanti del problema: tutela
della salute e salvaguardia dei principi etici dellorganizzazione sportiva.
Nel 1984, attraverso la Carta Europea contro il doping nello Sport, il Comitato dei Ministri
del Consiglio dEuropa ribadisce limpegno a continuare nella lotta a tale fenomeno, ina-
sprendo anche le misure e agendo in qualche maniera sulle stesse associazioni sportive. La
rilevanza penale si fa sempre pi strada, anche se a fatica
174
.
Anche le organizzazioni sportive prendono posizione. Il CIO, nel corso di una Con-
ferenza mondiale permanente sul doping nello sport, svoltasi ad Ottawa nel giugno 1988, adotta la
Carta Olimpica Internazionale contro il doping nello sport. La stessa lista delle classi delle sostanze e
dei metodi dopanti, derivata dal Codice Medico del CIO, diviene punto di riferimento per i

173
Su decisiva spinta della Federazione Mondiale Medici Sportivi, sorta nel 1928 in occasione dei Giochi Inver-
nali di Saint Moritz. Essa tra le proprie finalit si propone di garantire la tutela medica dellatleta, la difesa dei principi
etici dello sport e luguaglianza tra tutti i partecipanti alle competizioni.
174
In controtendenza la legislazione francese che, nel 1989
174
, compie un evidente passo indietro nel riservare
il risvolto penalmente sanzionabile al solo traffico di prodotti dopanti, lasciando allordinamento ed alle sanzioni spor-
tive lassunzione da parte degli atleti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

125

regolamenti dei Comitati Nazionali, tenuti annualmente aggiornati e trasfusi nei regolamenti
delle varie federazioni.
Il vero punto di svolta sul piano normativo, capace di dare una rapida e decisa acce-
lerata agli sforzi delle singole legislazioni statali, si ebbe a Strasburgo il 16 novembre 1989
nellambito del Consiglio dEuropa, con la Convenzione antidoping, firmata da 24 Paesi e poi
successivamente ratificato da 40. Essa nasce grazie allo stimolo di vari Governi, desiderosi di
poter contare su una maggiore armonizzazione delle varie previsioni normative di fronte ad
un fenomeno certamente trans-nazionale. Nel preambolo viene ribadito il ruolo dello sport
nella tutela della salute pubblica, nelleducazione morale e fisica e nella promozione della
mutua comprensione internazionale. Il doping visto come minaccia ai principi etici ed ai valori
educativi degli strumenti allora approntati: la Carta Olimpica, la Carta Internazionale per lo
Sport e lEducazione Fisica dellUNESCO, la Carta Europea Sport per tutti. Tutta lazione
deve essere portata al fine di ridurre la disponibilit (controllo della circolazione, detenzione,
importazione, distribuzione e vendita) e limpiego nello sport di agenti e metodi proibiti, con
un particolare espresso richiamo agli steroidi anabolizzanti. Tra i mezzi, viene indicata in via
prioritaria la creazione, sul territorio dei singoli Stati di laboratori incaricati di svolgere il
controllo antidoping e, ove non fosse possibile, di consentire laccesso da parte delle orga-
nizzazioni sportive territoriali di laboratori presenti in altri Stati. Grande importanza
strategica dovranno avere anche programmi di educazione, la stretta collaborazione con le
organizzazioni sportive (sottoposte ad un controllo finalizzato a valutare la corretta applica-
zione di tale direttiva), la cooperazione internazionale a tutti i livelli.
Abbastanza semplice ed oggettiva la definizione del doping, scevra di quei risvolti di
natura etica inseriti nel preambolo. Si intende per doping scritto allarticolo 2 comma 1 let-
tera a) la somministrazione agli sportivi o luso da parte di questi ultimi delle classi farmacologiche di
agenti dopanti o di metodi di doping. Questi ultimi sono quelli vietati dalle organizzazioni sporti-
ve internazionali competenti e figuranti nelle liste approvate dal Gruppo permanente di
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

126

vigilanza (organizzazione creata al successivo art. 11). Come sportivi agenti, invece, sono
espressamente individuate le persone che partecipano abitualmente ad attivit sportive organizzate.
Limportanza della Convenzione, duplice: da un lato essa riafferma il ruolo centrale
del Consiglio dEuropa, promotore di una nuova e maggiore collaborazione tra organismi
sportivi e governativi; dallaltro la traccia giuridica lasciata agli Stati aderenti nelladeguare
le proprie legislazioni in materia. Proprio su questo tracciato si immettono i provvedimenti
di tipo antidoping dei mesi e degli anni successivi.
Per la prima volta, questo documento, pur rimanendo strettamente legato allidea
agonistica dellattivit sportiva, incide nellambito del paradigma sport-salute. La Conven-
zione, di contro, lascia aperta, sottoponendola alla sensibilit dei singoli sistemi giuridici
nazionali, la questione dellintenzionalit e delluso di tali sostanze basato sul solo oggettivo
riscontro della presenza di sostanze vietate nei campioni prelevati.
Molte leggi e molti regolamenti antidoping, al riguardo, propendono per quella che
intesa come strict liability, vale a dire stretta osservanza, sinonimo di responsabilit assoluta.
Il doping si rileva, in tale versione, per la semplice presenza di tali sostanze nei tessuti o nei
fluidi dellorganismo dellatleta.
Che il doping fosse percepito come una vera e propria emergenza, lo si riscontra an-
che qualche anno dopo, quando il Consiglio dEuropa
175
individua la lotta al doping quale
una delle direttrici (unitamente alla lotta alla violenza ed intemperanze durante manifesta-
zioni sportive, alla Carta Europea dello Sport e al Codice di etica sportiva) attraverso cui
regolamentare le devianze nel mondo sportivo.
Decisivo punto di svolta si ha, al termine di un percorso ideale di armonizzazione e
coordinamento delle normazioni sportive nazionali, nella Conferenza Mondiale sul doping
176
. La
conseguente Dichiarazione di Losanna (4 febbraio 1999) era incentrata sugli impegni rela-
tivi alla educazione e prevenzione, sulla uniformit delle sanzioni e sulla collaborazione tra le

175
Risoluzione n. 1190 del 30 settembre 1992.
176
Losanna, 2-4 febbraio 1999.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

127

autorit statali e sportive, ma venne soprattutto a caratterizzarsi per limpegno di creare una
Agenzia Mondiale Antidoping. Questultima, denominata WADA (World Anti Doping Agency),
vide la luce il successivo 10 novembre
177
. Si tratta di un altro tassello di fondamentale im-
portanza in quanto il lavoro di questa agenzia port alla costituzione di un Codice Unico
Antidoping (conosciuto come Codice WADA)
178
, da quel momento diventato una sorta di
bussola
179
per orientare la legislazione, sportiva ma anche nazionale, tesa alla lotta antido-
ping.
Esso prevede un nuovo ed unico elenco di sostanze e metodi vietati da aggiornare
periodicamente: sostanze che migliorano la prestazione; sostanze che rappresentano rischio
anche potenziale per la salute; sostanze il cui uso contrario allo spirito descritto nel Codi-
ce
180
; sostanze che mascherano altre sostanze proibite.
La Dichiarazione di Copenhagen, sottoscritta il 5 marzo 2003, vide riunirsi intorno ad un
tavolo 80 governi nazionali, organizzazioni sopranazionali e quasi tutte le federazioni sporti-
ve internazionali. Fu sancita in tale occasione larmoniosa accettazione del Codice WADA,
di cui venne presentata una bozza.
In questo complesso quadro normativo, di volta in volta, si sono andate ad inserire, in
armonia e talvolta pure in contrasto, i provvedimenti legislativi adottati dai singoli Governi e
dai rispettivi organismi sportivi nazionali.





177
La sede venne provvisoriamente fissata a Losanna ma poi trasferita in via definitiva a Montreal.
178
Il Codice, venuto alla luce nel luglio 2003 a Praga ed in vigore dal 1 gennaio 2004.
179
Dal Codice WADA tratto il Regolamento della attivit antidoping del CONI.
180
Dal preambolo del Codice : I programmi antidoping si prefiggono quale obiettivo la salvaguardia dei valori
intrinseci dello sport. Tali valori sono spesso indicati come spirito sportivo, che rappresenta la vera e propria es-
senza dello spirito olimpico, ovvero competere con lealt. Lo spirito sportivo rappresenta la celebrazione dello spirito
umano, del corpo e della mente, e si fonda sui seguenti valori: Etica, fair play ed onest; Salute; Eccellenza della pre-
stazione; Carattere ed educazione; Divertimento e gioia; Lavoro di gruppo; Dedizione e impegno; Rispetto delle
norme e delle leggi; Rispetto per se stessi e per gli altri concorrenti;Coraggio;Unione e solidariet. Il doping dun-
que per sua natura contrario allo spirito sportivo.
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128

6.3 - LAgenzia Mondiale Antidoping (WADA)

LAgenzia Mondiale Antidoping, nota con lacronimo di WADA (World Anti-Doping
Agency) o di AMA (Agencie Mondiale Antidopage), ha vissuto il suo atto di nascita il 10 novem-
bre 1999.
E un organismo indipendente con sede a Montreal (Canada) ma anche a Losanna. E
stata creata con lo status di fondazione privata di diritto elvetico e per questo sottoposta alla
vigilanza delle autorit federali svizzere.
Compiti specifici di tale organizzazione sono quelli di operare nellambito della ricerca
scientifica, delleducazione e prevenzione del fenomeno doping, del monitoraggio ed ag-
giornamento del Codice.
Tale organismo, come si visto, il frutto della collaborazione, ai massimi livelli inter-
nazionali, del Movimento Olimpico e dei vari Governi Nazionali. Esso opera sulla base di
una adesione da parte delle organizzazioni ed istituzioni governative e non.
Il vero salto di qualit, verso una tangibile e maggiormente estesa applicazione della
normativa antidoping a livello mondiale si ebbe in coincidenza con gli obblighi sorti rispetto
alla Convenzione dellUNESCO adottata a Parigi il 19 ottobre 2005, nel corso della 33esima
Sessione.
Questa, richiamando appositamente ed espressamente la Conferenza Mondiale Anti-
doping di Losanna (1999) e la Conferenza Mondiale sul Doping nello Sport (Copenhagen 5
marzo 2003), ha posto di fronte gli Stati aderenti allobbligo, evidentemente condiviso, di
dare forza operativa al sistema di lotta e controllo sul fenomeno doping gi in essere.
Richiamandosi al ruolo dello sport nella protezione della salute ed alla necessit di co-
operazione e coordinamento della lotta contro il doping, gli Stati aderenti si sono obbligati a:
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

129

a) adottare misure normative appropriate a livello nazionale ed internazionale in ac-
cordo con i principi del Codice Antidoping mondiale
181
;
b) incoraggiare ogni forma di collaborazione finalizzata a salvaguardare la protezione
degli sportivi praticanti e dei principi etici dello sport;
c) appoggiare le azioni condotte dalle organizzazioni gi impegnate nella lotta contro il
doping, in particolare la WADA;
d) partecipare finanziariamente, secondo le disponibilit dei rispettivi budget, a soste-
nere tali azioni e tali progetti.
La ratifica della Convenzione Unesco ha comportato per gli Stati aderenti
laccettazione non solo della WADA ma, a livello normativo, del Codice Antidoping, della
Lista delle sostanze proibite, degli Standard relativi alle esenzioni a fini terapeutici, ai labora-
tori di analisi ed alla conduzione dei test.
Da un punto di vista organizzativo, la WADA si compone di un Comitato di Fonda-
zione e di una serie di Comitati aventi specifici compiti e responsabilit.
Il Comitato di Fondazione, composto da 38 membri
182
, lorgano decisionale, incarica-
to di occuparsi della gestione e del funzionamento dellAgenzia. Esso si avvale di un pi
ristretto Comitato Esecutivo (12 membri) per la gestione operativa.
I componenti di tutti gli organismi della WADA, sono designati dal Movimento Olim-
pico e dai Governi Nazionali. Se il primo utilizza un criterio di derivazione delle sue varie
componenti
183
, i secondi provvedono alle designazioni sulla base di una divisione territoriale
coincidente sulle cinque regioni olimpiche
184
. La presidenza spetta, alternativamente, ad un

181
Tale impegno particolarmente importante relativamente a quelle azioni tese alla prevenzione ed alla educa-
zione della popolazione. Non sono, difatti, di facile adozione dal punto di vista legislativo le azioni tese a limitare la
disponibilit delle sostanze, la loro restrizione agli sportivi, la trasparenza sulla composizione dei prodotti ed il coin-
volgimento e responsabilizzazione dei produttori. Delicatissimo anche il tema dei test senza preavviso, il quale va a
colpire alcune libert dellindividuo.
182
Diciotto membri per ciascuna componente, pi i rimanenti scelti per cooptazione dagli eletti.
183
Il Movimento Olimpico esprime i suoi 18 membri del Comitato di Fondazione attribuendo rappresentanza al
CIO (4), allANOC (4), allASOIF (83), a SPORTACCORD (1), allAIOWF (1), alla Commissione Atleti del CIO (4)
ed al Comitato Internazionale Paralimpico (1).
184
La rappresentanza dei Governi Nazionali distribuita, a seguito degli accordi di Cape Town del 2001, attra-
verso una suddivisione che rispecchia le 5 regioni olimpiche. Ogni nomina deriva attraverso tale processo, di cui sono
responsabili i governi di ricadenti geograficamente in ciascun ambito. Per quanto riguarda il Comitato di Fondazione ,
per esempio, questa la suddivisione: Africa (3), Americhe (4), Asia (4), Europa (5), Oceania ( 2).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

130

rappresentante delluna o dellaltra componente. Il Comitato di Fondazione si avvale di un
pi ristretto Comitato Esecutivo (12 membri) per la gestione operativa.
Da un punto di vista normativo, cinque sono le componenti attraverso cui la WADA
riesce a svolgere il suo compito:
I. Il Codice Mondiale Antidoping. E lo strumento di base, che fornisce il quadro di
armonizzazione delle politiche antidoping tra le istituzioni sportive e quelle go-
vernative. Entrato in vigore il 1 gennaio 2004, stato accettato e richiamato in
molte norme poste a livello mondiale ed stato la base su cui il TAS ha pro-
dotto giurisprudenza in materia di doping. Esso stato di fondamentale
importanza non solo nel definire le regole, ma anche nel chiarire il ruolo delle
responsabilit dei vari attori allinterno del processo. Nel 2006, il Codice stato
soggetto ad unopera di revisione, aperta ai contributi di tutte le componenti in-
teressate. Entrato in vigore il 1 gennaio 2009, esso ha visto rafforzare il proprio
ruolo di riferimento a livello mondiale. Le organizzazioni che lo adottano, de-
vono verificare la compatibilit con esso della propria produzione normativa.
Se per le istituzioni sportive ladozione pu essere diretta mediante richiamo
(dal 2003 la Carta Olimpica specifica lobbligatoriet in ambito CIO) oppure
adozione, per i Governi Nazionali si fa riferimento alla Convenzione
UNESCO, cio ad una specifica ratifica non essendo il Codice un documento
di tipo governativo e come tale vincolante giuridicamente.
II. La Lista delle sostanze e dei metodi vietati. Soggetta ad aggiornamento annuale, se-
condo un preciso processo di formazione, contiene nel dettaglio le sostanze il
cui uso vietato ed i metodi la cui applicazione contraria alle norme. Tali di-
vieti vengono modulati secondo la partecipazione o meno a competizioni e la
specificit in base a determinati sport.
III. Le esenzioni a fini terapeutici. Rappresentano una sorta di eccezione rispetto
allapplicazione delle prescrizioni (e le sanzioni) contenute nel Codice. Tendo-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

131

no a salvaguardare lutilizzo di sostanze tese a curare realmente le patologie de-
gli atleti. Lintero processo prevede una serie di obblighi procedurali.
IV. Gli standard relativi ai laboratori ed alle analisi. Larmonizzazione delle norme di ac-
creditamento dei Laboratori di Analisi e le procedure per svolgere queste
ultime sono il naturale presupposto per poter definire a livello mondiale lintera
procedura.
V. Gli standard di tutela della privacy e rispetto delle informazioni personali. Coinvolgendo
informazioni, come quelle mediche e sanitarie, rientranti nella sfera personale,
lintero processo deve essere guidato dallattento rispetto del diritto alla riserva-
tezza delle persone coinvolte. Anche queste procedure devono essere garantite
a livello mondiale in maniera armonica e coordinata.
La struttura operativa della WADA, in particolare, composta da una serie di Com-
missioni (Comitati), ciascuno dei quali deputato ad uno specifico settore di azione:
- Commissione Medica, Sanit e Ricerca. E incaricata di svolgere le attivit di monito-
raggio degli sviluppi scientifici nel settore dello sport con lobiettivo di
salvaguardare lo sport, di vigilare sulle attivit di revisione della Lista, sulle E-
senzioni, sullaccreditamento dei Laboratori e sulle ricerche nellambito del
doping genetico. Partecipa attivamente alla determinazione dei progetti da
finanziare.
- Commissioni Esenzioni Terapeutiche. Si occupa di armonizzare le norme interna-
zionali antidoping con la necessit di garantire lutilizzo di procedure e processi
terapeutici.
- Commissione Atleti. Istituita nel 2005, rappresenta il punto di vista e cura i diritti
degli atleti di tutto il mondo, rendendoli partecipi del processo antidoping. I
suoi rappresentanti hanno un importante ruolo non solo nellaiutare la WADA
a calibrare le giuste strategie, ma anche nel sensibilizzare la popolazione al ri-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

132

spetto del fair-play. I suoi membri operano a stretto contatto con i Governi ed i
leader regionali e nazionali.
- Commissione per lIstruzione. E al centro delle strategie per leducazione e
lattivazione dei relativi programmi. Viene coinvolto nel processo di
finanziamento dei progetti.
- Commissione Etica. Si occupa di fornire parei su problematiche di carattere etico,
in caso di contestazioni o nellambito dei processi di revisione di talune norme.
- Commissione di Amministrazione e Finanza. E composta da esperti chiamati ad e-
sprimere pareri in materia di bilancio, di sviluppo, di finanziamenti. Cura
laspetto amministrativo e finanziario della WADA.
- Panel di Esperti per la manutenzione e revisione della Lista delle sostanze e me-
todi vietati, delle Esenzione a fini terapeutici, per la gestione delle procedure di
accreditamento dei Laboratori.
- Gruppo di Esperti nel doping genetico. Si occupa di gestire le strategie di contrasto,
per la prevenzione ed il rilevamento delle tecniche di manipolazione genetica.
Nellambito della procedura di finanziamento, possiamo notare una particolarit: il
Movimento Olimpico provvede a versare le proprie somme solo dopo che alla WADA sono
pervenute quelli derivanti dagli Stati Nazionali. Il termine ultimo il 31 dicembre di ciascun
anno per la competenza dellanno successivo.
Nei suoi primi due anni di vita, fino cio al 2001, stato il solo Movimento Olimpico a
finanziare lAgenzia ( oltre 18,3 milioni di dollari), ma dallanno successivo tale onere stato
condiviso paritariamente con i Governi Nazionali. Lassunzione di responsabilit da parte di
questi ultimi, sorta in occasione della Conferenza di Cape Town (2001), stata riconfermata
sia nella Dichiarazione di Copenhagen (2003) che nella Convenzione Unesco (2005).
Uninteressante novit ladozione di un passaporto atleti di tipo telematico che con-
sente, tra le altre attivit, quella di ottenere aggiornamenti in tempo reale rispetto ad una
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

133

normativa che, come si pu facilmente comprendere, sempre in continua ed imprevedibile
evoluzione.


6.4 Il doping e la legislazione italiana

Anche la legislatura italiana ha risentito di questi orientamenti internazionali. Il feno-
meno doping, nellottica di devianza valoriale rappresenta una violazione di norme di natura
prevalentemente e prioritariamente sportiva, che diviene violazione di norma di legge nel
momento in cui, in virt del valore sociale e costituzionale dello sport, la tutela di tale bene
viene fatta propria dallordinamento statale
185
.
Grazie alla legge 14 dicembre 2000 n. 376 recante la Disciplina della tutela sanitaria delle at-
tivit sportive e della lotta contro il doping, il doping un reato (penale), previsto e punito dalla
legge. Tale concezione, per, rappresenta il risultato dell opera di sensibilizzazione e coor-
dinamento che, a livello internazionale, stata portata avanti da organismi sportivi e
sopranazionali. Ciononostante, la legislazione italiana e il quadro normativo adottato dal
CONI e dalla varie Federazioni Sportive Nazionali
186
, rendono il nostro Paese
allavanguardia in questo campo. Risale al 1950 (legge 28 dicembre 1950 n. 1055) il primo inter-
vento legislativo emanato in materia di Tutela delle attivit sportive.
Essa prevedeva che a sorvegliare in questo campo fosse la Federazione Medico
Sportiva Italiana, attiva nel praticare i primi controlli antidoping nel corso delle Olimpiadi di
Roma del 1960 e successivamente avveduta nel dare una delle prime definizioni, utili dal

185
Che luso di sostanze utili ad alterare le capacit fisiologiche dellorganismo umano al fine di produrre una
diversa e migliorata prestazione nel corso di competizioni sportive sia atto contrario alletica sportiva prima che alla
salute del soggetto, dato di fatto evidente in ogni epoca. Non altrettanto lo stata la risposta del potere statale. La
anti-giuridicit del comportamento nozione acquisita e codificata in norma di legge da tempi relativamente recenti.
E, attestata la antigiuridicit, non sempre univoca stata la individuazione del bene giuridico protetto. Al fine di indi-
viduare con precisione la condotta da sanzionare, si dovuto spesso fare ricorso a fattori esterni e valutazioni di natura
scientifico-sportiva.
186
Alcune federazioni sportive, si pensi alla Federazione Italiana Giuoco Calcio, da decenni portano avanti pro-
grammi di prevenzione ed un sistema di controlli che, pur con incidenti di percorso registrati, rappresentano un punto
di arrivo per ben altre realt nazionali e sportive.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

134

punto di vista scientifico ma anche soprattutto ai fini normativi del fenomeno. E da conside-
rarsi doping afferma la FMSI nel 1962 lassunzione di sostanze dirette ad aumentare
artificiosamente le prestazioni in gara del concorrente, pregiudicandone la moralit, lintegrit fisica e psichi-
ca
187
.
Non sempre, per, la tutela stata chiara ed univoca, talvolta considerando il doping
nellalveo della tutela della salute pubblica e talvolta in quello proprio della protezione della
correttezza delle manifestazioni sportive (specialmente in quanto coinvolte in concorsi pro-
nostici gestiti ed organizzati dal CONI).
Prima dellattuale legge 376/2000, il panorama normativo italiano ha visto alternarsi al-
tri due interventi legislativi: la legge 26 ottobre 1971 n. 1099 e la legge 13 dicembre 1989 n.
401
188
.

187
Pur nella sua semplicit, tale definizione mette in campo addirittura tre piani normativi: laumento artificioso
(quindi sleale, compiuto in violazione dei valori sportivi) delle prestazioni del concorrente in gara; il pregiudizio della
moralit; il pregiudizio della salute, dal punto di vista della integrit fisica e psichica. Essa far da guida per la gi ri-
cordata definizione di doping data, lanno successivo, dal Comitato Europeo per leducazione extrascolastica, la prima
ufficiale
187
su tale fenomeno. Anche qui i piani sono quelli della protezione della correttezza delle manifestazioni (il
solo scopo di migliorare artificialmente e slealmente la propria prestazione) e della tutela della salute dellatleta
(sostanze non biologiche, in forma o per via anormale, da parte di individui sani).
188
Lillecito sportivo venne promosso a reato penale in quanto la principale finalit di tale intervento legislati-
vo era quello di salvaguardare, nel campo dello sport, quel valore fondamentale che la correttezza nello
svolgimento delle competizioni agonistiche . Tale obiettivo viene percorso attraverso la punibilit della cosiddetta
frode sportiva (artt. 1-3), del gioco e scommesse clandestine (artt. 4 e 5) e degli atti di violenza o di turbativa messi
in atto in occasione di manifestazioni sportive (art.6 e 7). Per quanto di interesse al presente lavoro, larticolo 1 defini-
sce i connotati del reato. Chiunque specificato al comma 1 - offre o promette denaro o altra utilit o vantaggio a
taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute da Comitato Olimpico
Nazionale Italiano (Coni), dallUnione Italiana per lincremento delle razze equine (Unire) o da altri enti sportivi ri-
conosciuti dallo Stato e dalle associazioni ad esso aderenti, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello
conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo
scopo, punito con la reclusione da un mese ad un anno e con la multa da lire 500.000 a lire 2 milioni. Nei casi di
lieve entit si applica la sola pena della multa. Le stesse pene prevede il comma 2 si applicano al partecipante
alla competizione che accetta il denaro o altra utilit o vantaggio, o ne accoglie la promessa. Inoltre se il risultato
della competizione - recita il comma 3 - influente ai fini dello svolgimento di concorsi pronostici e scommesse rego-
larmente esercitati, i fatti di cui ai commi 1 e 2 sono puniti con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da
lire 5 milioni a lire 50 milioni. Larticolo 2 specifica come lesercizio dellazione penale ed il relativo giudizio non
influiscono sulla omologazione di gara o su provvedimenti degli organismi sportivi, cos come lavvio del procedi-
mento per tali delitti non preclude il normale iter delle sanzioni sportive. Le due sfere, quella statale e quella sportiva,
trovandosi a fare chiarezza o sanzionare il medesimo comportamento, dovranno, anzi, avere uno stretto rapporto di
collaborazione e correlazione. Se da un lato (art. 2 co.3) gli organi disciplinari sportivi possono chiedere copia degli
atti del procedimento penale (ai sensi dellart. 118 c.p.p.) fermo restando il divieto di loro pubblicazione (art. 114
c.p.p.), dallaltro (art. 3 co.1), i Presidenti delle Federazioni Sportive ed i componenti di organi direttivi o disciplinari
in ambito sportivo hanno obbligo di denunciare allautorit giudiziaria gli episodi di cui sono venuti a conoscenza dei
reati cos come individuati dallarticolo 1 della legge 401/1989. La normativa in oggetto qualifica come illecito penale
non solo lofferta di denaro, altra utilit o vantaggi ai partecipanti a competizioni sportive al fine di raggiungere un
risultato diverso da quello naturale, ma contempla anche un generico compimento di atti fraudolenti volti al medesi-
mo scopo. Sembrava proprio questo il punto di approdo corretto per poter assorbire anche il doping, il quale si
concretizza effettivamente come una forma di artificio volto a falsare il risultato sportivo ed il leale svolgimento della
competizione sportiva. Si tratta per di una forzatura esegetica, la quale non ha avuto il conforto della giurisprudenza,
n di legittimit e n di merito, la quale ha disconosciuto a pi riprese, con autorevolissime motivazioni, il doping co-
me reato alla luce di questa normativa di riferimento, ritenuta finalizzata in via principale a contrastare la diffusione
del fenomeno delle scommesse clandestine nel mondo dello sport. La tutela era, insomma posta al corretto risultato
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

135


LEGGE 26 OTTOBRE 1971 n. 1099

Questa legge ritenuta da pi parti come primo timido tentativo di sanzionare luso di sostanze
dopanti, ma nondimeno si caratterizza senzaltro come il primo concreto passo compiuto verso la
creazione di una fattispecie penale per tale fenomeno. Tale intervento legislativo, destinato alla Tute-
la sanitaria della attivit sportive, innanzitutto provvede alla abrogazione espressa della legge
1055/1950 (art. 13) e, quale indirizzo principale, affida alle Regioni tale tutela sanitaria, da esercitarsi
secondo un programma tracciato di concerto con il Ministero della Sanit (art.1 co.1). Questultimo,
in attesa che gli enti regionali entrino nel pieno delle competenze, rester il titolare di questi compiti
in collaborazione con il Coni (art.1 co.2). Dopo le disposizioni relative alla idoneit medica per i pra-
ticanti attivit sportive (art. 2), la legge individua con buona precisione la materia antidoping.
Allarticolo 3 infatti previsto: Gli atleti partecipanti a competizioni sportive, che impiegano, al fine di modifi-
care artificialmente le loro energie naturali, sostanze che possono risultare nocive per la loro salute e che saranno
determinate col decreto di cui al successivo articolo 7, sono puniti con lammenda da lire 50.000 a lire 500.000
(comma 1). Inoltre, chiunque somministra agli atleti che partecipano a competizioni sportive le sostanze di cui al
precedente comma, al fine di modificare artificialmente le loro energie naturali, punito con lammenda da lire
100.000 a lire 1 milione. Infine, se il fatto commesso da dirigenti delle societ o associazioni sportive cui appar-
tengono gli atleti, dagli allenatori degli atleti partecipanti alle gare o dai commissari tecnici, lammenda triplicata.
Lammenda altres triplicata per coloro che commettono il reato nei confronti dei minori di anni 18. Allarticolo 4
vi una importante estensione: chiunque, in occasione di competizioni sportive, sia trovato negli spazi destinati
agli atleti, alle gare ed al personale addetto, in possesso delle sostanze di cui al precedente articolo 3, punito con
lammenda da lire 50.000 a lire 500.000. Questa norma, per, sembra male accordarsi con il principio
di tassativit della legge penale se si considera la indefinitivit del concetto di area entro la quale
vietato introdurre sostanze vietate. Ammenda analoga alle precedenti (da lire 50.000 a lire 500.000)
viene prevista per latleta che rifiuta di sottoporsi al prelievo di controllo (co. 2), con espressa previ-
sione di esclusione dalla gara ad opera dellautorit sportiva e, se questa si gi svolta, di
annullamento ad ogni effetto della sua partecipazione (co.3). Il successivo articolo 7 stabilisce come,
entro sei mesi dalla data di pubblicazione della legge, debba essere stabilito un elenco delle sostanze
vietate, le modalit tecniche per il prelievo dei campioni ai fini dei controlli, la loro conservazione e
le analisi, attraverso un decreto del Ministro della Sanit, sentiti il Consiglio Superiore di Sanit ed il
Coni. Il legislatore stato tanto attento e preciso nella individuazione dei soggetti e delle tipologie di
reato quanto poi blando nel prevedere le pene. Infatti, esso effettua, allart. 3 una vera e propria co-
gnizione di tutte quelle occasioni in cui al fine di modificare artificialmente le energie naturali pu aversi
la pratica doping: da parte dellatleta, da parte di chiunque somministra (verosimilmente personale
medico o paramedico), da parte di dirigenti di societ, tecnici o commissari tecnici. Molto intelligente
anche la previsione di punire chiunque, in prossimit degli spazi destinati allo svolgimento delle
competizioni, venga trovato in possesso di tali sostanze. Nonostante la gradazioni di sanzioni (in
ordine crescente di gravit dagli atleti e non addetti ai lavori fino a dirigenti e tecnici), la previsione
di aggravanti (tre volte la pena se latleta minorenne), la legge non riusc a sortire leffetto sperato.
Colpa, innanzitutto della natura delle sanzioni, tutte ammende, che, proprio per il blando peso puni-
tivo, non riuscirono a fungere da vero e proprio deterrente. Volendo analizzare la legge unicamente
rispetto al proprio carattere innovativo, indipendentemente dai reali effetti, bisogna sicuramente dar-
ne un potere innovatore. Il reato di doping previsto in tale contesto un reato proprio, in quanto era
richiesta una stretta correlazione tra il momento dellassunzione della sostanza e lo svolgimento della
competizione. Lelemento soggettivo quello del dolo specifico, sia se si tiene in considerazione la
condotta dellatleta che quella del chiunque somministratore; la responsabilit ovviamente esclu-
sa sia nel caso di un utilizzo per fini diversi e sia nel caso sia possibile provare lignora circa luso
effettivo della sostanza
1
. Pur con le obiezioni sopra esposte relative al principio della tassativit della
legge penale nella previsione del concetto dellarea, certamente molto stringente si presenta anche la
previsione di un reato ostacolo, come quello di punire chiunque venisse trovato in possesso di so-
stanze negli spazi adibiti alle manifestazioni, ipotizzato al fine di impedire azioni ulteriormente
offensive quali lassunzione e la somministrazione. Molto efficace si presenta anche la previsione di
sanzioni, pecuniarie e di natura sportiva, per chi rifiuta di sottoporsi al prelievo: pur non rientrando,

sportivo, oggetto della tutela era il leale svolgimento delle competizioni messo in pericolo dalle possibili mercificazio-
ni dei risultati degli eventi agonistici.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

136

infatti, tra i comportamenti costituenti la fattispecie vera e propria del doping, rappresenta una pre-
sunzione di alterazione dei parametri fisici del soggetto.


Allinterno di questi due quadri normativi, gli operatori del diritto si sono orientati per
dare adeguata sanzione al fenomeno doping, avvertito a livello sociale come altamente anti-
giuridico e colpito in maniera molto decisa allinterno dellordinamento sportivo.
Lattuazione delle previsioni legislative venne, poi, ostacolata da tutta una serie di leggi
succedutesi nei successivi anni, fino al colpo di grazia che ha provocato la legge 24 novembre
1981 n. 689 che ha ricompreso, nella depenalizzazione di alcuni delitti e contravvenzioni,
anche quelle legate alla normativa antidoping del 1971
189
. Gi blando in precedenza, il potere
repressivo ridotto ai minimi termini azzer di fatto la pressione psicologica esercitabile verso
il doping. Proprio per il carattere positivo delle intenzioni, ma scarsamente efficace nella sua
attuazione, la legge 1099/1971 venne affiancata da un nuovo intervento legislativo che, in
materia di doping, and a sovrapporsi nel 1989. Pur con tutte le analogie possibili, per, il
vuoto normativo circa la rilevanza penale del doping scaturita dal 1981, si protrasse in prati-
ca fino al 2000.
Molti interpreti, dopo la avvenuta depenalizzazione dei reati puniti con la legge
1099/1971, stante limpossibilit di attuazione di tale legge, hanno cercato strade diverse per
sanzionare il doping. Il principale strumento che si offriva a cavallo degli anni Novanta era
costituito appunto dalla legge 13 dicembre 1989 n. 401
190
.
Tale legge, innanzitutto, era stata creata per fini analoghi ma non specificamente rivolti
alla prevenzione e repressione del doping. Essa infatti si occupa di Interventi nel settore del
giuoco e delle scommesse clandestine e tutela della correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche.

189
Alcuni interpreti hanno dubitato sulla effettiva depenalizzazione, posto che lart. 34 della legge 689/1981 of-
fre una deroga per la materia della prevenzione degli infortuni sul lavoro. Fondata sulla natura subordinata del
contratto di lavoro sportivo (ex legge 23 marzo 1981 n. 91), non ha avuto grande seguito. Innanzitutto perch la legge
1099/1971 si riferiva non solo ai professionisti ma a qualsiasi atleta che partecipasse a competizioni sportive
190
G.U. n. 294 del 18 dicembre 1989.
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137

Scopo della legge n. 401/89 afferma la Cassazione
191
- quello di evitare lirruzione nel mon-
do dello sport delle attivit di gioco e di scommesse clandestine: gli atti fraudolenti volti al medesimo scopo,
di cui allart. 1 legge 401/89, devono pertanto essere identificati alla stregua degli atti espressamente indivi-
duati nellofferta o promessa di denaro o altra utilit a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva:
pertanto lambito di applicazione della legge non pu essere esteso ai fenomeni autogeni di doping che trovano
la loro esclusiva sanzione negli ordinamenti sportivi. Il Presidente della Federazione non ha pertanto
lobbligo, ai sensi dellart. 361 c.p., di segnalare allautorit giudiziaria lassunzione, da parte di un atleta,
di sostanze dopanti.
Se la legge 1099/1971 non si preoccupava, se non indirettamente, della correttezza del-
le competizioni sportive che venivano alterate nel risultato dallutilizzo di sostanze dopanti,
ma incentrava la sua attenzione sulla salute del colpevole, la legge 401/89, in precise circo-
stanze, si preoccupa solo del corretto svolgimento delle manifestazioni. Nel primo caso la
disciplina non si incentra sulla punizione del colpevole, ma ha una funzione preventiva, in
considerazione dellimportanza socio - culturale della pratica sportiva. Tende, cio, a salva-
guardare la salute dellatleta in quanto tale, in modo da impedire che lo svolgimento di
attivit sportiva venga facilitata dalluso di prodotti dopanti.
Fin dalle prime pronunce giudiziarie in tema di doping nelle competizioni sportive si
intese di rendere inapplicabile la legge 401/1989 ritenendo la ratio della norma mirante ad
evitare che un extraneus (quindi diverso dal partecipante) riuscisse ad alterare il risultato della
gara
192
. Viene ad essere esclusa la punibilit del partecipante, che vittima e non autore del
reato: se latto fraudolento rivolto verso un partecipante, questultimo non figura nello
scenario dei possibili responsabili, divenendo la vittima dellatto. Gli atti fraudolenti possono
avere come destinatario anche il partecipante alla competizione, ma in tal caso la responsabi-
lit di questultimo esclusa dalla norma per la considerazione che eventuali comportamenti
se compiuti dallextraneus lo vedrebbero destinatario, quindi vittima e non correo. Nella fat-

191
Cassazione Penale, Sez. VI, 26 marzo 1996, n. 3011, Omini, in Rivista di Diritto Sportivo, 2001, con nota di
TANZI A., Doping: il sistema della punibilit.
192
Gip presso Trib. Roma, 21 febbraio 1992, sentenza relativa ai calciatori Peruzzi e Carnevale.
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138

tispecie incriminatrice, il Legislatore ha inteso distinguere due momenti: la dazione di denaro
accettata dal partecipante, che comporta la responsabilit sia dellextraneus che del percettore-
atleta; latto fraudolento, che comporta la responsabilit dellextraneus.
La concezione del doping come reato deriva, sia pur in maniera ritenuta tardiva,
dal riconoscimento da parte del Legislatore della particolare gravit di tale comportamento. I
presupposti giuridici, trasfusi nella forte risposta sanzionatoria, derivano da un lato dallart. 5
del Codice Penale (in base al quale Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando ca-
gionino una diminuzione permanente della integrit fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge,
all'ordine pubblico o al buon costume) e dallaltro dalla Carta Costituzionale che afferma il diritto
alla salute non solo quale diritto di tipo soggettivo, cio inerente alla persona, ma anche qua-
le interesse pubblico di rilievo primario (per lart. 32 La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivit, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nes-
suno pu essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge
non pu in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana)
193
. Il doping dunque
un problema di tipo sociale, che non va considerato, contrastato e punito solo sul piano
sportivo, ma anche dallordinamento giuridico generale e non solo nelle sue implicazioni re-
lative alla cosiddetta frode sportiva.
Il bene protetto non pi la lealt ed il corretto svolgimento delle manifestazioni
sportive ma la tutela della salute. Unitamente allaspetto punitivo (reclusione da 3 mesi a 3
anni), la legge si preoccupa di sviluppare attivit di prevenzione e funzioni pubbliche (in co-
operazione con le Regioni, con il CONI e con le altre organizzazioni sportive). La
protezione talmente forte da considerare come punibile lo stesso doping autogeno
194
ed e-
stesa, sulla scia della Convenzione Europea contro il doping nello sport di Strasburgo, a
tutte le attivit sportive e non pi solo alle competizioni. Il reato punito, inoltre, un reato di

193
Viene in rilievo un aspetto duplice del bene-salute allinterno dei reciproci obblighi tra il singolo cittadino e
la collettivit: questi, da un lato pu richiedere la prestazione di servizi, dallaltro deve subire le legittime pretese com-
portamentali.
194
Per alcuni versi, tale scelta, anzich forza, sembra esprimere debolezza, in quanto, colpendo lanello debole
della catena, cio latleta, si inibisce la possibilit di questo a collaborare per la individuazione delle persone che lo
influenzano o lo spingono ad assumere sostanze dopanti.
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139

pericolo, non richiedendosi il verificarsi dellevento illecito voluto dallagente ma essendo suf-
ficiente la semplice idoneit della condotta: il danno di pericolo alla salute , cio, presunto,
sulla base dellidoneit lesiva del farmaco o della pratica adottata.
Tale considerazione sul piano penale, per, non uguale in altri Paesi. Tanto per
svolgere una valutazione in chiave europea, basta considerare che in Spagna tale reato in-
castonato nellambito di altre fattispecie (quali la cooperazione al suicidio oppure, a titolo di dolo
eventuale, nel caso di omicidio imprudente) e che in Francia, pur essendo stato considerato sin
dal 1963 ed attualmente presente come fattispecie autonoma nel Codice della Salute Pubbli-
ca, non considera il doping autogeno. Da 1 a quattro anni la pena in Spagna, di 5 in Francia.


6.5 - Il concetto di doping dal punto di vista medico

Al di l di tutte definizioni che, nella normazione sportiva e non, si sono succedute
con riferimento al doping, possibile, dal punto di vista medico, suddividere queste so-
stanze in due categorie: psicostimolanti e rafforzanti.
Gli psicostimolanti sono quelle sostanze (come la cocaina, lanfetamina, i cannabinoidi
e lalcol) che provocano un evidente aumento della fiducia in se stessi e delle proprie ca-
pacit, a tal punto da consentire di sopportare sforzi superiori alla tollerabilit del proprio
fisico. Ci dovuto allabbassamento della soglia fisiologica del dolore, della stanchezza,
del sonno. Problemi di dipendenza, danni al cervello ed al sistema cardiocircolatorio, so-
no le conseguenze pi pericolose di un loro uso prolungato.
I rafforzanti (quali leritropoietina, i betabloccanti, la creatina, gli steroidi anabolizzanti
e lormone della crescita) favoriscono un netto miglioramento delle prestazioni
dellorganismo, andando ad intervenire sui muscoli, sullapparato circolatorio e su quello
respiratorio. In pratica agiscono sul rafforzamento delle capacit fisiche dellatleta nel so-
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140

stenere lo stress della prestazione agonistica. Una lunga assunzione certamente tossica
per lorganismo, indiziata anche nellinsorgere di gravissime patologie quali tumori epatici
e leucemie
195
.
Al fine di dare una visione maggiormente completa, si rimanda alle indicazioni del
Codice Antidoping della WADA, trasfuso allinterno del Regolamento Antidoping del
Coni.
Le prescrizioni attuali sono entrate in vigore il 1 gennaio del 2014.










195
Una ricerca epidemiologica (su un campione di 165 calciatori deceduti) disposta dal Procuratore Aggiunto di
Torino nellambito di una indagine relativa alla morte di un calciatore, ha rivelato valori molto allarmanti:
unincidenza di tumori epatici (6 contro una media di 0,84) e di casi di leucemia (7 contro una media di 0,21) netta-
mente fuori dalle precedenti statistiche.
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141

Capitolo 7
SPORT, FAIR-PLAY, DIRITTI UMANI E POLITICA





7.1 Il fair-play

Nello sport vi sono regole non scritte il cui valore per di fondamentale importan-
za. Grazie ad esse, lo sport diviene, per chi vi prende parte, un fenomeno di tipo morale.
Lattivit sportiva non potrebbe sostenersi e svilupparsi unicamente attraverso le norme tec-
niche o quelle di buon funzionamento, perch altrimenti diventerebbe una sorta di
mestiere oppure un semplice mezzo per raggiungere un determinato scopo.
Per come concepito oggi, forse, il fair-play male si attaglia, se non altro sul piano
storico, ai Giochi Olimpici. Essi, infatti, avevano un valore religioso e quindi la pratica ago-
nistica era un medium per il valore pi alto, quello della salvazione e del favore degli dei. Tale
valore non era affatto noto agli antichi, mescolato al massimo tra le tante regole di tipo reli-
gioso e culturale che erano poste in occasione di tali manifestazioni.
Per altro verso, lo sport contemporaneo ha perso i suoi caratteri religiosi e neppure
pu dirsi guidato da fini di tipo moralistico. Al centro della competizione c la rivalit, il
tentativo di battere lavversario. Lattivit orientata alla vittoria, alla dimostrazione della
maestria in una determinata disciplina, con tutto ci che essa comporta sul piano economi-
co, politico e sociale. Altri fini, come quelli legati alla salute, alla moralit oppure finanche al
piacere, sono relativi, transitori, secondari. Tale assunto valido nella sfera professionistica
ma anche in quella dilettantistica, orientata al perfezionamento della forma fisica, al miglio-
ramento della salute, al divertimento ed allo svago.
Il fair-play, perci, va visto e definito nellambito delletica sportiva, di cui rappresenta
certamente il valore di riferimento anche se, forse, non il pi importante. Come nella reli-
gione il valore supremo Dio, nello sport luomo, per soddisfare i cui bisogni (biologici e
culturali) tale attivit stata creata. Sulla base di queste necessit esistono norme e regola-
menti ed solo tra queste che le regole morali assumono un proprio ruolo di predominio. In
questa ipotetica piramide, al di sotto esistono i valori della competizione e della rivalit, le
quali, essenziali e fondanti lo sport, devono avere come riferimento proprio le disposizioni
valoriali e morali.
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142

Il fair play un valore non formale, una convenzione a cui si aderisce spontaneamen-
te, intuendo che si tratta di un valore positivo, orientato al bene. Un valore che va oltre e si
colloca indubbiamente al di sopra di quelle tecniche e propriamente sportive.
Questa sorta di codice donore comune e trasversale a tutti gli sport e riguarda
sia laspetto puramente agonistico (applicazione delle regole tecniche) che disciplina-
re(applicazione regole di comportamento).
In tale ambito, pu farsi riferimento, tra le altre disposizioni, al Codice Europeo di
Etica Sportiva, approvato dal Consiglio dei Ministri Responsabili per lo Sport (7 conferen-
za di Rodi del 13-15 maggio 1992).
FAIR PLAY IL MODO VINCENTE
(Fair play - the winning way)
CHI GIOCA LEALMENTE E SEMPRE VINCITORE
(Qui joue loyalement est toujours gagnant)

Obiettivi
Il Codice di Etica Sportiva parte dal principio che le considerazioni etiche insite nel "gioco lea-
le" (fair play) non sono elementi facoltativi, ma qualcosa d'essenziale in ogni attivit sportiva, in ogni
fase della politica e della gestione del settore sportivo. Queste considerazioni sono applicabili a tutti i
livelli di abilit e impegno nellattivit sportiva, dallo sport ricreativo a quello agonistico.
Il Codice fornisce un solido quadro etico per combattere le pressioni volontario esercitate dalla
societ contemporanea che minacciano le basi tradizionali dello sport, costruite sul fair play, sullo
spirito sportivo e sul movimento.
Obiettivo fondamentale il fair play dei bambini e dei giovani che saranno i praticanti e le stelle
dello sport di domani. Il Codice rivolto anche alle istituzioni e agli adulti che hanno un'influenza
diretta o indiretta sulla educazione e la partecipazione dei giovani allo sport.
Il Codice presuppone sia il diritto dei bambini e dei giovani a praticare uno sport e a trarne
soddisfazione, sia le responsabilit delle istituzioni e degli adulti nel promuovere il fair play e nel ga-
rantire che questi diritti vengano rispettati.
Definizione del fair play - il gioco leale
Fair play significa molto di pi che il semplice rispetto delle regole. Esso incorpora i concetti di
amicizia, di rispetto degli altri e di spirito sportivo. Il fair play un modo di pensare, non solo un
modo di comportarsi. Esso comprende la lotta contro l'imbroglio, contro le astuzie al limite della re-
gola, la lotta al doping, alla violenza (sia fisica che verbale), a molestie sessuali e abusi verso bambini,
giovani o verso le donne, allo sfruttamento, alla diseguaglianza delle opportunit, alla commercializ-
zazione eccessiva e alla corruzione.
Il fair play un concetto positivo. Il Codice riconosce lo sport quale attivit socio-culturale che
arricchisce la societ e l'amicizia tra le nazioni, a condizione di essere praticata lealmente. Lo sport
viene anche riconosciuto quale attivit che - praticata in modo leale - offre agli individui l'opportuni-
t di conoscere se stessi di esprimersi e di raggiungere soddisfazioni, di ottenere successi personali,
acquisire capacit tecniche e dimostrare abilit, di interagire socialmente, divertirsi, raggiungere un
buono stato di salute. Con la sua vasta gamma di societ sportive e di operatori volontari, lo sport
occasione di partecipazione e di assunzione di responsabilit. Inoltre, un coinvolgimento consapevo-
le in alcune attivit pu contribuire a promuovere la sensibilit nei riguardi dell'ambiente.
Responsabilit per il fair play
La partecipazione sportiva dei bambini e dei giovani si svolge nell'ambito di un pi ampio con-
testo sociale. La societ e l'individuo potranno godere appieno dei potenziali vantaggi che lo sport
pu offrire soltanto quando il fair play sar al centro dell'attenzione e non un concetto marginale. Al
fair play deve essere attribuita la massima priorit da tutti quelli che, direttamente o indirettamente,
favoriscono e promuovono esperienze sportive per i bambini e i giovani. Si tratta, in particolare:
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

143

1. dei governi a tutti i livelli, compresi gli altri organismi che operano in tali ambiti. Coloro che si oc-
cupano delle strutture educative hanno una responsabilit speciale;
2. delle organizzazioni sportive o connesse allo sport, come le federazioni sportive e gli altri organi-
smi di governo sportivo; le societ sportive e di educazione fisica, gli istituti di formazione, gli
organi delle professioni sanitarie e farmaceutiche, i mezzi di comunicazione di massa. Anche il
settore commerciale - inclusi i fabbricanti, i rivenditori e le agenzie di marketing di beni sportivi -
deve assumere una responsabilit nel contribuire alla promozione del fair play;
3. delle singole persone, ossia genitori, insegnanti, allenatori, arbitri, giudici di gara, dirigenti sportivi,
amministratori, giornalisti, medici e farmacisti, compresi gli atleti di alto livello che costituiscono
modelli di comportamento. Il Codice applicabile a tutti coloro che operano nello sport sia su
base volontaria, sia professionistica. Anche gli spettatori possono assumere una responsabilit ri-
spetto al fair play.
Ogni istituzione e ogni singola persona hanno una responsabilit e un ruolo da svolgere. Que-
sto Codice di Etica si rivolge a loro. Esso efficace soltanto se tutti coloro che operano nel mondo
sportivo sono disposti ad assumersi le responsabilit che vengono indicate.
Governi
I Governi hanno le seguenti responsabilit:
1. stimolare l'adozione di criteri etici efficaci in tutti i settori della societ in cui presente lo sport;
2. incoraggiare e sostenere quelle organizzazioni e quelle persone che, nella loro attivit con lo sport,
dimostrano sani principi etici;
3. incoraggiare gli insegnanti a considerare la promozione dello sport e del fair play quale componen-
te centrale dei programmi scolastici di educazione sportiva;
4. sostenere le iniziative mirate alla promozione del fair play nello sport, particolarmente tra i giova-
ni, e incoraggiare le istituzioni ad assumere il fair play come priorit;
5. incoraggiare a livello nazionale e internazionale la ricerca per migliorare la comprensione dei com-
plessi problemi della pratica sportiva giovanile e per identificare i comportamenti antisportivi e
le opportunit per promuovere il fair play.
Organizzazioni sportive o connesse allo sport
Le organizzazioni sportive, o comunque connesse allo sport, hanno le seguenti responsabilit:
- creazione di un contesto idoneo per il fair play
1. pubblicare chiare linee-guida per definire i comportamenti conformi o non conformi all'etica, e
verificare - in tutte le forme di sport e a tutti i livelli di partecipazione - l'applicazione di incentivi
e/o sanzioni coerenti e appropriate;
2. garantire che tutte le decisioni siano conformi ad un codice di etica applicabile alla loro disciplina
sportiva ed ispirata al Codice europeo;
3. incrementare la coscienza sul fair play nell'ambito della loro sfera d'influenza tramite campagne
d'opinione, premi, materiale educativo e opportunit di formazione. Esse devono anche sorve-
gliare e valutare l'impatto di queste iniziative;
4. creare sistemi che premiano il fair play e la progressione personale, oltre che il successo agonistico;
5. fornire aiuto e sostegno ai giornalisti perch promuovano il fair play;
- azioni verso i giovani
1. garantire che le strutture agonistiche riconoscano le esigenze speciali del giovane e del bambino
che cresce, e che consentano livelli graduali di partecipazione, dal livello ricreativo a quello alta-
mente agonistico;
2. sostenere la modifica dei regolamenti perch rispettino i bisogni particolari dei giovani e perch
l'enfasi venga posta sul fair play oltre che sul successo agonistico;
3. garantire azioni di salvaguardia in un contesto di sostegni e protezioni verso bambini, giovani e
donne sia per proteggere tali persone da molestie sessuali ed abusi, sia per prevenire lo sfrut-
tamento di bambini, particolarmente quelli che dimostrano attitudini precoci;
4. garantire che tutti i membri dell'organizzazione con responsabilit verso bambini e giovani siano
ben qualificati per guidare, formare, educare e allenare queste fasce d'et e, in particolare, che
capiscano i cambiamenti biologici e psicologici implicati nel processo di maturazione dei bambi-
ni.
Singole persone
Le singole persone hanno le seguenti responsabilit:
- comportamento personale
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144

1. avere un comportamento esemplare che costituisca un modello positivo per i bambini e i giovani;
non premiare in alcun modo i comportamenti sleali, n adottarli personalmente, n chiudere gli
occhi su quelli di altri; applicare sanzioni appropriate contro ogni comportamento sleale;
2. garantire che il proprio livello di formazione e di qualificazione sia adatto ai bisogni dei bambini in
funzione dei diversi livelli di impegno sportivo;
- azioni verso i giovani
1. garantire che la salute, la sicurezza e il benessere dei bambini o dei giovani atleti vengano prima di
ogni altra considerazione come il successo - anche per interposta persona - o la reputazione della
scuola, della societ sportiva, dell'allenatore o del genitore;
2. far vivere ai bambini un'esperienza di sport che li incoraggi a partecipare per tutta la vita ad una
sana attivit fisica;
3. evitare di trattare i bambini semplicisticamente come piccoli adulti, essere coscienti delle trasfor-
mazioni fisiche e psicologiche implicate nella maturazione giovanile e di come questi
cambiamenti influiscono sulla prestazione sportiva;
4. evitare di imporre a un bambino aspettative sproporzionate alle sue possibilit;
5. mettere in risalto il piacere e la soddisfazione di fare sport, e non esercitare pressioni indebite con-
trarie al diritto del bambino di scegliere liberamente sulla sua partecipazione;
6. dedicare un interesse uguale ai giovani con maggiore o minore talento; sottolineare e premiare, ol-
tre che i successi agonistici pi evidenti, la progressione individuale e l'acquisizione di capacit
personali;
7. incoraggiare i pi piccoli a elaborare propri giochi con proprie regole, ad assumere il ruolo di alle-
natore, giudice di gara e arbitro oltre che quello di partecipante; a elaborare propri incentivi e
sanzioni per il fair play o per atti di slealt, ad assumersi la responsabilit personale delle proprie
azioni;
8. fornire ai giovani e alle loro famiglie la maggiore informazione possibile sui rischi e sui benefici
potenziali relativi al raggiungimento di elevate prestazioni sportive.
Conclusione
Il fair play essenziale se si vuole riuscire a promuovere e sviluppare lo sport e la partecipazio-
ne. La lealt nello sport - il fair play - benefica per l'individuo, per le organizzazioni sportive e per
la societ nel suo complesso.
Abbiamo tutti la responsabilit di promuovere il FAIR PLAY, IL MODO VINCENTE (CHI
GIOCA LEALMENTE E' SEMPRE VINCITORE).


7.2 - Lo sport come diritto umano?
Visto nellottica internazionale cos come in quella delle singole legislazioni nazionali,
lo sport ha acquisito piena cittadinanza allinterno del sistema normativo, sia pur talvolta con
modalit di ingresso e considerazione talvolta per via diretta, altre indiretta. Proprio la con-
siderazione e lattenzione giuridica, unita alla rilevanza sociale ed economia del fenomeno
sportivo, ha fatto interrogare gli studiosi circa la configurabilit dello sport come un vero e
proprio diritto umano.
Le Nazioni Unite, in pi di unoccasione, hanno avuto modo di rilevare limportanza
dello sport, ma la prospettiva sembra duplice: da un lato esso stato tutelato allinterno di
altri diritti protetti espressamente, dallaltro esso diventato strumento per concorrere e
perseguire laffermazione e la tutela di questi.
Nella prima prospettiva, la principale ottica in cui lo sport viene considerato quella
della tutela della salute, nel rispetto cio dellintegrit fisica e della salvaguardia da eccessi di
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

145

usura. La Risoluzione dellAssemblea Generale del 3 novembre 2003, in particolare, sottolinea tre
percorsi: a) non eccedere negli allenamenti e nellusura del fisico; b) prestare attenzione alle
connotazioni di tipo familiare, sociale e culturale; c) prevenire le minacce provenienti
dalluso di sostanze dopanti (fenomeno affatto limitato alla sfera professionistica).
Altra ottica senza dubbio quella della non discriminazione di tipo razziale. Lo
sport, infatti, considerato allinterno sia della Risoluzione dellAssemblea Generale delle Nazioni
Unite contro lapartheid del 14 dicembre 1977 che, specificamente, della Convenzione contro
leliminazione delle discriminazioni nello sport annessa alla Risoluzione del 10 dicembre 1985. In
questultima, in particolare, sono posti in capo agli Stati una serie di obblighi, tra cui quelli di
impedire la partecipazione ad attivit sportive sia agli atleti degli Stati che consentono
lapartheid e sia a quelli che ne intrattengono rapporti di tipo sportivo. La Convenzione di New
York del 18 dicembre 1970, invece, incentrata sulleliminazione di ogni forma di discrimina-
zione contro le donne nellambito della pratica dello sport e delleducazione fisica, incidendo
positivamente nel campo delle relazioni economiche e sociali. La Convenzione di New York del
13 dicembre 2006 pone al centro dellattenzione i diritti dei disabili attraverso un duplice per-
corso: da un lato gli Stati sono chiamati ad incoraggiare e promuovere la partecipazione ad
attivit tradizionali sportive; dallaltro dovr garantirsi la possibilit di organizzare e parteci-
pare ad attivit sportive specificatamente concepite per le persone con disabilit (come le
Paraolimpiadi). In tutti questi provvedimenti, le Nazioni Unite hanno avuto costantemente
come riferimento i principi dello sport mondiale, ed in particolare il principio olimpico di
non discriminazione. Ma pu bastare tanta considerazione per configurare un autonomo di-
ritto umano allo sport?
In innumerevoli occasioni lo sport viene in rilievo, nellambito di diritti di tipo eco-
nomico, sociale e culturale, nelle sue implicazioni di carattere educativo e di svago. La stessa
Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo del 1948, rappresenta che ogni individuo ha diritto al
riposo ed allo svago, comprendendo in ci anche una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodi-
che retribuite (art. 24). Ben pi diretta la previsione, allinterno della Terza Convenzione di
Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra del 1949, della possibilit di svolgere esercizio fisi-
co, compresi giochi e sport allaria aperta (artt. 38 e 72). Si tratta per di materia di tipo
umanitario e non riguardante i veri e propri diritti umani.
Considerare la pratica sportiva come un diritto umano significherebbe metterlo in
correlazione con altri fattori quali quello di tipo associativo, quelli educativi, quelli legati allo
sviluppo della pace e della solidariet. I riferimenti non sono ancora sufficienti per poter
consentire una simile configurazione.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

146

Le previsioni di tipo indiretto o quelle di tipo diretto ma in atti non inerenti i diritti
umani oppure addirittura non avente forza vincolante (si pensi alla Carta Internazionale per
lEducazione Fisica dellUNESCO del 1978), non consentono tanto. A poco vale che la stessa
Carta Olimpica lo possa considerare tale (quarto principio).
Cionondimeno, lo sport riuscito ad interpretare un ruolo di primissimo piano
allinterno di alcune azioni della Comunit Internazionale. Si fatto strumento attraverso
il quale poter pervenire ad ottenere apprezzabili risultati. Basti ricordare non tanto le inizia-
tive dei boicottaggi (vedi infra) dei singoli Stati in occasione di talune edizioni dei Giochi
Olimpici, i quali sono mere azioni di tipo politico, ma quanto piuttosto lestensione
allambito sportivo delle pratiche di embargo e di isolamento politico economico di alcuni
Paesi (emblematico il caso del Sudafrica per lapartheid)
196
.
Gli stessi principi di pace contenuti nella tregua olimpica, pur colpita dagli eventi bellici
(le edizioni dei Giochi Olimpici del 1916, del 1940 e del 1944 non si sono celebrate) sono
stati utilizzati per compiere passi sulla via del dialogo. Nel 1992 il CIO invit personalmente
a Barcellona gli atleti dello Stato jugoslavo in via di secessione e territorio bellico, visto che
la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia era stata colpita da sanzioni tali da coinvolge-
re anche lembargo sportivo. Dal 1993, ogni due anni, in occasione dello svolgimento dei
Giochi Olimpici (estivi ed invernali
197
), lAssemblea delle Nazioni Unite adotta una specifica
risoluzione invitando allosservanza della tregua olimpica; un successivo atto, promosso da
ben 180 Paesi, ha inteso allungare il periodo della tregua ben oltre i 7 giorni precedenti e
successivi .
Nel 1994, in uno specifico ordine del giorno dellAssemblea Generale (Costruire un
mondo pacifico e migliore attraverso lo sport e lideale olimpico), le Nazioni Unite hanno riconosciuto
formalmente la forza e la valenza dellidea olimpica e tre anni pi tardi fu stabilita la presen-
za della bandiera dellONU in ogni evento olimpico. Una ulteriore sottolineatura della
grande considerazione del fenomeno sportivo in sede ONU viene anche dallinserimento di
un apposito paragrafo dedicato allosservanza della tregua olimpica allinterno della Dichia-
razione del Millennio pronunciata da Kofi Annan
198
, Segretario Generale, l8 settembre 2000
e, inoltre, dalla nomina di un Consigliere Speciale sullo Sport per lo sviluppo della pace nel
2001.

196
Con la Risoluzione del 26 luglio 1985, il Consiglio di Sicurezza dellONU chiede agli Stati di applicare misu-
re restrittive anche in campo sportivo. Un embargo abolito solo nel 1993.
197
In coincidenza con lo svolgimento dei giochi di Lillehammer in Norvegia nel 1994, fu possibile per
lUNICEF vaccinare migliaia di bambini nei territori della Bosnia Erzegovina
198
Il Segretario Generale dellONU, in occasione dellapertura dei Giochi Olimpici di Sydney 2000, sottoline
come I Giochi Olimpici mostrano il meglio della nostra comune umanit [] I Giochi sono la vera celebrazione
dellumanit..
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

147

Se riconoscimento formale non vi in ordine alla configurabilit come diritto uma-
no, vi di ordine sostanziale.


7.3 I Giochi Olimpici come palcoscenico politico

Lo sport, come si fin qui evidenziato, rappresenta una delle strutture culturali di
maggior impatto nellet contemporanea.
Al riguardo significativa una riflessione del filosofo Robert Redeker: Ma che cos lo
sport? In che direzione va? Finalmente, per il filosofo e il sociologo, diventato un libro aperto, il vero libro
del capitalismo nella sua fase contemporanea! Se Galileo ha potuto vedere nella natura un libro scritto nel
linguaggio della matematica, il filosofo ed il sociologo contemporanei, quando smetteranno di lasciarsi accecare
dal fenomeno sportivo, vedranno con altrettanta chiarezza nel capitalismo un libro scritto nel linguaggio dello
sport e in questultimo un libro scritto nel linguaggio del capitalismo. O, per meglio dire: confuso nello stesso
magma di significati immaginari del capitalismo, lo sport il libro universale scritto nel suo linguaggio.
Luno e laltro sono legati in maniera analoga ai sue lati, che costituiscono la stessa faccia, di un anello di
Moebius. Se da una parte la crescita esponenziale dello sport, a partire dallinizio del XX secolo, traduce in
testi ed immagini le tendenze pi profonde del capitalismo, dallaltra il capitalismo rafforza ed accresce la sua
legittimit grazie a questo sviluppo dello sport
199
.
Il peso sociale dello sport lo rende indissolubilmente collegato alle tematiche di tipo
politico. Ci particolarmente evidente oggi, in coincidenza delleccezionale ruolo economi-
co assunto, cos come lo era agli albori, rispetto ai Giochi di Olimpia di impatto politico-
religioso oppure alla loro riproposizione a Roma in chiave ancor pi marcatamente politica
(basti fare riferimento al panem et circenses con cui Giovenale voleva indicare lintento dei
potenti dellepoca di distrarre il popolo con giochi e divertimenti per distogliere lattenzione
sulle loro azioni impopolari).
Il mito di Olimpia , appunto, un mito
200
ed in onore degli ideali, che non vanno af-
fatto disconosciuti, non pu non notarsi come, nel suo cammino moderno, lo sport sia stato
spesso manipolato dalla politica. E evidente il tracciato della storia olimpica per segnare al-
cuni passi ed evidenziare lo stretto rapporto che ha legato queste due componenti della
societ.
I Giochi Olimpici hanno da sempre rappresentato unimportante occasione di pro-
paganda e di promozione dellimmagine per i Paesi ospitanti, oltrech un evento da gestire

199
REDEKER R., Lo sport contro luomo, Berg International Editeurs, Parigi, 2002, traduzione di Maria Brac-
cianini per i tipi di Citt Aperta Editrice, 2003, pag. 21.
200
PASTORIN D., Storia politica delle Olimpiadi, in Olimpiadi e libert, supplemento a Micromega, n. 4/2008.
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148

con attenzione dal punto di vista economico. Non sono, pertanto, potuti essere immuni dal-
le conseguenze, in chiave di relazioni diplomatiche, dei rapporti esistenti tra i vari Stati par-
partecipanti.
Nel corso delle Olimpiadi di Aversa del 1920, per esempio, non fu permessa la par-
tecipazione alle rappresentanze sportive di quegli Stati che avevano perso la Prima Guerra
Mondiale (Austria, Ungheria, Germania, Bulgaria e Turchia) e tale precedente fu oltremodo
determinante in occasione delledizione di Londra 1948. Gli atleti di Germania e Giappone
non furono invitati, mentre quelli di Austria ed Italia
201
ebbero il via libera solo allultimo
momento.
A quelledizione non partecip neppure lUrss, perch i Giochi erano ritenuti
unoccasione di distrazione per i lavoratori dalla lotta di classe ed un addestramento per nuove
guerre imperialiste. Tale orientamento, appena quattro anni dopo ad Helsinki e nel ben mezzo
della Guerra Fredda, mut radicalmente voltandosi verso la convinzione che lo sport poteva
essere loccasione per dimostrare la presunta superiorit russa nei confronti degli americani.

Figura 5 - La Nazionale italiana di calcio, oro a Berlino 1936.

Il fascismo italiano, che pure aveva puntato tantissimo sul valore sociale dello sport e
lo aveva sfruttato sul piano della propaganda dandogli un preciso assetto organizzativo (tra
cui listituzione del CONI con legge del 1942), non riusc ad ospitare i Giochi Olimpici
(troppo costosi), ma sfrutt al meglio la partecipazione agli eventi internazionali, ritenendoli
importanti per laffermazione in campo sportivo della propria presunta potenza: il secondo

201
AllItalia fu riconosciuto larmistizio firmato con Stati Uniti ed Inghilterra.
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149

posto nel medagliere olimpico di Los Angeles 1932
202
, le vittorie ai mondiali di calcio del
1934 (in Italia) e del 1938 (in Francia) e laffermazione nei Giochi Olimpici tedeschi del
1936 sempre nel calcio, andarono nella direzione voluta dal regime mussoliniano, utili ad ac-
cendere tra gli italiani quei sentimenti di identit nazionale ed appartenenza necessari per
limminente avventura bellica.
Adolf Hitler, invece, sia pur del tutto indifferente al richiamo dello sport e convinto
solo dai suoi gerarchi della bont dellorganizzazione di una edizione dei Giochi Olimpici,
vedeva nella manifestazioni di Berlino 1936, solo una vetrina per poter affermare la pre-
sunta supremazia della razza ariana. Forte di una rigorosa preparazione fisica concessa agli
atleti
203
, la Germania per, prima nel medagliere dinanzi a Stati Uniti, Ungheria ed Italia, sub
un clamoroso smacco dalle quattro medaglie doro conquistate da Jesse Owens, atleta ame-
ricano di colore, che ridicolizz tutti gli avversari nei 100 e 200 metri, nella staffetta 4x100 e
nel salto in lungo. Lo stesso Hitler si rifiut di premiarlo, abbandonando la tribuna. La par-
tecipazione degli Stati Uniti fu incerta fino alla fine, ma poi la spedizione, grazie alla
determinazione del presidente Brundage, part.

Figura 6 - Adolf Hitler assiste ai Giochi Olimpici di Berlino/ Jesse Owen

Proprio la partecipazione ai Giochi Olimpici divenne, nel dopoguerra, occasione per
porre laccento su alcune problematiche a livello di politica internazionale. Tale atteggiamen-
to di tutta evidenza nei cosiddetti boicottaggi, cio nella mancata presenza di uno o pi
Stati a singole edizioni. Alcune tappe sono particolarmente emblematiche:

202
Dietro agli Stati Uniti (103 medaglie), gli italiani raccolsero 36 medaglie, facendo meglio di Francia, Svezia e
Giappone.
203
Per mesi gli atleti tedeschi furono sottoposti agli allenamenti nella Foresta Nera.
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150

- Melbourne 1956. Diverse sono le rinunce legate alloccupazione francese del Ca-
nale di Suez, allinvasione sovietica dellUngheria ed allammissione di Formosa
come Cina nazionalista(non vi partecip la Cina Popolare di Mao)
204
.
- Montreal 1976. Restano a casa ben 32 rappresentanze, di cui 26 africane, per
protestare contro lammissione della Nuova Zelanda, la cui squadra di rugby (gli
All blaks), aveva partecipato ad una tournee in Sudafrica, allepoca posta al
bando per il regime di apartheid.
- Mosca 1980. In seguito allinvasione sovietica dellAfghanistan dellanno prima, il
presidente americano Jimmy Carter blocca la partenza della rappresentativa sta-
tunitense, trovando ladesione di altri 62 Paesi, legati agli Usa nel suo blocco
nellambito della Guerra Fredda. Italia, Francia, Gran Bretagna ed altri 13 Paesi
partirono ugualmente ma con lescamotage di non far gareggiare atleti militari e di
non concedere inno e bandiera (utilizzarono quella del CIO).

Figura 7 - I Giochi Olimpici di Mosca 1980

- Los Angeles 1984. I sovietici, con la motivazione della sicurezza, disertano i Gio-
chi su terra americana, e come loro altri 16 Paesi del blocco orientale. Sfruttano
loccasione a fini politici, dissociandosi dalla Russia, la Yugoslavia di Tito e la
Romania di Ceausescu, preoccupati di manifestazioni anticomuniste annunciate
in patria. C anche la Cina, appena riammessa, e vince la sua prima medaglia
doro nel tiro. Nonostante queste assenze, si registra il record di presenze, ben
140 rappresentanze.

204
Tale atteggiamento cost alla Cina Popolare lesclusione dal consesso olimpico fino al 1984.
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151

I Giochi, per, hanno saputo rivelarsi anche un momento di dialogo e di riappacifi-
cazione. E il caso delledizione di Barcellona 1992, a cui partecipano, oltre alla Russia, le
rappresentanze di atleti delle ex repubbliche sovietiche (ad eccezione di quelle baltiche, che
avevano gi partecipato come indipendenti in precedenza), che gareggiano sotto le insegne
del CSI ( Comunit degli Stati Indipendenti) e sotto la bandiera del CIO. La Germania, inol-
tre, a tre anni dalla caduta del muro di Berlino, si presenta unita, mentre i serbi, che
combattono con croati e bosniaci, si presentano a titolo di indipendenti. Ritorna il Sudafrica,
che aveva partecipato allultima edizione nel 1960.

Figura 8 - La premiazione di Tommie Smith e John Carlos

Rivendicazioni politiche interne, invece, hanno contrassegnato ledizione di Citt del
Messico 1968. Pochi giorni prima dellinizio della manifestazione, lesercit sed sparando
contro gli studenti (pi di 300 vittime!) che a Piazza Tre Culture manifestavano, sullesempio
del maggio francese, contro la repressione, a favore di maggiori libert. Morirono decine di
ragazzi e donne, ma i Giochi non vennero disturbati. Durante le gare, gli americani Tom-
mie Smith
205
e John Carlos, atleti di colore, primo e terzo sul podio dei 200 metri piani, al

205
Nel 1968 afferma Tommie Smith ho sentito la responsabilit, ancor pi che il bisogno, di attirare le at-
tenzioni sulle atrocit che venivano perpetrate negli Stati Uniti. Mi viene chiesto perch ho usato le Olimpiadi per
compiere questo gesto. Quale occasione migliore potrebbe esserci di un palcoscenico globale per far sapere a tutto il
mondo della questione dei diritti civili?[] Quello che io ed i miei compagni abbiamo rappresentato nel 1968 a Citt
del Messico stato come lapertura di una strada, su cui poi ragazzi come Obama si sono potuti muovere con mag-
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152

momento della premiazione alzarono il pugno guantato di nero a sostegno del movimento
Black Power, per sostenere la protesta dei neri dAmerica contro le evidenti discriminazioni
cui erano sottoposti. I due, pur impauriti per le conseguenze, non ebbero ritorsioni e, nono-
stante il battage giornalistico seguito, non gli vennero tolte le medaglie, n tantomeno furo-
furono disconosciuti nel medagliere dagli Usa: troppo preziose, forse, nel testa a testa del
ranking con lUrss.

Figura 9 - Le vittime israeliane di Monaco 1972
Ben pi forte fu limpatto quattro anni pi tardi delledizione di Monaco 1972. Il 3
settembre un commando di fedayin (guerriglieri palestinesi) riusc ad entrare nel Villaggio O-
limpico ed a raggiungere gli atleti israeliani: due morti e 9 in ostaggio. Gli otto assalitori
posero condizioni pesantissime ( libert per 200 carcerati palestinesi, salvacondotto, tre aerei
per portar via gli ostaggi) che vennero disattese. Dopo 18 ore venne concesso loro un elicot-
tero per abbandonare la Germania, ma allaeroporto, nel conflitto a fuoco con la polizia
tedesca morirono tutti gli ostaggi, 4 degli otto fedayin ed un poliziotto. I Giochi si fermarono
solo un giorno: evasa una cerimonia di commemorazione, lallora presidente Brundage fece
riprendere le gare. Lintento fu, da un lato di proteggere il Movimento Olimpico da simili
ricatti per rivendicazioni politiche e dallaltro di tutelare gli interessi (economici e di immagi-
ne) della Citt e del Paese ospitante. Games must go on.

giore libert, in un sistema che ancora non li rappresentava pienamente. Ci siamo sacrificati in modo che altri potes-
sero avere unopportunit . T. Smith, Quel pugno chiuso nel68, in Olimpiadi e libert, supplemento a Mi-
Micromega, n. 4/2008.

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153

Lintrecciarsi dei temi politici con gli eventi legati ai Giochi Olimpici si protratta
nel tempo, non risparmiando le edizioni a noi pi vicine.
Anche ledizione dei Giochi Olimpici, quella di Pechino 2008, stata al centro di
grandi polemiche e dibattiti a livello mondiale. La protesta, in questo caso, diretta alla que-
stione dei diritti umani nel Tibet, territorio invaso ed annesso nel 1950 dai cinesi, dove nel
marzo 2008 scoppiata una sommossa contro la politica del governo centrale. I Comitati
Olimpici Nazionali sono stati posti di fronte alla scelta: boicottare Pechino 2008 oppure uti-
lizzare levento sportivo per portare alla luce la questione tragica del territorio tibetano
ammorbidendo lintransigenza cinese? Sulla scelta di una completa ed incondizionata parte-
cipazione da parte di tutti i Paesi ha pesato, sicuramente il grande interesse economico di un
territorio altamente popolato e tale da rappresentare un appetibile ed irrinunciabile merca-
to per merci e servizi. Inoltre, la questione tibetana, si inseriva in un contesto mondiale che
aveva lasciate aperte profonde ferite (Iraq, Afghanistan, Darfur, i paesi della bellicosa Africa,
il Medio Oriente, il conflitto arabo-israeliano). Il Tibet , quindi, solo una faccia di tante
problematiche situazioni. Il palcoscenico dei Giochi Olimpici, nel suo essere evento globa-
le, diviene dunque il canale pi immediato per esplicitare ed evidenziare proteste,
rivendicazioni, istanze.
Molte polemiche hanno anche accompagnato anche ledizione 2014 dei Giochi O-
limpici Invernali, svoltasi a Sochi, nella nuova Russia. Lintrecciarsi di tematiche legate alle
rivendicazioni territoriali, ai diritti civili ed alla questione- omosessuale, oltrech i timori per
la sicurezza, hanno tenuto banco al pari delle competizioni sulla neve ed il ghiaccio.
Il rapporto tra il Movimento Olimpico ed il CIO e lambiente politico-istituzionale
degli Stati rappresenta un insieme molto intricato e delicato di relazioni. Se vero che il
mondo dello sport si tiene rigorosamente al di sopra ed al di fuori delle varie dispute,
dallaltro inevitabile che, indirettamente, pu venirne coinvolto.
Se consideriamo la politica non solo come processo decisionale affidato a governi e
parlamenti per la regolazione di vicende e per la creazione, attraverso atti pubblici, di azioni
tese verso un determinato scopo ma la consideriamo come un fenomeno legato alle relazio-
ni ed alla convivenza di persone che grande influenza riesce ad avere in ambito sociale,
allora forse sport e politica possono avere tratti comuni
206
.
La conferma, sul piano storico, la abbiamo da tutti quei casi (si pensi al fascismo) in
cui sport e politica si sono venuti a fondere in un processo di pianificazione e decisionale
comune. Lo stesso de Coubertin intendeva utilizzare lo sport, attraverso lenorme risonanza
del suo progetto di ri-nascita dei Giochi Olimpici, come uno strumento per promuovere un

206
STAUFFER P., The Olympic Movement as an example of the interdipendence between sport and politics,
relazione al 7 Seminario sugli Studi Olimpici, IOA,1999.
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154

comportamento sociale e morale dei giovani. Per la Francia, de Coubertin voleva per tale via
intervenire nel sistema educativo.
Del resto, alcuni degli obiettivi del Movimento Olimpico, quali la creazione di un
mondo pacificato e senza discriminazioni, sono comuni a molte istituzioni, molti gruppi po-
litici e sociali. Lo sport, fungendo da grande catalizzatore di interesse e grande strumento
comunicativo, diviene un veicolo attraverso cui poter ottenere riconoscimento a livello in-
ternazionale, rafforzando anche lidentit nazionale. Le azioni di boicottaggio altro non
erano che lo specchio della situazione politica del tempo: la decolonizzazione aveva creato
tanti nuovi stati che, alla ricerca di una propria identit e di un nuovo sviluppo delle relazioni
internazionali, hanno agito non solo a livello puramente politico (vedi le Nazioni Unite), ma
anche in ambiti diversi quali lo sport, appunto.

Figura 20 - La sfilata della squadra tedesca a Sochi con i colori arcobaleno del movimento omosessuale

Figura 11 - L'arrivo di Dorando Pietri nell'edizione di Londra 1908.



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155












PARTE II
LORGANIZZAZIONE





























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156













































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157

Capitolo 8
FAMIGLIA OLIMPICA: RUOLI E RAPPORTI




8.1 Tracce Olimpiche

Non possibile analizzare il quadro istituzionale dello sport prescindendo dal punto
di rivisitazione e di ripresa, in chiave evidentemente moderna, dei Giochi Olimpici.
Il Congresso di Parigi del 1894, convocato alla Sorbona su impulso ed iniziativa del
barone Pierre de Coubertin
207
,nel programma definitivo prevedeva due punti essenziali : 1)
Dilettantismo e professionismo
208
; 2) Giochi Olimpici
209
. Man mano che ci si avvicinava
allevento, tale consesso divenne sempre pi il Congresso per il ripristino dei Giochi Olim-
pici. Egli stesso, il 25 novembre del 1892 lo aveva presentato come Questo grande e benefico
evento: la riabilitazione dei Giochi Olimpici.
La tanto attesa decisione arriv, senza esitazione ed opposizioni nellultima sessione,
il 23 giugno del 1894, tanto che lo stesso barone comment Per i Giochi Olimpici, le mie idee
venivano accettate quasi senza discussione. Feci votare successivamente i principi fondamentali che avevo ela-
borato precedentemente: lintervallo di quattro anni, il carattere esclusivamente moderno delle gare, lesclusione
degli scolari (Vikelas e lo svedese Bergh avrebbero voluto gare per ragazzi, cosa che ritenevo non pratica e
pericolosa), infine la designazione di un Comitato Internazionale, fedele ai principi e di stabile composizione,
i cui membri sarebbero stati i rappresentanti dellolimpismo nei rispettivi paesi
210
.
Nel progetto iniziale, pur imbevuto di ellenismo
211
era ipotizzata la citt di Parigi come
sede per la prima edizione, prevista per il 1900, in coincidenza con lEsposizione Universale.

207
In realt, il consesso fu convocato, oltre che da de Coubertin (Francia) da C. Herbert (segretario dellAmateur
Athletic Association di Londra) e da W.N. Sloane (professore Universit di Princeton).
208
Questa parte comprendeva ben sette articoli: 1) Definizione del dilettante: basi di tale definizione. Possibilit
e utilit di una definizione internazionale. 2) Sospensione, squalifica e riqualifica. Dei fatti che le motivano e dei mezzi
per verificarle. 3) E giusto mantenere una distinzione tra i diversi sport dal punto di vista amatoriale, specialmente per
le corse dei cavalli (gentlemen) e il tiro al piccione? Si pu essere professionisti in uno sport e dilettanti in un altro? 4)
Del valore degli oggetti darte dati in premio. E necessario limitare questo valore? Quali misure si devono prendere
contro chi vende loggetto darte da lui vinto? 5) Legittimit delle risorse derivanti dai biglietti dingresso. Questo de-
naro pu essere suddiviso tra le societ o tra i concorrenti? Entro quale limite gli atleti possono essere indennizzati sia
dalla societ avversaria sia dalla loro societ? 6) La definizione generale del dilettante pu essere applicata a tutti gli
sport con gli stessi criteri? Comporta speciali limitazioni per quanto concerne il ciclismo, il canottaggio, latletica, etc?
7) Delle scommesse. Sono compatibili col dilettantismo?Dei mezzi per arrestarne la proliferazione.
209
Questa parte comprendeva tre articoli: 8)Della possibilit di ripristinare le Olimpiadi. In quali condizioni po-
trebbero essere ripristinate? 9) Condizioni da imporre ai concorrenti. Sport rappresentati. Organizzazione materiale,
periodicit, etc. 10) Nomina di un Comitato internazionale incaricato di preparare il ripristino dei Giochi Olimpici.
210
DE COUBERTIN P., Memorie Olimpiche, Mondadori editore, 2003, pag. 15.
211
DE COUBERTIN P., op. cit., pag. 15.
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Alla fine, pur con il costante dubbio rispetto alla reale consistenza delle forze giovanili della
Grecia resuscitata
212
, la scelta cadde su Atene. Pass senza problemi anche il principio relativo
alla edizione di tipo itinerante: una scelta che coglieva sia lopportunit di un completo e
continuo coinvolgimento di territori diversi e che risolveva il decisivo problema di ordine
economico (un solo Paese difficilmente poteva continuamente sostenere il costo di una si-
mile organizzazione).
Quanto al Comitato Internazionale (allepoca CIJO Comit International des Jeaux O-
limpiques) , fu lasciata ampia libert di scelta allo stesso de Coubertin, il quale present una
lista con la presenza di personalit funzionali
213
agli obiettivi di coinvolgimento internaziona-
le che voleva egli stesso perseguire. Furono nominati tutti, anche se la maggior parte risult
assente dal Congresso. La presidenza and a Demetrius Vikelas.

Figura 32 - Il primo Comitato Olimpico Internazionale

Il Movimento Olimpico, nacque cos, come entit sovranazionale ed assolutamente
privata: un segnale immediato di quella indipendenza dal potere degli Stati che diventer

212
Nel XIX secolo la Grecia, attraverso una Guerra di indipendenza (1829) a cui contribuirono molte potenze
europee, ottenne la liberazione secolare dallegemonia ottomana. Fu un evento di tipo politico a cui le elites delle
maggiori potenze europee guardarono con atteggiamento intriso di romanticismo (a causa delle atrocit commesse dai
turchi), tanto che, come volontari vi parteciparono personalit del calibro di Lord Byron ed il conte Santorre di Santa-
rosa. La corona venne offerta al principe Ottone di Baviera. Questi fu defenestrato nel 1862 da un colpo di stato e gli
successe il principe danese Giorgio di Glcksburg ,che divenne Giorgio I di Grecia. In entrambi i casi il re fu designato
dalle tre potenze garanti dell'indipendenza greca (Francia, Russia ed Inghilterra) senza consulto popolare. Il lungo re-
gno di Giorgio I (1863-1913) port la Grecia ad una consistente espansione territoriale.
213
La lista comprendeva: Vikelas (Grecia), Callot e de Coubertin (Francia), il generale Boutowsky (Russia), il
colonnello Balck (Svezia), il professor Sloane (Stati Uniti), Jiri Guth (Boemia), Fr. Kemeny (Ungheria), C. Herbert e
Lord Ampfhill (Inghilterra), il professor Zubiaur (Argentina), L.A. Cuff (Nuova Zelanda); accettarono provvisoria-
mente il conte Lucchesi Palli (Italia) e il conte Max De Bousies (Belgio).
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159

un principio irrinunciabile per il vertice dello sport. Da grande politico di livello internazio-
nale, de Coubertin intuisce il valore comunicativo dello sport
214
, rendendolo strumento di
coesione internazionale e veicolo di valori assolutamente positivi, quali la pace e la solidarie-
t tra gli stati. Lidea di base, assolutamente innovativa, era collegare le competizioni
agonistiche a valori etici e morali.
In pi, dal punto di vista organizzativo, egli ipotizz modelli e principi comporta-
mentali che, a distanza di oltre un secolo, sono pi che mai di attualit. Il suo progetto del
CIO, del resto, resiste ancora oggi come uno dei pi longevi (assieme alla Croce Rossa In-
ternazionale) ed efficienti esempi di organizzazione internazionale non governativa. La pri-
prima, in assoluto, che si occupava di un settore assolutamente non necessario dalla gestione
politica dellepoca. Riuscendo a mantenersi indipendente rispetto alle realt statali, questo
comitato si saputo porre (e mantenere) al di sopra di queste, accreditandosi come deposi-
tario di quella funzione organizzativa di uno sport universalmente accreditato dal punto di
vista sociale. Levento sportivo si pone al servizio della societ di massa, in unottica in cui lo
sport palestra morale delle grandi scelte spirituali
215
.
La funzione del Movimento Olimpico quella di riuscire ad associare allo sport va-
lori universalmente riconosciuti, verso cui esso attivo e che costituiranno il presupposto
della sua vitalit. Lo sport, quale fenomeno sociale globale, guadagna gradatamente un ruolo
di ampio consenso a livello mondiale.
Da un punto di vista organizzativo, lo svolgimento della prima edizione del 1896 in Gre-
cia fu di fondamentale importanza. Previsti in primavera
216
, furono oggetto di qualche critica
a livello internazionale per quanto riguarda la sua assegnazione
217
e si andarono ad inserire in
un contesto nazionale coinvolto in una grave crisi economica prima che politica. La man-
canza di alcuna esperienza precedente e lincertezza sulla capacit economica ed
organizzativa della Grecia fecero sorgere seri dubbi. Lo stesso Stephenos Skouloudis, presi-
dente del Comitato Organizzatore dei Giochi, ritenendoli eccessivamente costosi (3.740.000
dracme, pari a 448 mila dollari) rispetto alle prudenziali ed inattendibili previsioni, lasci
lincarico; anche il governo ritir i promessi finanziamenti. De Coubertin e Vikelas si dovet-
tero impegnare in una serie di incontri per tener vivo il progetto
218
, andando a convincere

214
Per FRASCA R. in LOlimpismo e il paradigma di Pierre de Coubertin in Pedagogia olimpica - I quaderni
dellAONI, n. 10, Torino 2007, pag. 17, il barone de Coubertin uno straordinario comunicatore politico, che si ser-
v di argomentazioni per lepoca assolutamente inedite, che veicol attraverso forme di comunicazione diversificate e
complementari, tali da avere la forza di irraggiarsi in breve quasi a trecentosessanta gradi nella superficie terrestre.
215
BONETTA G., Il tempo storico di Pierre de Coubertin, in Memorie Olimpiche, Mondadori 2003, pag. 23.
216
Secondo il calendario gregoriano tra il 6 ed il 15 aprile, ma seguendo quello giuliano allora vigente in Grecia,
tra il 25 marzo ed il 3 aprile.
217
Particolarmente ostile fu lopinione pubblica inglese, che voleva raccogliere il riconoscimento per gli esempi
sportivi dei propri college, Oxford e Cambridge principalmente. La stessa Germania, considerando i Giochi una crea-
zione francese non li guardava di buon occhio.
218
Nelle sue Memorie Olimpiche, de Coubertin la defin questo impegno come La conquista di Atene.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

160

lopinione pubblica ma soprattutto la famiglia reale (il principe ereditario Costantino divenne
presidente del Comitato Organizzatore) della fattibilit della manifestazione.
Lo scoglio di tipo economico venne superato attraverso una raccolta fondi sviluppa-
ta sia da pubbliche donazioni che dalla vendita di francobolli e biglietti. Decisive, per,
furono le donazioni, prima fra tutte quelle del facoltoso uomo daffari George Averoff, a cui
si devono la realizzazione di alcuni importanti impianti (il poligono di tiro ed il velodromo) e
soprattutto il restauro dello stadio Panathinaiko
219
. Secondo le rilevazioni storiche,
alledizione inaugurale furono rappresentati 14 Stati, ma vi una notevole incertezza su que-
sto dato in quanto gli atleti
220
nelle 43 gare riferite a 9 sport
221
, parteciparono nella gran parte
in rappresentanza e con le effigie delle proprie societ e non dei rispettivi Paesi. Non vi fu-
rono sport di squadra (calcio
222
e rugby su tutti), in quanto raramente praticati da dilettanti.
Dal punto di vista tecnico fu unedizione dagli scarsi contenuti, visto che si presentarono in
campo studenti, marinai e talvolta turisti presenti sul territorio greco. Vista la necessit di
dover provvedere alle spese di viaggio, di vitto e di alloggio (non esisteva un Villaggio Olim-
pico allepoca!), molti atleti non arrivarono ed alcune nazioni, tra cui Italia
223
, la Russia ed i
Paesi Bassi non furono rappresentate. Lattesa e simbolica prova della maratona (allepoca
sulla distanza dei 40 km), venne vinta dal greco Spiridon Louis. Tenendo fede alla propria
vocazione culturale, nel periodo di svolgimento dei Giochi Olimpici, venne allestito un ricco
programma di eventi artistici, concerti, rappresentazioni teatrali.
Secondo il regolamento approvato nel 1894, alle gare erano ammessi solo gli sportivi
dilettanti
224
di sesso maschile
225
. Erano rese obbligatorie le cerimonie di apertura e chiusura,
entrambe da proporre nel rispetto di un apposito protocollo, e la cerimonia di premiazione
durante la quale veniva issata la bandiera nazionale sullasta donore. Ai vincitori non venne-
ro consegnate medaglie e furono premiati solo i primi due
226
: il vincitore con una corona

219
Averoff solo per lo stadio stanzi 930 mila dracme (120 mila dollari dellepoca) e come tributo, venne eretta
allingresso dello stadio una statua in suo onore, inaugurata prima dellapertura dei Giochi. Fu sepolto nel 1899 nel
primo cimitero di Atene, vicino allo stadio.
220
Secondo Mallon furono 245 mentre secondo De Wael 246. Di questi 169 furono Greci.
221
Il programma dei Giochi si svolse con i seguenti sport: atletica leggera (12 discipline), la ginnastica (8 disci-
pline), la scherma (3 discipline), la lotta (1 disciplina), il sollevamento pesi (2 discipline), il tennis (2 discipline), il tiro
(5 discipline), il nuoto (4 discipline) ed il ciclismo(6). In realt non furono disputate le gare di equitazione a causa del
costo di trasporto dei cavalli e quella di vela fu annullata per le avverse condizioni climatiche.
222
Fu organizzato un torneo parallelamente alla manifestazione, ma senza alcun riconoscimento dal CIO.
223
In realt ai Giochi si present un italiano, il maratoneta Carlo Airoldi, ma la sua iscrizione non fu accettata
perch la giuria lo ritenne un atleta professionista. Altri atleti italiani pare avessero partecipato, ma di questo non vi
stata conferma da parte del CIO.
224
Unica eccezione era considerata per il fioretto.
225
In base alla cultura dellepoca vittoriana e sulla scia della tradizione ellenica antica (che escludeva donne
schiavi e non-greci). De Coubertin aveva una concezione di inferiorit del ruolo della donna rispetto alluomo. Una
donna di umili origini, Stamata Revithi, conosciuta come Melpomene, forse per farsi conoscere e trovare un lavoro,
decise di correre la maratona ma, impeditole, fin per impegnarsi il giorno dopo nella medesima distanza e, nonostante
non le fu consentito di entrare allo stadio Panathinaiko, la complet in 5 ore e mezzo.
226
Il terzo posto fu spesso assegnato, a pari merito a tutti gli altri partecipanti, ugualmente non vincitori.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

161

dulivo, una moneta dargento ed un attestato; il secondo con una medaglia di rame ed un
ramo dalloro. Qualche atleta, come premio per uneccezionale prestazione, ebbe altri regali.
Partiti con tanta diffidenza, i primi Giochi Olimpici dellet moderna si conclusero
con un successo. Specialmente dal punto di vista organizzativo fu una bellissima edizione,
caratterizzata anche dalla grande partecipazione di pubblico. I Greci, motivati dallo sforzo e
dalla ritrovata visione del loro glorioso passato
227
erano contrari a veder circolare tale manifesta-
zione ogni anno e volevano stabilizzarla. I Giochi Olimpici non tornarono da loro neppure
nelledizione del centenario
228
, ma addirittura nel 2004 (XXVII edizione).


8. 2 I rapporti tra gli organismi sportivi

Come si visto, lo sport, pur restando unattivit umana le cui motivazioni vanno ri-
cercate nella necessit di svago, divertimento e finanche benessere, nella sua accezione di
tipo moderna, essa caratterizzata in maniera determinante dalla presenza di regole condivi-
se e meccanismi che ne garantiscono da un lato il rispetto e dallaltro che consentono la
gestione dei vari eventi agonistici. La presenza di un confronto tra individui, singolarmente
o collettivamente intesi, rende necessaria la presenza di pi soggetti dalla comparazione delle
cui prestazioni deriva la possibilit di attribuire i risultati.
Queste caratteristiche determinano la necessit di costituire un assetto inter-
organizzativo nel mondo dello sport, con la presenza di una elevata istituzionalizzazione e di
organismi specializzati super partes incaricata di garantirne il regolare svolgimento.
Per quanto riguarda i meccanismi di governo che regolano i rapporti tra le varie or-
ganizzazioni sportive, nel mondo dello sport essi non risultano condizionati dai meri
rapporti competitivi (o di mercato)
229
, in quanto vi una fortissima componente di coopera-
zione. Basti pensare, per esempio, alle varie societ sportive che, in competizione agonistica
nel corso degli eventi sportivi, si ritrovano a collaborare allinterno delle istituzioni rappre-
sentative nellambito del comune interesse della gestione collettiva di tale attivit (es: Leghe
sportive).
Lorganizzazione di eventi sportivi richiede la necessit di risorse manageriali, eco-
nomiche ed organizzative proporzionalmente crescenti rispetto alla complessit dellevento.

227
DE COUBERTIN P., op. cit., pag 33.
228
Atene fu battuta da Atlanta, sede statunitense per cui si era battuta la Coca-Cola, storico partner commerciale
del CIO.
229
Nella Relazione di Helsinki sullo Sport del 1999, considerato come, nellapplicazione delle regole di con-
correnza, nel Trattato Ue va tenuta in considerazione la specificit dello sport. I regolamenti dello organizzazioni
sportive, infatti, pongono regole che, sia pur in contrasto con la disciplina della concorrenza, sono determinate dalla
necessit di conservare lesistenza di questo ambito di attivit ed consentire il funzionamento dei propri organi.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

162

Non a caso una prima strutturazione a livello internazionale dal punto di vista organizzativo
ed istituzionale si avuto proprio in coincidenza con listituzione dei Giochi Olimpici mo-
derni, al cui atto di nascita fece da corredo limmediata istituzione di un Comitato
Internazionale.
La complessit dello sport e delle sue manifestazioni, in definitiva, fa sorgere due diver-
si tipi di rapporti:
a) interdipendenze associative, le quali vedono coinvolti tutti gli associati, in qualsiasi forma
manifestino la loro partecipazione;
b) interdipendenze di coordinamento e regolazione, le quali coinvolgono, invece, le istituzioni e
le organizzazioni sportive.

Figura 13 - I rapporti tra associati ed istituzioni sportive

La soluzione per entrambe le esigenze sta nella presenza di regole, le quali, comunque,
assumono connotati diversi per i due diversi ambiti. Nel primo caso esse sono di carattere
propriamente tecnico, essendo il terreno agonistico quello in cui vengono a convergere ed
incentrarsi gli interessi degli associati. Nel secondo caso, invece, esse sono di carattere orga-
nizzativo, essendo tese a presiedere le attivit di funzionamento.
Diverse sono, quindi, le materializzazione di questi due processi, distinti ma collegati: i
rapporti tra gli associati si riversano nella rivalit, quelli tra le istituzioni nella cooperazio-
ne.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

163


Figura 14 - Il quadro delle regole

Le esigenze pratiche connaturate intimamente alla natura dellattivit sportiva e le
modalit con cui devono essere condotte le azioni tesi alla gestione ed allo sviluppo, hanno,
di fatto, creato a livello mondiale una struttura di tipo monopolistico.
Molti dei rapporti inter-organizzativi, sia di carattere istituzionale che riguardanti la
sfera degli associati, infatti, sono gestiti attraverso un modello che prevede listituto del rico-
noscimento come base di fondo. Questo comune a tutti i livelli sopra delineati e si
accompagna ad una serie di obblighi inerenti azioni di controllo e di designazioneposte in
capo allorgano di livello superiore rispetto a quelli di livello subordinato. Le pur frequenti
deleghe di funzioni, avvengono sempre allinterno di ben delimitati ambiti e conseguenti ad
un controllo quasi sempre molto esteso.
La storia dellattuale assetto dello sport mondiale ha vissuto un punto di svolta con
la creazione del Movimento Olimpico alla fine del XIX secolo e con la conseguente defini-
zione di nuovi organi istituzionali (il Comitato Internazionale Olimpico, le Federazioni
Sportive Nazionali ed Internazionali) e di un grande momento di aggregazione sportivo a
livello internazionale (i Giochi Olimpici).
Tale sistema si sviluppato sui presupposti di unelevatissima formalizzazione della
divisione dei compiti e dei ruoli tra tutte le varie componenti, i cambiamenti di ciascuna del-
le quali finisce per coinvolgere, inevitabilmente, lintero sistema.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

164


8.3 - Il Movimento Olimpico

Il cosiddetto Movimento Olimpico quel complesso di istituzioni, organizzazioni,
enti associativi e soggetti impegnati, a vario livello, nel mondo dello sport. Esso rappresenta
la manifestazione pi alta e la sintesi di tutti quei valori che, legati allo sport, lo guidano dal
1894.
Lolimpismo, secondo la previsione della Carta Olimpica, una filosofia di vita, che sal-
ta ed unisce in un insieme equilibrato, le qualit del corpo, della volont e della mente. Nellassociare lo sport
alla cultura ed alleducazione, lOlimpismo si propone di creare uno stile di vita basato sulla gioia
dellimpegno, sul valore educativo del buon esempio e sul rispetto dei fondamentali principi etici universa-
li
230
. In tale ottica, il Movimento Olimpico ha come obiettivo quello di contribuire a
realizzare un mondo migliore e pacifico, interessato alla salvaguardia della dignit umana
231
,
attraverso leducazione della giovent per mezzo dello sport, praticato senza discriminazioni
e secondo uno spirito di amicizia, solidariet e fair-play.
Al centro dellazione posto luomo. La Carta Olimpica ritiene che la pratica dello
sport un diritto umano
232
e che la sua salvaguardia vada affidata ad organizzazioni sportive
indipendenti. Sport, cultura e sostenibilit, oggi, sono i tre pilastri dei Giochi Olimpici.
Gli obiettivi verso cui si indirizzano le attivit del Movimento Olimpico possono essere
individuati da:
- promuovere lo sport e le competizioni per il tramite di istituzioni nazionali ed inter-
nazionali in tutto il mondo;
- cooperare con le istituzioni pubbliche e private per mettere lo sport al servizio
delluomo;
- aiutare a sviluppare lo sport per tutti;
- aiutare lavanzamento delle donne nello sport a tutti i livelli, al fine di conseguire la
reale pari opportunit tra uomini e donne;
- combattere ogni forma di sfruttamento commerciale dello sport e degli atleti;
- contrastare il doping;
- promuovere letica sportiva ed il fair-play;
- sensibilizzare lopinione pubblica verso le problematiche ambientali;
- sostenere finanziariamente i Paesi in via di sviluppo (Solidariet Olimpica del CIO).

230
Carta Olimpica, ed. 2010, Preambolo paragrafo 1.
231
Carta Olimpica, ed. 2010, Preambolo paragrafo 2.
232
Carta Olimpica, ed. 2010, Preambolo paragrafo 4.
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165

Il Movimento Olimpico concerta ed organizza unazione universale e permanente, condotta
sotto la suprema autorit del CIO e di tutte le persone fisiche e giuridiche che si ispirano ai valori
dellOlimpismo e riunisce insieme gli atleti di tutto il mondo alla grande festa dello sport, i Giochi O-
limpici
233
.


Figura 15 - Le componenti del Movimento Olimpico

Dal punto di vista organizzativo, la Carta Olimpica individua e regolamenta i soggetti
chiamati a partecipare alla realizzazione dei fini del Movimento Olimpico. I tre principali ri-
ferimenti, di carattere permanente, sono il Comitato Internazionale Olimpico (CIO), le
Federazioni Sportive Internazionali (FSI) ed i Comitati Olimpici Nazionali (CON). Accanto
a loro considerato anche un altro organismo, la cui funzione certamente di tipo perma-

233
Carta Olimpica, ed. 2010, Preambolo paragrafo 3.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

166

nente ma la cui struttura temporanea e soggetta ad avvicendamenti ciclicamente determi-
nati, quale il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici (COGO)
234
.
Questi principali riferimenti dellauto-governo del mondo dello sport internazionale, a
loro volta, potranno frazionarsi in ulteriori organismi organizzativi per meglio soddisfare le
necessit della base ( a cominciare dalle Federazioni Sportive Nazionali FSN), ma per tutti,
sar tramandato lobbligo del rispetto delle regole contenute nella Carta Olimpica e del co-
ordinamento delle loro azioni secondo la mission del Movimento Olimpico.
Vista nellottica organizzativa, la struttura che ne deriva di tipo piramidale, con quattro
diversi livelli di gestione funzionale:
I. Il livello della rappresentanza affidato al CIO, il quale, essendo lorgano di vertice, e-
sercita il potere di indirizzo, coordinamento e gestione dellintera attivit. Da questo
livello promanano tutte le procedure di attribuzione e legittimazione dei vari ruoli
assunti dalle altre componenti.
II. Ad un livello di specializzazione,troviamo due tipi di organismi, accomunati da una net-
ta separazione di compiti, entrambi a diretta dipendenza del CIO:
a. I Comitati Olimpici Nazionali (CON), la cui responsabilit basata sul pre-
supposto territoriale, cio del riferimento ad un singolo Stato;
b. Le Federazioni Sportive Internazionali (FSI), la cui responsabilit si basa sul-
la diversit delle discipline sportive, relativamente alle indicazioni tecniche ed
organizzative dellattivit;
III. Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici(COGO), invece, un organismo
che, iniziando e terminando la propria attivit in coincidenza con lo svolgimento
della manifestazione, rappresenta un livello di cooperazione per progetto degli altri organi-
smi sia tra loro che con le istituzioni esterne, rappresentate dalle autorit della Citt
ospitante e del relativo Governo Nazionale.
IV. Il livello operativo spetta alle Federazioni Sportive Nazionali (FSN), che, insistendo in
un determinato territorio nazionale sono soggette allautorit gerarchica del corri-
spondente CON per quanto riguarda gli aspetti organizzativi e gestionali e della
corrispondente FSI per quanto attiene gli aspetti tecnici ed agonistici.
V. Il livello di base , invece, costituto da quellinsieme di articolazioni, pi o meno fun-
zionalmente inserite nel quadro organizzativo delle FSN, entro cui vengono riuniti,
organizzati e rappresentati gli attori della pratica sportiva: atleti, associazioni e so-
ciet sportive, arbitri e giudici di gara,medici, etc.

234
Carta Olimpica, ed. 2010, Introduzione , paragrafo c.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

167

Per poter gestire tutti i processi organizzativi ed i processi di sviluppo delle azioni e dei
processi (compresi quelli di risoluzione interna delle controversie), lintero impianto deve
poter contare su un ben strutturato sistema delle fonti giuridiche.
Anche in questo caso, il modello molto rigido:


Figura 16 - La gestione dei processi

Assoluta preminenza viene data alle disposizioni contenute nella Carta Olimpica, ai
cui principi ed alle cui prescrizioni devono conformarsi tutti gli altri atti, siano essi di natura
statutaria (rapporti) o regolamentare (processi).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

168













Figura 17 - La "piramide" organizzativa dello sport internazionale


CIO
COMITATI
OLIMPICI
NAZIONALI E
FEDERAZIONI
SPORTIVE
INTERNAZIONALI
COMITATO
ORGANIZZATORE
GIOCHI OLIMPICI
FEDERAZIONI SPORTIVE
NAZIONALI
ATLETI, ASSOCIAZIONI E SOCIETA
(LEGHE),
ARBITRI E GIUDICI DI GARA, MEDICI
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

169

8.4 - La Carta Olimpica

La Carta Olimpica attualmente vigente stata definita con le modifiche
235
approvate
nel corso della 122 Sessione di Vancouver dell11 febbraio 2010. La prima stesura di ebbe
nel 1908 e fu una trasposizione delle norme regolamentari predisposte dallo stesso de Cou-
bertin e conosciute come Annuario del CIO. Lattuale denominazione risale al 1978.
La struttura dello strumento fondamentale dellintero Movimento Olimpico molto
semplice e di facile consultazione. Essa prevede una breve Introduzione, un Preambolo di
derivazione storica, lenunciazione dei Principi Fondamentali e 5 capitoli tematici. In totale
nelle 59 regole, 34 delle quali sono integrate da norme di dettaglio (le norme applicative), so-
no poste le basi dellintero ordinamento sportivo internazionale, con cogenti riflessi anche in
quello nazionale (di tipo sportivo e, in alcuni casi, anche generale).
Come specificato nella sua Introduzione, la Carta Olimpica la codificazione dei Princi-
pi Fondamentali dellOlimpismo. Tutte le regole e le norme applicative sono adottate dal CIO,
il quale governa lorganizzazione, le azioni e le operazioni del Movimento Olimpico e stabilisce le condi-
zioni per la celebrazione dei Giochi Olimpici.
Altrettanto espressi sono i principali scopi della C.O.:
a. stabilisce e richiama i valori essenziali, in uno strumento avente natura di costituzio-
ne, i Principi Fondamentali ed i valori dellOlimpismo.
b. rappresenta la Carta Statutaria per il Comitato Olimpico Internazionale.
c. definisce i principali diritti e gli obblighi cui sono sottoposti le tre principali compo-
nenti del Movimento Olimpico (il Comitato Olimpico Internazionale, i Comitati
Olimpici Nazionali e le Federazioni Sportive Internazionali), cos come i vari Comi-
tati Organizzatori dei Giochi Olimpici. A tutti richiesto di ottemperare alle
disposizioni della Carta Olimpica.
Dal punto di vista formale, limportante documento definisce che la propria stesura uffi-
ciale sia in lingua francese ed in quella inglese, con preminenza del primo nel caso di
contrasti interpretativi tra le due traduzioni. In occasione delle Sessioni, disposto lobbligo
di simultanea traduzione anche nelle lingue tedesca, spagnola, russa ed araba
236
.
I riferimenti di genere maschile usati per persone fisiche (presidente, membro, atleta,
giudice, candidato etc.) sono da essere intesi come comprendenti anche il genere femminile.
Sono, cio usati, per le funzioni e non per le persone.
Sempre a livello terminologico, si deve notare, come il termine Olimpiade viene indivi-
duato, oggi come nellantichit, come lintervallo di tempo, lungo quattro anni, che separa

235
Le modifiche hanno interessato le norme di applicazione della regola 16 (I membri) ai punti 2.3 e 2.4.
236
Carta Olimpica, regola n. 24.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

170

due edizioni dei Giochi. Infatti, ciascuna edizione dei Giochi Olimpici Estivi e quelli Inver-
nali, vengono a svolgersi rispettivamente nel primo e terzo anno dellOlimpiade
237
.
Il Preambolo ha una funzione di tipo storico, provvedendo a ricordare che la figura di
Pierre de Coubertin come fautore della nascita del moderno Olimpismo e, con esso, attra-
verso il Congresso del giugno 1894, del CIO. Vengono, inoltre, definite le date relative allo
svolgimento dei primi Giochi Olimpici (1896 ad Atene) e di quelli Invernali (1924) e
ladozione della bandiera (Congresso di Parigi del 1914).
Appena 6 articoli definiscono i Principi Fondamentali dellOlimpismo, norme di sintesi degli
scopi a cui si ispirano, sul piano valoriale ed etico, tutte le disposizioni che seguono nei suc-
cessivi 5 capitoli, in cui sono sviluppati ruoli, compiti e rapporti delle varie componenti della
Famiglia Olimpica.
Le disposizioni relative al Movimento Olimpico e la sua azione (capitolo 1) hanno una strut-
tura relativa a: 1) composizione ed organizzazione del M.O.; 2) mission e ruolo del CIO; 3)
riconoscimento del CIO; 4) il Congresso Olimpico; 5) il programma di Solidariet Olimpica;
6) i Giochi Olimpici; 7) diritti collegati ai Giochi Olimpici ed alla propriet olimpica; 8) i
simboli olimpici; 9) la bandiera olimpica; 10) il motto olimpico; 11) gli emblemi olimpici; 12)
gli inni olimpici; 13) la fiamma e la torcia olimpica; 14) le denominazioni olimpiche.
Rappresentando di fatto lo statuto del CIO, la Carta Olimpica definisce in maniera
molto dettagliata il Comitato Internazionale Olimpico (capitolo 2), secondo i seguenti argomenti:
15) status legale; 16) i membri; 17)lorganizzazione; 18) la Sessione; 19) il Comitato Esecuti-
vo; 20) il Presidente; 21) le Commissioni del CIO; 22) la Commissione Etica del CIO; 23)
misure e sanzioni; 24) la lingua; 25) le risorse del CIO.
Molto leggere sono invece le previsioni relative alle Federazioni Internazionali (capitolo
3), per le quali sono indicate solo le norme relative a: 26) il riconoscimento; 27) mission e
ruolo allinterno del Movimento Olimpico.
Leggermente pi articolate le disposizioni che riguardano i Comitati Olimpici Nazionali
(capitolo 4), nelle prospettive di: 28) mission e ruolo; 29) composizione; 30) le Federazioni
Nazionali; 31) Stato e nome dei CON; 32) bandiera, emblemi ed inno del CON.
Molto dettagliato si presentano, invece, le norme riguardanti i Giochi Olimpici (capitolo 5),
che sono previste con grande attenzione nella triplice visione temporale del prima (candidatu-
ra ed assegnazione), del durante (le competizioni) e del dopo (leredit): 33) la celebrazione; 34)
lelezione della Citt Ospitante; 35) location, siti e luoghi; 36) il Comitato Organizzatore; 37)
passivit e ritiro dellorganizzazione dei G.O.; 38) la Commissione di Coordinamento; 39) il
Villaggio Olimpico; 40) il Programma Culturale; 41) le norme di elegibilit alla partecipazio-

237
Carta Olimpica, regola n.33 paragrafo 1.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

171

ne ai Giochi: 42) la nazionalit dei partecipanti; 43) il limite di et; 44) il Codice Mondiale
Anti-Doping; 45) Inviti ed ingressi; 46) il programma; 47) le responsabilit di natura tecnica
delle Federazioni Sportive Internazionali; 48) Youth Camp; 49) la copertura mediatica; 50) le
pubblicazioni; 51) pubblicit e propaganda; 52) il protocollo; 53) identit ed accredito; 54)
uso della bandiera olimpica; 55) uso della fiamma olimpica; 56) cerimonie di apertura e chiu-
sura; 57) cerimonia di premiazione; 58) albo donore; 59) dispute ed arbitrato.


8.5 - I simboli Olimpici

La nascita dellolimpismo in chiave moderna, dovuto alla attualizzazione, attraverso
le teorie del de Coubertin, della tradizione antica, ha comportato la presenza di alcuni fattori
simbolici che, evidentemente scevri di ogni significato religioso, sono stati integrati
allinterno delle procedure e dei regolamenti del CIO.
Gran parte di questi simboli sono collegati e riferibili allo svolgimento dei Giochi
Olimpici e, stante la loro natura, possono essere suddivisi in due ambiti, in base al loro rico-
noscimento universale oppure a quello legato ad una singola edizione.
Tra i simboli olimpici universalmente noti e riconosciuti dal CIO troviamo:
I. La bandiera olimpica. E il simbolo decisamente pi conosciuto ed immediatamente
riconducibile al Movimento Olimpico. Essa rappresenta cinque anelli intrecciati tra
loro in due file (tre sopra e due sotto) di colore diverso. Nel rispetto di quegli scopi
di solidariet e pace a livello internazionale, i cinque anelli rappresentano altrettanti
continenti e, sia pur senza riscontri di carattere storico, si soliti associare i colori
agli ambiti geografici. Lo sfondo bianco, a testimonianza della ribadita neutralit
del M.O.. Fu lo stesso de Coubertin, a disegnare tale simbolo, dopo
linsoddisfacente lavoro di un apposito comitato, mettendo insieme i cinque conti-
nenti (anelli) ed i colori pi diffusi delle bandiere del mondo (nero, verde, rosso, blu
e giallo; pi il bianco di base)
238
. Fu presentata nel 1914, in occasione del Congresso
del Ventennale
239
, convocato nuovamente alla Sorbona ma prima della sua appro-
vazione (15 giugno), fu issata sul pennone di Alessandria dEgitto nellaprile
precedente in occasione dei Giochi Panegiziani. Presentata a livello internazionale
in occasione dellExp di San Francisco (1915), fece il suo esordio ai Giochi Olim-
pici del 1920 ad Anversa. Loriginario drappo (tre metri per due), venne sostituito

238
Rifer il suo progetto nella Rivista Olimpica del 1913. Inizialmente la sequenza dei cinque cerchi era lineare.
239
Dal punto di vista temporale, in un periodo storico di grandi tensioni ed alla immediata vigilia dello scoppio
del primo conflitto bellico mondiale, si tratt di una scelta molto innovativa per lepoca e fu maggiormente apprezzata
nei tempi successivi.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

172

solo nel 1988, quando il Comitato Organizzatore dei Giochi di Seul propose una
versione in finissima seta. Issata alla cerimonia di apertura, la bandiera viene am-
mainata al termine di quella di chiusura e riconsegnata dal sindaco della Citt Ospi-
Ospitante al Presidente del CIO e da questi, praticamente contestualmente, affidata
al sindaco della successiva citt sede, che la conserver nel municipio fino al mo-
mento di apertura. Luso dei cinque cerchi olimpici regolamentato dal CIO: ne
consentita la presenza in loghi e segni distintivi dei CON, dei COGO, della citt di
Losanna (citt olimpica) e da quelle citt che, candidate ad ospitare levento, sono
entrate nella short-list.


Figura 18 - La bandiera olimpica

II. Il motto olimpico. Lespressione latina Citius!Altius!Fortius! (Pi veloce! Pi in alto! Pi
forte!) fu adottato dal CIO fin dalla sua fondazione anche se fu utilizzato per la
prima volta solo in occasioni delle Olimpiadi di Parigi del 1924. Lideatore fu un
amico e consigliere spirituale dello stesso de Coubertin, padre domenicano Henri
Martin Didon. Questultimo nel 1891 aveva assegnato questa esortazione come
motto della sua associazione atletica e venne scolpito allingresso del liceo-convitto
di Arcueil intitolato a SantAlberto il Grande. Il significato va collegato alla esorta-
zione al costante e miglioramento dellindividuo attraverso il superamento dei
propri limiti. Gli atleti disse de Coubertin hanno bisogno della libert degli eccessi. Per
questo abbiamo dato loro questo motto. [] Un motto per le persone che osano tentare di battere i
record. Il motto olimpico viene spesso confuso con il pensiero del vescovo Ethel-
bert Talbot, il cui discorso, tenuto in occasione dei Giochi Olimpici di Londra
2008, fu molto apprezzato proprio dal de Coubertin. La cosa pi importante nei Giochi
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

173

Olimpici disse il vescovo non vincere ma partecipare, cos come la cosa pi importante
nella vita non il trionfo ma la lotta. La cosa essenziale non quella di aver conquistato, ma di
aver combattuto bene.
III. Linno olimpico. E un brano musicale composto da Spyridon Samaras sulle parole di
un poema
240
del poeta greco Kostis Palamas, eseguito per la prima volta in occasio-
ne dellapertura dei Giochi Olimpici di Atene 1896. Da allora ogni sede ospitante
commission specifici inno, fino alledizione di Tokyo del 1964, che vide riproporsi
tale testo, dichiarato ufficiale solo nel 1958 dal CIO, che, dopo aver bandito anche
un concorso a livello mondiale, decise di tornare alle origini e si accord con gli e-
redi del compositore greco.
IV. La fiamma olimpica. Rappresenta una delle pi significative eredit della tradizione
greca, dove il fuoco aveva una connotazione divina (si diceva rubato da Prometeo
agli Dei). Essa rappresenta il tentativo di protezione e lotta per la vittoria fino ad avere
il significato di luce dello spirito, della conoscenza e della vita. La prima volta che com-
parve fu in occasione dei Giochi di Amsterdam del 1928, accesa su una torre dello
stadio olimpico (la Torre di Maratona progettato dallarchitetto Jan Wils. Fu per
Carl Diem, segretario del comitato tedesco per leducazione fisica , che diede al
cerimoniale lattuale connotazione
241
. In occasione dei Giochi di Berlino del 1936,
pi di 3 mila tedofori portarono, con una continua staffetta, il fuoco da Olimpia fi-
no in Germania
242
. Oggi il cerimoniale prevede laccensione con laiuto di specchi
della fiamma al sole di Olimpia
243
e poi il suo trasporto (con vari mezzi)
244
. Ai Gio-
chi Invernali, la fiamma ha bruciati dal 1936 (Garmish) fino al 1948 (Saint Moritz),
ma la prima staffetta di ebbe solo ad Oslo (1952), ma il fuoco non fu acceso ad O-

240
Il poema originario: , / , ' /
, / ' /
/ / /
/ / , /
/ / /
, , / , . Il poema traslato in
italiano:Oh antico Spirito immortale, padre puro / della bellezza, della grandezza e della verit, / scendi, rivelati e
abbagliaci come il lampo / con la tua gloria, sulla terra e il cielo che t'appartengono. / Nel correre, nel lottare e nel
lanciare, / risplendi nell'istante supremo in questi nobili spazi / e incorona con il ramo sempreverde / e rendi il corpo
degno e d'acciaio, / e rendi il corpo degno e d'acciaio. / Pianure, montagne e mari splendono con te / come un grande
tempio bianco e rosato / e accorrono a questo tempio, i tuoi pellegrini, / e accorrono a questo tempio, i tuoi pellegrini,
/ sono tutte le Nazioni, oh antico Spirito immortale, / sono tutte le Nazioni, oh antico Spirito immortale.
241
Si racconta che lidea gli sia derivata da una fiaccolata organizzata dai suoi studenti della Scuola Superiore di
Educazione Fisica, in occasione del suo quarantesimo compleanno e del contemporaneo avvio delle Competizioni
Pantedesche Giovanili.
242
In realt il CIO aveva proposto anche di trasportare con una staffetta una corona dalloro, affidando la prima
frazione a Spyridon Louis la prima frazione. Lex maratoneta, per, si rifiut e, dopo un viaggio in aereo, consegn
loggetto direttamente nelle mani del Fuhrer.
243
Nella rievocazione storica, la cerimonia ha inizio nellAltis, dove una delle sacerdotesse, con laiuto di spec-
chi, accendo il fuoco dai raggi solari. La stessa staffetta vuole rievocare la corsa dei giovani per consegnare il fuoco
alla sacerdotessa di Era, moglie di Zeus, per dare inizio al sacrificio.
244
Nel 1976, in occasione dei Giochi Olimpici di Montreal, la fiamma fu trasformata in impulso elettrico e, via
satellite, inviato in Canada dove un raggio laser consent di riaccendere la fiaccola.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

174

limpia bens a Morgedal, nel caminetto di casa di Sondre Norheim, uno dei padri
dello sci; nel 1956 fu accesa a Roma, nel 1960 nuovamente in Norvegia, ma in se-
guito part sempre dalla Grecia. Proprio come durante le Olimpiadi antiche, anche
oggi il fuoco arde per lintera durata della manifestazione.


Figura 19 - L'accensione della fiamma olimpica ad Olimpia.

Tra i simboli che contraddistinguono ogni singola edizione troviamo:
V. La torcia ed il braciere olimpico. La torcia olimpica il mezzo attraverso cui la fiamma,
scaturita dagli specchi di Olimpia, viene trasportata fino nella Citt sede dei Giochi
Olimpici, per consentire laccensione del braciere olimpico. Tale oggetto viene
cambiato in ogni edizione ed ogni Comitato Organizzatore fa una propria libera
scelta a livello di design. Il braciere, anche chiamato tripode il luogo dove viene
deposta la fiamma olimpica per rimanere accesa per lintera durata dellevento. Di
solito esso posto allinterno o nelle immediate vicinanze dello stadio che ospita le
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

175

cerimonie di apertura e chiusura. Anche in questo caso, ogni edizione propone so-
luzioni architettoniche del tutto libere nella forma.



Figura 20 - Torcia e braciere olimpico a Londra 2012

VI. Il logo olimpico. Elemblema scelto dai Comitati Organizzatori per contrassegnare
ogni edizione. Pur nella libert di espressione, esso genericamente viene a combina-
re i cinque cerchi olimpici con qualche elemento che caratterizza fortemente la citt
o il Paese organizzatore.

Figura 21 - Il logo di Londra 2012

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176

VII. Il poster olimpico. E unimmagine che rappresenta ogni edizione. Viene di solito rea-
lizzata da un artista che combina i vari elementi caratterizzanti levento dal punto di
vista territoriale, storico, culturale e sportivo.

Figura 22 - Il poster della I edizione dei Giochi Olimpici

VIII. La mascotte olimpica. Di solito un animale, questo elemento serve a simboleggiare un
elemento caratterizzante della cultura, della storia o della tradizione della Citt o del
Paese ospitante. La prima mascotte stata utilizzata in occasione dei Giochi Olim-
pici Invernali di Grenoble nel 1968.

Figura 23 - Le mascotte di Londra 2012

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177




Figura 44 - La "simbologia" delle mascotte di Londra 2012


IX. La medaglia olimpica. Sulle medaglie dei Giochi Olimpici i cinque cerchi fecero la loro
comparsa per la prima volta a Parigi nel 1924 ma non fu consuetudine fino a Mon-
teral 1976. Nei Giochi Invernali, invece, furono presenti sin dalla prima edizione
(Chamonix-Mont Blanc 1924).


Figura 25 - Le medaglie dei Giochi Olimpici di Londra 2012
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178



Figura 26 - Le medaglie dei Giochi Olimpici di Sochi 2014




Figura 27 - La medaglia di Atene 1896


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179

Capitolo 9
IL COMITATO INTERNAZIONALE OLIMPICO (CIO)




9.1 La mission del CIO

Linternazionalizzazione dello sport, concretizzatosi con la riproposizione in chiave
moderna dei Giochi Olimpici, ha configurato un contesto rappresentato da reti di relazioni
senza confini allinterno dei quali vengono in contatto culture e sistemi giuridici ed organiz-
zativi diversi. Attraverso limportante punto di tangenza rappresentato dallo sport, proprio
questi contesti culturali vengono ad influenzarsi vicendevolmente, facendo sorgere la neces-
sit di un vertice centralizzato che funga da coordinamento ed indirizzo.
Come per tutti i fenomeni di tipo sociale, anche il Movimento Olimpico ha creato
un sistema organizzativo che da un lato funge da rappresentanza e dallaltro da coordina-
mento delle attivit, concretizzandolo nella figura (giuridica) del Comitato Olimpico
Internazionale (CIO).
Il CIO (International Olympic Commitee - IOC ) un organismo internazionale non go-
vernativo
245
senza scopo di lucro, con sede a Losanna (definita dalla Carta Olimpica capitale
olimpica). Nei primi anni di attivit esso era dotato di una ridotta struttura, essendo deman-
data la sfera decisionale ad un ristretto gruppo di esponenti. La crescita del fenomeno
sportivo, ed in particolare dei Giochi Olimpici, ne ampliarono i compiti e la sfera di azione,
facendo sorgere le esigenze di una pi puntuale organizzazione. Attualmente, sul piano giu-
ridico, esso una associazione dotata di personalit giuridica di durata illimitata,
riconosciuto dal Consiglio Federale Svizzero
246
, quindi assoggettata alla legislazione elveti-
ca
247
.

245
Le caratteristiche delle organizzazioni internazionali non governative sono individuabili in: a) costituzione
senza accordo tra Stati; b) struttura transnazionale a base democratica; c) struttura composta da individuo; d) indipen-
denza dagli Stati, anche laddove presenti; e) assenza di scopo di lucro; f) scopi legati ad interessi su scala
internazionale; g) conformit al diritto interno di uno Stato.
246
Decreto del Consiglio Federale Svizzero del 17 settembre 1981.
247
Un recente accordo di riconoscimento stato siglato il 1 novembre 2000. Cfr. Regola 15 paragrafo 1 della
Carta Olimpica.
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180

Proprio la Carta Olimpica rappresenta il riferimento statutario
248
del CIO, il quale
esprime la massima espressione dellordinamento sportivo mondiale al cui potere direttivo
tutti i soggetti sportivi devono obbligatoriamente sottoporsi. Esso presenta le peculiari ca-
ratteristiche della extrastatualit e della originariet. Sotto il primo profilo, viene ribadito che
esso non costituito e partecipato da Stati, ma al pari di questi un soggetto di diritto inter-
nazionale pur dotato di capacit giuridica ristretta e privo di base territoriale. Sotto il
secondo profilo, invece, il sistema normativo ed organizzativo sportivo a livello internazio-
nale gode dei caratteri ordinamentali assolutamente propri e di una autonomia giuridica ri-
riconducibile allo svolgimento dellattivit sportiva in senso stretto, con un riconoscimento
sia a livello di sistema internazionale che di singola sfera ordinamentale nazionale (con rife-
rimento ai vari Comitato Olimpici Nazionali).
Nonostante il notevole sviluppo dello sport dal 1894 ad oggi, i compiti del CIO, cos
come sono cristallizzati nella Carta Olimpica, sono rimasti pressoch inalterati e fanno rife-
rimento essenzialmente alla promozione dellolimpismo a livello mondiale. Pi in
particolare, la mission del CIO viene definita attraverso la regola 2 della C.O.:
1. incoraggiare e supportare la promozione delletica nello sport cos come
leducazione dei giovani attraverso lo sport e dedicare i propri sforzi a garantire
che, nello sport, prevalga lo spirito del fair-play e che la violenza sia vietata;
2. incoraggiare e supportare lorganizzazione, lo sviluppo ed il coordinamento dello
sport e delle competizioni sportive;
3. garantire il regolare svolgimento dei Giochi Olimpici;
4. cooperare con le competenti organizzazioni ed autorit pubbliche e private
nellimpegno di collocare lo sport al servizio dellumanit ed in tal modo come
promotore di pace;
5. agire al fine di rafforzare lunit e proteggere lindipendenza del Movimento Olim-
pico;
6. attivarsi contro ogni forma di discriminazione che dovesse interessare il Movimento
Olimpico;
7. incoraggiare e supportare la promozione della donna nello sport a tutti i livelli ed in
tutte le strutture al fine di attuare il principio di eguaglianza tra uomini e donne;
8. condurre la battaglia contro il doping nello sport;
9. incoraggiare e sostenere le misure tese a proteggere la salute degli atleti;
10. opporsi ad ogni abuso di tipo politico o commerciale dello sport e degli atleti;

248
Introduzione alla Carta Olimpica.
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181

11. incoraggiare e sostenere gli sforzi delle organizzazioni sportive e delle pubbliche au-
torit nelloffrire un futuro sociale e professionale agli atleti;
12. incoraggiare e sostenere lo sviluppo dello sport per tutti;
13. incoraggiare e sostenere la responsabile preoccupazione per le questioni ambientali,
promuovere lo sviluppo sostenibile dello sport e richiedere che i Giochi Olimpici si
svolgano in tale ottica;
14. promuovere una eredit positiva da parte dei Giochi Olimpici a favore della Citt
Ospitante e del territorio ospitante;
15. incoraggiare e supportare le iniziative che fondono lo sport con la cultura e
leducazione;
16. incoraggiare e supportare le attivit dellAccademia Olimpica Internazionale (IOA)
e delle altre istituzioni che sono dedicate alleducazione olimpica.
Lazione del CIO cos puntualmente definita, pu riassumersi nella sintesi delle tre di-
rettive della promozione dei pi alti valori nello sport sia di alto livello che nello sport per
tutti e della cura della celebrazione dei Giochi Olimpici secondo i principi fondamentali del
Movimento Olimpico.
Queste funzioni estese e delicate, vengono gestite dal CIO grazie ad una fittissima rete
di rapporti internazionali ed una struttura organizzativa molto complessa.


9.2 La membership

Allinterno della rete di relazioni e di organi del sistema che fa capo al CIO, vi , sen-
za dubbio la componente rappresentata dai membri di questa sorta di grande famiglia. Per
comprendere la struttura organizzativa ed i suoi meccanismi , bisogna in via preliminare
precisare la natura della membership.
I membri del CIO non sono eletti e designati da alcuna altra autorit, ma scelti dalla
stessa organizzazione sportiva con il meccanismo della cooptazione tra i maggiori esponenti
del mondo sportivo a livello mondiale. Pur provenendo oggettivamente ciascuno da un di-
verso Stato, essi non sono assolutamente individuabili come rappresentanti di questo
allinterno del CIO, ma vero lesatto contrario: lelevato grado di indipendenza di cui de-
vono godere, li rende rappresentanti del CIO allinterno del proprio Stato. La Carta
Olimpica li individua espressamente come persone fisiche e riserva alle modalit di reclu-
tamento ed elezione unapposita regola (la Regola 16).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

182

Di fondamentale importanza la capacit di rimanere indipendenti verso i Governi
nazionali oppure di organizzazioni varie, tanto da rifuggire interessi di parte che possano in-
terferire con la sua libert di coscienza, di giudizio (di voto) e di azione. I nuovi membri
sono ammessi nel corso di una cerimonia protocollare durante la quale essi decidono di a-
dempiere agli obblighi prescritti prestando un apposito giuramento
249
, attraverso il quale
possibile individuare una sorta di investitura da parte dellordinamento sportivo.
Ogni membro del CIO viene eletto per 8 anni e pu essere rieletto per una o pi
volte per un tale ulteriore periodo di tempo. Lelezione avviene al termine di un processo
che si compone di tre fasi: 1) sottoscrizione delle candidature da parte di altri membri, delle
FSI e delle sue associazioni, dei CON e delle sue associazioni, delle organizzazioni comun-
que riconosciute dal CIO; 2) parere della Commissione Nomine; 3) proposta del Comitato
Esecutivo; 4) elezione da parte della Sessione.
La cessazione del mandato
250
pu avvenire per: a) dimissioni; b) mancata rielezione;
c) raggiunti limiti di et (entro la fine dellanno in cui hanno compimento i 70 anni)
251
; d) in-
capacit di partecipare alla Sessione oppure alle attivit del CIO per un periodo di due anni;
e) trasferimento del domicilio o del principale centro dei propri interessi in stato diverso da
quello indicato al momento dellelezione; f) cessazione della membership nella Commissioni
Atleti; g) espulsione (per aver tradito gli impegni contratti col giuramento, aver messo a re-
pentaglio gli interessi del CIO oppure aver agito in maniera indegna del CIO). Tale
decisione spetta alla Sessione su proposta del Comitato Esecutivo ed preceduta da una fa-
se di sospensione.
Oltre ai membri ordinari, sono previste altre tre figure:
i. Presidenti Onorari. E una carica riservata ai Presidenti del CIO che particolari servizi
hanno reso alla organizzazione sportiva. Egli rester come (ascoltato) consigliere.
ii. Membri Onorari. E un titolo riservato a quei membri che hanno partecipato alla vita
del CIO per oltre 10 anni e che hanno reso eccezionali servigi al CIO.
iii. Membri donore. Tale titolo riservato ad insigni personalit individuate al di fuori
del CIO ma che, ugualmente, hanno reso rilevanti contributi.
Tutte e tre queste figure hanno durata a vita, non hanno diritto di voto e non sono ele-
gibili per incarichi negli organi del CIO. Esiste un registro, tenuto ed aggiornato dal

249
Essendo stato ammesso allonore di far parte del CIO e di rappresentarlo, e dichiarandomi cosciente delle
responsabilit che mi incombono a tale titolo, mi impegno a: servire il Movimento Olimpico con tutti i miei mezzi;
rispettare e fare rispettare tutte le disposizioni della Carta Olimpica e le decisioni del CIO, che considero senza ap-
pello da parte mia; ottemperare al Codice Etico; rimanere estraneo a qualsiasi influenza politica o commerciale
nonch a considerazioni di razza o di religione; a lottare contro altra forma di discriminazione; promuovere in ogni
circostanza gli interessi del CIO e quelli del Movimento Olimpico.
250
Carta Olimpica, Regola 16, paragrafo 3.
251
In realt, esso di 70 anni per i membri eletti dal 1999, e di 80 anni per quelli eletti tra il 1966 al 1999.
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183

Comitato Esecutivo, allinterno del quale sono annotati tutti i nominativi dei membri CIO,
comprese le cariche onorarie e donore.


9.3 La struttura

Il CIO rappresenta lorgano di vertice non di una struttura di tipo aziendale, ma piut-
tosto di una estesa rete inter-organizzativa che risponde al nome di Movimento Olimpico
252
.
I vari attori che lo compongono svolgono unattivit con un elevato grado di indipendenza
(si pensi al CON nellambito dei propri territori di riferimento o le FSI per le discipline
sportive) e ci rende necessaria la predisposizione di unincisiva azione di coordinamento.
Questo organo di vertice deve, insomma, essere dotato di grande autorit per poter domina-
re e gestire lintera rete di rapporti, governando i processi ed esercitando i controlli. Deve,
cio, riuscire a garantire per tale via il raggiungimento dei tanti (ed impegnativi) obiettivi.


Figura 28 - Schema di governance del CIO

La struttura organizzativa abbastanza semplice, intuitiva nelle gerarchie e nelle pro-
cedure, tipico modello piramidale.

252
D. Macintosh e M. Hawes, The IOC and the world of indipendence, in Olympika: The International Jour-
nal of Olympic Studies, 1992, vol. I,pagg. 29-45.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

184

Il CIO ha un modello di governance ibrido, per la presenza di un Presidente dagli ampi
poteri (retaggio storico, come al tempi di de Coubertin) ed una struttura articolata nella qua-
le le responsabilit di governo e le procedure di controllo sono distribuite tra pi organi.
Alla base della struttura vi la Sessione, vale a dire lorgano rappresentativo per eccel-
lenza, una sorta di Assemblea Generale. E lorgano supremo, le cui decisioni sono
inappellabili e finali. Si riunisce in via ordinaria una volta lanno ma una convocazione pro-
mossa dal Presidente oppure da una maggioranza qualificata (un terzo dei membri) pu
darle una valenza straordinaria. La Sessione composta da un massimo di 115 membri
253
,
che comprende un massimo di 70 membri individuali, 15 atleti attivi, 15 rappresentanti dei
FSI, e 15 rappresentanti dei CON. La durata del mandato dei soci illimitato per i membri
eletti prima del 1966.
Di grandissima rilevanza sono i compiti, ricollegati a tre tipologie di potest:
- adottare oppure emendare la Carta Olimpica;
- eleggere i membri del CIO, il Presidente Onorario, i membri onorari e quelli
donore;
- eleggere il Presidente, il Vice-Presidente e tutti i componenti del Comitato
Esecutivo;
- designare la Citt Ospitante i Giochi Olimpici;
- approvare i report annuali;
- concedere o revocare il riconoscimento del CIO verso CON e FSI e loro
associazioni, oltre ad altre organizzazioni;
- espellere i membri del CIO oppure revocare i titoli onorari e donore;
- risolvere e decidere in merito a tutte le questioni assegnatele dalla legge e dalla Carta
Olimpica.
Alcuni di queste azioni possono essere delegate dalla Sessione al Comitato Esecuti-
vo. A questo stesso organo spetta il compito di provvedere alla preparazione di ogni
riunione (la cosiddetta agenda).
Ogni decisione assembleare immediatamente esecutiva. Per renderle perfettamente
legali, il quorum richiesto per questioni ordinarie quello della met dei membri CIO pi
uno, mentre la maggioranza dei due/terzi necessaria per apportare modiche ai Principi
Fondamentali dellolimpismo, le Regole o qualsiasi altro contenuto della Carta Olimpica. Il
voto per teste ed e rigorosamente personale, nel senso che non sono concedibili dele-
ghe; il voto segreto previsto nel caso di apposita disposizione della Carta Olimpica oppure
in seguito alla decisione del Presidente della Sessione o della richiesta di un quarto dei votan-

253
Limite entrato in vigore dal 12 dicembre 1999.
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185

ti. Sono consentite ipotesi di astensione nel caso di valutazioni che riguardano questioni ine-
renti la nazione del singolo membro, come la scelta della sede olimpica, quella della riunione
della Sessione stessa, del Congresso Olimpico e di ogni altra riunione, oppure nel caso di
candidatura per incarichi che riguardano suoi connazionali.
Lintera attivit della Sessione basata su norme e procedure fissate nella Carta O-
limpica ma, nel caso emergessero questioni o procedure non previste, far fede quanto
stabilito dal Presidente.
Il Comitato Esecutivo lorgano cui spetta la responsabilit amministrativa e la gestio-
ne degli affari del CIO. Esso dotato di poteri decisionali a livello strategico e di alta
direzione, gestendo, di fatto il CIO.
Esso composto dal Presidente, da quattro Vice-Presidenti e da 10 membri, ciascuno
dei quali eletto dalla Sessione a scrutinio segreto, riflettendone la composizione. Il manda-
to quadriennale ed possibile solo una doppia rielezione consecutiva se non intervallata da
almeno due anni; tale norma non si applica al Presidente. Nel dettaglio, i compiti e le re-
sponsabilit di questo organo sono ricollegabili a:
- vigilanza sullosservanza della Carta Olimpica;
- predisposizione di norme interne di carattere organizzative;
- predisposizione della relazione annuale e di ogni ipotesi di cambiamento delle Rego-
le da sottoporre al voto della Sessione;
- proposta dei nominativi per lelezione a membri del CIO;
- supervisione delle procedure per laccettazione e la selezione delle candidature per i
Giochi Olimpici;
- gestione dellagenda della Sessione;
- nomina, su proposta del Presidente, del Direttore Generale;
- tenuta in custodia di tutti i documenti delle riunioni del CIO, del Comitato Esecuti-
vo stesso, delle Commissioni e di tutti i gruppi di lavoro;
- emanazione, nelle forme pi appropriate (codici, regolamenti, direttive, guide, istru-
zioni etc.), di tutte le disposizioni necessarie a consentire lapplicazione della Carta
Olimpica oppure lo svolgimento dei Giochi Olimpici;
- organizzazione di riunioni periodiche (almeno una volta ogni due anni) con CON e
FSI;
- creazione ed attribuzione delle onorificenze del CIO;
- esercizio di tutte le funzioni non attribuite dalla Carta Olimpica alla Sessione oppure
al Presidente.
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186

Per la validit delle deliberazioni, nellambito delle quali ogni componente ha un vo-
to a disposizione, queste devono prevedere la presenza di almeno 8 membri. E il
Presidente responsabile della convocazione delle riunioni e della guida dei lavori.
Tra gli organi del CIO, un ruolo di assoluta preminenza spetta proprio al Presidente.
Eletto con voto segreto dalla Sessione tra tutti i suoi membri, resta in carica per otto an-
ni con possibilit di unica rielezione per altri quattro.
La centralit di tale figura sta tutta nel paragrafo 2 della Regola 20: Il Presidente rap-
presenta il CIO e presiede a tutte le sue attivit. La Carta Olimpica, pur dedicandogli un solo
ambito di specifico riferimento (la Regola 20, appunto), ne richiama la presenza ed i po-
teri in gran parte delle disposizioni riferite al CIO. E consentita, inoltre, al Presidente la
possibilit di prendere ogni decisione ed azione per conto del CIO, anche in luogo di
Sessione e Comitato Esecutivo, salvo poi ottenere da questi la relativa ratifica. Oltre a
presiedere e dirigere i lavori delle altre due componenti collegiali, membro di diritto di
tutte le Commissioni.
Proprio le Commissioni sono le articolazioni specifiche attraverso le quali il CIO riesce
a gestire singoli aspetti inerenti alla propria attivit. Esse sono create con lintento di
svolgere un ruolo di consulenza a beneficio della Sessione, del Comitato Esecutivo e del
Presidente. Il Presidente stabilisce, con la nomina, la tipologia di tali organi (permanenti
oppure ad hoc) e di ogni altro gruppo di lavoro, determinandone i termini di riferimento,
la composizione e la loro revoca a conclusione del mandato affidato. Se non specifica-
mente regolamentato nella Carta Olimpica oppure in regolamenti del Comitato
Esecutivo, spetta al Presidente dare lassenso allo svolgimento delle varie riunioni. Ogni
Commissione presieduta da un membro del CIO ed consentito lo svolgimento in vi-
deo o tele-conferenza.
Si tratta di organismi di tipo consultivo di carattere collegiale, attraverso le quali si
concretizza una profonda integrazione tra le varie componenti del Movimento Olimpi-
co, che vengono ad essere rappresentate al suo interno.
Tra le varie Commissioni, possiamo ricordare:
- Atleti;
- Nomine;
- Solidariet Olimpica;
- Valutazione Citt Candidate (per i Giochi Olimpici);
- Coordinamento dei Giochi Olimpici;
- Medica
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187

La Carta Olimpica dedica un apposito e specifico riferimento alla Commissione Etica, il cui
compito specifico quello di definire ed aggiornare il quadro dei principi in materia sporti-
va, tra cui il Codice Etico e tutti quei valori della Carta Olimpica che ne costituiscono parte
integrante. In pi, essa ha la capacit di indagare sulle denunce sollevate in merito al manca-
to rispetto, comprese le violazioni al Codice Etico. Se lo ritiene necessario, segnala le
questioni e propone sanzioni al Comitato Esecutivo. Questultimo ha lonere di approvare
ogni proposito di modifica dello stesso Codice o del regolamento della Commissione.
Nel vario panorama sportivo in orbita del CIO, troviamo anche il Congresso Olimpico. Ge-
stito dal CIO e convocato dal Presidente, esso raggruppa i rappresentati di tutte le
componenti del Movimento Olimpico (membri del CIO, compresi quelli onorari o donore;
i rappresentati di Con e FSI; pu essere allargato alle altre organizzazioni riconosciute dal
CIO e persino ad atleti e personalit specificamente coinvolte) ed ha un ruolo consultivo.
Lattivit del CIO si svolge anche attraverso lazione di tre Fondazioni:
a) la Fondazione Olimpica;
b) il Museo Olimpico;
c) la Fondazione della Tregua Olimpica.


9.4 - Il riconoscimento del CIO

Un ruolo di fondamentale importanza svolto dal CIO quello del caratterizzato dalla
procedura del riconoscimento. Attraverso questo atto formale si creano le condizioni per
lingresso allinterno del Movimento Olimpico. Esso riservato a:
a) Comitati Olimpici Nazionali, singolarmente oppure in forma di associazioni;
b) Federazioni Sportive Internazionali, singolarmente oppure in forma di associazioni;
c) organizzazioni non-governative connesse col mondo dello sport ed operanti nel contesto
internazionale
254
.
I presupposti vanno collegati al perseguimento da parte di questi organi della mission e
del ruolo del Movimento Olimpico, al rispetto della Carta Olimpica e dalla sottoposizione
dei loro statuti allespressa approvazione del CIO. Prima del riconoscimento pieno, questi
organi possono ricevere dal CIO una abilitazione di tipo provvisorio, decisa dal Comitato
Esecutivo a titolo definito o meno. Il completo riconoscimento o la sua revoca sono, invece,
determinate dalla Sessione.


254
Contrariamente agli altri, in questi casi richiesta, in luogo dellapprovazione, la semplice conformit degli
statuti ai dettami della Carta Olimpica.
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188


9.5 Le risorse

Caratteristica peculiare del CIO che tutte le attivit sono finanziate attraverso fonti
di tipo privato. Tale stato di cose serve a garantire lindipendenza allazione del Comitato e
di tutte le sue componenti rispetto a possibili condizionamenti che potrebbero derivare dagli
Stati Nazionali o da altre organizzazioni pubbliche.
Il CIO viene enunciato alla Regola 25 della Carta Olimpica pu accettare donazioni e
lasciti e cercare tutte le altre risorse che consentono di adempiere ai suoi compiti.
Le risorse derivano dallo sfruttamento di tutta una serie di diritti (quali quelli tele-
visivi, le sponsorizzazioni, le licenze,etc.) e di ritorni dalla gestione di propriet di tipo
olimpico. Il tutto prevalentemente allinterno delle attivit connesse con la celebrazione dei
Giochi Olimpici.
Proprio per supportare la crescita e lo sviluppo di tutte le componenti, il CIO pu
garantire la distribuzione di gran parte delle risorse raccolte ai CON, alle FSI, alla Solidariet
Olimpica ed ai vari COGO.
Queste attivit, nel quadro della natura no-profit, del CIO, si giustificano con la de-
stinazione finale di tali, pur ingenti, fondi raccolti: la promozione e lo sviluppo dello sport e
del Movimento Olimpico.

Figura 29 - La ripartizione delle risorse - Fonte: CIO

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

189

Tale aspetto, per, non rende questo sistema esente dalle esigenze di controllo, le
quali devono necessariamente essere svolte in maniera del tutto trasparente. Oltre alla com-
ponente etico-sociale, il CIO, nonostante la sua natura non-profit, deve svolgere con
grandissima attenzione le proprie verifiche di ordine economico-finanziario.
Dal punto di vista giuridico, il sistema di controllo riservato unicamente alla legge
dello stato svizzero, sul cui territorio ha sede. Un controllo che si presenta abbastanza poco
stringente e che per questo stato implementato dalla previsione di un apposito organismo
di revisione contabile esterno, a cui viene sottoposto il bilancio del CIO e delle Fondazioni.



Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

190


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

191

Capitolo 10
I COMITATI OLIMPICI NAZIONALI (CON)







10.1 Il ruolo del Comitato Olimpico Nazionale

Limpalcatura istituzionale dellordinamento sportivo internazionale assegna il com-
pito di sviluppare lo sport (in tutte le discipline) in un determinato territorio nazionale ai
Comitati Olimpici Nazionali. In linea generale, larea di intervento di ciascuno di questi or-
ganismi corrisponde esattamente al territorio di ogni singola Nazione, ma vi sono anche casi
in cui non possibile rintracciare tale identit (si pensi ai territorio indipendenti quali protet-
torati, aree geografiche etc.). In particolare, dalla fase successiva alla Guerra Fredda, il CIO
nel riconoscimento si conforma a quello delle Nazioni Unite.
Secondo i dettami della Carta Olimpica, ed essi spetta il compito di sviluppare, promuovere
e proteggere il Movimento Olimpico nel proprio Paese
255
, secondo unarticolazione che prevede i se-
guenti compiti:
- promuovere i Principi Fondamentali ed i valori dellolimpismo con particolare ri-
guardo ai campi delleducazione, promuovendo i programmi educativi ed
incoraggiando la nascita di istituzioni a tal fine indirizzate;
- garantire losservanza della Carta Olimpica;
- garantire la possibilit di sviluppo dello sport di alto livello e dello sport per tutti;
- aiutare i dirigenti nella gestione delle organizzazioni sportive attraverso la predispo-
sizione di appositi corsi di formazione;
- attivarsi contro ogni forma di discriminazione e di violenza nello sport;
- adottare ed implementare il Codice Mondiale Anti-Doping.
Proprio il fattore territoriale conferisce ad ogni singolo CON una caratteristica di esclu-
sivit rispetto ad un potere che si esprime, in particolare, in tre diverse direttrici:
a) rappresentare il proprio Paese ai Giochi Olimpici, con relativa predisposizione della
delegazione di atleti partecipanti alla competizione;

255
Carta Olimpica, Regola n. 28, paragrafo 1.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

192

b) individuare la Citt Candidata a rappresentare il Paese nella scelta della sede dei Gio-
chi Olimpici;
c) gestire le relazioni con istituzioni sportive e non, governative e non, sia a livello na-
zionale che internazionale.
Rispetto alla funzione iniziale (favorire la partecipazione degli atleti ai Giochi Olimpi-
ci)
256
, il processo di costruzione della struttura istituzionale dei CON stata graduale e si
dovuta confrontare, proprio per lineludibile connotato territoriale, con una serie di rilevanti
problematiche di ordine giuridico.
Proprio come stato previsto per i singoli membri del CIO, anche per i CON di fon-
damentale importanza preservare la propria autonomia e resistere alla pressioni di ogni genere, incluse
ma non limitate a quelle di carattere politico, legale, religioso ed economico
257
. Un rapporto il cui equili-
brio sempre precario: non consentire ai Governi ed alle autorit pubbliche di designare
membri del CON, ma consentire a questultimo, a titolo discrezionale, di eleggere rappre-
sentanti delle istituzioni statali
258
.
Lindipendenza dalla sfera politica argomento sempre di estrema attualit (si veda Ca-
pitolo 7.3) e, specie nel periodo della Guerra Fredda, non difficile rintracciare esempi
(vedasi i cosiddetti boicottaggi) in cui i CON hanno finito per identificare la propria azione
con quella dei rispettivi Stati, fungendo da cassa di risonanza verso lopinione pubblica
mondiale di interessi nazionali.
Sul piano storico, la fine della divisione del mondo in blocchi politico-ideologici con-
trapposti, coincisa con la caduta del muro di Berlino (1989), ha reso maggiormente
determinanti fattori quali la globalizzazione e leconomia, consentendo al CIO sul piano ge-
rarchico ed alla FSI su quello tecnico di riguadagnare potere nellambito del Movimento
Olimpico. Ciononostante, lesistenza di indiscutibili differenze tra le varie aree geografiche
del mondo, ha finito per frazionare gli interessi dei CON, i quali sono riusciti a trovare un
momento di sintesi e di rappresentanza con il sorgere di Associazioni su base continentale:
ANOCA (Africa), PASO (Panamerica), OCA (Asia), ANOC (Oceania) ed EOC (Europa)
259
.
Questi cinque organismi, poi, trovano la loro unit nel riconosciuto coordinamento e rap-
presentanza dellAssociazione Comitati Olimpici Nazionali (ANOC). Questultima offre un
momento di confronto e di coordinamento, offrendo ai singoli CON un apporto determi-

256
Fino agli anni Trenta, quando venne istituzionalizzato il processo di riconoscimento dei CON, la possibilit
per gli atleti di poter partecipare ai Giochi Olimpici non era legata alla esistenza di un corrispondente Comitato.
257
Carta Olimpica, Regola 28, paragrafo 6.
258
Carta Olimpica, Regola 29, paragrafo 4.
259
Nata nel 1968, lEOC ha sede legale a Losanna e quartier generale a Roma. La sua tradizionale struttura (As-
semblea Generale, Comitato Esecutivo, 5 Commissioni e 3 Gruppi di lavoro) presuppone un ruolo di coordinamento
tra i singoli Con e di formazione per i propri dirigenti.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

193

nante per poter gestire i rapporti internazionali ed i grandi appuntamenti (Congressi Olimpi-
ci, attivit del CIO ed in particolare del Comitato Esecutivo o delle Commissioni).
Oltre ad offrire un contesto maggiormente omogeneo sul piano strettamente sportivo,
queste aggregazioni, riconosciute dal CIO, si sono sapute proporre positivamente anche nel
dialogo con le istituzioni sopranazionali degli Stati (si pensi allUnione Europea).
Dal punto di vista giurico-istituzionale, ogni singolo Comitato Olimpico viene a trovarsi
al centro di tre direttrici di rapporti: 1) con lo Stato; 2) con il CIO; 3) con le FSI.


10.2 Il rapporto con lo Stato

Il confronto con lordinamento giuridico del Paese di riferimento del tutto peculiare e
specifico per ogni singola realt. Attraverso lazione ed il potere del CON, lordinamento
sportivo viene ad avere rilievo allinterno del quadro generale, e con questo deve, necessa-
riamente trovare un assetto di equilibrio. Dal punto di vista giuridico ma anche politico.
Come rappresentante del Movimento Olimpico, ogni CON viene ad interagire con le
autorit governative, a livello nazionale e locale, sul territorio di riferimento. In questo ambi-
to, lazione dellorganismo sportivo sar inevitabilmente tesa alla ricerca della massima
autonomia giuridica sul piano ordinamentale e di indipendenza funzionale su quello giuridi-
co.
Pur essendo i Giochi Olimpici una competizione tra individui e non tra Stati, il Movi-
mento Olimpico da sempre fermo nel pretendere la massima alterit dei suoi membri
come pure dei CON dalle logiche governative dei singoli stati. E sempre molto difficile non
tener conto del fortissimo radicamento del CON nel contesto nazionale, tanto da rappresen-
tare, dal punto di vista simbolico, laccreditamento del singolo stato nel panorama sportivo
internazionale e le vicende storiche degli stessi Giochi Olimpici sottolineano con evidenza le
influenze che sono consentite al potere politico statale in occasione di tali eventi planetari.
Oltre ai rapporti di tipo istituzionale (quasi diplomatici), il confronto vero e proprio
si gioca tutto relativamente allassetto organizzativo ed allazione che si consentir al singolo
CON di poter dispiegare sul territorio. In tale caso la capacit di governo e di coordinamen-
to delle dinamiche interne in tema di sport di ogni CON andr a bilanciarsi con la presenza
di altre istituzioni di emanazione pi o meno direttamente statale (si pensi ai Ministeri per lo
Sport) e con lesistenza di norme di legge afferenti le materie sportive. Fattori di tipo storico
e culturali sono determinanti nel delineare un dato scenario politico-istituzionale di riferi-
mento.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

194

La valutazione del rapporto tra il CON e lo Stato molto complessa e presuppone
lintersecarsi quanto non il sovrapporsi di vari fattori. Questo argomento, sul piano dottrina-
le, ha impegnato diversi studiosi e tenuta sveglia lattenzione su una questione di indubbia
centralit sul piano sportivo internazionale.


Figura 29 - Le categorie delle organizzazioni internazionali

Il Mintzberg
260
divide le organizzazioni internazionali in quattro categorie: 1) le imprese
di tipo privato (privately owned organization); 2) le aziende pubbliche (publicly owned organization);
3) le organizzazioni di tipo cooperativo (cooperatively owned organization); 4) le organizzazioni
indipendenti (non owned organization). Le due forme organizzative estreme, a parte il diverso
riferimento (pubblico e privato) avrebbero notevoli similitudini dal punto di vista strutturale
in quanto fortemente gerarchizzate. Nello spazio intermedio trovano diritto di cittadinanza
tutta una serie di organizzazioni di tipo ibrido (quasi-governmental organizations) in cui alla na-
tura privatistica (non soggetta al potere governativo) fa da contraltare una funzione di tipo
pubblicistico (come la promozione e lo sviluppo dellattivit sportiva): lanomalia sta nel
considerare la forte autonomia di tali organizzazioni rispetto agli obblighi degli enti pubblici
bilanciata dalle inevitabili influenze dal punto di vista strategico.
In definitiva, lo status giuridico (pubblico o privato) non riesce a determinare in s il
rapporto tra lo Stato ed NOC. Un ulteriore approfondimento si rende necessario, questa
volta allinterno della operativit di tali organismi sportivi. Ferrara
261
individua due fattori: la
ripartizione dei compiti rispetto alle funzioni esercitate; lautonomia di tipo finanziario.

260
MINTZBERG H., Managing government,governing management, in Harvard Business Review, maggio-
giugno 1996.
261
FERRARA M., Lorganizzazione dello sport, Giappichelli Editore, Torino, 2003.
PRIVATE
INDIPENDENTI
COOPERATIVE
PUBBLICHE
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

195

Sotto il primo profilo, il raggio di azione dei vari NOC notevolmente differente. La di-
versa gradazione va dai contesti in cui il NOC a svolgere la maggior parte dellattivit di
governo dello sport (si pensi al caso del CONI italiano e dellUSOC degli Stati Uniti) fino ai
casi in cui lo Stato, ad eccezione delle attivit propriamente olimpiche, interviene in via
diretta (le agenzie governative UK Sport in Gran Bretagna e Sport Canada). In generale
possibile notare come nei paesi in via di sviluppo la capacit dei CON sia molto limitata,
perch tali sono le possibilit di iniziativa privata dal punto di vista delle risorse economiche.
Laccentramento delle funzioni, quasi necessitata in questo caso, diviene strategico in quei
paesi non retti da un regime democratico, in cui lo sport viene ad avere un ruolo di tipo so-
cio-politico nel controllo della popolazione.
Sul fronte delle risorse, la maggiore o minore possibilit di attingere a finanziamenti pro-
venienti dalla sfera privata diviene la linea di demarcazione sul piano della maggiore e
minore autonomia
262
. Il trend degli ultimi anni quello di una crescente capacit di attrarre
finanziamenti di tipo non-governativo, anche grazie alla migliore capacit di sfruttare a fini
economici la propria attivit ed in particolare gli eventi olimpici: i Giochi Olimpici del 1988
a Seul, hanno consentito al locale CON di diventare uno dei pi forti e strutturati dellAsia,
in conseguenza della conquistata indipendenza finanziaria dalla autorit governative. In mol-
ti casi i finanziamenti di tipo pubblico non si manifesta direttamente (rimesse dirette), ma
mediato da forme di introito collegate con lo sfruttamento di concorsi pronostici o di ripia-
namento di pesanti deficit di bilancio.
Lautonomia passa, quindi, nella continua negoziazione col potere politico. Questultima
ipotesi coinvolge il caso italiano in cui il CONI, la cui natura pubblica sancita addirittura in
una legge dello Stato
263
e lintervento di questultimo espressamente previsto in occasione
di situazione deficitarie.
Diretta conseguenza della interazione di tali due fattori (capacit di agire e risorse), la
problematica del controllo di gestione esercitato dai cosiddetti stakeholder, tra cui, in modo
pi o meno invadente, possono figurare le autorit statali. Pur essendo un evidente fattore di
limitazione, il potere di vigilanza dello Stato, sempre pi penetrante in caso di pubblici fi-
nanziamenti, non sufficiente a determinare sempre un azzeramento dellautonomia, ma in
molti casi piuttosto un elemento in grado di garantire stabilit, equit e trasparenza alla ge-
stione senza intaccare le scelte strategiche ed operative.



262
La British Olympic Association ha addirittura previsto nel proprio statuto il divieto di poter accettare ogni
forma di finanziamento pubblico.
263
Stante gli interventi del Legislatore nel 1942, nel 1999 e nel 2004.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

196

DIPENDENZA DALLE RISORSE PUBBLICHE




Figura 30 Tipologie di CON in rapporto ai compiti ed alle risorse

Rispetto alla assoluta eterogeneit dei contesti politici, un importante fattore di armoniz-
zazione e di uniformit per i CON legato alla necessit di questo di conformarsi al dettato
della Carta Olimpica e di coordinarsi con le altre componenti allinterno del sistema del Mo-
vimento Olimpico. Nel rispetto di questi obblighi, gli organismi nazionali possono scegliere
liberamente il proprio assetto organizzativo e la natura delle procedure. Anche questa scelta
incider sulla capacit e la qualit dellazione condotta, la cui ampiezza sar inversamente
proporzionata rispetto alla burocratizzazione degli assetti ed alla complessit delle procedu-
re.
Di natura esterna si presenta il condizionamento relativo alla indipendenza finanziaria,
molto legata al grado di sviluppo del Paese. In questo caso, per, lassetto e le procedure
possono incidere in maniera positiva, verso la ricerca di risorse proprie, se vanno ad essere
introdotti elementi di professionalit in alcuni settori-chiave per lo sviluppo e di flessibilit
nelle procedure.
Dalla combinazione dei due fattori considerati, stato possibile individuare quattro aree
entro cui caratterizzare i vari CON:
- Dominanti. Godono della maggiore autonomia in termini di governance, ma hanno una
struttura maggiormente articolata e complessa, diretta conseguenza del pi vasto
spettro di attivit da svolgere. Sono per quelli che, pur nella maggiore dimensione
organizzativa, evidenziano elementi di flessibilit ed innovazione nello svolgimento
delle attivit, specialmente in quella tesa al reperimento delle risorse, condizione in-
dispensabile per il mantenimento della propria autonomia. Esempio: lUSOC (Stati
Uniti).
DOMINANTI INTERMEDIARI
COLLATERALI DOMINATI
C
O
M
P
I
T
I

D
I

I
N
T
E
R
V
E
N
T
O

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

197

- Dominati. Essi rappresentano una sorta di strumento di tipo diplomatico o politico
per laccreditamento del proprio Paese sul piano internazionale attraverso la parteci-
pazione ad attivit sportive, a cominciare dai Giochi Olimpici. La loro attivit
decisamente ridotta quanto non limitata a pochi ambiti. Le strutture organizzative
sono molto semplici. Del resto, lo Stato che governa il sistema dal punto di vista
strategico attraverso la leva finanziaria. Esempio: CON di Paesi in via di sviluppo o retti da
regimi non democratici.
- Intermediari. A fronte della concessione di unampia autonomia sul piano della ge-
stione dello sport nazionale, ricevono dallo Stato risorse finanziarie. Se i compiti
molto estesi stimolano sul piano della operativit ad una forte professionalizzazione
nei settori strategici (come quello delle risorse), il legame economico con lo Stato
rende la sua struttura organizzativa pi burocratizzata ed autoreferenziale. Gli stimo-
li allo sviluppo arrivano spesso dallesterno, nella direzione di una riduzione della
dipendenza economica (lo Stato) e dellincremento delle risorse interne (le FSN e le
altre organizzazioni sportive). Esempio: il CONI.
- Collaterali. Godono di una autonomia limitata solo alle attivit istituzionali (parteci-
pazione ai Giochi Olimpici) mentre i compiti di gestione del sistema sportivo sono
affidati ad organismi governativi. Sul piano organizzativo, essi hanno una prevalenza
di organi assembleari ed un ridotto staff deputato al reperimento di risorse. Molto
centralizzato e con scarse diramazioni territoriali. Sul piano culturale, la connotazio-
ne dilettantistica/volontaristica, spesso in conflitto sul piano strategico con quella
professionistica /professionale e non di rado la gestione si muove su una sorta di
doppio binario. Esempio: la British Olympic Association.


10.3 Il rapporto con il Comitato Olimpico Internazionale

Il legame esistente tra il CIO ed i CON del tutto peculiare. Dal punto di vista formale,
questi ultimi non sono organi del CIO, n tantomeno sono organizzazioni di rappresentanza
sul territorio nazionale. Il rapporto esistente regolamentato dal cosiddetto riconoscimen-
to concesso dallorgano di vertice del Movimento Olimpico. Un atto di legittimazione
riservato ad un solo organismo per nazione e funzionalmente limitato ai confini nazionali
264
.
La Carta Olimpica (Regola 3 paragrafo 2) stabilisce che il CIO pu riconoscere come Comita-
ti Olimpici Nazionali quelle associazioni sportive la cui attivit sono in linea con la propria mission ed il

264
Carta Olimpica, Regola 29, paragrafo 5.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

198

proprio ruolo. Il CIO pu anche riconoscere forme associativa di Comitati Olimpici Nazionali, formatesi a
livello continentale o mondiale. Sia i Comitati Olimpici che le loro associazioni devono avere, dove possibile,
lo status di persona giuridica. Essi devono attenersi alla Carta Olimpica. I loro statuti sono soggetti
allapprovazione del CIO. Tali prescrizioni vanno ad incidere in tre fondamentali direzioni: a)
la mission e ruolo, che devono essere conformi e conseguenti a quelle previste nellazione del
Movimento Olimpico; b) lo status, prescrivendo la persona giuridica; c) lo statuto, soggetto
addirittura ad apposita e formale approvazione da parte del CIO.
Come intuitivo verificare, si tratta di un rapporto che si traduce nellesercizio di poteri,
di indirizzo e di controllo, molto penetranti. Latto attraverso il quale viene a costituirsi il le-
game, del resto, di evidente natura concessoria, di emanazione unilaterale, a cui il
beneficiario deve rimettersi senza avere ulteriori garanzie (decisioni inappellabile) sia nei
tempi e nei modi (il paragrafo 6 considera anche la determinazione di un riconoscimento
provvisorio per un periodo non fissato oppure sottoposto a condizione).
Le indicazioni che provengono dal paragrafo 4 (Il riconoscimento delle associazioni di FSI o
di CON non ha alcun effetto sui diritti di ogni FSI e CON di trattare direttamente con il CIO e vicever-
sa), sembrano restituire alla figura del Comitato Olimpico Nazionale unidentit tale da
poter avere rapporti con il CIO, non solo subirne le direttive. Unautonomia che, pregiudi-
cata nella fase di costituzione del rapporto (con il riconoscimento), in qualche maniera
sembra poter emergere nei tempi successivi. Del resto, la prima regola della Carta Olimpica,
li riconosce, unitamente alle FSI e senza operare gerarchie, come principali componenti
del Movimento Olimpico insieme al CIO. Tra i diritti che i NOC acquisiscono sul piano in-
ternazionale si sottolineano la capacit di proporre emendamenti alla Carta Olimpica, il
coinvolgimento nel Congresso Olimpico, la partecipazione alle Commissioni ed il ruolo di
propulsione in occasione della scelta delle Citt Ospitanti dei Giochi Olimpici.
La natura transnazionale del CIO trova nel CON lindispensabile anello di congiunzione
con i singoli territori nazionali, evidente in relazione ai Giochi Olimpici (sia in occasione
dellallestimento delle delegazioni di partecipanti
265
che in occasione delleventuale organiz-
zazione di questo evento)
266
ed alla interazione con le istituzioni statali
267
. Lorgano
sovraordinato gestisce la propria autorit attraverso un ruolo di coordinamento e program-
mazione dellattivit, nonch del controllo. Un ruolo che arriva ad essere finanche di
protezione , del M.O. pi che del singolo CON, se si pensa che il CIO pu arrivare a deli-
berare la sospensione o la revoca del riconoscimento se dal punto di vista giuridico

265
I CON costituiscono ed organizzano le delegazioni di atleti proposte dalle rispettive FSN. La scelta dei parte-
cipanti deve basarsi non solo sulle performance, ma anche sulla capacit di servire da esempio per la giovent
sportiva del Paese. Carta Olimpica, note di applicazione delle Regole 28 e 29, paragrafo 2.1.
266
Carta Olimpica, Regola 28, paragrafi 3 e 4.
267
Carta Olimpica, Regola 28, paragrafo 5.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

199

(disposizioni legali o regolamentari del Paese o di altre organizzazioni sportive) venissero ad
emergere ipotesi per un condizionamento della sua attivit.
La valutazione del livello e della qualit dellattuazione dei diversi progetti e delle diverse
azioni da parte del CIO, lungi dallessere solo formale, stata particolarmente costante e di
tipo sostanziale. Gli stessi CON, al fine di trovare un terreno di coordinamento e di con-
fronto intermedio, hanno percorso la strada di raggrupparsi in associazioni su base
continentale e mondiale. Un momento di comunione di interessi di fondamentale importan-
za per gestire le relazioni con le altre componenti.
Gli obblighi di tipo statutario indispensabili ai fini del riconoscimento, impongono pre-
cise scelte dal punto di vista organizzativo: il mandato di quattro anni degli organi direttivi
(quadrienno olimpico), lobbligatoria volontariet della partecipazione agli incarichi, il divieto di
compenso (eccetto per la struttura amministrative)
268
, la ricerca di risorse economiche attra-
verso attivit compatibili con i Principi Olimpici, la struttura piramidale dellassetto
gerarchico. Proprio questultimo sembra di diretta emanazione del CIO, con lespresso ob-
bligo, oltre al Presidente, di un organo assembleare (General Assembly), di uno direttivo
(Executive Body). Lapprovazione da parte del CIO si estende anche al nome, nella scelta del
quale il CON deve rispettare i limiti territoriali e la tradizione del proprio Paese
269
e nella scelta
dei simboli (bandiera, emblema ed inno)
270
.
Calate dallalto anche alcune indicazioni circa la composizione: la presenza dei membri
CIO di medesima nazionalit allinterno degli organi assembleari e direttivi con diritto di vo-
to; linclusione di tutte le federazioni affiliate alle FSI che amministrano sport inseriti nel
Programma Olimpico; il coinvolgimento di atleti in attivit oppure ex-atleti che hanno par-
tecipato ai Giochi Olimpici. E data facolt di ospitare rappresentanze di FSN ricollegate a
sport non olimpici oppure gruppi multidisciplinari ed altre organizzazioni a vocazione sportive
nonch persone fisiche meritevoli.
Di questo aspetto, in una sorta di travaso continuo, si avranno riflessi anche nellassetto
delle Federazioni Sportive Nazionali, parimenti condizionate anche dalla legislazione nazio-
nale.






268
Carta Olimpica, note di applicazione delle Regole 28 e 29, paragrafo 1.6
269
Carta Olimpica, Regola 31, paragrafo 2.
270
Carta Olimpica, Regola 32.
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200


10.4 Il rapporto con le Federazioni Sportive Internazionali

In questo ambito, il rapporto assume caratteri maggiormente complessi ed impone
unattivit di coordinamento e di integrazione da parte di pi interpreti. Separati da mission
diverse, in relazione alla specializzazione su base territoriale (per i CON) e di disciplina
(FSI), trovano un importante punto di tangenza nelle Federazioni Sportive Nazionali. Que-
ste ultime, membri di entrambi gli ambiti istituzionali, di fronte ai potenziali conflitti,
rappresentano il momento di integrazione e composizione delle due sfere .
Dal punto di vista storico, le FSI avevano conquistato nellambito del Movimento O-
limpico un maggior peso, che la fase della Guerra Fredda politica, con lappoggio concesso
dai CON agli Stati Nazionali, riuscito a ribaltare a favore delle articolazioni territoriali. Dal
punto di vista delle risorse, indubbia la maggior forza delle FSI, pi agili nei rapporti nei
confronti del settore economico privato.
Nella realt, la netta distinzione tra le due componenti, comporta la reciproca legittima-
zione ma non consente punti di confronto diretto. Nel quadro organizzativo del CIO,
entrambe lavorano, in pieno equilibrio di considerazione, allinterno di tutti gli organi. Un
importante momento di collaborazione e contatto si ha in occasione del Giochi Olimpici, la
cui responsabilit organizzativa affidata, unitamente alla Citt, al CON di riferimento,
mentre quella di carattere tecnico proprio alle FSI.


10.5 Il rapporto con le FSN ed altre organizzazioni sportive nazio-
nali.

Tra i compiti di primaria importanza che la Carta Olimpica affida ai CON, vi da un la-
to il coordinamento dellattivit sportiva di tipo agonistico e dallaltro la promozione della
pratica sportiva.
Questultimo ambito risulta, a ben guardare, maggiormente impegnativo in quanto viene
ad investire direttamente il rapporto con entit operanti sul territorio nazionale. Le funzioni
di promozione sportiva, infatti, per lo loro forti connotazioni sociali
271
, hanno ben cittadi-
nanza nelle competenze sia dello Stato che delle libere associazioni (si pensi agli Enti di
Promozione Sportiva nel caso italiano), per cui necessario che, sul piano ordinamentale,

271
Lo sport per tutti interessa tutte le forme di tipo sportivo non professionistiche capaci di soddisfare nella
sua generalit il diritto allo sport dei cittadini con rispetto alle esigenze, le aspirazioni e finanche le possibilit di o-
gni singolo membro della comunit .
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

201

siano chiarite le modalit di intervento ed il grado di autonomia, al fine di individuare un
modello di coordinamento. Lo Stato, evidente, ha un ruolo determinante nel condizionare
lintero sistema in quanto, minore si mostrer la sua presenza nellambito delle azioni di
promozione dello sport e maggiore sar il ruolo che potr interpretare il CON. Tale tipolo-
gia di rapporti avr natura specifica in ogni Paese rispetto ai rapporti che vengono a stabilirsi
tra i due piani ordinamentali: quello sportivo (nazionale prima che internazionale) e quello
statuale.
A ben guardare, nellambito degli attori che partecipano alla pratica sportiva di base tro-
viamo anche le Federazioni Sportive Nazionali, la cui azione, per, maggiormente
orientata allo sviluppo dei talenti ed alla formazione di atleti per le competizioni nazionali ed
internazionali. Proprio questa sfera di tipo agonistico (con caratteri pi o meno evidenti e
formali di professionismo) permette alle FSN di rappresentare una sorta di spina dorsale
dei CON. Dal punto di vista funzionale, vi talvolta una forte immedesimazione che arriva
a concretizzare casi di vera e propria delega di compiti ed attivit. Le FSN, che generalmente
godono di uno status di diritto privato, come contraltare di questo rapporto funzionale, pos-
sono subire forme di controllo pi o meno penetranti e, comunque, devono rispettare ed
adeguarsi ai dettami della Carta Olimpica.

Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

202






Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

203

Capitolo 11
LE FEDERAZIONI SPORTIVE INTERNAZIONALI




11.1 Mission e ruolo

Le Federazioni Sportive Internazionali rappresentano lorgano di vertice del sistema
sportivo agonistico, vale a dire di quella fitta rete di organizzazioni il cui compito quello di
regolamentare e curare lo svolgimento e lo sviluppo delle competizioni sportive. Essendo
organi specializzati per tecniche e processo, sono ciascuna posta a presiedere il coordina-
mento e la programmazione di una singola disciplina sportiva.
Dal punto di vista giuridico, sono organizzazioni non governative dotate di una pro-
pria autonomia ed indipendenza, le quali fanno riferimento agli indirizzi ed agli obblighi
posti dalla Carta Olimpica ed agiscono, sotto lautorit del CIO, nellambito della specializ-
zazione di carattere tecnico. Considerata una delle componenti della struttura sportiva
internazionale, questi organismi devono uniformare i propri statuti, le norme regolamentari
e le procedure alle indicazioni della Carta Olimpica. In particolare viene espressamente ri-
chiamata ladozione del Codice Mondiale Antidoping
272
.
Le FSI rappresentano la pi importante forma organizzativa dal punto di vista pu-
ramente tecnico-sportivo, nonch la pi importante forma di aggregazione delle associazioni
deputate alla gestione operativa delle varie competizioni.
Nellambito del Movimento Olimpico, le FSI hanno il compito di:
- stabilire ed applicare, in conformit con lo spirito olimpico, le regolamentazioni delle
pratiche nei rispettivi sport, occupandosi di verificarne lapplicazione;
- favorire lo sviluppo del proprio sport nel contesto mondiale;
- contribuire a realizzare gli obiettivi della Carta Olimpica, specialmente in relazione
allOlimpismo ed alleducazione secondo i dettami olimpici;
- esprimere il proprio parere sulle candidature per le sedi dei Giochi Olimpici, con
particolare riferimento agli aspetti tecnici;
- stabilire i criteri di ammissione ai Giochi Olimpici, in sintonia con la Carta Olimpica,
da sottoporre al CIO per lapprovazione;

272
Carta Olimpica, Regola 26
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- assumere la responsabilit del controllo e la direzione tecnica del proprio sport in
occasione dei Giochi Olimpici e di tutte le manifestazioni che si svolgono sotto il
patrocinio del CIO;
- provvedere a fornire lassistenza di tipo tecnico per la realizzazione del programma
di Solidariet Olimpica.
Il punto focale del loro ruolo quello di stabilire il quadro normativo entro cui viene a
svolgersi lintera attivit. Esso comprende le norme puramente tecniche, i requisiti per la
partecipazione di atleti e formazioni alle varie competizioni, la preparazione e la program-
mazione dellintera attivit e degli eventi su base mondiale, la formazione e la selezione di
arbitri e giudici di gara, la fissazione delle procedure per esercitare i controlli. In occasione
del Giochi Olimpici, poi, rappresenta lorgano esecutivo delle prescrizioni, in campo tecnico
e programmatico, delle indicazioni contenute nella Carta Olimpica.
Le facolt consentite dalla Carta Olimpica alle FSI sono indirizzate a:
a) formulare al CIO proposte riguardanti la C.O. ed il Movimento Olimpico nel suo
insieme;
b) collaborare alla preparazione del Congresso Olimpico;
c) partecipare, su richiesta del CIO, ai lavori delle Commissioni.
Lo stabilizzarsi dei rapporti delle FSI con i CON e le singole FSN nellambito del qua-
dro allargato del M.O. ha rappresentato il momento cruciale per rendere altrettanto stabile e
definito il quadro di insieme dellintera rete di relazioni che fa capo al CIO.


11.2 Il riconoscimento

Come per i CON, anche per le FSI il momento determinante per la propria operati-
vit quella del riconoscimento da parte del CIO.
Le condizioni da soddisfare per lottenimento di tale concessione sono riconducibili a:
- status di organizzazione non governativa, quindi dotata dellindipendenza funzionale
e strategica rispetto alle autorit statali ed alle altre organizzazioni territoriali;
- capacit di amministrare a livello mondiale uno (o pi) sport;
- inclusione nel suo ambito, a titolo funzionale, di coordinamento e rappresentanza,
delle organizzazioni impegnate nel governo di un singolo sport a livello nazionale
(FSN);
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205

- adozione di regolamenti conformi allordinamento sportivo internazionale, con par-
ticolare riguardo al Codice Mondiale Antidoping (WADA) ed attivazione di un
adeguato sistema di controllo.
Generalmente la procedura di riconoscimento non immediata ma pu vedere una fase
di status provvisorio, in genere di due anni, durante il quale gli organismi del CIO acquisi-
scono elementi capaci di guidarne la scelta definitiva.


11.3 - Il rapporto con le Federazioni Sportive Nazionali

Ribaltando tale procedura sulle Federazioni Sportive Nazionali, esse stabiliscono le
norme necessarie e guidano tutti passi devoluti a tale riconoscimento. Lattivit di queste en-
tit su base nazionale quantomai cruciale: da un lato consente di perseguire quegli obiettivi
di promozione dellattivit sportiva e dello sport di alto livello, dallaltro rappresenta il punto
di contatto con gli altri interlocutori (produttori di beni sportivi, affiliati e pubblico di riferi-
mento).
In una ipotetica catena di tipo tecnica, le FSN, infatti, rappresentano il luogo e
linterprete capace di trasformare tutta lattivit di regolamentazione e gestione dei processi a
livello internazionale che fa capo alle FSI, in una serie di servizi complessi che portano alla
organizzazione delle competizioni, agli interventi di promozione e sviluppo dello sport ed
alla formazione di tecnici ed arbitri.
Sul piano dei rapporti, le FSI garantiscono alle proprie componenti (le FSN) una grande
autonomia nella scelta degli assetti organizzativi (fortemente condizionati dal contesto giuri-
dico del Paese interessato) e delle strategie, proponendo piuttosto una serie di attivit di
coordinamento al servizio dello sviluppo armonico del sistema. Laspetto della sintesi si tro-
va nellindubbio interesse di tutti i partecipanti al contesto delle FSI di porre in comune
regole e procedure. Lunione delle singole forze e la capacit di fare fronte comune, rafforza
la capacit di resistenza alle pressioni delle autorit statali e locali cui sono sottoposte le sin-
gole componenti nazionali.
Tale azione comune produce notevoli benefici, specialmente dal punto di vista della cre-
azione (e divisione) delle risorse economiche collegate con gli eventi e le competizioni ed il
miglioramento delle tecniche di formazione, tecnica e culturale, delle risorse umane.
Proprio questo criterio di specializzazione tecnica si contrappone allazione ed
allautorit dei CON, la quale esercitata su base territoriale, ed a quella dei Comitati Orga-
nizzatori dei Giochi Olimpici, che invece finalizzata ed orientata alla realizzazione di un
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singolo evento. In pratica, rispetto a CON e COGO, il prodotto sviluppato dalla FSI
diverso da un lato per tipologia di intervento e dallaltro per tipologia di progetto.


11.4 Lassetto organizzativo

I criteri di specializzazione tecnica hanno condizionato in maniera determinante lassetto
organizzativo, il quale presenta notevoli caratteri di originalit. La presenza delle FSI, mani-
festatesi sul piano storico ad immediato supporto del CIO immediatamente dopo la sua
costituzione, ha consentito allorgano di vertice di mantenere il suo ruolo di indirizzo e co-
ordinamento dellintero sport mondiale, garantendo allo sviluppo dellattivit sportiva una
specifica funzione a livello mondiale.
Tale identit conquistata allinterno del Movimento Olimpico ha certamente impedito il
frazionamento su base geografica delle dinamiche tecnico-sportive, altrimenti confinate nelle
strutture multidisciplianari dei singoli CON. E, soprattutto, ha impedito che, per il tramite
dei CON, lintero ambito dellattivit sportiva, potesse essere maggiormente condizionabile
dalle autorit nazionali, da cui sono derivate i maggiori pericoli per lindipendenza dellintero
sistema. La specializzazione per processi, insomma, ha garantito la tenuta dellintera rete di
rapporti. Nella fase della cosiddetta Guerra Fredda, proprio attraverso lassetto organizzati-
vo delle FSI ha consentito al CIO di mantenere quellorientamento sovra-nazionale che non
riuscivano a garantire convenientemente quei CON finiti al centro delle forti pressioni dei
propri governi nazionali ed indirizzati in quella fase da obiettivi nazionalisti e particolari.
Una posizione di fermezza tuttaltro facile da mantenere, in considerazione delle pressioni
che sono scaturite, al suo interno, dalle spinte esercitata dalle FSN.
Nellattuale fase, terminato quello di matrice politica, il mondo dello sport deve fare i
conti con quello di tipo commerciale. Linterlocutore rappresentato dal mondo
dellimpresa, per cui lobiettivo della commercializzazione dello sport sta determinando un
notevole cambiamento nelle relazioni interne. Le varie FSI, cos come quelle nazionali, si
trovano a dover interagire a livello di sistema, ma di essere in competizione per le risorse
messe a disposizione dal sistema economico.
La stessa globalizzazione, che dilata i confini a livello mondiale a tutto discapito della
dimensione locale, sembra poter rafforzare il ruolo delle FSI rispetto a quella dei CON. Allo
stato, si sta sviluppando un doppio piano di confronto e di relazione, nella duplice prospet-
tiva dello sviluppo del sistema e della sua conservazione:
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a) a livello di risorse, il crescente sviluppo di alcune manifestazioni (si pensi ai Campio-
nati del Mondo e continentali) ha consentito alle FSI di acquisire un ruolo di forza,
addirittura in competizione con i Giochi Olimpici del CIO;
b) a livello organizzativo, con lequilibrio sempre precario delle relazioni con il CIO e
con i vari CON;
c) a livello funzionale, con lintraprendenza e le pressioni di quelle FSN che si trovano
a gestire discipline sportive in contesti in cui riescono ad avere un elevatissimi grado
di attrazione di sponsorizzazioni e diritti tv.
Dal punto di vista strutturale, le FSI presuppongono, sullo schema piramidale,
lesistenza di un organismo centrale . La forza ed il ruolo di questo dipende fortemente dai
diversi rapporti esistenti tra le altre organizzazioni. Se vi sono organizzazioni dominanti,
lazione sar tesa a coordinare e controllare lattivit quale mezzo per ottenere il controllo
dellintera rete. Se invece non vi sono sostanziali differenze tra le singole organizzazioni, al-
lora il ruolo sar quello di gestire e favorire, attraverso coerenti flussi comunicativi, una
governance di tipo collegiale.


11. 5 Le Associazioni delle FSI

La specializzazione per processo, pur garantendo sufficientemente lautonomia fun-
zionale delle FSI, non riesce completamente a soddisfare quelle esigenze di rappresentanza e
tutela di altri interessi nellambito delle relazioni del Movimento Olimpico. Questo ha porta-
to alla nascita di forme associative, quali strumento in grado di assicurare autorit,
indipendenza e lautonomia a questa componente, senza intaccare i rapporti con il CIO.
Diversi sono i criteri che hanno guidato a tali forme di aggregazione:
a) Sport olimpici. Sono interessate quelle FSI che si occupano delle attivit relative
a tale tipo di evento. Tali associazioni si occupano di garantire in maniera adeguata il
coordinamento con il COGO e partecipano, allinterno delle strutture esistenti, alle
scelte strategiche non solo dal punto di vista tecnico ed organizzativo ma anche eco-
nomico-finanziario. Data lesistenza di due tipologie di Giochi, abbiamo la presenza
dellASOIF (Association of Summer Olympic International Federations, composto da 23
FSI) e dellAIOWF (Association of Winter International Federations , composto da 7 FSI).
b) Sport non olimpici. Linserimento nel Programma dei Giochi Olimpici non
presupposto indispensabile per ottenere il riconoscimento da parte del CIO, per cui
adeguato diritto di partecipazione alla vita organizzativa del Movimento Olimpico
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garantita non solo ad ogni FSI riconosciuta, ma anche allARISF (Association of the
IOC-recognized International Sport Federation).
Lassociazione maggiormente rappresentativa la GAISF (General Association of Inter-
national Sports Federations), capace di radunare 69 membri di diritto tra FSI ed Associazioni
(quelle di ASOIF e AIOWF e la maggioranza di quelle dell ARISF) ed inoltre altre organiz-
zazioni sportive. La GAISF un luogo i incontro, confronto e coordinamento, per
scambiare opinioni e ed affrontare le varie problematiche. Lintento principale dellazione di
queste grandi forme di aggregazione quello di tutelare il ruolo ed il peso politico e decisio-
nale nellambito del Movimento Olimpico, non pi limitato alle competenze di ordine
tecnico ma anche ben integrato nel processo decisionale. Nel quadro competitivo generale,
in cui ogni singolo sport viene inevitabilmente a competere con gli altri sul piano delle risor-
se, questi momenti di associazione e di unione, servono concretamente a ridurre possibili
conflitti di interesse e, con essi, spinte alla divisione ed alla disgregazione.
Una comune strategia decisionale nella creazione e, soprattutto, nella distribuzione
delle risorse, finalit apprezzabile per azzerare, o comunque per ridurre fortemente, le oc-
casioni di conflitto. La creazione di momenti di condivisione e di cooperazione da un lato e
di meccanismi di compensazione dallaltro, trovano i loro momenti di realizzazione per il
primo aspetto nella gestione di eventi sportivi e per il secondo nei criteri di allocazione delle
risorse create.







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Capitolo 12
LE FEDERAZIONI SPORTIVE NAZIONALI




12.1 Il contesto internazionale: mission e ruolo

Le Federazioni Sportive Nazionali rappresentano il momento organizzativo che pre-
siede allo svolgimento di attivit agonistiche ed allo sviluppo ed alla diffusione dello sport
nellambito dei confini nazionali.
In pratica, dal punto di vista delle funzioni e degli ambiti di intervento, rappresenta-
no una sorta di sintesi dei compiti affidati, nel quadro del Movimento Olimpico, ai CON ed
alle FSI, da cui egualmente e contemporaneamente vengono a dipendere. Tale dipendenza
scaturisce dalla necessit per le FSN di essere riconosciute sia dal CON competente per ter-
ritorio e sia dalle FSI corrispondente per disciplina sportiva, ottenendo da tale processo
concessorio quel carattere di esclusivit di funzione che ne legittima il ruolo centrale nel
contesto internazionale.
A norma di Carta Olimpica, una singola FSN, per poter essere riconosciuta da un
CON come proprio membro deve esercitare una specifica e comprovata attivit sportiva, essere affilia-
ta ad una FSI riconosciuta dal CIO ed essere governata secondo ed in accordo sia con i principi della Carta
Olimpica che delle regole delle
273
FSI. La capacit di operare per la singola FSN, quindi, dipende
da un lato dal suo inserimento nel contesto sportivo internazionale e dallaltro nella sua inte-
grazione a livello sportivo nazionale.
Nel quadro del Movimento Olimpico, esse definiscono le politiche nazionali ed i cri-
teri di idoneit per consentire la partecipazione di atleti e squadre alle varie competizioni,
contribuendo alla crescita del sistema dal punto di vista tecnico attraverso tutte quelle attivi-
t di formazione , addestramento e preparazione.
Dal punto di visto giuridico, le FSN hanno una propria dotazione di norme, di tipo
statutario e regolamentari, che derivano siano dai dettami della corrispondente FSI (deriva-
zione internazionale) che del CON (derivazione nazionale).
Lequilibrio tra le due dimensioni non si mai mostrato perfetto, ma il Movimento
Olimpico nel suo insieme riuscito a gestire le varie spinte lasciando prevalere laspetto ge-

273
Carta Olimpica, Regola 30.
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210

ografico in quanto maggiormente capace di assicurare una migliore o maggiore differenzia-
zione su base interna del sistema. Insomma, ladozione delle esigenze di tipo interno come
base per comprendere e definire le dinamiche strategiche dellintera rete. Un livello, del re-
sto, il pi vicino possibile alle cellule pi elementari: gli atleti e le societ ma anche e
soprattutto il mercato (sportivo ed economico) di riferimento.
Il rispetto di obblighi internazionali, in particolare, legato alle previsioni statutarie,
ai criteri di membership, alle obbligazioni tecnico-sportive, al rispetto delle procedure e delle
garanzie . Il tutto con la finalit di realizzare, e soprattutto, di mantenere una gestione uni-
forme alla medesima disciplina in ogni parte del mondo.
Sul fronte nazionale, esse rappresentano il punto di incontro, coordinamento e con-
trollo dellintera attivit svolta, sul territorio, dalle singole organizzazioni sportive. Ci
riguarda sia laspetto organizzativo che quello prettamente tecnico, legato alle varie competi-
zioni.Centrale e peculiare , sotto entrambe le prospettive, il compito di ricerca e
distribuzione delle risorse economiche indispensabili sia per il funzionamento delle attivit
interne che per lattivit di tipo internazionale (partecipazione oppure addirittura organizza-
zione di grandi competizioni). Allo stato, le dinamiche di globalizzazione delle reti
organizzative e di sempre pi elevata commercializzazione del mercato sportivo, rendono le
FSN maggiormente integrate nel contesto delle FSI, con un peso sempre crescente
allinterno del corrispondente CON
274
.


12.2 In contesto continentale

Allinterno del contesto normativo delle FSI, le FSN riescono ad associarsi su base con-
tinentale in ulteriori unit organizzative, capaci di sviluppare progetti comuni. Lungi dal
rappresentare un momento di complicazione del quadro di riferimento internazionale, tale
indirizzo gestionale consente di uniformare e sintetizzare lazione delle singole FSN, le quali
possono meglio portare a compimento azioni profittevoli anche in campo nazionale.
In particolare, le forme associative su base continentale, apportano i seguenti vantaggi:
a) rafforzare e coordinare il legame tra le FSN e le FSI;
b) organizzare e gestire le competizioni sportive, i calendari continentali;
c) armonizzare le strategie dellarea di riferimento con quella globale;
d) contribuire a migliorare le strategie di sviluppo dal punto di vista tecnico (regola-
menti) ed economico-finanziario (risorse).

274
La stessa riforma del CONI del 99, aumentando il peso delle FSN, ne ha legittimato limportante ruolo po-
litico.
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211

Le associazioni continentali si costituiscono sulla base di autonome norme statutarie e di
tipo regolamentare che, per integrarsi allinterno del Movimento Olimpico, devono ben sa-
persi armonizzare con quelle non solo delle FSI, ma anche del CIO. Proprio le FSI man-
tengono quelle funzioni di controllo e ratifica delle disposizioni regolamentari.
Inoltre, in occasione dellorganizzazione di eventi sportivi, esse riescono ad essere di
supporto e di collaborazione per la singola FSN, la quale accoglie nel proprio territorio la
competizione.
Da un punto di vista strutturale, tali Associazioni, seguono il modello delle FSI, affidan-
dosi a singoli Comitati Locali nel caso di ogni singolo diverso evento sportivo.


12.3 Il contesto nazionale

In ambito nazionale, il ruolo di coordinamento delle FSN spetta senza dubbio al
CON del Paese, in accordo con le disposizioni previste dalla normativa nazionale. La stessa
Carta Olimpica le affida al potere direttivo e di controllo dellarticolazione territoriale del
CIO.
Dal punto di vista strutturale, piuttosto, deve segnalarsi la presenza, allinterno delle
FSN, di elementi associativi intermedi rispetto alla base associativa. Queste associazioni di
societ, denominate variamente come Leghe (League), si sono sviluppate soprattutto
nellambito di sport professionistici e top level, sulla scorta di esigenze legate ad una migliore e
pi coerente programmazione e gestione delle risorse. Pur non essendo presente in tutte le
discipline sportive, questo livello associativo, costituisce un interlocutore privilegiato per le
FSN ma spesso rappresenta un elemento di disgregazione e di conflittualit allinterno del
sistema. Ancora scarsamente riconosciute allinterno di CIO, CON e FSI, queste Leghe de-
vono riuscire a trovare un momento di integrazione con le FSN, nellambito di una divisione
di compiti e funzioni non sempre di semplice attuazione. Proprio per raggiungere i compiti
di rappresentanza, queste Leghe godo di autonomia organizzativa ed amministrativa. Nel ca-
so di discipline di maggior diffusione, la collaborazione con le FSN pu raggiungere anche
la costituzione di un rapporto di tipo organico
275
.
E difficile prevedere la costituzione di forme di associazione tra enti federali di sport
diversi sia perch esse non sono previste dalla Carta Olimpica e sia perch le stesse FSI pre-
feriscono favorire i momenti aggregativi di tipo verticale che non quelli di tipo orizzontale.
Eppure il fenomeno in chiave nazionale tuttaltro che da sottovalutare in quanto le dina-

275
E il caso delle varie Leghe (Professionisti Serie A e B; Serie C e Dilettanti) nellambito della Federazione I-
taliana Giuoco Calcio.
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miche commerciali dello sport moderno, faranno insorgere necessit di tipo aggregativo da
parte di FSN pi deboli dal punto di vista delle risorse, nel chiaro intento di allargare la pro-
pria base di riferimento ed emergere quanto alla presenza sul mercato e tra i mass media.


12.4 La struttura

Come le FSI, anche le FSN sono strutturate secondo un modello di tipo burocratico,
al centro del quale presente un organismo cui competono i compiti di coordinamento.
Il ruolo e, soprattutto la capacit di direzione, di questo organo non possono essere
prioritariamente configurate nellambito di un modello unico. Tante e tali sono le influenze
che vengono a crearsi nellambito della rete nazionale, che la struttura ne risente inevitabil-
mente. Esse provengono sia dallesterno (le autorit governative, i portatori di interessi
rispetto alle risorse) che dallinterno (le varie componenti, il tentativo egemone dellorgano
centrale). La sempre maggiore formalizzazione delle regole e delle procedure, la miglior de-
finizione del ruolo e delle azioni dellorgano centrale finiscono per caratterizzare queste
forme inter-organizzative in senso maggiormente burocratico. La gestione delle varie attivi-
t, la definizione di progetti di sviluppo rendono necessario la predisposizione di un organo
centrale dotato di forte autorit, con un notevole accentramento delle funzioni. Solo
allinterno di questo quadro di riferimento potr svilupparsi la costituzione di punti di analisi
e gestione a livello immediatamente inferiore, al di fuori delle logiche assembleari. Ci porta
il beneficio di una forte professionalizzazione della struttura, con una indubbia migliore ge-
stione dei processi, alcuni dei quali di grande importanza, come quelli legati alla gestione
delle risorse.
Alla crescita dimensionale dellarticolazione organizzativa delle FSN a livello centra-
le, viene a corrispondere una sempre maggiore differenza negli interessi che animano le
differenti componenti. Pur non avendo una sua autonoma vita organizzativa, lorgano cen-
trale tende a strutturarsi in maniera burocratica, con la previsione di articolazioni diverse con
diversi compiti specializzati.
Lorgano di tipo volitivo, lAssemblea. E il consesso che riunisce i rappresentati
della organizzazioni affiliate, a cui spetta il compito di designare il Presidente (organo di
rappresentanza) e di sovrintendere allintera azione degli altri organi amministrativi ed esecu-
tivi. Sono questi gli organi centrali a cui spetta il coordinamento e la scelta delle strategie
operative dellintera FSN.
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Essendo le cariche di tipo elettorale, a condizionare la formazione di tali organi
senza dubbio il rapporto di forza che viene a crearsi tra le varie componenti. Leccessivo
squilibrio oppure anche un eccessivo equilibrio, rischia di svuotare di effettivo potere e ca-
pacit decisionale gli organi di rappresentanza (specie quelli di tipo volitivo), spostando ad
altri livelli le responsabilit.
La crescita dal punto di vista commerciale dello sport ed i benefici effetti economici
sul sistema, hanno comportato, per certi versi necessitato, la progressiva professionalizza-
zione dei ruoli di staff, consegnando gradatamente la leadership degli organismi a personale e
figure esterne retribuite a tutto discapito delle forze rappresentative di base di tipo volontari-
stico. Nella ricerca continua delle risorse, lattenzione di governo si sposta dalla rete
allambiente, dallo sviluppo dello sport allo sviluppo dei ricavi collegati allo sport.
Lestrema libert e flessibilit con cui si modella continuamente la struttura organiz-
zativa delle FSN deriva dalla spontaneit ed informalit della sua struttura originaria. I
requisiti di autocontrollo, di collegialit e di cooperazione interna si concretizzano nella
semplicit dellorgano centrale e nellimportante ruolo svolto dalla base volontaristica, impe-
gnata direttamente sia nelle decisioni che nel controllo.
Nellorgano centrale, ed in particolare nella figura del Presidente, vengono a concen-
trarsi gran parte dei compiti e delle responsabilit. Tale impostazione tanto pi aderente
alla realt operativa quanto pi ridotta e limitata la diffusione dello sport, il quale dovr
quindi dedicare gran parte delle proprie energia alla fase di sviluppo. In altro piano, si assiste
ad una convivenza equilibrata delle varie anime allinterno di un sistema orientato allo svi-
luppo della dimensione industriale dello sport, visto nei suoi connotati di entertainment, con
diretto coinvolgimento anche dellambiente esterno, quello politico istituzionale in primis.
Tale modello in chiave moderna vede unequilibrata divisione di responsabilit tra il Presi-
dente, di tipo rappresentativo e strategico, e gli altri organi: quello operativo (esecutivo) e
quello assembleare (linee guida). Anche in contesti fortemente professionalizzati, la parteci-
pazione della componente volontaristica mantenuta dalla presenza di organi consultivi,
proficuamente utilizzati per rendere pi immediato il processo decisionale dellassemblea e
consentire una pi ampia partecipazione. Tali presupposti perdono, per, di efficacia con la
crescita dimensionale della FSN e con la parallela crescente complessit delle sue articola-
zioni.

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Capitolo 13
IL COMITATO ORGANIZZATORE
DEI GIOCHI OLIMPICI (COGO)




13.1 I Giochi Olimpici come opportunit di sviluppo (sostenibile)

I Giochi Olimpici moderni, sin dallo loro prima manifestazione, hanno rappresenta-
to non solo un grande evento in termini di coinvolgimento sportivo ma anche in termini
economici e sociali. In particolare, questi due aspetti, sono da sempre stati al centro di ogni
valutazione relativa alla individuazione delle sedi pi opportune per garantire lo svolgimento
della manifestazione.
La sempre maggiore partecipazione di pubblico ha comportato una crescente visibi-
lit di tale evento, da subito assunto ad una dimensione planetaria. Tale aspetto ha
condizionato non poco la gestione delle risorse coinvolte, sia in termini di costi (per
lorganizzazione in ambito delle dotazioni infrastrutturali e le risorse umane) che di proventi
(diritti televisivi, sponsor, biglietteria, etc.).
Lassegnazione di ogni singola edizione dei Giochi Olimpici, quindi, dal punto di vi-
sta delle citt che ambiscono ad ottenerla, viene ad essere posta al centro di una strategia di
sviluppo territoriale. Ottenere lospitalit di un simile evento pu riuscire a convogliare non
solo attenzione mediatica (su scala mondiale) ma anche e soprattutto grandi benefici in ter-
mini di realizzazione (o ristrutturazione) di infrastrutture. Accanto a quelle di tipo
propriamente sportive (stadi, palazzetti, piscine, impianti polifunzionali etc.), vanno anche
considerate quelle legate alla logistica sia in termini di ricettivit (per esempio il Villaggio O-
limpico) che di trasporti e di servizi pubblici.
Inserito in questo complesso sistema di relazioni col territorio, in Giochi Olimpici
diventano una grande occasione per un miglioramento sia dal punto di vista sociale ed eco-
nomico che propriamente ambientale. Gli interventi che vengono operati nel periodo di
riferimento dellevento (non meno di 10-12 anni, considerati i sette di preparazione) diven-
tano fondamentali per definire limmagine della citt ospitante a livello mondiale, per
ampliarne o modificarne il suo modello di sviluppo, per indirizzare in un chiaro ambito i
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216

benefici di lungo periodo che, in termini di prestigio e di ritorni economici, ambisce ad otte-
nere nel futuro.
Questa sorta di azione di rinnovamento di tipo urbanistico, che porta ad una rigene-
razione di molte strategie e di molti piani di intervento, non si sarebbe potuto produrre
altrimenti, se si considerano gli enormi costi ed il ristretto periodo. Fare dei propri Giochi i
migliori di sempre, per ogni citt ospitante, non solo una mission dal punto di vista sportivo
ed organizzativo, ma anche e soprattutto sul piano delle ricadute sul territorio.
Rispetto alla capacit dei Giochi Olimpici di rappresentare una sorta di strumento di
trasformazione urbana e di cambiamenti socio- economici, alcuni studi
276
hanno consentito
di elaborare un percorso di crescita diviso in fasi:
Periodo 1896- 1904. le prime edizioni non hanno lasciato grandi tracce, essendo mol-
to ridotti e scarsamente organizzati. Essi andarono ad incidere poco sul tessuto
urbano, utilizzando le strutture e le infrastrutture esistenti. Addirittura nel 1900, essi
furono inseriti nellambito del programma dellEsposizione Universale di Parigi
277
.
Periodo 1908 1932. Levento, cresciuto di seguito e con maggiori esigenza dal pun-
to di vista organizzativo, ha iniziato a richiedere la realizzazione di impianti ad hoc.
Periodo 1936 1956. Laspetto legato allimpiantistica ha iniziato ad assumere
unautonoma rilevanza, a tal punto da rappresentare un momento di caratterizza-
zione dal punto di vista organizzativo e di identificazione dellimmagine.
Periodo 1960 oggi. I Giochi, a cominciare dalledizione italiana di Roma 1960, han-
no rappresentato un momento per poter sviluppare programmi e strategie di
intervento su base urbano.
Proprio in questultima fase, quindi aumentato in maniera esponenziale limpatto che
questi eventi hanno avuto sul paesaggio e sul tessuto urbano del territorio coinvolto. I carat-
teri degli sforzi economici e della capacit di trasformazione urbana, individuabili in tutte le
edizioni, si mostrano particolarmente emblematici in occasione dei Giochi Olimpici di Los
Angeles 1984 e Barcellona 1992. Ovviamente a caratterizzare lincidenza di tali fattori, in
chiave urbanistico-infrastrutturale, sono la natura e lentit dei fondi a disposizione per tali
interventi, diretta derivazione della partecipazione, in termini politici prima che economici,
delle autorit governative. Unedizione dei Giochi, ha, infatti una precisa collocazione
allinterno del quadro politico-istuzionale allargato rispetto a quello prettamente localistico

276
Chalkley ed Essex nel 1999; Essex e Chalkley nel 2002.
277
A causa del tentativo di de Coubertin di introdurre elementi di internazionalismo nello sport, visto come si-
stema educativo, grande fu lostracismo riservato a questa edizione da parte dei francesi, guidati dal solito inguaribile
sciovinismo nazionale. Il giovanissimo Comitato Internazionale Sportivo perse addirittura il controllo dal punto orga-
nizzativo, a favore del governo Francese.- Nella relazione ufficiale degli eventi sportivi, non si parl di Giochi
Olimpici ma di Concours Internationaux dexercises physiques et de sport (Concorsi internazionali di esercizi fisici
e dello sport) Tra le opere realizzate, si ricorda la prima linea della metropolitana ( la cosiddetta ligne 1).
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217

(si pensi alluso ideologico delledizione di Berlino 1936). Maggiore il coinvolgimento
dellambiente pubblico, sia in termini di partecipazione organizzativa che di stanziamento di
fondi, e maggiori saranno le possibilit per intervenire dal punto di vista del territorio.
La maggiore sensibilit rispetto alle tematiche ambientali ed il coinvolgimento di tutte le
organizzazioni a livello internazionale nellambito della tutela di uno sviluppo sostenibile, ha
visto ladesione anche del Movimento Olimpico alla cosiddetta Agenda 21, vale a dire dei
piani di sviluppo elaborati per il XXI secolo dalle Nazioni Unite, scaturita dalla Conferenza
su Ambiente e Sviluppo (UNCED, nota anche come Earth Summit) tenutasi nel 1992 a Rio
de Janeiro
278
. Tale coinvolgimento avvenuto in conformit con i principi dellolimpismo e
della Carta Olimpica (terzo e sesto principio fondamentale) ed stato necessariamente tra-
slato in tutte le azioni, a cominciare da quelle riguardanti, su scala locale, lorganizzazione dei
Giochi Olimpici. In particolare, lAgenda 21 del Movimento Olimpico
279
vuole incoraggiare
gli attori del mondo dello sport ad avere un ruolo attivo nellottica dello sviluppo sostenibile,
fondendo le indicazioni dellUNCED con le proprie caratteristiche peculiari.
La crescente partecipazione alla competizione nella fase di candidatura delle citt e la
presenza di centri metropolitani tra i pi grandi ed importanti al mondo, sta chiaramente a
dimostrare che, pur di fronte a notevoli costi organizzativi, sono certamente benefici e posi-
tivi gli effetti dei Giochi Olimpici, in chiave di ricadute dirette ed indirette sul territorio. Del
resto, la molla competitiva per citt tra le pi popolose al mondo come Pechino (2008
7,7 milioni di abitanti), Londra (2012 7,5 milioni di abitanti)
280
e Rio de Janeiro (2016 6
milioni di abitanti)
281
, non pu certamente essere quella di un accreditamento a livello inter-
nazionale a livello di immagine o economico, ma va riscontrata, come per tutte le altre citt
ospitanti i Giochi
282
, nella volont di poter sviluppare una nuova e diversa fase della propria
crescita economica e territoriale.

278
Sulla base di trattati ed altri accordi sottoscritti durante i lavori, i vari Paesi aderenti si sono impegnati a per-
seguire uno sviluppo economico, salvaguardando lambiente e le risorse rinnovabili. La Dichiarazione su Ambiente e
Sviluppo (Dichiarazione di Rio) articolata in 27 principi, per un totale di 40 principi che si articolano in quattro se-
zioni: 1) aspetti sociali ed economici dello sviluppo sostenibile; 2) tutela e controllo delle risorse per lo sviluppo; 3)
rafforzamento del ruolo svolto dai gruppi pi rappresentativi 4) modalit di attuazione.
279
Cfr, CONI-CIO, Agenda 21 del Movimento Olimpico Il contributo dello sport allo sviluppo sostenibile. E-
dizione originale ad opera di oseph Tarradellas e Shahbaz Behnam, traduzione a cura di Enrico Carbone con Giusepe
Giampaolo e Maria Marianella.
280
La candidatura londinese ha avuto la meglio su quelle di Madrid, Parigi, Mosca e New York.
281
Le altre citt candidate erano Madrid, Tokyo e Chicago.
282
La Regione Piemonte, in un rapporto del 2005 sulle ricadute dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006,
faceva unanalisi allargata in ottica territoriale.Operare bilanci ancora prematuro. Gli investimenti sono stati sicu-
ramente molto importanti e sono serviti a dare linfa ad un territorio in crisi: hanno permesso di rinnovare gli impianti
di buona parte del comprensorio sciistico piemontese e di renderlo moderno e innovativo ed hanno contribuito ad am-
pliare, modernizzare i servizi in valle, riqualificare edifici e alcune porzioni di citt. Come gi anticipato, l'aspetto
economico delle olimpiadi non va valutato semplicemente confrontando le somme investite e i ricavi incassati
nell'immediato, ma ad essi vanno sommate le tracce patrimoniali visibili sul territorio e le nuove potenzialit in termi-
ni di sviluppo. Interessante potrebbe essere un avanzamento di Torino, ad uno o due anni dai Giochi, nella
graduatoria delle citt pi competitive d'Europa: emerge infatti dall'ultimo rapporto del Comitato Rota che il capo-
luogo piemontese situato al 34posto. Tale avanzamento, se fosse dovuto a maggiori introiti in campo turistico o
legati al settore sportivo, sarebbe il riscontro di un positivo effetto olimpico. stato comunque gi rilevato un incre-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

218

Ovviamente di fronte a questa rapida occasione di promozione dei processi di sviluppo
urbano, occorre che le autorit e le istituzioni coinvolte sappiano accompagnare al quadro
organizzativo puramente sportivo una seria, lunga ed articolata programmazione a supporto
con la finalit di implementare al meglio tutte le azioni non solo per rendere lambiente ac-
cogliente ed idoneo ad ospitare levento. Accanto a questa andr, inevitabilmente attuata una
non meno seria ed attenta gestione delle risorse al fine di limitare al massimo i rischi di natu-
ra economica ed ambientale a tutto danno della qualit della vita sul territorio. La crescita di
una tale sensibilit in chiave operativa non potr che far crescere la qualit dellintervento
operato e, con essi, la qualit dellevento stesso.


13. 2 I Giochi Olimpici. Partecipazione e premi

I Giochi Olimpici moderni trovarono il proprio battesimo ad Atene nel 1896 e da al-
lora, salvo le tre interruzioni dovute agli eventi bellici nel 1916, nel 1940 e nel 1944, essi si
sono succeduti con cadenza quadriennale. Dal 1924, essi si sono sdoppiati in due differenti
edizioni, di tipo Estivo ed Invernali. A partire dal 1994, le due manifestazioni hanno iniziato
a svolgersi alternativamente ed in particolare quelli Invernali si svolgono nellambito del se-
condo anno del periodo delle Olimpiadi. Dal 1960 rispetto a quelli Estivi e dal 1976 rispetto
a quelli Invernali, previsto lo svolgimento in abbinamento delle cosiddette Paralimpiadi,
autonoma manifestazione dedicata agli sportivi disabili, la quale segue di pochi giorni e nella
medesima localit levento olimpico.
Rispetto alle varie tipologie di manifestazioni olimpiche, possibile individuare una
serie di fili conduttori, in ambiti la cui regolamentazione viene delineata, in varia maniera,
allinterno della Carta Olimpica.

mento delle presenze turistiche sulle montagne olimpiche a partire dal 2003, se il trend continuasse sarebbe una con-
ferma che il Piemonte ha trovato una nuova identit economica. Un aspetto per che da solo non potrebbe bastare a
compensare la recessione di questo ultimo decennio. Stando invece ai dati gi rilevati, il Sesto Rapporto su Torino del
Comitato Rota 2005 conferma quanto gi emerso dal Terzo Rapporto IRES del 2004 in materia di sviluppo economi-
co: lo sviluppo e l'occupazione nell'area interessata dai Giochi sono stati sostanzialmente positivi con una crescita del
PIL stimata intorno allo 0,3-0,4% e una riduzione del tasso di disoccupazione di 0,30-0,47 punti percentuali. Le rica-
dute economiche e occupazionali hanno interessato maggiormente il settore edile, a conferma che i grandi cantieri
hanno portato lavoro e introiti per molte imprese piemontesi e del nord Italia, che si sono aggiudicate buona parte
degli appalti. Per gli anni successivi al 2006, sfruttando il pi possibile l'interesse post evento, la crescita economica
dovrebbe concentrarsi nel settore turistico e, a ricaduta, anche enogastronomico e di intrattenimento in generale. Al-
tro aspetto non facilmente quantificabile riguarda le possibili ricadute tecnologiche a favore delle imprese piemontesi
che, ospitando sul territorio realt aziendali internazionali leader in vari settori, potrebbero acquisirne il know-how e
trovare nuovi partner. In senso pi allargato le stesse relazioni internazionali che si sono create in questi anni potreb-
bero essere occasione di futuri business e sinergie e diventare esse stesse un ulteriore strumento di rilancio
economico. Si sono dunque aperte varie prospettive di sviluppo, potenzialit che possono diventare occasioni concrete
di crescita. Cfr. Regione Piemonte, Torino 2006 Le olimpiadi del territorio piemontese, novembre 2005.


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

219




Anno
Giochi
Estivi
Giochi
Invernali
Anno Giochi
Estivi
Giochi
Invernali
1896 Atene 1976 Montreal Innsbruck
1900 Parigi 1980 Mosca Lake Placid
1904 St. Louis 1984 Los Angeles Sarajevo
1908 Londra 1988 Seoul Calgary
1912 Stoccolma 1992 Barcellona Albertville
1920 Anversa 1994 Lillehammer
1924 Parigi Chamonix 1996 Atlanta
1928 Amsterdam St. Moritz 1998 Nagano
1932 Los Angeles Lake Placid 2000 Sidney
1936 Berlino Garmish-
Partenkirchen
2002 Salt Lake city
1948 Londra St. Moritz 2004 Atene
1952 Helsinki Oslo 2006 Torino
1956 Melbourne Cortina dA. 2008 Pechino
1960 Roma Squaw Valley 2010 Vancouver
1964 Tokyo Innsbruck 2012 Londra
1968 C. del
Messico
Grenoble 2014 Sochi
1972 Monaco Sapporo 2016 Rio de Janeiro

Figura 31 Le edizioni dei Giochi Olimpici Estivi ed Invernali

Al di l degli impegni di carattere organizzativo, la gestione dei Giochi Olimpici,
comporta in capo agli organizzatori ed alla citt che li ospita una serie di obblighi legati
allidentit storica di tale manifestazione.
Linvito a partecipazione inviato dal CIO almeno un anno prima dellinizio dei Gio-
chi allindirizzo di tutti i CON, i quali devono rimettere la propria accettazione o meno
entro il quarto mese precedente. A distanza di due mesi, poi, al COGO dovranno pervenire
il numero approssimativo di atleti che comporranno le varie delegazioni.
Linclusione negli elenchi delle delegazioni dei vari CON, consente il rilascio a cia-
scun componente (atleta, tecnico, accompagnatore, giudice di gara, medico, etc.) di una
tessera di accreditamento, la quale stabilisce lidentit del partecipante. Essa, unitamente al pas-
saporto ed ai vari documenti di riconoscimento previsti, autorizza il possessore ad entrare
nel Paese che ospita i Giochi nel nel mese precedente ed a rimanervi fino al mese successi-
vo.
Questi requisiti formali vanno a completare la procedura di accreditamento dei par-
tecipanti, che si sviluppa attraverso valutazioni legate a :
a) lo status relativo alla nazionalit. Ogni soggetto pu partecipare nellambito della
rappresentanza del CON del proprio Paese di appartenenza; in caso di doppia citta-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

220

dinanza, deve necessariamente sceglierne una. In caso di variazioni legate allassetto
geo-politico (indipendenza, annessione, nuovo stato) o istituzionale (creazione di un
nuovo CON), possibile continuare ad essere legato a quello precedente, ma tale
scelta pu essere fatta una sola volta. Ogni altro cambiamento di nazionalit e di
CON pu avvenire a distanza di tre anni rispetto allultima partecipazione a compe-
tizioni internazionali. Non sono previsti limiti di et, anche se vengono ad operare
quelli eventualmente imposti dai regolamenti delle FSI.
b) i requisiti di tipo sportivo. Sono le FSI di appartenenza a stabilire i criteri di am-
missione, lasciandone libera scelta ai CON oppure condizionando la partecipazione
(ovviamente nel caso degli atleti) a determinate performance ottenute sul piano inter-
nazionale attraverso competizioni pre-selettive (qualificazioni) oppure attraverso il
riconoscimento a tali fini di altri risultati (in genere le finaliste di competizioni conti-
nentali acquisiscono in alcuni sport il diritto dufficio a partecipare ai Giochi
Olimpici). Particolare importanza ha la scelta delle FSI dello status di rappresentati-
vit di un determinato sport, specialmente se ha una elevata diffusione a livello
professionistico
283
.
Quanto al limite di et, esso escluso in linea di massima dalla Carta Olimpica, la
quale, per, si rimette a valutazione di tipo medico e tecnico ed ai regolamenti delle FSI ,
con il conseguente avallo da parte del Comitato Esecutivo del CIO.
Sempre in tema di partecipazione delle persone, la Carta Olimpica esclude espressa-
mente ogni condizionamento legato a requisiti di tipo economico-finanziario e, di contro,
vieta ad ogni partecipante, se non autorizzato, di sfruttare la propria immagine a fini pubbli-
citari nel contesto dei Giochi, finch questi sono in svolgimento.
Allatto di iscrizione, ogni concorrente sottoscriver unapposita dichiarazione
284
per
mezzo della quale si concretizza limpegno al rispetto di tutte quelle disposizioni normative
che sono alla base dellordinamento sportivo internazionale e sotto la cui vigenza si svolgo-
no i Giochi.
Essendo il CON del Paese di appartenenza il soggetto che materialmente provvede
alla iscrizione di tutti i componenti della propria rappresentanza
285
, esso parimente respon-
sabile del rispetto da parte di ognuno di questi della Carta Olimpica e dei regolamenti di
comportamento, di giustizia e antidoping.

283
Le competizioni del calcio, per esempio, si svolgono a livello di Rappresentative Nazionali Under 21 con la
possibilit di uno o pi fuoriquota. Nel caso dellEuropa, il Campionato continentale di categoria svolge un ruolo
pre-selettivo: le quattro semifinaliste, infatti, sono automaticamente ammesse a rappresentare tale continente ai Giochi
Olimpici.
284
Carta Olimpica, norme di applicazione della Regola 45, paragrafo 6.
285
Nel caso in cui non esistesse, per una determinata disciplina, alcuna federazione nazionale di riferimento, il
CON provvede alla iscrizione degli atleti a titolo individuale. La partecipazione con tale modalit dovr essere autoriz-
zata dal Comitato Esecutivo del CIO.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

221


DICHIARAZIONE DISCRIZIONE
DEI PARTECIPANTI AI GIOCHI OLIMPICI

Consapevole del fatto che, in qualit di concorrente dei Giochi Olimpici, partecipo ad una manifestazione avente
un enorme significato internazionale e storico, e tenendo conto dellaccettazione della mia partecipazione ad essa, accon-
sento ad essere filmato, ripreso da telecamere televisive, fotografato, identificato ed in altro modo registrato durante i
Giochi Olimpici, alle condizioni e ai fini autorizzati ora e in futuro dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), in
relazione alla promozione dei Giochi Olimpici e del Movimento Olimpico. Mi impegno inoltre a rispettare la Carta
Olimpica attualmente in vigore e, in particolare, le disposizioni della Carta Olimpica riguardanti lammissibilit ai
Giochi Olimpici (compresa la Regola 41 e le note di applicazione), i mass media (Regola 49) , lidentificazione con-
sentita dei marchi di fabbrica presenti sullabbigliamento e sugli equipaggiamenti indossati o utilizzati durante i
Giochi Olimpici (note di applicazione della Regola 51). Acconsento inoltre che ogni controversia insorta in occasione o
in relazione della mia partecipazione ai Giochi Olimpici sia sottoposta in via esclusiva al Tribunale di Arbitrato per
lo Sport, secondo i codici sportivi e le relative norme di arbitrato (Regola 59). Acconsento inoltre al rispetto del Codice
Mondiale Antidoping e del Codice Etico del CIO. Tutte le disposizioni vigenti in materia sono state portate a mia
conoscenza dal mio Comitato Olimpico Nazionale e/o dalla mia Federazione Sportiva Nazionale o Internazionale.

Il Tribunale Arbitrale per lo Sport (TAS) funger da organo di risoluzione delle con-
troversie che dovessero nascere nellambito della manifestazione, sia per quanto concerne la
partecipazione dei concorrenti che lassegnazione dei premi e la omologazione dei risultati.
In tal caso, sar adottato un codice ad hoc con la previsione di tempi e modi molto rapidi ed
immediati attraverso cui poter attivare tale organo.

Figure 32 - Le medaglie di Pechino 2008

Ben regolamentata anche la definizione, sul piano regolamentare e protocollare,
delle attivit di premiazione. Ai primi tre classificati (individuale o squadra) di ciascuna compe-
tizione viene assegnata una medaglia ed un diploma. Le medaglie hanno simbologia,
consistenza e tipologia differente ed in particolare: medaglia doro per il primo classificato, me-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

222

daglia di argento per il secondo classificato, medaglia di bronzo per il terzo classificato. Ovvia-
mente vengono seguite particolari procedure di assegnazione in occasione di eventuali ex-
aequo.
Quanto ai risultati, la Carta Olimpica, una volta di pi a sottolineare che i Giochi O-
limpici non sono una competizione tra Paesi (semmai tra CON), vieta in maniera espressa al
CIO ed al COGO di stilare una classifica globale dei risultati secondo i Paesi di appartenen-
za
286
. Piuttosto consentito di predisporre un albo donore con i nomi dei vincitori delle
medaglie e dei diplomi come traccia storica delledizione. Agli stessi vincitori, inoltre, dovr
essere posto massimo rilievo durante le premiazioni.


13.3 - Il programma dei Giochi

La programmazione, e soprattutto il rispetto della tempistica, di fondamentale im-
portanza per una perfetta riuscita dellevento. Ogni edizione dei Giochi Olimpici, deve avere
una durata massima di 16 giorni, compresi tra la cerimonia di apertura e di chiusura.
Durante il periodo di svolgimento dei Giochi, nei siti olimpici oppure in aree affe-
renti, fatto divieto di svolgimento di manifestazioni di tipo politico, religioso o di
propaganda razziale.
A proposito di siti ed aree, non pu esservi assegnazione della manifestazione senza
la individuazione da parte delle citt candidate di un Villaggio Olimpico. Di nuova costruzione
oppure ottenuto attraverso la riconversione di altra sistemazione, questo sito senza dubbio
di grande centralit in tutto il programma, non solo perch costituisce il luogo fisico in cui
vengono alloggiate le varie delegazioni, ma anche perch rappresenta il momento pi impor-
tante, insieme alle gare, dal punto di vista dei valori sportivi. Il suo allestimento, posto a
carico e nella responsabilit del COGO, ha come obiettivo quello di tenere insieme tutti gli at-
leti in competizione, le squadre, gli ufficiali di gara e tutti gli altri partecipanti in un solo posto
287
. Sar il
Comitato Esecutivo del CIO a stabilirne i requisiti e la dimensione
288
, oltrech a pronunciar-
si sulla idoneit. Centro nevralgico di tutte le manifestazioni culturali e degli eventi
collaterali, il Villaggio Olimpico rappresenter loccasione in cui viene concretamente a ma-
terializzarsi quel momento relazionale tra gli sportivi provenienti da ogni angolo del mondo.

286
Carta Olimpica, Regola 58.
287
Carta Olimpica, Regola 39.
288
Il fattore dimensionale non certamente da sottovalutare, se si considera che tali siti, una volta terminata la
manifestazione, dovranno necessariamente inserirsi nel tessuto urbano prima che di utilizzazione socio-economico del-
la citt. Proprio in considerazione degli ingenti investimenti economici in fase di realizzazione, sul piano della
programmazione, vanno ricercate soluzioni idonee a consentire una sua immediata riconversione di uso allinterno del
territorio, evitando di costituire una ingombrante e pesante (sul piano dei costi) eredit dei Giochi.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

223

Molto rigide si presentano anche le prescrizioni legate alla protezioneed alla valo-
rizzazione delluso dei due simboli principali: la bandiera e la fiamma olimpica.

Figura 33 - La bandiera con i cinque cerchi issata durante la cerimonia d'apertura


Figura 34 - La fiamma nel braciere olimpico di Sochi 2014.

La bandiera olimpica deve essere di dimensione maggiore delle altre bandiere e deve
sventolare nel posto pi alto e visibile per lintera manifestazione dello stadio principale e di
ogni luogo e sito. Il simbolo olimpico dovr avere grandissima diffusione e contrassegnare
ogni luogo relativo. Sotto la responsabilit del COGO, essa dovr essere issata nel corso del-
la Cerimonia di Apertura ed ammainata nel corso di quella di chiusura. In particolare, in
occasione del termine della manifestazione, riconsegnata al Presidente del CIO, sar da que-
sti a sua volta affidata al Sindaco della Citt sede della successiva edizione. Per quattro anni,
quindi, la bandiera sar conservata allinterno del Municipio per poi essere issata al momen-
to dellapertura dei nuovi Giochi Olimpici.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

224

Quanto alla fiamma, la Carta Olimpica stabilisce a carico del COGO le operazione di ar-
rivo nello stadio al momento dellapertura dei Giochi Olimpici. Quanto alla sistemazione,
viene lasciata ampia libert agli organizzatori locali dal punto di vista scenografico, fermo re-
stando il necessario raccordo con le istruzione previste dal protocollo. La chiusura
dellevento determiner lo spegnimento della fiamma ed il divieto assoluto dellutilizzo in
ogni citt ospitante o altrove di mezzi di combustione per tenere accesa la fiamma.
Per Programma dei Giochi Olimpici si intende il programma di tutte le competizioni, fissato
dal Comitato Esecutivo nel rispetto della Carta Olimpica e delle norme di applicazione. Se-
condo le norme di riferimento, esistono tre accezioni: a) gli sport sono quelli governati dalle
FSI e specificatamente individuati dalle norme della Carta Olimpica (norme di applicazione
della Regola 46, paragrafi 1 e 2); b) le discipline sono rami di uno sport che comprendono
una o pi prove; c) una prova una gara di uno sport o di una disciplina che consente di stila-
re una graduatoria e di assegnare medaglie. La scelta degli sport da includere nel programma,
cos come eventuali altri criteri relativi alla partecipazione, sono di competenza della Sessio-
ne e presuppongono ladozione del Codice Mondiale Antidoping. Tocca al Comitato
Esecutivo del CIO, invece, la scelta di inclusione o meno allinterno del programma della
singola edizione dei Giochi Olimpici.
Il nucleo degli sport (denominato sport core) determinato dallappartenenza di questo ad
un elenco di FSI, espressamente aggiornato nella Carta Olimpica:
a) Giochi Olimpici Estivi. Sono rappresentati dalle 25 federazioni di: atleti-
ca,canottaggio,badminton, baseball, pallacanestro, boxe, canoa, ciclismo, sport
equestri, scherma, calcio, ginnastica,sollevamento pesi, pallamano, hockey, judo, lot-
ta, nuoto, pentathlon moderno, softball, taekwondo, tennis, tennistavolo, tiro, tiro
con larco, triathlon, vela e pallavolo.
b) Giochi Olimpici Invernali. Sono rappresentati dalle 7 federazioni di: biathlon, bob e to-
boga, curling, hockey su ghiaccio, slittino, pattinaggio e sci.
E consentito al Comitato Olimpico la possibilit di includere allinterno del programma
olimpico sport non rappresentati nel core, a titolo di esibizione o sperimentale, comunque nel
rispetto del totale di 28 al massimo considerabile nel programma stesso.


13.4 Il protocollo. Le Cerimonie di apertura e chiusura

A guidare lo svolgimento di alcuni particolari eventi, consentendo ai Giochi Olimpi-
ci di mantenere una propria identit ed uniformit, una dettagliata Guida del Protocollo.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

225

La Regola 52 della Carta Olimpica assegna al Comitato Esecutivo del CIO lautorit
di stabilire, per tutti i luoghi e le sedi in cui si svolgono attivit dei Giochi Olimpici
lapplicabilit di un determinato protocollo, la cui osservanza posta sotto la responsabilit
del COGO.
Questo insieme di norme e di istruzioni sono utilizzate per gestire alcuni appunta-
menti caratteristici, quali ad esempio Cerimonie di Apertura
289
e di Chiusura, il loro
allestimento, la gestione degli inviti, la sistemazione delle autorit
290
, la sfilata delle varie de-
legazioni, le operazioni legate ad alza/ammaina bandiera, ad accensione e spegnimento del
braciere olimpico, il susseguirsi e le formule dei discorsi etc. Rappresenta una sorta di gala-
teo a cui deve scrupolosamente attenersi il COGO, al quale concessa la possibilit di
personalizzare unicamente laspetto spettacolare (in genere facendo richiami ad aspetti stori-
ci ed a tradizioni locali).
CERIMONIA DI APERTURA
Questa cerimonia ha luogo il giorno prima dellinizio delle gare e deve rispettare una
procedura, dal punto di vista della messa in scena, rigidamente scadenzata dalle prescrizioni
dettate dal CIO. Essa riassumibile secondo la seguente successione:
1. Accoglienza del Capo di Stato ospitante da parte del Presidente del CIO e del
COGO.
2. Sfilata delle delegazione dei partecipanti in ordine alfabetico della lingua del Paese
ospitante, con in testa quella della Grecia ed a chiudere quella del locale CON.
3. Saluto delle delegazioni al Capo dello Stato.
4. Intervento di saluto del Presidente del COGO.
5. Intervento di saluto del Presidente del CIO.
6. Intervento di saluto del Capo dello Stato, che dichiara lapertura dei Giochi Olimpi-
ci.
7. Applicazione della bandiera olimpica su un pennone.
8. Accensione del braciere olimpico ad opera dellultimo tedoforo.
9. Giuramento di un atleta e di un giudice appartenenti alla delegazione del Paese o-
spitante.

289
Ogni edizione previsto dalla Regola 56 della Carta Olimpica proclamata come aperta dal Capo dello
Stato della Citt Ospitante attraverso la pronuncia della seguente frase come da casi differenti: a) se lapertura dei
Giochi Olimpici (Estivi ndr): Dichiaro aperti i Giochi di (nome della citt) che celebrano la (numero progressivo )
edizione dellera moderna; b) se lapertura dei Giochi Olimpici Invernali: Dichiaro aperti i (numero progressivo)
Giochi Olimpici Invernali di (nome della citt). Durante le cerimonie consentito intervenire solo al Presidente del
CIO ed a quello del COGO. Il rigido cerimoniale esclude lintervento, sia nel periodo di svolgimento dei Giochi che
nelle cerimonie, di politici, rappresentati di governo oppure autorit pubblica.
290
A tutte le attivit e gli eventi durante i Giochi Olimpici stabilisce il paragrafo 2 della Regola 52 della Carta
Olimpica- va assegnata precedenza ai membri, al Presidente Onorario, ai membri onorari e donore del CIO in ordi-
ne di anzianit, al Presidente, al Presidente Onorario, al Vice-Presidente vicario, rispetto ai membri del COGO, ai
Presidenti delle FSI ed ai Presidenti dei CON.
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226

10. Esibizione dellinno del Paese ospitante.

Figura 35 - Cerimonia di apertura Giochi Olimpici Pechino 2008


GIURAMENTO DELLATLETA
A nome di tutti i concorrenti, prometto che prenderemo parte a questi Giochi Olimpici rispettando e os-
servando le regole che li governano, impegnandoci nel vero spirito della sportivit per uno sport senza doping e
senza droghe, per la gloria dello sport e l'onore delle nostre squadre.
****
GIURAMENTO DEL GIUDICE
A nome di tutti i giudici e ufficiali di gara, prometto che adempiremo alle nostre funzioni in questi
Giochi Olimpici con una completa imparzialit, rispettando e osservando le regole che li governano, nel vero
spirito della sportivit.


CERIMONIA DI CHIUSURA
Essa ha luogo lultimo giorno delle gare. Anche questa scandita da un dettagliato sus-
seguirsi di situazioni:
1. Sfilata dei partecipanti ai Giochi Olimpici senza distinzione di appartenenza a dele-
gazioni. Sul campo restano solo i portabandiera.
2. Posizionamento delle bandiere sui tre pennoni: su quello pi alto la bandiera del pa-
ese ospitante, sullintermedio quella della Grecia, sul pi basso la bandiera del Paese
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

227

che ospiter la successiva edizione. Seguono ad ogni operazione la esibizione del ri-
spettivo inno nazionale.
3. Il Sindaco della Citt Ospitante riconsegna la bandiera al Presidente del CIO, il quale
la porge al Sindaco della successiva Host City.
4. Il Presidente del CIO dichiara la chiusura dei Giochi Olimpici.
5. Si spegne la fiamma olimpica, col sottofondo dellinno olimpico, viene ammainata la
bandiera olimpica e portata fuori dallo stadio seguita dai portabandiera.

Figura 36 - Cerimonia di chiusura Giochi Olimpici Invernali Torino 2006

CERIMONIA DI PREMIAZIONE
Dal punto di vista della diffusione mediatica, sar compito del CO quello di consen-
tire la pi ampia copertura, favorendo laccesso e laccreditamento degli organi di
informazione o, soprattutto, provvedendo a cedere i diritti di immagine (soprattutto quelli,
molto remunerativi, destinati alla diffusione televisiva) dellevento. A tal riguardo, prescrit-
to alla Citt Ospitante di evitare la coincidenza dei Giochi con altri eventuali eventi ospitati
che possano provocare una sovrapposizione di audience o un calo di attenzione.
A fini promozionali, il COGO, dovr farsi carico di predisporre e produrre tutte le
pubblicazioni che il CIO richieder utile per la migliore diffusione dellevento olimpico.



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228

13.5 I Giochi Olimpici Invernali

Ad inizio del XX secolo, lenorme espansione di alcuni sport invernali fece emergere
la necessit di differenziare le varie discipline sportive nel quadro competitivo olimpico a se-
conda dellambiente. Per questo motivo, dal 1924 (Chamonix
291
), furono istituiti i Giochi
Olimpici Invernali, riservati a sport che si svolgono sulla neve o sul ghiaccio. Dal punto di
vista della numerazione, nonostante linterruzione del periodo coincidente con la Seconda
Guerra Mondiale (edizioni del 1940 e del 1944), questi Giochi hanno scelto il criterio della
continuit: se a Garmisch- Partenkirchen (1936) era ledizione numero IV, a Saint Moritz
(1948) stata ledizione numero V.
Dal punto di vista organizzato, dei rapporti istituzionali, del programma e del ceri-
moniale, sono regolamentati, parallelamente ai Giochi Olimpici (Estivi), dalla Carta
Olimpica e da tutte quelle altre norme regolamentari previste.


13.6 I Giochi Paralimpici

Era il 1948 quando il medico britannico Ludwig Guttman istitu i Giochi di Stoke
Mandeville, una competizione sportiva riservata ai veterani della Seconda Guerra Mondiale
rimasti feriti alla colonna vertebrale, cos denominata in onore della cittadina che li ospitava,
nel Buckinghamshire.
Una decina di anni dopo, il collega italiano Antonio Maglio (direttore del centro pa-
raplegici dellInail), propose il trasferimento della manifestazione a Roma nel 1960, in
occasione dei Giochi Olimpici. Con un riconoscimento che avvenne solo nel 1984,
quelledizione (i IX Giochi di Stoke Mandeville) divennero la prima edizione di quelli che oggi
conosciamo come i Giochi Paralimpici.
Proprio nel 1984, infatti, il CIO approv tale denominazione di un evento sportivo
che da diversi anni veniva tradizionalmente a svolgersi, in un crescendo di interesse, paralle-
lamente alle edizioni dei Giochi Olimpici (Estivi ed Invernali). Rispetto a questi, lunica
dissonanza di rilievo di ebbe nel 1968, quando il mancato sostegno del governo messicano
dirott la manifestazione a Tel Aviv (Israele), dove fu accolta nellambito delle celebrazioni
del ventennale della nascita dello Stato.


291
Alla prima edizione parteciparono pi di 2 mila atleti provenienti da 16 nazioni. Sedici furono anche le com-
petizioni. Le gare furono dominate da finlandesi e norvegesi.
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229

An-
no
Giochi
Estivi
Giochi
Invernali
anno Giochi
Estivi
Giochi
Invernali
1960 Roma 1998 Nagano
1964 Tokyo 2000 Sidney
1968 Tel Aviv 2002 Salt Lake
City
1972 Heidelberg 2004 Atene
1976 Toronto Ormskoldsvik 2006 Torino
1980 Arnheim Geilo 2008 Pechino
1984 Stoke
M./N.York
Innsbruck 2010 Vancouver
1988 Seoul Innsbruck 2012 Londra
1992 Barcellona Tiges-
Albertville
2014 Sochi
1994 Lillehammer 2016 Rio de
Janeiro

1996 Atlanta

Figura 37 Le edizioni dei Giochi Paralimpici

Nel 1976, inoltre, si svolse ad Ornskoldsvik (Svezia) la prima edizione dei Giochi Pa-
ralimpici Invernali, in coincidenza con ledizione austriaca di Innsbruck. La dissonanza di
luoghi rispetto ai Giochi Invernali si interrotta nel 1988 (Seoul) ed stata ratificata nel
2001 da un accordo tra il CIO ed il CIP, il Comitato Internazionale Paralimpico.
Il logo originario del CIP vedeva la presenza di tre Tae-Genk, simboli di mente, cor-
po e spirito (mind, body and spirit il motto), sostituito dal 2003 dai tre agitos(letteralmente
mi muovo); i colori richiamati sono il blu, il rosso ed il verde, i pi diffusi nelle bandiere del
mondo.
Queste manifestazioni sono levento di punta di un movimento che, a livello mon-
diale, hanno nel Comitato Internazionale Paralimpico (International Paralympic Committee IPC) il
loro organismo di rappresentanza, con compiti di coordinamento ed organizzazione.
In nove discipline sportive, lIPC svolge compiti di federazione sportiva internazio-
nale, mentre dieci sport hanno una specifica disciplina curata da una federazione
internazionale.
A livello regolamentare, sotto legida dellIPC vengono stabiliti i criteri di classifica-
zione delle varie attivit, gli ultimi scaturenti dal Codice approvato nel 2007. In tutte le
discipline sportive, attraverso valutazioni di carattere fisico e tecnico che impegnano in un
processo continuo, sono state individuate 6 tipologie di disabilit sul piano sportivo: ampu-
tato, paralisi cerebrale, disabilit visiva, lesione del midollo spinale, disabilit intellettuale,
tipologia residuale.


Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

230

13. 7 Dallidea allassegnazione dei Giochi

Lorganizzazione dei Giochi Olimpici unattivit che, sebbene si svolga sotto
legida e la direzione del CIO, in termini pratici ed operativi investe la responsabilit della
Citt Ospitante (Host City) ed il CON territoriale corrispondente.
La figura del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici un organismo tempora-
neo che viene in rilievo a circa 7 anni di distanza dallevento sportivo, una volta che si
chiusa la fase della valutazione delle candidature ed quindi stata individuata, da parte del
CIO, la sede dei Giochi. Lintero processo, che porta alla definizione dellorganizzazione
della pi importante manifestazione, infatti, si sviluppa in tre fasi:
I. candidatura.
II. organizzazione
III. liquidazione
A norma della Carta Olimpica, lonore e la responsabilit di ospitare i Giochi Olimpici sono asse-
gnati da parte del CIO alla citt che stata selezionata quale citt ospitante
292
. Limportanza dal
punto di vista delle relazioni internazionali, dal punto di vista sociale nonch le fortissime
implicazioni economiche che derivano dalla organizzazione sul proprio territorio di
unedizione dei Giochi Olimpici, rendono incerto ed appassionante lintero processo teso
alla scelta, da parte del CIO della citt sede dellevento.


Figura 38 I loghi delle candidature presentate ma poi ritirate da Roma e Venezia nel 2012.

La fase della candidatura, in realt, un percorso che inizia ben prima. Lidea di poter
ospitare in una determinata citt iniziativa libera ed indipendente da parte di autorit am-
ministrative di ogni livello territoriale, categorie produttive, organizzazioni varie, privati o

292
Carta Olimpica, Regola 33 paragrafo 2
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

231

comitati spontanei. Essa per deve trovare un primo momento di sintesi attraverso il ruolo
propulsivo dellEnte Locale rappresentativo, il quale, da un lato cerca di mettere insieme le
pi importanti componenti presenti a livello locale, dallaltro cerca appoggi a livello naziona-
le, specialmente nel mondo sportivo. Il punto di riferimento principale deve, infatti, essere il
CON competente.
Lorganismo di rappresentanza nazionale, infatti, deve operare, se meritevole, una
prima scelta rispetto alle prevedibili plurime ipotesi. Ogni CON libero nella scelta dei cri-
teri, anche se, in realt, il percorso che precede alla scelta della candidatura da presentare in
ambito internazionale, viene preceduta da un processo interno che ricalca quello del CIO.
Il CONI
293
, ad esempio ha previsto una fase di minuziosa pre-selezione ad opera della
Giunta Nazionale, la quale nominer un Comitato ristretto (composto dal Presidente, dai
Vicepresidenti, dal Segretario Generale, dai membri italiani del CIO e da un rappresentante
di atleti) incaricato dellistruzione tecnica dei desiderata pervenuti. Tale Comitato produrr
un Rapporto di Valutazione e sulla base di questo, la Giunta proporr al Consiglio Naziona-
le la citt o le citt che sono meritevoli di una scelta.
Solo una citt potr ottenere la qualifica di Applicant City (letteralmente citt richieden-
te), nel momento in cui il competente CON decider di proporla a livello di CIO. Il
processo, in ogni sua fase, riguarder la citt: la stessa richiesta dovr essere sottoscritta dalle
autorit pubbliche, e solamente approvata dal CON. Questultimo dovr garantire che i
Giochi Olimpici saranno organizzati con il pieno soddisfacimento delle condizioni richieste
dal CIO e dovr sovrintendere, essendone responsabile, a tutte le attivit portate avanti dalla
citt in questa come nelle successive fasi del processo o livello internazionale. In ogni fase la
citt dovr rispettare le norme contenute nella Carta Olimpica ed ogni altra norma regola-
mentare prescritta per la proceduta da parte del Comitato Esecutivo del CIO e dal punto di
vista tecnico dalle FSI. Ogni citt, a quel punto, formalizzer la creazione di un Bid Commitee,
cio un organismo temporaneamente incaricato di offrire al CIO la disponibilit della citt
ad ospitare i Giochi.
Una Applicant City, diventa una Candidate City (letteralmente citt candidata) se il
Comitato Esecutivo del CIO la riconosce come idonea per sostenere il giudizio della Sessio-
ne, lorganismo cui spetta, inappellabile, la decisione finale.
Anche in questa fase della procedura, viene nominata, da parte del Presidente del
CIO, una apposita Commissione di Valutazione per le citt candidate, diversa per ogni edizione, di
cui fanno parte membri del CIO, rappresentanti delle FSI e dei CON, delle Commissioni

293
Il Decalogo stato approvato dalla Giunta Nazionale il 21 ottobre 2009.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

232

Atleti, del Comitato Internazionale Paralimpico (per via della disputa in contemporanea an-
che dei Giochi Paralimpici) ed anche, facoltativamente, di esperti.


Figura 39 - Applicant City 2016

Attraverso unattivit che porta la Commissione a studiare i dossier delle aspiranti cit-
t, a visitare i siti, viene redatto per ognuna di queste, uno specifico report, che andr
consegnato ad ogni membro del CIO entro un mese prima dellapertura della Sessione
chiamata alla scelta. In questa fase saranno anche riscontrate quelle garanzie finanziarie
richieste dal Comitato Esecutivo alla citt, agli organismi locali, nazionali o nazionali di rap-
presentanza oppure anche emesse da terzi soggetti.

Figura 40 Loghi di candidature vincenti
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

233

Sulla base delle risultanze del lavoro della Commissione e delle sue valutazioni, il
Comitato Esecutivo del CIO produrr una final list (nelle ultime edizioni non oltre le 5 uni-
t), su cui si dovr pronunciare la Sessione. In occasione di questa convocazione, ogni
dossier delle Candidate Cities sar illustrato allintera assemblea, che quindi sar chiamata ad
esprimersi con un voto. Risulter prescelta la citt (Host City) che avr raccolto il maggior
numero di consensi e che quindi avr lonere e lonore di ospitare i Giochi Olimpici.
Il processo di valutazione delle Applicant Cities prende in considerazione in maniera
specifica tutta una serie di requisiti oggettivi, utili ed indispensabili per la perfetta riuscita
dellevento, mentre il momento della scelta, risponde piuttosto a logiche di tipo squisitamen-
te politico, essendo condizionata a rapporti a livello internazionale tra gli Stati ed interne
al CIO.


13.8 Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici (COGO)

Una volta deliberata, lassegnazione dei Giochi Olimpici, aprir limportante fase or-
ganizzativa dellevento.
Appena avvenuta la scelta, il CIO sottoscriver un accordo, denominato Host City
Contract, con il rappresentante della Host City (in genere il Sindaco) e del CON di riferimento
(in genere il Presidente). In esso sono specificate una serie di obbligazioni: i diritti e le re-
sponsabilit del CIO, della Citt e del CON. In questo momento viene in rilievo la figura
dellorganismo che, legalmente e materialmente sar incaricato di curare lorganizzazione
della manifestazione. Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici (COGO), in genere,
rappresenta un allargamento ed una rimodulazione del Bid Commitee e prender in mano le
redini dellevento. Rispetto al quadro sportivo internazionale, esso ha una specializzazione
per progetto.
Con il contratto, il CIO affida lorganizzazione dei Giochi al governo della munici-
palit ed al CON competente, i quali si impegnano congiuntamente ed individualmente ad
adempiere a tutti gli obblighi previsti dalla Carta Olimpica e dallHost City Contract, tra cui,
appunto, lobbligo a provvedere alla istituzione in tempi rapidi del COGO.
Un altro passaggio molto delicato sul piano giuridico, la sottoscrizione tra il CIO
ed il Governo del Paese ospitante di un accordo con cui le autorit statali si impegnano a fa-
vorire lo svolgimento della manifestazione, operando sul piano normativo affinch venga
reso possibile lintegrale rispetto di tutte le disposizioni previste nella Carta Olimpica. Tale
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

234

intesa di fondamentale importanza per tutta una serie di ambiti giuridici, a cominciare dalle
norme di ingresso e soggiorno dei partecipanti.



Figura 41 I rapporti nellambito del COGO

Il CIO mantiene il proprio ruolo di supervisione, dovendo approvare tutti i piani (e
le relative decisioni) che saranno portati avanti sul piano organizzativo.
Il Comitato Organizzatore, che dovr avere lo status di persona giuridica secondo le
leggi del Paese di appartenenza
294
, un organismo autonomo sotto il profilo decisionale e
finanziario in grado di guidare il processo dellorganizzazione e di assumere gli oneri e le
obbligazioni conseguenti. Esso viene a prendere il posto del Bid Commitee (in una sorta di
incorporazione che non disperda il know-how acquisto nella fase di candidatura) ed assume
tutti gli impegni sottoscritti nellHost City Contract.
Del tutto peculiare il rapporto, sul piano delle responsabilit che viene a delinearsi
tra gli attori coinvolti. Dal punto di vista dellorganizzazione, la responsabilit in solido per
tutte le obbligazioni contratte assunta, singolarmente o collettivamente dal CON, dal
COGO e dallHost City, ma, sul piano finanziario vengono a risponderne solo queste ultime,
anche in base alle garanzie rilasciate ai sensi della Regola 34 della Carta Olimpica.
Questultima, inoltre, espressamente solleva da ogni responsabilit finanziaria il CIO, al qua-
le, comunque, viene riconosciuta la potest di revocare in ogni momento e con effetto immediato,
lassegnazione dei Giochi Olimpici. Tale estremo provvedimento dovr essere motivato dal-
la violazione di norme regolamentari e delle istruzioni ricevute oppure dal mancato rispetto
degli impegni sottoscritti nellHost City Contract, senza che ci possa dar luogo a compensa-
zioni per danni in capo al CIO oppure a pretese di alcun genere da parte delle componenti
che hanno lonere dellorganizzazione. Sempre sul piano economico-finanziario, la mancata

294
Si tratta di un obbligo prescritto dalle norme applicative della Regola 36 della Carta Olimpica.
soggetti
MOVIMENTO
OLIMPICO
soggetti esterni
soggetti
RAPPESENTANTI
GOVERNO
TERRITORIALE
COGO
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

235

celebrazione delledizione cancella ogni diritto in capo alla Citt mentre, a saldo del bilancio
consuntivo, ogni eventuale avanzo di gestione deve essere destinato alle attivit del CIO per
lo sviluppo del Movimento Olimpico e dello sport in generale.
Dal punto di vista della composizione del COGO, vi una quota di membership con-
dizionata dalla stessa Carta Olimpica (la quale impone la presenza dei membri CIO del
Paese di appartenenza, del Presidente e del Segretario Generale del CON competente, oltre
ad un rappresentante designato dalla municipalit) ed unaltra lasciata libera alla gestione lo-
cale (rappresentanti delle pubbliche autorit ed altre figure di riferimento)
295
.
Il COGO, responsabile di tutte le attivit dalla costituzione alla liquidazione
296
, dovr
attenersi non solo alle previsioni della Carta Olimpica, ma anche alle istruzioni del Comitato
Esecutivo del CIO, muovendosi in sintonia con CON e Host City. In pratica, esso diviene
linterlocutore diretto del CIO per tutte le questioni inerenti la pianificazione, la progetta-
zione e la gestione di tutte le attivit, compreso il reporting finale. Questo rapporto si sviluppa
attraverso un contatto continuo, un confronto che si svolge sia attraverso riunioni ed incon-
tri informali e sia la predisposizione di materiale informativo.
A dimostrazione del ruolo centrale di propulsione e controllo, il CIO provvede an-
che alla costituzione di una propria Commissione di Coordinamento. I compiti di questo
organismo ad hoc sono quelli del monitoraggio e dei progressi sul piano organizzativo del
COGO, la sua assistenza, il miglioramento delle relazioni con le altre componenti (CIO, FSI
ed i vari CON), soluzione di problematiche operative (specialmente quelle legate ai trasporti,
allaccomodation, ai siti di allenamento, alla vendita dei biglietti etc.), coordinamento delle rela-
zioni con i Capi di Missione
297
. Nel compimento della propria attivit, sostanzialmente
sostitutiva ed integrativa dellautorit del CIO, la Commissione pu costituire gruppi di la-
voro e, una volta terminato levento, predisporre rapporti ed analisi. Lazione di questa
Commissione consente, con laiuto di esperti e la rendicontazione attraverso report, di riu-
scire a concretizzare quel trasferimento di esperienze che, da unedizione allaltra, stante il
carattere temporaneo delle strutture e la sostanziale sovrapposizione tra i processi organizza-
tivi, altrimenti non potrebbe essere sfruttata appieno.
Totalmente esclusa dalle competenze attribuite al COGO la responsabilit tecnica
dellevento sportivo, posta in capo, alle Federazioni Sportive Internazionali. Queste avranno
il compito di confrontarsi con il COGO al fine di esigere il rispetto di tutte le prescrizioni

295
Carta Olimpica, norme di applicazione della Regola 36, paragrafo 1.
296
Carta Olimpica, norme di applicazione della Regola 36, paragrafo 3.
297
Il Capo Missione il soggetto, designato dal CON, che sar responsabile dellintera delegazione. Esso ha
funzionai di collegamento con il CIO, le FSI ed il COGO. Egli alloggiato nel Villaggio Olimpico eh ha completo e
libero accesso a tutte le aree ed i siti dove si svolgono attivit, gare, allenamenti. Ha completo accesso anche ai riserva-
ti hotel dove sono alloggiati i componenti della famiglia olimpica. Per i rapporti specifici con il COGO, essi potranno
utilizzare gli attaches (addetti) nominati dal CON, per occuparsi dei problemi pratici ed operativi (specialmente, viaggi
ed alloggiamento).
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

236

regolamentari che riguardano le norme tecniche (orari, idoneit dei campi di gara e dei siti di
allenamento, equipaggiamenti etc.) ed il sistema dei controlli. Le FSI si confronteranno con
un apposito Commissario allo Sport individuato allinterno del COGO, sia pur soggetto non
previsto espressamente dalla Carta Olimpica. A proposito di aspetti logistici, alla Host City
imposto di ospitare sul proprio territorio tutte le competizioni, salvo deroghe concesse dal
Comitato Esecutivo per particolari necessit, ma comunque sempre allinterno del medesi-
mo Paese. Lo spostamento in altri Paesi confinanti previsto solo nellambito dei Giochi
Olimpici Invernali, a seguito di precise ed eccezionali motivazione di ordine geografico o
topografico. Comunque, ogni Applicant City deve avanzare tali ipotesi di spostamento logisti-
co delle gare prima della visita della Commissione del CIO.
Nellambito dellorganizzazione dei Giochi Olimpici, il COGO si trova al centro di una
intrecciata serie di questione, per le quali deve saper svolgere un ruolo talvolta di tipo opera-
tivo, talvolta solo propulsivo, altre meramente operativo. Pi in particolare:
- Questioni di rapporti politico-istituzionali. Il COGO rappresenta il punto di contatto tra le
istituzioni di tipo sportivo (CIO,CON e FSI) e quelle di tipo territoriale (Enti Locali,
Regionali, Nazionali). Queste, in varia maniera, sono chiamate ad intervenire e la
contemporanea attivit di tutti fa s che sia possibile concretizzare quella sintesi di
gestione che dovr concretizzarsi nella elaborazione di linee di intervento chiare e
mirate.
- Questioni economiche. Relativamente alle fonti di finanziamento, esso pu godere da un
duplice canale: a) risorse provenienti dal territorio, quindi finanziamenti da parte di
enti pubblici e di privati (sponsorizzazione, pubblicit etc.). Per poter riuscire a rag-
giungere un adeguato budget, il COGO sar chiamato ad elaborare programmi e
piani marketing, a stipulare accordi di sponsorship e di cessione di alcuni diritti di li-
cenza su base locale. Queste ultime entrate, a partire dalledizione di Los Angeles
1984, hanno completamente soppiantato per entit i finanziamenti pubblici, ponen-
do in capo al COGO una grande responsabilit; b) le risorse provenienti dal CIO, il
quale, in base a quanto fissato nellHost City Contract, riversa una parte dei proventi
derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e dei contratti di sponsorship internazionale.
- Questioni infrastrutturali. Esse, nella quasi totalit, ricadono sulla responsabilit gestio-
nale ed economica del Paese organizzatore. Unadeguata dotazione infrastrutturale
di fondamentale importanza per ottenere lassegnazione dei Giochi Olimpici: le ga-
ranzie economiche ed i piani di realizzazione (oppure di rinnovo) del patrimonio
esistente devono essere adeguate, sia nella quantit che nella tempistica. NellHost
City Contract vi un primo impegno da parte del governo nazionale, il quale potr u-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

237

tilizzare tutti gli strumenti normativi di cui dispone per portare a termine i lavori. E
questo uno dei settori attraverso cui il CIO monitora landamento del progetto or-
ganizzativo del COGO.
- Questioni organizzative. Esse fanno riferimento in maniera particolare alla predisposi-
zione di tutta una serie di piani legati alle varie funzioni operative. Si tratta di
funzioni di supporto indispensabili per la riuscita della manifestazione, in quanto ri-
guardano aspetti legati alla sicurezza, allassistenza medica, al trasporto, alla vendita e
distribuzione dei biglietti.
Sul piano temporale, lintero percorso relativo alla organizzazione dei Giochi Olim-
pici cos rappresentabile:

Figura 42 Levoluzione temporale delle fasi organizzative dei Giochi Olimpici

Nellambito dello svolgimento dei Giochi Olimpici, fatto obbligo al COGO di allesti-
re un Programma Culturale, in gran parte da svolgersi allinterno del Villaggio Olimpico, ed
+ 1 ANNO
CIO e COGO/POST - GAMES attivit di report e liquidazione COGO
0
CIO e COGO/EVENT svolgimento della manifestazione
- 1 ANNO
CIO/ INVITATION invito e definizione CON partecipanti
- 3,5 ANNI
COGO/OPERATION PLANNING definizione piani con stakeholders
- 5,5 ANNI
COGO/OPERATION PLANNING definizione piani operativi
-7 ANNI
COGO/FOUNDATION PHASE organizzazione COGO
- 9 anni
BIDDING PHASE attivit per l'elezione
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

238

consentito prevedere un Youth Camp, cio una manifestazione para-sportiva che riesca a co-
involgere e convogliare i giovani.
Relativamente ai Giochi Paralimpici, il COGO offre supporto organizzativo ma la re-
sponsabilit e gestione dellevento spetta al Comitato Internazionale Paralimpico (IPC).
Tutta questa molteplice attivit di coordinamento nellambito dei Giochi Olimpici
richiede un intervento di pi soggetti ed a pi livelli per poter garantire un intervento com-
plessivo in linea con gli standard qualitativi richiesti dal CIO. Il modello organizzativo
certamente quello di una rete di relazioni con interlocutori di natura diversa. Proprio la pre-
senza di tanti soggetti costringe il COGO a dover strutturare la propria azione ponendo
grande attenzione a tutti gli interessi in ballo. Il suo intervento dovrebbe essere di sintesi ri-
spetto ai molteplici stakeholders. Questi ultimi, molto spesso, sono rappresentati da
organizzazioni non-governative, le quali sono portatrici di interessi particolari che hanno i-
nerenza maggiormente con laspetto locale che non sportivo della manifestazione (si pensi
alla tematica ambientale, legata alla sostenibilit degli interventi).


Figura 43 La torcia olimpica per le strade di Roma nel 1960


Figura 44 - Il barone Pierre de Coubertin
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

239

Capitolo14
ALTRE ORGANIZZAZIONI SPORTIVE




14.1 - Il caso italiano: il CONI



Figura 45 - Il logo del Comitato Olimpico Nazionale Italiano

Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) lorgano di vertice dello sport nazio-
nale, sorto nel 1907 come associazione di rappresentanza di vari sport al fine di
preparare ed assistere la partecipazione della delegazione italiana ai Giochi Olimpici di
Londra 1908.
Tale organismo passato attraverso momenti riformatori intervenuti nel 1914
(liniziativa dellonorevole Montr), nel 1927 (accorpamento di tutte le federazioni), nel
1942 (riconoscimento statale con status di diritto pubblico con legge n. 426) e nel 1974
(assetto definitivo con decreti attuativi).
In particolare, la legge del 1942, intervenuta in un contesto politico del tutto partico-
lare (il regime fascista interpretava lo sport come uno strumento di propaganda),
assegnava al CONI il compito di controllare le FSN, attraverso le quali veniva coordina-
ta lintera attivit sportiva nazionale.
La riorganizzazione profonda di tale ente pubblico, si avuta solo nel 1999, attraver-
so il decreto legislativo n. 242 del 23 luglio (il cosiddetto decreto Melandri)
298
. Tale

298
Derivando dalla legge 15 marzo 1997 n. 59, il decreto Melandri, stato parzialmente rinnovato dal decreto
legislativo 8 gennaio 2004 n. 15 ( il cosiddetto decreto Pescante)
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

240

provvedimento ha completamente ridisegnato la struttura del CONI, soprattutto per
quanto riguarda le finalit, lo status e la sua collocazione allinterno del sistema normati-
vo dello stato italiano.
Al CONI riconosciuta la personalit giuridica di diritto pubblico (art. 1) e viene
posto sotto la vigilanza di un Ministero cosiddetto vigialnte( in genere Beni ed Attivit
Culturali/Politiche Giovanili). La legge e lo statuto ne stabiliscono le finalit:
- organizzazione e potenziamento dello sport nazionale;
- preparazione degli atleti ed approntamento dei mezzi idonei per la partecipazione ai
Giochi Olimpici e per tutte le manifestazioni internazionali;
- promozione e diffusione della pratica sportiva;
- lotta ad ogni forma di discriminazione e violenza

Figura 46 - La sede del CONI a Roma

Il ruolo centrale del CONI viene poi ribadito dalla definizione, allinterno del decreto le-
gislativo 8/2004, di Confederazione delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN)
299
e delle Discipline
Sportiva Associate (DSA)
300
.

299
A norma di Statuto le FSN sono associazioni senza fini di lucro con personalit giuridica di diritto privato.
Rette da norme statutarie, sono costituite da societ, associazioni sportive e nei casi previsti, anche da singoli tesserati.
La propria struttura normativa si sviluppa in armonia con lordinamento sportivo nazionale ed internazionale e si ispira
ai principi democratico e di partecipazione libera, egalitaria e di pari opportunit. Lattivit svolta in armonia con le
deliberazioni e gli indirizzi del CIO e del CONI, in considerazione della rilevanza pubblicistica di tale attivit. Sul pia-
no dellordinamento sportivo, alle FSN riconosciuta autonomia tecnica, organizzativa e di gestione sotto la vigilanza
del CONI.
300
Il riconoscimento delle DSA avviene nel rispetto dei seguenti requisiti: a) svolgimento sul territorio nazionale
di attivit sportiva, anche di rilevanza internazionale, ivi inclusa la partecipazione a competizioni e lattuazione di pro-
grammi di formazione degli atleti e dei tecnici; b) tradizione sportiva e consistenza quantitativa del movimento
sportivo e della struttura organizzativa; c) ordinamento statutario e regolamentare ispirato al principio di democrazia
interna e di partecipazione allattivit sportiva da parte di donne e uomini in condizioni di uguaglianza e di pari oppor-
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

241

Lo statuto
301
lo definisce quale autorit di disciplina, regolazione e gestione delle attivit sportive,
intese come elemento essenziale nella formazione fisica e morale dellindividuo e parte integrante
delleducazione e della cultura nazionale.
Nello specifico, le maggiori novit della riforma concernono:
- lapertura degli organi di governo del CONI ad atleti e tecnici sportivi in percentuale
significativa (30%);
- lindividuazione dei requisiti necessari per la qualifica di atleti e tecnici;
- introduzione di un incisivo sistema di controlli;
- limitazione a due mandati degli incarichi per il Presidente ed i membri della Giunta;
- privatizzazione delle FSN;
- lotta contro il doping;
- costituzione del Comitato Nazionale Sport per tutti (mai attivato).
- Attraverso la legge 8 agosto 2002 n. 178, il Ministero delle Finanze ha costituito una
societ denominata CONI Servizi SpA
302
, il cui capitale sociale interamente di
competenza del Ministero stesso, con designazione dei membri del CdA di spettanza
della Giunta. Tale societ, di diritto privato, subentra, in tutti i rapporti (attivi e pas-
sivi) e nella titolarit dei beni facenti capo allente pubblico CONI. Il rapporto tra i
due organismi, specialmente dal punto di vista economico-finanziari, sono gestiti
sulla base di un contratto di servizio. Inoltre, pur rimanendo in capo al CONI
unimportante quota sugli incassi, la gestione, lorganizzazione e lesercizio delle
scommesse e dei concorsi pronostici passano sotto la responsabilit
dellAmministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.
A norma dellart. 5 dello Statuto (ex art. 3 del D.Lgs. 242/1999) gli organi del CONI so-
no cos individuati:
- Consiglio Nazionale. E il massimo organo rappresentativo dello sport nazionale inca-
ricato dei seguenti compiti: a) diffusione dellidea olimpica; b) attivit necessarie per
la preparazione olimpica; c) disciplina e coordinamento dellattivit sportiva naziona-
le; d) coordinamento delle attivit delle FSN. Tre tipi di membri sono di diritto (il
Presidente del CONI, i presidenti delle FSN riconosciute ed i membri italiani del
CIO) e cinque elettivi (atleti e tecnici in rappresentanza delle FSN e DSA; rappre-

tunit nonch conforme alle deliberazioni ed agli indirizzi del CONI; d) assenza del fine di lucro. Il riconoscimento
riconosce una sola DSA per ciascuno sport che non sia gi oggetto di FSN
301
Consiglio Nazionale del 24 marzo 2000. Il nuovo statuto stato adottato dal Consiglio Nazionale del 26 feb-
braio 2008.
302
La CONI Servizi SpA, grazie alla sua connotazione giuridica privatistica, fornisce attivit di supporto ai
compiti di carattere pubblicistico del CONI. Esso svolge le seguenti funzioni: a) attivit strumentali per lattuazione
dei compiti del CONI; b) prestazione di beni e servizi funzionali ai compiti del CONI. In particolare gestisce i Centri
di Preparazione Olimpica, la Scuola dello Sport, lIstituto di Medicina e Scienza per lo Sport. Dal punto di vista degli
organi, essa vede la presenza di un Consiglio di Amministrazione, un Amministratore Delegato ed un Direttore Gene-
rale, tutti nominati dal CONI.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

242

sentanti delle strutture territoriali regionali e provinciali; rappresentanti degli EPS -
Enti di Promozione Sportiva
303
; rappresentanti delle DSA; rappresentanti Associa-
zioni Benemerite). Il Consiglio ha compiti di indirizzo e di disciplina dellattivit
sportiva. Nel primo ambito si individuano la revisione statutaria, ladozione di atti
normativi di indirizzo, lapprovazione del bilancio (preventivo e consultivo), la ratifi-
ca delle delibere della Giunta relazioni alla variazione di bilancio; svolge, inoltre, una
funzione consultiva per ben individuate questioni, su richiesta della Giunta. Tra i se-
condi, detta i principi fondamentali per la gestione e lattivit delle FSN, le DSA e le
EPS, determina i caratteri distintivi tra lattivit dilettantistica e quella professionisti-
ca, stabilisce le modalit attraverso cui viene ad esercitarsi il potere di controllo del
CONI sulle FSN e di queste sulle societ sportive ed attraverso cui avviene il rico-
noscimento delle varie componenti, detta i principi generali in materia di
tesseramento (anche degli stranieri) e di vincolo sportivo. Tra i compiti principali c
anche il potere di nomina dei componenti di alcune importanti strutture (Alta Corte
di Giustizia, Garante del Codice di Comportamento Sportivo, Commissione di Ga-
ranzia) e persone (il Presidente Onorario), lapprovazione di alcuni importanti
Codici (il Codice di Comportamento Sportivo, il Regolamento dellOrganizzazione
Periferica). Elegge il Presidente e la Giunta Nazionale e pu provvedere alla nomina
di un Commissario per FSN, DSA e EPS in caso di riscontrate gravi irregolarit o
violazioni dellordinamento sportivo oppure di impossibilit di funzionamento o di
incapacit ad assicurare il regolare svolgimento delle competizioni sportive.
- Giunta Nazionale. E lorgano chiamato a svolgere i primari compiti in relazione
allattivit di indirizzo, gestione, amministrazione e controllo dellente. E composta
dal Presidente che la presiede, da 10 rappresentanti delle FSN, DSA, tre dei quali e-
letti tra atleti e tecnici; da un rappresentante delle EPS; da due rappresentanti delle
strutture territoriali regionali e provinciali del CONI; dai membri italiani del CIO.
Alle deliberazioni concernenti lo sport dei disabili, partecipata un rappresentante del
Comitato Italiano Paraolimpico
304
. Il D.Lgs 15/2004 ha mutato profondamente le
proprie attribuzioni in materia di bilancio (solo proposta per bilancio e variazioni), di
controllo sulle FSN, DSA e EPS (limitato al regolare svolgimento delle competizio-

303
Sono individuate come Enti di Promozione Sportiva tutte quelle associazioni che hanno come fi-
ne statutario la promozione e l organizzazione di attivit fisico-sportive con finalit ricreative e formative. In maniera
particolare, esse si occupano dell'organizzazione di attivit sportive a carattere amatoriale, spesso di tipo agonistico, di
formazione e di avviamento alla pratica sportiva, di diffusione della pratica sportiva attraverso lorganizzazione di e-
venti e la predisposizione di pubblicazioni. E necessario ottenere il riconoscimento da parte del CONI.
304
Il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), succeduto alla Federazione Italiana Sport Disabili (FISD) nel 2005,
lorganizzazione riconosciuta dal CONI e facente parte del Comitato Paralimpico Internazionale (International Pa-
ralympic Committee, IPC). Si occupa dello sviluppo dellorganizzazione ed il potenziamento
dello sport italiano per disabili.
Giuseppe Tambone Diritto Sportivo Internazionale / 0048

243

ni, alla preparazione olimpica, allattivit di alto livello ed allutilizzo dei contributi
finanziari; proposta di commissariamento). Di nuova attribuzione i criteri di defini-
zione del contratto con la CONI Servi SpA, di cui designa il CdA ed il Segretario
Generale. La Giunta approva, ai fini sportivi, statuti e regolamenti delle altre com-
ponenti (FSN,DSA, EPS, associazioni e societ) e si pronuncia sui ricorsi avverso
pronunce dellAlta Corte di Giustizia Sportiva in merito a revoca o diniego di affilia-
zione.
- Presidente. E lorgano di rappresentanza del CONI e di raccordo con lordinamento
sportivo internazionale. La sua elezione (ex artt. 8 e 35 dello Statuto) deliberata dal
Consiglio Nazionale ma la nomina avviene attraverso un decreto del Presidente della
Repubblica. Egli scelto tra i tesserato o gli ex tesserati delle FSN/DSA secondo i
seguenti requisiti: a) Presidente o Vice Presidente, membro della Giunta CONI o di
una sua struttura territoriale; b) atleta chiamato a far parte di rappresentative nazio-
nali; c) dirigente insignito dal Collare o la Stella dOro del CONI. Tale carica
incompatibile con ogni altro incarico in ambito CONI. Ulteriormente a quanto di-
sposta dal D.Lgs. 242/1999, lo Statuto ha riconosciuto al Presidente funzioni di
garanzia (attuazione delle delibere della Giunta e del Consiglio) e di propulsione
(provvedimenti di competenze della Giunta, esercizio di poteri sostitutivi urgenti).
Presidente sia la Giunta che il Consiglio. E prevista anche la nomina di un Vice Pre-
sidente Vicario della Giunta, chiamato a sostituire il Presidente in caso di dimissioni,
assenza o di impedimento temporaneo.
- Segretario Nazionale. Questa figura, modellata in analogia con gli altri CON, rimasta
sostanzialmente inalterata di fronte ai vari recenti provvedimenti di riforma. Nomi-
nato dalla Giunta, esso affianca il Presidente nellambito dei compiti di gestione
operativa dellente: a norma dello Statuto, esso cura la gestione amministrativa in ba-
se agli indirizzi stabilita dalla Giunta, lorganizzazione di servizi ed uffici, la
redazione del bilancio preventivo e consuntivo (art.9). Il Segretario Generale, inoltre,
chiamato a dare attuazione alle deliberazioni di Giunta e Consiglio, svolgendo an-
che quei compiti assegnategli dallordinamento sportivo nazionale ed internazionale.
- Collegio dei Revisori dei Conti. Composto di cinque membri (di cui 2 supplenti), organo
di nomina ministeriale
305
, svolge compiti di controllo dal punto di vista contabile e
gestionale. Oltre alla regolare tenuta dei libri o delle scritture contabili, esso esamina
la gestione del CONI, relativamente allosservanza di leggi e regolamenti in materia
amministrativa e contabile, esamina e relaziona i bilanci, effettua verifiche di cassa.

305
Uno in rappresentanza del Ministero vigilante, uno del Ministero dellEconomia, gli altri scelti tra gli iscritti
al registro dei revisori contabili o tra persone in possesso di specifica professionalit.
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244

Annualmente redige un resoconto sulla gestione contabile che sottopone al Ministe-
ro per i Beni e le Attivit Culturali. Il Collegio, inoltre, sottopone a verifica contabile
e di legittimit tutte le determinazione di Giunta e Consiglio, alle cui riunioni ha fa-
colt di assistere.
Lorganizzazione territoriale del CONI, individuata a norma dellart. 2 comma 3 del D.Lgs.
242/1999 e determinata dallart. 14 dello Statuto, si compone dei Comitati Regionali (art. 15
Statuto) e, prima della loro recentissima abolizione, anche di Comitati Provinciali e di Fiduciari
Locali. Essi sono chiamati a rappresentare gli organi centrali sul territorio di pertinenza e le
loro funzioni, svolte alle luce delle disposizioni statutarie, sono riconducibili al raccordo con
gli organi periferici delle FSN, con le Amministrazioni Pubbliche e con ogni altro organismo
oppure organizzazione sportiva. I Comitati sono luoghi in cui si favorisce la partecipazione
degli enti territoriali alla programmazione sportiva. E prevista anche lesistenza della Confe-
renza Nazionale dellOrganizzazione Territoriale. Sul territorio regionale, la Giunta Nazionale pu
anche istituire delle Scuole dello Sport. Attraverso questa articolazione periferica, il CONI vie-
ne ad attuare quel decentramento amministrativo alla base della riforma del 1999,
consentente una distribuzione capillare di quei centri di intervento per lo sviluppo e la diffu-
sione dello sport. I Comitati Regionali e Provinciali, analogamente agli organi centrali, si
compongono di tre organi: il Presidente, la Giunta ed il Consiglio. Dal punto di vista gestio-
nale, essi, sottoposti al controllo contabile di un revisore nominato direttamente dalla
Giunta Nazionale, possono contare sui finanziamenti degli organi centrali del CONI e su
risorse proprie (sponsorizzazioni, proventi di attivit, donazioni ed altri contributi).
Tali organi durano in carica 4 anni (il cosiddetto quadriennio olimpico) e sono soggetti a
tutta una serie di norme aggiuntive per quanto riguarda le eventuali incompatibilit ed ine-
leggibilit, con specifica definizione dei requisiti generali ai fini elettorali
306
.
Tra altre importanti strutture al servizio dello sport nazionale, facenti riferimento pi o
meno direttamente, al CONI ricordiamo:
- Alta Corte di Giustizia Sportiva
307
;
- Tribunale di Arbitrato per lo Sport
308
;
- Tribunale Nazionale Antidoping;
- Commissione di Garanzia degli organi di giustizia, di controllo e delletica sportiva;
- Garante del Codice di Comportamento Sportivo

306
Tra questi si ricordano la cittadinanza italiana, lassenza di condanne penali passate in giudicato (superiori ad
un anno), la mancanza di squalifiche o inibizioni sportive superiori a un anno comminate nellultimo decennio (salvo
riabilitazione).
307
Tale organismo sar abolito nellambito della riforma della giustizia sportiva (Giunta Nazionale 18 dicembre
2013).
308
Tale organismo sar abolito nellambito della riforma della giustizia sportiva (Giunta Nazionale 18 dicembre
2013).

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245


14.2 - Il Comitato Italiano Paraolimpico (CIP)

Oltrech dal punto di vista dellattivit medico-scientifico, a cui si dedic con impe-
gno instancabile, il dottor Antonio Maglio ebbe un ruolo fondamentale nella nascita delle
prime manifestazioni sportive dedicate ai disabili.
Detto della sua intuizione nel consentire lo svolgimento a Roma nel 1960 di quella
che sar successivamente riconosciuta come la edizione dei Giochi Paralimpici, a lui si deve
la lunga traccia che ha portato, sotto il suo esempio e la sua spinta, a strutturare questo mo-
vimento dal punto di vista organizzativo.
Gi negli anni Sessanta, dal confronto internazionale, emerse il grande ritardo accu-
sato sul piano organizzativo dal nostro Paese rispetto ad altre realt come Francia,
Inghilterra, Stati Uniti, Spagna, Olanda e Germania che potevano gi allora contare su una
Federazione Sportiva o addirittura su un Comitato Olimpico riconosciuto dal CIO ed in
grado di attrarre e gestire finanziamenti statali. In Italia, fino al 1972, fu lINAIL a finanziare
il potenziamento dello sport dei paraplegici attraverso il suo Centro di Ostia mentre solo nel
1974 si arriv a costituire lAssociazione Nazionale per lo sport dei paraplegici (ANSPI) con
lobiettivo di promuovere, sviluppare e disciplinare tale settore, considerato unimportante
strumento di recupero e di tutela della salute nel quadro di quello sport per tutti pi volte
ribadito dallordinamento statale e sportivo nazionale.
Lattivit interna e quella internazionale aument e con essa le esigenze che la Federa-
zione Italiana Sport Handicappati (FISHA), che dal 1978 sostitu lANSPI, cerc di
fronteggiare. Il 1981 fu un anno storico per questo movimento. Una importante manifesta-
zione multidisciplinare (atletica leggera, scherma, nuoto e pallacanestro) che si svolse a
Roma richiam grandi attenzioni ed il CONI consent alla FISHA quelladesione che sei an-
ni dopo si trasformer in un pieno riconoscimento giuridico. Nel governo dello sport
nazionale entravano anche i rappresentati degli sportivi disabili: oltre alla FISHA, erano pre-
senti anche la Federazione Italiana Ciechi Sportivi- FICS e la Federazione Sportiva Silenziosi Italiana-
FSSI. Proprio queste tre componenti nel 1990, nellambito della continua crescita di questo
settore, diedero vita alla Federazione Italiana Sport Disabili (FISD), la quale sancisce
luguaglianza tra gli atleti con disabilit intellettiva e relazionale e quelli con disabilit di tipo
fisico e sensoriale. Nel 1996, per, il movimento degli sportivi silenziosi si scorpor in quan-
to il Comitato Internazionale Sport Silenziosi (CISS) non aderisce ai principi ed ai
programmi olimpici e paralimpici. Attualmente, grazie ad un riconoscimento avvenuto con
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246

la legge 15 luglio 2003 n. 189
309
, la FISD stata individuata come Comitato Italiano Paralimpico
(CIP), attribuendo a tale organismo compiti che non sono limitati alla preparazione olimpi-
ca o internazionale nellambito dellInternational Paralympic Committee (IPC), ma che attribui-
attribuiscono a tale attivit una forte valenza sociale.
A norma di statuto
310
, il CIP si conforma ai principi dellordinamento sportivo Inter-
nazionale delle persone disabili, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi dellIPC, in
base accordo con il CIO; il C.I.P. si raccorda altres con ogni altra organizzazione interna-
zionale riconosciuta dal C.I.O. e/o dallI.P.C., competente in materia di sport delle persone
disabili (art. 1 Statuto).


Figura 47 - Logo del Comitato Italiano Paralimpico

Dal punto di vista giuridico, il CIP posto sotto la vigilanza dellAmministrazione compe-
tente in materia di sport ed altres posto sotto la vigilanza del C.O.N.I. per le attivit di preparazione
Paralimpica, di partecipazione ai Giochi Paralimpici e quelle previste dagli accordi Internazionali tra
I.P.C./C.I.O (art. 2 Statuto).
Numerosi ed importanti sono i richiami nellatto fondamentale del Comitato
allapoliticit ed alla estraneit ad indirizzi religiosi, nellottica di autonomia ed indipendenza di
giudizio, in armonia, per la sola attivit riconosciuta dallI.P.C.,con le sue deliberazioni e i suoi indirizzi.
Le principali attivit sono indirizzate alla disciplina, alla regolamentazione ed alla gestione
delle attivit sportive delle persone disabili sul territorio nazionale, nellottica e secondo cri-
teri democratici volti ad assicurare il diritto di partecipazione allattivit sportiva in condizioni di

309
Legge contenente Norme per la promozione della pratica dello sport da parte delle persone disabili. Il de-
creto di attuazione si avuto con il Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri dell8 aprile 2004.
310
Il primo statuto stato approvato il 17 dicembre 2004.
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247

uguaglianza e pari opportunit
311
, attraverso una quadri partizione delle fasce di attivit sportiva
riguardanti i vari handicap fisici, intellettivi e sensoriali: 1) avviamento allo sport
312
; 2) pro-
mozionale
313
; 3) agonistica
314
; 4) paralimpica
315
.
Pi nel dettaglio, lintervento del CIP orientato ai seguenti interventi(art. 2 comma
4 Statuto):
a) cura lorganizzazione e la preparazione atletica della rappresentanza Nazionale ai
Giochi Paralimpici o ad altre competizioni Internazionali;
b) riconosce e coordina le Federazioni, le Organizzazioni e le Discipline Sportive ri-
conosciute dallI.P.C. e/o dal C.I.O., o comunque operanti sul Territorio Nazionale, che
curano prevalentemente lattivit sportiva per persone disabili;
c) rappresenta presso lI.P.C. e/o il C.I.O. gli IOSD e le IFD le organizzazioni spor-
tive per[persone] disabili da questi riconosciute salvo eventuali diversi accordi sottoscritti dal
C.I.P. con le Organizzazioni Sportive internazionali riconosciute e fatto salvo il rispetto de-
gli Statuti Internazionali;
d) assicura la promozione ed il potenziamento dello sport nazionale per persone di-
sabili in ogni fascia di et e di popolazione, nel rispetto delle competenze delle Regioni e
degli Enti Locali, il reclutamento di praticanti, la divulgazione capillare del messaggio ludico-
sportivo, anche attraverso lorganizzazione di manifestazioni giovanili e di eventi in cui lo
sport possa assurgere a diretto veicolo di integrazione e socializzazione della persona disabi-
le;
e) indice, organizza e patrocina gare sportive per persone disabili, in qualunque di-
sciplina, ad ogni livello ed in campo zonale, comprensoriale, provinciale, regionale,
nazionale ed internazionale;
f) favorisce studi e ricerche nellambito dello sport disabili ed in campi affini, sotto
laspetto medico, sociale, economico e giuridico, attraverso listituzione di apposite commis-
sioni;
g) promuove i rapporti e lo scambio dinformazioni e collaborazione, attraverso spe-
cifiche convenzioni, con il C.O.N.I., le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline
Associate, gli Enti di Promozione Sportiva, le Istituzioni Scolastiche ed Universitarie, le Isti-

311
Articolo 2 comma 2 Statuto CIP:
312
Per avviamento allo sport si intende linizio delle attivit sportive realizzato, in prevalenza,attraverso conven-
zioni stipulate dal Comitato, a titolo esemplificativo, con Enti pubblici, centri di riabilitazione, aziende ospedaliere,
unit spinali, istituti scolastici.
313
Per attivit promozionale si intende lattivit sportiva svolta in forme pi avanzate rispetto al mero avviamen-
to, nonch lazione di sviluppo e diffusione di discipline sportive, creando i massimi presupposti di socializzazione e
integrazione.
314
Per attivit agonistica sintende lo sport praticato ad alto livello ma non rientrante nei programmi Paralimpici.
315
Per attivit Paralimpica sintende lo sport ricompreso nella programmazione Paralimpica e finalizzato alla
preparazione e partecipazione ai Giochi Paralimpica Estivi ed Invernali.

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248

tuzioni pubbliche, territoriali e nazionali, le Associazioni di categoria e le organizzazioni che,
in Italia e allestero, agiscono con scopi analoghi, al fine di sviluppare al meglio la pratica
sportiva tra persone disabili;
h) coordina e gestisce lattivit di formazione e aggiornamento dei quadri tecnici e
dirigenziali e didattico-corsuale in generale per persone disabili, collaborando specificata-
mente in tal senso con gli uffici e strutture del C.O.N.I. competenti, con LAmministrazione
della P.I., gli I.U.S.M. e le Universit;
i) Il C.I.P. pu presentare allAmministrazione competente in materia di sport e, per il su
tramite, al Governo ed al Parlamento, proposte e osservazioni in ordine alla disciplina legi-
slativa afferente lo sport disabili, di concerto con il C.O.N.I. ed in linea con levoluzione
dellordinamento Internazionale e di quello Europeo.
Da un punto di vista soggettivo, il CIP composto da:
- affiliati (societ ed organizzazioni);
- tesserati;
- entit riconosciute: Federazioni Sportive Paralimpiche (FSP)
316
, Discipline Associate
Paralimpiche (DAP)
317
, Organizzazioni Promozionali CIP
318
ed Associazioni Bene-
merite CIP
319
;
- entit convenzionate, vale a dire tutte quelle federazioni, organizzazioni , discipline di sport
disabili che, in virt di una convenzione sottoscritta con il C.I.P., siano autorizzate da questultimo
, in Italia, a svolgere attivit sportiva per disabili, pur in mancanza di un pieno e formale ricono-
scimento, in linea con i principi informatori e gli indirizzi del Comitato ed in ottemperanza ai
contenuti degli accordi specifici suddetti
320
.
In particolare, le Federazioni Sportive Paralimpiche, sono organismi senza finalit lucra-
tive costituite da associazioni sportive e, nei casi previsti in relazione alla particolare attivit,
anche dai singoli tesserati. Esse possono occuparsi di una o pi discipline sportive
nellambito dellattivit agonistica e promozionale, in armonia con i principi, gli indirizzi e le
decisioni dellIPC e del CIO. Il CIP pu riconoscere
321
come tali quegli organismi, gi rico-
nosciuti o meno dal CONI, che si occupano di sport per disabili e che rispondono ai
seguenti requisiti: a) attivit in territorio nazionale e sul piano internazionale, con partecipa-

316
Attualmente sono otto le FSP riconosciute: Federazione Italiana Sport Sordi, Federazione Italiana Sport Disa-
bilit Intellettiva e Relazionale, Federazione Italiana Cronometristi, Federazione Italiana Tennistavolo, Federazione
Italiana Tiro con larco, Federazione Italiana Sport Equestri, Federazione Italiana Canottaggio e Federazione Ciclistica
Italiana.
317
Sono 5 le Discipline Associate: Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali, Federazione
Italiana Wheelchair Hockey, Federazione Italiana Golf Disabili, Federazione Italiana Sci Nautico, Federazione Italiana
Danza Sportiva.
318
Sono riconosciute come Organizzazioni Promozionali CIP lAssociazione Nazionale Famiglie di Persone con
Disabilit Intellettiva e/o Relazionale e lUnione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
319
Tra questi, si considera lo Special Olympics Italia.
320
A norma dellart. 7 comma 4 lettera D dello Statuto.
321
Ai sensi dellart. 10 dello Statuto CIP.
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zione a competizioni ed attuazione di programmi di formazione di atleti e tecnici; b) attivit
conforme alle regole dellIPC e/o dal CIO; c) ordinamento statutario e regolamentare ispira-
to al principio di democrazia interna e di partecipazione allattivit sportiva ispirata a
condizioni di uguaglianza ed opportunit; d) struttura nazionale articolata su base territoria-
le; e) numero minimo di affiliati e tesserati. Una delle forme di controllo del CIP quello
dellapprovazione del Bilancio e dellerogazione di contributi nel rispetto di specifici vincoli
di destinazione.
Dal punto di vista organizzativo, il CIP conta su tre tipi di organi:
- organi centrali: 1) LAssemblea Generale; 2) LAssemblea Elettiva del Dipartimento
Sport Invernali; 3) Il Consiglio Nazionale; 4) La Giunta Nazionale; 5) Il Presidente
del C.I.P.; 6) Il Segretario Generale; 7) Il Collegio dei Revisori dei Conti; 8) I Dipar-
timenti Sportivi
322
.
- organi territoriali: 1) I Comitati Regionali; 2) I Comitati Provinciali;3) I Delegati Re-
gionali; 4) I Delegati Provinciali; 5) La Consulta degli Organi Territoriali.
- organi di giustizia: 1) La Procura; 2) I Giudici Sportivi; 3) La Commissione di Giusti-
zia; 4) La Commissione di Appello.
- Entit Riconosciute.
- Entit Convenzionate.
Anche per gli organi Centrali, Territoriali e di Giustizia durano in carica nel quadrien-
nio olimpico rispetto ai Giochi Paralimpici Estivi, ad eccezione di quelli del Dipartimento
Sport Invernali, che fanno riferimento ai Giochi Paralimpici Estivi.


322
Dipartimenti sportivi: a) pallacanestro; b) sport dellacqua; c) atletica leggera; d) sport delle armi; d) sport in-
vernali; e) sport di palla; f) sport di squadra.
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250








.







































Finito di stampare nel
Marzo 2014












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www.sportacademycsr.org e-mail: sportacademycsr@libero.it

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