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COSTRUZIONI AEROSPAZIALI I
Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale
Università degli Studi di Napoli Federico II
COSTRUZIONI AEROSPAZIALI I
Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale
Università degli Studi di Napoli Federico II
Estremità articolate,
un bordo articolato ed
uno libero
Estremità e bordi
articolati
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∞ ∞
mπx nπy
w = ∑∑ Amn sen sen
m =1 n =1 a b
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Tale espressione per Nx=Nx,CR determina una deformata “infinita”. Per ogni coppia
(m,n) esiste un calore del carico critico (autovalore) a cui è associato un valore della
serie trigonometrica w(x,y) (autovettore). L’autovalore minore (carico critico piu’ piccolo)
si ottiene in ogni caso per n=1 (una sola semionda lungo l’asse y)
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([A] − λ [B ]){v} = 0
Che ammette soluzione diversa da quella banale solo se:
det([A]- λ[B])=0
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Gli autovalori di (*) sono le radici del polinomio di grado n (detto polinomio
caratteristico):
p(λ)=det([A]- λ[B])
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Tra i possibili valori di n, n=1 (una sola semionda nella direzione y) restituisce il minor
valore del carico critico:
2 2
π a Dm
2 2 2
1 π D b 1 a
2 2
kcπ 2 D
Nx = 2 + 2 = 2 m + =
m2 a b b a m b b 2
2
b 1 a
kc = m +
a m b
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2
b
Caso 1) b>>a kc ≈ m
a
π 2D
per m=1 abbiamo il più piccolo carico critico: N xcr =
a2
In questo caso la deformata di instabilità presenta solo una semionda (m=n=1) in
entrambe le direzioni x ed y. Per piastre con diverso allungamento a/b dal precedente
“Caso 1)” il carico critico dipende da a/b e da m.
Caso 2) a<=b
Il secondo termine nell’espressione di k è sempre minore del primo, quindi il carico
critico sarà: 2
π 2D b a
N xcr = 2 +
b a b
4π 2 D 4π 2 D
e per un fissato valore di b il minor valore del carico si ha per a=b: N xcr = 2
= 2
b a
∂ (N xcr )
Tale conclusione si ottiene semplicemente imponendo =0
∂( )
a
b
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Tale risultato mostra come il carico critico per una piastra di determinata larghezza b
è il minore possibile se la piastra è quadrata; tale carico è 4 volte maggiore del carico
critico per b>>a.
Per un valore generico dell’allungamento a/b, la rappresentazione grafica di kc in
funzione di a/b rende agevole la determinazione della forma di instabilità (numero di
semionde in direzione x ed y) ed il carico critico Nxcr ad essa associato.
Note
•Il numero di semionde (buckling mode number,
m) dipende dall’allungamento a/b;
•Il numero di semionde passa da m=1 a m=2
per a/b=S2, da m=2 a m=3 per a/b= 6 e così
via
•Per a>>b (a>=3b) m diventa grande e k
assume un valore costante (kc→4).
Andamento del coeff. di vincolo kc in funzione di a/b
per una piastra compressa incernierata sui 4 lati
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La tensione critica per una piastra sottile, sottoposta a carico di compressione uniforma
all’estremità, è: 2 2 3 2 2
N cr kcπ kπ Et π E t
σ cr = = 2 D = c2 = k
b t 12(1 − υ 2 ) 12(1 − υ 2 ) b
c
t bt
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Shear Buckling
Il carico di instabilità di una piastra sottile caricata a taglio uniforme nel piano e con i
bordi articolati (simply supported, SS) ha una espressione simile a quello per carico di
compressione: π 2D
N xycr = k s
b2 N xycr k sπ 2 k sπ 2 Et 3
ed in termini di tensione tangenziale critica: τ cr = = 2 D= 2 =
t bt b t 12(1 − υ 2 )
2
π 2E t
= ks
12(1 − υ 2 ) b
ks ha un significato
analogo al caso
della compressione:
Distorsione della sezione e distribuzione non uniforme della tensione normale nella
sezione: non sono previsti nella teoria di Eulero dove ciò che conta è solo la snellezza!
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Una trave a sezione sottile può essere considerata come una struttura composta da
più piastre tra di loro “articolate”. Per esse è possibile valutare la tensione di
instabilità (vedi piastre compresse) e la tensione di instabilità a compressone della
sezione composta della trave può essere valutata come media pesata:
σ lb =
∑ Aσ
i cri molto minore dell’effettivo carico di collasso delle travi di
questo tipo: non tiene conto degli irrigidimenti introdotti dagli
∑A i angoli (vedi distribuzione delle tensioni nella sezione del
lucido precedente)
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Il carico di instabilità locale in una sezione composta da più piastre non è generalmente
il carico di collasso. Anche da prove sperimentali su elementi “corti” di sezione composta
da piastre ed angoli mostrano che tali elementi, dopo l’insorgere di instabilità locali,
hanno una notevole capacità di portare carichi prima che si verifichi il collasso.
Tale comportamento è dovuto all’irrigidimento indotto dagli angoli, verso i quali il carico
viene trasferito dal momento in cui si verifica l’instabilità locale. Incrementi successivi del
carico comporteranno l’instabilità degli angoli e dunque il collasso della struttura. Tale
crisi è nota come crippling.
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Crippling Strength
− 0.75
0.5 a+ b
( )
σcs := σcy ⋅ E ⋅ Ce⋅
2⋅ t c
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Crippling Strength
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Crippling Strength
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Crippling Strength
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(E w) 7075
…anche se la valutazione viene fatta a rigidezza ≈1
(E w) steel
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Resistenza a Compressione
2
2
t1 3 Esteel
kc E7075 1 t1b = kc Esteel 2 t2b
t t =
b b t 2 3 E7075
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Notazioni
2 2
2
π E t
2
π E t
σ cr = kc τ cr = k s
12(1 − υ 2 ) b 12(1 − υ 2 ) b
Nella letteratura tecnica anglosassone σcr e τcr sono indicati rispettivamente con Fc,cr e
Fs,cr . Talvolta si ritrova la seguente notazione per le tensioni di instabilità:
2
t
2
t
Fc ,cr ( = σ cr ) = K c E Fs ,cr ( = τ cr ) = K s E
b b
Che differisce dalla precedente per il fattore di vincolo K (invece di k): in tale notazione
il termine π2/12(1-ν2)=0.904 (per ν =0.3) è infatti “inglobato” nella costante di vincolo.
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Da “BDM-6520”
Nota:
La procedura per il calcolo di η è iterativa
essendo necessario utilizzare i valori dei
carichi di instabilità effettivi (incogniti) e non
quelli relativi al campo elastico. In caso
contrario si sovrastimerebbero i carichi di
instabilità ed i relativi margini di sicurezza
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Da “BDM-6520”
Nota:
La procedura per il calcolo di η è iterativa
essendo necessario utilizzare i valori dei
carichi di instabilità effettivi (incogniti) e non
quelli relativi al campo elastico. In caso
contrario si sovrastimerebbero i carichi di
instabilità ed i relativi margini di sicurezza
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Pcr Fcr
M .S . = −1 = −1
Pc fc
Fscr
M .S . = −1
fs
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Cladding
Con le leghe clad 2014, 2024, 2219, o 7075, bisogna tener conto del “cladding” e del
“core” del materiale per l’analisi di instabilità
Il “cladding” consiste in un sottile strato di alluminio puro (di minor rigidezza rispetto alla
lega) che si aggiunge alle superfici esterne per protezione contro la corrosione.
cladding
core
cladding
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Cladding
Quando la piastra inizia ad instabilizzarsi (inflettendosi) il cladding si snerva a
circa 40-45 Mpa e dunque non contribuisce più alla rigidezza della piastra
(nota: si trova alla massima distanza del piano medio della piastra).
Per tener conto di ciò nel caso di alluminio clad su entrambe le superfici, si
utilizzano le curve cosiddette “clad” se disponibili, altrimenti si procede alla
riduzione delle caratteristiche del materiale, valutando quindi un materiale
equivalente.
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Condizioni di Carico
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Condizioni di Carico
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Carichi Multiassiali
fc
Rx = in x - dir
Fcr
a b c
R + R + R =1
x y s
con fc
Ry = in y - dir
Fcr
fs
Rs = a taglio
Fscr
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Carichi Multiassiali
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Carichi Multiassiali
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Carichi Multiassiali
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Carichi Multiassiali
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Carichi Multiassiali (BDM-6070 section 5)
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Tensione critica
Y
b b b
σcr tensione di crisi nell’anima
σco tensione nei correnti
larghezza equivalente delle anime: lunghezza che, moltiplicata per lo spessore dell’anima e
per σco, porta ad un carico eguale a quello, che le anime sopportano in base al diagramma
effettivo delle tensioni.
L’area di tale parte di anima viene considerata solidale per metà con il corrente di destra e per
metà con il corrente di sinistra. La metà della larghezza equivalente viene indicata con c.
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Pa = 2 c t σco (**)
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Tensione Diagonale
La tensione diagonale è un particolare stato di tensione che
interviene in strutture ad anima sottile rinforzate sottoposte a
taglio, una volta che sia stata superata la tensione critica di taglio
nell’anima
Caso classico: longheroni alari, in genere realizzati con due
solette (superiore ed inferiore) connesse tra loro da un’anima. Lo
spessore dell’anima è tale che, per frazioni del carico ultimo,
l’anima va in crisi per effetto della compressione in direzione
diagonale prodotta dal taglio, e sarà in grado di assorbire, a
partire da tale carico in poi, tensione nella direzione diagonale
perpendicolare a quella di imbozzamento.
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
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Tensione Diagonale
Si ipotizza:
1. uno stato di tipo taglio puro, fino al raggiungimento della tensione tangenziale
di instabilità
2. uno stato denominato diagonale incompleto, in cui lo stato tensionale è somma
di un’aliquota di taglio assorbita come quando non vi è crisi, ed un’aliquota che
viene assorbita con lo stato tensionale detto diagonale
3. si considera anche uno stato diagonale puro, ovvero assenza di taglio puro (si
verifica, teoricamente, per tensione critica tangenziale nulla)
4. tutti gli stati tensionali nell’anima sono costanti (assunzione di fatto non
verificata nei casi reali)
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τ
Taglio puro e tensione diagonale pura
d
1 2 σ
1 b) τ
h α A
2 3
1 3 σ
45° α B
O
a)
T c)
b) stato tensionale di taglio puro (τ<τcr). Per l’elemento 1 vi è solo tensione tangenziale sui quattro
lati. Due lati dell’elemento 2 sono compressi e due sono tesi. Il cerchio di Mohr risulta avere centro
nell’origine degli assi
c) stato di tensione diagonale puro (τcr=0). In nessuna direzione può esistere compressione. Lungo
una direzione (diagonale) la tensione di trazione è max, mentre nella direzione normale a
quest’ultima la tensione normale è nulla. La direzione della tensione diagonale (della tensione
normale max) è individuata da un angolo α. Sui lati dell’elemento 1 c’è tensione tangenziale e
normale di trazione. Sull’elemento 2 insiste solo e solamente su due lati la tensione normale
diagonale, di trazione.
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Taglio puro e tensione diagonale pura τ
d
1 1 2 σ
h
2 3
45° α
a)
b)
T
La tensione tangenziale sui lati dell’elemento 1 per l’equilibrio vale in ogni caso:
τ= T / ( h t)
Nel caso dello stato di tensione di taglio puro le tensioni normali di compressione e di
trazione (cerchio di Mohr relativo) risultano in valore assoluto entrambe pari a
τ= T/(ht)
Se con σ1 si indica la tensione di compressione e con σ2 si indica quella di
compressione:
σ1 = -σ1 = τ = T/(h t)
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Taglio puro e tensione diagonale pura
d τ
α A
1 1 3 σ
h O B
2 3
45° α
T
a) c)
Nel caso dello stato di tensione diagonale puro si definisce la tensione diagonale, unica tensione
presente sull’elemento 3. E’ la tensione normale massima rilevabile dal cerchio di Mohr . In base
a considerazioni trigonometriche sul triangolo rettangolo OAB si ricava che tale tensione,
indicata con σd , vale σd = 2 T / (h t sen 2α )
ove evidentemente l’altezza del triangolo rettangolo OAB vale proprio T/( h t ). Le tensioni
normali sull’elemento 1 sono indicate con σV quella, che nella figura è verticale, e con σO quella,
che in figura è orizzontale. In base a considerazioni trigonometriche si ricava facilmente che
valgono
σV = [T / (h t)] tang α σO = [T / (h t)] cotang α
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Si definisce k = τd / τ
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α
B
σ
α
2τtcosαsenα
± ( 1-k ) T sen 2α / ht
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4 1 + t ∗ h / (2 ∗ Asoletta )
tan α =
1 + t ∗ d / Acorrente
Dalle espressioni delle componenti orizzontale e verticale della
tensione per stato diagonale puro
σV=[T/(ht)]tang α e σO=[T/(ht)]cotang α
deriva che quando l’anima lavora in tensione diagonale tira sui bordi
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Stato di tensione diagonale incompleto
τ
α A
1
1 3 σ
h O B
2 3
45° α
c)
a)
T
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