Facolta’ di Ingegneria
DICAR
DIPARTIMENTO
INGEGNERIA CIVILE,ABIENTALE ED ARCHITETTURA
Q7
24.04.2012
Questa tipologia è utilizzata per luci medie di 30-80 metri. Sono più costosi rispetto a quelli a
cassone ma da preferire entro le aree urbane per il loro minor peso, ingombro e tempo di
esecuzione. Il calcestruzzo viene adoperato per le zone compresse,l’ acciaio per le zone tese e
quindi lo schema statico da adoperarsi è quello di trave semplicemente appoggiata. Nelle travi
continue si hanno problemi di fessurazione e instabilità nelle zone di inversione del momento e
infatti necessita in questi punti l’intervento della precompressione. Come sezione trasversale
gli schemi ricorrenti sono quello di “travi binate ad anima piena” con controventi reticolari
metallici e soletta in cls (fig 1) e a “cassone in acciaio con soletta in cls e controventi
metallici(fig2).
C A S S O N E IN A C C IA IO
T R A V I B IN A T E
IPOTESI DI BASE:
Fondamentale è che i due materiali lavorino saldamente mantenendo le sezione piane. Il
connubio viene garantito con i connettori che possono essere di diversi tipi
altezza della soletta e l’altezza della trave di acciaio è maggiore di 0.67 , pertanto
S e z io n e
P ia n t a
a> 2 / 3 b
forma,saldati sulla superficie superiore della trave ed aventi una dimensione tale da
assorbire l’intera azione tagliante. In pratica essi impediscono al cls di scorrere lungo
ecc……
A B
A B
per aderenza, ma con la presenza della staffa che irrigidisce il cls si ottiene una
soletta contro l’ala superiore mediante dei bulloni filettati. Il collegamento risulta molto
rigido ed i meccanismi di collasso non sono mai duttili finche non si raggiunge la forza limite il
collegamento tiene ma quando si raggiunge l’attrito limite parte il collegamento con rottura
fragile
c ls
T * Sc
q1 = τ * bs = * bs essendo
J
bs A
Bo
Sc = Momento Statico soletta n n
T = Sforzo di taglio
A questo deve aggiungersi “q2” composto dalla quello provocato dalle deformazioni impedite
soletta; questo sforzo si considera lineare e interessa una zona di testata pari a “B”(vedi
figura).
q=T S / J (taglio) q * ∆x
∆q = se q = q1 + q 2 ,
N
q (ritiro)
( t) N = n° dei pioli
( ap)
Bo
x
n n
Le verifiche locali a taglio dovranno essere eseguite lungo le sezioni più delicate.
La resistenza dei connettori viene valutata con formule sperimentali e attraverso prove
La resistenza di calcolo a taglio corrisponde al minore tra i seguenti valori (rottura del cls o
rottura dell’acciaio ) :
γa = 1 s.l.u. e s.l.e.
se attorno ai pioli si pone una spirale con Φsp ≥ 3 mm , passo psp e diametro
dsp ,con hsp ≥ 4 dsp ; dsp = 2÷4 dp , hsp ≤ hp ; se psp ≤ dsp pd può essere incrementata del 15 %.
Valgono le stesse relazioni purché sia impedito il sollevamento della soletta. I dispositivi che
lo impediscono devono assorbire allo s.l.u. uno sforzo di trazione pari ad un decimo della
resistenza limite di tutti i collegamenti ed avere l’ interasse non superiore al 10%
Senza testa riduce del 20 % Pd , dispositivi contro il sollevamento per assorbire 1/5 delle
• Connettori a C
La resistenza a taglio di calcolo vale , essendo tf = spessore ala C (cm), tw = spessore anima C
fyk
Pd = * At [KN] At = area T ; bp = larghezza ala T (cm)
17.6 * γs
f ck Af 1
f cd 1=
γc Af
Af1= Area superficie frontale allargata con pendenza 1/5 fino al successivo connettore
• Connettori a staffa
Ast * f ad
Pd = con Ast = Area sezione staffa
cos 2 α + 2sen 2α
Ast * f ad
Pd = (s α > 45°) e fad = Resistenza di calcolo acciaio staffa
1.2
α = Angolo tra la staffa e trave acciaio
• Connettori a taglio e staffa
Pd = Pdr + 0.5Pds Pdr = Taglio Pds = Staffa
La sezione trasversale è costituita dalla trave in acciaio, da una opportuna quota di soletta e
dalle sue armature longitudinali se si effettua una analisi elastica si può far riferimento al
rapporto dei moduli n = Ea /Ec per omogeneizzarla . Occorre distinguere tre casi :
A A c,J c 8n
xc xc
-
G
x x
y
yc
h0
xa xa +
ya
A a,J a
A = Aa+Aø+Ac/n
(Teorema di Varignon)
1-CALCESTRUZZO
CALCESTRUZZO PARZIALMENTE TESO (Es:in prossimità del punto nullo del momento in una trave continua)
x x - - cls co mp resso
cls T eso
Annullarsi il momento statico reagente rispetto all’asse neutro ( Eq 2° grado in y). Quindi si
calcolano le altre grandezze come in precedenza, trascurando il contributo del calcestruzzo
teso.
Si procede come nel 2° caso trascurando completamente il contributo della soletta di cls che
trasferisce solo tagli .
La sezione mista mal si presta a schemi statici in cui l’inversione del momento porta in
trazione la soletta in calcestruzzo ma comunque vengono costruiti ponti a travata continua
seguendo alcuni accorgimenti . L’asse neutro è quello desunto dall’annullarsi del momento
statico delle aree di acciaio in tondino (Aø)e quella del profilato (Aa) il calcestruzzo è come se
non ci fosse , serve solamente come elemento d’unione dei due acciai.
A (a c c ia io o r d in a r io T e s o )
+
G
x x
Nei ponti a sezione mista è molto importante il problema dello Shear-lag , cioè della
diffusione degli sforzi di tensione dall’ anima alle ali e quindi nella soletta, in prossimità degli
appoggi questo problema limita la presa in conto della soletta collaborante.
Il problema dello shear-lag è più sentito nelle sezioni completamente in acciaio e molto meno
in quelle in cls e ciò perché esso è legato
- Agli spessori ( consistenti nelle sezioni in cls, meno in quelle miste, scarsi in quelle in
acciaio)
- Comportamento lineare dell’acciaio , mentre non lineare del cls con maggiore attitudine
a sopportare concentrazioni tensionali)
Per poter procedere alla verifica strutturale e locale di un ponte a sezione mista, necessita
definire la larghezza di soletta collaborante. Le norme C.N.R. sono sufficientemente
esaurienti in materia , pertanto vengono riportate le indicazioni relative.
bef1, bef2 = larghezza efficaci da ciascun lato della trave, da determinare con l’espressione
Dove b rappresenta il seminterasse delle travi diminuito dalla quota impegnata da bc oppure la
distanza (per la trave dii bordo) dell’asse trave dal bordo, diminuito della quota impegnato da
bc.
interamente reagente
eagente salvo che nella zone di momento negativo. In tali zone se σd ≤ 0.15 fck si
Si può interpolare linearmente per campate laterali di travi continue gli stessi coefficienti
Nella verifica delle sezioni, la larghezza collaborante della sezione deve essere dedotta, per
tipologia di trave, attraverso la η dedotta, anche con interpolazione lineare, dalle seguenti
tabelle (nel caso di sezioni a cavallo incastrate e di luce diversa si fa riferimento alla media
delle luci) costruite in funzione del rapporto b/l per ogni posizione Z della sezione da
verificare
b/l 0.02 0.05 0.10 0.20 0.30 0.02 0.05 0.10 0.20 0.30
Z=0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Z = 0.101 0.98 0.96 0.81 0.52 0.37 1.00 0.93 0.90 067 0.49
Z = 0.253 1.00 0.98 0.93 0.75 0.57 1.00 1.00 1.00 0.88 0.69
Z = 0.501 1.00 0.99 0.95 0.81 0.61 0.97 0.90 0.76 0.57 0.44
Verifica delle sezioni . Rapporti η = b e f /b campate int. di travi continue
b/l 0.02 0.05 0.10 0.20 0.30 0.02 0.05 0.10 0.20 0.30
Z=0 0.83 0.77 0.61 0.32 0.22 0.95 0.83 0.69 0.40 0.27
Z = 0.501 1.00 0.96 0.89 0.69 0.40 0.93 0.81 0.66 0.37 0.26
b/l 0.04 0.10 0.20 0.40 0.60 0.04 0.10 0.20 0.40 0.60
Z = 0.501 1.00 1.00 1.00 1.00 0.95 1.00 1.00 1.00 088 0.69
Z = 1.00 0.95 0.85 0.70 0.51 0.39 0.97 0.90 0.76 0.57 0.44
Il parametro (Z) individua la sezione, in quanto l’inclinazione del momento cambia anche in
rapporto al tipo di carico:
o b/c
o ascissa della sezione
o schema statico
o tipo di carico.
Si prenda a titolo d’esempio, una trave continua su tre campate a sezione mista acc-cls.
Inizialmente si considera la trave come se avesse una rigidezza costante, cioè come se la
soletta sia reagente lungo tutta la trave con una sezione costante. Ad un primo affinamento
del calcolo si individuano tratti di trave dove le tensioni di trazione nella soletta sono maggiori
di 0,15 fck . Si individuano questi tratti, che saranno ovviamente a cavallo degli appoggi
intermedi, e lungo i quali la trave si comporta come se avesse un’inerzia inferiore.
q q
J va r ia b ile
• b/l: lo schear-lag dipende dal rapporto tra l’interasse delle travi e dalla luce (b è il
seminterasse depurato del tratto dei connettori)
• geometria della trave
• condizioni di vincolo
Se b = 10% di l , cioè con un interasse pari al 20% di l (circa) il valore di η è 0.90 pertanto
esiste una parte di soletta che non collabora con nessuno. Una campata di 20 m con travi
poste con interasse = 4 m , quindi b = 20% l , presenta una sezione collaborante pari a m
3.80~.
Se si vuole verificare una sezione d’appoggio di una trave semplicemente appoggiata soggetta
ad un carico uniformemente ripartito Z =0 – η = 0 .
Nelle travi continue (seconda tabella), con carico uniformemente distribuito le cose
peggiorano rispetto al caso precedente. Nella direzione a z = 0,0 per b/l = 0,002 , η vale 0,93
invece di 0,98. Nelle mensole (terza tabella), ad esempio nella sezione posta sull’estremità
dello sbalzo, z = l, la larghezza collaborante decresce con il rapporto b/l che sale.
L’uso delle tabelle non deve prescindere dal comportamento della sezione mista rispetto a
ritiro, dove il calcestruzzo vi è soggetto mentre non lo è l’acciaio.
Per una storia di deformazioni nota, in forma chiusa, si deve ripartire dal principio di
sovrapposizione deglii effetti secondo Mc Henry e risolvere il problema della doppia
iperstaticità interna legata alla valutazione dei parametri della deformazione che subisce la
sezione e l’evoluzione della configurazione deformata della sezione dal tempo 0 al tempo ∞ .
Quando
o ci riferiamo a sezioni inflesse di solidi alla d.s.v, la deformazione è lineare sia al
tempo t = ∞; pertanto le sezioni rimangono piane e servono due parametri per trovare la
configurazione della deformata: lo spostamento del baricentro λ e la rotazione µ della sezione.
Questa doppia iperstaticità interna, una volta risolta, permette di valutare l’evoluzione
deformativa e tensionale della sezione. Tornando all’espressione della ε tot (t) si ricorda che
essa ci permette di ottenere quella per fluage, detraendo
detraendo quelle imposte al tempo t: εn(t).
Questa differenza è pari alla somma delle deformazioni che si producono per ogni variazione
∆σ, valendo, appunto il principio Mac Henry.
t=0 t=0
z
G
Come detto, se conoscessimo la storia delle deformazioni, il problema sarebbe risolto, ma ciò
non è possibile pertanto si devono predisporre metodi approssimati. Bazant ne ha messo a
punto uno e lo ha chiamato “A.A.E.H” (Age Adiusted Effective Modulus). Ha
H preparato un
metodo che consiste nel sostituire l’integrale con un espressione numerica.
Correggendo la frazione differita della deformazione con il fattore correttivo (t,t0), detto
fattore di invecchiamento.
Pertanto l’integrale
(*) =
Pertanto il 1° termine al secondo membro rappresenta l’effetto della tensione al tempo t=0.
Il 2°termine
termine rappresenta la deformata creata dalla applicazione al tempo t0 del ∆σ nel suo
contributo elastico e viscoso, quest’ultimo corretto con il fattore χ.
Certamente è vero che attualizzando gli effetti differiti nel tempo, al tempo t=t0, si
commette un errore che si corregge approssimativamente tramite χ ma si commettono errori
e
maggiori quando l’evoluzione dei carichi non è regolare: ad esempio si commette un errore
notevole quando attualizzo un andamento di “σ impresse” costituito da due fasi; una all’istante
Se si pone :
L’espressione
ressione vista può essere sinteticamente espressa mediante
In conclusione si può affermare che: la deformazione totale è pari a quella elastica istantanea
corrispondente all’applicazione delle
delle σ all’istante “zero” valutata con un modulo elastico
ridotto che tiene conto dell’evoluzione nel tempo delle deformazioni, più la deformata legata
all’applicazione di ∆σ attualizzate al tempo t0 valutata con modulo corretto che tiene conto
dell’evoluzione
ione della deformazione nel tempo e del fatto che ∆σ non agiscono tutte all’istante
iniziale.
Il valore di χ è stato determinato esattamente da Bazant nel caso di rilassamento puro, cioè
immaginando che all’istante, t0 iniziale, si applichi una deformazione imposta costante.
Essendo
e confrontando
onfrontando questa con quella deformazione totale (*), si ottiene che
Tale espressione di χ risulta esatta per i problemi di rilassamento puro e di fluage puro
(perché in tal caso non interviene) in tutti gli altri casi la soluzione è approssimata. Tutte le
volte che la legge di variazione della tensione assume una forma di esponenziale smorzato,
tipica del rilassamento puro, gli errori sono trascurabili. E’
E’ il caso del ritiro e dei cedimenti
d’appoggio, che con buona approssimazione hanno leggi affini al fluage. La funzione χ è stata
tabulata in funzione di φf1, e dello spessore fittizio impiegando la legge di fluage attualmente
proposta dal CEB.
L’armatura della soletta deve verificare la condizione che lo sforzo di scorrimento per unità
di lunghezza agente su una qualunque superficie longitudinale passante per il calcestruzzo
risulti:
τs = 1 Ab
a b b
a a
A bh A bh
d d
a a c c
o S.L.E DI FESSURAZIONE
i. Decompressione → cls integralmente compresso
o S.L.E DI DEFORMAZIONE:
DEFORMAZIONE Rispetto della funzionalità in esercizio
Successivamente, con si
disarma; ciò equivale ad applicare alla trave
composta azioni uguali ed opposte a quelle
relative alle relazioni
ioni dei puntelli. Da
questo momento tutti i successivi carichi
variabili e permanenti agiscono sulla
struttura composta.
Il sistema (d) può essere applicato solo a strutture iperstatiche, o almeno rese
temporaneamente iperstatiche. Le distorsioni, possono essere applicate mediante cedimenti
differenziali degli appoggi, oppure introducendo delle sconnessioni interne nella struttura.
l’inserimento di 3 sconnessioni nella campata centrale, due pattini ed una cerniera, a sezione
d’acciaio: lo schema è quello di trave Gerber. Per effetto del peso proprio della trave e della
soletta si ottiene uno schema che porta ad una distribuzione dei momenti come quelli di 1°fase
.Si blocca la cerniera (non esiste effetto dovuto al vincolo posticipato poiché la trave è in
acciaio). La soletta ha fatto presa, si sblocchino le altre due cerniere, si genera un’altra
Gerber, nasce un diagramma con forti positivi che diminuiscono le punte di momento negativo
Le istruzioni CNR permettono di determinare gli effetti del ritiro e del fluage con un metodo,
teoricamente più semplice, ma in realtà non vero perché si devono determinare 4 parametri.
Se la soletta e la trave non fossero connesse, la trave in acciaio non sarebbe interessata
dagli effetti in esame ed il cls si accorcerebbe senza interessare la sottostante trave.
in cls. L’effetto
fetto complessivo sarà la somma
dei due effetti analizzati, in cui l’acciaio
risulta comportarsi come se non fosse (e non lo è) soggetto a deformazioni impresse e lo stato
tensionale che lo riguarda non muta, mentre nel cls. si verificano trazioni (+) inferiori a quelle
che si sarebbero verificate se la trave in acciaio fosse stata infinitamente rigida