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Alessandra Peroni I Templari in Romagna PDF
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I TEMPLARI IN ROMAGNA
religiosa ivi abitante così come il personale agricolo al lavoro nei posse-
dimenti della commenda. Si può facilmente comprendere dunque che la
vita quotidiana delle mansiones non fosse affatto contemplativa: scandi-
ta certo dalle funzioni religiose, ma caratterizzata dall’efficiente svolgi-
mento dei compiti assegnati a ognuno.
Per quanto concerne la questione patrimoniale, va detto che fino alla
caduta di Acri nel 1291 i Templari disponevano di una gran quantità di
ricchezze e possedimenti derivanti soprattutto dalle donazioni effettuate
dai nuovi membri, da coloro che si associavano all’Ordine, ma anche da
laici e chierici, mantenute grazie ai privilegi e alle esenzioni concesse dal
papato. Pertanto sin dal principio si adoperarono al fine di far conver-
gere donazioni di natura diversa in gruppi omogenei dal punto di vista
territoriale, soprattutto per quanto concerne i terreni, amministrandoli
in un sapiente gioco di permute, vendite e acquisti atti ad accrescere la
produzione, selezionare le terre situate in aree più favorevoli al fine di
farle fruttare al meglio affidandole ai fratres servientes rustici ma anche a
lavoratori salariati, oppure concedendole in enfiteusi o addirittura ad
vitam. Prediligendo com’è ovvio donazioni di lotti già coltivati, ma ado-
perandosi anche nei confronti di quelli incolti, essi si adattarono alla
molteplicità di situazioni apportando miglioramenti innovativi e nuove
tecniche di gestione, puntando alla valorizzazione dei propri possedi-
menti, il tutto nella dichiarata finalità di far confluire il frutto di questi
investimenti in Oriente.
1. Le mansiones romagnole
2. Faenza
1991, p. 99; M. MARIANI, Il fenomeno dei pellegrinaggi nel medioevo, in Templari, miniere e pit-
tori nella storia antica di Sant’Agata: atti del I convegno di studi storici, Rimini 1995, p. 50;
G. C. TONDUZZI, Historie di Faenza, Faenza 1675, p. 48.
5 S. MARCHESI, Supplemento istorico dell’antica città di Forlì in cui si descrive la provincia
1270; ASFa, CRS, Convento Padri Domenicani, c. B. 1, 4-7, del 3 giugno 1279.
I TEMPLARI IN ROMAGNA 529
gio 1286.
09 BCFa, Schede Rossini, 3 settembre 1291; A. MERCATI, E. NASALLI ROCCA, P. SELLA (a
cura di), Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-XIV: Aemilia, Città del Vaticano 1933, p. 211.
10 ASANo, Serie registri, 5, Protocollo Notaio Bertolino Speciari, c. 8v; BCFo, Raccolte
Piancastelli, Sezione Carte Romagna, busta 486/92; A. MESSERI, A. CALZI, Faenza nella storia
e nell’arte, Faenza 1909, p. 452.
11 BCFa, Schedario G. Rossini, ad vocem Cerro e in data 9 dicembre 1163; BRAMATO,
Storia dell’Ordine dei Templari in Italia. Le fondazioni, cit., p. 99; MARIANI, Il fenomeno dei
pellegrinaggi nel medioevo, cit., p. 50; L. MASCANZONI, San Giacomo: il guerriero e il pellegri-
no. Il culto iacobeo tra la Spagna e l’Esarcato (secc. XI-XV), Spoleto 2000, pp. 450-451;
G. B. MITTARELLI, Monumenta Faventina, Venezia 1771, p. 442.
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l’Esarcato (secc. XI-XV), cit., pp. 450-451; R. STOPANI, Il “camino” italiano per Santiago de
Compostela, Firenze 2001, p. 29.
13 G. ROSSINI (a cura di), Statuta Faventiae, «RIS», XXVIII, V, Bologna 1929-1930, p. 245.
14
ACFa, Capitolo, Pergamene, 3 dicembre 1224 e 31 agosto 1332; BCFa, Schedario
G. Rossini, 3 dicembre 1224, 31 agosto 1332; MITTARELLI, Monumenta Faventina, cit., p. 550.
15MERCATI, NASALLI ROCCA, SELLA (a cura di), Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-
XIV: Aemilia, cit., p. 219.
16 Statuta Faventiae, p. 245n.
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3. Forlì
Sancti Agustini extra, iuxta viam comunis a tribus lateribus, carariam et alios», mentre nel
secondo di una «terra arativa di 2 tornature e mezzo posta in Comitatu Forlivii extra portam
Sclavanie in lateribus Scossoli, versus ecclesiam Templi iuxta Magistrum Simonem muratorem
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cembre del 1401, e «Sancte Marie scossoli» in un atto del 2 agosto del
1404 22. Tale toponimo ritorna poi nel 1429 in un atto che cita un certo
Giovanni «quondam Thofani» di Faenza, giovannita, come «preceptor
domorum Sancti Iohannis de Palareto, districtus Meldule, et domus
Sancte Marie Bilaque de Scossolis de Meldola, que olim fuit militie
Templi de Forlivio» 23. Altra citazione che ricondurrebbe il toponimo a
Meldola si riscontra poi in un atto di Bartolomeo de Grassis Seniore del
1495 24. Importante si rivela un documento del 1456 dove vengono indi-
cati alcuni riferimenti in merito al luogo chiamato “tempio”: tale zona
era posta «extra porta Sclavanie, lateribus fundo Sancti Augustini extra
teritorii Forlivii» 25.
Queste citazioni confuse sul toponimo scossolis hanno dunque costi-
tuito un vero rompicapo per gli studiosi, i quali si dividono nell’attri-
buirle ora alla chiesa di Santa Maria de Scofano di Forlì, ora a quella di
Santa Maria Biaque di Meldola.
Mariani ipotizza che dopo la cessione ai Giovanniti il termine de
Scofano attribuito alla domus Templi forlivese fosse stato sostituito dalla
dicitura de Scossolis in riferimento al fondo omonimo che quindi si sareb-
be trovato nelle sue vicinanze, come riscontrato nei primi due atti nota-
rili del 1401 e del 1469 26. Anche Luttrell la cita come Santa Maria in
Scossolis di Forlì, facendo cenno alla confusione toponomastica creatasi
tra la città liviense e Meldola e riportando due documenti maltesi dell’a-
prile del 1331 27. Calandrini e Fusconi invece attribuiscono il toponimo
alla chiesa meldolese, riecheggiando il documento nonantolano in meri-
to al passato templare della struttura e poggiandosi sulla Storia di
Meldola di Zaccaria, il quale a sua volta in una nota scrive: «[…] perché
fosse detta anche de Scossolis non sapremmo. Pure la chiesa di Santa
Maria di Forlì, che fu dei Templari e poi dei Giovanniti, veniva chiama-
ta de Scossolis» 28.
28 CALANDRINI, FUSCONI, Forlì e i suoi vescovi, cit., I, p. 834n; ZACCARIA, Storia di Meldola
cit., p. 90.
30 ARCHIVIO DI STATO DI RAVENNA (ASRa), CRS, pergamene, S. M. in Porto, G 1856; MER-
CATI, NASALLI ROCCA, SELLA (a cura di), Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-XIV: Aemilia,
cit., pp. 171, 175, 178, 184, 191.
31 ASFo, AN, G. Dall’Aste, XXXIV, p. 5, 10 febbraio 1467; M. MARIANI, Gli insediamenti
degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo, in Vie di pel-
legrinaggio medievale attraverso l’Alta Valle del Tevere, Citta di Castello 1998, pp. 256-257;
MARCHESI, Supplemento istorico dell’antica città di Forlì in cui si descrive la provincia di
Romagna, cit., p. 607.
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La chiesa di San Bartolomeo era situata nel luogo della bastia costrui-
ta dai forlivesi vicino a Villanova come difesa dai faentini e dai bologne-
si, località posta a due chilometri da Forlì che risulta ben individuabile
già dal Duecento pur comparendo anche in documenti anteriori. Si tro-
vava a poca distanza dall’ospitale di San Lazzaro, a circa un chilometro
dalla domus Templi, e situata anch’essa lungo la via Emilia, non lontano
da un piccolo ponte sul Rio San Bartolo 34.
Cobelli nel narrare le controversie tra forlivesi e bolognesi riporta
come nell’agosto del 1273 il campo felsineo si trovasse «longio San
Bartolo presso li porte de Forlivio fino al Cassirano», dove si svolse una
«grande et fulta bataglia» 35. Nella cronaca di Cantinelli si racconta poi
di come nel giugno del 1281 le truppe pontificie
[…] posuerunt eorum tenptoria et tendas in loco ubi dicitur Villanova, intra
districtum Forlivii, ibique steterunt V diebus; singulis vero dictis quinque diebus,
faciebant parari milites exercitus eorum armis et equis, facientes et ponentes
acies ipsorum militum usque prope locum infectorum [probabilmente San
32 Cabreo del 1784, in ARCHIVIO DEL GRAN PRIORATO DEI CAVALIERI DI MALTA DI
VENEZIA (AGPCMV), Commenda di S. Giovanni del Ronco di Forlì, b. 595, c. 176, p. 43, cita-
to da MARIANI, Gli insediamenti degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella
Romagna del Medio Evo, cit., p. 257.
33 M. FERRETTI, Testimonianze Templari nella Valle del Lamone, fra Forlì, Faenza e Raven-
na, «EE I Sensi di Romagna», 6/2004, p. 5; R. BAGATTONI, L’Ordine di Malta a Forlì, «La
Madonna del Fuoco», 1919, p. 186.
34 L. COBELLI, Cronache forlivesi di Leone Cobelli dalla fondazione della città sino all’an-
Lazzaro], faciendo spanari fossata ex utraque parte strate usque [ad ecclesiam]
Sancti Bartoli 36.
La struttura compare nei pagamenti delle decime degli anni dal 1290
al 1292, versate tutte da «domino Liunardo», tuttavia gli storici locali
non riportano alcunché sui Templari, incluso il Marchesi, che pur rac-
conta di battaglie svoltesi tra la metà del Duecento e la metà del Trecento
nella bastia omonima 37. Interessante risulta la notizia di un testamento
del 12 aprile 1289 con il quale una certa Bionda lascia «laboreriis eccle-
sie Sancti Bartolli duos solidos» 38. Tale documento viene citato da mons.
Zaccaria all’interno del suo schedario, ma risulta privo di coordinate
archivistiche che possano ricondurre all’originale. Tenendo conto della
posizione di confine della mansio si potrebbe presumere che gli inter-
venti si fossero resi necessari in seguito ai ripetuti scontri avvenuti in
prossimità della bastia cui si accennava in precedenza, ma ciò non è dato
a sapersi.
Ghini afferma che dopo la cessione ai Giovanniti essa divenne «Com-
menda di Villanova» e riporta che un tempo sorgeva nei pressi della Villa
Samorè 39. Sempre grazie al cabreo del 1784 ci giunge anche la notizia
della sua demolizione, così come per Santa Maria de Scofano, con l’ap-
posizione anche in questo caso di un quadretto in sua memoria, raffigu-
rante San Bartolomeo, posto all’apice di un pilastrino 40. Alla fine del-
l’Ottocento Cobelli la descrive ancora come una chiesa antichissima,
ridotta a casa colonica e di proprietà della famiglia Olivon 41.
quecento», 28.2, fasc. 14/15, Citta di Castello 1902, pp. 48-49; COBELLI, Cronache forlivesi di
Leone Cobelli dalla fondazione della città sino all’anno 1498, cit., p. 59; CALANDRINI, FUSCONI,
Forlì e i suoi vescovi, cit., I, p. 583.
37 MARCHESI, Supplemento istorico dell’antica città di Forlì in cui si descrive la provincia di
Romagna, cit., pp. 204, 222, 227, 229, 292- 295; MERCATI, NASALLI ROCCA, SELLA (a cura di),
Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-XIV: Aemilia, cit., pp. 166-167, 174, 179, 185, 191;
MARIANI, Gli insediamenti degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna
del Medio Evo, cit., pp. 256-257.
38 Schedario Zaccaria, n. 5705.
39C. M. GHINI, L’Ordine Gerosolimitano di Rodi e di Malta nella Romagna, Castrocaro
Terme 1975, pp. 11-12.
40 Cabreo del 1784 di Venezia, p. 15, cfr. nota 32; MARIANI, Gli insediamenti degli ordini
ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo, cit., p. 258.
41 COBELLI, Cronache forlivesi di Leone Cobelli dalla fondazione della città sino all’anno
cula del 1502 apprendiamo che la Masone era «la prima dentro da la
porta di Schiavonia» 47.
4. Meldola
FUSCONI, Forlì e i suoi vescovi, cit., I, pp. 834, 852; CARAVITA, Rinaldo da Concorrezzo arcive-
scovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di Dante, cit., p. 161.
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5. Cesena
50 ASFo, AN, M. di Forlimpopoli, I (159), c. 1v; ivi, Meldola, N. Salvolini, I (14), p. 121;
ivi, Meldola, B. De Grassis sen., I (6), cc. 13a, 14, 17, 19, 130r; FERRETTI, Testimonianze Tem-
plari nella Valle del Lamone, fra Forlì, Faenza e Ravenna, cit., p. 5; MARIANI, Gli insediamenti
degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo, cit., p. 240;
ZACCARIA, Storia di Meldola e del suo territorio, cit., I, pp. 88-90, 224, 228-229, 389.
51 ASFo, AN, Meldola, B. De Grassis sen., I (6), c. 151r; Schedario Zaccaria, n. 9614.
52 ASFo, AN, G. Morattini, IV (190), cc. 14-15.
53 FERRETTI, Testimonianze Templari nella Valle del Lamone, fra Forlì, Faenza e Ravenna,
cit., p. 5; ZACCARIA, Storia di Meldola e del suo territorio, cit., I, p. 228.
I TEMPLARI IN ROMAGNA 539
formava un’ansa nei pressi del colle dove si trova la chiesa, erodendone
il basamento: venne pertanto raddrizzato il corso del fiume sopra al
quale fu edificato un nuovo ponte, detto “di San Martino” a congiun-
zione delle due sopraelevazioni naturali delle attuali via Mazzoni e via
Saffi 54.
In merito alla sua appartenenza ai Templari si è a conoscenza di un
solo documento, quello nonantolano, oltre al quale nulla si sa della loro
permanenza in tale chiesa, di cui si hanno notizie a partire dal 1155, o
addirittura al 914. Al 5 febbraio di quell’anno risale infatti una conces-
sione livellaria di cinque terreni fatta dall’arcivescovo ravennate Gio-
vanni alla famiglia del contadino Rodolfo nel quale si cita un appezza-
mento di terra «in integrum posita non longe ad monasterium Sancti
Martini qui vocatur in strata, ab uno latere possidet Iohannes tabellio, ab
alio latere limite publico et ab aliis duobus lateribus ius supradicti Sancti
Martini» 55. Sorgerebbe dunque spontanea l’identificazione con la strut-
tura posta in prossimità del ponte di San Martino sul Savio, che quindi
potrebbe indurci a ipotizzare una trasformazione del monastero in quel-
la che poi divenne San Martino in Fossa, ritenuta la struttura templare di
cui si parla nell’atto nonantolano. Nell’Ecclesiografia di Burchi troviamo
infatti un privilegio del 1155 concesso dal vescovo Oddone a favore del
54 E. ANGIOLINI (a cura di), Annales Caesenates, Roma 2003, pp. 122, 138; P. BURCHI, Le
antiche pievi e le chiese di Cesena nella storia, Forlì 1970, pp. 81-83; MARIANI, Gli insediamenti
degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo, cit.,
p. 272; B. MONFARDINI, Gli ordini religiosi maschili (secc. XV-XX), in M. MENGOZZI (a cura di),
Storia della Chiesa di Cesena, Cesena 1998, I/1, p. 480; C. RIVA, Città e territorio, in A. VASINA
(a cura di), Storia di Cesena, Rimini 1985, II. Il medioevo, 2, p. 263; G. SIROTTI, Cesena. Di-
ciotto secoli di storia, Cesena 1982, pp. 40-41, 96, 128, 195.
55 Il passo dell’atto è stato interpretato in maniera diversa dai vari storici: Fantuzzi infat-
ti trascrive «non longe a monasterio Sancti Martini in Strata territorio Cesinate», versione sulla
quale concorda anche Dolcini, mentre Amadesi lo riporta come «non longe ad montem Sancti
Martini qui vocatur in strata», nonostante sia difficile immaginare a uno ius appartenente
ad un monte, e ancora Burchi afferma si debba leggere «non longe ad Pontem Sancti Martini
qui vocatur in fossa», pur senza giustificare la scelta di questa trascrizione, contrastante con
le caratteristiche formali dell’atto. Effettivamente l’abbreviazione posta sul termine mon
dovrebbe essere sciolta con monasterium, in relazione allo «ius supradicti Sancti Martini», che
risulta quindi coerente con il contesto. AARa, L 4775; C. L. AMADESI, In antistitum
Ravennatum Chronotaxim, Faenza 1783, II, pp. 228-230; BURCHI, Le antiche pievi e le chiese di
Cesena nella storia, cit., pp. 81-82; C. DOLCINI, La storia religiosa nell’alto medioevo, in
MENGOZZI (a cura di), Storia della Chiesa di Cesena, cit., I, 1, p. 34; M. FANTUZZI, Monumenti
ravennati dei secoli di mezzo, per la maggior parte inediti, Venezia 1803, V, p. 160; MARIANI, Gli
insediamenti degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo,
cit., p. 272.
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56 BCCe, Ces. D. 12, P. BURCHI, Nuova ecclesiografia cesenate, p. 215; BCFo, Raccolte
61 ARCHIVIO VESCOVILE DI CESENA (AVCe), Libro nomine del capitolo, prima capsa cano-
nici, citato da P. BURCHI, Nuova ecclesiografia cesenate, cit., p. 215; ID., Le antiche pievi e le
chiese di Cesena nella storia, cit., I, p. 82; ID., Tre antichi manoscritti, pp. 6-7, 24.
62 AVCe, vol. ms, ff. 1-5, 46-72, 92s citato da BURCHI, Nuova ecclesiografia cesenate, cit.,
pp. 215-216; ID., Le antiche pievi e le chiese di Cesena nella storia, cit., II, p. 165.
63 Ivi, p. 168; MONFARDINI, Gli ordini religiosi maschili (secc. XV-XX), cit., p. 480; SIROTTI,
Cesena. Diciotto secoli di storia, cit., p. 195; ZARLETTI, Cesena sacra, cit., pp. 36-37.
542 ALESSANDRA PERONI
Sul sito ove sorgeva la chiesa di San Martino, oggi non più esistente,
fin dal secolo scorso è stato costruito un condominio prospiciente la fac-
ciata di San Domenico.
6. Budrio di Longiano
64 FANTUZZI, Monumenti ravennati dei secoli di mezzo, per la maggior parte inediti, cit., V,
pp. 278-283, 301-302; MARIANI, Il fenomeno dei pellegrinaggi nel medioevo, cit., p. 50; MA-
SCANZONI, San Giacomo: il guerriero e il pellegrino. Il culto iacobeo tra la Spagna e l’Esarcato
(secc. XI-XV), cit., p. 502; A. M. PEYLA, La “masona” dei S.S. Simone e Giuda di Budrio di Lon-
giano (FO), «Atti del VI convegno di ricerche templari», Torino 1988, pp. 5-7, 11.
65 A. BRIGIDI, Memorie cronologiche di Longiano, Rimini 1988, p. 62; L. TONINI, Storia
66 ANGIOLINI (a cura di), Annales Caesenates, cit., pp. 8-9; BIBLIOTECA CIVICA GAMBA-
LUNGA RIMINI (BCRn), Ms. 1160, Liber instrumentorum Comunis Arimini, cc. 7r-11r, citato da
A. TURCHINI, Comune di Rimini e famiglia Malatesta. Gli Archivi antichi, il Liber instrumen-
torum del Comune e dei Malatesta, e scritture in Archivio Segreto Vaticano, Cesena 2009,
pp. 172-174; C. CLEMENTINI, Raccolto istorico della fondazione di Rimino e dell’origine e vite
de’ Malatesti, Bologna 1969, I, pp. 335-340; BCRn, ms. SC-CI.2, L. NARDI, Indice ragionato
delle cose più riservate della biblioteca Gambalunga di Rimino fatto dal bibliotecario canonico
D. Luigi Nardi e terminato nell’anno MDCCCXXVIII, p. 27; FANTUZZI, Monumenti ravennati dei
secoli di mezzo, per la maggior parte inediti, cit., V, p. 301; TONINI, Storia civile e sacra rimine-
se, cit., III, pp. 1-8, 383-392; BRIGIDI, Memorie cronologiche di Longiano, cit., pp. 66-68.
67 ARCHIVIO DI STATO DI RIMINI (ASRn), Pergamene, n. 252.
68 BRIGIDI, Memorie cronologiche di Longiano, cit., p. 87; MERCATI, NASALLI ROCCA,
SELLA (a cura di), Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-XIV: Aemilia, cit., pp. 64, 70, 83,
91, 100, 104; MARIANI, Gli insediamenti degli ordini ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio
nella Romagna del Medio Evo, cit., p. 279; PEYLA, La “masona” dei S.S. Simone e Giuda di Bu-
drio di Longiano (FO), cit., pp. 7-8; TONINI, Storia civile e sacra riminese, cit., III, pp. 668-672.
544 ALESSANDRA PERONI
consenso del priore del detto ospizio. Atto lo incaricò quindi di recarsi a
Cesena «ad mansionem dicti hospitali Ierosolimitani ibi habiturus vic-
tum et vestitum». Nel frattempo l’arcivescovo ravennate intervenne nella
procedura di esproprio stabilendo che l’ospedale passasse ai camaldole-
si del monastero di San Giovanni inter Ambas Paras. Eppure nel 1368
compare come concessione enfiteutica concessa al precettore di San
Michelino in Foro di Rimini, fra Leonardo Francisci di Cividale, per
«ulteriori 50 anni», dato che, portandoci a cinque decenni indietro, pro-
verebbe che la chiesa fu poi concessa ai Gerosolimitani già nel 1318,
quindi dopo soli sei anni dalla controversia. Già in un estimo dei reddi-
ti dei Gerosolimitani del 1331 custodito nell’archivio di Malta e trascrit-
to da Luttrell troviamo infatti il priore della domus cesenate, frate
Bencivenne da Ferrara, come referente anche per la domus Budrii 69.
In merito all’ospedale è degna di nota l’informazione riportata da Ri-
va riguardo alle controversie territoriali tra Sigismondo Pandolfo Mala-
testa e suo fratello Malatesta Novello, soprattutto per quanto concerne-
va i confini di Cesena: scrive infatti che nel 1454 Angelo Gambiglioni di
Arezzo, chiamato ad emettere sentenza in merito, dopo essersi docu-
mentato sulle risoluzioni adottate nel 1205 per ordine del podestà di
Bologna, dovette constatare che uno dei motivi della diatriba sorta tra i
suoi contemporanei derivava dal fatto che gli ospedali delle Banzole e di
Budrio, ancora funzionanti due secoli prima quando avevano costituito
riferimenti ben precisi, erano ormai scomparsi. L’arbitro dunque tentò di
ritrovare i luoghi ove un tempo sorgevano e li individuò nel “terreno ten-
zonato”, che venne dichiarato zona franca 70.
69 ASANo, Serie registri, 5, Protocollo Notaio Bertolino Speciari, c. 11r; BGRn, ms 200,
Garampi, Schede, n. 1063; BRAMATO, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia. Le fondazioni,
cit., p. 99; BRIGIDI, Memorie cronologiche di Longiano, cit., p. 92; CARAVITA, Rinaldo da Con-
correzzo arcivescovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di Dante, cit., pp. 161-162; FANTUZZI,
Monumenti ravennati dei secoli di mezzo, per la maggior parte inediti, cit., VI, p. 125; LUTTRELL,
The Hospitaller Priory of Venice in 1331, cit., p. 140; MARIANI, Gli insediamenti degli ordini
ospitalieri lungo le vie di pellegrinaggio nella Romagna del Medio Evo, cit., p. 280; PEYLA, La
“masona” dei S.S. Simone e Giuda di Budrio di Longiano (FO), cit., p. 8; L. TONINI, Rimini dopo
il Mille, Rimini 1975, p. 96.
70 RIVA, Città e territorio, cit., pp. 280-281.
I TEMPLARI IN ROMAGNA 545
7. Rimini
anche con lo pseudonimo di Jano Planco, fortemente convinto dell’autenticità della tavoletta
nonostante la perplessità dei suoi contemporanei. Si veda G. BIANCHI, Raccolta di dissertazio-
ni intorno l’inscrizione del Panteo Sagro d’Arimino, Rimini 1751; C. CLEMENTINI, Raccolto isto-
rico della fondazione di Rimino e dell’origine e vite de’ Malatesti, II, p. 520; V. PAUSELLI, Edilizia
di culto tardoantica: fonti documentarie e indagini archeologiche sul sopravvissuto, in P. NOVARA
(a cura di), Rimini tra tarda antichità e Altomedioevo, Rimini 2004, pp. 56-64; G. RIMONDINI,
L’arcano abita qui, «Il Resto del Carlino», 27 gennaio 1989; TONINI, Rimini dopo il Mille, cit.,
pp. 23, 95; ID., Storia civile e sacra riminese, cit., III, p. 289, 422.
546 ALESSANDRA PERONI
suoi diritti e i suoi beni, elencando perciò le chiese del territorio; in una
pergamena del 3 novembre 1225 si cita invece un Rainerius de hora
Sancti Michaelis, indicazione che ci consente di capire l’importanza della
chiesa nel XIII secolo tale da dare il nome ad un’area cittadina 72.
La presenza templare è tuttavia attestata solo a partire dal 1257, in
documento in cui si legge che
[…] Riclelmus Forliviensis executor et vicarius a Mutinensi episcopo constitutus
in provincia Romandiole et in Marchia Anconitana in negotio domus milicie
Sancti Templi Hierosolimitani – commise al Preposto di Rimini – quatenus com-
pellat singulos in civitate et diocesi Ariminensi ut satisfaciant fratribus dicte
domus usque ad summam X millium marcarum argenti de redemptionibus voto-
rum viarum omnium et crucesignatorum nec non de usuris rapinis et aliis illici-
te aquistis que fideles mandant restitui in ultima voluntate 73.
In una carta del 27 luglio del 1283 si cita più chiaramente un «domi-
nus Ranutius de Florentino sive frater mansionis Templi que [...] mora-
tur apud ecclesiam Sancti Michaelis de Arimino», mentre in un docu-
mento del 1284 troviamo «frater Albertinus de Regio praeceptor domus
militie de Arimino pro ecclesie Sancti Michaelis de Arimino», il quale
compare anche in una pergamena dell’anno seguente. Costui risulta an-
cora precettore negli elenchi delle decime che vanno dal 1290 al 1292,
versando la somma anche per la mansio di Budrio in occasione del primo
e del terzo pagamento del 1290, ponendo così in evidenza la dipenden-
za della chiesa dei Santi Simone e Giuda da quella di San Michelino 74.
perg. n. 275, copia dell’originale realizzata nel XV sec.; F. G. BATTAGLINI, Memorie istoriche di
Rimino e de’ suoi signori artatamente scritte ad illustrare la zecca e la moneta riminese, Bologna
1789, pp. 124-125; C. CLEMENTINI, Raccolto istorico della fondazione di Rimino e dell’origine
e vite de’ Malatesti, I, p. 160; O. DELUCCA, L’abitazione riminese nel Quattrocento, La casa cit-
tadina, Rimini 2006, I, pp. 989-990; P. F. KEHR, Italia Pontificia sive Repertorium privilegiorum
et litterarum a romanis pontificibus ante annum 1198, Berolini 1911, p. 158; L. NARDI, Cro-
notassi dei pastori della santa Chiesa Riminese, Rimini 1813, p. 39; TONINI, Storia civile e sacra
riminese, cit., II, pp. 570 ss.; BGRn, Sc-ms 287, M. ZANOTTI, Collezione di Atti e Documenti,
parte II, p. 89.
73 BATTAGLINI, Memorie istoriche di Rimino e de’ suoi signori artatamente scritte ad illu-
scellanea quaderno delle pensioni dell’Ospedale di S. Lazzaro del Terzo; MERCATI, NASALLI
ROCCA, SELLA (a cura di), Rationes decimarum Italiae dei secoli XIII-XIV: Aemilia, cit., pp. 64,
72, 83, 91, 101, 105.
I TEMPLARI IN ROMAGNA 547
75 Paris, Bibliothèque Nationale, ms. lat. 2573, n. 92 (2), citato da F. TOMMASI, Interroga-
torio di Templari a Cesena (1310), in ID. (a cura di), Acri 1291: la fine della presenza degli ordi-
ni militari in Terra Santa e i nuovi ordinamenti nel XIV secolo, Perugia 1996, p. 300.
76 Ivi, pp. 288, 291.
77 ASANo, Serie registri, 5, Protocollo Notaio Bertolino Speciari, c. 12r.
548 ALESSANDRA PERONI
8. Conclusioni
78 TONINI, Storia civile e sacra riminese, cit., II, pp. 372-373; NARDI, Cronotassi dei pasto-
ri della santa Chiesa riminese, cit., p. 100; BATTAGLINI, Memorie istoriche di Rimino e de’ suoi
signori artatamente scritte ad illustrare la zecca e la moneta riminese, cit., p. 126.