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Signori, vi ho consegnato il mio cuore: rendetemi il vostro

Don Giuseppe tosi nel ricordo di allievi, collaboratori, familiari e amici a trentanni dalla morte
1 aprile 1 8 975 - 1 aprile 2005 8 a cura di Serena Guariento

Collegio Universitario Don Nicola Mazza Padova - Roma - Verona

Casa Editrice Mazziana, Verona 2007 Prima edizione: aprile 2007 Stampato nel mese di aprile 2007 dalla CROMA, Dossobuono di Villafranca (Verona)

Presentazione
FRANCESCO MASSAGRANDE
Direttore generale del Collegio Universitario Don Nicola Mazza

Don Tosi, chi era costui?


li allievi delle Residenze di Padova del Collegio universitario don Nicola Mazza conoscono il nome perch a don Tosi intitolata la Residenza maschile e, al suo interno, la sala don Tosi luogo di frequenti appuntamenti formativi e culturali. Ma gli allievi di Verona e di Roma questo nome lo sentono raramente. Eppure il Collegio frutto della sua opera e della sua lungimiranza. La Residenza che gli dedicata, Costagrande e lattivit di Bressanone, il riconoscimento come Ente morale e la sua appartenenza alla Conferenza dei Collegi legalmente riconosciuti nonch le due Residenze di Verona sono frutto della sua azione e preveggenza, che hanno portato in seguito anche alle due sedi pi recenti a Padova e a Roma. Il Collegio di oggi per diversi aspetti molto simile e molto diverso da quello voluto e realizzato da don Tosi. Lo spirito lo stesso, le modalit molto differenti, come diverso il mondo di sessantanni fa rispetto a quello di oggi. Permangono come caratteristiche del Collegio nel succedersi dei Direttori la centralit della persona dello studente, la passione educativa della istituzione e delle persone che vi lavorano, il forte coinvolgimento degli studenti. Il 1968 segna il passaggio tra gli anni della fondazione e del primo ampliamento e gli anni del consolidamento. Il 1968 pu essere considerato il simbolo dun stagione che si chiude e di unaltra che si apre. Questo accade anche per la figura di don Tosi. In quegli anni, ricchi di fermenti e di contraddizioni, le esigenze della istituzione e le domande del mondo giovanile hanno trovato un delicato e fecondo equilibrio

educativo ed istituzionale nelladozione di forme di partecipazione alla gestione del Collegio che hanno superato grazie allintelligente e provvidenziale fermezza del presidente Fornal la prova del tempo: gli studenti esprimono le loro istanze nellassemblea e nelle commissioni, con voto universale esprimono due rappresentanti in Consiglio di Amministrazione con durata biennale e decidono, insieme con la Direzione, lammissione e la conferma degli allievi. Il quaderno frutto delle interviste di allievi di oggi ad allievi e collaboratori di ieri che hanno conosciuto don Tosi: lo consegno a tutti gli studenti delle cinque Residenze del Collegio, come invito a conoscere e riconoscere la figura e lopera di chi ha iniziato il Collegio. Il ricordo di don G. Tosi non vuol essere una sia pur doverosa concessione alla nostalgia, ma un atto di conoscenza e riconoscenza per il fondatore del Collegio e un appello rivolto ai continuatori ed allievi a rimanere nel contesto storico di oggi creativamente fedeli al carisma degli inizi.

A Gianni Valbusa

Introduzione
SERENA GUARIENTO
Dottoranda in Scienze pedagogiche, delleducazione e della formazione

icordi di familiari e collaboratori, sostenitori ed amici, ma soprattutto ricordi di studenti mazziani: cos ho voluto suddividere le varie testimonianze e le interviste che allievi e collaboratori di oggi hanno sottoposto ad allievi e collaboratori di ieri. Allinterno dei capitoli ho poi cercato di creare un filo conduttore che potesse aiutare ad orientare anche il Lettore meno informato sulla vita di don Giuseppe Tosi: un filo cronologico in cui si alternano momenti lirici, drammatici o a tratti addirittura comici. Ho voluto aggiungere anche un tocco visivo, richiedendo in particolare al signor Giancarlo Tosi, ai signori Bruno Guariento e Daniela, e al dott. Luciano Concheri, che ringrazio, alcune foto inedite che li ritraggono in compagnia del Nostro o di altri collaboratori, familiari, sostenitori1 . Avverto i bravi intervistatori e i disponibilissimi intervistati che in alcuni casi ho rimaneggiato e risistemato i loro preziosi contributi, adattando le frasi o modificando lordine dei pensieri espressi dagli intervistati, solo nellintento di rendere pi chiari al Lettore i concetti espressi, senza ovviamente mai stravolgere i contenuti. Ho cercato altres di mantenere lo stile delle varie parlate, per dare pi peso allimmediatezza della risposta in diretta al pensiero in via di costruzione mentre veniva espresso e al carattere di chi lo ha formulato, piuttosto che forzare e costringere i pensieri espressi in rigide regole grammaticali con cui il tutto sarebbe suonato ricostruito e quindi non veritiero.
1 Le foto messe gentilmente a disposizione si trovano in questo ordine allinterno del Quaderno: Giancarlo Tosi: foto 1, 2, 3, 4, 5, 15. Bruno Guariento: foto 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 16. Luciano Concheri: foto 13, 14.

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Le interviste ci mostrano vere e proprie immagini di don Giuseppe Tosi, che toccano diversi punti di vista sul suo modo di essere: immagini che ho voluto esprimere sinteticamente e a volte un po giocosamente attraverso un titolo per ogni contributo. Stili diversi e immagini diverse per raccontare un sacerdote che ha saputo portar avanti lidea di don Nicola Mazza e lo spirito del Collegio con la sua proverbiale forza dal carattere sanguigno. Inoltre mentre raccoglievo le interviste e preparavo il testo per la serata in memoria di don Giuseppe Tosi prima e per questo quaderno poi, mi sembrato doveroso riprendere in mano gli scritti di questo sacerdote per leggerli e rileggerli. Sono scritti che, se a tratti ad una prima impressione possono apparire datati e figli del tempo in cui furono pensati, spesso invece hanno richiamato la mia attenzione da una parte per lacume dimostrato nello scandagliare il cuore turbato di molti studenti, alla ricerca impietosa del punto dolente, e dallaltra per laffetto dimostrato in questanalisi psicologica che soltanto alla fine dona tutto il sostegno possibile. Non dimentichiamo poi la ben nota sollecitudine e lansia nel richiamare ai principi mazziani tanto a lui cari. Ho ritrovato diversi collegamenti tra alcuni brani di don Tosi e i ricordi di chi lha conosciuto: ho voluto mettere quindi in evidenza quella che mi sembra la coerenza tra scrittore e uomo di tutti i giorni, riportando in maniera non forzata frasi estrapolate dai suoi scritti allinizio di ogni intervento. Lasterisco collega il brano di don Tosi con il ricordo dellintervistato. Mi sembrato un modo per ricordarlo degnamente, senza falsa retorica n parole che a volte rischiano di lasciare il tempo che trovano, riportare ogni testimonianza alla fonte, cio a quella che stata la vera vita e il vero pensiero delluomo, espresso dai suoi stessi scritti. Un modo anche per chi non lha conosciuto direttamente di dare unocchiata veloce ai suoi numerosi scritti, per lo pi circonferenze ed encicliche, come gli allievi definivano scherzosamente i suoi discorsi tenuti in assemblea generale. Un mio omaggio personale ad un sacerdote che per forza di cose non ho conosciuto, ma il cui spirito si respira ancora nel Collegio don Mazza, spirito che come spero non andr perduto nel tempo, se ci sar sempre qualcuno a tramandarne la memoria storica con iniziative di questo tipo. Ho avuto limpressione allora che i contributi cos copiosamente giunti in questa occasione fossero un modo per rispondere a quellaccorato appello di don Tosi, nascosto tra le pagine dellenciclica del 1964: Signori, vi ho consegnato il mio cuore: rendetemi il vostro.

I ricordi dei familiari

Dal racconto El sio prete di Giancarlo Tosi


MATTIA TOSATO

13 ivide la madre che un giorno si rec dalla maestra per vedere come andavano a scuola i due figli pi piccoli Guerrino e Beppino, che erano agli ultimi mesi della quinta elementare. La maestra, una vecchia signorina rimasta zitella e tutta dedita ai suoi scolari, le disse: Vede signora, Guerrino un ragazzino sveglio ed intelligente, peccato non abbia molta voglia di studiare Giuseppe, invece, oltre ad essere adatto allo studio, di una intelligenza rara, intuisce le cose ancora prima che io le spieghi. Secondo me, e ve lo raccomando, questo bambino deve proseguire gli studi perch, quando sar laureato, riuscir ad essere una persona importante. La mamma dei due gemelli la ringrazi commossa e torn a casa non vedendo lora che tornasse il marito per raccontarglielo. Quando Angelo rincas gli raccont dellincontro con la maestra e gli disse quello che gli aveva detto circa Beppino, tacendo, per paura di lavate di capo, il giudizio che aveva dato sulla condotta di Guerrino. Vedi Amelia, - comment Angelo - Son tanto contento de quel che te me ghe dito, ma, benedetta dal Signor, ti e la maestra, come faremo con quel misero stipendio che g? Fasemo fadiga a mangiar, dove vuto che trovemo i soldi per farlo studiar? Beh! - esclam Amelia, - in qualche maniera faremo, la provvidensa la n aiuter. Il giorno dopo, Angelo era al ristorante dove lavorava: con il tempo era passato da aiuto a primo cuoco di uno dei pi noti ristoranti del centro di Verona e precisamente al Vittorio Emanuele ora Tre Corone in piazza Bra, di fronte allArena. Il ristorante era frequentato da persone molto influenti. Quel giorno, come quasi tutti i giorni, verso le 12,30 durante la

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Beppino con i fratelli maschi: da sinistra Guerrino il gemello, Antonio (Toni) il maggiore, Santo (con la pipa) il dirigente del Don Mazza a S. Carlo Verona.

pausa di lavoro, venne per il pranzo lavvocato Valente, uno dei migliori penalisti di quel tempo: nonostante fosse una persona importante, era molto alla buona e gli piaceva la buona tavola. Nutriva una speciale simpatia per Angelo e lo reputava un grande cuoco, in quanto le sue pietanze erano tradizionali della Val dIllasi, caserecce come piacevano a lui. Angelo! - lo chiam. Il capo cuoco usc dalla cucina e rispose: Buongiorno Avvocato, sa mangelo oggi?. Siediti con me dieci minuti a fare quattro chiacchiere, poi penseremo al desinare, gli rispose il Penalista, e continu: Come va a casa? Tua moglie ed i bambini come stanno?. Stanno tutti bene grazie gli rispose Angelo e poi, tutto dun fiato, gli raccont del giudizio che aveva dato di Beppino la maestra, poi sconsolato gli disse che non sapeva come fare per mantenerlo agli studi. LAvvocato Valente gonfi il petto gi possente e sbuffando gli disse: Adesso ti racconto la mia storia: cosa credi, che io sia nato ricco? No caro, ero il quarto di dieci fratelli e mio padre faceva il fabbro, sai dove? A Cogollo, s, proprio nel paese dopo il tuo Figurati se poteva mantenermi negli studi. E allora come ha fatto a diventare Avvocato? chiese Angelo meravigliato. Una fortunata coincidenza: mio padre conobbe un prete il quale gli

Don Tosi con il fratello Antonio e lo zio di Giancarlo (il fratello della madre), a Costagrande

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aveva commissionato una lampada di ferro battuto per un Collegio di Verona e, proprio come stai facendo tu ora, gli raccont del suo figliolo tanto bravo a scuola, ma che lui non poteva mantenere agli studi. Quel prete gli raccont di far parte della commissione di un Collegio che alloggiava ed aiutava negli studi giovani meritevoli ma bisognosi con famiglie non in grado di mantenerli. Il fondatore di questo Istituto era stato un certo don Mazza, un santuomo che viveva in povert e che gestiva il Collegio con laiuto economico degli studenti pi abbienti e dagli ex allievi diventati persone importanti. Cos mio padre mi accompagn a Verona, una commissione di preti presieduta dal Superiore mi esamin per saggiare la mia intelligenza, fui ammesso ed eccomi qua! Senza quellIstituto non sarei quello che sono. LAvvocato continu: Se vuoi, caro Angelo, posso scrivere una lettera di presentazione al Superiore del Collegio per il tuo figliolo!. Ne sarei ben contento ed onorato, signor Avvocato, rispose Angelo. Allora il principe del foro prese la capiente borsa in pelle che aveva sotto il tavolo, lapr e ne trasse un foglio bianco, rimise la borsa per terra e dal taschino della giacca sfil la splendida penna stilografica, lev il cappuccio e con il prezioso pennino doro, cominci a scrivere: Esimio Superiore dellIstituto Don Nicola Mazza,

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Le presento il Signor Angelo... Poi si ferm e guardandolo, gli chiese: Qual il tuo cognome? Angelo rispose concitato: Tosi, signor Avvocato. Questi continu con la lettera, la firm, aspett qualche istante per lasciare asciugare linchiostro della stilografica, lo mise in una busta, la consegn ad Angelo e disse: Va al pi presto con tuo figlio al Collegio che si trova nel quartiere di Santo Stefano, chiedi del Superiore e consegna solo a Lui, personalmente, questa lettera. Angelo, emozionato, lo ringrazi e lAvvocato gli disse: Non voglio nessun ringraziamento, va piuttosto in cucina e portami le tagliatelle in brodo. Per secondo cotechino con la pear che, oltre a piacermi tanto, mi ricorda i nostri luoghi circondati dalle belle montagne con i verdi pascoli. Appena ritorn a casa, Angelo fece vedere la lettera alla moglie ed al figlio. Amelia tutta emozionata esclam: Eto visto Angelo? Lavea dito che ghe pensava la Provvidenza. Il pomeriggio del giorno seguente, chiesto il permesso al suo datore di lavoro, prese per mano Beppino e si incammin verso lIstituto. La differenza tra il padre ed il figlio spiccava in modo quasi comico: uno grande e grosso con enormi baffoni, laltro piccolo e magrolino con laria malaticcia, ma con due grandi occhi che sprizzavano intelligenza e grande forza di volont. Arrivati al Collegio, suon il campanello, il portiere apr la porta e chiese alluomo cosa desiderasse; Angelo gli spieg che doveva parlare con il Superiore a proposito del figlio che aveva appresso. Lusciere gli disse di attendere in portineria e poco dopo ritorn dicendogli che erano attesi nellufficio in fondo al cortile Tratto dallo scritto El sio prete di Giancarlo Tosi

El sio prete: interviste ai nipoti


MATTIA TOSATO

GT: intervista2 a Giancarlo Tosi, figlio del fratello pi grande di don Tosi. GB: Intervista a Giorgio Boc chin, figlio di una sorella di don Tosi. Lei ha compiuto gli studi al Collegio Don Mazza? GT: No, non ho studiato al Collegio. Ho frequentato le scuole commerciali, poi con un integrazione ho preso il titolo di ragioniere. Anche se mio zio aveva insistito molto perch continuassi gli studi GB: No, non ho studiato al Collegio. Don Tosi ha dato anima e corpo al Collegio, ma comerano i suoi rapporti con i fratelli? In quali occasioni tornava in famiglia? GT: Pur donandosi al Collegio, don Tosi non ha mai trascurato i familiari ed appena poteva cercava sempre di tornare in famiglia, anche perch i rapporti con i fratelli erano buonissimi. Certamente i suoi incarichi non gli permettevano molte uscite con i familiari, e se volevi parlargli dovevi aspettare molto perch cera sempre moltissima gente davanti alla porta del suo studio: sia gente importante, sia gente comune. Forse anche per questo non riuscito a battezzare il mio primo figlio: perch troppo oberato dal lavoro. Comunque mi ha sposato e, quando non era pi superiore, ha battezzato il mio secondo figlio.
2 Ho scelto di fondere le due interviste di Mattia Tosato, in origine distinte, in un documento unico, per mettere a confronto le risonanze diverse che le stesse domande hanno provocato nei due nipoti (nota del curatore).

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Inoltre c da dire che in un primo tempo era una sorella che organizzava gli incontri familiari, poi invece fu lui che invitava tutti a rincontrarsi qualche volta a Tregnago, o pi spesso nella residenza di Costagrande: ricordo ancora quando era solo una piccola casetta e tutto doveva essere costruito. GB: Sono stato sposato da mio zio ma soprattutto gli sono stato molto vicino, spinto dai principi che incarnava e sapeva esprimere. Era un uomo che ha precorso i tempi: da piccolo ricordo di averlo visto arrivare in casa di mia madre con molti musulmani e stranieri per la maggior parte studenti, che avevano bisogno daiuto. Oltre a questo era un uomo che sapeva risolvere intelligentemente e nellamore reciproco le questioni di famiglia. 18 Ricorda qualche aneddoto significativo, che ci pu far capire meglio il suo rapporto con suo zio? GB: Avevo undici anni e noi scout ci ritrovavamo spesso a Costagrande. Egli mi vide e mi corse incontro per salutarmi e per darmi una mancia che rifiutai, perch essendo una persona che faceva del bene a me bastava il suo esempio. Questo per dire quanto amore aveva per il Collegio e per i ragazzi. Le ha mai raccontato come ha avuto la sua vocazione? GT: Non fu proprio lui a raccontarmi della sua vocazione, ma mio padre. Egli mi disse che lo zio confid questa sua intenzione alla nonna, anche perch mio nonno, che lavorava come cuoco a Verona, non era molto contento di questa sua scelta. Daltronde in famiglia tra i suoi sette figli solo mio padre lavorava. GB: Ero troppo piccolo Ricordo solo che non fu una scelta improvvisa come capita a molti, ma maturata con let. Ma si ricorda quando ha avuto la sua vocazione? GT: Dunque vediamo Ha frequentato le scuole elementari, poi le scuole medie nel Collegio di Verona, il San Carlo, quindi il liceo, credo il Maffei, e subito dopo ha sentito la vocazione ed entrato in seminario. Dopo ci rientrato in Collegio per svolgere il compito assegnatogli dal Superiore: accogliere i reduci della guerra allievi del Collegio e trovar loro un lavoro se avevano finito gli studi, oppure far loro riprendere gli studi se non li avevano completati. Poi si occup della fondazione del Collegio di Padova gi iniziato da don Mazza nellOttocento.

Riuscirebbe in pochi aggettivi a descrivere suo zio? GT: Egli era prorompente, deciso, generoso, altruista, schietto, profondamente buono. Pur trattando con persone importanti, egli trattava le persone in modo uguale. Usava le sue conoscenze non per fini personali, ma per gli studenti che avevano bisogno di un lavoro, per sistemarli. GB: Era un uomo bonaccione, capace di capire i giovani, di interpretare i loro bisogni, forse anche un po burbero ed autoritario, ma autorevole. Sentiva molto il don Mazza e seguiva il suo pensiero: stata una grande sofferenza per lui quando, allontanato dal Collegio, stato chiamato a servizio a Desenzano e nella rettoria di San Lorenzo. Cosa significa per lei essere il nipote di don Tosi? GT: Per me un grande onore, una responsabilit, una figura che tengo nel cuore; egli mi ha insegnato ad essere generoso ed altruista. Era comunque una persona che si sapeva distinguere, semplice, a cui piaceva scherzare ma anche senza peli sulla lingua. Ricordo anche che scherzava molto in famiglia. Certamente da giovane era pi una seccatura stare in famiglia, anche perch era una famiglia tradizionalista, ma in seguito quando lui divenne rettore di San Lorenzo (ndg la chiesetta di San Lorenzo una chiesetta lungo corso Cavour a Verona) lo andai a trovare molto spesso, forse anche per la vicinanza. Tuttavia non sono mai riuscito a capire perch si allontan 19

Don Tosi celebra il matrimonio del nipote Giancarlo, nel 1968

dal Collegio don Mazza: se fu una sua scelta o fu dettata dalla realt storica Daltronde erano gli anni dei movimenti studenteschi GB: Sono orgoglioso, molto orgoglioso di essere suo nipote: per quello che rappresenta, per quello che ha sopportato, per come ha aiutato la nostra famiglia, per lo splendido rapporto che ho instaurato con questuomo che ha saputo creare quasi dal nulla unistituzione che ancora oggi permette ai giovani poveri ma bravi di costruirsi un futuro.

Dal racconto El s io prete di Giancarlo Tosi 20 ra una di quelle domeniche in cui i fratelli si erano riuniti con le rispettive famiglie a casa della sorella Maria; don Bepi per non cera. In realt mancava da Verona gi da molto: oltre ad essere di stanza a Padova, dove era il Direttore del nuovo Collegio universitario, la sua vita era sempre pi frenetica, i suoi impegni sempre pi pressanti. Naturalmente, a pranzo, il principale argomento della conversazione dei fratelli era lui; anche Guerrino, il fratello gemello di Giuseppe, che era molto timido e schivo e solitamente stava solo ad ascoltare, ebbe qualcosa da raccontare: Domenica scorsa, ho ciap el treno e son and a Padova per vedar come l Bepi , i fratelli lo guardano incuriositi e lui continu: Son st ricevudo dopo due ore di anticamera, perch prima de m ghera altra gente che gavea da parlarghe; ghera un Vescovo e anca un Cardinal! Quando el m visto quasi el se meteva a piansar. A quel punto g dito: Bepi, a Verona , a casa nostra non te se vede pi! Lu el mha risposto: Caro Guerrino, la me vita l preso st piega A parte che son el Direttore de sto Collegio, g da andar in continuazion a Roma in cerca de finanziamenti per el novo Collegio. Me son impegn con le banche con grossi prestiti e speremo che riva i schei dal Governo, sen va finir che v in galera!. Ma scusa, cosa ghe guadagnito ti? A quel che vedo te ghe sempre la stessa tonega e la me par sempre pi slisa!. - Allora lu el mha guard coi oci fora dalla testa ed el mha risposto: Guarda che ho fato el voto de povert: quel che fasso l solo per el ben dei Collegi de Don Mazza, sia de Verona che de Padova. - Dito questo, basandome sulle guance, el m salud ed el m accompagn fora dalo studio. Naturalmente nel corridoio ghera s diversa gente che aspetava el so turno . I fratelli avevano ascoltato in silenzio il racconto. Dopo una breve

Don Tosi con i familiari

pausa, prese la parola Santo, il fratello che lavorava a Torino come dirigente di unindustria. Anchegli andava di rado a Verona e, anche se non era pi giovanissimo, non si era ancora sposato; si diceva che era un dongiovanni e si sussurrava che in quel periodo frequentasse un ragazza dellalta borghesia. Ai fratelli con fare solenne esclam: Cari miei, dovemo far un sacrificio. Propongo de far na colletta tra noialtri fradei e sorele e comprar la stoffa par confezionar na nova tonega per el nostro Bepi!. Salta fuori la Maria: Mi soldi non ghe n, ma dato che faso la sarta, podar farghela mi!. Poi, quasi parlando tra s, continu: Certo che ghe vorr diversi metri de stofa, ultimamente el sa ingrass tanto. Detto questo, tutti accettarono: Maria doveva calcolare i metri di stoffa necessari e la spesa sarebbe stata divisa tra i fratelli. Quindi la sorella maggiore si sarebbe messa al lavoro. Restava per un problema: bisognava prendergli le misure che negli ultimi anni, come Maria aveva constatato, erano diventate quasi imponenti. Qualcuno disse che questo improvviso ingrassamento era dovuto ai numerosi pranzi a cui partecipava per mantenere le relazioni sociali; altri attribuivano la colpa alle disfunzioni ghiandolari delle quali soffriva fin da giovanissimo. Santo trov la soluzione al problema: siccome era in ferie e poteva restare a Verona per qualche giorno, si offr di accompagnare a Padova con la sua macchina, una Fiat Topolino, Maria, affinch prendesse le misure al fratello Per gentile concessione dellautore3

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3 Mentre scriviamo, giunge la gradita notizia che lo scritto stato accettato dalla Casa Editrice Bonaccorso di Verona, e che verr pubblicato con il titolo El sio prete. Don Giuseppe Tosi raccontato da un nipote.

I ricordi dei collaboratori

Prima parte

Interviste realizzate da collaboratori di oggi


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Don Tosi con la prof.ssa Cecilia Perversi e don Romeo Camponogara

Oggi si pu anche sorridere al ricordo di quegli inizi umili e violenti, pensando a quel carretto di carbone che il Magnifico Rettore di allora, prof. Ferrabino, ci inviava durgenza, saputo che 25 studenti, pressoch intirizziti, non sapevano pi cosa fare fra le mura umide e gelide del vecchio palazzo degli Oddi.
Don Tosi, relazione alla manifestazione inaugurale del XIV Anno Accademico, novembre 1962*

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Un mago della comunicazione dallanima di commerciante


intervista a Luciano Concheri, segretario di Francesco Gaspari Gli inizi del Collegio di Padova. Subito dopo la guerra don Tosi aveva cominciato a celebrare la messa grande a Santa Anastasia a Verona dove vi era anche un centro culturale; attraverso questi incontri culturali che lo portavano a incontrare molti giovani e riprendendo i contatti con alcuni ex allievi, era nato in lui il desiderio di riprendere lesperienza del Collegio di via Ognissanti a Padova, interrotta dopo il 1848. Per realizzare questo sogno, incoraggiato e sostenuto dal Superiore don Emilio Crestani e da Mons. Pietro Albrigi, don Tosi coinvolse direttamente quattro ex allievi (Adami, Brunelli, Cordioli e Tomezzoli), i quali, rispondendo personalmente, fondarono la societ Pietas et Scientia che acquist il palazzo dei conti Arrigoni degli Oddi in via Umberto 10 a Padova e lo mise a disposizione per farne la sede del Collegio*.

La societ Pietas et Scientia era emanazione dellIstituto San Carlo di Verona: solo in un secondo momento don Tosi, attraverso la sua rete di conoscenze anche a livello politico, soprattutto grazie allonorevole Guido Gonella, Ministro dellIstruzione, riusc a creare un nuovo ente universitario legalmente riconosciuto dal Ministero. Come si giunse in Via Savonarola? In prima istanza pareva che la sede del nuovo Collegio potesse essere in Prato della Valle nella grande caserma che si trova sul lato a fianco di Santa Giustina. Ma poi la Regione Veneto si oppose e richiese limmobile per trasferirvi il comando regionale delle Forze Armate. La scelta cadde dunque sullimmobile di via Savonarola: la Caserma San Marco, gi sede del settimo reggimento alpini, distrutta dai bombardamenti. Ma non era finita, in quanto subito dopo a don Tosi si present il problema della ristrutturazione del grande complesso di San Marco che comprendeva la chiesa, ledificio storico e tutto il terreno retrostante. La propriet demaniale venne divisa in due parti: una met venne assegnata al Ministero dei beni culturali e divenne la sede del Collegio; il terreno retrostante venne assegnato al Demanio militare che vi costru alloggi per i dipendenti civili dello stato e per i militari. Alla fine del 1953 don Tosi firm la convenzione in base alla quale il Ministero concedeva in uso gratuito allIstituto Don Mazza di Verona, per realizzare un Collegio universitario, il complesso San Marco, per una durata di 29 anni, e in seguito, in forza della Legge 1073 del 1962, in uso perpetuo e gratuito. Il 29 ottobre del 1954 il Collegio universitario Don Nicola Mazza veniva eretto in Ente di Cultura e Assistenza sotto la vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel frattempo veniva predisposto il progetto di ristrutturazione dellimmobile da parte della Soprintendenza ai Monumenti di Venezia. La parte interna, lattuale edificio A, fu ristrutturata a cura della Sovrintendenza, ledificio storico fu invece ricostruito con i finanziamenti del Genio Civile. Gli studenti si trasferirono in questo edificio nel luglio del 1955, occupando limmobile un po alla volta, e mano a mano che i piani erano pronti. L8 aprile del 1958 si tenne linaugurazione ufficiale del Collegio alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui4 e del patriarca di Venezia cardinale Urbani. Il Ministro dei Lavori Pubblici che aveva dato lultima trance di finanziamenti per il completamento delledificio centrale, facendosi spiegare da
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Cfr. intervista allon. Gui in questo testo (nota del curatore).

don Tosi che veniva realizzato un Collegio a favore di studenti poveri, che avrebbero potuto frequentare luniversit, scherzando disse: Bene caro monsignore, sappia che assegno questo finanziamento non tanto perch sono religioso, infatti non sono praticante, ma per il semplice fatto che ho tanti figli e forse almeno uno di loro potr studiare da lei. Quanti erano gli studenti allinizio, allavvio del Collegio? Nellanno accademico 1954/55 gli allievi erano 182, 87 interni e 95 esterni. Nel 1955/56 furono 214. Nel 1956/57 invece gli allievi furono 256. Qual era la provenienza geografica degli studenti che arrivavano nei primi anni? La stragrande maggioranza degli studenti proveniva dal Veneto, e in particolare affluivano a Padova tutti gli studenti dellistituto San Carlo di Verona che proseguivano negli studi universitari. Successivamente don Tosi, grazie ai contatti che intratteneva con i vescovi del triveneto, inizi subito a diffondere le informazioni sul Collegio per farvi approdare un numero sempre maggiore di studenti anche provenienti da lontano. Fin dallinizio degli anni 50, presentati da padri missionari comboniani ex allievi dellIstituto di Verona, arrivarono alcuni studenti eritrei, etiopi e sudamericani. Furono i primi studenti di colore a frequentare lUniversit di Padova. Essendo il numero degli studenti gi alto, nonostante i contributi statali, si impose subito per don Tosi il problema di come finanziare il Collegio. Egli era riuscito a creare un senso di grande responsabilit tra gli allievi, tanto che vi era un impegno da parte di tutti quelli che si laureavano, a contribuire in maniera molto pi sostanziosa di quello che lattuale contributo post lauream al mantenimento di uno studente il Collegio: quindi se una persona era rimasta 5 anni in Collegio si impegnava a dare un contributo per un numero uguale di anni sufficiente per far studiare un altro allievo. Questi contributi non erano sanciti da un contratto vero e proprio, ma come affermava don Tosi, erano liberamente obbligatori. Nei primi anni di vita del Collegio, cera il concorso come lo conosciamo noi, o le cose erano diverse? Il concorso c sempre stato ed sempre stato come il Collegio continua a realizzarlo, anche se in realt per alcuni aspetti pratici si modificato via via negli anni.

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Dal 1949 si tenne regolarmente il concorso e don Tosi provvedeva a coinvolgere singoli docenti universitari tra i quali ricordiamo ad esempio il prof. Gola, a cui intitolata la nostra Biblioteca, oppure il prof. Trabucchi, giurista di fama internazionale. Anche a quei tempi esisteva quindi il concorso cos come lo conosciamo, ma anche la revisione: ogni anno il curriculum degli studenti veniva visto da docenti universitari e chi non era in regola finiva esterno. Una curiosit: tra i documenti che venivano richiesti in quei tempi vi era obbligatoriamente una lettera di presentazione del parroco e il certificato di battesimo. Comerano i contributi retta degli studenti? Le rette venivano fissate come oggi in base a quelle che erano le possibilit economiche familiari. Voglio ricordare a questo proposito il caso particolare di un ex allievo veronese: quando don Tosi chiese al padre che era venuto a chiedere ospitalit in Collegio per il figlio in che misura potesse contribuire economicamente, il padre rispose che non aveva soldi e che faticava a mantenere la famiglia. Don Tosi gli disse che avrebbe dato al Collegio quello che era nelle sue possibilit: quel padre infatti partiva due volte lanno da un paesino sul lago di Garda in bicicletta con due sporte ai lati del manubrio e delle bottiglie di olio, prodotto da lui, per portarle alla mensa del Collegio. Era tutto quello che poteva dare al Collegio. Per esercitare una specie di verifica del reale stato economico delle famiglie, don Tosi cercava di far visita, soprattutto durante i mesi estivi, a tutte le famiglie degli studenti. Era un modo per essere vicino agli studenti, ma era anche un modo indiretto e scaltro di verificare con i propri occhi la reale situazione economica delle famiglie. Che servizi offriva il Collegio agli studenti nei primi anni di apertura? Cera la colazione servita in mensa, il pranzo e la cena e poi le pulizie con il cambio delle lenzuola. Allinizio i servizi erano gestiti dalle suore5: una suora responsabile della cucina, una della lavanderia e una delle pulizie. Successivamente, nel 1958, quando venne riconosciuta la congregazione delle Suore di Don Mazza, le suore furono ritirate e i servizi passarono tutti in mano allamministrazione del Collegio che li gestiva attraverso i propri dipendenti: Giuseppe Ruin, responsabile della

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Cfr. interviste corrispondenti in questo testo (nota del curatore).

mensa, Marcella Tregnaghi responsabile guardaroba e Luigi Gioved, responsabile della manutenzione dei vari ambienti [cfr. interviste corrispondenti in questo testo]. La mensa allinizio, durante i primi lavori di ricostruzione, era nellattuale sacrestia poi trasferita nell interrato sotto lattuale sala da pranzo: i cibi salivano con un montacarichi e gli studenti, distinti fra interni ed esterni, venivano serviti al tavolo da camerieri. Si mangiava tutti insieme nello stesso momento, anche perch tutti gli studenti ci tenevano ad essere puntuali in quanto la pasta del Collegio, famosa in tutta Padova soprattutto per la quantit estremamente abbondante, finiva sempre abbastanza presto e gli spaghetti e i maccheroni avevano le ali: finch il cameriere consegnava i piatti, dai tavoli vicini qualcuno sottraeva dal carrello qualche piatto in pi. Come si comportava don Tosi con il personale del Collegio, nello specifico con Luciano Concheri e Angelo Dal Magro, segretario e amministratore, nelle decisioni e nella divisione di incarichi? Don Tosi era uno che sapeva delegare e lasciava fare: la mattina celebrava la messa, poi faceva colazione nel suo studio annesso alla camera e subito dopo riceveva Concheri e Dal Magro, i quali lo informavano dei lavori che stavano svolgendo e ricevevano da lui alcuni incarichi da svolgere in giornata o nei giorni successivi. Certo lorario di lavoro non era bene definito, in quanto non terminava venerd come ora, ma proseguiva anche il sabato e molto spesso la domenica perch bisognava accompagnare don Tosi a Verona o in qualche altro posto in cui lui si recava in visita ufficiale. Se tu dovessi riassumere quello che stato don Tosi per il Collegio e quello che riuscito a fare cosa diresti? Una delle grandi caratteristiche di don Tosi era la sua abilit nellintrattenere i contatti con le persone: bastava che incontrasse, in qualche occasione, personalit, imprenditori o politici, a livello nazionale o regionale, e lui sapeva trovare il modo per farseli amici e interessati alle vicende del Collegio. Per questo possiamo dire che don Tosi era un mago della comunicazione e delle relazioni interpersonali: infatti era lui che si occupava di tutti i rapporti che il Collegio intratteneva con lesterno, soprattutto con le autorit civili e religiose. Tutto quello che si vede ora a Padova e a Verona opera sua, a parte la residenza di Roma e la residenza di Padova femminile. Tutto porta la sua impronta. 31

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Aveva delle idee grandiose, era un uomo che sapeva pensare in grande e che aveva ricevuto dalla propria famiglia anche uno spirito da commerciante: quindi era anche un uomo che sapeva fare veri e propri affari. Era un uomo dal cuore grande con una grandissima devozione per la Madonna; pur essendo preso da moltissimi impegni e, in certi periodi, anche da tantissimi problemi, non ha mai tralasciato la celebrazione giornaliera della Santa Messa, la recita del Breviario e del Rosario. Ogni volta che si recava a Roma andava a fare una piccola visita alla Chiesa del Divino Amore. Don Tosi aveva dentro s un grande rimorso, avendo a che fare quotidianamente con persone dotte, istruite e potenti: non si era mai perdonato il fatto di non essersi laureato. Egli, essendo sempre a contatto con studenti universitari, poteva colpire anche per il suo modo di parlare, che era abba-

A. Dal Magro con B. Guariento nel cortile del Collegio

stanza goliardico. (Ovviamente rispetto a quello degli studenti di oggi potremmo definirlo oggi un parlare da educanda) Un altro aneddoto caratteristico che nel corso dellanno faceva quelle che lui chiamava le assemblee generali: in realt erano dei discorsi attraverso i quali comunicava con gli studenti. Anche queste assemblee che si svolgevano in teatro erano ovviamente liberamente obbligatorie: si segnava il nome degli studenti che partecipavano chiamandoli uno ad uno; agli assenti forniva il testo scritto del discorso e nei giorni a seguire provvedeva ad interrogarli per essere sicuro che avessero letto il suo discorso. Gli studenti dei primi anni protestavano per le rette o per il fatto che i servizi non fossero fatti come loro richiedevano? No, gli studenti non hanno mai protestato, n si lamentavano di ci che ricevevano in Collegio, perch in molti casi era molto di pi di quanto le loro famiglie di origine avrebbero potuto dare loro. Don Tosi gi dal 1966 aveva lasciato la direzione del Collegio, perch per la scomparsa di mons. Albrigi era diventato Superiore della Pia Societ di Don Mazza. Le prime contestazioni, anche alla Direzione del Collegio, sono cominciate con linizio degli anni 70, contestualmente alle proteste studentesche del 68. Don Tosi aveva un grande affetto per gli studenti, e li seguiva come fosse un padre, difatti poi era richiestissimo per celebrare i matrimoni di gran parte degli studenti che erano passati in Collegio.

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Quante volte vorrei essere come Cristo che sa con divina percezione cosa ci sia nelluomo, cosa c in ognuno di voi, sicch la comprensione possa essere piena e inequivocabile, linterpretazione sicura, la compassione adeguata, la commiserazione senza debolezza, la misericordia infinita. [] La mia brama questa [] : conoscervi! Per aiutarvi, per comprendervi, per guidarvi, per amarvi.
Don Tosi, colloquio, Pasqua 1964

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Il Battagliero e il Bacann
Intervista a suor Raffaella, suor Maria, suor Agostina, prime collaboratrici di Marco Mazza

SUOR RAFFAELLA, 92 anni: Sono stata collaboratrice per 3 anni, nei primi anni di vita del Collegio, ancora prima della costruzione degli edifici: noi suore eravamo alloggiate nelle case sotto i portici di via dei Savonarola, mentre i ragazzi erano in via S. Marco. Cerano ancora pochi ragazzi e alcuni inservienti. Don Tosi per me era un prete veramente appassionato per i giovani, come fu Don Mazza, il nostro fondatore, in particolare per i pi poveri e i pi intelligenti: dava loro i mezzi e con questi la fiducia perch potessero riuscire negli studi pi alti. Li amava intensamente, lho constatato di persona. Era per molto esigente per la loro formazione. Quando un giovane si trovava nel bisogno, non badava a spese e sacrifici. Ricordo che spesso quando cera un ragazzo ricoverato per un incidente, Don Tosi veniva in cucina e mandava ogni giorno un inserviente a portargli una porzione di pastasciutta e una bistecca in ospedale, perch mangiasse pi volentieri e si rimettesse prima. Era inoltre prete di preghiera, dinamico in tutti gli interventi, e sapeva dimostrare con la sua vita che solo lamore lunica forza capace di condurre alla perfezione personale e sociale, lunico dinamismo in grado di far avanzare la storia verso il bene e la pace.

Era molto severo nella disciplina: se qualche giovane tentava di rimanere nei giorni festivi (Natale e Pasqua) in Collegio perch aveva la ragazza o per proprio agio, lo mandava via con risolutezza. Con noi suore non era severo. Io coordinavo i servizi del Collegio e con noi suore non aveva tanto a che fare: avevo rapporti con la segreteria e non direttamente con lui. I giovani facevano assemblee e alzavano il tono di voce e lui discuteva animatamente, ma li amava di immenso amore, il vero amore per il bene, e faceva di tutto perch uscissero formati. Ha saputo farsi amicizie con persone che lavoravano al Ministero e ha saputo far riconoscere il Collegio come opera meritoria di aiuto. Ha realizzato uno stabile veramente agibile e comodo. I ragazzi dicevano che don Tosi era rude, ma gli volevano bene: talvolta utilizzava parole un po forti e non sempre i ragazzi mandavano gi accettando di buon grado, ma alla fine non cera scontro. Don Tosi era forte e mite, soprattutto con i ragazzi che erano in difficolt, dimostrando amore. Lo chiamavamo Il Battagliero. Nelle lotte talvolta vincevano talvolta i ragazzi, e lui si convinceva. SUOR MARIA, 87 anni: Fui collaboratrice in Collegio dal 1955 al 1958, lavorando in cucina. Don Tosi veniva di rado da noi suore, solo per farci magari qualche complimento e vedere come andava... Lavoravo con 4/5 donne. La cosa che mi rimasta veramente scolpita nella mente la quantit di ragazzi in fila davanti alla porta del suo studio che andavano a domandare pareri, quasi fosse anche un po pap, come un figlio che vada a consigliarsi col proprio padre. Con i ragazzi era un po forte, si sentiva in refettorio che alzava la voce. Lho assistito anche durante la sua ultima settimana prima della morte allospedale di Borgo Roma. Le sue sorelle infatti avevano chiesto un aiuto a noi suore. Io che lo conoscevo mi fermavo tutto il pomeriggio: era paralizzato, apriva gli occhi ma non parlava. Mi rimasto nella mente che la settimana prima di morire il Monsignore che lo seguiva ci chiese se gli avevamo comunicato la gravit della situazione, e quando don Tosi seppe che stava morendo si fece scuro in volto e rimase cos per molti giorni. Io lavevo visto grande, grosso e ben messo, nel pieno vigore delle sue forzee mi faceva impressione vederlo dimagrito dentro quella camicia da camera che sembrava cos larga. Lultima sera, prima che morisse, gli ho toccato la mano per salutarlo: ha aperto gli occhi e ha borbottato delle parole, quasi mi volesse salutare o ringraziare.

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SUOR AGOSTINA, 81 anni: Sono rimasta a Padova dal 1960 al 1961, per sostituire suor Raffaella nel ruolo di coordinatrice, ma si coordinavano da soli! Avevo partecipato allinaugurazione del Collegio, cerano state molte personalit ed era pieno di vita. I ragazzi facevano festa a don Tosi, si sentivano le risate dal refettorio, era espansivo e voleva bene ai giovani. Anche la signorina Perversi diceva che tutti i ragazzi erano sui figlioli. A primavera cera la giornata della matricola: facevano tanti scherzi, erano belle le feste anche nella loro goliardicit. I ragazzi erano molto vitali, alle matricole ne facevano un po di tutti i colori ma don Tosi lasciava fare, lera bacanon anca lu!!! I giovani lo stimavano molto; ricordo che le famiglie (in particolare quelle del sud) mandavano doni per ringraziarlo in occasione delle feste religiose. Don Tosi ci voleva bene, si informava di come ci trovavamo e se tutto andava bene tra gli inservienti. Nel nostro refettorio venne una volta sola; si informava un po di tutto ma dallalto. Non si perdeva nelle stupidaggini, ma arrivava sempre al sodo delle cose. Si prendeva a cuore i poveri. Quando si andava a S. Martino cera una grande preparazione: ci teneva molto. Era una di quelle persone grandi che attirano a s tanta gente; i poveri erano molto riconoscenti e lui aveva buoni rapporti con le famiglie povere, che erano molto affettuose. Il Collegio era bello perch cera vita. Don Tosi faceva anche un po paura, ma normale perch era il capo e tutti lo stimavano e avevano fiducia direi che si pu dire sano timore e rispetto. Don Tosi si sedeva sempre a pranzo e cena con i suoi ragazzi. Ho passato un bellanno. Aveva rispetto per tutti quelli che lavoravano in Collegio. Era comunque un ambiente sano e pieno di vita, proprio come don Tosi: quando ci sono i giovani si vedono sempre le cose belle, e si positivi. I giovani erano schietti e festosi, anche nei rapporti con lui. Lo vedevano come un pap col quale andarsi a consigliare. Don Tosi venne invece qui da noi a Verona quando fu inaugurato il Collegio per le ragazze di prima media: abbiamo ospitato negli anni fino a sessanta ragazzine. Ci disse che avevamo avuto coraggio ed ingegno nel portare avanti quellopera, e poi che avevamo insegnato a risparmiare e a non buttar via quello che non si aveva utilizzato: Siamo poveri e quello che si ha bisogna tenerlo di conto. Queste ragazze e queste suore faranno strada!!!. Venne a farci visita anche allinaugurazione del Collegio universitario di Via Campofiore.

Voi siete i miei compagni di viaggio. Voi siete gli amici dellanima mia. Voi siete le pecorelle del mio pascolo. Vi siete le anime che Iddio mi ha affidato.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

Lagricola Deiun po duce e un po goliarda


Intervista a Carlo Bottaro, segretario del Direttore di Giovanni Pernigotto Come fu il tuo inizio in Collegio? Il mio primo giorno in Collegio fu il 23 settembre 1957. In un primo tempo venni assunto come cameriere: ricordo ancora che uno dei primi giorni servii addirittura il Rettore della Cattolica di Milano... diciamo subito che don Tosi combinava tantissimi affari a tavola. Allinizio don Tosi non mi fece unimpressione particolare: era il Rettore di un grande Collegio, per ricchi, come si pensava in giro, o meglio come mi aveva detto il mio parroco mandandomi qui. Poi mi accorsi che la realt era proprio il contrario, e questo dalle toppe e dai rammendi che gli studenti avevano sui pantaloni, e dalle camicie a quadri scure. E, a proposito di ricchezza... Dopo 15 giorni dal mio arrivo - eravamo nellottobre del 1957 - don Tosi dovette mandare a casa gli allievi per una settimana, perch tutti i fornitori si rifiutavano di fornire i viveri: don Tosi infatti non aveva pi denaro per pagare i debiti, e cos i fornitori si erano ribellati, eccetto uno, il sig. Bardella, quello della carne. Don Tosi e gli studenti: come era nei confronti dei ragazzi? Qualche episodio? Nei loro confronti era di unumanit unica. Se si vuole trovare il cuore di don Tosi, il centro di questo suo modo di essere, basta leggere il suo Colloquio *, un discorso che tenne per il Natale del 63 e che 37

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fu pubblicato per la Pasqua dellanno dopo. Quello che c scritto l, egli lo viveva: lui era il Padre, come a lui piaceva essere chiamato. E cos tutti lo chiamavano. Aveva una memoria unica, sia per ricordare i nomi, che fotografica. E soprattutto ricordava benissimo che cosa succedeva ai ragazzi: come stava il padre di uno, la difficolt economica della famiglia di un altro... Ricordava tutto! Certo, dopo cera la segreteria, cerano le cartelle personali, ma a don Tosi non sfuggiva il lato umano. Non aveva labitudine di andare nelle stanze dei ragazzi, per rispetto della loro libert, e non mai, che io ne sappia, dico mai andato alledificio B, non solo perch troppo occupato, ma per grande fiducia verso i suoi collaboratori, il dr. Dal Magro e il dr. Concheri7. Don Tosi riceveva questi ultimi tutte le mattine, dopo la Messa, alle 8.30 - 8.40 circa, e poi alla sera, prima che andassero a casa. Questo ogni giorno, almeno quando era a Padova, ovviamente. Poi come Superiore i suoi pensieri e le sue occupazioni lo portavano pi spesso a Verona. La personalit di don Tosi in tre aggettivi... e in qualche racconto... Una personalit paterna, umana, e anche autoritaria. Ma qui bisogna distinguere il don Tosi del dialogo personale, che si spendeva per il Collegio, e il don Tosi dei momenti ufficiali, il Direttore anche severo e con il pugno di ferro: insomma, un po duce e un po goliarda. Anzi posso dire che il suo animo genuino era proprio goliardico. Penso a quando si andava alla partitissima contro lAntonianum: prima avvisava dellevento: Mi raccomando, oggi giochiamo contro lAntonianum, poi arrivava un quarto dora dopo sugli spalti, accolto da battimani festanti. Ricordo che una volta, durante una di queste partite, cera unazione prolungata, e il pubblico seguiva con attenzione e con un certo silenzio. Ad un certo punto dal pubblico si sente una voce che grida forte, rivolto ad un giocatore avversario: Tredici, sei una schiappa!. Non era uno studente, ma un tifoso particolare: don Tosi. E allora il don Mazza si scatenava. Don Tosi a Bressanone: come nacque lidea? Come si svilupp? Il Rettore dellUniversit Guido Ferro chiese nel 1952 a don Tosi un

Cfr. intervista corrispondente in questo testo (nota del curatore).

aiuto per lassistenza logistica e spirituale a Bressanone, per i corsi estivi dellAteneo. A don Tosi non parve vero di cogliere al volo questa iniziativa. I corsi erano aperti a tutti gli studenti, ma ovviamente i protagonisti erano sempre i mazziani. Don Tosi teneva al fatto che i suoi allievi si facessero onore. E i corsi estivi erano obbligatori. Addirittura don Tosi dava 10.000 lire dellepoca (parliamo qui del 1962, dieci anni dopo) perch gli alunni si pagassero il viaggio, poi a Bressanone era tutto gratis. A lui interessava che il Mazza fosse conosciuto: e i mazziani primeggiavano dappertutto, anche in Alto Adige. Il tuo rapporto con don Tosi, come segretario... Sono stato cameriere, e poi anche infermiere, dopo aver fatto un corso. Ottenuto il diploma, andai a dire a don Tosi che mi aumentasse lo stipendio, perch altrimenti avevo gi un posto altrove, in ospedale. Allora cominci a rimproverarmi, ma dopo invece mi tenne, accontentandomi ma ho fatto tutti i gradini della carriera ho fatto proprio la gavetta. Dallottobre del 1965 sono diventato segretario a tutti gli effetti. Don Tosi mi coinvolgeva in tutti gli aspetti. Facevamo insieme un programma per gli appuntamenti, ma non li rispettava mai. Non dava tempi fissi per parlare con gli studenti: quando parlava con uno studente, non cera un limite di tempo. E guai a chi lo disturbava. Diceva: Neanche se il Collegio va a bale par aria. Questo era don Tosi. Avevamo un rapporto franco, familiare. Ma per primi cerano sempre i suoi universitari. Un giorno uno studente con cui aveva un particolare feeling venne con la sua ragazza, di famiglia benestante, e don Tosi lo sapeva, per annunciare il loro matrimonio. Egli, convinto che avrebbe celebrato lui le nozze - sarebbe stato un momento opportuno per prendere contatti con alcune personalit, sperando in qualche beneficio per il Collegio - non vedeva lora di conoscerla, e le chiese: Ah, cara, ma chi ti sposa?. Lei rispose: Beh, il mio padre spirituale. Ricordo con quanta velocit li conged. Quando furono andati , non mancarono i suoi commenti. Io ebbi linfelice idea di dire: Proprio i pi vicini la deludono, eh, ha visto? . Lui si infuri e mi grid: Fora de qua! Guai a toccargli gli studenti. La conferma: successe che ben 13 studenti dovettero emigrare a Modena per un anno, per superare un esame che qui a Padova con un docente ostico nessuno riusciva a passare. Lanno dopo tornavano in Collegio. Ma a don Tosi questa cosa non andava gi. Don Tosi mi disse: chiamami Tizio. E gli disse: Professore, ho sentito che i miei studenti devono andare lontano per questo esame... . Poi si accalor: Noi siamo il Collegio Mazza, il migliore di Padova, se lei ha qualche problema non voglio che a pagare siano i miei

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allievi.... Di l a pochi giorni quel professore richiam, chiedendo un colloquio, da cui scatur un aiuto reciproco e una bella collaborazione. Il momento pi bello per don Tosi forse fu quando lo fecero Monsignore, anche se non era pi a Padova: ci teneva. Ricordo che in precedenza prendeva in giro il suo amico Mons. Ottorino Vicentini, e per consolarsi diceva: S s va bene, lui monsignore, tra quattro preti, ma... guarda laureati che ho io qui !!. Poi lo nominarono Monsignore in occasione del XXV di Messa, se non ricordo male. E una grande delusione, verso la fine della vita: la non elezione a Superiore Generale della Pia Societ. Alla morte di mons. Albrigi succedette come reggente dal 1965 al 1969. E nel 69 non fu eletto. Egli non se laspettava proprio. Era convinto di avere fatto tutto e ha fatto tutto. Fu un colpo per quanti lo conoscevano. Un altro Monsignore disse: forse meglio cos, avr pi tempo da dedicare alle cose amministrative. Ma a lui non interessavano. Egli comunque non era pi direttore del Collegio da un paio danni. Poi cominci a stare male, e una volta - tra le tante in cui andai a trovarlo in clinica - mi disse: Oggi venuto Massagrande. Gli ho detto: don Francesco, sii umano. Non ho pi scordato queste parole. Don Tosi uomo e prete di fede... Era sicuramente un prete che pregava. In chiesa e molto in studio. E poi curava la sua spiritualit con grandi amicizie: aveva per padre spirituale il parroco di san Daniele qui a Padova. E poi conosceva bene p. Vittorio Marcozzi, gesuita e antropologo, morto poco tempo fa, una figura importante. Certo che quando veniva da un colloquio con lui, usciva con un sorriso sornione: gli chiedeva sempre il parere su alcune questioni, al buon padre gesuita, ma poi faceva quello che voleva... per avevano lun per laltro una stima immensa. Spesso don Tosi chiamava Marcozzi a predicare in Avvento o in Quaresima. Cosa dire infine? Non era un santo da altare, don Tosi, ma a me piace chiamarlo con un detto latino, agricola Dei, agricoltore di Dio, che andava in cerca dei suoi potenziali studenti tra i poveri, strappandoli alla campagna perch potessero studiare, e li coltivava poi in Collegio, ottenendone spesso buoni frutti.

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Alcuni aneddoti

Una volta venne in visita al Collegio il superiore Albrigi, ed era come se venisse don Mazza in persona. Don Tosi teneva molto al fatto che gli studenti partecipassero alla Messa. Allora, verso le 19, don Tosi scende dalle scale, e comincia a richiamare tutti con il suo fischietto, come fanno i vigili. A questo richiamo gli studenti spengono tutte le luci per far vedere che vanno in chiesa, e invece in chiesa non cera quasi nessuno. Don Tosi arriva in sala da pranzo, subito dopo il Superiore, e con il microfono in mano comincia a dire: Si alzino in piedi tutti quelli che non sono venuti in chiesa. E tutti si alzarono, per spirito di solidariet. A quel punto don Tosi: Camerieri, domani non si mangia! Tutti in gita!. E gli studenti furono costretti ad uscire per mangiare. Alle 15, 15.30 del pomeriggio gli impiegati si ritrovavano nellufficio del segretario, proprio qui dove stiamo parlando, a giocare con i dadi: chi perdeva doveva pagare il caff a tutti. Di solito don Tosi a quellora andava a riposare (e non si accorgeva delle soste prolungate dei suoi dipendenti). Ma quel giorno evidentemente non riusciva a prender sonno. Allimprovviso si sente un colpo alla porta (sbam!) e compare don Tosi sulla soglia: Mangiapane a tradimento!. Cerano tutti: Concheri, Dal Magro, Raffaello, Rossi io ero di guardia di l, ma mi era sfuggito! Un altro giorno stava cercando Raffaello Olivieri, un altro dipendente. Questo arriva e rimane in piedi, don Tosi invece si siede al suo posto dietro alla scrivania: una classica, chiusa sul davanti. E il Direttore comincia a dare vari ordini a Raffaello, e questo a dire di no, a scusarsi. Ad un certo punto don Tosi, stizzito, d un calcio alla scrivania, cos forte da romperla e da rimanere impigliato con il piede! E laltro si gira e gli dice : Le sta bene!. Un giorno arrivano dei parenti a trovarlo, e gli portano alcune bottiglie di vino bianco. Ah, che buono sto vino, che buono! E cos contento che chiama il dr. Dal Magro: Angiolino, senti questo vino, questo s che buono, non quello che compri tu...!. Dal Magro assaggia, i parenti dicono che vino di Lugana, e lui risponde: Il vino di Lugana? Ma da tanto tempo che lo conosciamo, non mica una grande novit. Allora don Tosi reagisce: S, allora adesso ce lhanno anche le p?.

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un segno della genuinit di don Tosi, uno senza peli sulla lingua: pane al pane e vino al vino.

Il giorno di carnevale, il marted grasso, vi era la tradizionale gita con gli studenti. Quellanno, forse il 1958 o il 59, andammo a Forl. Per pranzo ci trasferimmo in un ristorante famoso, da Fini, nelle vicinanze di san Marino. Don Tosi ci raggiungeva da Roma, dove era stato per i suoi contatti. Quando vede lamministratore, allora era Gaetano Rossi, tira fuori delle banconote da 10.000 lire, e gli dice: Ciapa, Rossi, paga!. Erano soldi che aveva portato da Roma, non so in che modo li avesse ottenuti, grazie ai suoi amici romani. Unaltra volta sempre nel 1958 a Ferrara un gruppo di studenti si era recato in una scuola superiore per liberare un gruppo di ragazze... le liberavano dalla scuola, costringendole ad uscire e a saltare le lezioni. Quando vide questa minaccia, il preside si par davanti con le mani, di fronte alla porta dellistituto. Macch, non ci fu nulla da fare, e il preside fin addirittura steso per terra. Qualcuno chiam allora la polizia, e arrivarono un sacco di camionette, sembrava di essere come ai tempi di Mussolini - cos diceva la gente - . Don Tosi nel frattempo era andato in chiesa a pregare. Qualcuno dovette disturbarlo : Padre, hanno portato gli studenti in Questura!. Lui reag con un fragoroso And in m...!. Comunque don Tosi corse anche lui in questura. E fece una tale paternale al questore, ai poliziotti... Mi chiami lonorevole Gui8, mi chiami il questore di Padova... e voi non capite niente di goliardia!... . Insomma, tante ne fece che sembr passare dalla parte del torto la polizia, non gli studenti! Era un grande, e sempre difendeva i suoi studenti. Una volta andammo insieme a Roma, dallon. Flaminio Piccoli, allEUR, una delle sedi della DC. Il motivo? Il solito, non cerano soldi e occorreva andar a batter cassa. Insomma, dopo molte insistenze era stato ricevuto. Piccoli aveva lo studio proprio alla fine di un lungo corridoio, lungo pi del porticato nostro di via Savonarola. Dopo aver salutato lonorevole, finito il colloquio, ci avviamo di ritorno lungo questo grande corridoio. Quando siamo ad un certo punto eravamo don Tosi, io e Raimondo Ledro, il vicesegretario - mi volto un

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cfr intervista corrispondente in questo testo (nota del curatore).

pochino e mi accorgo che lon. Piccoli ancora sulla porta, che guarda fisso don Tosi e noi mentre ce ne andiamo. Io lo dissi piano a don Tosi. A quel punto lui si gir, e con la sua grande tonaca fece una piroetta, e alzando lindice verso luomo politico gli grid: Onorevole, Lei sar il futuro De Gasperi. Ebbene, dopo una settimana arrivarono a Padova ben 150 milioni di lire!

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Seconda parte

Interviste realizzate da allievi di oggi

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Da destra: B. Guariento, R. Ferroni, G. Piccolboni, F. Massagrande, M. Manara, M. Gelmetti, S. Ferri, V. Faccioli.

Una sera mi ha preso vera commozione guardando, dallalto della cantoria, una folta schiera di giovani universitari accostarsi alla Mensa Eucaristica. Era un andare composto e vivace, quasi anelante. Non era la prima volta e spesso si ripete questo confortante spettacolo. Non tutti i giorni, non tutte le sere.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

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Pugnava la tola e tirava unostia


Intervista a Bepi Ruin, cuoco di Pierpaolo Cendron Qual era il suo ruolo in Collegio e per quanto tempo ha lavorato a contatto con don Tosi? Ho ricoperto per due anni, dal 1958 al 1960, la mansione di cameriere, quindi ho frequentato un corso per diventare cuoco e dal 1960 al 2000 ho svolto questo lavoro in Collegio. Sono stato quindi a contatto con il Tosi fino al 1975, anno in cui morto. Avevamo un buon rapporto, ma non eravamo troppo in confidenza. Il Tosi era molto rispettato da noi cuochi; ispirava molta soggezione e per tutti i suoi meriti era ritenuto una persona superiore alle altre. Quali erano le caratteristiche peculiari di don Tosi, nella personalit, nel carattere e nel modo di comportarsi? Don Tosi era una persona molto allegra; quando ci incontravamo mi domandava sempre quando poteva venire a mangiare a casa mia, in tono scherzoso; io gli rispondevo: Mai, Padre! e lui si faceva una gras-

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sa risata. Prima di andare ad abitare a Tencarola, nel 2003, ho sempre abitato in Collegio; questa struttura mi ha dato una casa e un lavoro, e pertanto nutro molta riconoscenza. Don Tosi aveva un cuore grandioso, ma sapeva anche essere molto severo. Ricordo un fatto particolare: a quei tempi egli pretendeva che gli studenti andassero a messa * il mercoled sera: scendeva in cortile, prendeva il fischietto e fischiava fino a che un congruo numero di studenti non era sceso dalle camere. Una sera non cera stata la partecipazione che lui si aspettava e allora venne in cucina e disse: Doman qua no se magna!. Quindi per il giorno dopo radun tutto il personale (una trentina di persone) tra guardarobieri, cuochi, donne delle pulizie e della lavanderia, per andare a Vicenza a Monte Berico a mangiar fuori, stando via tutta la giornata. Gli studenti rimasero cos senza pranzo e cena; era quindi un tipo che si faceva rispettare. Unaltra sua caratteristica era la grande generosit; stato lui a far crescere questo Collegio; arrivato da Roma qui con 15 - 2 0 studenti e

gradino superiore, ispirava soggezione e rispetto a tutti. Con gli altri membri della Direzione forse i rapporti non erano dei migliori; con loro si dimostrava piuttosto duro, voleva essere lui a comandare. E stato estromesso dalla Direzione del Collegio per votazione; egli sperava di essere riconfermato e questo fatto stato un brutto colpo per lui. Poco dopo lha colpito un tumore e se n andato in poco tempo.

49 Lo so, buon amico, che tu non hai n padre n madre. Lo so quando e come ti sono mancati. Ora tu sei il mio figliolo. Lo so, figliolo, che tu non sai dove sia o chi sia tuo padre. Tu sei il mio amico.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964

Un Papa nel suo piccolo Collegio


Intervista a Luigi Gioved, collaboratore per la manutenzione di Marco Pezzini Un tuffo nella storia. Partiamo con la sua vitaCome ha conosciuto don Tosi? Avevo 19 anni e lavoravo in paese , nel 1953 - 54. Mi ricordo sempre che sono tornato dal lavoro, a mezzogiorno - mezzogiorno e mezzo, e vedo questa 1100 con questuomo, grande uomo: capitato a casa mia l a Costalunga, nella vecchia casa dove vivevo con due fratelli (uno ha studiato al Mazza, ndr), e con mio padre, il quale lavorava col banchetto da scarpolin. Era venuto a vedere le condizioni della famiglia, per rendersi conto della situazione. Dopo quel giorno non lho pi rivisto fino al 1958, lanno delle disgrazie: prima mio pap e poi mio fratello. Allora don Tosi venuto a pescarmi, capito no? Il primo impatto quando mi ha fatto venire qui mi sembrava una metropoli! E mi ha fatto dormire nella 34: la camera che veniva riser-

vata agli ospiti. Mi ha cercato un po di lavori e alla fine mi ha sistemato qua. Che cosa faceva per il Collegio? Facevi il cameriere, il falegname, il muratore (ha costruito lodierna sala don Tosi, ndr), mille servizi Ogni due o tre volte al mese facevi le cene con i professori universitari: bisognava preparare la cucina e la mensa per trenta - quaranta persone. La sera servivi la cena agli studenti prendendo il cibo dal montacarichi, portandolo su in tavola e poi , mi pare ogni quindici giorni, si preparava una cena anche per i dipendenti. Gli piaceva fare questi gruppi per parlare unora assieme, insomma. 50 Le prime rimembranze su don Tosi. Un grande uomo per quei tempi, perch ogni cosa deve essere messa al suo tempo. Infatti se don Tosi vivesse ora, forse sarebbe il momento sbagliato per la mentalit che c oggi. Allora i giovani, tanto per dire, avevano pi bisogno: la maggior parte era povera, povera, povera. Alcuni ex mazziani di Verona che conosco mi dicono sempre, quando parliamo, che si sono laureati grazie al Collegio don Mazza: il Collegio di don Tosi a quellepoca l. Perch ha aiutato tante, tante, tante persone. Adesso quegli ex mazziani infatti sono un po pi benestanti. Quando io gestivo il bar in Collegio, sai quanti venivano a chiedermi: Mi presti mille lire? Fino a luned. Non cerano soldi. Don Tosi comera con il personale e gli studenti? Per conto mio li ha sempre trattati tutti bene, e anche il personale sempre stato pi che soddisfatto. Sar perch ho avuto un aiuto particolare da lui, ma per me stata una grande persona, stato un grande uomo insomma, un grande uomo Nel suo piccolo Collegio (ospitava allepoca ben 350 studenti, ndr) stato un Papa: anche lui ha attirato a s tantissimi giovani, ed anche se adesso le cose sono pi voluminose le proporzioni sono queste. Una cosa mi ricordo: lui pretendeva che tutti quanti andassero in chiesa la sera. Veniva gi alle sette e andava in chiesa a fare la messa. Naturalmente non andavano tutti a messa perch qualcuno cercava di scappar via. Una sera si accorto che un certo numero di ragazzi non era andato a messa. Il giorno dopo ha fatto chiudere il Collegio e ci ha

portati tutti, il personale, in gita e siamo andati a monte Berico, e gli studenti sono rimasti senza mangiare. Questo non lo faceva con grande cattiveria, era la mentalit di allora... Chi non andava a messa la domenica? Tutti ci andavano, era un sacrilegio non andarci. Come si viveva, allora, in Collegio? Era come una famiglia. Anche le domeniche, quando cera poca gente, cerano ottanta-novanta ragazzi. Poi cera chi stava qua sempre perch diceva che mangiava di pi che a casa. Le lampade da tavolo non cerano ancora nel 1963, e si studiava su tavolini pi piccoli di quelli di adesso. Si tirava avanti: lo stesso don Tosi mi chiese di fare i mobili di Costagrande senza usare il legno perch costava troppo. Del suo carattere, qual era la caratteristica peculiare? La determinazione, la generosit, Per me le aveva tutte. Era un uomo forte, anche solo nel modo di parlare. Quando alle volte doveva partire con la macchina, mentre aspettava lautista nel porticato, tu lo vedevi e cercavi magari di evitarlo facendo un giro: lui ti chiamava da lontano: Ohi! Picolo!. Voleva che andassi l a salutarlo, a dirgli quelle quattro cose: bastava che andassi l vicino. Per me era molto umano, ecco, di una umanit grandiosa. Se tornasse indietro cambierebbe qualcosa? Magari qualcosa che avrebbe voluto dirgli o fare e che invece non ha fatto? Per me no. Non gli direi niente. Cosa direbbe ai giovani in Collegio oggi? Il pallino suo era che i ragazzi studiassero. Li controllava tutti, chiss come faceva, non so era amico di tanti professori universitari. Mi ricordo di tre o quattro giovani che dovevano fare un esame grosso, che se non superato bloccava i successivi: insomma che avevano i loro momenti di crisi. Ovviamente non andavano da don Tosi a dire: Guardi che non riesco a ... e se lo tenevano per s. Lui, allora, vedeva che lo studente non era pi sereno gli domandava cosa non andasse, ma non sempre riceveva la risposta esatta, e a lui restava il dubbio. Allora andava dal professore a chiedere, e veniva a sapere che lo studente non aveva fatto lesame, e si incavolava, giustamente. Per

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poi cercava sempre di trovare la strada per aiutarlo e per portarlo sulla strada buona. Era molto diretto, era una persona meravigliosa, benvoluta. Aiutava tutti i ragazzi e pretendeva che essi lo ripagassero con lo studio: era venerato per questo. Destate voleva che gli studenti andassero a recuperare gli esami a Bressanone. Quindi il problema principale di allora era il denaro, la base culturale cera diciamo. No? Si, il problema di don Tosi era solo il finanziamento: non cerano leggi fisse che dessero i finanziamenti al Collegio. Don Tosi partiva per andare a Roma e quando tornava era tutto contento per esser riuscito a racimolare qualcosa: era unimpresa. Un altro problema, poi, era la fame. La sera, mi ricordo, si aprivano le porte della mensa e, figurati, trecento studenti affamati entravano come falchi: cera chi beveva tutto dun fiato la minestra e finiva quindi per mangiare anche quella di don Tosi e di altri. Quando veniva dentro lui faceva finta di fare la scena: Come! Qua! Che cavolo succede!. Eh eh, scene meravigliose. Cera tanta fame allora, e non cerano neanche tante variazioni. Anche se il Collegio sempre stato di fama per via del cibo Insomma, per riassumere, i punti cardine della figura di don Tosi erano La cultura, a cui teneva tantissimo, il rendimento scolastico, il carisma

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Da sinistra si riconoscono G. Ba, C. Gobbi detto Carlino, G. Masiero, L. Gioved, al sesto piano del Collegio.

era idealista? S s, era anche un uomo ambizioso, lungimirante: uno che vedeva, che voleva sempre realizzare. Lui allora stato grande. Io dico sempre: se riesci ad aggiornarti resti grande. Ha comprato Costagrande, dove gli studenti del Collegio hanno trascorso tanti sabati e domeniche. Il suo sogno era di fare una cittadella universitaria a Padova dove farci stare gli studenti del Mazza, e non vedeva lora di farla perch cos avrebbe creato anche gli appartamenti per i dipendenti del Collegio, che a quel tempo vivevano l vicino, e per me, che vivevo con i miei fratelli in un piccolo appartamento in questa via: voleva darci un posto migliore. 53

Parlo di voi, di ognuno di voi. Pensatevi nel mio studio, in uno di quei colloqui da voi cordialmente desiderati e che sembra tanto difficile ottenere. []Se sapessi quante volte ti ho pensato, nel giorno del tuo dolore [] Tu sei qui anche per questo. Se ci fosse ancora tuo padre, la tua vita sarebbe trascorsa probabilmente pi serena e pi sicura.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

Un confidenteimponente
Intervista a Bruno Guariento, collaboratore per la manutenzione di Pierpaolo Cendron Come arrivato al Collegio Don Mazza e che lavoro ha svolto al suo interno? Sono arrivato in Collegio per caso, introdotto al suo interno da uno dei collaboratori di don Tosi. Ero un ragazzo di dodici anni orfano di padre: i preti e soprattutto don Tosi mi hanno accolto e tenuto in

Collegio. Dovevo ancora finire le medie, quindi ho frequentato le scuole serali professionali per diventare elettricista e alla fine mi sono diplomato, grazie soprattutto agli stimoli positivi per lo studio che porta questo ambiente. Dai dodici ai ventidue anni ho lavorato qui, e svolgevo un po tutti i lavori tecnici, ero il cosiddetto factotum; poi ho trovato un ottimo impiego allENEL; comunque la sera venivo sempre qui per fare manutenzione e naturalmente combriccola con il personale del Collegio, con cui cera proprio un bel rapporto. Andavo a trovare don Tosi quando era in vacanza a Verona e portavo la mia fidanzata; sono stato sposato da lui, come tutti quelli che lavoravano qui dentro. Come si ricorda don Tosi? Pu delineare la figura di questo prete allinterno del Collegio del tempo? 54 Era una persona con una carica umana e un entusiasmo fuori dalla normalit; egli aiutava tutti, veramente tutti, ed era un uomo molto spiccio e alla mano: mi prestava sempre la sua macchina ad esempio quando gliela chiedevo. La sua dallesterno era una figura imponente, potrei paragonarla al duce quasi, ma in realt la sua personalit era tuttaltra: gli studenti andavano a confidarsi da lui, cera sempre una gran coda fuori dal suo ufficio e lui voleva ascoltare tutti *. Infatti era considerato un confidente al livello di un fratello maggiore o di un padre. E lui voleva questo; amava la compagnia e diventava cattivo e nervoso se stava da solo; aveva sempre bisogno di avere qualcuno vicino, fosse questo per rendersi utile dando consigli o, visto il suo carattere festoso e vitale, per farsi quattro risate chiacchierando amichevolmente. Quello che faceva di lui una persona straordinaria che riusciva a capire anche dai soli atteggiamenti se qualcuno aveva problemi, ed ecco che lo mandava a chiamare e voleva parlare con lui per sentire cosera che non lo faceva stare tranquillo o lo turbava. Se sapeva che cerano delle vicissitudini nella famiglia dello studente, lui prendeva e andava a trovarlo a casa per appurare tutto e vedere se si poteva dare una mano in qualche maniera. Lui era un duce: allepoca cera bisogno di un carattere forte che tenesse testa a tutti; dal primo allultimo lui dava retta a tutti. Era estremamente orgoglioso, infatti la mancata ri-elezione al ruolo di direttore stata uno smacco che lo ha fatto molto soffrire. Come persona era anche molto generosa e a noi del personale teneva proprio tanto; basti pensare che per il mio compleanno mi faceva sempre un regalo, ad esempio un maglione o un paio di scarpe; anche un fatto del genere che testimonia la concezione del Collegio come un ambiente familiare.

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1971, don Tosi celebra il matrimonio di Daniela con Bruno Guariento. Sullo sfondo, pi vicino al muro, il fratello Paolo, anchegli collaboratore in Collegio.

C qualche aneddoto su questuomo che le rimasto impresso? Un episodio particolare che ricordo legato al fatto che alcune volte prendevo alla leggera il fatto di presentarmi da lui immediatamente quando mi mandava a chiamare. Una volta si innervosito perch tardavo e quindi ha mandato allufficio postale Carlo Bottaro9 a spedirmi un telegramma, anche se io stavo lavorando in quel momento allinterno del Collegio. Quando mi stato consegnato sono salito subito in ufficio, ridendo, e appena mi ha visto ha gridato, con il suo tono autoritario e bonario insieme: Quando che te ciamo mi, anca se el Collegio se drio ndar cole bale par aria, te ghe da vegnere subito! Unaltra scena che accaduta pi di una volta in mensa stata questa: gli studenti seduti aspettavano larrivo dei camerieri col cibo con impazienza e cominciavano a battere con le posate sui bicchieri e sui tavoli. Si creava cos una gran confusione, ed ecco che don Tosi prendeva il microfono ed esclamava: Save dove dove battarve? Sulle bale!.

Cfr intervista corrispondente in questo testo (nota del curatore).

Alcuni camerieri della mensa, tra cui si riconosce Carlino al centro, tentano inutilmente di svegliare a secchiate dacqua e a ghiaccio Bruno Guariento, nella stanza n. 10 al primo piano di fronte alla cabina di regia, in Collegio.

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Allepoca il linguaggio in Collegio era abbastanza diciamo colorito, ma erano altri tempi, si poteva permetterselo. Quali sono le differenze pi evidenti tra il Collegio di ora e quello del tempo? Le differenze che posso riscontrare sono notevoli, ma esse non mi danno scandalo, anzi mi paiono normali perch ogni epoca ha le proprie caratteristiche. La mia impressione che i tosi che studiano adesso siano migliori dal punto di vista delleducazione e per come si presentano; di sicuro questo frutto dellagiatezza di questi tempi. Trentanni fa invece cera reale e materiale bisogno di una struttura come il Collegio Mazza,

B. Guariento nella cabina di proiezione

B. Guariento nella sala caldaia del Collegio

e quindi si trovavano persone un po di tutti i tipi. Li vedo bravi e volenterosi comunque, e nutro fiducia in loro perch mi sembrano proprio ragazzi in gamba. Con il cambiamento delle condizioni economiche medie, cambiata anche la concezione del Collegio: una volta esso mi dava molto pi limpressione di una famiglia, dove tutti si dovevano aiutare per tirare avanti, e pi di tutti don Tosi che era il padre di tutti gli studenti. Ma secondo me lo spirito del Collegio c ancora, al contrario di quello che dicono in tanti, soltanto che ha cambiato nella forma, come daltronde era inevitabile.

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Dillo ai tuoi amici, ai molti che ti sono compagni in questa ascensione verso lalto, che io vi sono vicino e non vi dimentico neppure quando maccapiglio con i sensali o con gli ingegneri o i capimastri per via dei nostri edifici
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

Rigido ? Solo unimpressione


Intervista a Bruna Nicoli e a Gianni Valbusa, collaboratori di Costagrande di Lorenzo Mattarolo Bruna Ho conosciuto don Tosi quando a 16 anni lavoravo a Costagrande: veniva spesso i fine settimana o destate con un folto gruppo di studenti e per circa 8-9 anni sono stata a contatto con lui. Lo ricordo come una persona di grande bont danimo e di grande cuore, che dedicava tutte le sue energie ai rapporti con le persone e in particolare agli studenti. Credeva molto nellimpegno di garantire la possibilit di studiare a chi ne mostrava le capacit e non aveva le risorse per poterlo fare.

A volte poteva apparire un po rigido e scontroso *, ma in realt era solo unimpressione perch conoscendolo a fondo si scopriva invece la sua grande umanit e disponibilit. Era un uomo con molte responsabilit che cercava di adempiere col massimo impegno. A Costagrande gli stata dedicata una piccola opera scultorea, segno dellattaccamento e della riconoscenza degli studenti nei suoi confronti. Gianni Ho accompagnato don Tosi per moltissimi anni della mia vita. Fin dai 17 anni lho seguito e ho lavorato per lui, sia a Verona che a Padova. Mi ricordo di lui come un uomo di grande umanit, capace di mettersi a piena disposizione dei ragazzi. Aveva un carattere deciso e a volte sembrava un po rigido, ma ogni suo atteggiamento era sempre attentamente ponderato, ed era comunque lespressione di un uomo disponibile e di grande cuore.

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Si vuol far passare per acquisita una forma di direzione che non riconosciuta n dallo Statuto n dal Regolamento [] Non ho mai rifiutato suggerimenti e proposte da chicchessia, tanto meno se provenienti dagli studenti [] Ho detto suggerimenti e proposte e non imposizioni, almeno allo stato attuale delle cose.
Don Tosi, lettera al Direttore don Pretto, Costagrande 4 maggio 1 97010*

Le banche e lombrello il 15 di agosto


Laltra faccia dellintervista a Luciano Concheri , segretario di Federico Librino e Serena Guariento11 Quando ha conosciuto don Tosi? Lo conobbi proprio agli inizi, nel 1945 , quando lui appena ordinato sacerdote era direttore spirituale del Collegio San Carlo di Verona. Dopo

aver frequentato infatti la II e III media al S. Carlo, nel 1944 dovetti trasferirmi per frequentare la IV ginnasio alle scuole pubbliche di Desenzano, perch il Collegio fu bombardato. Nel 1945 tornai per la V ginnasio al Collegio. Nel 1949 venni a Padova a studiare Scienze Politiche; nel 1953 in luglio superai lultimo esame e a quel punto don Tosi mi disse: Ora devi andare a Verona per essere segretario dell Opera (il Collegio di Padova infatti dipendeva da quello di Verona). Era il 15 luglio. Come era il rapporto di don Tosi con i giovani? Don Tosi era molto partecipe come un padre. Appena poteva andava a trovare durante le vacanze gli allievi per conoscerne la famiglia, e nei tempi successivi mandava i collaboratori sacerdoti per rendersi conto di comera la situazione. Quando conosceva una persona non la abbandonava pi. Una volta che gli studenti si laureavano, partecipava a tutte le nozze e li seguiva familiarmente. Rifiutava di star solo e appena poteva chiamava qualcuno a fargli compagnia, magari alla sera per bere unombra e festeggiare con una bottiglia l esame superato, in due o tre nel suo studio. A tutti i vescovi del Triveneto e oltre, che aveva conosciuto personalmente tramite mons. Albrigi, diceva: Se avete sacerdoti che vogliono studiare, mandateli qua: saranno ospiti gratuiti. E facevano da assistenti. Ogni fine settimana li lasciava tornare a casa, mentre invece gli studenti allinizio potevano tornare solo ogni 15 giorni, visto che il fine settimana non essendoci obblighi accademici si organizzavano attivit culturali e religiose. Qualcuno per riusciva a volte ad ottenere il permesso di tornare prima, come un allievo che giocava come calciatore nel Brescia, e che quindi nel fine settimana aveva le partite... Don Tosi aveva unintensa spiritualit: in particolare era devoto alla Madonna. Ogni volta che andava a Roma, andata e ritorno si fermava al Santuario della Madonna del Divino Amore, di cui c il quadro nella Chiesa di Costagrande. Si partiva verso le 11, ci si fermava a Bondeno per pranzo (un posto famoso per i 34 assaggini), e si arrivava a Roma alle 19.30. Durante tutto il viaggio bisognava recitare il Rosario. E quando ci si spostava in auto: Passa di qua che ci fermiamo a salutare questo allievo!.
Testo rinvenuto tra gli Atti Direzione Collegiale 1970-71, pag. 36 durante il lavoro di ricerca per la tesi di laurea (nota del curatore). 11 Federico Librino: intervista diretta. Serena Guariento: sbobinatura della registrazione, approfondimenti con L. Concheri, sistemazione e rielaborazione in forma scritta.
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E, daltra parte, come i giovani vedevano lui? I primi lo vedevano come un coetaneo, perch lui era giovane e loro avevano interrotto gli studi essendo stati in guerra, spesso prigionieri. E lui li aveva raccolti, uno alla volta. Quindi cera un rapporto molto cordiale, ma esigente. Dopo questi primi anni, i giovani lo vedevano come un padre. Infatti, appena fatto lesame bisognava andarlo a riferire, e a pranzo si dovevano declamare i voti. Se uno era in difficolt, veniva aiutato. I primi anni, tutti gli allievi laureati in chimica hanno fatto carriera. Gli anziani poi avevano a cuore i pi giovani. Don Tosi faceva in modo che le stanze a pi posti fossero occupate da studenti di tutte le Facolt: in questa intuizione ha precorso i tempi, e parliamo di 50 anni fa! Lasciava la massima libert anche se organizzava le assemblee generali, e chi non aveva partecipato doveva andare, prima di passare in refettorio, sul primo banco della Chiesa, dove don Tosi preparava il testo del discorso, su cui poi sarebbe stato interrogato! Il suo senso della libert era estremo: organizzava conferenze invitando professori amici che professavano varie ideologie. Aveva infatti anche cari amici non credenti, che con il suo carisma riusciva a invitare a far conferenze e a partecipare a concorso e revisione. Ad esempio ricordo che veniva uno dei rifondatori, assieme a Togliatti, del Partito Comunista, che abitava in via Dimesse. Quanti anni ha lavorato in Collegio? Sono rimasto a lavorare parecchio fino al 1998, come segretario generale dellOpera di don Mazza. Don Tosi aveva sensibilit ma anche spirito pratico: proveniva da una famiglia di commercianti. Tutte le costruzioni a Verona e a Padova sono state realizzate da lui, certo promosse da mons. Albrigi, superiore generale, ma se non cera lui e sempre senza soldi! Con laiuto delle banche, lAntoniana a Padova, la Popolare a Verona: era amico di tutti i presidenti, che si fidavano di lui I contributi arrivavano sempre tardi, e cera bisogno di avere sempre il massimo scoperto che esse potevano concedere. Le banche concedono il prestito con garanzia, ma lunica garanzia che don Tosi poteva dare era la sua attivit. Ed ero io a firmare gli assegni, sempre con il cuore sospeso, perch avevo costruito casa nel 1962. Don Tosi diceva che il suo desiderio pi grande era quello di riuscire a buggerarle in vita, visto che le banche sono quelle che ti danno lombrello il 15 di agosto e appena nuvolo te lo tolgono. Ma non si riesce a far le feste alle banche Ricordo quando andammo, quel 6 settembre, giorno del mio compleanno, a

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Illasi nella villa del prof. Trabucchi, consigliere delegato della banca Antoniana, per perorare la concessione dellanticipo di un ulteriore prestito di 50 milioni! Quale fu la conquista pi importante del Collegio in quel periodo? Per don Tosi i rapporti personali erano alla base di tutto. Per questo partecipava a tutte le manifestazioni per farsi degli amicizie importanti. Un segno di questo suo modo di agire che mandava a tutti i possibili benefattori gli auguri di Pasqua e Natale, oltre alle sue encicliche: questo facilitava allinizio lottenimento di aiuti e contributi. Ad esempio il Sottosegretario di Stato, che conosceva personalmente, offriva contributi. La conquista pi importante forse stata la legge post-bellica. Quando fu redatta questa legge per aiutare i reduci a re-inserirsi nella societ, don Tosi riusc tramite lOnorevole Gui, Ministro della Pubblica Istruzione, che era di Padova, a inserirvi che una parte delle sovvenzioni per le opere universitarie potesse essere destinata anche ai Collegi Legalmente Riconosciuti e posti sotto la vigilanza del Ministero. Si tratta della Legge 73 del 1962, a cui segu quella del 1966 (sovvenzioni per lordinaria amministrazione) e quindi quella del 1974 (il 5% dei fondi per le opere edili universitarie vanno ai Collegi). E da allora le cose andarono pi regolarmente. Quando stese lo Statuto del Collegio, don Tosi impose poi espressamente che il Ministero partecipasse al Consiglio con un suo rappresentante: questo facilit i rapporti col Ministero, nel senso che le esigenze del Collegio venivano portate cos allo Stato. Del CdA dovevano far parte anche: un rappresentante del Magnifico Rettore, un rappresentante del Vescovo di Padova, un rappresentante della Pia Societ. A questo proposito, ricordo che quando il Prefetto Celona nel 1954 lesse lo Statuto, mimando con le braccia in avanti disse Don Tosi, con questo Statuto lei si lega le mani!. Ed egli rispose: Le slegheranno la Madonna del Divino Amore e Dio! Saranno Essi a vegliare. Ricordo che entro gennaio bisognava stendere per il Ministero la relazione sul bilancio dellanno precedente, su studenti, laureati, attivit fatte. In base a questa relazione veniva definito il contributo. Poi allinizio degli anni 70 entr nel CdA la dott.ssa T. P. Cammarano, che fece in modo che la relazione venisse stesa non pi come prima a grandi linee e in base alle diverse entrature e appoggi degli enti, ma in base alleffettiva realizzazione delle attivit assistenziali e culturali: i pasti, i corsi interni, Bressanone, lospitalit il Collegio ne aveva da vendere! Cos siamo stati tutelati. Un altro aspetto importante fu Bressanone. Luniversit, per dare la

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possibilit di una sessione di esami in pi, istitu i corsi estivi nel 1952. Don Tosi fece da supporto creando la parte logistica, con laffitto ad esempio del Seminario Maggiore e del Minore. Le lezioni si svolgevano in via Dante, nella scuola pubblica. Era unoccasione importante per gli studenti, perch allepoca esistevano solo la sessione estiva e quella autunnale. Conservo ancora due foto risalenti a questo primo anno di Bressanone, in cui sono ritratti De Gasperi con la moglie, il Magnifico Rettore G. Ferro, il prof. Trabucchi, il sindaco di Bressanone De Jaco, C. Fornal ed io, allepoca rappresentante di facolt (cfr. foto nella pagina, sotto). Qualcosa sulla contestazione? 62 A quel tempo, nel 1972, don Tosi era stato confermato Superiore e nominato Rettore del Convitto Municipale di Desenzano dal vescovo di Verona. Io per la mia carica facevo parte

della Direzione, e don Pretto, che era Direttore, era disposto a far s che rappresentanti degli studenti entrassero in Direzione, mentre don Tosi non era daccordo. Ricordo la sua lettera che diceva pressappoco cos: Tu devi resistere, perch loro hanno sempre partecipato a tante cose, ma nella Direzione non possono avere valore di voto. Io li ho sempre sentiti e ascoltati, ma la Direzione che guida la parte morale* . Fu fortunato che la contestazione non lo trov presente. Fu anche criticato nella Pia Societ. C qualcosa che lo ha colpito, che gli rimasto impresso su don Tosi? Da una parte, lo spirito goliardico, soprattutto nel linguaggio. Dallaltra, la sincerit che traspariva. E poi, il fatto che riusciva a sistemare tutti gli allievi, almeno i primi. Con le conoscenze che aveva, non aveva bisogno di cercare, perch chi laveva conosciuto si rivolgeva a lui per chiedergli se avesse qualcuno bravo da mandargli. Ricordo che veniva rimproverato per il fatto che sembrava non farsi mancare nulla, ma non lo faceva certo per se stesso: viaggi sempre ovunque, ma solo per ottenere contributi per la causa del Collegio. E quello che si vede, lha fatto tutto lui!

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State ancora gridando, ingiungendo, occupando? Non avete infranto niente perch sapete che le cose costano e perch siete figli di buona gente. Da noi non c proprio nulla da occupare: non c un letto libero n un posto vuoto a tavola, anche se in chiesa se ne trovano sempre Qualcosa avete tentato di fare e nessuno vi rimprovera il proposito di incunearvi nella vita stessa della nostra Istituzione per divenirvi parte viva e corresponsabile. [] Se sapessi cogliere, anche in questi conati, la sincera volont di rendere pi apprezzabile e salda la nostra grande Casa, saprei comprendervi.
Don Tosi, chiacchierata di primavera, 6 aprile 196912*

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Il padre e il direttore: due volti


Intervista a Carlo Fornal, Presidente del CdA di Marco Caneva Ricorda qualche lato del carattere di don Tosi che lha particolarmente colpita nel periodo in cui lei era studente? Ritengo che la sua domanda sia volta ad evidenziare calche aspetto della personalit di don Tosi. Se mi riferisco allesperienza di studente devo dire che il mio rapporto non fu facile, perch dopo percorsi tranquilli, ogni tanto, scattava qualche cortocircuito. La causa era da ricercare nel fatto che ritenevo fondamentale la mia libert personale, per cui mi trovavo non infrequentemente in contrasto con le linee di don Tosi direttore. Non ero il solo. Perch occorre distinguere fra il don Tosi quasi libertario degli incontri amicali, il don Tosi padre, e il don Tosi direttore. E chiaro che il rapporto studente e istituzione necessariamente sfuocato. Don Tosi sentiva forte il senso della paternit. In questa dimensione sapeva ben rapportarsi alle singole individualit, essendo molto comprensivo e generoso. Basti pensare che, agli inizi del Collegio, and a raccogliere gli ex allievi di Verona i quali dopo le disavventure di guerra, lager, clandestinit, si erano dati per vinti ed erano ritornati o stavano tornando al lavoro nelle famiglie o presso terzi. Si preoccupava dei suoi allievi, che lui
12 Lintervistato cita il messaggio di don Tosi da cui ricavo questo brano come la risposta migliore e completa sul tema contestazione degli studenti proposta dallintervistatore, e invita alla lettura dellintero testo (nota del curatore.).

paternamente chiamava figli, quando erano in difficolt. Li seguiva anche quando, per varie ragioni, lasciavano il Collegio. In lui era prevalente la spinta sentimentale che non riusciva sempre a soggiogare con la razionalit. Don Tosi, molto attento nel rapporto personale alle individualit, tendeva a semplificare quando da padre diventava direttore. Non lo diceva, ma pensava che un buon condottiero non pu essere messo in discussione. E tale egli si sentiva, essendo noi suo piccolo esercito nella battaglia assai impegnativa che aveva abilmente e generosamente intrapreso, per rilanciare gli ideali del don Mazza in una societ che stava rinnovando e che tra tanti compiti si era dato quello di far accedere agli studi anche i giovani intellettualmente dotati, ma privi di mezzi. Don Mazza, questa la sua giusta tesi, aveva anticipato la Costituzione di quasi un secolo e mezzo. Questa fu la sua intuizione: era lo stato che doveva riconoscere il Collegio universitario Don Mazza e fornirgli i necessari mezzi economici per il suo funzionamento. Noi eravamo cresciuti al S. Carlo di Verona con una visione tradizionale della Provvidenza, e ci stupiva linnovativa impostazione di don Tosi, il quale affermava che era dovere costituzionale dello stato riconoscere il Collegio Don Mazza che accoglieva studenti dotati intellettualmente, ma privi dei mezzi necessari per affrontare il percorso universitario. Il riconoscimento doveva comportare anche lerogazione di contributi economici adeguati per il funzionamento del Collegio. Sempre di Provvidenza si trattava, perch c anche quella proveniente dalledictum principis. In questo caso aveva operato alla fonte nel momento della formazione della Carta Costituzionale. Noi studenti seguivamo lintensa attivit di don Tosi sempre in movimento tra Padova, Roma e Verona, sempre presente negli incontri ufficiali per far conoscere liniziativa e le prospettive mazziane in modo da ampliare la cerchia degli amici ed estimatori. Certo, se ammetteva che ci si poteva sottrarre al padre non pensava neanche lontanamente che si potesse mettere in discussione il Direttore . A questo livello affiorava in don Tosi la tentazione autoritaria e nascevano i conflitti. Portate a giusta distanza nel tempo molte cose si misero a fuoco ed allora emerse lopera grande che aveva intrapreso e portato a conclusione. E difficile comprendere come sia riuscito a dare stabilit alliniziativa mazziana in Padova in soli sei anni. Don Tosi, vale la pena ricordarlo, era stato considerato dal vescovo del tempo pietra da scartare per lattivit pastorale a causa delle non buone condizioni di salute. Da qui la sua destinazione allIstituto Don Mazza nel quale entr come padre spirituale nel 1946. Dopo due anni era a Padova, in Via Umberto I, ove aveva ottenuto, con il determinante intervento di Mons. Albrigi, una sede per il Collegio messa a disposizione da una societ alluopo costituita e finanziata da alcuni ex allievi. Contemporaneamente

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si impegna per la costituzione della fondazione e del riconoscimento della stessa in Ente morale. Ottiene il decreto del Presidente della Repubblica nel 1954. Si era mosso attivamente per individuare ed acquisire una nuova sede per il Collegio, essendosi ben presto dimostrato insufficiente il palazzo in Via Umberto I. Ottiene dallo Stato il complesso S. Marco in Via Savonarola, lo ristruttura e realizza i nuovi corpi residenziali. Gli studenti possono entrare nella nuova sede sempre nel 1954. Tutto in sei soli, ma intensi anni e senza alcun mezzo economico disponibile in proprio. A queste opere si aggiungono il nuovo Collegio - convitto in Via S. Carlo a Verona, oltre alla residenza universitaria. Per don Tosi il Collegio non era una semplice residenza per affrontare gli studi universitari, ma, doveva essere un centro di formazione spirituale e culturale per una pi completa preparazione dei giovani studenti. Per lui doveva essere anche di pi, una famiglia. Inutile sforzo era quello di cercare di fargli comprendere che era unesagerazione che sconfinava nella finzione. Certo noi lo vedevamo come colui che ci aveva consentito di poter accedere agli studi universitari in pienezza, ed a quel tempo non era cosa di poco conto. Cosa pensava don Tosi delle contestazioni degli studenti negli anni 70 e come reagiva di fronte a queste?* Il rapporto don Tosi - studenti in quegli anni non lo conosco se non per quello che emergeva nel Consiglio di Amministrazione, nel quale entrai, chiamato da lui, nel 1971... solo per qualche mese... Questa per unepoca complessa allinterno della quale non pi isolabile il discorso rapporto don Tosi - studenti. Tale rapporto deve essere inquadrato nel contesto generale ed in quello pi diretto della Pia Societ. Bisogna tenere presente che in quel periodo, gli anni di piombo, nella stessa struttura ecclesiastica si incrina una compattezza preesistente. Questo succede anche allinterno della Pia Societ che a quellepoca era ancora molto giovane. I sacerdoti erano divisi fra la posizione di apertura globale alla contestazione e quella di conservazione dellistituzione. La domanda andrebbe quindi ampliata, vista in un contesto pi vasto, almeno per la parte che ha avuto la Pia Societ in questa vicenda. Nel 1969 si tiene il Capitolo della Pia Societ per lelezione del Superiore e dei membri della Consulta, organo di governo. Don Tosi nella sua qualit di vicario era subentrato di diritto a Mons. Albrigi che era deceduto. Inaspettatamente per lambiente esterno, don Tosi non viene eletto e gli succede nella carica don Carlo Avanzi.

Nello stesso anno, se mal non ricordo, viene nominato Direttore del Collegio universitario don Luigi Pretto, il quale asseconda la spinta per il riconoscimento dei movimenti studenteschi e delle loro istanze. Don Tosi rimane solo presidente del Consiglio di Amministrazione del Collegio. Gli studenti si trovano davanti direttamente don Pretto, indirettamente don Tosi. Il primo come direttore e dalla massima apertura, il secondo come Presidente del C.d.A., ma poco disposto a sentir porre in discussione le tradizionali concezioni della mazzianit. Egli sentiva lobbligo di rispettare e far rispettare gli statuti per fedelt ad una idealit mazziana che gli apparteneva e poi per la dipendenza dal contributo dello stato. Questo veniva erogato per le finalit specifiche del Mazza che dovevano essere rispettate in s e per losservanza dello stesso dettato Costituzionale. Quindi don Tosi dovette prendere delle posizioni ufficiali piuttosto in controtendenza rispetto allandamento del tempo. Comunque egli, non essendo pi direttore ma solo presidente del C.d.A., non aveva un rapporto diretto con gli studenti. Forse il suo limite stato quello di non aver esaminato se in tutto quel tafferuglio di nebulosit e di violenza non si poteva trovare un filo da cui cominciare a fare gomitolo per inserire qualcosa di nuovo. Forse per apportare innovazioni che non comportassero la destrutturazione dellistituzione. Come accade in queste vicende, si dovette arrivare alla crisi dellistituzione per poi riprendere, non senza difficolt, un cammino pi sereno. Ricorda qualche aneddoto particolare su don Tosi? La vita del Collegio era molto vivace anche per la presenza di studenti in et che avevano sperimentato la guerra e la prigionia acquisendo personalit molto forti. Ricordo che don Tosi organizz dei corsi interni di teologia e morale. Docente, naturalmente, non poteva che essere lui. Alla fine di una delle prime lezioni un nostro compagno chiese dei chiarimenti. Uno dei presenti espresse la sua meraviglia perch quello che aveva detto il padre era testuale (cio letto). Scoppiarono le risa e don Tosi ne addoss la responsabilit allinterrogante, nei confronti del quale adott una pesante sanzione disciplinare. Il gruppo di soccorso si riun ed indisse pubbliche cerimonie funebri in morte delle libert. Furono affissi avvisi, listati a lutto e concettosi, per tutto il Collegio con indicata lora del funerale. Questo fu celebrato da uno dei maggiorenti ed il corteo percorse tutti i corridoi per arrivare alla sua conclusione in sala. Per tutta la casa si diffusero le melodie funebri gregoriane, ma con parole italiane preparate per loccasione. Il provvedimento disciplinare fu oscurato.

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Lo potr prendere una tremenda tentazione: quella di gridare alle mille ingiustizie e di lasciarsi gettare nella piazza dallimpeto dei poveri, degli scontenti, dei tribolati. Questa corsa gli riuscirebbe facile e lansia di cercare subito e senza attese le bandiere pu anche renderlo impaziente e farlo balzare al suo posto per metterlo sulla strada dei violenti che vogliono travolgere ingiustizie per prepararne delle altre pi gravi e nefaste.
Don Tosi, conversazione rivolta agli studenti in assemblea generale, 1 gennaio 1957 4

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Una posizione diversa dalla mia


Intervista a don Luigi Pretto, membro della Pia Societ e successore nella direzione del Collegio di Rino Modonutti don Tosi Posso testimoniare la sua grandezza e la grande positivit di una figura forte, imperativa, affascinante, capace di attirare intorno a s persone (studenti e non solo), energie, risorse. Senza don Tosi il Collegio, cos come oggi si presenta, non esisterebbe. Primi contatti Ricordo di aver conosciuto don Tosi quando ero ancora studente a Verona: si tratt di una conoscenza superficiale anche a causa della sua presenza soltanto sporadica in Collegio a Verona, della quale conservo perci soltanto ricordi vaghi. I rapporti si fecero pi intensi quando egli fu incaricato dal Superiore della Pia Societ come responsabile della comunit di coloro che si avviavano a essere preti mazziani. Ricordo come fin dallinizio emergesse tra me e lui quella differenza dindole e di pensiero che ci avrebbe pi avanti portati a confrontarci in maniera franca e anche aspra su diversi aspetti, in particolare della gestione del Collegio di Padova, alla direzione del quale io sostituii don Tosi, divenuto Superiore della Pia Societ.

Le posizioni di don Tosi da un lato e le mie dallaltro si allontanarono proprio negli anni Sessanta, quando il dibattito e il fermento che animavano tutto il mondo culturale e politico si facevano sentire anche allinterno del Collegio. Su questa istituzione le idee che animano il direttore e il fondatore superiore si rivelarono molto diverse. Lidea di don Tosi sul Collegio universitario Il Collegio secondo don Tosi si presentava come qualcosa di estremamente strutturato in ogni suo momento: ne erano esempio i corsi interni obbligatori che si erano estesi anche al periodo estivo. Si trattava di un Collegio che intendeva offrire un progetto ben definito e, appunto, strutturato di formazione e di crescita, al quale chiedeva di aderire: quelli erano i valori, quelle le forme e i modi in cui si articolava la proposta del Collegio e lo studente, entrando, accettava questo progetto e ad esso si uniformava. Insomma, un Collegio pensato come un blocco ben definito che si proponeva come presenza forte e significativa ad alto livello, come soggetto forte di una comunit lato sensu politico culturale, di una societ. Diversa lidea di don Pretto Per me la componente della formazione dellindividuo era la necessit prevalente. Il Collegio doveva (e deve) essere per me un luogo in cui allo studente si offrisse la possibilit di esprimere al meglio la sua individualit; nel quale lo studente potesse trovare gli strumenti e le occasioni per poter realizzare con completezza e in totale autonomia la propria personalit; unistituzione che quindi prevedesse e accettasse la possibilit di accogliere al suo interno posizioni ideologiche e culturali diversificate, anche confliggenti tra loro e diametralmente diverse dai valori che avevano animato il suo sorgere. Lo spazio in cui questa divergenza profonda si manifest fu lassemblea degli studenti e il suo ruolo. Lassemblea degli studenti secondo don Tosi e quella secondo don Pretto Fin dalla sua nascita il Collegio prevedeva unassemblea degli studenti interpretata da don Tosi come occasione offerta dalla Direzione e dal Direttore per comunicare agli studenti lo stato di unopera in fieri quale allora era il Collegio; per far sapere agli studenti verso quali stra-

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de si muoveva il progetto mazziano; per far conoscere con chiarezza agli studenti quali fossero i valori e le idee che quel progetto animavano. Don Tosi considerava lassemblea un luogo in cui comunicare, non un luogo in cui discutere ed eventualmente decidere. Tuttaltre direzioni seguiva il mio pensiero, che vedeva nellassemblea non solo un luogo di discussione, ma anche uno spazio, nel quale potevano venir formandosi le decisioni che avrebbero indirizzato la vita del Collegio, inteso come qualcosa di fatto e pensato dagli studenti con coloro che erano, per cos dire, depositari delle linee guida dellistituzione. E riguardo alle dimensioni del Collegio? Come noto don Tosi, anche in risposta a una domanda molto forte, aveva reso molto ampio il numero di posti disponibili e aveva anche progettato una cittadella universitaria in grado di accogliere ben cinquecento studenti: ancora un progetto in linea con un Collegio inteso, come sopra si detto, come istituzione strutturata che si propone a livello alto sulla scena sociale con caratteri e valori ben definiti ed identificabili. Un Collegio cos grande non era chiaramente compatibile con una visione come quella mia di una crescita personale, individuale, di coscienza, per la quale servono tempo, silenzio, profondit. Il nucleo di fondo della divergenza resta come si pu vedere sempre il medesimo: un Collegio capace di aggregare, raccogliere, di radunare, per poi proiettarsi allesterno nella sua compattezza; o un Collegio di coscienza, di aiuto alla crescita degli uomini nel loro se stessi, di partecipazione a unidea, meditata anche attraverso, se necessario, la contrapposizione ad essa? Un aneddoto prima di salutarci Tengo a mettere in evidenza lumanit della persona don Tosi. Faccio un esempio in qualche modo estremo: un ragazzo espulso e il giorno dopo contattato da don Tosi, disponibilissimo ad aiutarlo in ogni modo. Il segno di unumanit calda a completare il quadro di una personalit complessa e capace di portare una presenza molto significativa e altamente meritoria.

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I ricordi di (due) sostenitori

1952, prima edizione dei corsi estivi a Bressanone. Si riconoscono al centro: De Gasperi con la moglie, il Magnifico Rettore G. Ferro, il prof. Trabucchi, il sindaco De Jaco, C. Fornal, L. Concheri (nella foto, esattamente sotto la moglie di De Gasperi).

Preparati, devi convincerti che non ti pi oltre consentito, tanto meno nellavvenire, di tenerti estraneo e assente da impegni sociali e politici. Chi lo fa volutamente, per egoismo nefasto o per capricciose manifestazioni del suo orgoglio vulnerato, si associa ad un male che non pu non coinvolgere la sua coscienza di uomo e di credente.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964

Unautorit politica
intervista al senatore Luigi Gui, Ministro dellIstruzione di Davide Barbieri Come ha conosciuto don Tosi? Ho conosciuto Don Tosi quando ero un parlamentare nelle fila della democrazia cristiana; ho partecipato allapertura del Collegio nellattuale sede di via dei Savonarola e ho assistito al suo sviluppo notevole con il passare degli anni. In quel periodo i collegi universitari erano pochi e per lo pi religiosi. Luniversit di Padova doveva ancora svilupparsi e iniziava in quegli anni a ingrandirsi: liniziativa di Don Tosi rispondeva ad una necessit che di anno in anno diventava sempre pi pressante, cio quella di dare alloggio e favorire la presenza di studenti che frequentavano luniversit a Padova, ma che provenivano dalle province vicine o addirittura da altre regioni. Cosa lha colpita di pi della figura di don Tosi? Ho stimato tantissimo la passione e limpegno con cui si dedicava allassistenza e alla formazione degli studenti. Uno slancio appassionato per il suo Collegio e una grande intelligenza sono sicuramente i tratti del suo carattere che pi mi sono rimasti impressi. Ha mai avuto scontri, magari ideologici, con don Tosi? No, assolutamente no, anzi quelle volte che sono intervenuto nel vostro Collegio, sempre su tematiche riguardanti listruzione, tra le posi73

zioni mie e quelle di don Tosi si verificata molta pi vicinanza che non tra le mie e quelle degli studenti! Secondo lei, anche come padovano, come si pu definire il rapporto del Collegio con la citt? Io lo ritengo un rapporto ottimo, anche perch il Collegio unistituzione formativa che offriva e offre un livello culturale e morale molto alto. Don Tosi era un sacerdote appassionato, molto sensibile alle esigenze di quel tempo, in cui lItalia, uscita dalla guerra in maniera disastrosa, riesce a rialzare la testa anche grazie a iniziative come quella del Mazza, dando lopportunit a giovani senza grandi mezzi finanziari di raggiungere la laurea e ottenere magari posti di prestigio. Quali erano le grandi differenze tra il Collegio Don Nicola Mazza e i vari collegi universitari che iniziavano a essere creati in quel periodo? Il Mazza non forniva solo un alloggio, ma dava anche una ulteriore formazione prima di tutto religiosa e morale e poi anche scolastica. Si respirava uno spirito di dedizione ai giovani che era sostenuto con tutta la forza da Don Tosi. E lidea di un Collegio femminile era stata prospettata da Don Tosi? Il problema era stato messo sul tappeto, anche perch con lapertura delluniversit e le riforme dellistruzione, alla quale anchio in parte ho contribuito, il numero degli studenti universitari aumentava enormemente e di conseguenza anche il numero delle studentesse. A Padova esistevano gi collegi che fornivano alloggio a queste ragazze, ma non esisteva un corrispettivo del Don Mazza, con le sue proposte formative e soprattutto con una figura di direttore cos forte e appassionata.

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Di fronte alla realt spirituale e religiosa dei giovani primo anelito della nostra ansia apostolica e sacerdotale desideriamo che i nostri studenti si impongano con unassoluta coerenza: cristiani nella mente, cristiani nel cuore!
Don Tosi, inaugurazione XIV a.a., novembre 1962

Unautorit religiosa
intervista a Mons. Luigi Sartori di Maurizio Carboniero Quali sono e quali sono stati i suoi rapporti con il Collegio? Prima dellattuale sede, il Collegio era situato in un luogo pi vicino al seminario; presso il Collegio tenevo dei corsi di teologia e, poich il metodo per parlare agli studenti del Collegio era diverso da quello con cui si insegnava la teologia in seminario, i mazziani sembravano pi appassionati dei seminaristi. Attualmente vengo invitato saltuariamente a tenere conferenze in Collegio su tematiche inerenti la teologia. Che ricordo ha di Don Tosi? Non ho conosciuto in maniera personale Don Tosi, ma lho conosciuto come direttore del Collegio o per meglio dire come istituzione del Mazza. Ho avuto contatti semplicemente per organizzare le lezioni dei corsi che tenevo, e ho notato in lui unenorme passione per i giovani. Era esigente con loro riuscendo a farne emergere i veri valori fondamentali. Per questo posso affermare che Don Tosi stato il protagonista del dopoguerra padovano, ovvero della ricostruzione, non materiale ma spirituale. Che differenza nota tra il Collegio di ieri e quello di oggi? Il cambiamento il riflesso del cambiamento della mentalit generale. Io lo posso analizzare dal punto di vista teologico, in quanto si passati da una teologia prefabbricata, che si insegnava in tal modo da molto tempo senza innovazioni, ad una teologia che pone notevole attenzione ai grandi interrogativi delluomo. Inoltre oggi la teologia e la fede non sono pi un corpo estraneo, ma una voce che parla a tutti. 75

Questo si riallaccia alla vita del Collegio: gli studenti partecipano perch ci si confronta sui grandi temi che interessano a tutti. Cosa pensa dei giovani doggi? I giovani doggi sono caratterizzati dalla specializzazione: ognuno diviene esperto o addirittura un genio in un piccolo campo, ma questo lo porta a perdere la visione generale dei problemi e quindi allindifferenza. La religiosit al contrario un valore che fa da collante in quanto d la possibilit alluomo di uscire dal suo piccolo e affrontare i problemi generali salvando luomo dallo smarrimento. La microspecializzazione pu comunque essere vista come un fattore positivo perch linterdipendenza, ovvero il dover rivolgersi ad altri perch pi specializzati, favorisce la recettivit nei confronti dellaltro, la comunione e lumilt. Inoltre, dal mio punto di vista posso dire che Dio entra nella vita di tutti i giovani, anche di quelli che si professano atei, perch molti di questi si appassionano a valori elevati come la pace, la fraternit, la giustizia Di cosa hanno bisogno i giovani doggi? La vita del mondo doggi simile ad un supermercato: vi sono tante cose da poter scegliere ma non c una guida a cui ispirarsi. Cos anche i giovani, non avendo una guida, sembrano confusi. Proprio per questo se fossi un politico dedicherei il settanta per cento delle risorse alleducazione, che comunque dovrebbe essere rivolta anche agli adulti almeno fino ai quaranta anni. Ai giovani infatti occorre far capire i veri problemi e mostrare che vi sono delle mete da raggiungere. Per questo servono persone che incarnino i valori, come il Papa; ma ne servirebbero molte e pi vicine a loro. Un modo per far conoscere ai giovani persone di questo tipo sono le raccolte letterarie sulla vita di grandi uomini, come la leggenda aurea medioevale, scritta da un dominicano che riportava anche personaggi dellislam o orientali come Buddha. Queste persone, infatti, non devono essere per forza santi, ma semplicemente portatori di valori, figure amanti della verit o del fare il bene. Il catechismo della chiesa riesce poco a penetrare perch fondato tanto sulla filosofia scolastica e meno sulla vita di grandi uomini. Ad esempio si pu citare Don Bosco che faceva leggere ai giovani delle raccolte della vita dei santi. Il cristianesimo pu ricominciare dai giovani se viene visto non come cosa data ma come un rifiorire di passioni o come cammino verso la verit e risveglio della coscienza. Interrogativo finale: Cristo davvero vicino a noi?

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I ricordi degli allievi di ieri

Prima parte

Interviste realizzate da allievi di oggi

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Eravamo partiti da Verona con poche migliaia di lire in tasca come se si fosse trattato di venire in pellegrinaggio al Santo. Abbiamo passato il primo anno come se si fosse in un accantonamento. Quando si attendati non c tempo per fare i complimenti. Il secondo anno ha visto delinearsi una situazione salda quanto la nostra tenacia e dinamica quanto i nostri desideri. C stato del miracoloso, certamente.
Don Tosi, Discorso per linaugurazione dellanno accademico III, 19 novembre 1950*

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Bravi, buoni e corni bassi!


Intervista a Nicol Grubissich di Alberto Monese Cosa ricorda del primo incontro con Don Tosi, in quale occasione? La prima volta che incontrai Don Tosi ero ancora uno studente liceale e lui venne ad un incontro di giovani della parrocchia di S. Stefano. Mi impression per la sua fede entusiasta, tanto che ne rimasi molto colpito e lo ricordo ancora con ammirazione. Ne nacquero una amicizia e un rispetto molto forti, e posso dire che con il tempo mi affezionai a lui come ad un padre.

Come immaginava Don Tosi il futuro dei ragazzi e del Collegio a quel tempo? Nel 45, finita la guerra, molti giovani che erano stati allievi del Collegio erano tornati a casa avendo interrotto gli studi universitari a causa della chiamata alle armi. Don Tosi era molto preoccupato per questi ragazzi che non avevano la possibilit economiche per riprendere gli studi. In particolare molti abitavano in provincia e non avevano modo di recarsi assiduamente nella facolt di Padova. Don Bepi si impegn per offrire a molti di loro un alloggio, individuato in unala delledificio di San Carlo, cos che potevano andare e tornare in giornata da Padova: cos nacque un piccolo Collegio universitario. Il suo intento per era quello di continuare lopera di Don Mazza consentendoci di dare il meglio di noi stessi per riuscire particolarmente utili alla societ ed alla chiesa. Il suo motto era: Bravi,buoni e corni bassi!. E poi il Collegio si spostato a Padova... Gi, perch Don Bepi non sopportava una situazione pur sempre precaria: sognava di riaprire a Padova quello che era stato il collegino di via Ognissanti. Cos finalmente nellOttobre del 48 inaugurava la residenza di via Umberto: come era la vita nei primi passi dopo il ritorno a Padova ? Allinizio non fu certo facile! Il Collegio di Verona non aveva le risorse finanziarie per una tale impresa, ma Don Tosi non si scoraggi e grazie al suo carattere tenace e alla forza delle sue convinzioni riusc a far acquistare il Palazzo da quattro allievi facoltosi che si unirono appositamente in una societ dal titolo Pietas et Scientia. Pochi erano i denari di cui disponeva Don Tosi, ed egli amava ricordare che era giunto a Padova con poche migliaia di lire *; perci impegnava gli ospiti a versare un libero contributo mensile a seconda delle proprie capacit economiche chiedendo ad alcuni di loro qualche forma di collaborazione. Gi per dotare di un minimo di attrezzatura il Collegio aveva ottenuto dalla P.O.A. Pontificia Opera di Assistenza) trenta brandine per dar da dormire ai trenta cofondatori che con lui avevano occupato la sede. Per il vitto, inizialmente dato che il palazzo disponeva solo di una piccola cucina povera di attrezzatura, aveva ottenuto di ricevere il cibo per pranzo e cena dalla mensa del vicino Seminario vescovile.

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Ma non era una semplice residenza, giusto? No, infatti Don Tosi volle dimostrare subito a tutti, alla citt ed alle istituzioni, che in via Umberto non cera solo un palazzo dove gli studenti potevano trovare un alloggio, ma un luogo dove potevano crescere e maturare a livello umano, spirituale ed accademico. Per questo, oltre allimpegno allo studio, chiedeva agli ospiti come minimo anche un impegno spirituale quale la partecipazione alla S. Messa quotidiana, scherzosamente definita liberamente obbligatoria e alla recita del vespro. Nel caso di renitenza non mancava da parte del padre un richiamo talvolta bonario e talvolta anche severo. Don Tosi dimostrava un aspetto del clima familiare e del suo spirito paterno con il suo sollecito interessamento ai successi ed agli insuccessi dei suoi figlioli e alle vicende delle loro famiglie, con le quali cercava di trattenere un rapporto diretto. Per ottenere il massimo di considerazione del Collegio, Don Tosi cerc la collaborazione delluniversit e volle che la nostra carriera accademica fosse periodicamente revisionata da una apposita commissione di docenti universitari. Inoltre bisogna ricordare i suoi frequenti viaggi a Roma per avviare contatti fruttuosi con il Ministero della Pubblica Istruzione, e cos ottenne un riconoscimento ufficiale della sua opera. Con tutti questi impegni, riusciva a trovare del tempo da trascorrere con voi allievi? Certamente, Don Tosi era molto geloso dei suoi allievi, ai quali dava continua testimonianza del suo affetto paterno contribuendo cos a mantenere quel clima familiare che gli era caro e per il quale noi sentivamo il Collegio come una seconda famiglia. Ed ecco che amava pranzare e cenare con noi nel grande salone che diventava cos anche sala da pranzo, dove si sbrigliava spesso la nostra allegria. Un aneddoto che ricorda con particolare piacere ed uno che le pare riassumere lanimo di Don Tosi. La sua testimonianza costante era quella della sua fedelt agli ideali di Don Mazza, ma soprattutto del suo amore e della sua totale dedizione a Cristo e alla Chiesa, e questo lo faceva in ogni occasione: nei colloqui personali, nelle assemblee generali e nellindirizzarci i suoi scritti scherzosamente qualificati come encicliche. Ma a queste note di forte seriet bisogna aggiungere che valorizzava anche lo spirito goliardico e la fraternit che si era formata tra noi manifestando spes-

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so quello che forse era uno degli aspetti pi appariscenti del suo carattere e cio una espansiva giovialit. Ricordo al proposito che quando a tavola non capiva una barzelletta diventava pensieroso e si faceva spiegare nellorecchio il significato da uno di noi, per poi esplodere in una grassa risata accompagnato in coro da tutta la tavolata!

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Con un libretto mediocre non si entrer in questa casa, dove lo studio e la cultura dovranno essere la preoccupazione pi costante. Non sar questione duna corsa allottimo per un poco simpatico atteggiamento di superiorit. Si tratter, piuttosto, di saper sfruttare i doni di Dio nella maniera pi decisiva.
Don Tosi, Bollettino, 21-1 1-1949

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Un galantuomo autorevole
Intervista a Luigi Masutti di Daniele Panato In quali anni lei ha vissuto allinterno del Mazza? Dal 1952 fino ai primi anni di dottorato volontario. Quanti studenti eravate allinterno del Collegio? Circa 100 ragazzi. Cosa si ricorda di don Tosi? Era un galantuomo autorevole, perch ha dato anima e corpo alla

formazione dei giovani assecondando la causa di don Mazza. Faceva delle conversazioni formative con i giovani, insegnando loro la professionalit, la sincerit, la schiettezza: sue caratteristiche tipiche, utili per se stessi e per la societ. Era un grande lettore di testi religiosi e letterari e quindi un uomo di grande cultura che, anche se non laureato, sapeva sostenere dialoghi con professori e personaggi illustri del tempo. Che rapporto aveva don Tosi con lei e con gli altri ragazzi? Di collaborazione, di scontro? Di collaborazione difficile, perch si sentiva un super-genitore visto che doveva educare i ragazzi in tutti gli ambiti (lavorativo, familiare, religioso) Era molto esigente con i giovani: voleva che si vestissero ordinatamente, si comportassero educatamente, mangiassero educatamente per non sfigurare nella societ, perch da laureati dovevano essere persone autorevoli, persone credibili, rispettabili e dignitose. Se i giovani non erano vocati al sacerdozio, si preoccupava che dopo laureati si facessero una famiglia, per non perdere cos nessun attimo della vita. Era un uomo disposto alle occasioni di festa e, durante i festeggiamenti, era esuberante ed accettava con gusto anche gli scherzi gliene fecero molti). Non amava lasciare rapporti rotti con i ragazzi. Infatti, se aveva avuto qualche diverbio con alcuni mazziani, interni od esterni al Collegio, cercava sempre di ricucire ogni rapporto anche a distanza di anni (per esempio telefonando nel giorno del compleanno). Non voleva perdere nemmeno i ragazzi che riscontrando difficolt alluniversit lasciavano gli studi e di conseguenza il Collegio: per garantire loro una certa dignit e la possibilit di farsi una famiglia, offriva la possibilit di collaborare con il Collegio con incarico di esecutori, coadiutori, impiegati Che conquiste ha avuto il Collegio nel periodo in cui lei era al Mazza? Prima di tutto stata prodotta una schiera enorme di professionisti utili per la societ e molte leve utili per luniversit (si sono formati molti professori mazziani di fama nazionale ed internazionale). Ad esempio al Mazza si sono formati il professor Beschi (conosciuto per larcheologia classica), il professor Cracco tra i professionisti si ricorda lavvocato

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Fornal13 che, nel periodo durante il quale don Tosi era direttore, ricopriva la carica di presidente del consiglio damministrazione. Don tosi considerava i professori persone rispettabili, utili per il Collegio e maestri di vita per gli studenti. Per questo chiese loro aiuto per inserire il Collegio nella vita universitaria (ad esempio al professor Bianchi) e per reggere le sorti accademiche del Collegio, istituendo cos le commissioni universitarie e le revisioni accademiche. Le commissioni accademiche di quel tempo erano molto severe e vincolavano pesantemente la possibilit per gli studenti di restare in Collegio. Don Tosi, sempre spinto da uno spirito paterno, chiese ai professori di essere comprensivi durante la revisione con gli studenti che avevano avuto un intoppo nella carriera universitaria, dando a questi ragazzi una seconda possibilit. Attiv inoltre la presenza degli allievi esterni: studenti con minore difficolt economiche, che diedero linfa vitale alla vita del Collegio, perch partecipavano attivamente, come fanno ora, alle iniziative del Collegio. Don Tosi per coordinare il Collegio si avvalse di un consiglio di direzione allinterno del quale inser poi anche la rappresentanza degli studenti sia interni che esterni. Volle la tv allinterno del Collegio, ma deteneva il monopolio degli spettacoli televisivi : per esempio faceva vedere le rassegne storiche, da lui molto amate, tenute dal professor Cutolo. Permise ai giovani laureati che iniziavano la carriera universitaria da volontari, di vivere anche post lauream allinterno del Collegio. Nel periodo durante il quale don Tosi era direttore, il Collegio pass dei momenti difficili: mancarono le vivande per i pasti dei ragazzi e spesso per sopperire alla mancanza di cibo, venne in aiuto del mazza il Collegio Barbarigo. Il Collegio conobbe anche pesanti problemi finanziari che fecero pensare alla possibile chiusura del Collegio. Per fortuna un giorno, durante un consiglio di direzione, don Tosi ricevette una telefonata provvidenziale: una signora, morendo, lasci in eredit i suoi averi alla fondazione del Collegio don Mazza permettendo cos la vita del Collegio.

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cfr intervista corrispondente in questo testo (nota del curatore).

Come vi accolgo raggianti, ben lo sapete, quando tornate con i vostri voti trionfali e come scopro tanta commozione nel vostro sguardo felice. Quel voto lo stipendio che deponete sul mio tavolo e su quello di vostro padre. E la busta-paga che mettete nelle mani del capofamiglia.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

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Don-tosi
Intervista a Giuliano Zoso di Giorgio Pusceddu GP: Le porgo un semplice elenco di curiosit che mi vengono in mente pensando alla figura di don Tosi. Le cedo cos la parola: mi risponda come preferisce, anche con un discorso unico, aggiungendo pure qualsiasi considerazione, memoria, pensiero che crede possa essere interessante. Cosa si ricorda di don Tosi come educatore? Quali qualit/difetti lo caratterizzavano in questa sua fondamentale attivit? Don Tosi come sacerdote: cosa riusciva a trasmettere ai ragazzi della sua vocazione? Come avvicinava gli studenti alla sfera spirituale? Come vedeva don Tosi la partecipazione politica dei ragazzi in quegli anni di vivi fermenti sociali? Cera percezione dentro il Collegio della instancabile attivit sociale di don Tosi? Veniva vissuta e incoraggiata o criticata e snobbata la fitta trama di relazioni che don Tosi cre nella sua vita e che fu fondamentale per la realizzazione dei suoi sogni (il Collegio)? Don Tosi e la goliardia: cosa pensava il nostro sacerdote delle varie attivit ludico/ricreative/formative (processi, scherzi, sbrandi, feste,) attuate in Collegio? Si ricorda qualche situazione curiosa che vede don Tosi come protagonista ed degna di nota?

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Domanda alla Marzullo: don Tosi in 3 parole. Pensandoci bene, Don-tosi neanche ce laveva, un nome di battesimo. Era Don-tosi e basta, tuttinsieme. Don-tosi di qua, Don-tosi di l E quando lo fecero monsignore, Mons. Giuseppe Tosi, con lo zucchetto e i bordini rossi, ah! , che bruttura, che non senso: come mettere il velluto alla Land Rover In definitiva non era neanche il signor direttore, e tanto meno un amicone, come si usa adesso. Era un padre burbero e un po scanzonato, a cui potevi cantarla senza mancargli di rispetto. Perch sapevi che lui doveva sfangarsela da mattina a sera per darti il letto e da mangiare e te lo potevi immaginare quando con la sua grossa mole riempiva i corridoi e le sale daspetto del Ministero un incubo, doveva essere, lui e le sottane colorate che aveva attirato alla sua causa. E a cui faceva i salamelecchi quando la invitava in Collegio. E noi gi a spettegolare che se la faceva. Perch, se fosse servito a portar soldi in via Savonarola eh, non poi detto!!! Ma ti portava anche ministri e sottosegretari e deputati e gli faceva la riverenza, ma appena avevano voltato langolo, non che stesse a rompere perch li votassimo. Se li votavamo, meglio, perch no? Ma se non li votavamo, chissenefregava! E quando non era in giro per la questua, si impancava mattina e sera in refettorio. E raramente ti lasciava in pace. Sul pi bello o sul pi brutto, dipendeva da quel che ti aveva proposto Carlo, cominciava a battere il bicchiere, brandire il microfono, ostentare il vocione. Il pi delle volte si levava il coro possente: la Nina l malata e poi entrava in camera e poi suspence, prima di decidere che era il polso che le palpava E lui sornione aspettava che finissimo, ridendosela sotto i baffi, e poi, implacabile, ci tormentava coi suoi sermoni. Oh, se per questo, niente di dottrinale, cose pratiche, tanto a riempirci la testa ci pensavamo da soli e ci aiutavano molto anche i soloni della Patavina Libertas. Ognuno doveva fare il proprio dovere. E siccome allepoca eravamo bravi e poveri, poche parole bastavano. La spiritualit mi chiedete? Don-tosi aveva la spiritualit del fare. Marta, non Maria, questo sicuro. E a Maria, ci fosse stato, qualche rabbuffo lavrebbe anche mollato, pentendosi subito dopo, visto che Nostro Signore pareva pensarla un po diversamente Con questa spiritualit tutta sua, egli ha tirato su un Collegio mirabile e proprio nel momento in cui massimo era il bisogno. E ha allevato una schiera grande di persone, la stragrande maggioranza delle quali

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non si persa e si data da fare. E, cosa ancor pi notevole, non in Don-tosi che ha trovato la scusa per perdere la fede. Perch Don-tosi la presupponeva, ma non te la imponeva. E per quanto lo riguarda non la ostentava. E le debolezze ne facevano parte e ne venivano riscattate. Ma lavorare s, questo s. Inutile baciar pile e saltare esamiQuesto poi no. Meglio saltare il reticolato quando trovavi il portone chiuso, e ci lasciavi magari un po dei pantaloni. Ma gli esami erano esami. E me lo ricordo sempre. Durante le sessioni, te ne era andato bene uno, quello ti chiamava durante il pranzo, o la cena, e raccontava a tutti il voto che avevi preso e ti prendevi le pernacchie di tutti gli altri, che poi, i vigliacchi, facevano le ore piccole per renderti la pariglia *. E le matricole imparavano subito che l, quellomone, non aveva bisogno di farti le prediche. E chi era molle e complessato, andasse pure allAntonianum E si imparava tutti che, nel momento del bisogno, di qualsiasi bisogno, bussavi e non ti mandava via. Il burbero ti voleva bene. E se nel caso, ti difendeva. Cos poteva succedere magari che tu avessi litigato con un illustre e temuto barone e quello te laveva giurata e minacciava fulmini, saette ed espulsioni, ed era, o almeno si credeva, un benefattore del Collegio, e quindi si sentiva in diritto di andare da Don-tosi a chiedere lesemplare punizione o la convinta sottomissione, e Don-tosi ti chiamava e, mille miglia lontano dal rimproverarti, non ti chiedeva neanche spiegazioni, resoconti, non aveva tempo di pettegolezzi, lui, ti diceva soltanto: furioso, cerca di calmarlo. Amen. Lo so, Don-tosi, se ha modo di guardar gi, si star facendo la sua gran risata: ma che str. stanno facendo questi qua, perch era un tipaccio, lui, ah se era un tipaccio, mica facile prenderlo in castagna. Porti pazienza, Don-tosi. Sono passati trentanni e non ci siamo ancora dimenticati. E colpa nostra? Veda lei

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Avete mai pensato seriamente se tutto caso, o tutto volont dei parenti, o tutto calcolo, o tutto inclinazione, o tutto desiderio di lucro lesservi incamminati verso una professione invece che laltra o sentirvi intimamente e talvolta irresistibilmente portati verso una scienza invece che laltra?
Don Tosi, conversazione rivolta agli studenti in assemblea generale, 1 gennaio 1957 4

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STO OREMUS
Intervista a Giancarlo Conselvan di Serena Guariento14 Giancarlo Conselvan, mazziano dal 1 964 al 1 968, ora professore a Ragioneria. Che ricordo ha di don Tosi? Di don Tosi ho un ricordo positivo. A noi ragazzi piaceva: religioso a tutti gli effetti, non aveva per lo stile del Monsignore e si mostrava informale nel nostro contesto. Forse in fondo perch scattava la complicit tra maschi. E ai maschi erano concesse libert intellettuali che allepoca le ragazze non avevano. Don Tosi non faceva pesare la nostra presenza o meno alle funzioni religiose, daltronde sapeva benissimo che i ? degli studenti sbandavano a sinistra. Non aveva un aspetto mistico, ma piuttosto schietto. Aveva una vita sociale molto intensa e amava molto mangiare, anche nelle cene importanti ed ufficiali, e spesso tornava ubriaco. Era un tipico piasarotoda piazza), come si dice a Verona, dove la passeggiata in pieno centro tra Piazza delle Erbe e lArena costellata da bar in cui fare mille soste per laperitivo. Era perci robusto nel fisico, ma anche nella personalit: non aveva peli sulla lingua e, eternamente alla ricerca di finanziamenti, era capace di mandare a quel

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Estratto da S. Guariento, I l C i n e m a z z a c o m e p r e t e s t o , Casa Editrice Mazziana,

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paese il benefattore che tardasse a compiere il suo dovere. Sapeva sostenere le proprie idee ma accettare e rispettare anche quelle degli altri: cos cera un rispetto reciproco anche nei confronti delle idee sinistroidi di noi studenti. Alcuni aneddoti? Ricordo una domenica in chiesa, una commemorazione ufficiale, il clima mistico e festoso, gli addobbi ed i chierichetti. Uno di loro, lo studente Franco Gallina, aveva il compito quel giorno di preparare i segnalibri del messale per le Orazioni. Don Tosi stava con le spalle rivolte a noi e pregava in latino, con il microfono (era lepoca anteriore al Concilio). Ad un certo punto si fece silenzio e cominciammo a sentire il rumore delle pagine del Messale voltarsi sempre pi velocemente. Era don Tosi che, non riuscendo a trovare lorazione del momento (il segnalibro evidentemente non era al posto giusto...), sfogliava sempre pi nervosamente il Messale, finch sentimmo un Ma sto xxx.. de Oremus dove selo?. Inutile dire che il clima mistico si dissolse improvvisamente. Comunque il confine tra latmosfera del Collegio Di Intellettuali e la Caserma era vago. In una delle occasioni in cui il teatro fu dato in affitto ai ragazzi del quartiere, fu convocata addirittura la Questura. Ne avevano fatto richiesta i ragazzi di un Liceo, per festeggiare la fine dellanno scolastico, mentre noi mazziani eravamo in piena sessione di esami. I motorini cominciarono ad arrivare in Collegio uno dopo laltro, disturbando e innervosendo sempre pi noi che studiavamo nelle stanze. Probabilmente fummo tutti folgorati forse dalla stessa idea, perch da ogni finestra e da ogni piano degli stabili cominciarono a piovere uno dopo laltro sacchetti pieni dacqua che colpivano i liceali mentre arrivavano. Poi caricammo i motorini sullascensore: minacciavamo di farli precipitare. Ma tra i liceali cera anche il figlio del Questore, che fu colpito in pieno da un sacchetto e corse a telefonare al padre. Il quale chiam subito don Tosi. Ora dalle nostre finestre vedevamo schierati il Questore e don Tosi, che cominci ad urlarci di smettere. Come sempre egli dimostr di saper affrontare e gestire anche le situazioni di emergenza: lincidente fu risolto. Nei confronti del Questore ci giustific: Forse non stata una buona idea mettere insieme le due cose. Ci avrebbe difeso sempre e comunque, perch eravamo i suoi ragazzi. Ma alla sera in mensa arriv col microfono e ci sgrid arrabbiatissimo. Limpressione era di stare in una vera famiglia.

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Vi devo dire, per, che mi siete infinitamente pi presenti quando, pressoch solo, le stanze vuote ed i corridoi imbronciati mi rinfacciano la loro solitudine e reclamano operosit e vita. Mi riesce pi facile, allora, ripensarvi uno ad uno, nel sempre rinnovato tentativo di interpretare senza preconcetti la vostra mente e di afferrare il vostro cuore.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964

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IL MONSIGNORE
Intervista a Roberto Pasini di Serena Guariento15 Roberto Pasini, allievo dal 1 962 al 1 968, oggi architetto a Verona. Interpretava don Tosi nelle commedie messe in scena in Collegio. Qualche ricordo? In occasione della festa annuale dell 8 dicembre, linaugurazione dellanno accademico, venivano invitati i genitori: era ammesso mascherarsi in quel giorno, con cappelli e mantelli. Cercammo di proporre una alternativa alla festa delle matricole attraverso la creazione di commedie da presentare come attivit interna al Collegio. Era un teatro di tipo goliardico: componevamo testi che prendevano in giro don Tosi. Io interpretavo proprio la parte del direttore, perch ero preso per monsignore da tutti i visitatori! Ricordo una commedia incentrata sullo scambio di due persone con lo stesso nome: Elia Pedrotti ed Ela Pedrotti: per un gioco di equivoci la ragazza (Elia) riusciva ad intrufolarsi in Collegio. Don Tosi come direttore doveva decidere se accettarla o meno nellIstituto: si faceva finta di non capire perch tutti desideravano che rimanesse. Unaltra si apriva con lEremo di Costagrande (!): il personaggio preso di mira era don Tosi, con le tentazioni dei diavoli. Si prendeva in giro generalmente la sua personalit un po forte, quel suo essere costantemen-

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Estratto da S. Guariento, I l C i n e m a z z a c o m e p r e t e s t o , Casa Editrice Mazziana,

2004.

te in primo piano. Improvvisavamo nella recitazione come nei costumi; se dimenticavamo le parti recitavamo in play-back.

Quanta fatica ad interessarsi a quella scienza ed a quelle verit che non reclamano, nemmeno a lungo andare, stipendi! Dobbiamo reagire a questa pericolosissima tendenza che rivolta ad irridere la sapienza ed a manomettere, come merce di scambio, anche il pi sublime sapere!
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964*

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Fare squadra dopo la laurea


Intervista a Remo Gattazzo di Diego Franceschini Presentazione Sono Remo Gattazzo, professore associato di geometria delluniversit di Padova dal 1980. La mia permanenza al Mazza si verificata mentre ero studente di matematica, dal 1966 al 1969, con direttore don Tosi. Appena laureato sono rimasto sempre a Padova dapprima come ospite di casa Pio X, una residenza che il vescovo aveva messo a disposizione dei giovani laureati meritevoli a condizioni economiche vantaggiose. Dopo militare mi stato dato un posto di assistente ad ingegneria e dunque ho risieduto per alcuni mesi al Mazza come ospite, con direttore don Pretto, e poi sono tornato alla Pio X fino al 1971, quando sono diventato indipendente.

Come ha conosciuto il Collegio? Sono originario da Monselice ed ho conosciuto don Tosi attraverso il mio insegnante di religione, don Mario Zanchin, che era stato nominato vescovo di Fienza quando dovevo fare lesame di maturit. Don Tosi era molto interessato ad avere amicizie nel settore politico ed in quello ecclesiastico e questa sua caratteristica mi stata favorevole, visto che allora si doveva presentare insieme al curriculum una lettera di presentazione. Don Mario ha scritto molto bene di me e cos sono entrato da subito nel gruppo interno, cosa molto importante poich allora gli interni erano sostanzialmente ospiti gratuiti. Nel frattempo luniversit ha cominciato a dare le prime borse di studio, le quali venivano date per la maggior parte al Mazza, che non navigava in buone acque. Il primo periodo di permanenza stato abbastanza buono, cera uno spirito cameratesco, goliardico, ma non militaristico. Cerano scherzi, iniziazioni alla vita di studente, ma non pesanti. Venivano fatti con una certa benevolenza, in modo da inserire i giovani nel gruppo. Don Tosi guardava sempre, era molto attento a queste cose, concedeva che si potesse essere vivi e vitali, senza nulla transigere. Anche ora c un certo cameratismo, ma le leggende dicono che un tempo fosse molto pi spinto Si distruggeva il letto a qualche matricola, destate si lanciavano sacchetti dacqua dai piani alti, ma nulla di trascendente. A meno che tra le matricole non apparisse qualche personaggio particolare, come don Ferroni, che era matricola di lettere, gi sacerdote e che secondo le intenzioni di don Tosi doveva controllare la situazione, ma abbastanza strano che una matricola controlli gli anziani Comunque era uno che si dava molto da fare soprattutto in chiesa. Una giornata tipo dellepoca C da dire che allora cerano spesso problemi economici, di cui don Tosi ci rendeva partecipi. Infatti il Collegio si sosteneva su fondi provenienti dal ministero che qualche volta o arrivavano in ritardo o erano insufficienti. Questo preoccupava molto don Tosi, ma in quel periodo arriv la notizia di un lascito, una tenuta a Tregnago, poi venduta. E questo lo tranquillizz e gli diede motivo per insistere affinch quelli del Mazza fossero orgogliosi, avessero una marcia in pi, cio avessero le capacit e soprattutto lobbligo di farle valere, anche perch allora quasi tutti non potevamo contare sulle disponibilit economiche delle famiglie.

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Quanti studenti aveva il Collegio allora? Cerano circa 120 studenti interni, di cui 30-40 matricole, una trentina di seminterni al paramatti e solo molto pi tardi stato comprato ledificio di fronte. Avevamo lobbligo di andare a Messa alla sera: se uno sistematicamente non ci andava veniva convocato. Ed ogni anno lui faceva il colloquio, simile alla revisione. Avendo tutte le carte davanti, diceva che queste sono importanti poich permettono di andare avanti nella societ, ma che lui voleva conoscere la persona, voleva studenti convinti da un punto di vista cristiano e sociale. Di solito veniva fatto alla sera e ricordo che esordiva guardandoti negli occhi e dicendo: Tu sei questo e questo, ma tu sei mio amico?Ma ti vedo poco in Collegio, a Messa. Nelle vicinanze delle votazioni, voleva poi che il Collegio si facesse promotore di persone che poi sarebbero state vicine al Collegio e questa era forse la cosa meno simpatica, ma non la cosa pi importante. Quello che aveva di buono e caratterizzante era un carattere forte, estroverso, che cercava di lanciare le persone, quasi con spirito di sfida: per lui era quasi illogico che uno rinunciasse avendo qualche possibilit in qualsiasi settore. Quello che si chiedeva alle riunioni degli ex-allievi era come fosse possibile che studenti di altri collegi riuscissero a fare squadra anche dopo la laurea mentre quelli del Mazza non avessero uno spirito di aggregazione tale da incidere di pi sulla societ. Questo gli dispiaceva abbastanza. Nei primi anni 70 molti mazziani si sono inseriti nelluniversit, ma nei settori produttivi privati non c stata la creazione di una catena di conoscenze Poi don Tosi aveva una fortissima, sanguigna vocazione religiosa. In che senso sanguigna? Nel senso che in occasione di una Pasqua, visto che era disponibile padre Marcozzi, che aveva fatto studi sulla Sindone, tutti i presenti in Collegio dovevano andare tre giorni in ritiro, dufficio. Sono stati esercizi spirituali con conferenza al mattino, funzioni al pomeriggio e meditazione alla sera. E poi ad Avesa ci ha portati col pulmino e per tornare dovevamo arrangiarci, ed a me i soldi son bastati al limite. La meditazione era molto in discussione poich avevamo scoperto che a 1 km cera una bettola dove si poteva gustare reciotto, soppressa e grana per i pi fedeli Inoltre per Natale e Pasqua mandava lettere molto provocatorie,

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del tipo: unimmagine con scritto Vedi? Cristo morto anche per te, cosa fai per esser degno di tale sacrificio?. E poi aveva qualche problema di salute, ma se non stava male era sempre con gli studenti. Durante i pasti chiamava vicino a s studenti sempre diversi per coltivare i rapporti. Che attivit cerano in quel periodo in Collegio? Cerano corsi dinglese, I e II livello, poi un corso dascolto. Si poteva suonare il pianoforte, cera un cineforum, dove il film serviva da introduzione ad un dibattito su un tema. Non cerano solo film seri, ma anche allegri, magari per parlare dei problemi dei giovani. 96 Aveva dei collaboratori don Tosi? Allora cerano don Armando per gli esterni, don Damiano per gli interni e don Ferroni che si preoccupava delle varie attivit formative. Don Armando e don Damiano era provetti giocatori di carte e rimanevano nel bar anche fino a mezzanotte, mentre don Ferroni era sempre in giro. Cerano poi i due fratelli Gioved che erano factotum ed aiuto cuoco, e cera Carlo Bottaro, segretario personale di don Tosi, che faceva un po di tutto: dallorganizzazione dei corsi estivi alla consegna dei volantini politici. Inoltre cerano gli amministratori, il contabile rag. Rossi, portiere della squadra di calcio, e Concheri, che era plenipotenziario, dalla segreteria allamministrazione [Vedi interviste corrispondenti in questo testo]. Come potrebbe definire lo spirito del Collegio del tempo? Oltre allo spirito cameratesco, cera uno spirito competitivo, cosa che non cera negli altri collegi. Avveniva un notevole scambio di informazioni tra gli studenti: si riferivano le domande degli esami e ci si interrogava o si studiava insieme. Adesso, venendo l per la revisione, vedo che in Collegio si continua cos, forse con molta meno grinta, ma vedo che ora nelle aule non c impegno, non c riflessione su quanto viene fatto, sui propri errori, non c confronto nello studio, negli obiettivi *. Nel mio stesso periodo cera in Collegio A. Pascolini, un tipo estremamente brillante, giovane, proveniente dal liceo classico, con grandi idee su tutto, molto propositivo ha avuto molti scontri dialettici con don Tosi, ha avuto con lui un rapporto spumeggiante.

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B. Guariento con Gaetano Rossi

Don tosi ha avuto tutto lottando, sgomitando: si diceva che cerano simpatie e antipatie col mondo politico, ma personalmente non ho mai visto nulla. Con gli studenti era poi molto schietto, ma bonario.

Per questo il giovane mazziano poggia volentieri i suoi gomiti sul rozzo tavolo, non disdegna il cibo parco e talvolta grossolano della mensa dei genitori e dei fratelli: [] e non arrossisce mai allumilt dei suoi natali. Non vuole diventare un ricco. Non saffatica negli studi per raggiungere una posizione che gli garantisca qualcosa che vada oltre ad una onesta e cristiana agiatezza.
Don Tosi, conversazione, 1 gennaio 1957* 4

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Una persona diretta


Intervista a Augusto Corsini di Alberto Montresor Il Collegio era Il Collegio era una comunit, dove si faceva vita di comunit. Cerano molti incontri che ci permettevano di stare insieme, uniti, e anche per mangiare a pranzo, ci ritrovavamo in mensa tutti nello stesso momento. Don Tosi era Un uomo responsabile dei compiti educativi e didattici assegnatigli. Autoritario, non perch lo fosse di suo, ma perch noi allievi gli riconoscevamo questa autorit. Poco prodigo di elogi, una persona diretta, che non le mandava a dire. Ignorava la mediocrit, voleva il meglio da ognuno, per questo non ci ha mai abbandonato nel nostro percorso universitario. Poneva i migliori come esempio e tentava di far recuperare i peggiori. In ogni situazione cera sempre qualcuno che potevamo seguire. Ci ha reso orgogliosi del nostro senso di identit e del nostro essere mazziani, prescelti in una istituzione ...fondata per raccogliere ed educare quei giovanetti poveri .... (Don Nicola Mazza, 1844) *.

Ha posto in noi degli ideali e dei valori che andavano oltre lobiettivo effimero della laurea, e ci ha dato una formazione di vita. Alla laurea mi ha spronato a mettere a frutto quanto appreso, il modo migliore per onorare listituzione che mi aveva seguito nei 6 anni di universit. Don Tosi infatti dopo la laurea non ci chiedeva niente al di fuori della nostra affermazione nel lavoro. Dopo la laurea regal a tutti un vangelo.

99 Peccato che questo ragazzo non possa studiare!. E stata questa esclamazione delle nostre maestrine a metterci la rivoluzione nel cuore. [] Noi volevamo studiare anche se il pap e la mamma tentavano di persuaderci che queste cose non erano per noi. Perch non erano per noi? Siamo perci convinti di lavorare per attuare anche nel nome della cultura quella giustizia sociale che lassillo di tante anime nobili e generose.
Don Tosi, Discorso per linaugurazione dellanno accademico III, 19 novembre 1950

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La gigia di don Tosi


Intervista a Antonio Mancini di Armando Mancini Per cominciare, in che anno sei entrato a far parte del Collegio Don Mazza? Sono entrato a ottobre del 1969, quando frequentavo gi il secondo anno del corso di laurea in Lettere moderne, e sono rimasto allievo del Collegio fino alla laurea, cio fino a luglio del 1972.

Quando sei entrato in Collegio, don Tosi era ancora Direttore o si era gi ritirato? Io e molti altri studenti di quel tempo don Tosi lo abbiamo visto di passaggio, ogni tanto veniva qui in visita e lo si vedeva in incontri e conferenze. Forse lui era pi presente a Verona, perch la casa madre del Collegio gravitava a Verona. Non ho mai parlato personalmente con lui, ma ora, a trentanni di distanza, ho ancora limmagine di un parroco di campagna energico, sanguigno, autorevole. Nonostante non fosse sempre presente, durante le sue visite avvertivi comunque il suo carisma? 100 Don Tosi ha sempre avuto carisma, come tutte le persone che hanno polso; e questo carisma cercava di trasmettercelo; per noi studenti era un mito e uno spauracchio allo stesso tempo. Per lui si aveva un atteggiamento di riverenza, timore e allo stesso tempo affetto, questultimo esemplificato dallesistenza dellinno del Collegio, battezzato La gigia di Don Tosi, che molti della mia generazione conoscono ancora a memoria. In Collegio si avvertiva limpronta, linput, la mentalit, lo spirito dati da don Tosi? Credo che lo spirito di don Tosi ci sia ancora oggi, ovvero lo spirito mazziano rimasto inalterato. Certamente dopo la laurea ho perso i contatti, comunque gi da qualche anno ho ripreso a frequentare nuovamente il Collegio come ex-allievo, perch lo spirito mazziano improntato da don Tosi lo porti con te per sempre, e questo valso per la mia generazione ma penso che anche per la tua sar certamente cos. Io ho interpretato lo spirito mazziano cercando di stare dalla parte dei pi deboli. Don Tosi che rapporto aveva con gli studenti? Come era la dialettica fra le due parti? Il ricordo che ho di don Tosi quello di un padre che qualche volta quando bisogna rifila qualche scappellotto, dimostrando cos laffetto che ha, per cui il suo fare burbero denotava anche il suo attaccamento, la sua attenzione e la sua responsabilit che sentiva nei confronti dei giovani. In questo mi verrebbe da confrontarlo con altri famosi educatori, come don Milani. Don Tosi voleva insegnare agli studenti lo spirito

di servizio, di altruismo che tutti noi mazziani abbiamo acquisito e portato avanti in questi anni. Durante la permanenza in Collegio, hai avuto modo di parlare con allievi o ex-allievi che hanno vissuto in prima persona il rapporto con don Tosi? Su questo non ho ricordi, anche perch tutte le mie conoscenze erano miei coetanei, quindi annate che non avevano conosciuto personalmente don Tosi. Si sempre evidenziato il fatto che don Tosi seguisse i suoi allievi anche una volta usciti dallambiente del Collegio, che fosse loro vicino come amico nelle difficolt della vita. So che ha celebrato le nozze di alcuni ex-allievi, per esempio. In merito, quali sono le tue impressioni? Questo fa parte dello spirito del Collegio; un mazziano resta tale a vita. Per cui questo significa che per tutte le fasi importanti della vita di una persona si fa riferimento a questa esperienza e alle sue figure cardini. Il fatto che don Tosi celebrasse matrimoni di ex-allievi dimostra la sua attenzione per la vita del mazziano anche dopo luscita dal Collegio. Che rapporto ha avuto don Tosi con il 68, con la contestazione studentesca? Effettivamente erano anni turbolenti, tuttavia il Collegio e don Tosi non hanno mai avuto atteggiamenti censori; potevamo liberamente organizzare assemblee, incontri, dibattiti; si simpatizzava per gruppuscoli e circoli politici, si invitavano personaggi famosi, come Dario Fo, si discuteva riguardo alle comuni, tutte cose che viste ora fanno sorridere, ma allepoca ci credevamo davvero, anche se poi maturando si capisce che il mondo, che da giovani volevamo cambiare, in realt cambiato ben poco. Poi viene naturalmente il confronto con i ragazzi di oggi, descritti come passivi, apatici; non so, forse la vecchiaia che ci d una certa ottica del mondo. Come vedresti la figura di don Tosi oggi? Se don Tosi fosse ancora vivo, le sue mani lavorerebbero a tempo pieno; questa sicuramente una battuta. Certamente un paragone fra le due epoche impossibile. I tempi cambiano; la mia generazione non ha conosciuto il benessere di adesso; allora, per esempio, non si viag-

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giava come possibile fare oggigiorno; lesperienza di Collegio per molti era la prima vera trasferta fuori dallambiente di casa. Non saprei come don Tosi si rapporterebbe coi giovani doggi. Il divario fra le due epoche notevole. Per concludere, anche oggi, a tuo avviso, si rende giustizia a don Tosi, si onora la sua memoria oppure c il rischio soprattutto per noi studenti che diventi solo una entit importante del passato, un busto? Mi sembra che sia ricordato debitamente, anche perch c listituzione degli ex-allievi; poi voi allievi lo sentite nominare tutti i giorni; gli ex-allievi partecipano spesso a ricorrenza che non sono necessariamente legate alla sua vita o al suo sacerdozio, come la festa delle famiglie che si svolta oggi. Sono occasioni in cui comunque si fa il nome di don Tosi, perch il suo carisma, il suo impegno sono sempre presenti. Quindi ogni cerimonia una occasione per ricordarlo. Se don Mazza ha creato questa istituzione, don Tosi ha dato se stesso per conservarla e per migliorarla.

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Dite, scrivete, implorate, ingiungete: non con il vostro vociare o le vostre irrisioni o la critica spietata e superba, ma con la voce potente della carit [] Come il servo di Dio don Nicola Mazza, uno fra i pi grandi contestatori del secolo scorso. Nella fedelt, nellamore!
Don Tosi, chiacchierata di primavera, 6 aprile 1969*

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Non era una persona facile


Intervista a Gian Carlo Falezza di Diego Cecchet Io ho frequentato i 6 anni della mia facolt (Medicina) nel Collegio allora diretto da don Tosi e certamente ho molti ricordi di Lui. Don Tosi non era una persona facile perch la sua personalit era sempre straripante e la discussione con lui era spesso soverchiata dalle sue argomentazioni che difficilmente si ammorbidivano. Ma era sempre stimolante perch costringeva ad analizzare a fondo i problemi. Ed era sempre generoso e pronto a capire le necessit di ciascuno di noi studenti, ed allora i problemi economici erano certamente pi pressanti di oggi. Fra i ricordi penso ora alla prima volta che lho incontrato. Era venuto a casa mia perch conosceva mio pap in quanto suo con - parrocchiano da giovane. Mi colp questo prete piuttosto corpulento, con grandi occhiali ed occhi penetranti, con la lunga tonaca come allora usava. Stabil subito un rapporto autorevole ma paterno, mise subito in chiaro che al Collegio Don Mazza bisognava essere molto bravi e studiare molto perch, diceva, la societ e la Chiesa contavano su di noi. Era condizione indispensabile essere sempre in corso ed ottenere una buona media. Devo riconoscere che queste premesse, oltre al fatto di trovarmi poi sempre in compagnia di amici di Collegio molto bravi, costitu uno dei fattori che mi stimolarono ad avere un buon curriculum scolastico, che la base di una buona riuscita professionale. Con gli anni era quasi inevitabile scontrarsi con lui, perch non vedeva di buon occhio i nuovi fermenti politici e sociali degli anni 60*.

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Parlare con lui di aperture a sinistra era poco meno che eretico, e si facevano discussioni calorose che a volte finivano in veri scontri. Conservo ancora alcune delle sue encicliche in cui esponeva ampiamente la sua dottrina che noi dovevamo leggere e studiare! Don Tosi, che noi chiamavamo Padre, non era molto disposto a cambiare le sue idee. Ma credo che tutti gli riconoscevamo una profonda onest e coerenza nel sostenere le sue posizioni. A distanza di tempo poi, riv do queste diversit di opinioni come quelle che si riscontano allinterno di ogni famiglia dove lo scontro fra genitori e figli, se leale, segno di crescita. Dopo la laurea persi un po di vista don Tosi, anche per i miei soggiorni a Trieste e a Londra. Lo ritrovai dopo alcuni anni nellultimo periodo della sua vita, durante la sua malattia, al mio ritorno a Verona. Era molto provato fisicamente, ma era sempre lui, con la sua voglia di vivere e di fare. Accettava docilmente le cure che il prof. De Sandre, il prof. DallAntonia ed io gli somministravamo. Considero un privilegio avergli potuto fare un po di compagnia negli ultimi giorni. Era cosciente della gravit della malattia ma sereno come chi ha una fede profonda. Credo che gli studenti di oggi, che non hanno conosciuto se non di fama don Tosi, debbano sapere che gran parte di quello che attualmente il Collegio universitario Don Mazza di Padova opera sua, della sua tenacia e della sua lungimiranza. E che noi vecchi studenti, che con lui abbiamo vissuto una parte decisiva della nostra vita, conserviamo vivo il suo ricordo e la gratitudine per quanto ha fatto per noi e per tanti altri.

Seconda parte

Testimonianze dei tosi di don Tosi

Discorre con voi un prete che crede nella libert perch nessuno mai riuscito a fargli fare ci che non doveva fare e che mai si sentito pi anziano n pi importante o saccente di voi, giovane come ancora si sente nellanima e nel cuore se non proprio nella snellezza del corpo e nelle chiome folte del capo
Don Tosi, chiacchierata di primavera, 6 aprile 1969*

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Eh, me racomando!
Testimonianza di Rino Grandesso Conobbi don Tosi nel 1951. A presentarmelo fu un mio compaesano, allora studente di filosofia ed allievo del Collegio Don Mazza in via Umberto I n. 10: Alberto Mario (padre della famosa ballerina, attrice e cantante Lorenza, la show girl del Bagaglino). Una delle prime domande che don Tosi mi fece fu: Secondo te, io quanti anni ho?. Nel vederlo completamente calvo e panciuto gli risposi: 60, 65. Lui sorrise comprendendo la mia ingenuit: seppi poi, da uno dei miei amici che gli faceva da segretario ed autista, che aveva da poco superato la trentina*! Volle sapere poi dei miei esami universitari: in regola, nessuna bocciatura, ma una media non molto elevata. Un 28 per in Patologia Generale (lo spauracchio pi terribile a quei tempi!) tir su il morale ad entrambi. Mi invit cos a partecipare al concorso per lammissione al Collegio: concorso che allora consisteva in una prova scritta ed in un colloquio orale con una commissione di docenti universitari. Venni cos accettato, ma per linsufficienza dello stabile mi procurarono una stanzetta in affitto per 5000 lire al mese presso una signora sola, anziana e vedova di guerra, in via Sanmicheli al civico 31, che condividevo con un altro studente di farmacia. Furono anni sereni e proficui per me, che mi permisero di inanellare una serie di 30 agli esami, di innalzare la media del mio curriculum universitario e di laurearmi in corso nellanno accademico 1954/55. Ad ogni

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esame riferivo a don Tosi esito e votazione. E lui, con la sua bonomia replicava: Eh, me racomando!, che significava: Non mollare!. Si instaur cos unamicizia basata su un reciproco affetto, rinnovato sempre dalle sue encicliche augurali in occasione delle grandi feste liturgiche. Ricordo che, quando ammalatosi gravemente fu ricoverato nella casa di cura in via Diaz, andai a trovarlo e gli portai due bottiglie di champagne Moet & Chandon. Quando gli porsi quel modesto omaggio, si commosse e con la sua solita arguta bonomia mi disse: Te me l tolto bon Te s che el me piase!. Al che, di rimando risposi: Me nono me diseva sempre: pillole de galina e sciropo de cantina manda in monega medego e medesina!. Bravo Bravo Speremo che la sia vera!. Unaltra volta, quando nominato Monsignore landai a salutare: Vero, don Bepo cos confidenzialmente lo chiamavamo noi anziani qua no me cato miga coi conti!. Come sara a dir? mi rispose. Go sempre sav che par esser nomina Monsignore ghe vole quatro qualit: 1) Depilatio capitis*, 2) Amplitudo ventris, (e fin qua ghe semo) ma la 3) Ebetudo mentis e la 4) Benevolentia Episcopi, cio rufianarse el Vescovo queste no le xe proprio robe par lu!. Ed egli, con quel suo riso schioccante, mi rispose: Ste regole le vale par i Monsignori de Curia: mi so del Vaticano!. Tanti, tanti altri episodi del quotidiano potrei ancora raccontare ma forse finirei per tediarvi. Certo, di lui imperitura rimane la sua affettuosa spontaneit, talvolta pungente ma mai graffiante, che solo anime generose e grandi come la sua hanno saputo dare a me e a tutti quelli che come me hanno avuto il piacere e la gioia di conoscerlo e quella oggi di affettuosamente ricordarlo.

Io non sono il Collegio! Non sapete che questa istituzione grande, magnifica, invidiata? Non pu n deve riassumersi, adunque, nella mia impazienza, n nella mia collera, i miei difetti, le mie velleit, la mia grazia e le mie croci.
Don Tosi, Nova et vetera, dicembre 1965*

1 950 Su di lui si poteva sempre contare Testimonianza di Rino Avesani Devo premettere che il mio primo incontro con don Tosi avvenuto oltre mezzo secolo fa e, per quanto il rapporto con lui sia continuato anche dopo il mio trasferimento a Roma (soprattutto per le sue calate nelle stanze del potere a sostegno del Collegio universitario), da allora molto tempo passato; e devo anche dichiarare che lincontro con lui stato sostanzialmente determinante nel corso della mia vita: con tutto ci che a questo consegue. Certo comunque che il ricordo di don Tosi rimasto in me costante e vivissimo sempre. Per come io vedevo, tutta la sua vita era impostata sui rapporti interpersonali, che la sua umana sensibilit e il calore del suo tratto facevano presto nascere e mantenevano operanti e sui quali fece leva anche nella rifondazione e poi nellaffermazione del Collegio, che fu limpegno supremo della sua vita. Cos, da un certo punto in poi ebbe la collaborazione e talora la guida di Cecilia Perversi che egli aveva portato a innamorarsi dellidea mazziana. Probabilmente anche per questo era incline a interpretare ogni cosa su un piano personale. Ed era sensibilissimo allamicizia, nella quale era fedele, soffrendo terribilmente quando a ragione o a torto si sentiva tradito. Per il suo forte rapporto con Cristo, come credo, lo portava presto a perdonare. Raccontava che allesame di maturit aveva svolto il tema di italiano scrivendo in endecasillabi: forse, pi che per vanit, per mostrarsi, lui non laureato, anche culturalmente vicino a studenti universitari che dovevano essere e in gran parte erano realmente di ottimo livello. E voleva che gli studenti lo chiamassero Padre, inconsapevolmente ma effettivamente peccando di paternalismo. E aveva anche altre debolezze*. Ma padre si sentiva e agiva come tale. Ricordo che a un giovane medico trovatosi ino109

pinatamente in difficolt per frequentare una Scuola di specializzazione a Padova disse: Stai qui, finch ce ne sar per me, ce ne sar anche per te. La sua fedelt alla Chiesa era fuori discussione e talvolta anche presentata duramente, ma indiscusse erano anche la sua capacit di comprendere concrete situazioni umane e la sua spontanea disponibilit a intervenire. Sicch alla fine le sue debolezze contavano poco o niente, perch si sapeva che su di lui si poteva sempre, ma proprio sempre contare.

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E un giorno questi giovani cosa faranno? Quale sar la loro parola?


Don Tosi, Discorso per linaugurazione dellanno accademico III, 19 novembre 1950

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La sua paterna benedizione


Biglietto di Luigi Beghi Gentile Direttore, La ringrazio di cuore per linvito a partecipare alla commemorazione di don Giuseppe Tosi, indimenticabile nostro direttore nel periodo dal 1956 al 60 (quando mi laureai in Fisica) e dal 60 al 63 (quando mi laureai una seconda volta in Ingegneria elettronica). Indimenticabili sono i suoi continui paterni interventi, sia di natura assistenziale-economica, sia di natura educativo-spirituale che egli esercit nei miei confronti e nei confronti di tanti altri compagni! Lultimo in ordine di tempo la paterna benedizione che egli volle dare a me e alla mia (allora giovane) sposa americana nella chiesa a lui affidata a Verona, colla promessa di frequenti, successivi incontri (purtroppo mai avvenuti). Mi trover in Inghilterra il 18 aprile, ma vi seguir con il pensiero. Con affetto e con gratitudine, Suo Luigi Beghi e famiglia

Noi miriamo, con i nostri corsi integrativi, ad impedire lavvilente indifferenza che molti giovani tutti protesi verso la esclusiva specialit del loro studio accademico dimostrano verso i problemi pi profondi dello spirito, della filosofia, della religione: a scuoterli dallapatia mentale, dallipercritica dialettica, per incamminarli su binari sicuri di una logica sperimentata, umana e cristiana.
Don Tosi, Discorso per linaugurazione dellanno accademico XIV, novembre 1962

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Un prete che voleva contare nella tua vita


Testimonianza di Emilio Butturini Ho conosciuto don Giuseppe Tosi nellottobre 1948, proprio quando si apprestava a lasciare lincarico di padre spirituale degli allievi di S. Carlo (sostituito dai comboniani padri Tescaroli e Vantini), per dare il via al nuovo Collegio universitario di Padova, erede del collegino dOgnissanti dei tempi del Mazza (fin dal 1839). Uneredit, forse, del suo stile deciso e un po spiccio era la prassi del Collegio di fare aggregare noi allievi in maniera opzionale (facoltatoria si diceva anche, nel senso di obbligatoriamente facoltativa) ad unassociazione come azione cattolica, lega missionaria studenti, ecc, scelta allora sostanzialmente accettata da tutti e non priva di conseguenze positive. Nellestate 1949 mi sono rivisto don Tosi come organizzatore e animatore dei campi-scuola mazziani in Val Gardeccia (a circa 2000 m. s/m), con gite impegnative bellissime sul Catinaccio, messe allaperto (una fu celebrata per il primo anniversario della morte, per un incidente ciclistico, del grande scalatore Tita Piaz), incontri di studio, come quello con il prof. Cherubino Trabucchi, vivacemente e amichevolmente provocato da don Tosi. Sono poi passati alcuni anni di rari incontri (uno, ricordo, del 1951 al Collegio di via Umberto), fino allautunno del 1956, quando entrai nella nuova sede (non ancora completata) di via dei Savonarola come matricola di lettere. Per quattro anni fino alla laurea dellautunno 1960 (quando spin-

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to in primo luogo proprio da don Tosi ritornai in via S. Carlo come collaboratore di don Ghini al Collegio liceale e come insegnante di lettere in terza media) intensi e talvolta un po agitati furono i miei incontri con don Tosi, un prete che sapeva guardarti dritto negli occhi e che voleva contare nella tua vita. Cos regalandomi nel giorno della mia laurea il libro sul Tovini delloratoriano Antonio Cistellini mi augurava di riprendere e perfezionare la prima vocazione (deviata) del grande Giuseppe Tovini, che, pure, sposo felicemente innamorato di Emilia Corbolani, dalla quale ebbe dieci figli, sar proclamato beato da Giovanni Paolo II il 20 settembre 1998. In quegli anni di universit dovetti spesso confrontarmi col Capo, come rappresentante dellOrganismo studentesco universitario (OR) o come collaboratore di iniziative culturali del Collegio (stava per andare in porto con grande soddisfazione sua e mia una giornata di relazioni e dibattiti con don Primo Mazzolari, impedita poi per ragioni di salute del prete mantovano) o anche come promotore di un circolo studentesco Jacques Maritain, che egli volle far divenire sempre in maniera obbligatoriamente facoltativa - sezione interna della Fuci, facendo intervenire lallora segretario regionale Luciano Vettore. Meno convinta nonostante il mio serio impegno a vendere casa per casa numerosi biglietti o a distribuire propaganda elettorale fu la mia partecipazione per la promozione di un oratorio musicale, da tenere in occasione dellinaugurazione ufficiale della sede di via dei Savonarola (4 aprile 1959) o quella per il sostegno offerto a Guido Gonella per le elezioni del 1958, che pure mi fecero incontrare un uomo politico di grande valore e di alto profilo culturale, del resto gi conosciuto nella mia casa paterna. Dopo la laurea, lanno di scuola in via s. Carlo (fra i carlesi come don Tosi amava dire) e il servizio militare, si diradarono gli incontri personali, anche se non mancarono mie visite sia al Collegio civico di Desenzano, sia alla rettoria di S. Lorenzo. Qui, quando era ormai in fase nettamente declinante, mi invit una volta a restare con lui per pregare insieme e servirgli la Messa, che avrebbe celebrato anche per me e per la mia famiglia che stava crescendo. Fu lultimo incontro, intenso e commovente, che me lha fatto conoscere ancora una volta anche come uomo di fede.

Qual dunque il loro posto? Per un mazziano far da spettatore sar degradante: ha faticato tanto per essere degno di portare una parola coraggiosa e sicura alla sua gente! Un posto lo deve cercare, lo deve trovare: su una trincea o su di unaltra. Sullaltra no! Egli uno della povera gente! Dovr mettersi alla testa della povera gente! Il suo posto l. [] C per una parola che dobbiamo dire a tutti i nostri giovani, a quelli di oggi e a quelli che verranno: essere coi poveri! Essere la guida della povera gente, i maestri del popolo che sta ritrovando il suo vero posto
Don Tosi, conversazione rivolta agli studenti in assemblea generale, 1 gennaio 1957* 4

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I pensieri forti delle circonferen ze


Testimonianza di Giglio Ceron Sono Giglio Ceron, allievo del Collegio don Mazza di Padova dal 1956 al 1962 e laureatomi in medicina. La prima circonferenza, cos infatti il direttore don Tosi chiamava scherzosamente le sue celebri riunioni collegiali con tutti gli allievi, mi fece conoscere una persona dallincedere lento e quasi maestoso, con un fisico generoso, due occhi bruni vivaci e penetranti, un naso dantesco importante; la voce franca e sonora; le sue parole scuotevano il cuore e la mente. Veronese purosangue, schietto nel dire e nel pensare, sintratteneva spesso amichevolmente con i suoi allievi, non disdegnando qualche repentina uscita verbale del tutto popolare. Questo aspetto di uomo venuto da popolo e consacratosi proprio per elevare le condizioni dei figli di questo popolo, lo rendeva ancor pi vero ed un tuttuno con i suoi allievi *. La sincerit, la profonda generosit e facilit di comprensione dellanimo umano erano i suoi tratti caratteristici. Mai fece trasparire a noi, suoi figli, le numerose difficolt in cui spesso versava la vita economica del Collegio. Non posso tacere i numerosi viaggi a Roma, per sollecitare ed ottenere dal Governo il necessario per la prosecuzione della vita del nostro Collegio; nonch alcune nostre forzate vacanze, senza certo farci capire il vero motivo.

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Squisita sensibilit di padre, ulteriormente confermata dal non aver mai fatto sentire i suoi figli inferiori in alcunch ai figli dei ricchi. Fraternizzare, amarci e comprenderci, presentandoci a testa alta nella societ, con il brillante successo negli studi e lesempio di una vita integra e generosa, al servizio della persona e della chiesa di Dio. Mi preme sottolineare la figura del sacerdote, ben incastonata in quella delluomo e del direttore del Collegio. Le sue circonferenze erano quasi delle piccole encicliche ed esprimevano limpellenza delluomo di fede di educare a Cristo i suoi figli. Pensieri forti, profondi ed enunciati con il fervore di chi li sentiva e viveva costantemente ed anche con quel tormentato anelito che gli faceva temere di non essere sufficientemente e sempre pi vicino alla passione di Cristo. Finisco con questultimo pensiero, anche perch mi coglie lemozione, scendono le lacrime al suo sentito e carissimo ricordo. Cari saluti a tutti Vostro affettuosissimo Giglio Ceron

La fortuna della convivenza prima di tutto dunire i cuori. In un mondo divenuto deserto perch ha degradato tutto, noi abbiamo sete di ritrovare amici: il sapore del pane diviso tra amici, tra fratelli,fa accettare le dure fatiche della vita.
Don Tosi, esortazione durante la festa della Candelora, 2 febbraio 1965

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Sei mio amico?


Biglietto di Giovanni Frau Nel trentesimo anniversario della morte, Oltre che un sincero, inestinguibile sentimento di riconoscenza nei

confronti dellIstituto don N. Mazza e in particolare di don Tosi, conservo dellantico Rettore un ricordo sempre vivo e ricorrente. In ogni occasione di incontro don Tosi mi poneva subito una domanda, a mo di saluto: Sei mio amico?. Quellamicizia io ho sempre ricambiato e mai dimenticato. Giovanni Frau, matricola dingresso al Mazza a. a. 1959

115 Quando, per qualche ricorrenza, si fa un po di salotto, tu sei loggetto delle premure e delle attenzioni di tutti, sei il figlio che va allUniversit e che spiattella un bel libretto innanzi agli occhi delle amiche e della zia zitella, in estasi. Sei a Padova, al don Mazza. Oh, non che sia povero il nostro Giacinto, ma gli che al don Mazza c tanta seriet e tanta gaiezza insieme, e poi, quel don Tosi Lo conosci, Lisetta? Bravo, bene, va avanti anche tu, sereno Bravo e avanti!
Don Tosi, colloquio, Pasqua 1964

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L uomo del fare


Testimonianza di Luigi Valentini Se ripercorriamo il film della nostra giovinezza, la figura di don Tosi si staglia imponente nella mente di ogni mazziano che abbia avuto lavventura di conoscerlo da vicino, condividendo con lui le ansie e le gioie del personale percorso scolastico e umano. Don Tosi non era per noi giovani solo un prete, un padre spirituale, un amico, era anche il nostro consigliere a cui potevamo confidare le nostre difficolt scolastiche ma anche quelle familiari che spesso si intrecciavano tra loro.

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Ma don Tosi era soprattutto luomo del fare. Confidando nella sua ferma volont di sviluppare listituzione Mazziana e contando nella benevolenza della Divina Provvidenza, Don Tosi si avventur in iniziative che ai pi sembravano impossibili ed impraticabili e che invece oggi sono l a testimoniare la grandezza delluomo di fede. Per noi studenti universitari don Tosi era anche un collega anziano con cui condividere momenti conviviali, di svago e di sport. A tale proposito ricordo un convegno conviviale che scherzosamente definivamo agape fraterna avvenuto nei primi anni 60 in quel di Bondeno presso il ristorante DETASSIS famoso per il men che consisteva in 12 portate. Smaltiti senza difficolt i primi tre piatti si arriv al quarto costituito da un risotto agli asparagi che don Tosi defin squisito e meritevole di un bis. Per non dare limpressione di esporsi in prima persona venne incaricato Angelo Dal Magro di avanzare tale richiesta e una volta ricevuto il bis, il risotto fu diviso a met tra me e don Tosi. Quella porzione mi aveva saziato a tal punto che quando il cameriere tent di proseguire con le altre portate previste io a nome anche della comitiva, che ritenevo sufficientemente satolla, lo invitai a passare direttamente al caff. Don Tosi in presenza del cameriere apparentemente sembr concordare con il mio invito, ma come il cameriere gir le spalle mi appiopp un calcio negli stinchi, con una espressione quasi sorridente che non faceva trasparire alcun disappunto. Bevuto il caff corretto con un bicchierino di Vecchia Romagna, don Tosi si infil la bottiglia di brandy nella tasca della tunica e saliti in macchina mi invest con un diluvio di rimbrotti ben presto sotterrati da fragorose risate della allegra compagnia che inton il canto mazziano: E vero siam poveri ma il padre amoroso dallalto ci guarda con occhio pietoso

La vita sacerdotale un ricamo damore ordito dal progetto Divino. E lalternarsi di quotidiani prodigi, consacrare, assolvere, benedire. E latmosfera di gioie e amarezze, cadute, riprese, aneliti. E il canto di una scelta mai rimpianta, la riconoscenza per gli aiuti celesti e umani. Soprattutto lumile invocazione dessere stato per ogni animo incontrato strumento di Grazie. Don Tosi, biglietto autografo

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Uno spazio di vita breve, ma esteso


Testimonianza di Piero Rialti E sempre duro scrivere di una persona scomparsa anche se la si conosciuta tanti anni fa, di un amico che stato tanta parte della nostra formazione umana e religiosa e che ha segnato in modo determinante la nostra vita. La nostra condizione umana, di debolezza, di stupore davanti alla morte, di rimpianto, ci porterebbe a soffrire e a lamentarci dellavarizia della natura, perch siamo generati per vivere unet breve, perch gli spazi del tempo che ci sono dati precipitano gi tanto velocemente, in modo travolgente. Ma se queste considerazioni hanno un loro fondamento e se questo turbamento ha chiamato fuori i lamenti di personalit illustri e di filosofi, credo di poter affermare con convinta certezza che per don Tosi il tempo non stato poco, perch non ne ha perso nemmeno un minuto: ha avuto una vita breve ma tutta ben collocata a frutto per portare a compimento le imprese pi grandi. Il suo spazio di vita lha saputo ben disporre e quindi molto si esteso. Viviamo in unepoca di smarrimento della memoria e di perdita delle radici. Fare una sosta per pensare, rievocare, ricordare cio riportare al cuore ci che abbiamo ricevuto e sperimentato, le persone care che abbiamo conosciuto e amato non solo bello e doveroso, ma anche stimolante. Siamo nati per ricordare scrive il romanziere tedesco Heinrich Boll, a cui fa eco lammonimento dello scrittore norvegese Finn Carling loblio precursore della morte. Per esprimere un ricordo intenso e affettuoso su don Tosi, voglio

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citare una sua considerazione sulla vita che ho trovato in un biglietto autografo nel suo libro di apologetica (un manuale che mi aveva dato e che conservo religiosamente, per un lavoro da farsi in comune): scriveva che la vita sacerdotale un ricamo damore ordito dal progetto Divino. E lalternarsi di quotidiani prodigi, consacrare, assolvere, benedire. E latmosfera di gioie e amarezze, cadute, riprese, aneliti. E il canto di una scelta mai rimpianta, la riconoscenza per gli aiuti celesti e umani. Soprattutto lumile invocazione dessere stato per ogni animo incontrato strumento di Grazie. Questi pensieri di don Tosi si concludono poi con una preghiera a Maria sicura stella del mio sacerdozio. Questo il testamento spirituale di don Tosi che ho avuto la grazia di ricevere nelle mie mani di amico addolorato e sconvolto e che dedicato ai genitori in cielo, ai confratelli, ai parenti, agli amici. E questo don Tosi nei miei pensieri, nei miei ricordi, nelle mie preghiere. Riprendendo il pensiero iniziale, insieme ad altri segni mi ha lasciato il conforto di conoscere che la vita, se sai servirtene, lunga. Sappiamo bene dellavidit insaziabile di noi uomini, di quanto ci affanniamo premurosamente in fatiche inutili; di quanto ci sfianca lambizione, che sospesa sempre ai giudizi altrui; della speranza di lucro che ci conduce a capofitto; dellossequio ai potenti che consuma gli uomini in volontaria schiavit; della leggerezza instabile e incostante e scontenta di s che ci sballotta per progetti sempre nuovi: posso affermare con assoluta certezza che don Tosi era del tutto estraneo a queste condizioni di vita, di uno spazio che non sarebbe stato vita, ma tempo. E questa stata sempre la radice della nostra amicizia, una ammirazione incondizionata da parte mia della filosofia di vita di don Tosi che mi stato padre, amico e maestro.

Sono passati gi due anni da allora. Due anni pressoch esatti e tanta acqua passata, pi o meno sporca, sotto i ponti del Bacchiglione. Forse hai fatto apposta a lasciarlo sul tavolo. Un modo gentile e furbesco per rinfacciarmi quelle parole, molte di quelle parole, inserite nel bel mezzo di un discorso solenne e sacro, rivolte a criticare un orientamento, a condannare una scelta, a illuminare, a mio parere, le menti. Volevi forse farmi capire che la realt doggi mi da torto, sembra infliggermi il titolo di profeta di sciagure, assente dalla realt storica, incodinato al pi gretto conservatorismo. Tu, che mi conosci da anni, sai che non sono tardo nella mente e chiuso nel cuore.
Don Tosi, Colloquio, Pasqua 1964 *

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Laddio
Testimonianza di Giancarlo Zizola Racconto del mio ultimo incontro con don Tosi,in una stanza piena di buio e di morte al Policlinico di Verona. E il 5 aprile 1975, un sabato, e appena mi vede, con quegli occhi che la malattia ha reso pi grandi ed immobili nella magrezza del volto, mi fa segno di volersi levare dai cuscini, mi chiede anzi di aiutarlo a uscire dal letto e a mettersi in poltrona, per parlarmi come nel suo studio di direttore del Collegio di Padova. Cos, tra parole rade e molti colpi di tosse, dopo avermi rassicurato che ha una brutta broncopolmonite bilaterale da smaltire, e niente di pi, in realt rivela la sua coscienza della fine rievocando frammenti degli inizi, quasi per un istinto di ricapitolazione. La parola che ricorre spesso sulle labbra di questo prete che credeva caparbiamente alla missione di educare le persone, figli, i miei figli, quelli per i quali andava a prendere il pane alla cucina dellassistenza cattolica per i disoccupati o il carbone per il riscaldamento nel vecchio palazzo aristocratico di Corso Umberto a Padova. L, nel primo dopoguerra, i figli della povera gente, portati dal don Mazza sui banchi dellUniversit, studiavano in saloni affrescati coi libri ammucchiati sul pavimento e le brande militari per dormire. Rievoca alcuni dei suoi figli di allora, e poi la giornata felice trascorsa al mio paese, a Valdobbiadene, durante la gita dei laureandi, tra le prime generazioni del Collegio di Via dei Savonarola, con le bottiglie di vino stappate da mio padre, lebbrezza di alcuni di noi, gli scherzi reciproci alla fontana della piazza per farsi passare la sbornia.

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Vi ho voluto un gran bene mormora di colpo. E adesso sento che tutto questo bene mi sta tornando. Questa lunica cosa che ho: lamore che ho voluto a tutti i miei figli. In questa memoria affiorano cose liete, matrimoni da lui benedetti dei suoi figli, e matrimoni andati a farsi benedire, i successi e le amarezze, il passaggio dallassistenzialismo alla politica delle prime lotte per il diritto allo studio, per leguaglianza contro il privilegio, da una parte, e il suo dramma personale dallaltro di fronte al movimento della contestazione del Sessantotto, nella scuola e nella Chiesa. Dice che il fallimento del mondo cattolico in Italia soprattutto morale, il tradimento dellispirazione cristiana: negli anni Cinquanta dice questo mondo cattolico aveva gente sostanzialmente onesta che ci credeva. Ora, non pi cos. Il linguaggio della sincerit, diceva Confucio cinque secoli prima di Cristo, il solo sotto il cielo che possa effettuare cambiamenti. Anche in quella stanza di tenebra la verit irraggia la sua luce quando don Tosi, sapendo di toccare un tasto delicato, ricorda le lettere che ci siamo scambiati a proposito del referendum del 13 maggio 1974 sul divorzio in Italia. Anchio, insieme a Pietro Scoppola, a Paolo Brezzi, a Raniero La Valle e ad altri intellettuali cattolici, mi ero associato alla posizione dei cattolici del No. La reazione di don Tosi era stata dura, nello stile che gli era consueto, uno stile che portava il timbro della sua voce tonante, della sua gagliardia talora iraconda, come quella che ci aggregava in cappella o in teatro ad ascoltare le sue encicliche. S, sono stato duro sussurra ora, dopo una lunga pausa. Ma la durezza era un segno dellaffetto. Possibile che non ci possa incontrare, fra cristiani? Possibile che ci siano cristiani che vogliono bene alla Chiesa, e altri cristiani che la mettono in imbarazzo? Io voglio cercare di farli intendere. Infine, gli pongo la domanda: cosa potrebbe uscire dalla crisi cristiana attuale, se il futuro della Chiesa possa essere ancora assicurato dalle strutture socio politiche della defunta cristianit. E allora, questo prete tradizionale, ma non tradizionalista, vissuto nel solco di figure supreme del cattolicesimo sociale come labate Rosmini e don Nicola Mazza, ritrova il senso finale del suo messaggio con un estremo lascito: La Chiesa vive nel presente, ma aperta al futuro. E chi lo prepara? Lo preparano i santi. I santi sono gente che vive per il futuro. Anche senza aureola*. Gli chiedo di benedirmi. Mormora la formula, mi chiede quale sia il mio santo patrono, gli dico San Carlo Borromeo, ed egli ne invoca lintercessione. Leva la sua mano a fatica sulla mia testa china e la benedice.

Appendice

I protagonisti del Quaderno

Intervistatori: allievi e collaboratori del Collegio 123 Davide Barbieri, Marco Caneva, Maurizio Carboniero, Diego Cecchet, Pierpaolo Cendron, Armando Mancini, Diego Franceschini, Francesco Gaspari, Serena Guariento, Federico Librino, Lorenzo Mattarolo, Marco Mazza, Rino Modonutti, Alberto Monese, Alberto Montresor, Daniele Panato, Giovanni Pernigotto, Marco Pezzini, Giorgio Pusceddu, Mattia Tosato.

Intervistati: allievi, collaboratori, Suore di don Mazza e parenti della famiglia Tosi Bocchin - Monferdin Rino Avesani, Luigi Beghi, Giorgio Bocchin, Carlo Bottaro, Emilio Butturini, Giglio Ceron, Luciano Concheri, Giancarlo Conselvan, Augusto Corsini, Carlo Fornal, Giovanni Frau, Remo Gattazzo, Luigi Gioved, Nicol Grubissich, Bruno Guariento, Luigi Gui, Antonio Mancini, Rino Grandesso, Bruna Nicoli, sr. Agostina, sr. Maria, sr. Raffaella, Gian Carlo Falezza, Luigi Masutti, Roberto Pasini, Luigi Pretto, Piero Rialti, Giuseppe Ruin, Luigi Sartori, Giancarlo Tosi, Gianni Valbusa, Luigi Valentini, Giancarlo Zizola, Giuliano Zoso.

I protagonisti nel Recital del 1 aprile 2005 8

musiche eseguite da 124 Luigi Burin, Maurizio Carboniero, Davide Fagherazzi, Giulio Furlani, Francesco Guarato, Umberto Guglielmini, Marco Jozzi, Gianmarco Parpinel, Massimo Rezzadore

Video proiezione di foto Loris Bertazza e Luca Urpi Presentazione Luca Martinello e Stefano Organo Armonizzazione dei testi Serena Guariento Regia Beppe De Meo

Indice

Presentazione di Francesco Massagrande . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 Introduzione di Serena Guariento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9

I RICORDI DEI FAMILIARI

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Dal racconto El sio prete di Giancarlo Tosi di Mattia Tosato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13 El sio prete: interviste ai nipoti di Mattia Tosato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17

I RICORDI DEI COLLABORATORI

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Pr im a parte: Interviste realizzate da collaboratori di oggi

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Un mago della comunicazione dallanima di commerciante intervista a Luciano Concheri, segretario di Francesco Gaspari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27 Il battagliero e il bacann intervista a suor Raffaella, suor Maria, e suor Agostina, prime collaboratrici di Marco Mazza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34 LAgricola Dei un po duce e un po goliarda intervista a Carlo Bottaro, segretario personale di Giovanni Pernigotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37

Se conda parte: Interviste realizzate da allievi di oggi . . . . . . . . . . . . . . . .45

Pugnava la tola e tirava unostia intervista a Bepi Ruin, cuoco di Pierpaolo Cendron . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .47 Un Papa nel suo piccolo Collegio intervista a Luigi Gioved, collaboratore per la manutenzione di Marco Pezzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .49 Un confidente imponente intervista a Bruno Guariento, collaboratore per la manutenzione di Pierpaolo Cendron . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .53 126 Rigido? Solo unimpressione intervista a Bruna Nicoli e a Gianni Valbusa, collaboratori di Costagrande di Lorenzo Mattarolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .57 Le banche e lombrello il 15 di agosto laltra faccia dellintervista a Luciano Concheri di Federico Librino e Serena Guariento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .58 Il padre e il direttore: due volti intervista a Carlo Fornal, Presidente del CdA di Marco Caneva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .64 Una posizione diversa dalla mia intervista a don Luigi Pretto, membro della Pia Societ e successore nella direzione del Collegio di Rino Modonutti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .68

I RICORDI DI (DUE) SOSTENITORI

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Unautorit politica intervista al senatore Luigi Gui, Ministro dellIstruzione di Davide Barbieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .73 Unautorit religiosa intervista a Mons. Luigi Sartori di Maurizio Carboniero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .75

I RICORDI DEGLI ALLIEVI DI IERI

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Pr ima parte: Interviste realizzate da allievi di oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .79 1948 Bravi, buoni e corni bassi! Intervista a Nicol Grubissich di Alberto Monese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .81 1952 Un galantuomo autorevole intervista a Luigi Masutti di Daniele Panato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .84 1961 Don-tosi intervista a Giuliano Zos di Giorgio Pusceddu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .87 1964 Sto Oremus estratto dellintervista a Giancarlo Conselvan di Serena Guariento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .90 1962 Il Monsignore estratto dellintervista a Roberto Pasini di Serena Guariento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .92 1966 Fare squadra dopo la laurea intervista a Remo Gattazzo di Diego Franceschini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .93 1956 Una persona diretta intervista a Augusto Corsini di Alberto Montresor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .98 1969 La gigia di don Tosi intervista a Antonio Mancini di Armando Mancini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .99 127

1959 Non era una persona facile intervista a Gian Carlo Falezza di Diego Cecchet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .103

Seconda parte: Testimonianze dei tosi di don Tosi 1951 Eh, me racomando! testimonianza di Rino Grandesso

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1950 Su di lui si poteva sempre contare testimonianza di Rino Avesani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .109 1956 La sua paterna benedizione biglietto di Luigi Beghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .110 1956 Un prete che voleva contare nella tua vita testimonianza di Emilio Butturini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .111 1956 I pensieri forti delle circonferenze testimonianza di Giglio Ceron . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .113 1959 Sei mio amico? Biglietto di Giovanni Frau

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1960 Luomo del fare testimonianza di Luigi Valentini

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1956 Uno spazio di vita breve, ma esteso testimonianza di Piero Rialti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .117 1954 Laddio testimonianza di Giancarlo Zizola

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APPENDICE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .120

N U OVI Q UAD E R N I M A Z Z IAN I


Gi pubblicati: 1. 2. Celestino Corsato, SantAntonio Abate (251-356), 20052 Gianluca Dal Cin, I percorsi accademici degli studenti mazziani dal 1 990 al 2000 a Padova, 2003 Massimo Gomiero, Lo sguardo oltre il confine. Don Angelo Vinco (1 9-1 81 853) tra missione ed esplorazione, 2004 Serena Guariento, Il Cinemazza come pretesto. La Sala-teatro tra cinema e vita in Collegio negli anni 1 960-70, 2004 AA.VV., Le sfide della libert. Atti del Ciclo di conferenze, a.a. 2003-2004, 2004 AA.VV., La variabile tempo. Atti del Ciclo di conferenze, a.a. 2004-2005, 2005 Giovanni Scanagatta, Temi di dottrina sociale della chiesa. Questioni di etica cristiana applicata, 2006 AA.VV., Lampo di genio. Atti del Ciclo di conferenze, a.a. 2005-2006, 2006

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