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Larte

Metafisica e Giorgio de Chirico

Superare il limite da sempre stato anche il fine ultimo degli artisti che
attraverso i loro lavori hanno cercato di rappresentare, prima di tutto la realt
cos comera ma, spesso, anche ci che si nascondeva dietro questa, cercando di
oltrepassare il limite del visibile. Con questo preciso scopo si distinse dalle altre,
la pittura metafisica, nata ufficialmente a Ferrara nel 1917 ma gi praticata da
Giorgio de Chirico sin dal 1909.
Metafisica un termine inerente alla filosofia e fu introdotto da Andronico di
Rodi nel I secolo a.C. per distinguere le opere di Aristotele in due blocchi: quello
fisico, riguardante lessenza stesse delle cose, e quello metafisico che indaga,
tramite intuizione e ragionamento, le realt di cui non abbiamo esperienza
diretta. Nelluso di de Chirico il termine ha solo un punto di contatto con quello
filosofico: lallusione a una realt diversa, che va oltre ci che vediamo quando
gli oggetti, usati fuori dal loro solito contesto, sembrano rivelare un nuovo
sorprendente significato; i contenuti di un dipinto metafisico, quindi, vanno di l
di ci che vediamo, oltre la natura.
La pittura metafisica nasce in opposizione sia al Futurismo italiano che
allImpressionismo francese che lo stesso de Chirico definisce la rovina dellarte
moderna. Larte metafisica consisteva, in realt, in un forte richiamo allordine e
alla tradizione formalistica della pittura italiana che ben rispondeva alla
condizione di smarrimento e alla perdita di sicurezze dovute alla guerra. Fu la
rivista Valori Plastici del 1918 a diffondere i contenuti della pittura metafisica
accogliendo nelle sue pagine gli scritti dei suoi pi grandi esponenti. La rivista si
proponeva di mostrare lintima coerenza tra le moderne correnti artistiche e i
valori della tradizione italiana, specie del Trecento.
Il maggiore esponente di questa nuova corrente artistica fu indubbiamente
Giorgio de Chirico. Possiamo concentrare tutta la sua personalit nelle frasi
epigrafiche che accompagnavano i suoi autoritratti, di cui la prima recitava E
cosa amer se non ci che enigma?, la seconda E cosa amer se non tutto ci
che metafisica? mentre in una, celebre, afferma Sono un pittore classico.
Lenigma, cio Metafisica e classicit, simboleggia il mistero, il dubbio, il segreto
da svelare e le sue affermazioni incarnano la sua voglia di spiegare linspiegabile.
La Metafisica quella verit nuova che si nasconde in ogni oggetto e si scopre
solamente se si riesce a vederlo o immaginarlo al di fuori del suo solito contesto.
Giorgio de Chirico nasce a Vlos in Tessaglia il 10 luglio 1888, dove compie i suoi
primi studi. In seguito alla morte del padre si trasferisce a Milano e poi a Firenze
con la madre e il fratello. Al 1909 risalgono i primi dipinti metafisici. Nel 1910
frequenta lAccademia delle Belle Arti di Monaco, dove conosce la filosofia di
Nietzsche e di Schopenhauer e la pittura di Bcklin. Gli scritti dei due filosofi e il
simbolismo del pittore stanno alla base della concezione artistica di de Chirico
che pertanto originata da stimoli colti e letterari.
Nel 1911 de Chirico raggiunge il fratello a Parigi dove espone al Salon
dAutomne, nel 1913, invece, al Salon des Indpendants. Allo scoppio della prima
guerra mondiale ritorna col fratello in Italia per arruolarsi e riceve Ferrara come
Larte Metafisica e Giorgio de Chirico

destinazione. Qui incontrer Carlo Carr dando vita definitivamente, nel 1917
alla pittura metafisica. Dal 1918 al 1922 si dedica attivamente alla rivista Valori
Plastici e nel 1924 ritorna a Parigi, dove frequenta i Surrealisti, in seguito
ritorner a Firenze nel 1932 dopo un biennio a New York. Nel 1944 si stabilisce
a Roma, dove rester fino al giorno della sua morte sopravvenuta 20 novembre
1978 a quasi novanta anni.
Negli ultimi decenni di vita, in seguito ad un lungo periodo di rinnovamento dei
suoi modi e temi pittorici, de Chirico ripropone la pittura metafisica del primo
ventennio del Novecento dimostrando che egli poteva cambiare il processo
storico della sua arte rimescolando le carte e ripresentando dipinti inerenti alla
sua prima formazione pittorica.
Nel 1917, quasi come manifesto della pittura metafisica, de Chirico dipinge Le
Muse inquietanti.
Nel mezzo di una grande piazza antistante al Castello estense di Ferrara vi un
grande palco formato da tavole lignee dal colore non molto dissimile da quello
del castello. Le ciminiere rosse sulla sinistra del quadro non buttano fumo e le
finestre degli edifici sono buie e chiuse a indicare la totale assenza delluomo
dalla scena. Tutto immobile e in silenzio intorno a quella piazza e sul palco
prendono forma armonicamente delle statue-manichino dalle grandi teste
ovoidali collocate su piedistalli (vi una figura inanimata seduta su un
parallelepipedo azzurro smontata: la sua testa appoggiata vicino ai piedi)
mentre altri corpi geometrici colorati come i giochi di un bambino sono poggiati
al suolo tra le mute statue di pietra.
Le Muse, protettrici delle arti, sono immobili ed enigmatiche presenze
depositarie di un mistero inaccessibile e inquietante.
La brezza che muove i vessilli issati sul castello e che rende il cielo terso, la
nitidezza del segno, la mancanza di una prospettiva atmosferica, le ombre nette
e lunghe, il colore caldo e dorato che caratterizza lintero dipinto, il silenzio che
regna sovrano e il tempo sospeso, sono gli ingredienti di cui si serve lartista per
presentarci una realt diversa da quella usuale di cui non siamo sempre
consapevoli ma che insita di tutte le cose e genera un lirismo consolatore.

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