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Integrali che passione

Lo so che qualcuno starà pensando che voglia fare il Piero Angela De Noartri che trasmette su Rai
Educational Dei Poveri, ma il mio intento (più una speranza direi…) con questi articoletti pseudo-
divulgativi-scientifici è cercare di rendere questo blog autosufficiente nella fruizione delle
informazioni: nei vari articoli, magari, ci scappa qualche formula, perché del resto abbiamo a che
fare con dei modelli, semplificazioni della Realtà, che sono descritti in termini matematici.
Dare per scontate certe conoscenze può rendere la lettura poco chiara, ma inframezzare un
argomento con una divagazione per spiegare quello che significano certe scritte lo renderebbe
invece dispersivo. Perciò, dei piccoli pezzettini per illustrare concetti generali che poi verranno
usati nei pezzi successivi.
In questo caso mi permetto una piccolissima trattazione su uno strumento che, incredibilmente, tutti
usiamo continuamente: l’integrale definito.
Un esempio banalissimo: dovete andare dai vostri suoceri per un emozionante pranzo domenicale,
traffico notevole, ogni tanto date un’occhiata al contachilometri (il tachigrafo per chi parla bene,
quelli che vi fanno notare che non è il contachilometri e che appiccicherei volentieri al parabrezza)
e vedete che in un’ora di viaggio avete tenuto circa i 110Km/h.
Poi avete quel piccolo scleramento tipico dell’italiano medio, iniziate a superare come dei piccoli
Shumacher di paese e per una mezz’oretta vi lanciate sui fotonici 130Km/h. Il problema è adesso
inizia un bel traffico a fisarmonica, e per due belle orette state sui 90Km/h con i figli che da
manuale attaccano a rompere i coglioni nel momento meno opportuno.
Vi fate un rapido calcolino: “in un’oretta sui 110 ho fatto 110Km, a 130 all’ora in mezz’ora ho
fatto 75Km, la metà di 130, in due ore a 90 ho fatto 180Km, perciò 365Km in tutto…per andare dai
suoceri”
Ok, adesso ridiciamolo, rallentando il ragionamento e rendendolo più formale.
130 Km/h
110 Km/h

90 Km/h

1 ora ½ ora 2 ore

1
La lunghezza della base di ogni rettangolo è proporzionale al tempo che avete misurato guardando
l’orologio, le altezze sono invece proporzionali alle velocità che avete memorizzato nella vostra
testa quando avete guardato l’orologio.
110Km/h x 1 ora =
110Km
130Km/h x ½ ora =
75Km

90Km/h x 2 ore =
180Km
130 Km/h
110 Km/h

90 Km/h

1 ora ½ ora 2 ore


Il calcolo dei chilometri percorsi nella prima ora è equivalente al calcolo dell’area del rettangolo:
base per altezza, cioè un’ora per 110Km all’ora, 110Km. Così per gli altri due rettangoli.

+ + =
Lo spazio complessivo percorso è proporzionale alle aree dei tre rettangoli, cioè state “sommando”
rettangoli, per creare lo sgorbio a destra nel disegno.

2
v

t
A questo punto i matematici iniziano a complicare un po’ le cose, piazzando due frecce
perpendicolari fra loro:
 La base del rettangoloide è proporzionale al tempo, ma è una base un po’ particolare, dato
che ha un verso di percorrenza, nel senso che da sinistra verso destra il tempo si incrementa:
la freccia orizzontale è l’asse del tempo, la punta indica il verso crescente, la t è la classica
lettera che indica il tempo.
 L’altezza del rettangoloide è proporzionale alla velocità, e come per il tempo, esiste un verso
di percorrenza: dal basso verso l’alto la velocità aumenta, perciò la freccia verticale è l’asse
delle velocità, la punta indica il verso crescente e la lettera v indica, con la fantasia tipica dei
burocrati sovietici, proprio la velocità.
Poi, invece di “una mezz’oretta” o “sui 130Km/h” i matematici sono più formali, usando dei
termini generali, ma ciò non toglie che stiamo sempre parlando del vostro fottuto viaggio da vostra
suocera eh…

3
v1
v
v1
v2

t1 t2 t3 t
Dt1 Dt2 Dt3
Et voilà, le tre velocità del vostro viaggetto vengono indicate come velocità uno, velocità due e
velocità tre, come le buste dei quiz televisivi ma senza vincere niente: per fare prima, v1, v2 e v3.
Viene dato un nome anche alle ore in cui avete controllato queste velocità, al tempo uno, tempo due
e tempo tre: per fare prima, t1, t2, t3.
Ogni volta che avete guardato l’orologio e avete pensato, che so… “è passata un’oretta” avete di
fatto calcolato la differenza fra l’ora attuale e l’ora della volta precedente in cui avete guardato
l’orologio: chiamiamo queste differenze come differenza al tempo uno, differenza al tempo due e
differenza al tempo tre, per fare prima, Dt1, Dt2,Dt3.
Tutto questo è più complicato da scrivere che da calcolare nella pratica, ed è un modo palloso per
descrivere cosa pensate senza nemmeno tanto concentrarvi nei bei momenti dei vostri viaggetti.
L’area del primo rettangolino è perciò data da base per altezza, cioè v1 x Dt1, e così per gli altri
due: v2 x Dt2, v3 x Dt3. Lo spazio percorso è dato da questa formula:

S tot  v1 Dt1  v 2 Dt 2  v3 Dt3


Così sembra complicata, ma è ciò che abbiamo detto fino a questo punto, solo in maniera bella
compatta. Analogamente, il tempo totale che avete impiegato per percorrere la distanza Stot è dato
dalla somma delle lunghezze delle basi dei tre rettangoli:

Ttot  Dt1  Dt2  Dt3


La velocità media del percorso è data dallo spazio totale diviso il tempo totale che ci avete messo
per percorrerlo, cioè:

Stot v1Dt1  v2 Dt2  v3 Dt3


vmedia  
Ttot Dt1  Dt2  Dt3 4
Wow… che formulazza incasinata… ma è solo un modo complicato di dire le solite cose! Vedete
come si fa presto a fare molta scena? Immaginate se vi avessi sbattuto questa roba sul muso da
subito: avreste pensato “Marò Paolino come è complicato…” e invece sono quattro fesserie messe
in bella copia.
A fronte di questo incasinamento, il vantaggio è che questa formula (come del resto tutte le
formule) è generica: per qualsiasi viaggio in cui controllate la velocità per tre volte, ricordandovi
anche quanto sono lunghi i tre relativi intervalli di tempo, applicando questa stessa formula avrete il
risultato.

t
Per evitare colpi di sonno, controllate la velocità per 9 volte invece di 3, ottenendo i grattacieli del
disegno qua sopra. Se ripetete il solito ragionamento delle aree, dei nomi delle basi e delle altezze, il
risultato finale è che la formula che vi fornisce lo spazio complessivo percorso è:

Stot  v1Dt1  v2 Dt2  v3 Dt3  v4 Dt4  v5 Dt5  v6 Dt6  v7 Dt7  v8 Dt8  v9 Dt9
Il problema è che una roba del genere è veramente pallosa da scrivere e da utilizzare, perciò i
matematici usano una forma ancora più compatta.
I rettangoli sono 9 e creano questa sequenza: 1,2,3,4,5,6,7,8,9, che può essere indicata così: la
lettera i assume tutti i valori da 1 a 9, per fare prima, i=1…9. Provate con 900 rettangoli, vedrete
che è più semplice scrivere i=1…900 che tutti i primi 900 numeri interi…
La scritta vi x Dti indicherà l’area del generico rettangolo i e, sostituendo la i con un numero
qualsiasi da 1 a 9 otterrete nuovamente tutte le aree di prima. Sommiamo adesso le aree di tutti i
rettangoli i, con un truccaccio matematico:

9
Stot   vi Dti
i 1
Quella strana E è la lettera sigma maiuscola del greco (io non conosco il greco e manco mi frega,
perciò so solo questo) e si chiama sommatoria, un modo elegante per sommare: si legge somma di

5
“quello che c’è dentro”, con i da 1 a 9: “dentro”, cioè “accanto”, viene indicata proprio l’area del
generico rettangolo i.
Perciò, voi quando siete in macchina e calcolate lo spazio percorso su più intervalli di tempo,
utilizzate proprio questa formula.
Se voi foste degli intelligentoni come Steven Hawkins e non i cavernicoli palestrati rozzi e ottusi
quali invece siete, potreste misurare le varie velocità ad intervalli di tempo decrescenti, ottenendo
sempre più rettangolini, sempre più stretti:
v v v

Ttot t Ttot t Ttot t

Alla fine, la base di ogni rettangolino sarebbe così piccina da non potersi distinguere, microscopica,
infinitesimale, infinitesima, ma i rettangolini sarebbero diventati, infiniti (Leibnitz si rovescerebbe
nella tomba per l’uso di questi termini ma… passatemeli).
E la formula che permette di calcolare lo spazio complessivo? Da 9 rettangoli a infiniti rettangolini
di base infinitesima… ecco cosa succede:

9 t Ttot

Stot   vi Dti  Stot   vdt


i 1 t 0
La sigma si allunga e si deforma diventando quella bella S a destra, i rettangolini sono infiniti,
perciò invece di scrivere somma rettangolini i con i che vale da 1 a 9 si preferisce dire somma dal
tempo 0 (in questo caso) al tempo Ttot, le i dentro la formula spariscono, il Dt che era la base del
generico rettangolo si trasforma in dt con la d minuscola.
Dentro la S c’è proprio l’area di un rettangolino generico di base infinitesimale dt e altezza v,
sommato su tutto l’intervallo di tempo che ci interessa: lo spazio complessivo è l’integrale sul
tempo della velocità.
L’integrale definito è perciò la somma delle aree di infiniti rettangoli di base infinitesima, o,
meglio, l’area sotto la curva del grafico, in questo caso, della velocità: l’integrale è un’area, una
rappresentazione matematica e formale di una operazione comunissima nella vita di tutti i giorni.
Vi ricordate i problemini delle elementari tipo “se nella vasca entrano 10 litri d’acqua al minuto,
dopo 10 minuti quanti litri d’acqua ci sono nella vasca?”, oppure, “se consumiamo 20Kcal/min
quante Kcal bruciamo in 30 minuti di corsa?” Ecco, state calcolando degli integrali.

6
x  x2

 ydx
y y
A
x  x1

x1 x2 x x1 x2 x

L’integrale un modo più complicato di fare “base per altezza”, ma anche più flessibile. Non è
importante che vi ricordiate di S o di Sigma, ma vorrei che memorizzaste che, data una curva
qualsiasi, l’integrale definito fra due punti è l’area sottesa dalla curva e compresa fra i due punti.
Nei prossimi articoli useremo il concetto di area di una curva per cose più interessanti che passare il
tempo nel viaggio dai suoceri, ma sempre di integrali si tratterà.

t
E (t )   Pdt
0
Un integrale per noi importante: sappiamo che la potenza è data dall’energia divisa per il tempo in
cui viene erogata, al contrario, l’energia all’instante generico t è data dall’integrale della potenza
per il tempo. Se potessimo disegnare il grafico della potenza che nel tempo i nostri muscoli
generano durante uno squat, sommando le aree degli infiniti rettangolini sotto la curva otterremmo
l’energia spesa nel movimento.

t
K (t )   k (t )dt
0
Un altro integrale interessante: le calorie consumate all’istante generico t sono date dall’integrale
delle calorie consumate in ogni minuto per i minuti fino al tempo t. Se conoscessimo l’andamento,
cioè la curva, delle calorie spese in ogni minuto della nostra giornata, l’area sotto questa curva
rappresenterebbe il metabolismo totale giornaliero.

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