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DCSS Training

Brico Lifting

In questo articolozzo vi presenterò qualche tecnica di intensificazione, da realizzarsi con una attrezzatura
very low tech: quella della foto. Nell'arsenale del palestrato serio non possono mai mancare tavolette di le-
gno di vario spessore e un bel pacco di elastici da portabagagli.
Con questa semplice attrezzatura è possibile rendere più difficili i soliti esercizi a cui siamo abituati. Per
semplificare, in questo caso vale: maggior difficoltà → maggior stimolo → maggior guadagno.
Ci tengo però a scrivere una serie di precisazioni, tanto per essere chiari e diretti.
La prima, e la più importante: c'è gente assolutamente enorme che queste cose non le ha mai viste, non sa
proprio della loro esistenza. Ma vive grossa e felice. Non pensiate, pertanto, che questa roba sia fondamen-
tale e assolutamente indispensabile: come direbbe Staley, questi sono tools, strumenti, da tirare fuori dalla
scatola degli attrezzi al momento opportuno. Potete usarli o meno, ma se li conoscete, avete un mezzo in
più per migliorarvi.
La seconda è che questa roba è cool, figa, forte, ganza. Fa scena, vi fa sentire competenti a parlarne in pa-
lestra. E' tutto ok, ma... non approfittatene. Detesto quelli che, con la puzza sotto al naso, fanno sentire idioti
tutti quelli che non si allenano facendo squat bulgaro sulla palla svizzera che non fanno stretching con il fo-

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am roller o che non fanno counter movement squat jump. Questi sono esercizi intelligenti, per molti di voi
nuovi ma... sono solo esercizi. Cercate di capirne la logica, poi potete inventarne di vostri.
Nel caso che qualcuno vi prenda per il culo in palestra, inventate qualche panzana come facevo io: servono
per la forza elastica funzionale, per superare gli sticking points (ok, ai miei tempi si diceva “punti deboli”), per
correggere squilibri posturali nei prime movers. Inventate. Basta che siate sicuri e decisi, in un ambiente do-
ve c'è chi mangia di notte per non catabolizzare farete un bel figurone.
La terza precisazione è un semplice buon senso: per fare questa roba ci vuole una decente esperienza e
una decente tecnica esecutiva. Se non l'avete e siete della serie “rimbalzo è il mio secondo nome”, intensifi-
cherete di brutto l'allenamento facendo le cose per bene. Oppure, provate questa roba che vi costringe a far-
le, le cose per bene. Migliorerete, ma non per gli esercizi in se, solo perchè state facendo nella maniera giu-
sta. Ricordatevene quando glorierete queste cose...
Brick press

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Il primo esercizio che vi presento è la board press, la panca con uno spessore al petto. Nella foto di apertura
lo spessore (a me sembra un mattoncino della Lego gigante) è visibile a destra. Me lo sono costruito con 5
tavolette di truciolato incollate di dimensioni 10x2x30, poi le ho nastrate con il nastro da carrozzieri per ren-
dere tutte le superficie liscie.
A questo punto vi piazzate la board da 10 centimetri sul petto e ci fate la panca sopra. L'esecuzione dell'e-
sercizio dovrebbe essere una banalità, ma come sempre la facilità è solo apparenza.
Intanto, leggo di persone che fanno casino nel mettersi la board, che non sta ferma, che si muove, che non
si sa quanto deve essere grossa.
Ecco pertanto come faccio io: aggancio al petto due elastici da portabagagli, due giri e chiudo i ganci. Poi
infilo il mattone, me lo sistemo mentre sono a sedere, poi mi stendo e finisco di posizionarlo, in modo da a-
verlo a circa 5-7 centimetri dal mento con gli elastici spostati verso gli estremi in modo da non farci appog-
giare il bilanciere.

A questo punto eseguo il movimento vero e proprio, scendendo fino a toccare la board e risalendo. Et voilà...
board press, semplice ed efficace.

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Istantaneamente al volo, la possibilità di fare la board stretta e la board in tecnica PL, con l'arco. Anzi, la tec-
nica da PL è per la board l'equivalente della schiacciata per la mortadella... Nei tre fotogrammi, dall'alto ver-
so il basso, la board “normale”, quella stretta, quella con la tecnica da PL.
Ok, ce l'hai fatta vedere, mo' ci dici a che serve questa roba...
Giusto. Scopo della board press è creare un movimento parziale con cui caricare di più. In questo modo
posso prendere confidenza, in sicurezza, con pesi più elevati. Con la board da 10 centimetri si dovrebbe uti-
lizzare, a seconda delle ripetizioni per serie e di quanto siete bravi, un carico dal 90% al 110% del proprio
massimale.
Normalmente non utilizzate mai il vostro massimale in allenamento, altrimenti... che massimale sarebbe?
Con lo spessore potete lavorare con il vostro massimo, anche se il movimento è un parziale. Però potete
soppesarlo e imparare a gestirlo. Potete rendere il vostro massimale un peso mentalmente accettabile, non
pauroso, potete domarlo e imparare a sentirlo salire.
Questo per quanto riguarda l'aspetto di apprendimento del gesto, ma la possibilità di utilizzare pesi normal-
mente troppo elevati pone il vostro corpo in una condizione di stress maggiore, perciò uno stimolo ipertrofico
nuovo. Badate bene: ho detto “nuovo”, non “maggiore” o “migliore” del solito.
Aspettate, aspettate, aspettate... lo so cosa è quel mumble mumble... li faccio anche io i pesi eh...

Voi state pensando: “ma perchè tutto questo puzzo? Non bastava fermarsi a 10 centimetri dal petto?”. In al-
tre parole, che differenza c'è fra il Paolino cool a sinistra e quello che fa come fanno tutti a destra?
La cosa migliore che potete fare è provare, lo comprendete subito! Ecco le principali differenze:
 Con uno spessore fisso sono sicuro di arrivare sempre alla stessa profondità di discesa, se non lo
metto quando sono stanco tendo a scendere meno, questo è garantito
 La board rende la discesa un vero parziale, nel senso che qualsiasi sia il peso scenderò come se la
board non ci fosse, dato che il peso stesso non mi fa “paura”: la board lo ferma! Senza board, al
salire del peso avrò “paura” di non riuscire a fermarmi, perciò la discesa nel parziale non sarà
identica a quella del movimento completo
 Il parziale lo sanno fare tutti, specialmente coloro che eseguono in maniera così pietosa che anche
youtube si rifiuta di acquisire i video: i migliori parzialisti sono quelli che si divincolano, ondeggiano,
eseguono in maniera esplosiva. I rimbalzisti non ci provino a molleggiare sulla board, perchè se il
bilanciere sul torace affonda, sulla board... no, e la board schiaccia il torace come una mano che vi
preme sopra. La board costringe ad una esecuzione pulita, per questo è sconsigliata a chi esegue a
cazzo che, invece, beneficierà dell'intensificazione data dalla tecnica corretta.
 La board funziona molto bene con la pausa al petto: tocco la board, tengo la contrazione, e riparto.
Anche in questo caso, prima di passare alla board fatevi un bel ciclo di panca con fermo al petto,

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senza stare a tirare fuori il TUT o menate del genere, un secondo di pausa nel punto più difficile è
uno stimolo per la massa incredibile. Mica dovete fare sempre così, ma se un mesetto fate questa
roba... male non vi farà. Poi... la board.
In altre parole, la board è, per chi ha una buona panca, il mezzo ideale per fare i parziali e imparare ad usare
un bel peso. Credetemi, niente è più rincoglionente di un allenamento di board da 10 con il 95%-100% del
massimale, mentalmente e fisicamente. Ok, non è l'intero movimento, ma... prendeteci la mano e ne ripar-
liamo: tanti Kg che si spostano fanno sentire veramente potenti.
Perchè la board da 10 centimetri?
Di solito le board sono da 6, 10, 12-14 centimetri. La board da 12 o 14 è troppo alta, il movimento è troppo
corto, non si sente quando deve “entrare” il pettorale. Provate, se volete, vedrete che non vi piacerà quanto
la board da 10 (potremmo parlarne per ore, ma... a che pro?)
Parlando con Enrico mi ha detto una considerazione che ha formalizzato una mia sensazione: non c'è molta
differenza fra una board da 6 centimetri e il movimento completo: il sovraccarico con la board da 6 è minimo,
perciò non vale la pena. 10 centimetri invece sono uno spessore buono per sovraccaricare “quanto basta”.
Ovviamente, nessuno vi impone i 10 centimetri. Come potete fare lo squat 1x19 o il metodo di Gironda in
8x7, potete usare una board alta pigreco al quadrato più la radice quadrata di due, il tutto espresso in centi-
metri. Il concetto è che ci vuole una altezza che permetta di maneggiare un peso che normalmente non po-
tete utilizzare.
Un'altra considerazione è: “che differenza c'è fra fare così e sfiorare le barre di sicurezza di un rack?”. Anche
questa è una lecita osservazione, dato che, in fondo, il movimento è parziale anche in questo modo.
Ma anche in questo caso, la prova sul campo permette di comprendere le differenze, che ci sono:
 La board è un fermo unico al centro del bilanciere, che voi potete vedere. I fermi sono due e ai lati
del bilanciere, non potete vederli. Non potendoli vedere, non sapete quando toccherete e questo
rende l'esecuzione molto più “cauta”. In più qualsiasi asimmetria produrrà una battuta in uno-due,
che fa perdere concentrazione. E non occorre scendere con il bilanciere inclinato a 45 gradi, basta
mezzo centimetro per avere questo effetto.
 La board, proprio perchè è al centro del bilanciere e appoggiata al vostro torace, costituisce un
supporto instabile, e siete voi a dover dare la stabilità durante la pausa, mentre i fermi tengono il
bilanciere in posizione anche se voi non fate forza.
 Nella board c'è sempre un contatto, per quanto indiretto, fra voi e il bilanciere, con i fermi no, e la
panca è pertanto differente da quella senza fermi
Non è che voglio essere il difensore della board: la panca con appoggio sui fermi ha il suo scopo: la panca
concentrica. In questo esercizio il bilanciere è appoggiato sui fermi, ci si infila sotto e si solleva. Così facendo
non c'è la componente di forza data dal riflesso miotatico per l'allungamento muscolare in fase eccentrica.
La panca concentrica è un altro esercizio, durissimo, di intensificazione. Questo per dire che ogni mezzo ha
il suo campo di applicazione. Un parziale con sovraccarico si fa con la board, una intensificazione con meno
carico con la panca concentrica. Fate il contrario se siete quei tipi che vanno al lavoro con il trattore e arano i
campi con la moto.
E' vietato fare il bagno se c'è la bandiera rossa
La board è un esercizio pericoloso: è necessario assolutamente essere dentro ad un power rack con barre di
sicurezza. In alternativa, ma come soluzione più scarsa, tre spotter, uno dietro e due dalle parti, molto veloci
se fate una cazzata.
Mai, mai, mai e poi mai fare la board press DA SOLI, un po' come mai si dovrebbe andare al largo da soli
subito dopo mangiato e con il mare mosso. Poi non dite che non ve lo avevo detto.
Questo perchè se state facendo una board che si rispetti, avete caricato un bel peso: rimanere sotto quel bel
peso appoggiato sulla board, è una esperienza che non fa ridere nemmeno uno come me che faceva i mas-
simali di panca da solo.
Il bilanciere si appoggia alla board e non risale. E adesso? Non potete farlo scorrere perchè poi c'è un salto
di 10 centimetri e il peso schiaccia l'intera board sul vostro petto, togliendovi il respiro. A me è capitato den-
tro il rack e anche così non è bello.
Perciò, rack di protezione, casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza sempre.

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Floor press

Un altro parziale “strano” nella panca è la floor press,


la panca a terra. Per fare questo esercizio è neces-
sario un rack o degli appoggi bassi oppure un aiutan-
te che vi passi il bilanciere. In pratica, vi stendere a
terra e... fate la panca.
Il movimento è ovviamente parziale a meno che non
vi piaccia triturarvi gli olecrani di entrambe le braccia:
staccate il bilanciere, scendete controllati, appoggia-
te gli omeri al pavimento, stendete le braccia e com-
pletate il movimento.
Date una chance a questo strano esercizio, perchè è
incredibilmente efficace:
 Siete stesi a terra, eliminando del tutto
l'effetto di spinta (leg drive) delle gambe, ma
al contempo avete la stabilità data
dall'appoggio di tutto il corpo al pavimento. In
pratica mettete insieme i vantaggi della
panca con le gambe sollevate ma senza gli
svantaggi: per spingere il bilanciere usate
esclusivamente i muscoli preposti
 Dovete controllare il movimento (a meno di
non farvi male eh eh eh) e questo aumenta
la difficoltà dell'esercizio
 E' un movimento parziale in cui i gomiti non
possono scendere sotto la linea del dorso
(perchè, guarda caso, c'è il pavimento)
perciò il pettorale non viene sfruttato a pieno
e dovete usare molto tricipiti e deltoidi.
 In particolar modo, la floor press coinvolge i
tricipiti nella ripartenza. Una pausa a terra
rende il movimento ancora più impegnativo
E' necessario l'utilizzo delle tavolette lunghe come
fermi di sicurezza: nel caso in cui rimaniate a terra un
movimento rapido in avanti per appoggiare sugli
spessori i dischi di ferro. Fra dischi e tavolette devo-
no esserci al massimo un paio di centimetri, altrimen-
ti per appoggiare dovete flettere le braccia troppo in
avanti.
Notate come nei fotogrammi sia possibile l'adduzione
delle scapole e mandare il torace in avanti, cosa non
fattibile nel caso della panca con i piedi sollevati dato
che l'instabilità rende più problematico l'assetto.
La floor press è un esercizio duro, anche se è un
parziale. Come carichi potete utilizzare quelli di un
normale allenamento di panca, sia nelle serie che
nelle ripetizioni. Il parziale è compensato dalla diffi-
coltà dell'esercizio. Provatelo, io dico che vi piacerà.
Come per la board press, le solite raccomandazioni: potete farvi male, più male che nella panca. Perciò oc-
chio.
Stacco sui rialzi
Lo stacco sui rialzi è un esercizio tanto semplice quanto efficace. Niente è più didattico di questo esercizio
per imparare uno stacco corretto. La soluzione a molti problemi è a costo infimo.

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Senza stare a farla tanto lunga, ecco a sinistra uno stacco con il bilanciere ad una altezza regolamentare di
22.5 centimetri da terra, a destra uno stacco con il bilanciere ad una altezza di 10 centimetri da terra, inten-
dendo con “terra” la superficie su cui si trovano i miei piedi.
L'utilizzo del valore “dieci centimetri” è convenzionale, come nella board press: potete utilizzare 12 centime-
tri, 11.172 con il due periodico, ma il concetto è che dovete percepire chiaramente che il bilanciere è “bas-
so”. Se invece di 22.5 mettete 17.5, non sentirete molta differenza e lo scopo dell'esercizio non è quello cor-
retto.
Notate come nella foto a sinistra abbia le scarpe dato che stavo preparando le clip per illustrare la differenza
fra sumo e regolare e la presenza delle scarpe era ininfluente, mentre a destra me le sono tolte perchè 2
centimetri e passa di tacco su una altezza di 10 centimetri influenzano di brutto l'esercizio, anche con soli
90Kg

Ecco la differenza fra lo stacco normale e quello sui rialzi: se voglio mantenere la schiena in assetto, con le
curve fisiologiche e contratta, mi trovo ad essere molto più “compresso”.

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In questo disegno ho riportato le inclinazioni della schiena e delle gambe, e poi le ho sovrapposte, a destra.
Come si vede, le due schiene sono in pratica nella stessa posizione, ma i femori no.

Scopo dell'esercizio è proprio questo: far capire come tenere la schiena in assetto. Anche coloro che riesco-
no a tenerla “giù” avranno difficoltà in questo esercizio, a maggior ragione per chi abitualmente non lo fa e
tiene la schiena a C o estende le gambe anticipatamente. Fatelo sui rialzi, il peso rimarrà a terra.

A sinistra una esecuzione corretta: schiena tesa, spingo con glutei e femorali. Al distacco del bilanciere mi
trovo all'altezza regolamentare, ma mentre normalmente parto da questa posizione, sui rialzi questo è uno
dei punti difficili dell'alzata.
Al centro la situazione per coloro che non riescono a mettersi bene in assetto: i rialzi esaltano questo difetto
e quando sono all'altezza di stacco regolamentare mi trovo con le spalle troppo in avanti, e il bilanciere cade
giù. Idem nella situazione a destra, dove mostro una esecuzione con la schiena a C che risulta fallimentare
ben prima del passaggio al ginocchio, ma proprio dove nello stacco da altezza giusta inizio a tirare.
Il movimento dai rialzi è pertanto uno stacco luuuuungo, che non perdona quelli che fanno l'uno-due gambe
schiena e che raddrizzano alla fine. Se tirate di schiena, i rialzi saranno la vostra bestia nera, perchè alla fine
non c'è schiena che tenga.

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Potete utilizzare questo esercizio come variante difficile, amplificando tutti gli aspetti dello stacco, ottenendo
per i malati della massa uno stimolo ipertrofico superiore. Personalmente, adoro questo esercizio, perchè è
semplice ma allo stesso tempo il movimento lungo mi dà molta soddisfazione.
Con delle tavolette più lunghe è possibile utilizzare i rialzi anche nella tecnica sumo.
Se vi esercitate con costanza, vedrete che fra rialzi da 10 centimetri e altezza regolamentare da 22.5 centi-
metri non c'è molta differenza in termini di Kg. Nel mio caso, alla fine la differenza si riduce a 10Kg, ma cre-
do che 20-30Kg siano la distanza corretta.
Pin Pull, il contrario
Con le tavolette è possibile effettuare l'esatto contrario: piazzare i pesi più in alto. Mettete tante tavolette per
fare in modo che il bilanciere sia a circa 5 centimetri sotto il punto più basso della rotula. Ok, fatto? Ora met-
tetevi in posizione e tirate.
Il pin pull è un esercizio bastardo perchè voi pensate che al salire dell'altezza lo stacco sia più semplice. Ri-
sposta errata! Più il bilanciere è in alto, più sarà scostato da voi quando partite. Pertanto l'esercizio è molto
difficile.

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Nella foto un Paolino che esegue un pin pull sulle barre del rack, proprio come il nome vuole: pin pull signifi-
ca tirare dai pin, dagli appoggi, le tavolette sono la versione economica senza rack, dato che l'esercizio è
assolutamente sicuro anche senza tutta l'intelaiatura.
I due omini blu descrivono a sinistra un pin pull, a destra uno stacco da
altezza regolamentare. Come si vede, quello che cambia è che alla par-
tenza del pin pull il bilanciere è già al passaggio al ginocchio, spostato in
avanti rispetto al punto di appoggio dato dalla vostra pianta dei piedi, ma
senza la velocità di un passaggio al ginocchio con partenza dal basso.
Tirate a zero metri al secondo, e avete in testa il movimento come se ci
fosse la velocità. La difficoltà è che vi troverete a premere al suolo ma
dovete controllare lo sbilanciamento in avanti.
Non mi sono mai dedicato con passione al pin pull, ma credo che si pos-
sa arrivare a tirare un 10% in più del proprio massimale, ma solo dopo un
bel periodo di training per imparare a direzionare la spinta.
E' possibile eseguire il pin pull anche nella versione sumo, e vi consiglio
di inserire questo esercizio per imparare lo stacco da tutte le sfaccettatu-
re.
Stacco con gli elastici
L'utilizzo degli elastici è stato reso famoso da Luois Simmons del Westsi-
de Barbell Club. Stiamo parlando di Powerlifting, ma questo non deve far-
vi storcere la bocca. Un elastico è un elastico, serve per tirare le grappet-
te, per tenere i pacchi sul portabagagli, per farci una sessione DE di un
allenamento da PL o per impiccarsi. Un minimo di apertura mentale e ve-
drete che con due lire vi divertirete.
Introduco gli elastici solo per lo stacco perchè veramente con pochissimo
potete sfruttare con successo questi strumenti, con cui è possibile fare
anche squat, panca, lento in piedi, addirittura le trazioni e mille altre cose
ancora. Però per tutte queste cosette ci vuole una certa preparazione
prima dell'esercizio, che implica un certo grado di convinzione, e in pale-
stra è ben difficile potersi allenare senza rompimenti di coglioni da parte
del saccente di turno.
L'uso degli elastici nello stacco è invece molto semplice, superato un
training iniziale di circa 10 minuti per tararli. Le considerazioni per lo stac-
co valgono per tutti gli esercizi, perciò potete farvi una esperienza inte-
ressante veramente a costo nullo.

Poniamo un problema interessante: voglio sovraccaricare una parte di un


movimento come farei in un parziale ma mantenendo il movimento com-
pleto. Bingo! (oppure, Tombola! perchè siamo in Italia...) uso degli elastici
che nel punto più difficile non siano tesi, mentre nel punto più facile eser-
citino una trazione.
Ecco come dovete fare: una tavoletta, 4 elastici da portabagagli et voilà,
elastic deadlift station.

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Ecco una esecuzione di stacco con gli elastici, che deve risultare assolutamente identica a una senza elasti-
ci: l'elastico deve iniziare a tirare a metà tibia, e via via che vi mettete in piedi tira sempre di più.
La trazione ideale è compresa fra i 20Kg e i 30Kg, parametri che vanno bene anche per lo squat, per la pan-
ca è meglio tenersi sui 20Kg (lo scrivo per i temerari che proveranno).
L'elastico incrementa la sua trazione in maniera lineare, come una molla, perciò se i Kg sono 25 e l'escur-
sione 50 centimetri ogni 5 centimetri avete un incremento sul bilanciere di 2.5Kg. Questo significa che via via
che il movimento diventa più semplice, in realtà il peso aumenta sempre più. La parte finale del movimento è
sovraccaricata.
Nell'esempio parto con 90Kg e mi ritrovo con 120Kg. Per ottenere un effetto equivalente dovrei utilizzare un
movimento parziale quale un pin pull o uno stacco rumeno o quello che volete, ma di sicuro non potrei utiliz-
zare i 120Kg in un movimento completo, altrimenti che sovraccarico sarebbe... Con gli elastici invece posso.
Lo so che sarebbe meglio inserire una percentuale del massimale per essere più fico-scientifici, ma alla fine i
numeri 20-30Kg sono quelli corretti, sia che abbiate 150Kg che 300Kg (se mettete 30Kg si parla di un 20% o
di un 10%, alla fine, non di un 500% e di un 0.5%). Lo scopo è avere un sovraccarico tale da sentirlo ma da
non essere trascinati giù. Ho provato con 10Kg, non si sente niente, mentre con 40Kg c'è un punto in cui il
movimento si “intacca”, rallenta troppo. Nulla vieta di utilizzare 100Kg di trazione, però prima sperimentate
con un risultato testato.
L'elastico rende l'alzata diversa dal normale, a parità di Kg. I 120Kg con gli elastici non sono i 120Kg senza
elastici: sono più “nervosi”. L'elastico non ha massa, non ha inerzia, ma tira in maniera direzionale verso il
basso. Ogni minimo sbilanciamento (e ce ne sono sempre) fa si che la trazione sia disuguale. Provate: senti-
rete proprio che c'è qualcosa che tira volontariamente verso il basso.
Pertanto l'elastico punisce gli errori esecutivi. Tirate con le chiappe che salgono per prime, ce la farete nella
prima parte del movimento, poi quando l'elastico entra e i Kg si incrementano... bang, giù a terra con un bel
botto, come se uno ad un certo punto mettesse un piede sul bilanciere e dicesse “eh no ciccio bello, fai ca-
gare, ripeti”.
Mi raccomando a non commettere l'errore tipico dell'allenamento con gli elastici: quelli che avete sul bilancie-
re sono i Kg di ferro E i Kg degli elastici. Dovete andare decisi come se il peso fosse il totale, non in scioltez-
za come se il peso fosse solo quello caricato.
Che schemi? Che ripetizioni? Boh... quello che vi pare. Mica dovete per forza allenarvi in stile Westside...
Meglio gli elastici o le catene?
Le domande della serie “E' meglio” non esistono solo nel bodybuilding! Il Powerlifting non fa eccezione. Allo-
ra, meglio le catene o gli elastici? Sul blog ho fatto due conti per determinare la differenza, che consiste pro-
prio nel fatto che le catene hanno una massa, una inerzia, perciò 30Kg di ferro appesi ai lati del bilanciere
hanno una risposta “lenta” ad eventuali oscillazioni, mentre gli elastici senza massa hanno una risposta “i-
stantanea”.
Però... sono finezze. Due modi di sovraccaricare una parte di un movimento completo, concettualmente si-
mili. Per apprezzare le differenze è necessario innanzi tutto avere la possibilità di provare. Compratevi 30Kg
di catene, mettetele in borsa quando andate in palestra e fate i confronti.
Come dite? 30Kg di catene costano e rompe le palle portarseli dietro? Ma dài... ecco, allora, la differenza
sostanziale che rende gli elastici superiori alle catene: costano 1 euro l'uno e si sbattono in borsa. Fine dei
giochi.
Tarare gli elastici
Ora scrivo qualcosa per i brocchi come me, lo so che siete tutti laureati e che quello che dirò è per voi offen-
sivo. Chiedo perdono, non leggete...
Per tarare gli elastici è necessario un orologio al cesio, una copia dell'elastico di riferimento conservato al
museo dei Pesi e delle Misure di Sevres, una bombola di azoto liquido a -195 gradi Celsius. Un errore di 10
alla meno 6 impedisce un corretto allenamento, perciò attenti!

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Ecco un'idea: vi mettete su una bilancia con tutto meno che gli elastici, vi pesate. Poi mettete un elastico in
trazione e vi pesate di nuovo. La differenza fra le due misure è la trazione dell'elastico. Quanti elastici utiliz-
zate? 4? Ok, quel numero per 4 è la trazione dell'elastico.
Notate che il procedimento sia assolutamente imperfetto, perchè, tanto per dire, nella foto in un caso ho pe-
sato anche la tavoletta, nell'altro no. Però come tutte le cose ha la sua particolarità: tarate un elastico, non
tutti e quattro, dato che la classica bilancia da bagno arriva fino a 120Kg, e se la trazione totale è 30Kg fa-
cilmente fuori scala fra voi, bilanciere ed elastici. Lo so che sono tutte idiozie, ma... ve le dico lo stesso, non
si sa mai.
So anche che non commetterete questo errore stupido qua

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Montate tutto, poi vi accorgete che la bilancia è SOTTO di voi, e che state tirando ma non misurando. Anche
questo è stupido, lo so. Ma ve lo dico lo stesso...
Proprio per tutti questi errori di misurazione è poco sensato stabilire una trazione precisa al Kg, ma è meglio
lasciare un intervallo. Considerate che quello che conta non è il numero assoluto, ma il fatto che voi prepa-
riate gli elastici sempre allo stesso modo, e usiate sempre gli stessi. A quel punto, che siano 23, 25, 24.5Kg
è irrilevante.
Conclusioni
Una schiera in più di esercizi nuovi con un minimo di attrezzatura rozzissima. E gli elastici permetterebbero
di arricchire ulteriormente il set di esercizi. Questa roba funziona molto bene per chi ha uno spazio fisso in
casa, e può trasformarlo in “laboratorio”.
Non è detto che rivoluzioneranno il vostro modo di allenarvi, ma di sicuro possono essere una bella spinta
motivazionale per chi si sta annoiando e cerca nuovi stimoli. In più, questa è roba che funziona.

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