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ALBINO CAZZAGO
I SANTI DANNO FASTIDIO
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PREFAZIONE DI ANTONIO M. SICARI


gi e non ancora
Jaca Book

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Aldino Cazzago
I SANTI
DANNO FASTIDIO
prefazione di
Antonio Maria Sicari

Jaca Book

PA4
@ 2004
Editoria]ejaca Book SpA, Milano
tutti i diritti riservati
Prima edizione italiana
ottobre 2004
Copertina e grafica
Ufficio grafico Jaca Book
In copertina
La lapidazione di santo Stefano.
Elaborazione da una pittura murale del IX secolo
(Saint-Germain dAuxerre)
Redazione e impaginazione
Centro Immagine&C. snc - Capannori (Lucca)
Finito di stampare nel mese di agosto 2004
da Stabilimento Poligrafico Fiorentino - Calenzano (Firenze)
ISBN 88-16-30410-3
Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma
ci si pu rivolgere a Editoriale Jaca Book SpA Servizio Lettori
via V. Gioberti 7, 20123 Milano, tel. 02/48561520-29, fax (IZ/48193361
e-rnail: serviziolettori@iacabook.it; internet: ww-.jacabook.ir
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Indice
Capitolo terzo
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II.
La santit come gusto specifico della vita cristiana

1 Introdu7inne 51
Za
3. Testimoni della santit della Chiesa 55
4. La santit non un privilegio 57
5. Santit ontologica e santit morale 58
6 Chi il santo 59
7. Lumanit matura del santo 62
8 Conclusione 64

Capitolo guarto

((
Ovvero perch la Chiesa si riette nei santi

lJntroduzioneGJ

2. La Chiesa come corpo 69


<<' >> ' ' 0
4. La Chiesa, sposa e madre, sacramento di Cristo 71
5 Lanima ecclesiastica 74
6. Lorigine divina delle note della Chiesa e loro
attuazione nel credente 75
a Unit 77
b Santit 80
d. Apostolicit 84
8. Conclusione: missione della Chiesa, missione del cristiano 86

Capitolo guinto
I . ] ; ] . l Cl . E li
Ovvero la persuasione della fede

Lintroduzinne89
2. Quando nella chiesa del mio villaggio io sento il Credo 90

3. Sulle spalle di giganti 94

4. I santi che fanno dottrina 96


PA9

Indice
5. Conclusione: i santi, ovvero la persuasione della fede 99
Capitolo sesto
La gioia di Cristo, del cristiano e dei santi
1. Introduzione 103
2. La gioia di Cristo 105
3. Il realismo del suo sguardo 106
4. La gioia del cristiano 107
5. La gioia dei santi 108
6. Lapertura cattolica della gioia cristiana 110
? Conclusione: Dove diavolo nascondete la vostra gioia? 112
Capitolo settimo
Le Annunciazioni del Beato Angelico.
Un esempio di santit e magistero dellarte
1. Firenze e lAnnunciazione: le ragioni di un legame 115
2. Breve storia di un itinerario 117
a. La pala al museo del Prado 118
b. La pala di Cortona 121
e. Le Annunciazioni del convent di M r
. Conclusione: Creava le opere e simultaneamente creava

se stesso 128
Capitolo ottavo
Dal visibile allinvisibile.
Quasi una meditazione davanti allicona della Trinit
di Rubl'v

1.
2.
3.
a.
b.
c.
d.
e.
4.

Introduzione 133
Il santo monaco e iconografo Andrej Rublv 136
La Trinit di Rublv 137
Latmosfera della luce divina 139
Langelo di sinistra: il Padre 140
Langelo di centro: il Figlio 142
Langelo di destra: lo Spirito Santo 144
Il calice dellincontro 146
Conclusione: dal silenzio alla carit 148

9
PAIO
Indice
Preghiere alla Trinit
Appendice
La santit.
Antologia di testi del magistero di Giovanni Paolo 11
)l
Santit della Chiesa, santit del cristiano
La santit: comune dignit dei diversi stati di vita
nella Chiesa
Lo Spirito Santo, origine della santit della Chiesa
Ecumenismo e santit
La santit: misura alta della vita cristiana
Una santit gioiosa
Le beatitudini come abito della santit e la prima
canonizzazione della storia
.
7453\.V1:55"
Elenco delle fonti
10
151
155
157
160
163
167
169
171
174
PA11

PREFAZIONE
di
Antonio Maria Sicari
I santi danno fastidio il titolo che padre Aldino Cazzago ha voluto
dare a questa sua raccolta di articoli sulla santit, prendendo spunto
da alcune feroci critiche che furono rivolte a Madre Teresa di
Calcutta, quandera ancora in vita.
Ma quello della santa dei poveri solo il caso pi recente di una
campagna aggressiva e pettegola, peraltro di scarso livello culturale,
che aveva gi toccato altri santi tra i pi amati dal popolo cristiano:
santa Rosa da Viterbo, santa Teresa dAvila, san Carlo Borromeo,
santa Teresa di Lisieux, santa Maria Goretti, san Pio X e altri ancora.
Si tratta di laicisti esasperati (alcuni formalmente credenti) che
si spingono volentieri a disprezzare il ricordo, il volto, la storia e lo
pera dei santi, manifestando un istinto di profanazione che sa di corruzione. Se vero che esiste una santit del pensiero, che si lascia normare dalla verit, dalla bont e dalla bellezza, si pu forse affermare
che il pensiero che rinuncia alla propria santit finisce inevitabilmente per accanirsi contro i santi.
Ci sono, invece, certi altri pensatori (alcuni formalmente non
credenti) che gridano il loro fastidio direttamente ai santi. Ed
un grido che risuona paradossalmente come inedita forma di pre
ghiera. Esso nasce dalla mente e dal cuore di chi pensa che lideale
della santit troppo bello per essere vero, ed solo a un passo
dal comprendere che troppo bello appunto perch vero.
Costoro potrebbero essere aiutati dalla sobriet dei devoti, se questi
smettessero di diffondere racconti sciocchi o inutili e di offrire mani11
PA12
Prefazione
festazioni scriteriate di fanatismo. Ci ben altra cosa dallingenuo
candore del Curato dArs, il quale narrava, con abbondanza di particolari, i miracoli dei suoi santi preferiti ai suoi parrocchiani, che
per sincantavano piuttosto a contemplare la santit entusiasta del
loro prete.
Gioverebbe anche la sobriet degli agiografi, se smettessero di far
coincidere la santit con lo straordinario e lassoluta assenza dogni
imperfezione e riconoscessero che la santit di una creatura solo ladempimento fedele di una missione affidata da Dio, che pu benissimo coesistere con debolezze, fragilit, limiti, in tutto ci che non
direttamente necessario alla missione stessa.
Il santo un credente in Cristo, contagiato dal Suo amore, che si
vede attratto dalla Sua stessa missione di salvezza. un cristiano che
si avvicinato pi intimamente a Cristo, Cristo lo ha condotto al
Padre. e il Padre lo ha coinvolto nello stesso destino del Figlio: quel
lo di essere dato via per la salvezza degli uomini. Leroicit dei santi
non un esercizio di bravura n una estenuante cosmesi spirituale,
ma obbedienza umile, quotidiana, tenace alla missione ricevuta.
Il fastidio dura fin quando il santo sembra giocare col suo stes
so volto e con la sua stessa anima; il fastidio si tramuta in venera
zione quando si contempla un santo al lavoro nel campo e nella casa

di Dio. Il fastidio cessa @ diventa utile stimolo interiore quando


i santi rivelano la ferma direzione che la vita cristiana deve prendere.
Ed essi sanno indicare perfino quale sia la direzione inesorabile di
ogni vita umana che voglia essere infinitamente fruttuosa.
Ci sono, infine, alcuni cristiani che provano fastidio perch
temono che i santi possano distrarli dallunica necessaria attenzione a
Cristo. Essi hanno in parte ragione, dato che Cristo non rassomiglia
davvero a nessun santo, ma tutti li supera infinitamente; e nessun
santo merita che ci si arresti a lui, e nessuno di loro deve distrarre
troppo a lungo i credenti.
Ma hanno anche torto, dato che, paradossalmente, ogni santo
simile a Cristo: , infatti, in questo dono e compito di rassomiglianza
che si sviluppata la vicenda di santit. Ogni santo solo uninterpretazione del Volto di Cristo: lo rappresenta, per cos dire, in un solo
atteggiamento, in una sola sfumatura del suo inafferrabile mistero.
Ma questunica sfumatura preziosissima: se la disprezziamo,
quando essa ci viene donata, forse ignoreremo per sempre qualcosa
dell'amata fisionomia del nostro Ges. I santi, infatti, continuano e
12
PA13
Prefazione
attualizzano come poveri, ma veri strumenti - il mistero dellIncarnazione del Figlio di Dio.
Gli articoli che padre Aldino Cazzago ci offre in questa sua raccolta sono riflessioni concentriche sul tema della santit: dal fastidio iniziale che essa provoca nei pi lontani al turbamento che d ai
pi pensosi, allo splendore che essa pu originare quando si coniuga
e si esprime umilmente e gloriosamente nellopera artistica.
E infine lautore non dimentica linsistenza con cui il nostro
Santo Padre invita i credenti a riconoscere che la santit e l'unico
vero problema cristiano. Forse per sfuggire completamente al fastidio della santit un fastidio che pu annidarsi, ripetiamolo, perfino nellanimo dei pi devoti bisogna formare nuove generazioni di
cristiani che abbiano udito e custodito questa parola, come lindicazione pi preziosa, fin dalla primissima infanzia. Per questo Giovanni
Paolo 11 ha ricordato che la domanda Vuoi ricevere il battesimo?
gi significa Vuoi diventare santo? (Novo millennio incanta, n. 31).
E subito, nella vita del cristiano, non comincia il fastidio, ma la
sorpresa e la gioia.
13

PA15
INTRODUZIONE
Una duplice motivazione allorigine di queste brevi riflessioni introduttive.
In primo luogo, intendiamo tracciare un filo che leghi tra loro i
testi qui raccolti, al fine di meglio evidenziarne la reciproca connessione.

In secondo luogo ci proponiamo di esplicitare sinteticamente sia le


ragioni che giustificano il titolo scelto per il libro, sia un nucleo di
punti fermi sulla santit e sui santi che, disseminati nei vari capitoli, potrebbero non essere colti facilmente o, se si preferisce, non trovare adeguata sottolineatura.
1. Sintesi di un itinerario
Gli otto capitoli, che concorrono a formare il volume, sono gi
stati pubblicati nella rivista Corrmzum'o negli anni 1991-2003 e per la
maggior parte sono nati a ridosso di qualche avvenimento come, ad
esempio, la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica nel
1992, la polemica innescata dallarticolo di Germaine Greer contro
Madre Teresa di Calcutta nel 1993, o il Grande Giubileo dellAnno
2000. A distanza di qualche anno quegli scritti, aggiornati nella biblio
grafia e arricchiti di alcuni ampliamenti (cos stato per i capitoli
secondo, quinto e sesto), si dispiegano come immagini che, in rapida
successione, danno forma a un unico soggetto: quello della santit.
15
PA16
I santi danno fastidio
La prima immagine fotografa ci che noi abbiamo chiamato il
fastidio che la santit provoca in uomini appartenenti al mondo della
cultura. In tempi a noi assai vicini questa reazione infastidita ha preso
di mira la stessa beata Madre Teresa di Calcutta. Nel primo capitolo
ci soffermiamo ad analizzarla e a confutarla. Nel secondo capitolo,
invece, lobiettivo si allarga ai santi e alla santit in genere. Il carattere provocatorio della loro esistenza per Emil M. Cinram loccasione
di uno stizzito interrogativo: Chi sar stato a metterceli di traverso
sulla nostra strada?.
I capitoli terzo e quarto e siamo alla seconda immagine si configurano come il tentativo di illustrare e giustificare la santit, e la vita
di quei credenti alla quale essa ha dato forma. Tutto ci avviene
secondo due prospettive teologiche strettamente connesse (: interdipendenti: seguendo una immagine spaziale, definiamo la prima come
verticale e la seconda come orizzontale. Verticale la prima, perch la
santit cristiana trae origine dalla santit di Dio (cfr. Os 11,9; Is 6,3)
e da quella di Cristo (cfr. Lc 1,35); orizzontale la seconda, perch la
santit, pur essendo un dono che viene dallalto, germoglia nel campo
di Dio che la Chiesa e che la morte e risurrezione di Cristo, il santo
di Dio (Mc 1,24), ha reso fecondo e perci santo.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica queste due prospettive
hanno trovato singolare espressione: la fede che esso insegna, e che
sta allorigine della santit canonicamente riconosciuta, e la stessa
fede da cui traggono alimento e forza quei credenti che agli occhi di
Dio vivono, pur in una umana fragilit, autentiche esperienze di tota
le donazione di s e perci di santit. Un giorno, forse, ad alcuni di
loro la Chiesa riconoscer il sigillo canonico della santit. Abbiamo
spiegato questo nel quinto capitolo.
Anche il capitolo sulla gioia, il sesto, concorre a dar forma alla
seconda immagine. Per Paolo VI, infatti, la gioia cristiana il riverbero della santit.
Infine, la terza immagine prende forma e consistenza nei capitoli
settimo e ottavo. Qui il discorso sulla santit non trae anzitutto spunto dalle parole, dagli scritti 0 da avvenimenti straordinari della vita dei
due artisti esaminati, bensi dalle opere artistiche frutto del loro talen

to, messo, con la loro vita cristiana, al totale servizio della gloria di
Dio.
Chiude il volume una breve antologia di testi sulla santit, tratti
dal lungo magistero di Giovanni Paolo il.
16
PA17
Introduzione
2. Alcuni puntiformi
Eccoci allora al titolo del volume I santi danno fartidr'o - e al
nucleo di punti fermi sulla santit e sui santi.
Per cominciare, alcune domande: a chi danno fastidio i santi? Solo
a chi, guardando il loro da una diversa visione del mondo, portato a
considerarli irritante provocazione e disturbo della propria tranquillit, o anche a molti che almeno idealmente condividono con il santo
la stessa visione della realt? Qua e l, e seppure in maniera non urlata, i santi non stanno forse riguadagnando stima e, pi radicalmente
ancora, non stanno diventando causa di personali e profondi interrogativi, anche in uomini la cui visione del mondo si costruita a partire da presupposti diversi da quelli della fede cristiana?
Laver collocato queste riflessioni nelle pagine introduttive ci
obbliga a una certa sinteticit nella risposta ai vari quesiti che abbiamo posto. Procederemo perci quasi per tesi, le cui compiute argomentazioni, richiederebbero ben altro spazio.
1. Nella storia della societ il fastidio causato dai santi e un fenomeno relativamente recente ed tipico di quelluomo che, da due
secoli almeno, ha deciso di pensare la propria esistenza e quella del
mondo a partire da una idea portante: vivere come se Dio non esistesse. Questa idea in verit anche una sfida a tutta la precedente
storia del pensiero, che invece si era costruita a partire da presuppo
sti religiosi o metafisici. cos accaduto che, per riprendere unaffermazione di Giovanni Paolo II, lipotesi, allinizio metodica, della
non-esistenza di Dio con landare del tempo ha portato allidea di Dio
come ipotesi. La realt, per sussistere, non ha pi bisogno dellipotesi di Dio e perci luomo pu pensarsi e costruire la propria esistenza a partire da altri fondamenti, da altre ipotesi, tra le quali rientra ovviamente quella di essere egli stesso il fondamento di tutto. La
conseguenza di questa impostazione e assai evidente: luomo si pensa
come misura di tutte \le cose e la realt non ha pi una sua autonoma
consistenza e verit. E lui che le conferisce concretezza e ne decide la
verit e il valore. In questo quadro anche il bene e il male non hanno
un loro autonomo fondamento, ma trovano nelluomo la loro norma
ultima. Infine, oltre lorizzonte conoscitivo della sua ragione umana
Discorso alla prima riunione del Comitato di (.'(mittltazr'om' Jeff/l
sremhlca speak:[t del Sinodo per l'Europa, n. 5 (05.06.1990).
17
PAI8
I santi danno fastidio
non esiste alcuna altra realt o, nellipotesi assai improbabile che esi-

sta, essa non ha per lui alcun valore.


2. Alla luce di questa sommaria descrizione delluomo che ha
deciso di vivere come se Dio non esistesse, facile capire perch
il santo sia fonte di fastidio: egli colui che ha deciso che non si pu
vivere come se Dio non esistesse. Per il santo Dio non unidea
ipotetica tra altre, perch sulla verit di quellidea egli ha costruito
la propria vita. Lesperienza del martirio cristiano mostra a sufficienza che nessun credente ha mai offerto la propria vita per unidea
e per una teoria, ma per quella verit ultima2 alla luce della quale
ogni verit parziale acquista il suo giusto valore? Alluomo che dice
che Dio equivale a nulla, il santo ribatte che Dio tutto e che
senza questo tutto, anche la restante realt perde il suo valore e
rischia di essere risucchiata nel vortice del nulla. La storia dei santi,
e dei mistici in particolare, non troverebbe una diversa convincente
spiegazione.
Le testimonianze del passato che potremmo addurre sono molte;
noi ci accontentiamo di una assai recente: quella della beata Madre
Teresa di Calcutta, cos spesso citata in questo volume. Le sue parole,
unitamente allautorevolezza della sua testimonianza derivata dalla
lunga vita di carit, sono state in grado di infastidire gli animi di alcuni come poche altre cose. 10, da sola, diceva, non sono niente. Dio
tutto. [...] E Dio che scrive. lo sono solo una fragile matita nelle
mani di Dio*. La piccola suora albanese ha mostrato con la vita e le
parole che cosa significhi non poter vivere come se Dio non esistesse. In un contesto in cui Dio , per molti, poco pi che una vaga
ideas, la nettezza di questa testimonianza pu ben suscitare qualche
2 La verit nella sua totalit esiste, c' una conoscenza che la comprende
interamente, che non consiste in un processo senza fine, ma in una pienezza che rimane
uguale a se stessa allinfinito; questa la conoscenza dom. Cos la filosofa e
santa
carmelitana Edith Stein. Cfr. E. Stein, La fenomenologia di Husserl e
lafiloso'a dr'San
Tommaso dAquino. Tentativo di confronto, in Id., La ricerca della verit. Dalla
fenomenologia alla losoa cristiana. a cura di A. Ales Bello, Citt Nuova, Roma
1993 , pp.
6190; qui p. 65.
3 Cfr. Giovanni Paolo II, Fides e: ratio, nn. 28-35.
Cfr. infra, capitolo quarto, nota 50.
5 Quarantanni or sono, e non senza una certa amarezza, il teologo russo Pavel
Evdokimov scriveva: Un cristiano contemporaneo un uomo che al complesso delle
sue conoscenze aggiunge il postulato dellesistenza di Dio. La differenza tra i
credenti
e i non credenti sta nel fatto che gli unisono un po pi metasici rispetto
agli altri.
18
PA19
Introduzione
irritazione e voglia di rifiuto, anche in pi di un credente. La vita dei
santi la pi radicale risposta a ci che Giovanni Paolo II ha definito
la tentazione di oggi: [...] ridurre il cristianesimo a una sapienza
meramente umana, quasi scienza del buon vivere. In un mondo for

temente secolarizzato, sono ancora le parole del pontefice, avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte,
s, per luomo, ma per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale?
3. Linsopportabilit dei santi e originata anche dalla concezione e
dalluso della libert umana che essi hanno vissuto e che molte volte
sono esattamente allopposto di quelli pi comunemente in auge, in
modo particolare in chi ritiene di non aver pi bisogno di tutori e di
custodi divini. Caratteristico del santo affidarsi totalmente a Dio, con
segnandogli, in una logica damore e di fede, la sua libert e, in definitiva, la sua stessa esistenza. In questo offrirsi del santo a Dio, noi pos
siamo vedere, in una forma particolarmente nitida e riuscita, ci che sta
al centro di ogni esperienza cristiana: latto di fede, mediante cui luomo dicendo Io credo in Te si abbandona fiduciosamente a Dio7.
La vita dei santi mostra con abbondanza di esempi che tale fiducioso abbandono e spesso avvenuto in situazione di oscurit e di
vuoto, e non di luce, come si potrebbe facilmente immaginare. Con
parole che riecheggiano da vicino quelle di santa Teresa di Ges
Bambinos, Madre Teresa, in una lettera del 27 marzo 1956, scriveva:
C una contraddizione in me, cos profonda e cos dolorosa, una
sofferenza che non finisce mai, mi pare di non essere amata da Dio,
respinta, sola, senza fede, senza amore, senza zelo. Lapostolato
senza attrattiva, il paradiso non significa niente e mi appare come un
E concludeva: Si comprende allora che la cristianit, come forma sociologica,
non
attiri pi. P. Evdokimov, L'amore folle di Dio, Paoline, Roma 1981, p. 165.
" Giovanni Paolo Il, Redempforis tm'rsio, n. 11.
7 La fede pertanto trovare un tu che mi sostiene e, nonostante
limperfezione
e lintrinscca incompiutezza dogni incontro umano, mi accorda la promessa dun
indistruttibile amore, che non solo aspira alleternit ma ce la accorda. La
fede cristiana attinge la sua linfa vitale dal fatto che non solo esiste obiettivamente
un senso
alla realt, ma che questo senso impersonato da Uno che mi conosce e mi ama,
sic
ch io posso affidarmi a lui con latteggiamento del bambino, il quale ha la
piena consapevolezza che tutti i suoi problemi sono al sicuro nel tu della madre. ].
Ratzinger,
Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 19745, pp. 46-47.
8 Cfr. Teresa di Ges Bambino, Opere complete, Libreria Editrice VaticanaEdizioni OCD, Citt del Vaticano-Roma 1997, pp. 238-240. Si tratta del
Marro.rcrifto
C, 5v-6v.
19
PAZO
I santi danno fastidio
luogo vuoto. Ci penso e non sento nulla, eppure sento questo straziante desiderio di Dio? Nel 1993, con espressioni che mettono i
brividi agli stessi credenti, e che a tutti aprono uno spiraglio sulla pro
fondit raggiunta dal suo cammino spirituale, ella ha detto: sempre Lui a decidere, il Signore. Lui vuole cos e io sono felice di obbe
dirgli

Se vero
no farms)
parole di
fatto del
libert.

che il termine fastidio contiene lidea di orgoglio (dal lati


e di noia (dal latino Medium), possiamo ben capire come le
Madre Teresa abbiano ferito lorgoglio di coloro che hanno
proprio io la misura e lorizzonte ultimo della propria

il fastidio pu per ulteriormente aumentare se si hanno presenti


due brevi espressioni di una santa, a cui la stessa Madre Teresa si sentiva particolarmente legata: santa Teresa di Ges Bambino. Desidero
compiere perfettamente la tua volont e ti supplico di togliermi la
libert di dispiacertil . San Nicola di Fliie ( 1417-1487), quattro secoli prirna della carmelitana francese, aveva detto qualcosa di simile:
Mio Signore e mio Dio, togli da me quanto mi separa da te. Mio
Signore e mio Dio, dammi tutto ci che mi conduce a te. Mio Signore
e mio Dio, toglimi a me e dammi tutto a telz.
Nei primi due capitoli la problematica del fastidio suscitato dai
santi analizzata secondo due successivi livelli: quello pi superficiale, frutto di una mentalit che si potrebbe definire <<laicista, la
quale parlando di Dio pensa che in fondo se esiste non chiede poi
troppo, e quello pi penetrante di Cioran, il quale, dopo un primo
moto di ammirazione, lamenta che ribellarsi contro i santi equivale a
entrare in urto con lassoluto.
4.I santi per non hanno suscitato solo avversione e disturbo.
Hanno ridestato anche la domanda sul senso della vita. Al sarcasmo e
Citata in P. Laghi, Madre Teresa di Calcutta. Il Vangelo in cthque dita, EDB,
Bologna 2003, p. 49.
Cfr. infra, capitolo primo, nota 11.
Teresa di Ges Bambino, Opere complete, cit., p. 943. Sono espressioni tratte
dalla famosa preghiera intitolata <<Offerta di me stessa come Vittima
d'Olocausto
allAmore Misericordioso del Buon Dio.
12 La preghiera riportata nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 226.
Cfr. G. Mucci, Quando il laicismo & in crisi, in La Civilt Cattolica, 150
(1999) II.
224-235; Editoriale, szrti, laicit, laicismo, in La Civilt Cattolica, 151
(2000) IV. 211224.
Cfr. infra, capitolo secondo, nota 28.
20
PA21
Introduzione
allirrisione subentrata la necessit se non altro di chiedersi perch
e per che cosa sono vissuti. Registrare una certa ammirazione nei con
fronti dei santi da parte di persone, la cui visione della realt non collima certo con la loro, ci pare un dato da evidenziare. Siamo certo
consapevoli che questa stima non equivale a unaccettazione dei prin
cipi (: della fede cristiana, sui quali i santi hanno costruito la propria
vita. Non raramente, per, il loro giudizio si dimostrato pi acuto15
e penetrante di queilo di molti cristiani.
Lesempio per noi pi significativo senzaltro rappresentato dalle

parole che Pier Paolo Pasolini us nel lontano 1961 per descrivere il
suo incontro con Madre Teresa, allora pressoch sconosciuta al pubblico, nella stessa citt di Calcutta: Ho conosciuto dei religiosi cat
tolici. E devo dire che mai lo spirito di Cristo mi parso cosi vivido e
dolce; un trapianto splendidamente riuscito. A Calcutta, Moravia, la
Morante e io siamo andati a conoscere Suor Teresa, una suora che si
dedica ai lebbrosi. [] Suor Teresa una donna anziana, bruna di
pelle, perch albanese, alta [sid], asciutta, con due mascelle quasi
virili, e locchio dolce, che, dove guarda, vede. E cos concludeva:
ha la bont senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica.
In tempi a noi pi vicini, analogo senso di stima per i santi hanno
in varie occasioni manifestato anche il filosofo Remo Bodei, l'in
tellettuale e uomo politico Giuliano Amato, la regista Liliana
Al giornalista che le chiedeva se fosse esatto considerare la vita dei santi
come una
lezione, la regista Liliana Cavani rispose: Lezione parola riduttiva.
meglio parlare di afato, soffio, perch i santi fi svegliano. Cfr. infra, nota 19.
" Cfr. infra, capitolo terzo, nota 56.
Prendendo spunto dallesperienza del martirio cristiano, egli affermava che
letica laica' pare oggi aver perduto quelle potenti motivazioni che in tempi di
maggiore durezza hanno creato i suoi martiri della giustizia e della libert. A
conclusione
del suo ragionamento formulava un triplice interrogativo: Ma i tempi duri sono
finiti? E non esistono pi valori. oltre quelli strettamente legati a specifiche
religioni, per
cui vale ancora la pena di donare la vita? I martiri sono soltanto quelli della
fede, di
una determinata fede storica, o non hanno reso sufficiente testimonianza damore
tutti coloro che si sono immolati non solo per il loro Dio ma anche per gli
altri uomini o ideali di vita buona?. R. Bodei, Laici, rirropritc il Pflrltlftit), in
Arwenire,
19.05.1999. p. 22.
"* Un laico sa amare alcune persone e le su amare anche molto. Ma non riesce ad
amarle tutte. Non accade. non mi chiedete perch non accade. La fede riesce a
far
amare gli altri e ci sono esempi grandissimi di persone di fede che hanno
dimostrato
con tutta la loro vita che il loro amore poteva essere per chicchessia. Madre
Teresa e
stata questo. [...] Lei non faceva parte del sistema sanitario indiano e. al di
l delle
21
PA22
I santi danno fastidio
Cavani e lo psichiatra Vittorino Andreoli. Si tratta di piccoli
segni il cui valore non va esagerato, ma nemmeno frettolosamente
squalificato.

5. La santit e i santi possono provocare fastidio anche in coloro


che non sembra dovrebbero provarne: alcuni credenti. Per la verit
una prima causa del fastidio sembra trarre origine da un motivo contingente, cio dallelevato numero di beati e santi che Giovanni Paolo
II ha proclamato nel suo lunghissimo pontificato. A queste insoffe
renza lo stesso pontefice ha risposto durante il discorso ai cardinali
tenuto il 13 luglio 1994.
attenzioni mediche, ci che faceva era un'altra cosa, vale a dire: Ti ho
riconosciuto.
Dubito che senza la fede ci sarebbe riuscita. Cos nel suo intervento tenuto il
20
novembre 1977 nella basilica di S. Giovanni in Laterano a Roma nellambito degli
incontri in preparazione della missione cittadina. I testi di quei numerosi
incontri
sono raccolti nel volume intitolato Dio, la morte il mistero, Prefazione del
cardinale
Camillo Ruini, Mondadori, Milano 1999. Lintervento di Giuliano Amato alle pp.
13-22.
19 Non ho ricevuto uneducazione cattolica, da bambina non venivo condotta in
chiesa. Quando mi chiesero di occuparmi di [san] Francesco, confesso che avevo
dei
pregiudizi verso Assisi, verso il santo, entrambi circondati da una poetica
dannunziana molto kitsch, almeno ai tempi del mio liceo quando a parlare di Francesco
era
la professoressa di italiano. Preparando il film [quello del 1965], lavorando
alla sce
neggiatura, mi accorsi che Francesco era un personaggio che mi piaceva e mi
corrispondeva. [...] Scoprii che la fede non deriva da teorie, ma da ci che si
chiama
Grazia intesa come dono, come inizio di un percorso. Studiando Francesco, per
capirlo e rappresentarle, facevo un percorso che mattraeva e mi stimolava a
pensare. Cos la regista nellintervista rilasciata alla Rioirta del Cinematografo e
pubblicata anche in Avvenire, 21.02.1999.
20 Si vedano i suoi tre lunghi articoli pubblicati nei giorni 3, 10 e 17
dicembre 2002
nel quotidiano Avvenire con i seguenti titoli: Pazzi per Dio, renti per luomo;
Ma al
non credente ntancano i' tanti: e La follia del miktt'm'rmc).
Secondo i pi recenti dati, durante 143 cerimonie di beatificazione Giovanni
Paolo [[ ha proclamato 1.327 nuovi beati, di cui 1.031 martiri e 296 confessori;
du rante 50 cerimonie di canonizzazione ha dichiarato 476 santi, di cui 402 martiri e
74 confessori. Egli ha inoltre dato otto conferme di culto antico. Cfr. Nuovo anno
accademico dello Studium della Congregazione delle Came dei Santi, in LOsservatore
Romano, 2425.112003, p. 7. Interessanti risultano pure i seguenti contributi:
Mons.
E. Novak, La nuova evangelizzazione con i fanti. Prolust'one al XVIII corso
della
Studium della Congregazione delle Cause dei Santi, in L'Osservatore Romano,
10.11.2001, pp. 6-7. Del cardinale Jos Saraiva Martins, attuale prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi, si veda: Il Volto di Cristo nel volto della
Chiesa,
in L'Osservatore Romano. ll-12.11.2002, e Santi e santit in Giovanni Paolo II,

in
Communio, nn. 190-191 (2003) 70-81. Utile anche il contributo di B. Ardura,
Batr'eah'ons e! canomiratt'os d'e Jean-Paul II', in Communio (ed. francese).
nn. 56
(2002) 77-89.
22 Per il testo cfr. :ivgf'ra, capitolo primo, nota 2.
22
PA23
Introduzione
Vi per anche unaltra ragione a monte di questo disagio per cos
dire intraecclesiale. Il santo colui che non considera come un vuoto
giro di parole due fondamentali asserzioni. La prima: il Verbo si
fatto carne per essere il nostro modello di santit; la seconda:
Cristo morto e risorto per ogni uomo e quindi anche per lui. Nel
battesimo il cristiano si misticarnente24 unito a quella morte e a quella risurrezione, incontrandosi con quel modello di santit in cui
racchiusa la verit sulla vita umana. In quellincontro il santo riscopre
e rivive, nonostante la sua umana fragilit, la verit consegnata ad
ogni uomo al momento della creazione: essere stato creato a imma
gine e somiglianza di Dio, costituito in un stato di santit. Con
la sua testimonianza, il santo ci ricorda che la santit, in quanto dono
di Dio, non sta alla fine della vita, ma al suo inizio.
Una volta percepita questa verit, non resta che laffermazione di
santa Teresa di Ges Bambino: Non voglio essere una santa a met
e desidero essere Santa, ma sento la mia impotenza e ti domando, o
mio Dio, di essere tu stesso la mia Santit26. Cinquantanni prima
della piccola Teresa, in un villaggio della stessa Francia, un povero
curato aveva espresso il suo desiderio e il suo amore per Dio e per
Cristo con queste infuocate e semplici parole: Vi amo, mio Dio, e il
mio unico desiderio di amarvi fino allultimo respiro. Vi amo, mio
Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandovi che vivere
senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo di amar
vi eternamente. [] Mio Dio, se la mia lingua non pu ripetere, ad
ogni istante, che vi amo, voglio che il mio cuore ve lo ripeta tutte le
volte che respiro?
6. Le parole del santo Curato d'Ars e di santa Teresa di Ges
Bambino contengono concetti e realt che appartengono alla vita di
fede di ogni cristiano. Guardando la vita dei santi capiamo con pi
facilit quello a cui anche la nostra esperienza cristiana chiamata.
2 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 459.
24 Con quale significato usiamo il termine mistico bene spiegato dal
Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 2014.
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 398. Si vedano anche i paragrafi n.
375 , 396,
705.
"" Teresa di Ges Bambino, Opere conzpiete, cit., pp. 91 e 942. Si tratta dei
Manoscritto A, 10v e della citata preghiera intitolata Offerta di me
sressa....
27 Il testo della preghiera del Curato dArs (Giovanni Maria Vianney)
riportato nel
Catechismo della Chiesa Cattolica. n. 2658.

23
PA24
I santi danno fastidio
Torna qui assai pertinentemente quanto ha scritto Hans Urs von
Balthasar: Esistono un po dappertutto cristiani che la gente defin,
sce santi (anche se non tutti ottengono laureola), i quali nella loro
esistenza danno unimmagine, come in modello ridotto, di quello che
il vero grande modello del cristianesimo. Essi sono i migliori chiarificatori che esistano nella Chiesa. Sono trasparenti al tutto, al dono
che Dio ci porge; in questo dono essi vivono, si studiano di fare della
loro vita un ringraziamento per averlo ricevuto; sono talmente presi
da esso che non hanno pi n tempo n spazio per osservazioni critiche in una prospettiva distaccatazg. Forse solo la nostra poca fede ci
impedisce di credere fino in fondo alle parole di santa Teresa di Ges
Bambino e del Curato dArs, la stessa poca fede che poi ci mette al
riparo da un fastidio eccessivo.
7. Le parole di Balthasar sui santi, come modello ridotto rispetto al grande modello, valgono anche per quanto attiene al rapporto tra il santo e la Chiesa. Vedendo come le note della Chiesa hanno
preso realt nella vita dei santi, si capisce pi facilmente come si possa
parlare sia del santo come iu0go dove la Chiesa si realizza e manifesta, poich - come affermava il teologo Yves Congar esse sono
lessenza stessa della Chiesa, sia della dimensione ecclesiale della
santit stessa. Senza dimenticare che Cristo resta per sempre la luce
originaria nella quale la Chiesa si rispecchia, giusto sottolineare che
anche nei santi essa ha trovato, e continuamente trova, una propria
attuazione. Henri de Lubac non esagerava quando affermava che la
Chiesa intera passata in un santo3o, Nel santo Cristo e la Chiesa si
uniscono in un abbraccio che nessun potere pu separare, rendendo
in questo modo evidente come lasse verticale delia santit, cio
Cristo, incontri perpendicolarmente, e in ogni punto del tempo, quel
lo orizzontale, cio la Chiesa.
Quarantacinque anni or sono, il patriarca di Costantinopoli
Atenagora, rispondendo a una domanda del teologo ortodosso
2 H.U. von Balthasar, Pur:tiferwi, Rusconi, Milano 1972, p. 32.
29 Per il testo di Cougar cfr. infra, capitolo quarto, nota 31. Questi quattro
attributi [cio le notcl, legati inseparabilmente tra di loro, indicano tratti
essenziali della
Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa;
Crisro che,
per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una. santa,
cattolica,
apostolica, ed ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste
caratteristiche. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 81 1.
30 Cfr. infra, capitolo quarto, nota 4.
24
PA25
Introduzione
Olivier Clment, si chiedeva a sua volta: [...] in questora solenne,

dov la Chiesa? Che cosa fa? Che volto le diamo? Noi diciamo: la
Chiesa ma gli uomini vedono noi. E concludeva: E che cosa vedo
no? Che cosa vedono?. La risposta a questi accorati interrogativi
di Atenagora, la risposta pi facilmente percepibile e persuasiva per
molti uomini dovrebbe consistere in una sola parola: i santi, quelli che
la Chiesa ha solennemente riconosciuto, e che come affermava von
Balthasar contro la loro volont sono dovuti uscire alla luce del
giorno, e quelli nascosti e che, per ora, solo Dio conosce come
tali. Pur senza dimenticare le fragilit e le mancanze dei cristiani, i
santi sono il volto pi materno della Chiesa, quello nei quali le sembianze di Cristo e i lineamenti della stessa Chiesa si sono riflessi con
maggior nitidezza.
8. Grazie alla testimonianza dei santi la Chiesa, come ricordava
Paul Claudel, si messa in movimento verso tutto il mondo: dal
monastero di clausura dove santa Teresa di Lisieux ha cattolicamente
consumato la sua breve esistenza alle terre di missione che san
Francesco Saverio ha raggiunto, mosso dallansia apostolica; dallamore dellunit per il quale si offerta la beata Suor Gabriella
Sagheddu, alla santit vissuta come totale e incondizionato amore di
Cristo ai poveri della beata Madre Teresa di Calcutta.
Il cenno allardore apostolico, e perci missionario, di Francesco
Saverio ci da modo di richiamare un altro motivo che sta allorigine del
fastidio per i santi: quello di essere stati in alcuni casi anche missionari. In tempi in cui lunicit di Cristo e della sua opera redentrice
messa in discussione, molti si chiedono se ha ancora senso portare lannuncio cristiano & popoli che vivono altre esperienze religiose. In
Occidente, Madre Teresa non avrebbe incontrato tanta ostilit e
incomprensione se si fosse limitata a fare semplice promozione umana.
Linteressata, nellassoluto rispetto della libert di coscienza altrui, era
di diverso parere; pensava infatti che testimoniare con la vita che Dio
amore (1 Gv 4,8.16) non comportava per chi ne beneficiava alcuna
forma di coattazione, di violenza o di colonialismo spirituale. Per
Madre Teresa la causa di Dio non antagonista a quella delluomo.
O. Clment, Dialog/Ji con Atenagora, Gribaudi, Torino 1972, p. 166.
32 H.U. von Balthasar, Punti fermi, cit., p. 329.
A questa e ad altre obiezioni accenna il paragrafo n. 4 dellenciclica
Redemptoris
missio di Giovanni Paolo [I.
25
PA26
I santi danno fastidio
necessario ribadirlo: quanto detto per i santi vale per ogni cristiano. Se la Chiesa intera passata in un santo, la stessa Chiesa
chiede di poter passare e mettersi in movimento anche nella vita
quotidiana di ogni cristiano. Le parole di Giovanni Paolo II sono a
questo proposito assai chiare: [...] alcuni cristiani guardano a volte
la Chiesa come se stessero fuori, al margine di essa. La criticano
come se non avessero niente a che vedere con lei. [...] Ad altri, la
Chiesa risulta indifferente, estranea. Invece, per i cristiani consapevoli, che sanno di che spirito sono (cfr. Lc 9,55 ) la Chiesa madre.
[...] Per dobbiamo pensare anche ai doveri che abbiamo con la
Chiesa. In primo luogo, tutti siamo responsahili della Chiesa. [...] In
una parola: costruiamo la Chiesa, quando ci sforziamo di essere
santi, di compiere sempre ed in tutto la volont di Dio affinch la
Chiesa, bench composta di uomini peccatori, sia sempre pi fedele

alla sua vocazione alla santit. Amare e costruire la Chiesa un


compito inscritto nel cuore di ogni cristiano fin dal momento del
battesimo; da Cristo e dai santi possiamo imparare come fare per
attuarlo35.
9. Da ultimo, una parola sul rapporto tra arte e santit. Forse non
esagerato affermare che la mancanza di stima verso la santit e i
santi e andata di pari passo con quella verso larte e la bellezza, e
probabilmente, anche in ambito ecclesiale, il ridestarsi di unattenzione verso la bellezza nella sua espressione artistica il sintomo pi
promettente di una ricentratura rispetto al tema della santit. Per chi
lo voglia vedere, forse non un caso se nel pontificato di Giovanni
Paolo Il lammirazione per i santi, documentata dalle numerose cano Omelia alla messa nel Parco della Saharza, nn. 3, 5, 6 (Costa Rica,
03.03.1983).
Forse non si riette abbastanza sul fatto che molti santi sono stati,
direttamente
o indirettamente, discepoli di altri santi e da loro hanno imparato come amare
Cristo
e la Chiesa. In questo modo, e seppure in contesti diversi, ne hanno per cos
dire proseguito la missione. Adrienne von Speyr ha scritto su questo aspetto pagine che
meritano di essere conosciute; cfr. A. von Speyr, Il mondo della preghiera, a cura
di HD.
von Balthasar, Jaca Book, Milano 1982, pp. 293-314; 338-341. Per Madre Teresa la
cosa era pacifica se, un giorno, ha descritto con queste inequivocabili parole
lo spirito della sua Congregazione: Abbiamo la povert di san Francesco dAssisi, lo
spiri
to di preghiera di san Benedetto e l'obbedienza di santlgnazio di Loyola.
Citato in
P. Laghi, Madre Teresa di Calcutta. Il Vangelo in cinque dita, cit., p. 113.
" Cfr. L. Pozzoli, Dio vide: era hello. La bellezza, esigenza dello spirito
religioso,
in Rivista dei Clero Italiano, 78 (1997) 849-863; E. Prato, Bellezza e salvezza,
in
Rivista del Clero Italiano, 80 ( 1999) 834-847; G. Mucci, Un eetto del
postmoderno:
lapatia per la bellezza, in La Civilt Cattolica, 150 (1999) |. 28-40.
26
PA27
Introduzione
nizzazioni, va di pari passo con il suo amore per larte e per la sua
promozione. La sua Lettera agli artisti dellaprile 1999 solo lultima
testimonianza di questo interesse.
Ci si riferisce allarte come luogo dove un riflesso della santit di
Dio pu inaspettatamente irrompere nella vita. La santit di Dio da
intendersi come centro inaccessibile del suo mistero e che nella
creazione e nella storia si manifesta come gloria, cio come irradiazione della sua maest. Sostando per un adeguato tempo davan
ti alle opere del Beato Angelico e di Andrei Rublv, pare davvero di
poter intravedere il soffio di quella gloria divina. Commentando
lAnnunciazione della cella n. 3 del Beato Angelico nel convento di S.
Marco, lo studioso darte Giorgio Bonsanti ha scritto: LAngelico ha
qui saputo rappresentare la materia sotto forma dello spirito: un risul-

tato cui si direbbe veramente [] labbia condotto Qualcuno ancor


pi alto di lui. Certo, se tutto ci accaduto, non avvenuto per
caso, ma per la consapevole collaborazione dellartista che ha messo il
suo talento e la sua stessa esistenza a servizio di Dio e del suo mistero.
Il singolare riconoscimento di santit che la vita e lopera del Beato
Angelico e di Andrej Rublv hanno ricevuto dalle rispettive Chiese
conferma una volta di pi lidea che anche larte una scuola di santit, dove, in modo misterioso ma reale, luomo si incontra con Dio,
37 Tale amore chiaramente documentato dalla sua vasta produzione poetica. Cfr.
K. Wojtyla, Tutte le opere letterarie, Presentazione di G. Reale, Saggi
introduttivi di
B. Taborski, Bompiani, Milano 2001. Assai utile anche AA.VV., Karol Wojtyla.
Filosofo, teologo, poeta, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1985.
Qualche
considerazione si legge anche nel nostro Cristianesimo dOriente e dOccidente
in
Giovanni Paolo H, Jaca Book, Milano 1996, pp. 101-126.
Interessanti sono anche due altri documenti che segnano la ripresa di un
interesse per larte da parte della Chiesa. Il primo curato dallUfficio Nazionale per
i Beni
Culturali della Conferenza Episcopale Italiana, intitolato Spirito creatore e
pubblicato nel 1997 come contributo al secondo anno di preparazione al Grande Giubileo
dellAnno 2000. il secondo pubblicato nel febbraio 1997 a cura dalla Conferenza
Episcopale Toscana, dal titolo La comunicazione della fede attraverso l'arte.
Anche la
pubblicazione di testi che offrono una ragionata ricostruzione del rapporto tra
arte e
Chiesa segno che va letto nella stessa direzione. Cfr.]. Plazaola, Arte
m'stiana. Storia
e signicato, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001-2002, voll. 1-11. Dello
stesso].
Piazzola il saggio intitolato La Chiesa e l'arte, Jaca Book, Milano 1998, poi
ripubblicato come volume di grande formato illustrato a colori, Jaca Book, Milano
2001.
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2809.
" G. Bonsanti, Firenze, l'Angelico al convento di S. Marco. De Agostini, Novara
1982,p.14.
27
PA28
I santi danno fastidio
cio con la verit. Forse, inaspettatamente per noi, questa era anche
la convinzione del pittore Giorgio De Chirico, morto nel 1978. In un
suo testo poco conosciuto, dopo aver ricordato i suoi incontri con le
Madonne di Raffaello, Correggio e Murillo, cos si esprimeva: Gi
allora, mentre ero ancora adolescente, intuii, pel mezzo di tali capo"
lavori, che il mistero divino include nella sua grandiosit anche il
mistero dellarte. Mi fu in tal modo concesso di capire che larte il
fenomeno il quale con la preghiera ci porta pi vicino a Dio; mi fu
concesso di capire che in essa si rivela la presenza divina e la contemplazione dun opera darte ci purifica, cos come la comunione fatta
in uno stato di fede profonda.
Se un giorno la Chiesa riconoscer la santit del famoso architetto

Antoni Gaudi13 (1852-1926), noto soprattutto per la progettazione e


per la costruzione della Sagrada Familia di Barcellona, avremo la con
ferma che anche nella vita quotidiana, al di fuori dei conventi, larte
pu essere una via privilegiata per vivere in pienezza il dono della fede.
3. Conclusione
In tempi in cui si sente ripetere con frequenza che necessaria una
nuova evangelizzazione, il cui centro sia una forte riproposizione
del kerigrna (passione, morte e risurrezione di Cristo), necessario
essere consapevoli che come ha scritto Ugo Sartorio non tanto
la ripetizione didascalica del kerigma a garantire il realizzarsi dellevangelizzazione e tanto meno il prodursi della salvezza, quanto il reincarnarlo non senza averne recuperato e mostrato la coerenza teologica nella vita e nella storia degli uomini. Se diamo un rapido
sguardo alla storia dei santi, ci accorgiamo facilmente come proprio
Cfr. A. Cazzago, Writa, bellezza e arte nel Catechismo, in Communio, nn. 140
141
(1995) 39-49; G. Santi, La trasmissione della fede mediante larte, in Communio,
n.
178 (2001) 24-32.
Citato in C. Chenis, Il lavoro dell artista e ricompensato dalla gioia della
presenza
divina, in L'Osservatore Romano, 24.1 1.1999, p. 7.
"3 Per gli scritti di Gaudi si veda il suo Idee per l'architettura, ed. it. a
cura di M.A.
Crippa, Jaca Book. Milano 1995.
' U. Sart0rio, Credere in dialogo. Percorsi difede e diannuncio, Messaggero,
Padova
2002, p. 51. Si veda anche linteressante messa a punto sul tema della nuova
evangelizzazione (Iliid., pp. 59-99).
28
PA29
Introduzione
la loro vita sia stata questo mirabile intreccio tra annuncio e incarnazione della verit annunciata.
Nel suo breve intervento sui Motivi @ forme del culto dei santi,
scritto nel 1964 quando il Concilio Vaticano II non era ancora terminato, il grande teologo Karl Rahner si chiedeva se la vita dei santi non
fosse, oltre che un modello creatore, che muove allimitazione, [...]
anche unavventura pericolosa, che non si fa cos semplicemente
accettare come regola. I santi attestano che la loro esistenza
stata proprio una di queste awenture pericolose, lunica che il
Signore avesse pensato per ognuno, e non solo per loro.
Forse sta proprio qui la segreta origine del nostro fastidio verso la
santtta.
Brescia, 16 luglio 2004
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
K. Rahner, Nuovi Saggi. Il. Saggi di spiritualit, Paoline, Roma 1968, p.

369.
29
PA31
Capitolo primo
I SANTI DANNO FASTIDIO
sempre Lai a dea'derc, il Signore,
Lai vuole cori e io sono felice di obbedtrglt.
Madre Teresa di Calcutta
1. Introduzione
Strano destino quello di certi cristiani, i santi. Da fronti opposti piovono loro addosso giudizi contrastanti, seguendo i quali finirebbero
per essere dilaniati in mille pezzi.
Dallesterno della comunit ecclesiale questi cristiani sono spesso
il pretesto per una polemica ideologica con la Chiesa istituzionale, che
li avrebbe strumentalizzati per fini propri. Qui sufficiente ricordare
la recente polemica sulla figura di santa Maria Goretti. Secondo questi critici la Chiesa avrebbe piegato a fini moralistici la difesa della
verginit - la vicenda umana di questa contadinal.
Allinterno della comunit ecclesiale le ragioni della critica sono
naturalmente pi teologiche. Eccone una rapida sintesi. Se troppo
rimarcata, la fama di santit di questo o quel personaggio, rischia di
offuscare un po la santit dello stesso Figlio di Dio, lunico vero
santo (cfr. Mc 1,24) della storia sacra. Laumento smisurato del
numero delle canonizzazioni sembra quasi svalutare leroicit intrin Maria Goretti, che era una bambina, rimase terrorizzata dinanzi
allaggressore:
trasformare la sua reazione in un tentativo di difesa della verginit significa
ritenere
che gi per lei la verginit fosse un valore assoluto; ci che, invece, valido
per i
maschi, laici e religiosi. Cos lantropologa Ida Magli nellintervista a
l'Unit,
10.05.1994, p. 2 (Maria Goretti, chi era costei?) Ben altro affronto della vita
e della
vicenda canonica di Maria Goretti si legge invece in A.M. Sicari, Ritratti di
santi, Jaca
Book, Milano 20017, pp. 121-131.
31
PA32
I santi danno fastidio
seca a unautentica vita di santit. In questo modo la santit finisce
per essere un traguardo raggiungibile un po troppo facilmente?
Infine, in una prospettiva ecumenica, la tematica della santit
canonizzata e quella della intercessione dei santi rischiano di creare
pi problemi di quanto si possa immaginare in un primo momento?

La santit pone poi in tutta evidenza la secolare questione dei rapporti tra libert umana e grazia divina e, in subordine, quella dei
<<meriti>>. Una antropologia della santit non pu certo tralasciare
questa complessa problematica dalle connotazioni spiccatamente
ecumeniche.
I rilievi intraecclesiali alla tematica della santit meriterebbero
prolungata discussione e risposta; in queste pagine tuttavia intendiamo soffermarci pi a lungo sulle obiezioni e sui rilievi critici che pro
vengono prevalentemente dallesterno della comunit ecclesiale.
Onde evitare di cadere in un generico discorso, scegliamo di prendere in considerazione un caso concreto e che ha avuto anche una certa
risonanza su alcuni organi di informazione italiani e stranieri: santit
di Madre Teresa di Calcutta (1910-1997)?
3 Si dice talora che oggi ci sono troppe beatificazioni. Ma questo, oltre a
rispecchiare la realt, che per grazia di Dio quella che &, corrisponde anche al
desiderio
espresso dal Concilio. ll Vangelo si talmente diffuso nel mondo e il suo
messaggio
ha messo cos profonde radici, che proprio il grande numero di beatificazioni
rispecchia vividamente lazione dello Spirito Santo e la vitalit che da lui
scaturisce nel
campo pi essenziale per la Chiesa, quello della santit. Giovanni Paolo Il,
Discorso
ai cardinali di tutto il inonda, n. 10 (13.06.1994). I corsivi sono nel testo
originale.
3 Cfr. T. Vctrali, il santo e lesperienza di Dio, Paoline, Milano 2000, pp. 2
36-252,
W. Kasper, Il significato ecmnertico della Venerazione dei Santi, in G.
Mazzotta, ].
llunga Muya, a cura di. Veritas in cantate. Miscellanea di studi in onore del
card. Jose'
Saraiva Martins, Urbaniana University Press, Citt del Vaticano 2003, pp. 245256.
* Cfr. Cateebisnzo della Chiesa Cattolica, nn. 2006-2011. I santi hanno sempre
avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia (n. 2011).
Ricordiamo qui alcuni dei numerosi testi di Madre Teresa. La gioia di darsi
agli
altri, a cura di J.L. GonzalesBalado, Paoline, Roma 1978; Saremo giudicati
sull'amore. La vocazione cristiana, a cura dij.L. Gonzales-Balado, Citt Nuova, Roma
19892;
...anche quando rosta. Conversazioni spirituali della Madre alle sae more,
1.1")(L,
Leumann (To) 1992; Beati voi..., a cura di E. Egan e K. Egan, Piemme, Casale
Monferrato (Al) 1994: Il cammino semplice, Mondadori, Milano 1995; La mia
regola,
Piemme, Casale Monferrato (Al) 1995.
32
PA33
I santi danno fastidio
2. Nellinteresse del suo dio Cattolico

La benzina che muove i santi il narcisismo, la mania di spec


chiarsi nella propria vanit: si fanno amare, ma non amano. E pi che
occuparsi del prossimo, si occupano di se stessi. Mi sono reso conto
che [Madre Teresalera si accettata da tutti, perch grande organizzatrice, infaticabile, inesauribile, ma in fondo non era amata, perch
tutto il suo gran darsi da fare era viziato dalla vanit e dallossessiva
aspirazione alla santit. Ho provato anche fastidio per quella finalit profondamente egoistica della santit. Lintera vita di carit di
Madre Teresa mossa da narcisismo, vanit ed egoismo: questa la
singolare tesi (!) esposta da un noto uomo di spettacolo sulla prima
pagina di un quotidiano italiano" dopo aver conosciuto in prima per
sona Madre Teresa.
Nella stessa ottica, ma con argomentazioni pi raffinate, la lettu
ra del fenomeno Madre Teresa operata da Germaine Greer, docente a Cambridge. In un articolo per il settimanale inglese The
Indipendent Magazine definiva Madre Teresa come diabolica>, concludendo cosi il suo scritto: Madre Teresa per me il simbolo di
quella carit accecata di cui ci facciamo orgoglio e per la quale ci
aspettiamo di essere ricompensati in questo regno e in quello a venire. Ci sono pochissime cose al mondo che odio di pi.
Per certi aspetti la tesi della Greer assai simile a quanto sostenuto nel testo citato in precedenza. Madre Teresa non santa perch
non fa nulla per opporsi alla tendenza popolare che la vorrebbe
acclamata santa mentre ancora in vita. Limmagine di santit che
questa suora sembra tuttaltro che disdegnare costruita su alcuni
punti fermi evidenti ad ogni osservatore. Il primo: Madre Teresa e
unimperialista della religione, convinta che lInduismo e lIslam
abbiano torto e il Cattolicesimo ragione. Si occupa dei poveri di
Calcutta non nel loro interesse, ma nellinteresse del suo dio [minuscolo!] Cattolico. [] Alleviare le enormi disgrazie un compito da
intraprendere per se stesso, non come strumento per imporre a per
" P. Villaggio, Un popolo di santi e disgrazieri, in lUnit, 21.02.1993, p. 1.
Laffermazione stata ripresa un anno dopo durante un incontro con alcuni
studenti universitari. Cfr. la Repubblica, 22.03.1994; La Stampa, 22.03.1994.
G. Greer, Quella diabolica Madre Teresa, in Alisei, 2 n. 13 (19931 10.12.
Dora
in poi faremo riferimento sempre a questa traduzione italiana dellarticolo
della
Greer.
33
PA34
I santi danno fastidio
sone particolarmente indifese un credo piuttosto che un altro. La
Greer sostiene qui unaccusa spesso rivolta a Madre Teresa e alla sua
Congregazione religiosa: nelle sue case i moribondi sarebbero costretti a ricevere il battesimo in momento mortis, anche in assenza di un
loro esplicito consenso?
Questo colonialismo religioso e siamo al secondo punto fermo
induce Madre Teresa a non rispettare le priorit morali altrui. Ecco
come e perch. Nel 1972, quando la citt di Dacca venne liberata dal
loccupazione pakistana, le migliaia di donne violentate dai soldati
pakistani vennero messe nella condizione di non poter abortire e
costrette, anche per la massiccia presenza delle suore di Madre

Teresa, a tenersi i frutti dellodio. La conclusione della Greer


quasi scontata: Nelluniverso di Madre Teresa non c spazio per le
priorit morali altrui. Che si possa lasciare libert di scelta a una
donna che soffre, questione che non si pone.
Anche la fondatrice delle Missionarie della Carit e tornata su
quellepisodio, ma con queste parole: Uccidere una creatura nel
grembo materno un delitto. Per io offro una via duscita; abbiamo
aperto case in tutto il mondo, in Jugoslavia, in Albania, in Italia e a
queste povere donne che hanno subito violenza diciamo semplicemente: se non li volete tenere, i bambini, non uccideteli, loro sono
innocenti, affidateli a noi, penseremo noi a crescerli.
I rilievi, mossi fin qui dalla docente di Cambridge, potrebbero
essere qualificati di carattere orizzontale, poich riguardano il rap
porto di tipo colonialistico che Madre Teresa intrattiene con le per
sone bisognose che incontra.
Assai pi pesante , invece, un altro rilievo che potremmo classifi
care come verticale, poich descrive il rapporto di Madre Teresa
con il suo dio Cattolico. Lei, scrive la Greer, non ha alcuna
8 Come hanno potuto constatare anche i funzionari del governo indiano, laccusa
rivolta a Madre Teresa e priva di qualsiasi fondamento, ma, come si sa, i
pregiudizi
sono duri a morire. Su questa specifica questione si legga la testimonianza di
uno di
questi funzionari governativi. Cfr. N. Chawla, Madre Teresa. Fede, amore, opere:
una
vita per lumanit, Rizzoli, Milano 1993, pp. i99-216. Anche linviato del
Com'ere
della Sera, in un suo lungo sendzio-intervista sullopera di Madre Teresa, ha
decisamente smentito questa voce e anzi ha potuto osservare di persona come, a
individui
che hanno trascorso tutta la vita nella miseria pi assoluta, sia almeno offerta
la possibilit di una morte un po pi dignitosa. cio umana. Cfr. E. Mo, Con Madre
Teresa
un inferno damore, in Corriere della Sera, 25.03.1993. p. 33.
E. Mo, Con Madre Teresa un inferno damore, cit.
34
PA35
i santi danno fastidio
umilt, quando entra in gioco Lui. Tutta lassistenza agli agonizzan
ti e la redenzione delle prostitute e tutto il resto sono per Lui.
Iniziamo a rispondere con una semplice osservazione. Forse
inconsapevolmente proprio la stessa Greer ad alimentare la tendenza popolare che vuole Madre Teresa gi santa. Dalle parole stesse di chi muove laccusa si evince che Madre Teresa concepisce la propria vita e la propria opera caritatevole al servizio di Lui e non di
se stessa. Non si autoglorifica narcisisticamente in quello che e che
fa e Lui non un semplice pretesto, quasi una scusa, per permettere alla sua persona di essere costantemente in primo piano.
Si pu tentare di capire ancor di pi la concezione religiosa della
Greer, disegnando i tratti essenziali di una immaginaria Madre Teresa

in linea con il suo pensiero. Lesile suora e al suo seguito tutte le


Missionarie della Carit dovrebbe trasformarsi in una delle migliori
aderenti alle svariate organizzazioni umanitarie internazionali, apoliti
che e aconfessionali. La sua meritevole opera si congurerebbe come
una lunga serie di atti filantropici entro una pi generale e normale vita
quotidiana. In questo quadro non si vede, perci, perch dovrebbe
entrare in gioco Lui. Al massimo si pu concedere che Lui resti
come ultima fonte di ispirazione morale, a cui legare la propria azione
umanitaria. A questo immaginario ritratto di Madre Teresa si contrappone la sua pi vera e reale esistenza cristiana.
Nella storia umana, il Dio di Ges Cristo non entrato in gioco
per assumere un aspetto secondario e quasi accessorio della realt, ma
per farsi carico del suo elemento pi prezioso e al contempo pi fragile: uomo stesso. Con lIncarnazione il Figlio di Dio si unito in
certo qual modo a ogni uomo, hanno ricordato il Concilio (cfr.
Gaudium et spes, n. 22) e pi recentemente Giovanni Paolo :I (cfr.
Redemptor hominis, nn. 8, 13, 18). In questa prospettiva chiaro per
ch per Madre Teresa non esistano due interessi contrapposti lin
teresse dei suo dio Cattolico e quello dei poveri da tenere sempre
in precario equilibrio per evitare che il primo prevarichi sul secondo
Chi si pone a giudicare lazione caritatevole e missionaria di Madre
Teresa prescindendo dallevento e dal principio dellIncarnazione,
difficilmente potr poi pretendere di coglierne appieno la sua origine
e la sua causa (a causa mia, dice il Vangelo). Nella prospettiva di
Madre Teresa, cio in quella cristiana, lIncarnazione diventa un vero
e proprio principio ermeneutico della realt e dellesistenza umana,
propria e altrui.
35
PA36
I santi danno fastidio
Nei suoi occasionali scritti Madre Teresa ama ripetere, quasi con
una dolce ossessione, questa idea: Ges Cristo per rendere pi facile
il nostro incontro con Lui ha deciso di identificarsi con i poveri; se
vogliamo trovarlo non ci resta che andare incontro a uno di questi
milioni di suoi volti: Io, da sola, non sono niente. Dio tutto. Ma
cos, attraverso il niente, che egli vuole mostrare la sua grandezza.
Tutto quello che faccio lo compio con Ges, per Ges. Il povero, il
lebbroso, labbandonato sono il volto di Ges
Al giornalista che le chiedeva se non si era mai sentita affranta e
scoraggiata durante la sua lunga vita di carit e di dedizione ai pove
ri, Madre Teresa rispondeva: No, non ho mai provato questo senso
di scoraggiamento... sempre Lui a decidere, il Signore, Lui vuole
cos e io sono felice di obbedirgli.
3. I santi sono lincarnazione della parola incarnata
Dopo questa prima analisi della critica, opportuno giungere
almeno a un giudizio pi globale sul caso Madre Teresa e sullintera problematica oggetto di queste riflessioni.
Va osservato anzitutto che la testimonianza di Madre Teresa stata
scelta in virt della sua attualit e per la notoriet del personaggio. Il
discorso da noi fatto tuttavia si pu applicare anche a molte altre
Madre Teresa non cos conosciute. Sebbene la fondatrice delle
Missionarie della Carit non sia ancora canonicamente santa,
nella coscienza del popolo cristiano questa piccola suora gode gi di
una meritata fama di santit; in questo pu essere paragonata alla

10 Cos Madre Teresa nellintervista per il suo ottantesimo compleanno. Cfr. Una
matita nelle mani di Dio. Colloquio con Madre Teresa di Calcutta, in LEspresta,
09.09.1990, p. 115. Segnaliamo qui, oltre al gi menzionato testo di Chawla,
altre due
biograe su Madre Teresa. Cfr. L. Giergji, Madre Teresa. Prima biografia
completa,
jaca Book, Milano 1983; Madre Teresa di Calcutta, La mia vita, a cura di ].L.
Gonzales-Balado e JN. Playfoot, Rusconi, Milano 1990. Meritevoli di conoscenza
sono anche due recenti e stimolanti rivisitazioni dellintera vita e dellopera
di Madre
Teresa: G. Germani, Teresa di Calcutta una mistica tra Oriente e Ocadertte,
Paoline,
Milano 20032 e P. Laghi, Madre Tenera di Calcutta. Il Vangelo in cinque dita,
F.DB,
Bologna 2003.
In E. Mo, Con Madre Tereta zm inferno d'amore, cit.
2 Nel 1994, quando abbiamo scritto questo articolo, Madre Teresa era ancora
viva.
morta il 5 settembre 1997 e Giovanni Paolo Il lha beatificata il 19 ottobre
2003.
36
PA37
I santi danno fastidio
figura di un altro cristiano: papa Giovanni XXIII, il papa buono. A
estimatori e detrattori chiaro un fatto: la testimonianza di Madre
Teresa canonicamente cristiana, e per noi un giorno forse anche
canonicamente santa. Anzi come ha sorprendentemente scritto la
gi citata Greer , non fosse cos santa, il suo comportamento sarebbe considerato osceno egotismo.
Nella tradizione cristiana il santo il luogo dove il Dio di Ges
Cristo si manifesta e si racconta, un luogo di non-resistenza
allazione della grazia divina, una materia particolarmente malleabile
allazione dellArtista celeste. i santi come ha scritto von Balthasar
sono il commento pi importante del Vangelo [...], sono lincarnazione della parola incarnata di Dio e sono quindi realmente una via di
accesso a Ges.
Giungiamo cos a un risultato paradossale. Le parole della Greer
(Lei non ha alcuna umilt, quando entra in gioco Lui) sono al contempo la miglior descrizione della vita cristiana di Madre Teresa, la
pi incisiva apologia della sua opera e non sfigurano affatto accanto
alle parole stesse della religiosa che abbiamo pi sopra riportato (
sempre Lui a decidere, il Signore, Lui vuole cos e io sono felice di
obbedirgli).
La testimonianza delle Missionarie della Carit suscita probabil
mente qualche perplessit anche allinterno della comunit cristiana.
Madre Teresa si dice - potrebbe usare la sua popolarit e la sua
fama per alzare la voce contro le ingiustizie sociali ed economiche che
molti gruppi industriali del mondo occidentale consumano sulla pelle
di milioni di persone del Terzo Mondo. Perch non lha mai fatto? E
poi come non accorgersi che la sua carit distante da certi attuali problemi sociali? Secondo questi critici Madre Teresa dovrebbe
abbandonare un po i suoi paludamenti di buona samaritana per rico H.U. von Balthasar, Zugnge zu ]e.tu.t Christus, citato da E. Guerriero nella

Introduzione a P. Manns (a cura di), I Santi. Dagli aportolr' al primo medioevo,


jaca
Book, Milano 1987, p. 12.
" Quando ci fu il disastro di Bhopal [Madre Teresa] accorse per soccorrere i
morenti, e dichiar di amare nei loro volti il volto di Cristo, ma,
interpellata, riut
di accennare alle responsabilit di chi gestisce nel Terzo Mondo impianti
industriali
stravecchi che causano, come appunto a Bhopal, migliaia di vittime. Non insinuo
che
Madre Teresa taccia per avere finanziamenti, ma mi sembra ragionevole pensare
che
la sua carit. cos distante da certi attuali problemi sociali, automaticamente
glieli
ottenga. S. Quinzio, Madre Teresa: laureola non saddtce al bu.tfner.t, in
Corriere deila
Sera, 05.10.1993, p. 29.
37
PA38
I santi danno fastidio
prirsi invece di quelli pi efficaci di leader trascinatore di folle oppresse. Si pu rispondere a questa pretesa prendendo a prestito le parole
della diretta interessata: Io accorto ovunque c bisogno damore. Il
mio compito non e politico. A me basta che i governi mi consentano
di soccorrere i poveri. [...] Talvolta mi dicono che invece di dare
allaffamato del pesce, bisogna dargli la canna con cui pescare. Ma i
poveri che io incontro sono troppo deboli per reggere una canna.
Quello di cui hanno bisogno subito amore, pace nel cuore.
Una seconda risposta cerca di far emergere le svariate aspettative,
espresse o meno, che molti nutrono nei confronti di questa cristiana
diventata cos famosa. Anni or sono Henri de Lubac scrisse un breve
articolo significativamente intitolato Santit di domani. Dopo aver
fatto la descrizione del santo di domani, che letta oggi sembra davvero tracciata pensando a Madre Teresa, de Lubac, avviandosi
ormai a concludere, sostiene: Ma non sogniamo noi talvolta un santo
che, di colpo, trasformi le nostre strutture sociali? Un santo che istituisca miracolosamente una societ fraterna, o che almeno ne getti le
fondamenta? Un santo nel quale si riconoscano subito, per cooperare alla sua opera, tutti gli uomini di buona volont? Un santo che,
senza grossolane deformazioni, sia proclamato tale dallopinione pubblica? Oppure un santo che, tagliando di colpo il nodo delle nostre
contraddizioni, alleggerisca il nostro compito di uomini?.
A noi pare che alcune aspettative che si nutrono nei confronti di
cristiani come Madre Teresa e di altri a lei simili nel tipo di vita e di
testimonianza, almeno in parte, siano debitrici di schemi e mentalit
quali sono appunto quelli delineati dalle parole del grande teologo
francese. Madre Teresa certamente sarebbe la prima a gioire nel vedere raggiunta e applicata una maggior giustizia sociale tra i vari popoli
Una matita nelle mani di Dio. Colloquio con Madre Teresa di Calcutta, cit.
[Il santo di domani] sar povero, umile, senza ricchezze. Possieder lo
spirito
delle beatitudini. Non maledir e non aduler. Amer, invece. Prender il
Vangelo
rigorosamente alla lettera. [...] Come molti suoi predecessori, con gesti nuovi

corri
5pondenti a nuove situazioni. sar il difensore ed il sostenitore degli
oppressi. [...] In
modi ed occasioni a noi imprevedibili, si affonder nel mistero della
sofferenza. [...]
A sua volta, sar un altro Cristo: ma ripetiamo bene, non sar un uomo che vuole
sorpassare il Cristo: ma bens tutto lideale e tutta la concreta vita reale di
questuomo
saranno rassomiglianti a quella di Cristo. Cfr. H. de Lubac, Santit di domani,
in Id.,
Paradosso e mistero della Chiesa, Jaca Book, Milano 1979, pp. 229-234; qui p.
232.
Ibid., p. 234.
38
PA39
I santi danno fastidio
e Stati, e tuttavia pensiamo che questo non sia il fine principale della
sua vita e della sua missione tra i pi deboli e i pi poveri.
4. Conclusione
Le riessioni proposte sono state mosse da una precisa preoccu
pazione: difendere quei discepoli di Cristo che sono i santi nel
momento in cui la loro vita si fa testimonianza trasparente e quasi una
seconda epifania dellamore di Dio per loro e per ogni uomo. Le svariate critiche extra () intraecclesiali sono accomunate da uno stesso
elemento: una certa insofferenza, quasi un fastidio, verso Chi pu aver
deciso di consegnare a Dio tutto se stesso ( sempre Lui a decidere,
il Signore, Lui vuole cos e io sono felice di obbedirgli) e la sua
modalit di testimoniarlo. Guardando la loro non-resistenza all'azione di Dio possiamo capire da un lato, e quasi in controluce, la nostra
titubanza nello spalancarci allincontro con Dio e dallaltro il motivo
di una sorta di insopportabilit e fastidio da parte di osservatori fintamente distaccati o neutrali.
Il dramma di parte della cultura laica consiste proprio in questo:
nell'incapacit di accettare che di fronte ad essa esista una realt
persona o avvenimento che sfugga alle proprie categorie di pensiero e di giudizio. In questa prospettiva ci che non pu essere assimilato e omologato a prestabiliti schemi di pensiero guardato con
sospetto e diffidenza. Anche se nei riguardi di queste diversit si
mostra pur sempre formale rispetto, un malcelato fastidio non pu
fare a meno di trasparire qua e l. Emil Cioran, che per il suo nichili
smo onniavvolgente non pu certo essere accusato di simpatia verso
la visione cristiana della vita e della realt, ha scritto: Sarebbe vano
desiderare di farla finita una volta per tutte con i santi: essi ci trasmettono Dio come lape il pungiglione. Se esistessero api prive di
pungiglione, molto probabilmente la maggior parte degli uomini non
guarderebbe a loro con l'abituale sospetto. Analogamente accade con
l'esistenza di Dio: senza il pungiglione dei santi la presenza di Dio
nella storia non verrebbe meno, sarebbe solamente molto meno fastidiosa. Con le loro testimonianze i santi di ieri e di oggi ci mostrano,
per, che non stato e non cos.
E. Cioran, Lacrime (: rantf, a cura di S. Stolojan, Adelphi, Milano 1990, p.
48.
39

PA4O
I santi danno fastidio
Nel 1965 von Balthasar scriveva un articolo intitolato Incontrare
Dio nel mondo contemporanea. La riflessione del grande teologo svizzero ci sembra la miglior conclusione alle nostre considerazioni: Se
sono cristiano, non solo posso, ma devo vedere Cristo nel prossimo e
nell'atto di Cristo lamore eterno di Dio. Ma quando io mi avvicino al
prossimo con questo sguardo e con questa buona disposizione, non
solo egli rivela a me Cristo e Dio, ma io rivelo a lui Cristo e Dio. E
questo non come una vetta sublime per eletti, ma come il solo ed
unico comandamento ordinario di Cristo, che ci obbliga ad incontrare continuamente Dio nel modo pi reale; in quanto incontriamo in
modo inconcepibile l'altro, il tu inconcepibile, che e amato inconcepibilmente da Dio, siamo gettati su di lui e rimbalziamo. In questa
presentazione estremamente ordinaria della loro fede non avviene soltanto la continua esperienza di Dio nei cristiani, ma una continua,
reale testimonianza di questa esperienza di Dio nei confronti dei non
cristiani. E quando i non cristiani si lamentano che la mediazione
cosmologica a Dio divenuta oggi inefficace perch, a quel che si
dice, il cosmo non pi ordinato a Dio, bens alluomo come a suo
senso e scopo - non avrebbero che da prendere sul serio il prossimo
a quel modo che essi stessi sono seriamente considerati come prossimo dai (veri) cristiani, per trovare la via pi breve, pi necessaria
verso Dio.
" H.U. von Balthasar, Incontrare Dio nel mondo contemporaneo, in Consilium, ]
n.
3 (1965) 3450; qui pp. 46-47.
40

PA41
Capitolo secondo
LACRIME E SANTI
Sar, un giorno, abbastanza puro
da rtettertni nelle lacrime dei santi ?
Emil M. Cioran
1. Introduzione
Non c che una sola tristezza: quella di non essere santi. Questa
famosa sentenza di Lon Bloy una delle migliori e paradossali chiavi di lettura di buona parte dellantropologia pi o meno atea di questo secolol. Che ci sia qualcuno nellalto dei cieli non faccenda che
riguardi luomo, ha scritto Simone de Beauvoir? Eppure come non
stupirsi, quando si ha modo di sapere che, per questa stessa paladina
del femminismo, santa Teresa dAvila non schiava dei suoi nervi e
dei suoi ormoni e in lei si pu ammirare lintensit di una fede che
penetra nel pi intimo della carne?
Agli occhi di un certo mondo di intellettuali, il cristianesimo probabilmente ancora qualcosa di interessante grazie a quel fattore un
po extra che il santo e la santit. Laspetto pi normale e ordina
rio della fede (esiste poi tale aspetto ordinario della fede?) non ha

Cfr. ]. lmbach, Dio nella letteratura contwnporanea, Citt Nuova, Roma 19815;
Id., Nostalgia di Dio, Studium, Roma 1992; (i. Steiner, La nostalgia
dellassoluto,
Anabasi, Milano 1995 (l'originale inglese risale al 1974); I... Pozzoli,
Immagini di Dio
nel Novecento, Paoline, Milano 1999; E. Salman, La teologia un romanzo,
Paoline,
Milano 2000.
2 Citato in P. Evdokimov, L'amorefolle di Dio. Edizioni San Paolo, Roma 1981. p.
14. Dello stesso testo si leggano anche le pp. (75-82.
Citato in E. Ancilli, La matita? cristiana. in AA.VV.. La santit cristiana,
Pontificio
Istituto di Spiritualit del Teresianum. Roma 1980, p. 46.
41
PA42
I santi danno fastidio
su di loro un impatto altrettanto forte quanto la straordinaria e come abbiamo visto fastidiosa carit di Madre Teresa di Calcutta o,
per evocare un altro esempio, lo sconfinato amore ai peccatori di
padre Pio da Pietrelcina.
Il fascino del santo e della santit ha esercitato un singolare e contraddittorio influsso sulla riflessione filosofica ed esistenziale di Emil
M. Cioran (1911-1995), intellettuale di origine romena laurea in
filosofia con tesi su Bergson ma trapiantato a Parigi fin dal 1937: Io
non sono religioso, ma nemmeno insensibile alla dimensione religiosa. [...] Sono incapace di credere, ma aperto ai problemi che la religione ci pone. Anzi: credo che la religione vada molto pi a fondo di
qualunque altra riflessione, e che la vera idea del mondo sia religiosa.
Luomo che non sia passato attraverso la religione e che da questa non
si senta attratto, vuoto? Questa descrizione autobiografica, mentre
tratteggia assai bene la personalit del nostro autore, ci introduce
anche direttamente al suo testo che intendiamo qui esaminare. Si tratta della raccolta di sentenze, di brevi riessioni e pensieri sparsi intitolata Lacrime e santi, pubblicata nel 1937, prima a Bucarest in romeno e poi nello stesso anno a Parigi, tradotta in francese, con modifiche volute dallautore.
2. Lossessione della santit
Mai come in questo secolo il cristianesimo potrebbe essere qualcosa di accettabile e in fondo di utile. Allinterno di una societ che si
avvia ogni giorno di pi verso una progressiva disarticolazione di
alcune sue strutture fino a ieri ritenute portanti, una venatura di sacro
e di religiosit6 sempre la benvenuta. Dio come recita uno dei
luoghi comuni ironicamente analizzati da Lon Bloy non chiede
mai troppo? Nei tempi pi vicini a noi, afferma Cioran, la santi4 Confessioni @ anatemi. F. Fejtti intervista E. Gibran, in Mondoperaio, n. 10
(1988)
126-130; qui p. 130.
5 EM. Cioran, Lacrime e santi, cit. I corsivi nel testo sono sempre di Cioran.
In una
lunga lettera del 1957 allamico Costantin Noica rimasto in Romania, Cioran ha
ricordato il suo primo periodo di vita in Francia. Cfr. E.M. Cioran, C. Noica,

L'amico lontano, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 27-45.


" Sullattuale contesto socio-religioso si vedano le sintetiche osservazioni di
U.
Sartorio, Credere in dialogo, cit., pp. 203 l.
7 L. Bley, Esegesi dei luoghi contuni, Paoline, Milano 19623, p. 29-30.
42
PA43
Lacrime e santi
t viene considerata con estrema diffidenza e con una sfumatura evidente di disprezzo. Optando per la tragedia, luomo moderno doveva necessariamente superare il rimpianto del paradiso e affrancarsi
dal desiderio di perfezione. Altre epoche, esposte al terrore e alle delizie del cristianesimo, espressero santi di cui si era fieri. Noi, oggi,
riusciamo al massimo ad apprezzarli. Ogni volta che crediamo di
amarli, soltanto una nostra debolezza che per qualche tempo ce li
rende vicini?
Colui che invece riuscito a vincere questa sorta di debolezza
stato secondo Cioran Nietzsche: Il grande merito di Nietzsche e
di aver saputo difendersi in tempo contro la santit. Che sarebbe stato
di lui, se avesse dato libero corso alle sue tendenze naturali? Un
Pascal con, in pi, tutte le follie dei santi? necessario tuttavia constatare che ci che pot fare Nietzsche non lo pot la gran parte degli
altri uomini. Non senza un certo rammarico Cioran afferma che
dopotutto, ci saremmo potuti affrancare dallossessione della santit. Ognuno si sarebbe occupato delle proprie faccende, accollandosi
in letizia le proprie imperfezioni. Ma la frequentazione dei santi
genera un tormento sterile, la loro compagnia un veleno la cui virulenza cresce insieme con le nostre solitudini. Non ci hanno corrotti,
mostrandoci con lesempio che le prove inflitteci servivano a qualco
sa? Eravamo abituati a soffrire senza scopo, affascinati dalla superfluit dei nostri dolori, felici di rimirarci nelle nostre ferite
Come pu allora luomo di Cioran vivere in questa malsana compagnia? Quale convinzione mi dice che se vivessi in mezzo ai santi
mi munirei di un pugnale? Perch non confessare che una notte di S.
Bartolomeo fra gli angeli mi farebbe piacere? Tutti questi fanatici
della diserzione, vorrei poterli appendere per la lingua, e lasciarli
cadere sopra un letto di gigli. mai possibile che non ci resti nemmeno lelementare prudenza di sopprimere sul nascere ogni vocazione
soprannaturale?. Anche se a denti stretti, Cioran deve ammettere
che sarebbe vano desiderare di farla finita una volta per tutte con i
santi: essi infatti ci trasmettono Dio come lape il pungiglione.
& Lacrime e santi, cit., p. 17. I santi sono irrimediabilmente inattuali, e se
qualcuno si interessa ancora a loro per disprezzo del divenire (Ibid., p. 34).
" Ibid., p. 30.
Ibid., p. 18.
ibid., p. 38.
Ibid., p. 48.
43
PA44

I santi danno fastidio


Occorre notare che in Cioran questo desiderio del santo affonda
le proprie radici in un totale nichilismo antropologico e metafisico.
Ne troviamo conferma nelle seguenti brevi sentenze, scelte tra molte:
L'universo e spazio vacuo e le creature esistono solo per dimostrare
e ribadire il nostro isolamento. Io non ho mai incontrato nessuno,
non ho fatto altro che incespicare contro ombre scimmiesche. Il
rigetto volontario e lucido dellassoluto la via della resistenza a Dio
a profitto dellillusione, cio dellessenza di ogni vita. Potrebbe
darsi che luomo non abbia altra ragion dessere che quella di pensa
re a Dio. Se potesse ignotarlo o amarlo, sarebbe salvo, mentre se
cominciate a scandagliarlo siete perduti. Pure luomo sembra fatto
apposta proprio per scandagliarlo, per assimilarlo. Non c da meravigliarsi se in poco tempo non ne restato nulla. Dio resiste bene, ma
davanti al pensiero perde la propria sostanza?
con ragione che si perci scritto che lopera di Cioran si presenta come una meditazione ininterrotta sul vuoto e sul nulla.
3. La mistica, la mistica carmelitana e la storia
La storia dellumanit documenta per e Cioran nonostante
tutto lo ammette che lAssoluto non sempre stato rigettato, in
modo assoluto. Anzi, qualcuno si reso totalmente disponibile alla
sua azione: i santi e i mistici in particolare hanno fatto esattamente
questo. Ecco allora la lapidaria sentenza di Cioran: La mistica
unirruzione dellassoluto nella storia17 e in modo tutto particolare
la mistica spagnola un momento divino della storia degli uomini. Vale la pena ricordare qui che Cioran sent sempre una specia
le ammirazione e attrazione verso la Spagna e in particolare per la
Ibid., p. 83.
Ibid.,p.9l.
5 Ibid., p. 58.
M.P. Schmitt, EM. Cioran, in .I.-P. de Beaumarchais, D. Couty, A. Rey,
Dictionnaire der litte'ratttrer da iangucfrangate, Paris 1987, pp. 491-492.
Lacrime @ santi, cit., p. 46.
Ibid., p. 14.
La Russia e la Spagna erano per Cioran due nazioni incinte di Dio (lacrime
e
mari, cit., p. 63). Della Spagna in particolare e non senza contraddizione, ha
scritto:
Chi non intuisce ci che significhi la rarefazione dellaria in un convento, @
lespul
sione del tempo in una cella, tenter invano di comprendere il richiamo della
solitu44
PA45
Lacrime e santi
grande stagione mistica del XVI secolo: il secolo di Teresa dAvila e di
Giovanni della Croce.
Il nostro autore ha, per usare la sua stessa espressione, una debo-

lezza20 per Teresa dAvila se di lei ha cos scritto: Come non sentir
si vicini a santa Teresa che, essendole apparso Ges, usc di corsa e si
mise a ballare in mezzo al convento, in un trasporto frenetico, battendo il tamburello per chiamare le sorelle a condividere la sua
gioia?. Torna poi su un famoso episodio della fanciullezza di
Teresa. A sei anni leggeva le vite dei martiri, ed esclamava: Eternit!
Eternitl. Decise allora di andare presso i Mori per convertirli, desiderio che non pot realizzare; ma lardore in lei non smise di crescere al punto che il fuoco della sua anima non si mai spento, se ancor
oggi ci riscaldazz_
Nel 1567 lormai celebre e ammirata Teresa incontra a Medina
del Campo Giovanni della Croce che sta per celebrare la sua prima
dine, il gusto della disperazione. Penso in particolare ai conventi spagnoli.
dove tanti
re e tanti santi dettero asilo alla loro malinconia, alla loro follia. Merito
della Spagna
non soltanto aver coltivato linsensatezza (: l'eccesso, ma anche di aver
dimostrato
che la vertigine il clima normale delluomo. Che c di pi naturale della
presenza
dei mistici, in un popolo che ha cancellato la distanza tra cielo e terra?
(Ibid., pp.
41-42).
20 Cioran ha scritto che tutti i trattati di teologia non valgono
unesclamazione di
santa Teresa. Il pi modesto balbettio mistico, proseguiva, pi vicino a
Dio che
la Summa theologze. Tutto ci che e istruzione e teoria cessa di essere vivo.
La Chiesa
e la teologia hanno assicurato a Dio unagonia duratura. Soltanto la mistica, di
tanto
in tanto, lo ha rianimato (lacrime e tanti, cit., p. 56]. Pur senza
sottovalutare la provocazione che contiene, laffermazione di Cioran vale pi come testimonianza
della
smisurata ammirazione che egli nutriva per la santa carmelitana. che per la sua
verit ultima. Ricordiamo poi che santa Teresa si preoccup sempre di sottoporre la
sua
dottrina mistica, frutto della sua esperienza, al giudizio dei teologi e della
Chiesa del
suo tempo.
2 Lacrime ( santi. cit.. p. 13. Una pi dettagliata ed esatta ricostruzione
dell'episodio si legge in nota alla poesia n. 15 delle Opere di santa Teresa. Cfr. Teresa
di Ges.
Opere. Postuiazione Generale, Roma l997, p. 1518.
27- Lacrime @ tanti. cit., p. 13. Il fatto raccontato da Teresa nella sua
autobiografia
(cfr. Vita, 1,4). Cfr. Teresa di Ges, Opere, cit., pp. 42-43. A proposito dei
santi che
scrivono, Cioran ha detto parole che ben si addicono anche a Teresa d'Avila:
Come
mai i santi scrivono cosi bene? Soltanto perch sono ispirati? Fatto sta che.
appena
descrivono Dio, hanno uno stile. Per loro facile scrivere. l'orecchio teso ai
suoi sussurri. Le loro opere sono di una semplicit sovrumana, ma, poich non trattano
del

mondo, non possono avere lappellativo di scrittori. Non li riconosciamo come


tali
perch in loro non ci ritroviamo (Lacrime e santi, cit., pp. 28-29). Peccato
che alcune pagine dopo Cioran rinneghi quanto affermato in precedenza (cfr. Ibid., pp.
3839).
45
PA46
I santi danno fastidio
messa. Cioran rievoca cos quellincontro di santi: Strano pensare
che molti santi siano potuti vivere nella stessa epoca. Cerco di figu
rarmi il loro incontro, ma mi viene meno lo slancio, limmaginazione.
Teresa dAvila, a cinquantadue anni, celebre e ammirata, che a
Medina del Campo incontra san Giovanni della Croce, sconosciuto e
appassionato, allora venticinquenne!.
Per Giovanni della Croce Cioran prova un senso di turbamento e
di rifiuto causato dal totale distacco24 da s e dal mondo che il santo
ha vissuto per giungere allunione con Dio, unione che non ha portato come erroneamente pensa il nostro autore - alla morte della
creatura, ma alla vita in Dio25. A difesa di Giovanni della Croce si
potrebbero usare qui le parole che lo stesso Cioran ha scritto in altra
pagina della sua raccolta di pensieri: Chi non pensa a Dio rimane
estraneo a se stesso. Perch lunica via per conoscere se stesso passa
attraverso Dio26 e La santit conosce soltanto la libert in Dio.
Nonostante i mille dinieghi che luomo ha potuto opporre, i santi
sono la riprova che qualcuno diventato spazio e tempo perch il
momento divino si dispiegasse nella storia. Ora tutto questo, se
vero che pu essere rifiutato, non pu per essere cancellato e dichiarato inesistente. La presenza dei santi agita e inquieta: Impossibile
farsi unidea precisa dei santi. Rappresentano un assoluto che non
consigliabile accogliere ma che anche disdicevole respingere.
Qualsiasi decisione in proposito ci condanna. Se ci schieriamo dalla
parte dei santi la nostra vita perduta, ma se ci ribelliamo contro di
loro entriamo in urto con lassoluto. Come saremmo stati pi liberi,
nonostante tutto, se non fossero mai esistiti! Quanti dubbi in meno!
Chi sar stato a metterceli di traverso sulla nostra strada? Sarebbe
vano voler dimenticare la Sofferenza.
23 Ibid., p. 14 nel libro delle Fondazioni (111,17) che Teresa racconta del
suo
incontro con Giovanni della Croce. Cfr. Teresa di Ges, Opere, cit., pp. 10971098.
24 L'appetito di Dio' di cui parla san Giovanni della Croce prima di tutto
una
negazione, e solo da ultimo affermazione dellesistere. Per colui che, deluso,
si rassegni a sopportare il mondo e le sue tenebre, la presenza di questo appetito, il
suo
grado di intensit, provano in qual misura abbiamo smesso di aderire al mondo
(Lacrime @ santi, cit., p. 46).
25 Ibid., p. 49.
Ibid., p. 60.

Ibid., p. 39.
23 Ibid., p. 20.
46
PA47
Lacrime e santi
4. Metasica delle lacrime
Vi in ogni autore, ha scritto Sanda Stolojan, unimmaginechiave, che corrisponde a unossessione profonda e rivelatrice. Tale
in tutta lopera di Cioran limmagine delle lacrime e del loro corollario, il pianto29. Sono lacrime attraverso le quali scrutare, quasi fossero lenti dingrandimento, la storia dellumanit nel suo lento e contraddittorio dipanarsi: Penso a unermeneutica delle lacrime, che
tenti di scoprirne lorigine e tutte le possibili interpretazioni. Per arrivare a che cosa? A capire i vertici della storia e a liberarci degli acca
dimenti, perch allora sapremmo in quali momenti e in qual misura
luomo sia riuscito a innalzarsi al di sopra di se stesso. A] compiersi della storia, al giudizio finale verranno pesate soltanto le lacrime3 .
In questa prospettiva si pu quindi affermare che solo i santi hanno
realmente saputo per che cosa piangere. Agli occhi di Cioran essi
sono perci inescusabil perch non hanno versato una sola lacri
ma in segno di riconoscenza per le cose caduche. Intanto le lacri
me restano come criterio di verit nel mondo dei sentimenti33 della
vita quotidiana.
Il tempo e la storia sembrano cos salvati e quasi sottratti alla illusione dalle semplici lacrime: Le lacrime conferiscono un carattere di
eternit al divenire, lo salvano. Il nichilista Cioran giunge cos a
ipotizzare un senso metafisico delle lacrime: Il paradiso geme al
fondo della coscienza, mentre la memoria piange. Ed cos che si
pensa al senso metafisico delle lacrime e alla vita come al dipanarsi di
un rimpianto.
Come pu luomo avvicinarsi, pur nella contraddittoriet, a quel29
30
il
5. Stoloian, Nota a Lacrime a raf-iti, cit., pp. 95-105; qui p. 100.
Lacrime e santi, cit., p. 73.
ibid., p. 15. Partendo ovviamente da una diversa visione della realt, Lon
Blo_v
ha scritto a riguardo delle lacrime: Al momento della nostra morte. ecco ci
che porteremo con noi: le lacrime che abbiamo sparso e le lacrime che abbiamo fatto
spar
gere, capitale di beatitudine o di spavento. Saremo giudicati sulle lacrime,
perch lo
Spirito di Dio sempre portato sulle acque. Citato da Jaca;ues Maritain nel
suo discorso di commemorazione di Lon Bloy, il 18 marzo 1968. La traduzione italiana
del
discorso si legge in Huiiianit45, 28 n. (> (1973) 501526; qui p. 515.
32 Lacrime @ santi, cit., p. 40.

Ibid., p. 38.
Ibid., p. 73.
Ibid., p. 92.

\nu-A
47

PA48
I santi danno fastidio
lo che stato definito come un momento divino della storia? In
altre parole, come rendersi meno estranea la presenza di questa
compagnia? Non la conoscenza ci avvicina ai santi, bens il destarsi delle lacrime che dormono nel pi profondo di noi. Soltanto allora,
grazie alle lacrime, approdiamo alla conoscenza e comprendiamo
come si possa diventare santo dopo essere stato uomo?
Leterna contraddizione, che pervade la visione del mondo di
Cioran, si manifesta anche a questo proposito. Scrive: La religione
un sorriso che plana sopra un non-senso generale, un profumo residuo sopra unonda di nulla. per questo che, quando a corto di
argomenti, la religione ripiega sulle lacrime. Esse sole possono, a questo punto, assicurare, sia pure di poco, lequilibrio delluniverso e lesistenza di Dio. Una volta esaurite le lacrime, anche il desiderio di Dio
scomparir. A fronte di tutto ci sia la seguente invocazione, segno
di un desiderio di confronto mai sopito: Sar, un giorno, abbastanza puro da riflettermi nelle lacrime dei santi?.
5 . Conclusione
Data lestrema contraddittoriet delle affermazioni, riassumere in
poche righe il pensiero39 di Emil Cioran non agevole. La tematica,
che qui si brevemente affrontata, pu essere racchiusa tra questi due
poli estremi: Lidea di Dio la pi pratica e la pi pericolosa che mai
sia stata concepita. Grazie ad essa lumanit si salva o si perde Al
contempo e in maniera contraddittoria per noi, ma non per Cioran,
il destino storico delluomo di portare a consunzione lidea di
Dio.
La storia dellumanit e in costante tensione: la mistica quale
momento divino e irruzione dellassoluto il campo dove Dio in
quanto totalit, negata per da Cioran, e luomo come nulla si fron" Ibid., p. 13.
? ibid., pp. 52-53.
ibid., p. 14.
E ci che invece ha fatto L. Pozzoli nella sua sintetica presentazione del
pensiero di Cioran. Cfr. L. Pozzoli, EM. Cioran. Uno scenico pasrionale, in
Letture, 49
n. 507 (1994l 397409.
" Lacrime @ santi, cit., p. 48.

Ibid., p. 52.
ww
48
PA49
Lacrime e santi
teggiano. A dispetto di un cristianesimo definito come ununica crisi
di lacrime, di cui resta solo un sapore amarmi, il confronto con i
santi rimane per lui ineliminabile. E cos per tutta la vita io mi aggirer nei paraggi dei santi>>, quei santi che, pur ammirati, Dio ha
inventato come pretesti di dialogo e per alleggerire un po' di pi
il peso del suo isolamento.
Poich il cristianesimo lannuncio di Dio come amore (cfr. 1
Gv 4,8.16) e non come solitudine e isolamento, nessuno al pari dei
santi e dei mistici pu dire di averne fatto esperienza e per esso di aver
anche versato delle lacrime.
ibid., p. 24.
' ibid., p. 14. Nel 1952 la contraddittorie-t presente in molte delle
affermazioni di
Lacrime : santi trov nuovi e altrettanto antitetici sviluppi in una seconda
raccolta di
pensieri intitolata Sillogismi deilamarezza, Adelphi, Milano 1993.
Lacrime @ tanti, cit., p. 35.
49
PAS 1
Capitolo terzo
SANTI E SANTIT NEL MAGISTERO
DI GIOVANNI PAOLO II
La santit come gusto specifico della vita cristiana
Cercate la santit nellesistenza quotidiana.
Giovanni Paolo il
1. Introduzione
Agli occhi di molti osservatori la Chiesa, considerata nel suo insieme,
appare come una potente macchina che, grazie alla sua piramidale
struttura di potere (papa, vescovi, sacerdoti, ecc.), ha saputo organizzare e dirigere la vita dei popoli nelle epoche pi disparate della storia: da quelle pi difficili, come al tempo delle persecuzioni, a quelle
pi favorevoli quando il potere civile le era amico o, secondo alcuni,
addirittura sottomesso. Lungo la storia e come ogni altra societ,
anche la Chiesa ha dovuto confrontarsi con i cambiamenti che accadevano attorno ad essa e che hanno finito per avere un notevole
impatto e, in alcuni tempi, un devastante influsso sui suoi membri.
Per alcuni, poi, la Chiesa soprawissuta alle prove solo perch ha
avuto lintelligenza e la scaltrezza di saper scendere a patti con il
nemico quando ci era lunica via duscita possibile, o di trasformare il nemico di ieri nellamico di domani.

Se quanto detto in estrema sintesi tutto ci che si pu affermare


della Chiesa, evidente che ogni altro discorso sulla sua pi intima e
vera natura non ha fondamento. Per molti, parole come mistero e
mistica, sacramento e grazia, redenzione e peccato, santit e vita spirituale, prima che termini incomprensibili, sono forme vuote, prive di
reale contenuto e nesso con la vita quotidiana, parole lontane da quelle apparentemente pi facili e sperimentate come vita, felicit, pienezza e gioia.
51
PA52
I santi danno fastidio
A dispetto di tutto ci invece la Chiesa, nel suo corpo, dentro e
oltre la sua struttura gerarchica, ha un cuore mistico, traboccante
di grazia, di gioia e di una pienezza umana che non ha nulla da invidiare ad altre esperienze di felicit. La Chiesa esiste solo per questo e
non ha altro fine che questo: che la santit, cio la vita divina che la
abita, per suo mezzo, possa plasmare luomo e renderlo in pari tempo
partecipe della stessa santit divina ( cfr. Lumen gentiam, n. 48).
In essa tutto strutture, papi, concili, vescovi, diocesi, encicliche,
prediche domenicali e catechismo ai bambini esiste perch questunico fine sia raggiunto]. Se questo non accadesse, tutto ci che essa
propone e fa vivere sarebbe ultimamente inutile, tante forze ed energie spese invano e, cosa ancor pi grave, essa avrebbe mancato alla
missione affidatale dal suo fondatore. La nostra Cbiesa, ha scritto
Bernanos, la Cbiera dei santi. Chi si accosta a lei con diffidenza
crede di vedere soltanto porte chiuse, barriere e sportelli, come in una
specie di gendarmeria spirituale. Ma la nostra Cbiera la Chiesa dei
santi. Per essere un santo, quale vescovo non darebbe lanello, la
mitria, il pastorale, quale cardinale la porpora, quale papa labito
bianco, la servit, i soldati svizzeri e tutti i suoi beni temporali? Chi
non vorrebbe avere la forza di intraprendere questa meravigliosa
avventura? La santit, infatti, & unavventura, anzi lunica avventura
possibile. Una volta capito questo, ancora lo scrittore francese
che parla, si entra nel vivo della fede cattolica, si sente vibrare nella
carne mortale un terrore diverso da quello della morte, una speranza
30vrumana. La nostra Chiesa [a Cbt'era dei santi?
La stessa consapevolezza traspare anche dalle parole che Giovanni
Paolo II us per spiegare il fine primo e ultimo della Santa Sede, della
missione a lui affidata e, pi in generale, della Chiesa stessa. Dopo i
saluti di rito, a tutti i collaboratori della curia vaticana si rivolse cos:
La Chiesa stata istituita per l'uomo. [...] E la vita interna della
Chiesa ha per primo scopo la santificazione delluomo voluta dal
l'Amore eterno di Dio Trinit. La missione, a me affidata, e che cerco
instancabilmente di portare avanti col vostro aiuto, che mi indispensabile, non altro che questo. Santificarsi e santificare! Vivere e
far vivere il disegno divino di salvezza! Comprendere e far compren
1 Cfr. Muiieris digm'tatem, n. 27; CbrirtJidelcs laid, n. 51.
G. Bernanos, I predestinati, Gribaudi, Torino 1995, pp. 42-43. I corsivi sono
del
testo originale.
52
PAS 3
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo Il

dere il mistero della Chiesalz-. Ormai prossimo alla conclusione,


dopo aver toccato numerosi aspetti della vita della Chiesa - il popolo di Dio nelle sue articolazioni, la missione, lecumenismo, la cultura, la pace , il papa fece un secondo e insistente riferimento al tema
della vocazione universale alla santit e al ruolo dei santi e dei beati
per la Chiesa intera. Luniversale vocazione alla santit nella Chiesa
stato il luminoso appello del Vaticano II, illustrato nel capitolo V
della Lumen gerrtt'um. La Chiesa fondamentalmente chiamata alla
santit. E compito di questa Sede Apostolica quello di favorire con
ogni mezzo il cammino ascensionale del Popolo di Dio [...]. Tutta lazione di questa Santa Sede per la vita ad intra della Chiesa ha come
scopo, come ho detto allinizio, di promuovere la santit []. Anelli
luminosi di questa stretta unione tra la vocazione alla santit della
Chiesa e il suo sbocco nella gloria escatologica sono le figure di uomi
nie di donne che hanno praticato eroicamente il duplice precetto dellamore a Dio e ai fratelli, e che pertanto sono proclamati Beati e
Santi?
Le riflessioni che seguono intendono delineare alcuni tratti essenziali del magistero di Giovanni Paolo Il sulla santit cristiana.
2. La Chiesa santa
Da una prima lettura dei testi emerge chiara una costante preoccupazione: a fronte della santit delle tre persone divine e, prima di
quella del singolo cristiano, sta la santit della Chiesa, sposa di Cristo,
che non si aggiunge alla natura della Chiesa in un secondo momento
e, per cosi dire, dallesterno, ma ne uno degli elementi costitutivi?
Di conseguenza la santit, cui chiamato ogni cristiano, non una
consegna di tipo semplicemente esortativo; essa profondamente
radicata nellindole della Chiesa, corpo mistico di Cristo, i cui membri non possono essere estranei alla linfa santa e santificatrice che lo
pervade.
Ai collaboratori del governo centrale, n. 2 (28.06.1982).
" Ibid., n. 1 1. Cfr. Omaha alla messa durante la uriti/a alla parrocchia diSarr
Giuseppe
Moscati. n. 5 (21.03.1993).
5 Angela;, n. 3 (01.11.1985). Cfr. Dirmrsu alludienza genera/e (24.11.1993).
{ Ange/ur, n. 1 (29.03.1987).
53
PA54
I santi danno fastidio
Come una madre che si rallegra per i suoi figli, anche la Chiesa
gioisce per ognuno e in ognuno dei suoi figli santi; la loro festa
anche la sua festa. AllAngelus dell1 novembre 1986, festa liturgica di
Tutti i Santi, Giovanni Paolo II si espresse cos: Oggi la Chiesa celebra la festa di Tutti i Santi. La Sposa del Signore ha indossato labito
della gioia. E cos vuol comparire dinanzi al suo Dio, per essere inon
data del tripudio della Gerusalemme celeste. labito delle nozze,
quello che lammette al banchetto preparato per lei dallo Sposo. labito della santit?
La santit della Chiesa diventa dunque il presupposto, la radice di
tutto ci che viene intrapreso e il fine ultimo a cui ogni attivit deve
tendere. Nellesortazione Cbristi'deles laici, che raccoglieva i frutti

del sinodo del 1987 su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo, il pontefice ha scritto: La santit, poi,
deve dirsi un fondamentale presupposto e una condizione del tutto
insostituibile per il compiersi della missione di salvezza nella Chiesa.
la santit della Chiesa la sorgente segreta e la misura infallibile della
sua operosit apostolica e del suo slancio missionario? Se la Chiesa
cerca un criterio di verit e di verifica della sua presenza tra gli uomini e nel mondo, non deve fare altro che rileggere tutta la propria azione alla luce della santit.
A conclusione del Grande Giubileo dellAnno 2000 questo fondamentale presupposto si trasformato in grande prospettiva e
direzione: E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in
cui deve porsi tutto il cammino pastorale e quella della santit. [...] In
realt, porre la programmazione pastorale nel segno della santit
una scelta gravida di conseguenze. [...] ora di riproporre a tutti con
convinzione questa 'mz'sura alta della vita cristiana ordinaria: tutta la
vita della comunit ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in
questa direzione.
? Angelus, n. 1 (01.11.1986).
8 Cbriifideiet laici, n. 17. Nostro il corsivo nel testo. Nel suo studio
sullattuazione del Concilio pubblicato nel 1972 il cardinale Wojtyla scrisse che la santit
& il fondamento su cui deve poggiare la formazione della comunit del popolo di Dio. K.
Woityla, Alle fonti del n'nnovammm. Studio sull'attuazione del Concilio Vaticano
Secondo. Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1981, p. 171.
Novo millennio ineunte, nn. 30-31. Nellomelia dell11 febbraio 1974 il
cardinale
Wojtyla disse che il programma della santit delluomo doveva essere il centro
dellAnno Santo 1975. Cfr. K. Wojtyla,Anno Santo. Omelie, Prefazione di
Franciszek
card. Macharski, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1983, pp. 32-37.
54
PASS
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II
3. Testimoni della santit della Chiesa
Su questa terra la Chiesa non composta solo da credenti che nella
loro vita hanno fatto risplendere la santit di Cristo e della Chiesa. Al
loro fianco sono vissuti anche altri cristiani nei quali, invece, la luce
della grazia si affievolita e forse anche del tutto spenta. Se la Chiesa
pu continuare a parlare con credibilit al mondo proprio grazie
alla testimonianza di santit dei primi. Ai giovani di Lucca, il 23 set
tembre 1989, il pontefice spieg: I santi, che in ogni epoca della storia hanno fatto risplendere nel mondo un riesso della luce di Dio,
sono i testimoni visibili della santit misteriosa della Chiesa. Questa
vostra terra, carissimi giovani, stata percorsa, anche in tempi recenti, da santi a voi familiari. Per conoscere in profondit la Chiesa a
loro che dovete guardare! E non soltanto ai santi canonizzati, ma
anche a tutti i santi nascosti, anonimi, che hanno cercato di calare il
Vangelo nella ferialit dei loro doveri quotidiani. Essi esprimono la
Chiesa nella sua verit pi intima; e, al tempo stesso, essi salvano la
Chiesa dalla mediocrit, la riformano dal di dentro, la sollecitano ad
essere ci che deve essere, la sposa di Cristo senza macchia n ruga
(cfr. Ef5,27)l

E che cosa significa salvare la Chiesa dalla mediocrit se non far


s che essa sia, nonostante tutto, un segno convincente della presenza
di Dio nella storia o almeno occasione carica di pensosi interrogativi
per coloro che non credono? Nella sua dimensione antropologica
questo segno ha preso forma e si incarnato nei volti e nelle esistenze di tutti coloro che hanno fatto di Cristo la forma del proprio volto
e la ragione della propria esistenza. Una conferma, sebbene indiretta,
di questa salvezza dalla mediocrit si ritrova in una lettera pubblicata il 12 settembre 1997, qualche giorno dopo la morte di Madre
Teresa, dal quotidiano Avvenire: La trasmissione di ieri, dunque. A
Radio Popolare hanno preso la parola una serie di compagni [...] che,
come me, sono rimasti colpiti dalla morte di Madre Teresa di
Calcutta. Tutta gente che non crede in Dio n tanto meno nella
Chiesa, ma non pu fare a meno di ammettere che questa donna
riuscita l dove noi di sinistra abbiamo fallito. Per tutti questi anni noi
abbiamo studiato come risolvere le ingiustizie sociali, mentre lei era
in mezzo a quelli che le ingiustizie le subisc0no. Noi abbiamo parlato
in Discorso ai giovani di Lucca. n. 4.
55
PA56
I santi danno fastidio
di poveri (e intanto qualcuno, a forza di parlarne, anche riuscito ad
arricchirsi...), lei stata povera davvero. Noi davamo la colpa di tutto
alla CIA e alle multinazionali, lei curava piaghe e raccoglieva orfani.
Tutto questo, devo essere sincero, non facile da mandar gi. E forse
proprio per questo a qualcuno, a sinistra, sono saltati i nervi. Anche
tra i compagni che telefonavano a Radio Popolare, cera chi non faceva mistero dellantipatia per Madre Teresa. Rivolgendosi al direttore
del quotidiano, il mittente cos concludeva: Che cosa devo dirle?
Forse che il mio disagio e aumentato. E che ho pensato di scriverle.
In alcuni momenti della storia linvito alla mediocrit e al facile
compromesso pervenuto ai cristiani dallesterno quando condizionamenti di carattere sociale, politico e ideologico hanno tentato di
impedire la loro testimonianza in difesa della verit seriamente minacciata () addirittura misconosciuta. l martiri sono proprio coloro nei
quali la tentazione della mediocrit stata vinta. I] 7 maggio 2000 il
pontefice, parlando di loro durante la solenne commemorazione dei
testimoni della fede del XX secolo, us le seguenti parole: Tanti [di
questi testimoni] hanno rifiutato di piegarsi al culto degli idoli del XX
secolo, e sono stati sacrificati dal comunismo, dal nazismo, dallidolatria dello Stato o della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guer
re etniche o tribali, perch avevano rifiutato una logica estranea al
Vangelo di Cristo. Pur nella sua eccezionalit, il martirio rappresenta un segno splendido della santit della Chiesa e si configura
perci come la misura pi alta del servizio di Dio e della Chiesa.
La testimonianza dei santi, oltre che preservare la Chiesa dalla
mediocrit, possiede anche un secondo valore: evitare che la stessa
dottrina religiosa e morale predicata dalla Chiesa venga equiparata ()
confusa con unideologia puramente umana. Essa, annotava
Giovanni Paolo il, invece dottrina di vita, cio applicabile e trasferibile alla vita: dottrina vivibile sullesempio che ci da Ges stesso, il
quale proclama Io sono la via (Gv 14,8), e afferma di essere venuto
per dare la vita e darla in abbondanza (cfr. Gv 10,10). La santit non
come ideale teorico [...]5. La secolare storia della Chiesa certa Cfr. Veritatis Splendor, n. 93 e Fides et Ratio, n. 32.

Omelia alla "tassa per la commemorazione dei martiri del XX savoia, n. 4.


Verifatis Splendor, n. 93.
Omelia alla r;zessa in rito bizrmtino per ventisette bcatjicazioni, n. ]
(Leopoli,
27.06.2001).
15 Discorso ai! 'miirnza per la presentazione dell'opera Storia dei santi e
della santit
>_>._uw
4
56
PA57
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo il
mente segnata da errori e da colpe, ma anche costellata, (: in un
certo modo riscattata, dallininterrotta catena di testimonianze di
molti santi noti e meno noti. La storia della Chiesa, ricordava il
pontefice nella bolla di indizione del Grande Giubileo dellAnno
2000, una storia di santit.
4. La santit non un privilegio
Nella prospettiva della santit della Chiesa, lappello a tutti i cristiani per la santit della loro vita, a qualsiasi condizione e stato
appartengano, acquista piena ragionevolezza e non si configura n
come una consegna di tipo semplicemente esortativols, n come
una esortazione morale. La santit del cristiano nasce da uninsopprimibile esigenza del mistero della Chiesa: essa la vigna scelta,
per mezzo della quale i tralci vivono e crescono con la stessa linfa
santa e santificante di Cristo; il corpo mistico, le cui membra parte
cipano della stessa vita di santit del Capo che e Cristo; la sposa
amata dal Signore Ges, che ha consegnato se stesso per santificarla
(cfr. Ef 5,25ss) Lo Spirito che santific la natura umana di Ges nel
seno verginale di Maria (cfr. Lc 1,35) lo stesso Spirito che dimorante e operante nella Chiesa al fine di comunicarle la santit del
Figlio di Dio fatto uomozo.
La santit, raggiunta mediante la continua tensione alla perfezione, non richiede per neppure una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni geni della santit. In questottica pienamente comprensibile il pressante invito che il papa lasci agli Sloveni
che lo ascoltavano allaeroporto di Maribor: Cercate la santit nell'esistenza quotidiana) 22.
cristiana, n.2 (15.02.1992). Si veda anche il toccante discorso ai pellegrini
della citt
di Angers (20.02.1984).
Per essi Giovanni Paolo II, a nome di tutta la Chiesa, ha chiesto perdono
nella
prima domenica di Quaresima del Grande Giubileo dellAnno 2000. Per tutte le
que-

stioni annesse alla richiesta di perdono si rimanda a Communio. nn. 172-173


(2000).
Incarnationis mysterium, n. 11.
Angelus, n. 1 (29.03.1987).
Cbristi'deles la1'ci, n. 16.
2 Ibidern.
Z' Novo millennio incanta, n. 31.
22 Omelia per la messa, n. 4 (19.05.1996). Sul tema della santit nel mondo si
leggo57
PAS 8
I santi danno fastidio
Ancor meno la santit un privilegio di qualcuno; essa una
chiamata rivolta a tutti i membri del popolo di Dio, senza alcuna eccezione? Nel gi menzi0nato Angelos della festa di Tutti i Santi del
1986 il pontefice, dopo aver tracciato un ritratto del santo secondo
lo spirito delle Beatitudini, concluse il breve discorso con la seguente
invocazione: Voi, santi e sante di Dio, fratelli e sorelle nostri, ci avete
insegnato che la santit non remota e inaccessibile, patrimonio di
pochi, ma pienezza delluomo nuovo che sta dentro ciascuno di
n01.
5. Santit ontologica e santit morale
La Chiesa non comunica al cristiano una santit che ha acquistato
con le proprie forze, ma bens quella che Cristo le ha donato con la
sua morte e risurrezione, che lo Spirito Santo ha effuso su di lei nel
giorno di Pentecoste e che il singolo fedele pu godere in forza del
sacramento del battesimo. Alla radice della santit ecclesiale vi la
santit di Cristo, redentore delluomo. Durante ludienza del 24
novembre 1993, parlando della vocazione dei laici alla santit, il papa
disse: La santit cristiana ha la sua radice nelladesione a Cristo per
mezzo della fede e del battesimo. Questo sacramento sta allorigine
della comunione ecclesiale nella santit. [...] In questa partecipazione
alla vita di Cristo mediante il battesimo sinnesta la santit ontologica, ecclesiologica ed etica di ogni credente, chierico o laico che sia>>24.
In una parola, la vocazione alla santit una componente essenziale
e inseparabile della nuova vita battesimale>>. Si pu cos affermare
che la vita cristiana il tempo che Dio offre a ogni cristiano perch
diventi sempre pi consapevole del dono di santit ricevuto nel giorno del battesimo: Chiedere a un catecumeno: Vuoi ricevere il battesimo? significa al tempo stesso chiedergli: Vuoi diventare santo?26
Certo la santit oggettiva27, ricevuta nel battesimo come dono,
no sempre con profitto alcune pagine di Romano Guardini, Ansia per luomo,
Morcelliana, Brescia 1970, vol. I, pp. 243 -269.
A,ngelus n.3 (01.11.1985). Cfr. Discorso al! udienza generale, n.4
(24.11.1993).
2" Discorso ail udienza generale, n. 2. Cfr. Angelus, n. 3 (29.03.1987).
2 Cbristideles laici, n. 17.
26 Novo millennio inetmte, n. 31.
27 Ibid., n. 30.

58
PA59
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II
nel cammino di fede si trasformer anche in un compito28 e in un
lavoro spirituale che il credente dovr operare anzitutto sulla propria
vita. Nel battesimo, sacramento della rinascita, il seguace di Cristo
riceve la santit ontologica, viene costituito nella condizione di nuova
creatura attraverso la grazia santificante. un germe, un seme destinato a svilupparsi in un grande albero mediante le cure personali e il
costante aiuto che Dio, se invocato, non lascia mancare. E un dono
che diventa anche conquista. La santit ontologica diventa cos santit morale, grazie allimpegno di tradurre incessantemente in pratica i
sentimenti che furono in Cristo Ges (Fil 2,5)29,
6. Chi il santo
Dopo un lungo percorso siamo giunti agli interrogativi fondamentali; la risposta ad essi far emergere con chiarezza sia il tratto fondamentale del santo sia la dinamica sottesa alla formazione di quella
stessa identit. Gli interrogativi possono essere cos riassunti: Chi
il santo?, e Quale processo avvenuto nel cristiano perch di lui sia
possibile dire che diventato un santo?. La risposta al primo interrogativo fornita dal paragrafo n. 50 della Lumen gentiwn, quella al
secondo dal paragrafo n. 40 dello stesso testo conciliare.
Dopo aver definito la santit come la perfetta unione con Cristo,
il primo testo citato cos prosegue: Nella vita di coloro che, uomini
come noi, sono trasformati pi perfettamente ad immagine di Cristo
(cfr. 2 Cor 3,18), Dio rivela in modo vivo agli uomini la sua presenza
e il suo volto. In loro Dio stesso che ci parla e ci offre un segno del
suo regno. Al pari del volto di un bambino nel quale i tratti somatici di un genitore sono particolarmente accentuati, in quello del santo
i lineamenti del volto di Cristo hanno trovato una nuova modalit di
lbia'em.
Angelus, n. 3 (20.03.1987).
" Per un primo approccio al tema della vocazione universale alla santit nel
post
concilio si veda: K. Rahner, Motivi e forme del culto dei santi, in Id.. Nuovi
saggi. u.
Saggi di Spiritualit, Paoline, Roma 1968, pp. 359391; C. Stercal, La
universale vorazione alla santit: senso e sviluppo di un lenza conciliare, in C. Ghidelli (a
cura di), A
trentanni dal Concilio. Memoria e profezia, Studium, Roma 1995, pp. 109-130; D.
Marafioti, In compagnia dei santi nel terzo millennio, in La Civilt Cattolica,
152
(2001) I. 485-496.
59
PA6O
I santi danno fastidio
espressione. Origene lo afferma con decisione: I santi dunque sono
immagine dellimmagine, essendo il Figlio immagina.

Giovanni Paolo II ha spiegato questa realt quella del santo con


il paragone della fotografia. [...] la distrazione come una fotografia
mossa e sfuocata che finisce per tradire loggetto ritratto. Anche luo
mo di oggi esposto, forse pi che mai, ad un simile travisamento di
se stesso. Occorre invece che si metta a fuoco, cio riscopra il meglio
di se', la propria originaria vocazione ad una dignit che solo Dio pu
conferirgli e solo Ges Cristo pu restaurare. I santi [...], se posso
continuare nel paragone, sono delle fotografie riuscite: immagini, i cui
netti contorni coincidono con le intenzioni divine su di loro Sono
parole che nella loro semplicit e profondit si ricollegano alla pi
grande tradizione del cristianesimo orientale sul tema della santit e
delle sue conseguenze antropologiche. Di tutto ci il pontefice ha
parlato nella lettera Orientale lumen del 1995. Nell0riente cristiano
il santo abitualmente definito come colui che al termine di un lungo
cammino spirituale di deificazione per opera dello Spirito Santo
diventato somigliantissimo a Cristo, e la ragione di questa definizione scritta nella prima pagina della Genesi l dove si afferma che
luomo stato creato a immagine, a somiglianza di Dio (cfr. Gen
1,26). Poiche', secondo i Padri, la prima immagine che Dio (Padre)
ebbe di fronte non fu quella delluomo, ma quella delleterno Figlio,
affermando che luomo a immagine di Dio in realt sintende dire
che egli stato fatto e plasmato ad immagine dellImmagine, che il
F iglio4. A causa del peccato di Adamo quellimmagine stata offu" Origene. La preghiera, xx11,4, Citt Nuova, Roma 1974, p. 100.
Discorso ai vescovi delle Marche e dell'Umbria, n. 3 (05.12.1981). Nostri i
corsivi
nel testo.
Orientale lumen, n. 6. Nella Chiesa russa lappellativo usato per un monaco
proclamato santo appunto quello di somigliantissimo, sottinteso, a Cristo.
Nella
Vita di san Sergio (71 1392) si legge: Il nostro Padre somigliantissimo [cio
santo] a
Cristo, in quel tempo non era ancora monaco (P. Kovalevskij, San Sergio e la
spiritualit russa, Gribaudi, Torino 1977. p. 64. Cfr. M. Rory, Dictionnaire rasseangais
des termes en usage clans lglise russe. Institut dEtudes Slaves, Paris 1980,
p. 96.
Orientale lumen, n. 15. Alla nota n. 34 sono citati vari testi di santlreneo
e di
sant'Atanasio. Sul tema dell'immagine e della somiglianza la letteratura assai
abbondante. Per una prima conoscenza rimandiamo a: T. Spidlik, La spiritualita del
lOriente cristiano, Pontificium lnstitutum Orientale, Roma 1985, pp. 47-54;
A.G.
Hammam, Luomo immagine somigliante di Dio, Paoline, Milano 1991; si tratta di
una
buona antologia di testi patristici sul tema dellimmagine e della somiglianza.
La teo
logia ortodossa particolarmente sensibile a questo tema. Cfr. V. Lossky. La
teologia
60
PA6 1
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo 11
scata e la somiglianza stata persa. Con la sua opera redentrice Cristo

ha rinnovato quellimmagine, riportandola al suo primitivo splendore. perci con ragione che Giovanni Paolo II ha parlato di vocazione originaria e di dignit che solo Cristo pu restaurare nelluomo.
Lopera di riscoperta dellimmagine divina nelluomo non avviene,
per, senza la libera collaborazione delluomo stesso. Sinscrisce qui
la risposta al secondo degli interrogativi posti in precedenza: vista
dalla parte delluomo, quale dinamica segue nel cristiano la formazione alla santit? Il paragrafo n. 40 della Lumen gentiarn offre una
prima risposta quando ricorda che i fedeli, per divenire conformi
alla [...] immagine di Cristo, sono chiamati a seguirne le orme. Lo
stesso insegnamento e stato ribadito dal pontefice, che ha fatto tuttavia ricorso a una diversa immagine: quella del volto, impiegata in una
modalit che completa il discorso su Cristo restauratore dellimmagine divina nelluomo. Proprio perch consapevole di essere ad immagine dellImmagine, il santo colui che continuamente offre a Cristo
il proprio volto perch in esso Egli possa continuare a parlare al
mondo. I santi sono uomini e donne che hanno attinto allinesauribile pienezza di Colui che solo santo, e ne hanno fatto vivere un
frammento, offrendogli il loro volta concreto perche' vi si incarnasse,
come in un simbolo vivente.
Le parole del pontefice descrivono sinteticamente la dinamica
ascetica e morale, ma ancor prima mistica, che il cristiano proteso alla santit e chiamato a vivere quotidianamente: attingere alline
sauribile pienezza di Colui che solo santo e donargli il proprio
volto concreto. San Colombano (i' 615) lo ricordava con parole
mistica della Chiesa dOriente, Il Mulino, Bologna 1967, pp. 105-125; Id., A
rinnragine e somiglianza di Dio, EDB, Bologna 1999, pp. 137-149, 163-177; M. LotBorodine,
Perch luomo cliventiDio, Qiqajon, Magnano (Bi) 1999; K.C. Felmy, La teologia
ortodossa contemporanea. Una introduzione, Queriniana, Brescia 1999, pp. 165-222.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 705, 1701, 2809.
" Angelus, n. 1 (01.11.1986). Nostro il corsivo nel testo.
Usiamo il termine mistica seguendo quanto dice il Catechismo della Chiesa
Cattolica in. 2014): Il progresso spirituale tende allunione sempre pi intima
con
Cristo. Questa unione si chiama mistica perch partecipa al mistero di Cristo
mediante i sacramenti - i santi misteti e, in lui, al mistero della
Santissima Trinit.
Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni
sono
concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo
di reni
dere manifesto il dono gratuito fatto a tutti.
61

PA63
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo Il
La rivelazione cristiana afferma poi che luomo creato per la
libert porta in s la ferita del peccato originale, che continuamente
lo attira verso il male e lo rende bisognoso di redenzione. Da que-

sto peccato ha preso avvio un uso errato della libert da parte delluomo: anzich condizione e presupposto del rapporto con Dio, essa
stata usata come strumento di indipendenza e autoaffermazione,
spinte fino al rifiuto di ogni legame con Dio. Ai nostri tempi, scriveva Giovanni Paolo Il nella sua prima enciclica, si ritiene talvolta,
erroneamente, che la libert sia fine a se stessa, che ogni uomo sia
libero quando ne usa come vuole, che a questo sia necessario tendere
nella vita degli individui e delle societ.
Quale nesso esiste tra queste considerazioni sulla libert e il tema
della santit? Ancora una volta necessario prendere spunto dalla
grande tradizione dei Padri della Chiesa. Alcuni di loro hanno pensato che il contenuto pi specifico dellimmagine divina nelluomo
fosse da rintracciare nella libert41 da condizionamenti, da passioni e
da necessit: increata e assoluta quella divina, creata e partecipata
quella umana. Da questo insegnamento scaturisce una fondamentale
conclusione: asserire che Cristo ha restaurato nelluomo limmagine
divina42 equivale ad affermare che Egli ha ridonato alluomo il vero
senso e uso della libert che il peccato originale aveva irrimediabilmente distorti. Se il santo colui nel quale limmagine dellIm
magine diventata particolarmente evidente, egli anche colui che
ha usato della propria libert secondo verit, e cio come riconoscimento del legame e della comunione di vita con Dio, che su questa
terra assumono i lineamenti del dono e del servizio: Cristo cinsegna che il migliore uso della libert la carit, che si realizza nel
dono e nel servizio. La santit , in definitiva, il luogo dove
lumanit matura si compie: Umanit matura significa pieno uso
Centesimth annus, n. 25. Il testo continua poi cos: Questa dottrina non
solo
parte integrante della rivelazione cristiana, ma ha anche un grande valore
ermeneutico, in quanto aiuta a comprendere la realt umana.
4 Redemptor hominis, n. 21. Si veda anche Catechismo della Chiesa Cattolica,
nn.
396-399.
Di questo parere erano ad esempio santlreneo e san Gregorio di Nissa.
- Egli luomo perfetto, che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza
con Dio,
gi resa deforme fin dal primo peccato (Redetnptor hontinir, n. 8).
" La piena verit sulla libert umana profondamente incisa nel mistero della
Redenzione (Redemptor hominis. n. 21).
"" I hidern.
63
PA64
I santi danno fastidio
del dono della libert, che abbiamo ottenuto dal Creatore, nel
momento in cui egli ha chiamato allesistenza luomo fatto a sua
immagine e somiglianza45 . Anche le parole spesso ripetute acquista
no ora tutta la loro profondit e giustificazione: La santit la pienezza ed il culmine di ogni vita cristiana, il traguardo a cui sono chiamati i fedeli di qualsiasi condizione.
8. Conclusione

Sul tema della santit e dei santi nel magistero di Giovanni Paolo
II si potrebbero fare ancora numerose riessioni. Andrebbero illustrati, ad esempio, i rapporti tra santit ed ecumenismo e quelli tra
i santi e la storia dei rispettivi popoli di appartenenza. In diverse occasioni la santit e i santi sono stati descritti dal pontefice con efficaci
allusioni e immagini: ha ricordato che necessario elevarsi negli
spazi della santit, che la santit il il gusto specifico della vita
cristiana, che i santi sono delle meraviglie di Dio che lasciano
un segno del loro passaggio sulla terra 50 o, come abbiamo visto,
sono delle fotografie riuscite.
Nella sua Novo millennio ineunte ha fatto della santit il programma pastorale che deve scorrere nelle profondit e tra le pieghe dei pi
specifici piani pastorali5l di tutte le comunit ecclesiali. Se vero che
45 llaident.
Discorso nella cattedrale di Volterra, n. 2 (23.09.1989). Cfr. Messaggio per
la XV
Giornata Mondiale della Giovent 2000, n. 7, pubblicato il 2 luglio 1999.
' Cfr. Tertio millennio adveniente, n. 37; U! unum sint, nn. 48. 8285 ; A.
Cazzago,
Cristianesimo dOriente e d'Occidente in Giovanni Paolo tt, cit., pp. 149-162;
A.M.
_]avicrre Ones, Martirio e martirologio della Chiesa, in Itinerarium, 5 n. 8
(1997) 35
56; A. Russo, Martirio e pluralismo religioso. In margine alla memoria dei
testimoni
della fede del 900, in Asprenas, 49 (2000) 75-96.
S Ai ragazzi dellAzione Cattolica (21.01.1990).
" Omelia per la beatificazione di Pio Campielli, di Maria Teresa Gerbardinger e
di
Rebecca Alf-Reyes, n. 2 (17.11.1985).
5 Salato alla popolazione di Ars (06.10.1986). Cfr. Saluto al termine della
messa
(Milano, 04.11.1984).
5' Cfr. Nooo millennio ineunte, 1111. 30-31. Segnaliamo due utili testi di
studio della
Novo millennio incanta. Si tratta degli atti della 42' e 43 Settimana di
Spiritualit
organizzata dal Pontificio Istituto di Spiritualit del Teresiamun di Roma e
pubblicati dalla Rivista di Vita Spirituale, 55 nn. 4-5 (2001) 369-629, e 56 nn. 4-5
(2002) 359577.
64
PA67
Capitolo quarto
LE NOTE DELLA CHIESA NEL CRISTIANO
Ovvero perch la Chiesa si riette nei santi
La Chiesa intera passata :la un santo.
Henri de Lubac

1. Introduzione
Ai nostri giorni sempre pi frequente leggere inchieste e sondaggi
sulla riscoperta del sacro, sul ritorno a Dio e al cristianesimo da parte
di diverse persone. Se ci limitiamo al cristianesimo, emerge chiaro un
dato: a Dio, a Cristo, magari anche ai santi, si facilmente disposti a
credere', soprattutto nei momenti di particolare bisogno. Nella
Chiesa, invece, non si cosi inclini ad aver fiducia, perch attraverso
una fedele appartenenza si possa poi seguirne tutte le necessarie indicazioni che da essa provengono. In una parola: Dio, Cristo si
Chiesa no.
Ain occhi di molti, anche cristiani, questultima appare poi uninutile tappa intermedia per arrivare comunque a Dio. Altri, infine,
fanno di necessit virt e la accettano perch da lei che ci si deve
recare per ottenere la misericordia. L'ammonimento della Lumen gentium (n. 14) a non limitare la propria appartenenza alla Chiesa al solo
corpo, ma a prolungarla fino a comprendere il nostro cuore
davvero attuale.
Abbiamo cos gi delineato alcuni degli interrogativi cui si intende
rispondere. Perch lappartenenza alla Chiesa non pi sentita come
condizione storicamente necessaria per un autentico cristianesimo?
1 Ovviamente resta sempre il problema di stabilire lortodossia di quanto
pensato
e creduto dai singoli.
67
PA68
I santi danno fastidio
Perch il dire lo sono cattolico non susdta altro, oltre al sapersi
non appartenente alla confessione protestante od ortodossa?
Ancora. Perch testimoniare il Vangelo di Cristo con coraggio
apostolico (Messale Romano, Liturgia di san Barnaba) e donare
volentieri la nostra vita per lunit e la santit della Chiesa (Messale
Romano, Liturgia di san Giosafat) suonano pi o meno estranei alla
nostra sensibilit di cristiani?
Lassetto che intendiamo proporre si delinea in questi termini:
ripensare in prospettiva ecclesiologica una parte dellantropologia. La
persona del cristiano, e quella del santo in modo particolarmente evidente, il luogo dove, nelle sue note, la Chiesa si manifesta e si
comunica agli uomini e al mondo. Il trattato sulla Chiesa potrebbe
concludersi con un capitolo che ripensi appunto in chiave ecclesiologica alcuni aspetti dellantropologia cristiana, mostrando cos la verit contenuta nella famosa espressione di Romano Guardini: il risveglio della Chiesa nelle anime?
Il concetto di dispersione, ben conosciuto in fisica, illustra bene
lidea che intendiamo qui sostenere. Infatti per dispersione la fisica
intende quel fenomeno per cui un raggio di luce bianca, subendo una
rifrazione, si scompone in vari raggi di luce colorati. Pur con tutta la
parzialit propria di questa immagine, ci pare di poter sostenere che
nel cristiano e nel santo in modo particolarmente compiuto il
mistero della Chiesa (il raggio di luce bianca) si scompone in quei
raggi di luce colorati che sono appunto lunit, la santit, la cattolicit e lapostolicit.

I santi sono quei cristiani che in modo esemplare hanno incarnato


questa antropologia dagli orizzonti ecclesiali, e non perci un caso
che la liturgia abbia associato i termini di unit, santit e apostolicit
tre delle quattro note della Chiesa a san Barnaba e san Giosafat.
In essi la bellezza del mistero della Chiesa si riflessa e dispersa in
modo sublime. SantAmbrogio ha scritto che nei santi bella la
Chiesa?; e ai nostri giorni un padre del rinnovamento degli studi teologici affermava: La Chiesa intera passata in un santo?
R. Guardini, La realta della Chiesa, Morcelliana, Breseia 1967. p. 21.
Ambrogio, De mysteriis, c. Vil,39, SC 25bis (1961) 176.
H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa, in AA.VV., La teologia dopo il Vaticano
II.
a cura dij.M. Miller, Morcelliana, Brescia 1967, p. 329.
l-vlu
68
PA69
Le note della Chiesa nel cristiano
2. La Chiesa come corpo
Lidea della Chiesa come corpo di Cristo indubbiamente uno dei
cardini dell'ecclesiologia di san Paolo. Ai nostri giorni il Concilio
Vaticano [1 lha ripresa, dedicandovi tutto il lungo settimo paragrafo
della Lumen gentium.
Paolo sviluppa il concetto di Chiesa come corpo di Cristo secondo due complementari punti di osservazione. Nel primo afferma che
i cristiani, battezzati in un solo Spirito, sono membra di un solo
corpo: Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e
tutte le membra, pur essendo molte, Sono un corpo solo, cos anche
Cristo (l Cor 12,12 ss.; cfr. anche Rm 12,45; ] Cor 12,27). Nel
secondo tratta invece del rapporto tra il capo (Cristo) e il corpo (la
Chiesa): Egli anche il capo del corpo, cio della Chiesa (Col 1,18;
cfr. anche Ef 1,22).
Heinrich Schlier cos commenta queste due prospettive:
a) Nel complesso la Chiesa, quanto al rapporto dei suoi membri
con il corpo, vista in due modi: 1) il corpo in quanto corpo di Cristo
sempre prima dei singoli membri. Sotto questo profilo i membri
non costituiscono il corpo, al contrario il corpo che costituisce i
membri in esso compaginati; ma 2) il corpo la comunit dei credenti. Sono costoro a costituirlo. [] In questo senso il corpo una
creazione sociale, un organismo.
b) La Chiesa il corpo di Cristo. [] Essa Cristo nel suo corpo.
Come, secondo Paolo, il corpo di un uomo luomo nel suo corpo, il
corpo quindi luomo sotto un certo aspetto e non solo una parte di
esso (cfr. Rm 1,24; 6,12; 7,24; 8,10; ecc.), cos anche del rapporto di
Cristo con il suo corpo. Nel corpo di Cristo, la Chiesa, presente
Cristo stesso in una maniera particolare?
Questa premessa di carattere scritturistico era necessaria per delineare con maggior fondamento la prima tappa del nostro cammino:
come si diventa cristiani.

5 Il. Schlier. Ecclestblogia del Nuovo Testamento. in Mysterium Salutir, vol.


vn,
Queriniana, Brescia 1972, pp. 189 e 186.
69
PA7O
I santi danno fastidio
3. Dallio al noi ecclesiale
E in realt noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per
formare un solo corpo (1 Cor 12,13). Tutti voi infatti siete figli di
Dio per la fede in Ges Cristo, poich quanti siete stati battezzati in
Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,26-27). In queste due affermazioni di san Paolo racchiusa tutta la dinamica del divenire cristiano. Luomo che riceve il battesimo di Cristo, che si immerge in
Lui, mentre viene strappato dalla schiavit degli idoli, entra in un
nuovo rapporto di grazia: quello con Cristo. Questo legame con
Cristo per sacramentalmente e storicamente esistente in un corpo:
quello della Chiesa. La nuova esistenza del singolo in Cristo (cfr. 2
Cor 5,17) insieme lesistenza in una nuova comunione fondata su
Ges Cristo. Non possibile una divisione tra laspetto individuale
e sociale; con la personale unione a Cristo viene data anche lincorporazione in quella comunione collettiva con Cristo 6.
Il rivestirsi di Cristo non pu cos configurarsi come qualcosa di
intellettualistico o di spiritualistico (privato), ma comporta necessariamente un processo di incorporazione storico e reale. A livello della
singola persona il processo accade secondo questa dinamica: il mio
io deve aderire, innestarsi, in quel prima che il corpo, e che solo
pu comunicarmi la vita stessa di Cristo: la Chiesa. Cristo, ha scritto il cardinale Joseph Ratzinger, si costruito un corpo; se voglio
trovarlo e farlo mio sono chiamato a farne parte come un umile membro, ma in maniera completa>>7. Il mio io smette di essere un sog
getto autonomo, che ha in se stesso la sua propria esistenza. Viene
strappato a se stesso, e inserito in un nuovo soggetto? Questo soggetto altro non che Cristo nel suo corpo, cio la Chiesa sacramento
e segno di Cristo stesso. Lincontro tra lio luomo singolo e
Cristo cos reso possibile solo per lindissolubile legame esistente tra
Cristo e la Chiesa stessa.
Desiderare Dio, ha scritto il grande teologo russo Vladimir
6 R. Schnacltenburg, La Chiesa nel Nuovo Testamento, Morcelliana, Brescia 1966,
p. 178.
7 ]. Ratzinger, Chiesa ecumenismo e politica, Paoline, Cinisello Balsamo (Mi)
1987,
pp. 1112.
8 ]. Ratzinger, Teologia e Chiesa, in Communio, n. 87 (1986) 96. Cfr. R.
Fisichella,
Eccleszlit dell 'atto difede, in Id. (a cura di), Noi crediamo. Per una
teologia dellatto
di fede, Dehoniane, Roma 1993. pp. 59-83.
70

PA7 1

Le note della Chiesa nel cristiano


Solovev, significa desiderare liberamente di appartenergli>>. Applicando queste parole al nostro tema possiamo gi trarre una prima
importante conclusione: il desiderio di appartenere a Cristo non pu
essere disgiunto dal desiderio di appartenere a quel corpo che, manifestandolo, mi ha permesso di incontrarlo: la Chiesa. Come stato pi
volte affermato: il corpo sta prima, mi precede, non lo creo io.
4. La Chiesa, sposa e madre, sacramento di Cristo
La Chiesa, tutta la Chiesa, solo la Chiesa, quella di oggi come
quella di ieri e di domani il sacramento di Ges Cristo. A dire il
vero, essa non altro che questo. Il resto non che un di pi [...] La
Chiesa ha per unica missione di rendere presente Ges Cristo in
mezzo agli uomini. Essa deve annunciarlo, mostrarlo, darlo a tutti. Il
resto, ripetiamolo ancora, non che un di pi. La Chiesa come
corpo non fa che comunicare ci che Cristo capo le dona. In Lui
come ricorda san Paolo abita tutta la pienezza della divinit (Col
2,9). sufficiente aver presente lesperienza della persecuzione per
capire ancor di pi la tematica della sacramentalit della Chiesa. Io
sono Ges che tu perseguiti (At 9,5 ). Queste parole, che Saulo ode
mentre si reca a Damasco per perseguitare i primi cristiani, mostrano
pi di ogni altra considerazione che cosa significhi che la Chiesa il
corpo di Cristo. Quei primi cristiani erano sacramento, cio segno
dellintima unione con Dio (Lumen gentiumr, n. I). La carne del
corpo (la Chiesa) non era altra cosa rispetto a quella del capo (Cristo):
la prima rivelava la seconda. Lo Sposo e la sposa, come afferma de
Lubac, sono una carne sola. Capo della sua Chiesa, il Cristo non la
governa dal di fuori: essa dipende da Lui, ma allo stesso tempo il
compimento e la pienezza.
da questa sua sponsalit (cfr. Lumen gentium, n. 6) che la Chiesa
V. Solovv, ] fondamenti xpirituaii della vita, Lipa, Roma 1998, p. 39.
H. de Lubac, Meditazione rulla Cbiera, Jaca Book, Milano 1979, pp. 144, 148.
Cfr. Inter miri'ca, n. 3; Apostolicam actaoyitatem, n. 2; Redemptoris mitsio,
n. 47; S.
Sabugal, La Chiesa tema di Dio. Per una ecclesiologia dei servizio, Dehoniane,
Roma
1992. Essa [la Chiesa] esiste per opera del suo Sposo e per lui; non le rimane
tempo
per guardare a se Stessa. H.U. von Balthasar, Spirito @ irtimzioae,
Morcelliana,
Brescia 1971, p. 143.
H. de Lubac, Meditazione ralla Chiesa, cit., p. 140.
71
PA72
I santi danno fastidio
trae la propria capacit e funzione materna. Su questo tema de
Lubac ha scritto pagine a tuttoggi insuperabili. Nel 1966 durante un
convegno teologico ecumenico tenne a tutti i partecipanti una meditazione sulla Chiesa, invitandoli a interrompere per un momento
[...] le analisi, le esegesi, e le teorie, le discussioni, in una parola tutta
lattivit di una teologia che ragiona e ricerca, per riposarsi insieme in
uno sguardo contemplativo sulloggetto del nosrro studio>>. Come
circoscriverla, affermava, questa Chiesa, come afferrarla? Pi il mio

sguardo cerca di concentrarsi, pi cerco di allontanare le rappresentazioni erronee, pi splende ai miei occhi la sua verit profonda e
meno so come definirla. Tuttavia il mio sguardo non mi ha ingannato. Mha rivelato qualcosa, precedentemente ad ogni riflessione, e
che ogni riessione non fa che confermare. Questo qualcosa lo posso
riassumere in una parola; la pi semplice, la pi infantile, la prima di
tutte le parole: la Chiesa mia madre. S, la Chiesa, tutta la
Chiesa, quella delle generazioni passate, che mhanno trasmesso la
vita e i suoi insegnamenti [...] e quella di oggi; tutta la Chiesa, non
solamente la Chiesa ufficiale, o la Chiesa docente, o come dicono la
Chiesa gerarchica, quella che detiene le chiavi che le ha affidato il
Signore, ma in senso pi largo, pi semplice, la Chiesa vivente: quella che lavora e prega, che agisce e contempla, che ricorda e cerca; la
Chiesa che crede spera e ama. [...] Questa Chiesa mia madre. cos
che fin dallinizio ho cominciato a conoscerla, sulle ginocchia della
mia madre terrena
Tutto questo per la Chiesa non un vanto perch la sua missione
appunto quella di comunicare Cristo, affinch rivestiti di Lui possiamo diventare creature nuove (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17). La
Chiesa mia madre perch essa mi ha generato alla Vita. mia madre
perch non cessa mai di mantenermi, e per poco che io collabori, di
approfondire la mia conoscenza della Vita. [...] Beati coloro che
hanno imparato dalla loro madre, fin dallinfanzia, a guardare la
12 Cfr. Paolo VI. Discorso all'udienza generale ( 15.06.1966).
" H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa, in AA.VV., La teologia dopo il Vaticano
tt,
cit., p. 325.
Ibid., p. 327.
5 Ibid., p. 328.
" Ilzt'dem.
lbialem. Cfr. anche Prerlayterorum ordini:, n. 6; Christus dominus. n. 13: Redemptor bominir, nn. 10, 13.
>
72
PA73

Le note della Chiesa nel cristiano


Chiesa come una madre! Beati, pi beati coloro che lesperienza, qualunque sia stata, avr confermato in questo primo sguardo!.
In tutta questa meditazione riecheggiano con nuova forza gli
ammonimenti dei Padri a non staccarsi mai dalla Chiesa, che madre,
per avere la salvezza, che Cristo: No, non separarti mai dalla
Chiesa. Nessuna potenza ha la sua forza. La tua speranza la Chiesa.
La tua salvezza la Chiesa. Il tuo rifugio la Chiesa. [...] Essa non
invecchia mai: la sua giovinezza eterna, scrive san Giovanni
Crisostomo. San Cipriano ricorda poi la necessit di esperimentare
prima la maternit della Chiesa per poter poi affermare di avere Dio
come padre: Perch uno possa avere Dio come padre, abbia prima
la Chiesa come madre.

Laffermazione iniziale Dio si, Chiesa no si svela cos nella sua


intrinseca contraddizione. Il si delluomo a Dio implica necessariamente un si anche al suo sacramento: la Chiesa. Le parole del teologo
ortodosso Georgij Florovskij sono assai chiare: La convinzione personale oppure una particolare disciplina della vita non bastano a fare
di un uomo un cristiano. Lesistenza cristiana presuppone unincorporazione, una partecipazione alla comunit? Questo lungo excursus sulla Chiesa, sacramento sponsale e materno di Cristo, resterebbe
sospeso a mezzaria se non giungesse a unulteriore conseguenza e
determinazione: Se dunque la Chiesa madre, di nuovo il pensiero di de Lubac, lo , deve esserlo anche ogni cristiano?
" H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa. cit., p. 329. Interessanti riflessioni
di un
saccrdore ortodosso su questo aspetto si leggono in Ivan di Kronstadt, La mia
mia in
Cristo, Gribaudi, Torino 1981, pp. 125, 138.
Giovanni Crisostomo, De capta Eutropio, horn. 6. Cfr. Paolo VI. Discorso all
Itdienza generale (22.06.1966).
2 Cipriano, Lettera 74,7; De Catholicae Ecclesiae mutate. 6.
2 G.V. Florovskij, Il corpo del Cristo w'uente. Uninterpretaztbae ortodossa
della
Chiesa, in ld Cristo, lo Spirito, la Chiesa. Qiqajon, Magnano (Bi) 1997, p.
123.
23 H. de Lubac, La maternit della Chiesa. in Id., Pluralismo di Chiese o ma
della
Chiesa?, Morcelliana, Brescia 1973, p. 155. i Padri svilupperanno il
parallelismo
Chiesa-anima per spiegare come il Verbo debba nascere anche nel cuore dei
singoli
fedeli la maternit di ogni credente e non solo nella Chiesa. Cfr. H. dc
Lubac. La
maternita= della Chiesa, cit., pp. 155177; R. Cantalamessa, Abbiamo visto la
sua glo
ria. Ancora, Milano 1983, pp. 4753.
73
PA74
I santi danno fastidio
5 . Lanima ecclesiastica
Come spiegare la realt indicata dalle parole di de Lubac, dopo
aver affermato che il cristiano tale solo perch appartiene al corpo
della Chiesa? Non si forse davanti a una contraddizione? necessario guardare ancora una volta alla tradizione della Chiesa. La stes
sa cosa dunque detta universalmente per la Chiesa, specialmente
per Maria, singolarmente per lanima fedele, ha scritto Isacco della
Stella. Dopo di lui san Pier Damiani e Pascal saranno dello stesso
avviso. Laffermazione sufficientemente chiara nella sua essenzialit: la maternit della Chiesa trova piena attuazione anche nel singolo credente.
Ai nostri giorni Giovanni Paolo 11 ha riproposto lo stesso insegnamento, usando la categoria della somiglianza: Ogni madre trasmette
ai figli la propria somiglianza: anche fra Maria e la Chiesa c un rap

p0rto di profonda somiglianza? Come si pu facilmente osservare,


viene qui menzionata solo una parte di quanto affermato da Isacco
della Stella; la logica tuttavia non cambia. Noi possiamo tradurre cos
le parole del pontefice: la Chiesa trasmette allanima fedele la propria somiglianza della maternit. Siamo cos condotti a quella realt
chei Padri chiamavano anima ecclesiastica o vir ecclesiasticus: Per
conto mio, afferma Origene, la mia aspirazione di essere vera
mente ecclesiastico26. SantAmbrogio non meno esplicito: Anima,
tu che credi in Dio devi essere una donna forte! Come unanima
ecclesiale o come la Chiesa stessa?
Commentando le parole di Origene, de Lubac scrive: Nella sua
concezione originaria, senza distinzione obbligata tra chierico e laico,
l"ecclesiastico, vir ecclesiasticus, luomo di Chiesa, luomo nella
Chiesa; meglio: egli luomo della Chiesa, luomo della comunit cristiana. Se non possiamo pi strappare al passato il vocabolo con que
sto significato, conserviamone almeno la realt. Che essa riviva in
molti di noi. esattamente quello che accaduto a santa Caterina
2 Isacco della Stella, Serino 51.
24 Cfr. H. de Lubac, Cattolr'smo, Jaca Book, Milano 1978, pp. 149-156; Id.,
Meditazione sulla Chiesa, cit., pp. 253-256.
25 Giovanni Paolo 11, Omelia, n. 4 (Efeso, 30.11.1979). Cfr. Lumen gentiwrz, n.
65.
2 lr: Lucam, hum. 2. Cfr. Anche la lo., XII,-14.
27 Expositio Evangelii sec. Lurate, VIII,10. Cfr. H. Rahner, Maria e la Chiesa,
_)aca
Book, Milano 19772, p. 91.
"'" H. de Lubac, M editazione sulla Chiesa, cit., p. 165; cfr. Id., Credo la
Chiesa. Saggio
74
PA75
Le note della Chiesa nel cristiano
da Siena se nelle sue lettere si cos espressa: Ora non so quello che
la bont divina si vorr fare di me, ma quanto al sentimento corporale, mi pare che questo tempo io il debba confermare con un nuovo
martirio nella dolcezza dellanima mia, cio della Chiesa [...]. Ho pre
gato e prego la sua misericordia che compia la sua volont in me
(Lettera 3 73 )29.
6. Lorigine divina delle note della Chiesa
e loro attuazione nel credente
opportuno abbandonare per un momento il tema dellanima
ecclesiastica per tornare unaltra volta alla Chiesa nel suo insieme. Nel
n. 7 della Lumen gentium leggiamo due importanti affermazioni:
1) Da Lui [Cristo] tutto il corpo [...] riceve laumento voluto da
Dio (Col 2,19);
2) Cristo ci ha partecipato il suo Spirito, che, unico e identico nel
capo e nelle membra, vivifica, unifica e dinamizza il corpo intero.
Secondo il testo conciliare & un unico principio vivificatore a mantenere ed edificare le diverse membra nellunit, tra di loro, e con il capo
Cristo. Membra e capo non sono due realt giustapposte e animate da
due diversi principi. Affrontando ora il tema delle note perci

necessario aver sempre presente la totalit dellunico corpo che in


Cristo sacramento, cio segno e strumento dellintima unione con
Dio e dellunit di tutto il genere umano (Lumen gentium, n. 1).
Anzitutto, che cosa intendiamo per note31 della Chiesa? Le
propriet di Chiesa, sinonimo di note secondo Yves Cougar,
sono pi intime, pi identiche allessenza stessa della Chiesa da cui
sulla struttura del Simbolo Apostolico, 2 parte, Marietti, Torino 1970, pp. 5355; H.U.
von Balthasar, Spouse Verhi, Morcelliana, Brescia 1972, pp. 162-168.
2" Citato in A.M. Sicari, Nuovi ritratti di santi, Jaca Book, Milano 20038, pp.
9-24;
qui p. 24. Il carattere ecclesiale della fede trova qui il suo fondamento. La
liturgia lo
ricorda ogni volta: Non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua
Chiesa.
Cfr. H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa, cit., pp. 20-22; Id., Credo la
Chiesa, cit..
pp. 19-34; A. Dulles, La dimensione ecclesiale della fede, in Communio, n. 143
(1995)
35-49.
Cfr. G. Philips, la Chiesa e il suo mistero. Storia, testo e cornn.rento
della Lumen
gentium, Jaca Book, Milano 19824, pp. 104-105; F.A. Sullivan, Lo Spirito Santo:
Princrhio dellunit della Chiesa, in Communio, n. 91 (1987) 19-24.
ll Catechismo della Chiesa Cattolica preferisce il termine attributi (n.
811).
75
PA76
I santi danno fastidio
non si distinguono se non per lanalisi. Per questo anchesse non sono
separabili luna dallaltra>>. E tuttavia, sempre sul piano dellanalisi,
se le propriet sono realmente identiche allessenza stessa della
Chiesa, la fanno per conoscere sotto diversi aspetti33 . La Chiesa,
perci, non esiste un istante prima delle sue stesse note poich queste sono la sua essenza e identit. Queste non vengono ad aggiunger
si in un secondo momento a qualcosa di ormai dato e definitivamente cornpiuto: Le note emanano dalla natura stessa della Chiesa.
Se teniamo presente ora quanto affermato dalla Lumen gentianz n.
7, se la Chiesa nelle sue note manifesta la propria natura, appare
Chiara lorigine divina, teologica delle note stesse. Von Balthasar ha
scritto che tutte le grazie oggettive e le note che la Chiesa conse
gue sono garantite dal suo Fondatore, poich Cristo che
mediante la sua passione crea la Chiesa. Limitandoci qui alla
nota della cattolicit, con lo stesso von Balthasar possiamo dire che
una Chiesa pu essere cattolica solo perch Dio &: cattolico per
primo e perch in Ges Cristo e da ultimo nello Spirito Santo questa
cattolicit di Dio si dischiusa al mondo: rivelandosi e donandosi al
tempo stesso. Papa Paolo VI esprimeva lo stesso concetto quando
spiegava che la Chiesa riverbera la luce di Cristo sul mondo [...] con
lirradiazione esteriore di certi caratteri, di certe note, che derivano da
propriet essenziali e intrinseche della Chiesa, e che ne manifestano,
agli occhi del mondo, lautenticit. Sono le famose quattro note caratteristiche ed esclusive della Chiesa.

Un altro decisivo passo in avanti ormai compiuto e unaltra con"2 Y. Congiu, Propriet essenziali della Chiesa, in Mysterium Salutis, vol. VI],
cit., p.
445. Per il teologo ortodosso Pavel Evdoltimov le note esprimono la pienezza
dellessere della Chiesa e assicurano la continuit dellopera del Signore fino
alla
Parusia (P Evdokirnov, LOrtoclossia, EDB, Bologna 19813 , p. 211). Per una
presen
tazione generale della realt delle note rimandiamo al lungo saggio appena
menzionato di Congar e, per un recente manuale, a M. Kehl, La Chiesa. Trattato
sistenzatiro di ecclesiologia cattolica, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1995, pp,
116-121;
373-440.
Y. Cougar, Proprieta' essenziali della Chiesa, cit., p. 446.
Ibid., p. 445.
H.U. von Balthasar, Verbum Caro, Morcelliana, Brescia 1968, p. 167. Per una
breve presentazione delle note si veda anche il Catechismo della Chiesa
Cattolica,
nn. 811-870.
H.U. von Balthasar, Sponsa Verbi, cit., p. 162.
H.U. von Balthasar, Cattolico, Jaca Book, Milano 1976, p. 34.
53 Paolo VI, Discorso alludienza generale (22.06.1966).
76

PA77
Le note della Chiesa nel cristiano
elusione si fa chiara: ogni cristiano ha il compito di manifestare nelle
note il mistero stesso della Chiesa. Con questa avvertenza, figli
carissimi, esci-amava Paolo VI, a ciascuno di noi [fedeli] e dato potere e dovere di mettere in risalto quelle note, che formano la bellezza
e lattrattiva della Chiesa, mostrando con la nostra adesione e con la
nostra testimonianza come dawero la Chiesa di Cristo sia una, sia
santa, sia cattolica, sia apostolica. Se colleghiamo le parole del pontefice con quanto detto in precedenza circa l<<anima ecclesiastica, si
intuisce agevolmente perch a ogni cristiano sia possibile mettere in
risalto quelle note che formano la bellezza e lattrattiva della Chiesa:
quello che universalmente accaduto e accade alla Chiesa si realizza poi singolarmente nellanima di ogni credente. Quanto affermato allinizio pu essere percepito qui in tutta la sua profondit: La
Chiesa intera passata in un santo.
7. Le note dellanima ecclesiastica
Dopo un lungo percorso siamo giunti nel centro del nostro tema:
mostrare come le quattro note, che costituiscono lessenza stessa
della Chiesa, possano trovare attuazione nel singolo cristiano; capire
in che modo possano diventare la chiave di lettura di una intera esistenza cristiana. cio ecclesiale, fino al punto da poter dire che in una

o pi duna di quelle note si concentrata e riassunta tutta la vicenda umana di un cristiano. Faremo questo lavoro prendendo in rapi
dissima considerazione lesistenza ecclesiale di quei cristiani che pi
di altri hanno incarnato tutto questo e nei quali perci la Chiesa si
riflessa e dispersa in modo particolarmente evidente: i santi.
a. Unit
Se davvero lanima quel microcosmo di quel gran mondo che
la Chiesa, in che modo si riflette e si attua nel cristiano lunit della
Chiesa? Schlier concludeva il suo studio sullunit della Chiesa nel
lbiclem. Per un primo sguardo al tema della note nel magistero di Paolo V]
si
rinvia a D. Paoletti. La testimonianza cristiana nel mondo contemporanea in papa
Montini, Casa Editrice Francescana, Assisi 1991, pp. 295-304.
*" H. de Lubac, (lattolieismo. cit.. p. 151.
77
PA78
I santi danno fastidio
Nuovo Testamento affermando che lunit qualcosa di gi dato e
non solo da creare, qualcosa di presente e non solo qualcosa di futuro,
qualcosa di concretamente storico, anzi sociale, e non solo qualcosa
dideale o interiore, e inoltre qualcosa che il singolo cristiano deve sempre continuamente conquistare e conservare. Perci i cristiani possono
abbandonare lunit della Chiesa 0 ritornare ad essa, ma non possono
portarsela con s. [] Il Corpo di Cristo, che uno, indivisibile.
Che cosa significa per un cristiano conquistare e conservare
questa unit nella sua concreta esistenza? Significa anzitutto rispondere alla vocazione (Bf 4,4) cui Dio lha chiamato: avere cio un
solo Signore, una sola fede, un solo battesimo (Ef 4,5), un solo
Spirito per formare un solo corpo (1 Cor 12,13).
La storia documenta, per, che in questa Chiesa di Dio una e
unica sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni (Unitatis
redintegratio, n. 3) cosicch anche per mancanza di mutua compren
sione e carit (Ibid., n. 14) sorsero delle separazioni, alcune delle
quali perdurano fino ai nostri giorni. A fronte di ci e anche grazie ad
un pi grande amore per lunit, vissuto e sofferto da qualche cristiano, ha preso avvio nel lacerato corpo della Chiesa un movimento per
lunit (Ibid., n. I), quella pienezza dellunit (Ibid., n. 4) che i
discepoli di Cristo potranno rivivere solo grazie allimpulso dello
Spirito Santo, alla preghiera e allamore reciproco. Per i santi tutto
questo non rimasto astratta teoria, se vero che hanno fatto della
loro vita unofferta a Dio per la lacerata unit del corpo di Cristo, contribuendo cos a risvegliare in molti altri cristiani un analogo amore.
Illustriamo quanto detto con la rievocazione di due soli esempi
della recente storia della Chiesa: San Raffaele Kalinowski (18351907), canonizzato il 17 novembre 199143 , e Suor Gabriella Sagheddu
(1914-1939), beatificata il 25 gennaio 1983.
H. Schlier, Rie.fjini sul Nuovo 'l'ertamento, Paideia, Brescia 19762. p.
250.
42 Cfr. L. Chiarinelli, Il valore ecumenico della santit. in G. Mazzotta, ].
llunga
Muya (a cura di), Veritas in caritate. Miscellanea di studi in onore del card. ]

ore' Saraiva
Martins. cit., pp. 355-366.
Il 12 maggio 1963 nella chiesa dei Carmelitani di Cracovia, lallora vicario
capitolare Karol Wojtyla, inaugurando la lapide in memoria di padre Raffaele
Kalinowski
e di fra Alberto Chmielowslci, auspic di poterli un giorno invocare col titolo
di santi.
Di certo non avrebbe mai immaginato di dover essere lui stesso a conferire loro
questo titolo circa trentanni dopo. Per il suo discorso si veda K. Wojtyla, Dae
insorti. P.
Raffaele Kalinowrki @ Fra Alberto Cbmieiowski, Traduzione a Cura della
Postulazione
Generale OCD, Roma 1979.
78
PA79
Le note della Chiesa nel cristiano
Raffaele Kalinowski di origine polacca, nato per a Vilnius in
Lituania, ufficiale dellesercito zarista, deportato in Siberia e dal 1877
carmelitano scalzo nella sua esistenza fu mosso da uno straordinario ardore di carit per lunit della Chiesa. A una monaca carmelitana francese cos scriveva: Voglia pregare per me, perch il
Signore mi conceda soprattutto la grazia di amare la sofferenza e di
perseverare su questa strada. Anche se mi sento ormai avviato verso il
declino conto infatti sessantadue anni non posso liberarmi dal
pensiero che il buon Dio, se gli rimarr fedele, mi permetter ancora
con la sua grazia di lavorare tramite il Carmelo di Nostra Signora per
lunit della Chiesa. Noi possiamo intravedere oggi in queste
espressioni quasi unanticipazione di quello che, oltre un secolo dopo,
dir il Concilio Vaticano II: La cura di ristabilire lunione riguarda
tutta la Chiesa [...] e tocca ognuno secondo la propria capacit [...]
nella vita cristiana di ogni giorno (Unitatis redimegratio, n. 5).
Il dolore per la lacerazione patita dal corpo della Chiesa accese nel
cuore di Suor Gabriella Sagheddu un forte desiderio per lunit di
tutti i cristiani. Durante la settimana di preghiere per lunit dei cristiani del 1938 Suor Gabriella, cosciente di essere anche lei parte di
quel corpo diviso di Cristo, confid alla madre badessa del proprio
monastero: Mi lasci offrire la mia vita: tanto, che cosa vale? Io non
faccio niente, non ho mai fatto niente'. Avendo saputo di questa
spirituale immolazione per lunit della Chiesa, il benedettino angli
cano Benedetto Ley, dellabbazia di Nashdom, scrisse alla madre
badessa, superiora di Suor Gabriella: per merito di questi sacrifici, uniti alla Passione di Cristo, che vedremo realizzarsi lunione visibile di tutti i cristiani, in un sol corpo. sotto un solo capo?
La vita di questi due cristiani oggi associati alla numerosa schiera dei beati e dei santi dellunit con san Giosafat e san Leopoldo
Messale proprio dellOrdine Carmelitano. Colletta alla ;rrarra della memoria
liturgica a'iS. Rit/facie Kaiirzowrki, Edizioni Gi3t). Roma 2003". p. 192.
"5 Lettera citata in S.T. Praskiewicz, San Raaeie Kair'rmwrki. Roma 1991, p.
112. Si
veda anche A.M. Sicari, Il fcrzo libro dei ritratti di tanti,]aca Book, Milano
20 , pp.

991 13.
M. della Volpe, LA strada della graiilmliae. Suor Maria Gabriella, Jaca
Book.
Milano 1996, p. 79.
B. Martelet, Urra vita per l'unit dei crivtiarri. Suor Maria Gabriella.
Citt Nuova,
Roma 1987, p. 130. Nell'enciclica U! unum rim, n. 27, Giovanni Paolo II ha
additato la beata Suor Maria Gabriella a modello di vita nella quale la
preoccupazione dei
l'unit & sempre stata presente.
79
PA8O
I santi danno fastidio
Maudie48 mostra in che modo la nota dellunit della Chiesa
possa riverberarsi nellesistenza quotidiana del cristiano. La Lumen
gentium al n. 15 ricorda che lo Spirito suscita in tutti i discepoli di
Cristo il desiderio e lazione, affinch tutti, nel modo stabilito da
Cristo, pacificamente si riuniscano in un solo gregge sotto un solo
pastore. Lintercessione di san Raffaele Kalinowski rende tutti i cri
stiani forti nella fede e nella carit fraterna per collaborare generosamente allunit di tutti i fedeli in Cristo.
b. Santit
Io, da sola, non sono niente. Dio tutto. Ma cos, attraverso il
niente, che egli vuole mostrare la sua grandezza. Tutto quello che io
faccio, lo compio con Ges, per Ges. [...] Dio che scrive. lo sono
solo una fragile matita nelle sue mani. In termini umani le mie opere
non conterebbero niente Queste parole, pronunciate da Madre
Teresa di Calcutta (19101997) al compiersi del suo ottantesimo
compleanno, descrivono con precisione anche ci che la Chiesa tutta
immacolata spora dellAgnello immacolato (Lumen gemium, n.
6) potrebbe dire di s in un immaginario dialogo con Cristo. Nel
suo essere sacramento, solo la Chiesa pu pronunciare con assoluta
verit queste parole: lo, da sola, non sono niente. Dio tutto. Dio
che scrive. In un procedimento opposto, Madre Teresa potrebbe
dire di se stessa quello che la liturgia domanda per la Chiesa tutta
quando chiede che [la Chiesa] unita a Cristo suo capo, si offra a te
[Dio] e sia sempre docile strumento della tua volont?
Ai nostri giorni il tema dellanima ecclesiastica non potrebbe
trovare migliore esplicitazione. Il parallelismo stabilito ci pare ulteriormente giustificato nel tenere presenti queste parole della Lumen
gentium n. 4: Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli
come in un tempio. Con assoluta logicit si pu dire con Madre
" Per san Leopoldo Mandic si leggano il discorso di Paolo VI per la
beatificazione
(02.05.1976) e quello di Giovanni Paolo il per la canonizzazione (15.10.1983).
' Messalo proprio dell'Ordine Carmelitano, Colletta alla marra deila memoria
litur
gica di?. Raffaele Kalirruwrki, cit., p. 192.
50 Una iriatita nelle mani di Dio. Colloqm'o con Madre 'leresa di Calcutta,
cit.

Messale Romano, Orazione sulla oerte alla messa per la Chiara tmiuerrale,
ed.
1984, p. ?78.
80
PA81

Le note della Chiesa nel cristiano


Teresa: La Chiesa siamo noi. 10, tu...? Sulle labbra della piccola
suora albanese queste parole non sono certamente indice di eccessiva
ed errata considerazione di s, ma solo della consapevolezza di ci
che ogni cristiano ogni anima ecclesiastica e: spazio di santit perch abitato dallo Spirito Santo. Sul finire degli anni Sessanta e
in un clima di generale contestazione verso la Chiesa istituzionale,
lallora docente di teologia Joseph Ratzinger, con la sua abituale efficacia, spiegava cos lo stesso concetto: La Chiesa infatti non vive
altro che in noi: vive della lotta ingaggiata dai nonsanti per conse
guire la santit, come del resto tale lotta vive a sua volta del dono di
Dio, senza il quale la santa battaglia non potrebbe nemmeno aver
luogo?
Paolo VI nella sua Solenne profesrione di fede del giugno 1968
ricorda che la Chiesa, in virt dei sacramenti che emanano dalla pienezza di Cristo, e santa e che essa non possiede altra vita se non quella della grazia. Come vivendo della sua vita i suoi membri si santi
ficano; cos sottraendosi alla sua vita [] impediscono iirradiazio
ne della sua santit [della Chiesa]. Partecipare ai sacramenti signi
fica dunque accedere e comunicare alla santit stessa di Dio. La mattina, ricorda Madre Teresa, alla Comunione abbiamo tenuto tra le
mani tutta la santit di Dio.
Solo dopo questo contatto (tra le mani) si pronti per la carit
ai fratelli pi bisognosi: Abbiamo bisogno delle mani di Cristo per
toccare questi corpi feriti dalla sofferenza? le stesse mani di Cristo
che eucaristicamente abbiamo tenuto tra le nostre mani. In questo
processo trovano conferma le parole del Concilio: [...] dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia e si ottiene con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione di
Dio in Cristo, verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le
altre attivit della Chiesa (Sacrosanctum concilimn, n. 10). Madre
Madre Teresa, La gioia di darti (iin aiiri, cit., p. 99.
_]. Ratzinger, Introduzione ai cristianesimo, Queriniana. Brescia 19745. p.
284. La
prima edizione in tedesco risale al 1968.
" Paolo VI, Solenne prosrimre difede, n. 19 (30.06.1968).
Madre Teresa, La gioia di darti agiiaitri, cit., p. 207. Madre Teresa ripete
in modo
molto personale quello che il Concilio ricorda: Infatti nella santissima
eucaristia &
racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cio lo stesso Cristo
(Prcrbytcromm
ordirri.t, n. 5).
Madre Teresa, La gioia di darsi agli altri. cit., p. 208.

81
PA82
I santi danno fastidio
Teresa non ancora canonicamente santa, ma, come ha scritto von
Balthasar il popolo [...] il primo ad aver sentore della presenza
della vera santit?
c. Cattoliczt
La cattolicit, prima che una delle note della Chiesa, anzitutto
descrizione della realt stessa di Dio: La cattolicit del divino sta
allorigine della cattolicit della Chiesa, e di conseguenza cattolico e prima di ogni cosa una qualit. totalit, universalit
[...]59. La Chiesa poi la misura della sua cattolicit, che la permea e
la plasma [...] lha non da o in s ma al di sopra di s: nel mistero di
Cristo. Delineata in questo modo, la cattolicit non pu essere
ridotta a una mera qualificazione geografica>>, come spesso & accaduto lungo la storia della teologia. Il teologo ortodosso Nikos
Nissiotis ha affermato che la cattolicit uno specifico atto di Dio
che ha come risultato la creazione e la costruzione di una comunit
specifica, che testimonia la sua totale verit rivelataz. Anche von
Balthasat ha scritto che la cattolicit la totalit della verit rivelata
da Dio ed indirizzata al mondo intero: la Chiesa semplicemente lo
strumento perch questa verit raggiunga gli uomini.
Dal suo inizio, il giorno di Pentecoste, la Chiesa cattolica. La
sua cattolicit geografica (universalit) venuta dopo. Erano in
dodici, scriveva Lacordaire, ed erano gi la Chiesa cattolica?
Cattolicit significa allora pienezza (Nissiotis), totalit e universalit (von Balthasar).
Nella storia della Chiesa vi posto per diverse espressioni di que"
H.U. von Balthasar, Nuovi punti fermi, Jaca Book, Milano 1980, p. 292.
Ricordiamo nuovamente che Madre Teresa stata beatificata da Giovanni Paolo Il
domenica 19 ottobre 2003.
58 HU. von Balthasar, Calioiico, cit., p. 47.
Ibid., p. 15.
" Ibid., p. 19.
N. Nissiotis, Aspetto pneumaiologrco della carroiicit della Chiesa, in
AA.VV., Le
esigenze deli'mrif, a cura di E. Lanne, AVE, Roma 1971, pp. 29-57; qui p. 36.
2 l'hz'a'cm.
rn H.U. von Balthasar, Quattro meditazioni, Tiemme, Milano 1984, p. 48. Dello
stesso von Balthasar, Il Credo. Meditazioni su! Credo Apostolico,]aca Book, Milano
1990,
p. 62.
Citato in H. dc Lubac, Cattolicismo, cit., p. 24, nota 4.
82

PA83
Le note della Chiesa nel cristiano
sta cattolicit, anzi, sono queste a renderla qualcosa di non statico,
astorico. Due soli esempi: santa Teresa di Lisieux (1873-1897) e i
santi Cirillo (i 869) e Metodio ('i' 885).
La giovane carmelitana, ricordando un fatto della propria fanciullezza le era stato chiesto di scegliere un regalo da un cesto ed ella
aveva risposto Io scelgo tutto! annotava: Questo piccolo fatto
della mia infanzia il riassunto della mia vita [...]. Allora come nei giorni della mia prima infanzia ho esclamato Mio Dio, scelgo tutto. Non
voglio essere una santa a met [...]. Secondo von Balthasar queste
parole di santa Teresa dicono esattamente che cos la cattolicit:
"Scelgo tutto67. Ancora una volta, ci che detto universalmente
per la Chiesa si riette poi singolarmente nellanima del fedele.
Accanto allesistenza cattolica di santa Teresa la cattolicit nella
piccola via! sta la cattolicit missionaria dei santi fratelli Cirillo e
Metodio. Quella cattolicit missionaria che comunic alle genti della
Grande Moravia lannuncio della totalit rivelata: il Verbo di Dio
fatto carne (cfr. Vita di Costantino, XIV). Ci che impressiona oggi
della loro opera il loro senso cattolico della Chiesa. La vita e la
missione dei due fratelli di Tessalonica Figli dOriente, Bizantini di
patria, Greci di nazione, Romani per missione, e Slavi per i risultati
del loro apostolato (Pio XI, 13 febbraio 1927) l a mostrare come
la dimensione concreta della cattolicit inscritta da Cristo Signore
nella costituzione stessa della Chiesa non qualcosa di statico, astori
co e piattamente uniforme, ma sorge e si sviluppa, in un certo senso,
quotidianamente come una novit dallunanime fede di tutti coloro
che credono nel Dio uno e trinom.
65 Giovanni Paolo Il, Siaoorzrmf apostoli, n. 18.
Teresa di Ges Bambino, Manoscritto A, 10r-10v, in Id., Opere complete,
Libreria
Editrice Vaticana-Edizioni OCD, Citt del Vaticano-Roma 1997, p. 91.
"7 H.U. von Balthasar, Quattro meditazioni, cit., p. 48. Cfr. anche Id.,
Cattolico, cit.,
pp. 57-58.
"8 Per una traduzione italiana delle biografie di Cirillo e Metodio si veda
Cirillo e
Metodio. Le biograe paieo.rlavc, Introduzione, traduzione e note a cura di V.
Peri,
Edizioni O.R., Milano 1981. L'opera evangelizzatrice dei due fratelli ben
delineata
in].M, Vesci?,.icrivcre sull'acqua. Cirillo, Metodio, l'Europa,]aca Book, Milano
1982;
F. Grivec, .Sarrti Cirillo e Metodio apostoli degli Siani @ corrzpatrom'
d'Europa,
Urbaniana University Press, Roma 1984; it.-EN. Tachiaos, Cirillo e Metodio, jaca
Book, Milano 2004 (in corso di stampa).
69 Giovanni Paolo Il, .Siavomm apottoli, nn. 16-20.
70 Ibid., n. 18.
83
PA84

I santi danno fastidio


Quella novit della fede, superando ostacoli e obiezioni umane
(leresia delle tre lingue, cfr. Vita di Costantino, XVIII,9) ha permesso ad altri popoli di lodare Dio nella propria lingua. Da quei giorni,
in virt della materna cattolicit di Cirillo e Metodio, i popoli slavi
sono definitivamente entrati nelleterno disegno della Santissima
Trinit", divenendo parte del nuovo popolo di Dio (Lumen gentz'um, n. 13).
Chi fa la sua parte da cattolico, coopera alla cattolicit della
Chiesa72 , ha scritto von Balthasar. Teresa, Cirillo e Metodio lo hanno
dimostrato.
d . Apostolicit
La prospettiva entro cui si colloca la nostra riflessione quella che
possiamo definire dellapostolicit di tutto il corpo della Chiesa.
Lidea di Chiesa come corpo permette di non ridurre il tema della
postolicit alla sola successione apostolica nel suo divenire storico.
Poich tutta la Chiesa che riceve la missione di annunciare e
instaurare in tutte le genti il regno di Cristo (Lumen gentium, n. 5),
si pu sviluppare parallelamente al tema della successione apostoli
ca quello dellapostolicit della fede.
Dopo aver parlato della diversit delle membra e delle funzioni
nella edificazione del corpo di Cristo (Ibid., n. 7), il Concilio ricorda che i fedeli in forza del loro battesimo sono tenuti a professare
davanti agli uomini la fede ricevuta da Dio attraverso la Chiesa. Poi,
col sacramento della confermazione [...] sono tenuti pi strettamen
te a diffondere e difendere la fede con la parola e con lazione, come
veri testimoni di Cristo (Ibid., n. 11).
Chi conosce la storia della Chiesa sa perfettamente che le parole
del Concilio sul dovere di difendere la fede con la parola e lazione
non possono essere facilmente ridotte a una pia esortazione. Nella
Chiesa alcuni santi sono tali proprio per aver consumato la loro intelligenza e, alla fine, la stessa vita, nella difesa e nella pubblica confessione della dottrina apostolica, nella quale conservato il deposito
della fede. Gli esempi di santAtanasio, di san Massimo il Confessore
Ibid., n. 20.
2 H.U. von Balthasar, Cattolico, cit., p. 58.
7
.,
t
84
PA85
Le note della Chiesa nel cristiano
e di san Tommaso Moro, per limitarci ai pi famosi, lo documentano ampiamente.
In questa prospettiva, lapostolicit si manifesta anche come missionariet e testimonianza. La Chiesa per sua natura apostolica.
cio missionaria, ha detto Paolo VI. Negli Atti degli Apostoli,
accanto ai Dodici ce nerano altri che testimoniavano spontaneamente la novit che aveva trasformato la loro vita e collegavano poi le
comunit in formazione alla Chiesa apostolica" Allinizio, la mis

sione era un fatto considerato come il frutto naturale della vita cristiana, limpegno per ogni credente mediante la testimonianza perso
nale e lannuncio esplicito, quando possibile? Nella missione apo
stolica del cristiano si riette la missione della Chiesa stessa. Ogni cri
stiano perci il testimonio e insieme lo strumento vivo della missione della Chiesa (Lumen gentium, n. 33).
Sono una buona cristiana, battezzata come si deve e morir da
buona cristiana. Quanto a Dio, lo servo, sono una buona cristiana e
vorrei aiutare e sostenere la Chiesa con tutte le mie forze7s. Queste
parole, che santa Giovanna dArco (1412-1431) pronunciava dinanzi
ai suoi (ingiusti) giudici, sono una testimonianza ante litteram delle
parole della Lumen gentium n. 11 appena citate.
Noi e gli altri, ricorda Madre Teresa, compiamo lo stesso lavoro sociale, ma mentre alcuni lo fanno per qualcosa, noi lo facciamo
per Qualcuno79. Per Qualcuno ha speso la propria vita anche san
Giuseppe Moscati (1880-1927). La sua vita di medico non fu che lo
strumento per diffondere e difendere con la parola e lopera la
fede. Lui, medico primario, insigne ricercatore, docente universitario, si trov a testimoniare il suo incontro con Cristo nelluniversit,
dove la massoneria era di casa: Tutti sapevano, racconta un testi
mone, che il prof. Moscati era come un sacerdote. Con i malati le
? Per un breve e incisivo ritratto della vita di Tommaso Moro si rinvia a A.M.
Sicari,
Ritratti dimnti, cit., pp. 35-50. Per santAtanasio e san Massimo il Confessore
si veda
infra, il cla)pitolo su I santi nel Catechismo della Citiesa Cattolica.
Cfr.D .Paoletti, La testimonianza crittiarra nel mondo contemporaneo in papa
Montini, cit. ,.pp 327-384. pagine dedicate al] analisi del concetto di
testimonianza.
Paolo VI. Discorso all udienza gene rale (27. 07. 1966).
Giovanni Paolo 11, Rezietttploris mastio, n. 27.
Ibidem.
7 Cfr. A.M. Sicari, Nuovi ritratti di santi, cit., pp. 2541: qui p. 38.
Madre Teresa, La giori: di dar.tiagli altri, cit., p. 144.
85
PA86
I santi danno fastidio
cose non erano diverse. La sua professione della fede cristiana nel suo
lavoro di medico era talmente nota (Chi fa la Comunione tutte le
mattine ha con s unenergia che non vien mai meno) che i malati
sapevano che per essere curati da Moscati bisognava frequentare i
sacramenti. La sua carit non aveva limiti, se un medico che lo conosceva bene disse: Fu la pi perfetta incarnazione che io abbia mai
conosciuto della carit di cui parla san Paolo nella lettera ai
Corinti
Dobbiamo almeno accennare a due altri esempi di questa testimonianza della dottrina apostolica. Santa Caterina da Siena (1347-1380),
povera e non istruita, si trova a scrivere al garante della stessa successione apostolica papa Gregorio XI, allora ad Avignone: Voglio che
siate quello e buon pastore, che se aveste cento migliaia di vite, di

sponiate a tutte darle per onore di Dio e per salute delle creature [...].
Virilmente, e come uomo virile seguitando Cristo di cui vicario siete
[]. Su dunque, Padre, e non pi negligenzia (Lettera 185)81.
Da ultimo, un vero miracolo della fede: la storia dei cattolici tedeschi del basso Volga che nel 1931 furono deportati a migliaia nellattuale Kazakhstan per ordine di Stalin. Qui la loro fede, pur senza stabile assistenza di sacerdoti, sopravvissuta per decenni grazie al racconto che si trasmesso di padre in figliosz. A molti di questi sempli
ci cattolici si possono applicare le parole che la liturgia romana usa
nella memoria liturgica di santAmbrogio: Maestro della fede cattolica e esempio di apostolica fortezza.
8. Conclun'orze: mirsione della Chiesa, missione del cristiano
Al termine di questo capitolo opportuno riassumere alcune delle
determinazioni a cui si giunti. Si diventa cristiani perch si entra a
3" Cfr. A.M. Sicari, Nuovi ritratti di santi, cit., pp. 151-175; qui p. 168.
Ibid., pp. 9-24; qui p. 16.
82 il racconto di queste spaventose deportazioni si legge in AA.VV., Tribunale
Sac/raro. Atto seeondo, La Casa di Matriona, Milano 1978, pp. 186-199; le
spaventose deportazioni verso il Kazakhstan sono descritte anche dal grande scrittore
russo A.
Solenicyn, Arcipelago Gulag, Mondadori, Milano 1978, vol. II, pp. 443-466. Per
le
persecuzioni dei sacerdoti cattolici tedeschi del Volga si veda I. Osipova, Se
il mondo
vi odia... Martiri per la fede nel regime sovietico, La Casa di Matriona, Milano
1997,
pp. 117-137.
86

PA87
Le note della Chiesa nel cristiano
far parte di una realt, di un corpo, che sta prima di se stessi. Questo
corpo il sacramento di Cristo. Solo appartenendovi fino in fondo,
col cuore, io posso entrare in comunione con il capo che e Cristo;
solo cos posso rivestirmi di Lui e ripetere con san Paolo: Non sono
pi io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). Il mio io prende
parte al noi della Chiesa.
Si verifica qui un vero cambiamento di soggetto. Lio, sono le
parole del cardinale Ratzinger, smette di essere un soggetto autono
mo, che ha in se stesso la sua propria consistenza. Viene strappato a
se stesso, e inserito in un nuovo soggetto. Non che lio scompaia semplicemente e definitivamente; deve lasciarsi cadere, perdere. per
poter poi riceversi di nuovo in un io pi grande, e insieme con questo*.
Contemporaneo a questo lasciarsi andare, a questa passivit
intesa come partecipazione alla croce di Cristo, vi un secondo aspetto del processo di incorporazione: Il passivo del divenire cristiano
esige lattivo della Chiesa che opera, della Chiesa in cui lunit di soggetto dei credenti si manifesta nella concretezza delle persone fisiche34. E un riceversi di nuovo in un io pi grande: quello della

Chiesa stessa, quello che d consistenza e forma al corpo ecclesiale


secondo tutto ci che gli proprio e che gli appartiene per natura.
Come abbiamo visto, proprio e appartiene alla natura stessa della
Chiesa lessere una, lessere santa, lessere cattolica e lessere apostolica. Tutto questo per simultaneamente proprio anche del singolo
credente, della singola anima ecclesiastica. In questa prospettiva le
parole del Credo riguardanti la natura della Chiesa assumono anche
una valenza antropologica. Presso i Padri viene prima la Chiesa, ha
scritto Congar, ma ogni membro possiede, in quanto tale, la pienez
za degli attributi della Chiesa: unit, cattolicit, apostolicit e santit85 .
In una concreta esistenza cristiana le note non appaiono mai
nettamente separate, come invece emerso dalla esposizione qui
condotta, non sono disposte una accanto all'altra come elementi che
33 _]. Ratzinger, Teologia e Chiesa, cit., p. 96.
" Ibid., p. 97.
85 Y. Congar, Propriet essertziali della Chiara, cit., p. 484. In una breve
meditazio
ne il cardinale Lustiger ha fatto delle quattro note della Chiesa la chiave di
lettura
della figura di Maria. Cir. .I.-M. Lustiger, Primi parsi nella preghiera, Citt
Nuova,
Roma 1987, pp. 120-123.
87
PA88
I santi danno fastidio
per quanto vicini risultano sempre separati. Uno stesso santo pu
aver singolarmente vissuto e manifestato una o pi note. Per
santa Teresa di Lisieux, ad esempio, si pu parlare di una cattolicit
intrecciata allapostolicit. per questo che la Chiesa l'ha proclama
ta patrona delle missioni.
Infine possiamo almeno accennare al tema della missione del cri
stiano nel mondo. Il credente non ha una missione diversa da quella
della Chiesa tutta. Come questa chiamata ad annunciare e comu
nicare Cristo al mondo e agli uomini, cos peril singolo cristiano. Il
cristiano, ha scritto Antonio Sicari, deve anzitutto assorbire come
propria la vocazione e la missione della Chiesa al punto tale che questo assorbimento possa sostenere il suo io in ogni eventualit
Dalla Pentecoste scaturito per i credenti un duplice compito: comu
nicare al mondo che Cristo risorto (Annunciamo la tua morte,
Signore, proclamiamo la tua risurrezione.) e perci presente, e
diventarne suoi testimoni davanti al mondo (Lumen gtntium, n.
38), testimoni dellamore, quello di Dio, che stato pi forte della
stessa morte. Nessuno pi del santo consapevole di questo amore e
nessuno come lui ha speso la sua vita per annunciarlo. E per questo
che Gi0vanni Paolo 11 ha scritto che il vero missionario il santo8g.
I cristiani sono allora persone dal volto ecclesiale, persone sul
cui volto risplende, riflettendosi, il volto della madre dalla quale quotidianamente, come figli), sono generati e alimentati. I santi lo hanno
mostrato pienamente: Bisogna invidiare a santa Caterina morente le
parole conclusive della sua vita infiammata: Io, in verit, ho consumata e data la vita nella Chiesa e per la Chiesa: la quale cosa mi e sin-

golarissima grazia.
86
H?
HR
R?
Cfr. Giovanni Paolo II. Redemptoris wirrio, nn. 71-72.
A.M. Sicuri, Missione arresi crisi, in Communio, n. 111 (1990) 39-46; qui p. 44.
Giovanni Paolo Il, Rcdemplon's mirti), n. 90.
Vale la pena ricordare qui la frase che santa Teresa dAvila pronunci prima di
morire: Sia benedetto Dio, figlie mie, perch sono figlia della Chiesa. Cfr.
Tommaso della Croce [Alvarez]. Sono figlia della Chiesa, in E. Ancilii (a cura
di).
Teresa di Ges, Pontificio IStituto di Spiritualit del Teresianum, Roma 1981,
pp.
214-272: _). Castellano, E.rpermza del mistero crirlirmo in Swm: ihrem, in
AA.VV..
Vita crr'rtikma ed esperienza fm'rtl'ca, Edizioni del Teresianum, Roma 1982, pp.
231276.
: Paolo VI. Discorso all'udienza generale (15.06.1966).
88
PA89
Capitolo quinto
I SANTI NEL CATECHISMO
DELLA CHIESA CATTOLICA
Ovvero la persuasione della fede
I santi hanno sempre avuto una viva corrrapeuolczza
che i loro meriti erano pura grazie.
Catechismo. n. 2011
1. introduzione
Dopo aver dato anche solo una rapida scorsa alle quasi settecento
pagine di testo (esclusi gli indici) delledizione italiana del Catecht'strto
della Chiesa Cattolica (= Catechismo), un lettore potrebbe chiedersi se
era proprio il caso di disseminare il volume di citazioni di Padri della
Chiesa, di scrittori ecclesiastici, di santi e di sante. Non era pi oppor
tuno elaborare un testo pi sobrio e lineare, denso di dottrina, con
numerosi brani tratti dai concili dellantichit, evitando divagazioni
agiografiche, forse anche un po' sentimentali, di santa Giovanna
d'Arco o di santa Teresa di Ges Bambino?
Al di fuori della croce non vi e altra scala per salire al cielo (n.
618). Nel disegno complessivo del testo del Catechismo questo sem
I numeri tra parentesi nel corpo del capitolo si riferiscono sempre ed
esclusivamente ai paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice
Vaticana.
Roma 1992, pp. 788. Per la cronistoria della redazione del Catechismo si veda:
Commissione Editoriale del Catechismo della Chiesa Cattolica, Dossier
informativo,

Libreria Editrice Vaticana, Roma, 25 giugno 1992, p. 38. Ledizione tipica


latina del
Catechismo stata pubblicata nel 1997, la versione italiana del 1999. Utili
sussidi
per lo studio sono: Catechismo della Chiesa Cattolica. Testo integrale e
raramente ter
logico, a cura di R. Fisichella, Piemme, Casale Monferrato (Al) 1993; il
quaderno n.
128 (1993) di Cormrrmn'o; Centro Catechistico Salesiano (a cura di), Indice
analiticotemetieo del Catechismo della Chiesa Cattolica, Leumann (To) 1995; FM. Lthel,
La
thologie des saints dans le Cetchisme de lEgt'ise Catholique, in Teresianam,
45
(1994) 55-80.
89
PA9O
I santi danno fastidio
plice pensiero di santa Rosa da Lima non si pu dire che abbia un
valore insostituibile. La teologia dogmatica conosce la verit contenuta nellevento della croce dalle parole di Cristo stesso: Quando
sar elevato da terra, attirer tutti a me (Gv 12,32) e Se qualcuno
vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua (Mt 16,24). Quindi ci chiediamo: quale ricchezza e contributo apportano al quadro generale del Catechismo le testimonianze dei
Padri della Chiesa e dei diversi santi? Allinterno del Catechismo il
loro pensiero rappresenta ancora un appello e una provocazione per
il lettore dei nostri giorni?
2. Quando nella chiesa del mio villaggio io sento il Credo
Leggendo con attenzione anche solo una della quattro parti in cui
suddiviso il Catechismo (cfr. nn. 13-17) si pu fare una gioiosa constatazione: queste pagine racchiudono quel deposito della fede (n.
84) che la Chiesa ha custodito e dal quale stata sorretta e illuminata
lungo i venti secoli della propria storia. I testi della Parola di Dio,
quelli delle molteplici tradizioni liturgiche e le testimonianze di pen
siero e di vita dei vari Padri, santi e sante sono le diverse pietre (diverse per valore oggettivo) che assieme hanno contribuito a costruire il
grande edificio del Catechismo?
Dopo aver letto e quasi meditato la corposa spiegazione della
Professione della fede cristiana del Catechismo (cfr. nn. 185-1065)3
spiegazione che si svolge tra riferimenti biblici, conciliari e testi patristici e agiografici , il nostro pensiero andato immediatamente al
significativo testo di Paul Claudel: Quando nella chiesa del mio villaggio io sento il Credo, un articolo dopo laltro, recitato dalla voce
rude del cantore, a cui risponde il gemito ingenuo delle fanciulle, io
trasalisco di un entusiasmo interiore, mi sembra di assistere alla creazione del mondo. Ciascuna di queste formule, ciascuna di queste
forme impresse all'eterna verit, io so quanto essa sia costata, a prez2 C. Bissoli, Bibbia, Liturgie e Tradizione nel Catechismo, in Via Verit e
Vita, 42
n. 142 (1993) 3642.
Il cardinale di Vienna Christoph Schnbom, gi segretario del comitato
incaricato perla redazione del Catechismo, ha commentato questa parte del testo in un

agile
volume. Cfr. Ch. Schnborn, Al centro della nostra fede. Il Credo nel
Catechismo
della Chiesa Cattolica,}aca Book, Milano 1997.
90
PA9 1
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
zo di quali convulsioni, di quali lacerazioni del cielo e della terra, di
quali torrenti di sangue, di quali sforzi, di quali sofferenze del parto
dellintelligenza e di quali effusioni della grazia esse sian venute alla
luce. Vedo questi continenti dogmatici emergere e disegnarsi davanti
a me uno dietro laltro, vedo lumanit in travaglio che infine riesce a
torchiare dal Cuore la formula definitiva. come una cattedrale che
insieme immobile e in marcia con tutti i suoi pilastri dal portico fino
al coro?
Claudel ha profondamente ragione: ognuna delle formule del
Credo costata ai suoi autori torrenti di sangue e ancor prima sofferenze di parto deilintelligenza. Dalla storia della Chiesa sappiamo,
infatti, quanta fatica sia stata profusa perla progressiva formulazione,
chiarificazione e difesa della fede cristiana. Con laiuto di tre esemplificazioni illustriamo quanto appena affermato:
1. Dopo il Concilio di Nicea del 325, se non stato tolto 0 cambiato a seguito della reazione ariana uno dei termini fondamentali
della dottrina cristologica (il Verbo che homoousios, della stessa
sostanza del Padre; cfr. n. 242) lo si deve soprattutto allopera di
Atanasio di Alessandria (i 373), che vi aveva partecipato in qualit di
diacono. Il vecchio leone di Nicea e laborninio degli ariani
come venne definito Atanasio per difendere la verit contenuta
nella nuova acquisizione terminologica di Nicea (Se il Verbo non
consustanziale al Padre non pu divinizzare luomo, comunicargli la
grazia deificante e pertanto salvarlo; cfr. nn. 456-460) non esita a
schierarsi contro una parte consistente della Chiesa, rimasta filoariana. Per la stessa ragione affronta le ire dellimperatore che, patteggiando per il partito ariano, ma] sopporta la sua presenza in una grande citt dellImpero, quale era appunto Alessandria. Fedele ai suoi
intendimenti, accetta i lunghi anni di esilio impostigli, prima a Treviri
(335-337) e poi a Roma e ad Aquileia (339-346). In seguito trascorre
un periodo di esilio, volontario, nel deserto egiziano. Al momento
della morte, nel 373, Atanasio ha vissuto lontano dalla sua Chiesa ben
venti dei suoi quarantasei anni di episcopato
P. Claudel, citato in H. de Lubac, Il mistero del Sopranriaturai'e, ]aca Book,
Milano 1978, p. 325.
5 A. Cunningham, Il testimone di Alessandria. Athanasius contra ntandum, in
Communio, n. 96 (1987) 17-33. Sul valore teologico del Concilio di Nicea. si
legga
linteressante lettera che Solov'ev scrisse nel 1897 a commento della festa
liturgica del
calendario bizantino detta appunto Settimana dei 318 Santi Padri di Nicea.
Cfr.
91
PA93
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica

Basilio Magno (i 379) che al Concilio Costantinopolitano I del 381


venne proclamata e difesa la divinit dello Spirito Santo.
Nella seconda met del IV secolo il panorama teologico ed ecclesia
stico a dir poco sconsolante. La Chiesa un enorme campo di bat
taglia dove le diverse fazioni eretiche (ariani, omeusiani, eunomiani,
macedoniani, ecc.), spesso strumento del potere imperiale, si combattono a vicenda. Il quadro che lo stesso san Basilio descrive desolante: A che cosa paragoneremo dunque la situazione presente? [...] Una
notte tenebrosa e cupa si stende sulle Chiese, poich le luci del mondo,
poste da Dio per illuminare le anime dei popoli, sono state esiliate. [...]
Uno solo ormai lo scopo dellamicizia: parlare a proprio piacimento;
e se le opinioni sono divergenti, ci motivo sufficiente di inimicizia.
[...] Chiunque teologo, anche chi ha lanima segnata da mille macchie. [...] E poich ormai le istituzioni evangeliche sono state completamente confuse dal disordine, lo scontro per le sedi episcopali indescrivibile: ognuno di quelli che aspirano a mettersi in vista usa la violenza per poter accedere alla presidenza. [...] Per questi motivi io pensavo che fosse meglio tacere che parlare, poich una voce umana non
ha la possibilit di farsi ascoltare in mezzo a tanti rumori?
Negli anni 374-375 , Basilio stende queste sconsolate parole a conclusione del suo trattato Sullo Spirito Santo quando non ha, fortunatamente per noi, tenuto fede al suo proponimento di tacere e perci
di non scrivere. Difendendo la natura divina dello Spirito Santo e la
conseguente opportunit di invocarlo durante la dossologia), Basilio
apre la strada allopera del Concilio Costantinopolitano I, che dichiarer in modo definitivo la natura divina dello Spirito Santo che
Signore e d la vita; che procede dal Padre (n. 245)1 1.
Questi tre esempi mostrano a sufficienza il valore e il costo di
ogni singola parola del Credo che recitiamo ogni domenica, forse con
" Basilio di Cesarea, Sullo Spiri Santo, XXX,76-78, in E. Cavalcanti,
Lesperienza di
Dio nei Padri Greci. Il trattato Sullo Spirito Santo, Studium, Roma 1984, pp.
217
220.
Cfr. Basilio di Cesarea, Sullo Spirito Santo, XXVII,67-6S, Ibid., pp. 203
-205. Si veda
anche il testo di Gregorio Nazianzeno. amico di Basilio Magno, riportato al
paragrafo n. 2670 del Catechismo.
Si lega il significativo tesro del paragrafo n. 736 del Catechismo. Una breve
catechesi sullo Spirito Santo si legge nel testo redatto per il secondo anno [1998]
della
fase preparatoria al Grande Giubileo dell'Anno 2000. Cfr. Commissione TeologicoStorica del Grande Giubileo dellAnno Duemila, De! 7210.8'piritu, Signore,
piena la
terra, San Paolo. Cinisello Balsamo (Mi) 1997.
93
PA94
I santi danno fastidio
troppa abitudinariet: i termini e i concetti che lo formano non sono
stati trovati come fossero degli oggetti smarriti e poi raccolti da un
passante anonimo. Le forme impresse alleterna verit (Claudel)

sono in un certo senso impensabili senza le persone che le hanno elaborate e appassionatarnente difese. Anche da solo, questo fatto perci motivo di gratitudine e di entusiasmo interiore.
3. Sulle spalle di giganti
Lentusiasmo interiore, di cui parla Claudel, dovrebbe essere
proprio di ogni cristiano. La nostra fede, grazie alla testimonianza del
pensiero dei Padri della Chiesa e dei santi, ha una strada sicura da
percorrere. Per il personale atto di fede (cfr. nn. 150, 166) la tradizione ecclesiale non un ostacolo nel cammino verso Dio, piuttosto un
aiuto e un sostegno. Basta fare qui un solo esempio. Al n. 260 del
Catechismo si legge che fine ultimo dellintera Economia divina che
tutte le creature entrino nella Beata Trinit (cfr. Gv 17,21-23). Ma fin
dora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinit. Il
contenuto dogmatico di questa affermazione pu risultare un po difficile per una fede non sufficientemente curata. Laiuto per una
migliore comprensione dellenunciato si pu trovare nelle parole che
sgorgano da esperienze di vita13 della beata Elisabetta della Trinit,
una cristiana che si lasciata abbracciare dal mistero trinitario, e che
anche il Catechismo riporta nello stesso paragrafo: 0 mio Dio,
Trinit che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per dimorare in Te, immobile e quieta come se la mia anima fosse gi nelle
ternit! Che niente possa turbare la mia pace 0 farmi uscire da Te, 0
mio lmmutabile, ma che ogni istante mi conduca pi addentro nella
profondit del tuo mistero! Pacifica la mia anima, fa di lei il tuo cielo,
la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo; che io non ti lasci l solo,
mai, ma che sia la, tutta intera, completamente risvegliata nella mia
fede, tutta adorante, tutta abbandonata alla tua azione creatrice.
2 Cfr. R. Fisichella, Ecclesialit dellatto difcde, cit., pp. 84-97.
Ch. von Schnborn, Il mistero frinitan'o come filo conduttore, in AA.VV. Il
Catechismo del Vaticano II. Introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolica,
Paoline,
Cinisello Balsamo (Mi) 1993, pp. 5263; qui p. 63.
La versione integrale della preghiera in verit molto pi lunga. Per un com94
PA95
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
Quando scriveva questa preghiera la beata Elisabetta non immaginava certo che un giorno le sarebbe stata riconosciuta lautorevolezza
del teologols e della santit. Oggi, per tutti noi, queste parole sono,
oltre che segno della familiarit di un semplice cristiano con il mistero della Trinit, anche via da ripercorrere per accostarci ad esso, in
compagnia di un santo. Lesempio che abbiamo richiamato ci pare
quindi unadeguata conferma di quanto sostenuto dal Catechismo
stesso, e cio che tra i dogmi e la nostra vita spirituale c un legame
organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita retta, la
nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la
luce dei dogmi della fede in. 89), perch tutti i fedeli sono partecipi della comprensione e della trasmissione della verit rivelata
(n. 91).
Si sa che nel campo scientifico ogni scienziato cerca di tenere in
considerazione le acquisizioni che altri prima di lui hanno ottenuto,
magari a prezzo di enormi sacrifici. Nella dinamica della fede accade

qualcosa di analogo. Ogni cristiano chiamato a far tesoro di tutte le


testimonianze che quei singolari cristiani che sono i santi, hanno elaborato lungo la storia dellesperienza cristiana. In questo senso allatto di fede di ogni cristiano si pu applicare l'immagine usata nel
Medioevo per descrivere il rapporto fra tradizione e novit: Siamo
come dei nani sulle spalle di giganti, e vediamo pi lontano di loro.
Il nostro piccolo e personale atto di fede pu assumere grandi dimensioni proprio nel riconoscere di essere un po come un nano che
siede sulle spalle di giganti quali santlgnazio dAntiochia, santlreneo, santAgostino, san Massimo il Confessore, san Francesco dAssisi, san Tommaso dAquino, santa Teresa dAvila, san Giovanni
Maria Vianney (il Curato dArs) e tanti altri, dopo di loro.
mento teologico dell'intero testo rinviamo ad AM. Sicari, Elisabetta della
Finir.
Un'esistenza teologica, Jaca Book, Milano 2000, pp. 185-203. Anziche' seguire il
testo
riportato dal Catechismo, abbiamo preferito la versione fornita dallo stesso
Sicari.
Teologo qui usato nel senso non accademico del termine, ma non per questo
meno importante.
E fin troppo evidente che ognuno trasmette solo ci che ha pienamente compre
so e fatto proprio. In ambito cattolico, una intelligente e piacevole
ripresentazione
del che cosa credere e delle ragioni per le quali credere, rappresentata dal
testo di
B. Sesboii, Credere. Invito alla fede cattolica per le donne e gli uomini del
XX! secolo,
Queriniana, Brescia 2000.
Bernardo di Chartres, riferito da Giovanni di Salisbury, Me.!aiogicon,
Ill.-'i.
95
PA96
I santi danno fastidio
4. I santi che danno dottrina
Limmagine appena evocata trova anche unaltra applicazione.
Coloro che non sono vissuti passivamente sulle spalle dei giganti
sono in primo luogo tutti i Padri che la Chiesa considera dottori in
virt della ricchezza del loro pensiero e della loro santit di vita. Ma
ancor di pi, a nostro avviso, lo sono quei santi e sante che secondo la
tradizione cristiana non possono certo vantare un titolo di dottore,
come santa Rosa da Lima, santa Giovanna dArco o il Curato dArs.
La teologia del Curato dArs (cfr. nn. 1589, 2658) non pu certo
competere con quella di un altro predicatore della dottrina e della
morale cristiana: san Giovanni Crisostomo (citato 23 volte nel
Catechismo). La speculazione trinitaria e antropologica di santAgostino di ben diverso valore (23 opere citate con pi di 100 rimandi)
per rimanere nel campo trinitario rispetto a quella della beata
Elisabetta della Trinit (citata una sola volta). Santa Giovanna dArco,
santa Rosa da Lima e il Curato dArs in un ipotetico confronto teologico possono ben poco in rapporto a santlreneo, santAmbrogio e
san Tommaso dAquino.
Eppure la vita mistica che partecipa al mistero di Cristo (n.
2014)20 di questi testimoni santi non qualcosa di secondario e irri-

levante al fine di un aiuto per la maturazione della fede (n. 23) di


ogni cristiano. Ha scritto il teologo ortodosso Vladimir Lossky:
Lungi dal contrapporsi, teologia e mistica si sostengono e si com
pletano a vicenda. Luna impossibile senza laltra: se lesperienza
mistica significa mettere personalmente in valore il contenuto della
fede comune, la teologia lespressione per lutilit comune di ci che
pu essere esperimentato da ciascuno21. A noi pare che questi santi
non dottori siano tali proprio perch secondo una propria singolare modalit si sono dedicati a mettere personalmente in valore il con Qualche interessante riessione sul concetto di padre della Chiesa si legge
nellintroduzione della lettera apostolica Paires ecclesiae (02.01.1980) di
Giovanni Paolo
Il. Altre utili indicazioni si leggono nel breve testo di E. Bellini, l Padri
nella tradizione cristiana,}aca Book, Milano 1982.
" Si pu per anche constatare una profonda sintonia tra Giovanni Maria Vianney
(n. 2658) e Gregorio Nazianzeno (n. 2697) sulla necessit di un ininterrotto
amore e
ricordo di Dio.
2 Cfr. anche Catechismo, nn. 2012-2016.
V. Lossky, La teologia mistica della Chiesa dOriente. Il Mulino, Bologna
1967. p. 4.
96
PA97
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
tenuto della fede comune. Nel tempo, lesperienza spirituale di una
verit della dottrina cristiana22 diventata il centro della loro vita
mistica. Applicandosi a vivere con pi intensit questo () quellarticolo della fede (il mistero dellIncarnazione, la Risurrezione di Cristo, il
mistero di Dio Trinit), hanno finito per trovare la propria via alla
santit.
Elisabetta della Trinit probabilmente lesempio pi conosciuto
di ci che significhi una vita vissuta, pregata e pensata a partire da un
centro. Per convincersene & sufficiente leggere alcune espressioni
tratte dalle lettere nelle quali ella parla del suo nome: Le [al canonico Angles] ho mai detto il mio nome al Carmelo? Maria Elisabetta
della Trinit. Mi sembra che questo nome indichi una vocazione particolare, non forse vero che bello? Amo tanto questo mistero della
SS. Trinit, e un abisso in cui mi perdo!... (Lettera 56); Oh! s Guite
mia [si tratta della sorella], questa festa dei Tre [la festa liturgica della
Trinit] proprio la mia festa, non ce n unaltra simile. Ci stava proprio bene al Carmelo perch una festa di silenzio e di adorazione.
Mai avevo capito cosi bene il mistero e tutta la vocazione che vi nel
mio nome. Ti ho donato ai Tre, Guite cara, vedi come dispongo di te:
si, in questo mistero che ti d appuntamento. Che lui sia il nostro
centro, la nostra dimora (Lettera 104); Sono Elisabetta della
Trinit, cio Elisabetta che scompare e si perde nei Tre e si lascia
invadere da loro (Lettera 148).
22 Si apre qui linteressante capitolo dei rapporti tra teologia e santit o, se
si vuole,
dellapporto che lesperienza spirituale dei santi pu offrire alla riflessione
teologica

per una pi completa comprensione del mistero cristiano. Un invito ad accogliere


tale apporto ci pare sia esemplificato dal pontefice nella Novo millennio
irraunta n.
27. quando afferma che lintlagine teologica sulla morte di Cristo in croce
pu trovare un aiuto rilevante [] da quel grande patrimonio che la teologia
vissuta dei
santi. Essi ci offrono. prosegue il testo. indicazioni preziose che
consentono di
accogliere pi facilmente intuizioni della fede, e ci in forza delle
particolari luci che
taluni di essi hanno ricevuto dallo Spirito Santo. Il 17 ottobre 1997, durante
lomelia alla messa per la proclamazione a dottore di santa Teresa di Ges Bambino,
Giovanni Paolo 11 si era gi espresso nello stesso senso. Cfr. Ornelia, n. 3. Il
contributo della teologia Vissuta dei santi alla riflessione teologica &
ovviamente esten
sibile a tutti i principali misteri della Rivelazione cristiana. La fatica con
cui la teolo
gia sta aprendosi nei suoi vari ambiti ( trinitaria, antropologia, cristologia,
pneumato'
logia, ecclesiologia) alla teologia vissuta dei santi tracciata da D.
Sorrentino,
Storia della spiritualit e teologia. Necessit e fecondit di un nesso, in
Arprerrar, 46
(1999) 165-194.
Molti sono i testi a cui ulteriormente rinviare. Ad esempio: Lettera 107, 151,
153,
97
PA99
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
5. Conclusione: i tanti, ovvero la persuasione della fede
Linterrogativo attorno al quale si sviluppata la nostra riessione
era cos formulato: quale ruolo e funzione svolgono i Padri, i santi e
le sante che si incontrano lungo tutto il percorso dottrinale del
Catechismo? Dalla reiterata presenza di san Tommaso dAquino alla
pi semplice comparsa di san Nicola di Fliie (n. 226) quali insegnamenti vengono alla nostra fede? Ci preme evidenziarne due solamente: la santit della Chiesa e la persuasione della fede.
I santi e tutti gli altri testimoni25 che la tradizione della Chiesa
riconosce come autorevoli (il Catechismo cita quattro volte il pensiero di John Henry Newman, autore a noi molto vicino da un punto di
vista cronologico e a tuttoggi non ancora canonicamente <<santo)
sono come corsi dacqua che sgorgano da ununica sorgente, posta
sulla vetta di un monte, e che poi vi discendono. Tutti traggono origine, vita e forza dalla stessa fonte.
I santi rappresentano agli occhi del mondo loriginalit della
fede poich la loro testimonianza apre un varco verso l<<origine
prima, la sorgente inesauribile della santit stessa: il Verbo che si
fatto carne per essere nostro modello di santit (n. 459) e la potenza dello Spirito di santit che nella Chiesa (n. 828). La loro santit
non ha il potere di esaurire la santit di Cristo e della Chiesa, ne attingono solamente. Ha scritto von Balthasar: [...] la Chiesa uno spa
zio di santit cristologica, che oggettivamente (soprattutto nei sacramenti, nellinfallibilit della sua guida) supera ogni somma di santit

soggettiva dei testimoni della fede. Quanto pi perci un testimone o


un teologo soggettivamente santo si nutre della santit oggettiva (cristologica e ultimamente trinitaria) posta nella Chiesa [] tanto pi
efficace diventa la sua testimonianza teologica26. Nella comunione
dei santi (nn. 946-962) la testimonianza teologica di Giovanna
dArco o del Curato dArs non meno significativa ed esemplarmente meno feconda di quella di santAgostino () di san Tommaso
Catholique, n. 1847 (1983) 260-267; qui pp. 263-264. Si tratta della famosa
conferenza del gennaio 1983 tenuta a Notre-Dame a Parigi.
25 Cfr. R. Latourelie, Tartimom'anza. H Moiivo di credibilit, in R. Latourelle,
R.
Fisichella, Dizionario di Teologia Fondamentale, Cittadella editrice, Assisi
1990, pp.
1320-1331.
26 H.U. von Balthasar, Teologia a rantit, in Commam'o. n. 96 ( 1987) 7-16; qui
p. 15.
Cfr. anche Id., Puniifermi, cit., pp. 329-332.
99
PA101
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
non meno inquieto di quello di ieri (nn. 27-35). La cultura di
oggi, ha detto Giovanni Paolo II, talora ci contraddice in modo bla
sfemo, altre volte sorride in modo ironico; ma il cuore delluomo nel
suo profondo attende: tutto luomo attende tutto il Cristo.
A dispetto della fragilit dei suoi membri, la Chiesa santa di Dio
continua ad attraversare la storia e a scolpire il tempo (Andrej
Tarkovskij). In precedenza abbiamo fatto ricorso pi volte allimmagine del tempio per parlare della fede e della dottrina cristiana.
Qualcuno potrebbe pensare che i santi siano entrati in quella casa di
Dio per fuggire dalla storia e dalle vicende umane. Nella Chiesa vi
sono invece cristiani che sono diventati santi proprio in virt della
loro testimonianza teologica (von Balthasar) offerta in mezzo al
mondo. Si pensi, ad esempio, a san Massimo il Confessore, a san
Tommaso Moro e a san Francesco dAssisi.
Anche chi si (apparentemente) ritirato dal mondo, in realt non
ha fatto che conservare il mondo vivo dentro di s nella preghiera. E
sufficiente ricordare qui santa Teresa di Ges Bambino, monaca di
clausura, proclamata patrona delle missioni, cio dellamore di Dio
che per mezzo della Chiesa si fa abbraccio del mondo. La Chiesa
un movimento, ha scritto Georges Bernanos, una forza in cammino, anche se molti devoti, uomini e donne, hanno laria di credere,
fingono di credere che sia soltanto un riparo, un rifugio, una specie di
albergo spirituale, attraverso le finestre del quale ci si pu prendere il
piacere di guardare i passanti, la gente di fuori, quelli che non abitano nella casa camminare nel fango.
Nei santi questo movimento si fatto pi persuasivo (dolce) ed
evidente.
incontra con lamore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio. se non vi
partecipa
attivamente. E perci appunto Cristo redentore [...] rivela pienamente luomo
alluomo stesso (Redemptor hominis, n. 10).

32 Giovanni Paolo II, Discorso ai vescovi della regione Piemonte, n. 5


(03.11.1984).
G. Bernanos, La Libert, pour quoi ferie?. Gallimard, Paris 1953, citato in Y.
Congar, Santa Chiesa. .S'aggi ecclesiologici, Morcelliana, Brescia 1967, p. 311,
nota 8.
101
PAIO3
Capitolo sesto
LA GIOIA DI CRISTO,
DEL CRISTIANO E DEI SANTI
La gioia nasce sempre da un certo
sguardo sull'uomo e su Dio.
Paolo VI
1. Introduzione
Il 9 maggio 1975, nel pieno delle celebrazioni dellAnno Santo e
approssimandosi la solennit della Pentecoste, Paolo VI pubblic la
sua esortazione apostolica sulla gioia cristiana, intitolata Gaudete in
Dominoh Non si trattava certo di un tema per cos dire canonico per
un documento pontificio. Da un pontefice ci si aspetta che parli di
dottrina, di morale o al pi di questioni come la necessit della pace
e dello sviluppo.
Dalla pubblicazione di alcuni scritti finora inediti sappiamo con
certezza che la Candele in Domino non fu per il pontefice n un
documento improvvisato ne' tanto meno un testo scritto da chiss
quale anonimo collaboratore; fu dettato semplicemente, come dir
La versione italiana si legge in Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIII, I 97 5 ,
Tipografia
Poliglotta Vaticana, Citt del Vaticano 1976, pp. 452-474. D'ora in poi il
rimando ai
testi dellesortazione avverr indicando il titolo e la pagina di questa
edizione. Assai
Curiosamente il te5to italiano e latino della esortazione risulta suddiviso solo
in capi
toli (sette pi la conclusione) e non anche in paragrafi come abituale per un
docu
mento pontificio di una certa lunghezza e importanza; cfr. anche .-\:\S. 67
(1975) 289322. l corsivi sono sempre nostri. Per un primo commento allesortazione si
rimanda
a ]. Galot, Gioia per il nostro tempo, in La Civilt Cattolica, 126 (1975) lll.
24-34.
Anche le brevi considerazioni di E. Giammancheri non hanno perso di attualit:
cfr.
E. Giammancheri, Alla scuola di Paolo (I. Appunti, La Scuola, Brescia 2003, pp.
4951. Si tratta del testo di un breve articolo di commento alla Candele in Domino
scrit
to per il quotidiano Avvenire del 26 settembre 1997 e ora li ripubblicato.
103
PA105

La gioia di Cristo, del cristiano e dei santi


Apostolica, il cui tema principale e, precisamente, la gioia cristiana, la
gioia nello Spirito Santo?
2. La gioia di Cristo
Secondo Paolo V], Cristo stato uomo capace di una gioia piena e
assolutamente originale e perci importante cogliere bene il segreto della gioia inscrutabile che dimora in Ges e che gli propria? La
fenomenologia della gioia di Ges e in Ges descritta dal pontefice
con le seguenti tre lapidarie affermazioni: la gioia di Cristo una
Presenza che non lo lascia mai solo (cfr. Gv 16,32). una conoscenZa
intima che lo colma: Il Padre conosce me e io conosco il Padre (Gv
10,15). uno scambio incessante e totale: Tutte le cose mie sono tue
e tutte le cose tue sono mie (Gv 17,10)?
Presenza, conoscenza e scambio prendono forma e documentano l'ininterrotto rapporto che Ges ha con il Padre suo. Tale
rapporto non nasce per da una effimera presa di coscienza, ma
come eco, nella sua coscienza umana, dellamore che egli conosce da
sempre come Dio nel seno del Padre: Tu mi hai amato prima della
creazione del mondo (Gv 17,24). Cristo consuma, perci, la sua
esistenza di Figlio in questa relazione incomunicabile damore
con il Padre. Anche nellesperienza della Croce tale rapporto e
scambio non verranno meno e la risurrezione di Ges si riveler
come la prova della fedelt del Padre12 alla gioiosa donazione del
Figlio.
Con una felice intuizione Paolo VI ha potuto scrivere che la gioia
di Cristo rappresenta per il credente una sorta di originale accesso al
7 Candele in Domino, cit., p. 452. Il testo dellesortazione si divide in sei
capitoli
pi una breve introduzione e conclusione. I capitoli sono cos suddivisi: [. Il
bisogno
di gioia nel cuore di tutti gli uomini; II. Lannuncio della gioia cristiana
nellAntico
Testamento; . La gioia secondo il Nuovo Testamento; IV. La gioia nel cuore dei
santi; \-'. Una gioia per tutto il popolo; VI. La gioia e la speranza nel cuore
dei giova
ni; VI]. La gioia del pellegrino in questo Anno Santo.
** Caadeie iii Domino, cit., p. 458.
" Ibid., cit., pp. 458-59.
' ibid., cit., p. 459.
Ib:klem.
12 ibid., cit., p. 460. Il pontefice citava qui C:\." 17,1: Padre glorifica il
Figlio tuo,
perch il Figlio tuo glorifichi te.
105
PA106
I santi danno fastidio
segreto della vita trinitaria. Qui il Padre vi appare come colui
che si dona al Figlio, senza riserve e senza intermissione, in un impe-

to di generosit gioiosa, e il Figlio come colui che si dona nello stesso


modo al Padre, con uno slancio di gratitudine gioiosa, nello Spirito
Santo. La gioia di Ges ha cos una sola origine: larnore ineffa
bile cli cui egli sa di essere amato dai Padre15. La sua pace, la sua
allegrezza e la sua disponibilit16 scaturiscono unicamente da
qu1.
3. Il realismo del suo sguardo
Durante la sua vita terrena Ges stato continuamente abitato e
messo da questa gioia divina e trinitaria. Questa gioia assolutamente
originale non ha per reso lumanit di Cristo meno sensibile e aperta alle gioie pi schiettamente umane. Scrive il pontefice: La profondit della sua vita interiore non ha attenuato il realismo del suo
sguardo, n la sua sensibilit. Ges ha manifestamente conosciuto, apprezzato, esaltato tutta una gamma di gioie umane, di quelle
gioie semplici e quotidiane, alla portata di tutti: delluomo che
trova un tesoro nascosto, degli invitati al banchetto, del padre che
accoglie il figlio perduto, del pastore che ritrova la pecora perduta e
molte altre.
Le parole della Gaudete in Domino, anche se non vi fanno esplici
to riferimento, rimandano facilmente il lettore al famoso passo della
Gaudium et spes n. 22, l dove il documento conciliare cos si esprime: Con la sua Incarnazione, infatti, il Figlio stesso di Dio si unito
in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani duomo, ha pensato con mente duomo, ha agito con volont duomo, ha amato con
cuore duomo.
Ibid., cit., p. 459.
Ibidem.
Ibid., cit., p. 458.
ibidem.
Ibid., cit., p. 457.
'S ibid6m.
Questo passo della Gaiidium et spes sar poi originalmente ripreso da Giovanni
Paolo 11 nella sua Redemptor bonu'm's (cfr. nn. 8 e 18). Il cardinale Karol
Woityla comment questo testo della Gaudium et spes durante una delle meditazioni degli
eserci
106
PA109
La gioia di Cristo, del cristiano e dei santi
santit cristiana e, come abbiamo appena visto, dello stesso messaggio evangelico.
Per capire meglio il legame tra santit e gioia nel pensiero del papa
utile ricordare il periodo in cui egli fu arcivescovo di Milano.
Nell'omelia del luned di Pasqua (3 aprile 1961) egli parl del binomio santit e gioia in un modo che non avrebbe potuto essere pi
convincente. Disse: Vorrei domandarvi: avete mai incontrato un
santo? E se lavete incontrato, ditemi: quale la nota caratteristica che
avete trovato in quellanima? Sar una gioia. una letizia cos compo-

sta, cos profonda, cos semplice, ma cos vera. Ed questa trasparenza di letizia che ci fa dire: quella davvero unanima buona, perch ha la gioia nel cuore.
A distanza di quattordici anni il legame tra santit e gioia tornava
nel capitolo della Candele in Domino dedicato alla gioia nel cuore
dei santi. In esso il papa elenc un buon numero di santi quali testimoni della gioia e scelse per di soffermarsi in particolar modo su
quattro di essi: la Vergine Maria, Francesco dAssisi, Teresa di Lisieux
e Massimiliano Kolbe. A ognuno di essi dedic poche, ma intense
espressioni che qui riprendiamo assai brevemente.
Maria, la cui gioia testimoniata per sempre dalle parole del
Magmficat L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta
in Dio. mio Salvatore , stata pure la donna alla Clu-ale le sofferenze non sono state risparmiata. E tuttavia ella ha vissuto pi di
ogni altro la gioia della Risurrezione*. Francesco dAssisi con la
sua radicale scelta della povert recupera qualcosa [...] della beatitudine primordiale, quando il mondo usci, intatto, dalle mani del
Creatore. Nel suo Cantico delle Creature, scritto quando ormai
cieco, egli eleva a Dio il suo inno di lode e di gioia. In tempi molti pi
vicini ha fatto storia la vita di santit di Teresa di Ges Bambino. La
sua gioia traeva origine dal coraggioso abbandono nelle mani di
Dio anche nei momenti in cui fu provata dal sentimento dellas2H G.B. Montini, Aift'imii. in giori: perfetta, in V. Levi (a cura di), Cristo
wie dell'uomo d'oggi nella parola di Paolo VI, Mondadori, Milano 19692 , pp. 259-262; qui
p. 262.
29 Il testo cosi proseguiva: [...] essa sta in piedi accanto alla croce.
associata in
modo eminente al sacrificio del Servo sofferente. Lei ch madre dei dolori
(Candele
in Domino. cit., p. 462).
Ibidem.
Ibid., p. 464. Per una sintetica ed efficace rilettura teologica della vita di
Francesco si rinvia ad AM. Sicari, Ritratti di rami, cit., pp. 23-33.
109
PA110
I santi danno fastidio
senza di Dio. Infine Massimiliano Kolbe, la cui serenit, gioia
e pace interiore seppero trasformare la cella della prigione, vera
immagine dell'inferno, nellanticamera della vita eterna33
Nel meditato testo dell'esortazione il pontefice offre anche una
personale definizione del santo che per la sua profondit vogliamo
ricordare. I santi sono coloro cui lo Spirito Santo consuma il cuore
e che nella morte a se stessi hanno avuto parte alla gioia santa della
risurrezione. Nella celebrazione del mistero eucaristico la gioia
del Signore risorto offerta a ogni cristiano quale anticipazione della
gioia finale.
6. Lapertura cattolica della gioia cristiana
Colrno di gioia divina, il cristiano non per questo meno attento e
partecipe alla vita quotidiana, ai problemi e ai drammi che incontra:
In nessun modo [la gioia] potrebbe indurre colui che la gusta ad una
qualche attitudine di ripiegamento su di st

Nel suo dispiegarsi, la gioia cristiana tende necessariamente ad


abbracciare e pervadere di s tutto ci che incontra. In questo
abbraccio anche il dolore pu misteriosamente aprirsi alla speranza.
Proprio perch ha in Dio la sua sorgente, la gioia ampia e profonda,
che fin da quaggi si diffonde nel cuore dei veri fedeli, non pu che
Candele in Domino, cit., p. 464. Paolo VI ebbe nei riguardi di Teresa di
Lisieux
un particolare legame spirituale, forse giustificato anche da un incrociarsi di
dati
autobiografici. [130 settembre 1897, giorno in cui Teresa moriva, il neonato
Giovanni
Battista Montini veniva battezzato nella chiesa parrocchiale di Concesio, suo
paese
natale. In occasione del centenario della nascita (1873-1973) di Teresa di
Lisieux
Paolo VI indirizz al vescovo di Lisieux una significativa lettera. Cfr.
Insegnamenti di
Paolo Vi, vol. XI, 1973, Tipograa Poliglotta Vaticana, Citt del Vaticano 1974,
pp.
l l-l4.
Gandria in Domino, cit., p. 464. Un breve ritratto di Massimiliano Kolbe nella
linea delle parole di Paolo VI si legge in A. M. Sicari, Ritratti Ji.tanii,
cit., pp. 133-144;
Id., Soffrire con ( morire con . ovvero la gioia nella persecuzione in
Communio n.
92 '(1987) 20 30.
Gaadete in Domina, cit., p. 463.
Ibid, p. 465.
" Ibid. p. 465.
il paradosso della condizione umana che illumina singolarmente quello della
condizione umana: n la prova, n la sofferenza sono eliminate da questo mondo,
ma
esse acquistano un significato nuovo nella certezza di partecipare alla
redenzione
operata dal Signore, e di condividere la sua gloria (Candele in Domino, cit.,
p. 460).
110
PA111
La gioia di Cristo, del cristiano e dei santi
apparire diffusiva di s, proprio come la vita e lamore, di cui essa
un sintomo felice. Essa risulta da una comunione umano-divina, e
aspira a una comunione sempre pi universale. [...] Essa d al cuore
unapertura cattolica sul mondo degli uomini, mentre gli fa sentire [al
credente], come una ferita, la nostalgia dei beni eterni.
In forza di questa apertura cattolica il cristiano e chiamato a
farsi carico delle situazioni di ingiustizia, di povert e di disuguaglianza che impediscono a molti uomini di aver parte alla gioia. In
apertura di lettera Paolo VI si era cos espresso a questo proposito:
Quante volte Noi vi incitammo, Fratelli e Figli carissimi, a preparare con ardore una terra pi abitabile e pi fraterna, a realizzare senza
indugio la giustizia e la carit per uno sviluppo integrale di tutti! [...]

Anche se non questo direttamente il tema che Noi qui affrontiamo,


non ci si dimentichi di questo dovere primordiale dellamore del
prossimo, senza il quale sarebbe sconveniente parlare di gioia.
La stessa apertura cattolica del cuore gioioso, a cui si appena
fatto riferimento, spinge il credente anche in unaltra direzione: ora
non pi verso cose o problemi materiali, ma verso quella moltitudine
di uomini che, pur nella societ del benessere e del progresso, anelano ancor di pi alla vera gioia. La societ tecnologica, scriveva il
pontefice, ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perch la gioia viene daltronde.
spirituale". Nelluomo il bisogno di unautentica e duratura gioia
non pu certo essere tacitato da qualche effimera situazione di piacere e di benessere sociale. Il denaro, le comodit, ligiene, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la
tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti.
Conscio di questa situazione, Paolo VI si domandava: O non si
tratta, soprattutto, di solitudine, di una rete damore e di una presenza
non soddisfatta, di un vuoto ma! dfli0?'lz. La sua analisi giungeva
cos al suo livello pi profondo: Ein [luomo] ha desacralizzato lu3" ibid., p. 465.
ibid., pp. 454-455.
4" Ibra, p. 454.
Ibid., p. 454.
' Ibidem. Il teologo russo Pavel Evdokimov ha scritto a questo stesso
proposito:
Ogni uomo, dietro la facciata delle obiezioni intellettuali, del cinismo e
dell'indifferenza, nasconde l'isolamento, il bisogno di una presenza (P. Evdokimov, L'amore
folle di' Dio. cit., p. 173).
111

PA112
I santi danno fastidio
niverso ed ora lumanit; ha talora tagliato il legame vitale che lo univa
a Dio. Il valore degli esseri, la speranza non sono pi sufficientemente assicurati. Dio gli sembra astratto, inutile: senza che lo sappia espri
mere, il silenzio di Dio gli pesa. Si, il freddo e le tenebre rono anzitutto nel cuore dell uomo che conosce la tristezza.
Queste parole indicano per la gioia del cristiano un grande compito missionario: sciogliere il freddo e diradare le tenebre del
cuore che rendono astratto il mistero di Dio per molti uomini.
7. Conclusione: Dove diavolo nascondete la vostra gioia ?
Durante ludienza di mercoled 21 maggio 1975 Paolo VI richiam
ai presenti la lettera apostolica appena pubblicata, esortandoli a
inquadrarla nel pi ampio contesto di rinnovamento e riconciliazione
propri dell'Anno Santo in corso. Invitandoli non solo a leggerla, ma a
farne oggetto di riflessione, ricord che se siamo davvero cristiani
e cattolici dobbiamo essere immersi in un gaudio sempre nuovo e

sempre vero, quello che proviene a noi dalla grazia dello Spirito
Santo.
Le private riessioni sulla gioia cristiana, a cui si fatto pi sopra
riferimento, testimoniano chiaramente che da quel gaudio sempre
nuovo il papa, pur nel mezzo di un difficile e contestato pontificato, si lasci avvolgere per primo. Non possibile spiegare altrimenti queste sue parole: Dio amore. Questa la verit su Dio. Il Vangelo
ce lo ha insegnato. Dio Padre. Credo in Dio Padre onnipotente. Mi
pare che non avremo mai abbastanza esplorato questa Personalit di
Dio in Se Stesso e rispetto alle creature capaci di cogliere questo suo
segreto, che solo gli Angeli e gli uomini possono scoprire. Quale teli
gione derivi da questa rivelazione, dal Padre verso di noi e di noi verso
il Padre. lo sono amato da Dio: gioia, gioia, pianti di gioia/.
Gaudele in Domino, cit., p. 455.
Diteorso alludienza generale, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIII, 1975,
cit., p.
549.
Echi di questa difficolt sono chiaramente rintracciabili anche verso la
conclusione della stessa esortazione apostolica: Che i nostri figli inquieti di certi
gruppi
respingano dunque gli eccessi della critica sistematica e disgregatricel
(Candele iii
Domino, cit., p. 473).
Paolo VI, Meditazioni inedite, cit., p. 74. Nostro il corsivo. Riecheggiano
qui le
112
PA115
Capitolo settimo
LE AN NUNCIAZIONI
DEL BEATO ANGELICO
Un esempio di santit e magistero dellarte
Gabriele ela Vergine si guardano
in un dialogo che non ha bi'rogno di parole.
I loro pensieri sono espressi dalla luce sm volti.
Carl Brandon Strehlke
1. Firenze e lAnnunciazione: le ragioni di un legame
Quando si trascorrono silenziosi e ripetuti momenti in compagnia
dell'opera pittorica del Beato Angelico (1395 ca1455)1, tra le molteplici e spontanee riflessioni che nascono, una guadagna repentinamente spazio su tutte le altre: limportanza senza pari che la figura
della Vergine ha nellintera produzione artistica angelichiana. Quali
sono i fattori ele cause che possono essere addotte per spiegare questa connotazione dellarte del geniale frate domenicano?
La rilevanza della figura della Vergine giustificata anzitutto dal
considerevole sviluppo che nei secoli XII-XIV ebbe la devozione mariana espressa dalla vita liturgica e spirituale dellOccidente? Allinterno
di questo pi ampio contesto si collocava poi lOrdine Domenicano,
che alla Vergine aveva assegnato una funzione assai importante: essere icona e modello della vita spirituale per ogni religioso che, in

risposta alla chiamata, era invitato a fare della propria vita un ininterrotto atto di accoglienza della Parola e della volont divina.
Da laico il Beato Angelico si chiamava Guido di Pietro. Entrato nellOrdine
Domenicano assunse il nome di fra Giovanni da Fiesole. Mor a Roma nel 1455. Nel
1468, dal suo confratello Domenico da Corella fu denito Angelico.
2 L. Bellosi, Come un prato orito. Studi sullarte tardogotiea, Jaca Book.
Milano
2000,p.182.
Cfr. AA.VV., Maria il suo nome. Itinerario storico teologico, Citt N uova,
Roma
1985, pp. 84-102.
115
PA116
I santi danno fastidio
Per quasi trentacinque anni, dalle fine del secondo decennio del
Quattrocento data del suo ingresso nellOrdine di san Domenico
fino al momento della morte avvenuta a Roma il 18 febbraio del 1455,
il Beato Angelico si immerse in questa atmosfera mariana e con i suoi
dipinti aiut i confratelli a fare altrettanto. Le sue cinque grandi
anche per le superfici dei dipinti Annunciazioni4 sono perci un
autentico riflesso tanto della sua gioia creativa quanto del suo spirituale convivere in contemplazione con il mistero della Vergine che
accoglie i voleri divini.
Un altro fattore che giustifica ancora meglio la centralit dellAnnunciazione nella vita e nellopera del Beato Angelico & lo spazio
geografico della citt di Firenze. Nella storia civile, religiosa e artistica5 lultima e documentazione delle prime due di questa capi
tale6 del Rinascimento7 il racconto dellAnnunciazione assunse un
rilievo peculiare che anche Giorgio La Pira non manc di sottolinea
re in diverse occasioni? in campo sociale a Firenze linizio dellanno
* Alle cinque che analizzeremo, vanno aggiunte quelle di minori dimensioni e
forse
poco conosciute, ma che la critica quasi unanimemente attribuisce allAngelico.
La
loro descrizione si legge nel catalogo completo delle opere dellAngelico curato
da G.
Bonsanti, Beato Angelico. Catalogo completo, Octavo, Firenze 1998. Al testo di
Bonsanti & sempre utile affiancare il validissimo catalogo dell'opera
angelichiana
curato da U. Baldini, Lopera eornpleta deilAngelieo, Presentazione di Elsa
Morante,
Rizzoli. Milano 1970.
5 Uninteressante introduzione storica ed artistica alla Firenze dei primi anni
del
Quattrocento risultano essere i saggi preme551 al catalogo della mostra dedicata
appunto a questo periodo di tempo: Let di Masaccio. Il primo Quattrocento e
Firenze, a cura di L. Bellosi e A, Paolucci, Firenze, Palazzo Vecchio, 7 giugno16 settembre 1990, Electa, Milano 1990, pp. li-60. Utile anche L. Bellosi, Come un
prato
fiorito. Studi sullarte tardogotiea, cit. pp. 21-31.

" Per avere idea dello sviluppo che sub la citt di Firenze e sufficiente
questo dato:
dal secolo XI allinizio del XIV la popolazione pass da 40.000 a 160.000
abitanti. Cfr.
T. Verdon, Arte, fede, storia. Guida alla Firenze cristiana, Studio Editoriale
Fiorentino, Firenze 1999, p. 24.
7 Il 18 ottobre 1986 a Palazzo Vecchio di Firenze Giovanni Paolo Il lesse un discorso nel quale con essenzialit e profondit ricostru il clima culturale e
religioso
del Medioevo e dell'Umanesimo fiorentino. A quel testo ancora utile tornare.
Madre Reverenda, vengo ora alla festivit di ieri (lAnnunciazione) a
Firenze!
Firenze una citt particolare: perch essa radicata proprio nel mistero
dellAn.
nunciazionc! il popolo fiorentino e il popolo dellAnnunziata: basta osservare
cosa
avviene il 25 marzo di ogni anno nella basilica della SS.ma Annunziata! [...] Il
popolo dellAnnunziata, la citt dellAnnunziata; un popolo ed una citt radicati
nel mistero fondamentale del cristianesimo: mistero di verginale bellezza; mistero
contenuto
in un dialogo fra un Angelo ed una Vergine! (Lettera del 26 marzo 1963). Cfr.
G.
116
PA12O
I santi danno fastidio
Fin dai primi tempi del cristianesimo, per un originale modo di calcolare, la data della creazione venne fissata il 25 marzo, proprio quel
la scelta anche per la festa dellAnnunciazione. Il Beato Angelico
conosceva certamente questa verit e non azzardato ipotizzare21
che essa abbia influenzato la sua teologica e artistica elaborazione
delle prime tre Annunciazioni: quella di Fiesole, quella del convento
di Montecarlo a San Giovanni Valdarno e quella di Cortona.
Nella pala del Prado, ma anche in quelle di Montecarlo e di
Cortona, langelo descritto dal suo deferente inchino alla Vergine.
Incrociate sul petto, le sue braccia paiono la trasposizione di quanto
sta per annunciare e, in un analogo movimento sul petto, quelle di
Maria indicano la sua disponibilit allascolto e allaccettazione.
Inviando il suo messaggero agli uomini, Dio manifesta nuovamente la
volont di riannodare i fili di una storia e di un dialogo da tempo
interrotti. Se cerchiamo un commento che traduca in parole ci che
lAngelico ha espresso con i colori, le figure e la prospettiva, queste
parole di Giovanni Paolo 11 si addicono assai opportunamente:
LIncarnazione del Figlio di Dio testimonia che Dio cerca luomo.
[...] Dio dunque cerca luomo, che sua particolare propriet, in
maniera diversa di come lo ogni altra creatura. Egli propriet di
Dio in base a una scelta di amore: Dio cerca luomo spinto dal suo
cuore di Padre22.
Nelle Annunciazioni che seguiranno, soprattutto nelle due del convento di S. Marco, il Beato Angelico raggiunger vertici di essenziali
t, di sobriet e di luce impareggiabili e per questo capaci di rapire gli
sguardi dei confratelli suoi contemporanei e, nei secoli, di ogni visita
tore. Per la pala del Prado condividiamo il giudizio che di essa ha dato
il gi citato Strehlke che, dopo aver affermato che lartista inser la cac-

ciata dal paradiso in segno di omaggio a Masaccio per lanaloga scena


che questi aveva rappresentato nella cappella Brancacci, cappella a
lungo studiata dallo stesso Angelico, cos proseguiva: Le novit del
Rinascimento non indussero lAngelico a gettare alle ortiche tutto ci
"'U Cfr. ]. de Mahuet, Annoneiation (liturgie), in Catholierltrne. I (1948),
coll. 604-606.
Lidea presente anche nella tradizione bizantina. Cfr. G. Gharib, La Madonna
nel
lanno liturgico bizantino, Roma 1972, pp. 100-118; G. Passarelli, leone delle
dodici
grandi feste brigantine,_laca Book, Milano 1998. pp. 147169.
2' Per Georges Didi-Huberrnan una certezza. Cfr. G. DidiHuberman, Fra
Ange/ico, Dissemblance e! ji'guration, Flammarion, Paris 1995, pp. 237-240.
22 Giovanni Paolo Il, Tertio millennio adueniente, n. 7. Nostro il corsivo.
120
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I santi danno fastidio
germente piegato in avanti, ascolta l'angelo che le sta parlando con il
movimento delle mani e con le parole trascritte con cura nello spazio
che separa i due volti, protesi luno verso laltro. Lindice destro
rivolto verso di lei, quello sinistro indica la colomba dello Spirito
Santo29 e le parole Lo Spirito Santo scender su di te e la potenza
dellAltissimo ti adombrer che escono dalla sua bocca. Fra
Giovanni da Fiesole ovviamente non omise la risposta della Vergine,
che trascrisse a lettere capovolte e da sinistra a destra: Eccomi sono
lancella del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Come perle
preziose di una collana, le parole di questa frase, con rigorosa precisione di intervalli e di grafia, furono poste dal Beato Angelico
anche nellarrotondata scollatura dellabito della Vergine.
Prima di passare alle Annunciazioni del convento di S. Marco
vogliamo affrontare la descrizione di un particolare, il cui valore sim
bolico generalmente trascurato dai critici. Intendiamo riferirci a
ci che nella pala di Cortona pu essere giudicato come il normale soffitto del portico, mentre a nostro parere non che il cielo stellato che
dallalto si affaccia sulla scena dellannuncio. Se losservazione ha
qualche fondamento, diventa ancor pi chiara la concezione che il
Beato Angelico aveva dellevento dellAnnunciazione: i cieli, chiusi a
causa del peccato dei progenitori, sono riaperti dalla risposta di Maria
allangelo e, anzi, come sostengono molti Padri, scrittori ecclesiastici
e testi liturgici, compresi quelli propri dellOrdine Domenicano,
ella il vero cielo, la cui porta non si chiude mai al dialogo
Cfr. C. Valenziano, Via pulcbritudinir..., cit., p. 25; ]. Pope-Hennessy,
Beato
Angelico, cit., p. 15.
O L. Castelfranchi Vegas, L'Angel'im @ ! umanesimo, cit., p. 26.
Nessuno dei cinque commenti allopera angelichiana da noi consultati vi fa
riferimento. Qualche accenno l'abbiamo trovato in tre testi scritti per da uno
storico
della Chiesa, da un vescovo e da un teologo certamente appassionati darte. Cfr.
G.
Bedouelle, A immagine di" san Domenico, Jaca Book, Milano 1994, p. 68. Il
capitolo

dedicato al Beato Angelico alle pp. 61-71; Mons. G. Fallani, Preghiera (*


poesia nellopera dell/Ingelico, in L'Osservatore Romano. 19.02.1984, p. 9; C.
Valenziano, Wa
pulcbritudinir cit., p. 25 .
S, Tu sei la Porta che conduce al Re altissimo. Tu sei la Porta scintillante
di
luce (cfr. Liturgia domenicana, Ufcio quotidiano della Vergine). Citato da G.
DidiHuberman, Fra Angelico. Dirremblance et f.t'guraltbn, cit., pp. 412-413, nota
73.
Per limitarci a qualche esempio: Ascoltami rispose [l'angelo Gabriele] , 0
Maria: se io, l'Incorporeo, sono stato mandato presso di te, perch sei
destinata a
divenire un altro cielo (Romano il Melode, Inna H dell'/innanc1krzz'one. [0].
Ave
Maria! Un ave' santo! Ave al nuovo cielo che sta sulla terra! (Liturgia copta,
122
PA123
Le Annunciazioni del Beato Angelico
amoroso e obbediente con Dio Padre. Nella pala di Montecarlo e in
quella del Prado il Beato Angelico espresse la stessa idea dipingendo come cieli stellari il soffitto della stanza e del portico.
John Pope-Hennessy, il critico inglese che nel 1952 defin artista
reazionario35 il Beato Angelico, nel 197436 pubblic la nuova versio
ne della sua monografia mutando il suo giudizio sul pittore toscano.
A proposito della pala di Cortona scrisse che il primo indubbio
capolavoro dellAngelico e una delle vette pi alte della pittura fiorentina. [...] Proprio come la pala daltare dellAnnunciazione, dipinta da Simone Martini nel 1333, fu determinante per il modo di rappresentare questa scena a Siena per pi di mezzo secolo, cos la pala
daltare di Cortona, con il suo pervasivo senso di mistero, la sua lumi
nosit delicata e simbolica, il suo splendore e il suo fervore contagio
so, ha costituito la fonte di innumerevoli adattamenti e varianti.
Se posiamo per una volta ancora il nostro sguardo su questa grande pala (cm 150 X 180) e lasciamo che a guidarlo siano le parole di
Giovanni Paolo Il, essa ci parler con insospettata profondit:
Suggestiva [...] la tavola del Beato Angelico che ritrae larcano
incontro fra Gabriele e Maria. Sembra quasi che cielo e terra siano in
attesa di questa risposta nella sublimit inenarrabile di una trascendente comunicazione. Eppure, l Ges visibilmente non c; c, si, la
potenza dellAltissimo, cui nulla impossibile (cfr. Lc 1,35-37). Ma
Ges, almeno sul piano delle apparenze, non c ancora. Si direbbe
che, come attendono cielo e terra la risposta di Maria, cos anche il
Verbo nascostamente e trepidamente lattenda per dare subito attuazione alleterno disegno del Padre. Cos latteso stesso, colui che la
Preghiera dellincenro); Come chiamare te, o Piena di grazia? Cielo: poich hai
fatto
sorgere il Sole di giustizia (Liturgia bizantina, Tbeo!akiorr deliOra Prima).
Ecco la
serva del Signore, possa avvenire di me secondo la tua parola. Disse cos e
l'opera
seguiva le parole. [...] Queste parole hanno reso la terra delo, hanno svuotato
[Adc
dei suoi progenitori (N. Cabasilas, Omelia sullannuncxzme della .Santirrima

Madre
di Dio, 10). I titoli di Maria sono molti ed giusto che io li usi: [...] essa
il nuovo
ciclo, nel quale dimora il Re dei re (Efrem Siro, Omelia rulla nativit).
Alina Madre del Redentore, tu che sei la porta aperta del cielo e la stella
del
mare (Liturgia latina, Alma Redemptoris]; Ave, tu porta deterna salvezza
(Liturgia
bizantina, Inno Akai/airfax, 19).
Riportato nellitinerario critico che Umberto Baldini ha premesso al suo
catalogo
completo dellopera angelichiana (cfr. supra, nota 4).
" In italiano il testo stato pubblicato in forma di riassunto nel 1981 (cfr.
supra,
nota 26).
]. Pope-Hennessy, Beatofingeiico, cit.. p. [S.
123
PA124
I santi danno fastidio
Legge e i Profeti avevano presentato come latteso delle genti (cfr.
Gen 49,10; ls 9,5-6; Gv 1,45), in attesa: di lui gi parlano i due augusti interlocutori, e non appena ci sar la risposta, cio quando risuo
ner il fiat sulle labbra della Vergine, verr immediatamente egli
stesso33.
c. Le Annunciazioni del convento di?. Marco
Le due Annunciazioni sono parte di quella ineguagliata impresa
pittorica, un unicum secondo la definizione di Giorgio Bonsanti,
che fu ed la decorazione del convento di S. Marco. Per leggere con
precisione le due Annunciazioni, quella cosiddetta in cima alla
scala e quella della cella n. 3, va ricordato che tutte le pitture del con
vento di S. Marco non vennero eseguite per i turisti che oggi frequentano pi o meno frettolosamente il complesso monastico.
Nessun profano pot mai visitarlo fino al 15 ottobre 1869, data nella
quale il convento fu ufficialmente aperto al pubblico come museo.
Dipingendo il chiostro, i locali della vita comune dei religiosi e le celle
del convento, fra Giovanni da Fiesole aveva in mente un solo tipo di
visitatori: i suoi confratelli domenicani, che in quel luogo, allora
sotto la sapiente guida di fra Antonino41 e negli anni futuri sotto altri,
avrebbero speso la loro quotidiana vita religiosa nellobbedienza e
nella povert, dediti allo studio e alla meditazione delle Sacre
Scritture. Quegli affreschi non furono, perci, pensati come occasio
ne di divertimento e di distrazione da qualcosa di gravoso, ma come
via contemplativa unitamente a quella nella forma della parola del
58 Giovanni Paolo Il, NellAnnunciazane del Signore [a prz'nn'zia della noitm
redenzione. Discorso alludienza generale, n. 3 (23.03.1983).
39 Cfr. G. Bonsanti, Beato Angelico, cit., p. 145. Nel 1436 il convento era
passato ai
domenicani che avevano aderito alla riforma dellOrdine. Nellarco di alcuni
anni e
grazie ai generosi finanziamenti di Cosimo de Medici il Vecchio, il complesso

monastico e lannessa chiesa furono completamente ristrutturati. Il giorno


dell'Epifania del
1443 avvenne la consacrazione della chiesa. Secondo Giorgio Bonsanti lintera
opera
di decorazione si protrasse per almeno cinque anni, dal 1439 al 1443. Cfr. G.
Bonsanti, Beato Angelico, cit., pp. 15-16. Anche V. Alce, Angelic pictor, cit..
pp.
177-184. Assai utile anche la monografia di W. Hood, Beato Angelico. il
convento
diSan Marro, SEI, Torino 1995.
4 Cfr. G.B. Strehlke, Angelico, cit., pp. 33-34.
Cfr. M. Boskovits, Arte e formazione: il caro del Beato Angelico, in AA.VV.,
Luomo difronte allarte Maiori ertetiei e valori etico-religiosi, Vita e
Pensiero, Milano
1986, pp. 153-164.
124
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Le Annunciazioni del Beato Angelico
testo biblico per la meditazione e per la preghiera del religioso: sin
golarmente o in comunit, egli le avrebbe praticate giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Dipingendo per religiosi il Beato Angelico si sent libero di cercare per la sua Annunciazione una forma artistica che non azzardato paragonare a uno squarcio di luce proiettato sullinaccessibilit
mistica di quellevento divino e umano.
La prima Annunciazione che osserviamo quella che il religioso
incontrava ogni volta che dal piano terreno saliva al primo piano del
convento. In tutta la sua grandezza (cm 230 X 321) e luminosit la
scena dellincontro tra langelo e Maria era l ad attenderlo al termi
ne di ogni salita. Qui non era pi necessario spiegare la colomba
dello Spirito Santo, leffigie scolpita del Padre e la cacciata dei proge
nitori come nelle tre precedenti pale che abbiamo visto: il luogo e i
suoi familiari rendevano tutto ci superfluo. Convento e religiosi
chiedevano invece di essere posti con nettezza dinanzi a tutta lessenzialit di quel mistero, con ci che esso comporta: l'Incarnazione
del Figlio.
Per fra Giovanni da Fiesole lAnnunciazione non era un evento
lontano nel tempo; se cos fosse stato la cosa pi ovvia era dipingere
una casa che somigliasse a una di quelle abitate al tempo di Cristo.
Poich la verit dellAnnunciazione invece presente ad ogni tempo
e in ogni luogo della storia, gli risult naturale ambientare la scena
entro uno spazio familiare a lui e ai suoi confratelli: ecco perch lincontro tra langelo e la Vergine avviene sotto un ampio loggiato che
richiama da vicino quelli edificati al piano terreno del suo convento.
Sullo sfondo del portico si intravede una spoglia cella monastica.
Come stato fatto osservate, labito della Vergine richiama da vicino
labito domenicano: una tunica bianca ricoperta da un mantello
scuro.
Al pari dei giardini chiusi degli altri conventi, anche questo
42
43

Cfr. }. Pope-Hennessy, Beato Angelico, cit.. p. 41.


Nettezza espressa dalla evidente sproporzione tra le dimensioni delle due figure
e quelle del portico entro cui sono inscritte. Cfr. G. Bedouelle, A inonagine di
san
Domenico, cit., p. 67: C. Valenziano, Via ptticbritndinis.... cit., p. 25.
Cfr. M. Scuderi, San Marco. Gzn'da completa al museo e alla chiesa, Scala
Becocci,
Firenze 1995, p. 74; T. Verdon. Arte, fede, storia, cit., p. 66.
' Cfr. M. Scuderi, San Marco..., cit., p. 74; G. Bonsanti. Firenze, i'Angeirto
al amnento di San Marco, cit., p. I]; T. Verdon. Arte, ede, storia. cit.. p. 66.
125
PA126
I santi danno fastidio
recintato da unalta staccionata che separa il folto bosco sullo sfondo
dal prato fiorito alle spalle dellangelo. I critici hanno visto in questi particolari un chiaro riferimento al Cantico dei Cantici, quando lo
Sposo si rivolge alla sposa con le seguenti parole: Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata
(4,12). Quel giardino chiuso ricordava ad ogni religioso che anche
il suo cuore era destinato a trasformarsi in un giardino fiorito come lo
erano quello materiale accanto al portico e quello spirituale rappresentato da Maria. Ai piedi dellaffresco si leggono due brevi frasi, il
cui intento non era la spiegazione, superflua, dellevento, ma linvito
a ricreare nella vita le condizioni per rivivere quotidianamente quello
stesso avvenimento. La prima di esse era molto semplice poich, al
pari dellangelo, al religioso era chiesto di mettersi in ginocchio per
salutare devotamente la Vergine Maria. La scritta, posta pi in
basso, era l a ricordarglielo: Quando, entrando, sarai dinanzi allimmagine dellintatta Vergine, passando, guarda di non dimenticare
unAve. A giudizio dello stesso William Hood, la seconda scritta,
leggermente pi in alto (Salve o Madre della piet e nobile abitazio
ne della Trinit), fu invece dipinta alcuni decenni pi tardi e probabilmente attorno al 149049.
Il nostro itinerario si conclude con alcune osservazioni sullultima
Annunciazione: quella dipinta per la cella n. 3 e che Bonsanti definisce come intima intima rispetto a quella in cima alla scala
e una delle pi alte creazioni nella storia della pittura. Posto a
sinistra della finestra e non di fronte ad essa, laffresco non veniva mai
direttamente investito dalla luce proveniente dallesterno. Una volta
chiusa la porta della stanza, il religioso poteva contemplare laffresco
che, pur illuminato, restava in leggera penombra. Al suo sguardo si
presentava una scena scarnificata da qualsiasi intento descrittivo e
L. Castelfranchi Vegas ha fatto notare la somiglianza tra questo giardino e
quello
della cella n. 1 con la scena del Noli me tangere. Cfr. LAngelieo e
lumanesimo, cit.,
p. 102.
Cfr. T. Verdon, Arte, fede, stona, cit., pp. 6667; G. Bedouelle, A immagine
di san
Domenico, cit., p. 67.
" Cfr. W. Hood, Beato Angelico. Il convento di San Marco, cit., pp. 71-74. V.

Alce,
Angelic pictor, cit., pp. 201-202; G. Didi-Huberman, Fra Angelico. Dirtemblance
e:
guratrbn, cit., pp. 237-242.
" Cfr. W Hood, Beato Angelico. Il convento diSan Marco, cit., p. 72.
50 G. Bonsanti, Firenze, lAngeiico al convento diS. Marco, cit., p. 13.
126
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Le Annunciazioni del Beato Angelico
decorativo. Sotto le volte di un chiostro e alla presenza del domenicano san Pietro Martire, avviene lincontro tra langelo e la
Vergine. La muratura bianca sullo sfondo e la luce-, proveniente da
sinistra (di chi guarda), evidenziano ancora di pi il mistero dellIncarnazione che sta prendendo, anche letteralmente, corpo.
Gabriele e la Vergine, ha scritto Strehlke, si guardano in un dialo
go che non ha bisogno di parole. I loro pensieri sono espressi dalla
luce sui volti.
Davanti a questa Annunciazione le nostre parole si fanno incerte
e, come lenti mal posizionate, anzich rischiarare la scena la sfuocano. Chiediamo allora aiuto alle parole del fiorentino pi famoso della
storia, vissuto oltre un secolo prima. Nel primo girone del Purgatorio,
Dante ammira scolpiti nel marmo tre esempi di umilt. Il primo
proprio la scena dellAnnunciazione, che egli cos descrive:
Langel che venne in terra col decreto
della moltanni lacrimata pace,
chaperse il ciel del suo lungo divieto,
dinanzi a noi pareva s verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace.
Giurato si saria che! dicesse Ave. ;
perch ivera imaginata quella
chad aprir lalto amor volse la chiave;
e avea in atto impressa esta favella
Ecce ancilla Def, propriamente
come figura in cera si suggellas4.
Le parole di Dante sono la potente sintesi di quanto lAngelico ha
espresso con le immagini e con i colori. NellAnnunciazione della
cella n. 3 lAngelo davvero s verace [...] che non sembiava imagine che tace, e nel suo ascolto avvolgente limaginata Vergine
porta impressa esta favella Ecce ancilla Dei. Anche le ali dellangelo, che si dispiegano in una ricamata policromia, paiono la traspo5 M. Scuderi, San Marco..., cit., p. 80.
5"- Secondo Timothy Verdon autentico terzo protagonista della scena. Cfr.
Arte,
ferie, storia, cit., p. 67.
C.B. Strehlke, Angelico, cit., p. 38.
" Purgatorio, X,34-45.

127
PA128
[ santi danno fastidio
sizione pittorica di quanto aveva detto Dante: E quellamor che
primo l discese/cantando Ave Maria, gratia plena/dinanzi a lei le
sue ali distese.
Il grande sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, ha scritto che il pensiero di Tommaso dAquino ha avuto due trascrizioni: quella in
versi ed in pensiero storico e politico della Divina Commedia di
Dante e quella nella pittura dellAngelico. Laverle qui accostate
le ha rese in un senso esaustivo anche complementari: mentre i colori e la luce dellAngelico traducono lintuizione poetica e religiosa
di Dante, lespressione di questi la versione letteraria della visione iconografica dellartista.
NellAnnunciazione della cella n. 3 il visitatore ieri il religioso
domenicano si trova dentro [la scena] non fuori: vicino allumile
figura di Maria, inginocchiata mentre ascolta langelo57. Proprio
perch collocati dentro la scena, a tutti era ed chiesto di rivestirsi degli stessi atteggiamenti interiori della Vergine: obbedienza
pronta e umile, disponibilit totale e povert serenasg,
3. Conclusione: Crenna le opere e simultaneamente creava se rterso
Il soggetto dellAnnunciazione cos spesso dipinto e tutte le altre
opere con al centro la figura della Vergine circondata da santi contribuirono a fare di fra Giovanni da Fiesole il pittore mariano. Questa
constatazione non tard a imporsi, se vero che nel 1468, tredici anni
appena dopo la sua morte, Domenico da Corella, pure lui domenicano, tratteggi con le seguenti parole la figura e la predilezione mariana del proprio confratello, considerato da lui non minore di Giotto
e Cimabue: Fiori, e anche lui con molte virt, mite di animo e ottimo religioso. Per questo, pi che agli altri pittori fu concessa giusta
mente a lui la particolare grazia di effigiare la Vergine come mostra la
Paraclito, XXXI],94-96.
5 G. La Pira, Omaggio al maestro, in La badia, n. 4 (1980) 14. Per diversi
studiosi
lortodossia tomista della poesia dantesca & tuttaltro che pacifica. Per un
primo
approccio si veda U. Eco, Arte e bellezza nell'estetica medievale, Bompiani.
Milano
1994. pp. 159166.
57 T. Verdon, Arte, fede, .rtoria, cit., p. 67.
58 V. Alce, Lomelia del Beato Angelico alla comunit os.rertuante di San Marco.
in
Sacra Dortrina, 85 (1983) 478-500; qui p. 494.
128
PA13O
I santi danno fastidio
peggio ostile. Per lui il mondo delluomo e il mondo di Dio non erano

due mondi incompatibili. Molte delle sue scene sacre hanno come
sfondo paesaggi storici a lui contemporanei, e non scenari atemporali. La fede cristiana era certamente langolo prospettico da cui guardare la realt. Lo stupore non sta nel fatto che sia accaduto cos, ma
nellipotesi che ci non fosse accaduto. Se a secoli di distanza anche
il turista pi profano esperimenta una sensazione di smarrimento
davanti allAnnunciazione in cima alla scala, significa che la realt
pensata a partire dalla fede non meno convincente di altre cosiddette libere da pesanti schemi religiosi. Parlando del Beato An
gelico ai fedeli della diocesi di Fiesole, Giovanni Paolo II ha accennato alla stupenda armonia dei suoi dipinti e alla pace rasserenante
che essi infondono. quanto accade al turista se, davanti ai suoi
dipinti, lascia spazio alluomo religioso o al credente che spesso convivono in lui.
Con la sua opera pittorica il Beato Angelico ricorda alla Chiesa la
necessit di utilizzare appieno linsostituibile contenuto visivo del
Vangelo? I dipinti nei quali questo contenuto visivo ha trovato
geniale espressione, unitamente alla intensa vita spirituale, sono allo
rigine del documento del 3 ottobre 1982, con il quale Giovanni Paolo
11 lo ha proclamato canonicamente beato. Questo solenne atto
dice alla Chiesa e al mondo che larte dellAngelico diventata una
sorta di magistero64 visivo, la cui persuasivit si rivelata pi con
vincente di molte parole che si sono spese per parlare di Dio.
La beatificazione ha ovviamente conferito una sorta di magisterialit spirituale anche alla vita santa dellautore di quei dipinti. Proprio
perch larte del Beato Angelico stata definita unautentica pre Giovanni Paolo il, Accogliere il metraggio lasciato dal Beato Angelico, n. 2
(17.03.1984).
62 Conferenza Episcopale Italiana, La vita si fatta w'xilnile. La
comunicazione della
fede attraverso larte, Cooperativa Firenze 2000, Firenze 1997, p. 7.
" Giovanni Paolo II, Qui res Christi gent. Litterae aportolicae motu proprio
datae
quibus tati Orclim'r Praedicatorum caltus liturgici; Fratrir Ioannis Faerulani,
cum titulo Beati, conceditur, in AAS, 75 (1983) 796-799. La versione italiana si legge
in T.M.
Piccari, Vena servulur ipse Dei. Il Beato Angelico alla Minerva, Officina
Poligrafica
Laziale, Roma 1984, pp. 1518.
"4 Espressione usata da Giovanni Paolo 11. Cfr. Incontro prima dell 'Angelur,
Piazza
S. Croce, 19 ottobre 1986; Il talento dellarte dono di Dio. AllUniorze
Cattolica
Artisti Italiani, 1 marzo 1986.
130
PA134
I santi danno fastidio
essa tutto si dirige, nel mondo e nella storia? Questo mistero la
meta e il compimento della vita del cristiano e della Chiesa?
Come cristiani e come Chiesa viviamo immersi nel tempo e nella
storia e il tempo e la storia che ci sono dati da vivere sono segnati dal
Grande Giubileo dellAnno 2000. Secondo le parole del pontefice il

Giubileo vuole essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dellIncarnazione del Figlio di Dio e
della Redenzione? Non possiamo state di fronte al mistero di Dio
Trinit ponendoci, per cos dire, al di fuori di quella <wia che Dio
stesso ha tracciato e che ha il volto di Ges Cristo (cfr. Gv 14,6).
Gli anni che ci siamo lasciati alle spalle sono stati gli anni di preparazione al Giubileo [e] sono stati posti sotto il segno della
Santissima Trinit: per Cristo nello Spirito Santo a Dio Padre?
Durante questo arco di tempo abbiamo percepito pi distintamente
lopera delle singole persone divine il disegno del Padre, la venuta
nella carne del Figlio Unigenito e la missione dello Spirito - nella
nostra vita. Forse, data langustia del nostro sguardo, ci siamo soffer
mati un po meno sulla visione dinsieme del mistero di Dio-Trinit e
della sua vita intima. Come per i viandanti che, avvicinatisi troppo a
una montagna, non percepiscono pi la sua maestosit, e solo allon
tanandosene un po possono coglierla in una rinnovata visione
dinsieme, cos stato per noi in questi anni dinanzi alle tre persone
divine. Il nostro sguardo - lo sguardo della creatura deve ora un po
discostarsi dalle singole figure, alle quali si era in precedenza avvicinato, per percepirle, racc0glierle e quasi abbracciarle in un'unica e
beatificante visione. Per qualche momento il nostro sguardo do
vrebbe entrare nello sguardo di Abramo alle Querce di Mamre (quegli occhi videro tre uomini, ma ne adorarono uno): Egli alz gli
occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li
vide, corse loro incontro dallingresso della tenda e si prostr fino a
terra dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non
passar oltre senza fermarti dal tuo servo (Gen 18,2-3). Davanti a
quelle tre Persone, sono le parole del pontefice, Abramo, il padre
3 Giovanni Paolo Il, Tertio millennio adveniente, n. 55.
4 Ibidem.
5 Ibid., n. 32.
e
Giovanni Paolo Il, lncarnationir mysterium, n. 3.
134
PA135
Dal visibile allinvisibile
della nostra fede, speriment in modo profondo la presenza del Solo
e dellUnico>>7.
Questa ascesi e questa purificazione degli occhi del corpo sono la
condizione indispensabile per unaltra ascesi e unaltra purificazione:
quella degli occhi del cuore. In verit i due sguardi, quello del
corpo e quello del cuore, sono collegati luno allaltro: come allopacit del primo corrisponde la pesantezza del secondo, cos alla limpidezza del primo legata la profondit del secondo. Le parole del
Vangelo sono chiare: Se il tuo occhio chiaro, tutto il tuo corpo sar
nella luce; ma se il tuo occhio malato, tutto il tuo corpo sar tenebroso (Mt 6,2223). Gli occhi del corpo e quelli del cuore hanno
bisogno di essere purificati e rischiarati dalla luce, dalla verit e dallamore delle tre persone divine. Solo uno sguardo santificato, cio
non lacerato dal peccato, pu stare con verit di fronte al loro mistero damore e unit. Linvocazione del salmista anche la nostra:
Manda la tua verit e la tua luce; siano esse a guidarmi (Sal 43,3).
Se vero che il guardare e un essere colmati da ci che si guar-

da3, allora noi desideriamo fissare il nostro sguardo sul volto di Dio
Trinit per esserne ricolmati. La beata Elisabetta della Trinit ci ricorda che tutta la Trinit che dimora in noi e sar la nostra visione nel
cielo",
Il desiderio di vedere il volto di Dio Trinit non frutto di una
nostra intellettualistica e irragionevole pretesa, perch esso ci prima
comandato dal nostro cuore e poi suggerito dalla stessa Parola di
Dio con invocazioni come queste: Di te ha detto il mio cuore:
Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto [...] Dio della mia salvezza (Sal 27,8-9); Lanima mia
ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verr e vedr il volto di Dio?
(Sal 42,3); Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo
volto (Sal 105,4). Anche se conosciamo le parole del Signore a Mos
nessuno pu vedermi e restare vivo (Es 33,20), il desiderio dei
nostri occhi non si placa. Le parole di Mos sono anche le nostre:
Mostrami la tua Gloria (Es 33,19).
7 Giovanni Paolo Il, Omelia durante la celebrazione eucaristica per
linauguranbne
degli affreschi di Michelangelo, n. 3 (08.04.1994).
H. Schlier, R:errioniral Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 19762, p. 214.
9 La lettera, qualche riga dopo, cos proseguiva: Sono Elisabetta della
Trinit,
cio Elisabetta che scompare, si perde nei Tre e si lascia invadere da loro
(Lettera
148).
135
PA136
I santi danno fastidio
2. Il santo monaco e iconografo Andrej Rubl'v
Proprio perch desideriamo essere colmati da ci che si guarda,
abbiamo scelto di soffermarci a contemplare la famosa icona della
Trinit dipinta dal monaco Andrej Rublv (1360 ca.-1430)10 attorno
allanno 141111 per liconostasi della chiesa del monastero, costruita
sulla tomba di san Sergio, dedicata alla Trinit. Ci limiteremo a mettere in evidenza solo alcuni elementi di questa insuperabile testimonianza di fede del santo monaco. Non dimentichiamolo mai: per la
tradizione orientale le icone sono anzitutto una testimonianza, se si
vuole una prova, della vita spirituale delliconografo.
Andrej Rublv form la propria vita spirituale nellalveo della
scuola del pi grande santo del Medioevo russo: san Sergio di
Radonez (1314-1392), il santo della mistica trinitaria come ha
scritto Gabriel Bunge. Il mistero di Dio Trinit fu appunto il centro
della vita spirituale di san Sergio e di molti monaci che, come discepoli, si misero alla sua scuola. Per realizzare questo ambizioso programma di vita, nel suo monastero definito da Pavel Florenskij
come il cuore e il volto della Russia15 san Sergio fece costruire
come specchio per la sua comunit la chiesa della Trinit. Con essa
il santo monaco aveva tracciato un chiaro programma di vita individuale e comunitario per s e per i suoi discepoli. Il suo primo biografo, Epifanio il Saggio, lo riassunse cos: Affinch contemplando la
La vita e lopera pittorica di Andrej Rublv ormai descritta in numerose

monografie a lui dedicate. Tra le molte ricordiamo le seguenti: M. Alpatov, Andrej


Rab/Ev,
Istituto Editoriale Italiano. Milano 1962; V. Sergeev, Andrej Rubl't), La Casa
di
Mattiona, Milano 1994; G. Bunge, Lo Spirito Consolatore. Il rigniji'cato
delliconografia della Santa Trinit dalle catacombe a Rubl'v, La Casa di Matriona, Milano
1995 ;
V.N. Lazarev, Rnbl'v, Edizioni per il Club dein Editori, Milano 1966.
Questultimo
testo confluito in larghissima parte in una consistente e pi ampia opera
successiva: Larte russa delle icone. Dalle origini allinizio del XVI .tecolo, a cura
di G.].
Vzdornov,]aca Book, Milano 1996.
Tra gli studiosi la datazione dellicona non unanime: mentre alcuni optano
per
il 1411, altri oscillano tra il 1422 e il 1427.
'2 Su questo aspetto della vita delliconografo si veda larticolo di T.
Spidlk, Lironia,
manifestazione del mondo spirituale, ripubblicato nellantologia dei suoi
scritti intitolata Lezioni rulla Dt'wizoumanit. Lipa, Roma 1995, pp. 99113.
Cfr. P. Kovalevsky, San Sergio e la spiritualit rutta, Gribaudi, Torino 1977;
AA.VV., San Sergio e il suo tempo, Qiqaion, Magnano (Bi) 1996.
G. Bunge, Lo Spirito Consolatore, cit., p. 57.
15 P. Florenskij, La laura della Trinit e diSan Sergio e la Rania, in Russia
Cristiana,
2 n. 154 (1977) 319; qui p. 5. Larticolo venne scritto nel 1919.
136

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Dal visibile allinvisibile
divina unit (della Trinit) gli uomini potessero vincere le odiose divisioni del mondo. Il mutuo amore delle persone divine rimedio
alle divisioni, ma, ancor pi, fondamento e modello della convivenza
umana.
Rublv, che non conobbe personalmente san Sergio, dipinse la sua
famosa icona quando era ormai nella piena maturit spirituale e artistica. Diciamo maturit spirituale e artistica perch per un monaco,
quale era appunto Rublv, il progresso spirituale andava di pari passo
con quello creativo. Le prime testimonianze lo descrivono come un
uomo umile e lo associano sempre allinseparabile compagno di
digiuni, Daniil, con il quale affresc la cattedrale della Dormizione
nella citt di Vladimir nel 1408. Fino al momento della morte la loro
vita fu sempre gradita a Dio e beata.
N el giugno 1988, durante i festeggiamenti per il millennio dei cristianesimo russo, Andrej Rublv stato solennemente canonizzato

dalla Chiesa ortodossa russa. In una delle preghiere che si leggono


nel giorno della sua memoria liturgica (4 luglio) tracciato il ritratto
pi efficace della sua vita e della sua arte: Fin dalla giovent aspirando alla divina bellezza, sei stato un meraviglioso iconografo nella
terra russa e, in gara di zelo con i tuoi maestri teofori, hai brillato per
lo splendore delle tue virt, per questo sei vanto e gioia della nostra
Chiesa.
3. La Trinit di Rubl'u
Il testo biblico, che ispir la raffigurazione di ci che nellAntico
Testamento la tradizione cristiana intese come prefigurazione del
mistero della Trinit e che sar pienamente rivelato solo dal compiersi della storia della salvezza, fu il famoso episodio dellapparizione dei
tre messaggeri ad Abramo presso le Querce di Mamre (cfr. Gen 18,1 N. Zernov, The Ru.rrians and their Church. St. Vladimir Seminary Press. New
York 1978. p. 41.
Cfr. Arte da Saiu! Canaie [ora! da I'giisc ortboa'oxc russe consacra rm
irir'thrmirr
da baptme da [a Russie. Laure Trim't-Saint-Serge, 6-9 juin 1988. La
canonirrrtimr dei
saints, in Manager Jc L'Exarciiaf Ju lalrrizrcbc Rune CP] Europa Occidentale,
n. 117
(1989) 5-8; qui p. 6.
* M. Donadeo, Prag/fiere (: S. Andch Rif/9161; e ad altri rami russi, Marietti.
Genova
1995. p. 27.
137
PA139
Dal visibile allinvisibile
il giorno della sua memoria liturgica: Tu che sei in confidenza con la
Santissima Trinit [...]22,
Rispetto alle analoghe raffigurazioni dei secoli precedenti, lo
sguardo contemplativo del santo iconografo russo ha saputo cogliere
meglio il cuore del mistero trinitario adombrato dalla narrazione
del capitolo 18 della Genesi: lamore come sorgente dellunit delle
tre persone divine e come fondamento del legame tra gli uomini e
Dio. Dalla sua Trinit sono perci scomparsi tutti quegli elementi
(calici, posate, anfore, ecc.) e quelle figure (ad esempio quella di
Abramo, di Sara e di Isacco) presenti nelle precedenti raffigurazioni23
e che avrebbero potuto appesantire linsieme del soggetto e perci
distogliere lo sguardo dellorante dallo scopo primario di ogni icona:
essere in analogia con i Sacramenti, un canale della grazia divina,
come ha ricordato Giovanni Paolo 11 quando si fatto portavoce di
tutta la tradizione iconografica orientale, o, in altri termini, essere un
luogo dincontro tra il credente che nella preghiera si eleva a Dio
Trinit e questa che discende per comunicargli la sua stessa intima
vita. La vita intima di Dio Trinit stata donata agli uomini per mezzo
del sacrificio eucaristico del Figlio di Dio nello Spirito Santo. Con il
calice posto al centro della tavola e, come vedremo, del mondo crea
to, Rublv ha rappresentato tutto ci.
a. Latmosfera della luce divina

Davanti allicona di Rublv non si pu non restare colpiti innanzi


tutto dal clima di luce che il colore giallo-oro lascia sprigionare da
tutta la composizione. Se pensiamo che nella tradizione iconografica
il giallo-oro era il simbolo della vita divina, comprendiamo con assoluta evidenza come in unicona, che rappresentava il mistero divino
per eccellenza, quello della Trinit, tutto dovesse essere intriso e
avvolto di luce. Parlando delle icone nel loro complesso, Michel
Quenot ha scritto che la luce il soggetto dellicona? Se questo
22 M. Donadeo, Preghiere a S. Andrej Rubf'o e ad altri tanti miri, cit., p. 27.
23 Ad esempio a Roma nelle catacombe della Via Latina e in S. Maria Maggiore, a
Ravenna in S. Vitale, & Palermo nella cappella palatina e a Venezia nella
basilica di S.
Marco.
24 Giovanni Paolo II, Discorso ai parte*c1Paatr'all'iaaagarazione della mostra
di icone
russe, n. 2 (10.11.1989).
25 M. Quenot, Licona. Finestra .tallllxrolato, Prefazione di B. Bobrinsltoy,
Paoline,
139
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Dal visibile allinvisibile
ricorda che dalleternit Dio Padre, senza privarsene, dona al suo
Figlio coeterno la sua stessa luce e cos di questultimo, qui raffigura
to nellangelo centrale, noi confessiarno che Dio da Dio, Luce da
Luce.
Lo sguardo fermo del Padre verso il Figlio rimanda anche al carattere eterno della sua paternit. A partire dallunit di Dio, scriveva
Cirillo di Gerusalemme, parliamo della sua paternit. Professando
infatti la fede in un solo Dio Padre, dobbiamo non solo credere in un
solo Dio, ma accogliere con piet anche la fede che lo dice Padre del
nostro Signore Ges Cristo, dellUnigenito. [...] Vero che diamo a
Dio il nome di padre in un senso lato, in quanto d lesistenza a tutta
la moltitudine degli esseri, ma in senso stretto e non traslato egli
padre dun solo figlio, dellUnigenito Signore nostro Ges Cristo,
padre dunque da sempre dellUnigenito e non divenuto padre nel
tempo, quasi che prima fosse senza prole e soltanto dopo sia per sua
scelta divenuto padre. No, era padre gi prima che le cose esistessero
e prima che gli esseri esistenti lo percepissero, prima del tempo e
prima di tutti i secoli. Perci, da sempre possiede la dignit di padre,
e per tale dignit adorato al di sopra di tutti gli altri esserizs.
Accingendosi a dipingere il volto del Padre, Rublv deve aver
avuto presente quanto affermava il Vangelo: Dio nessuno lha mai
visto (Gv 1,18) e Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui
che viene da Dio ha visto il Padre (Gv 6,46). Per dipingere il volto
del Figlio non cerano difficolt e, infatti, molti prima di lui lavevano
fatto. Nellincarnazione il Verbo eterno si era fatto visibile e aveva
assunto un volto duomo, mentre per il Padre nulla di tutto ci pote
va essere detto. Si capisce allora la cautela29 e forse la ritrosia di
Rublv nel dipingere il volto della prima persona della Trinit.
Analogo discorso deve essere naturalmente fatto per la difficolt a
immaginare e a dipingere il volto dello Spirito Santo. Nella caratterizzazione estremamente ardita dei loro volti possiamo almeno intuire il grado di maturit non solo artistica, ma anche spirituale30 che
Rublv aveva raggiunto.

Senza troppa fatica notiamo subito come gli sguardi degli altri due
28 Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, th.l.5, Citt Nuova, Roma 1993, pp.
150,
153.
"" G. Bunge. Lo Spirito Crmrolatora. cit., p. 79.
Ibid., pp. 79-80.
141
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I santi danno fastidio
angeli quello centrale, il Figlio, e quello di destra, lo Spirito Santo -
cerchino lo sguardo dellangelo che rappresenta Dio Padre. Il
Padre e, infatti, lorigine di quel disegno di salvezza che il Figlio eterno e lo Spirito sveleranno agli uomini e compiranno nel mondo. Lo
sguardo del Padre, che per certuni velato di tristezza, e la fonte
della luce, cio della vita divina e della pensosa serenit e sottomissione che traspare dai volti del Figlio e dello Spirito Santo. Tutto procede da lui perch egli Sorgente di Comunione>>. Verso di lui e
verso il tempio che lo sovrasta si orienta ogni altra realt presente nellicona: i volti degli altri due angeli, lalbero della vita nel centro e la
montagna in alto a destra. Tutto si protende o, se si vuole, attratto
verso questa origine e sorgente: il mistero del Padre. Nella sua lettera
san Giacomo non ha forse scritto che ogni dono perfetto viene dallalto @ discende dal Padre della luce (1,17)?
a. L'angelo di centro: il Figlio
Con il nostro sguardo sostiamo ora sullangelo posto al centro dellicona, che rappresenta la seconda persona della Santa Trinit, il
Figlio eterno di Dio Padre. Il suo capo leggermente inclinato verso
quello del Padre e questi a sua volta sembra protendersi verso quello
del Figlio e verso quello dellangelo di destra che rappresenta lo
Spirito Santo. La forte somiglianza del volto del Figlio con quello del
Padre la conferma delle parole di san Paolo: Egli (Cristo) immagine (cio icona) del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura
(Col 1,15). Ammirando la Trinit di Rubiv si fa evidente questa elementare verit: non gli uomini, ma lo stesso Dio Padre lautore della
prima immagine del suo eterno Figlio. Chi per primo ha fatto unimmagineP, si era chiesto san Giovanni Damasceno. Dio stesso per
primo ha generato il suo Figlio unigenito e sua Parola, sua immagine
vivente e naturale, impronta immutabile della sua eternit33 . Proprio
perch il Padre si e donato totalmente al Figlio suo, possibile affer Cos la pensano ad esempio V.N. Lazarev, Rabiv, cit., p. 51, e D. Ange, Dalla
Trinit all'ancaristia. Licona della Trinit di Rubi'v, Ancora, Milano 1984,
p. 183.
2 ]. Corbon, Liturgia alla sorgente, Paoline, Roma 1982, p. 26. [...] il Padre
e la
prima sorgente e il datore della vita fin da principio. Giovanni Paolo II,
Redemptor
hominis, n. 20.
Giovanni Damasceno, Difesa delle irrrmagim' sacre, . 26, Citt Nuova, Roma
1983,p.132.

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Dal visibile allinvisibile
mare con san Paolo che in Cristo che abita corporalmente tutta la
pienezza della divinit (Col 2,9). Se guardiamo a come il volto del
Padre si mirabilmente riflesso in quello del Figlio, tornano alla
nostra mente le parole della Scrittura: Questo Figli?) [ ] irradiazione della sua gloria [ di Dio Padre] e impronta della sua sostanza (Eb
1,3). Nellangelo che rappresenta il Figlio, tutto volto, sguardo,
mani e colore delle vesti dice riferimento allangelo che raffigura il
Padre. Le parole di Ges a Filippo prendono cos forma: Chi ha
visto me ha visto il Padre (Gv 14,9).
Nellatto di cercare lo sguardo del Padre, quello del Figlio e uno
sguardo che esprime al contempo obbedienza e sottomissione alla sua
volont di salvezza che, per Rublv, trova compimento nella coppa
eucaristica posta al centro della tavola, cio dellaltare. Nel seno della
Trinit, ladorante e assorto sguardo del Figlio verso il Padre e il calice della sua offerta, che nel tempo compir la storia della salvezza, si
caricano di una particolare espressivit se associati alle parole che
Ges pronuncia prima della passione: Io ti ho glorificare sopra la
terra, compiendo lopera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificanzz' davanti a le, con quella gloria che avevo presto di te prima che il
mondo forse (Gv 17,45).
Con lo sguardo e con il gesto benedicente della mano destra il
Padre rivela al Figlio la sua volont di salvezza; ad essa il Figlio
risponde con lassenso del capo e con lanalogo movimento della
mano destra posto da Rublv quasi per far convergere il nostro sguardo proprio sulla coppa contenente lagnello pasquale. Questo agnello era per solo una prefigurazione di quel vero e definitivo agnello
immolato che sar appunto il Figlio di Dio, qui non a caso ritratto
nella sua natura divina e umana, significare rispettivamente dal color
rosso-porpora della veste e dallintenso azzurro del mantello. A noi
piace pensare che nei volti del Padre e del Figlio Rublv abbia tradotto in forme e colori le sue lunghe meditazioni di questi versetti del
Vangelo di san Giovanni: In verit, in verit vi dico, il Figlio da s
non pu fare nulla se non ci che vede fare dal Padre; quello che egli
[il Padre] fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli
manifesta tutto quello che fa (5,19-20); Quando avrete innalzato il
Figlio delluomo, allora saprete che io Sono e non faceto nulla da me
stesso, ma corna mi ha insegnato il Padre, cos io parlo. Colui che mi ha
mandato con me e non mi ha lasciato solo, perch io faccio sempre
le cose che gli sono gradite (8,28-29).
143
PA144
I santi danno fastidio
Non possiamo terminare questo commento scritturistico allimmagine del Figlio della Trinit di Rublv senza richiamare ancora una
frase del Vangelo di Giovanni, qui riportata secondo una possibile
traduzione delloriginale greco: In principio era il Verbo, e il Verbo
era rivolto verso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio rivolto
verso Dio: tutto stato fatto per mezzo di lui (Gv 1,1-3). La verit,
tante volte ripetuta dai concili , secondo la quale per mezzo del disegno e dei colori licona rende presente ci che la Scrittura manifesta
con le parole e con il suono trova nella Trinit di Rublv una delle sue
pi significative verifiche. Dalleternit Dio Figlio rivolto verso

Dio Padre. Se permetteremo al nostro sguardo di soffermarsi a lungo


sul volto del Figlio, capiremo con una nuova profondit le parole di
quella santa, dottore della Chiesa, che risponde al nome di santa
Teresa di Ges Bambino: Sola mia Patria e il tuo Volto [...] Quel
Volto Dolcezza e Riposo [...] Il Tuo Volto il tesoro unico.
al. Langelo di destra: lo Spirito Santo
Siamo cos giunti al terzo angelo, quello che per molti commenta
tori di Rubl'v rappresenta lo Spirito Santo. Come quello del Figlio,
anche il suo capo leggermente inclinato verso sinistra in direzione
della figura del Padre. Nel piegarsi verso la stessa direzione anche la
montagna che lo sovrasta sembra obbedirgli. Il suo mantello verde
simboleggia la vita tutta: da quella che ha preso forma nel giorno della
creazione, sulla quale aleggiava lo spirito di Dio (cfr. Gen 1,2), fino a
quella comunicata ai figli di Dio nei sacramenti del battesimo e del
leucaristia. Quel verde;7 ci ricorda ci che dello Spirito Santo confessa il Simbolo niceno-costantinopolitano che proclamiamo nella
liturgia eucaristica di ogni domenica: Credo nello Spirito Santo che
e Signore e d la vita e che perci con il Padre e il Figlio e adorato
e glorificato. Se si volesse glorificare lo Spirito Santo con le preghie
re delle diverse tradizioni cristiane non si avrebbe che limbarazzo
Cfr. T. Spidlik. M.I. Rupnik, Narrativa dellimmagine, Lipa, Roma 1996, p. 28.
Ad esempio il Concilio Costantinopoiitano |V. canone 3.
Santa Teresa di Ges Bambino, Opere complete, Libreria Editrice VaticanaEdizioni OCD, Citt del Vaticano-Roma 1997, pp. 662-663 (Poesia 20).
37 A Pentecoste le chiese orientali sono ornate con rami verdi per simboleggiare
la
definitiva effusione della vita divina. Cfr. ]. Tyciak, Il oliviero del Signore
nellanno
litargzto bizantino, Vita e Pensiero, Milano 1963, p. 144.
144
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Dal visibile allinvisibile
della scelta. La tradizione bizantina ci ha trasmesso questa bellissima
invocazione che il sacerdote recita allinizio di ogni divina liturgia (la
nostra santa messa) e che nel vespro della festa di Pentecoste assume
un ruolo centrale: Re celeste, Consolatore, Spirito di verit, che sei
presente in ogni luogo e tutto riempi, tesoro di beni e datore di asta,
vieni e abita in noi, e purificaci da ogni macchia e salva, o Buono, le
nostre anima.
Fedeli al nostro proposito iniziale di cogliere le singole persone
della Trinit nei loro vitali e reciproci rapporti di comunione, anche
per limmagine dello Spirito Santo seguiremo lo stesso itinerario, servendoci ancora una volta delle parole di Cristo stesso.
Guardando i tre angeli dellicona, immaginiamoci di tracciare una
1inea che in una rapida sequenza unisca i loro tre volti: entrando
nello sguardo del Figlio, langelo di centro, orientiamoci verso quello
del Padre, langelo di sinistra, per poi dirigerci in loro compagnia in
direzione di quello dello Spirito Santo, langelo di destra. Le parole,
che Cristo pronuncia a proposito dello Spirito Santo prima di consumare lultima cena, rischiarano efficacemente anche il silenzioso percorso dei nostri occhi: Io pregher il Padre, dice Ges ai suoi apo
stoli, ed egli vi dar un altro Coasolatore perch rimanga con voi per
sempre, lo Spirito di verit che il mondo non pu ricevere, perch

non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perch egli dimora


presso di voi e sar in voi (Gv 14,16-17). 11 peculiare rapporto tra
Figlio e Spirito chiarito anche da un particolare, venuto alla luce
solo grazie ai restauri dellicona svoltisi dagli inizi del Novecento in
poi: in origine la mano destra dellangelo centrale non era come si
presenta oggi con lindice e il medio aperti, ma era chiusa a pugno
ad eccezione dellindice puntato sullangelo di destra. Prima che
con le parole, con lo sguardo che il Figlio prega il Padre di inviare
lo Spirito che lui stesso gli indica con la mano.
* il testo riportato anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2671.
Per il
commento teologico a questa preghiera si pu vedere: 0. Clment, Tre
preghiere.]aca
Book, Milano 1995, pp. 51-?1; C. Androniltof, Il senso della Pasqua nella
liturgia
bizantina, LD(Z. Leumann (To) 1986, vol. II, pp. 106-1 IS.
Prendiamo questa idea dal testo di N. Grcscllny, L'lctne de la Trinit
dAndre'
Roublev, Pri-face de Monscigncur Coffv, ditions du Lion dc _]uda, Albi 1986.
Lautore identifica il Padre con langelo di centro, lo Spirito con quello di
sinistra e il
Figlio con quello alla nostra destra.
" G. Bunge, Lo Spirito Coasolatore, cit., p. 78.
145
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I santi danno fastidio
Lo Spirito non opera mai da solo, ma sempre nella comunione di
vita e di amore che lo unisce al Padre e al Figlio. La sua missione
quella di rendere continuamente presente sullaltare del mondo, per
mezzo delleucaristia, la ricchezza del mistero deil1ncarnazione,
Morte e Risurrezione del Figlio eterno del Padre. Quando per
verr lo Spirito di verit, egli vi guider alla verit tutta intera, perch
non parler da s, ma vi dir tutto ci che ha udito e vi annunzier le
cose future. Ein mi glorificher, perch prender del mio e ve lannunzier (Gv 16,13-14). Prender del mio, ha detto Cristo. Se si
eccettua il suo essere Figlio, il Verbo eterno di suo non ha nulla
perch tutto ci che lo condivide con il Padre: Tutte le cose mie
sono tue [del Padre] e tutte le cose tue sono mie (Gv 17,10) e Tutto
quello che il Padre possiede mio; per questo ho detto che [lo
Spirito] prender del mio e ve lannunzier (Gv 16,15).
e. Il calice dell incontro
Generalmente parlando, quando si contempla il mistero della
Trinit si continuamente assaliti da un dilemma: ammirare di pi
lassoluta unir nella comunione delle tre persone divine, o ci che
pi caratterizza ognuna di loro? Niente meglio delle parole di
Gregorio Nazianzeno riesce a dar forma a questa nostra esitazione:
Non riesco a pensare allunit che subito vengo irradiato tuttintorno dai Tre; non arrivo a dividere i Tre, ed ecco che sono riportato
allunit. Allorquando mi rappresento uno dei Tre, credo che questo
sia la totalit e me ne riempio la vista, anche se il pi mi sfugge. Non
posso comprendere la grandezza di uno, perch devo dare di pi a
quello che rimane. Allorquando li riunisce insieme nella contemplazione, io vedo un solo splendore, e non riesco a distinguere o a misurare la luce che unificata.

Davanti alla Trinit di Rublv accade esattamente la stessa cosa:


lasciarsi stupire dallunit della stessa natura divina dei tre, significata anzitutto dalla scelta della stessa figura angelica, dallininterrotta
linea di movimento prodotto dalla posizione delle loro ali, dalla notevole somiglianza dei loro volti, e in particolare delle loro capigliature,
e dal clima di luce divina che tutto avvolge e permea, o cercare di
' Gregorio Nazianzeno, Tutta la orazioni, a cura di C. Moreschini, Bompiani,
Milano 2000, p. 971. Il testo tratto dall'orazione sul battesimo (Orazione
40,17).
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Dal visibile allinvisibile
addentrarsi in ci che pi li distingue luno dallaltro, come le rispettive vesti e la diversa modalit con la quale sono rivestiti, il diverso
movirnento dei loro capi e dei bastoni che tengono in posizioni diver
se? Davanti alla Trinit di Rublv la nostra ansia di spiegare, definire
e giustificare ogni particolare rischia di far passare in secondo piano
lunico mistero di unit che lamore fra le tre persone divine sa operare e che solo il genio di Rubl'v ha potuto ricreare con i colori e con
limmagine.
Una simile scelta sembra imporsi se consideriamo i due misteri
principali che il santo pittore ha mirabilmente scritto con i colori,
come si dice di ogni iconografo: quello della Trinit appunto e quello, apparentemente distante, delleucaristia. Da dove cominciare? Da
quello forse quotidiano per la nostra vita quale leucaristia; o da
quello altrettanto quotidiano, ma meno solenne nel suo accadere
come il segno di Croce, che, pur riallacciandoci al mistero della
Trinit, pare cos poco determinante per la nostra vita? Licona di
Rublv non ci chiede di scegliere, ma di tenere uniti questi due misteri della fede cristiana. Proprio perch imbevuto di quella mistica trinitaria che scaturiva dalle opere degli antichi Padri della Chiesa e del
suo maestro san Sergio, il santo monaco Rublv ha saputo legare il
mistero della Trinit a quello delleucaristia. Usando il linguaggio dei
Padri della Chiesa possiamo affermare che in certo modo Rublv ha
unito alla ibeologia, e cio alla riessione sul mistero della vita intima del Dio-Trinit, il momento della oikonomia, cio della descrizione delle opere di Dio, con le quali egli si rivela e comunica la sua
vita. Le opere di Dio [loi/aonomia1, sono ancora le parole del
Catechismo della Chiesa Cattolica, rivelano chi egli sia in se stesso
[theologia]; e, inversamente, il mistero del suo Essere intimo illumina
lintelligenza di tutte le sue opere. Se vero che lo Spirito Santo,
oltre che guardare in direzione del Padre, indirizza i propri occhi
anche verso il calice nel centro della tavola, comprendiamo come per
Rubl'v leucaristia fosse lopera di tutta la Trinit: come quella il
luogo dellincontro e della comunione degli uomini con Dio, cos
questa lorigine e il contenuto di quellincontro e di quella comunione.
Si apre qui la possibilit di una interessante lettura dellintera storia del mondo e delluomo: dal divino allumano e dallumano al divi
"2 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 236.
147
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I santi danno fastidio


no, dalla Trinit al mondo e dal mondo alla Trinit. Il mondo qui
significato dalla tavola-altare quasi abbracciato e avvolto dalla
Trinit. Nello stesso modo la creazione, sorretta e custodita da Dio,
va incontro perennemente al suo Creatore.
Al centro dellaltare Rublv ha per posto il calice dellofferta,
simbolo della Chiesa. Per mezzo delleucaristia, la Chiesa viene posta
nel cuore dellamore trinitario, e ad esso, in quanto modello di unit
e damore, chiamata a guardare. una Chiesa profondamente
eucaristica, come ha detto Giovanni Paolo {I in un breve accenno
al capolavoro di Rublv, che vive immersa nellineffabile unit delle
tre Persone divine e diventa essa stessa icona della Trinit?
Se pensiamo che il calice eucaristico il centroH dellintera
composizione, la sua funzione di luogo dincontro tra la Trinit e la
Chiesa appare ancora pi essenziale. Il mistero, che licona manifesta,
invita lorante che le si pone innanzi a fare della sua vita una continua
offerta in risposta al dono di s che Dio Padre, ad opera di Cristo
nello Spirito Santo, ha fatto una volta per tutte nella storia, e che ora
continuamente ripropone nella liturgia.
4. Conclusione: dal silenzio alla carita
Anche se moltissime cose resterebbero ancora da dire, la nostra
lettura-meditazione della Trinit di Rublv deve interrompersi qui.
Davanti ai volti della Trinit di Rubl'v, come per ogni altra icona,
' Giovanni Paolo Il, Ecclesia da eucbarrsiia, n. 50.
V.N. Lazarcv, RHbl, cit., p. 51.
Facendo mia unespressione di Mark Searle, sostengo che, come la Bibbia la
Parola salvifica di Dio entro le parole degli uomini e delle donne, cos la
liturgia & lazione salvifica di Dio entro le azioni degli uomini e delle donne. Ed entrambi
hanno
la stessa finalit: darci la possibilit di rispondere alla chiamata e di
viverla.
Prendiamo questa definizione di liturgia da R. Taft, La liturgia delle ore in
oriente e
in occidente, Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1988, pp. 435-443. qui p. 439.
Dello
stesso autore si veda anche Oltre l'oriente e l'occidente. Per una tradizione
liturgica
viva, Lipa. Roma 1999. pp. 259-281. Si pone qui tutto il discorso sul rapporto
tra
icona c liturgia. Privata del suo contesto liturgico Scrittura, innograia,
riti e simboli , licona ridotta ad oggetto da mettere in mostra tra tanti altri
oggetti. Al di
fuori dello spazio sacro essa perde la sua capacit di parlare a colui che le
si pone
innanzi. Interessanti considerazioni su questa problematica si leggono in A.
Piovano,
immagine, liturgia, parola. in Rivista del Clero italiano. 79 nn. 78. 9 (1998)
497508;
574-587.
148
PA149

Dal visibile allinvisibile


dopo le pur necessarie parole di spiegazione, viene il momento del
silenzio che si muta in preghiera. Per un credente non si tratta di un
silenzio carico di scetticismo, ma di stupore e di adorazione per ci
che la vita e il mistero di Dio Trinit sono in se stessi e nei confronti
delluomo al quale si rivela. Il lungo testo di santEfrem che trascriviamo un significativo esempio di questo atteggiamento e dovrebbe
essere letto senza distogliere lo sguardo dallicona: La verit
descritta in poche parole, non instaurare su di essa lunghe ricerche.
Che il Padre e, ciascuno lo sa; ma come egli sia, non lo sa nessuno.
Che il Figlio , noi tutto lo ammettiamo, ma la sua essenza e la sua
bont non riusciamo a concepirla. Ognuno riconosce lo Spirito Santo,
nessuno osa scandagliarlo. Ammetti dunque che il Padre esiste, ma
non ammettere che sia comprensibile. Credi che il Figlio esiste, ma
non credere che sia investigabile. Ritieni per vero che lo Spirito Santo
esiste, ma non ritenere per vero che possa essere conosciuto a fondo.
Che essi sono uno, credilo e ritienilo per vero; non dubitare che essi
per siano tre. Credi che il Padre il primo; ritieni per vero che il
Figlio e il secondo; non dubitare che lo Spirito Santo il terzo. Mai il
primogenito domina sul Padre, perch questi il dominatore. Mai lo
Spirito Santo manda il Figlio, perch questi colui che lo manda. Il
Figlio, che siede alla destra, non si arroga mai il posto del Padre, come
lo Spirito Santo non si arroga mai il ruolo del Figlio, da cui viene mandato. Il Figlio gioisce per la sublimit del generato, e lo Spirito Santo
gioisce per la sublimit di amato dal Padre. Solo gioia e concordia,
unione e ordine regnano lass. Il Padre conosce la generazione del
Figlio, e il Figlio conosce il cenno del Padre; il Padre accenna, il Figlio
comprende, lo Spirito Santo esegue. L non vi divisione, perch vi
un solo dovere; l non vi e confusione nellunione, ma lordine pi
sublime. La loro unione non e confusione, la loro distinzione non
separazione. Il modo, poi, in cui essi sono distinti e uniti, lo conosco
no essi solo. Tu, rifugiati nel silenzio!"".
Anni or sono allo stesso silenzio invit non un illustre Padre della
Chiesa, ma uno dei pi autorevoli studiosi dellopera di Rublv quan
do scrisse che davanti alla Trinit [di Rublv] si vuole essere soli e
tacere. Davanti a questo capolavoro i nostri privati pensieri e fantasie dovrebbero passare in secondo piano o addirittura tacere del
" Efrem Siro. La fede, 2. in La teologia dei Padri, cit., p. 46.
V.N. Lazarev, Rab/v, cit., p. 58. Cfr. E. Sendler, Licona, cit.. p. 170.
149
PA15O
I santi danno fastidio
tutto; solo a questa condizione licona potr cominciare a parlare
cio a stupire, a interrogare, a far gioire - agli occhi del nostro corpo
e del nostro cuore. Senza un adeguato clima di silenzio interiore nulla
di tutto questo potr mai accadere. Ci non facile, ma non impossibile.
Questo silenzio, se proprio deve essere rotto, lo sia da invocazioni
simili a quelle che hanno avviato questa meditazione: Non nascondere il tuo volto al tuo servo (Sal 69,18), Dio [...] su di noi faccia
splendere il suo volto (Sal 67,2), Spera in Dio: ancora potr lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio (Sal 42,6), Risplenda su di
noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal 4,7) e [...] i miei occhi si consumano nellattesa del mio Dio (Sal 69,4). Linvocazione pu trasformarsi anche in preghiera di lode come ci testimonia quella recitata nel rito bizantino al vespro della Pentecoste: Santo Dio, che

mediante il Figlio e con il concorso dello Spirito Santo hai creato


tutto. Santo forte, attraverso il quale abbiamo conosciuto il Padre e lo
Spirito Santo venuto nel mondo. Santo, immortale, Spirito consolatore, che procedi dal Padre e riposi nel Figlio. Trinit santa, gloria a
me.
Dalla comunione con la Trinit, per mezzo delleucaristia, la nostra
quotidiana carit trarr forza e vigore per la sua azione. La comunione con essa non allontana il cristiano dagli affanni della vita quotidiana e dal dolore del mondo per rifugiarlo in una malinteso intimismo
con Dio. Applicando a Dio Trinit e alleucaristia le parole di Ges
senza di me non potete fare nulla (Gv 15,5) molti santi hanno invece trovato linesauribile sorgente della loro sconfinata carit.
Licona della Trinit di Rublv ci lascia un grande insegnamento
che noi esprimiamo con le parole di Jean Guitton, di colui che, da
filosofo, am molto la pittura, e per la forte insistenza di papa Paolo
VI molto dipinse: La pittura una via verso la mistica, cio verso la
conoscenza dellinvisibile attraverso il visibile. Nella carit e nellamore questa conoscenza si trasforma in azione.
48 In G. Bunge, Lo Spirito Corisolatore, cit., p. 64. Cfr. C. Androniltof, il
senso della
Pasqua nella liturgia bizantina, cit.. p. 99.
" C. De Carli (a cura di), jean Guitton Pittore. Una vocazione segreta,
Associazione
Arte e spiritualit, Brescia 1991. p. 174.
150
PA151
Dal visibile allinvisibile
PREGHIERE ALLA TRINIT
O Signore, una @ trina (La Trinit, xv,28)
di santAgostino (354-430)50
Signore Dio nostro, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo.
E infatti la verit non direbbe: Andate, battezzate i popoli nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, se tu non fossi una trinit. [...]
O Signore Dio mio, mia sola speranza, esaudiscimi, affinch io non
ceda alla fatica e rinunci a cercarti, ma cerchi sempre ardentemente il
tuo volto. Dammi tu la forza di cercare, tu che hai permesso che ti si
trovasse e che sempre pi hai dato la speranza di trovarti. Al tuo
cospetto sono la mia forza e la mia debolezza: sostieni quella, rinsalda laltra. Al tuo cospetto sono la mia conoscenza e la mia ignoranza;
dove tu mi hai aperto, accoglimi mentre entro, dove hai chiuso, apri
quando busso. Fa che mi ricordi di te, e che ti comprenda, che ti ami.
Accresci in me questi doni, fino a rinnovarmi interamente.
lavorazione allo Spirito Santo
di Simeone il Nuovo Teologo (9491022)51
Vieni, luce vera. Vieni, vita eterna. Vieni, mistero nascosto. Vieni,
tesoro senza nome. Vieni, realt ineffabile. Vieni, persona inconcepi
bile. Vieni, esultanza senza fine. Vieni, luce senza tramonto. Vieni,
attesa verace di tutti quelli che saranno saziati. Vieni, risveglio di quelli che dormono. Vieni, risurrezione dei morti. Vieni, potente, che
sempre col solo volere fai, rinnovi e trasformi tutte le cose. Vieni, invisibile e del tutto intangibile e impalpabile. Vieni, tu che sempre rima-

ni immobile e che a ogni momento tutto ti muovi e vieni a noi che


giacciamo nellinferno, tu che sei al di sopra di tutti i cieli. Vieni,
nome sommamente desiderato e continuamente ripetuto, ma di cui ci
impossibile dire chi sia e conoscere di quale natura sia. Vieni, gioia
eterna. Vieni, corona immarcescibile. Vieni, porpora del grande Dio
50 Da La preghiera dei cri.tffrmi, Fondazione Lorenzo Valla-Arnoldo Mondadori
Editore. Milano 2000, pp. 221-223.
51 Ibid., pp. 395-397.
151
PA152
I santi danno fastidio
e re nostro. Vieni, cintura cristallina cosparsa di pietre preziose. Vieni,
calzare inaccessibile. Vieni, destra veramente regale, purpurea e
sovrana. Vieni, tu che ha desiderato e desidera la mia anima infelice.
Vieni, solo a chi solo, perch io sono solo, come vedi. Vieni, tu che
mi hai diviso da tutti e fatto solitario su questa terra. Vieni, tu che sei
diventato desiderio dentro di me e ti sei fatto desiderare da me, pur
essendo del tutto inaccessibile. Vieni, mio respiro e vita. Vieni, con
solazione della mia misera anima: Vieni, gioia, gloria e mia delizia
senza fine. [...]
Si, Sovrano, come ti sei ricordato di me quando io ero nel mondo
e tu, senza che io lo sapessi, mi hai scelto e separato dal mondo e mi
hai collocato dinanzi al volto della tua gloria, cos anche ora custodiscimi interiormente stabile per sempre e irremovibile nella tua dimora dentro di me: contemplandoti ininterrottamente io, morto, vivr;
possedendoti io, povero, sar per sempre ricco, pi ricco di tutti i re;
mangiando e bevendo di te e di te rivestendomi a ogni istante sar tra
beni indicibili e godr di ogni bene, poich tu sei tutto il bene, tutta
la gloria, tutta la delizia, e a te si addice la gloria, santa consustanzia
le vivificante Trinit, venerata, professata, adorata, servita nel Padre
nel Figlio e nello Spirito Santo da tutti i fedeli ora e sempre e nei secoli dei secoli. Cos sia.
Elevazz'one alla SS. Trinit
della beata Elisabetta della Trinit, carmelitana (18801906)52
0 mio Dio, Trinit che adoro, aiutami a dimenticarmi completa
mente, per dimorare in Te immobile e inquieta come se la mia anima
fosse gi nelleternit! Che niente possa turbare la mia pace 0 farmi
uscire da Te. mio lmmutabile, ma che ogni istante mi conduca pi
addentro nella profondit del tuo mistero.
Pacifica la mia anima, fa di lei il tuo cielo, la tua dimora amata e
il luogo del tuo riposo, che io non ti lasci l solo, mai, ma che sia l
tutta intera, completamente risvegliata nella mia fede, tutta adorante,
tutta abbandonata alla tua azione creatrice.
52 Da A,M. Sicari. Elisa/Detta della Trinit. Un'rsrlrlcnm teologica, cit., p.
186.
152

PA153

Dal visibile allinvisibile


O Cristo mio amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa
per il tuo Cuore; vorrei coprirti di gloria; vorrei amarti... fino a morire! Ma sento la mia impotenza e ti chiedo di rivestirmi di Te stesso, di
identificare la mia anima a tutti i movimenti della Tua Anima, di sommergermi, di invadermi, di sostituire Te a me, affinch la mia vita non
sia pi che un'irradiazione della Tua Vita. Vieni in me come Adoratore, come Redentore, come Salvatore.
0 Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad
ascoltarTi; voglio farmi del tutto docile per imparare tutto da Te; poi,
attraverso tutte le notti e ogni forma di vuoto o di impotenza, voglio
fissare sempre Te e dimorare sotto la tua grande luce. 0 mio Astro
amato, incantami, cosi che io non possa pi uscire dal tuo vivo splendore.
O Fuoco che consumi, Spirito d'amore, vieni sopra di me affinch si realizzi in me come una incarnazione del Verbo; che in Gli sia
una umanit aggiunta, nella quale Egli possa rinnovare tutto il suo
Mistero.
E tu, 0 Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, coprila con
la tua ombra e non vedere in lei che il Figlio amato nel quale hai posto
tutta la tua compiacenza.
O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Infinita solitudine,
Immensit in cui mi perdo, io mabbandono a voi come una preda.
Seppellitevi in me, affinch io mi seppellisca in Voi, nellattesa di poter
contemplare, nella vostra stessa luce, [abissale vostra grandezza.
153
PA155
Appendice \
LA SANTITA
Antologia di testi del magistero
di Giovanni Paolo II
1. Santit della Chiara, Santit del cristiano
1. La Chiesa santa e tutti i suoi membri sono chiamati alla santit. I
laici partecipano alla santit della Chiesa, essendo membri a pieno
titolo della comunit cristiana: e questa partecipazione, che possiamo
dire ontologica, alla santit della Chiesa si traduce anche per i laici in
un impegno etico personale di santificazione. In questa capacit e in
questa vocazione di santit, tutti i membri della Chiesa sono eguali
(cfr. Gal 3,28).
Il grado di santit personale non dipende dalla posizione occupa
ta nella societ e nemmeno nella Chiesa, ma unicamente dal grado di
carit vissuta (cfr. 1 Cor 13). Un laico che accoglie generosamente la
carit divina nel suo cuore e nella sua vita pi santo di un sacerdote o un vescovo che laccolgono in modo mediocre.
2. La santit cristiana ha la sua radice nelladesione a Cristo per
mezzo della fede e del Battesimo. Questo sacramento sta allorigine
della comunione ecclesiale nella santit. ci che traspare dal testo
paolino: Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo (Ef 4,5),
citato dal Concilio Vaticano II, che ne trae l'affermazione sulla comunanza che lega i cristiani in Cristo e nella Chiesa (Lumen gentium, n.
32). In questa partecipazione alla vita di Cristo mediante il Battesimo

sinnesta la santit ontologica, ecclesiologica ed etica di ogni credente, chierico o laico che sia.
Afferma il Concilio: I seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giusti155

PA157
La santit
(Lumen gentz'um, n. 40). E perci: Tutti i fedeli di qualsiasi stato 0
grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione
della carit (Lumen gentium, n. 40). Proprio grazie alla santificazione di ciascuno viene introdotta una nuova perfezione umana nella
societ terrena: come diceva la serva di Dio Elisabetta Lescur, ogni
anima che si eleva, eleva con s il mondo. Il Concilio insegna che da
questa santit promosso, anche nella societ terrena, un tenore di
vita pi umano (Lumen gemium, n. 40).
5. A questo punto occorre notare che la ricchezza infinita della
grazia di Cristo, partecipata agli uomini, si traduce in una quantit e
variet di doni, con i quali ciascuno pu servire e beneficare gli altri
nellunico corpo della Chiesa. Era la raccomandazione di san Pietro
ai cristiani disseminati nellAsia Minore, quando, esortandoli alla santit, scriveva: Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a
servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio (1 Pt 4,10).
Anche il Concilio Vaticano II dice che nei vari generi di vita e nei
vari uffici ununica santit coltivata da quanti sono mossi dallo
Spirito di Dio (Lumen gentium, n. 41). Cos esso ricorda la via di
santit per i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i chierici che aspirano a
diventare ministri di Cristo, e quei laici eletti da Dio, i quali sono
chiamati dal vescovo perch si diano pi completamente alle opere
apostoliche. Ma pi espressamente esso considera la via di santit
per i cristiani impegnati nel matrimonio: I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore
sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virt evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Cos infatti offrono a tutti lesempio di un
amore instancabile e generoso, edificano il fraterno consorzio della
carit, e diventano testimoni e cooperatori della fecondit della madre
Chiesa, in segno e partecipazione di quellamore col quale Cristo am
la sua sposa e si dato per lei (Lumen gentz'um, n. 41).
(Udienza Generale, nn. 1-5, 24 novembre 1993)
2. La ramit: conzune dzgm'f dei airbersi stati di vita nella Chiesa
31. Le varie forme di vita in cui, secondo il disegno del Signore
Ges, si articola la vita ecclesiale presentano reciproci rapporti sui
157
PA158
I santi danno fastidio
quali mette conto di soffermarsi. Tutti i fedeli, in virt della loro rige

nerazione in Cristo, condividono una comune dignit; tutti sono chiamati alla santit; tutti cooperano alledificazione dellunico Corpo di
Cristo, ciascuno secondo la propria vocazione e il dono ricevuto dallo
Spirito (cfr. Rm 12,3-8; Lumen gentium, n. 52; CiC, can. 208; CCEO,
can. Il). Luguale dignit fra tutte le membra della Chiesa opera
dello Spirito, fondata sul Battesimo e sulla Cresima ed corroborata dallEucaristia. Ma opera dello Spirito anche la pluriformit.
Lui che costituisce la Chiesa in una comunione organica nella diversit di vocazioni, carismi e ministeri (cfr. Ad gentes, n. 4; Gaudium et
spes, n. 32; Apostolicam actuosz'tatem, n. 3; Cbristr'deler laici, nn. 20
21; Lettera Communiom's natio [28 maggio 1992], n. 15). Le vocazio
ni alla vita laicale, al ministero ordinato e alla vita consacrata si possono considerare paradigmatiche, dal momento che tutte le vocazio
ni particolari, sotto luno o laltro aspetto, si richiamano o si riconducono ad esse, assunte separatamente o congiuntamente, secondo la
ricchezza del dono di Dio. Esse, inoltre, sono al servizio luna dellaltra, per la crescita del Corpo di Cristo nella storia e per la sua missione nel mondo. Tutti nella Chiesa sono consacrati nel Battesimo e nella
Cresima, ma il ministero ordinato e la vita consacrata suppongono
ciascuno una distinta vocazione ed una specifica forma di consacra
zione, in vista di una missione peculiare. Alla missione dei laici, dei
quali pr0prio cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e
ordinandole secondo Dio (Lumen gentium, n. 31), fondamento
adeguato la consacrazione battesimale e cresimale, comune a tutti i
membri del Popolo di Dio. I mim'stri ordinati, oltre a questa consacrazione fondamentale, ricevono quella dellOrdinazione per continuare nel tempo il ministero apostolico. Le persone consacrate, che
abbracciano i consigli evangelici, ricevono una nuova e speciale consacrazione che, senza essere sacramentale, le impegna a fare propria
nel celibato, nella povert e nellobbedienza la forma di vita praticata personalmente da Ges, e da Lui proposta ai discepoli. Pur
essendo, queste diverse categorie, manifestazione dellunico mistero
di Cristo, i laici hanno come caratteristica peculiare, anche se non
esclusiva, la secolarit, i pastori la ministerialit, i consacrati la speciale conformazione a Cristo vergine, povero, obbediente. [...]
35 . Alludire ci, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore (Mt 17,6). Nellepisodio della Trasfigurazione i sinottici, pur con diverse sfumature, mettono in evi158
PA159
La santit
denza il senso di timore che prende i discepoli. Il fascino del volto trasfigurato di Cristo non impedisce che essi si sentano sgomenti di fronte alla Maest divina che li sovrasta. Sempre, quando luomo avverte
la gloria di Dio, tocca con mano anche la sua piccolezza e ne trae un
senso di spavento. Questo timore & salutare. Ricorda alluomo la divina perfezione, e al tempo stesso lo incalza con un appello pressante
alla santit. Tutti i figli della Chiesa, chiamati dal Padre ad ascoltare Cristo, non possono non avvertire una profonda esigenza di conversione e di santit. Ma, come stato sottolineato al Sinodo, questa
esigenza chiama in causa in primo luogo la vita consacrata. In effetti,
la vocazione delle persone consacrate a cercare innanzitutto il Regno
di Dio , prima di ogni altra cosa, una chiamata alla conversione
piena, nella rinuncia a se stessi per vivere totalmente del Signore,
affinch Dio sia tutto in tutti. Chiamati a contemplare e testimoniare
il volto trasfigurato di Cristo, i consacrati sono anche chiamati a unesistenza trasfigurata. Significativo, a questo proposito, quanto
stato espresso nella Relazione finale della [I Assemblea straordinaria
del Sinodo: I santi e le sante sempre sono stati fonte e origine di rin-

novamento nelle pi difficili circostanze in tutta la storia della Chiesa.


Oggi abbiamo grandissimo bisogno di santi, che dobbiamo implorare da Dio con assiduit. Gli Istituti di vita consacrata, mediante la
professione dei consigli evangelici, devono essere consapevoli della
loro speciale missione nella Chiesa odierna e noi dobbiamo incoraggiarli nella loro missione (Sinodo dei Vescovi, Il Assemblea generale
straordinaria, Relazione nale [7 dicembre 1985], II A,4). A queste
valutazioni hanno fatto eco i Padri di questa IX Assemblea sinodale, i
quali hanno affermato: La vita consacrata stata, lungo la storia
della Chiesa, una presenza viva dellazione dello Spirito, come spazio
privilegiato di amore assoluto a Dio e al prossimo, testimone del progetto divino di fare di tutta lumanit, allinterno della civilt dellamore, la grande famiglia dei figli di Dio (Sinodo dei Vescovi, IX
Assemblea generale ordinaria, Messaggio del Sinodo [27 ottobre
1994], [X). La Chiesa ha sempre visto nella professione dei consigli
evangelici una via privilegiata verso la santit. Le stesse espressioni
con cui la qualifica - scuola del servizio del Signore, scuola di amore
e di santit, via 0 stato di perfezione indicano sia lefficacia e la ricchezza dei mezzi propri di questa forma di vita evangelica, sia il particolare impegno di coloro che la abbracciano. Non a caso sono tanti
i consacrati che lungo i secoli hanno lasciato testimonianze eloquenti
159
PA16O
I santi danno fastidio
di santit e compiuto imprese di evangelizzazione e di servizio particolarmente generose ed ardue.
(Wta Consecrata [1996], nn. 31, 35)
3. Lo Spirito Santo, origine della santit della Chiesa
2. La santit della Chiesa, come risulta dal testo del Concilio appe
na riferito [Lumen gentium, n. 39], ha il suo zizio in Ges Cristo,
Figlio di Dio che si fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nacque dalla Vergine santissima Maria. La santit di Ges nel suo stesso
concepimento e nella sua nascita per opera dello Spirito Santo in
profonda comunione con la santit di colei che Dio ha scelto come sua
Madre. Come nota ancora il Concilio, presso i santi Padri invalse
luso di chiamare la Madre di Dio la tutta santa e immune da ogni
macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova
creatura (Lamer: gentium, n. 56). . la prima e pi alta realizzazione
di santit nella Chiesa, per opera dello Spirito Santo che santo e santificatore. La santit di Maria tutta ordinata alla santit suprema dellumanit di Cristo, che lo Spirito Santo consacra e ricolma di grazia
dagli inizi terreni alla conclusione gloriosa della sua vita, quando
Ges si manifesta costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo
Spirito di santicazione mediante la rismrezione dai morti (Rm 1,4).
3. Questa santit ecclesiale, nel giorno della Pentecoste, rifulge
non solo in Maria, ma anche negli apostoli e nei discepoli, che con lei
furono tutti pieni di Spirito Santo (At 2,4). Da allora sino alla fine
dei tempi questa santit, la cui pienezza sempre Cristo, dal quale
riceviamo ogni grazia (cfr. Gv 1,16), viene concessa a tutti coloro che
tramite linsegnamento degli apostoli si aprono allazione dello Spirito
Santo, come chiedeva lapostolo Pietro nel discorso della Pentecoste:
Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Ges
Cristo, per la remissione dei vostri peccati; e riceverete il dono dello
Spirito Santo (At 2,38).
In quel giorno ha inizio la storia della santit cristiana, alla quale
sono chiamati sia gli israeliti che i pagani, che, come scrive san Paolo,

per mezzo di Cristo possono presentarsi,


in un solo Spirito (Ef 2,18). Tutti sono
do il testo gi riferito nella precedente
santi e familiari di Dio, edificati sopra

gli uni e gli altri, al Padre


chiamati a diventare, seconcatechesi, concittadini dei
il fondamento degli apostoli e

160
PA161
La santit
dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Ges. in
lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del
Signore [...] per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef
2,19-22). Questo concetto del tempio caro allapostolo, che in un
altro testo chiede: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo
Spirito Santo abita in voi?. E ancora: Il vostro corpo tempio dello
Spirito Santo (I Cor 3,16.19).
chiaro che nel contesto delle lettere ai Corinzi e agli Efesini il
tempio non soltanto uno spazio architettonico. l'immagine rappresentativa della santit operata dallo Spirito Santo negli uomini viventi in Cristo, uniti nella Chiesa. E la Chiesa lo spazio di questa san
tit.
4. Anche lapostolo Pietro nella sua Prima Lettera parla lo stesso
linguaggio e ci d lo stesso insegnamento. Infatti, rivolgendosi ai
fedeli dispersi (tra i pagani), egli ricorda loro che sono stati eletti
secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santicazione dello
Spirito, per obbedire a Ges Cristo e per essere aspersi dal suo sangue (1 Pt 1,1-2). In virt di questa santificazione nello Spirito Santo
tutti vengono impiegati come pietre vive per la costruzione di un ecli'cz'o spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio per mezzo di Ges Cristo (1 Pt 2,5).
E significativo questo legame particolare stabilito dallapostolo tra
la santificazione e lofferta di sacrifici spirituali, che in realt e partecipazione al sacricio stesso di Cristo, e al suo sacerdozio. uno dei
temi fondamentali della lettera agli Ebrei. Ma anche nella Lettera ai
Romani (15,16) lapostolo Paolo parla delloblazione gradita a Dio,
santz'ficata dallo Spirito Santo, la quale oblazione diventano gli uomini (pagani) per mezzo del Vangelo. E nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi esorta a rendere grazie a Dio perch ci ha scelti come pri
mizia per la salvezza, attraverso lopera santibatrice dello Spirito e la
fede nella verit (2 Ts 2,13): tutti segni della coscienza, comune ai
cristiani dei primi tempi, dellopera dello Spirito Santo come autore
della santit in loro e nella Chiesa, e quindi della qualit di tempio di
Dio e dello Spirito che era stata loro concessa.
5. San Paolo insiste nel ribadire che lo Spirito Santo opera la santicazione umana e forma la comunione ecclesiale dei credenti, partecipi della sua stessa santit. Infatti gli uomini, lavati, santificati e
giustificati nel nome del Signore Ges Cristo, diventano santi nello
Spirito del nostro Dio (1 Cor 6,11). Chi si unisce al Signore forma
161
PA164
I santi danno fastidio
E per tutti noi motivo di intensa emozione trovarci insieme questa
sera, raccolti accanto al Colosseo, per questa suggestiva celebrazione
giubilare. I monumenti e le rovine dellantica Roma parlano alluma-

nit delle sofferenze e delle persecuzioni sopportate con eroica fortezza dai nostri padri nella fede, i cristiani delle prime generazioni.
Queste antiche vestigia ci ricordano quanto vere siano le parole di
Tertulliano che scriveva: sanguis martyrum semen christianorum il
sangue dei martiri seme di nuovi cristiani (Apol, 50,13: CCL 1,171).
2. Lesperienza dei martiri e dei testimoni della fede non caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della
sua storia. Nel secolo XX, poi, forse ancor pi che nel primo periodo
del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato
la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni Continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo
anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione
vecchie e recenti, hanno sperimentato lodio e lesclusione, la violenza
e lassassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad
essere terre in cui la fedelt al Vangelo costata un prezzo molto alto.
Nel nostro secolo la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi,
anglicani e protestanti (Tertio millennio adveniente, n. 37).
La generazione a cui appartengo ha conosciuto lorrore della guer
ra, i campi di concentramento, la persecuzione. Nella mia Patria,
durante la seconda guerra mondiale, sacerdoti e cristiani furono
deportati nei campi di sterminio. Solo a Dachau furono internati circa
tremila sacerdoti. Il loro sacrificio si un a quello di molti cristiani
provenienti da altri Paesi europei e talora appartenenti ad altre Chiese
e Comunit ecclesiali.
Sono testimone io stesso, negli anni della mia giovinezza, di tanto
dolore e di tante prove. Il mio sacerdozio, fin dalle sue origini, si
iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e di tante donne della mia
generazione (Giovanni Paolo Il, Dono e Mistero, Libreria Editrice
Vaticana, Citt del Vaticano 19%, p. 47). Lesperienza della seconda
guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare,
con grata attenzione, lesempio luminoso di quanti, dai primi anni del
Novecento sino alla sua fine, hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede e per il loro comportamento ispirato
alla verit di Cristo.
3. E sono tanti! La loro memoria non deve andare perduta, anzi va
164
PA165
La santit
recuperata in maniera documentata. I nomi di molti non sono conosciuti; i nomi di alcuni sono stati infangati dai persecutori, che hanno
cercato di aggiungere al martirio l'ignominia; i nomi di altri sono stati
occultati dai carnefici. I cristiani serbano, per, il ricordo di una grande parte di loro. Lo hanno mostrato le numerose risposte allinvito a
non dimenticare, giunte alla Commissione Nuovi martiri nellam
bito del Comitato del Grande Giubileo, che ha alacremente lavorato
per arricchire ed aggiornare la memoria della Chiesa con le testimonianze di tutte quelle persone, anche sconosciute, che hanno dato la
loro vita per il nome del Nostro Signore Ges Cristo (At 15,26). S,
come scriveva alla vigilia della esecuzione il metropolita ortodosso di San Pietroburgo, Beniamino, martirizzato nel 1922, i tempi
sono cambiati ed apparsa la possibilit di patire sofferenze per
amore di Cristo [...]. Con la stessa convinzione, dalla sua cella di
Buchenwald, il pastore luterano Paul Schneider riaffermava davanti
ai suoi aguzzini: Cos dice il Signore, io sono la Risurrezione e la
Vita!.

La partecipazione di Rappresentanti di altre Chiese e Comunit


ecclesiali conferisce allodierna nostra celebrazione un valore e un'eloquenza del tutto singolari, nel corso di questo Giubileo dellAnno
Duemila. Essa mostra come l'esempio degli eroici testimoni della fede
sia veramente prezioso per tutti i cristiani. La persecuzione ha toccato quasi tutte le Chiese e le Comunit ecclesiali nel Novecento, unendo i cristiani nei luoghi del dolore e facendo del loro comune sacrificio un segno di speranza per i tempi che verranno.
Questi nostri fratelli e sorelle nella fede, a cui oggi facciamo riferimento con gratitudine e venerazione, costituiscono come un grande
a fresco dellumanil crtlttt'ana del XX secolo. Un affresco del vangelo
delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue.
4. Beati voi quando vi insulteranno :? vi perseguiteranno @, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di orale a causa mia, rallegrare
w' ed esaltate, poiche' grande la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,1112). Quanto si addicono queste parole di Cristo agli innumerevoli
testimoni della fede del secolo passato, insultati e perseguitati, ma mai
piegati dalla forza del male!
Laddove lodio sembrava
t di sfuggire alla sua
pi forte della morte.
sfiguravano luomo, nei

inquinare tutta la vita senza la possibililogica, essi hanno manifestato come lamore sia
Allinterno di terribili sistemi oppressivi, che
luoghi di dolore, tra privazioni durissime,

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PA166
I santi danno fastidio
lungo marce insensate, esposti al freddo, alla fame, torturati, sofferenti in tanti modi, essi hanno fatto risuonare alta la loro adesione a
Cristo morto e risorto. Ascolteremo tra poco alcune loro incisive
testimonianze.
Tanti hanno rifiutato di piegarsi al culto degli idoli del XX secolo,
e sono stati sacrificati dal comunismo, dal nazismo, dallidolatria dello
Stato o della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guerre etniche
o tribali, perch avevano rifiutato una logica estranea al Vangelo di
Cristo. Alcuni hanno conosciuto la morte, perche', sul modello del
buon Pastore, hanno voluto restare con i loro fedeli, nonostante le
minacce. In ogni continente e lungo lintero Novecento, c stato chi
ha preferito farsi uccidere, piuttosto che venir meno alla propria mis
sione. Religiosi e religiose hanno vissuto la loro consacrazione sino
alleffusione del sangue. Uomini e donne credenti sono morti offrendo la loro esistenza per amore dei fratelli, specie dei pi poveri e
deboli. Non poche donne hanno perso la vita per difendere la loro
dignit e la loro purezza.
5. [...] Fratelli e Sorelle carissimi, leredit preziosa che questi
testimoni coraggiosi ci hanno tramandato un patrimonio comune di
tutte le Chiese e di tutte le Comunit ecclesiali uneredit che parla
con una voce pi alta dei fattori di divisione. Lecumenisrno dei martiri e dei testimoni della fede il pi convincente; esso indica la via
dellunit ai cristiani del XXI secolo. leredit della Croce vissuta alla
luce della Pasqua: eredit che arricchisce e sorregge i cristiani, mentre si avviano nel nuovo millennio.
Se ci vantiamo di questa eredit non per spirito di parte e tanto
meno per desiderio di rivalsa nei confronti dei persecutori, ma perch
sia resa manifesta la straordinaria potenza di Dio, che ha continuato

ad agire in ogni tempo e sotto ogni cielo. Lo facciamo, perdonando a


nostra volta, sullesempio dei tanti testim0ni uccisi mentre pregavano
per i loro persecutori.
6. Resti viva, nel secolo e nel millennio appena avviati, la memoria
di questi nostri fratelli e sorelle. Anzi, cresca! Sia trasmessa di generazione in generazione, perch da essa germini un profondo rinnovamento cristiano! Sia custodita come un tesoro di eccelso valore per i
cristiani del nuovo millennio e costituisca il lievito per il raggiungimento della piena comunione di tutti i discepoli di Cristo!
(Commemorazione dei te.rtimom della fede del secolo XX, Roma,
Colosseo, 7 maggio 2000)
166

PA167
La santit
5 . La rantit: misma alta della vita cristiana
30. E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve
porsi tutto il cammino pastorale quella della santit. Non era forse
questo il senso ultimo dellindulgenza giubilare, quale grazia speciale
offerta da Cristo perch la vita di ciascun battezzato potesse purificarsi e rinnovarsi profondamente?
Mi auguro che, tra coloro che hanno partecipato al Giubileo, siano
stati tanti a godere di tale grazia, con piena coscienza del suo carattere esigente. Finito il Giubileo, ricomincia il cammino ordinario, ma
additare la santit resta pi che mai unurgenza della pastorale.
Occorre allora riscoprire, in tutto il suo valore programmatico, il
capitolo V della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium
dedicato alla vocazione universale alla santit. Se i Padri conciliari
diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per conferire una sorta
di tocco spirituale allecclesiologia, ma piuttosto per farne emergere
una dinamica intrinseca e qualificante. La riscoperta della Chiesa
come mistero, ossia come popolo adunato dallunit del Padre,
del Figlio e dello Spirito (San Cipriano, De Orat. Dom., 23, PL
4,553), non poteva non comportare anche la riscoperta della sua santit, intesa nel senso fondamentale dellappartenenza a Colui che
per antonomasia il Santo, il tre volte Santo ( cfr. Is 6,3). Professare
la Chiesa come santa significa additare il suo volto di Spora di Cristo,
perla quale egli si donato, proprio al fine di santificarla (cfr. Ef 5,2526). Questo dono di santit, per cosi dire, oggettiva, offerto a ciascun battezzato.
Ma il dono si traduce a sua volta in un compito, che deve governare lintera esistenza cristiana: Questa la volont di Dio, la vostra
santificazione (1 Ts 4,3). un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: Tutti i fedeli di qualsiasi stato 0 grado sono chiamati alla
pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carit (Lumen gentium, n. 40).
31. Ricordare questa elementare verit, ponendola a fondamento
della programmazione pastorale che ci vede impegnati allinizio del
nuovo millennio, potrebbe sembrare, di primo acchito, qualcosa di

scarsamente operativo. Si pu forse programmare la santit? Che


cosa pu significare questa parola, nella logica di un piano pastorale?
In realt, porre la programmazione pastorale nel segno della santit una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la con167
PA168
I santi danno fastidio
vinzione che, se il Battesimo un vero ingresso nella santit di Dio
attraverso linserimento in Cristo e linabitazione del suo Spirito,
sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta
allinsegna di unetica minimalistica e di una religiosit superficiale.
Chiedere a un catecumeno: Vuoi ricevere il Battesimo? significa al
tempo stesso chiedergli: Vuoi diventare santo? Significa porre
sulla sua strada il radicalismo del Discorso della Montagna: Siate
perfetti come perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48).
Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione
non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria,
praticabile solo da alcuni geni della santit. Le vie della santit sono
molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. Ringrazio il Signore
che mi ha concesso di beatificato e canonizzato, in questi anni, tanti
cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni
pi ordinarie della vita. ora di riproporre a tutti con convinzione
questa misura alta della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della
comunit ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa
direzione. per anche evidente chei percorsi della santit sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santit, che sia
capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. Essa dovr integra
re le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali
di aiuto personale e di gruppo e con forme pi recenti offerte nelle
associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa.
(Novo millennio incanta [2001], nn. 303 1)
3. [...] Guardate Ges di Nazareth, da alcuni accolto e da altri
schernito, disprezzato e rifiutato: il Salvatore di tutti. Adorate
Cristo, nostro Redentore, che ci riscatta e libera dal peccato e dalla
morte: il Dio vivente, sorgente della Vita.
Contemplate e riflettete! Iddio ci ha creato per condividere
stessa vita; ci chiama ad essere suoi figli, membra vive del
mistico di Cristo, templi luminosi dello Spirito dellAmore.
ad essere suoi: vuole che tutti siano santi. Cari giovani,
santa ambizione di eSsere santi, come Egli santo!

la sua
Corpo
Ci chiama
abbiate la

Mi chiederete: ma oggi possibile essere santi? Se si dovesse contare sulle sole risorse umane, limpresa apparirebbe giustamente
impossibile. Ben conoscete, infatti, i vostri successi e le vostre sconfitte; sapete quali fardelli pesano sulluomo, quanti pericoli lo minacciano e quali conseguenze provocano i suoi peccati. Talvolta si pu
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I santi danno fastidio
dinanzi al tabernacolo fa si che queste chiese mantengano la loro
autentica destinazione e dignit. [...]

E per concludere: vivete con coraggio tutta la vostra vita personale, anche se vi sembra insignificante. La grande maestra delle piccole
cose, Teresa di Lisieux, ci ha dimostrato nei brevi anni della sua vita
quanto siano grandi davanti a Dio le piccole cose, normali incombenze. Vogliamo ricordare anche Charles de Foucauld, che ha riconosciuto il grande esempio della vita nascosta di Ges a Nazareth. C
una santit molto evidente di alcuni uomini; ma c anche la santit
sconosciuta della vita quotidiana.
In tutto questo Maria sia il vostro esempio. Langelo entrando da
lei la salut come piena di grazia. Ave Maria, gratia plena, cos
lha salutata la Chiesa nel corso dei secoli. Il Signore con Lei. S, il
Signore sia anche con voi nella santit delle vostre vite e nel vostro
servizio apostolico.
(Ai laici nella cattedrale diS. Stefano, n. 6,
Vienna, 12 settembre 1983)
3. Luomo chiamato alla santit, ad essere artefice di unumanit
rinnovata dalla gloria divina. Ed il credente, mediante il Battesimo,
viene costituito testimone di quella speranza soprannaturale che
sostiene il pellegrinaggio delluomo sulla terra, spesso segnato da
prove e sofferenze. Nel Concilio Vaticano Il la Chiesa ha ribadito che
tutti i fedeli, di qualsiasi stato 0 grado, sono chiamati alla pienezza
della vita santa e alla perfezione della carit (Lumen gentium, n. 40).
Con la propria vita santa i cristiani sono invitati a diventare luce per
gli altri sui sentieri del mondo.
La nostra epoca appare pi un tempo di sorprendenti scoperte
scientifiche e tecnologiche, che unepoca di santi. Ma se luomo non
realizza spiritualmente se stesso mediante linteriore conformazione a
Cristo, tutte le sue conquiste rimangono in definitiva z'nrzgni'cantz' e
potrebbero diventare perfino pericolose. Proprio perch oggi si cerca
la piena realizzazione personale, vi e maggior bisogno di santi. Il
nostro tempo reclama persone mature che, avendo compreso il valore della santit, cercano di realizzarla nellesistenza quotidiana.
A ben guardare, la societ attuale manifesta un profondo bisogno
di santi, di pers0ne cio che, per il loro pi stretto contatto con Dio,
possono in qualche modo farne percepire la presenza e mediarne le
risposte. Non mancano, purtroppo, giovani e adulti che, mal inter170

PA171
La santit
pretando questo bisogno, sabbandonano al fascino dellocculto o
cercano negli astri del firmamento i segni del proprio destino.
Superstizione e magia attraggono non poche persone in cerca di
risposte immediate e semplici ai problemi complessi dellesistenza.
un rischio da cui occorre guardarsi. I santi, per queste anime in
ricerca, costituiscono un punto di riferimento accessibile e sicuro.
Essi sanno indicare, con la forza trascinatrice dellesempio, la strada
da seguire per progredire nella direzione giusta. [...]
Come avvenuto in passato, la santit deve incarnarsi in modo
vivo e gioioso anche oggi: molte madri e molti padri sloveni hanno
guadagnato una menzione particolare nella storia nazionale offrendo

un significativo modello di coerenza cristiana. La santit e la vera forza


capace di trasformare il mondo.
(Omelia alla messa allAeroporto di Maribor, n. 3, 19 maggio 1996)
7. Le beatitudini come abito della santit
e la prima canonizzazione della storia
1. Oggi la Chiesa celebra la festa di Tutti i Santi. La Sposa del
Signore ha indossato labito della gioia. E cosi vuol comparire dinanzi al suo Dio, per essere inondata del tripudio della Gerusalemme
celeste. labito delle nozze, quello che iammette al banchetto preparato per lei dallo Sposo. labito della santit.
Oggi questo abito risplende di mille luci diverse: sono gli infiniti
tratti di ununica luce, che una moltitudine di uomini e donne di
ogni nazione, razza, popolo e lingua (Ap 7,9) fa scintillare senza
posa. Uomini e donne che la storia dei grandi ha spesso ignorato, perch la perla preziosa della loro testimonianza stata ricoperta dal velo
dellumilt e del nascondimento. Uomini e donne che hanno attinto
allinesauribile pienezza di Colui che solo santo, e ne hanno fatto
vivere un frammento, offrendoin il loro volto concreto perch vi si
incarnasse, come in un simbolo vivente.
2. E cos, per le strade delle nostre citt, un lembo di quellabito si
reso presente nella testimonianza allapparenza anonima, ma in
realt personalissima di questi fratelli che ci hanno donato con la
loro vita un raggio della santit di Colui, a cui i serafini inneggiano col
loro canto Santo, santo, santo il Signore Dio delle schiere (Is 6,3).
Ognuno di loro una piccola luce, ma irripetibile. Ha vissuto fino
171
PA172
I santi danno fastidio
in fondo la propria chiamata ad essere pienamente se stesso, secondo
loriginalit stupenda che il Creatore aveva posto in lui. Ora, unito
misteriosamente al coro di miriadi di altri fratelli, illumina lo scenario
a volte cos scuro di questo mondo, e lo invita a sperare, ad avere fiducia, testimoniandogli come la santit di Dio non si smentisce, non
cessa di comunicarsi, di associare a s uomini e donne semplici, ricchi
solo di una disarmata disponibilit, di un umile, trasparente abbandono.
3. A questi santi, a questi fratelli che hanno costruito per noi un
mondo migliore, sale oggi la nostra preghiera: Voi, poveri fin dentro
il cuore, ricchi solo della fede in un Dio che non delude, perch ha
vinto il mondo; voi, afflitti, che con le vostre lacrime avete riempito
limmenso fiume del dolore umano; voi, miti, che avete scelto la strada lenta e faticosa del diritto, anzich quella della violenza e del
sopruso; voi, affamati e assetati di giustizia, che avete lottato per lonest e la lealt; voi, uomini del perdono, che avete amato i vostri
nemici e fatto del bene a coloro che vi odiavano; voi, puri di cuore,
che avete sempre guardato le cose con locchio limpido e pulito della
semplicit; voi, costruttori della pace, che avete pagato di persona
perch il sogno di un mondo di fratelli divenisse realt; voi, persegutati per la giustizia, che avete dato un volto alla speranza degli ultimi
e dei diseredati; voi, santi e sante di Dio, fratelli e sorelle nostri, ci
avete insegnato che la santit non remota e inaccessibile, patrimonio di pochi, ma pienezza delluomo nuovo che sta dentro ciascuno
di noi; voi tutti, santi, pregate, pregate lAgnello assiso sul trono, pre

gatelo per questa storia che ha sete di santi, per questa storia vivente
della speranza che veri testimoni le siano ancora donati; pregatelo e
ripetete con la sposa: Marana tha, vieni Signore Ges (Ap 22,20).
(Angelus, 1 novembre 1986)
7. Ma essi [i primi cristiani] avevano presente anche un altro fatto
concreto avvenuto sul Calvario, e che sintegra nel messaggio della
croce come messaggio di perdono. Dice Ges a un malfattore crocifisso con lui: In verit ti dico: oggi sarai con me nel paradiso (Le
23,43). E un fatto impressionante, nel quale vediamo in azione tutte
le dimensioni dellopera salvifica, che si concretizza nel perdono.
Quel malfattore aveva riconosciuto la sua colpevolezza, ammonendo
il suo complice e compagno di supplizio, che scherniva Ges: Noi
siamo in croce giustamente, perch riceviamo la giusta pena per le
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I SANTI DANNO FASTIDIO
I santi dannofasttd:b il titolo che padre Aldino Cazzago ha voluto dare a
questa sua
raccolta di articoli sulla santit, prendendo spunto da alcune feroci critiche
che furono rivolte a Madre Teresa di Calcutta, quandera ancora in vita. Ma quello della
san
ta dei poveri solo il caso pi recente di una campagna aggressiva &
pettegola, peraltro di scarso livello culturale, che aveva gi toccato altri santi tra i pi
amati dal
popolo cristiano: santa Rosa da Viterbo, santa Teresa dAvila, san Carlo
Borromeo,
santa Teresa di Lisieux, santa Maria Goretti, san Pio X e altri ancora...
Il santo un credente in Cristo, contagiato dal Suo amore, che si vede attratto
dalla Sua stessa missione di salvezza. un cristiano che si avvicinato pi
intimamente a Cristo, Cristo lo ha condotto al Padre, e il Padre lo ha coinvolto nello
stesso
destino del Figlio: quello di essere dato via per la salvezza degli uomini.
Leroicit dei santi non un esercizio di bravura n una estenuante cosmesi
spirituale,
ma obbedienza umile, quotidiana, tenace alla missione ricevuta.
Il fastidio dura fin quando il santo sembra giocare col suo stesso volto e con
la
sua stessa anima; il fastidio si tramuta in venerazione quando si contempla un
santo al lavoro nel campo e nella casa di Dio. Il fastidio cessa o diventa
utile
stimolo interiore quando i santi rivelano la ferma direzione che la vita
cristiana
deve prendere. Ed essi sanno indicare perfino quale sia la direzione inesorabile
di
ogni vita umana che voglia essere infinitamente fruttuosa...
Gli articoli che padre Aldino Cazzago ci offre in questa sua raccolta sono
riflessioni concentriche sul tema della santit: dal fastidio iniziale che essa provoca
nei
pi lontani al turbamento che d ai pi pensosi, allo splendore che essa pu

originare quando si coniuga e si esprime umilmente e gloriosamente nellopera


artistica.
E infine lautore non dimentica linsistenza con cui il nostro Santo Padre
invita i
credenti a riconoscere che la santit lunico vero problema cristiano.
(dalla Prefazione di Antonio Maria Sicari)
ALBINO CAZZAGO
nato nel 1958. Sacerdote dal 1983, appartiene allOrdine dei Carmelitani
Scalzi. Insegna Teologia dellOriente cristiano ed Ecumenismo presso lIstituto Superiore
di
Scienze Religiose dell'Universit Cattolica (sede di Brescia). Ha pubblicato
Cristianesimo dOriente e dOccidente in Giovanni Paolo li, fece Boole, Milano 1996 e
Paolo
VI. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1999. Ha curato anche
ledizione italiana di testi sulla spiritualit e la vita del cristianesimo
dOriente. Fa inoltre
parte della redazione italiana della rivista internazionale di teologia
Communio.
ISBN 88-16-30410-3
9 7888161304109
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