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ALBINO CAZZAGO
I SANTI DANNO FASTIDIO
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PA3
Aldino Cazzago
I SANTI
DANNO FASTIDIO
prefazione di
Antonio Maria Sicari
Jaca Book
PA4
@ 2004
Editoria]ejaca Book SpA, Milano
tutti i diritti riservati
Prima edizione italiana
ottobre 2004
Copertina e grafica
Ufficio grafico Jaca Book
In copertina
La lapidazione di santo Stefano.
Elaborazione da una pittura murale del IX secolo
(Saint-Germain dAuxerre)
Redazione e impaginazione
Centro Immagine&C. snc - Capannori (Lucca)
Finito di stampare nel mese di agosto 2004
da Stabilimento Poligrafico Fiorentino - Calenzano (Firenze)
ISBN 88-16-30410-3
Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma
ci si pu rivolgere a Editoriale Jaca Book SpA Servizio Lettori
via V. Gioberti 7, 20123 Milano, tel. 02/48561520-29, fax (IZ/48193361
e-rnail: serviziolettori@iacabook.it; internet: ww-.jacabook.ir
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Indice
Capitolo terzo
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II.
La santit come gusto specifico della vita cristiana
1 Introdu7inne 51
Za
3. Testimoni della santit della Chiesa 55
4. La santit non un privilegio 57
5. Santit ontologica e santit morale 58
6 Chi il santo 59
7. Lumanit matura del santo 62
8 Conclusione 64
Capitolo guarto
((
Ovvero perch la Chiesa si riette nei santi
lJntroduzioneGJ
Capitolo guinto
I . ] ; ] . l Cl . E li
Ovvero la persuasione della fede
Lintroduzinne89
2. Quando nella chiesa del mio villaggio io sento il Credo 90
Indice
5. Conclusione: i santi, ovvero la persuasione della fede 99
Capitolo sesto
La gioia di Cristo, del cristiano e dei santi
1. Introduzione 103
2. La gioia di Cristo 105
3. Il realismo del suo sguardo 106
4. La gioia del cristiano 107
5. La gioia dei santi 108
6. Lapertura cattolica della gioia cristiana 110
? Conclusione: Dove diavolo nascondete la vostra gioia? 112
Capitolo settimo
Le Annunciazioni del Beato Angelico.
Un esempio di santit e magistero dellarte
1. Firenze e lAnnunciazione: le ragioni di un legame 115
2. Breve storia di un itinerario 117
a. La pala al museo del Prado 118
b. La pala di Cortona 121
e. Le Annunciazioni del convent di M r
. Conclusione: Creava le opere e simultaneamente creava
se stesso 128
Capitolo ottavo
Dal visibile allinvisibile.
Quasi una meditazione davanti allicona della Trinit
di Rubl'v
1.
2.
3.
a.
b.
c.
d.
e.
4.
Introduzione 133
Il santo monaco e iconografo Andrej Rublv 136
La Trinit di Rublv 137
Latmosfera della luce divina 139
Langelo di sinistra: il Padre 140
Langelo di centro: il Figlio 142
Langelo di destra: lo Spirito Santo 144
Il calice dellincontro 146
Conclusione: dal silenzio alla carit 148
9
PAIO
Indice
Preghiere alla Trinit
Appendice
La santit.
Antologia di testi del magistero di Giovanni Paolo 11
)l
Santit della Chiesa, santit del cristiano
La santit: comune dignit dei diversi stati di vita
nella Chiesa
Lo Spirito Santo, origine della santit della Chiesa
Ecumenismo e santit
La santit: misura alta della vita cristiana
Una santit gioiosa
Le beatitudini come abito della santit e la prima
canonizzazione della storia
.
7453\.V1:55"
Elenco delle fonti
10
151
155
157
160
163
167
169
171
174
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PREFAZIONE
di
Antonio Maria Sicari
I santi danno fastidio il titolo che padre Aldino Cazzago ha voluto
dare a questa sua raccolta di articoli sulla santit, prendendo spunto
da alcune feroci critiche che furono rivolte a Madre Teresa di
Calcutta, quandera ancora in vita.
Ma quello della santa dei poveri solo il caso pi recente di una
campagna aggressiva e pettegola, peraltro di scarso livello culturale,
che aveva gi toccato altri santi tra i pi amati dal popolo cristiano:
santa Rosa da Viterbo, santa Teresa dAvila, san Carlo Borromeo,
santa Teresa di Lisieux, santa Maria Goretti, san Pio X e altri ancora.
Si tratta di laicisti esasperati (alcuni formalmente credenti) che
si spingono volentieri a disprezzare il ricordo, il volto, la storia e lo
pera dei santi, manifestando un istinto di profanazione che sa di corruzione. Se vero che esiste una santit del pensiero, che si lascia normare dalla verit, dalla bont e dalla bellezza, si pu forse affermare
che il pensiero che rinuncia alla propria santit finisce inevitabilmente per accanirsi contro i santi.
Ci sono, invece, certi altri pensatori (alcuni formalmente non
credenti) che gridano il loro fastidio direttamente ai santi. Ed
un grido che risuona paradossalmente come inedita forma di pre
ghiera. Esso nasce dalla mente e dal cuore di chi pensa che lideale
della santit troppo bello per essere vero, ed solo a un passo
dal comprendere che troppo bello appunto perch vero.
Costoro potrebbero essere aiutati dalla sobriet dei devoti, se questi
smettessero di diffondere racconti sciocchi o inutili e di offrire mani11
PA12
Prefazione
festazioni scriteriate di fanatismo. Ci ben altra cosa dallingenuo
candore del Curato dArs, il quale narrava, con abbondanza di particolari, i miracoli dei suoi santi preferiti ai suoi parrocchiani, che
per sincantavano piuttosto a contemplare la santit entusiasta del
loro prete.
Gioverebbe anche la sobriet degli agiografi, se smettessero di far
coincidere la santit con lo straordinario e lassoluta assenza dogni
imperfezione e riconoscessero che la santit di una creatura solo ladempimento fedele di una missione affidata da Dio, che pu benissimo coesistere con debolezze, fragilit, limiti, in tutto ci che non
direttamente necessario alla missione stessa.
Il santo un credente in Cristo, contagiato dal Suo amore, che si
vede attratto dalla Sua stessa missione di salvezza. un cristiano che
si avvicinato pi intimamente a Cristo, Cristo lo ha condotto al
Padre. e il Padre lo ha coinvolto nello stesso destino del Figlio: quel
lo di essere dato via per la salvezza degli uomini. Leroicit dei santi
non un esercizio di bravura n una estenuante cosmesi spirituale,
ma obbedienza umile, quotidiana, tenace alla missione ricevuta.
Il fastidio dura fin quando il santo sembra giocare col suo stes
so volto e con la sua stessa anima; il fastidio si tramuta in venera
zione quando si contempla un santo al lavoro nel campo e nella casa
PA15
INTRODUZIONE
Una duplice motivazione allorigine di queste brevi riflessioni introduttive.
In primo luogo, intendiamo tracciare un filo che leghi tra loro i
testi qui raccolti, al fine di meglio evidenziarne la reciproca connessione.
to, messo, con la loro vita cristiana, al totale servizio della gloria di
Dio.
Chiude il volume una breve antologia di testi sulla santit, tratti
dal lungo magistero di Giovanni Paolo il.
16
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Introduzione
2. Alcuni puntiformi
Eccoci allora al titolo del volume I santi danno fartidr'o - e al
nucleo di punti fermi sulla santit e sui santi.
Per cominciare, alcune domande: a chi danno fastidio i santi? Solo
a chi, guardando il loro da una diversa visione del mondo, portato a
considerarli irritante provocazione e disturbo della propria tranquillit, o anche a molti che almeno idealmente condividono con il santo
la stessa visione della realt? Qua e l, e seppure in maniera non urlata, i santi non stanno forse riguadagnando stima e, pi radicalmente
ancora, non stanno diventando causa di personali e profondi interrogativi, anche in uomini la cui visione del mondo si costruita a partire da presupposti diversi da quelli della fede cristiana?
Laver collocato queste riflessioni nelle pagine introduttive ci
obbliga a una certa sinteticit nella risposta ai vari quesiti che abbiamo posto. Procederemo perci quasi per tesi, le cui compiute argomentazioni, richiederebbero ben altro spazio.
1. Nella storia della societ il fastidio causato dai santi e un fenomeno relativamente recente ed tipico di quelluomo che, da due
secoli almeno, ha deciso di pensare la propria esistenza e quella del
mondo a partire da una idea portante: vivere come se Dio non esistesse. Questa idea in verit anche una sfida a tutta la precedente
storia del pensiero, che invece si era costruita a partire da presuppo
sti religiosi o metafisici. cos accaduto che, per riprendere unaffermazione di Giovanni Paolo II, lipotesi, allinizio metodica, della
non-esistenza di Dio con landare del tempo ha portato allidea di Dio
come ipotesi. La realt, per sussistere, non ha pi bisogno dellipotesi di Dio e perci luomo pu pensarsi e costruire la propria esistenza a partire da altri fondamenti, da altre ipotesi, tra le quali rientra ovviamente quella di essere egli stesso il fondamento di tutto. La
conseguenza di questa impostazione e assai evidente: luomo si pensa
come misura di tutte \le cose e la realt non ha pi una sua autonoma
consistenza e verit. E lui che le conferisce concretezza e ne decide la
verit e il valore. In questo quadro anche il bene e il male non hanno
un loro autonomo fondamento, ma trovano nelluomo la loro norma
ultima. Infine, oltre lorizzonte conoscitivo della sua ragione umana
Discorso alla prima riunione del Comitato di (.'(mittltazr'om' Jeff/l
sremhlca speak:[t del Sinodo per l'Europa, n. 5 (05.06.1990).
17
PAI8
I santi danno fastidio
non esiste alcuna altra realt o, nellipotesi assai improbabile che esi-
temente secolarizzato, sono ancora le parole del pontefice, avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte,
s, per luomo, ma per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale?
3. Linsopportabilit dei santi e originata anche dalla concezione e
dalluso della libert umana che essi hanno vissuto e che molte volte
sono esattamente allopposto di quelli pi comunemente in auge, in
modo particolare in chi ritiene di non aver pi bisogno di tutori e di
custodi divini. Caratteristico del santo affidarsi totalmente a Dio, con
segnandogli, in una logica damore e di fede, la sua libert e, in definitiva, la sua stessa esistenza. In questo offrirsi del santo a Dio, noi pos
siamo vedere, in una forma particolarmente nitida e riuscita, ci che sta
al centro di ogni esperienza cristiana: latto di fede, mediante cui luomo dicendo Io credo in Te si abbandona fiduciosamente a Dio7.
La vita dei santi mostra con abbondanza di esempi che tale fiducioso abbandono e spesso avvenuto in situazione di oscurit e di
vuoto, e non di luce, come si potrebbe facilmente immaginare. Con
parole che riecheggiano da vicino quelle di santa Teresa di Ges
Bambinos, Madre Teresa, in una lettera del 27 marzo 1956, scriveva:
C una contraddizione in me, cos profonda e cos dolorosa, una
sofferenza che non finisce mai, mi pare di non essere amata da Dio,
respinta, sola, senza fede, senza amore, senza zelo. Lapostolato
senza attrattiva, il paradiso non significa niente e mi appare come un
E concludeva: Si comprende allora che la cristianit, come forma sociologica,
non
attiri pi. P. Evdokimov, L'amore folle di Dio, Paoline, Roma 1981, p. 165.
" Giovanni Paolo Il, Redempforis tm'rsio, n. 11.
7 La fede pertanto trovare un tu che mi sostiene e, nonostante
limperfezione
e lintrinscca incompiutezza dogni incontro umano, mi accorda la promessa dun
indistruttibile amore, che non solo aspira alleternit ma ce la accorda. La
fede cristiana attinge la sua linfa vitale dal fatto che non solo esiste obiettivamente
un senso
alla realt, ma che questo senso impersonato da Uno che mi conosce e mi ama,
sic
ch io posso affidarmi a lui con latteggiamento del bambino, il quale ha la
piena consapevolezza che tutti i suoi problemi sono al sicuro nel tu della madre. ].
Ratzinger,
Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 19745, pp. 46-47.
8 Cfr. Teresa di Ges Bambino, Opere complete, Libreria Editrice VaticanaEdizioni OCD, Citt del Vaticano-Roma 1997, pp. 238-240. Si tratta del
Marro.rcrifto
C, 5v-6v.
19
PAZO
I santi danno fastidio
luogo vuoto. Ci penso e non sento nulla, eppure sento questo straziante desiderio di Dio? Nel 1993, con espressioni che mettono i
brividi agli stessi credenti, e che a tutti aprono uno spiraglio sulla pro
fondit raggiunta dal suo cammino spirituale, ella ha detto: sempre Lui a decidere, il Signore. Lui vuole cos e io sono felice di obbe
dirgli
Se vero
no farms)
parole di
fatto del
libert.
parole che Pier Paolo Pasolini us nel lontano 1961 per descrivere il
suo incontro con Madre Teresa, allora pressoch sconosciuta al pubblico, nella stessa citt di Calcutta: Ho conosciuto dei religiosi cat
tolici. E devo dire che mai lo spirito di Cristo mi parso cosi vivido e
dolce; un trapianto splendidamente riuscito. A Calcutta, Moravia, la
Morante e io siamo andati a conoscere Suor Teresa, una suora che si
dedica ai lebbrosi. [] Suor Teresa una donna anziana, bruna di
pelle, perch albanese, alta [sid], asciutta, con due mascelle quasi
virili, e locchio dolce, che, dove guarda, vede. E cos concludeva:
ha la bont senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica.
In tempi a noi pi vicini, analogo senso di stima per i santi hanno
in varie occasioni manifestato anche il filosofo Remo Bodei, l'in
tellettuale e uomo politico Giuliano Amato, la regista Liliana
Al giornalista che le chiedeva se fosse esatto considerare la vita dei santi
come una
lezione, la regista Liliana Cavani rispose: Lezione parola riduttiva.
meglio parlare di afato, soffio, perch i santi fi svegliano. Cfr. infra, nota 19.
" Cfr. infra, capitolo terzo, nota 56.
Prendendo spunto dallesperienza del martirio cristiano, egli affermava che
letica laica' pare oggi aver perduto quelle potenti motivazioni che in tempi di
maggiore durezza hanno creato i suoi martiri della giustizia e della libert. A
conclusione
del suo ragionamento formulava un triplice interrogativo: Ma i tempi duri sono
finiti? E non esistono pi valori. oltre quelli strettamente legati a specifiche
religioni, per
cui vale ancora la pena di donare la vita? I martiri sono soltanto quelli della
fede, di
una determinata fede storica, o non hanno reso sufficiente testimonianza damore
tutti coloro che si sono immolati non solo per il loro Dio ma anche per gli
altri uomini o ideali di vita buona?. R. Bodei, Laici, rirropritc il Pflrltlftit), in
Arwenire,
19.05.1999. p. 22.
"* Un laico sa amare alcune persone e le su amare anche molto. Ma non riesce ad
amarle tutte. Non accade. non mi chiedete perch non accade. La fede riesce a
far
amare gli altri e ci sono esempi grandissimi di persone di fede che hanno
dimostrato
con tutta la loro vita che il loro amore poteva essere per chicchessia. Madre
Teresa e
stata questo. [...] Lei non faceva parte del sistema sanitario indiano e. al di
l delle
21
PA22
I santi danno fastidio
Cavani e lo psichiatra Vittorino Andreoli. Si tratta di piccoli
segni il cui valore non va esagerato, ma nemmeno frettolosamente
squalificato.
in
Communio, nn. 190-191 (2003) 70-81. Utile anche il contributo di B. Ardura,
Batr'eah'ons e! canomiratt'os d'e Jean-Paul II', in Communio (ed. francese).
nn. 56
(2002) 77-89.
22 Per il testo cfr. :ivgf'ra, capitolo primo, nota 2.
22
PA23
Introduzione
Vi per anche unaltra ragione a monte di questo disagio per cos
dire intraecclesiale. Il santo colui che non considera come un vuoto
giro di parole due fondamentali asserzioni. La prima: il Verbo si
fatto carne per essere il nostro modello di santit; la seconda:
Cristo morto e risorto per ogni uomo e quindi anche per lui. Nel
battesimo il cristiano si misticarnente24 unito a quella morte e a quella risurrezione, incontrandosi con quel modello di santit in cui
racchiusa la verit sulla vita umana. In quellincontro il santo riscopre
e rivive, nonostante la sua umana fragilit, la verit consegnata ad
ogni uomo al momento della creazione: essere stato creato a imma
gine e somiglianza di Dio, costituito in un stato di santit. Con
la sua testimonianza, il santo ci ricorda che la santit, in quanto dono
di Dio, non sta alla fine della vita, ma al suo inizio.
Una volta percepita questa verit, non resta che laffermazione di
santa Teresa di Ges Bambino: Non voglio essere una santa a met
e desidero essere Santa, ma sento la mia impotenza e ti domando, o
mio Dio, di essere tu stesso la mia Santit26. Cinquantanni prima
della piccola Teresa, in un villaggio della stessa Francia, un povero
curato aveva espresso il suo desiderio e il suo amore per Dio e per
Cristo con queste infuocate e semplici parole: Vi amo, mio Dio, e il
mio unico desiderio di amarvi fino allultimo respiro. Vi amo, mio
Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandovi che vivere
senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo di amar
vi eternamente. [] Mio Dio, se la mia lingua non pu ripetere, ad
ogni istante, che vi amo, voglio che il mio cuore ve lo ripeta tutte le
volte che respiro?
6. Le parole del santo Curato d'Ars e di santa Teresa di Ges
Bambino contengono concetti e realt che appartengono alla vita di
fede di ogni cristiano. Guardando la vita dei santi capiamo con pi
facilit quello a cui anche la nostra esperienza cristiana chiamata.
2 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 459.
24 Con quale significato usiamo il termine mistico bene spiegato dal
Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 2014.
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 398. Si vedano anche i paragrafi n.
375 , 396,
705.
"" Teresa di Ges Bambino, Opere conzpiete, cit., pp. 91 e 942. Si tratta dei
Manoscritto A, 10v e della citata preghiera intitolata Offerta di me
sressa....
27 Il testo della preghiera del Curato dArs (Giovanni Maria Vianney)
riportato nel
Catechismo della Chiesa Cattolica. n. 2658.
23
PA24
I santi danno fastidio
Torna qui assai pertinentemente quanto ha scritto Hans Urs von
Balthasar: Esistono un po dappertutto cristiani che la gente defin,
sce santi (anche se non tutti ottengono laureola), i quali nella loro
esistenza danno unimmagine, come in modello ridotto, di quello che
il vero grande modello del cristianesimo. Essi sono i migliori chiarificatori che esistano nella Chiesa. Sono trasparenti al tutto, al dono
che Dio ci porge; in questo dono essi vivono, si studiano di fare della
loro vita un ringraziamento per averlo ricevuto; sono talmente presi
da esso che non hanno pi n tempo n spazio per osservazioni critiche in una prospettiva distaccatazg. Forse solo la nostra poca fede ci
impedisce di credere fino in fondo alle parole di santa Teresa di Ges
Bambino e del Curato dArs, la stessa poca fede che poi ci mette al
riparo da un fastidio eccessivo.
7. Le parole di Balthasar sui santi, come modello ridotto rispetto al grande modello, valgono anche per quanto attiene al rapporto tra il santo e la Chiesa. Vedendo come le note della Chiesa hanno
preso realt nella vita dei santi, si capisce pi facilmente come si possa
parlare sia del santo come iu0go dove la Chiesa si realizza e manifesta, poich - come affermava il teologo Yves Congar esse sono
lessenza stessa della Chiesa, sia della dimensione ecclesiale della
santit stessa. Senza dimenticare che Cristo resta per sempre la luce
originaria nella quale la Chiesa si rispecchia, giusto sottolineare che
anche nei santi essa ha trovato, e continuamente trova, una propria
attuazione. Henri de Lubac non esagerava quando affermava che la
Chiesa intera passata in un santo3o, Nel santo Cristo e la Chiesa si
uniscono in un abbraccio che nessun potere pu separare, rendendo
in questo modo evidente come lasse verticale delia santit, cio
Cristo, incontri perpendicolarmente, e in ogni punto del tempo, quel
lo orizzontale, cio la Chiesa.
Quarantacinque anni or sono, il patriarca di Costantinopoli
Atenagora, rispondendo a una domanda del teologo ortodosso
2 H.U. von Balthasar, Pur:tiferwi, Rusconi, Milano 1972, p. 32.
29 Per il testo di Cougar cfr. infra, capitolo quarto, nota 31. Questi quattro
attributi [cio le notcl, legati inseparabilmente tra di loro, indicano tratti
essenziali della
Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa;
Crisro che,
per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una. santa,
cattolica,
apostolica, ed ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste
caratteristiche. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 81 1.
30 Cfr. infra, capitolo quarto, nota 4.
24
PA25
Introduzione
Olivier Clment, si chiedeva a sua volta: [...] in questora solenne,
dov la Chiesa? Che cosa fa? Che volto le diamo? Noi diciamo: la
Chiesa ma gli uomini vedono noi. E concludeva: E che cosa vedo
no? Che cosa vedono?. La risposta a questi accorati interrogativi
di Atenagora, la risposta pi facilmente percepibile e persuasiva per
molti uomini dovrebbe consistere in una sola parola: i santi, quelli che
la Chiesa ha solennemente riconosciuto, e che come affermava von
Balthasar contro la loro volont sono dovuti uscire alla luce del
giorno, e quelli nascosti e che, per ora, solo Dio conosce come
tali. Pur senza dimenticare le fragilit e le mancanze dei cristiani, i
santi sono il volto pi materno della Chiesa, quello nei quali le sembianze di Cristo e i lineamenti della stessa Chiesa si sono riflessi con
maggior nitidezza.
8. Grazie alla testimonianza dei santi la Chiesa, come ricordava
Paul Claudel, si messa in movimento verso tutto il mondo: dal
monastero di clausura dove santa Teresa di Lisieux ha cattolicamente
consumato la sua breve esistenza alle terre di missione che san
Francesco Saverio ha raggiunto, mosso dallansia apostolica; dallamore dellunit per il quale si offerta la beata Suor Gabriella
Sagheddu, alla santit vissuta come totale e incondizionato amore di
Cristo ai poveri della beata Madre Teresa di Calcutta.
Il cenno allardore apostolico, e perci missionario, di Francesco
Saverio ci da modo di richiamare un altro motivo che sta allorigine del
fastidio per i santi: quello di essere stati in alcuni casi anche missionari. In tempi in cui lunicit di Cristo e della sua opera redentrice
messa in discussione, molti si chiedono se ha ancora senso portare lannuncio cristiano & popoli che vivono altre esperienze religiose. In
Occidente, Madre Teresa non avrebbe incontrato tanta ostilit e
incomprensione se si fosse limitata a fare semplice promozione umana.
Linteressata, nellassoluto rispetto della libert di coscienza altrui, era
di diverso parere; pensava infatti che testimoniare con la vita che Dio
amore (1 Gv 4,8.16) non comportava per chi ne beneficiava alcuna
forma di coattazione, di violenza o di colonialismo spirituale. Per
Madre Teresa la causa di Dio non antagonista a quella delluomo.
O. Clment, Dialog/Ji con Atenagora, Gribaudi, Torino 1972, p. 166.
32 H.U. von Balthasar, Punti fermi, cit., p. 329.
A questa e ad altre obiezioni accenna il paragrafo n. 4 dellenciclica
Redemptoris
missio di Giovanni Paolo [I.
25
PA26
I santi danno fastidio
necessario ribadirlo: quanto detto per i santi vale per ogni cristiano. Se la Chiesa intera passata in un santo, la stessa Chiesa
chiede di poter passare e mettersi in movimento anche nella vita
quotidiana di ogni cristiano. Le parole di Giovanni Paolo II sono a
questo proposito assai chiare: [...] alcuni cristiani guardano a volte
la Chiesa come se stessero fuori, al margine di essa. La criticano
come se non avessero niente a che vedere con lei. [...] Ad altri, la
Chiesa risulta indifferente, estranea. Invece, per i cristiani consapevoli, che sanno di che spirito sono (cfr. Lc 9,55 ) la Chiesa madre.
[...] Per dobbiamo pensare anche ai doveri che abbiamo con la
Chiesa. In primo luogo, tutti siamo responsahili della Chiesa. [...] In
una parola: costruiamo la Chiesa, quando ci sforziamo di essere
santi, di compiere sempre ed in tutto la volont di Dio affinch la
Chiesa, bench composta di uomini peccatori, sia sempre pi fedele
369.
29
PA31
Capitolo primo
I SANTI DANNO FASTIDIO
sempre Lai a dea'derc, il Signore,
Lai vuole cori e io sono felice di obbedtrglt.
Madre Teresa di Calcutta
1. Introduzione
Strano destino quello di certi cristiani, i santi. Da fronti opposti piovono loro addosso giudizi contrastanti, seguendo i quali finirebbero
per essere dilaniati in mille pezzi.
Dallesterno della comunit ecclesiale questi cristiani sono spesso
il pretesto per una polemica ideologica con la Chiesa istituzionale, che
li avrebbe strumentalizzati per fini propri. Qui sufficiente ricordare
la recente polemica sulla figura di santa Maria Goretti. Secondo questi critici la Chiesa avrebbe piegato a fini moralistici la difesa della
verginit - la vicenda umana di questa contadinal.
Allinterno della comunit ecclesiale le ragioni della critica sono
naturalmente pi teologiche. Eccone una rapida sintesi. Se troppo
rimarcata, la fama di santit di questo o quel personaggio, rischia di
offuscare un po la santit dello stesso Figlio di Dio, lunico vero
santo (cfr. Mc 1,24) della storia sacra. Laumento smisurato del
numero delle canonizzazioni sembra quasi svalutare leroicit intrin Maria Goretti, che era una bambina, rimase terrorizzata dinanzi
allaggressore:
trasformare la sua reazione in un tentativo di difesa della verginit significa
ritenere
che gi per lei la verginit fosse un valore assoluto; ci che, invece, valido
per i
maschi, laici e religiosi. Cos lantropologa Ida Magli nellintervista a
l'Unit,
10.05.1994, p. 2 (Maria Goretti, chi era costei?) Ben altro affronto della vita
e della
vicenda canonica di Maria Goretti si legge invece in A.M. Sicari, Ritratti di
santi, Jaca
Book, Milano 20017, pp. 121-131.
31
PA32
I santi danno fastidio
seca a unautentica vita di santit. In questo modo la santit finisce
per essere un traguardo raggiungibile un po troppo facilmente?
Infine, in una prospettiva ecumenica, la tematica della santit
canonizzata e quella della intercessione dei santi rischiano di creare
pi problemi di quanto si possa immaginare in un primo momento?
La santit pone poi in tutta evidenza la secolare questione dei rapporti tra libert umana e grazia divina e, in subordine, quella dei
<<meriti>>. Una antropologia della santit non pu certo tralasciare
questa complessa problematica dalle connotazioni spiccatamente
ecumeniche.
I rilievi intraecclesiali alla tematica della santit meriterebbero
prolungata discussione e risposta; in queste pagine tuttavia intendiamo soffermarci pi a lungo sulle obiezioni e sui rilievi critici che pro
vengono prevalentemente dallesterno della comunit ecclesiale.
Onde evitare di cadere in un generico discorso, scegliamo di prendere in considerazione un caso concreto e che ha avuto anche una certa
risonanza su alcuni organi di informazione italiani e stranieri: santit
di Madre Teresa di Calcutta (1910-1997)?
3 Si dice talora che oggi ci sono troppe beatificazioni. Ma questo, oltre a
rispecchiare la realt, che per grazia di Dio quella che &, corrisponde anche al
desiderio
espresso dal Concilio. ll Vangelo si talmente diffuso nel mondo e il suo
messaggio
ha messo cos profonde radici, che proprio il grande numero di beatificazioni
rispecchia vividamente lazione dello Spirito Santo e la vitalit che da lui
scaturisce nel
campo pi essenziale per la Chiesa, quello della santit. Giovanni Paolo Il,
Discorso
ai cardinali di tutto il inonda, n. 10 (13.06.1994). I corsivi sono nel testo
originale.
3 Cfr. T. Vctrali, il santo e lesperienza di Dio, Paoline, Milano 2000, pp. 2
36-252,
W. Kasper, Il significato ecmnertico della Venerazione dei Santi, in G.
Mazzotta, ].
llunga Muya, a cura di. Veritas in cantate. Miscellanea di studi in onore del
card. Jose'
Saraiva Martins, Urbaniana University Press, Citt del Vaticano 2003, pp. 245256.
* Cfr. Cateebisnzo della Chiesa Cattolica, nn. 2006-2011. I santi hanno sempre
avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia (n. 2011).
Ricordiamo qui alcuni dei numerosi testi di Madre Teresa. La gioia di darsi
agli
altri, a cura di J.L. GonzalesBalado, Paoline, Roma 1978; Saremo giudicati
sull'amore. La vocazione cristiana, a cura dij.L. Gonzales-Balado, Citt Nuova, Roma
19892;
...anche quando rosta. Conversazioni spirituali della Madre alle sae more,
1.1")(L,
Leumann (To) 1992; Beati voi..., a cura di E. Egan e K. Egan, Piemme, Casale
Monferrato (Al) 1994: Il cammino semplice, Mondadori, Milano 1995; La mia
regola,
Piemme, Casale Monferrato (Al) 1995.
32
PA33
I santi danno fastidio
2. Nellinteresse del suo dio Cattolico
10 Cos Madre Teresa nellintervista per il suo ottantesimo compleanno. Cfr. Una
matita nelle mani di Dio. Colloquio con Madre Teresa di Calcutta, in LEspresta,
09.09.1990, p. 115. Segnaliamo qui, oltre al gi menzionato testo di Chawla,
altre due
biograe su Madre Teresa. Cfr. L. Giergji, Madre Teresa. Prima biografia
completa,
jaca Book, Milano 1983; Madre Teresa di Calcutta, La mia vita, a cura di ].L.
Gonzales-Balado e JN. Playfoot, Rusconi, Milano 1990. Meritevoli di conoscenza
sono anche due recenti e stimolanti rivisitazioni dellintera vita e dellopera
di Madre
Teresa: G. Germani, Teresa di Calcutta una mistica tra Oriente e Ocadertte,
Paoline,
Milano 20032 e P. Laghi, Madre Tenera di Calcutta. Il Vangelo in cinque dita,
F.DB,
Bologna 2003.
In E. Mo, Con Madre Tereta zm inferno d'amore, cit.
2 Nel 1994, quando abbiamo scritto questo articolo, Madre Teresa era ancora
viva.
morta il 5 settembre 1997 e Giovanni Paolo Il lha beatificata il 19 ottobre
2003.
36
PA37
I santi danno fastidio
figura di un altro cristiano: papa Giovanni XXIII, il papa buono. A
estimatori e detrattori chiaro un fatto: la testimonianza di Madre
Teresa canonicamente cristiana, e per noi un giorno forse anche
canonicamente santa. Anzi come ha sorprendentemente scritto la
gi citata Greer , non fosse cos santa, il suo comportamento sarebbe considerato osceno egotismo.
Nella tradizione cristiana il santo il luogo dove il Dio di Ges
Cristo si manifesta e si racconta, un luogo di non-resistenza
allazione della grazia divina, una materia particolarmente malleabile
allazione dellArtista celeste. i santi come ha scritto von Balthasar
sono il commento pi importante del Vangelo [...], sono lincarnazione della parola incarnata di Dio e sono quindi realmente una via di
accesso a Ges.
Giungiamo cos a un risultato paradossale. Le parole della Greer
(Lei non ha alcuna umilt, quando entra in gioco Lui) sono al contempo la miglior descrizione della vita cristiana di Madre Teresa, la
pi incisiva apologia della sua opera e non sfigurano affatto accanto
alle parole stesse della religiosa che abbiamo pi sopra riportato (
sempre Lui a decidere, il Signore, Lui vuole cos e io sono felice di
obbedirgli).
La testimonianza delle Missionarie della Carit suscita probabil
mente qualche perplessit anche allinterno della comunit cristiana.
Madre Teresa si dice - potrebbe usare la sua popolarit e la sua
fama per alzare la voce contro le ingiustizie sociali ed economiche che
molti gruppi industriali del mondo occidentale consumano sulla pelle
di milioni di persone del Terzo Mondo. Perch non lha mai fatto? E
poi come non accorgersi che la sua carit distante da certi attuali problemi sociali? Secondo questi critici Madre Teresa dovrebbe
abbandonare un po i suoi paludamenti di buona samaritana per rico H.U. von Balthasar, Zugnge zu ]e.tu.t Christus, citato da E. Guerriero nella
corri
5pondenti a nuove situazioni. sar il difensore ed il sostenitore degli
oppressi. [...] In
modi ed occasioni a noi imprevedibili, si affonder nel mistero della
sofferenza. [...]
A sua volta, sar un altro Cristo: ma ripetiamo bene, non sar un uomo che vuole
sorpassare il Cristo: ma bens tutto lideale e tutta la concreta vita reale di
questuomo
saranno rassomiglianti a quella di Cristo. Cfr. H. de Lubac, Santit di domani,
in Id.,
Paradosso e mistero della Chiesa, Jaca Book, Milano 1979, pp. 229-234; qui p.
232.
Ibid., p. 234.
38
PA39
I santi danno fastidio
e Stati, e tuttavia pensiamo che questo non sia il fine principale della
sua vita e della sua missione tra i pi deboli e i pi poveri.
4. Conclusione
Le riessioni proposte sono state mosse da una precisa preoccu
pazione: difendere quei discepoli di Cristo che sono i santi nel
momento in cui la loro vita si fa testimonianza trasparente e quasi una
seconda epifania dellamore di Dio per loro e per ogni uomo. Le svariate critiche extra () intraecclesiali sono accomunate da uno stesso
elemento: una certa insofferenza, quasi un fastidio, verso Chi pu aver
deciso di consegnare a Dio tutto se stesso ( sempre Lui a decidere,
il Signore, Lui vuole cos e io sono felice di obbedirgli) e la sua
modalit di testimoniarlo. Guardando la loro non-resistenza all'azione di Dio possiamo capire da un lato, e quasi in controluce, la nostra
titubanza nello spalancarci allincontro con Dio e dallaltro il motivo
di una sorta di insopportabilit e fastidio da parte di osservatori fintamente distaccati o neutrali.
Il dramma di parte della cultura laica consiste proprio in questo:
nell'incapacit di accettare che di fronte ad essa esista una realt
persona o avvenimento che sfugga alle proprie categorie di pensiero e di giudizio. In questa prospettiva ci che non pu essere assimilato e omologato a prestabiliti schemi di pensiero guardato con
sospetto e diffidenza. Anche se nei riguardi di queste diversit si
mostra pur sempre formale rispetto, un malcelato fastidio non pu
fare a meno di trasparire qua e l. Emil Cioran, che per il suo nichili
smo onniavvolgente non pu certo essere accusato di simpatia verso
la visione cristiana della vita e della realt, ha scritto: Sarebbe vano
desiderare di farla finita una volta per tutte con i santi: essi ci trasmettono Dio come lape il pungiglione. Se esistessero api prive di
pungiglione, molto probabilmente la maggior parte degli uomini non
guarderebbe a loro con l'abituale sospetto. Analogamente accade con
l'esistenza di Dio: senza il pungiglione dei santi la presenza di Dio
nella storia non verrebbe meno, sarebbe solamente molto meno fastidiosa. Con le loro testimonianze i santi di ieri e di oggi ci mostrano,
per, che non stato e non cos.
E. Cioran, Lacrime (: rantf, a cura di S. Stolojan, Adelphi, Milano 1990, p.
48.
39
PA4O
I santi danno fastidio
Nel 1965 von Balthasar scriveva un articolo intitolato Incontrare
Dio nel mondo contemporanea. La riflessione del grande teologo svizzero ci sembra la miglior conclusione alle nostre considerazioni: Se
sono cristiano, non solo posso, ma devo vedere Cristo nel prossimo e
nell'atto di Cristo lamore eterno di Dio. Ma quando io mi avvicino al
prossimo con questo sguardo e con questa buona disposizione, non
solo egli rivela a me Cristo e Dio, ma io rivelo a lui Cristo e Dio. E
questo non come una vetta sublime per eletti, ma come il solo ed
unico comandamento ordinario di Cristo, che ci obbliga ad incontrare continuamente Dio nel modo pi reale; in quanto incontriamo in
modo inconcepibile l'altro, il tu inconcepibile, che e amato inconcepibilmente da Dio, siamo gettati su di lui e rimbalziamo. In questa
presentazione estremamente ordinaria della loro fede non avviene soltanto la continua esperienza di Dio nei cristiani, ma una continua,
reale testimonianza di questa esperienza di Dio nei confronti dei non
cristiani. E quando i non cristiani si lamentano che la mediazione
cosmologica a Dio divenuta oggi inefficace perch, a quel che si
dice, il cosmo non pi ordinato a Dio, bens alluomo come a suo
senso e scopo - non avrebbero che da prendere sul serio il prossimo
a quel modo che essi stessi sono seriamente considerati come prossimo dai (veri) cristiani, per trovare la via pi breve, pi necessaria
verso Dio.
" H.U. von Balthasar, Incontrare Dio nel mondo contemporaneo, in Consilium, ]
n.
3 (1965) 3450; qui pp. 46-47.
40
PA41
Capitolo secondo
LACRIME E SANTI
Sar, un giorno, abbastanza puro
da rtettertni nelle lacrime dei santi ?
Emil M. Cioran
1. Introduzione
Non c che una sola tristezza: quella di non essere santi. Questa
famosa sentenza di Lon Bloy una delle migliori e paradossali chiavi di lettura di buona parte dellantropologia pi o meno atea di questo secolol. Che ci sia qualcuno nellalto dei cieli non faccenda che
riguardi luomo, ha scritto Simone de Beauvoir? Eppure come non
stupirsi, quando si ha modo di sapere che, per questa stessa paladina
del femminismo, santa Teresa dAvila non schiava dei suoi nervi e
dei suoi ormoni e in lei si pu ammirare lintensit di una fede che
penetra nel pi intimo della carne?
Agli occhi di un certo mondo di intellettuali, il cristianesimo probabilmente ancora qualcosa di interessante grazie a quel fattore un
po extra che il santo e la santit. Laspetto pi normale e ordina
rio della fede (esiste poi tale aspetto ordinario della fede?) non ha
Cfr. ]. lmbach, Dio nella letteratura contwnporanea, Citt Nuova, Roma 19815;
Id., Nostalgia di Dio, Studium, Roma 1992; (i. Steiner, La nostalgia
dellassoluto,
Anabasi, Milano 1995 (l'originale inglese risale al 1974); I... Pozzoli,
Immagini di Dio
nel Novecento, Paoline, Milano 1999; E. Salman, La teologia un romanzo,
Paoline,
Milano 2000.
2 Citato in P. Evdokimov, L'amorefolle di Dio. Edizioni San Paolo, Roma 1981. p.
14. Dello stesso testo si leggano anche le pp. (75-82.
Citato in E. Ancilli, La matita? cristiana. in AA.VV.. La santit cristiana,
Pontificio
Istituto di Spiritualit del Teresianum. Roma 1980, p. 46.
41
PA42
I santi danno fastidio
su di loro un impatto altrettanto forte quanto la straordinaria e come abbiamo visto fastidiosa carit di Madre Teresa di Calcutta o,
per evocare un altro esempio, lo sconfinato amore ai peccatori di
padre Pio da Pietrelcina.
Il fascino del santo e della santit ha esercitato un singolare e contraddittorio influsso sulla riflessione filosofica ed esistenziale di Emil
M. Cioran (1911-1995), intellettuale di origine romena laurea in
filosofia con tesi su Bergson ma trapiantato a Parigi fin dal 1937: Io
non sono religioso, ma nemmeno insensibile alla dimensione religiosa. [...] Sono incapace di credere, ma aperto ai problemi che la religione ci pone. Anzi: credo che la religione vada molto pi a fondo di
qualunque altra riflessione, e che la vera idea del mondo sia religiosa.
Luomo che non sia passato attraverso la religione e che da questa non
si senta attratto, vuoto? Questa descrizione autobiografica, mentre
tratteggia assai bene la personalit del nostro autore, ci introduce
anche direttamente al suo testo che intendiamo qui esaminare. Si tratta della raccolta di sentenze, di brevi riessioni e pensieri sparsi intitolata Lacrime e santi, pubblicata nel 1937, prima a Bucarest in romeno e poi nello stesso anno a Parigi, tradotta in francese, con modifiche volute dallautore.
2. Lossessione della santit
Mai come in questo secolo il cristianesimo potrebbe essere qualcosa di accettabile e in fondo di utile. Allinterno di una societ che si
avvia ogni giorno di pi verso una progressiva disarticolazione di
alcune sue strutture fino a ieri ritenute portanti, una venatura di sacro
e di religiosit6 sempre la benvenuta. Dio come recita uno dei
luoghi comuni ironicamente analizzati da Lon Bloy non chiede
mai troppo? Nei tempi pi vicini a noi, afferma Cioran, la santi4 Confessioni @ anatemi. F. Fejtti intervista E. Gibran, in Mondoperaio, n. 10
(1988)
126-130; qui p. 130.
5 EM. Cioran, Lacrime e santi, cit. I corsivi nel testo sono sempre di Cioran.
In una
lunga lettera del 1957 allamico Costantin Noica rimasto in Romania, Cioran ha
ricordato il suo primo periodo di vita in Francia. Cfr. E.M. Cioran, C. Noica,
lezza20 per Teresa dAvila se di lei ha cos scritto: Come non sentir
si vicini a santa Teresa che, essendole apparso Ges, usc di corsa e si
mise a ballare in mezzo al convento, in un trasporto frenetico, battendo il tamburello per chiamare le sorelle a condividere la sua
gioia?. Torna poi su un famoso episodio della fanciullezza di
Teresa. A sei anni leggeva le vite dei martiri, ed esclamava: Eternit!
Eternitl. Decise allora di andare presso i Mori per convertirli, desiderio che non pot realizzare; ma lardore in lei non smise di crescere al punto che il fuoco della sua anima non si mai spento, se ancor
oggi ci riscaldazz_
Nel 1567 lormai celebre e ammirata Teresa incontra a Medina
del Campo Giovanni della Croce che sta per celebrare la sua prima
dine, il gusto della disperazione. Penso in particolare ai conventi spagnoli.
dove tanti
re e tanti santi dettero asilo alla loro malinconia, alla loro follia. Merito
della Spagna
non soltanto aver coltivato linsensatezza (: l'eccesso, ma anche di aver
dimostrato
che la vertigine il clima normale delluomo. Che c di pi naturale della
presenza
dei mistici, in un popolo che ha cancellato la distanza tra cielo e terra?
(Ibid., pp.
41-42).
20 Cioran ha scritto che tutti i trattati di teologia non valgono
unesclamazione di
santa Teresa. Il pi modesto balbettio mistico, proseguiva, pi vicino a
Dio che
la Summa theologze. Tutto ci che e istruzione e teoria cessa di essere vivo.
La Chiesa
e la teologia hanno assicurato a Dio unagonia duratura. Soltanto la mistica, di
tanto
in tanto, lo ha rianimato (lacrime e tanti, cit., p. 56]. Pur senza
sottovalutare la provocazione che contiene, laffermazione di Cioran vale pi come testimonianza
della
smisurata ammirazione che egli nutriva per la santa carmelitana. che per la sua
verit ultima. Ricordiamo poi che santa Teresa si preoccup sempre di sottoporre la
sua
dottrina mistica, frutto della sua esperienza, al giudizio dei teologi e della
Chiesa del
suo tempo.
2 Lacrime ( santi. cit.. p. 13. Una pi dettagliata ed esatta ricostruzione
dell'episodio si legge in nota alla poesia n. 15 delle Opere di santa Teresa. Cfr. Teresa
di Ges.
Opere. Postuiazione Generale, Roma l997, p. 1518.
27- Lacrime @ tanti. cit., p. 13. Il fatto raccontato da Teresa nella sua
autobiografia
(cfr. Vita, 1,4). Cfr. Teresa di Ges, Opere, cit., pp. 42-43. A proposito dei
santi che
scrivono, Cioran ha detto parole che ben si addicono anche a Teresa d'Avila:
Come
mai i santi scrivono cosi bene? Soltanto perch sono ispirati? Fatto sta che.
appena
descrivono Dio, hanno uno stile. Per loro facile scrivere. l'orecchio teso ai
suoi sussurri. Le loro opere sono di una semplicit sovrumana, ma, poich non trattano
del
Ibid., p. 39.
23 Ibid., p. 20.
46
PA47
Lacrime e santi
4. Metasica delle lacrime
Vi in ogni autore, ha scritto Sanda Stolojan, unimmaginechiave, che corrisponde a unossessione profonda e rivelatrice. Tale
in tutta lopera di Cioran limmagine delle lacrime e del loro corollario, il pianto29. Sono lacrime attraverso le quali scrutare, quasi fossero lenti dingrandimento, la storia dellumanit nel suo lento e contraddittorio dipanarsi: Penso a unermeneutica delle lacrime, che
tenti di scoprirne lorigine e tutte le possibili interpretazioni. Per arrivare a che cosa? A capire i vertici della storia e a liberarci degli acca
dimenti, perch allora sapremmo in quali momenti e in qual misura
luomo sia riuscito a innalzarsi al di sopra di se stesso. A] compiersi della storia, al giudizio finale verranno pesate soltanto le lacrime3 .
In questa prospettiva si pu quindi affermare che solo i santi hanno
realmente saputo per che cosa piangere. Agli occhi di Cioran essi
sono perci inescusabil perch non hanno versato una sola lacri
ma in segno di riconoscenza per le cose caduche. Intanto le lacri
me restano come criterio di verit nel mondo dei sentimenti33 della
vita quotidiana.
Il tempo e la storia sembrano cos salvati e quasi sottratti alla illusione dalle semplici lacrime: Le lacrime conferiscono un carattere di
eternit al divenire, lo salvano. Il nichilista Cioran giunge cos a
ipotizzare un senso metafisico delle lacrime: Il paradiso geme al
fondo della coscienza, mentre la memoria piange. Ed cos che si
pensa al senso metafisico delle lacrime e alla vita come al dipanarsi di
un rimpianto.
Come pu luomo avvicinarsi, pur nella contraddittoriet, a quel29
30
il
5. Stoloian, Nota a Lacrime a raf-iti, cit., pp. 95-105; qui p. 100.
Lacrime e santi, cit., p. 73.
ibid., p. 15. Partendo ovviamente da una diversa visione della realt, Lon
Blo_v
ha scritto a riguardo delle lacrime: Al momento della nostra morte. ecco ci
che porteremo con noi: le lacrime che abbiamo sparso e le lacrime che abbiamo fatto
spar
gere, capitale di beatitudine o di spavento. Saremo giudicati sulle lacrime,
perch lo
Spirito di Dio sempre portato sulle acque. Citato da Jaca;ues Maritain nel
suo discorso di commemorazione di Lon Bloy, il 18 marzo 1968. La traduzione italiana
del
discorso si legge in Huiiianit45, 28 n. (> (1973) 501526; qui p. 515.
32 Lacrime @ santi, cit., p. 40.
Ibid., p. 38.
Ibid., p. 73.
Ibid., p. 92.
\nu-A
47
PA48
I santi danno fastidio
lo che stato definito come un momento divino della storia? In
altre parole, come rendersi meno estranea la presenza di questa
compagnia? Non la conoscenza ci avvicina ai santi, bens il destarsi delle lacrime che dormono nel pi profondo di noi. Soltanto allora,
grazie alle lacrime, approdiamo alla conoscenza e comprendiamo
come si possa diventare santo dopo essere stato uomo?
Leterna contraddizione, che pervade la visione del mondo di
Cioran, si manifesta anche a questo proposito. Scrive: La religione
un sorriso che plana sopra un non-senso generale, un profumo residuo sopra unonda di nulla. per questo che, quando a corto di
argomenti, la religione ripiega sulle lacrime. Esse sole possono, a questo punto, assicurare, sia pure di poco, lequilibrio delluniverso e lesistenza di Dio. Una volta esaurite le lacrime, anche il desiderio di Dio
scomparir. A fronte di tutto ci sia la seguente invocazione, segno
di un desiderio di confronto mai sopito: Sar, un giorno, abbastanza puro da riflettermi nelle lacrime dei santi?.
5 . Conclusione
Data lestrema contraddittoriet delle affermazioni, riassumere in
poche righe il pensiero39 di Emil Cioran non agevole. La tematica,
che qui si brevemente affrontata, pu essere racchiusa tra questi due
poli estremi: Lidea di Dio la pi pratica e la pi pericolosa che mai
sia stata concepita. Grazie ad essa lumanit si salva o si perde Al
contempo e in maniera contraddittoria per noi, ma non per Cioran,
il destino storico delluomo di portare a consunzione lidea di
Dio.
La storia dellumanit e in costante tensione: la mistica quale
momento divino e irruzione dellassoluto il campo dove Dio in
quanto totalit, negata per da Cioran, e luomo come nulla si fron" Ibid., p. 13.
? ibid., pp. 52-53.
ibid., p. 14.
E ci che invece ha fatto L. Pozzoli nella sua sintetica presentazione del
pensiero di Cioran. Cfr. L. Pozzoli, EM. Cioran. Uno scenico pasrionale, in
Letture, 49
n. 507 (1994l 397409.
" Lacrime @ santi, cit., p. 48.
Ibid., p. 52.
ww
48
PA49
Lacrime e santi
teggiano. A dispetto di un cristianesimo definito come ununica crisi
di lacrime, di cui resta solo un sapore amarmi, il confronto con i
santi rimane per lui ineliminabile. E cos per tutta la vita io mi aggirer nei paraggi dei santi>>, quei santi che, pur ammirati, Dio ha
inventato come pretesti di dialogo e per alleggerire un po' di pi
il peso del suo isolamento.
Poich il cristianesimo lannuncio di Dio come amore (cfr. 1
Gv 4,8.16) e non come solitudine e isolamento, nessuno al pari dei
santi e dei mistici pu dire di averne fatto esperienza e per esso di aver
anche versato delle lacrime.
ibid., p. 24.
' ibid., p. 14. Nel 1952 la contraddittorie-t presente in molte delle
affermazioni di
Lacrime : santi trov nuovi e altrettanto antitetici sviluppi in una seconda
raccolta di
pensieri intitolata Sillogismi deilamarezza, Adelphi, Milano 1993.
Lacrime @ tanti, cit., p. 35.
49
PAS 1
Capitolo terzo
SANTI E SANTIT NEL MAGISTERO
DI GIOVANNI PAOLO II
La santit come gusto specifico della vita cristiana
Cercate la santit nellesistenza quotidiana.
Giovanni Paolo il
1. Introduzione
Agli occhi di molti osservatori la Chiesa, considerata nel suo insieme,
appare come una potente macchina che, grazie alla sua piramidale
struttura di potere (papa, vescovi, sacerdoti, ecc.), ha saputo organizzare e dirigere la vita dei popoli nelle epoche pi disparate della storia: da quelle pi difficili, come al tempo delle persecuzioni, a quelle
pi favorevoli quando il potere civile le era amico o, secondo alcuni,
addirittura sottomesso. Lungo la storia e come ogni altra societ,
anche la Chiesa ha dovuto confrontarsi con i cambiamenti che accadevano attorno ad essa e che hanno finito per avere un notevole
impatto e, in alcuni tempi, un devastante influsso sui suoi membri.
Per alcuni, poi, la Chiesa soprawissuta alle prove solo perch ha
avuto lintelligenza e la scaltrezza di saper scendere a patti con il
nemico quando ci era lunica via duscita possibile, o di trasformare il nemico di ieri nellamico di domani.
del sinodo del 1987 su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo, il pontefice ha scritto: La santit, poi,
deve dirsi un fondamentale presupposto e una condizione del tutto
insostituibile per il compiersi della missione di salvezza nella Chiesa.
la santit della Chiesa la sorgente segreta e la misura infallibile della
sua operosit apostolica e del suo slancio missionario? Se la Chiesa
cerca un criterio di verit e di verifica della sua presenza tra gli uomini e nel mondo, non deve fare altro che rileggere tutta la propria azione alla luce della santit.
A conclusione del Grande Giubileo dellAnno 2000 questo fondamentale presupposto si trasformato in grande prospettiva e
direzione: E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in
cui deve porsi tutto il cammino pastorale e quella della santit. [...] In
realt, porre la programmazione pastorale nel segno della santit
una scelta gravida di conseguenze. [...] ora di riproporre a tutti con
convinzione questa 'mz'sura alta della vita cristiana ordinaria: tutta la
vita della comunit ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in
questa direzione.
? Angelus, n. 1 (01.11.1986).
8 Cbriifideiet laici, n. 17. Nostro il corsivo nel testo. Nel suo studio
sullattuazione del Concilio pubblicato nel 1972 il cardinale Wojtyla scrisse che la santit
& il fondamento su cui deve poggiare la formazione della comunit del popolo di Dio. K.
Woityla, Alle fonti del n'nnovammm. Studio sull'attuazione del Concilio Vaticano
Secondo. Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1981, p. 171.
Novo millennio ineunte, nn. 30-31. Nellomelia dell11 febbraio 1974 il
cardinale
Wojtyla disse che il programma della santit delluomo doveva essere il centro
dellAnno Santo 1975. Cfr. K. Wojtyla,Anno Santo. Omelie, Prefazione di
Franciszek
card. Macharski, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1983, pp. 32-37.
54
PASS
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II
3. Testimoni della santit della Chiesa
Su questa terra la Chiesa non composta solo da credenti che nella
loro vita hanno fatto risplendere la santit di Cristo e della Chiesa. Al
loro fianco sono vissuti anche altri cristiani nei quali, invece, la luce
della grazia si affievolita e forse anche del tutto spenta. Se la Chiesa
pu continuare a parlare con credibilit al mondo proprio grazie
alla testimonianza di santit dei primi. Ai giovani di Lucca, il 23 set
tembre 1989, il pontefice spieg: I santi, che in ogni epoca della storia hanno fatto risplendere nel mondo un riesso della luce di Dio,
sono i testimoni visibili della santit misteriosa della Chiesa. Questa
vostra terra, carissimi giovani, stata percorsa, anche in tempi recenti, da santi a voi familiari. Per conoscere in profondit la Chiesa a
loro che dovete guardare! E non soltanto ai santi canonizzati, ma
anche a tutti i santi nascosti, anonimi, che hanno cercato di calare il
Vangelo nella ferialit dei loro doveri quotidiani. Essi esprimono la
Chiesa nella sua verit pi intima; e, al tempo stesso, essi salvano la
Chiesa dalla mediocrit, la riformano dal di dentro, la sollecitano ad
essere ci che deve essere, la sposa di Cristo senza macchia n ruga
(cfr. Ef5,27)l
58
PA59
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo II
nel cammino di fede si trasformer anche in un compito28 e in un
lavoro spirituale che il credente dovr operare anzitutto sulla propria
vita. Nel battesimo, sacramento della rinascita, il seguace di Cristo
riceve la santit ontologica, viene costituito nella condizione di nuova
creatura attraverso la grazia santificante. un germe, un seme destinato a svilupparsi in un grande albero mediante le cure personali e il
costante aiuto che Dio, se invocato, non lascia mancare. E un dono
che diventa anche conquista. La santit ontologica diventa cos santit morale, grazie allimpegno di tradurre incessantemente in pratica i
sentimenti che furono in Cristo Ges (Fil 2,5)29,
6. Chi il santo
Dopo un lungo percorso siamo giunti agli interrogativi fondamentali; la risposta ad essi far emergere con chiarezza sia il tratto fondamentale del santo sia la dinamica sottesa alla formazione di quella
stessa identit. Gli interrogativi possono essere cos riassunti: Chi
il santo?, e Quale processo avvenuto nel cristiano perch di lui sia
possibile dire che diventato un santo?. La risposta al primo interrogativo fornita dal paragrafo n. 50 della Lumen gentiwn, quella al
secondo dal paragrafo n. 40 dello stesso testo conciliare.
Dopo aver definito la santit come la perfetta unione con Cristo,
il primo testo citato cos prosegue: Nella vita di coloro che, uomini
come noi, sono trasformati pi perfettamente ad immagine di Cristo
(cfr. 2 Cor 3,18), Dio rivela in modo vivo agli uomini la sua presenza
e il suo volto. In loro Dio stesso che ci parla e ci offre un segno del
suo regno. Al pari del volto di un bambino nel quale i tratti somatici di un genitore sono particolarmente accentuati, in quello del santo
i lineamenti del volto di Cristo hanno trovato una nuova modalit di
lbia'em.
Angelus, n. 3 (20.03.1987).
" Per un primo approccio al tema della vocazione universale alla santit nel
post
concilio si veda: K. Rahner, Motivi e forme del culto dei santi, in Id.. Nuovi
saggi. u.
Saggi di Spiritualit, Paoline, Roma 1968, pp. 359391; C. Stercal, La
universale vorazione alla santit: senso e sviluppo di un lenza conciliare, in C. Ghidelli (a
cura di), A
trentanni dal Concilio. Memoria e profezia, Studium, Roma 1995, pp. 109-130; D.
Marafioti, In compagnia dei santi nel terzo millennio, in La Civilt Cattolica,
152
(2001) I. 485-496.
59
PA6O
I santi danno fastidio
espressione. Origene lo afferma con decisione: I santi dunque sono
immagine dellimmagine, essendo il Figlio immagina.
ha rinnovato quellimmagine, riportandola al suo primitivo splendore. perci con ragione che Giovanni Paolo II ha parlato di vocazione originaria e di dignit che solo Cristo pu restaurare nelluomo.
Lopera di riscoperta dellimmagine divina nelluomo non avviene,
per, senza la libera collaborazione delluomo stesso. Sinscrisce qui
la risposta al secondo degli interrogativi posti in precedenza: vista
dalla parte delluomo, quale dinamica segue nel cristiano la formazione alla santit? Il paragrafo n. 40 della Lumen gentiarn offre una
prima risposta quando ricorda che i fedeli, per divenire conformi
alla [...] immagine di Cristo, sono chiamati a seguirne le orme. Lo
stesso insegnamento e stato ribadito dal pontefice, che ha fatto tuttavia ricorso a una diversa immagine: quella del volto, impiegata in una
modalit che completa il discorso su Cristo restauratore dellimmagine divina nelluomo. Proprio perch consapevole di essere ad immagine dellImmagine, il santo colui che continuamente offre a Cristo
il proprio volto perch in esso Egli possa continuare a parlare al
mondo. I santi sono uomini e donne che hanno attinto allinesauribile pienezza di Colui che solo santo, e ne hanno fatto vivere un
frammento, offrendogli il loro volta concreto perche' vi si incarnasse,
come in un simbolo vivente.
Le parole del pontefice descrivono sinteticamente la dinamica
ascetica e morale, ma ancor prima mistica, che il cristiano proteso alla santit e chiamato a vivere quotidianamente: attingere alline
sauribile pienezza di Colui che solo santo e donargli il proprio
volto concreto. San Colombano (i' 615) lo ricordava con parole
mistica della Chiesa dOriente, Il Mulino, Bologna 1967, pp. 105-125; Id., A
rinnragine e somiglianza di Dio, EDB, Bologna 1999, pp. 137-149, 163-177; M. LotBorodine,
Perch luomo cliventiDio, Qiqajon, Magnano (Bi) 1999; K.C. Felmy, La teologia
ortodossa contemporanea. Una introduzione, Queriniana, Brescia 1999, pp. 165-222.
Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 705, 1701, 2809.
" Angelus, n. 1 (01.11.1986). Nostro il corsivo nel testo.
Usiamo il termine mistica seguendo quanto dice il Catechismo della Chiesa
Cattolica in. 2014): Il progresso spirituale tende allunione sempre pi intima
con
Cristo. Questa unione si chiama mistica perch partecipa al mistero di Cristo
mediante i sacramenti - i santi misteti e, in lui, al mistero della
Santissima Trinit.
Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni
sono
concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo
di reni
dere manifesto il dono gratuito fatto a tutti.
61
PA63
Santi e santit nel magistero di Giovanni Paolo Il
La rivelazione cristiana afferma poi che luomo creato per la
libert porta in s la ferita del peccato originale, che continuamente
lo attira verso il male e lo rende bisognoso di redenzione. Da que-
sto peccato ha preso avvio un uso errato della libert da parte delluomo: anzich condizione e presupposto del rapporto con Dio, essa
stata usata come strumento di indipendenza e autoaffermazione,
spinte fino al rifiuto di ogni legame con Dio. Ai nostri tempi, scriveva Giovanni Paolo Il nella sua prima enciclica, si ritiene talvolta,
erroneamente, che la libert sia fine a se stessa, che ogni uomo sia
libero quando ne usa come vuole, che a questo sia necessario tendere
nella vita degli individui e delle societ.
Quale nesso esiste tra queste considerazioni sulla libert e il tema
della santit? Ancora una volta necessario prendere spunto dalla
grande tradizione dei Padri della Chiesa. Alcuni di loro hanno pensato che il contenuto pi specifico dellimmagine divina nelluomo
fosse da rintracciare nella libert41 da condizionamenti, da passioni e
da necessit: increata e assoluta quella divina, creata e partecipata
quella umana. Da questo insegnamento scaturisce una fondamentale
conclusione: asserire che Cristo ha restaurato nelluomo limmagine
divina42 equivale ad affermare che Egli ha ridonato alluomo il vero
senso e uso della libert che il peccato originale aveva irrimediabilmente distorti. Se il santo colui nel quale limmagine dellIm
magine diventata particolarmente evidente, egli anche colui che
ha usato della propria libert secondo verit, e cio come riconoscimento del legame e della comunione di vita con Dio, che su questa
terra assumono i lineamenti del dono e del servizio: Cristo cinsegna che il migliore uso della libert la carit, che si realizza nel
dono e nel servizio. La santit , in definitiva, il luogo dove
lumanit matura si compie: Umanit matura significa pieno uso
Centesimth annus, n. 25. Il testo continua poi cos: Questa dottrina non
solo
parte integrante della rivelazione cristiana, ma ha anche un grande valore
ermeneutico, in quanto aiuta a comprendere la realt umana.
4 Redemptor hominis, n. 21. Si veda anche Catechismo della Chiesa Cattolica,
nn.
396-399.
Di questo parere erano ad esempio santlreneo e san Gregorio di Nissa.
- Egli luomo perfetto, che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza
con Dio,
gi resa deforme fin dal primo peccato (Redetnptor hontinir, n. 8).
" La piena verit sulla libert umana profondamente incisa nel mistero della
Redenzione (Redemptor hominis. n. 21).
"" I hidern.
63
PA64
I santi danno fastidio
del dono della libert, che abbiamo ottenuto dal Creatore, nel
momento in cui egli ha chiamato allesistenza luomo fatto a sua
immagine e somiglianza45 . Anche le parole spesso ripetute acquista
no ora tutta la loro profondit e giustificazione: La santit la pienezza ed il culmine di ogni vita cristiana, il traguardo a cui sono chiamati i fedeli di qualsiasi condizione.
8. Conclusione
Sul tema della santit e dei santi nel magistero di Giovanni Paolo
II si potrebbero fare ancora numerose riessioni. Andrebbero illustrati, ad esempio, i rapporti tra santit ed ecumenismo e quelli tra
i santi e la storia dei rispettivi popoli di appartenenza. In diverse occasioni la santit e i santi sono stati descritti dal pontefice con efficaci
allusioni e immagini: ha ricordato che necessario elevarsi negli
spazi della santit, che la santit il il gusto specifico della vita
cristiana, che i santi sono delle meraviglie di Dio che lasciano
un segno del loro passaggio sulla terra 50 o, come abbiamo visto,
sono delle fotografie riuscite.
Nella sua Novo millennio ineunte ha fatto della santit il programma pastorale che deve scorrere nelle profondit e tra le pieghe dei pi
specifici piani pastorali5l di tutte le comunit ecclesiali. Se vero che
45 llaident.
Discorso nella cattedrale di Volterra, n. 2 (23.09.1989). Cfr. Messaggio per
la XV
Giornata Mondiale della Giovent 2000, n. 7, pubblicato il 2 luglio 1999.
' Cfr. Tertio millennio adveniente, n. 37; U! unum sint, nn. 48. 8285 ; A.
Cazzago,
Cristianesimo dOriente e d'Occidente in Giovanni Paolo tt, cit., pp. 149-162;
A.M.
_]avicrre Ones, Martirio e martirologio della Chiesa, in Itinerarium, 5 n. 8
(1997) 35
56; A. Russo, Martirio e pluralismo religioso. In margine alla memoria dei
testimoni
della fede del 900, in Asprenas, 49 (2000) 75-96.
S Ai ragazzi dellAzione Cattolica (21.01.1990).
" Omelia per la beatificazione di Pio Campielli, di Maria Teresa Gerbardinger e
di
Rebecca Alf-Reyes, n. 2 (17.11.1985).
5 Salato alla popolazione di Ars (06.10.1986). Cfr. Saluto al termine della
messa
(Milano, 04.11.1984).
5' Cfr. Nooo millennio ineunte, 1111. 30-31. Segnaliamo due utili testi di
studio della
Novo millennio incanta. Si tratta degli atti della 42' e 43 Settimana di
Spiritualit
organizzata dal Pontificio Istituto di Spiritualit del Teresiamun di Roma e
pubblicati dalla Rivista di Vita Spirituale, 55 nn. 4-5 (2001) 369-629, e 56 nn. 4-5
(2002) 359577.
64
PA67
Capitolo quarto
LE NOTE DELLA CHIESA NEL CRISTIANO
Ovvero perch la Chiesa si riette nei santi
La Chiesa intera passata :la un santo.
Henri de Lubac
1. Introduzione
Ai nostri giorni sempre pi frequente leggere inchieste e sondaggi
sulla riscoperta del sacro, sul ritorno a Dio e al cristianesimo da parte
di diverse persone. Se ci limitiamo al cristianesimo, emerge chiaro un
dato: a Dio, a Cristo, magari anche ai santi, si facilmente disposti a
credere', soprattutto nei momenti di particolare bisogno. Nella
Chiesa, invece, non si cosi inclini ad aver fiducia, perch attraverso
una fedele appartenenza si possa poi seguirne tutte le necessarie indicazioni che da essa provengono. In una parola: Dio, Cristo si
Chiesa no.
Ain occhi di molti, anche cristiani, questultima appare poi uninutile tappa intermedia per arrivare comunque a Dio. Altri, infine,
fanno di necessit virt e la accettano perch da lei che ci si deve
recare per ottenere la misericordia. L'ammonimento della Lumen gentium (n. 14) a non limitare la propria appartenenza alla Chiesa al solo
corpo, ma a prolungarla fino a comprendere il nostro cuore
davvero attuale.
Abbiamo cos gi delineato alcuni degli interrogativi cui si intende
rispondere. Perch lappartenenza alla Chiesa non pi sentita come
condizione storicamente necessaria per un autentico cristianesimo?
1 Ovviamente resta sempre il problema di stabilire lortodossia di quanto
pensato
e creduto dai singoli.
67
PA68
I santi danno fastidio
Perch il dire lo sono cattolico non susdta altro, oltre al sapersi
non appartenente alla confessione protestante od ortodossa?
Ancora. Perch testimoniare il Vangelo di Cristo con coraggio
apostolico (Messale Romano, Liturgia di san Barnaba) e donare
volentieri la nostra vita per lunit e la santit della Chiesa (Messale
Romano, Liturgia di san Giosafat) suonano pi o meno estranei alla
nostra sensibilit di cristiani?
Lassetto che intendiamo proporre si delinea in questi termini:
ripensare in prospettiva ecclesiologica una parte dellantropologia. La
persona del cristiano, e quella del santo in modo particolarmente evidente, il luogo dove, nelle sue note, la Chiesa si manifesta e si
comunica agli uomini e al mondo. Il trattato sulla Chiesa potrebbe
concludersi con un capitolo che ripensi appunto in chiave ecclesiologica alcuni aspetti dellantropologia cristiana, mostrando cos la verit contenuta nella famosa espressione di Romano Guardini: il risveglio della Chiesa nelle anime?
Il concetto di dispersione, ben conosciuto in fisica, illustra bene
lidea che intendiamo qui sostenere. Infatti per dispersione la fisica
intende quel fenomeno per cui un raggio di luce bianca, subendo una
rifrazione, si scompone in vari raggi di luce colorati. Pur con tutta la
parzialit propria di questa immagine, ci pare di poter sostenere che
nel cristiano e nel santo in modo particolarmente compiuto il
mistero della Chiesa (il raggio di luce bianca) si scompone in quei
raggi di luce colorati che sono appunto lunit, la santit, la cattolicit e lapostolicit.
PA7 1
sguardo cerca di concentrarsi, pi cerco di allontanare le rappresentazioni erronee, pi splende ai miei occhi la sua verit profonda e
meno so come definirla. Tuttavia il mio sguardo non mi ha ingannato. Mha rivelato qualcosa, precedentemente ad ogni riflessione, e
che ogni riessione non fa che confermare. Questo qualcosa lo posso
riassumere in una parola; la pi semplice, la pi infantile, la prima di
tutte le parole: la Chiesa mia madre. S, la Chiesa, tutta la
Chiesa, quella delle generazioni passate, che mhanno trasmesso la
vita e i suoi insegnamenti [...] e quella di oggi; tutta la Chiesa, non
solamente la Chiesa ufficiale, o la Chiesa docente, o come dicono la
Chiesa gerarchica, quella che detiene le chiavi che le ha affidato il
Signore, ma in senso pi largo, pi semplice, la Chiesa vivente: quella che lavora e prega, che agisce e contempla, che ricorda e cerca; la
Chiesa che crede spera e ama. [...] Questa Chiesa mia madre. cos
che fin dallinizio ho cominciato a conoscerla, sulle ginocchia della
mia madre terrena
Tutto questo per la Chiesa non un vanto perch la sua missione
appunto quella di comunicare Cristo, affinch rivestiti di Lui possiamo diventare creature nuove (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17). La
Chiesa mia madre perch essa mi ha generato alla Vita. mia madre
perch non cessa mai di mantenermi, e per poco che io collabori, di
approfondire la mia conoscenza della Vita. [...] Beati coloro che
hanno imparato dalla loro madre, fin dallinfanzia, a guardare la
12 Cfr. Paolo VI. Discorso all'udienza generale ( 15.06.1966).
" H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa, in AA.VV., La teologia dopo il Vaticano
tt,
cit., p. 325.
Ibid., p. 327.
5 Ibid., p. 328.
" Ilzt'dem.
lbialem. Cfr. anche Prerlayterorum ordini:, n. 6; Christus dominus. n. 13: Redemptor bominir, nn. 10, 13.
>
72
PA73
Un altro decisivo passo in avanti ormai compiuto e unaltra con"2 Y. Congiu, Propriet essenziali della Chiesa, in Mysterium Salutis, vol. VI],
cit., p.
445. Per il teologo ortodosso Pavel Evdoltimov le note esprimono la pienezza
dellessere della Chiesa e assicurano la continuit dellopera del Signore fino
alla
Parusia (P Evdokirnov, LOrtoclossia, EDB, Bologna 19813 , p. 211). Per una
presen
tazione generale della realt delle note rimandiamo al lungo saggio appena
menzionato di Congar e, per un recente manuale, a M. Kehl, La Chiesa. Trattato
sistenzatiro di ecclesiologia cattolica, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1995, pp,
116-121;
373-440.
Y. Cougar, Proprieta' essenziali della Chiesa, cit., p. 446.
Ibid., p. 445.
H.U. von Balthasar, Verbum Caro, Morcelliana, Brescia 1968, p. 167. Per una
breve presentazione delle note si veda anche il Catechismo della Chiesa
Cattolica,
nn. 811-870.
H.U. von Balthasar, Sponsa Verbi, cit., p. 162.
H.U. von Balthasar, Cattolico, Jaca Book, Milano 1976, p. 34.
53 Paolo VI, Discorso alludienza generale (22.06.1966).
76
PA77
Le note della Chiesa nel cristiano
elusione si fa chiara: ogni cristiano ha il compito di manifestare nelle
note il mistero stesso della Chiesa. Con questa avvertenza, figli
carissimi, esci-amava Paolo VI, a ciascuno di noi [fedeli] e dato potere e dovere di mettere in risalto quelle note, che formano la bellezza
e lattrattiva della Chiesa, mostrando con la nostra adesione e con la
nostra testimonianza come dawero la Chiesa di Cristo sia una, sia
santa, sia cattolica, sia apostolica. Se colleghiamo le parole del pontefice con quanto detto in precedenza circa l<<anima ecclesiastica, si
intuisce agevolmente perch a ogni cristiano sia possibile mettere in
risalto quelle note che formano la bellezza e lattrattiva della Chiesa:
quello che universalmente accaduto e accade alla Chiesa si realizza poi singolarmente nellanima di ogni credente. Quanto affermato allinizio pu essere percepito qui in tutta la sua profondit: La
Chiesa intera passata in un santo.
7. Le note dellanima ecclesiastica
Dopo un lungo percorso siamo giunti nel centro del nostro tema:
mostrare come le quattro note, che costituiscono lessenza stessa
della Chiesa, possano trovare attuazione nel singolo cristiano; capire
in che modo possano diventare la chiave di lettura di una intera esistenza cristiana. cio ecclesiale, fino al punto da poter dire che in una
o pi duna di quelle note si concentrata e riassunta tutta la vicenda umana di un cristiano. Faremo questo lavoro prendendo in rapi
dissima considerazione lesistenza ecclesiale di quei cristiani che pi
di altri hanno incarnato tutto questo e nei quali perci la Chiesa si
riflessa e dispersa in modo particolarmente evidente: i santi.
a. Unit
Se davvero lanima quel microcosmo di quel gran mondo che
la Chiesa, in che modo si riflette e si attua nel cristiano lunit della
Chiesa? Schlier concludeva il suo studio sullunit della Chiesa nel
lbiclem. Per un primo sguardo al tema della note nel magistero di Paolo V]
si
rinvia a D. Paoletti. La testimonianza cristiana nel mondo contemporanea in papa
Montini, Casa Editrice Francescana, Assisi 1991, pp. 295-304.
*" H. de Lubac, (lattolieismo. cit.. p. 151.
77
PA78
I santi danno fastidio
Nuovo Testamento affermando che lunit qualcosa di gi dato e
non solo da creare, qualcosa di presente e non solo qualcosa di futuro,
qualcosa di concretamente storico, anzi sociale, e non solo qualcosa
dideale o interiore, e inoltre qualcosa che il singolo cristiano deve sempre continuamente conquistare e conservare. Perci i cristiani possono
abbandonare lunit della Chiesa 0 ritornare ad essa, ma non possono
portarsela con s. [] Il Corpo di Cristo, che uno, indivisibile.
Che cosa significa per un cristiano conquistare e conservare
questa unit nella sua concreta esistenza? Significa anzitutto rispondere alla vocazione (Bf 4,4) cui Dio lha chiamato: avere cio un
solo Signore, una sola fede, un solo battesimo (Ef 4,5), un solo
Spirito per formare un solo corpo (1 Cor 12,13).
La storia documenta, per, che in questa Chiesa di Dio una e
unica sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni (Unitatis
redintegratio, n. 3) cosicch anche per mancanza di mutua compren
sione e carit (Ibid., n. 14) sorsero delle separazioni, alcune delle
quali perdurano fino ai nostri giorni. A fronte di ci e anche grazie ad
un pi grande amore per lunit, vissuto e sofferto da qualche cristiano, ha preso avvio nel lacerato corpo della Chiesa un movimento per
lunit (Ibid., n. I), quella pienezza dellunit (Ibid., n. 4) che i
discepoli di Cristo potranno rivivere solo grazie allimpulso dello
Spirito Santo, alla preghiera e allamore reciproco. Per i santi tutto
questo non rimasto astratta teoria, se vero che hanno fatto della
loro vita unofferta a Dio per la lacerata unit del corpo di Cristo, contribuendo cos a risvegliare in molti altri cristiani un analogo amore.
Illustriamo quanto detto con la rievocazione di due soli esempi
della recente storia della Chiesa: San Raffaele Kalinowski (18351907), canonizzato il 17 novembre 199143 , e Suor Gabriella Sagheddu
(1914-1939), beatificata il 25 gennaio 1983.
H. Schlier, Rie.fjini sul Nuovo 'l'ertamento, Paideia, Brescia 19762. p.
250.
42 Cfr. L. Chiarinelli, Il valore ecumenico della santit. in G. Mazzotta, ].
llunga
Muya (a cura di), Veritas in caritate. Miscellanea di studi in onore del card. ]
ore' Saraiva
Martins. cit., pp. 355-366.
Il 12 maggio 1963 nella chiesa dei Carmelitani di Cracovia, lallora vicario
capitolare Karol Wojtyla, inaugurando la lapide in memoria di padre Raffaele
Kalinowski
e di fra Alberto Chmielowslci, auspic di poterli un giorno invocare col titolo
di santi.
Di certo non avrebbe mai immaginato di dover essere lui stesso a conferire loro
questo titolo circa trentanni dopo. Per il suo discorso si veda K. Wojtyla, Dae
insorti. P.
Raffaele Kalinowrki @ Fra Alberto Cbmieiowski, Traduzione a Cura della
Postulazione
Generale OCD, Roma 1979.
78
PA79
Le note della Chiesa nel cristiano
Raffaele Kalinowski di origine polacca, nato per a Vilnius in
Lituania, ufficiale dellesercito zarista, deportato in Siberia e dal 1877
carmelitano scalzo nella sua esistenza fu mosso da uno straordinario ardore di carit per lunit della Chiesa. A una monaca carmelitana francese cos scriveva: Voglia pregare per me, perch il
Signore mi conceda soprattutto la grazia di amare la sofferenza e di
perseverare su questa strada. Anche se mi sento ormai avviato verso il
declino conto infatti sessantadue anni non posso liberarmi dal
pensiero che il buon Dio, se gli rimarr fedele, mi permetter ancora
con la sua grazia di lavorare tramite il Carmelo di Nostra Signora per
lunit della Chiesa. Noi possiamo intravedere oggi in queste
espressioni quasi unanticipazione di quello che, oltre un secolo dopo,
dir il Concilio Vaticano II: La cura di ristabilire lunione riguarda
tutta la Chiesa [...] e tocca ognuno secondo la propria capacit [...]
nella vita cristiana di ogni giorno (Unitatis redimegratio, n. 5).
Il dolore per la lacerazione patita dal corpo della Chiesa accese nel
cuore di Suor Gabriella Sagheddu un forte desiderio per lunit di
tutti i cristiani. Durante la settimana di preghiere per lunit dei cristiani del 1938 Suor Gabriella, cosciente di essere anche lei parte di
quel corpo diviso di Cristo, confid alla madre badessa del proprio
monastero: Mi lasci offrire la mia vita: tanto, che cosa vale? Io non
faccio niente, non ho mai fatto niente'. Avendo saputo di questa
spirituale immolazione per lunit della Chiesa, il benedettino angli
cano Benedetto Ley, dellabbazia di Nashdom, scrisse alla madre
badessa, superiora di Suor Gabriella: per merito di questi sacrifici, uniti alla Passione di Cristo, che vedremo realizzarsi lunione visibile di tutti i cristiani, in un sol corpo. sotto un solo capo?
La vita di questi due cristiani oggi associati alla numerosa schiera dei beati e dei santi dellunit con san Giosafat e san Leopoldo
Messale proprio dellOrdine Carmelitano. Colletta alla ;rrarra della memoria
liturgica a'iS. Rit/facie Kaiirzowrki, Edizioni Gi3t). Roma 2003". p. 192.
"5 Lettera citata in S.T. Praskiewicz, San Raaeie Kair'rmwrki. Roma 1991, p.
112. Si
veda anche A.M. Sicari, Il fcrzo libro dei ritratti di tanti,]aca Book, Milano
20 , pp.
991 13.
M. della Volpe, LA strada della graiilmliae. Suor Maria Gabriella, Jaca
Book.
Milano 1996, p. 79.
B. Martelet, Urra vita per l'unit dei crivtiarri. Suor Maria Gabriella.
Citt Nuova,
Roma 1987, p. 130. Nell'enciclica U! unum rim, n. 27, Giovanni Paolo II ha
additato la beata Suor Maria Gabriella a modello di vita nella quale la
preoccupazione dei
l'unit & sempre stata presente.
79
PA8O
I santi danno fastidio
Maudie48 mostra in che modo la nota dellunit della Chiesa
possa riverberarsi nellesistenza quotidiana del cristiano. La Lumen
gentium al n. 15 ricorda che lo Spirito suscita in tutti i discepoli di
Cristo il desiderio e lazione, affinch tutti, nel modo stabilito da
Cristo, pacificamente si riuniscano in un solo gregge sotto un solo
pastore. Lintercessione di san Raffaele Kalinowski rende tutti i cri
stiani forti nella fede e nella carit fraterna per collaborare generosamente allunit di tutti i fedeli in Cristo.
b. Santit
Io, da sola, non sono niente. Dio tutto. Ma cos, attraverso il
niente, che egli vuole mostrare la sua grandezza. Tutto quello che io
faccio, lo compio con Ges, per Ges. [...] Dio che scrive. lo sono
solo una fragile matita nelle sue mani. In termini umani le mie opere
non conterebbero niente Queste parole, pronunciate da Madre
Teresa di Calcutta (19101997) al compiersi del suo ottantesimo
compleanno, descrivono con precisione anche ci che la Chiesa tutta
immacolata spora dellAgnello immacolato (Lumen gemium, n.
6) potrebbe dire di s in un immaginario dialogo con Cristo. Nel
suo essere sacramento, solo la Chiesa pu pronunciare con assoluta
verit queste parole: lo, da sola, non sono niente. Dio tutto. Dio
che scrive. In un procedimento opposto, Madre Teresa potrebbe
dire di se stessa quello che la liturgia domanda per la Chiesa tutta
quando chiede che [la Chiesa] unita a Cristo suo capo, si offra a te
[Dio] e sia sempre docile strumento della tua volont?
Ai nostri giorni il tema dellanima ecclesiastica non potrebbe
trovare migliore esplicitazione. Il parallelismo stabilito ci pare ulteriormente giustificato nel tenere presenti queste parole della Lumen
gentium n. 4: Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli
come in un tempio. Con assoluta logicit si pu dire con Madre
" Per san Leopoldo Mandic si leggano il discorso di Paolo VI per la
beatificazione
(02.05.1976) e quello di Giovanni Paolo il per la canonizzazione (15.10.1983).
' Messalo proprio dell'Ordine Carmelitano, Colletta alla marra deila memoria
litur
gica di?. Raffaele Kalirruwrki, cit., p. 192.
50 Una iriatita nelle mani di Dio. Colloqm'o con Madre 'leresa di Calcutta,
cit.
Messale Romano, Orazione sulla oerte alla messa per la Chiara tmiuerrale,
ed.
1984, p. ?78.
80
PA81
81
PA82
I santi danno fastidio
Teresa non ancora canonicamente santa, ma, come ha scritto von
Balthasar il popolo [...] il primo ad aver sentore della presenza
della vera santit?
c. Cattoliczt
La cattolicit, prima che una delle note della Chiesa, anzitutto
descrizione della realt stessa di Dio: La cattolicit del divino sta
allorigine della cattolicit della Chiesa, e di conseguenza cattolico e prima di ogni cosa una qualit. totalit, universalit
[...]59. La Chiesa poi la misura della sua cattolicit, che la permea e
la plasma [...] lha non da o in s ma al di sopra di s: nel mistero di
Cristo. Delineata in questo modo, la cattolicit non pu essere
ridotta a una mera qualificazione geografica>>, come spesso & accaduto lungo la storia della teologia. Il teologo ortodosso Nikos
Nissiotis ha affermato che la cattolicit uno specifico atto di Dio
che ha come risultato la creazione e la costruzione di una comunit
specifica, che testimonia la sua totale verit rivelataz. Anche von
Balthasat ha scritto che la cattolicit la totalit della verit rivelata
da Dio ed indirizzata al mondo intero: la Chiesa semplicemente lo
strumento perch questa verit raggiunga gli uomini.
Dal suo inizio, il giorno di Pentecoste, la Chiesa cattolica. La
sua cattolicit geografica (universalit) venuta dopo. Erano in
dodici, scriveva Lacordaire, ed erano gi la Chiesa cattolica?
Cattolicit significa allora pienezza (Nissiotis), totalit e universalit (von Balthasar).
Nella storia della Chiesa vi posto per diverse espressioni di que"
H.U. von Balthasar, Nuovi punti fermi, Jaca Book, Milano 1980, p. 292.
Ricordiamo nuovamente che Madre Teresa stata beatificata da Giovanni Paolo Il
domenica 19 ottobre 2003.
58 HU. von Balthasar, Calioiico, cit., p. 47.
Ibid., p. 15.
" Ibid., p. 19.
N. Nissiotis, Aspetto pneumaiologrco della carroiicit della Chiesa, in
AA.VV., Le
esigenze deli'mrif, a cura di E. Lanne, AVE, Roma 1971, pp. 29-57; qui p. 36.
2 l'hz'a'cm.
rn H.U. von Balthasar, Quattro meditazioni, Tiemme, Milano 1984, p. 48. Dello
stesso von Balthasar, Il Credo. Meditazioni su! Credo Apostolico,]aca Book, Milano
1990,
p. 62.
Citato in H. dc Lubac, Cattolicismo, cit., p. 24, nota 4.
82
PA83
Le note della Chiesa nel cristiano
sta cattolicit, anzi, sono queste a renderla qualcosa di non statico,
astorico. Due soli esempi: santa Teresa di Lisieux (1873-1897) e i
santi Cirillo (i 869) e Metodio ('i' 885).
La giovane carmelitana, ricordando un fatto della propria fanciullezza le era stato chiesto di scegliere un regalo da un cesto ed ella
aveva risposto Io scelgo tutto! annotava: Questo piccolo fatto
della mia infanzia il riassunto della mia vita [...]. Allora come nei giorni della mia prima infanzia ho esclamato Mio Dio, scelgo tutto. Non
voglio essere una santa a met [...]. Secondo von Balthasar queste
parole di santa Teresa dicono esattamente che cos la cattolicit:
"Scelgo tutto67. Ancora una volta, ci che detto universalmente
per la Chiesa si riette poi singolarmente nellanima del fedele.
Accanto allesistenza cattolica di santa Teresa la cattolicit nella
piccola via! sta la cattolicit missionaria dei santi fratelli Cirillo e
Metodio. Quella cattolicit missionaria che comunic alle genti della
Grande Moravia lannuncio della totalit rivelata: il Verbo di Dio
fatto carne (cfr. Vita di Costantino, XIV). Ci che impressiona oggi
della loro opera il loro senso cattolico della Chiesa. La vita e la
missione dei due fratelli di Tessalonica Figli dOriente, Bizantini di
patria, Greci di nazione, Romani per missione, e Slavi per i risultati
del loro apostolato (Pio XI, 13 febbraio 1927) l a mostrare come
la dimensione concreta della cattolicit inscritta da Cristo Signore
nella costituzione stessa della Chiesa non qualcosa di statico, astori
co e piattamente uniforme, ma sorge e si sviluppa, in un certo senso,
quotidianamente come una novit dallunanime fede di tutti coloro
che credono nel Dio uno e trinom.
65 Giovanni Paolo Il, Siaoorzrmf apostoli, n. 18.
Teresa di Ges Bambino, Manoscritto A, 10r-10v, in Id., Opere complete,
Libreria
Editrice Vaticana-Edizioni OCD, Citt del Vaticano-Roma 1997, p. 91.
"7 H.U. von Balthasar, Quattro meditazioni, cit., p. 48. Cfr. anche Id.,
Cattolico, cit.,
pp. 57-58.
"8 Per una traduzione italiana delle biografie di Cirillo e Metodio si veda
Cirillo e
Metodio. Le biograe paieo.rlavc, Introduzione, traduzione e note a cura di V.
Peri,
Edizioni O.R., Milano 1981. L'opera evangelizzatrice dei due fratelli ben
delineata
in].M, Vesci?,.icrivcre sull'acqua. Cirillo, Metodio, l'Europa,]aca Book, Milano
1982;
F. Grivec, .Sarrti Cirillo e Metodio apostoli degli Siani @ corrzpatrom'
d'Europa,
Urbaniana University Press, Roma 1984; it.-EN. Tachiaos, Cirillo e Metodio, jaca
Book, Milano 2004 (in corso di stampa).
69 Giovanni Paolo Il, .Siavomm apottoli, nn. 16-20.
70 Ibid., n. 18.
83
PA84
sione era un fatto considerato come il frutto naturale della vita cristiana, limpegno per ogni credente mediante la testimonianza perso
nale e lannuncio esplicito, quando possibile? Nella missione apo
stolica del cristiano si riette la missione della Chiesa stessa. Ogni cri
stiano perci il testimonio e insieme lo strumento vivo della missione della Chiesa (Lumen gentium, n. 33).
Sono una buona cristiana, battezzata come si deve e morir da
buona cristiana. Quanto a Dio, lo servo, sono una buona cristiana e
vorrei aiutare e sostenere la Chiesa con tutte le mie forze7s. Queste
parole, che santa Giovanna dArco (1412-1431) pronunciava dinanzi
ai suoi (ingiusti) giudici, sono una testimonianza ante litteram delle
parole della Lumen gentium n. 11 appena citate.
Noi e gli altri, ricorda Madre Teresa, compiamo lo stesso lavoro sociale, ma mentre alcuni lo fanno per qualcosa, noi lo facciamo
per Qualcuno79. Per Qualcuno ha speso la propria vita anche san
Giuseppe Moscati (1880-1927). La sua vita di medico non fu che lo
strumento per diffondere e difendere con la parola e lopera la
fede. Lui, medico primario, insigne ricercatore, docente universitario, si trov a testimoniare il suo incontro con Cristo nelluniversit,
dove la massoneria era di casa: Tutti sapevano, racconta un testi
mone, che il prof. Moscati era come un sacerdote. Con i malati le
? Per un breve e incisivo ritratto della vita di Tommaso Moro si rinvia a A.M.
Sicari,
Ritratti dimnti, cit., pp. 35-50. Per santAtanasio e san Massimo il Confessore
si veda
infra, il cla)pitolo su I santi nel Catechismo della Citiesa Cattolica.
Cfr.D .Paoletti, La testimonianza crittiarra nel mondo contemporaneo in papa
Montini, cit. ,.pp 327-384. pagine dedicate al] analisi del concetto di
testimonianza.
Paolo VI. Discorso all udienza gene rale (27. 07. 1966).
Giovanni Paolo 11, Rezietttploris mastio, n. 27.
Ibidem.
7 Cfr. A.M. Sicari, Nuovi ritratti di santi, cit., pp. 2541: qui p. 38.
Madre Teresa, La giori: di dar.tiagli altri, cit., p. 144.
85
PA86
I santi danno fastidio
cose non erano diverse. La sua professione della fede cristiana nel suo
lavoro di medico era talmente nota (Chi fa la Comunione tutte le
mattine ha con s unenergia che non vien mai meno) che i malati
sapevano che per essere curati da Moscati bisognava frequentare i
sacramenti. La sua carit non aveva limiti, se un medico che lo conosceva bene disse: Fu la pi perfetta incarnazione che io abbia mai
conosciuto della carit di cui parla san Paolo nella lettera ai
Corinti
Dobbiamo almeno accennare a due altri esempi di questa testimonianza della dottrina apostolica. Santa Caterina da Siena (1347-1380),
povera e non istruita, si trova a scrivere al garante della stessa successione apostolica papa Gregorio XI, allora ad Avignone: Voglio che
siate quello e buon pastore, che se aveste cento migliaia di vite, di
sponiate a tutte darle per onore di Dio e per salute delle creature [...].
Virilmente, e come uomo virile seguitando Cristo di cui vicario siete
[]. Su dunque, Padre, e non pi negligenzia (Lettera 185)81.
Da ultimo, un vero miracolo della fede: la storia dei cattolici tedeschi del basso Volga che nel 1931 furono deportati a migliaia nellattuale Kazakhstan per ordine di Stalin. Qui la loro fede, pur senza stabile assistenza di sacerdoti, sopravvissuta per decenni grazie al racconto che si trasmesso di padre in figliosz. A molti di questi sempli
ci cattolici si possono applicare le parole che la liturgia romana usa
nella memoria liturgica di santAmbrogio: Maestro della fede cattolica e esempio di apostolica fortezza.
8. Conclun'orze: mirsione della Chiesa, missione del cristiano
Al termine di questo capitolo opportuno riassumere alcune delle
determinazioni a cui si giunti. Si diventa cristiani perch si entra a
3" Cfr. A.M. Sicari, Nuovi ritratti di santi, cit., pp. 151-175; qui p. 168.
Ibid., pp. 9-24; qui p. 16.
82 il racconto di queste spaventose deportazioni si legge in AA.VV., Tribunale
Sac/raro. Atto seeondo, La Casa di Matriona, Milano 1978, pp. 186-199; le
spaventose deportazioni verso il Kazakhstan sono descritte anche dal grande scrittore
russo A.
Solenicyn, Arcipelago Gulag, Mondadori, Milano 1978, vol. II, pp. 443-466. Per
le
persecuzioni dei sacerdoti cattolici tedeschi del Volga si veda I. Osipova, Se
il mondo
vi odia... Martiri per la fede nel regime sovietico, La Casa di Matriona, Milano
1997,
pp. 117-137.
86
PA87
Le note della Chiesa nel cristiano
far parte di una realt, di un corpo, che sta prima di se stessi. Questo
corpo il sacramento di Cristo. Solo appartenendovi fino in fondo,
col cuore, io posso entrare in comunione con il capo che e Cristo;
solo cos posso rivestirmi di Lui e ripetere con san Paolo: Non sono
pi io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). Il mio io prende
parte al noi della Chiesa.
Si verifica qui un vero cambiamento di soggetto. Lio, sono le
parole del cardinale Ratzinger, smette di essere un soggetto autono
mo, che ha in se stesso la sua propria consistenza. Viene strappato a
se stesso, e inserito in un nuovo soggetto. Non che lio scompaia semplicemente e definitivamente; deve lasciarsi cadere, perdere. per
poter poi riceversi di nuovo in un io pi grande, e insieme con questo*.
Contemporaneo a questo lasciarsi andare, a questa passivit
intesa come partecipazione alla croce di Cristo, vi un secondo aspetto del processo di incorporazione: Il passivo del divenire cristiano
esige lattivo della Chiesa che opera, della Chiesa in cui lunit di soggetto dei credenti si manifesta nella concretezza delle persone fisiche34. E un riceversi di nuovo in un io pi grande: quello della
golarissima grazia.
86
H?
HR
R?
Cfr. Giovanni Paolo II. Redemptoris wirrio, nn. 71-72.
A.M. Sicuri, Missione arresi crisi, in Communio, n. 111 (1990) 39-46; qui p. 44.
Giovanni Paolo Il, Rcdemplon's mirti), n. 90.
Vale la pena ricordare qui la frase che santa Teresa dAvila pronunci prima di
morire: Sia benedetto Dio, figlie mie, perch sono figlia della Chiesa. Cfr.
Tommaso della Croce [Alvarez]. Sono figlia della Chiesa, in E. Ancilii (a cura
di).
Teresa di Ges, Pontificio IStituto di Spiritualit del Teresianum, Roma 1981,
pp.
214-272: _). Castellano, E.rpermza del mistero crirlirmo in Swm: ihrem, in
AA.VV..
Vita crr'rtikma ed esperienza fm'rtl'ca, Edizioni del Teresianum, Roma 1982, pp.
231276.
: Paolo VI. Discorso all'udienza generale (15.06.1966).
88
PA89
Capitolo quinto
I SANTI NEL CATECHISMO
DELLA CHIESA CATTOLICA
Ovvero la persuasione della fede
I santi hanno sempre avuto una viva corrrapeuolczza
che i loro meriti erano pura grazie.
Catechismo. n. 2011
1. introduzione
Dopo aver dato anche solo una rapida scorsa alle quasi settecento
pagine di testo (esclusi gli indici) delledizione italiana del Catecht'strto
della Chiesa Cattolica (= Catechismo), un lettore potrebbe chiedersi se
era proprio il caso di disseminare il volume di citazioni di Padri della
Chiesa, di scrittori ecclesiastici, di santi e di sante. Non era pi oppor
tuno elaborare un testo pi sobrio e lineare, denso di dottrina, con
numerosi brani tratti dai concili dellantichit, evitando divagazioni
agiografiche, forse anche un po' sentimentali, di santa Giovanna
d'Arco o di santa Teresa di Ges Bambino?
Al di fuori della croce non vi e altra scala per salire al cielo (n.
618). Nel disegno complessivo del testo del Catechismo questo sem
I numeri tra parentesi nel corpo del capitolo si riferiscono sempre ed
esclusivamente ai paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice
Vaticana.
Roma 1992, pp. 788. Per la cronistoria della redazione del Catechismo si veda:
Commissione Editoriale del Catechismo della Chiesa Cattolica, Dossier
informativo,
agile
volume. Cfr. Ch. Schnborn, Al centro della nostra fede. Il Credo nel
Catechismo
della Chiesa Cattolica,}aca Book, Milano 1997.
90
PA9 1
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
zo di quali convulsioni, di quali lacerazioni del cielo e della terra, di
quali torrenti di sangue, di quali sforzi, di quali sofferenze del parto
dellintelligenza e di quali effusioni della grazia esse sian venute alla
luce. Vedo questi continenti dogmatici emergere e disegnarsi davanti
a me uno dietro laltro, vedo lumanit in travaglio che infine riesce a
torchiare dal Cuore la formula definitiva. come una cattedrale che
insieme immobile e in marcia con tutti i suoi pilastri dal portico fino
al coro?
Claudel ha profondamente ragione: ognuna delle formule del
Credo costata ai suoi autori torrenti di sangue e ancor prima sofferenze di parto deilintelligenza. Dalla storia della Chiesa sappiamo,
infatti, quanta fatica sia stata profusa perla progressiva formulazione,
chiarificazione e difesa della fede cristiana. Con laiuto di tre esemplificazioni illustriamo quanto appena affermato:
1. Dopo il Concilio di Nicea del 325, se non stato tolto 0 cambiato a seguito della reazione ariana uno dei termini fondamentali
della dottrina cristologica (il Verbo che homoousios, della stessa
sostanza del Padre; cfr. n. 242) lo si deve soprattutto allopera di
Atanasio di Alessandria (i 373), che vi aveva partecipato in qualit di
diacono. Il vecchio leone di Nicea e laborninio degli ariani
come venne definito Atanasio per difendere la verit contenuta
nella nuova acquisizione terminologica di Nicea (Se il Verbo non
consustanziale al Padre non pu divinizzare luomo, comunicargli la
grazia deificante e pertanto salvarlo; cfr. nn. 456-460) non esita a
schierarsi contro una parte consistente della Chiesa, rimasta filoariana. Per la stessa ragione affronta le ire dellimperatore che, patteggiando per il partito ariano, ma] sopporta la sua presenza in una grande citt dellImpero, quale era appunto Alessandria. Fedele ai suoi
intendimenti, accetta i lunghi anni di esilio impostigli, prima a Treviri
(335-337) e poi a Roma e ad Aquileia (339-346). In seguito trascorre
un periodo di esilio, volontario, nel deserto egiziano. Al momento
della morte, nel 373, Atanasio ha vissuto lontano dalla sua Chiesa ben
venti dei suoi quarantasei anni di episcopato
P. Claudel, citato in H. de Lubac, Il mistero del Sopranriaturai'e, ]aca Book,
Milano 1978, p. 325.
5 A. Cunningham, Il testimone di Alessandria. Athanasius contra ntandum, in
Communio, n. 96 (1987) 17-33. Sul valore teologico del Concilio di Nicea. si
legga
linteressante lettera che Solov'ev scrisse nel 1897 a commento della festa
liturgica del
calendario bizantino detta appunto Settimana dei 318 Santi Padri di Nicea.
Cfr.
91
PA93
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
sono in un certo senso impensabili senza le persone che le hanno elaborate e appassionatarnente difese. Anche da solo, questo fatto perci motivo di gratitudine e di entusiasmo interiore.
3. Sulle spalle di giganti
Lentusiasmo interiore, di cui parla Claudel, dovrebbe essere
proprio di ogni cristiano. La nostra fede, grazie alla testimonianza del
pensiero dei Padri della Chiesa e dei santi, ha una strada sicura da
percorrere. Per il personale atto di fede (cfr. nn. 150, 166) la tradizione ecclesiale non un ostacolo nel cammino verso Dio, piuttosto un
aiuto e un sostegno. Basta fare qui un solo esempio. Al n. 260 del
Catechismo si legge che fine ultimo dellintera Economia divina che
tutte le creature entrino nella Beata Trinit (cfr. Gv 17,21-23). Ma fin
dora siamo chiamati ad essere abitati dalla Santissima Trinit. Il
contenuto dogmatico di questa affermazione pu risultare un po difficile per una fede non sufficientemente curata. Laiuto per una
migliore comprensione dellenunciato si pu trovare nelle parole che
sgorgano da esperienze di vita13 della beata Elisabetta della Trinit,
una cristiana che si lasciata abbracciare dal mistero trinitario, e che
anche il Catechismo riporta nello stesso paragrafo: 0 mio Dio,
Trinit che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per dimorare in Te, immobile e quieta come se la mia anima fosse gi nelle
ternit! Che niente possa turbare la mia pace 0 farmi uscire da Te, 0
mio lmmutabile, ma che ogni istante mi conduca pi addentro nella
profondit del tuo mistero! Pacifica la mia anima, fa di lei il tuo cielo,
la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo; che io non ti lasci l solo,
mai, ma che sia la, tutta intera, completamente risvegliata nella mia
fede, tutta adorante, tutta abbandonata alla tua azione creatrice.
2 Cfr. R. Fisichella, Ecclesialit dellatto difcde, cit., pp. 84-97.
Ch. von Schnborn, Il mistero frinitan'o come filo conduttore, in AA.VV. Il
Catechismo del Vaticano II. Introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolica,
Paoline,
Cinisello Balsamo (Mi) 1993, pp. 5263; qui p. 63.
La versione integrale della preghiera in verit molto pi lunga. Per un com94
PA95
I santi nel Catechismo della Chiesa Cattolica
Quando scriveva questa preghiera la beata Elisabetta non immaginava certo che un giorno le sarebbe stata riconosciuta lautorevolezza
del teologols e della santit. Oggi, per tutti noi, queste parole sono,
oltre che segno della familiarit di un semplice cristiano con il mistero della Trinit, anche via da ripercorrere per accostarci ad esso, in
compagnia di un santo. Lesempio che abbiamo richiamato ci pare
quindi unadeguata conferma di quanto sostenuto dal Catechismo
stesso, e cio che tra i dogmi e la nostra vita spirituale c un legame
organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita retta, la
nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la
luce dei dogmi della fede in. 89), perch tutti i fedeli sono partecipi della comprensione e della trasmissione della verit rivelata
(n. 91).
Si sa che nel campo scientifico ogni scienziato cerca di tenere in
considerazione le acquisizioni che altri prima di lui hanno ottenuto,
magari a prezzo di enormi sacrifici. Nella dinamica della fede accade
sta, cos profonda, cos semplice, ma cos vera. Ed questa trasparenza di letizia che ci fa dire: quella davvero unanima buona, perch ha la gioia nel cuore.
A distanza di quattordici anni il legame tra santit e gioia tornava
nel capitolo della Candele in Domino dedicato alla gioia nel cuore
dei santi. In esso il papa elenc un buon numero di santi quali testimoni della gioia e scelse per di soffermarsi in particolar modo su
quattro di essi: la Vergine Maria, Francesco dAssisi, Teresa di Lisieux
e Massimiliano Kolbe. A ognuno di essi dedic poche, ma intense
espressioni che qui riprendiamo assai brevemente.
Maria, la cui gioia testimoniata per sempre dalle parole del
Magmficat L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta
in Dio. mio Salvatore , stata pure la donna alla Clu-ale le sofferenze non sono state risparmiata. E tuttavia ella ha vissuto pi di
ogni altro la gioia della Risurrezione*. Francesco dAssisi con la
sua radicale scelta della povert recupera qualcosa [...] della beatitudine primordiale, quando il mondo usci, intatto, dalle mani del
Creatore. Nel suo Cantico delle Creature, scritto quando ormai
cieco, egli eleva a Dio il suo inno di lode e di gioia. In tempi molti pi
vicini ha fatto storia la vita di santit di Teresa di Ges Bambino. La
sua gioia traeva origine dal coraggioso abbandono nelle mani di
Dio anche nei momenti in cui fu provata dal sentimento dellas2H G.B. Montini, Aift'imii. in giori: perfetta, in V. Levi (a cura di), Cristo
wie dell'uomo d'oggi nella parola di Paolo VI, Mondadori, Milano 19692 , pp. 259-262; qui
p. 262.
29 Il testo cosi proseguiva: [...] essa sta in piedi accanto alla croce.
associata in
modo eminente al sacrificio del Servo sofferente. Lei ch madre dei dolori
(Candele
in Domino. cit., p. 462).
Ibidem.
Ibid., p. 464. Per una sintetica ed efficace rilettura teologica della vita di
Francesco si rinvia ad AM. Sicari, Ritratti di rami, cit., pp. 23-33.
109
PA110
I santi danno fastidio
senza di Dio. Infine Massimiliano Kolbe, la cui serenit, gioia
e pace interiore seppero trasformare la cella della prigione, vera
immagine dell'inferno, nellanticamera della vita eterna33
Nel meditato testo dell'esortazione il pontefice offre anche una
personale definizione del santo che per la sua profondit vogliamo
ricordare. I santi sono coloro cui lo Spirito Santo consuma il cuore
e che nella morte a se stessi hanno avuto parte alla gioia santa della
risurrezione. Nella celebrazione del mistero eucaristico la gioia
del Signore risorto offerta a ogni cristiano quale anticipazione della
gioia finale.
6. Lapertura cattolica della gioia cristiana
Colrno di gioia divina, il cristiano non per questo meno attento e
partecipe alla vita quotidiana, ai problemi e ai drammi che incontra:
In nessun modo [la gioia] potrebbe indurre colui che la gusta ad una
qualche attitudine di ripiegamento su di st
PA112
I santi danno fastidio
niverso ed ora lumanit; ha talora tagliato il legame vitale che lo univa
a Dio. Il valore degli esseri, la speranza non sono pi sufficientemente assicurati. Dio gli sembra astratto, inutile: senza che lo sappia espri
mere, il silenzio di Dio gli pesa. Si, il freddo e le tenebre rono anzitutto nel cuore dell uomo che conosce la tristezza.
Queste parole indicano per la gioia del cristiano un grande compito missionario: sciogliere il freddo e diradare le tenebre del
cuore che rendono astratto il mistero di Dio per molti uomini.
7. Conclusione: Dove diavolo nascondete la vostra gioia ?
Durante ludienza di mercoled 21 maggio 1975 Paolo VI richiam
ai presenti la lettera apostolica appena pubblicata, esortandoli a
inquadrarla nel pi ampio contesto di rinnovamento e riconciliazione
propri dell'Anno Santo in corso. Invitandoli non solo a leggerla, ma a
farne oggetto di riflessione, ricord che se siamo davvero cristiani
e cattolici dobbiamo essere immersi in un gaudio sempre nuovo e
sempre vero, quello che proviene a noi dalla grazia dello Spirito
Santo.
Le private riessioni sulla gioia cristiana, a cui si fatto pi sopra
riferimento, testimoniano chiaramente che da quel gaudio sempre
nuovo il papa, pur nel mezzo di un difficile e contestato pontificato, si lasci avvolgere per primo. Non possibile spiegare altrimenti queste sue parole: Dio amore. Questa la verit su Dio. Il Vangelo
ce lo ha insegnato. Dio Padre. Credo in Dio Padre onnipotente. Mi
pare che non avremo mai abbastanza esplorato questa Personalit di
Dio in Se Stesso e rispetto alle creature capaci di cogliere questo suo
segreto, che solo gli Angeli e gli uomini possono scoprire. Quale teli
gione derivi da questa rivelazione, dal Padre verso di noi e di noi verso
il Padre. lo sono amato da Dio: gioia, gioia, pianti di gioia/.
Gaudele in Domino, cit., p. 455.
Diteorso alludienza generale, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIII, 1975,
cit., p.
549.
Echi di questa difficolt sono chiaramente rintracciabili anche verso la
conclusione della stessa esortazione apostolica: Che i nostri figli inquieti di certi
gruppi
respingano dunque gli eccessi della critica sistematica e disgregatricel
(Candele iii
Domino, cit., p. 473).
Paolo VI, Meditazioni inedite, cit., p. 74. Nostro il corsivo. Riecheggiano
qui le
112
PA115
Capitolo settimo
LE AN NUNCIAZIONI
DEL BEATO ANGELICO
Un esempio di santit e magistero dellarte
Gabriele ela Vergine si guardano
in un dialogo che non ha bi'rogno di parole.
I loro pensieri sono espressi dalla luce sm volti.
Carl Brandon Strehlke
1. Firenze e lAnnunciazione: le ragioni di un legame
Quando si trascorrono silenziosi e ripetuti momenti in compagnia
dell'opera pittorica del Beato Angelico (1395 ca1455)1, tra le molteplici e spontanee riflessioni che nascono, una guadagna repentinamente spazio su tutte le altre: limportanza senza pari che la figura
della Vergine ha nellintera produzione artistica angelichiana. Quali
sono i fattori ele cause che possono essere addotte per spiegare questa connotazione dellarte del geniale frate domenicano?
La rilevanza della figura della Vergine giustificata anzitutto dal
considerevole sviluppo che nei secoli XII-XIV ebbe la devozione mariana espressa dalla vita liturgica e spirituale dellOccidente? Allinterno
di questo pi ampio contesto si collocava poi lOrdine Domenicano,
che alla Vergine aveva assegnato una funzione assai importante: essere icona e modello della vita spirituale per ogni religioso che, in
risposta alla chiamata, era invitato a fare della propria vita un ininterrotto atto di accoglienza della Parola e della volont divina.
Da laico il Beato Angelico si chiamava Guido di Pietro. Entrato nellOrdine
Domenicano assunse il nome di fra Giovanni da Fiesole. Mor a Roma nel 1455. Nel
1468, dal suo confratello Domenico da Corella fu denito Angelico.
2 L. Bellosi, Come un prato orito. Studi sullarte tardogotiea, Jaca Book.
Milano
2000,p.182.
Cfr. AA.VV., Maria il suo nome. Itinerario storico teologico, Citt N uova,
Roma
1985, pp. 84-102.
115
PA116
I santi danno fastidio
Per quasi trentacinque anni, dalle fine del secondo decennio del
Quattrocento data del suo ingresso nellOrdine di san Domenico
fino al momento della morte avvenuta a Roma il 18 febbraio del 1455,
il Beato Angelico si immerse in questa atmosfera mariana e con i suoi
dipinti aiut i confratelli a fare altrettanto. Le sue cinque grandi
anche per le superfici dei dipinti Annunciazioni4 sono perci un
autentico riflesso tanto della sua gioia creativa quanto del suo spirituale convivere in contemplazione con il mistero della Vergine che
accoglie i voleri divini.
Un altro fattore che giustifica ancora meglio la centralit dellAnnunciazione nella vita e nellopera del Beato Angelico & lo spazio
geografico della citt di Firenze. Nella storia civile, religiosa e artistica5 lultima e documentazione delle prime due di questa capi
tale6 del Rinascimento7 il racconto dellAnnunciazione assunse un
rilievo peculiare che anche Giorgio La Pira non manc di sottolinea
re in diverse occasioni? in campo sociale a Firenze linizio dellanno
* Alle cinque che analizzeremo, vanno aggiunte quelle di minori dimensioni e
forse
poco conosciute, ma che la critica quasi unanimemente attribuisce allAngelico.
La
loro descrizione si legge nel catalogo completo delle opere dellAngelico curato
da G.
Bonsanti, Beato Angelico. Catalogo completo, Octavo, Firenze 1998. Al testo di
Bonsanti & sempre utile affiancare il validissimo catalogo dell'opera
angelichiana
curato da U. Baldini, Lopera eornpleta deilAngelieo, Presentazione di Elsa
Morante,
Rizzoli. Milano 1970.
5 Uninteressante introduzione storica ed artistica alla Firenze dei primi anni
del
Quattrocento risultano essere i saggi preme551 al catalogo della mostra dedicata
appunto a questo periodo di tempo: Let di Masaccio. Il primo Quattrocento e
Firenze, a cura di L. Bellosi e A, Paolucci, Firenze, Palazzo Vecchio, 7 giugno16 settembre 1990, Electa, Milano 1990, pp. li-60. Utile anche L. Bellosi, Come un
prato
fiorito. Studi sullarte tardogotiea, cit. pp. 21-31.
" Per avere idea dello sviluppo che sub la citt di Firenze e sufficiente
questo dato:
dal secolo XI allinizio del XIV la popolazione pass da 40.000 a 160.000
abitanti. Cfr.
T. Verdon, Arte, fede, storia. Guida alla Firenze cristiana, Studio Editoriale
Fiorentino, Firenze 1999, p. 24.
7 Il 18 ottobre 1986 a Palazzo Vecchio di Firenze Giovanni Paolo Il lesse un discorso nel quale con essenzialit e profondit ricostru il clima culturale e
religioso
del Medioevo e dell'Umanesimo fiorentino. A quel testo ancora utile tornare.
Madre Reverenda, vengo ora alla festivit di ieri (lAnnunciazione) a
Firenze!
Firenze una citt particolare: perch essa radicata proprio nel mistero
dellAn.
nunciazionc! il popolo fiorentino e il popolo dellAnnunziata: basta osservare
cosa
avviene il 25 marzo di ogni anno nella basilica della SS.ma Annunziata! [...] Il
popolo dellAnnunziata, la citt dellAnnunziata; un popolo ed una citt radicati
nel mistero fondamentale del cristianesimo: mistero di verginale bellezza; mistero
contenuto
in un dialogo fra un Angelo ed una Vergine! (Lettera del 26 marzo 1963). Cfr.
G.
116
PA12O
I santi danno fastidio
Fin dai primi tempi del cristianesimo, per un originale modo di calcolare, la data della creazione venne fissata il 25 marzo, proprio quel
la scelta anche per la festa dellAnnunciazione. Il Beato Angelico
conosceva certamente questa verit e non azzardato ipotizzare21
che essa abbia influenzato la sua teologica e artistica elaborazione
delle prime tre Annunciazioni: quella di Fiesole, quella del convento
di Montecarlo a San Giovanni Valdarno e quella di Cortona.
Nella pala del Prado, ma anche in quelle di Montecarlo e di
Cortona, langelo descritto dal suo deferente inchino alla Vergine.
Incrociate sul petto, le sue braccia paiono la trasposizione di quanto
sta per annunciare e, in un analogo movimento sul petto, quelle di
Maria indicano la sua disponibilit allascolto e allaccettazione.
Inviando il suo messaggero agli uomini, Dio manifesta nuovamente la
volont di riannodare i fili di una storia e di un dialogo da tempo
interrotti. Se cerchiamo un commento che traduca in parole ci che
lAngelico ha espresso con i colori, le figure e la prospettiva, queste
parole di Giovanni Paolo 11 si addicono assai opportunamente:
LIncarnazione del Figlio di Dio testimonia che Dio cerca luomo.
[...] Dio dunque cerca luomo, che sua particolare propriet, in
maniera diversa di come lo ogni altra creatura. Egli propriet di
Dio in base a una scelta di amore: Dio cerca luomo spinto dal suo
cuore di Padre22.
Nelle Annunciazioni che seguiranno, soprattutto nelle due del convento di S. Marco, il Beato Angelico raggiunger vertici di essenziali
t, di sobriet e di luce impareggiabili e per questo capaci di rapire gli
sguardi dei confratelli suoi contemporanei e, nei secoli, di ogni visita
tore. Per la pala del Prado condividiamo il giudizio che di essa ha dato
il gi citato Strehlke che, dopo aver affermato che lartista inser la cac-
Madre
di Dio, 10). I titoli di Maria sono molti ed giusto che io li usi: [...] essa
il nuovo
ciclo, nel quale dimora il Re dei re (Efrem Siro, Omelia rulla nativit).
Alina Madre del Redentore, tu che sei la porta aperta del cielo e la stella
del
mare (Liturgia latina, Alma Redemptoris]; Ave, tu porta deterna salvezza
(Liturgia
bizantina, Inno Akai/airfax, 19).
Riportato nellitinerario critico che Umberto Baldini ha premesso al suo
catalogo
completo dellopera angelichiana (cfr. supra, nota 4).
" In italiano il testo stato pubblicato in forma di riassunto nel 1981 (cfr.
supra,
nota 26).
]. Pope-Hennessy, Beatofingeiico, cit.. p. [S.
123
PA124
I santi danno fastidio
Legge e i Profeti avevano presentato come latteso delle genti (cfr.
Gen 49,10; ls 9,5-6; Gv 1,45), in attesa: di lui gi parlano i due augusti interlocutori, e non appena ci sar la risposta, cio quando risuo
ner il fiat sulle labbra della Vergine, verr immediatamente egli
stesso33.
c. Le Annunciazioni del convento di?. Marco
Le due Annunciazioni sono parte di quella ineguagliata impresa
pittorica, un unicum secondo la definizione di Giorgio Bonsanti,
che fu ed la decorazione del convento di S. Marco. Per leggere con
precisione le due Annunciazioni, quella cosiddetta in cima alla
scala e quella della cella n. 3, va ricordato che tutte le pitture del con
vento di S. Marco non vennero eseguite per i turisti che oggi frequentano pi o meno frettolosamente il complesso monastico.
Nessun profano pot mai visitarlo fino al 15 ottobre 1869, data nella
quale il convento fu ufficialmente aperto al pubblico come museo.
Dipingendo il chiostro, i locali della vita comune dei religiosi e le celle
del convento, fra Giovanni da Fiesole aveva in mente un solo tipo di
visitatori: i suoi confratelli domenicani, che in quel luogo, allora
sotto la sapiente guida di fra Antonino41 e negli anni futuri sotto altri,
avrebbero speso la loro quotidiana vita religiosa nellobbedienza e
nella povert, dediti allo studio e alla meditazione delle Sacre
Scritture. Quegli affreschi non furono, perci, pensati come occasio
ne di divertimento e di distrazione da qualcosa di gravoso, ma come
via contemplativa unitamente a quella nella forma della parola del
58 Giovanni Paolo Il, NellAnnunciazane del Signore [a prz'nn'zia della noitm
redenzione. Discorso alludienza generale, n. 3 (23.03.1983).
39 Cfr. G. Bonsanti, Beato Angelico, cit., p. 145. Nel 1436 il convento era
passato ai
domenicani che avevano aderito alla riforma dellOrdine. Nellarco di alcuni
anni e
grazie ai generosi finanziamenti di Cosimo de Medici il Vecchio, il complesso
Alce,
Angelic pictor, cit., pp. 201-202; G. Didi-Huberman, Fra Angelico. Dirtemblance
e:
guratrbn, cit., pp. 237-242.
" Cfr. W Hood, Beato Angelico. Il convento diSan Marco, cit., p. 72.
50 G. Bonsanti, Firenze, lAngeiico al convento diS. Marco, cit., p. 13.
126
PA127
Le Annunciazioni del Beato Angelico
decorativo. Sotto le volte di un chiostro e alla presenza del domenicano san Pietro Martire, avviene lincontro tra langelo e la
Vergine. La muratura bianca sullo sfondo e la luce-, proveniente da
sinistra (di chi guarda), evidenziano ancora di pi il mistero dellIncarnazione che sta prendendo, anche letteralmente, corpo.
Gabriele e la Vergine, ha scritto Strehlke, si guardano in un dialo
go che non ha bisogno di parole. I loro pensieri sono espressi dalla
luce sui volti.
Davanti a questa Annunciazione le nostre parole si fanno incerte
e, come lenti mal posizionate, anzich rischiarare la scena la sfuocano. Chiediamo allora aiuto alle parole del fiorentino pi famoso della
storia, vissuto oltre un secolo prima. Nel primo girone del Purgatorio,
Dante ammira scolpiti nel marmo tre esempi di umilt. Il primo
proprio la scena dellAnnunciazione, che egli cos descrive:
Langel che venne in terra col decreto
della moltanni lacrimata pace,
chaperse il ciel del suo lungo divieto,
dinanzi a noi pareva s verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace.
Giurato si saria che! dicesse Ave. ;
perch ivera imaginata quella
chad aprir lalto amor volse la chiave;
e avea in atto impressa esta favella
Ecce ancilla Def, propriamente
come figura in cera si suggellas4.
Le parole di Dante sono la potente sintesi di quanto lAngelico ha
espresso con le immagini e con i colori. NellAnnunciazione della
cella n. 3 lAngelo davvero s verace [...] che non sembiava imagine che tace, e nel suo ascolto avvolgente limaginata Vergine
porta impressa esta favella Ecce ancilla Dei. Anche le ali dellangelo, che si dispiegano in una ricamata policromia, paiono la traspo5 M. Scuderi, San Marco..., cit., p. 80.
5"- Secondo Timothy Verdon autentico terzo protagonista della scena. Cfr.
Arte,
ferie, storia, cit., p. 67.
C.B. Strehlke, Angelico, cit., p. 38.
" Purgatorio, X,34-45.
127
PA128
[ santi danno fastidio
sizione pittorica di quanto aveva detto Dante: E quellamor che
primo l discese/cantando Ave Maria, gratia plena/dinanzi a lei le
sue ali distese.
Il grande sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, ha scritto che il pensiero di Tommaso dAquino ha avuto due trascrizioni: quella in
versi ed in pensiero storico e politico della Divina Commedia di
Dante e quella nella pittura dellAngelico. Laverle qui accostate
le ha rese in un senso esaustivo anche complementari: mentre i colori e la luce dellAngelico traducono lintuizione poetica e religiosa
di Dante, lespressione di questi la versione letteraria della visione iconografica dellartista.
NellAnnunciazione della cella n. 3 il visitatore ieri il religioso
domenicano si trova dentro [la scena] non fuori: vicino allumile
figura di Maria, inginocchiata mentre ascolta langelo57. Proprio
perch collocati dentro la scena, a tutti era ed chiesto di rivestirsi degli stessi atteggiamenti interiori della Vergine: obbedienza
pronta e umile, disponibilit totale e povert serenasg,
3. Conclusione: Crenna le opere e simultaneamente creava se rterso
Il soggetto dellAnnunciazione cos spesso dipinto e tutte le altre
opere con al centro la figura della Vergine circondata da santi contribuirono a fare di fra Giovanni da Fiesole il pittore mariano. Questa
constatazione non tard a imporsi, se vero che nel 1468, tredici anni
appena dopo la sua morte, Domenico da Corella, pure lui domenicano, tratteggi con le seguenti parole la figura e la predilezione mariana del proprio confratello, considerato da lui non minore di Giotto
e Cimabue: Fiori, e anche lui con molte virt, mite di animo e ottimo religioso. Per questo, pi che agli altri pittori fu concessa giusta
mente a lui la particolare grazia di effigiare la Vergine come mostra la
Paraclito, XXXI],94-96.
5 G. La Pira, Omaggio al maestro, in La badia, n. 4 (1980) 14. Per diversi
studiosi
lortodossia tomista della poesia dantesca & tuttaltro che pacifica. Per un
primo
approccio si veda U. Eco, Arte e bellezza nell'estetica medievale, Bompiani.
Milano
1994. pp. 159166.
57 T. Verdon, Arte, fede, .rtoria, cit., p. 67.
58 V. Alce, Lomelia del Beato Angelico alla comunit os.rertuante di San Marco.
in
Sacra Dortrina, 85 (1983) 478-500; qui p. 494.
128
PA13O
I santi danno fastidio
peggio ostile. Per lui il mondo delluomo e il mondo di Dio non erano
due mondi incompatibili. Molte delle sue scene sacre hanno come
sfondo paesaggi storici a lui contemporanei, e non scenari atemporali. La fede cristiana era certamente langolo prospettico da cui guardare la realt. Lo stupore non sta nel fatto che sia accaduto cos, ma
nellipotesi che ci non fosse accaduto. Se a secoli di distanza anche
il turista pi profano esperimenta una sensazione di smarrimento
davanti allAnnunciazione in cima alla scala, significa che la realt
pensata a partire dalla fede non meno convincente di altre cosiddette libere da pesanti schemi religiosi. Parlando del Beato An
gelico ai fedeli della diocesi di Fiesole, Giovanni Paolo II ha accennato alla stupenda armonia dei suoi dipinti e alla pace rasserenante
che essi infondono. quanto accade al turista se, davanti ai suoi
dipinti, lascia spazio alluomo religioso o al credente che spesso convivono in lui.
Con la sua opera pittorica il Beato Angelico ricorda alla Chiesa la
necessit di utilizzare appieno linsostituibile contenuto visivo del
Vangelo? I dipinti nei quali questo contenuto visivo ha trovato
geniale espressione, unitamente alla intensa vita spirituale, sono allo
rigine del documento del 3 ottobre 1982, con il quale Giovanni Paolo
11 lo ha proclamato canonicamente beato. Questo solenne atto
dice alla Chiesa e al mondo che larte dellAngelico diventata una
sorta di magistero64 visivo, la cui persuasivit si rivelata pi con
vincente di molte parole che si sono spese per parlare di Dio.
La beatificazione ha ovviamente conferito una sorta di magisterialit spirituale anche alla vita santa dellautore di quei dipinti. Proprio
perch larte del Beato Angelico stata definita unautentica pre Giovanni Paolo il, Accogliere il metraggio lasciato dal Beato Angelico, n. 2
(17.03.1984).
62 Conferenza Episcopale Italiana, La vita si fatta w'xilnile. La
comunicazione della
fede attraverso larte, Cooperativa Firenze 2000, Firenze 1997, p. 7.
" Giovanni Paolo II, Qui res Christi gent. Litterae aportolicae motu proprio
datae
quibus tati Orclim'r Praedicatorum caltus liturgici; Fratrir Ioannis Faerulani,
cum titulo Beati, conceditur, in AAS, 75 (1983) 796-799. La versione italiana si legge
in T.M.
Piccari, Vena servulur ipse Dei. Il Beato Angelico alla Minerva, Officina
Poligrafica
Laziale, Roma 1984, pp. 1518.
"4 Espressione usata da Giovanni Paolo 11. Cfr. Incontro prima dell 'Angelur,
Piazza
S. Croce, 19 ottobre 1986; Il talento dellarte dono di Dio. AllUniorze
Cattolica
Artisti Italiani, 1 marzo 1986.
130
PA134
I santi danno fastidio
essa tutto si dirige, nel mondo e nella storia? Questo mistero la
meta e il compimento della vita del cristiano e della Chiesa?
Come cristiani e come Chiesa viviamo immersi nel tempo e nella
storia e il tempo e la storia che ci sono dati da vivere sono segnati dal
Grande Giubileo dellAnno 2000. Secondo le parole del pontefice il
Giubileo vuole essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dellIncarnazione del Figlio di Dio e
della Redenzione? Non possiamo state di fronte al mistero di Dio
Trinit ponendoci, per cos dire, al di fuori di quella <wia che Dio
stesso ha tracciato e che ha il volto di Ges Cristo (cfr. Gv 14,6).
Gli anni che ci siamo lasciati alle spalle sono stati gli anni di preparazione al Giubileo [e] sono stati posti sotto il segno della
Santissima Trinit: per Cristo nello Spirito Santo a Dio Padre?
Durante questo arco di tempo abbiamo percepito pi distintamente
lopera delle singole persone divine il disegno del Padre, la venuta
nella carne del Figlio Unigenito e la missione dello Spirito - nella
nostra vita. Forse, data langustia del nostro sguardo, ci siamo soffer
mati un po meno sulla visione dinsieme del mistero di Dio-Trinit e
della sua vita intima. Come per i viandanti che, avvicinatisi troppo a
una montagna, non percepiscono pi la sua maestosit, e solo allon
tanandosene un po possono coglierla in una rinnovata visione
dinsieme, cos stato per noi in questi anni dinanzi alle tre persone
divine. Il nostro sguardo - lo sguardo della creatura deve ora un po
discostarsi dalle singole figure, alle quali si era in precedenza avvicinato, per percepirle, racc0glierle e quasi abbracciarle in un'unica e
beatificante visione. Per qualche momento il nostro sguardo do
vrebbe entrare nello sguardo di Abramo alle Querce di Mamre (quegli occhi videro tre uomini, ma ne adorarono uno): Egli alz gli
occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li
vide, corse loro incontro dallingresso della tenda e si prostr fino a
terra dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non
passar oltre senza fermarti dal tuo servo (Gen 18,2-3). Davanti a
quelle tre Persone, sono le parole del pontefice, Abramo, il padre
3 Giovanni Paolo Il, Tertio millennio adveniente, n. 55.
4 Ibidem.
5 Ibid., n. 32.
e
Giovanni Paolo Il, lncarnationir mysterium, n. 3.
134
PA135
Dal visibile allinvisibile
della nostra fede, speriment in modo profondo la presenza del Solo
e dellUnico>>7.
Questa ascesi e questa purificazione degli occhi del corpo sono la
condizione indispensabile per unaltra ascesi e unaltra purificazione:
quella degli occhi del cuore. In verit i due sguardi, quello del
corpo e quello del cuore, sono collegati luno allaltro: come allopacit del primo corrisponde la pesantezza del secondo, cos alla limpidezza del primo legata la profondit del secondo. Le parole del
Vangelo sono chiare: Se il tuo occhio chiaro, tutto il tuo corpo sar
nella luce; ma se il tuo occhio malato, tutto il tuo corpo sar tenebroso (Mt 6,2223). Gli occhi del corpo e quelli del cuore hanno
bisogno di essere purificati e rischiarati dalla luce, dalla verit e dallamore delle tre persone divine. Solo uno sguardo santificato, cio
non lacerato dal peccato, pu stare con verit di fronte al loro mistero damore e unit. Linvocazione del salmista anche la nostra:
Manda la tua verit e la tua luce; siano esse a guidarmi (Sal 43,3).
Se vero che il guardare e un essere colmati da ci che si guar-
da3, allora noi desideriamo fissare il nostro sguardo sul volto di Dio
Trinit per esserne ricolmati. La beata Elisabetta della Trinit ci ricorda che tutta la Trinit che dimora in noi e sar la nostra visione nel
cielo",
Il desiderio di vedere il volto di Dio Trinit non frutto di una
nostra intellettualistica e irragionevole pretesa, perch esso ci prima
comandato dal nostro cuore e poi suggerito dalla stessa Parola di
Dio con invocazioni come queste: Di te ha detto il mio cuore:
Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto [...] Dio della mia salvezza (Sal 27,8-9); Lanima mia
ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verr e vedr il volto di Dio?
(Sal 42,3); Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo
volto (Sal 105,4). Anche se conosciamo le parole del Signore a Mos
nessuno pu vedermi e restare vivo (Es 33,20), il desiderio dei
nostri occhi non si placa. Le parole di Mos sono anche le nostre:
Mostrami la tua Gloria (Es 33,19).
7 Giovanni Paolo Il, Omelia durante la celebrazione eucaristica per
linauguranbne
degli affreschi di Michelangelo, n. 3 (08.04.1994).
H. Schlier, R:errioniral Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 19762, p. 214.
9 La lettera, qualche riga dopo, cos proseguiva: Sono Elisabetta della
Trinit,
cio Elisabetta che scompare, si perde nei Tre e si lascia invadere da loro
(Lettera
148).
135
PA136
I santi danno fastidio
2. Il santo monaco e iconografo Andrej Rubl'v
Proprio perch desideriamo essere colmati da ci che si guarda,
abbiamo scelto di soffermarci a contemplare la famosa icona della
Trinit dipinta dal monaco Andrej Rublv (1360 ca.-1430)10 attorno
allanno 141111 per liconostasi della chiesa del monastero, costruita
sulla tomba di san Sergio, dedicata alla Trinit. Ci limiteremo a mettere in evidenza solo alcuni elementi di questa insuperabile testimonianza di fede del santo monaco. Non dimentichiamolo mai: per la
tradizione orientale le icone sono anzitutto una testimonianza, se si
vuole una prova, della vita spirituale delliconografo.
Andrej Rublv form la propria vita spirituale nellalveo della
scuola del pi grande santo del Medioevo russo: san Sergio di
Radonez (1314-1392), il santo della mistica trinitaria come ha
scritto Gabriel Bunge. Il mistero di Dio Trinit fu appunto il centro
della vita spirituale di san Sergio e di molti monaci che, come discepoli, si misero alla sua scuola. Per realizzare questo ambizioso programma di vita, nel suo monastero definito da Pavel Florenskij
come il cuore e il volto della Russia15 san Sergio fece costruire
come specchio per la sua comunit la chiesa della Trinit. Con essa
il santo monaco aveva tracciato un chiaro programma di vita individuale e comunitario per s e per i suoi discepoli. Il suo primo biografo, Epifanio il Saggio, lo riassunse cos: Affinch contemplando la
La vita e lopera pittorica di Andrej Rublv ormai descritta in numerose
PA137
Dal visibile allinvisibile
divina unit (della Trinit) gli uomini potessero vincere le odiose divisioni del mondo. Il mutuo amore delle persone divine rimedio
alle divisioni, ma, ancor pi, fondamento e modello della convivenza
umana.
Rublv, che non conobbe personalmente san Sergio, dipinse la sua
famosa icona quando era ormai nella piena maturit spirituale e artistica. Diciamo maturit spirituale e artistica perch per un monaco,
quale era appunto Rublv, il progresso spirituale andava di pari passo
con quello creativo. Le prime testimonianze lo descrivono come un
uomo umile e lo associano sempre allinseparabile compagno di
digiuni, Daniil, con il quale affresc la cattedrale della Dormizione
nella citt di Vladimir nel 1408. Fino al momento della morte la loro
vita fu sempre gradita a Dio e beata.
N el giugno 1988, durante i festeggiamenti per il millennio dei cristianesimo russo, Andrej Rublv stato solennemente canonizzato
Senza troppa fatica notiamo subito come gli sguardi degli altri due
28 Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, th.l.5, Citt Nuova, Roma 1993, pp.
150,
153.
"" G. Bunge. Lo Spirito Crmrolatora. cit., p. 79.
Ibid., pp. 79-80.
141
PA142
I santi danno fastidio
angeli quello centrale, il Figlio, e quello di destra, lo Spirito Santo -
cerchino lo sguardo dellangelo che rappresenta Dio Padre. Il
Padre e, infatti, lorigine di quel disegno di salvezza che il Figlio eterno e lo Spirito sveleranno agli uomini e compiranno nel mondo. Lo
sguardo del Padre, che per certuni velato di tristezza, e la fonte
della luce, cio della vita divina e della pensosa serenit e sottomissione che traspare dai volti del Figlio e dello Spirito Santo. Tutto procede da lui perch egli Sorgente di Comunione>>. Verso di lui e
verso il tempio che lo sovrasta si orienta ogni altra realt presente nellicona: i volti degli altri due angeli, lalbero della vita nel centro e la
montagna in alto a destra. Tutto si protende o, se si vuole, attratto
verso questa origine e sorgente: il mistero del Padre. Nella sua lettera
san Giacomo non ha forse scritto che ogni dono perfetto viene dallalto @ discende dal Padre della luce (1,17)?
a. L'angelo di centro: il Figlio
Con il nostro sguardo sostiamo ora sullangelo posto al centro dellicona, che rappresenta la seconda persona della Santa Trinit, il
Figlio eterno di Dio Padre. Il suo capo leggermente inclinato verso
quello del Padre e questi a sua volta sembra protendersi verso quello
del Figlio e verso quello dellangelo di destra che rappresenta lo
Spirito Santo. La forte somiglianza del volto del Figlio con quello del
Padre la conferma delle parole di san Paolo: Egli (Cristo) immagine (cio icona) del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura
(Col 1,15). Ammirando la Trinit di Rubiv si fa evidente questa elementare verit: non gli uomini, ma lo stesso Dio Padre lautore della
prima immagine del suo eterno Figlio. Chi per primo ha fatto unimmagineP, si era chiesto san Giovanni Damasceno. Dio stesso per
primo ha generato il suo Figlio unigenito e sua Parola, sua immagine
vivente e naturale, impronta immutabile della sua eternit33 . Proprio
perch il Padre si e donato totalmente al Figlio suo, possibile affer Cos la pensano ad esempio V.N. Lazarev, Rabiv, cit., p. 51, e D. Ange, Dalla
Trinit all'ancaristia. Licona della Trinit di Rubi'v, Ancora, Milano 1984,
p. 183.
2 ]. Corbon, Liturgia alla sorgente, Paoline, Roma 1982, p. 26. [...] il Padre
e la
prima sorgente e il datore della vita fin da principio. Giovanni Paolo II,
Redemptor
hominis, n. 20.
Giovanni Damasceno, Difesa delle irrrmagim' sacre, . 26, Citt Nuova, Roma
1983,p.132.
142
PA143
Dal visibile allinvisibile
mare con san Paolo che in Cristo che abita corporalmente tutta la
pienezza della divinit (Col 2,9). Se guardiamo a come il volto del
Padre si mirabilmente riflesso in quello del Figlio, tornano alla
nostra mente le parole della Scrittura: Questo Figli?) [ ] irradiazione della sua gloria [ di Dio Padre] e impronta della sua sostanza (Eb
1,3). Nellangelo che rappresenta il Figlio, tutto volto, sguardo,
mani e colore delle vesti dice riferimento allangelo che raffigura il
Padre. Le parole di Ges a Filippo prendono cos forma: Chi ha
visto me ha visto il Padre (Gv 14,9).
Nellatto di cercare lo sguardo del Padre, quello del Figlio e uno
sguardo che esprime al contempo obbedienza e sottomissione alla sua
volont di salvezza che, per Rublv, trova compimento nella coppa
eucaristica posta al centro della tavola, cio dellaltare. Nel seno della
Trinit, ladorante e assorto sguardo del Figlio verso il Padre e il calice della sua offerta, che nel tempo compir la storia della salvezza, si
caricano di una particolare espressivit se associati alle parole che
Ges pronuncia prima della passione: Io ti ho glorificare sopra la
terra, compiendo lopera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificanzz' davanti a le, con quella gloria che avevo presto di te prima che il
mondo forse (Gv 17,45).
Con lo sguardo e con il gesto benedicente della mano destra il
Padre rivela al Figlio la sua volont di salvezza; ad essa il Figlio
risponde con lassenso del capo e con lanalogo movimento della
mano destra posto da Rublv quasi per far convergere il nostro sguardo proprio sulla coppa contenente lagnello pasquale. Questo agnello era per solo una prefigurazione di quel vero e definitivo agnello
immolato che sar appunto il Figlio di Dio, qui non a caso ritratto
nella sua natura divina e umana, significare rispettivamente dal color
rosso-porpora della veste e dallintenso azzurro del mantello. A noi
piace pensare che nei volti del Padre e del Figlio Rublv abbia tradotto in forme e colori le sue lunghe meditazioni di questi versetti del
Vangelo di san Giovanni: In verit, in verit vi dico, il Figlio da s
non pu fare nulla se non ci che vede fare dal Padre; quello che egli
[il Padre] fa, anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli
manifesta tutto quello che fa (5,19-20); Quando avrete innalzato il
Figlio delluomo, allora saprete che io Sono e non faceto nulla da me
stesso, ma corna mi ha insegnato il Padre, cos io parlo. Colui che mi ha
mandato con me e non mi ha lasciato solo, perch io faccio sempre
le cose che gli sono gradite (8,28-29).
143
PA144
I santi danno fastidio
Non possiamo terminare questo commento scritturistico allimmagine del Figlio della Trinit di Rublv senza richiamare ancora una
frase del Vangelo di Giovanni, qui riportata secondo una possibile
traduzione delloriginale greco: In principio era il Verbo, e il Verbo
era rivolto verso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio rivolto
verso Dio: tutto stato fatto per mezzo di lui (Gv 1,1-3). La verit,
tante volte ripetuta dai concili , secondo la quale per mezzo del disegno e dei colori licona rende presente ci che la Scrittura manifesta
con le parole e con il suono trova nella Trinit di Rublv una delle sue
pi significative verifiche. Dalleternit Dio Figlio rivolto verso
PA153
sinnesta la santit ontologica, ecclesiologica ed etica di ogni credente, chierico o laico che sia.
Afferma il Concilio: I seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giusti155
PA157
La santit
(Lumen gentz'um, n. 40). E perci: Tutti i fedeli di qualsiasi stato 0
grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione
della carit (Lumen gentium, n. 40). Proprio grazie alla santificazione di ciascuno viene introdotta una nuova perfezione umana nella
societ terrena: come diceva la serva di Dio Elisabetta Lescur, ogni
anima che si eleva, eleva con s il mondo. Il Concilio insegna che da
questa santit promosso, anche nella societ terrena, un tenore di
vita pi umano (Lumen gemium, n. 40).
5. A questo punto occorre notare che la ricchezza infinita della
grazia di Cristo, partecipata agli uomini, si traduce in una quantit e
variet di doni, con i quali ciascuno pu servire e beneficare gli altri
nellunico corpo della Chiesa. Era la raccomandazione di san Pietro
ai cristiani disseminati nellAsia Minore, quando, esortandoli alla santit, scriveva: Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a
servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio (1 Pt 4,10).
Anche il Concilio Vaticano II dice che nei vari generi di vita e nei
vari uffici ununica santit coltivata da quanti sono mossi dallo
Spirito di Dio (Lumen gentium, n. 41). Cos esso ricorda la via di
santit per i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i chierici che aspirano a
diventare ministri di Cristo, e quei laici eletti da Dio, i quali sono
chiamati dal vescovo perch si diano pi completamente alle opere
apostoliche. Ma pi espressamente esso considera la via di santit
per i cristiani impegnati nel matrimonio: I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore
sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virt evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Cos infatti offrono a tutti lesempio di un
amore instancabile e generoso, edificano il fraterno consorzio della
carit, e diventano testimoni e cooperatori della fecondit della madre
Chiesa, in segno e partecipazione di quellamore col quale Cristo am
la sua sposa e si dato per lei (Lumen gentz'um, n. 41).
(Udienza Generale, nn. 1-5, 24 novembre 1993)
2. La ramit: conzune dzgm'f dei airbersi stati di vita nella Chiesa
31. Le varie forme di vita in cui, secondo il disegno del Signore
Ges, si articola la vita ecclesiale presentano reciproci rapporti sui
157
PA158
I santi danno fastidio
quali mette conto di soffermarsi. Tutti i fedeli, in virt della loro rige
nerazione in Cristo, condividono una comune dignit; tutti sono chiamati alla santit; tutti cooperano alledificazione dellunico Corpo di
Cristo, ciascuno secondo la propria vocazione e il dono ricevuto dallo
Spirito (cfr. Rm 12,3-8; Lumen gentium, n. 52; CiC, can. 208; CCEO,
can. Il). Luguale dignit fra tutte le membra della Chiesa opera
dello Spirito, fondata sul Battesimo e sulla Cresima ed corroborata dallEucaristia. Ma opera dello Spirito anche la pluriformit.
Lui che costituisce la Chiesa in una comunione organica nella diversit di vocazioni, carismi e ministeri (cfr. Ad gentes, n. 4; Gaudium et
spes, n. 32; Apostolicam actuosz'tatem, n. 3; Cbristr'deler laici, nn. 20
21; Lettera Communiom's natio [28 maggio 1992], n. 15). Le vocazio
ni alla vita laicale, al ministero ordinato e alla vita consacrata si possono considerare paradigmatiche, dal momento che tutte le vocazio
ni particolari, sotto luno o laltro aspetto, si richiamano o si riconducono ad esse, assunte separatamente o congiuntamente, secondo la
ricchezza del dono di Dio. Esse, inoltre, sono al servizio luna dellaltra, per la crescita del Corpo di Cristo nella storia e per la sua missione nel mondo. Tutti nella Chiesa sono consacrati nel Battesimo e nella
Cresima, ma il ministero ordinato e la vita consacrata suppongono
ciascuno una distinta vocazione ed una specifica forma di consacra
zione, in vista di una missione peculiare. Alla missione dei laici, dei
quali pr0prio cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e
ordinandole secondo Dio (Lumen gentium, n. 31), fondamento
adeguato la consacrazione battesimale e cresimale, comune a tutti i
membri del Popolo di Dio. I mim'stri ordinati, oltre a questa consacrazione fondamentale, ricevono quella dellOrdinazione per continuare nel tempo il ministero apostolico. Le persone consacrate, che
abbracciano i consigli evangelici, ricevono una nuova e speciale consacrazione che, senza essere sacramentale, le impegna a fare propria
nel celibato, nella povert e nellobbedienza la forma di vita praticata personalmente da Ges, e da Lui proposta ai discepoli. Pur
essendo, queste diverse categorie, manifestazione dellunico mistero
di Cristo, i laici hanno come caratteristica peculiare, anche se non
esclusiva, la secolarit, i pastori la ministerialit, i consacrati la speciale conformazione a Cristo vergine, povero, obbediente. [...]
35 . Alludire ci, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore (Mt 17,6). Nellepisodio della Trasfigurazione i sinottici, pur con diverse sfumature, mettono in evi158
PA159
La santit
denza il senso di timore che prende i discepoli. Il fascino del volto trasfigurato di Cristo non impedisce che essi si sentano sgomenti di fronte alla Maest divina che li sovrasta. Sempre, quando luomo avverte
la gloria di Dio, tocca con mano anche la sua piccolezza e ne trae un
senso di spavento. Questo timore & salutare. Ricorda alluomo la divina perfezione, e al tempo stesso lo incalza con un appello pressante
alla santit. Tutti i figli della Chiesa, chiamati dal Padre ad ascoltare Cristo, non possono non avvertire una profonda esigenza di conversione e di santit. Ma, come stato sottolineato al Sinodo, questa
esigenza chiama in causa in primo luogo la vita consacrata. In effetti,
la vocazione delle persone consacrate a cercare innanzitutto il Regno
di Dio , prima di ogni altra cosa, una chiamata alla conversione
piena, nella rinuncia a se stessi per vivere totalmente del Signore,
affinch Dio sia tutto in tutti. Chiamati a contemplare e testimoniare
il volto trasfigurato di Cristo, i consacrati sono anche chiamati a unesistenza trasfigurata. Significativo, a questo proposito, quanto
stato espresso nella Relazione finale della [I Assemblea straordinaria
del Sinodo: I santi e le sante sempre sono stati fonte e origine di rin-
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La santit
dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Ges. in
lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del
Signore [...] per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef
2,19-22). Questo concetto del tempio caro allapostolo, che in un
altro testo chiede: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo
Spirito Santo abita in voi?. E ancora: Il vostro corpo tempio dello
Spirito Santo (I Cor 3,16.19).
chiaro che nel contesto delle lettere ai Corinzi e agli Efesini il
tempio non soltanto uno spazio architettonico. l'immagine rappresentativa della santit operata dallo Spirito Santo negli uomini viventi in Cristo, uniti nella Chiesa. E la Chiesa lo spazio di questa san
tit.
4. Anche lapostolo Pietro nella sua Prima Lettera parla lo stesso
linguaggio e ci d lo stesso insegnamento. Infatti, rivolgendosi ai
fedeli dispersi (tra i pagani), egli ricorda loro che sono stati eletti
secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santicazione dello
Spirito, per obbedire a Ges Cristo e per essere aspersi dal suo sangue (1 Pt 1,1-2). In virt di questa santificazione nello Spirito Santo
tutti vengono impiegati come pietre vive per la costruzione di un ecli'cz'o spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio per mezzo di Ges Cristo (1 Pt 2,5).
E significativo questo legame particolare stabilito dallapostolo tra
la santificazione e lofferta di sacrifici spirituali, che in realt e partecipazione al sacricio stesso di Cristo, e al suo sacerdozio. uno dei
temi fondamentali della lettera agli Ebrei. Ma anche nella Lettera ai
Romani (15,16) lapostolo Paolo parla delloblazione gradita a Dio,
santz'ficata dallo Spirito Santo, la quale oblazione diventano gli uomini (pagani) per mezzo del Vangelo. E nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi esorta a rendere grazie a Dio perch ci ha scelti come pri
mizia per la salvezza, attraverso lopera santibatrice dello Spirito e la
fede nella verit (2 Ts 2,13): tutti segni della coscienza, comune ai
cristiani dei primi tempi, dellopera dello Spirito Santo come autore
della santit in loro e nella Chiesa, e quindi della qualit di tempio di
Dio e dello Spirito che era stata loro concessa.
5. San Paolo insiste nel ribadire che lo Spirito Santo opera la santicazione umana e forma la comunione ecclesiale dei credenti, partecipi della sua stessa santit. Infatti gli uomini, lavati, santificati e
giustificati nel nome del Signore Ges Cristo, diventano santi nello
Spirito del nostro Dio (1 Cor 6,11). Chi si unisce al Signore forma
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I santi danno fastidio
E per tutti noi motivo di intensa emozione trovarci insieme questa
sera, raccolti accanto al Colosseo, per questa suggestiva celebrazione
giubilare. I monumenti e le rovine dellantica Roma parlano alluma-
nit delle sofferenze e delle persecuzioni sopportate con eroica fortezza dai nostri padri nella fede, i cristiani delle prime generazioni.
Queste antiche vestigia ci ricordano quanto vere siano le parole di
Tertulliano che scriveva: sanguis martyrum semen christianorum il
sangue dei martiri seme di nuovi cristiani (Apol, 50,13: CCL 1,171).
2. Lesperienza dei martiri e dei testimoni della fede non caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della
sua storia. Nel secolo XX, poi, forse ancor pi che nel primo periodo
del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato
la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni Continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo
anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione
vecchie e recenti, hanno sperimentato lodio e lesclusione, la violenza
e lassassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad
essere terre in cui la fedelt al Vangelo costata un prezzo molto alto.
Nel nostro secolo la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi,
anglicani e protestanti (Tertio millennio adveniente, n. 37).
La generazione a cui appartengo ha conosciuto lorrore della guer
ra, i campi di concentramento, la persecuzione. Nella mia Patria,
durante la seconda guerra mondiale, sacerdoti e cristiani furono
deportati nei campi di sterminio. Solo a Dachau furono internati circa
tremila sacerdoti. Il loro sacrificio si un a quello di molti cristiani
provenienti da altri Paesi europei e talora appartenenti ad altre Chiese
e Comunit ecclesiali.
Sono testimone io stesso, negli anni della mia giovinezza, di tanto
dolore e di tante prove. Il mio sacerdozio, fin dalle sue origini, si
iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e di tante donne della mia
generazione (Giovanni Paolo Il, Dono e Mistero, Libreria Editrice
Vaticana, Citt del Vaticano 19%, p. 47). Lesperienza della seconda
guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare,
con grata attenzione, lesempio luminoso di quanti, dai primi anni del
Novecento sino alla sua fine, hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede e per il loro comportamento ispirato
alla verit di Cristo.
3. E sono tanti! La loro memoria non deve andare perduta, anzi va
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La santit
recuperata in maniera documentata. I nomi di molti non sono conosciuti; i nomi di alcuni sono stati infangati dai persecutori, che hanno
cercato di aggiungere al martirio l'ignominia; i nomi di altri sono stati
occultati dai carnefici. I cristiani serbano, per, il ricordo di una grande parte di loro. Lo hanno mostrato le numerose risposte allinvito a
non dimenticare, giunte alla Commissione Nuovi martiri nellam
bito del Comitato del Grande Giubileo, che ha alacremente lavorato
per arricchire ed aggiornare la memoria della Chiesa con le testimonianze di tutte quelle persone, anche sconosciute, che hanno dato la
loro vita per il nome del Nostro Signore Ges Cristo (At 15,26). S,
come scriveva alla vigilia della esecuzione il metropolita ortodosso di San Pietroburgo, Beniamino, martirizzato nel 1922, i tempi
sono cambiati ed apparsa la possibilit di patire sofferenze per
amore di Cristo [...]. Con la stessa convinzione, dalla sua cella di
Buchenwald, il pastore luterano Paul Schneider riaffermava davanti
ai suoi aguzzini: Cos dice il Signore, io sono la Risurrezione e la
Vita!.
inquinare tutta la vita senza la possibililogica, essi hanno manifestato come lamore sia
Allinterno di terribili sistemi oppressivi, che
luoghi di dolore, tra privazioni durissime,
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I santi danno fastidio
lungo marce insensate, esposti al freddo, alla fame, torturati, sofferenti in tanti modi, essi hanno fatto risuonare alta la loro adesione a
Cristo morto e risorto. Ascolteremo tra poco alcune loro incisive
testimonianze.
Tanti hanno rifiutato di piegarsi al culto degli idoli del XX secolo,
e sono stati sacrificati dal comunismo, dal nazismo, dallidolatria dello
Stato o della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guerre etniche
o tribali, perch avevano rifiutato una logica estranea al Vangelo di
Cristo. Alcuni hanno conosciuto la morte, perche', sul modello del
buon Pastore, hanno voluto restare con i loro fedeli, nonostante le
minacce. In ogni continente e lungo lintero Novecento, c stato chi
ha preferito farsi uccidere, piuttosto che venir meno alla propria mis
sione. Religiosi e religiose hanno vissuto la loro consacrazione sino
alleffusione del sangue. Uomini e donne credenti sono morti offrendo la loro esistenza per amore dei fratelli, specie dei pi poveri e
deboli. Non poche donne hanno perso la vita per difendere la loro
dignit e la loro purezza.
5. [...] Fratelli e Sorelle carissimi, leredit preziosa che questi
testimoni coraggiosi ci hanno tramandato un patrimonio comune di
tutte le Chiese e di tutte le Comunit ecclesiali uneredit che parla
con una voce pi alta dei fattori di divisione. Lecumenisrno dei martiri e dei testimoni della fede il pi convincente; esso indica la via
dellunit ai cristiani del XXI secolo. leredit della Croce vissuta alla
luce della Pasqua: eredit che arricchisce e sorregge i cristiani, mentre si avviano nel nuovo millennio.
Se ci vantiamo di questa eredit non per spirito di parte e tanto
meno per desiderio di rivalsa nei confronti dei persecutori, ma perch
sia resa manifesta la straordinaria potenza di Dio, che ha continuato
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La santit
5 . La rantit: misma alta della vita cristiana
30. E in primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve
porsi tutto il cammino pastorale quella della santit. Non era forse
questo il senso ultimo dellindulgenza giubilare, quale grazia speciale
offerta da Cristo perch la vita di ciascun battezzato potesse purificarsi e rinnovarsi profondamente?
Mi auguro che, tra coloro che hanno partecipato al Giubileo, siano
stati tanti a godere di tale grazia, con piena coscienza del suo carattere esigente. Finito il Giubileo, ricomincia il cammino ordinario, ma
additare la santit resta pi che mai unurgenza della pastorale.
Occorre allora riscoprire, in tutto il suo valore programmatico, il
capitolo V della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium
dedicato alla vocazione universale alla santit. Se i Padri conciliari
diedero a questa tematica tanto risalto, non fu per conferire una sorta
di tocco spirituale allecclesiologia, ma piuttosto per farne emergere
una dinamica intrinseca e qualificante. La riscoperta della Chiesa
come mistero, ossia come popolo adunato dallunit del Padre,
del Figlio e dello Spirito (San Cipriano, De Orat. Dom., 23, PL
4,553), non poteva non comportare anche la riscoperta della sua santit, intesa nel senso fondamentale dellappartenenza a Colui che
per antonomasia il Santo, il tre volte Santo ( cfr. Is 6,3). Professare
la Chiesa come santa significa additare il suo volto di Spora di Cristo,
perla quale egli si donato, proprio al fine di santificarla (cfr. Ef 5,2526). Questo dono di santit, per cosi dire, oggettiva, offerto a ciascun battezzato.
Ma il dono si traduce a sua volta in un compito, che deve governare lintera esistenza cristiana: Questa la volont di Dio, la vostra
santificazione (1 Ts 4,3). un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: Tutti i fedeli di qualsiasi stato 0 grado sono chiamati alla
pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carit (Lumen gentium, n. 40).
31. Ricordare questa elementare verit, ponendola a fondamento
della programmazione pastorale che ci vede impegnati allinizio del
nuovo millennio, potrebbe sembrare, di primo acchito, qualcosa di
la sua
Corpo
Ci chiama
abbiate la
Mi chiederete: ma oggi possibile essere santi? Se si dovesse contare sulle sole risorse umane, limpresa apparirebbe giustamente
impossibile. Ben conoscete, infatti, i vostri successi e le vostre sconfitte; sapete quali fardelli pesano sulluomo, quanti pericoli lo minacciano e quali conseguenze provocano i suoi peccati. Talvolta si pu
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I santi danno fastidio
dinanzi al tabernacolo fa si che queste chiese mantengano la loro
autentica destinazione e dignit. [...]
E per concludere: vivete con coraggio tutta la vostra vita personale, anche se vi sembra insignificante. La grande maestra delle piccole
cose, Teresa di Lisieux, ci ha dimostrato nei brevi anni della sua vita
quanto siano grandi davanti a Dio le piccole cose, normali incombenze. Vogliamo ricordare anche Charles de Foucauld, che ha riconosciuto il grande esempio della vita nascosta di Ges a Nazareth. C
una santit molto evidente di alcuni uomini; ma c anche la santit
sconosciuta della vita quotidiana.
In tutto questo Maria sia il vostro esempio. Langelo entrando da
lei la salut come piena di grazia. Ave Maria, gratia plena, cos
lha salutata la Chiesa nel corso dei secoli. Il Signore con Lei. S, il
Signore sia anche con voi nella santit delle vostre vite e nel vostro
servizio apostolico.
(Ai laici nella cattedrale diS. Stefano, n. 6,
Vienna, 12 settembre 1983)
3. Luomo chiamato alla santit, ad essere artefice di unumanit
rinnovata dalla gloria divina. Ed il credente, mediante il Battesimo,
viene costituito testimone di quella speranza soprannaturale che
sostiene il pellegrinaggio delluomo sulla terra, spesso segnato da
prove e sofferenze. Nel Concilio Vaticano Il la Chiesa ha ribadito che
tutti i fedeli, di qualsiasi stato 0 grado, sono chiamati alla pienezza
della vita santa e alla perfezione della carit (Lumen gentium, n. 40).
Con la propria vita santa i cristiani sono invitati a diventare luce per
gli altri sui sentieri del mondo.
La nostra epoca appare pi un tempo di sorprendenti scoperte
scientifiche e tecnologiche, che unepoca di santi. Ma se luomo non
realizza spiritualmente se stesso mediante linteriore conformazione a
Cristo, tutte le sue conquiste rimangono in definitiva z'nrzgni'cantz' e
potrebbero diventare perfino pericolose. Proprio perch oggi si cerca
la piena realizzazione personale, vi e maggior bisogno di santi. Il
nostro tempo reclama persone mature che, avendo compreso il valore della santit, cercano di realizzarla nellesistenza quotidiana.
A ben guardare, la societ attuale manifesta un profondo bisogno
di santi, di pers0ne cio che, per il loro pi stretto contatto con Dio,
possono in qualche modo farne percepire la presenza e mediarne le
risposte. Non mancano, purtroppo, giovani e adulti che, mal inter170
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La santit
pretando questo bisogno, sabbandonano al fascino dellocculto o
cercano negli astri del firmamento i segni del proprio destino.
Superstizione e magia attraggono non poche persone in cerca di
risposte immediate e semplici ai problemi complessi dellesistenza.
un rischio da cui occorre guardarsi. I santi, per queste anime in
ricerca, costituiscono un punto di riferimento accessibile e sicuro.
Essi sanno indicare, con la forza trascinatrice dellesempio, la strada
da seguire per progredire nella direzione giusta. [...]
Come avvenuto in passato, la santit deve incarnarsi in modo
vivo e gioioso anche oggi: molte madri e molti padri sloveni hanno
guadagnato una menzione particolare nella storia nazionale offrendo
gatelo per questa storia che ha sete di santi, per questa storia vivente
della speranza che veri testimoni le siano ancora donati; pregatelo e
ripetete con la sposa: Marana tha, vieni Signore Ges (Ap 22,20).
(Angelus, 1 novembre 1986)
7. Ma essi [i primi cristiani] avevano presente anche un altro fatto
concreto avvenuto sul Calvario, e che sintegra nel messaggio della
croce come messaggio di perdono. Dice Ges a un malfattore crocifisso con lui: In verit ti dico: oggi sarai con me nel paradiso (Le
23,43). E un fatto impressionante, nel quale vediamo in azione tutte
le dimensioni dellopera salvifica, che si concretizza nel perdono.
Quel malfattore aveva riconosciuto la sua colpevolezza, ammonendo
il suo complice e compagno di supplizio, che scherniva Ges: Noi
siamo in croce giustamente, perch riceviamo la giusta pena per le
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I SANTI DANNO FASTIDIO
I santi dannofasttd:b il titolo che padre Aldino Cazzago ha voluto dare a
questa sua
raccolta di articoli sulla santit, prendendo spunto da alcune feroci critiche
che furono rivolte a Madre Teresa di Calcutta, quandera ancora in vita. Ma quello della
san
ta dei poveri solo il caso pi recente di una campagna aggressiva &
pettegola, peraltro di scarso livello culturale, che aveva gi toccato altri santi tra i pi
amati dal
popolo cristiano: santa Rosa da Viterbo, santa Teresa dAvila, san Carlo
Borromeo,
santa Teresa di Lisieux, santa Maria Goretti, san Pio X e altri ancora...
Il santo un credente in Cristo, contagiato dal Suo amore, che si vede attratto
dalla Sua stessa missione di salvezza. un cristiano che si avvicinato pi
intimamente a Cristo, Cristo lo ha condotto al Padre, e il Padre lo ha coinvolto nello
stesso
destino del Figlio: quello di essere dato via per la salvezza degli uomini.
Leroicit dei santi non un esercizio di bravura n una estenuante cosmesi
spirituale,
ma obbedienza umile, quotidiana, tenace alla missione ricevuta.
Il fastidio dura fin quando il santo sembra giocare col suo stesso volto e con
la
sua stessa anima; il fastidio si tramuta in venerazione quando si contempla un
santo al lavoro nel campo e nella casa di Dio. Il fastidio cessa o diventa
utile
stimolo interiore quando i santi rivelano la ferma direzione che la vita
cristiana
deve prendere. Ed essi sanno indicare perfino quale sia la direzione inesorabile
di
ogni vita umana che voglia essere infinitamente fruttuosa...
Gli articoli che padre Aldino Cazzago ci offre in questa sua raccolta sono
riflessioni concentriche sul tema della santit: dal fastidio iniziale che essa provoca
nei
pi lontani al turbamento che d ai pi pensosi, allo splendore che essa pu