Sei sulla pagina 1di 7

S.

MARIA MADDALENA DE’ PAZZI

Quaranta Giorni

Testo critico, adattamento in italiano moderno


e note a cura di Chiara Vasciaveo
In copertina e anteporta: F. Curradi, Suor Maria Maddalena de’ Pazzi prega l’Ufficio con S. Agostino
e S. Angelo carmelitano, in Vita della Venerabile Madre Suor Maria Maddalena de’ Pazzi, disegni a
sanguigna, S. Maria degli Angeli, Firenze 1610, 22.

© Chiara Vasciaveo, 2016


e-mail: chiara.vasciaveo@istruzione.it

ISBN 978-88-8251-462-4
Pagnini Editore
Firenze
tel. 055 6800074
www.pagninifirenze.it

tel. 347 6713663


sara_pagnini@libero.it
finito di stampare Luglio 2016
9

Indice

Prefazione ......................................................................................................................... 11
Angelo Pellegrini
Sigle e abbreviazioni ........................................................................................................ 13
Note metodologiche ......................................................................................................... 19
Cronologia di S. Maria Maddalena de’ Pazzi ................................................................... 20
Maria Maddalena de’ Pazzi e la Parola di Dio
Saggio introduttivo ........................................................................................................... 25
Chiara Vasciaveo
Scheda Descrittiva del Manoscritto .................................................................................. 79
Valentina Loiodice

I parte
Quaranta Giorni ............................................................................................................... 83
S. Maria Maddalena de’ Pazzi
Testo critico e note a cura di Chiara Vasciaveo

II parte
Quaranta Giorni ............................................................................................................... 261
S. Maria Maddalena de’ Pazzi
Adattamento in italiano moderno e note a cura di Chiara Vasciaveo

Bibliografia ....................................................................................................................... 474

Appendice
Trascrizione e note a cura di Chiara Vasciaveo
TESTI
Testo n. 1 Pacifica del Tovaglia, VITA DELLA NOSTRA DILETTISSIMA
SORELLA IN CRISTO SUOR MARIA MADDALENA.................................................. 485
Testo n. 2 TESTIMONIANZA SU SUOR EVANGELISTA DEL GIOCONDO,
MAESTRA DI SUOR MARIA MADDALENA DE’ PAZZI ........................................... 504
Testo n. 3 Chiara Vasciaveo, STUDIO PRELIMINARE PER UNA ICONOLOGIA
DI S. MADDALENA DE’ PAZZI ..................................................................................... 507

Schede biografiche ............................................................................................................ 516

Indice biblico..................................................................................................................... 531


Indice delle principali note tematiche .............................................................................. 537
Indice dei nomi di persone ............................................................................................... 541
11

Prefazione
Deus presentat se prius in anima faciens operationes divinas ineffabiles, et postea
sequenter se manifestat anime, aperiendo se anime et donando ei maiora adhuc
dona cum maiori adhuc claritate et certitudine ineffabili.1

Et […] le tre Dote dell’anima […] sono prima la Visione in quel modo gia detto.
Seconda la Tensione o vero comprehensione cio è che essa comprende quella Bontà
e grandezza di Dio quanto ne Capace, la Terza è la Fruitione Che essa si gode e
fruisce Dio in tal modo, che lè fatta uno altro Dio, dico per participatione.2

Continua la necessaria pubblicazione in edizione critica degli scritti di S. Maria


Maddalena de’ Pazzi: la collana Studi e Testi fra le Pubblicazioni dell’Archivio Arci-
vescovile di Firenze, diretta da Mons. Gilberto Aranci, dopo aver presentato (ormai in
seconda edizione) il prezioso Revelatione e Intelligentie,3 sempre a cura della dott.ssa
Chiara Vasciaveo presenta Quaranta giorni. Potremmo quasi asserire che con tale
opera si completa l’edizione dei testi di riferimento principali, necessari a chiarire la
spiritualità e la dottrina della Santa.
Non è irrilevante il riferimento alla dottrina: le due citazioni sopra di Angela da
Foligno e di Maddalena aprono ad una dimensione complessa dell’esperienza mistica
che non è puro ratto erotico, piuttosto si tratta di un processo di “chiarificazione e
fruizione” che conduce ad una dimensione ampia e variegata del fenomeno mistico.
Non possiamo ridurre le mistiche a “visionarie”, a pure “invasate”: il loro è piuttosto,
nel dono di grazia, un puntiglioso cammino di chiarificazione e discernimento. E ciò
che garantisce loro l’autenticità del fenomeno mistico, non è dato dalla straordina-
rietà degli eventi, quanto dalla coerenza con il dato dottrinale e soprattutto con la
rivelazione evangelica. A tale dinamica è tutt’altro che estraneo il laboriosissimo
lavoro redazionale sui testi che l’edizione critica dei medesimi aiuta ad evidenziare.4
Quaranta giorni pare essere proprio al cuore di questo procedimento: infatti nasce
da un articolato processo meditativo di Maddalena centrato sul brano evangelico
della domenica seguente, ma non come atto isolato di una sola monaca, quanto piut-
tosto come una prassi sistematica di “mistica comunitaria”, dove la corale partecipa-
zione e condivisione delle consorelle conferisce a Quaranta giorni la fisionomia di
una sistematica lectio divina, come opportunamente indica Vasciaveo. Tale prassi,
centrata sul Verbo, da esso assume una dinamica ambivalente: il Verbo in sé,
l’unigenito e il Verbo per noi la “parola-umanata” capace di cristificare, cioè di
1
S. Angela da Foligno, Memoriale (ed. critica a cura di E. Menestò), Spoleto 2013, 96, § <125>, 324-327.
2
Sotto, S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Quaranta giorni, Meditazione 24, 14-15.
3
Firenze 20162 (“Pubblicazioni dell’Archivio Arcivescovile di Firenze. Studi e Testi” 23).
4
Questo pare collidere con l’interpretazione ad es. di Bruno Secondin, S. Maria Maddalena de’ Pazzi. Esperienza e
dottrina, Roma 1974, 224: «L’estatica non si preoccupa affatto di chi la pedina per “stenografare” ogni cosa, né le
stenografe (le trepide amanuensi) si danno briga per la logicità e la “clarté” letteraria e sintattica del testo». A distanza di
anni il suo approccio non pare cambiato se può scrivere al presente: «La caratterizza invero una incandescenza focosa che
attraversa tutta la sua “opera”, salvo alcuni testi marginali. È questa incandescenza magmatica una esperienza allo stato
puro e immediato, è la spontaneità di un incontro col divino non mediato a freddo da riflessioni e schemi, che ne fa un
unicum, o quasi, di genialità e irripetibilità, ma anche di divino splendore non artefatto» (B. Secondin, A mani nude e a
piedi scalzi, in “L’Osservatore Romano”, dom. 10 luglio 2016, 4).
12

costituire il primissimo dato di una antropologia soprannaturale con forte dimensione


comunionale-partecipativa.
Tale mistica è autenticamente trinitaria e perciò esclusivamente cristiana: non ci
si inganni con i riferimenti al “nulla”, alla “tenebra” o al “non-essere”! Essi sono in
maniera totale staurologicamente determinati e non si possono confondere coi tratti
mistici orientali che oggi vanno anche troppo di moda.
Il Cristo (Gesù umanato) – la Trinità – la Croce – la gloria trinitaria pongono le
basi di una rilevanza del corpus maddaleniano assai decisa per il presente. La massic-
cia presenza di elementi riconducibili alla spiritualità francescana, puntualmente se-
gnalata da Chiara Vasciaveo, consente di mostrare l’ampia formazione spirituale di
questa carmelitana aperta alla spiritualità locale assai plasmata dagli Ordini
Mendicanti, ma soprattutto di saldare i temi della corporeità e dell’esperienza mistica
al dato teologicamente incontrovertibile nella vita di una santa che porta nel suo
stesso nome il riferimento al “Verbo incarnato”: ovviamente l’Incarnazione.
Questa edizione esamina i cinque manoscritti dell’opera, evidenziando per altro
un fenomeno di censura spesso ignorato nelle analisi storiografiche e spirituali del
l’opera. Oltre alla peculiare formazione umana e monastica della Santa il volume,
anche editando in appendice la sua prima e incompleta biografia e la testimonianza di
Suor Evangelista, che l’ha voluta e difesa quale candidata e poi monaca nel Carmelo,
si occupa della “ricezione” del pensiero maddaleniano.
Le vie per affrontare il tema della recezione di tale pensiero sono due, sempre
presenti in appendice. La prima è costituita dallo studio preliminare finalizzato a
delineare i tratti dell’iconologia di S. Maria Maddalena, sovente confusa con altre
sante (soprattutto Teresa), dalla quale emergono come tratti distintivi la raffigura-
zione della virtù della castità e gli stilemi di una mistica penitente. La seconda offre
una serie di schede su personaggi coevi e successivi a Maddalena che con lei, con le
sue opere, con la sua spiritualità hanno avuto significativamente a che fare prima di
tutto nel contesto vivace di una cristianità fiorentina molto ricca.
Sinteticamente ritengo assai opportuno un ringraziamento al Carmelo di S. Maria
Maddalena de’ Pazzi, nella persona della priora, Madre Angela Maria Rubaltelli, delle
consorelle, e alla dott.ssa Vasciaveo per l’impegno profuso nella realizzazione del
presente (e del precedente volume) atteso da chiunque sentisse il bisogno di affron-
tare, con la serietà scientifica della ricostruzione di testi sicuri, una spiritualità sempre
più rilevante e teologicamente assai solida.
Angelo Pellegrini5

5
Presbitero della Diocesi di Firenze, docente ordinario di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia
Centrale, già docente invitato presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana.
25

Maria Maddalena de’ Pazzi:


il verbo del Verbo4
Saggio introduttivo

Chiara Vasciaveo5

Il Cinquecento letterario conosce una fioritura senza pari che porta a


compimento una serie di stili e premesse che erano andati maturando in circa due
secoli. La tradizione classica e cavalleresca, le composizioni trobadoriche e
bucoliche, si fondono in una creatività sia nell’ars poetica che nel componimento
in prosa.
Abbandonate le nostalgie umanistiche della restaurazione del latino, il volgare
si afferma e si disciplina anche come lingua letteraria ed inizia ad elaborare i suoi
generi dal problema della lingua, al poema epico a quelli eroicomici, dalla lirica
che si effonde tanto nel canto d’amore sensuale che placidamente platonizzante,
fino alla satira e alla trattatistica.
Mentre l’Italia delle Signorie perdeva la sua autonomia e veniva (come a Napoli
e Milano) sottomessa alle potenze straniere, a fronte della fioritura culturale, la
temperie politica e civile scendeva di livello e di prospettiva non favorendo,
malgrado l’invenzione della stampa, una diffusione generale della cultura tra ceti
più larghi che non fossero quelli delle corti o prossimi ad esse.
Facile polemica letteraria è quella che sostiene l’incidenza di tale limitata
diffusione della cultura in funzione degli esiti del Concilio di Trento che avrebbe
disciplinato ed irrigimentato il vissuto cattolico all’interno di un rigido, se non
occhiuto, regime culturale controllato dall’Inquisizione.
In realtà, non si depreca mai abbastanza l’estraneità, condizionata questa sì
dagli eventi storici, particolarmente in Italia, tra cultura letteraria e ricerca
teologica. Tale estraneità ha favorito le generalizzazioni, le ripetute condanne
senza appello del cospicuo investimento pedagogico compiuto nel post-tridentino
della Chiesa Cattolica nelle sue molteplici istituzioni e una conoscenza non di rado
superficiale delle complesse dinamiche che animavano il mondo cristiano nella sua
duplice accezione, in Occidente, della Chiesa di Roma e della Riforma protestante.
Ma ancora, la sussistente estraneità ha fatto sentire tutto il suo peso quando dei
testi nati in un preciso contesto di fede, sono diventati oggetto di studio, fatto

4
QG 10,2: E mi pareva che Dio avesse dimostrato questa gran bontà per mezzo del suo Verbo che vedevo
essere in due modi: cioè, il verbo, che vuol dire la parola. E, ancora s’intende per questo nome: Verbo, l’Unigenito
Figliuolo di Dio.
5
Medico, specialista in Oftalmologia, dottore in Teologia Morale. Appartenente alla famiglia spirituale del
Carmelo S. Maria degli Angeli e S. Maria Maddalena de’ Pazzi di Firenze. Cura dal 2007 l’edizione critica delle
Opere di S. Maria Maddalena. Nel 2016, per la collana Pubblicazioni dell’Archivio Arcivescovile di Firenze,
diretta da Mons. G. Aranci, è uscito il volume Revelatione e Intelligentie (n. 23). Attualmente collabora con la
Facoltà Teologica dell’Italia Centrale di Firenze - Dipartimento di Dogmatica, per le attività di ricerca e docenza
riguardanti la Santa nel contesto fiorentino.
26

meritorio, in realtà nelle qualisi ripudiava lo spessore se non l’esistenza, di una


reale, possibile e libera esperienza di fede che poteva averli generati.
A questo va aggiunta la prospettiva che vari autori di matrice letteraria hanno
privilegiato riguardo al termine “mistica”.

La mistica e i molti orizzonti di senso

Trattandosi di un termine polisemico, ai limiti dell’equivoco, è importante


chiarire i postulati di partenza quasi mai esplicitati. Diverso è assumere la mistica
come evento fusionale6anche nichilista7,pur dinanzi ad un fascinoso intreccio
narrativo o virtuosismo linguistico8rispetto ad assumere la mistica come evento
comunionale.
Altro è argomentare dimistica nell’ammissione o esclusione9 di Dio come realtà
personale o superpersonale, rispetto all’ammettere o escludere10 una qualche
possibile e necessaria teologia catafatica, con tutti i suoi limiti.
Che l’ermeneutica sia processo aperto è noto. Ma un’ermeneutica che elida il
senso primo da cui è scaturita la parola di autore, rischia non di interpretare,
quanto di destrutturare le sue parole con i suoi postulati di senso, conservandone
solo la mera valenza linguistica, in forza di una sovrastruttura eterogenea ed
ideologica imposta dall’interprete.
Forse è il caso di dichiararlo. Un’interpretazione dei mistici cristiani che
prescinda da alcuni postulati come l’esistenza di un Dio personale e trinitario, la
possibilità di un evento comunicativo interpersonale e non fusionale, potrà anche
avere un valore letterario quale esercitazione linguistica, ma rimarrà

6
Cf. G. Pozzi, L’alfabeto delle sante, in G. Pozzi - C. Leonardi (edd.), Scrittrici mistiche italiane, Genova
1988, 29: «È il colloquio in cui la dualità dei parlanti è abolita e ricondotta nella parola stessa».
7
Cf. C. Ossola, Le antiche memorie del Nulla, Roma 20073. Sotto il profilo della Scrittura biblica e della
teologia cattolica, oltre che della storia della spiritualità, è del tutto ambiguo, se non strettamente soggettivo ed
opinabile, omologare la profezia o la mistica in categorie assertive del tipo: «Se il mistico è passivo, il profeta è
attivo; se l’esperienza del mistico è strettamente personale, quella del profeta è pubblica; se il mistico tende
all’annientamento di sé, il profeta non conosce dissoluzione». G. Pozzi, L’alfabeto delle sante, cit., 27-28.
8
Cf. S. Facioni, Meridiani dell’assenza, in M. De Certeau, La Fabula mistica XVI-XVII sec., Milano 2008,
VIII: «Le scritture mistiche sono mandorli fioriti nelle notti della storia, luoghi di un’esperienza che si consegna
alla parola come intraducibile e, per questo, si produce come scrittura nel suo più alto grado: è l’esistenza di un
resto intraducibile ad innescare l’evento di scrittura che sarà sempre evento dell’impossibilità dell’evento,
irruzione di vuoto nel fluire di parole avvizite e cave».
9
Cf. G. Jori (ed.), Mistici italiani dell’età moderna, Milano 2007.
10
Lasciano perplessi talune affermazioni di un linguista che pure era presbitero cattolico e frate francescano
riguardo a quasi un’esclusione di una teologia catafatica che potesse esprimersi, seppure in un modo limitato,
sull’essere di Dio e sulla sua volontà di comunicarsi alla persona umana (Vedi: Concilio Vaticano II, Dei Verbum,
par. 1-2): Cf. G. Pozzi, L’alfabeto delle sante, cit., 31: «Prive dell’apparato concettuale atto ad articolare in simili
sottigliezze ontologiche questi dati, vietato l’accesso diretto [delle donne] alla scrittura sacra, estromesse dall’atto
liturgico, sospinte dal latino del breviario che spesso ignoravano, le donne scrittrici hanno ugualmente cercato di
penetrare nel cuore ineffabile e tenebroso della divinità deviando il discorso sulla morte di sé. Hanno scrutato nello
specchio del proprio suicidio metafisico l’enigma dell’alterità e distanza divina, intese a discernere nell’assenza la
presenza, fiduciose d’incontrare di là un Dio buono e accogliente». L’esperienza maddaleniana, pur in donna priva
di conoscenze accademiche, attesta i limiti di simile ipotesi, verbalizzando e tematizzando a lungo, con
raffinatezze linguistiche ed ontologiche, la comunione trinitaria e il suo desiderio di donarsi alla creatura umana.
Vedi S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Revelatione e Intelligentie, C. Vasciaveo (ed.), Firenze 2016.

Potrebbero piacerti anche