Anche altri insigni studiosi della nostra epoca come il Golinelli professore di storia medievale scrive su Celestino e gi nel titolo per lo apostrofa come il papa contadino. Quasi che lalone di leggenda che avvolge la sua persona sia lorigine della sua grandezza. Come al solito, pur di colpire limmaginario collettivo si tende a coprire la verit su Celestino e sulla sua grandezza con veli di inadeguatezza. A questo punto del mio interesse per Celestino V mi accorsi che le notizie che riuscivo ad avere contrastavano le une con le altre addirittura Dante contemporaneo di Celestino sente il bisogno di parlarne e al contempo di denigrarlo. Nel canto III dell'Inferno Dante lo condanna all'Inferno collocandolo tra i pusillanimi perch, secondo il poeta tradisce le aspettative di quanti avevano creduto in Lui. "Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto." Quando ebbi a rileggere i versi di Dante la domanda alla quale dovevo rispondere era chiara: sar mai possibile che poeti dallimmensa cultura quale Dante e dal grande agone politico quale jacopone da Todi avessero potuto mettere nelle mani di Celestino V le loro aspettative etiche e politiche se questi non fosse stato allaltezza o meglio se questi fosse stato inadeguato? Sono partito da questa domanda, quindi, per ridare giustizia prima alluomo Pietro Angeleri e poi al santo: San Pietro Confessore. Questo il nome con il quale Papa Clemente V in Avignone nella chiesa di Notre Dame de Doms lo ha santificato nel 1331. Iniziato lo studio la figura di Pietro venuta mano mano ad ingigantirsi e basta ricordare alcuni passi fondamentali della sua vita perch se ne intuisca la
grandezza nel suo tempo e negli anni a venire. - Pietro Angeleri conosce gli scritti, tutti rigorosamente in latino, di Gioacchino Da Fiore che con SantAgostino uno dei maggiori padri della chiesa, ne un proselito difensore e sostenitore ostinato. il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato - Dante Alighieri Paradiso canto XII vv. 140-141 Gioacchino ricordato da Dante nientemeno che fra i beati - Nell'inverno del 1273 Pietro dopo essere stato priore e abate di numerose abbazie ed aver fondato una nuova congregazione di cui personalmente ne ha scritte le regole monastiche si reca, sospinto e animato da quella sicurezza che solo dei giusti, in Francia a Lione ove si stavano per iniziare i lavori del Concilio voluto da Gregorio X, per impedire che l'ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso. La missione ebbe successo. Poteva forse un inadeguato avere lardire di interferire e convincere un Papa se non si fosse sentito lui medesimo allaltezza? Il Papa dopo avere trascorso qualche giorno con lui gli chiese di celebrare una messa davanti a tutti i Padri Conciliari dicendogli che ...nessuno ne era pi degno. - La sua confraterinita oltrepassa i confini dellItalia. Dopo la sua morte i Celestiniani raggiungono la Francia e gli stessi Templari pare abbiano contribuito ad accrescerne il mito. - Re Carlo II DAngi, dopo mesi in cui i Cardinali non riuscivano ad eleggere il nuovo Papa, si reca personalmente da Pietro e invoca il suo intervento sui cardinali. Quanta doveva essere grande la figura di Pietro se un Re, in una condizione cos grave politicamente, pensa a Lui come lunico in grado di potere tenere testa ai Cardinali e addirittura
riposizionarli sulla strada maestra. A questo punto ho sentito il bisogno di ridare a Celestino V non solo laureola di santo come hanno gi fatto altri ma ho voluto tracciare un profilo delluomo tuttaltro che ignorante e vile ma energico e duro forte convinto sempre di essere nel giusto. Ho voluto ridare con questa opera a Pietro Angeleri i tratti di un uomo vero del suo tempo e non quella di un semplice poverello estraneo a quanto accade attorno a se solo perch eremita. Celestino uomo di grande passione e di grande lucidit in pochi mesi rid ordine in una chiesa abbandonata alle lotte di potere e non solo lascia traccia del suo operato anche nel suo successore Bonifacio VIII che lo teme sia come uomo di chiesa che come uomo in senso lato. Lui eremita in preghiera ma non come uomo attento e colto al punto da tener testa ad illustri teologi, pensatori, poeti e Re del suo tempo. Basti pensare a quanti in quel momento avevano rimesso nelle mani di Pietro Angeleri la speranza per una rivoluzione culturale allinterno della chiesa. Celestino ebbe ad opporsi sia a quanti lo amavano e lo tiravano a se per rivoluzionare lintero apparato ecclesiastico sia a quanti lo temevano; ai primi ricordando loro che la Chiesa veniva prima dei propri interessi ai secondi imponendo, con logica e schietta fermezza, idee e fatti che hanno lasciato nel tempo una traccia da seguire, basti pensare alla perdonanza e alle regole per i cardinali durante il conclave. Raccontare Celestino significa raccontare uno dei dilemmi e dei drammi che nel tempo si sussegue alternando lotte e guerre a brevi periodi di pace: la contrapposizione tra etica e potere. Quale magia storica da una parte Celestino chi avrei potuto scegliere meglio di Lui per raffigurare lEtica con la e maiuscola e chi pi di Bonifacio VIII avrebbe meglio di altri avrebbe potuto rappresentare il potere, Una magia storica che mi ha permesso di esplorare il dualismo sempre
vivo mai sopito e oggi assolutamente di grandissima attualit, pi che in ogni altro tempo. Questi i motivi che mi hanno spinto e diretto nello scrivere ancora su Celestino: Un falso storico fatto di piccole leggende e la grandezza etica e morale di un personaggio che pu in ogni momento esserci di aiuto per ritrovare la via giusta contro il potere e la corruzione. Buona lettura! Amedeo Bonifacio
Pietro del Morrone, il futuro papa, nacque nel 1209 o all'inizio del 1210: la fonte pi sicura in proposito, la Vita Coelestini (pubblicata negli "Analecta Bollandiana", 16, 1897, p. 431), racconta che aveva ottantasette anni al momento della morte avvenuta il 19 maggio 1296. Era originario della Contea di Molise, allora, insieme con la Terra di Lavoro, una provincia del Regno di Sicilia, ma non si potuto stabilire con piena certezza il luogo di nascita. I genitori, Angelerio e Maria, erano semplici contadini. Pietro era il penultimo di dodici fratelli e fu affidato dalla madre, rimasta presto vedova, prima del 1230 al suddetto monastero, contro l'opposizione dei fratelli, dopo che un altro fratello pi grande non era riuscito nella carriera ecclesiastica. Intorno al 1231 Pietro decise di farsi eremita. Secondo il Tiraboschi (c. 36rv), avrebbe passato poi un certo periodo nel monastero benedettino di S. Giovanni in Venere (presso San Vito Chietino) per ritirarsi in seguito, verso il 1235-1240, sulla montagna del Morrone, che d'ora in poi sar chiamato Pietro del Morrone. Pietro non aveva in mente di fondare un nuovo Ordine, anche perch questo era proibito dal diritto canonico. Perci la sua Congregazione di eremiti fu incorporata nell'Ordine dei Benedettini: il 1 giugno 1263 Urbano IV incaric il vescovo di Chieti, della cui diocesi faceva parte, di incorporare S. Spirito a Maiella in quell'Ordine e il giorno seguente accolse l'eremo sotto la protezione della Santa Sede (il vescovo di Chieti assolse al suo compito il 21 giugno 1264). Anche se la nuova Congregazione accettava donazioni e pertanto non
perseguiva gli ideali di povert degli Spirituali Francescani, Pietro dev'essere presto entrato in contatto con loro. L'eremo e le altre chiese consacrate al S. Spirito rivelano l'influsso degli Spirituali i quali, infatti, sulla scia di Gioacchino da Fiore, aspettavano l'et dello Spirito Santo e avrebbero identificato pi tardi proprio in Pietro-Celestino il papa angelico, il quale, secondo una profezia che circolava fin dalla met del sec. XIII, doveva precedere quell'epoca come purificatore della Chiesa. Contatti di Pietro con i capi degli Spirituali quali Pietro da Macerata e Angelo Clareno esistevano infatti gi prima della sua elevazione al pontificato. Non dovevano per essere troppo stretti se si considera che Pietro si preoccup d'incrementare le propriet della sua Congregazione e incoraggi i donatori, rimanendo saldamente ancorato all'Ordine benedettino. Tutto fa pensare che la Congregazione svolgesse un'intensa attivit agricola (ne facevano parte anche numerosi frati conversi). Grazie all'abilit di Pietro essa aveva ormai raggiunto un'importanza che andava oltre i confini della provincia dov'era sorta, estendendosi fino alle porte di Roma. A Roma stessa possedeva la chiesa di S. Pietro in Montorio sul Gianicolo.Niccol IV aggiunse l'11 giugno 1289 la chiesa di S. Eusebio nelle vicinanze di S. Maria Maggiore, che continu per ad essere legata al titolo cardinalizio. Pietro visit personalmente molte di queste case, preoccupandosi del loro benessere spirituale e materiale, e continu ad attirare molti pellegrini. Non si immischi per mai nei contrasti tra il papato e gli Svevi e pare essersi rassegnato, come del resto la maggior parte dei vescovi di Valva e Sulmona e di Chieti, alla dominazione di Manfredi, nonostante la sua fedelt al pontefice, come si rassegn successivamente al dominio del nuovo sovrano del Regno, Carlo I d'Angi. Dopo il suo ritorno da Lione (1275) fu celebrato a S. Spirito a Maiella il primo Capitolo generale della Congregazione, nel corso del quale fu riconosciuta come vincolante la Regola di s. Benedetto e furono promulgate
costituzioni relative alla liturgia e alla disciplina. Gli anni successivi segnano il culmine dell'attivit di Pietro. Fino ad allora aveva diretto come priore di S. Spirito a Maiella la Congregazione da lui fondata. Nel 1276 divent anche abate del monastero di S. Maria di Faifula, nel quale era entrato da giovane; l'arcivescovo Capoferro di Benevento gliene aveva affidato la riforma e con l'occasione l'aveva consacrato abate. Per due anni Pietro fu a capo di questo monastero, risollevandone le sorti economiche. In questo periodo entr per la prima volta in contatto diretto con Carlo I d'Angi, il quale il 27 settembre 1278 accolse S. Maria di Faifula sotto la protezione regia. Nell'atto relativo il re qualific Pietro (come gi due mesi prima) come "devotus noster". Le molestie cui era esposto da parte di Simone da Sant'Angelo (Limosano) indussero per Pietro, tra il 27 settembre 1278 e l'8 marzo 1279, a ritirarsi. Si rec in Puglia, dove assunse la direzione del monastero di S. Giovanni in Piano nella diocesi di Lucera (presso Apricena, oggi abbandonato). Sebbene vi soggiornasse solo per un breve periodo, dette l'avvio al risanamento di questo monastero caduto in rovina, che pi tardi, al tempo del suo breve pontificato, riun, il 20 ottobre 1294, con quello di S. Spirito di Sulmona. Nell'estate del 1280 fece un viaggio in Tuscia, ma non sappiamo per quale motivo; forse intendeva recarsi alla corte di Niccol III che allora risiedeva a Soriano. Durante il viaggio di ritorno visit, a Roma, S. Pietro in Montorio che faceva parte della Congregazione. Al pi tardi nell'ottobre 1281 era di ritorno a S. Spirito a Maiella, dove lo troviamo di nuovo come priore. Il suo viaggio a Lione, che certamente aveva allargato i suoi orizzonti, e l'instancabile attivit per l'organizzazione della sua Congregazione e l'incremento delle propriet, dimostrano che Pietro non era inesperto delle cose del mondo, anche se al centro delle sue preoccupazioni erano soprattutto questioni monastiche. Considerata la durata media della vita di allora, egli aveva ormai oltrepassato di parecchio il culmine della propria, ma non aveva ancora saputo risanare il conflitto tra l'attivit
volta alla guida dei suoi monasteri e il desiderio di solitudine. Continuava l'afflusso dei pellegrini e, come raccontano le Vite e affermano le testimonianze rese durante il processo di canonizzazione, egli avrebbe operato guarigioni e miracoli. Pietro, come molti monaci di allora, doveva avere cognizioni di medicina pratica, e ricorrendo a queste e anche alle famose acque minerali della Maiella, probabilmente ottenne qualche effettivo successo nella cura dei malati, interpretati pi tardi dai suoi biografi in senso agiografico. La sua fama oltrepass ben presto l'ambiente abruzzese dove operava: Pietro era conosciuto ormai in Curia, nel Collegio cardinalizio, alla corte di Napoli. Ai suoi confratelli Pietro impose regole che rassomigliavano a quelle dei Mendicanti. Completando la Regola di s. Benedetto dispose che le loro vesti dovessero essere di panno semplice e le scarpe aperte davanti; era loro proibito indossare indumenti fini e caldi; dovevano accontentarsi di cibi semplici; il vino era permesso solo la domenica. Tranne che nell'estate vigevano severe regole di digiuno. Negli anni tra il 1280 e il 1290 la Congregazione acquist altri monasteri e chiese. Il 6 novembre 1285 il monastero S. Pietro di Vallebona (a sud di Manoppello, oggi abbandonato), che sin dal 1149 era appartenuto all'abbazia di S. Maria di Pulsano nel Gargano, fu unito con S. Spirito a Maiella. La chiesa pi interessante dal punto di vista architettonico, S. Maria di Collemaggio davanti alle mura dell'Aquila verso sud-est, menzionata per la prima volta il 6 maggio 1287: il vescovo Niccol dell'Aquila esent allora la chiesa, ancora in costruzione, dalla sua giurisdizione. Dal 1281 al 1283 Pietro fu priore di S. Spirito a Maiella e dunque capo della Congregazione, la cui organizzazione interna fu sempre di pi perfezionata. Dopo il primo Capitolo generale se ne erano riuniti altri nella casa madre, forse gi allora annualmente. Di quest'organizzazione informa dettagliatamente la bolla di C. del 27
settembre 1294, ma una buona parte dei particolari ivi elencati erano stati introdotti sicuramente gi in precedenza. A partire dal 1287, pare, la Congregazione era retta da un priore generale e pi tardi da un abate generale ("pater abbas"), secondo il modello dell'abate generale dei Cistercensi, ma a differenza di questi, l'abate della Congregazione del Morrone non era eletto a vita, bens ogni tre anni (poteva per essere rieletto). Il "pater abbas" doveva essere confermato dal Capitolo di S. Pietro, visto che il monastero principale di S. Spirito a Maiella e pi tardi quello di S. Spirito di Sulmona (del Morrone) ne dipendevano, finch Pietro, diventato papa, il 27 settembre 1294 non abol questa dipendenza. Pietro stesso nel 1286 si era ritirato di nuovo come eremita a S. Giovanni Evangelista sopra la valle dell'Orfento. Dal 1287 infatti fungevano come priori generali altri abati di S. Spirito a Maiella e di S. Pietro di Vallebona, anche se per brevi periodi Pietro stesso pare abbia esercitato questa dignit. L'esenzione delle chiese e dei monasteri della Congregazione dalla giurisdizione vescovile, ottenuta in precedenza solo per singoli monasteri e chiese, sembra essere stata estesa gi da Onorio IV a tutta la Congregazione; di Niccol IV una bolla che la accordava ai monasteri e alle chiese nelle diocesi di Chieti, Aquila, Isernia e Trivento (non fatta per menzione di Valva e Sulmona). Allora Pietro risiedeva ancora nella Maiella, montagna di difficile accesso, ma cominci a rendersi conto della necessit di trasferire il centro della sua Congregazione in una localit pi facilmente accessibile, raggiungibile a tutti i fedeli. Fu scelto il luogo dove Pietro aveva iniziato la sua attivit, ai piedi del Morrone, a nord-est di Sulmona, dove gi si trovava la chiesa di S. Maria del Morrone, la quale, con il contributo dei cittadini di Sulmona, fu allargata e trasformata, negli anni dopo il 1285, in un grande monastero, S. Spirito di Sulmona (del Morrone), il monumento pi insigne della Congregazione, bench oggi degradato a carcere. Nel 1293, quando i lavori erano, pare, a buon punto, Pietro vi si trasfer, ma non volle abitare
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nel grande edificio ai piedi del monte. Si fece sistemare una grotta a circa met altezza del monte (m 637), a est dell'abbazia, che gli era servita come cella probabilmente durante il primo soggiorno nel Morrone: Sant'Onofrio. In questo piccolo eremo, danneggiato nel corso della seconda guerra mondiale, si conserva ancora un affresco con il suo primo ritratto. La sua nuova dimora attir un gran numero di pellegrini. Quando fu inaugurato il monastero di S. Spirito Pietro stesso celebr la messa su un palco elevato per essere ben visibile a tutti. Quando Pietro fece ritorno al Morrone, il trono pontificio era vacante da pi di un anno (Niccol IV infatti era morto il 4 aprile 1292), e sebbene il conclave, rispettando le disposizioni di Gregorio X, si fosse riunito gi dieci giorni dopo la morte del papa, i cardinali non si erano ancora accordati sul nome del suo successore: il Collegio cardinalizio era diviso da contrasti interni e non si riusc a raggiungere la maggioranza di due terzi prescritta dalla costituzione di Alessandro III. Ora se sia stato per volont divina o per caso non ci dato di saperlo ma da questo momento in poi la vita di Pietro ormai pi che ottantenne cambier radicalmente e luomo dimorer, nei pochi mesi che gli restano da vivere, solo con se stesso e il suo dramma interiore.
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A destra vi una torre su cui poggiava il campanile dell'antica chiesa di Santa Maria dell'Assunzione, distrutto nel 1880 e ricostruito in altro luogo.La costruzione della basilica Prima della costruzione della basilica, l'area di Collemaggio, un piccolo promontorio alle porte della citt di Aquila, era occupata dalla Chiesa di Santa Maria dell'Assunzione di cui fino ad oggi, resiste l'antico loggione, dello stesso stile architettonico cistercense, di Santa Maria di Poblet in Catalogna. Proprio in questa chiesa trov rifugio, nel 1275, Pietro da Morrone: l'eremita, secondo la tradizione, incontr in sogno la Vergine e con essa accord la costruzione nel medesimo luogo di una nuova maestosa basilica.[2]. Il progetto di Pietro da Morrone prese vita ed il 25 agosto 1288, con una solenne concelebrazione di otto vescovi, venne consacrata Santa Maria di Collemaggio. la facciata La facciata della Basilica stata realizzata tra il '400 ed il '500 con pietre bianche e rosa che disegnano un magnifico sfondo a tre rosoni e tre portali. L'opera di dubbia attribuzione ad artisti diversi, alcuni raffinatissimi (portale e rosone centrale); si ipotizza nell'opera un contributo di Domenico da Capodistria. La grandiosa facciata a coronamento orizzontale bipartita orizzontalmente da una cornice a mensole;
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due paraste dividono in tre la porzione superiore; lintera superficie rivestita da un paramento in pietra bianca e rossa concepito come uno spettacolare arazzo sul quale si stagliano le vertiginose merlettature dei tre portali, dei tre rosoni e degli altri non meno raffinati elementi compositivi. Addossato allangolo destro della facciata, il basamento di un poderoso torrione ottagonale fa da quinta verso larea occupata dal vasto insediamento monastico, oggi sede di attivit di studio e ricerca. Al centro del fianco sinistro del corpo basilicale campeggia la Porta Santa, che viene aperta soltanto una volta lanno, dalla sera del 28 Agosto alla sera seguente, per lindulgenza della Perdonanza; incorniciata da un prezioso portale di fine Trecento, sormontato dallinsegna municipale in pietra a tutto tondo e racchiudente una lunetta affrescata allinizio del Quattrocento da Antonio di Atri (Madonna con Bambino affiancata dai Santi Giovanni Battista e Celestino; questultimo mostrante la Bolla dellindulgenza). Con un intervento risalente ai primi anni 70 del Novecento stato rimosso lapparato barocco con cui lintera aula ecclesiale era stata rivestita. Laspetto attuale restituisce dunque in gran parte lassetto strutturale originario: tre navate, spartite da 16 arcate ogivali poggianti su pilastri ottagonali; copertura a capriate lignee; ricchissima pavimentazione in pietra bianca e rossa con numerose lastre tombali scolpite.
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Sulla parete della navata destra sopravvivono alcune nicchie con importanti testimonianze quattrocentesche degli affreschi che un tempo rivestivano lintero ambiente: sul primo pilastro a destra, la testina di una Santa Monaca, magistrale creazione di Antonio di Atri; in alcune delle nicchie ogivali dislocate lungo il perimetro parietale della navata destra: Madonna con le Sante Apollonia e Agnese; Assunzione e Incoronazione della Madonna; Crocifissione con San Giovanni e San Giulianino. ra si nota subito che la parete viene interrotta dall'apertura di un portone spoglio, quasi mesto: la Porta Santa. In una nicchia della navata sinistra, sontuoso affresco del sec. XVI: Madonna con Bambino affiancata dai Santi Michele Arcangelo e Massimo. Al di sopra dellarco trionfale, il prezioso Crocifisso medioevale scolpito dal Maestro di Visso. Sotto lultima arcata di sinistra, un elegante e pregiatissimo organo settecentesco in legno intagliato e dorato recante eleganti bassorilievi dedicati alla Vita di Cristo. Il transetto, tuttora barocco, con modesta cupola di met Novecento, due grandi altari marmorei che accolgono, rispettivamente, una Madonna con Bambino in terracotta policromata attribuita a Silvestro Aquilano (fine sec. XV) e due tele seicentesche: Decollazione del Battista (Mattia Preti), Promulgazione della Perdonanza (scuola di Pietro Berrettini). Nellabside destra, il mausoleo rinascimentale disegnato e scolpito da Girolamo da Vicenza custodisce i resti mortali di San Pietro Celestino. Nellabside maggiore, un grande coro ligneo barocco sovrapposto ad alcune importanti persistenze dellantico assetto della Basilica. Tra queste, il celebre affresco quattrocentesco (attribuito a Saturnino Gatti) raffigurante latto della rinuncia di Celestino V al papato.
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Disseminate lungo le pareti delle navate laterali e dellabside maggiore, numerose grandi tele dipinte da Carl Ruther di Danzica nel sec. XVII con episodi della vita di San Pietro Celestino. Le vicende della costruzione della basilica di Santa Maria di Collemaggio si susseguono lungo un arco apparentemente breve ma crolli, restauri, aggiunte e mutamenti di gusto continueranno fino ai giorni nostri. Oggi la basilica il risultato di una complessa sintesi tra l'architettura romanica, l'aspirazione gotica e le forme barocche. La costruzione della basilica Prima della costruzione della basilica, l'area di Collemaggio, un piccolo promontorio alle porte della citt dell'Aquila, era occupata dalla Chiesa di Santa Maria dell'Assunzione di cui fino ad oggi, resiste l'antico loggione, dello stesso stile architettonico cistercense, di Santa Maria di Poblet in Catalogna. Proprio in questa chiesa trov rifugio, nel 1275, Pietro da Morrone: l'eremita, secondo la tradizione, incontr in sogno la Vergine e con essa accord la costruzione nel medesimo luogo di una nuova maestosa basilica.[2]. Il progetto di Pietro da Morrone prese vita ed il 25 agosto 1288, con una solenne concelebrazione di otto vescovi, venne consacrata Santa Maria di Collemaggio.
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Il 2 febbraio 1703, giorno della Candelora, si verific all'Aquila un devastante terremoto che caus pi di 3000 vittime. Ne risentirono anche i tanti palazzi medioevali e rinascimentali e le chiese di San Bernardino e di San Domenico, al cui interno morirono 600 persone. La basilica di Santa Maria di Collemaggio rimase gravemente danneggiata e fu necessario provvedere ad un restauro della facciata ed un totale rifacimento dell'interno. Si salvarono, invece, le reliquie di Celestino V Come avvenne per molti altri edifici della citt, tra cui la stessa Basilica di San Bernardino, la ricostruzione fu portata avanti secondo lo stile dell'epoca. La basilica rinnovata Durante il novecento si assistito a importanti lavori di carattere urbanistico e artistico che hanno donato alla basilica un nuovo autentico splendore. Nei primi anni del novecento, la volont di attraversare la parte meridionale della citt con un'arteria stradale ha portato alla creazione di un viadotto di collegamento tra la zona della Villa e la basilica di Collemaggio. Il Viale di Collemaggio, ampio e alberato su entrambi i lati, ha fatto s che la basilica potesse essere raggiunta direttamente e quindi inglobata nel centro storico, da cui invece avulsa per motivi storici e religiosi. Il nuovo viale ha tuttavia creato un nuovo e suggestivo punto di vista della basilica eccentuandone il carattere di maestosit e di innegabile bellezza.
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Negli anni sessanta stato interdetto alle autovetture l'accesso all'area antistante la basilica e negli anni successivi si provveduto a ricoprire di verde l'intero piazzale. In tempi pi recenti, la creazione del Parco del Sole, alla destra della basilica, e dell'orto botanico, sul retro, hanno donato all'area un forte carattere ambientale. Del 1972 invece l'importante restauro con cui si sono eliminate le aggiunte barocche avvenute in seguito al terremoto del 1703 ed stato riportato alla luce l'originario splendore romanico. Il terremoto del 6 aprile 2009 un nuovo violentissimo terremoto ha ferito la citt dell'Aquila. Il sisma ha provocato danni a tutto il patrimonio artistico della citt, compresa la basilica di Collemaggio rimasta colpita in modo evidente e gravissimo. La volta della basilica crollata nel punto in cui sito il mausoleo di Celestino V: le spoglie, miracolosamente integre, sono state recuperate nei giorni successivi. Lesionate e a rischio crollo le due absidi mentre sono completamente distrutti gli altari maggiori e quello laterale.[3]. Il 28 aprile 2009 la basilica ha ricevuto la visita di Papa Benedetto XVI accompagnato da monsignore Georg Gaenswein e dall'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari. Il papa ha posto il suo pallio sulla teca contenente le spoglie di Celestino V.[4]. A sinistra della facciata, sul lato che guarda a settentrione, si apre un monumentale e prestigioso portale sormontato, in lunetta, da un dipinto della Vergine con San Giovanni Battista e Pietro Celestino, nonch dallo stemma cittadino, cio un'Aquila del periodo Svevo. Si tratta della prima Porta Santa della storia, fortemente voluta da Celestino V, l'unico papa a diventare tale non a Roma, ma proprio all'Aquila all'interno di questa basilica.
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L'apertura della Porta Santa che si ripete con cadenza annuale dal 1294, [senza fonte] dunque un evento unico al mondo. Anticipando l'introduzione dell'anno santo, avvenuta per volere di Papa Bonifacio VIII nel 1300, pu essere considerato il primo Giubileo della storia. Oggi l'evento preceduto da una serie di manifestazioni culturali, storiche e religiose che prende il nome di Perdonanza.
Mausoleo di Celestino V Nella cappella in fondo alla navata destra sito il Mausoleo di Celestino V, eseguito nel 1517 da Girolamo Pittoni da Vicenza con i fondi messi a disposizione dai lanari dell'Aquila. All'interno vi un'urna dorata che sostituisce le due precedenti, la prima trafugata nel 1528 dalle truppe del principe Filiberto d'Orange e la seconda nel 1799 dalle truppe di Napoleone. Il mausoleo reca sia il medaglione del re Salomone che quello del re Davide, nonch i volti di Salomone e della regina di Saba; il tutto a testimonianza di una preziosa eredit della tradizione ebraica. Nel 1988 le spoglie del santo vennero trafugate un'ulteriore terza volta da parte di ignoti e vennero successivamento ritrovate nei pressi di un cimitero nella localit di Amatrice.
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La cappella dell'altare maggiore, che riceve luce da una graziosa bifora, ha alle pareti dei dipinti del XVI secolo. Nelle nicchie delle arcate ogivali, site presso le navate laterali, vi sono affreschi del Quattrocento.
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Il percorso Celestiniano
S. Pietro Celestino amava i luoghi austeri, la meditazione e la contemplazione, ma aveva continui spostamenti e innumerevoli contatti sociali: le tracce della sua presenza aprirono varchi di profonda spiritualit. Certa la sua presenza come novizio e come abate (1275-1278) a S. Maria di Faifoli, nell'agro del comune di Montagano (CB), dove antichi ruderi dell'abbazia e una chiesa ne sono la testimonianza. Tra i conventi celestiniani vanno ricordati: il convento di San Pietro Celestino a Ripalimosani e quello a Campobasso; oggi su quel monastero, soppresso nel 1800, sorge il municipio del capoluogo regionale; sul lato dello stesso edificio rimasta la chiesa dove si venera la Madonna della Libera. Sant'Angelo Limosano, oltre alla devozione di tutto il popolo nei confronti del santo di cui rivendica i natali, ha un interessante altare con statua, opera dello scultore molisano Paolo Di Zinno (datata 1748). Esistono luoghi celestiniani a Petrella Tifernina, Limosano, Riccia, Bojano, Morrone del Sannio, Guglionesi, Agnone, Trivento. Nel 1998, in occasione del Grande Giubileo del 2000, le "sacre spoglie" di S. Pietro Celestino sono state portate in "peregrinatio" nei tanti luoghi dove il santo ha operato durante la sua vita. Montagano - Chiesa di Santa Maria di Faifoli A circa quattro chilometri dal comune di Montagano (CB) sorge la localit Faifoli. E' situata a 594 m di quota, sulla strada a tornanti che collega Montagano alla Fondovalle del Biferno.
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Secondo autorevoli studiosi qui sorgeva il centro sannitico di Fagifulae, divenuto poi municipio romano assegnato alla trib Voltinia. In epoca medioevale, nell'area, si install una comunit benedettina. Le notizie pi antiche sulla Badia di S. Maria di Faifula risalgono al 1134. Nella chiesa Abbaziale di S. Maria , nonostante le modifiche apportate negli anni, si possono ancora individuare alcune caratteristiche romaniche. L'edificio pu essere considerato un esempio tipico di architettura religiosa medioevale molisana, il cui elemento di rilievo rappresentato quasi sempre dal portale. Se nel tempo la facciata ha subito modifiche come l'apertura della lunetta sovrastante l'ingresso, il portale ancora quello romanico. Nell'interno, che ha una pianta a tre navate, conservata una statua lignea a grandezza naturale della Madonna dell'Incoronata seduta su un tronco d'albero e non sul classico trono. Questa iconografia pu essere spiegata considerando l'ambiente rurale in cui si trova la chiesa, e il tipo di fedeli che la frequentavano, pastori che percorrevano il braccio di collegamento tra il tratturo Celano-Foggia e la citt di Campobasso, che passava vicino a Faifoli. Morrone del Sannio - Chiesa e Convento celestino di S. Roberto da Salle Nell'agro di Morrone del Sannio troviamo una chiesa ad un'unica navata dedicata a Roberto da Salle, uno dei discepoli prediletti di Celestino V. Era una grancia, cio una comunit agraria alle dipendenze dei Padri Celestini della Ss. Annunziata di Guglionesi. Ripalimosani - Convento di S. Pietro Celestino
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Venendo da Campobasso, prima di entrare nel centro abitato di Ripalimosani, vi il convento S. Pietro Celestino. Anche se non si conoscono con precisione le origini ritenuto uno dei conventi pi antichi del Molise. Le prime notizie risalgono al decimo secolo, quando era un'abbazia benedettina intitolata alla santissima Annunziata. Nel tredicesimo secolo il convento pass ai Celestini, ordine religioso fondato da S. Pietro Celestino. Pare che il convento sia stato aperto dallo stesso S. Pietro Celestino nell'anno 1282 e fu chiamato in quel tempo con il nome di S. Maria degli Angeli. Dopo la sua morte e la canonizzazione avvenuta nel 1313 il convento con la Chiesa prese il nome di San Pietro Celestino, nome conservato fino ai nostri giorni. Fino a non molti anni fa si indicava ai visitatori la stanza abitata dal santo. Nei restauri del 1938 venne inclusa in una stanza adibita a dormitorio. I celestini rimasero nel convento per molti anni, santificando quel luogo con la loro vita contemplativa e penitente. Il terremoto del 1456 rovin il convento che venne abbandonato dai celestini. Sant'Angelo Limosano - Chiesa di S. Pietro Celestino La devozione di tutto il popolo a S. Pietro Celestino rimasta intatta nel corso dei secoli. Tra la chiesa madre e il castello vi una chiesa dedicata a S. Pietro Celestino. Nel 1695 venne trasformata in monte frumentario dal Card. F.M. Orsini Arcivescovo di Benevento, perch trovata in stato di estremo degrado. Alcuni blocchi di pietra furono riutilizzati per la fontana di S. Pietro, priva d'acqua d'inverno, ma ricca durante la primavera e l'estate, a partire dal 19 maggio festa del patrono. Nella chiesa parrocchiale S. Maria Assunta (1200) vi un altare con una stupenda statua di S. Pietro Celestino (1748), opera dello scultore campobassano Paolo di Zinno.
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Ultimamente stato dedicato a S. Pietro Celestino un maestoso monumento, ritenuto uno dei pi belli dal punto di vista espressivo ed artistico. Campobasso - Monastero di San Pietro Celestino in Campobasso. Lo storico locale A. Mancini dice che il monastero di S. Pietro Celestino era il monastero pi antico della citt. In seguito venne ampliato dal discepolo prediletto di S. Pietro Celestino, Roberto da Salle. Il monastero sorgeva sul luogo dove oggi il municipio. Il prospetto del monastero si affacciava con sei finestre sull'attuale piazza della Libera; al centro del fabbricato era la porta della chiesa del medesimo monastero con portale in pietra locale in stile gotico. Un'epigrafe ricordava l'anno e chi fece la costruzione (A: MCCCXX). Aveva quattro altari: due a destra, uno dedicato a S. Giorgio e l'altro a S. Pietro Celestino, altri due a sinistra, uno dedicato a S. Lucia e l'altro al Crocifisso. Nella parete in fondo all'altare maggiore vi era la statua molto antica della Madonna della Libera. La chiesa aveva il suo coro e un vano quale sacrestia dalla quale mediante una scaletta in legno si accedeva alle cellette dei monaci. Nel 1456 sub forti danni a causa del terremoto, ma la fede dei Celestini e la tenacia dei fedeli ripar i danni prodotti dal sisma. Nel 1805 croll tutto il monastero a causa del forte terremoto del 26 luglio. Rimase in piedi soltanto la parete di fondo della chiesa con la nicchia della statua della Madonna rimasta miracolosamente intatta. Nel 1809 il governo soppresse l'ordine dei Celestini e confisc tutti i loro beni. Cos dopo seicento anni i Celestini furono costretti ad abbandonare il monastero.
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Nel 1811 il monastero cadde definitivamente e anche la chiesa. Il popolo volle riedificarla costruendo il campanile e un romitorio. Nel 1860 le leggi eversive tolsero nuovamente la chiesa e il monastero dove vi erano i frati cappuccini. Il comune di Campobasso negli anni 187077, dopo aver abbattuto il conventino e la vecchia chiesa, vi edific l'attuale palazzo S. Giorgio, sede dell'amministrazione cittadina. Sotto la pressione del popolo, le autorit del tempo, furono costrette a non cancellare del tutto la presenza della chiesa. L'estremo lato destro del nuovo palazzo S. Giorgio fu destinato a chiesa che quella giunta sino ai nostri giorni. Di recente restaurata, con la Statua della Libera e quattro maioliche che ricordano gli evangelisti sull'altare, luogo di preghiera. Le suore Discepole Ges Eucaristico, da pochi anni a Campobasso, curano l'adorazione perpetua dell'Eucarestia. La chiesa, uno scrigno di preghiera e di adorazione, con le pareti di colore celeste richiama l'eremita, molisano, papa e santo. Chiesa di Santa Croce in Lecce Cappella di San Pier Celestino: la prima cappella che si incontra percorrendo la navata sinistra ospita laltare dedicato a San Pier Celestino .
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ATTO UNICO
La scena divisa essenzialmente sulle tre pareti che appaiono tutte simultaneamente come se l'aspetto temporale non abbia alcun senso ai fini dello sviluppo delle scene. Al centro, la parete rappresenta l'eremo ove Pietro da Morrone prega. A sinistra, la parete riproduce l'imponente sala del conclave. A destra, la parete raffigurare la sala del soglio Pontificio e presenta la sedia gestatoria. Quando si apre il sipario, Pietro da Morrone e il suo discepolo Tommaso da Sulmona indossano un abito bianco con scapolare e cappuccio nero in consonanza con l'abito benedettino, la luce illumina solo la parete centrale, l'ambiente immerso nel pi assoluto silenzio. Il misericordioso Pietro in preghiera e il suo discepolo porta con se del pane e delle coperte. Tommaso Maestro, come ti senti, siamo tutti preoccupati per la tua salute. Perch devi pregare in rigorosa solitudine, in astinenza e in durissimi e lunghissimi digiuni. Ti ho portato del pane e delle coperte per coprirti, la caverna umida, non una buona dimora. Pietro da Morrone Caro il mio Tommaso, non sono da solo; sono con Dio. Lui ci ha fatto dono della preghiera e con essa possiamo incontrarlo. La preghiera uno slancio del cuore, uno sguardo gettato al cielo, un grido di amore nella fatica come nella gioia. Tommaso (preoccupato) Ma per quanto devi ancora incontrare nostro signore, non smetti mai, le tue membra non sono pi forti come un tempo, cura anche te stesso, per te e per noi, che abbiamo bisogno di te. Pietro da Morrone (con affetto e comprensione si rivolge al suo discepolo) Io lo cerco in ogni istante per tutti Voi. Giorno dopo giorno, nostro malgrado, ci ricopriamo della sporcizia pi insulsa. Parole vuote,
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pregiudizi, sapienza mistificata e falsit sinfiltrano come il malvagio nel nostro intimo. Tutto ci offusca e contamina la nostra anima, ci rende incapaci di guardare e scoprire la verit. Se impariamo ad accogliere le parole di Ges, esse ci aiutano a lavarci nel pi profondo e ci purificano. Tommaso Maestro, quanti salgono fin qua su ad implorare un tuo gesto di conforto, una tua parola che li aiuti, che li benedica, che li sappia perdonare e che indichi loro la dritta via; loro, hanno bisogno di te. Pietro da Morrone (pausa di riflessione, poi riprende con tono sommesso) Il loro patire il mio patire. Dare loro una speranza mio dovere di sacerdote. Dare loro il perdono di Dio la mia gioia. Aprire il loro cuore a Dio la mia missione! Tommaso Hai ragione maestro! Tormentati dalle sofferenze quotidiane hanno paura di librare il proprio cuore al cielo, paurosi di non essere ben accetti lass come quaggi.. Pietro da Morrone Il Cuore il luogo delle nostre decisioni. il luogo della verit, l dove scegliamo la vita o la morte. il luogo dell'incontro, l dove possiamo ricevere e trovare Dio, la dimora dove stiamo, dove abitiamo. il nostro centro nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione come dagli altri; solo lo Spirito di Dio pu scrutarlo e conoscerlo. Tommaso Maestro, vado ad accoglierli, apriremo i loro cuori e li condurremo all'immensa luce che Dio. Contento di avere parlato col maestro, Tommaso esce di scena e Pietro da Morrone si avvicina alla croce appesa alla parete. Pietro da Morrone: (prega con tono forte e deciso) Signore, ti ho cercato e ho desiderato di vedere con l'intelligenza ci che ho creduto, ho molto faticato. Signore fa s che non cessi di cercarti per stanchezza ma cerchi la tua faccia con ardore. Dammi sempre la forza di cercarti. Il silenzio d'improvviso si rompe e da lontano un tumultuoso fragore
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invoca il santo cos forte che il frate smette di pregare e si gira verso l'uscio dell'eremo. La folla (voce fuori campo) Il santo! vogliamo vedere il santo! vogliamo la sua benedizione! Tommaso (voce fuori campo) Il Maestro in preghiera. Non possibile disturbarlo in comunione con Ges Cristo. Abbiate fede tra poco verr a Voi. La folla (voci fuori campo) Vogliamo vedere il Santo, vogliamo la sua benedizione sono giorni che camminiamo, siamo stanchi. Il santo, il santo, vogliamo la sua benedizione. Pietro da Morrone (Con lo sguardo al cielo) Signore invocano me ma cercano te: dona loro il tuo ascolto, dona loro il tuo perdono! Entra in scena il discepolo Tommaso da Sulmona Tommaso Maestro sono tanti, bramano la tua benedizione. Pietro da Morrone Vieni Tommaso, avvicinati, aiutami! Cristo mi chiama a loro. Come un tempo, egli benediceva per tutta la Palestina, cos noi benediciamo in nome suo quanti peccano perch cerchino e domandino il perdono. Tommaso Maestro appoggiati a me sono giorni che non mangi, ti prego, basta infliggere pene al tuo corpo, i fedeli hanno bisogno di te. Pietro da Morrone Se Cristo in te tutto pi facile e nulla ci pesa, nemmeno non avere pi le forze, esse si leveranno d'improvviso dal profondo del cuore di ognuno di noi quando ce ne sar bisogno . Appoggiato al suo allievo, Pietro da Morrone prende la croce posta sulla parete e aiutato da Tommaso si dirige al proscenio e parla ai fedeli; Tommaso si inginocchia. Pietro da Morrone (si rivolge agli astanti e tiene ferma e in alto la croce) Ges, il Cristo, curvo e straziato sotto il carico della croce; era ferito in
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tutto il corpo e aveva i piedi nudi e sanguinanti. Non aveva preso cibo n bevanda dalla sera prima ed era oltremodo sfinito a causa delle perdite di sangue, della febbre e delle molteplici sofferenze. Sosteneva la pesante croce sulla spalla aiutandosi con la mano destra, mentre con la sinistra tentava ripetutamente di sollevare la lunga veste che gli ostacolava il passo. Le sue mani erano ferite e gonfie a causa della brutalit con la quale erano state legate, il suo viso era gonfio e insanguinato, i capelli e la barba imbrattati di sangue raggrumato. La croce e le catene gli premevano sul corpo la veste di lana riaprendogli le piaghe con grande dolore. (prende ad incitare gli astanti e urla loro) Fratelli e sorelle, siete Voi disposti a prendere la croce e a seguirlo? Voce fuori campo Si! siamo tutti con te! Dicci Tu cosa dobbiamo fare. A questo punto Pietro fa il segno della croce e lo stesso fa Tommaso, poi con l'aiuto del proprio discepolo anche lui si inginocchia e alzando gli occhi al cielo ricorda ai presenti) Pietro da Morrone Fedeli! Il Signore ha detto: in verit vi dico, qualunque cosa domandiate al Padre nel nome mio, ve la conceder. Se voi chiedete perdono, se voi chiedete la benedizione sappiate: l dove c' il nome del Signore, c' la benedizione; l dove c' il segno della sua Santissima Croce, l si trova l'aiuto. Tutti, nessuno escluso, hanno bisogno dell'aiuto del Signore e il Signore disponibile per tutti. (pausa) Tommaso resta in ginocchio mentre Pietro da Morrone si alza appoggiandosi al suo discepolo, solleva verso il cielo la croce lignea, che porta sempre con s, un pastorale essenziale di un legno chiaro e sobrio e avanza verso i fedeli. Pietro da Morrone Fate il segno della croce e tornerete in Cristo! Ogni segno di croce fatto con fede gi un segno di benedizione. Ogni uomo unito a Dio pu comPietroe la Redenzione ogni volta che fa un segno di
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croce. Fate il segno della Croce e la benedizione di Cristo con Voi! Amen. Tommaso fa il segno della croce. Si spegne la luce (pausa). Quando si riaccende la luce illuminata la parete di sinistra che raffigura un conclave. Al centro della scena il Card. decano Latino Malabranca in piedi e parla al Conclave riunito, alla sua sinistra spostato verso la parete illuminata un secondo Cardinale, il Card. Caetani, anche lui in piedi, segue attentamente. Card. Latino Malabranca (sfoglia e legge i risultati della votazione al conclave di Perugia) Cardinal Matteo Rubeo Orsini 5 voti, Cardinale Giacomo Colonna 5 voti, Cardinal Benedetto Caetani 1 voto; non habemus papam! Il conclave da ritenersi nullo. Il nuovo Conclave convocato per il 5 di luglio ancora qui a Perugia. Card. Caetani (si avvicina a Latino Malabranca) Cardinale Latino non me la sento di esprimermi tra un Colonna e un Orsini. Card. Latino Malabranca La Santa sede ormai vacante da pi di due anni, due anni, (pausa, preso dallo sconforto abbassa i toni). Due anni un ritardo cos grande che diventa inspiegabile. Spero le Vostre ragioni Cardinal Caetani siano dettate da una giusta causa. Dopo la morte del Cardinale Cholet siamo divenuti 11 e il Vostro voto risulta determinante nella lotta tra gli Orsini e i Colonna. D' improvviso entra in scena Re Carlo II DAngi DAngi (incalza i Cardinali e li accusa) Sono quindi arrivato al momento giusto; di nuovo una fumata nera! Card. Latino Malabranca D'Angi, non credo Che la Vostra Maest debba interessarsi di una questione che attende unicamente alla Chiesa. DAngi (non fa terminare il discorso al Cardinale decano e torna con voce ferma e con tono ancora pi deciso ad incalzare i cardinali).
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Questo quello che Voi credete! Sono qui a perorare la Causa di tutti i regnanti D'Europa. Spero Vostre Eminenze che Vi rendiate conto della situazione in cui versa, per Vostra negligenza, l'intera Europa. Il Vostro disegno politico sottende il Caos. Il Caos che, in mancanza di una guida politica e spirituale, favorisce ognuno di Voi a gestire il proprio potere ed averne il giusto tornaconto senza dovere rispondere ad alcuno, mentre l' Europa tutta vive uno stallo preoccupante e un minaccioso malcontento. Ogni Stato guarda l'altro con sospetto, l'uno non si fida dell'altro e Voi non fate nulla per ovviare a queste tensioni. Di ci dovete rispondere alle Vostre coscienze! A questo punto entra con decisione e con piglio da uomo energico e fine politico il Cardinale Caetani di Anagni. Card. Caetani (con assoluta calma e rispettando la burocrazia del Conclave si rivolge al proprio Decano) Cardinale Latino Malabranca permettete che io possa rispondere a Re Carlo? Card. Latino Malabranca Ne avete facolt, onore e forza! Card. Caetani Come gi sottolineato dal Decano Card. Latino Malabranca non affar Vostro e sia ben chiaro, anche se noi siamo chiusi qua, non creda D'angi che non si sappia cosa succede fuori dalle mura di Perugia, Non l'Europa in tumulto ma la Sicilia che vi stata promessa dal re di Aragona ed a Voi che manca l'avallo della bolla pontificia. La paura di vedere vanificati gli effetti dell'intesa raggiunta con gli Aragona vi hanno spinto fin qui. (con decisione) Il Vostro problema non nostro come il nostro non Vostro. Si dia per vinto ed attenda le scelte del conclave come tutti i fedeli dal pi umile al pi nobile regnante d'Europa e ora (pausa) torni a farsi gli affari suoi in casa sua, e a starsene quindi alla larga dalle vicende della Chiesa. gli si fa incontro Si dia per vinto! Lasci questa sala. E non solo, ci faccia il dono di lasciare anche Perugia, prima che il castigo di Dio si scateni contro la Vostra
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maest. Voce fuori campo dei cardinali Ben detto Cardinal Caetani (segue un applauso verso lo stesso Cardinale). Re Carlo si allontana. DAngi presto! (mentre esce di scena) Non finisce qui. Ci rivedremo
Card. Latino Malabranca Lo avete trattato molto male. Card. Caetani Lo so, ma non abbiamo altro modo. Un minimo cedimento da parte nostra renderebbe la Chiesa pi debole e i Re pi minacciosi. Card. Latino Malabranca Condivido. inimmaginabile che altri ficchino il naso nelle questioni pertinenti unicamente alla Madre Chiesa. Siamo per alle soglie di una crisi e se vero che D'Angi ha un problema puramente politico, Noi dobbiamo prendere coscienza che oltre a quello politico abbiamo un problema spirituale che assieme fanno vacillare la nostra credibilit fra i credenti. Deus adiuvet nos ! Card. Caetani Deus nos adiuvet ! Si spegne la luce (pausa). Si riaccende ed illumina solo la parete centrale infondo al palco al centro della quale Pietro da Morrone inginocchio prega. L'ambiente immerso nel pi assoluto silenzio. Tommaso entra in scena e rompe la santa quiete che si respira. Tommaso (inginocchiandosi) Maestro, sta salendo al Morrone Carlo II D'Angi, il Re di Napoli. Pietro da Morrone Un re? Riceviamolo degnamente con gli onori che meritano i tenutari dell'ordine pubblico e sociale. La loro vita pi complicata che la nostra, pi di noi hanno bisogno che Iddio li illumini e li guidi. Carlo nipote di un sant'uomo, Luigi IX Re di Francia. Auspichiamo che come lui sia uomo di fede.
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Entra in scena Re Carlo II e subitamente si inginocchia davanti a Pietro da Morrone. DAngi (inginocchio) Pietro da Morrone, sono Carlo II D'Angi Re di Napoli e sono qui umilmente a chiedere il Vostro Santo intervento. Pietro da Morrone Sappiamo bene chi siete, alzateVi! (fraternamente con un leggero sorriso ironico). Qual cattivo vento vi spinge fin qua su a bussare alla porta di uno sperduto eremo. Cosa pu fare un povero vecchio come me, stanco e sfinito, a beneficio di un Re forte e deciso come Voi. DAngi (con tutta l'ansia accumulata racconta la sua angoscia per quanto accade) Giungo dal conclave di Perugia, ancora una volta nulla di fatto. il Sacro collegio nuovamente, non ha scelto nessuno. Il soglio ancora vuoto. La situazione di stallo presente a Roma, dovuta alla mancanza di un Papa, dura ormai scandalosamente da pi di due anni. Pietro da Morrone Voi pensate che questo vecchio possa interferire nelle beghe fra eminenti cardinali ed eccellentissimi teologi quali loro sono. DAngi Fra i Benedettini come fra i Cistercensi e fra i vari ordini cavallereschi c' la convinzione che solo un miracolo possa fare tornare in s i Cardinali e decidere per il meglio. Per tutta Europa, un solo nome gode di altissima fiducia spirituale, solo uno pu comPietroe questo miracolo ed Pietro da Morrone! Pietro da Morrone Solo Dio pu comPietroe miracoli. Per, io pregher affinch ci accada. DAngi Vi chiedo umilmente di intervenire con decisione. Oltre a pregare, scrivete al Diacono il Vostro pensiero. Pietro da Morrone:La Vostra richiesta fuori da ogni logica, come potete pensare che una mia missiva possa spingere il Sacro Collegio a nominare un Papa pi che le preghiere mie e di tutti Voi. Pregate! Pregate! Pregate che Iddio ci conceda un nuovo Pontefice.
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DAngi
Pietro da Morrone Le Vostre richieste sono tanto irragionevoli quanto inopportune, ma un Re non pu non capirlo ed allora quale mistero si cela dietro alla Vostra richiesta! Vi prego lasciatemi in preghiera e se Dio vorr scriver al Cardinal diacono Latino Malabranca che in passato ho avuto, anche, l'onore di conoscere. DAngi Sono sicuro sortir dal profondo del Vostro cuore ed ogni Cardinale, nota la Vostra Santit non potr non tenerne conto. DAngi esce di scena restano Pietro da Morrone e Tommaso. Pietro da Morrone: (rivolgendosi a Tommaso) Io pregher e Voi tutti fate lo stesso; elevate l''anima fino a Dio e pregate, solo cos il segno della preghiera non sar vano. Preghiamo perch non sappiamo cosa sia conveniente domandare. Porgiamoci a lui con infinita umilt e riceveremo gratuitamente, come mendicanti, il segno della verit. Pietro da Morrone esce di scena e dietro di lui il fedele Tommaso lo accompagna. Si spegne la luce (pausa). Si riaccende ed illumina verso sinistra. Al centro della scena ci sono ancora il Cardinale Decano Latino Malabranca e il Card. Caetani nella stessa posizione in cui li avevamo lasciati. Il Card. Latino Malabranca ha fra le mani una lettera. Card. Latino Malabranca Oggi 5 luglio 1294 siamo nuovamente riuniti in conclave per eleggere il nuovo pontefice, ma pria che si passi al voto voglio leggervi una missiva inviatami da Pietro Angeleri che, come Voi tutti sapete, vive in preghiera in un eremo sul monte Morrone. Un Santo uomo che ebbi la fortuna di conoscere anni addietro fra i bisognosi; ci benedice e ci regala il suo conforto perch lo Spirito Santo giunga a noi e ci illumini per trovare la strada maestra. (pausa) Prestate la Vostra magnanime attenzione a qualche passo della sua lettera che ritengo importante per noi
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come per i nostri proseliti. Card. Latino Malabranca apre la lettera che ha per le mani e, trovato il punto della lettera che vuole far conoscere a tutti i Cardinali, legge. Card. Latino Malabranca la Chiesa maestra, la Chiesa madre. Perch maestra, dobbiamo ascoltarla con pia e fedele devozione; perch madre, dobbiamo amarla con tutto l'affetto del cuore. Cos Agostino ci insegna a fare e cos ricorder a Voi. " Amiamo il Signore Dio nostro - dice al suo popolo -, amiamo la sua Chiesa: Dio come padre, la Chiesa come madre, nessuno pu offendere la sposa e meritare l'amicizia dello sposo ". appunto questo amore che d la misura dei doni dello Spirito Santo. " Siete convinti, o fratelli, che uno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa di Cristo? Si ricerchi, allora, la grazia che restauri nell'uomo l'immagine di Dio, scolorita, oscurata, deformata, ferita e soggiogata dal peccato, quel peccato figlio del maligno che si impadronito di Voi che alimenta la Vostra brama di potere che ognuno di Voi anela, contro il desiderio di avvicinare il proprio essere uomo all'immagine di Dio. Cardinal Caetani, pensando che il Card. Malabranca abbia finito di leggere, lo interrompe. Card. Caetani Card. Latino, questa notte ho avuto una visione divina di un uomo su cui aleggiava l'aureola del santo e di tanta gente che lo invocava, ma non mi stato possibile vederlo in faccia. Poi , per, ho riflettuto che la santit arriva dal profondo del cuore e non ha alcun volto se non quello di nostro signore. Card. Latino Malabranca Cardinal Caetani quanto da Voi sognato mi convince ancora di pi ad aprire il mio cuore e raccontarVi senza alcuna remora quale il mio pensiero. (pausa) Prima, per, devo leggere un ultimo passo della lettera dell'Angeleri. Torna a leggere
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Guai a tradire la Vostra missione nel sacerdozio. Guai se la plebe perde fiducia nei suoi sacerdoti. Guai se manca il cielo nel cammino della vita. Guai a dimenticare che il verbo si fece carne. Guai a lasciare la sposa di Ges ancora Vedova. Rammentate la terra senza cielo si fa nera; ma la terra con il cielo torna giardino; Il cielo tutto, perch ravviva i colori, che gi ci sono nelle cose; ma senza il cielo, ogni colore si spegne e tutto resta nel buio e nel grigiore. Cristo discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si incarnato nel seno della Vergine Maria e si fatto uomo per salvare noi e Voi tutti. Cercate l'umanit del Cristo dentro di Voi, prima che la Chiesa tocchi il fondo della decenza morale e spirituale. Chiedete perdono, prima che la Vostra indisponibilit lo offenda. Chiedete perdono, prima che La collera Divina si scagli contro di Voi e noi tutti. Invocate lo Spirito Santo affinch vi aiuti ! Ritrovatevi e fate in modo che il Cristo torni fra la gente a conforto delle loro pene. Pregatelo perch la vostra mente si illumini. Pregatelo perch possiate vedere in fondo ai Vostri cuori. Finita la lettura, guarda tutti i cardinali e avvicinandosi al proscenio Eminentissimi Cardinali considerate: quello che Pietro da Morrone ,non gli viene certo da s ma gli stato donato e si chiama grazia, quella grazia che ci invita a ricercare, ed quindi anche responsabilit davanti a Dio. Quella responsabilit che noi abbiamo perso e che lui ci invita a ritrovare. "A noi tutti, sebbene la nostra vita sia molto diversa, da quella di Pietro da Morrone, l'essenziale della nostra esistenza e' stata donata
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senza nostro apporto". "Il fatto che noi si viva non dipende da noi; il fatto che ci siano state persone che ci hanno introdotto nella vita, che ci hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che ci hanno trasmesso la fede e che ci hanno aperto lo sguardo a Dio e' grazia ed per noi responsabilit verso Dio. Pietro da Morrone , eremita e uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza ha dedicato la sua vita alla preghiera, alla ricerca della verit e della felicit, e' stato un 'cercatore di Dio'. Quello che fondamentale domandarci, allora, perch un pastore di anime, in costante comunione con Dio, in assoluta quiete interiore, ha sentito il bisogno di scrivere a noi con toni forti e decisi al punto di farci inginocchiare davanti a nostro Signore e farci sentire in colpa se il Signore non gli avesse chiesto ci. E perch proprio a lui, la cui unica richiesta fatta al Signore stata sempre quella di perdono per gli altri, sacrificando se stesso a sostenere la croce del castigo. D'improvviso alza i toni ed arriva ad urlare il suo pensiero La sentenza che si leva dal mio cuore che Iddio non poteva che scegliere il pi beato fra noi per ricordarci la nostra missione. E noi come ci indica Pietro da Morrone non dobbiamo avere paura del silenzio, di quel silenzio dove lui capace di sentire la voce di Dio e quella degli altri che hanno bisogno di Dio, in quel silenzio dobbiamo immergerci e riconciliarci con Dio. Se vogliamo essere capaci di ascoltare la voce di Dio non dobbiamo avere paura di fare silenzio fuori e dentro di noi. Il Cardinale si zittisce, la scena in assoluto e religioso silenzio. Egli fa qualche passo verso il proscenio e conclude Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c' del bello e del buono che noi possiamo riconoscere come sua grazia, come raggio di luce della sua bont. oggi 5 luglio 1294 ci ha inviato Pietro da Morrone come suo testimone, noi ne prendiamo atto e io invoco Voi a nominarlo Papa.. In Nomine Patris et Filij et Spiritus Sancti Amen. Ego frater Ioannes
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Latinus Ostiensis Episcopus eligo fratrem Petrum Angeleri de Murrone Ordini Sancti Benedicti in Romana, et universali Ecclesia Episcopum et Pastorem. I Cardinali Viva Pietro da Morrone! Viva il nuovo Papa! Evviva! habemus papam! Evviva!. Card. Latino Malabranca I cardinali applaudono tutti insieme e sul fragore dell'applauso cala il sipario. Dal sipario chiuso si affacciano al proscenio il Card. Latino Malabranca e il Card. Caetani. Card. Latino Malabranca Il disgusto per i patteggiamenti era giunto al colmo. Avere scelto un estraneo al collegio cardinalizio, che s'impone soltanto per la sua riconosciuta santit, ha messo tutti d'accordo e ne sono felice. Card. Caetani Pietro da Morrone sar un pontefice spirituale, un Papa angelico. Abbiamo votato, non volendo, l'inizio di una renovatio, un'era nuova pi ispirata agli ideali religiosi cristiani che terr frenati francescani e cistercensi che vedranno in Pietro da Morrone l'affermazione dei loro ideali. Noi, per, abbiamo l'obbligo di sorvegliare e di non lasciarci sorprendere da posizioni integraliste che mirino a dividere la Chiesa. Card. Latino Malabranca Sar nostra cura farlo, ma lo stesso far Pietro da Morrone di cui conosco lamore per la Madre Chiesa e di cui ho immensa fiducia. I due cardinali si stringono la mano e tornano dietro il sipario. Quando si apre il sipario, la luce illumina la parete centrale, l'eremo in cui Pietro da Morrone e in conversazione con il suo discepolo Tommaso da Sulmona. Tommaso (inginocchiandosi) Maestro sta salendo al Morrone un
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fiume di gente, urla di gioia, accompagnano tre vescovi e un messo reale, sembra che debbano parlare con te. Pietro da Morrone Cosa sar mai successo? Perch alla mia veneranda et debbo ricevere ancora cotante pressioni! ? Tommaso congregazione; (impaurito) Speriamo non siano qui per la nostra
Pietro da Morrone Mio Tommaso, sono urla di gioia, non di dolore. (rivolgendosi al cielo) Signore! Cosa dobbiamo ancora fare per avere il tuo assenso e riposare in pace. Tommaso (impaurito) Maestro se tre vescovi e un messo reale salgono al Morrone, fin qua su, cosa grave, preghiamo! (fa il segno della croce frettolosamente) Un vescovo entra nell'eremo Il VescoVo Pietro da Morrone, sappiate perdonarci se abbiamo disturbato la vostra preghiera, siamo qui a portarVi una notizia, la pi bella che il Signore abbia potuto decidere per Voi. La plebe tutta ci ha seguito e ci ha scortato fin qua su, per raggiungere la Vostra Santa persona. Pietro da Morrone Deve essere cosa importante se tanti autorevoli ed eminenti uomini si sono scomodati per un povero vecchio come me; in cosa posso aiutarVi? Il VescoVo Il cinque di questo mese I Cardinali si sono riuniti in conclave. Il Cardinale decano dopo aver letto la Vostra lettera ha dichiarato la propria decisione e ha votato per Voi, Pietro Angeleri, come nuovo pontefice e tutti gli altri convinti hanno osannato il Vostro nome e noi siamo qui, ambasciatori, a conoscere Voluntatem Vestram. Tommaso si inginocchia e bacia la mano del maestro che ferma il suo discepolo e lo invita ad alzarsi con il solo gesto della mano.
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Pietro da Morrone (rivolgendosi ai vescovi) Ma di quale maleficio si tratta! Il Signore sa che non ho le qualit per essere Papa, deve esserci un errore. Io, come i miei discepoli, siamo semplici pastori di anime. Ho con gioia portato su di me la croce dei pi deboli, dei bisognosi, dei diseredati. Per guidare e difendere la chiesa, per, c' bisogno di altre prerogative che io non ho, e il mio Signore lo sa bene. Non vorrei deluderVi, ma il Conclave dovr tornare a riunirsi e scegliere nuovamente, e questa volta per il meglio. Il VescoVo Per il meglio? Hanno votato all'unanimit invocando il Vostro nome ad alta voce. Nessuno ha avuto il coraggio di opporsi al nome di Pietro Angeleri da Morrone erano tutti felici come se all'improvviso davanti ai loro occhi si fosse spalancata la verit, quella verit che in ventisette mesi avevano perso e cercato inutilmente. Tutti concordano per una Chiesa che torni fra la gente, che torni ad essere guida spirituale. La gente ha bisogno di entrare in una Chiesa come se fosse la propria casa dove potere parlare con il Cristo e raccontare i propri peccati e domandare perdono. Una Chiesa che li sappia ascoltare come fate Voi. Il Vostro nome, la Vostra fama di santo ha ormai superato le Alpi. I frati Cistercensi hanno grande stima per la Vostra persona e per i Vostri insegnamenti, nessuno dimentica la Vostra determinazione, la Vostra fede quando all'et di sessanta anni avete raggiunto Papa Urbano IV oltre le Alpi; un viaggio di mesi a piedi sfidando i morsi della fame e della seta per difendere il Vostro ordine religioso. I Cardinali, ripeto, hanno votato all'unanimit con la gioia nel cuore, credetemi! La luce si spegne e si accende l'occhio di bue sul fedele Tommaso che per la felicit non sta nella pelle e parla molto velocemente. Tommaso Ai piedi del Morrone giunge gente da ogni parte; la notizia, spinta dal vento, vola di porta in porta. I frati hanno lasciato i loro monasteri e stanno raggiungendo i piedi del Morrone, mai tanta gente
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si mossa per osannare il nuovo pontefice. Si chiude l'occhio di bue e si accende la luce su tutta la scena. Pietro da Morrone Rendo grazia a Voi Eminenze, per le belle parole di esortazione e a tutti quanti raggiungono il morrone e ripongono in me le loro speranze. (pausa) E poich improbabile che tre Vescovi e un messo del re possano arrivare fin qua su per farsi gioco di un povero vecchio, conveniente per me come per Voi che ora vi allontaniate e mi lasciate solo con Nostro Signore. Escono tutti e Pietro da Morrone rimane solo nella caverna Pietro da Morrone (in confessione) Penitenza, preghiera, silenzio, rigorosa astinenza, durissimi e prolungati digiuni, auto-fustigazione e mortificazione della carne: furono queste le mie direttrici nella mia lunga vicenda terrena. In questa spelonca ho vissuto i miei anni nel pi profondo e consapevole godimento della grazia divina. Pensavo che alla mia et meritassi il dono divino della felicit eterna. Pensavo di essere giunto alla meta, e pregustavo con gioia limminente realizzazione dellunico grande sogno della mia vita: ricongiungermi a Te e riconsegnarTi lanima mia pura e immacolata cos come Tu me l'avevi affidata. Quale altra prova hai in serbo per me? Sai bene che poco il tempo che mi resta da vivere? Allora perch proprio io che ho cos poco tempo. Insigni Cardinali e teologi ne avrebbero merito pi di me. Allora perch? Pietro da Morrone torna nel pi assoluto silenzio Ancora qualche secondo di meditazione, si fa il segno della croce, poi si alza e guardando verso l'uscio con il solo gesto della mano invita gli altri a rientrare. Pietro da Morrone (Rivolgendosi a tutti i presenti) Se lo Spirito Santo ha ispirato le menti lucide di tutti i Cardinali al Conclave non mi resta che pensare che la Chiesa in questo momento, abbia bisogno di un pastore. Sar mio il compito di traslare i cristiani da una ecclesia carnalis ad una ecclesia spiritualis e se dal celeste Cielo e calata la volont dello spirito santo,
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scelgo di essere Celestino nella mia Collemaggio ad Aquila nel giorno del martirio del Battista il 29 di agosto. I VescoVi Habemus papam! Tutti insieme all'unisono si inginocchiano davanti al nuovo pontefice. Pietro da Morrone: (Rivolgendosi a Tommaso) A Collemaggio, nella basilica da Noi tanto agognata e tanto amata, ti aspetto assieme a tutti i frati morronesi, Vi voglio vicino, ho bisogno di Voi, non abbandonatemi ora. (pausa) Aiutatemi; e pregate per me! Tommaso (ancora in ginocchio prostrato e con lo sguardo verso terra) Santit, cosa dite? Noi abbiamo bisogno di Voi. Non solo i seicento morronesi ma il mondo intiero verr in Collemaggio a glorificarVi come giusto che sia. Pietro da Morrone si avvicina al fedele Tommaso, lo carezza sul capo e si avvia verso l'uscita di scena insieme al Vescovo; La luce si spegne e poi torna con l'occhio di bue su Tommaso che rimasto solo va verso il proscenio e rivolgendosi ai fedeli racconta loro il miracolo del pane Tommaso Si racconta che un sabato sera, quando Il piccolo Pietro aveva sei Anni, sua madre mise a lievitare della pasta di farina che, la mattina seguente, sarebbe stata pronta per farne pane. Il piccolo Pietro le ramment che Il giorno successivo era domenica, non si doveva lavorare ma dedicarsi a Dio. La madre replic che il Signore avrebbe compreso, perch il pane era necessario a sfamare lintera famiglia. La mattina successiva, per, la donna trov la massa pastosa non lievitata e tutta piena di vermi. Allora svegli Pietro e gli disse: Avevi ragione, figlio mio. Ho creduto di poter disattendere Il dovere domenicale e sono stata punita. Torna in cucina, mamma replic Pietro Vedrai che la pasta sar pronta per il pane. Infatti, per miracolo, la trov ben lievitata e senza pi
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neppure un verme. Ne venne un pane straordinariamente saporito, che fu mangiato per molti giorni senza che mai diventasse raffermo. La luce si spegne. La luce si riaccende proveniente dall'alto illumina a giorno l'eremo di Pietro. Pietro inginocchio di fronte alla croce e prega. Entra in scena il fedele Tommaso e subito si inginocchia dietro a Pietro. Pietro da Morrone ( con lo sguardo verso la croce) Tommaso, sento l'affanno della tua ansiet vibrare fra le mura di questo eremo. Cosa mai ti angustia a tal punto? Tommaso (a capo chino) Il mondo intero l fuori Vi aspetta. A Collemaggio fervono i preparativi, i Vescovi sono pronti per la vestizione; Il re Carlo D'Angi sta arrivando per onorare la Vostra persona e Voi Santit siete l, fermo dinanzi alla croce, a pregare da due giorni, quasi siate angosciato. Qui sotto l'eremo adunata una folla immensa, ogni uomo di fede in attesa di un Vostro cenno, di una Vostra parola. Pietro da Morrone La folla! Ora sono io ad aver bisogno di loro e delle loro preghiere perch non possa mai sbagliare. Tommaso mai mi sono sentito cos solo. Ho sempre pensato che Dio mi fosse vicino e ora al contrario Egli mi mette alla prova. Speravo nell'aiuto del Cardinale Latino Malabranca che tanto si prodigato perch fossi io il nuovo pontefice, ma Iddio, lo ha chiamato a s in paradiso dopo il mio assenso. Quale il messaggio di questa morte improvvisa!? Le stelle. ognuna vibra la propria luce a modo suo e tutte insieme illuminano il buio della notte e di tanto in tanto una si spegne a compimento del suo lavoro. Latino aveva forse concluso il suo travaglio terreno? La sua immensa forza di uomo generoso ed equilibrato non serviva pi? Sa Dio quanto il
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suo pensiero fosse guidato dall'amore per la giustizia e la pace! Ora l'immensa luce che emanava la sua stella vibra felice nel regno dei cieli. Quale fardello, per, mi ha affidato? E perch? Tommaso (ancora in ginocchio prostrato e con lo sguardo verso terra) Se cos !? Iddio vi ha scelto per s e per gli uomini. La luce si spegne. Voce narratore Carlo D'Angi partito da Napoli fu il primo a raggiungere il frate. Pietro da Morrone in sella ad un asino, tenuto per le briglie dallo stesso Re Carlo scortato assieme al corteo reale fino ad Aquila. Qui il 29 Agosto 1294, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, incoronato Papa, con il nome di Celestino V. La luce si riaccende ed illumina la parete di sinistra Celestino V indossa gli abiti da Pontefice e la Tiara sul capo, ma il pastorale continua ad essere quello di sempre sobrio e assolutamente di legno a forma di croce; il fondale Bianco e sopra raffigurato lo stemma di Aquila. Tommaso su Aquila Santit, oggi una giornata bellissima, il sole splende
Celestino quasi un mese che sono stato incoronato Papa e la mia testa immersa nella pi assoluta nebbia. I miei pensieri vanno e vengono e non trovano in me la volont di farli divenire fatti. I miei fratelli aspettano i fatti! Tommaso Ma di quale fatti parlate Santit, da Voi noi tutti aspettiamo, come avete sempre fatto, una parola di conforto, il sollievo alle pene di tutti i giorni. Avete l'appoggio di tutti quanti arrivano fin qui per vederVi e ascoltarVi. Venite verso la finestra il sole di Aquila sapr riscaldarvi. Celestino Hai ragione. ( cos dicendo va verso la finestra e d'improvviso un raggio di luce illumina Celestino) Il sole di Aquila! Spero,
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oltre a riscaldarmi, sappia illuminarmi. Se Celestino non pensasse ai bisognosi che senso ha essere Celestino; Se Celestino non pensasse a chi si confessa e sinceramente si pente che senso ha essere Celestino. Se Celestino non ricordasse agli uomini che davanti a Dio siamo tutti uguali che senso ha essere Celestino. Se Celestino, per quanti hanno creduto in lui. ha ricevuto dal signore il grande dono di essere Papa, Celestino deve a tutti loro un dono tanto grande quanto quello che ha ricevuto lui. Quale il dono pi grande che il Cristo ci ha concesso? Tommaso Celestino Tommaso Quale, Santit? Il Perdono! Chi Volete perdonare?
Celestino I poveri, i diseredati, quanti lo chiedono perch sentitamente si pentono. Tommaso Come potr avvenire, Santit? Celestino La potenza del padre mi sapr rassicurare; la Sapienza del figlio mi sapr insegnare; la grazia dello Spirito Santo mi sapr illuminare e sapr come perdonare gli uomini di buona volont. La luce si spegne Voce narratore appena trascorso un mese dalla sua incoronazione che Celestino torna nella sua Collemaggio e da lettura della sua prima bolla pontificia. La bolla della Perdonanza. La luce si riaccende ed illumina la parete di destra Celestino V seduto alla sedia gestatoria. Il fondale Bianco e sopra raffigurato lo stemma di Aquila.
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Celestino Celestinus episcopus, servus servorum Dei, a tutti i fedeli di Cristo che prenderanno visione di questo scritto, salute e apostolica benedizione. Tra le feste solenni che ricordano i santi da annoverare tra le pi importanti quella di San Giovanni Battista, in quanto, il Battista, pur provenendo dal grembo di una madre sterile per vecchiezza, fu tuttavia ricolmo di virt e fonte di sacri doni, fu voce degli Apostoli, e concluse il ciclo dei profeti annunziando la presenza di Cristo in terra. Il Battista sub il glorioso martirio, misteriosamente imposto dallarbitrio di una donna impudica. Noi, che nel giorno della decollazione di San Giovanni, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio in Aquila ricevemmo sul nostro capo la tiara, desideriamo che tal Santo venga onorato mediante inni, canti religiosi e devote preghiere dei fedeli. Affinch, dunque, in questa chiesa la festivit di San Giovanni sia esaltata con segnalate cerimonie e sia celebrata con il devoto concorso del popolo di Dio. In ogni ricorrenza annuale della festivit Noi assolviamo dalla colpa e dalla pena conseguenti a tutti i loro peccati commessi sin dal Battesimo, tutti quanti sinceramente pentiti e confessati saranno entrati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festivit di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti la festivit. Dato in Aquila ,29 settembre, nellanno primo del nostro pontificato. Un grande applauso accompagna lo spegnimento della luce Voce fuori campo Il perdono. Siamo stati tutti perdonati! Alleluia!. Un occhio di bue illumina a sinistra dove appare D'Angi. DAngi Santit, quale gesto avete saputo comPietroe, nessuno mai potr mai dimenticarVi. Da oggi la chiesa , in ognuno di noi, vicina e comprensiva delle nostre debolezze di uomini e di poveri peccatori. La luce torna ad illuminare lintera scena e Celestino V risponde a DAngi.
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Celestino Non dovete lodare me, ma il Signore che mi ha guidato e lo Spirito Santo che mi ha illuminato. DAngi Santit, nessuno: n i Cardinali che, per le Vostre lacune politiche, Vi vorrebbero a Roma per poterVi usare e n i Vostri fedeli fraticelli sparsi per ogni dove nei pi reconditi luoghi di preghiera avrebbero potuto mai immaginare un dono cos grande per il mondo come la Perdonanza. Celestino Se ci potuto succedere lo dobbiamo anche alla vostra ostinazione. La vostra ostinazione mi ha condotto al soglio pontificio e sar mia cura, per sdebitarmi, ratificare il vostro accordo con Giacomo D'Aragona, alla cui morte la Sicilia torner sotto la vostra reggenza. DAngi Vi ringrazio Santit! Sento, per, nelle Vostre parole, una certa ansia. Cosa vi ossessiona? Celestino La mia veneranda et non mi concede molto tempo e devo fare in fretta; mio compito salvare la Chiesa dalla debole moralit che aleggia fra le sue mura, in particolare fra quelle di Roma. Sono sgomento per la mancanza di principi morali; si respira, guardando gli attuali Cardinali o le potenti famiglie che essi rappresentano, un forte disagio morale. Manifestano stili di vita contrari al pubblico decoro, incompatibili con il ruolo che ricoprono e con la correttezza morale che li dovrebbe guidare I Cardinali, D'Angi, mi fanno visita solo per parlare dei loro problemi e dei loro affari personali o di famiglia; nessuno di loro ha mai un quesito religioso o teologico da porgere alla mia attenzione, e mai nessuno di loro si posto in alcun modo di fronte alla plebe a studiare i loro bisogni. Chiunque accetti un mandato deve essere consapevole della sobriet, della disciplina e dell'onere che esso comporta, per s e verso gli altri. La mancanza di fiducia in chi ci rappresenta e che dovrebbe guidarci verso la verit, il dramma dei nostri giorni. Abbiamo il bisogno e l'obbligo di
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infrangere l'involucro individualista e di favorire e incoraggiare la voglia del noi. Ognuno pensa a se e nessuno a Noi tutti. L'individualismo guida incondizionatamente il potere contro la tolleranza e l'indulgenza. Aiutatemi anche Voi D'angi; la Chiesa abbisogna di uomini di fede. Sento il dovere di dover promuovere regole ferree che gli uomini di chiesa devono osservare, per dare loro per primi l'esempio. DAngi Santit di cosa parlate? Celestino Devo alla Santa Chiesa l'impegno di nominare come nuovi cardinali, figure di indubbio valore spirituale. Devo far presto, devo anche riscrivere la regole per l'elezione del nuovo pontefice perch non succeda pi ci che ha portato alla mia elezione, in tal senso fiducioso della Vostra religiosit nomino voi Maresciallo del futuro conclave, nessuno dovr entrare e nessuno dei Cardinali potr lasciare il conclave fino all'elezione del nuovo pontefice. DAngi Santit Vi ringrazio della fiducia. Per i Cardinali, per, abituati come sono, che da un conclave all'altro passano svariati mesi, nei quali cercano di comprarsi l'un l'altro e di accaparrarsi il voto in cambio di favori o di favolose ricompense, sar durissimo. Celestino E' il loro obbligo primario e non hanno ragione di lagnarsi e per quanto sia duro devono impegnarsi per il bene della Chiesa e dei fedeli e, solo in assoluto rapporto spirituale potranno trovare la giusta illuminazione. E perch siano sicuri di avere trovato il legittimo interprete della volont divina dovranno essere d'accordo almeno per i due terzi. DAngi Fiat voluntas Vestra! Santit, come Maresciallo del conclave sar mia cura sorvegliare sugli eminentissimi; ma Voi se siete sempre del parere che io debba badare, oltre che al Conclave prossimo, alla Vostra persona e alla Vostra salute, Vi vorrei consigliare di trasferire la
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curia da Aquila a Napoli; se ci di Vostro gradimento possiamo fissare la Vostra residenza in Castel Nuovo, dove potremo allestire una stanza arredata convenientemente, per la vostra preghiera e la Vostra meditazione, dove nessuno potr disturbarVi. Celestino Noi desideriamo solo potere aiutare i fedeli a vivere in Cristo per Cristo offrendo loro la via maestra che lo Spirito Santo ci indicher verso la letizia. La preghiera non sottoposta al luogo; essere ad Aquila, a Roma dove, al contrario di Voi, mi reclamano i Cardinali, o a Napoli lo stesso. DAngi Santit, Napoli da troppo tempo che sta senza il proprio re, e i napoletani saranno felici di ricevere il nuovo Pontefice e porgere nelle Vostre mani la loro devozione. Celestino Sapete essere convincente come sempre.
Si spegne la luce sulla parte destra e si illumina quella di sinistra. Il fondale azzurro e lo stemma sopra alla sedia gestatoria quello di Napoli. Papa Celestino V riceve D'Angi. DAngi Santit? La nuova residenza soddisfa le Vostre esigenze,
Celestino Non il luogo a dovere essere soddisfacente, l'anima di chi intorno a Noi deve essere scevra da cupidigia. Se questo sar saremo felici Noi tutti, se questo non sar ne saremo dispiaciuti e chiederemo perdono a Nostro Signore e invocheremo lo Spirito Santo perch li illumini. DAngi Molte sono le decisioni politiche, in Italia come nel resto d Europa, che attendono un Vostro avallo, La Vostra approvazione primaria a sancire un accordo davanti agli uomini e davanti a Dio. Entra nella stanza Tommaso.
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Celestino Dio non credo abbia in cuore il destino degli affari fra gli uomini, ma se essi stessi hanno bisogno del sostegno della Chiesa lo faremo. (gira lo sguardo verso il fedele Tommaso) Tommaso, sono felice di vederti. Tommaso Santit, giunta una missiva che contiene una Lauda di Iacopone da Todi Celestino Leggi pure. Tommaso: "Che farai, Pietro di Morrone? - sei venuto al paragone. - Vedremo l'operato - che in cella hai contemplato. - Se il mondo da te ingannato, - seguir maledizione". Celestino Basta, Tommaso!.(Riflette tra s e s) Iacopone mi sfida e mi sollecita a non tradire. (Si rivole, poi, al re) D'Angi, lascatemi solo e abbiate Voi cura delle liti politiche, a me daltro mimporta. (Il re si inginocchia e lascia la sala). Iacopone giunge al momento giusto e mi esorta e mi ricorda quale il mio dovere, che pria d'essere Pontefice sono frate, che nel silenzio della cella ho cercato la verit e a quella sono legato. Iacopone virtuoso a invocare una chiesa fra gli uomini per un Cristo fra gli uomini Ho l'obbligo verso Lui e verso tutti i fraticelli che credono in me di riconoscere la loro congregazione. Prepareremo una bolla pontificia che sancisca l'ordine dei Pauperes Heremitae Domini Celestini. Infine, poi, pregheremo per loro e per lo stesso Iacopone da Todi che con ansia aspettano una Ecclesia Spiritualis e pregheremo perch la loro intransigenza, quando io non ci sar a proteggerli, non finisca con indicar li come nemici della Chiesa e condannarli a penare e fuggire l'ira dei potenti. Tommaso esce di scena, Celestino rimane solo si avvicina al proscenio prende fra le mani la laude di Iacopone e la legge in assoluto silenzio, poi in confessione si rivolge a Nostro Signore in direzione del pubblico.
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Celestino Signore mio Dio, Iacopone mi scrive e mi paragona ad una bilancia, simbolo di equilibrio e di giustizia, poi mi giudica Ante eventum; implicita in lui la certezza del mio fallimento. Mi avvisa che non ci sono regni intermedi e dice: se l'anima viziosa ad attenderla sar l'inferno. Mi esorta e mi sfida a far bene, poi mi condanna ancor pria che io possa agire, non ha fede in me che sono Vostro. (pausa) Mentre regno sulle anime, sento che perdo la mia. Dammi Tu la forza di cercare, Davanti a Te sta la mia forza e anche la mia debolezza: conserva la forza e guarisci la debolezza, Fa che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni. Fiat voluntas tua. Si spegne la luce (pausa). Si riaccende ed illumina solo la parete di destra il fondale ancora quello di Napoli e Papa Celestino V dal soglio pontificio legge una nuova bolla pontificia. Celestino Celestinus episcopus, servus servorum Dei Nomino 1. Simon de Beaulieu, Arcivescovo di Bourges. 2. Beraud de Got, Arcivescovo di Lione, 3. Tommaso dOcre, Abate di San Giovanni in Piano. 4. Jean Le Moine, Vescovo di Arras, Vice Cancelliere di Santa Romana Chiesa. 5. Pietro d'Aquila, benedettino, Vescovo di ValvaSulmona. 6. Guillaume de Ferrires. 7. Nicolas de Nonancour, cancelliere del capitolo della cattedrale di Parigi. 8. Robert, Ordine dei Cistercensi, Abate dei monasteri di Potigny e Citeaux, Superiore Generale del suo Ordine. 9. Simon, Ordine benedettino cluniacense. 10. Landolfo Brancaccio, di Napoli. 11. Guglielmo Longhi, Cancelliere di Carlo II d'Angi. 12. Francesco Ronci, di Atri, Abruzzo. 13. Giovanni Castrocoeli, (Ordinis Sancti Benedicti,
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Congregatio Cassinensis), Arcivescovo di Benevento. Quanti nominati sono creati Cardinali della Santit di nostro Signore nel concistoro dato in Napoli, 18 settembre, nellanno primo del nostro pontificato. Applauso Celestino (dopo avere atteso che l'applauso si plachi) I nuovi Cardinali ricordino: essi hanno il compito di aiutare il successore dell'Apostolo Pietro nell'adempimento della sua missione di principio e di fondamento perpetuo nell'unit della fede e della comunione nella chiesa. Rammento ancora che l'elevazione di tutti Voi alla dignit cardinalizia e la presenza di molti fra Voi, fedeli a San Benedetto, restituisce alla Madre Chiesa, pi intenso, il legame fra essa, la carit e il perdono. Si spegne la luce (pausa). Si riaccende ed illumina ancora la parete di destra, stesso fondale Celestino V seduto sul soglio pontificio. Si ode proveniente dall'esterno un forte temporale, lampi e tuoni segnano la scena. Entrano in scena Re Carlo II DAngi e il Cardinale Caetani DAngi Vostra Santit ci avete fatto chiamare? L fuori il mondo trema; lampi e tuoni squarciano il cielo. Quale cataclisma si sta scatenando su di noi? Celestino Non abbiate paura. il cuore di Cristo a piangere per Noi, testimonia il suo dolore. Ogni tuono un anatema verso il cattivo comportamento dei suoi figli, ed io piango con lui. Il tempo dello Spirito Santo, che Gioacchino da Fiore ha tanto descritto come il momento pi elevato dello spirito umano e lungi da arrivare. Piango la mia impotenza contro i soprusi e le nefandezze di cui si macchiano gli uomini in nome della Chiesa. Piango la mancanza di carit e perdono fra le mura della chiesa. DAngi Voi Santit siete Pontefice di somma spiritualit e di
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rigorosi principi morali, conosciuti e apprezzati da tutti; per tutta Europa da Nord a Sud i pellegrini camminano per giorni interi per raggiungere la Vostra persona, ascoltare il Vostro verbo, avere la Vostra benedizione. Quale Pontefice migliore avrebbe potuto volere nostro Signore per la sua Sposa.? Celestino Dio mi ha voluto perch combattessi una battaglia contro il maligno che insanguinava il cuore suo, che pian piano e subdolamente andava distruggendo la sua sposa, questo il mio compito e a questo ho risposto. La plebe tornata nelle Chiese e come dite Voi tornata ad amare il Suo Papa e riconosce in lui il Cristo e il suo Verbo. (pausa per qualche istante e Celestino torna a parlare ma con tono duro e minaccioso) Ma tramite la mia persona gli uomini che mi circondano stanno infangando lonore e la dignit della "Sposa di Cristo" e questo per me intollerabile. Stare inchiodato a questo trono a subire lusinghe maliziose di potenti mi relega ad un ruolo che non serve certo a rendere gloria a Dio. (guarda gli astanti e poi alzando il tono della Voce) perch Io opero in nome e per conto del Cristo. Il Cardinale Caetani rimasto in assoluto silenzio con le mani congiunte e con il corpo leggermente piegato verso il Pontefice in segno di ubbidienza. Card. Caetani Vostra Santit se mi concesso, (Il Papa fa un cenno di assenso). Ges Cristo una sola sussistenza ipostatica in cui sono unite ma non mescolate due nature o sostanze, la divina e l'umana. Per la divina Egli consostanziale al Padre e allo Spirito Santo, per l'umana simile agli altri uomini, di cui Capo non solo per la sua santit e per la Redenzione, ma soprattutto come Dio. Celestino Se far pagare le indulgenze discende dalla Vostra alta concezione teologica del potere temporale, e lontana dal Verbo. Cristo ricordate disceso fra noi per indicare la via alla volta di nostro Signore e
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non ha rivelato che la letizia fosse legata alla autorit del comando. (Perde la pazienza, diventa pi irascibile e torna ad incalzare Caetani) Cardinal Caetani Ci si Vergogni di far pagare il perdono che Cristo ha concesso con amore, (pausa, si avvicina al Cardinale e con il dito indice puntato) e lo ha concesso anche in punto di morte. Card. Caetani (Con toni pi pacati, alla ricerca di portare nuovamente la calma) Santit non vorrei contraddirVi, avverto nella Vostra voce un duro contrasto con il mio pensiero: esso, mi sia concesso, discende dalla forte responsabilit che Noi abbiamo e dobbiamo avere contro il potere di Re ambiziosi e di subdoli faccendieri, pronti a vendere financo la propria madre per arricchirsi. La smania di ricchezza il malvagio che si nasconde fra gli uomini e fra le mura della Nostra Madre Chiesa. Celestino Codesto pensiero apprezzabile, (pausa di riflessione e come se parlasse a se stesso) ed per questo forse che il Vicario in terra quando si adopera in temporalibus concede l' indulgenze a pagamento? (Duro e determinato, a denti stretti) Non credo ci sia alcuna attinenza. DAngi (sommessamente) Santit, Cardinal Caetani non voleva giustificare le indulgenze a pagamento, ma l'obbligo che la Chiesa ha di ratificare il comportamento degli uomini davanti a Dio. Celestino Ne sono conscio, ma ci non giustifica tali comportamenti. Dobbiamo forse dirci bugie per essere in pace con i nostri peccati. Card. Caetani Ci sia testimone Iddio della nostra buona fede Celestino Lo spero per Voi, per tutti gli altri cardinali e per tutti gli uomini di Ecclesia DAngi aiutarVi. Santit diteci in che modo possiamo e dobbiamo
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Celestino Sono ormai vecchio, stanco, decrepito, consumato dagli acciacchi e da una vita fatta di stenti e di privazioni, ma trover la forza e il coraggio di oppormi a questo scempio. La mia risposta che Papa Celestino non ci sta e non legittima il malvagio contro la povera gente, che davanti alle faticose rinunce alle quali chiamata di giorno in giorno, bisogna solo di una parola di conforto per non sentirsi sola Voi al contrario cercate il Papa per soddisfare i Vostri bisogni di ricchezza. Il messaggio che passa fra la gente che l'uomo ormai tanto pi importante quanto pi ricco. l'Ego sconfinato e l'ambizione smisurata sono le nuove armi del maligno: distoglieranno l'uomo dal cercare la felicit al proprio interno e lo spingeranno a cercarla fuori di s. La ricchezza che lo rende importante agli occhi degli altri, lo impoverisce agli occhi del Signore. Celestino non qui per aiutare il maligno ma per combatterlo. Il mio tempo finito, quanto in mio possesso ho fatto e ho detto. La plebe pu scegliere e la Chiesa lo stesso. Ora sta a Voi percorrere la via maestra segnataci dal Signore. Celestino non resta a guardare, ma torna in preghiera per S e per tutti Voi. DAngi Celestino gi terminata. DAngi Volete lasciarci ed andare nuovamente ad Aquila? Voglio lasciare il soglio pontificio, la mia missione
Card. Caetani Volete forse abdicare? Abdicare!? Celestino Voi due simulate e inscenate dispiacere! Vi guardate in cagnesco! Abbiate la compiacenza di non fingere dinnanzi a Me! Siete uno lo specchio dell'altro e troverete uno nell'altro l'alleato migliore. Voi Cardinal Caetani con l'appoggio dei cardinali francesi fedeli al Re (indicando con l'indice D'Angi) potrete addirittura diventare Papa contro gli Orsini e i Colonna.
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Se la nuova era abbisogna di un Teologo di grande spessore che sappia animare il potere, dando pi forza al timor di Dio che alla piet dello stesso, quello designato da Nostro Signore non potete che essere Voi. Card. Caetani (si inginocchia) Se questa la Vostra volont, Se avete cose da Chiarire sar mia cura scrivere il documento di abdicazione. Celestino Ci che devo chiarire, sgorgher dal mio cuore al momento. Voi pensate solo a scrivere la parte burocratica che alla Chiesa abbisogna. Adesso lasciatemi solo. Il Cardinale e il Re si inginocchiano ed escono di scena. Celestino rimasto solo riflette sul suo futuro. Celestino Povero Celestino! Pagher duramente per questa mia inflessibile indisponibilit a servire gli interessi temporali di chiunque; sar calunniato, offeso, vilipeso, ma non mi piegher n agli uni n agli altri che mi spingono a cagionare una divisione a favore di una nuova chiesa. Uno scisma con certezza non favorisce l'amore per nostro signore che alberga nel cuore della buona plebe, che non saprebbe a chi rivolgersi per implorare un beato perdono. Celestino suona il campanello posto sulla propria destra e subitamente entra in scena Tommaso Tommaso Santit? Celestino Ho poco tempo, prima chIo torni in preghiera, ho urgenza per me e per Voi tutti di riscrivere i principi e le norme che regolano l'elezione pontificia. Tommaso (umilmente) Come posso esserVi di aiuto, Santit! Celestino Tommaso ascolta le mie parole e prepara la bolla che dovr leggere due giorni prima che per mia stessa volontade sar deposto Tommaso si china e piange
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Celestino Non piangere il mio compito sta finendo e la nostra anima e felice di aver fatto ci che Cristo ci ha ordinato. Tommaso: Fiat voluntas Vestra, Sanctitatis. Celestino Si ripristinino le disposizioni contenute nella costituzione apostolica Ubi Periculum sull'elezione pontificia, dettata da Gregorio X. Il nuovo pontefice deve essere eletto per acclamazione, in seguito alla pubblica proposta di uno o pi cardinali, per compromesso o per ballottaggio segreto che richiede la maggioranza dei due terzi dei presenti. (pausa) E mai pi si aspetteranno ventisette mesi per avere un nuovo pontefice (furioso e deciso) Si spegne la luce (pausa). La luce si accende e illumina sia la parete di sinistra dove appare il Concistoro riunito sia la parete di destra dove il soglio pontificio ancora vuoto. La scena permeata da un forte brusio di voci che si accavallano l'una sull'altra. Entra in scena Celestino V, piccolo ed emaciato nelle membra stanche e vecchie, accompagnato dal fedele Tommaso e si dirige, sulla parete di destra, a sedersi alla sedia gestatoria. Celestino (D'improvviso, come un guerriero, grida la sua rabbia) Tacete, venditori di felicit a prezzi stracciati. (pausa) Tacete, peccatori!. Lo scempio che ho visto in questi mesi non Vi d il permesso di parlare ma solo quello di ascoltare. D'improvviso silenzio Celestino si alza e si fa loro contro a sfidarli Celestino Sappiate ascoltare la voce del silenzio e vedere la luce nel buio, Se l'uomo immagine di Dio, anche noi siamo spirito. Portate la Vostra spiritualit fino a Lui e contemplateVi in Lui per capire Voi
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medesimi. Considerate che una anima sola avete, e se questa avete perduta andrete allInferno. (Pausa) i toni si abbassano L'anima che ognuno di noi possiede la parte divina che ci stata concessa, pura ed immacolata e noi dobbiamo restituirla cos come ci stata donata. L'energia divina arriva a noi tramite lei perch si possa comPietroe la missione alla quale ognuno di noi destinato. Chi tradisce il dono tradisce nostro signore e l'anima persa vagabonder per l'eternit finch le Vostre colpe non saranno espiate e perdonate. prende ad incalzare con decisione i Cardinali. Presto; datevi a Dio e trovate tempo per Dio. E una pazzia pensare solo a quello che finisce sul momento e non pensare allEternit che non finisce mai, una pazzia pensare solo alle cose del Mondo che poi cessano (pausa) e non pensare allEternit che dura per sempre. (Pausa) i toni si abbassano e prima di iniziare a leggere conclude con la manifesta certezza dei propri convincimenti. Il Verbo si fatto uomo per tracciare la via da percorrere e voi fate di tutto per smarrirla. Dopo una lunga pausa in cui osserva i Cardinali, Celestino V srotola una pergamena e legge con fermezza le decisioni prese. Celestino Ego Caelestinus Papa Quintus, spinto da legittime ragioni, per umilt e debolezza del mio corpo e la malignit di questa plebe (indica con il dito i cardinali riuniti), al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillit perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignit, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facolt di scegliere e occuparsi, secondo le leggi canoniche, del nuovo pastore per la Chiesa
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Universale. Inizia nuovamente il brusio, ma questa volta pi forte che prima e le voci si sovrappongono ma Celestino incurante di quel vano putiferio lentamente va verso l' uscita, abbandona il soglio pontificio e la scena. Voci sovrapposte Non ammissibile. Lo , lo . Vecchio e incapace. Siete Voi degli incapaci. Santit non ci abbandoni. Santit non pu, non vada via! (in ultimo un grido disperato balza e si impone sugli altri) Non lasciateci soli Santit! E sul grido d'improvviso torna il silenzio e la luce si spegne. Narratore fuori campo Il 24 dicembre di quello stesso anno, a soli dodici giorni dalla rinunzia di Celestino V, con il prezioso apporto dei voti francesi pilotati da Carlo dAngi, eletto Papa Benedetto Caetani che assume il nome di Bonifacio VIII. Nasce fra il nuovo pontefice e il re di Napoli la torbida intesa che canceller dun colpo la ruggine perugina e getter lo scompiglio fra le file dei seguaci di Celestino, degli "spirituali" e dei "fraticelli". La luci si riaccende ed illumina la parete di destra. Il fondale giallo e sopra raffigurato lo stemma di Roma. Al soglio c' Papa Bonifacio VIII, che manifesta tutta la propria preoccupazione e ansia. Entra in scena Re Carlo DAngi anche lui visibilmente preoccupato. DAngi Santit, cosa Vi affligge? Bonifacio Avete notizie di Celestino? Mi dicono che sia in Molise e ovunque transiti la gente lo segue, e lui continua a dispensare il perdono e pare faccia anche miracoli. La gente per incontrarlo e acclamarlo lo rincorre per ogni dove. DAngi Santit, Celestino vuole tornare fra la sua gente e cerca di raggiungere un eremo dove riprendere e continuare la sua preghiera.
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Bonifacio Non ho la certezza che la sua abdicazione sia stata dettata dal suo cuore, del quale non ho motivo di dubitare. Ho paura che dietro ci sia la torbida manovra dei suoi seguaci per dividere la Chiesa e crearne una nuova e in antitesi con quella di Roma DAngi Avete paura di uno scisma e che Celestino sia suo malgrado il pretesto dei tumulti favoriti dai francescani, dagli Angioini e da quei Cardinali che sappiamo bene. Bonifacio Vogliono riportarlo al soglio pontificio. E riportarlo significherebbe delegittimare il mio pontificato e con me l'operato della Chiesa di Roma. DAngi Voglio per tranquillizzare la Vostra Santit. L'ultima volta che lho visto, il Santo Padre era assorto in preghiera e timoroso di Dio, la sua figura stanca dalle infinite sofferenze faceva s che la sua testa sprofondasse sul petto. Non mi sembrava affatto avesse l'ardire di battagliare. Bonifacio (disturbato dall'argomentare di D'Angi si fa determinato) Ma voi stesso continuate, e lo avete fatto or ora, a chiamarlo Santo Padre. La Chiesa non pu tollerare questa manipolazione ingannevole, questa trama mistificatrice, (pausa, diventa pi furioso) Questa residua sacralit nella figura di Celestino (pausa) indebolisce l'unita della chiesa medesima e del suo principe agli occhi dei reggenti di tutta Europa. DAngi Avete ragione. Ditemi allora in che posso favorirVi. Bonifacio Catturatelo e portatelo al mio cospetto, dopo di che sar Nostro dovere trovare una soluzione definitiva che non proliferi mai pi ambiguit. DAngi ferma) Bonifacio Sar fatto! (si avvia verso l'uscita ma Bonifacio lo D'Angi, abbiate cura di portare con Voi uomini
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fidati come Teodorico da Orvieto. La sua presenza sapr essere un messaggio per lo stesso Celestino: Non una vendetta ma una diatriba da risolvere. DAngi si inginocchia e senza conferire altro abbandona la scena mentre Bonifacio VIII lo benedice con il significativo gesto della mano destra a delineare la croce. La scena diventa buia e si accende un occhio di bue che illumina verso sinistra dove seduto Bonifacio VIII con in capo la Tiara, il sacro copricapo papale, e in mano il pastorale, dall'estremit ricurva e riccamente decorata di un metallo lucido e di grande impatto, uno scettro pi che un bastone pastorale. Bonifacio (Con voce alta e tonante afferma le proprie convinzioni teologiche al disopra di tutto e di tutti) La Chiesa coincidente col mondo; il Papato non esista se non nel Papa medesimo, istituzione vivente, perch egli rappresentazione vivente del Cristo, che della Chiesa il Capo. Il Pontefice agisce in persona Christi e il Papato non esista se non nel Papa medesimo. Egli il Vicario di Cristo in Terra. il suo stesso potere vivente emanazione della Potenza vivente che il Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso. Ges Cristo una sola sussistenza in cui sono unite ma non mescolate due anime, la divina e l'umana. Per la divina Egli stessa sostanza del Padre e dello Spirito Santo, per l'umana simile agli altri uomini, di cui Capo non solo per la sua santit ma soprattutto come Dio. Egli lo strumento eletto mediante il quale Cristo regge la Chiesa. Come il Figlio di Dio regge il mondo a nome del Padre, cos il Papa lo governa in nome del Figlio. E come il Padre opera nel Figlio, Questi opera nel Papa. Il Papa pieno della santit del suo ufficio, per cui, al di fuori della sua persona, nulla c' che non sia proprio del Papato stesso. la scena torna ad essere buia e l'occhio di bue questa volta illumina la parte
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destra dove seduto Celestino V. A capo scoperto indossa ancora le Sacri vesti papali ed ha con s il suo bastone pastorale che non ha mai abbandonato. Celestino (urla disperato la sua certezza) La chiesa non potere!(pausa per poi incalzare) Il potere non infonde bont ma incute paura e la paura rende la plebe schiava in nome del timor di Dio. Ma Dio immensa luce e dall'immenso l'uomo nasce libero ed libero ogni qual volta Iddio lo perdona e gli offre ancora la possibilit di scegliere tra il bene e il male. Dio opera attraverso i suoi sacerdoti e offre a tutti il suo aiuto. Niuno ha da sentirsi solo! La natura ci ha creato uno subordinato all'altro. Cristo ci ha plasmati gli uni fratelli degli altri. Ogni uno abbisogna dell'altro e tutto abbisogna di Dio. E Lui, pure, abbisogna del figlio come dello Spirito Santo e loro, pure, hanno bisogno del Padre e niuno ha da sentirsi solo. Dio uno e trino e ha creato l'omo a immagine sua cos che ogni omo incapace di trovarsi fuori di Lui. la scena torna ad essere buia per poi illuminarsi per intero offrendo agli astanti Bonifacio VIII e Celestino V uno di fronte all'altro. Celestino Mi avete riportato fin qua perch la paura vi affligge. Pensate forse che Celestino abbia interesse a salire nuovamente al soglio, come molti vorrebbero, o pensate che Celestino falso nelle sue decisioni. Se Celestino ha deciso nessuno pu farlo ritornare sulle proprie decisioni, ch sono indicate dalla fede e ispirate dallo Spirito Santo che scende nei nostri cuori. Bonifacio Il Cuore mi dice che verit quanto affermate. La testa, al contrario non pu tollerare le laudi di Iacopone da Todi che mi definiscono Il novello Anticristo, assieme ai tutti i suoi Fraticelli che
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(indicando Celestino) Voi avete riconosciuto come Pauperes heremitae domini Celestini. Celestino La cecit del potere rende sordi e si finisce con non ascoltare gli altri ma solo se stessi. Bonifacio Sordo o no; non posso tollerare una residua sacralit nella Vostra persona. Non posso tollerare le vesti preziose che ancora indossate. Ora Celestino V mentre Bonifacio VIII parla si spoglia delle vesti sacre che indossa e rimane coperto da un solo e semplice lenzuolo. Bonifacio si blocca e rimane a guardare incredulo Celestino Non tollerate perch la paura Vi ossessiona, La paura che Vi possa sfuggire il potere. Celestino Celestino anche ignudo, libero e puro come nacque. Ma continuate. Bonifacio (Scuotendo il capo torna a parlare) Non posso tollerare la mistificazione scismatica che la Vostra santit offre alla devozione popolare. Non posso tollerare che parte del clero e l'adorazione della plebe per Voi osteggi la nuova figura papale a favore di quella che ormai ha abdicato. Celestino (lo incalza e lo accusa). Il Vostro Ego la causa delle Vostre ansie. Chi agisce per paura non pi in s. La paura il motore del maligno, tutti rincorrono questo o quello per paura, e perdono la strada maestra. Voi, per, siete Papa e non vi concesso di perdere la strada, tornate in Voi; Non abbiate paura che io torni al soglio, abbiate timore di Dio che Vi guarda e Vi giudica. Non dovete avere paura che Celestino voglia uno scisma, o che chi lo vuole possa trovare in Celestino un alleato. Vi nascondete dietro le Vostre convinzioni teologiche, che sono solo
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chiacchiere. Un Vaniloquio che anima e svia la povera gente a favore dei potenti, cos si facilitano e nello stesso tempo si moralizzano i loschi affari. Cos giustificate l'arroganza del potere di pochi su molti, in nome di un Dio che invocate a testimone e che rendete complice degli interessi Vostri e dei Vostri potenti amici. Ogni azione in tal modo, pensate abbia la sua giustificazione morale, come del resto avete fatto per la mia abdicazione. Ricordate! Entrambi abbiamo avuto il privilegio di passare alla storia ma non saremo onorati per le ciarle ma per i fatti. Di quelli dobbiamo rispondere ai posteri che ci ricorderanno e al Signore che ci ha scelto e voluto contrapporci uno contro laltro armati delle nostre idee perch nulla sia lasciato al caso. Bonifacio (dopo avere ascoltato in silenzio si fa incontro con aria minacciosa e con tono basso scandisce piano piano ogni parola) Veramente strano. Non immaginavo che potesse esistere un uomo come voi. Come politico non voglio andare oltre e non voglio udire oltre le Vostre prediche. Non cambier le mie idee, il dado tratto e davanti a Noi c' una sola strada, e quella Bonifacio VIII. Celestino non io. (ironico ma duro) La tiara dopotutto la portate Voi,
Bonifacio Esatto la Tiara mia (poggiando la mano sinistra sul copricapo tanto importante) e io decider del Vostro futuro. Sarete condotto in un posto sicuro, sorvegliato a vista e dove niuno Vi potr raggiungere. Celestino (sommesso ma non arrendevole) Se avete deciso di violentarCi, a me come ai miei sostenitori, con sofferenza e pene, noi risponderemo alla vostra capacit di infliggerci il dolore con la nostra capacit di sopportarlo; andremo incontro alla vostra forza fisica e alla vostra violenza con il nostro coraggio spirituale.
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Rammentate: anche da Vostro prigioniero Celestino uomo libero. Il coraggio di sentirsi liberi obbedisce al nostro cuore: la nostra vita giorno per giorno ci insegna quanto sia importante e preziosa la libert, dono che Dio ha fatto a tutti gli uomini. Celestino uno di loro ed per amore della libert che pu rinunciare agli onori del papato, sine alcun pentimento. Bonifacio Ora, e nessuno mai sapr di questa mia confessione, mi rivolgo a Voi Celestino, per l'ultima volta e lo faccio come semplice uomo dinanzi al suo pastore. Io ho votato per Voi come Pontefice contro ogni mia convinzione, persuaso, anche quel giorno, che stessi facendo i miei interessi. Ma Voi, coi Vostri gesti, avete ridato alla Madre Chiesa la fiducia che merita tra i suoi proseliti. La Perdonanza, un gesto d'amore tra i pi dolci e pi caritatevoli che un Pontefice potesse fare per i propri fedeli, sar per me e i futuri Papi fonte di ispirazione. Seguire il Vostro insegnamento duopo e io medesimo Bonifacius octavus proseguir sulla via da Voi tracciata e ordiner che ogni cento anni ci sia un anno Santo, l'anno della remissione dei peccati, della riconciliazione e della penitenza, per i pellegrini che umili e liberi verranno alla Madre Chiesa. Ma la Madre Chiesa anche l'espressione del potere di Dio sugli uomini. Il potere tanto pi sbalordisce tanto pi convince nel suo verbo, Celestino La forza del Verbo sta nel significato di ogni sua parola non negli orpelli e nelle strutture che l' affiancano solo per sbalordire. Bonifacio In linea di principio potreste avere ragione, ma la storia ci insegna che il potere tanto pi emoziona quanto pi impone il suo pensiero. Ogni uomo dinanzi alla grandezza delle opere che lo lasciano attonito si sente impotente e l'eccellenza di quanto osserva per lui immagine da seguire. E, se dietro l'immagine c' un' idea quella diviene il principio, fonte di ogni azione. In nome della Sapientia istituir l'universit. L'intelligentia romana
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sbalordir il mondo intero in tutte le arti e le scienze. Le nuove menti, fulgide e illuminate sapranno dare grande lustro alla madre chiesa e alla citt di Roma. I pi grandi architetti e maestri d'arte lavoreranno per la grandezza della Chiesa. In Umbria, tra i luoghi del Santo, dove radicata forte la spiritualit edificher la pi grande cattedrale di tutti i tempi. Ad Orvieto fra i vicoli della citt, maestosa e improvvisa apparir ai fedeli, e l'emozione che ne scaturir indurr in loro il bisogno di pregare e di rimettersi nella mani del Signore, e di conseguenza nelle mani della madre Chiesa, testimone dell'immensa grandezza di Dio e dell'importanza del Verbo. Celestino Che Dio Vi assista! Bonifacio Dio con me, sapr capirmi e guidarmi perch solo cos il Verbo si propagher nel mondo pi forte e autorevole. Celestino (Scuote la testa in segno di disapprovazione) Non dimenticate, non fate finta di non sapere. Per lo spirito siamo vicini a lui, per la carne siamo peccatori e lui ci testimone, giudice ma non certamente complice. Bonifacio Dio mi capir e so per certo che anche Voi finirete col capirmi. In niuno modo posso modificare le mie decisioni e sa Dio quanto mi costa, ma non posso permettere alcuna debolezza con niuno e tanto meno con Voi per quello che Celestino rappresenta fra la gente e fra gli ordini religiosi. Sa Dio se quanto stabilito giusto. Celestino voluntas Dei. Nulla giusto, nulla sbagliato: Tutto ! Fiat
Bonifacio Fiat voluntas Dei. (pausa) Celestino sarete condotto a Fumone e Vi concedo per compagnia i monaci: Berardo di Colle Alto,
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Bartolomeo da Trasacqui, e il fedele Tommaso da Sulmona, che potranno attendere alla Vostra persona. Avete da farmi qualche richiesta? Celestino No! Voglio solo rassicurarVi che Celestino non vi porta rancore anzi vi ha gi perdonato. Ma mi preme ricordarVi che se un giorno vi doveste trovare davanti a Dio e domandargli perdono per quanto state per fare, saprete di avere perso la pace interiore, e non Dio che pu ridarvela. Chiunque sia pentito perdonato da Dio e non c' alcun bisogno di domandarglielo. Bonifacio attonito, e Celestino si avvicina e ancora una volta lo sorprende con il segno della benedizione. Celestino Ego benedico vobis.
Buio sulla scena si chiude il sipario e dalle tende esce al cospetto del pubblico il fedele Tommaso che racconta Tommaso (Narra con voce forte e determinata quale a Tommaso non avevamo mai sentito) Gi dalla domenica della settimana prima, si era reso conto del suo aggravamento ma con grandissima devozione e timor di Dio disse lo stesso la sacra Messa (pi deciso con enfatico dolore) e lo stesso giorno inizi linfermit mortale. Il Santo Padre stesso ha annunciato ai compagni la sua morte. Pigli egli stesso il Sacrosanto Viatico, e poi il santo sacramento dellestrema unzione. Chiedeva non il riposo del corpo, ma dellanima, con la quale gi aspirava e anelava Cristo. Aspettando dunque la fine e il suo passaggio al Signore, non cessava di fare orazione e recitare salmi, e lo stesso facevano
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i suoi compagni. Il Sabato, la sera precedente lottava di Pentecoste, aggravandosi linfermit, mancandogli le forze del corpo, mentre dava lultimo spirito a Dio, con flebile e debolissima voce, che a pena si sentiva, cant lultimo salmo di Davide. Laudate Dominum in Sanctis eius. Subito chebbe detto le ultime parole, rese lanima Santa al suo Creatore e Redentore. il Santo Padre aveva portata in se stesso nel suo corpo la Croce di Cristo, e quella sempre aveva sommamente amata, e il Signore si mostr presente nell'ora del suo distacco col testimonio duna miracolosa risplendente Croce. Il giorno precedente sino allora della morte gli armigeri di guardia videro un improvviso bagliore. Era apparsa una rilucente croce color delloro piccola e risplendente in aria, in mezzo e avanti la porta della celletta, dove era il Santo. Rimase l, ben visibile, finch, il giorno successivo, il Santo non esal lultimo respiro. Entra in scena Bonifacio VIII e si pone al fianco di Tommaso che gli offre il proscenio facendo un passo in dietro Bonifacio (Voce pacata e sommessa) Iddio ha illuminato la sua dipartita sappia perdonarci nel nome di quella croce che per Celestino costitu il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti pi impegnativi. Dalla giovinezza all'ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza". Nella Croce ultima visione ha visto le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, e si e' sentito portare nel mare infinito dell'amore di Dio che per l 'intera vita aveva bramato". Davanti a tal miracolo Noi siamo qui increduli a chiedere perdono a Dio, ch la nostra anima afflitta dal rimorso e fievole diventa il convincimento di aver preso
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la giusta decisione.Tuonano nella Nostra testa le ultime parole del Santo e cerco con forza il pentimento per il vile atto. Tommaso e Bonifacio VIII aprono il sipario tirando uno a destra l'altro a sinistra la tenda e scoprono al centro della scena il catafalco di Celestino sul quale domina una croce illuminata (Bonifacio VIII si inginocchia davanti al catafalco e lo stesso fa il fedele Tommaso entrambi rivolti al pubblico) Bonifacio Ego Bonifacius Papa octavus, dichiaro il lutto di Santa Madre Chiesa per il dolore che la notizia ci ha cagionato. Io medesimo vestir a lutto e celebrer la messa in suffragio di Caelestinus Papa Quintus.. Si disponga che Cardinal Tommaso D'Ocre della congregazione dei celestiniani organizzi i funerali, che Teodorico da Orvieto vegli sua Santit e conduca seco cavalieri e servitori per traslare la Salma da Fumone In Sant'Antonio a Ferentino l dove i fedeli potranno dargli l'ultimo saluto. Infine, ordino che si dia principio al processo di Canonizzazione ch nei secoli dei secoli Noi e i futuri fedeli possano pregarlo e invocarlo nel nome di San Pietro Celestino. Bonifacio e Tommaso avanzano verso il proscenio, fanno il segno della Croce e dinanzi a loro scende il sipario. FINE
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