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Prototipi monetali sicelioti

e interpretazioni puniche
di Giuseppe Guzzetta
*
Alla fine della sua opera su Le monete greche della Sicilia G. E. Rizzo pose
la presentazione di una ricca selezione sia delle numerose monete coniate da
citt fenicie sicuramente determinate, sia di quelle altre, coniate dai Cartagine-
si nella Sicilia occidentale e cos motiv questa scelta: a minor dritto che le
monete di Segesta e di Eryx, quelle delle citt fenicie rientrano, anchesse nel-
lambito della nostra trattazione rivolta alle Monete greche della Sicilia, per-
ch se esse non sono di arte greca nelle forme stilistiche, greche pur sono, guar-
dando alla derivazione dei tipi, considerati come imitazioni provinciali di quel-
li delle citt greche. Unarte fenicia, di stile diverso e indipendente dal greco,
nessuno saprebbe riconoscerla anche in codeste monete, alle quali deve esten-
dersi la questione che stata profondamente trattata su quel che sia veramen-
te o non sia larte dei Fenici
1
. Pi avanti, illustrando alcune monete pu-
nico-sicule di citt che non possibile identificare e quelle coniate dai Carta-
ginesi in Sicilia, ricordava che le linee fondamentali di questo capitolo della
numismatica siceliota furono tracciate ....da Gregorio Ugdulena, linsigne se-
mitista siciliano, al quale attribu giustamente il non piccolo merito di avere ri-
conosciuto, come aveva scritto lo stesso Ugdulena, di somma importanza, s
per lo studio dellarte, e s per la storia del commercio e della dominazione car-
taginese in Sicilia, quella classe di monete, numerosissima tra le siciliane, che
son dette puniche per la qualit de loro tipi o per li caratteri fenicii di che son
segnate. Sotto la multeplice variet delle forme, esse portano sempre limpron-
ta del genio siciliano, e mostran lopera di siciliani artisti
2
e di avere curato la
pubblicazione della prima silloge di tali monete, da lui stesso disegnate e inci-
149
*
Universit di Catania
1
Rizzo 1946, pp. 298-299. Da tempo si riconosce concordemente che i risultati artistici degli
incisori monetali della Sicilia greca raggiunsero i vertici delleccellenza e furono modello inegua-
gliato, sicch il giudizio del Rizzo, fine interprete dellarte monetale siceliota, sebbene aspro ap-
pare tuttora adeguato. Per una valutazione di ordine generale delle varie produzioni artigianali e
artistiche dei Fenici e dei Cartaginesi in Sicilia si rinvia allopera di ampio respiro di Moscati 1987
che ne offre una presentazione complessiva, ponendo nel giusto risalto linfluenza greca su di es-
se; a tal proposito a p. 198 lA. rileva: interessante osservare come linfluenza greca si dispie-
ghi, e sia recepita, laddove ben precise ragioni commerciali stanno a determinarla: il caso delle
monete, che al tempo stesso accettano quelle componenti greche che servono a omologare il cir-
cuito e si differenziano per quanto occorre a qualificarle in autonomia nel circuito stesso.
2
Ugdulena 1857, p. 3.
se
3
. La visione dunque espressa lucidamente dallUgdulena in quel suo lavo-
ro pionieristico della met dell800, nel quale assegn le monete sicule che son
segnate di alcuna epigrafe fenicia alle zecche di Mozia, Solunto, Panormo,
Eraclea Minoa, Lilibeo, Imera e Segesta trattando sol di passaggio delle in-
certe e delle anepigrafi, si consolidata in tutte le opere successive che, nella
seconda parte dello stesso secolo
4
e poi nel corso del XX
5
e fino ad oggi
6
, del-
la trattazione di queste monete hanno fatto un capitolo della storia della mo-
neta siciliana nellantichit.
Una autentica pietra miliare degli studi sono le ricerche di G. Kenneth Jen-
kins da lui pubblicate tra il 1971 e il 1978 in una serie di quattro articoli dal tito-
lo Coins of Punic Sicily
7
che costituiscono un corpus delle monete siculo-puniche,
ordinato, con magistrale metodo numismatico, per sequenze di conii; esso sar
per molto tempo ancora fondamentale e solidissima base di partenza di ogni in-
dagine, necessariamente di carattere particolare, su questa materia. perci na-
turale che in questa sede si segua la cronologia e la successione delle serie mone-
tali stabilite dallinsigne studioso che finora sono unanimemente accettate.
Le prime emissioni puniche in Sicilia sono quelle di Motye e Panormos. La
prima cominci a coniare, a partire probabilmente dal 425 a. C. e per circa un
decennio, didrammi di piede euboico-attico che presentano (fig.1) nel D/ un
cavaliere apobates cio in atto di saltare dal cavallo in corsa a sin., leggenda gre-
ca MOTVAION, nel R/ testa femminile a s. con i capelli sollevati dalla nuca,
raccolti in un grande nodo sporgente e cinti da quattro giri di benda sottile; in-
torno quattro delfini. Questi tipi derivano direttamente da modelli ravvisabili
nelle monete di zecche della Sicilia occidentale dellultimo quarto del V seco-
lo a. C. Il cavaliere del D/, come stato rilevato da tempo
8
, infatti unimita-
zione di quello dei didrammi di Himera (fig. 2), la testa femminile del R/ una
copia di quella dei didrammi di Segesta (fig. 3) che a sua volta imitazione del
tipo siracusano della testa di Aretusa della serie XXII del Boehringer (fig. 4) da
lui datata intorno al 440 a. C. e dal Jenkins intorno al 430, sicch le copie fat-
te da Segesta e Mozia avrebbero avuto inizio intorno al 425
9
. Pochi anni dopo,
la zecca di Motye mutua i tipi di entrambe le facce da quella di Segesta, poich
imprime (fig. 5) nel D/ il cane stante a sin., accompagnato dalla figura accesso-
ria di una piccola testa femminile in alto, come nei didrammi segestani e nel R/
150
Giuseppe Guzzetta
3
Rizzo 1946, pp. 304-305.
4
Cfr. ad es. Salinas 1858 e Holm 1906, pp. 133-149.
5
Head 1911, pp. 136 (Cephaloedium), 139 (Eryx), 157-158 (Motya), 161-163 (Panormus),
170 (Solus), 877-879 (siculo-puniche); Hill 1903, pp. 139-148; Rizzo 1946, pp. 298-309; Franke,
Hirmer 1972, pp. 64-67; Kraay 1976, pp. 227-228.
6
Cfr. ad es. Rutter 1997, pp. 160-164.
7
Jenkins, 1971b, 1974, 1977, 1978, ristampati, senza alcuna modificazione, e raccolti in vo-
lume con lo stesso titolo apparso a Zrich nel 1997.
8
Rizzo 1946, p. 303.
9
Jenkins 1971b, p. 27.
la testa femminile della precedente emissione, che come si detto, una inter-
pretazione segestana del prototipo siracusano; la leggenda ancora greca
MOTVAION. Laderenza formale ai modelli greci fin qui molto stretta, tan-
to che si potrebbe pensare allimpiego di incisori se non greci
10
almeno per-
meati da forti suggestioni artistiche greche da parte della zecca punica.
Alcuni conii del D/ delle serie di Motye con il tipo del cane furono abbina-
ti anche con due di rovescio con legenda punica sys e la testa femminile di tipo
segestano (fig. 6); per di pi uno di questi ultimi presenta tracce della leggenda
Segestazib accanto a quella punica sys sicch si giustamente ritenuto che esso
fosse stato originariamente preparato per Segesta e poi riadoperato dalla zecca
punica
11
. Questi primi didrammi con leggenda sys, noti gi agli studiosi della fi-
ne dellOttocento
12
, sono dunque legati da un lato a quelli di Motye e dallaltro
a quelli di Segesta dalle cui zecche sarebbero stati trasferiti i conii, tanto che si
potuto avanzare lipotesi che quelli di matrice segestana fossero stati prodotti
da maestranze di Segesta
13
. Riguardo al significato della leggenda sys, gi in pas-
sato riferita a Panormos
14
, il Jenkins e altri dopo di lui hanno dimostrato con
solidi e convincenti argomenti che essa indica il nome punico della citt (con si-
gnificato differente da quello del toponimo greco), adducendo tra laltro come
prova una serie di litre coniate intorno al 410 a. C. che presentano nel D/ la pre-
detta legenda punica e nel R/ quella greca PANORMOS, sicch non pu dubi-
tarsi che le due iscrizioni siano luna equivalente allaltra come quelle bilingui
che appaiono su monete di Solous
15
(v. infra). Per dissipare ogni residuo dub-
bio quanto allattribuzione dei didrammi sopra ricordati inoltre egli ha osserva-
to che essi sono strettamente connessi a queste litre sotto il profilo epigrafico, a
151
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
10
Gabrici 1959b, p. 19 si spinse a ritenere le monete di Mozia lavorate da incisori siracu-
sani.
11
Jenkins 1971b, p. 27.
12
Imhoof-Blumer 1886.
13
Jenkins 1971b, p. 28.
14
Holm 1906, pp. 144-148, avanz unipotesi di compromesso, assegnando le monete pi
antiche con leggenda sys a Panormos, quelle posteriori a un un certo numero di citt sotto la
protezione di Cartagine...una lega cio di indigeni e di orientali, certo di non greci, diretta con-
tro i Greci dellisola; Gabrici 1959a, p. 159; Gabrici 1959b, pp. 17, 52-53; Bisi 1969-70, pp. 83-
85 (il termine sys sarebbe il segno distintivo di emissioni derivate da quella della zecca princi-
pale serie coniate nelle altre colonie puniche della Sicilia occidentale (Selinunte, Lilibeo, ecc.)
ogni volta che la zecca principale nellisola (certo da localizzare a Panormos) ne stabiliva lemis-
sione).
15
Jenkins 1971b, pp. 27-31, e 1978, pp. 48-50; Mildenberg 1993b, pp. 12-14, dove sono so-
stanzialmente ribadite le osservazioni del Jenkins; Xella 1994, p. 13 ss.; Lee 2000, pp. 50-53, il
quale tuttavia pensa che la leggenda sys non si riferisca soltanto alla citt di Panormos ma a Pa-
normos in its immediate territorial setting, in altri termini alla citt e alla moderna Conca
dOro. Allopposto, continuo e tuttora persistente lo scetticismo di A. Cutroni sullattribuzio-
ne a Panormos delle monete con leggenda sys, che essa invece attribuisce alle zecche di varie cit-
t incluse nel territorio controllato dai Cartaginesi, dalle quali sarebbero stati mutuati i tipi, cfr.
ad es. Cutroni 1967, p. 113; Ead. 1982-83, pp. 216-218; Ead. 1999, pp. 195-199.
motivo dello stesso rendimento delle lettere puniche e dunque devono essere
stati prodotti dalla stessa zecca. Ritornando ora ai didrammi di Motye, si ricor-
da che la durata dei primi due gruppi stata calcolata in circa dieci anni in re-
lazione con il basso numero dei conii impiegati per produrli, che sono rispetti-
vamente sette e uno quelli del D/ e in tutto nove quelli del R/
16
.
A partire dal 415/410 circa e fino al 405 a.C. circa Motye coni didrammi
con legenda dapprima greca MOTVAION e poi punica m t v
17
, e tipi - cane
nel D/, testa femminile nel R/ (fig. 7) - ispirati da quelli segestani e resi con ca-
ratteri stilistici nella prima fase vicini a quelli dei modelli
18
e successivamente,
come suol dirsi, barbarici
19
, riconducibili a incisori punici.
Nellultimo periodo di attivit della sua zecca, compreso tra il 405 circa e il
397 a. C., lanno della distruzione della citt ad opera di Dionisio I, Motye emi-
se, in una prima fase che dal Jenkins racchiusa tra il 405 e il 400 a.C. circa,
tetradrammi e didrammi con i tipi di Akragas, citt che era stata distrutta dai
Cartaginesi nel 406; nel D/ del nominale maggiore (fig. 8) sono impressi aqui-
la ad ali chiuse stante a d. e leggenda punica; in quello dei didrammi (fig. 9)
aquila verso sin.; nel R/ di entrambi il tipo parlante di Akragas, il granchio,
accompagnato dalla leggenda punica nei didrammi. Il volume di emissione fu
alquanto scarso poich i tetradrammi risultano battuti da quattro conii di D/ e
sei di R/ e i didrammi da una sola coppia di conii
20
, il che giustifica il ristretto
arco cronologico in cui sono state collocate queste monete. Ancora pi ridot-
ta la produzione dellultima fase, racchiusa tra il 400 circa e il 397, poich fu-
rono impiegati due conii di D/ e tre di R/ per i tetradrammi e tre di D/ e uno
solo di R/ per i didrammi
21
. Nel R/ continua ad apparire il granchio, nel D/ in-
vece il tipo siracusano della testa di Aretusa secondo le interpretazioni che ne
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Giuseppe Guzzetta
Le litre con leggenda bilingue hanno i seguenti tipi: D/ Poseidone seduto a d. su rialto roccioso
regge tridente nella d. e tende la sin. verso un delfino; a d. legenda punica SYS; R/ giovane se-
duto di fianco su caprone (o toro androprosopo) in corsa a d.; a d. legenda PANORMOS, cfr.
Holm 1906, p. 141, n. 280 e tav. VIII, 19; Rizzo 1946, tav. LXIV, 26, p. 300; Gabrici 1959b, p.
52, n. 12, tav. 10, 1; Jenkins 1971b, tav. 2, Y; Mildenberg 1993b, tav. 2, 14.
16
Jenkins 1971b, pp. 34-35.
17
Gi Ugdulena 1857, p. 9 vi riconobbe il nome originale della citt che i Greci dissero
Motu, h e poich in un tetradrammo (= Jenkins 1971b, p. 37, n. 39) il nome preceduto dallar-
ticolo ritenne che esso fosse un nome appellativo, siccome senza questo aiuto congettur il Ge-
senius l. c. dove osserva chesso pu significar filatoio; Bisi 1969-70, p. 77: un termine che, da-
ta lidentit col toponimo greco Motu, h, possiamo sicuramente interpretare come la denomina-
zione fenicio-punica dellisola. Lipotesi di Ugdulena ritorna in Tusa 1985, p. 581 letimologia
del nome fenicio MTVA deriva molto probabilmente da una radice connessa con la tessitura di
stoffe; non improbabile, quindi, che nellisola avesse sede unindustria di tessuti e in Lee 2000,
pp. 54-55.
18
Jenkins 1971b, pp. 31-32.
19
Kraay 1976, p. 228 ha rilevato in queste monete a noticeable barbarization of the Sege-
stan types.
20
Jenkins 1971b, p. 37.
21
Ibidem.
aveva da poco dato lincisore Cimone; distingue infatti i tetradrammi la copia
della testa femminile dei decadrammi cimoniani, volta a d. o a sin. (fig.10), e i
didrammi limitazione della testa frontale di Aretusa (fig.11) dei tetradrammi
siracusani dello stesso maestro firmante, copia manifestamente assai distante
dalla perfezione formale del prototipo (fig. 12), la cui imitazione eccedeva di
molto labilit espressiva dellincisore punico
22
.
I piccoli nominali in argento e in bronzo di Motye
23
mostrano una ricca serie
di imitazioni dei tipi monetali di varie citt siceliote, di cui si offre qui una scelta
ampia e significativa. Una monetina in argento (di gr. 0,54) da attribuire alla pri-
ma fase del secondo periodo di emissione dei didrammi a motivo della leggenda
greca MOTVAION posta nel R/, presenta (fig. 13) nel D/ aquila ad ali chiuse su
capitello a sin., nel R/ delfino a sin. e sotto conchiglia; sono qui imitati e abbina-
ti il tipo dellaquila ad ali chiuse, retrospiciente, sul capitello di colonna ionica di
un hemilitron in bronzo di Akragas della fine del V sec. a. C.
24
(fig. 14) e quello
del R/ di un piccolo bronzo di Siracusa, riflesso specularmente
25
(fig. 15). La mo-
netina di Motye dovrebbe essere stata coniata poco prima del 405 e perci indu-
ce a ritenere anteriore a questa data sia la moneta acragantina sia quella siracusa-
na che hanno fornito i modelli tipologici. Unaltra frazione in argento (di gr.
0,34), rispondente a un nominale inferiore, presenta (fig. 16) nel D/ protome di
toro androprosopo a d., manifestamente derivata dalla monetazione geloa, e nel
R/ testa femminile e la stessa leggenda punica dei primi tetradrammi
26
. La ma-
schera gorgonica che caratterizza le serie in bronzo di Himera
27
e quelle emesse
da Kamarina tra il 420 e il 410 a. C.
28
(figg. 17, 18) imitata su frazioni in argen-
to e in bronzo, tetras (fig. 19) ed hexas, con segno di valore globetti sotto il gor-
goneion nel cui R/ una palma o ramo di palma e legenda punica
29
. Il tipo ci-
moniano della testa frontale di Aretusa riprodotto anche su frazioni in argen-
to
30
(fig. 20), che ripetono i tipi dei didrammi dellultima fase, e in bronzo (fig.
21) nel cui R/ una testa maschile
31
. Il granchio di Akragas infine caratterizza
153
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
22
Kraay 1976, p. 228.
23
Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 23.
24
Cfr. Calciati 1983, pp. 194-195. Anche su monete di Selinunte fuse rozzamente appare il
gorgoneion - cfr. Calciati 1983, pp. 233-235- ma da escludere, a causa dellestrema sommarie-
t del rendimento, che esso possa aver costituito il prototipo di quello impresso sulle monete di
Mozia.
25
Gabrici 1927, p. 172, nn. 34-43 (fine V sec.-inizi IV); Rizzo 1946, tav. XLVIII, nn. 26-27;
Calciati 1986, pp. 55-59 (dal 410 a.C.).
26
Jenkins 1971b, p. 74, n. 3.
27
Gabrici 1927, pp. 138-139; Calciati 1983, pp. 25-39.
28
Cfr. Westermark, Jenkins 1980, p. 213, n. 181 (type A).
29
Jenkins 1971b, p. 74, nn. 4a, 4b, 5, 8; Calciati 1983, p. 277, con datazione 413-397 a.C.
In precedenza Gabrici 1959b, pp. 19, 49-50, prospetto V, aveva posto tutte le emissioni di Mo-
zia negli anni 409-397 a.C.
30
Jenkins 1971b, p. 74, n. 6.
31
Jenkins 1971b, p. 74, n. 12; Calciati 1983, pp. 277-278, nn. 5-7 (onkia).
anche il R/ di monetine in bronzo, probabilmente del valore di unoncia, che nel
D/ hanno un cavallo a s. oppure una testa virile a d. imberbe o con barba e baf-
fi
32
. In conclusione la tendenza caratteristica della produzione monetale di Mo-
tye, come scrisse il Rizzo con giudizio duro ma fondato, fu quella di copiare,
imitare, senza scrupoli per i tipi, per i simboli, per lo stile
33
. I tipi furono attin-
ti in una prima fase dalle monete di Himera e Segesta, successivamente da quel-
le delle citt della costa meridionale della Sicilia Akragas, Gela, Kamarina e
specialmente di Siracusa, le cui serie in bronzo per altro sono ben rappresentate
a Mozia da numerosi esemplari rinvenuti negli scavi
34
.
Un assortimento altrettanto copioso di appropriazioni tipologiche ravvi-
sabile nelle monete di Panormos, la cui zecca, secondo la ricostruzione del Jen-
kins, avrebbe cominciato la sua produzione intorno al 430 circa a. C. con emis-
sioni a leggenda punica sys, sia in argento sia in bronzo
35
. Al primo posto di
quelle argentee una dracma che presenta (fig. 22) nel D/ un gallo, copiato
dalle dracme arcaiche di Himera
36
, e la leggenda; nel R/ un granchio e sotto di
esso un delfino verso sin., tipo derivato da un tetradrammo di Akragas databi-
le intorno alla met del V secolo a. C.
37
. Le monete in bronzo, che hanno im-
pressi nel D/ il gallo di derivazione imerese e la leggenda sys e nel R/ il segno
del valore costituito da globetti, sono lhemilitron (fig. 23), il tetras (fig. 24), l-
hexas e lonkia; esse inoltre sia per le caratteristiche dei tondelli, che sono al-
quanto spessi, sia per i valori ponderali sono assai vicine a quelle enee di Hi-
mera con il gorgoneion nel D/ e il segno del valore nel R/, in particolare a quel-
le di peso dimezzato (con un hemilitron di circa 15-12 grammi), le cui emissio-
ni si sarebbero concluse intorno al 430 a. C.
38
. Tra le prime serie di Panormos
si pu ora inserire un tetras in argento (di g. 0,20) inedito, passato per il mer-
cato antiquario nel 2004, che presenta (fig. 25) nel D/ gallo a d. entro un cer-
chio perlinato, nel R/ tre globetti e legenda sys.
154
Giuseppe Guzzetta
32
Jenkins 1971b, p. 74, nn. 10, 13, 14; Calciati 1983, p. 278, nn. 8, 9, 10.
33
Rizzo 1946, p. 304.
34
Cfr. Cutroni 1979, pp. 243-244, la quale inoltre ha supposto che questa presenza a Mo-
zia possa spiegarsi, forse, con il motivo della frequentazione degli equipaggi delle navi che face-
vano la spola tra Siracusa e lisola dello Stagnone. In Diodoro (XIV, 46) leggiamo infatti di ric-
chi punici che risiedevano a Siracusa dove svolgevano normali attivit commerciali alla pari dei
mercanti locali.
35
Jenkins 1971a, pp. 34-36; Jenkins 1971b, p. 33. Una datazione simile era stata gi propo-
sta da Gabrici 1959b, pp. 42 e 51-52, il quale per aveva presentato una diversa successione del-
le emissioni.
36
Cfr. Kraay 1983, tav. 5, n. 74; tav. 13, n. 248, tav. 14, n. 273.
37
Jenkins 1971a, p. 34.
38
Descrizione delle monete gi in Holm 1906, pp. 143, nn. 289-291; osservazioni tecniche,
cronologia e illustrazione in Jenkins 1971a, pp. 34-35, tav. IV, nn. 8-10; Calciati 1983, pp. 269-
270; Gandolfo 1984, pp. 76-77 (ribadisce le osservazioni di Jenkins anche ricordando un hemi-
litron a legenda sys riconiato ad Agrigento con i tipi della serie aquila/granchio, che riporta al-
meno linizio di queste emissioni ad un periodo anteriore alla conquista cartaginese della citt).
Fanno seguito dapprima i rari didrammi a leggenda sys di cui in preceden-
za si fatto cenno, con nel D/ il tipo segestano del cane a d. e sopra testa fem-
minile, nel R/ testa femminile circondata da delfini di origine siracusana rein-
terpretata attraverso la mediazione di Segesta, datati tra il 425 e il 415 circa, poi
didrammi a leggenda greca PANORMITIKONo PANORMOS e in seguito pu-
nica sys, coniati tra il 415 e il 405 che presentano nel D/ cane a d. in atto di fiu-
tare (fig. 26) o stante (fig. 27), talvolta retrospiciente (fig. 28), nel R/ testa fem-
minile con acconciatura copiata o derivata da quelle siracusane
39
; infine
unultima serie di didrammi (fig. 29) con nel D/ un cavallo impennato a d. e
leggenda punica sys, nel R/ testa maschile a d. circondata da delfini, libera rie-
laborazione del tipo siracusano
40
. I primi tetradrammi (fig. 30) hanno legenda
greca PANORMOS, nel D/ quadriga al galoppo a sin., in alto delfino, nelleser-
go cane in moto verso sin.; nel R/ giovane dio fluviale, di pieno prospetto, av-
volto in ampio himation, sacrificante a sin. su un altare; dietro, un piccolo to-
ro o un ariete e palma; a destra la leggenda. Il prototipo siracusano del D/, co-
me rilev il Kraay, che per primo aveva studiato il gruppo iniziale dei tetra-
drammi di Panormos, si trova alla fine della prima fase delle serie con quadri-
ga al galoppo cio intorno al 414/413 a.C., sicch le copie di Panormos posso-
no essere connesse con linvasione cartaginese del 410/409
41
. Nella scena com-
posita del R/, not il Rizzo, facilissimo riconoscere, scomposti e adulterati,
quasi tutti gli elementi del tetradrammo di Selinus (fig. 31): il sacrificante di-
versamente panneggiato la statua del toro di maggiori proporzioni, che sta o
incede sulla linea che dovrebbe esser quella dellesergo, ma tale non certa-
mente il palmizio, comune nelle monete siculo-puniche, che non pu sosti-
tuire la foglia del selinon etc. Nelladulterazione dei varii elementi composi-
tivi, oltre che nello scorretto disegno e nella fiacca modellazione, dobbiamo ri-
conoscere un esempio caratteristico della curiosa industria di codesti semi-
ti
42
. Due tetradrammi, il cui D/ battuto dallo stesso conio dei precedenti,
presentano nel R/ una testa femminile e delfini intorno, (figg. 32, 33) copiata
da quella dei tetradrammi siracusani rispettivamente della serie XVIII e della
XX Boehringer (fig. 34) in cui i capelli della ninfa sono racchiusi in un sak-
kos
43
.
Due serie seguenti (fig. 35) portano nel D/ una quadriga al passo a d. e in
alto Nike che vola a coronare i cavalli, tipo copiato dai tetradrammi siracusani
della met circa del V secolo, nel R/ testa di Apollo cinta di alloro a d. e leg-
genda greca PANORMIT o PANORMITIKON. Osserva il Rizzo: peggio che
unimitazione, la testa una vera adulterazione di quella del tetradrammo di
155
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
39
Rizzo 1946, p. 299, tav. LXIV, 23.
40
Jenkins 1971b, pp. 32-33, 38-39.
41
Kraay 1976, pp. 227-228.
42
Rizzo 1946, p. 300.
43
Jenkins 1971b, p. 40.
Katane, tav. XI, 12
44
(fig. 36). Lintento di copiare fedelmente i prototipi sira-
cusani particolarmente evidente in tre serie - il cui D/ fu battuto dallo stesso
conio delle precedenti due - che nel R/ hanno la riproduzione della testa fem-
minile dellincisore Eumenes e della legenda SURAKOSION e in quello della
seconda serie persino della firma EVMENOV (fig. 37); copia pedissequa fatta
da un incisore che non comprendeva gli elementi epigrafici del tipo assunto a
modello e li riprodusse come se di esso fossero parte indissolubile. Le abbon-
danti serie successive, tutte con leggenda sys, che si inoltrano nella seconda me-
t del IV secolo, presentano una grande quantit di imitazioni delle quadrighe
al galoppo e delle teste di Aretusa create dai maestri incisori siracusani, special-
mente Eukleidas ed Eumenes, fino a quelle dei decadrammi di Cimone, inter-
pretate nel primo ventennio del IV secolo talvolta con notevole distacco (fig.
38) talaltra con stretta aderenza (fig. 39), e di Euainetos. I tetradrammi dellul-
timo gruppo, datato negli anni c. 340-320 a.C., copiano fedelmente il modello
dei decadrammi di Euainetos con risultati artistici di alta qualit, tanto che si
pensato che siano stati prodotti da monetieri greci. Nella riproduzione del mo-
dello non sono stati trascurati nemmeno elementi particolari di esso come ad
esempio il globetto tra i delfini innanzi alla bocca di Aretusa nella serie 63 di
Panormos (fig. 40) che ispirata dalla serie siracusana Gallatin J III (fig. 41), o
la conchiglia sotto il mento della serie 68 di Panormos (fig. 42) che si attiene
alla serie Gallatin E I nella quale la figura accessoria dietro la nuca (fig. 43).
I nominali frazionari di Panormos, come quelli di Motye, si segnalano per
labbondante messe di prestiti tipologici da parecchie zecche siceliote. Tra le
monetine in argento, che sono numerose, se ne ricordano anzitutto due, pro-
babilmente litre, con gli stessi tipi - nel D/ Poseidone seduto a d. con tridente
nella d. e la mano sin. tesa verso un delfino, nel R/ giovane seduto di fianco su
caprone (o toro androprosopo) in corsa a d. - luna con leggenda punica sys nel
R/, laltra, di cui si fatta menzione sopra (a nota 15), con leggenda duplice,
punica nel D/ e greca nel R/
45
. Il prototipo del R/ piuttosto comune sulle fra-
zioni di Himera sia in argento - triobolo, hemilitron, litra
46
- sia in bronzo, he-
militron (fig. 44), tetras (fig. 45), hexas e onkia
47
. Due altre, nel cui R/ il tipo
di Poseidone seduto verso destra, impresso da uno stesso conio, hanno nel D/
una testa femminile, insieme con un delfino o quattro delfini
48
, la quale co-
156
Giuseppe Guzzetta
44
Rizzo 1946, p. 299. Una ben diversa valutazione fu data da Gabrici 1959b, p. 42, il quale
ravvisava unaffinit stilistica fra la testa di Apollo dei primi tetradrammi di Panormo e quella dei
tetradrammi di Catana e di Leontini giungendo a supporre assai probabile che profughi di Ca-
tana e di Lentini siano trasmigrati a Panormo e che fra i ricoverati fossero famiglie di artisti inciso-
ri i quali, adibiti alla produzione delle monete, abbiano lasciato in queste limpronta dellarte loro.
45
Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 24, nn. 5-6.
46
Rizzo 1946, p. 127, tav. XXI, nn. 18-21; Manganaro 2000 (il cui contenuto riproposto
in forma meno ampia da Manganaro 2003), pp. 10-11 e p. 16, n. 1a.
47
Gabrici 1927, pp. 139-140, nn. 23-28; Calciati 1983, pp. 41-43, nn. 27-34.
48
Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 24, nn. 3-4; Manganaro 2000, pp. 11, II e p. 16, n. 2 (della stes-
sa serie dellesemplare Jenkins n. 4).
pia di quella di Aretusa effigiata in due momenti successivi nelle monete sira-
cusane. Due litre con testa femminile e una con testa di giovane imberbe sulla
cui fronte un piccolo corno presentano nel R/ una protome di toro andro-
prosopo
49
che richiama immediatamente quella delle monete di Gela; altret-
tanto si pu dire per una litra (fig. 46) che porta nel D/ una testa maschile a d.
e legenda PANORMO, nel R/ protome di toro androprosopo a d. e in basso
conchiglia
50
. Di nuovo a Gela rimanda anche una monetina di bronzo che nel
D/ presenta un cavallo libero a d., nel R/ protome di toro androprosopo a d.,
in alto leggenda sys
51
; tipi derivati dalle litre geloe degli anni c. 465-450 a.C.
che hanno cavallo stante a d. con redini pendenti, in alto corona nel D/, pro-
tome di toro androprosopo nel R/
52
.
Una litra (in argento) (fig. 47) ha nel D/ delfino a d. e in basso conchiglia,
in alto cinque globetti, nel R/ aquila ad ali sollevate in atto di dilaniare una le-
pre che stringe tra gli artigli, in alto leggenda sys
53
. Nel D/, piuttosto che
unevocazione delle dracme di Zancle (anteriori al 494/3 a.C.), che sarebbe in-
dicata oltre che dallaccostamento di delfino e conchiglia
54
particolarmente dai
globetti
55
, si ravvisa una imitazione del R/ del bronzetto di Siracusa (fig. 15) so-
pra richiamato come modello di una litra di Motye, nellaltra faccia una copia
delleffigie delle monete in bronzo di Akragas; dunque un abbinamento tra i ti-
pi delle due citt che, come si visto prima, fu fatto anche dalla zecca di Mo-
tye. Unaltra litra (fig. 48), che presenta nel D/ testa di Athena a d. coperta da
elmo attico con alto cimiero (talvolta a d. chicco di grano), nel R/ cigno ad ali
sollevate a s. o a d. sopra le onde, leggenda sys e in qualche esemplare chicco
di grano
56
, si segnala per laccoppiamento e il plagio di prototipi impressi sul-
157
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
49
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, nn. 8, 13; Manganaro 2000, p. 12, V,VI, VII e pp. 16-17,
nn. 5-8, 9 -9a (serie 8 Jenkins), 10 (serie 13 Jenkins).
50
Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 24, n. 2.
51
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, n. 19; Manganaro 2000, pp. 18-19, nn. 36-37 e 36 bis.
52
Jenkins 1970, pp. 228-234, tavv. 16-18, nn. 244 ss.
53
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, n. 9; Gandolfo 1984, p. 81; Manganaro 2000, p. 11, III, e
p. 16, n. 3.
54
Impressi rispettivamente nel D/ e nel R/ delle dracme di Zancle dalle quali Salinas 1864 riten-
ne che fossero stati copiati. Egli, poich leggeva liscrizione punica della litra in questione come Ia e,
sulla scia dellUgdulena, la riferiva a Himera, credette che laffinit tipologica da lui ravvisata fosse un
segno non casuale dellorigine zanclea di questa citt e colloc la litra negli anni del dominio akragan-
tino su Himera (483-472), di cui sarebbe stato segno il tipo dellaquila. Quasi superfluo avvertire che
il ragionamento invalidato dalla cronologia notevolmente pi bassa delle monete con leggenda sys
oggi largamente accettata. Jenkins 1971b, p. 30, in un rapido elenco delle zecche che hanno fornito i
modelli alle frazioni con leggenda sys indica riguardo a questa litra Messana e Akragas.
55
Essi, secondo Manganaro 2000, p. 11, vogliono indicare i neoria, o semplicemente i pa-
li per lattracco delle navi, nel porto di Panormos, secondo uno schema figurativo, che si ritrova
sulla nota moneta arcaica di argento di Zankle.
56
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, n. 11; Westermark, Jenkins 1980, pp. 230-232, nn. S1-S17;
Manganaro 2000, p. 11, IV e p. 16, n. 4 e inoltre n. 4a che presenta il cigno verso d. e in alto a
d. lettere LI intese come iniziali di litra.
le litre di Kamarina degli anni 410-405 a. C.
57
; da queste ultime dipende anche
unaltra litra con testa apparentemente femminile coperta da scalpo di elefan-
te a s. e nel R/ cigno a d. su onde e lettera P (?) che potrebbe essere liniziale
di Panormos
58
. Tre litre con testa di giovinetto a s. nel D/, toro androprosopo
stante a s. con testa di prospetto nel R/, luna con leggenda sys, le altre con leg-
genda sb lsys (intesa comunemente dei cittadini di sys) sopra il toro o nel-
lesergo
59
costituiscono un caso particolare poich riproducono nel R/ una
rappresentazione peculiare dei didrammi campani emessi dallultimo venten-
nio del V secolo a. C.
60
In breve, si rileva che la zecca di Panormos nelle sue prime monete - drac-
me, nominali in bronzo e didrammi - imit, come quella di Motye, i tipi di Hi-
mera, Segesta, Akragas e Siracusa. Nei tetradrammi - che presero avvio intor-
no al 410 a. C.-, dopo avere accoppiato alla quadriga di origine siracusana lef-
figie selinuntina della divinit fluviale sacrificante e poi la testa dellApollo di
Katane, copi costantemente i tipi delle monete di Siracusa fino alle grandi
creazioni dei maestri incisori Kimon e Euainetos. Nelle frazioni oltre ai proto-
tipi di Himera, Akragas e Siracusa riprodusse quelli di Gela e Kamarina osten-
tando cos una tipologia varia che, secondo unipotesi recente, evocherebbe
aspetti del paesaggio di Panormos
61
.
Alla fine del V secolo a.C. Solous coni, forse come sua prima moneta, un
didrammo con nel D/ Eracle nudo a d., con la clava nella d. sollevata, che do-
ma il toro cretese; nel R/ un giovane stante a s. in atto di compiere una libagio-
ne sopra un altare; a d., una cicogna e in alto una foglia di slinon, intorno
SOLONTINON
62
. In esso il Rizzo ravvis giustamente una copia, adulterata,
nella tecnica e nello stile del ddrachmon di Selinus da lui illustrato a tav. XXXI,
15-17. In quegli anni, e sicuramente prima che la citt fosse presa per tradimen-
to da Dionisio nel 396 a.C.
63
, Solous emise frazioni in bronzo, hemilitron e te-
tras, con leggende bilingui, che hanno nel D/ Testa barbata di Eracle a d. coper-
ta dalla spoglia leonina, davanti SOLONTINON, nel R/ gambero a d. posto tra
globetti che indicano il valore e in basso leggenda kfr che il nome punico del-
158
Giuseppe Guzzetta
57
Westermark, Jenkins 1980, pp. 208-210, nn. 170-172 con testa di ninfa/cigno e nn. 174-
175A con testa di Athena a s. o a d.
58
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, n. 10; Westermark-Jenkins 1980, p. 232, n. S18.
59
Jenkins 1971b, p. 75 e tav. 24, nn. 14 e 12; Gandolfo 1984, pp, 80-81; Manganaro 2000,
pp. 12-13, VIII, X, XI e pp. 17-18, nn. 13, 18, 28.
60
Rutter 1979, pp. 150-151 e tav. 15, nn. 94-100, p. 152 e tav. 16, nn. 124-127 (Neapolis,
periodo III, ca. 420-ca. 400 BC.), p. 173 e tav. 28, nn. 16-17, pp. 174-175 e tav. 29, nn. 28-39
(Nola, ca. 400-ca. 385 BC.); Rutter et alii 2001, p. 69, n. 552 ss. (Neapolis).
61
Manganaro 2000, p. 14.
62
Rizzo 1946, p. 301 e tav. LXV, 2; Gabrici 1959b, pp. 41, 50 n. 1, tav. 12, n. 6; Jenkins
1971b, p. 74 e tav. 23, n. 15.
63
Diod., XIV, 78, 7; cfr. Anello 1986, pp. 161-162. Sul quadro storico e archeologico v. Tu-
sa 1972; Tusa 1985, pp. 607-608, 630 nota 110, e per la bibliografia aggiornata Tusa 1997.
la citt
64
; nell hemilitron il crostaceo tra due file di tre globetti ciascuna, nel
tetras tra due globetti in alto e uno sotto
65
. I globetti sono qui parte essenziale
del tipo del R/ e richiamano perci le serie di Himera con il gorgoneion nel D/
e quelle di sys con il gallo sopra illustrate. La testa di Eracle stilisticamente vi-
cina, come stato osservato da qualche studioso
66
, a quella che appare su un-
hemidracma, in argento, di Selinunte (fig. 49) che datata con qualche incertez-
za nellultimo o negli ultimi due anni precedenti la distruzione della citt nel 409
a. C. e sicuramente negli anni 415-409 a. C.
67
. Il prototipo tuttavia da ravvisa-
re nella testa di Eracle barbuto che caratterizza il primo gruppo dei tetradram-
mi di Kamarina, emessi tra il 425 circa e il 405 a. C., e in particolare probabil-
mente in quella della serie 135 della classificazione Westermark e Jenkins
68
. Ca-
marinese anche il prototipo delle successive serie in bronzo di Solous che pre-
sentano nel D/ testa imberbe di Eracle a d. coperta dalla leont e nel R/ ippo-
campo a d. (o a s. su nominali enei pi piccoli)
69
; sono dunque copiati da un la-
to lEracle imberbe del secondo gruppo dei tetradrammi di Camarina
70
(fig.
50), che fornirono il modello a varie serie in bronzo coniate tra la fine del V e i
primi decenni del IV secolo da zecche della Sicilia occidentale (oltre a Selinous
e Solous anche Thermai e Kephaloidion)
71
, dallaltro il tipo delle serie in bron-
zo battute a Siracusa nellet dionigiana
72
. Tra le altre monete di Solous dei pri-
mi decenni del IV secolo a. C., si ricorda infine il bronzetto (fig. 51) con testa di
Athena di tre quarti a d. (o a s.) coperta da elmo con alto cimiero triplice nel D/,
arciere inginocchiato a d., leggenda punica kfr nel R/
73
, che nel D/ conserva la
reminiscenza del prototipo creato da Eukleidas per tetradrammi (fig. 52), drac-
me, hemidracme (fig. 53) e litre di Syrakosai
74
.
Limitazione dei tipi siracusani costante nella monetazione di Rash Mel-
159
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
64
Ugdulena 1857, pp. 11-12, che attribu al toponimo il significato di villaggio, seguito da
buona parte degli studiosi successivi, cfr. Bisi 1969-70, p. 81; Jenkins 1971b, p. 71 non tratta la
questione; Tusa 1985, p. 598; Lee 2000, pp. 53-54.
65
Gabrici 1927, p. 169, nn. 21-33 e 34-35 (ivi assegnati alla seconda met del IV sec. a. C.);
Gabrici 1959b, p. 50, prospetto VI, nn. 2-3 (400-340 a. C.); Bisi 1969-70, pp. 82-83, nn. 61-66;
Calciati 1983, p. 310, nn. 6-7.
66
Calciati 1994, p. 9.
67
Price 1979, pp. 80-81 e tav. XI, n. 4.
68
Westermark, Jenkins 1980, pp. 51-56, 176-186 e tavv. 9-10 nn. 130-143, a tav. 13, ingran-
dimento del R/ della serie 135. Il tipo della testa barbuta successivamente riproposto in ma-
niera occasionale a met circa delle serie con testa imberbe con il conio R 18, serie 151 Wester-
mark, Jenkins (pp. 54, 193 e tav. 11).
69
Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 23, n. 19; Calciati 1983, p. 309, nn. 1-4.
70
Westermark, Jenkins 1980, pp. 188-196, tav. 10-11, nn. 145-157 e ingrandimenti a tavv.
14-16.
71
Calciati 1994; Guzzetta 2004, pp. 40-41.
72
Gabrici 1927, p. 172, nn. 56-79, tav. III, n. 2; Calciati 1986, pp. 75-94, nn. 33-45.
73
Gabrici 1927, p. 168, nn. 18-20; Jenkins 1971b, p. 74 e tav. 23, n. 20; Calciati 1983, p. 310, n. 5.
74
Rizzo 1946, pp. 208-211, tav. XLIII, nn. 21-22, pp. 212-213, tav. XLVII, nn. 1-4.
qart, il Capo di Merqart, consistente esclusivamente in tetradrammi prodot-
ti nella seconda met del IV secolo a. C. Non occorre riprendere qui lassai di-
battuta questione se il termine sia un toponimo e perci dichiari (ipotesi pi
solida) il luogo della zecca - che fin dallOttocento stato ubicato a Herakleia
Minoa
75
o a Kephaloidion
76
e in tempi pi vicini a noi a Selinunte
77
e ultima-
mente presso il promontorio di Capo Boeo in cui dal 383 sarebbe sorta la cit-
t in seguito denominata Lilybaion
78
- o se invece, come propose in pi sedi
Leo Mildenberg, si riferisca alla testa barbuta effigiata e designi unistituzione
provinciale cartaginese
79
. Sotto il profilo tipologico e artistico facile rilevare
la distanza stilistica che separa generalmente le teste femminili di queste mone-
te (figg. 54-55) da quelle create da Eukleidas e soprattutto da Euainetos; le pi
strette analogie invece sono state ravvisate fondatamente nella produzione mo-
netale cartaginese del terzo e del quarto venticinquennio del IV secolo
80
.
I monetieri dei tetradrammi di Thermai, che furono prodotti in scarsa
quantit intorno alla met del IV secolo, si attengono anchessi allimitazione
dei tipi siracusani, imprimendo nel D/ quadriga in corsa a sin. guidata da au-
riga che si protende sui cavalli con il pungolo nella mano d., in alto Nike vola
a coronarlo, nel R/ testa femminile e delfini, incisa nei primi tre conii con ca-
ratteri stilistici punici e in un quarto (fig. 56) con una qualche vicinanza al mo-
dello di Euainetos. Sono stati messi in rilievo adeguatamente due serie i cui co-
nii devono essere stati prodotti da un incisore greco, il quale in uno di quelli di
R/ ha inciso sopra la linea dellesergo tre lettere iniziali del suo nome KLH
81
.
I tetradrammi emessi nella seconda met del IV secolo da Cartagine (?) in
Sicilia con leggende puniche Machanat (Campo), Am machanat (popolo del
campo), Am hammachanat (popolo del campo), Shm Machanat (del popolo
del Campo)
82
abbinano la testa femminile di origine siracusana a un tipo del
R/ estraneo al repertorio figurativo siceliota, un cavallo dinanzi a una palma, in
seguito una testa di cavallo e palma. In una prima fase, datata tra il 350/340 e
160
Giuseppe Guzzetta
75
Tra i primi Ugdulena 1857, pp. 24-26; Head 1911, p. 136; Rizzo 1946, p. 304.
76
Holm 1906, pp. 137, 180; Gabrici 1959b, p. 37; Franke, Hirmer 1972, p. 65.
77
Jenkins 1971, pp. 53-55; Cutroni 1995, pp. 235-239; Amadasi Guzzo 2000, pp. 5-7.
78
Lee 2000, pp. 42-43.
79
Mildenberg 1992, pp. 293, n. 14 (RS

MLQRT is not a Sicilian city, as unanimously stated


in scholarship since 1876, but a Carthaginian institution); Mildenberg 1993a, pp. 7-8 (the
translation Melqarts Cape for the coin legend has to be abandoned and the literal meaning
Melqarts Head accepted. It might have been the name of an army unit, but it indicates, in
fact, a Carthaginian provincial institution, not a Sicilian city); Mildenberg 1993b, pp. 11- 12
(rsmlqrt ist also kein Ort, sondern die Bezeichnung einer weiteren prgenden Institution).
80
Jenkins 1971b, p. 58.
81
Jenkins 1971b, pp. 70-71.
82
Jenkins 1977, pp. 8-11; Mildenberg 1993b, pp. 8-9; Lee 2000, pp. 55-57, che propone per
altro lequivalenza campo = Entella, sicch popolo del campo significherebbe popolo di En-
tella, citt in cui ubica la zecca delle prime emissioni cartaginesi in Sicilia e delle successive con
le leggende sopra menzionate.
il 330 gli incisori producono una testa femminile con spighe di grano tra i ca-
pelli, perci intesa come Kore (piuttosto che Tanit come altri pensano)
83
che
in varie serie (fig. 57) si allontana parecchio dal prototipo; in seguito essi tor-
nano al consueto motivo della testa di Aretusa circondata, ma non sempre, dai
delfini
84
, effigiata in parecchie serie con grande aderenza al modello creato da
Euainetos e con la stessa cura nel riprodurre anche le piccole figure accessorie
quali il globetto tra i delfini (fig. 58) o il pecten sotto il mento (fig. 59) - nellori-
ginale inciso dietro la nuca (fig. 43) - che si notata nella monetazione di Pa-
normos; a tal proposito piace ricordare le parole del Rizzo: si noti soltanto la
pedantesca curiosit di codesti incisori nellaggiungere, a caso, qualche con-
trassegno dei decadrammi di Euinetos
85
. Tra il 320 circa e il 315 datata la
limitata emissione di tre serie che presentano tipi del tutto originali: nel D/ te-
sta muliebre coperta da tiara orientale (fig. 60), nel R/ leone dinanzi a palma
86
.
Nella prima di esse da tempo si riconosce unanimemente unelevata qualit ar-
tistica - poich vi incisa una testa di modellazione vigorosa, di stile quasi se-
vero e di nobile espressione; lacconciatura, coi grandi riccioli che scendono
inanellati sulle tempia e sul collo, simile a quella delle sculture alessandrine
della prima et ellenistica
87
- che ha fatto pensare allopera di incisori greci
88
.
Quanto allesegesi della testa femminile
89
, non occorre intrattenersi in questa
sede sulle numerose proposte avanzate in un secolo e mezzo, da quelle antiche
di ravvisarvi la testa della divinit fenicia identificata con Venere
90
o della regi-
na Didone
91
alle altre secondo cui essa sarebbe una personificazione della cit-
t di Cartagine
92
o della Libya
93
a quelle infine, avanzate con pi sottili argo-
mentazioni, di riconoscervi la testa di Artemide intesa dai Punici come Tanit
94
o quella di Astarte - Thinith prossima allAfrodite urania di Eryx, divinit pro-
tettrice dellepicrazia punica, la cui nuova iconografia sarebbe stata introdotta
dallo stratego cartaginese Amilcare
95
.
Alla fine del IV secolo, intorno al 300 a.C., quando ormai erano giunte al
termine le emissioni di Sys e di Rash Melqart, un nuovo tipo apparve nelle ul-
161
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
83
Jenkins 1977, pp. 7-8, 11-17, serie 2a, 2b, 2c fino alla n. 100, tav. 1-5.
84
Jenkins 1977, p. 17, tavv. 7-18, nn. 101 ss., serie 2c (dal n. 101), 2d, 3a, 3b, 3c, 3d.
85
Rizzo 1946, p. 308.
86
Jenkins 1977, pp. 24-31, serie 4, pp. 61-62 e tav. 22 nn. 270-272.
87
Rizzo 1946, p. 308.
88
Jenkins 1977, p. 28; Mildenberg 1993b, p. 15, n. 5.
89
Discussione in Jenkins 1977, pp. 26-31.
90
Mller 1861, p. 75, n 16 (Tte de Vnus, coiffe dun bonnet asiatique), p. 82 (La t-
te couvert du bonnet asiatique est sans doute celle de la desse phnicienne, identifie avec V-
nus, qui tait en grande vnration Eryx).
91
Accolta con riserva da Hill 1903, p. 145 (the identification is purely conjectural).
92
Rizzo 1946, p. 309.
93
Robinson 1971, p. 122.
94
Jenkins 1977, pp. 28-31.
95
Hans 1987.
time monete emesse da Cartagine in Sicilia, segnate con leggenda MHSBM: te-
sta di Melqart-Eracle coperta dalla pelle di leone
96
(fig. 61). Essa non attinta
al patrimonio tipologico siceliota, ma deriva direttamente dai tetradrammi di
Alessandro Magno
97
(fig. 62). Instauratasi una nuova potenza universale con
la quale, pi che con Siracusa, Cartagine voleva confrontarsi, essa ne adott
lemblema, la testa delleroe per eccellenza, che tra laltro aveva larghissimo
culto nelle citt fenicie e specialmente a Tiro, sua madrepatria
98
. La lunga ege-
monia dei tipi siracusani e massimamente di quelli dei decadrammi di Euine-
tos, che avevano avuto vasta risonanza in larga parte del mondo greco, si era
dunque conclusa.
162
Giuseppe Guzzetta
96
Jenkins 1978, serie 5b, tav. 1-14; per il significato della leggenda che sostanzialmente de-
signerebbe financial controllers ved. ivi pp. 7-8 (con ampia discussione) e inoltre Mildenberg
1993b, p. 9 che pensa a funzionari dellamministrazione centrale cartaginese responsabili del-
leconomia e della tesoreria.
97
Come vide tra i primi Mller 1861, p. 83.
98
Jenkins 1978, pp. 9-10.
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165
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
166
1. Motye, didrammo 2. Himera, didrammo
3. Segesta, didrammo 4. Syrakosai, tetradrammo
5. Motye, didrammo 6. Panormos (Sys), didrammo
7. Motye, didrammo 8. Motye, tetradrammo
9. Motye didrammo 10. Motye, tetradrammo
Giuseppe Guzzetta
167
11. Motye, didrammo 12. Syrakosai, tetradrammo 13. Motye, litra (?)
14. Akragas, hemilitron () 15. Syrakosai, bronzo 16. Motye, litra (?)
(hemilitron?)
17. Kamarina, uncia () 18. Kamarina, tetras () 19. Motye, tetras ()
20. Motye, litra 21. Motye, bronzo 22. Panormos, dracma
23. Panormos, hemilitron () 24. Panormos, tetras () 25. Panormos, tetras (AR)
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
168
26 27
28 29
26-29. Panormos, didrammo
30. Panormos, tetradrammo 31. Selinous, tetradrammo
32-33. Panormos, tetradrammo
34. Syrakosai, tetradrammo 35. Panormos, tetradrammo
Giuseppe Guzzetta
169
36. Katane, tetradrammo 37. Panormos, tetradrammo
38-40. Panormos, tetradrammo
41. Syrakosai, decadrammo
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
38
39
170
42. Panormos, tetradrammo
43. Syrakosai, decadrammo
44. Himera, hemilitron () 45. Himera, tetras () 46. Panormos, litra
47. Panormos, litra 48. Panormos, litra 49. Selinous, hemidracma
50. Kamarina, tetradrammo
Giuseppe Guzzetta
171
51. Solous, bronzo 52. Syrakosai, tetradrammo
53. Syrakosai, hemidracma
54-55. Rash Melqart, tetradrammo
56. Thermai, tetradrammo
57. Machanat, tetradrammo 58. Zecca punica in Sicilia, tetradrammo
Prototipi monetali sicelioti e interpretazioni puniche
172
Giuseppe Guzzetta
59. Am Machanat, tetradrammo 60. Shm Machanat, tetradrammo
61. Mechasbism, tetradrammo 62. Alessandro Magno, tetradrammo.
Le illustrazioni nn. 5, 9, 11, 13, 16, 22, 26, 27, 28, 29, 30, 35, 37, 38, 39, 40, 42, 54, 55, 57,
58, 59 sono tratte da Jenkins 1971b-1978; quelle dei nn. 3 e 36 da Rizzo 1946; quelle dei nn. 31
e 60 da Franke, Hirmer 1972; tutte le altre sono tratte dal sito www.coinarchives.com e si riferi-
scono a esemplari passati per il commercio antiquario.

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