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Tactile Eyes Haptic Visuality

In superficie: lo spazio aptico


di Giuliana Bruno
luned, febbraio 10, 2014

In superficie: lo spazio aptico1 Che cos, oggi, unimmagine per gli studi visuali? Per me loggetto degli studi visuali non (solo) limmagine. Ci che mi sta a cuore non semplicemente visuale, bens tangibile, spaziale e ambientale: vale a dire, materiale. Dovrei dunque riformulare la domanda e chiedere: Che posto occupa la materialit nel mondo virtuale in cui oggi viviamo? Per misurarci con la materialit, suggerisco di pensare alle superfici piuttosto che alle immagini e di esplorare i tessuti del visivo e la tensione sulla superficie dei media. Fautrice di un nuovo materialismo, propongo di compiere atti critici che indaghino la superficie, focalizzandosi in particolare sulla superficie dello schermo e mobilitando lampio potenziale di espressione materiale che caratterizza gli schermi dei diversi media.

.. Sostengo da tempo che, per capire la spazialit concreta delle arti visive, le loro mobili, abitabili sedi, e lesperienza intima che esse offrono allorch percorriamo gli spazi pubblici che le ospitano, necessaria una diversa messa a fuoco, un passaggio dallottico allaptico. Laptico, modalit relazionale derivante dal senso del tatto, ci che rende capaci di entrare in contatto con le cose. Questo mutuo con tatto fra noi e gli oggetti o gli ambienti avviene sulla superficie. grazie a questo contatto epidermico, superficiale, che comprendiamo loggetto artistico e lo spazio dellarte, trasformando il contatto nellinterfaccia comunicativo di unintimit pubblica.
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.. Ecco perch preferisco parlare di superfici piuttosto che di immagini: per sperimentare come il visuale si manifesti materialmente nella superficie delle cose, dove il tempo diventa spazio materiale. Scavando negli strati delle immagini mentali e insinuandosi attraverso le loro superfici, lintreccio teorico dei materiali da me proposto mette in evidenza le strutture reali del visuale: lo stato della superficie, la sua apparenza esteriore e il supporto nonch la collocazione dellopera, tela, parete o schermo che sia. Mi interessa in particolare quello che potremmo chiamare il fenomeno del diventare schermo, vale a dire il gioco della materialit portata insieme alla luce su diversi schermi intersecati, e dare veste teorica allassunto che il tessuto reale dello scher mo uno spazio-superficie materiale. Mi interessano altres i modelli migratori di questi costrutti visuali, di cui mi preme tracciare la storia materiale e la geografia mutevole. Cos facendo, intendo ripensare la materialit e mostrare quanto pesi la superficie nei tessuti del visuale. . IL PESO DELLA SUPERFICIE NEI TESSUTI VISUALI In questepoca di virtualit, caratterizzata da una rapida trasformazione di media e materiali, che ruolo pu avere la materialit? In che modo si modella nelle arti o si manifesta nella tecnologia? possibile ridisegnarla? Sono convinta che la materialit non riguardi i materiali, bens la sostanza delle relazioni materiali. Pertanto, al fine di aprire uno spazio teorico che consenta di re-inventarla, voglio esaminare anzitutto in che modo la superficie medi le relazioni materiali. .. Suggerendo che la nostra attenzione si rivolge alla superficie e si misura con le pieghe e le increspature che formano il tessuto del visuale, desidero al riguardo seguire quella che Gilles Dele uze chiama texturologia, una concezione filosofica e estetica dellarte in cui la materia rivestita, ove rivestita sta a indicare il tessuto stesso o la veste, la texture che avvolge. Compiere questo spostamento strutturale significa individuare quello che potremmo definire linvolucro modellante dellimmagine e insinuarlo nei diversi media.
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.. Ci richiede che pensiamo alle immagini nella loro materialit, in altre parole che le vediamo come texture, tracce o addirittura macchie. Il testo visivo fondamentalmente una struttura dotata di consistenza, e lo in tanti e diversi modi. La sua forma ha una sostanza reale. fatta di piani e tessuti. Contiene strati, sedimenti e depositi. costituita come

unimpronta, che lascia sempre una traccia dietro di s. Un testo visivo una struttura dotata di consistenza anche per i modi in cui riesce a mostrare le trame della storia, sotto forma di rivestimento, di film o di macchia. Si pu dire che un testo visivo addirittura in grado di indossare la propria storia, inscritta come unimpronta nella grana della propria superficie. Ed altrettanto capace di mostrare delle emozioni. Dopo tutto, il moto stesso di unemozione pu essere tracciato sulla superficie, nella forma di una linea o nello spessore aptico di un pigmento, oppure rivelato da una carrellata. Di fatto unemozione portata sulla superficie facendola scorrere nel tempo sotto forma di macchie residuali, tracce e consistenze. Nella cultura visuale la superficie ha peso e profondit.

.. Per capire la materialit abbiamo quindi bisogno di esporre lopera della superficie e di mostrare come vi si manifestano gli elementi strutturali. Sondando la profondit delle superfici che circondano la cultura visuale, possiamo osservare altres quanto profondamente esse ci avvolgono. Nel rasentare la superficie possiamo non soltanto intrecciare i filamenti dellesistenza visuale esponendo le loro tracce in strati di esperienza, ma anche rintracciare modelli di trasformazione. La superficie ha peso soprattutto in quanto sito in cui possono avere luogo differenti forme di mediazione, trasmissione e trasformazione. . LA TENSIONE ALLA SUPERFICIE DEI MEDIA: SCHERMO, TELA, PARETE Allorch le immagini attraversano la superficie di diversi media, ha luogo una trasformazione materiale. .. Molti cambiamenti derivanti dalla migrazione delle immagini avvengono sulla superficie e si manifestano strutturalmente sotto forma di una sorta di tensione della superficie, che incide sulla stessa pelle delle immagini e sullo spazio della loro diffusione. In tal senso sostengo che gli incontri estetici sono di fatto mediati sulla superficie e che questi incontri mediati impiegano forme di proiezione, trasmissione e trasmutazione.

.. Facciamo qualche esempio per rendere pi concreto questo aspetto della fabbricazione del visuale e della sua relazione con la tensione della superficie. Nellarchitettura contemporanea, come dimostra il lavoro di Herzog & de Meuron, le facciate degli edifici sono usate come superfici. Pi duttili e leggere, queste superfici possono essere ravvivate da giochi di luce, decorate come se fossero delle tele, tese come membrane e trattate sempre di pi come involucri. Anche nellarte contemporanea questa tensione della superficie si manifestata come un a forma strutturale di modellamento dellimmagine e, come concetto, sta guidando uno sviluppo estetico che enfatizza labbigliamento dello spazio visuale. Questo ammantamento delle superfici un fenomeno importante, che arte e architettura condividono con il cinema. Pensate al cinema di Wong Kar-wai, dove le forme atmosferiche delle immagini sono cucite sulla superficie in modelli visuali sartoriali. Siamo di fronte a una densa superficie galleggiante, nella quale si avverte la sostanza della luce e il tessuto del colore, enfatizzati dalle pieghe visive del montaggio che a sua volta crea volume e profondit, grana e granularit: leffetto finale che i residui e la sedimentazione appaiono conservati nella superficie satura. Non vediamo quasi mai chiaramente attraverso il tessuto di questo schermo, perch i tanti rivestimenti e le svariate superfici planari sono fatti di materiali diversi e poi ripiegati luno sullaltro. Gli strati da attraversare sulla superficie sono talmente numerosi che lo stesso schermo, stratificato come stoffa, acquista volume e diventa uno spazio di dimensioni reali.
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.. Quando viene attivata su piani visuali, la condizione di superficie modifica il nostro modo di pensare che cosa costituisca il supporto dellimmagine e come essa si collochi in un medium. Intendo dimostrare che questa nuova forma di materialismo innesca una profonda trasformazione. Se osserviamo da vicino questa forma strutturale di modellamento delle immagini, la stessa natura di ci che conosciamo da sempre come tela e parete muta per incorporare una nuova forma: lo schermo. Proprio in questo snodo affiora unarchitettura delle trasformazioni mediatiche. La tensione della superficie pu trasformare tanto la facciata quanto limmagine inquadrata in qualcosa che somig lia a uno schermo. Questo schermo filmico, lungi dal rappresentare un qualsiasi ideale prospettico, non pi una finestra, ma si riconfigura

come una nuova superficie. Fatto di tessuto traslucido, pi simile a una tela, un lenzuolo, o un sipario. Parete divisoria, riparo e velo, pu essere un involucro architettonico permeabile. A questo livello materiale, lintersezione corrente tra tela, parete e schermo un luogo in cui le distinzioni fra interno e esterno si dissolvono momentaneamente nella profondit della superficie. Lo schermo stesso diventa una piega, sulla cui superficie quella tela riflettente e fibrosa abbigliata dalle proiezioni luminose tutto sembra aprirsi. . UNARCHEOLOGIA DEI MEDIA MIGRANTI Il diventare schermo un elemento fondamentale della cultura visuale contemporanea. Tale fenomeno al centro della riconfigurazione materiale dello spazio visuale. Lo schermo diventato unonnipresente condizione materiale della visione e ci avviene, paradossalmente, proprio quando il cinema, nel momento stesso della sua obsolescenza, trova casa nei musei. Nella proliferazione e nello scambio di schermi si sta verificando un rimodellamento delle immagini. Tale rimodellamento dei tessuti del visuale mostra una tensione ai bordi, nello spazio al di l del medium, negli interstizi fra le forme darte, nelle giunzioni dove gli spostamenti trasgressivi o transitivi da unarte allaltra diventano palpabili sulla superficie. .. Lo schermo agisce da superficie su cui questa riconfigurazione ha effettivamente luogo, riportandoci alla materialit assorbente di uno spazio permeabile di proiezioni luminose. Mentre le pratiche artistiche basate su schermo mettono in scena questo ritorno alla materialit enfatizzando la luminosit delle superfici e lapticit della texture, la memoria del cinema si materializza nellarte contemporanea. Come The Clock (2010) di Christian Marclay unopera filmica incentrata sul tempo esemplifica, la storia del cinema si apprende nelle gallerie darte. Lo schermo s i attiva inoltre al di fuori del cinema come spazio storicamente denso: si ripresenta cio come una tela mnemonica collegata alla tecnologia della luce. Attraversando la galleria darte o il museo, incontriamo reti di situazioni cinematografiche, re -immaginate come se fossero raccolte in un unico luogo e di nuovo raccolte su uno schermo che adesso una parete, un tramezzo, un velo o addirittura un sipario.

.. La duttile superficie della tela dello schermo contiene diversi strati del passato che, dispieg ati, ci consentono di risalire fino alla nascita della visione moderna e alla storia delle sue superfici visuali. Dopo tutto, il museo pubblico cresciuto nella stessa epoca del cinema e con esso condivide linvenzione dellarchitettura visuale e teatrale della spettatorialit. Per certi versi si direbbe che gli artisti di oggi strizzino locchio al momento fantasmagorico in cui il ci nema si affermato come mezzo visivo. Gli artisti stanno diventando archivisti. Si stanno trasformando in eruditi materialisti. Perch? Cosa c da imparare da questa storia materiale delle superfici? Possiamo rimodellarla per il futuro? Se nella cultura del museo e nella rassegna cinematografica si scava come dentro un archivio di tessuti visivi reinventabili, questa archeologia culturale quando non nostalgica porter alla luce il potenziale dei media artistici: servire da condizione materiale per incontri aptici sullo schermo. . PROIETTARE LO SPAZIO MATERIALE Questa geografia delle trasformazioni materiali loggetto p rincipale del mio lavoro nel campo degli studi visuali. importante misurarsi con i movimenti virtuali che si fanno concreti in questo ambiente di superfici-schermo. Si tratta di un passaggio cruciale, giacch influenza la sedimentazione dellimmaginario visivo, i suoi residui e le sue trasformazioni. Non riguarda soltanto il mezzo, ma anche lo spazio in cui si diffonde limmagine, le forme del suo situarsi, il modo in cui la si sperimenta.

.. Lo scambio che si verificato sullo schermo degli archivi vis uali incide profondamente sul tessuto e sullarchitettura dellesperienza visiva. Suggerendo che ci insinuiamo nei tessuti visivi e nelle relazioni materiali che concatenano schermo, tela e parete nel tempo, e mostrando i fili che connettono arti visive e spaziali, comprese le migrazioni tra sala

cinematografica e spazio museale, aspiro a recuperare la materialit e a promuovere ulteriori esplorazioni nella tensione e nella profondit della superficie. Perch il futuro di un mezzo si vede materialmente e empiricamente sulla superficie, vale a dire nelle pieghe della sua architettura, nello spessore della storia della sua cultura visiva, nella duttilit della sua geografia in movimento. . . . .
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Questo testo presenta litinerario di ricerca del mio ultimo libro Surface: Matters of Aesthetics, Materiality, and Media , of Chicago Press, Chicago 2014.

University

.. La traduzione dallinglese del testo, pubblicato in una precedente versione su Alfabeta, no. 21, luglio-agosto 2012, p. 38, a cura di di Maria Nadotti.
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Si vedano anche: Giuliana Bruno, Atlante delle emozioni. In viaggio tra arte, architettura e cinema , trad. it. di Maria

Nadotti, Bruno Mondadori Editore, Milano 2007; e Giuliana Bruno, Pubbliche intimit. Architettura e arti visive, trad. it. di Maria Nadotti, Bruno Mondadori Editore, Milano 2009.
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Gilles Deleuze, La piega. Leibniz e il barocco, trad. it. di Davide Tarizzo, Einaudi, Torino 2004. Si vedano, tra gli altri, David Leatherbarrow and Mohsen Mostafavi, Surface Architecture, MIT Press, Cambridge, MA

2002; e Philip Ursprung, ed., Herzog & de Meuron: Natural History, Canadian Centre for Architecture, Montreal 2002.
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Si vedano, per esempio, David Joselit, Surface Vision, in Super Vision, ed. Nicholas Baume, exh. cat., Institute of

Contemporary Art, Boston; e MIT Press, Cambridge, MA 2006; Chrissie Iles, Surface Tension, in Rudolf Stingel, ed. Francesco Bonami, exh. cat., Museum of Contemporary Art, Chicago; e Yale University Press, New Haven 2007, pagg. 23-9; e Cassandra Coblenz, ed., Surface Tension, exh. cat. (Philadelphia: The Fabric Workshop and Museum, 2003), www.fabricworkshop.org/exhibitions/surface/essay.php.
Tags: Giuliana Bruno, spazio aptico

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