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collana diretta da

Eugenia Casini Ropa e Antonello Andreani


Nel migliore dei mondi possibili
Intorno all’opera di Roberto Castello

Nel migliore dei mondi possibili a cura di


Intorno all’opera di Roberto Castello Valentina Valentini
a cura di Valeria Vannucci
Valentina Valentini Chiara Pirri Valentini
Valeria Vannucci
Chiara Pirri Valentini
con la collaborazione di
con la collaborazione di Roberto Castello
Roberto Castello Graziano Graziani
Graziano Graziani Alessandra Moretti
Alessandra Moretti

tutti i diritti sono riservati a

Edizioni Ephemeria - © 2021


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ISBN 978-88-87852-33-2
Alessandro Bertinetto

L’improvvisazione libera

Un pezzo di Neukölln nella campagna toscana. Questa è stata l’idea che mi


ha sorpreso partecipando all’edizione di Tempi di Reazione del dicembre 2018.
Il locale e gli eventi da esso ospitati grazie alle iniziative di Roberto Castello mi
hanno immediatamente ricordato le atmosfere della scena dell’improvvisazio-
ne berlinese, particolarmente viva appunto nel quartiere di Neukölln, che ho
potuto frequentare in modo abbastanza intenso per qualche anno. Un pezzo di
Neukölln in carne e ossa, una cui performance avevo potuto apprezzare pochi
mesi prima al Sowieso – uno dei locali appartenenti al circuito della Echtzei-
musik della capitale tedesca – si è poi materializzato davvero all’interno dello
spazio di SPAM!. Mi riferisco a Tristan Honsinger, esponente storico della free
improvisation sin dalla fine degli anni Sessanta.
Del resto a Tempi di Reazione ero stato invitato da Roberto Castello proprio
per conversare di improvvisazione. Non conoscevo Roberto ed è stato un in-
contro piacevolissimo, stimolante e fecondo. Per questo, l’invito a contribuire a
questo volume dedicato a Roberto Castello mi onora. Mi fa capire che le parole
dei filosofi a volte trovano accoglienza e mi fa capire il bisogno che abbiamo di
questa accoglienza: i filosofi hanno bisogno del dialogo con le persone per essere
in grado di dire parole significative, che generino idee. In particolare, occupan-
domi anche e soprattutto di filosofia dell’arte, questo invito mi conferma la ne-
cessità esistenziale di interagire con chi di arte ci vive, facendola, e non soltanto
pensandola.
L’idea che vorrei suggerire scaturisce dunque anche dal vivo incontro con
Roberto e con le persone che ho conosciuto grazie a lui. E l’idea è questa. L’im-
provvisazione non è solo un aspetto fondamentale dell’essere umano – anzi:
dell’essere umani, della razionalità umana1. Non è soltanto la modalità precipua
in cui l’essere umano agisce2, interagendo con gli altri3 e l’ambiente naturale e so-
ciale in cui si trova a vivere ed evolvendo attraverso questa interazione 4. È anche
una risorsa che consente di animare la creatività artistica; anzi è l’origine dell’at-

1 A. Bertinetto, G. Bertram G., «We Make Up the Rules as We Go Along»: Improvisation as


Essential Aspect of Human Practices?, in «Open Philosophy», 3/1, 2020, pp. 202-221.
2 Cfr. B. Preston, Philosophy of Material Culture, Routledge, London-New York 2013.
3 Paradigmatici sono gli studi sull’interazione conversazionale di R. K. Sawyer, Creating
Conversation. Improvisation in Everyday Discourse, Hampton Press, Cresskill NJ 2003.
4 È un tema oggi particolarmente significativo anche nell’ambito delle cosiddette scienze
cognitive incorporate. Cfr. per es. A. Berkowitz, The Improvising Mind, Oxford University
Press New York 2010; E. Di Paolo, E. Thompson, The Enactive Approach, in The Routledge
Handbook of Embodied Cognition, a cura di L. Shapiro, Routledge, London-New York 2014,
pp. 68-78; L. Malafouris, How things shape the mind. A theory of material engagement, The
MIT Press, Cambridge MA-London, 2013.

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tività artistica5. E non soltanto: della produzione e degli sviluppi delle pratiche ex nihilo. Avendolo fatto altrove, non è necessario che approfondisca la questio-
dell’arte, così come dell’esperienza e della valutazione estetica, l’improvvisazio- ne: il punto fondamentale è che si improvvisa sempre a partire da conoscenze,
ne espone le dinamiche 6. Più fondamentalmente ancora: l’improvvisazione è un esperienze, abilità, abitudini e presupposti quali convenzioni culturali, vincoli
atteggiamento di vita, spesso sorgente da bisogni primari, che diventa modalità estetici, condizionamenti economici, pratici, sociali, ecc. D’altronde, e viceversa,
di (dis)organizzazione creativa della propria esistenza. Il che può trovare non la pratica dell’improvvisazione rimette in gioco questo background a partire da,
soltanto sfogo, ma anche espressione nelle diverse pratiche artistiche. e grazie a, cui si esercita, cosicché, se la competenza (e i vincoli) sono condizio-
Senz’altro questo è particolarmente evidente laddove l’improvvisazione si ne dell’(inter)agire improvvisativo, a sua volta la performance è condizione per
espone sulla scena a un pubblico, ovvero nelle arti performative. Tuttavia, anche conseguire competenza. Non tanto, e non soltanto, in quanto apprendimento
indipendentemente dal fatto che spesso è difficile, se non impossibile, discernere della capacità di apprendimento, bensì in quanto apprendimento della capacità
percettivamente l’improvvisazione – in quanto coincidenza di invenzione e re- di (dis)imparare, aprendosi all’inatteso e rendendosi così disponibili all’improv-
alizzazione e in quanto altra da una performance artistica premeditata7 –, l’im- visazione precisamente come pratica di libertà.
provvisazione può avere una portata più generale ed essere propulsore creativo La libertà dell’improvvisazione va intesa, almeno questa è la mia tesi, nel
e persino il tema stesso dell’impresa artistica anche in arti non specificamente senso della capacità di e disponibilità ad articolare quella che chiamo una gram-
classificabili come performative: pittura, fotografia, architettura, scultura e via matica artistica della contingenza9. Se nell’agire quotidiano improvvisiamo per
dicendo. venire a capo delle situazioni impreviste in cui siamo coinvolti e se nell’esperien-
Del resto, scardinare la compartimentalizzazione tradizionale delle pratiche za dell’arte, seguendo un’idea ancora del tutto attuale di Hegel10, l’essere umano
artistiche, la divisione del lavoro artistico, funzionale all’organizzazione capi- reduplica se stesso ritrovandovisi rispecchiato e potendo così comprendersi a li-
talista della produzione artistica e dell’organizzazione del famigerato “mondo vello intuitivo, l’improvvisazione artistica offre all’essere umano la possibilità di
dell’arte”, è anche uno, se non dei compiti, almeno degli effetti della dedizione reduplicare il suo confronto esistenziale con la contingenza, elaborandone una
all’improvvisazione. Quello dello “sfrangiamento delle arti”, tema molto caro grammatica, cioè articolandone un senso. E se la riuscita del confronto esisten-
ad Adorno8, è complesso e non può essere trattato con la necessaria cura in que- ziale con la contingenza non è mai garantita, anche l’esito dell’improvvisazione
ste brevi pagine. Ma va tenuto presente, almeno sullo sfondo, per cogliere un non è mai garantito, soprattutto perché i criteri stessi del suo successo sono ne-
aspetto decisivo dell’impegno per l’improvvisazione: non soltanto la rigida e goziati attraverso il suo proprio esercizio.
asfittica separazione tra arte e vita, ma anche la netta e statica distinzione tra i di- Il termine grammatica è qui da intendersi nel senso di Wittgenstein11, ovvero
versi ambiti artistici può essere felicemente messa in crisi dalla dedizione all’im- come reticolato normativo capace di offrire un senso alle pratiche in cui siamo
provvisazione come pratica creativa. coinvolti dall’interno delle pratiche stesse. Il più complesso concetto di contin-
La domanda cui vorrei tentare di suggerire una risposta è dunque proprio genza va inteso nei termini di ciò che accade senza necessità, vuoi perché frutto
questa: perché e in che senso l’improvvisazione è pratica creativa? La tesi che di scelta arbitraria, vuoi perché semplicemente così capita: indipendentemente da
voglio articolare è che l’improvvisazione è una pratica creativa perché è un eser- qualsiasi possibilità di scelta. La locuzione grammatica artistica significa dunque
cizio di libertà. Ed è precisamente questo esercizio che ho visto all’opera nella l’intreccio di senso che prende forma attraverso ciò che si fa e accade artistica-
persona di Roberto Castello. mente nel confronto situato e materiale con la contingenza, indipendentemente
Anzitutto occorre subito sgomberare il campo da un possibile fraintendi- da piani e intenzioni prefissati, norme prescrittive, codici estetici prestrutturati.
mento. Che l’improvvisazione sia esercizio di libertà non significa che sia creatio Questa grammatica – grazie alla quale si configura il senso estetico dell’im-
previsto che caratterizza l’improvvisazione artistica, nel suo riuscire e nel suo

5 In proposito, in riferimento alla musica, è ancora fondamentale: E. Ferand, Die


Improvisation in der Musik, Rhein-Verlag, Zürich 1938. 9 Questa espressione si deve a Bruno Besana e a una performance di musica e danza
6 Per il ruolo dell’improvvisazione nelle pratiche musicali, cfr. A. Bertinetto, Eseguire improvvisata nel locale Loophole di Neukölln a Berlino, nel giugno 2019. Il tema è stato
l’inatteso. Ontologia della musica e improvvisazione, Il Glifo, Roma 2016; per il ruolo sviluppato in Estetica dell’improvvisazione, cit., cap. 2.
cruciale dell’improvvisazione per l’arte nelle sue diverse manifestazioni, cfr. Id, Estetica 10 «Il bisogno universale dell’arte è […] il bisogno razionale che l’uomo elevi alla coscienza
dell’improvvisazione, Il Mulino, Bologna 2021. spirituale il mondo esterno e interno come un oggetto, in cui egli riconosce il proprio io. Egli
7 A. Bertinetto, La paradoja de los indiscernibles y la improvisación artística, in Arthur soddisfa il bisogno di questa libertà spirituale in quanto da un lato fa per sé interiore ciò che è,
Danto and the Philosophy of Art, a cura di S. Castro, F. Perez Carreño, Editum - Ediciones ma parimenti realizza esteriormente questo essere per sé e così in questo sdoppiamento di se
Universidad de Murcia, Murcia 2016, pp. 183-201. stesso porta a intuizione e conoscenza per sé e per gli altri quel che è in lui«, G. W. F. Hegel,
8 T. W. Adorno, L’arte e le arti, in Id., Parva Aesthetica. Saggi 1958-1967, Mimesis, Milano- Lezioni di estetica (1835), Einaudi, Torino 1997, p. 157.
Udine 2011, pp. 195-201. 11 Cfr. L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche (1953), Einaudi, Torino 1999.

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fallire – può essere organizzata in base ad alcune categorie guida quali l’emer- già a partire dalla lotta degli artisti per affermare a livello esistenziale la loro pos-
genza del senso, la presenza, la curiosità e l’autenticità, capaci di qualificare la sibilità di esprimersi artisticamente, improvvisando. E proprio questa mi sembra
specificità dell’esperienza dell’improvvisazione: essere una dimensione specifica dell’impegno artistico di Roberto Castello.
- il senso di un’improvvisazione emerge, inatteso e incontrollabile, dall’in- La libertà (negativa) da include già una libertà per 14: una libertà come auto-
terazione con la contingenza della situazione attraverso i materiali e le forme determinazione, secondo un’idea positiva di libertà elaborata in particolare dalla
artistiche in gioco; filosofia moderna Sette e Ottocentesca.
- la compresenza dei partecipanti alla pratica (artisti e pubblico) e il loro agire L’improvvisazione, tuttavia, non è soltanto un agire autodeterminato, agil-
(cor)responsivo rispetto quanto accade nel presente non sono circostanze este- mente spontaneo. Intendere in tal modo il fare improvvisativo (e, a un tempo, il
riori all’evento artistico, ma hanno valore formativo; fare artistico e l’agire quotidiano di cui l’improvvisazione è, per diversi aspetti,
- l’attenzione partecipativa al presente che avviene (al presente a venire, si paradigmatica) significherebbe fraintendere l’improvvisazione. L’agire improv-
potrebbe dire con un’espressione leggermente ossimorica) è curiosa, aperta all’i- visativo non è esclusivamente attivo (o auto-attivo, selbsttätig direbbero i tede-
nedito, disposta all’avventura; schi); comporta piuttosto una dimensione di attività-passività. L’improvvisatore
- l’improvvisazione è autentica, non soltanto perché chi improvvisa è auten- è coinvolto in interazioni con forme e materiali, con la situazione in cui si trova a
ticamente l’autore di ciò che fa, ne è responsabile (sull’autorialità e la sua deco- operare (sia nel senso della situazione performativa, sia in quello della situazione
struzione nelle pratiche improvvisative suggerirò qualcosa più avanti), ma piut- reale, economico-sociale, in cui anche la situazione performativa è inclusa) e so-
tosto perché chi improvvisa è chiamato a rispettare il momento, rispondendovi prattutto con altri agenti/attori: il suo fare prende forma e assume senso soltanto
in modo opportuno – ovvero rendendo opportuno quanto accade nel momento attraverso queste interazioni. Inoltre è un agire reso possibile, e al contempo
ed esprimendo se stesso attraverso la propria auto-costruzione in interazione vincolato, da capacità e abitudini nei confronti delle quali non esercita un consa-
con la situazione. pevole e assoluto controllo (per esempio si può dire che chi improvvisa è, almeno
Credo questi siano alcuni aspetti specifici dell’artisticità dell’improvvisazio- per certi versi, agito dal proprio corpo, oltre che dai corpi altrui). La libertà per
ne, che vanno ovviamente poi declinati in rapporto ai mezzi e alle situazioni è dunque essa stessa realizzata attraverso una terza dimensione della libertà: la
proprie di ogni fenomeno artistico. Il punto è che si tratta di mettere (per)for- libertà con15. Il contenuto normativo che si esprime nella propria autodetermina-
mativamente in scena il gioco con l’esistenza in cui l’essere umano è coinvolto. Il zione è a sua volta realizzato soltanto attraverso il concreto confronto con altri
che comporta che l’esito della pratica non possa essere garantito; anzi che i criteri (e con se stessi in quanto altri: corpi e menti non del tutto propri che spingono
stessi della sua riuscita sono configurati nel corso della pratica stessa. e muovono il nostro agire senza essere propriamente nostri). L’apertura all’in-
Proprio per il fatto di non poter essere valutata in termini di criteri prestabi- contro con l’altro (e con sé come un altro16) dà contenuto alla libertà creativa
liti, ma di dover inventare un senso nel corso del gioco di immaginazione e in- dell’improvvisazione, rendendone possibile la realizzazione.
telletto in cui l’esperienza estetica stessa consiste12, un senso che è senso comune, L’improvvisazione si realizza nella misura in cui è libertà da, per e con. Ep-
sentire (in) comune – proposta e invito a condividere senso e sensi –, l’improvvi- pure un altro aspetto del rapporto tra improvvisazione e libertà dev’essere an-
sazione è paradigmatica dell’arte e dell’esperienza estetica tout court. cora messo in luce. La libertà non può essere data per scontata o presupposta:
Posso così tornare direttamente al tema di questo contributo: la libertà è reale soltanto in quanto conquistata attraverso il suo esercizio. La libertà è
dell’improvvisazione. La grammatica artistica della contingenza messa in scena liberazione – una libertà statica, oggettivata, non è tale. Il che è espresso da Hegel
dall’improvvisazione non è soltanto espressione di una libertà (negativa) da vin- in un celebre passo del § 159 dell’Enciclopedia: liberazione è «l’incontrarsi di se
coli e norme. Certo, questo aspetto è importante; ma l’improvvisazione non è stesso con sé stesso nell’altro»: «trovare nell’altro reale, con cui il reale è legato
soltanto alternativa alla norma: piuttosto è alterativa della norma secondo l’idea per la potenza della necessità, sé»17. Esprimere se stessi nel modo in cui il sé si
dell’improvvisazione come agire tattico che Michel De Certeau ha ritenuto cru- trova, perdendosi nell’altro.
ciale per le pratiche quotidiane13. L’improvvisazione, cioè, (tras)forma le norme
del suo agire, andando magari contro i canoni e le aspettative abituali. Il che vale
14 Il riferimento riguarda la famosa distinzione di I. Berlin, Two Concepts of Liberty, in Id.,
Four Essays on Liberty, Oxford University Press, Oxford 1969, pp.118-72.
15 W. Benjamin, Die dritte Freiheit. Zu Hermann Kestens Roman »Ein ausschweifender
12 I. Kant, Critica del Giudizio (1990), tr. it. di A. Gargiulo, Lateza, Bari 1963, p. 60. Mensch«, in Id., Gesammelte Schriften, vol. 3, Suhrkamp, Frankfurt 1972, pp. 171-174.
13 Cfr. M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano (1980), Edizioni Lavoro, Roma 2001; 16 Cfr. P. Ricoeur, Sé come un altro (1990), Jaca Book, Milano 1993.
The Other Side of Nowhere: Jazz, Improvisation, and Communities in Dialogue, a cura di D. 17 G. W. F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, tr. it. di B. Croce,
Fischlin, A. Heble, Wesleyan University Press, Middletown CT 2004, p. 13. Laterza, Roma-Bari 1989, p. 157.

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Alessandro Bertinetto L’improvvisazione libera

Libertà è liberarsi e liberarsi significa fare i conti con la realtà, trovando se catori. Questo gioco, producendo (talvolta) l’inatteso, può avere come spesso
stessi nella realtà con cui si fa i conti. Anche per formarla e trasformarla. L’im- accade nei lavori di Castello, una dimensione di serietà e attenzione per i temi
provvisazione assoluta, l’improvvisazione a priori assolutamente libera, non esi- scomodi del contemporaneo, mettendo in scena e in discussione i nostri pregiu-
ste: proprio per questo, come scriveva Derrida18, si è (oserei dire: moralmente e dizi e le nostre certezze, senza abbandonare una vena divertita e ludica e uno
civilmente) obbligati a impegnarsi a combattere per l’improvvisazione in quanto sguardo ironico e autoironico, e magari abbracciando esplicitamente un cor-
esercizio di libertà. La libertà è esercizio di libertà: da, per e con. Il che significa: rosivo, e liberatorio, slancio grottesco e dissacrante (peraltro tutti ingredienti,
la realizzazione dell’improvvisazione è possibile soltanto nella misura in cui si questi, della musica di uno degli artisti di riferimento di Castello, Frank Zappa).
è disponibili a rivedere i propri presupposti (esistenziali e artistici) per venire a Si pensi a Stanze (2004-2007): una serie di «lavori che partono da un’idea di
capo della situazione in cui si è coinvolti – facendo emergere un senso, configu- coreografia come arte plastica, che quindi utilizzano i corpi per dare forma a idee
rando il presente grazie a un atteggiamento di curiosità (cor)responsiva verso il senza mai costruire narrazioni e senza mai porsi come fine l’intrattenimento.
momento che si rende opportuno: che è questo qui. Sono sculture mobili, spesso divertenti e assurde, che strapazzano la percezione
L’improvvisazione è allora tale se esercita la libertà. Non soltanto sulla scena; del tempo e si propongono come se ognuna di esse dovesse durare all’infinito»23.
ma già nell’impegno – che è artistico, e come insegna Roberto Castello, anche L’ironia smitizzante articolata attraverso un uso iconoclasta dell’improvvisazio-
politico – di rendersi possibili le condizioni materiali, esistenziali, economiche, ne che imita, facendo l’occhiolino e in modo fortemente caricaturale, «pose ed
sociali per praticare il libero gioco19. È senza dubbio una forma di utopia; ma espressioni glamour, posture pubblicitarie, smorfie»24, mette in scena l’intima
l’improvvisazione è pratica reale di questa utopia che in essa, quando riesce (fun- parentela tra il funzionamento del Witz (motto di spirito) e la performance im-
ziona, it works) e makes sense (nel senso performativo dell’espressione inglese), si provvisata. L’elaborazione dell’incontro con l’imprevisto innesca un dispositivo
manifesta come una felice eutopia 20. analogo all’astuzia creativa della battuta umoristica e del suo apprezzamento
L’improvvisazione libera, nel senso di un’improvvisazione priva di presup- estetico: il ribaltamento sorprendente dovuto alla negazione creativa di una nor-
posti, svincolata da norme e costrizioni, e modello di spontanea e assoluta au- ma, o di una presunta normalità, violata 25. Il Witz inganna la regola producendo
todeterminazione, non esiste. La sua realtà è un mito (e contro questo mito si un’imprevedibile anomalia di senso la cui conseguenza è il riso. Come mostra
scontra anche il pregiudizio adorniano contro l’improvvisazione jazzistica 21) e anche l’uso che ne fa Castello nei suoi spettacoli, la reazione emotiva all’improv-
la ripetizione, il vincolo, la norma, la preparazione (l’altro dell’improvvisazione) visazione è analoga: segnala la percezione della mossa che, deviando – magari
non sono alternative all’improvvisazione, ma – per tornare a quanto suggerito mediante una sua graffiante e paradossale enfatizzazione – dall’ordinario (dun-
in precedenza – sue condizioni, messe in gioco dall’agire improvvisativo che le que, in una sorta di stato – o forse meglio: processo – d’eccezione 26) innesca l’arti-
altera. Dunque la libera improvvisazione è piuttosto un ideale che può diventare colazione inattesa di nuove prospettive: dall’incontro con la contingenza, messo
metodo da cui farsi ispirare per il proprio agire: magari metodo come «assoluta in moto da un ribaltamento del senso atteso, emerge un senso imprevisto. Che
mancanza di metodo e rottura continua della cornice»22. Come tale l’improvvi- è un senso di libertà: dai luoghi comuni e per una esperienza diversa della realtà
sazione libera, in senso verbale. È una modalità di azione e interazione che, cer- sociale (di cui anche le istituzioni e le convenzioni artistiche formano parte).
cando se stessa (cercando la libertà del proprio fare), senza garanzie di trovarsi Certamente, l’improvvisazione, come coincidenza di invenzione e perfor-
(andando alla ricerca dell’improvvisazione, è più probabile trovare ciò che già si mance, non è condizione necessaria (né sufficiente) per dar vita, attraverso la
sa, piuttosto che ciò che non si sa, l’imprevisto inatteso), libera chi la pratica. E danza, alla dimensione estetica dell’umorismo. Avendo sopra citato l’Enciclo-
libera chi vi partecipa facendovisi coinvolgere: aprendosi alla possibilità dell’im- pedia hegeliana, posso qui al riguardo, se non altro per assonanza, menzionare
previsto, in un gioco che, creando occasioni d’incontro, può trasformare i gio- Enciclopedia, lo spettacolo che Castello mise in scena nel 1991:

18 J. Derrida, Unpublished Interview, in K. Dick, A. Ziering Kofman e J. Derrida, Derrida:


Screenplay and Essays on the Film, Manchester University Press, Manchester 2005.
19 S. Nachmanovitch, Free Play. Improvisation in Life and Art, Tarcher, New York 1990. 23 Da scheda spettacolo Stanze, 2004-2007 (http://www.aldesweb.org/it/stanze; ultimo
20 A. Bertinetto, Imagination et émergence. L’utopie de l’imprévu entre politique et accesso 29 gennaio 2020).
esthétique, in Repenser le possible: l’imagination, l’histoire, l’utopie, a cura di A. Dumont, 24 R. Sanna, “Stanze”: di una nuova spettacolarità, in «La Nuova Cagliari», 16 ottobre
Kimé, Paris 2019, pp. 229-245. 2006 (http://www.aldesweb.org/it/stanze; ultimo accesso 29 gennaio 2020).
21 Sul tema: cfr. A. Bertinetto, Adorno ce l’ha con il jazz, in «Doppiozero», 6 aprile 25 Cfr. P. Virno, Motto di spirito e azione innovativa. Per una logica del cambiamento,
2019 (https://www.doppiozero.com/materiali/adorno-ce-lha-con-il-jazz; ultimo accesso 29 Bollati Boringhieri, Torino, 2005.
gennaio 2021). 26 Cfr. D. Cecchi, Stato d’eccezione e creatività. Riflessioni a partire da Carl Schmitt e
22 Da conversazioni con R. Castello, 18 aprile 2020. Emilio Garroni, in «Tropos», V, 2012, n. 1, pp. 75-90.

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Alessandro Bertinetto L’improvvisazione libera

una sequenza di brevi assoli ispirati alla danza degli anno ’20/’30 nella In un importante articolo di qualche anno fa, George Lewis sosteneva la
quali i danzatori-coreografi usavano confrontarsi con i grandi temi della vita plausibilità di distinguere anche all’interno delle pratiche improvvisative fra
e della morte. “Enciclopedia” è una sorta di quaderno di esercizi di stile che forme “afrologiche” e forme “eurologiche”29. Quest’ultime, caratterizzanti per
non ricerca una purezza formale, né l’affermazione di uno specifico stile di esempio la cosiddetta musica colta delle avanguardie, sono ancora vincolate alle
danza, piuttosto prova a creare con gli spettatori un rapporto di divertita gerarchie dominanti l’arte occidentale e alla separazione e contrapposizione tra
complicità dove la coreografia, con le sue esagerazioni, sdolcinatezze e as-
arte (relegata nei territori della finzione) e vita, restando incentrate su un’idea
surdità, diventa lo strumento per giocare con le grandi idee che regolano la
autoriale individualista di creatività: un’idea di creatività come proprietà, in ul-
nostra vita 27.
tima istanza riconducibile alle logiche di mercato che regolano la vita nel mondo
occidentale. Invece, le pratiche “afrologiche” – il jazz, è solo una di queste –
L’improvvisazione, dunque, non solo come risorsa performativa, ma anche
manifestano e propongono una creatività distribuita30, in cui l’appropriazione
come modalità immaginativa e creativa di rapporto tra una pratica artistica e la
culturale non è reato31, ma continuo, fluido e festoso scambio creativo32, e in cui
tradizione su cui si basa e delle cui regole, mediante una divertita e pungente
il sapere artistico è pratica di vita, tanto dell’individuo quanto di una comuni-
ironia, fa spettacolo, mettendo in scena gli stessi canoni della messa in scena per
tà, e viene tramandato di generazione in generazione. La novità, qui, non è un
liberare vitali forze emotive al di là degli schemi del consueto.
must cui il “creativo” deve mirare per garantirsi le royalties, giacché il pregio
Insomma, questa divertita e divertente messa in scena dello spettacolo e dei
della riuscita artistica emerge al di là del controllo individuale e grazie al senso
suoi vezzi produce libertà. Grazie a una riflessione performativa sulla forma
di felice appartenenza alla comunità, che si forma come tale proprio grazie alla
spettacolo che Castello sviluppa anche in altre occasioni (ad esempio in Disperso,
possibilità di condivisione affettiva ed espressiva che l’arte – come festa creativa
del 2004, e, in forma radicalmente improvvisata, in Sul corpo, del 2003, rispet-
in cui collaborano oralità e scrittura, improvvisazione e schema, forma e stile –
tivamente parti VII e VI de Il migliore dei mondi possibili 28) si produce libertà
può generare.
precisamente esibendo i vincoli che legano l’arte alle dinamiche sociali (ed eco-
Il balafon e la kora suonati da Zam Moustapha Dembélé in Mbira sono sta-
nomiche) della propria situazione storica. Attraverso la sua danza – una danza
ti costruiti dall’artista malese, grazie alle conoscenze trasmesse in una cultu-
che non nasconde, ma anzi espone e valorizza artisticamente il suo consapevole
ra orale: il rapporto con lo strumento è un rapporto vitale-esistenziale, non di
farsi teatro – Castello mostra così quale sia il senso dell’impegno, artistico ed
strumentalità economica. Dembelé è un Griot, un “artigiano della parola”, ma
esistenziale, per l’improvvisazione e con l’improvvisazione.
anche un “portatore di pace”, il che sottolinea l’inscindibilità di arte, artigianato
Forse mai come in uno dei lavori più recenti, Mbira (2019), concerto di musi-
e socialità vissuta alla base di questa pratica artistica e del modo in cui Castello
ca, danza e parola per piazze e teatri, emerge questa vena eutopica del senso che
la incontra e attraversa. La musica cui Dembelé dà vita insieme a Marco Zanotti
Castello ha per la sua pratica. Qui la messa in scena dello spettacolo sovverte
(un percussionista che si distingue per la raffinatezza della ricerca sul suono) e al
le convenzioni che tengono il pubblico legato alle loro sedie e lo sollecitano a
pubblico – sempre più intensamente coinvolto a partecipare, almeno battendo le
partecipare a una festa. Avendovi assistito di persona (in occasione del festival
di danza di Vignale nel 2019), ho vissuto il modo in cui in Mbira viene in primo
piano la collettività del suonare, del cantare e del danzare, la gioia del trovarsi
insieme a celebrare la vita, senza irrigidire l’impulso creativo nelle maglie gerar- 29 G. Lewis, Improvised Music after 1950: Afrological and Eurological Perspectives, in
«Black Music Research Journal» 16, 1996, n.1, pp. 91–122.
chiche che regolano e vincolano la cultura occidentale. Al di là delle dicotomie 30 Cfr. Distributed Creativity: Collaboration and Improvisation in Contemporary Music, a
tra fine arts e intrattenimento e tra autore e spettatore, al di là della contrap- cura di E. F. Clarke, M. Doffman, Oxford University Press, New York 2017.
posizione netta tra la composizione d’autore (con i suoi diritti-privilegi) e beni 31 Mbira è anche il titolo di un brano musicale del 1981, opera di un compositore che adattò
per due clavicembali la musica africana, quasi per provocare il sistema musicale europeo: ne
culturali comuni (evito intenzionalmente l’espressione “patrimonio culturale”), sorse, puntuale, una antipatica controversia, alimentata da accuse di razzismo e beghe legali
riscoprire l’Africa, con le sue culture o dimenticate o ricordate solo per sfruttarle sui diritti d’autore, che, trascurando del tutto chi aveva offerto al mondo quella musica (il
e colonizzarle, ci porta a rivivere dimensioni dell’umano troppo spesso represse popolo africano), non fece che mettere ancora una volta in luce il problematico intreccio
culturale e morale che caratterizza i rapporti fra Africa e Occidente. Sul tema, in particolare
anche in ambito artistico. in riferimento al jazz, è un punto di riferimento il libro di C. Béthune, Le Jazz et l’Occident,
Pars, Klincksieck 2008.
32 A mo’ di esempio, si pensi alla pratica della contraffattura, alla base, tra l’altro, di alcuni
27 Da scheda spettacolo Enciclopedia, 1991 (http://www.aldesweb.org/it/enciclopedia; tra i più importanti brani di Charlie Parker, e più in generale al ruolo del signifyin’ nella cultura
ultimo accesso 29 gennaio 2020). afroamericana (paradigmatiche, in tal senso, le versioni coltraniane di My favorite Things: cfr.
28 Per una visione d’insieme di tutto il progetto, dal titolo filosoficamente denso d’ironia, A. Bertinetto, Eseguire l’inatteso, cit., cap. 6 e Id., Improvvisazione e contraffatti. Circa il
cfr. http://www.aldesweb.org/it/migliore_dei_mondi_possibili. primato della prassi nell’ontologia della musica, in «Aisthesis», 6, 2013, pp. 101-132.

136 137
Alessandro Bertinetto

mani – chiama le due danzatrici (Ilenia Romano e Susannah Iheme) a movimenti Danila Blasi
ritmici espressi nel salto, nella marcia e in gesti fortemente e magnificamente
espressivi. La voce narrante è quella di Castello: racconta della diaspora, raccon- MUSIC (DANCE) AND POLITICS
ta dell’oblio occidentale di una cultura fortemente orale, oppressa, qui da noi, La danza politica di Roberto Castello
più che dalla scrittura come tale da un certo (ab)uso della scrittura, dalla separa-
zione forzata tra arte e vita, dalla divisione del lavoro e dal mercato dominante
le logiche dell’autorialità. Eppure, tornare a vivere, oltre che a far vivere, l’Africa If ever I would stop thinking about music and politics
I would tell you that the personal revolution
ci fa capire quanto le forme più dinamiche, energiche e intense della nostra cul- is far more difficult
tura artistica debbano all’Africa. Un luogo, non solo fisico, cui le stesse pratiche and is the first step in any revolution1
dell’improvvisazione e il loro potere di liberazione devono moltissimo. Basta (The Disposable Heroes Of Hiphoprisy)
pensare, ancora una volta, al fatto che proprio grazie all’improvvisazione, insie-
me esistenziale e artistica, l’Africa, trasportata con la violenza in Occidente, ha Dal tavolo nazionale della danza, ai coordinamenti regionali, fino al lavoro
potuto trovare un’espressione di vita, liberandosi attraverso un’arte intesa come in AGIS: 15 anni di presenza sui tavoli di lavoro della danza contemporanea
festa e condivisione; e liberando anche noi, ogni qual volta riusciamo a godere di
questa libertà espressiva, accantonando quei vincoli cui ci ha abituato una cul- Per chi conosce Roberto Castello e la sua danza non è un mistero che la po-
tura spesso troppo atrofizzata nel mercato: vincoli che per lo più non riusciamo litica, anzi la vita politica degli esseri umani, intesa nella sua accezione più vera,
neanche più a sentire come tali. quella di partecipazione alla cosa pubblica, sia in qualche modo sempre il centro
In Mbira danza, musica e narrazione si aprono alla festa e la festa è insieme del suo discorso artistico. Ma per chi lo conosce un po’ di più non è un mistero
frutto e origine di improvvisazione. E improvvisazione non è soltanto quella che il suo sguardo sulla realtà sia sempre uno sguardo politico in cui la danza non
degli artisti, ma anche quella dello spettatore che durante la performance si rende può esistere in modo separato, ma di cui la danza è parte vivente.
conto di non stare più assistendo a uno spettacolo, ma di essere coinvolto appun- E il fatto che la danza contemporanea, e la performatività contemporanea
to in una gioiosa festa, potendo improvvisare un’inattesa modalità di fruizione in genere, vengano visti come qualcosa di separato dalla realtà, qualcosa che si
partecipativa, al di là delle convenzioni dello spettacolo. muove a lato, che sfiora la vita in maniera leggera e superficiale è, per Castello,
Mbira, come altre delle produzioni di Castello, mostra, con il garbo e l’in- inconcepibile. E ancor più inconcepibile è che la danza possa essere considerata
telligenza che lo contraddistingue, che l’improvvisazione libera e che, anzi, è in questo modo proprio da quelle istituzioni politiche che dovrebbero lavorare
libertà. L’improvvisazione – come pratica performativa e come atteggiamento invece per far sì che la connessione tra arte e realtà non sia qualcosa di astratto
esistenziale ed artistico – può liberarci da noi stessi, dai nostri schemi (percettivi, o destinato a pochi fortunati eletti. Per questo Castello ha sempre rivendicato
immaginativi, comportamentali, sociali, economici…), consentendo di ritrovar- il bisogno di una linea chiara di politica culturale, orientata verso il più largo
ci grazie a un incontro con gli altri animato da forze emotive vitali, capaci di coinvolgimento possibile dei cittadini con l’arte e la cultura.
far breccia nella routine in cui inavvertitamente tendiamo a irrigidire la nostra Ma dalla metà degli anni Ottanta in poi l’Italia sembra andare in direzione
prassi. ostinata e contraria. Le straordinarie intuizioni di Renato Nicolini – che da As-
sessore alla Cultura di Roma tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni
Ottanta fa riversare migliaia e migliaia di persone da ogni luogo della città, verso
il Colosseo, centro e cuore della Capitale, per vedere non un concerto di un
gruppo pop, ma addirittura Napoléon di Abel Gance, un film degli anni Venti,
con un’orchestra che lo sonorizza dal vivo – sono state dimenticate e seppellite
sotto uno strato di incredibile indifferenza (mentre nella vicina Francia proprio
dalla metà degli anni Ottanta e per un decennio diventa Ministro della Cultura
Jack Lang, che di Nicolini fu grande amico ed estimatore e che non ha mai na-
scosto di essersi ispirato a lui e alla sua visione negli anni del suo mandato). In

1 The Disposable Heroes Of Hiphoprisy, Music And Politcs, Album Hypocrisy Is The
Greatest Luxury, Universal Music, 1992.

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Indice generale

Premessa ..................................................................................................................... 7

Chiara Pirri Valentini, Scoprire la dimensione “dionisiaca” della danza. Con-


versazione con Roberto Castello e Alessandra Moretti.........................................11

Chiara Pirri Valentini, Fare danza con il corpo, con le parole, con il viso, con le
dita, con il fiato. Conversazione con Ambra Senatore e Stefano Questorio ...... 37

Roberto Castello, Illuminazioni della notte. Materie verbali degli spettacoli ...... 45

Alessandro Pontremoli, Esercizi di realtà. La danza di Roberto Castello come


estetica della responsabilità ..................................................................................... 59

Valentina Valentini, “Questo non è uno spettacolo!” ......................................... 79

Eugenia Casini Ropa, Roberto Castello o del teatro caleidoscopico ................. 95

Massimo Marino, Maschere mostri suoni voci. Il migliore dei mondi possibili di
Roberto Castello .....................................................................................................101

Valeria Vannucci, Architettura dell’espressione corporea .................................113

Alessandro Bertinetto, L’improvvisazione libera ............................................ 129

Danila Blasi, MUSIC (DANCE) AND POLITICS. La danza politica di Ro-


berto Castello ..........................................................................................................139

Gabriele Rizza, BIM BUM SPAM! .....................................................................149

Graziano Graziani, L’arte è un bene pubblico ...................................................153

Apparati

Teatrografia, a cura di Alessandra Moretti e Valeria Vannucci ....................... 163


Programmazione ALDES/SPAM!, a cura di Alessandra Moretti ................. 209
Videografie, a cura di Alessandra Moretti ..........................................................213
Bibliografia ............................................................................................................ 225

Note biografiche sugli autori.............................................................................. 229


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Finito di stampare nel mese di Novembre 2021


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