Sei sulla pagina 1di 27

I DISTURBI ALIMENTARI E IL

BULLISMO
L’ANORESSIA
L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che colpisce in
particolare le giovani donne ed è finalizzato al raggiungimento e al mantenimento di
un peso significativamente inferiore a quello normale. Il termine “anoressia” [che significa
letteralmente “perdita dell’appetito”] è in realtà inappropriato, perché le persone che ne
soffrono vorrebbero mangiare, ma rifiutano il cibo per paura di ingrassare. Questa paura,
che diviene il punto centrale della loro vita, deriva da un’alterazione dell’immagine del
proprio corpo, che viene percepito come troppo grasso anche se è sottopeso o in una
condizione di magrezza patologica. Non è facile definire la soglia di peso che permette di
diagnosticare l’anoressia. In linea di massima si adotta il criterio di un peso corporeo
inferiore di oltre il 15% al peso normale per età e sesso oppure un Indice di Massa
Corporea (IMC) uguale o inferiore a 17. La gravità del quadro anoressico è maggiore a
mano a mano che l’IMC si abbassa.
ESISTONO DUE TIPI DI ANORESSIA:
anoressia restrittiva: l’alimentazione è ipocalorica, vengono evitati tutti i cibi che fanno
ingrassare e l’obiettivo di avere un peso inferiore alla norma viene raggiunto con un rigido
controllo alimentare e, talvolta, con la pratica di uno strenuo esercizio fisico;
anoressia con abbuffate e/o condotte di eliminazione: caratterizzato dall’alternanza di episodi
di iperalimentazione compulsiva (le cosiddette “abbuffate”) e di strategie compensative per
eliminare le calorie ingerite (come il vomito autoindotto).
DIFFUSIONE E CAUSE DELL'ANORESSIA:
L’incidenza dell’anoressia è progressivamente aumentata durante il secolo scorso. La spiegazione
di questo incremento va ricercata nell’influenza di fattori culturali: in tutti i Paesi che adottano il
cosiddetto “modello occidentale” i criteri estetici enfatizzano sempre di più la magrezza. Le
persone particolarmente vulnerabili in termini di autostima e di identità sociale possono reagire
a queste pressioni culturali modificando in modo disfunzionale le proprie abitudini alimentari.
Inoltre, le atlete di certe discipline sportive, le danzatrici e le modelle hanno un rischio maggiore
di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare di questo tipo.Oltre a questi fattori
culturali hanno un peso anche la predisposizione genetica (l’ereditabilità dell’anoressia è stata
stimata attorno al 58%) e la dipendenza psicologica dalle figure genitoriali, in particolare
dalla madre. Secondo recenti studi, le adolescenti che hanno una forma di attaccamento insicuro
riferiscono livelli anormali di preoccupazione per il loro aspetto fisico. Questa preoccupazione
precede spesso di mesi o di anni l’esordio del disturbo. Nella popolazione generale degli Stati
Uniti sono stati rilevati tassi di prevalenza dello 0,9% per l’anoressia. Nelle donne, la prevalenza
del disturbo è di circa 10 volte superiore rispetto agli uomini.Anche in Italia, secondo i dati
dell’Istituto Superiore di Sanità, la prevalenza riportata dai diversi studi va dallo 0,2 allo 0,8%. La
massima incidenza si registra nelle ragazze tra i 15 e i 19 anni. In rari casi l’esordio è in età
infantile o dopo la menopausa.
SEGNI E SINTOMI:
La maggior parte dei sintomi presentati dalle persone che soffrono di anoressia è legata
alla grave denutrizione. Tra le principali manifestazioni vi sono:amenorrea (scomparsa delle
mestruazioni per almeno 3 cicli consecutivi);ipotermia (<35 °C) con intolleranza al
freddo;bradicardia (frequenza <60 battiti/minuto);ipotensione arteriosa (pressione <70
mmHg);secchezza della cute, che tende a ricoprirsi di una sorta di fine peluria, e colorito
giallastro (per aumento del beta-carotene);prurito cutaneo generalizzato;dolori addominali
e stitichezza.Il decorso è variabile. Uno studio condotto negli Stati Uniti per 10 anni dopo
l’esordio ha trovato che circa due terzi delle pazienti guariscono completamente o arrivano a una
remissione soddisfacente dei sintomi. Il restante terzo, invece, va incontro a una cronicizzazione
che può portare a gravissime condizioni.
COMPLICANZE DELL'ANORESSIA:
Le complicanze mediche dell’anoressia, anch’esse legate al grave stato di denutrizione, sono
soprattutto anomalie dell’ematopoiesi (leucopenia e linfocitosi relativa), osteoporosi con
conseguente fragilità ossea (causata dal ridotto apporto di calcio e dalla ridotta produzione di
estrogeni) e, nei casi più avanzati, problemi cardiovascolari (aritmie cardiache e fibrillazione
ventricolare).
L’OBESITA’
L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo peso corporeo dovuto a un
accumulo di tessuto adiposo, che si sviluppa per l’interazione di vari fattori, tra cui
quelli genetici, endocrino-metabolici e ambientali. È una condizione cronica molto
diffusa in grado di influire negativamente sullo stato di salute perché aumenta il
rischio sviluppare altre malattie e peggiora la qualità di vita della persona.
COME SI MISURA? :
Una prima valutazione del peso corporeo si può effettuare mediante l’indice di massa corporea
(BMI) che mette in relazione peso e altezza.I valori di riferimento per la definizione di obesità
sono:≤18,5: sottopeso;18,5-24,9: peso normale;25-29,9: sovrappeso;30-34,9: obesità di primo
grado (lieve);35-39,9: obesità di secondo grado (moderata);≥40 obesità: di terzo grado (severa).Il
grasso può localizzarsi in diverse aree corporee, ma si è visto che l’accumulo nella zona viscerale
(sulla pancia) risulta essere il più pericoloso, per questo si misura la circonferenza dell’addome per
stimare il rischio di sviluppare patologie legate alla sindrome metabolica: per le donne la
circonferenza limite è di 88 cm, per gli uomini è di 102 cm.
QUALI SONO LE CAUSE?:
Le cause principali che portano all’obesità sono un’alimentazione ipercalorica e l’inattività fisica, che
generano uno squilibrio tra calorie assunte e calorie bruciate. L’attività fisica, infatti, consente non solo
di bruciare calorie durante l’attività, ma anche di incrementare il metabolismo basale a riposo. È molto
importante, quindi, non condurre una vita sedentaria per prevenire il rischio di sovrappeso e obesità e
tutte le patologie a essa correlate. Una dieta salutare e ipocalorica è fondamentale per ridurre
l’apporto calorico in relazione all’attività fisica svolta, oltre a contribuire a prevenire numerosi problemi
(come ad esempio l’ipercolesterolemia) e le loro conseguenze. Ci sono inoltre varie altre cause, anche
correlate tra loro, che possono portare all’insorgenza dell’obesità:predisposizioni genetiche:
influenzano il modo di metabolizzare e accumulare il grasso corporeo;stile di vita familiare: spesso le
abitudini alimentari sbagliate partono proprio dal contesto familiare, infatti un bambino che è abituato
sin da piccolo ad assumere un grande quantitativo di calorie al giorno ha più probabilità di diventare
obeso rispetto a un bambino cresciuto in una famiglia con una corretta educazione alimentare;fattori
socio-economici: spesso l’obesità è correlata a contesti socio-economici più disagiati, in quanto si
tende a consumare cibi poco controllati, di scarsa qualità e ipercalorici e non si ha la possibilità di
svolgere l’attività fisica adeguata; d’altra parte c’è anche da dire che l’obesità è considerata la malattia
dei paesi ricchi perché proprio il benessere economico ha progressivamente spinto verso il consumo di
alimenti contenenti zuccheri raffinati (come merendine, biscotti, gelati ecc.) e spesso preconfezionati
(surgelati) e ricchi di sodio (insaccati, carni lavorate, snack ecc.);patologie associate: ad esempio i
soggetti affetti da particolari sindromi (come quella di Prader-Willi o quella di Cushing) sono più
predisposti di altri, e i soggetti affetti da artrite, che hanno difficoltà a svolgere attività fisica, tendono
ad aumentare di peso se non compensano con una dieta ipocalorica;farmaci: alcune terapie, come
quelle per il tono dell’umore, possono influire sul peso;disturbi del sonno: causano cambiamenti
ormonali che portano all’assunzione di carboidrati per fornire l’energia adatta ad un corpo non
correttamente riposato e molto stressato.
QUALI MALATTIE POSSONO INSORGERE CON
L’OBESITÀ?:
L’obesità è una patologia da non sottovalutare perché predispone allo sviluppo di una serie di
condizioni patologiche che possono avere ripercussioni sulla qualità di vita del soggetto. In
particolare:ipercolesterolemia e aumento dei trigliceridi: un aumento dei depositi di grasso
(soprattutto a livello viscerale) fa in modo che questi vengano immessi in circolo sotto forma di LDL
(colesterolo cattivo); l’aumento di colesterolo nel sangue favorisce la comparsa di ipertensione
arteriosa e placche aterosclerotiche (accumulo di grassi sulla parete interna delle arterie), importanti
fattori di rischio per tutte le patologie cardiovascolari;diabete di tipo 2: questo tipo di diabete è
strettamente correlato all’obesità in quanto i soggetti obesi sviluppano una certa resistenza all’insulina
(l’ormone prodotto dal pancreas che serve a controllare il quantitativo di glucosio nel sangue) che
quindi alle dosi normali non esplica il suo effetto. Per questo il pancreas inizia a produrne più del
quantitativo normale necessario; tuttavia, raggiunto un limite massimo, esse non saranno più in grado
di produrre insulina, che quindi verrà a mancare, e i livelli di glucosio in circolo aumenteranno. Il
diabete è una patologia multisistemica, nonché un fattore di rischio per molte malattie, per questo è
una condizione da tenere sotto controllo;ipertensione: la resistenza all’insulina determina un aumento
dei livelli circolanti di questo ormone, che favorisce l’aumento della pressione arteriosa; inoltre se la
dieta è ipercalorica e ricca di sodio aumenta la volemia (volume totale del sangue di un organismo) a
causa della ritenzione idrica e questo favorisce l’aumento dei valori pressori;sindrome metabolica: non
si tratta di una singola patologia ma un insieme di fattori di rischio (ipertensione, ipercolesterolemia,
iperglicemia, circonferenza addome) che aumentano la probabilità di sviluppare patologie
cardiovascolari e ormonali
patologie cardiache: il cuore risulta affaticato dal lavoro a cui viene sottoposto dato che è costretto a
pompare più sangue per far fronte alle esigenze di una quantità maggiore di tessuti; inoltre l’obesità
predispone a sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia e diabete, che sono importanti fattori di
rischio per queste patologie;ictus: la principale causa di ictus è un minore afflusso di sangue al cervello
a causa della presenza di una placca aterosclerotica sulla parete delle arterie carotidi che ne restringe
il lume; l’ipercolesterolemia collegata dall’obesità favorisce la formazione delle placche e per questo il
rischio di ictus risulta aumentato;neoplasie: gli elevati livelli circolanti di alcuni ormoni che favoriscono
la crescita tissutale nei pazienti obesi, favoriscono anche lo sviluppo di neoplasie ormonodipendenti;
inoltre le cellule tumorali sono molto attive e necessitano di molta energiaa, per questo, in caso di
una dieta ricca di zuccheri raffinati facilmente assorbibili e di un grande quantitativo di grassi in
circolo, è più semplice per queste cellule procurarsi nutrienti, ecco perché i soggetti obesi sono molto
più a rischio dei soggetti normopeso;sindrome delle apnee ostruttive durante il sonno: l’eccesso di
grasso contribuisce a impedire il corretto funzionamento dei muscoli della faringe durante il sonno, il
grasso esercita infatti una pressione sulle vie aeree in posizione supina (distesi pancia all’aria) e
impedisce una corretta respirazione; questa sindrome, a sua volta, è legata allo sviluppo di problemi
cardiovascolari e neurologici;
calcoli biliari: una dieta ricca di grassi stimola la colecisti a produrre un enorme quantitativo di bile; i
sali biliari possono quindi accumularsi e formare i calcoli;problemi ginecologici: tra tutti gli squilibri
ormonali correlati all’obesità vi sono anche quelli ginecologici (ecco perché si consiglia a una donna
obesa che desidera una gravidanza di perdere peso per facilitarla);steatosi epatica non alcolica: le
steatosi sono patologie da accumulo di grassi nel fegato; esse portano ad un ingrandimento di
quest’organo e a una riduzione della sua funzionalità;osteoartrite: un soggetto obeso ha difficoltà a
compiere movimenti e questo lo porta a condurre una vita sedentaria, con impigrimento delle
articolazioni.Inoltre l’obesità ha anche un forte impatto sulla qualità di vita: spesso questi soggetti
mostrano disabilità dovute all’impossibilità di compiere movimenti a causa del peso eccessivo che
grava sulle articolazioni, depressione e vergogna a causa della non accettazione del proprio corpo,
colpevolezza per aver permesso a se stessi di raggiungere una tale condizione, isolamento sociale,
minore possibilità di trovare lavoro perché spesso impossibilitati fisicamente a svolgere determinate
mansioni (e talvolta discriminati dal loro aspetto).Dunque, l'obesità è una patologia dai numerosi
risvolti socio-economici che può e deve essere prevenuta.
LA BULIMIA
La bulimia nervosa, o semplicemente bulimia, è un disturbo del comportamento
alimentare che consiste in una voracità patologica ed eccessiva nel mangiare,
seguita talora da induzione del vomito, utilizzo di lassativi, digiuno o eccessiva
attività fisica.
QUANTO È DIFFUSA?:
È colpito da bulimia circa l’1-2% della popolazione femminile (un caso ogni 50-100 persone),
maggiormente in una fascia di età compresa tra i 15 e 25 anni. Inoltre, circa il 10% delle
ragazze in età a rischio soffre di un disturbo alimentare “parziale”. Sono maggiormente colpite
le donne a causa degli standard di bellezza “ideale” imposti dalla moda, dai mass media, dalle
riviste e dalla televisione; tuttavia è stata proposta anche una spiegazione biologica correlata
al ruolo degli ormoni sessuali nella regolazione della serotonina (un neurotrasmettitore che
regola il tono dell’umore, la fame e la sazietà in relazione alle emozioni) che aumenterebbe
nel sesso femminile a seguito di una restrizione calorica.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA BULIMIA?:
Non esiste una causa specifica che induca l’insorgenza di questa condizione, tuttavia esistono dei
fattori predisponenti correlati allo stato psicologico ed emotivo della persona, al contesto socio-
culturale in cui vive e alle relazioni interpersonali instaurate. Per la maggior parte si tratta, dunque, di
fattori psicologici che influenzano il comportamento alimentare. Tra i fattori predisponenti possono
esserci, ad esempio, le complicanze gravidiche e i danni perinatali, la presenza di familiari che
soffrono o hanno sofferto di un disturbo alimentare, avere una bassa autostima e considerazione
personale o essere troppo perfezionisti, le difficoltà interpersonali e l’insoddisfazione della propria
immagine.A questi, di solito, si aggiungono uno o più “fattori scatenanti”, per esempio lutti, eventi
traumatici, la fine di una relazione importante, cambiamenti di vita (come un cambio di scuola o di
città). Spesso l’ossessione per il peso corporeo deriva anche da pressioni legate allo sport o al lavoro:
per esempio ballerine e attrici sono soggetti a forte rischio di sviluppare disturbi alimentari, in quanto
sono costrette a mantenere una certa immagine e un determinato peso corporeo.
QUALI SONO I SINTOMI?:
I sintomi che possono far pensare alla bulimia sono:abbuffate ricorrenti caratterizzate da
eccessiva voracità nel consumare cibo e dalla perdita di controllo dell’atto del
mangiare;comportamenti di compensazione: il più frequente è il vomito autoindotto, ma
alcune persone assumono anche lassativi e diuretici con lo scopo di non assimilare tutte le
calorie introdotte con il cibo;preoccupazione estrema per il proprio peso corporeo.
QUALI SONO LE COMPLICANZE DELLA BULIMIA?:
La bulimia, e i disturbi alimentari in generale, possono causare severe complicanze per la salute della
persona affetta. Alcune sono:disidratazione, che può condurre a situazioni cliniche più importanti
come disturbi renali;problemi cardiaci, spesso individuati come irregolarità dei battiti;erosioni
dentali dovute al passaggio di vomito (costituito dal materiale acido presente nello
stomaco);problemi del tratto digestivo: erosioni esofagee e rilassamento dello sfintere esofageo
inferiore dovuti alla ripetuta induzione del vomito, oppure alterazioni della funzione intestinale
dovute all’assunzione continua di lassativi;ansia e depressione;assenza di ciclo mestruale;abuso di
alcol e droghe.
COME SI DIAGNOSTICA?:
Per effettuare la diagnosi di bulimia, oltre alla visita medica e agli esami di laboratorio sul sangue e
sulle urine, è fondamentale la valutazione psicologica con un esperto di disturbi del comportamento
alimentare. I criteri che si utilizzano per diagnosticare la bulimia sono stabiliti dall’American
Psychiatric Association e comprendono diversi parametri da considerare:ricorrenti episodi di
abbuffata, che sono definiti come l’introduzione in un determinato arco di tempo di una quantità di
cibo maggiore di quella che la maggior parte delle persone sarebbe in grado di mangiare nello stesso
tempo e nelle stesse circostanze;sensazione di perdita di controllo di ciò che si mangia durante
l’episodio;presenza di comportamenti inappropriati finalizzati al controllo di peso (vomito
autoindotto, utilizzo di lassativi o diuretici, digiuno, intensa attività fisica);le crisi bulimiche e i
comportamenti di compensazione devono avvenire almeno due volte alla settimana per tre
mesi;insoddisfazione del proprio aspetto, vergogna, e una eccessiva importanza data alla propria
figura per determinare la stima di se stessi.
È POSSIBILE PREVENIRE LA BULIMIA?:
Le possibilità di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione sono legate principalmente al contesto
sociale e alle relazioni interpersonali. Non è, infatti, possibile prevenire in maniera assoluta questa
malattia, ma, essendo la causa di origine psicologica, è possibile offrire supporto ai soggetti
emotivamente più suscettibili e nella fascia di età a rischio. Questi disturbi insorgono
prevalentemente in età adolescenziale, un periodo importante di transizione per tutti, in particolare
per le ragazze; è molto importante, dunque, osservare il comportamento delle adolescenti: se si
osservano elementi che potrebbero far sospettare un disturbo alimentare o se le amiche
frequentate soffrono di disturbi dell’alimentazione, è importante fornire sostegno psicologico.
COME SI CURA LA BULIMIA?:
La bulimia è un disturbo multifattoriale che richiede terapie da più fronti. La prima fra tutti è
la psicoterapia individuale e familiare con psicoterapeuti esperti dell’età adolescenziale e dei disturbi
dell’alimentazione, seguita da una riabilitazione alimentare che consiste in diete che permettano di
ripristinare le normali abitudini alimentari. Talvolta, a discrezione del medico, si possono assumere
antidepressivi o altri farmaci con lo scopo di curare eventuali condizioni associate alla bulimia.
I SOCIAL E I DISTURBI ALIMENTARI
Le food challenges La moda del momento sono le food challenge, le sfide incentrate sul cibo
condivise sui social. Gare di ogni tipo pubblicate su Youtube, Facebook, Instagram, a volte
sponsorizzate in rete per richiamare le persone in un certo locale e, naturalmente,
promuoverlo.Ci sono creator su YouTube e sugli altri social che puntano a fare scalpore per
diventare più virali. Non pensano alle conseguenze di ciò che fanno, estreme sono una serie
di popolari competizioni il cui ultimo (e unico) obiettivo è quello di immortalarsi con lo
smartphone in una situazione pericolosa o dannosa. E postare poi il video sui social con
l’hashtag corrispondente. La #TidePodsChallenge consisteva nel mangiare una capsula di
detersivo per lavatrici.
Secondo gli studi della Chosun University di Gwangju, guardare un’altra persona mangiare può
soddisfare il nostro desiderio di cibo. Una teoria molto particolare che pare aver spinto migliaia
di youtubers a mangiare per, e con i propri spettatori. Questa particolare tendenza sudcoreana,
chiamata mukbang,ha portato creators quali Eat with Boki al raggiungimento di oltre 4,401 milioni
di iscritti e più di un milione di visualizzazioni al giorno. I followers hanno la possibilità di proporre o
addirittura inviare nuovi cibi ai propri beniamini per le loro prossime sfide.Alcuni di loro,nonostante
arrivino ad assumere 20.000 calorie seguono una dieta perfettamente controbilanciata da
una routine sportiva e particolarmente rigida. Questo equilibrio permette loro di rimanere in
forma nonostante le generose porzioni di ogni challenge. Ma se in questi video è
fortemente sconsigliato agli spettatori di replicare abbuffate, ben diverso è quando a cimentarsi in
sfide simili sono persone con un salvavita di capacità ridotta. Si tratta di youtubers, perlopiù
statunitensi che, pur essendo a rischio a causa del peso, affrontano giornalmente challenges di
questo tipo. Tuttavia, gli elementi più particolari dei loro canali sono video in cui un aumento
esponenziale di peso viene celebrato con soddisfazione, ignorandone l’incredibile pericolosità.non
bisogna trascurare l’impatto potenzialmente diseducativo che contenuti di questo tipo potrebbero
avere sull’incredibile numero di spettatori di ogni età. Seppure il primo approccio a video di questo
tipo sia generalmente motivato dalla curiosità verso un campo ancora sconosciuto, ciò che
colpisce maggiormente è la morbosità che impedisce al viewer di distogliere l’attenzione da
un qualcosa che, pur disgustandolo in fondo, continua ad attirarlo. Come osservato dallo
psicologo Alexander Skolnik, avendo la possibilità di interrompere il video in qualsiasi momento, il
disgusto non è tale da inibire la curiosità, ma forse lo spettatore non è così al sicuro come sembra.
Il mondo dei social media si conferma il regno delle pratiche commerciali scorrette. Troppi
influencer (su Instagram, Facebook, YouTube, TikTok...) nascondono le finalità pubblicitarie dei
contenuti che mettono in rete attraverso post, storie e video. Informazioni che hanno l’aria di essere
spontanee e sincere, ma che in realtà sono prezzolate. Presentano prodotti e servizi in un contesto di
vita normale, manifestano il loro apprezzamento come se stessero dando consigli da amici o da esperti
indipendenti, sfruttando così la fiducia dei followers. Molti promuovono integratori alimentari: pillole,
capsule, bevande, sostituti del pasto, ma anche tè e tisane.si tratta di informazioni menzognere,
sovente riportate anche nei siti web dei produttori, c’è persino chi promuove un prodotto che
“incrementa il consumo da parte del corpo di zuccheri e grassi anche senza attività fisica”. Nella
maggior parte dei casi i produttori di integratori scelgono i “nanoinfluencer” con meno di 10 mila
follower perché hanno maggiore presa in termini di condivisioni, commenti, like e interazioni. A
differenza delle celebrità, che hanno milioni di follower, i piccoli influencer riescono a esercitare un
ascendente più forte nei confronti dei propri seguaci e sanno creare intorno a sé una comunità fedele e
coesa. Questo perché interagiscono direttamente con gli utenti, dai quali sono percepiti come persone
reali e vicine. C’è di più, i nano e micro influencer, propongono dei codici sconto col software messo a
disposizione dall’azienda che vengono presentati come una “conquista” esclusiva. I vantaggi di questa
operazione di scontistica sono due: l’influencer guadagna una percentuale sugli acquisti e l’azienda
riesce a tracciare le vendite valutando così l’abilità della persona.Premesso che è del tutto lecito usare
la propria notorietà per fare pubblicità prodotti e servizi, deve essere altrettanto chiaro per chi riceve il
messaggio che si tratta di una comunicazione commerciale e che i messaggi non devono essere
ingannevoli. Si tratta di un settore molto delicato, in cui la correttezza dell’informazione non incrocia
solo gli aspetti relativi alla trasparenza del messaggio pubblicitario, ma anche quelli che riguardano
la salute delle persone, dal momento che possono indurre a comportamenti alimentari sbagliati.
BULLISMO ,CYBERBULLISMO E I
DISTURBI ALIMENTARI
Il “bullismo online” o “cyberbullismo” è una forma di aggressione volontaria, ingiustificata e
prolungata, che avviene tra i pari nel mondo digitale. Esiste un legame tra bullismo e disturbi
alimentari. A dichiararlo è un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Eating Disorders,
realizzato da esperti dell’Università della North Carolina. Già si sapeva che il bullismo era legato a un
maggior rischio di ansia, depressione e problemi psicologici, ma ora si è scoperto che il bullismo può
aumentare le possibilità di incorrere in rapporti malsani con il cibo, come l’anoressia e la bulimia. E,
sorprendentemente, a manifestare questi disagi non sarebbero solo le vittime di questo grave e
sempre più diffuso fenomeno giovanile, ma anche gli stessi responsabili di atti di bullismo. Esistono
blog cosiddetti pro-ana o pro-mia: quelli, cioè, che presentano comportamenti e pratiche alimentari
che puntano a favorire anoressia e bulimia, per esempio fornendo diete e decaloghi “antifame”,
esempi di esercizi per perdere peso, consigli per ingannare i genitori. Da alcuni anni a questa parte lo
spazio web dedicato ad anoressia e bulimia si è arricchito delle comunità e dei gruppi fioriti sui
principali social network, Instagram e Whatsapp usati da preadolescenti, ciò viene anche confermato
dalla psichiatra Laura Dalla Ragione, capo della Rete Disturbi Comportamento Alimentare(DCA)
dell’Usl dell’Umbria. Il cyberbullismo è tra l’altro associato ad emozioni negative come ansia,
depressione, pensieri di suicidio, oltre che a difficoltà relazionali, spesso conseguenti l’isolamento,
l’assenteismo scolastico e l’abuso di sostanze.
L’aspetto fisico è uno dei principali target dei bulli, anche online (per es., tramite e-mail assillanti o
messaggi offensivi, il bullo incita i coetanei ad escludere dal gruppo la persona in sovrappeso,
mettendo in atto giochi molesti o diffondendo sul web immagini sprezzanti riguardanti il peso e la
forma corporea della vittima). Diversi studi hanno dimostrato che la maggior parte degli adolescenti
viene bullizzata online per la forma corporea e per il peso, e che la valutazione generale dell’aspetto
fisico in coloro che sono, o sono stati perseguitati online per motivi di sovrappeso, è peggiore rispetto
agli adolescenti non bullizzati. Pertanto, la letteratura dimostra una chiara associazione tra
cyberbullismo e comportamenti alimentari non salutari negli adolescenti e che inducono questi a
costruire un’ immagine del loro corpo distorta e comportamenti ossessivi derivanti da l’introito
calorico. Il 34% delle vittime di cyberbullismo ricorrerebbe alla chirurgia sia estetica che plastica per
migliorare il proprio corpo; il 10% dei giovani è affetto da drunkoressia, un mix micidiale tra bevute
alcoliche e anoressia. Quanto narrato, sono solo alcuni effetti dei devastanti effetti delle persecuzioni
dei bulli che finiscono spesso per provocare reazioni incontrollate da parte di chi soffre a causa loro.
Ne deriva la mancanza di benessere fisico e psicologico dei ragazzi, determinando in particolare una
minore autostima, scarsa considerazione di se stessi, maggiore vulnerabilità e sensibilità ai commenti,
giudizi e critiche, uno stato ansioso, paura del confronto con gli altri.
Il mondo del web non migliora ma amplifica tali fragilità perché questo atteggiamento rischia anche di
indurli ad una esposizione social che, se non corrisponde al loro immaginario di approvazione e
riconoscimento, può avere delle profonde ripercussioni sul loro umore. Si arriva persino a partecipare
a challenge ‘Thin Inspiration’ (ispirazione al magro) come per esempio la Ribcage Bragging Challenge,
la nuova moda di fotografare le costole sporgenti. Molti hanno fatto una dieta per piacersi di più nei
selfie. Vi sono anche atteggiamenti e comportamenti estremi come la drunkoressia, da drunk
(ubriaco) e anorexia (anoressia). Un problema grave che abbraccia abuso di alcol e disturbi della
condotta alimentare assai frequente in adolescenza.
Professore: Santo Vasile
Alunne: Liuzzo Amalia, Malgioglio Agnese, Veronica Aurora
Classe: 2^A

Potrebbero piacerti anche