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La Filosofia nel

Rinascimento
La Filosofia rinascimentale

La maggiore differenza tra la filosofia medievale e quella del rinascimento sta nel
fatto che la seconda è antropocentrica, mentre la prima è teocentrica; dunque
l’uomo viene messo al centro, senza comunque negare Dio. Mentre la filosofia
medievale si basava soprattutto su logica e metafisica, quella rinascimentale è più
attenta ad aspetti pratici, come etica, politica, fisica ed estetica. I filosofi greci
come Platone e Aristotele vengono presi da modello, ma vengono riletti in un’altra
chiave.
1401-1464 Nicola Cusano
1433-1499 Marsilio Ficino
1462-1525 Pietro Pomponazzi
1463-1494 Giovanni Pico della Mirandola
1467-1536 Erasmo da Rotterdam
1509-1588 Bernardino Telesio
1548-1600 Giordano Bruno
1568-1639 Tommaso Campanella
Nicola Cusano
(Kues, 1401-Todi, 11 Agosto 1464)

• La «Dotta Ignoranza» è la sua opera più famosa: Sosteneva il fatto che la nostra mente ha dei limiti,
mentre quella divina non ne ha, è così amplia da risultare infinita, e l’uomo ne può comprendere solo
una piccolissima parte. Ecco perché, secondo Cusano l’uomo è un «Dotto Ignorante», perché conosce
molto, ma veramente poco rispetto alla conoscenza divina. Descrive l’uomo come un poligono che
cerca di diventare una circonferenza, dividendo sempre di più i suoi lati, ma non riuscendo mai a
diventare un cerchio perfetto.
• Nel «De Pace», invece affronta il problema della conflittualità tra le varie religioni. Le religioni si
devono rispettare l’un l’altra in modo che ogni uomo sia libero di decidere quale pensiero seguire.
Sostiene che il cattolicesimo sia tra le migliori, in quanto ha una tradizione antica e ricca. Molto
probabilmente questo pensiero è anche frutto dell’epoca di persecuzione degli eretici in cui viveva.
Marsilio Ficino
(Figline Valdarno, 19 Ottobre 1433-Careggi, 1 Ottobre 1499)

• Ficino è ricordato come il fautore della Docta Religio,


ovvero una filosofia applicabile anchecome religione per i
dotti.
• Il platonismo è come una sorta di rivelazione divina che si
trasmette ai vari filosofi.
• Distinzione tra corpo e anima (Platone), al punto da
interpretarla come una forma di religiosità propedeutica
alla fede cristiana.
• Tutti hanno dentro di sé la tendenza a credere in Dio,
tendenza che varia la propria forma da persona a persona
• «Anima copula mundi», l’anima è immortale.
L’anima è strutturata come l’universo, composto da 5 livelli
gerarchici:
 Dio
 Gli angeli
 Le anime
 La qualità
 La materia
• Dio e materia rappresentano i due estremi della natura e la funzione
dell’anima è quella di incarnarsi per riunire lo spirito e la corporeità.
L’opera unificatrice dell’anima è resa possibile dall’amore.
Opere
• Theologia Platonica de immortalitate animarum (1482)
• De christiana religione (1473)
• De triplici vita (1489)
Pietro Pomponazzi
(Mantova, 16 Settembre 1462-Bologna, 18 Maggio 1525)

• La sua filosofia consiste nel far capire che il mondo ha un ordine


razionale necessario
• Per lui la realtà è fatta di fatti eccezionali o miracoli
• Per Pomponazzi l’anima non può vivere senza il corpo, e la divide
in anima sensitiva e intellettiva. Entrambe hanno bisogno del corpo:
Dunque Pomponazzi nega l’immortalità dell’anima.
• Per lui esiste una doppia verità: Quella religiosa, secondo la quale
l’anima è immortale, e quella filosofica, secondo la quale l’anima è
mortale.
• Ritiene innegabile la libertà dell’uomo, ma nello stesso tempo
inconciliabile con Dio.
Giovanni Pico della Mirandola
(Mirandola, 24 Febbraio 1463-Firenze, 17 Novembre 1494)

• Ha una concezione paritetica delle varie correnti filosofiche: Esiste un’unica verità, la cui fonte è Dio, che la rivela
all’uomo. In realtà tutte le religioni hanno lo stesso nucleo di verità, solo che questa verità è stata espressa in modi e
forme diverse in base all’epoca. Ogni filosofia e ogni religione ha contribuito a svelare la verità.
• Tende alla Pax Philosophica, ovvero la concordia teorica tra tutte le correnti filosofiche, e deve coincidere con la
Pax Cristiana, la concordia pratica tra gli uomini.
• La sua opera più famosa, il «De Hominis Dignitate», considerato manifesto del rinascimento. Se per Ficino ciò che
distingueva l’uomo dagli altri animali è l’anima, per Pico è la
libertà della quale gode, che lo rende superiore all’animale e anche agli angeli
La libertà di cui gode è intesa come la capacità di autodeterminarsi, ovvero di
elevarsi tendendo a Dio, o degradarsi al livello di bestia. L’uomo, dunque, è anche
artefice del proprio destino. Descrive l’uomo anche come microcosmo, dato che
Dio vi ha impiantato i semi di tutti le cose, e sta all’uomo svilupparne quanti e quali
ne vuole, determinando la propria personalità, perché la natura dell’uomo è inde-
terminata. Infatti Pico parla di una seconda creazione, perché l’uomo prima viene
creato da Dio, poi è l’uomo stesso a crearsi da solo.
Opere
• Oratio de hominis dignitate 1486
• Apologia 1487
• De ente et uno 1491
• Sonetti
Erasmo da Rotterdam
(Rotterdam, 27 Ottobre 1467-Basilea, 12 Luglio 1536)​
• Sebbene Erasmo fosse rimasto per tutta la vita cattolico, criticò gli eccessi presenti nella
Chiesa cattolica  del suo tempo, per proporre invece una "Philosophia Christi" che si
incardinasse su una religiosità interiore, sostanziata da una pratica costante della carità.
 Preparò una nuova versione greca e latina del Nuovo Testamento apprezzata tra l'altro da
Lutero, nei confronti del quale tuttavia Erasmo fu protagonista di una celebre polemica
sulla questione del libero arbitrio.
• Riguardo al sentimento della pietas cristiana, che per Erasmo costituiva il nucleo centrale
del cristianesimo, era convinto dell’importanza di una fede radicata nell’animo. Le pratiche
esteriori della vita religiosa, secondo Erasmo, non avevano valore se non erano ricondotte
alle virtù essenziali del cristiano: l’umiltà, il perdono, la compassione e la pazienza.
• Erasmo elaborò una riforma fondata sull’educazione culturale per impedire il decadimento
morale del clero e la ricchezza ostentata dei vescovi.
• Erasmo si impegnò nella diffusine dei classici e tramite l’eloquentia (arte di persuadere) a
depurare la Bibbia rendendola accessibile a tutti, tramite un lavoro di critica filologica.
Bernardino Telesio
(Cosenza, 7 Novembre 1509-Cosenza, 2 Ottobre 1588)​
• Spiega il mondo riducendo la natura a tre semplici principi basilari: la materia (vista come
passiva), e il contrasto netto tra due opposti, caldo e freddo, elementi dinamici e sempre
in contrapposizione. Grazie a questi elementi, l’uomo è capace di comprendere i
meccanismi fisici del mondo e quelli morali dell’uomo. Tutte le cose hanno un’anima, e
sono capaci di percepire, di reagire agli stimoli dell’ambiente esterno.
• Solo l’anima può farci scoprire i misteri dell’universo, perché è la sede dei sensi. Per
Telesio era importante la «Conservazione dello Spirito Vitale» (l’anima), in quanto può
permetterci di raggiungere il bene supremo.
• La virtù è una condizione necessaria alla conservazione della propria esistenza. Telesio
pensava che tutti hanno diritto ad aspirare ad una vita migliore, più elevata. Enfatizza la
religione perché solo grazie a lei l’uomo può usare la sua anima sovrannaturale, ed elevarsi
a Dio.
• Ricorreva ai sensi perché secondo lui non possono mai ingannarci (Sensismo). L’intelletto
è fallibile finché non si relaziona coi sensi.
• La sua etica si limita al descrivere i comportamenti dell’uomo.
• Non crede nel libero arbitrio.
Giordano Bruno
(Nola, 1548-Roma, 17 Febbraio 1600)​
• Per molti il più grande filosofo rinascimentale. Nacque a Nola, visse da giovane come prete,
poi girovagò per l’Europa, per infine tornare in Italia dove morì bruciato al rogo in quanto non
rinnegò le sue idee, considerate eretiche.
• Bruno era un filosofo neoplatonico e affermava che Dio, l’uomo e la natura fossero un
“unicum”. La sua filosofia è definita immanentistica e panteistica: egli, infatti, negava la
trascendenza divina, non pensava che Dio fosse oltre la natura, oltre l’universo, ma che Dio
fosse immanente e quindi che andasse cercato in tutte le cose del mondo. Il suo interesse
principale era la natura: Giordano Bruno non era uno scienziato e non ambiva a esserlo, ma la
conoscenza della natura assumeva in lui la forma dell’esaltazione, dell’amore sconfinato e del
possesso repentino di ogni suo segreto. 
• Pensava che la Terra non fosse al centro dell’universo, sostenendo la teoria eliocentrica
copernicana e sostenendo che tutto l’universo fosse un insieme infinito di sistemi solari (ossia
il fatto che la natura fosse infinita: "Infiniti mondi, infinite vite")
• La creatività dell’uomo e il ruolo della mano: Bruno affermava il dominio sulle
altre specie. Era convinto che la superiorità dell’uomo esistesse, non per la sua
intelligenza o per la sua anima, ma per la sua corporeità. Questa tesi non era
accettata della Chiesa, che considerava il corpo una prigione per l’anima. Bruno
riteneva che il corpo fosse al pari dell’anima. L’uomo primeggia su tutte le altre
specie per il suo corpo e soprattutto perché possiede la mano, in quanto essa gli
consente di compiere delle operazioni che nessuna altra specie può fare.
Tommaso Campanella
(Stilo, 5 Settembre 1568-Parigi, 21 Maggio 1639)​

• Conoscere vuol dire essere modificati, e accorgersi del cambiamento. La sensazione del
cambiamento è un sensus additus, ovvero aggiunto al sensus inditus, ovvero innato, interno,
l’autocoscienza dell’anima.
• Nell’opera «La Città del Sole», ci descrive l’ordinamento, la vita e le vicende di uno stato
ideale, il cui scopo è soprattutto quello di educare gli uomini ad una vita fondata sulla
ragione. Il capo supremo dell'amministrazione è chiamato Sole. Nella Città del Sole vi è
l'abolizione della proprietà privata e lavoro per tutti, e i "Solari" vivono, si nutrono, dormono
e crescono i propri figli in comune.  La religione dei solari è una sorta di cristianesimo
naturalistico, che comporta l'adorazione dell'universo quale immagine di Dio. Nella Città del
Sole tutti devono tendere ad un'educazione enciclopedica, ovvero devono conoscere tutte le
arti, mestieri, e scienze. Da ciò dipende l'aristocrazia, dato che i capi dei cittadini sono i più
dotti, e il capo supremo è colui che possiede in grado maggiore tutte le scienze. Ciò è
garanzia di giustizia cittadina, perché una persona così sapiente non sarà mai ingiusta o
crudele.
Opere
• La città del sole

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