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TALEBANI

Il gruppo dei talebani venne formato nel 1994 nella città di Kandahar, in Afghanistan, dal mullah
Mohammed Omar, che aveva combattuto tra i mujaheddin, guerriglieri di ispirazione islamica,
nella guerra contro i sovietici che avevano occupato il paese dal 1978 al 1989.

Come il mullah Omar, anche il resto dei talebani proveniva prevalentemente da tribù di etnia
pashtun e aveva studiato nelle madrase, le scuole coraniche pakistane. Il primo gruppo del 1994
era formato da circa 50 studenti, ma in poco tempo ne vennero reclutati molti altri. Il suo iniziale
obiettivo era quello di ripristinare la pace e la sicurezza dopo il ritiro dei sovietici, e instaurare nei
territori che controllava un’interpretazione molto radicale della sharia, la legge islamica.

L’ascesa dei talebani fu favorita anche dalle divisioni tra i mujaheddin, che dopo avere
combattuto contro i sovietici tornarono a essere molto divisi, e a scontrarsi per ottenere il potere.
I talebani, che nel frattempo erano diventati un gruppo armato con un’azione particolarmente
efficace, conquistarono rapidamente Kandahar, la città dove si erano formati, e poi Kabul, la
capitale.

La loro azione fu favorita dall’appoggio della popolazione, che in quel periodo particolarmente
caotico per la storia del paese era in parte rassicurata dal ruolo che erano riusciti a ritagliarsi nei
territori che controllavano. Il gruppo di fatto si era sostituito al governo, svolgendo parte delle sue
funzioni: aveva cercato di stimolare la ripresa economica, ripristinato i collegamenti stradali
distrutti, contrastato atti di corruzione e illegalità. I talebani avevano anche imposto la sharia nella
sua forma più rigida, con punizioni ed esecuzioni pubbliche per chi violava la legge, e l’obbligo
per gli uomini di farsi crescere la barba e per le donne di indossare il burqa.

Quando presero il controllo di Kabul, nel 1996, i talebani fondarono l’Emirato Islamico
dell’Afghanistan, senza un vero e proprio capo politico, ma con la forte leadership del mullah
Omar, e due anni più tardi arrivarono a controllare il 90 per cento del paese, tranne alcune
piccole regioni a nord-est controllate dalla cosiddetta “Alleanza del Nord”. L’Emirato venne
riconosciuto solo da Emirati Arabi Uniti, Pakistan e Arabia Saudita: questi ultimi due paesi
continuarono a fornire ai talebani aiuti logistici, economici e umanitari.

I talebani vietarono la televisione, la musica e il cinema, oltre che la coltivazione del papavero da
oppio, di cui l’Afghanistan era ricchissimo, perché contrario alla legge islamica. Ciononostante, la
produzione di oppio continuò in maniera illegale, seppur in numeri assai ridotti, anche grazie al
tacito assenso dei talebani che grazie alle estorsioni imposte ai coltivatori si arricchirono
notevolmente.

Il nuovo regime introdusse inoltre norme molto restrittive delle libertà personali delle donne: oltre
all’obbligo di indossare il burqa, fu loro vietato di guidare bici, moto e auto, di utilizzare cosmetici
e gioielli e di entrare in contatto con qualsiasi uomo che non fosse il marito o un parente. Dal
1996 i talebani ospitarono inoltre in Afghanistan le basi dell’organizzazione terroristica al Qaida,
fondata all’inizio degli anni Novanta dal saudita Osama bin Laden, figlio di un ricchissimo
costruttore yemenita. Bin Laden aveva avuto in precedenza un ruolo nella resistenza dei
mujaheddin contro i sovietici, contribuendo al loro finanziamento con i soldi dell’impresa di
costruzioni di famiglia. Il 7 agosto del 1998 al Qaida fu responsabile degli attentati alle
ambasciate statunitensi di Kenya e Tanzania, a cui gli Stati Uniti risposero bombardando quattro
siti militari in Afghanistan.

Tra gli atti più noti compiuti dai talebani ci fu la distruzione dei Buddha di Bamiyan, nel marzo del
2001, cioè di due enormi statue di Buddha scolpite nella roccia della valle di Bamiyan, circa 250
chilometri da Kabul, più di 1.500 anni fa. La distruzione venne ordinata perché le statue erano
considerate raffigurazioni di idoli, quindi contrarie alla legge islamica
GUERRE IN AFGHANISTAN
La guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre 2001, ha visto l'avvio delle ostilità con l'invasione del
territorio controllato dai talebani, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord,
mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico.
Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, statunitensi e britannici in
testa, hanno incrementato la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo
governo afghano: Operazione Enduring Freedom.

L'amministrazione Bush ha giustificato l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito della guerra al


terrorismo, seguita agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qaida e di
catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di
circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano.
A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi hanno condotto un'incursione in
Pakistan ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, uccidendo, nel suo rifugio, il leader di al-Qaida,
Osama bin Laden.

A partire dall'invasione dell'Iraq del 2003, la guerra in Afghanistan ha perso priorità tra gli obiettivi
dell'amministrazione degli Stati Uniti, riacquistandola solo a partire del 2009 sotto
l'amministrazione Obama. A partire dal 2015, l'operazione della NATO ISAF è stata sostituita
dall'Operazione Sostegno Risoluto, tesa a continuare l'aiuto al governo afghano con un minor
numero di truppe, nel contesto di un aumento delle offensive dei talebani.

Nel maggio 2021 viene avviato il ritiro dall'Afghanistan delle ultime truppe statunitensi e della
coalizione NATO. In concomitanza con tale ritiro, le forze talebane lanciarono attacchi in diverse
aree del Paese, riconquistandone la parte settentrionale. Il 15 agosto i talebani entrano nella
capitale Kabul. Il presidente afghano Ashraf Ghani fugge inizialmente in Uzbekistan o in
Tagikistan, per trovare poi rifugio negli Emirati Arabi Uniti.

La Guerra civile in Afghanistan è cominciata nel 1978, dopo un altro colpo di stato
militare, che diede il via ad un governo di orientamento socialista. A partire dall’anno
successivo, il nuovo governo cominciò a ricevere supporto militare dall’Unione Sovietica,
allo scopo di contrastare l’opposizione armata, in gran parte sostenuta dai leader
islamici costretti all'esilio nel 1975. I gruppi di opposizione, definitisi nei termini di
Mujahidin, si insediarono in campi strategici di addestramento nelle regioni confinanti,
incorporando volontari da tutto il mondo, uniti dalla comune ostilità al governo sostenuto
dal regime sovietico.
L’Unione Sovietica si ritirò dall’Afghanistan nel 1988, ma il conflitto è continuato per
anni, ad opera di vari gruppi interessati al potere, nell’ambito di alleanze mutevoli e
trasversali. Lo scontento verso il ruolo dei locali signori della guerra portò, a metà degli
anni Novanta, all’improvvisa ascesa di un nuovo gruppo: i Talebani, che riuscirono a
conquistare il potere e conservarlo dal 1996 al 2001.
Dopo 20 anni di guerra, i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan. Il gruppo armato ha
completato la sua rapida avanzata in tutto il paese assumendo il controllo della capitale Kabul il
15 agosto, 2021.

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