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Franco Concli
Free University of Bozen-Bolzano
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All content following this page was uploaded by Franco Concli on 30 June 2020.
GLI ORGANI
FLESSIBILI LE FUNI
L’
impiego di organi flessibili è molto più diffuso di li o ingranaggi. Un comando a cinghia può facilmen-
quanto si pensi. Le funi, ad esempio, vengono te essere sostituito da un sistema con vite e chioccio-
spesso impiegate per gli organi di comando co- la, sebbene il costo risulti probabilmente molto mag-
me, sempre restando all’esempio della bicicletta, nel giore. In generale gli organi flessibili hanno il grande
comando del freno o del deragliatore. In questo caso il pregio di essere semplici e versatili e non richiedono
moto viene guidato da una guaina. molta manutenzione. Con piccoli accorgimenti, come
il progettista industriale
Ovviamente la presenza di attrito tra guaina e fune il pretensionamento, è anche possibile ottenere buo-
non permette a questo tipo di sistema di essere parti- ni livelli di precisione della movimentazione e giochi
colarmente efficiente. Tuttavia, attraverso una buona contenuti. Per contro, la loro rigidezza contenuta può
lubrificazione, soprattutto per carichi relativamente portare ad un allungamento nel tempo (creep) che ne
bassi, questo sistema risulta ancora uno dei più dif- peggiora le performance.
fusi. Il problema degli strisciamenti viene a volte ov-
viato sfruttando l’attrito volvente come nel caso della Funi
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presenza di pulegge. Una possibile alternativa all’im- Le funi possono essere classificate in due macro-ca-
piego di organi flessibili è il ricorso ai cinematismi ba- tegorie in funzione della loro flessibilità. In molti cam-
sati su leve e aste la cui rigidezza è di qualche ordine pi la flessibilità della fune è un elemento imprescin-
di grandezza superiore a quella degli organi flessibi- dibile per un buon funzionamento del sistema, come
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nel caso dell’ormeggio delle barche o nel caso di ri-
morchio di natanti. In questi casi le funi vengono so-
litamente realizzate in materiale tessile o polimerico.
Per contro in applicazioni come il sollevamento di pe-
si o nel trasporto funiviario, è consuetudine l’impie-
go di funi metalliche. Una fune metallica altro non è
l’insieme di più trefoli composti a loro volta da più fili
metallici trafilati (Figura 1).
Nella maggior parte delle funi (Regular-lay), i fili nei
trefoli sono avvolti in sensi opposti in modo da impe- E⋅y
dire la tendenza naturale della fune a svolgersi. Per σ=
ρ
meglio dire, i fili sono avvolti in un senso a formare il
singolo trefolo. I trefoli sono poi avvolti nella direzione Nel caso di una fune avvolta su una puleggia di dia- FIG. 1
opposta a formare la fune. Nella fune finita, i fili visibi- metro , lo sforzo varrà Differenti tipologie
li risultano pressoché paralleli all’asse della fine stes- df di funi [1]
sa. Esiste però una altra forma (Lang-lay) di avvolgi- σ = EF
mento in cui i fili nei trefoli e i trefoli attorno all’ani- D
ma sono avvolti nella stessa direzione. Questa confi- in cui è il modulo elastico della fune e il diametro del
gurazione porta ad avere i fili disposti diagonalmente. singolo filo. Va notato come si parli di modulo elastico
Questo tipo di fune tende a srotolarsi ma risulta più della fune sebbene si stia considerando un singolo filo
resistente alla usura abrasiva. in quanto tale filo, inserito all’interno della fune, tende-
Le funi sono classificate con una nomenclatura del rà a deformarsi in congruenza con gli altri fili/trefoli per
tipo 6x19 (con riferimento alla figura 1 a sinistra). Si cui il vero significato di è quello di modulo elastico del
tratta di una fune a 114 fili composta da 6 trefoli av- filo inserito all’interno della fune. Per semplicità si par-
volti attorno all’anima centrale, ognuno composto a lerà di modulo elastico della fune. Dall’equazione sopra
sua volta da 19 fili, disposti su due livelli da 9 (aventi appare evidente come la curvatura giochi un ruolo fon-
diametri differenti) attorno al filo centrale. damentale e come pulegge aventi diametri elevati aiu-
Qualora sia richiesta una buona flessibilità, l’anima tino a ridurre gli sforzi all’interno della fune. A titolo in-
della fune può essere realizzata in materiale tessile dicativo, si suggerisce di non scendere mai sotto 400
ed i fili che compongono i trefoli hanno solitamente con il rapporto D . Nel caso di ascensori ad uso civile,
rapporto
diametri relativamente piccoli. I fili d’acciaio che com- df solitamente si cerca di mantenere
pongono i trefoli hanno un’elevata resistenza a trazio- il rapporto tra 800 e 1000.
ne, anche fino a 1300 MPa. Anche quando la fune A questo punto è utile definire il carico assiale equi-
risulta soggetta a pura trazione, lo stato di sollecita- valente, ovvero quel valore di forza che porti allo stes-
zione del singolo filo può risultare anche molto com- so valore di sforzo massimo che si ha nel caso di fune
plesso. Quando una fune passa su una puleggia, ad avvolta su una puleggia e quindi soggetta a flessione.
esempio, possono avvenire scorrimenti locali tra i fi-
li o tra i trefoli portando ad uno stato di sollecitazio- EF ⋅df ⋅Am
ne multi-assiale, con un contributo significativo dovu- F = σ ⋅Am =
D
to alla flessione. Dalla meccanica delle strutture è no-
to come il momento flettente sia funzione del modulo in cui è l’area della sezione piena (per gli avvolgimen-
elastico , delle proprietà inerziali della sezione e dal ti classici questa è pari a circa in cui è il diametro
raggio di curvatura. esterno della fune). Il cedimento di una fune avvie-
E⋅J
ne quando il carico assiale equivalente supera il valo- il progettista industriale
M= re massimo statico. Nella maggior parte dei casi que- Avvolgimento
ρ
sto avviene non per un errore di progettazione, bensì tradizionale
(regular-lay)
È anche noto come lo sforzo di flessione sia legato al a causa in un sovraccarico del sistema. Per determi-
e Lang-la
momento applicato secondo la formula nare con cura i carichi effettivi cui il sistema è sotto-
posto bisogna innanzitutto considerare il peso proprio FIG. 2
σ ⋅J
M=
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Conclusioni
il progettista industriale
Bibiliografia
[1] A. De Paulis, P. Forte, F. Frendo, E. Manfredi, Co-
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