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ANNA MARIA BIS!

OSSERVAZIONI SULLE STELE PUNICHE


r. La problematica. artistica viene necessariamente subordinata al-
l' esegesi concettuale e ideologica rispecchiata dal
LE sTELE erette nei tophet sopra le urne cinerarie, repertorio figurato.
a testimonianza dell'avvenuto sacrificio cruento, Stante l'estrema rarità degli studi su questo
costituiscono uno degli aspetti più caratteristici particolare genere della produzione punica, ab-
della civiltà punica, e, nello stesso tempo, uno biamo cercato recentemente di porvi rimedio con
dei più notevoli elementi di differenziazione di un'opera che, nonostante le molte lacune e la prov-
quest'ultima dalla madrepatria fenicia. Nel terri- visorietà dei giudizi, dovuta alla continua evolu-
torio siro-palestinese, infatti, tranne alcuni indizi zione di questo campo di studio in seguito alle
sull'esistenza di tophet che possiamo trarre dalle sempre più numerose scoperte nell'area mediter-
fonti letterarie (II Re, 23) ed alcuni cippi e rozze ranea, non sia solo - al pari di molte di quelle
pietre rinvenuti nella necropoli ad incinerazione che l'hanno preceduta - una silloge o un catalogo,
di Hama, I) non sembra che l'associazione di stele ma un lavoro d'assieme che coordini i risultati fino
e di urne con i resti dei cremati fosse generalmente ad oggi acquisiti, esamini problemi finora mai af-
caratterizzante, come invece accade per la maggior frontati, come quelli degli antecedenti tipologici
parte dei territori occidentali che videro l'espan- e figurativi, dell'interdipendenza o delle differen-
sione fenicia. 2 > ziazioni areali, della cronologia in rapporto al mo-
L'interesse per le stele puniche si risvegliò un vimento fenicio di colonizzazione, delle influenze
secolo fa, all'atto stesso della loro scoperta sul suolo di sostrato e di parastrato che contribuiscono a
cartaginese. Ciononostante, i primi esegeti, quando dare una fisionomia peculiare a ciascuna delle
non si arrestano all'interpretazione delle iscrizioni scuole di scalpellini nei vari centri punici. I5J
trascurando completamente la parte figurata, 3l si Le pagine che seguono, più che adempiere a
limitano a dare un breve elenco dei motivi che vi tutti questi compiti - nè sarebbe questa la sede,
compaiono, spingendosi solo in rarissimi casi a per ragioni di spazio - o avere la pretesa di ri-
considerazioni meno superficiali circa la natura solverli in maniera definitiva, hanno soltanto lo
del repertorio figurato e il suo significato religioso. 4l scopo, riassumendo in forma più concisa e già
Bisogna attendere l'ultimo ventennio per tro- più aggiornata i vari problemi che siamo venuti
vare degli studi organici sul rilievo votivo punico, accennando, di immetterli nel più vasto quadro
considerato tuttavia sempre col generale criterio della civiltà fenicia d'Occidente, di additare quali
del frazionamento areale. potrebbero essere le eventuali soluzioni di taluni
I lavori del Lilliu, 5l del Cintas, 6l dellaHours- e quali sono i preconcetti, indimostrati ma da de-
Miédan, 7l di Gilbert e di Colette Picard, B-9), del cenni apoditticamente ripetuti, che hanno spesso
Berthier, Io) di G. Garbini uJ e soprattutto del inficiato la visione chiara del problema, e con quale
Moscati, I 2 J sono dedicati infatti ad aspetti par- criterio, infine, vada affrontato lo studio delle stele
ziali della produzione delle stele, indagata nei suoi affinchè da una mera classificazione iconografica,
centri di origine cartaginesi e nord-africani, ovvero scissa dai fattori temporali e ambientali, si approdi
sardi e siciliani, prescindendo quasi totalmente ad un inquadramento artistico-culturale di questi
dai paralleli areali, sia per quel che concerne la monumenti in un determinato periodo storico,
tipologia sia per quel che riguarda il repertorio certo uno dei più fecondi nell'evoluzione dell'uma-
iconografico. nità occidentale, del quale essi rispecchiano, ripe-
D'altro canto, in sintesi anche recentissime de- tiamo, le componenti fondamentali e diffuse del
dicate alla civiltà fenicio-punica, le stele costitui- gusto artistico, che a sua volta riflette determinate
scono - com'è naturale - una parte accessoria e tradizionali ideologie religiose.
della trattazione e il loro esame tende a metterne
in luce le principali caratteristiche iconografiche, 2. Gli antecedenti siro-palestinesi.
più che attardarsi a delinearne il significato nel-
l'~mbito della produzione artistica e, in genere, La stele, cioè l'emblema betilico sia esso
~l tutta la civiltà delle colonie. I3) In altri lavori, pietra rozza o colonniforme più o meno lavorata -
mfine,' 4l le stele delle diverse zone puniche ven- è attestata fin da epoca antichissima in tutto il
gono esaminate alla luce del contributo che esse Vicino Oriente, e in particolare nel territorio siro-
r~c~no allo studio della componente cipriota della palestinese del II e del I millennio a. C. I 6l Dei
~1v1ltà delle colonie ovvero della religione punica; vari significati connessi col betilo - testimonianza
m quest'ultimo caso la parte più proprianente di un sacrificio, di una teofania, dell'essenza della
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divinità che in esso si incarna, !LvYiflcx di un evento un'istallazione sacrificate a cielo scoperto 2 5l e da-
- deve ritenersi nel mondo punico il primo, giac- vanti al tempio tripartito in località Cappiddazzu
chè le stele si rinvengono nella quasi totalità - se a Mozia. 26> Senza ricorrere ai prototipi siriani
si eccettuano piccoli gruppi di carattere funerario dell'età del Bronzo - betili nel tempio di Dagon
provenienti da Cartagine e da Lilibeo t 7) - in a Ugarit e nel tempio degli Obelischi a Byblos -
associazione con le urne cinerarie nei tophet, dei un perfetto corrispondente ci è offerto, per l'età
quali costituiscono anzi, come abbiamo detto, un del Ferro, dal betilo rinvenuto ai piedi del tempio
aspetto assai importante di caratterizzazione nel- di Esmun a Sidone e da quello adorato, ancora
l'area occidentale. Occorre tuttavia a questo pro- in epoca tarda, nel santuario cipriota di Afrodite
posito notare come non tutti i tophet delle colonie Pafia, che è l'ultima trasformazione dell'Astarte
occidentali siano individuati dalle stele: lo strato fenicia, a sua volta ipostasi di una più antica dea
più antico del tophet di Salammbo, l'area sacra della fertilità naturale, di origine egeo-anatolica.
nell'isolotto di Su Cardulinu a Bithia- se in essa La stretta dipendenza delle stele votive puniche
si deve riconoscere un'istallazione sacrificate del da quelle siro-palestinesi va tuttavia ben oltre
noto tipo punico - sembrano esserne privi. 18> l'imitazione generica del tipo figurato e l'adozione
D'altro canto, è stato osservato 19l che le stele vo- delle ragioni concettuali che presiedettero al suo
tive mancano totalmente in Spagna e a Malta, sorgere.
dove fino ad oggi non si sono rinvenute tracce Dei sei tipi principali di stele attestati in Occi-
certe di tophet, almeno nella comune accezione dente - cippi-troni, cippi-naiskoi, cippi a davan-
di questo termine. Il fatto non può essere casuale, zale, stele con sommità arcuata, stele a forma éii
ma le ragioni che lo determinano rimangono fino lastra parallelepipeda, stele a sommità triangolare,
ad oggi ignote. Se nel caso di Malta, in cui esiste talora ornata di frontone ed acroteri classici -
uno hiatus assai netto fra la più antica facies di i primi quattro trovano il loro esatto corrispon-
colonizzazione fenicio-cipriota dellVIII-VII se- dente in Oriente.
colo a. C. e quella punico-ellenistica, 20> si po- I cippi-trono attestati nel periodo arcaico a Car-
trebbe supporre che le stele non appaiono in quanto tagine (figg. r, 2) 2 7l e a Mozia 28 > hanno il loro
l'isola rimane singolarmente legata per secoli alle antecedente in un tipo complesso di edicola egit-
tradizioni figurative della madrepatria, più che tizzante che sembra particolarmente diffuso nella
alla metropoli africana, 2x) l'assenza di stele e di Fenicia di età persiana ma che vi doveva esser
tophet nella Spagna non può spiegarsi con un at- conosciuto almeno dall'inizio del I millennio se
tardamento in loco di elementi siro-palestinesi, non in tutti, almeno in buona parte dei suoi ele-
giacchè vi esistono tracce abbondanti e diffuse menti strutturali, la cui remota origine risale in
della colonizzazione cartaginese a partire almeno definitiva all'arte egiziana e a quella locale del II
dalla seconda metà del VII secolo a. C. (i celebri e del I millennio. L 'esemplare più significativo è
avori di Carmona non sono, a nostro giudizio, da conservato al Museo del Louvre e proviene da
attribuire a maestranze fenicie bensì ad incisori Sidone; 29l dalla medesima zona provengono molti
cartaginesi e vanno datati al VII secolo anzichè altri pezzi più o meno frammentari, dello stesso
al IX, come vorrebbe taluno [Albright]). 2 2 > Solo tipo, onde si può affermare che sicuramente Sidone
l' argumentum ex silentio dello stato ancor embrio- era uno dei centri di produzione di tale categoria
nale delle ricerche nella parte meridionale della artistica, che ha il suo corrispettivo monumentale
Penisola Iberica può avanzarsi a giustificazione nelle edicole egittizzanti di Amrit, di 'Ain el-
di un fenomeno che rimane, fino ad oggi, inspie- Hayat 3o) e, in Occidente, in quello di Nora. 3t)
gato ed inspiegabile. Il monumento di Sidone mostra due sfingi in
Ritornando agli antecedenti siro-palestinesi delle veduta frontale, raffigurate come avancorpi di un
stele puniche, possiamo distinguere quelli che si trono che doveva sorreggere, nella profonda ca-
riferiscono alla tipologia e quelli, assai più numerosi, vità al centro, un emblema sacro ora scomparso.
concernenti i particolari iconografici. L 'edicola presenta un basamento trape.zoidale con
Riguardo ai primi, abbiamo già dimostrato come estremità superiore a gola egizia, un pesante ar-
il concetto del betilo, o pietra dritta, carico di una chitrave recante - a partire dal basso - un fregio
sua sacralità o potenzialità divina, fosse diffuso di boccioli di loto, un disco solare alato con urei
da tempo remotissimo, sia come ex-voto o testi- e una fila di giganteschi urei. Da notare che tutti
monianza di un sacrificio o di un'offerta, sia come questi elementi strutturali, tranne la serie verti-
vero e proprio oggetto di culto, nell'area siro- cale di palmette cipriote che decora i piedritti della
palestinese, onde non stupisce trovare in Occi- nicchia, ritornano in un cippo recentemente rin -
dente, da un lato, betili eretti nei tophet quali ex- venuto a Mozia e sicuramente non posteriore alla
voto, dall'altro betiti eretti all'interno di templi e metà del VI secolo a. C. 32 )
fatti oggetto di culto, come quelli rinvenuti nel Divinità sedute su un trono sorretto da sfingi
tempio di Tanit a Nora, 2 3l nel sacello ospitato sono ben note in altri monumenti fenici di età
nel mastio delle fortificazioni di Monte Sirai, pure persiana (rilievo frammentario da Adlun, base di
in Sardegna, 24) a Solunto in connessione con Fi', ecc.), 33) ma il motivo risale indietro nel tempo

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r - Cartagine, Museo Na zionale - Cippo-trono 2 - Cartagine, Parco archeologico delle Terme di Antonino
sostenente un betilo Cippo-trono di tipo semplificato

3 - Cartagine, Parco archeologico - Cippo egittizzante 4 - Cartagine, Museo Na zionale - Cippo egittizzante
con losanga fra due betili con betilo su un altare trapezoidale
(foto dell'A.)
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'

il

Cartagine, Museo Nazionale - 5 - Cippo eg1tuzzante con "idolo-bottiglia,. 6 - Stela di età ellenistica con " idolo-bottiglia ,.
7 - Stela gemina di età ellenistica

8 - Stela tardo-punica nord-africana 9 - Stela nord-africana di epoca imperiale romana


(foto dell'A .)
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almeno fino alla Tarda età del Bronzo (avorio con minano per brevità, date soprattutto dalla nicchia
scena di trionfo da Megiddo, sarcofago di Ahiram), profonda, ottenuta scavando la superficie com-
così come nella stessa epoca e nello stesso territo- presa fra i lati della stela, che vengono a fungere
rio (Sidone, Umm el-'Amed) appaiono anche i così da piedritti, e dalla stela senza inquadratura,
troni monumentali vuoti, sorretti da sfingi, origi- con motivo semplicemente inciso. 46) Si noti inoltre
nariamente decorati da motivi a bassorilievo sulla che questo tipo di stele è sconosciuto nel Nord-
parte interna dello schienale che oggi appaiono, Africa fino al periodo neo-punico.
in genere, scarsamente leggibili. 35) Ancor più numerosi, come accennammo, sono
Ampiamente attestato in Fenicia nel I millennio, i motivi iconografici che dal repertorio delle stele
sebbene gli esemplari superstiti siano stati general- vicino-orientali, e siro-palestiesi in particolare, ven-
mente considerati di epoca tarda, è anche la cate- gono trasmessi alle colonie occidentali. Si anno-
goria dei cippi-na'isk'oi (figg. 3-5, 12, 13-15, 22-27) verano tra di essi, oltre i betili delle già ricordate
che conoscono, analogamente ai cippi-troni, un stele tirie e l' " idolo-bottiglia , di Akhziv, gli
significativo accentramento nella zona di Tiro e emblemi astrali (stele di Hazor) 47) e di Ugarit), 48l
di Sidone, 3 6l ma che si estendono a sud fino ad le mani alzate simboleggianti il favore accordato
Akhziv. 37) È assai interessante rilevare, come già dalla divinità al fedele supplice (stele di Hazor) . 49)
notammo a proposito dei cippi-troni, che, nono- il dio su un trono fiancheggiato da sfingi (rilievi
stante la perfetta corrispondenza o, meglio, di- e scarabei fenici), i personaggi che si arrampicano
pendenza degli esemplari punici da quelli fenici, dai due lati di un tronco di palma per cogliere i
i primi non presentano mai il motivo delle palmette datteri o - secondo un'altra ipotesi - per fe-
cipriote in fila verticale sui piedritti dell'edicola. condarne i frutti (dipinto "dell'investitura, da
A parte queste differenze di dettaglio, è da no- Mari, scene egiziane, soprattutto sugli ostraca di
tare tuttavia la perfetta identità dei cippi feQici Der el-Medinah, bassorilievo da Tell Halaf). 5o)
e di quelli punici. Già sulle stele di Burg es-Se- Dubbia è invece la derivazione orientale di altri
mali 38 l e dell'Università Americana di Beyruth 39) emblemi che pure sono diffusissimi specialmente
appaiono le diadi e le monadi betiliche che avranno nel repertorio cartaginese, quali il caduceo e il
tanta fortuna in Occidente, mentre la stele di segno di Tanit (figg. 7• 8, n). Il primo è infatti
Akhziv 4o) reca l'unico antecedente, in senso asso- probabilmente di derivazione greca 5r) sebbene nel
luto, che si conosca del cosiddetto "idolo-botti- mondo punico si applichi non a Hermes bensì
glia , del repertorio delle colonie e in cui, nono- alla massima divinità del pantheon, Ba' al Hammon,
stante tutte le ipotesi più o meno fantasiose emesse e sebbene dubbi rimangano i tentativi, fatti anche
sulla sua natura, è probabilmente da vedere la recentemente, per spiegarne l'origine da qualche
raffigurazione stilizzata e simbolica di una pietra oggetto cultuale orientale. 52 l Il segno di Tanit,
betilica ovoide, di quelle che sappiamo esistere di cui è ancor più incerta la natura, 53l sembra
come oggetti di culto nei santuari dell'Occidente. 4r) finora conosciuto solo nell'ambiente coloniale, per
I cippi a davanzale punici (fig. 21) sono già giunta in epoca sicuramente posteriore alla fine del
preannunciati da un esemplare ugaritico del Tardo V secolo a. C., 54) mentre le sporadiche attestazioni
Bronzo, 42 l il quale reca sulla faccia anteriore una che di esso si son volute vedere nel territorio siro-
rosetta sopra un disegno a reticolato '-- forse sti- palestinese sono o quanto mai insicure o estrema-
lizzazione di una scala o di un altare a vari ripiani. mente tarde. 55l
Ancora una volta balza evidente la strettissima Infine, altri motivi delle stele puniche sono di
analogia col mondo punico, non solo nella tipologia derivazione cipriota ma non sembrano risalire fino
ma nel motivo iconografico, essendo i simboli all'inizio della produzione di questo genere arti-
astrali quasi i soli ad essere attestati dalle origini stico, giacchè sono tutti attestati in esemplari di
alla fine della produzione lapidea punica, e •CO- età ellenistica: s6l si tratta -della palmetta a con-
noscendo anzi essi un nuovo sviluppo nel periodo chiglia (Schalenpalmette) detta appunto cipriota, 57)
posteriore alla caduta di Cartagine. del cosiddetto Temple-Boy, >8> dei capitelli a vo-
Anche le stele puniche con sommità arcuata luta di tipo protoeolico 59) usati però in funzione
(figg. 17, rg) si apparentano direttamente a una ornamentale, e cioè incisi anzichè a bassorilievo,
categoria di stele ampiamente attestate in Siria, sui piedritti delle stele 6o) e del mostro ornito-
da quelle ugaritiche del II millennio 43) a quella di morfo androcefalo che appare su un esemplare
Amrit, che dateremo al IX-VIII secolo contro moziese da considerarsi a tutt'oggi un unicum
l'?pinione più diffusa che vi vede un pastiche (fig. 24). 61 )
dt età persiana 44) e a quelle ellenistiche di Umm Il problema della tardiva apparizione di questi
el-'Amed. 45) Mentre però le già citate stele fenicie temi iconografici nel repertorio delle stele punì-
presentano generalmente il disco solare alato che che - fa eccezione la sola dea col tamburello che
seg~e con le ali la curvatura della cimasa, quelle nella veste figurativa assunta a Cipro fra l'VIII e
p~m~he hanno la sommità priva del coronamento il VII secolo viene sollecitamente trasmessa al-
e~Jttlzzante e presentano, specialmente nell'am- l'Occidente 62> - sarà esaminato in seguito. Qui
btente sardo, alcune varianti che qui non si esa- basti osservare che la componente cipriota, spe-

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cialmente in Sardegna, si rivela di fondamentale vata a gola egizia fra due tori, sormontata o meno
importanza fra quelle che ispirano la tematica delle da un fregio di urei. Assai notevole è anche l'ap-
stele, come del resto avviene per altre categorie parizione, frequentissima a Monte Sirai, 82l meno
della produzione artistica fenicio-punica, e non frequente a Sulcis B3) e apparentemente scono-
solo limitatamente all'ambiente sardo. 63> sciuta a Mozia, dei capitelli di tipo eolico-cipriota
come decorazione della parte superiore dei pie-
3· La tipologia. dritti, che altrove sono lasciati lisci.
Dal cippo-naiskos insensibilmente si passa alla
A giudicare dal ricorrere delle varianti tipolo- stela a nicchia rettangolare e il trapasso è ben do-
giche che abbiamo esaminate nel precedente para- cumentato specialmente nell'ambiente moziese B4)
grafo, le zone del mondo punico presentano cia- (fig. rg).
scuna una fisionomia diversa ma tale comnque Le stele a nicchia semplice, che possono serbare
da far intravedere la connessione con le altre zone la denominazione di cippi allorchè l'edicola è pro-
di produzione e l'apporto più o meno sensibile fondamente scavata nello spessore della pietra are-
della madrepatria fenicia. naria- si noti qui incidentalmente come l'arena-
I cippi-troni (figg. r, 2) sono attestati, come già ria, il calcare e la trachite siano usati solo in cippi
dicemmo, a Cartagine nel secondo strato del tophet del VI-V secolo a Cartagine, mentre in Sardegna
di Salammbo 64> e, in esemplari alquanto modi- giungono sino al II e some solo a Cartagine a quelle
ficati e semplificati rispetto a quelli Cartaginesi, più rozze materie prime venga sostituito il marmo
nel tophet di Mozia, 65> mentre sembrano scono- a partire dal IV secolo - presentano in genere i
sciuti nelle restanti parti del mondo punico. Se motivi scolpiti fortemente a bassorilievo e sono
ne deduce quindi che il centro d'origine è da porsi caratteristiche di tutti i territori punici, anche del-
a Cartagine, dalla quale derivano, per filiazione l' Africa del Nord (Susa), ad esclusione di Carta-
diretta e di qualche decennio posteriore, gli spo- gine. La regione della mancata apparizione a Car-
radici pezzi moziesi. A Cartagine, inoltre, sono tagine di questo tipo di stele non è facilmente spie-
attestati i cippi-altari 66> che non sembrano tro- gabile. BSJ Si può forse supporre che negli altri
vare corrispondenza altrove, e un tipo particolare centri di produzione del mondo punico persistes-
di cippo-trono con i braccioli a forma di pilastrini sero antichi schemi tipologici (come può essere ad
trapezoidali terminanti con una vaschetta rettan- esempio il caso della Sardegna nuragica) e quindi
golare, che rappresentano con tutta probabilità l'ambiente locale fosse più restio ad accogliere la
degli incensieri 67l e che hanno analogia, per quanto forma straniera del naiskos egittizzante, ovvero, nel
ci consta, solo in una variante arcaica di cippo da caso della sua adozione, lo alterasse profondamente
Tharros. 68l in una resa grossolana e frettolosa che rimane agli
I cippi a davanzale compaiono a Cartagine, 69) antipodi delle elaborate imitazioni cartaginesi, le
a Nora, 7o) a Mozia (fig. 21) 1r) e a Susa. 72l La loro quali presentano l'aspetto compiuto di ~eri e prori
presenza, omogenea sebbene scarsa in tutti i prin- tempietti in miniatura. È da notare inoltre che, con
cipali centri di produzione delle stele, fa ritenere l'eccezione del Nord-Africa, le regioni ove prevale
assai verosimile che il tipo sia un portato diretto la stela a nicchia semplice sono anche quelle (la
della più antica colonizzazione fenicia, anche se Sardegna fornisce ancora una volta l'esemplifica-
in qualche caso - come la Sardegna - può invo- zione più tipica) che vedono la diffusione della
carsi pure un antecedente nuragico, 73l di cui sono stela con sommità arcuata, che abbiamo già indi-
ora, grazie soprattutto agli scavi di Monte Sirai, viduata di derivazione siro-palestinese. Se ne ha
sufficientemente chiari i rapporti con la posteriore cioè la riconferma che si tratta, nell'uno e nell'altro
facies semitica; 74) essi presentano tuttavia delle caso, di un'irradiazione diretta del motivo dalla
varianti assai notevoli in ciascuno di questi centri madrepatria fenicia alle colonie occidentali: irra-
di produzione. Ci sentiremmo portati ad escludere diazione che si pone in una fase forse precedente
l'intermediario cartaginese nelle aree periferiche, al fiorire stesso delle stele quale genere artistico
dal momento che il cippo a davanzale è solo ecce- prettamente cartaginese e che comunque lascia
zionalmente attestato nella stessa Cartagine. fuori il territorio nord-africano per approdare alla
Al contrario, i cippi-naiskoi (figg. 3-5) costi- Sardegna e alla Sicilia.
tuiscono una tipologia largamente diffusa nel mon- Infine, poco è da dire sulla stela con sommità
do punico; sono frequenti a Cartagine, 75) a Susa, 76J cuspidata (figg. 6-8, ro-rr, 15, 28), che è evi-
a Nora, nl a Sulcis, 7B) a Monte Sirai, 79) a Mozia Bo) dentemente una stilizzazione del frontone greco,
(figg. 12-16, rg-27). Come e più ancora dei cippi- giacchè non si ritrova mai in Siria e in Palestina
troni, tuttavia, essi accolgono nel loro ambito nu- fino alla piena età ellenistica (stele di Sidone, rilievo
merose varianti. Le più importanti, già osservate da Garfin, ecc. 86) La sua penetrazione nel mondo
a Cartagine e, più recentemente, sulle stele mo- punico avviene attraverso la crescente ellenizza-
ziesi, BrJ riguardano la diversa successione e com- zione della cultura cartaginese a partire dal IV se-
posizione degli elementi architettonici dell'archi- colo. Dalla metropoli africana, ove compare spesso
trave, che può avere una fascia rettilinea o inca- con frontone ornato da una rosetta, dal disco e dal

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crescente, con acroteri ospitanti due orecchie, a Lilibeo (fig. 28), il centro che divenne il più im-
simbolo del benevolo ascolto da parte della divi- portante dei domini cartaginesi in Sicilia dall'inizio
nità, 8?l la stela cuspidata si diffonde in Sardegna del IV secolo e che mostra nella sua cultura artistica
e in Sicilia (fig. 28). Si tenga tuttavia presente: i più stretti legami con la madrepatria africana; 88)
a) che in Sardegna appare solo nella serie c) che in altri luoghi del Nord-Africa, se si
sulcitana, mentre resta sconosciuta nei centri di eccettua Costantina, ove le stele cuspidate sono
produzione più fedeli al repertorio tipologico ed attestate nel tophet di el-Hofra (III-II secolo a. C.),
iconografico di antica origine vicino-orientale e (fig. rr), 8gl questa tipologia è scarsamente diffusa,
cipriota, quali Nora e Monte Sirai; e che in epoca neo-punica, specialmente nei centri
b) che in Sicilia non è attestata a Mozia, com'è indigeni punicizzati (Maktar, Bulla Regia, Tubur-
logico aspettarsi dato che la città fu distrutta nel nuc, Ain Tunga, Dugga, ecc.) si ha un ritorno alla
397 a. C., prima che vi fosse iniziato il processo lastra e al cippo rettangolare, stretti e allungati,
di ellenizzazione riflesso di quello cartaginese, ma con sommità piatta o arquata gol (fig. g).

Diffusione, tipologia e cronologia delle stele puniche:

NoRD- AFRICA SARDEGNA SICILIA


CRONOLOGIA
Carta- Susa Co-
Nora Sul cis M. Tharros M ozia Lilibeo
gin e stantina Sirai (gx)

lH VI a. C. x x x x

E VI/V a. C. . . x x x x x ? x

él/PJ VI a. C. x x x

lg VI/II a. C. x x x x x ? x x

o VI/II a. C. x x x x x ? x

oo IV/II a. C.
l /II d. C. x x x x ? x

JQ1Ql VII a. C.

Q) VI a. C. x x

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4· La tecnica. questo dato incontrovertibile e ampiamente veri-


Il Moscati ha recentemente posto in eviden~a 9 2l ficato non è tuttavia la smentita dell'arcaicità della
due caratteristiche techiche visibili soprattutto nelle maggior parte dei modelli che informano quella
stele di Mo~ia, ma non ignote neppure nelle restan- categoria, bensì soltanto il significativo attarda -
ti ~one del mondo punico, e particolarmente in mento di questi schemi arcaici in alcune zone
Sardegna: da un lato l'incisione che appiattisce le periferiche del mondo punico, che per la loro stessa
figure e le schematizza schiacciandole sul piano di natura geografica o per circostan~e politiche o sto-
fondo, in aderenze ad una "concezione monopla- rico-culturali non hanno voluto o potuto seguire
nare , che sembra trovare riscontro solo in alcune il rapidissimo evolversi della produzione modello-
stele di Monte Sirai; 93) dall'altro, l'uso della pit- cartaginese sotto la spinta di altri impulsi culturali,
tura, sia ad integrazione del bassorilievo, come provenienti principalmente, a partire dal IV secolo
accade anche in una singolare stela di Monte Sirai, a. C., dal mondo classico.
in cui le braccia di'un personaggio eretto, oggi tron- Non è questa la sede per elencare tutti gli innu-
che all'altezza dei gomiti, dovevano essere origina- merevoli motivi che appaiono sulle stele puniche e
riamente completate dal colore, 94) sia come ele- che possono esser divisi per soggetti, per categorie,
mento artistico autonomo, cui resta interamente per influenze esterne di cui sono il prodotto, o an-
affidata l'esecuzione del motivo decorativo all'in- cora per fasi cronologiche. Qui basti accennare,
terno della nicchia (una stela di questo tipo è stata riservandoci di parlare nei paragrafi successivi
rinvenuta di recente nel tophet di Mozia. 95l È degli apporti stranieri e dei problemi di datazione,
interessante notare come entrambe queste pecu- ad alcune questioni di carattere generale connesse
liarità tecniche si rinvengano in quelle stesse zone con il repertorio iconografico delle stele.
-la Sicilia e la Sardegna - nelle quali rileveremo Tre sono i quesiti cui deve oggi rispondere la
in sede iconografica le più sensibili differenze ri- moderna esegesi, altrimenti a cosa valgono gli
spetto al repertorio delle stele cartaginesi, diffe- elenchi, i cataloghi più o meno esaurienti ed orga-
renze dovute da un lato all'enuclearsi in entrambe nici dell'immenso materiale, i tentativi di classifica-
le aree di scuole indigene con elementi originali zione, se non si ha una chiara visione della proble-
nella tematica e nello stile, dall'altro, nei legami, matica inerente al sorgere di questa particolare
qui più forti che altrove, fra il mondo coloniale e branca della produzione artistica punica?:
l'Oriente fenicio, e che sembrano escludere l'inter- r) in che misura il repertorio figurato rispec-
mediario cartaginese. chia determinate credenze religiose fenicio-punì-
che? In che misura, cioè, esiste una corrispondenza
fra l'iscrizione dedicatoria e il motivo che appare
5· L'iconografia. sulla stela, non certo per intento artistico (anche
Uno dei problemi più importanti eppure mai se poi, alle volte, viene trattato con un certo gusto
trattati della moderna punicologia consiste nel- formale) o, più in generale, fra quanto già sappiamo
l'analisi del rapporto che indubbiamente dovette da altre fonti sulla religione delle colonie e la tema-
esistere fra la tipologia delle stele e i motivi deco- tica diffusa sulle stele?;
rativi che su di esse compaiono. 96l Non è infatti 2) esiste ancora o può, allo stato attuale delle
casuale che nei cippi generalmente, e a ragione, indagini, risolversi la vexata quaestio della pre-
considerati fra i più arcaici di questo particolare cedenza dell'antropomorfismo sull'aniconismo o
ramo dell'arte fenicio-coloniale, e recanti inqua- viceversa?
drature ispirate direttamente all'Egitto, appaiano 3) a prescindere dal valore eccezionalmente
esclusivamente immagini legate al più antico reper- documentario di questa categoria artistica può essa
torio orientale (siro-palestinese ed egiziano), quali lumeggiare gli intenti concettuali che presiedettero
rappresentazioni betiliche e simulacri divini in al sorgere delle stele nel mondo punico, le diffe-
veduta frontale, dalle membra legnose, con braccia renziazioni areali, le innovazioni rispetto al patri-
stecchite e aderenti al corpo o sostenenti il tambu- monio di tradizione fenicia, gli attardamenti e le
rello davanti al petto, ovvero figure maschili con sopravviveme nel tempo?
klaft e gonnellino (shenti), che sono talora anche Il primo di questi quesiti potrebbe sembrare
rappresentate di profilo e recano, come nelle stele ovvio fin nelle sue premesse, dal momento che è
siriane del II millennio a. C., una lunga lancia nel universalmente riconosciuto come l'arte punica,
braccio proteso e un'alta tiara o cappuccio appun- al pari di quelle dell'Asia Anteriore antica che
tito con un ricciolo pendente dalla nuca. 97) l'hanno preceduta, sorga non per intenti estetici,
Si può obiettare che alcuni di questi cippi, nono- ma eminentemente religiosi. Una delle prove più
stante l'arcaicità della tipologia e del repertorio evidenti è proprio la fiorente produzione lapidea
iconografico, appartengono sicuramente all'età tardo che sorge intorno ai tophet e che, lungi dal perse-
ellenistica - cippi betilici con iscrizioni tardo- guire la creazione di un'opera d'arte quale inten-
puniche da Nora, 98l stele a edicola egittizzante da diamo oggi nel senso generale del termine, tende
Monte Sirai, 99) cippi e stele con serie betiliche ed unicamente a perpetuare con un cippo o una stela
altri emblemi da Susa; 100l quel che si ricava da votiva il ricordo del sacrificio appena compiuto.
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12 - Stele ad edicola da Sulcis

10 - Stela funeraria
da Cartagine

13 - Stele ad edicola da Sulcis

I I - Stela dal tophet 14 - Stela 15 Frammento di stela


di El-Hofra a Cirta (Costantina) ad edicola da Sulcis ad edicola da Sulcis
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r6 - Stela dal tophet I 7 - Stela dal tophet r8- Cippo aniconico dal temenos
di Monte Sirai di Monte Sirai di Zeus Meilichios a Selinunte

rg - Stele dal tophet di Mo:z:ia

20- Cippo 2I - Cippo a davanzale di tipo


dal tophet di Mo:z;ia semplificato dal tophet di Mo:z;ia
(foto G. Armao, Palermo)
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Ciononostante, se quest'ultimo è menzionato nel- Hammon nella fase iniziale di costituzione del
l'iscrizione dedicatoria, o è comunque sottinteso nel- pantheon, che viene adorato in un'iconografia di
la formulazione e nell'esistenza stessa dell'epigrafe, pretto stampo fenicio, come testimonia la nota
non sono rileva bili poi, in molti casi, corrispondenze stela da Susa ' 0 5l e che solo a partire dal IV secolo
fra l'iscrizione, dedicata a Tanit e a Ba'al Hammon perde gradatamente d'importanza- ma il feno-
o, più raramente, alla sola dea, e il motivo figurato, meno si limita alla sola Cartagine Io6) -di contro
che sembra esser soggetto a leggi e ricorrenze di all'assurgere a divinità egemone di Tanit, la quale
apparizione indipendenti. Ne deriva che molta assorbe una più antica divinità femminile, l' Astar-
incertezza ancora sussiste - in mancanza di fonti te siro-palestinese del cui culto sono state di recente
più precise di giudizio - sui numerosi motivi del rinvenute testimonianze di una più vasta diffusione
repertorio punico. Ad esempio, non è sicuro se in estensione, profondità e durata di quanto si
nelle rozze silhouettes umane di tipo egiziano o ritenesse un tempo. 107l Del pari, è evidente l'ado-
siro-palestinese e cipriota che appaiono all'interno zione, nell'habitat occidentale, di una delle ideo-
dei più arcaici cippi-naiskoi debba vedersi il fan- logie fondamentali della concezione semitica del
ciullo passato per il molk e divinizzato, come vuole Divino, quella che lo preferisce rappresentare in
una recentissima ipotesi, 101 > spesso eretto su una forma astratta e spersonalizzata, adombrata dai
base rettangolare o trapezoidale quasi a sottoli- suoi emblemi-attributi; onde si ha, da un lato,
nearne l'acquisita sacralità, oppure le due massime il fiorire dei simboli betilici, con estrema abbon-
divinità del pantheon punico arcaico, Ba'al Ham- danza di varianti (figg. 3-5, 18-20, 23), per tutto
mon e Astarte. il tempo in cui dura la civiltà cartaginese e oltre;
Si aggiunga che di due fra i più diffusi emblemi dall'altro, la facile intercambiabilità degli stessi
aniconici delle stele puniche, il <<segno di Tanit >> emblemi aniconici e l'indifferente assunzione di
e 1'<< idolo-bottiglia>>, si è ancora ben lontani dal- iconografie di diversa origine, egiziane e siro-
l'aver accertato la natura e l'origine figurativa, 102 > palestinesi dapprima, greche e cipriote poi, consi-
onde dobbiamo propendere per una risposta sostan- derate solo come una delle tante vesti figurative
zialmente negativa al primo quesito che ci eravamo in cui poteva incarnarsi la concezione essenzial-
posti. Certo, maggiori probabilità di riuscita hanno mente astratta e trascendente della Divinità.
le analisi vertenti sulle stele con motivi antropo- Da quanto abbiamo detto, deriva anche una spie-
morfi, specialmente quando esse presentino imma- gazione non equivoca per il secondo aspetto della
gini di chiara leggibilità, e crediamo anzi di essere problematica connessa con le stele puniche. I dati
stati fra i primi a indicare la via per ricerche del cronologici attualmente in nostro possesso fanno
genere. ' 0 3l Ciononostante, la scarsezza di dati epi- propendere- e ciò si verifica specialmente a Car-
grafici per il periodo più antico, l'incertezza che tagine, a Mozia, a Sulcis e a Monte Sirai -per
ancora sussiste sull'essenza di molti simboli punici un'antecedenza delle raffigurazioni antropomorfe
- specialmente là dove essi non sembrano trovar della divinità su quelle aniconiche. 1o8l Si conside-
corrispondenza in Oriente o vengono piegati a rino a questo proposito come altamente rappresen-
significare altro dal loro valore originario (tale pare tative le stele con silhouettes egittizzanti o di deri-
il caso del caduceo e degli innumerevoli emblemi vazione siro-palestinese di Mozia, di Nora, di
bacchici che appaiono dal IV secolo sulle stele Sulcis, di Susa. Si potrebbe obiettare che in molti
cartaginesi, in contrasto con la mancanza di tracce, casi non si hanno risultanze stratigrafiche certe
per altro verso o in altri campi rilevabile, della diffu- circa la precedenza di un tipo di rappresentazione
sione del culto, rispettivamente, di Hermes e di sull'altro, dal momento che si rinvengono mescolati
Dioniso a Cartagine)- spingono ad un'estrema cippi con immagini betiliche e cippi con figure
cautela per quel che concerne l'esegesi della reli- antropomorfe, e ciò specialmente nei tophet di
gione punica fatta unicamente sulla base del mate- Cartagine e di Mozia che sono quelli, se non ancora
riale figurato. L'apporto che quest'ultimo dà alle più compiutamente esplorati, certo meglio cono-
conoscenze sulla religione fenicia d'Occidente è sciuti e che hanno fornito il materiale più abbon-
assai notevole come quantità, ma non tutto allo dante (figg. 3-5, 18-27).
stesso livello per qualità e valore, onde l'indagine Occorre peraltro notare - esclusa Mozia per
sul repertorio iconografico non deve essere mai ragioni di anteriorità cronologica 109>- che l'area
dissociata dalle testimonianze fornite dalle fonti sarda si distingue da quella cartaginese e, in genere,
letterarie, classiche ed orientali, e dalle iscrizioni nord-africana, per un'altra caratteristica, oltre il
f~nicio-puniche. In linea generale, comunque, perdurare in essa delle stele con immagini iconiche
s1 pu~ affermare che il panorama che risulta dalla (figg. 12-17) fino ai tempi posteriori alla con-
t~mat1ca delle stele non contraddice quanto sap- quista romana (238 a. C.): mancano cioè nelle stele
P.lamo ~ulla religione fenicio-punica, onde può sarde gli emblemi tipici del repertorio delle stele
n~ene~1 sostanzialmente valido - con gli opportu- cartaginesi in età ellenistica: la palma, la mano
m agg10r~amenti- il profilo sulle credenze punì- alzata, il caduceo, gli uccelli, gli arredi culturali,
che tracc1ato quarant'anni addietro da Stéphane gli strumenti agricoli, i pesci, ecc.; rarissimi - e
Gsell. ' 04> Balza evidente la prevalenza di Ba'al non senza incomprensioni e fraintendimenti nella

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resa iconografica -sono i segni di Tanit, uoJ gli Cartagine impone sì per secoli la sua impronta
animali del sacrificio, mJ le scene di offerta accanto sui territori punici ad essa più o meno nominai-
a un thymiaterion. II 2 l mente soggetti, impronta che è visibile soprattutto
Queste significative testimonianze di attarda- nel campo artistico, ma non ne assorbe del tutto
mento e di persistenza, in una parola, di fedeltà alle l'individualità. E questo non per un ben cosciente
radici della più antica arte fenicia d'Occidente e e programmatico principio di osmosi che non si
ai principi che ne ispirarono le primitive manife- realizza nella maniera voluta, quanto per una più
stazioni, le quali agevolmente si colgono nel reper- profonda- diremmo quasi costituzionale- insen-
torio sardo rispetto a quello nord-africano, fanno sibilità della civiltà cartaginese e delle forme poli-
rispondere in senso pienamente affermativo al- tiche in cui essa si esprime, all'arte intesa come
l'ultimo quesito che ci eravamo posti. Come ve- apporto culturale e suggello di conquista o di assor-
dremo meglio nei due successivi paragrafi, le stele bimento nella propria sfera egemonica, quale sarà
costituiscono, fra tutti i generi di artigianato diffusi invece considerata dai Romani. Ciononostante,
nel mondo punico, quello che, per la sua vasta Cartagine non ostacola, ed anzi favorisce, una fiori-
estensione areale e temporale, per le sue funzionalità tura artistica indipendente nelle zone del suo domi-
ed essenzialità rihieste dalla sua appartenenza aile nio, che spesso ricalca e si accosta a modelli carta-
manifestazioni di vita religiosa e del culto, meglio ginesi solo per fenomeni di moda passeggera o di
si prestava ad accogliere le influenze straniere come opportunità economica- attività commerciale e
le modifiche impresse dall'azione del sostrato di scambio- ma che non accetta e forse non com-
ancora fortemente operante in molti dei territori prende il significato di alcuni fondamentali muta-
che videro l'irradiazione delle genti semitiche al- menti sopravvenuti nell'ambiente cartaginese del
l'alba del I millennio. All'incertezza dei dati cro- IV secolo, quali ad esempio l'introduzione del-
nologici suppliscono per le stele la continuità della dell'ellenismo nel campo filosofico e del costume,
tema ti ca, l'evoluzione graduale che vi viene rispec- quella degli dèi greci nel campo religioso e, subor-
chiata di un determinato motivo iconografico od dinatamente, in quello figurativo.
elemento architettonico, il fatto che nella maggior È innanzitutto da notare come le maggiori
parte dei casi è agevole cogliervi l'apporto delle differenziazioni fra il repertorio cartaginese e quello
influenze straniere in fasi cronologicamente distinte delle altre colonie puniche si attuino a partire
e rilevabili, la stretta corrispondenza con i modelli dal IV secolo a. C. Il problema si ricollega cioè a
siro-palestinesi ed egiziani che vi si attua per alcuni quello degli influssi esterni che esamineremo nel
elementi della tipologia e dell'iconografia e, infine, successivo paragrafo, giacchè le modificazioni im-
ma non ultimo, lo studio intrapreso in tempi recenti presse alla tematica comune sono causate in parte
di questa particolare categoria artistica, basandosi assolutamente prevalente dall'azione del parastrato
sui risultati certi degli ultimi scavi avvenuti in greco, il quale opera con sempre minore intensità
Sardegna e in Sicilia. Dall'insieme balza un quadro man mano che ci si allontana dal centro egemonico
estremamente complesso e poliedrico, di cui ora cartaginese; i centri periferici, infatti, per un feno-
tenteremo di rilevare alcune delle componenti e meno storico-artistico universalmente ricorrente,
delle direttrici di sviluppo. sono quelli che presentano i più numerosi e profondi
elementi di attardamenti e persistenze delle tradi-
6. Imitazioni e differenziazioni dai modelli cartaginesi. zioni culturali arcaiche di una civiltà o di un popolo.
Lo stesso fenomeno si attua, con larghezza ed in-
Poichè da alcune risultanze di carattere archeo- tensità ancora maggiori, nel periodo neo-punico
logico sembra accertato che la produzione delle allorchè, distrutta Cartagine, sono proprio i centri
stele puniche sorga primieramente a Cartagine e africani fino ad allora vissuti nell'ombra della città
dalla metropoli africana si diffonda poi negli altri egemone, che prendono le direttive nella produzione
territori del Mediterraneo occidentale colonizzati delle stele votive (figg. 8, g) e che talora, anzi, assu-
dai Semiti, è assai utile esaminare l'influenza che mono- com'è il caso della Cirta di Masinissa u 3 ) -
ebbero i prototipi cartaginesi sugli altri centri di il ruolo di faro della punicità, continuando le tra-
produzione punici, ed analizzare in quale misura dizioni religiose, linguistiche e figurative semitiche
questi ultimi abbiano adottato o abbiano reagito sotto i re n umidi prima e poi fino all'epoca della
all'introduzione di un genere d'arte divenuto, in romanizzazione del paese.
Occidente, peculiarmente cartaginese. Fino al V secolo, abbiamo detto, il panorama
Il problema è di fondamentale importanza e delle stele può ritenersi sostanzialmente omogeneo
solo oggi può esser trattato con sufficiente garan- nelle varie contrade che accolsero l'irradiazione
zia circa l'esito delle sue conclusioni, grazie alle semitica. Il fenomeno ha la sua spiegazione nel
scoperte archeologiche degli ultimissimi anni. fatto che, come le scoperte archeologiche sembrano
Poichè tuttavia queste stesse scoperte sono lungi aver ormai definitivamente accertato (cfr. il para-
dall'essersi esaurite, occorre avvertire che un certo grafo 8), la produzione delle stele votive sorge in
margine di provvisorietà permane anche nel profilo Occidente per impulso cartaginese e quindi ne
d'assieme che ci accingiamo a delineare. deriva, logicamente, una fedele imitazione, almeno
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all'inizio, dei modelli nord-africani. Con ciò non stela sottilmente cuspidata diffusa in migliaia di
si escludono tuttavia alcune differenze, rilevabili esemplari a Cartagine e che rimangano significative
ad esempiç> nell'assenza dei cippi-troni a Nora e a persistenze di vecchi schemi iconografici e tipolo-
Sulcis o dei cosiddetti '' idoli-losanga , a Susa e gici delle stele puniche in alcuni gruppi di stele
nella presenza in Sardegna (fig. 17) delle stele a funerarie di età romana, le quali mostrano << che i
sommità arcuata, ignote a Cartagine. centri maggiori di produzione non furono i soli
Questa differenziazione areale che investe la tipo- e che l'elemento locale e popolaresco assorbì a vasto
logia e l'iconografia di molte stele sarde e siciliane raggio, elaborandola in forme proprie, l'eredità
è legata a vari fattori, i più importanti dei quali punica nel momento della sua decadenza )), 120l
appaiono essere i più stretti legami (o arcaismi che Del pari, non hanno riscontro in Sardegna, co'me
dir si voglia, risalenti ad una fase anche anteriore già accennammo, molti degli emblemi che godono
al sorgere dei tophet), con l'Oriente fenicio e il di enorme fortuna a Cartagine a partire dal IV se-
diverso graduarsi delle influenze esterne e dell'azio- colo: le mani alzate, i caducei, i segni di Tanit, i
ne di sostrato. simboli dionisiaci, i frutti, gli animali, gli uccelli,
Le dissimiglianze più notevoli in sede iconografi- ecc. Con ciò non si vuole affermare che la civiltà
ca, e limitatamente al periodo arcaico, riguardano cartaginese non sia penetrata nell'isola, giacchè vi
principalmente la scarsa attestazione a Cartagine esistono anzi tracce sicure e più ampie e profonde
di cippi con immagini antropomorfe, contraria- che in altre parti del mondo punico, 12 1 > ma solo
mente a quando si verifica negli altri territori punici che la produzione delle stele sarde presenta, dal
(Sicilia e Sardegna). Soprattutto non sembra dif- punto di vista tipologico e iconografico, un evidente
fusa a Cartagine la dea nuda prementesi i seni o sfasamento rispetto ai modelli cartaginesi, dal mo-
sorreggente un tamburello davanti al petto o sul mento che persiste fino al Il-I secolo a. C.- alme-
ventre, II4l che appare in numerosi esemplari sardi no a Nora 122l - nei suoi temi betilici e a Monte
e siciliani (figg. 12, 13, 25). nsJ Nel caso della pro- Sirai nelle sue imitazioni di prototipi ciprioti ed
duzione cartaginese può tuttavia invocarsi l' argu- egittizzanti (figg. 12-16). Fa eccezione la sola Sulcis,
mentum ex silentio, dal momento che la proporzione ove la tematica resta fedele a un unico motivo, la dea
fra immagini aniconiche e antropomorfe, erronea- entro l'edicola, Astarte-Tanit (fig. 13, fila in alto),
mente rispecchiata nelle opere più recenti dedicate resa con un'estrema abbondanza di varianti che
alle stele cartaginesi, non trova fondamento nella tuttavia procedono, fatto altamente significativo e
realtà, n 6J e dato che il tophet di SalammbO è stato destinato per ora a restare un unicum in tutta la pro-
finora solo parzialmente esplorato, specialmente duzione sarda, dall'egittizzante e dall'orientalizzan-
per quel che concerne gli strati più antichi. Si te al grecizzante pieno, di ispirazione classica ed
consideri inoltre che l'una e l'altra iconografia sono ellenistica.
ampiamente attestate in altri generi di produzione Infine, occorre ricordare che una fisionomia assai
artistica cartaginese durante il periodo arcaico: diversa dai modelli cartaginesi è presentata dalle
avori, n7J, statuette fittili, nBJ rasoi votivi, ngJ onde stele degli altri luoghi africani. Se la produzione
la loro assenza dal repertorio delle stele può di Cirta (fig. u) sorge nel 11-1 secolo a. C. e si
anche dipendere da un fatto casuale, cioè dallo ispira in genere in modo assai fedele al repertorio
scavo parziale della zona più antica del tophet di della metropoli, quella di Susa, che appare già alla
SalammbO rispetto a quella di età ellenistica. fine del VI-inizio del V secolo a. C., 12 3l manifesta
Piuttosto, è un dato degno di nota che queste in vari elementi la sua indipendenza dai modelli
iconografie di tipo siro-palestinese e cipriota ab- cartaginesi. I più importanti sono:
biano breve vita a Cartagine, mentre si attardano 1) preferenza per le immagini divine antro-
nei centri periferici, e specialmente in Sardegna, fino pomorfe, fedelmente ispirate a modelli siro-pale-
alla piena età ellenistica, giungendo in qualche caso, stinesi ed egiziani;
come a Monte Sirai (fig. 16), ben oltre la fine del 2) trasformazione tardiva degli u idoli-botti-
dominio cartaginese nell'isola (238 a. C.). glia , in serie betiliche e loro persistenza fino al
Le differenziazioni dell'area sarda rispetto a II-I secolo a. C.;
quella nord-africana si accentuano, come dicemmo, 3) assenza di alcuni emblemi cartaginesi (mani
col periodo ellenistico. Cessata la produzione di aperte, emblemi dionisiaci, divinità di tipo greco).
stele di Mozia con la caduta della città ad opere di
Dionisio di Siracusa nel 397 a. C., e subentrata ad 7· Influssi di sostrato e di parastrato.
e~sa quella di Lilibeo che presenta scarse varianti
r1spetto a quella cartaginese (visibili semmai in una L'elemento più importante di differenziazione
predilezione per le belle forme di aranti e di offe- nella produzione di stele dei vari centri punici è
renti di tipo ellenistico direttamente ispirate a costituito dagli apporti esterni i quali, se all'inizio
modelli greci e sicelioti (fig. 28), 122l solo la Sar- conferiscono a tali monumenti una peculiare fisio-
deg_na rimane a garantire la continuità della più nomia orientale, moltiplicandosi poi in estensione
ant1ca tradizione figurativa punica: non è un caso, cronologica ed areale creano delle notevoli varianti
come dicemmo, che nell'isola sia sconosciuta la formali, caratterizzate in maniera più o meno sen-

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sibile dall'impronta classica e da quella del sostrato dera il riapparire di un analogo trattamento dei
indigeno. volti su alcune stele da Mozia, non si potrà non
Il fenomeno, che investe alle radici le componenti convenire che siamo di fronte ad opere di artigia-
stesse dell'arte punica, è stato fin qui assai scarsa- nato autoctono, scaturite dall'incontro di un sotto -
mente rilevato nelle sue manifestazioni generali, fondo indigeno, spesso rimasto allo stadio di fer-
mentre ha trovato di recente un attento osserva- mento indistinto ma ricco di vitalità e di una più
tore nel Moscati, per quel che concerne in parti- immediata visione del reale di quella che si possa
colare l'ambiente sardo. z24J trovare nelle raggelate formule fisse del repertorio
In linea di principio può affermarsi che l' ele- cartaginese, con una tradizione culturale figurativa-
mento autoctono non ha alcun peso nella produ- mente superiore, astratta e scissa dalla natura per
zione delle stele cartaginesi, perchè queste ultime il suo stesso carattere di manifestazione comple-
sorgono all'ombra delle grandi civiltà orientali e mentare di ideologie religiose, ma pur sempre ric-
continuano la loro vita sotto il segno della sempre chissima di temi e di schemi iconografici di antica
crescente influenza dell'ambiente classico; scar- origine orientale e dunque di millenaria vitalità e
sissime sono inoltre - anche a prescindere dalle sopravvivenza, e dotata di una maggior coerenza
stele -le tracce artistiche riconducibili con cer- stilistica.
tezza al sostrato libico in tutto lo sviluppo dell'arte Dall'incontro fra i due mondi scaturiscono anche
cartaginese. 125> Soltanto con la distruzione della le stele e, in genere, tutta la produzione artistica
metropoli e con la fine della sua egemonia politico- della Sardegna punica (figg. I2-r7). Si tratta di testi-
culturale, l'ambiente berbero africano può far risen- monianze artistiche che si differenziano profonda-
tire la sua voce, sepolta da troppi secoli e da una mente dai documenti siciliani già esaminati per
civiltà, quale quella semitica, di più alto livello, e una meno feconda inventività formale, per l'am-
la esprime in particolare proprio nella tematica biente culturalmente meno elevato che fa loro da
delle stele, ove appaiono a partire da questo mo- sfondo e che è quello nuragico, nel quale predomi-
mento gli offerenti romanizzati (fig. g), i nouveaux nano il sapore della realtà quotidiana tragicamente
riches togati che sacrificano su un altare alla maniera vissuta, la religiosità che è insieme magia, rasse-
classica e inoltre i cosiddetti " dolci cornuti , , i gnazione atavica, pregnanza e agibilità di simboli,
segni di Tanit sempre più antropomorfizzati, gli specchio di una divinità sempre immanente pur
emblemi iniziatici: grappoli d'uva, ciste e corone, nella sua trascendente astrattezza. Si aggiunga a
spighe di grano e uccelli beccanti il melograno o tutto ciò o, meglio, vi si sovrapponga una tradizione
abbeverantisi al cratere. z2liJ scultorea che già dall'Età del Bronzo muove i primi
Se le tracce dell'ambiente indigeno appaiono passi nella decorazione delle pietre fitte e dei betili
nel mondo nord-africano soltanto nel periodo suc- e che ad essi anzi prevalentemente si dedica, assur-
cessivo alla caduta di Cartagine, negli altri territori gendo a più compiute conquiste spaziali con i
punici le reazioni dell'ambiente di sostrato ai fer- bronzetti dell'età nuragica, che alcuni vorrebbero
menti culturali importati dall'esterno si traducono sorti nell'isola proprio per impulso della coloniz-
in espressioni artistiche singolarmente aberranti zazione fenicia, mentre è forse più probabile veder-
rispetto a quelle della madrepatria, nelle quali si vi ascendenze panmediterranee della tarda età del
attua con notevole originalità e con grande varietà Bronzo. Si comprenderanno allora alcune icono-
di forme, pur nell'innegabile rozzezza e approssi- grafie assolutamente estranee al repertorio carta-
mazione della resa stilistica, un ideale che, seppure ginese, quali la dea dal corpo ridotto a cassetta
si ispira a credenze religiose puniche, trova poi trapezoidale, con il bambino attaccato al fianco,
la sua espressione in manifestazioni assolutamente pronto per il molk e così indissolubilmente - si
diverse da quelle cartaginesi; altamente esemplifi- direbbe quasi carnalmente - unito alla dea, che
cativa a questo proposito è la serie delle stele di fa tutt'uno con il suo corpo, su una stela di Monte
Monte Sirai (fig. r7), ma non meno interessanti Sirai. z3o) Nulla rammenta nell'atteggiamento della
sono alcuni pezzi moziesi 127> (figg. 22-27). dea, carico di una sua chiusa e grave tragicità, quel-
Per cominciare da questi ultimi, occorre ricor- lo delle kourotrophoi greche che sostengono l'in-
dare una stela con un volto maschile barbato, sti- fante con cura materna, cui pure è stata accostata,
lizzato in guisa dì triangolo, con i tratti fisionomici ma piuttosto essa serba un'eco di alcuni bronzetti
resi da brevi linee orizzontali (gli occhi e la bocca) nuragici, quali la celebre " madre dell'ucciso ", 1 3 1 l
e verticali (il naso), profondamente incise. z~J La nei quali è lo stesso modo di concepire il reale a
stessa schematizzazione si trova su alcune delle secche masse corporee allungate e sottili, ricolme
stele del temenos di Zeus Meilichios a Selinunte di vita eppure come raggelate e serrate in una loro
che, considerate per lungo tempo opera indigena, granitica e inattaccabile severità, che si giova di
sono state recentemente rivendicate all'arte punica mezzi elementari, ma non per questo meno effi-
di Sicilia, sulla base anche degli stringenti paralle- caci, nella sua espressione artistica.
lismi di alcune di esse, in forme di betilo o di '' idolo La stessa significativa lontananza dai moduli
bottiglia, (fig. r8), con tipologie frequentissime cartaginesi mostrano alcune stele norensi 132 ) con
nell'ambiente punico arcaico. z29) Ora, se si consi- figure divine ( ?) schematizzate in elementi geome-
22 - Cippo con immagine antropomorfa 23- Cippo 24 - Cippo con dedica
dal tophet di Mozia dal cophet di Mozia a Ba'al (?) dal tophet di Mozia
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25 - Cippo con immagine antroJ:omorfa 26- Cippo con immagine antropomorfa 27 - Cippo con dedica
dal tophet di Mozia dal tophet di Mozia a Ba'al Hammon
(foto dell'A.).
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28 - Stela di età ellenistica da Lilibeo (Marsala) 29 - Edicola funeraria da Lilibeo 30 - Interno dell'edicola fig. 29
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triei all'interno di una nicchia che è una semplifi- mento: esiste infatti un intervallo di almeno un
cazione del naiskos egiziano, alcune stele da Monte centinaio di anni fra il sorgere di determinati motivi
Sirai con la dea dal tamburello che indossa ecce- architettonici e soluzioni stilistiche sul suolo greco
zionalmente il costume tipico delle donne sarde e la loro adozione da parte dei Punì. Così, tanto
(gonna e corpetto anzichè la lunga tunica di tra- per fare un esempio, vedremo apparire sulle stele
dizione siro-palestinese) 1 33) e soprattutto alcune cartaginesi di età ellenistica i capitelli del tipo cosid-
stele funerarie di Castelsardo che, pur datandosi detto '' protoeolico , che erano da gran tempo ca-
all'età romana, conservano elementi tipici della duti in disuso nell'ambiente classico; 1 38) così le
cultura religiosa e figurativa punica. 1 34) Si tratta colonne doriche sono assai frequenti sulle stele
di stele a lastra parallelepipeda in cui sono incise sulcitane appartenenti allo stesso periodo; 1 39) ad
con linee sommarie le teste dei defunti, sorta di esse anzi sono indifferentemente associati alcuni
birilli rotondi con un esile collo, due trattini oriz- elementi architettonici greci e membrature egittiz-
zontali per gli occhi, uno verticale per la bocca, zanti, con cornici a gola, dischi solari alati e fregi
e nel campo palme e barche con le vele spiegate, di urei (fig. r3, fila inferiore). 14<>l Sulle medesime
alludenti alla mistica risurrezione e al viaggio ultra- stele sulcitane appaiono inoltre, nel III e nel II se-
terreno del morto. Questi elementi accessori si colo a. C., le figure femminili ammantate con il
ritrovano in molte stele tardo-puniche nord-afri- corpo che insiste sull'anca, secondo quel ritmo
cane, alle quali giungono sulla scia delle correnti chiastico venuto in uso con i post-fidiaci e soprat-
filosofiche neo-platoniche e neo-pitagoriche dif- tutto con Prassitele; 1 4 1 ) accanto ad esse, tuttavia,
fuse dai circoli iniziatici nell'ambiente imperiale le stesse stele presentano rozze immagini di arieti
romano. 1 35) Il ritrovarli in Sardegna, quindi, non passanti sotto un'inquadratura a nicchia arcua-
stupisce ed esistono fondamentali ragioni per attri- ta 142) e che nulla ha più a che vedere con gli
buire le stele di Castelsardo ad un ultimo, attar- elaborati coronamenti con frontone e architrave
dato filone di artigianato indigeno da gran tempo degli altri esemplari ove predomina l'influenza
punicizzato. greca.
Resta ora da parlare del parastrato. Qui il pro- L'azione del parastrato ellenico opera, abbiamo
blema è di più chiara soluzione perchè, in sostanza, detto, con notevole forza nel repertorio cartaginèse
esso si identifica, in tutti i territori punici, con la di età ellenistica e ad essa, anzi, si devono alcuni
presenza o l'assenza dell'influenza figurativa clas- dei mutamenti più sostanziali che investono la pro-
sica. Dove essa manca quasi completamente, come duzione lapidea della metropoli a partire dal IV
in Sardegna, le stele rimarranno più fedeli, fino secolo, quali l'apparizione del caduceo, delle divi-
ai secoli intorno alla nostra era, al repertorio di nità greche, degli emblemi dionisiaci e del tipo
antichissima origine siro-palestinese ed egiziana. stesso di stela a sommità cuspidata (figg. 7, ro),
Più difficile da graduarsi nel tempo è l'apporto mentre agisce in misura assai minore negli altri
cipriota, che appare con particolare vigore in Sar- territori punici. Il caso più rappresentativo è quello
degna (Monte Sirai), ove saremmo inclini a consi- offerto dalla Sardegna; nelle stele provenienti dal-
derarlo - anzichè il frutto di una seconda ondata l'isola, infatti, l'influsso greco interviene in modo
di influenze fenicie in Occidente a seguito delle del tutto episodico e marginale, e per giunta nella
conquista persiana 1 36 l - una delle componenti sola Sulcis. 143) Occorre richiamare tuttavia l'atten-
del primo moto di colonizzazione, mentre da esso zione su un fenomeno singolare che non è proprio
va tenuta distinta l'apparizione di altri temi ciprioti solo della Sardegna, ma investe altre colonie punì-
a Cartagine a partire dall'inizio del IV secolo a. C., che, quali ad esempio Mozia e Lilibeo. Si deve
quali il cosiddetto Tempie-Boy, che peraltro resta cioè notare come l'influenza greca, che non tocca
un unicum della produzione cartaginese. 1 37) se non superficialmente e marginalmente la produ-
In linea di massima, si può affermare che, men- zione delle stele, sia invece operante in altre branche
tre gli elementi tipologici e iconografici orientali dell'artigianato di quegli stessi centri in epoca
non mostrano una successione di apparizione nel assolutamente contemporanea.
repertorio delle stele, dovendosi considerare nel Tale è il caso delle arule con lotte di grifoni e dei
blocco unitario delle tradizioni artistiche che dalla busti-thymiateria moziesi, databili tra la seconda
madrepatria vengono trasmesse senza mutamenti metà del V e l'inizio del IV secolo, in cui prevale
di sorta all'Occidente, e altrettanto può dirsi per l'influsso delle botteghe di coroplasti sicelioti; 1 44>
quelli egiziani, l'apporto greco, che si manifesta altrettanto può dirsi delle varie statuette fittili,
relativamente tardi nel mondo punico, ma assume per lo più connesse col culto di Demetra e Kore,
prestissimo l'aspetto di una massiccia ondata cul- che appaiono nelle colonie puniche di Sardegna
tl:lrale che investe ogni campo della civiltà carta- fra il V e il III secolo a. C., 145) per non parlare poi
gmese, presenta una netta differenziazione areale, delle ceramiche a vernice nera, sorte ad imitazione
essendo cioè presente o fortemente operante in dei tipi campani, le quali costituiscono una facies
alcun~ zone, del tutto irrilevante in altre. Per quel culturale uniforme in tutti i centri del Mediter-
~he nguarda il suo scaglionarsi nel tempo, inoltre, raneo fra la seconda metà del IV e il II secolo a. C.
tl fenomeno più evidente è quello del suo sfasa- La minore adattabilità delle stele- se si eccettua
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il caso particolare di quelle cartaginesi e della loro greco e pur esso ripreso dall'ultima Cartagine e
filiazione lilibetana - alle suggestioni tipologiche dall'Africa romanizzata, e per i segni di T ani t e
e tematiche greche è un fenomeno fino ad oggi i caducei a vernice rossa che decorano le antae della
scarsamente rilevato ma che andava notato per cella. Le iscrizioni in greco, che spesso trascrivono
meglio far comprendere le ragioni concettuali che imperfettamente nomi semitici e alludono al dedi-
danno vita a una branca artigianale così fiorente cante eroizzato (~puç &ytX&&;), fanno considerare
nell'habitat punico e gli attardamenti iconografici queste stele gli ultimi prodotti dell'artigianato
che vi si registrano, spesso in contrasto con i nuovi lilibetano, in cui le eredità puniche sopravvivono
motivi e le nuove mode introdotti dall'esterno. con sorprendente tenacia accanto alle altrettanto
Quanto poi all'origine di queste ondate di influen- evidenti tracce . della romanizzazione della città.
ze greche che improntano la tipologia e la tematica
delle stele cartaginesi a partire dal IV sec. a. C., 8. Problemi cronologici.
uno studio recentissimo di M. m• Picard r46) ha
mostrato come la maggior parte dei motivi debbano Alcuni dati di notevole interesse emergono come
esser giunti nella metropoli africana per il tramite diretta conseguenza della puntualizzazione tipo-
dell'arte attica per quel che concerne la decora- logica ed iconografica che abbiamo delineato per
zione dei vari elementi degli architravi e gli anthemia sommi capi nelle pagine precedenti.
dei frontoni, e dalla Magna Grecia per quel che Nessuna delle stele puniche sembra più antica
concerne gli heroa a naiskos che costituiscono l'in- della fine del VII-inizio del VI secolo a. C. A tale
quadramento di molte altre stele cartaginesi. Ora, periodo infatti risalgono glÌ esemplari più antichi
è interessante notare come questa stessa influenza del tophet di Salammbò, r5 2 l che hanno fornito i
italiota riappaia, a distanza di secoli, in un luogo primi modelli alla produzione degli altri centri occi-
abbastanza lontano da Cartagine, in una forma che dentali, i cui pezzi più antichi devono essere, per-
dobbiamo supporre ritrasmessa alla Sicilia attra- ciò, posteriori di almeno una ventina d'anni ai
verso Cartagine dai suoi più remoti antecedenti prototipi nord-africani. Intorno alla metà del VI
alessandrini. Intendiamo parlare delle stele fune- secolo vanno datati i più antichi esemplari norensi,
rarie di Lilibeo le quali, pur appartenendo ad un sulcitani r53) e moziesi. r54l Si tratta, com'è naturale
genere che confluisce, per una sostanziale identità aspettarsi, dei già più volte citati cippi-naiskoi e
di tipologia e di tematica, nella produzione delle cippi-troni con silhouettes antropomorfe impron-
stele votive tardo-puniche, presentano caratteri- tate al repertorio egiziano e siro-palestinese, le
stiche peculiari, onde non sarà inutile un breve quali si continuano a Cartagine nel V secolo e negli
cenno su di esse in questa sede. r47) altri territori punici, specialmente in Sardegna
Premettiamo che le stele funerarie, tranne alcuni (Nora, Monte Sirai), fino al III-II secolo a. C.
esemplari cuspidati cartaginesi (fig. ro) con il de- Alla fine del VI secolo a. C. sembra iniziare an-
funto dal braccio alzato entro una nicchia, risalenti che la produzione di Susa, che mostra nelle stele
al periodo ellenistico, r48l sono assai rare in tutta dello strato più antico del tophet r55l la copia fedele
l'Africa punica fino ai tempi posteriori alla caduta di più antiche iconografie fenicio-puniche. Alla
di Cartagine, allorchè si assiste - come abbiamo fine dello stesso secolo si situano pure alcune delle
altrove rilevato I49l - ad una comunanza di temi stele della colonia sulcitana di Monte Sirai, le quali
iconografici e di motivi stilistici fra stele funerarie si sviluppano poi prevalentemente nel IV e nel
e stele votive. III-II secolo a. C., mentre per quelle di Lilibeo il
Le edicole a naiskos della necropoli lilibetana terminus post quem è agevolmente indicato dalla
dei Cappuccini (figg. 29, 30), databili al periodo distruzione di Mozia nel 397 a. C., che interruppe
intorno alla nostra era, presentano quello schema pressochè ogni attività artistica nell'isola per lo
del tempietto prostilo in antis che è noto nella sua spazio di almeno un quarantennio.
trasposizione monumentale nel sacello di Zeus Stante l'indubbia seriorità dell'apparizione delle
Meilichios a Selinunte, verosimilmente edificato stele nel mondo coloniale, non si pone nemmeno
dai Punì dopo la conquista della città da parte di la domanda se esse possano arrecare un contributo
Cartagine nel 409 a. C. r5o) e che è frequentemente decisivo al problema della cronologia dell'irradia-
riprodotto in edicole votive e funerarie tridimen- zione fenicia in Occidente. A prima vista si sarebbe
sionali dell'epoca punico-ellenistica (a Sabratha, inclini ad assumere una conferma all'ipotesi di
Thuburbo Majus). rsr> coloro che abbassano di almeno due secoli la fonda-
Oltre che per la persistenza di questo tipo archi- zione di Cartagine, r5 6l assegnata tradizionalmente
tettonico siceliota ridiffuso da Cartagine nell'Occi- all'8r4 a. C., dal momento che non sussistono trac-
dente punico, le stele lilibetane si segnalano per ce anteriori alla fine dell'VIII secolo dell'espansione
le scene di banchetto dipinte all'interno della fenicia in Occidente.
nicchia (fig. 30), che risentono visibilmente del- In effetti, la critica più recente ha posto in dubbio
l'impressionismo pittorico tardo-ellenistico, e allu- i risultati da lungo tempo acquisiti, quali la data-
dono con tutta probabilità all' eroizzazione del zione al IX secolo dell'iscrizione di Nora e degli
defunto, secondo un concetto caro al mondo tardo- avori " fenici , di Carmona. D'altro canto, esisto-
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no tracce sicure, seppure a tutt'oggi eccezional- a quella greca. Il che si accorda, del resto, con quan-
mente rare, del commercio semitico dell'inizio to sapevamo dalle fonti classiche, sia per quel che
dell'età del Ferro, quali la ceramica ad ingubbia- concerne la Sicilia (Tucidide, VI, 2), sia per quel
tura rosso-lacca lucida degli insediamenti spagnoli che riguarda le più antiche colonie spagnole e nord-
e marocchini del VII secolo, e delle necropoli car- africane (Cadice, Lixus, Utica) che la tradizione
taginesi dell'VIII, assai simile a prototipi ciprioti afferma fondate nel XII-XI secolo al. C., e cioè
e siro-palestinesi del X-VIII secolo a. C., 1 57) proprio nel periodo in cui i Fenici, a seguito del
alcune forme ceramiche che si riscontrano nella crollo del mondo egeo e di alcune delle grandi po-
cultura siciliana di Cassibile 1 58l e che non hanno tenze orientali sotto l'azione dei 11 popoli del mare,
alcun antecedente nell'isola, sì da doversi conside- ereditano le rotte aperte dalla marina micenea, ad
rare un'imitazione di forme orientali. Infine, le essa subentrando nei commerci con il lontano
stesse circostanze storiche, fornendoci dati precisi, Occidente.
suffragati da tracce di distruzione in molte loca- L'influsso greco appare invece in tutta la sua
lità archeologiche del Vicino Oriente, sulla fine dei pienezza a Cartagine nel periodo compreso fra il
commerci micenei in seguito all'avvento dei "po- IV e il II secolo a. C., ma si tratta, come abbiamo
poli del mare , , con gli sconvolgimenti etnici e più volte rilevato, di un fenomeno che resta in
politici che ne seguirono, crea in Fenicia le condi- genere limitato alla città africana e alle sue più
zioni ideali per l'inizio dell'irradiazione oltremare, strette dipendenze politiche, quali Lilibeo, mentre
sulle rotte aperte dalla marina egea. 1 59) Il crollo nel caso delle stele sulcitane, ove appare una lunga
dei grandi imperi dell'Asia Anteriore antica, col serie di dee classicamente ammantate entro un'edi-
vuoto che ne seguì nella fascia costiera siriana, cola ellenizzante con frontone e acroteri, si tratta
prima d'allora campo di scontro fra le due potenze piuttosto di un'evoluzione indipendente dai mo-
dell'Egitto e dell'Assiria, agevola il rafforzarsi delle delli cartaginesi (ov'è peraltro scarsamente atte-
città-stato fenicie che, godendo ora per la prima stata la dea entro la nicchia ripresa da modelli si-
volta di un'effettiva indipendenza, cercano nuovi celiati), scaturita probabilmente dall'imitazione di
sbocchi ai loro traffici, essendo da sempre angu- quei prototipi della Magna Grecia e della Sicilia
stiate dalla ristrettezza territoriale. ellenistica che danno contemporaneamente vita,
Se è vero che, per ragioni storico-economiche, nello stesso ambiente sardo, a numerose statuette
non si può più dubitare della data d'inizio dell'e- fittili di dee dendrofore e canefore. 100) Che l'in-
spansione fenicia oltremare, che deve essersi si- fluenza del mondo classico debba considerarsi un
curamente avviata già nell'XI-X secolo a. C., è fenomeno proprio di una ristretta élite cartaginese
altrettanto vero che le stele non possono fornirci che lo diffonde sulle stele per un periodo alquanto
una testimonianza probante della giustezza di limitato (III-II secolo a. C.), è mostrato con estre-
quest'affermazione; non possono, nel vero senso ma chiarezza dalle stele di Nora, che perdurano
della parola, non perchè manchi loro un antece- nel loro repertorio aniconico fino al periodo im-
dente vicino-orientale, dal momento che gli anelli mediatamente antecedente alla distruzione di Car-
si saldano, come vedemmo, anche a distanza di tagine, e da quelle di Monte Sirai, che in epoca
quattro o cinque secoli, ma perchè esse sorgono contemporanea presentano quasi esclusivamente
almeno un centinaio di anni più tardi dell'istalla- timpanistrie di tipo cipriota e immagini schematiz-
zione dei primi empori commerciali fenici e sono zate di offerenti, da riportare alle scaturigini della
non tanto la manifestazione contemporanea della più antica arte fenicia d'Occidente.
loro costituzione, quanto la testimonianza della Resta da affrontare un ultimo problema riguar-
trasformazione di quegli stessi scali provvisori in dante il periodo in cui le influenze egiziane e ci-
nuclei urbani propriamente detti, con i loro templi priote penetrano nel repertorio delle stele puniche.
e i loro tophet, trasformazione che, come ha ben Secondo un'ipotesi recente, 16 1 ) si avrebbe una se-
visto il Cintas, è generalmente posteriore di uno conda ondata di elementi egittizz;anti (quali ad
o due secoli al primo moto dell'espansione oltre- esempio i naiskoi con fregi di urei discofori) al-
mare. l'epoca in cui la Fenicia e Cipro entrano a far parte
Piuttosto, le stele portano un contributo deci- dell'impero achemenide. Ci sembra tuttavia che
sivo, ci sembra, alla dibattuta questione se i Greci questa teoria sia fondata su basi piuttosto fragili ed
abbiano o meno preceduto i Fenici nelle rotte opinabili, giacchè è assurdo pensare che i fregi di urei
verso il Mediterraneo occidentale. fossero conosciuti sulle stele puniche solo a partire
. Il fat~o che sulle stele più antiche di Cartagine, dal V secolo, dal momento che essi dovevano essere
d.1 Moz~a e della Sardegna (Nora e Sulcis) non si da gran tempo noti nell'arte fenicia, che è respon-
nscontr1 alcun motivo di diretta derivazione elle- sabile della diffusione di questo particolare ele-
nica nè un riecheggiamento, non diciamo dell'arte mento architettonico - e di molti altti - nel-
orientalizz;ante, ma neppure di quella di stile se- l' habitat p unico. Così del pari ci sembra azzardato
v~ro, di cui la maggior parte delle prime stele pu- supporre che gli esemplari di stele fino ad oggi
ruche sono contemporanee, è altamente indicativo restituitici dalla Femicia propria - quella con
dell'anteriorità della colonizzazione fenicia rispetto l' " idolo-bottiglia , da Akhzio, la stele da Burg

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es-Semali, l'altra oggi nell'Università Americana In conclusione, le risultanze cronologiche rap -


di Beyruth 163l debbano considerarsi, come vuole presentano un aspetto fondamentale della proble-
il Garbini, nient'altro che prodotti cartaginesi matica connessa con le stele puniche ; la cronologia
reintrodotti nel territorio siro-palestinese. I64l In relativa lumeggia in modo assai efficace i rapporti
realtà, una somma di altri elementi tipologici e fra il centro d'origine cartaginese e la produzione
iconografici, che crediamo di aver esaurientemente delle altre zone colonizzate dai Puni. La datazione
lumeggiato nei paragrafi 2 e 3 di questo lavoro, assoluta, oltre a fissare le direttive principali del
ha da gran tempo indicato in quale direzione debba sorgere e dell'evolversi di questa particolare cate-
essere avviata la soluzione del problema. goria artistica, facilita la comprensione di alcuni
A nostro giudizio, infatti, anche se queste stele dei fenomeni connessi con l'irradiazione fenicia in
fenicie non sono situabili in un contesto stratigra- Occidente, ponendoli nella giusta prospettiva sto-
fico certo e non sono quindi esattamente databili, rica.
non può trascurarsi il loro valore documentario;
si aggiunga il fatto, già rilevato, che le risultanze g. Conclusione.
storiche concordano nell'indicare che il movimento
di uomini e di idee avvenne piuttosto dall'Oriente Giunti al termine della nostra analisi, così po-
all'Occidente che non viceversa. Se quindi le più tremo sintetizzarne i risultati.
antiche stele puniche si pongono nel VI secolo, La produzione delle stele puniche costituisce
anteriori di almeno un cinquantennio devono essere uno degli elementi di fondamentale importanza,
quelle fenicie, senza voler escludere poi che esi- unitamente alla coroplastica e alla ceramica, per
stano attardamenti e persistenze particolarmente la comprensione dell'arte delle colonie fenicie oc-
forti o rinnovantisi con intensità durante il periodo cidentali, intesa come fenomeno di ampia portata
della dominazione persiana. e di notevole estensione nel tempo, sorto da pre-
Attraverso la successione cronologica si pos- messe basilarmente religiose, di cui riassume e si
sono inoltre distinguere le tappe del secondo moto piega ad interpretare le principali tendenze e i
colonizzatore, quello che chiameremo più pro- concetti ispirativi. Le ideologie che ne stanno alle
priamente punico, rispetto alla prima ondata di radici e l'espressione più propriamente figurativa
espansione fenicia degli inizi dell'età del Ferro. che ad esse si applica definiscono in autonomia le
L'apparizione delle stele del tophet di Susa alla stele rispetto alle altre branche dell'artigianato
fine del VI secolo mostra che soltanto in un'epoca punico, improntate frequentemente a fini com-
alquanto posteriore al costituirsi della potenza ege- merciali ed eminentemente utilitari.
monica cartaginese la città divenne il capoluogo Gli elementi chiarificatori che le stele forniscono
della regione che poi si chiamerà Bizacene, dando allo studio delle componenti e delle manifestazioni
inizio ad una fiorente produzione artistica. La dell'arte punica sono di un duplice tipo. Da un
stretta dipendenza delle stele di Mozia da quelle lato, infatti, esse suppliscono con l'estrema va-
cartaginesi nella tematica e nella tipologia, no- rietà delle forme tipologiche ispirate generalmente
nostante la maggior varietà di motivi iconografici - ma non sempre - all'architettura egiziana,
e l'originalità della tecnica e della resa stilistica, all'assenza di strutture monumentali che si regi-
mostra l'impulso decisivo che ricevette il nucleo stra nelle fasi più antiche della civiltà punica;
urbano nell'isola da una seconda ondata migra- dall'altro esse serbano, pur nella pressochè gene-
toria proveniente dal vicino litorale africano, men- rale rozzezza tecnica, il riflesso delle influenze che
tre la grande diversità che sussiste fra le stele di agiscono a Cartagine e negli altri territori semitiz-
Nora e di Tharros da un lato e quelle di Sulcis e zati del Mediterraneo e dei motivi che si avvi-
di Monte Sirai dall'altro, sembra far supporre che cendano durante la lunga durata - almeno cinque
solo nei primi due luoghi si esercitò l'influenza secoli - di questo particolare genere di produ-
cartaginese, mentre a Sulcis, che fu probabilmente zione lapidea.
fra le più antiche, se non la prima colonia fondata Se si considera quindi il valore artistico delle
dai Fenici in Sardegna (il tophet ha infatti resti- stele, si può affermare con tutta sicurezza che,
tuito delle ceramiche con decorazione metopale tranne qualche rarissima eccezione, esso è, in
geometrica dell'VIII secolo, imitanti quelle sici- assoluto, molto inferiore a quello testimoniato,
liane di Megara Hyblaea), 16s> le tradizioni della ad esempio, dagli avori e dalla coroplastica mo-
madrepatria semitica si conservarono più a lungo, numentale. Abbiamo già additato le ragioni di
e ad esse tosto subentrò l'influenza greca, senza questa carenza (carenza, si badi bene, secondo il
che fra l'uno e l'altro momento artistico-culturale giudizio di noi moderni, perchè per i Puni sarebbe
avesse modo di affermarsi l'apporto punico nord- stato vano ed impensabile ricercare un intento
africano. Altrettanto può dirsi per le stele di Monte estetico in una categoria artigianale sorta per tut-
Sirai, che pure sono contemporanee della produ- t'altro fine) nel carattere votivo proprio delle stele,
zione cartaginese di età ellenistica, ma in cui ogni e quindi nella loro natura di testimonianze reli-
influsso del repertorio delle stele della metropoli giose, commemoranti l'avvenuto compimento del
africana è assente. sacrificio molk. Per quel che concerne, invece,

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il loro valore documentario, esso è di eccezionale rapporti che uniscono le zone del Mediterraneo
importanza, sia perchè le stele adunano un cam- colonizzate dai Punì alla metropoli cartaginese.
pionario vastissimo dei motivi aniconici ed antro- A questa determinazione, che non ha per oggetto
pomorfi presenti a Cartagine e nelle altre colonie soltanto le influenze artistiche, ma anche gli ele-
puniche, sia perchè questi stessi motivi mostrano menti più ampiamente culturali, forniscono un'uti-
nella maggior parte dei casi una pluralità di origini lissima base le risultanze cronologiche, che a loro
e di influenze, siano da attribuirsi all'arte egiziana o volta vanno sempre meglio precisando il sorgere
vicino-orientale, siano esse il prodotto dell'ambiente della produzione delle stele nell'ambito delle varie
classico, che rispecchia la molteplicità stessa delle colonie.
componenti dell'arte fenicia d'Occidente considerata L'apparire infine, relativamente tardi, dell'in-
in tutto il complesso delle sue manifestazioni. fluenza greca sulle stele puniche è un altro elemento
Inoltre, poichè la predetta molteplicità e, di- comprovante la giustezza della tesi che vuole i
ciamo pure, eterogeneità delle componenti si arti- Fenici predecessori degli Elleni nell'età del Ferro
cola in un gran numero di varianti areali e tem- sulle rotte mediterranee già aperte dalla marina
porali, palesando in pieno quel processo di dif- commerciale micenea, mentre l'assenza - al-
ferenziazione dell'arte delle colonie da quella della meno sino ad oggi - delle stele votive in alcuni
madrepatria cartaginese che potevamo fino ad territori colonizzati dai Semiti, quali Malta e la
oggi intravedere sulla base di altri elementi assai Spagna, I66l sembra mostrare l'estraneità di queste
meno probanti delle stele, quali la ceramica e la zone, almeno limitatamente al periodo arcaico,
statuaria, le stele forniscono un'esemplificazione dalla rete complessa di rapporti politico-economici
di prim'ordine di questo complesso fenomeno, e culturali instaurata da Cartagine nel Mediter-
finora piuttosto ipotizzato sulla base di risultanze raneo occidentale, ed il loro gravitare nell'ambito
di ordine storico, che analizzato fondandosi sui della civiltà siro-palestinese e cipriota, che è anche
dati oggettivi delle scoperte e dei documenti ar- quella importata dai più antichi Fenici nei terri-
cheologici. Nè con ciò si esauriscono il valore e il tori oltremare: in queste regioni l'apporto carta-
significato delle stele nell'ambito dell'artigianato ginese, cioè punico, impronta una facies di uno
fenicio d'Occidente: nell'atto stesso, infatti, in cui o due secoli posteriore al primo insediarsi delle
si precisano le differenziazioni e le caratterizza- genti semitiche negli emporia commerciali costi-
zioni areali, si individuano la forma e la durata dei tuiti sulle loro coste.

I} P. J. Rns, Hama. Fouilles et recherches 1931-1938. Les u) G. GARBINI in Mozia l-IV, Roma 1964-1968; ID.,
cimetières à crémation, Copenhague 1948, p. 28, fig. 18. in Monte Sirai-1, Roma 1964.
2) S. MoscATI, Il sacrificio dei fanciulli, in Rend. Pont. I2) S. MoscATI, Iconografie fenicie a Mozia, in R.S.O.,
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3) C. I. S., Pars Prima, tomi I-III, Parisiis 1861-1962. Antiquus, VI, 1967, pp. 259-264; ID., Le nuove stele puniche
41 Esemplificativi di questa tendenza sono alcuni arti- scoperte a Mozia, in Rend. Pont. Accad. Rom. di Archeol.,
coli di PH. BERGER (in Revue Archéol., III, 1884, pp. 209- XL, 1967-1968, pp. 21-34; ID., Fenici e Cartaginesi in
214; m., in Gazette Archéol., III, 1877, pp. 27-29; ibidem, Sardegna, Milano 1968, pp: 148-159·
VI, 188o, p. 21), di CH. CLERMONT-GANNEAU, in Études I3) D. HARDEN, I Fenici, Milano 1964, pp. 96-103; S.
d'archéologie orientale, I, Paris 188o, pp. 149-155 e di J.-B. MoscATI, Il mondo dei Fenici, Milano 1966, pp. 197-203,
CHABOT. Les inscriptions puniques de la collection Marchant, 258-259t 278-28!.
in C.R.A.I., 1916, pp. 17-34. Sui primi tentativi di inqua- I4) A. M. BISI, La religione punica nelle rappresentazioni
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A. M . BISI, Le stele puniche ( = Istituto di Studi del Vicino 99-157; EAD., KTITPIAKA. Contributi allo studio della com-
Oriente, Studi semitici, XXVII), Roma 1967, pp. 13-15 ponente cipriota della civiltà punica, Roma 1966, pp. 45-50.
(d'ora in avanti citato come BISI, Stele). I5) BISI, Stele.
5) G. LILLIU, Le stele puniche di Sulcis (Cagliari), in Mon. I6) Ibidem, pp. 23-25.
Ant. Lincei, XL, 1944, coli. 293-418, tavv. 1-X. I7) E. GABRICI, Stele sepolcrali di Lilibeo a forma di heroon,
6 > P. CINTAS, Le sanctuaire punique de Sousse, in Revue
in Mon. Ant. Lincei, XXXIII, 1929, coli. 41-6o, tavv. I- VII;
Africaine, XCI, 1947, pp. 1-8o. C. PrcARD, Catalogue, cit., nn. Cb 1-99, tavv. X-XVII.
7) M . HoURS-MIÉDAN, Les représentations figurées sur Per queste stele funerarie cfr. appresso, specialmente per
les stèles de Carthage, in Cahiers de Byrsa, I, 1951, pp. 15-16o, quel che concerne quelle lilibetane.
tavv. l- XXXIX. I8) D. HARDEN, I Fenici, cit., p. ror; S. MoscATI, Fenici
B) G.-CH. PrcARD, Les religions de l'Afrique antique, Paris e Cartaginesi, cit., pp. 123-124.
! 954 i ID., Il mondo di Cartagine, Milano 1959; ID., Les Ig) Per la Spagna cfr. S. MoscATI, Il mondo dei Fenici,
mfluences classiques sur le relief religieux africain : Le rayon- cit., pp. 295-296. A Malta, A. MAYR (in Sitzungsberichte
n~~ent. ~es civilisf!.tions grecque et romaine sur les cultures der kOniglichen bayerischen Akademie der Winssenschaften zu
perzrherzques, Parrs 1965, pp. 237-242. Miinchen, 1905, p. 478, fig. 3), illustra una stela funeraria
9 C. PrcARD, Catalogue du Musée Alaoui. Nouvelle série
al Museo della Valletta con il defunto dalla mano alzata
(collection~ puniques), I, Texte et Planches, Tunis 1957; entro un'edicola, identica a quelle cartaginesi che abbiamo
EA_D., Themes hellénistiques sur les stèles de Carthage, inAnti- menzionato alla nota 17 e che deve essere stato con tutta
quztés A f ricaines, I, 1967, pp. 9-30, tavv. I-IX. verosimiglianza importata nell'isola dalla metropoli afri-
Io) A. BERTHIER-M. LEGLAY, Le sanctuaire du sommet cana, dato che costituisce un unicum nella facies fenicio-
et les stèles à Baal-Saturne de Tiddis, in Libyca, VI, 1958, punica maltese.
pp. 23-58, tavv. I-XV. 2o) S. MoscATI, Il mondo dei Fenici, cit., pp. 243-245·

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2 1) S. MoscATI, Un pilastrino di Tas Silg, in R.S.O., Genèse et évolution des signes de la bouteille et de Tanit à
XXXIX, I964, pp. ISI-I54 1 tav. I; In., Alcune colonnette di Carhage, in Studi Magrebini, Il, I968, pp. 77-87, tavv. I-IX,
Tas Silg, in Oriens Antiquus, V, I966, pp. IS-I8. e P. CINTAS, Le signe "de Tanit" - Interpretation d'un
22) W. F. ALBRIGHT, New Light on the Early History of symbole, in Archéologie vivante, I, 2, I968-I969, pp. 4- Io,
Phoenician Colonization, in B.A.S.O.R., LXXXIII, I94I, p. figg. I-I 2 (cfr. anche A. M . Bxsx : Le Symbolisme religieux:
22, nota 3· Sulla cronologia di questi avori spagnoli cfr. Les stèles puniques, ibidem; p . I2o).
da ultimo A. M. Bxsx, I pettini d'avorio di Cartagine, in 54) La testimonanza più probante è offerta dal tophet di
Africa, II, I967-I968, pp. IO-SI (con tutta la bibliografia Mozia, per cui possediamo il terminus post quem della di-
precedente). struzione del 397 a. C. da parte di Dionisio di Siracusa,
23) G. PATRONI, Nora colonia fenicia in Sardegna, in e sulle cui stele il segno di T ani t è assolutamente scono-
Mon. Ant. Lincei, XIV, I904, coll. I35-I37, fig. 5· sciuto; nello stesso senso cfr. C. PxcARD, Genèse et évolution,
24) F. BARREcA, in Monte Sirai-II, Roma I965, p. 53, cit., P· 79·
tav. XX. 55) Bxsx, Stele, pp. 30-3I (con tutta la bibliografia pre-
25) V. TusA, in Mozia-II, Roma I966, pp. I49-I53· cedente).
26) Inedito. Per un brevissimo cenno cfr. V. TusA in 56) Ibidem, p. I9 1 nota 27 (sull'assenza nell'isola di cippi
Mozia-I, Roma I964, p. 40. ad edicola egittizzante e di cippi-trono del tipo di quelli
27) BISI, Stele, pp. 53-55. del più antico repertorio punico).
28) Ibidem, p. I41. 57) Ibidem, p. 205, fig. I29·
29) N. AIMÉ-GIRON, Un naos phénicien de Sidon, in 58) Ibidem, pp. 75-76, 206-207.
B.I.F.A.O., XXXIV, I934, pp. 3I-42, tavv. I-II. 59) Ibidem, pp. 58, 202, tav. XV, 2, e, in genere, sull'in-
30) Referenze e discussioni in Bxsx, Stele, pp. 32-38. fluenza del repertorio cipriota nella tematica delle stele
31) G. PESCE, Un " Ma'abed" a Nora, in Studi Sardi, puniche, A. M. BISI, KYITPIAKA, cit., pp. 45-50.
XII-XIII, I952-1954, pp. 475-482, tavv. I-III, V. 6o) Parere diverso è espresso da C. PxcARD, Thèmes hellé-
32) S. MoscATI, Iconografie fenicie a Mozia, cit., p. 64, nistiques sur les stèles de Carthage, cit., pp. 9-I8, secondo
tav. II, 2. le quale questi inquadramenti deriverebbero da quelli dif-
33) R. DussAun, Un monument du culte syrien et d'époque fusi sui vasi apuli con scene di oltretomba.
perse, in R.H.R., LXVIII, I9I3 1 pp. 62-68, fig. I; S. Mo- 61) G. GARBINI, in Mozia-II, cit., tav. LXXII (n. 73,
SCATI, Il mondo dei Fenici, cit., tav. XXX. p. 63, senza menzione degli antecedenti ciprioti, per i quali
34) H. FRANKFORT, The Art and Architecture of the An- cfr. H. TH. BossERT, Altsyrien, cit., n . I6 [ed anche le "si-
cient Orient, Harmondsworth I954, figg. 75-76. rene ., ai nn. ss-s6, I46]).
35) Tutta la bibliografia sull'argomento è raccolta in H. 62) A. CIASCA, Un deposito di statuette da Tell Gat, in
SEYRIG, Antiquités syriennes 70. Divinités de Sidon. Le bé- Oriens Antiquus, II, I963, pp. 52-53·
tyle d'Astarté, in Syria, XXXVI, I959, pp. SI-52; Bxsx, 63) A. M. BISI, KYITPIAKA, cit., pp. 37-80.
Stele, p. 96, nota 2I2. 64) Bxsx, Stele, pp. SI-55·
36) Bxsx, Stele, pp. 32-40. 65) Ibidem, p. I4I; S. MoscATI, Le nuove stele p uniche
37) S. MoscATI, Una stele di Akziv, in Rend Accad. Naz. scoperte a Mozia, cit., p. 26.
dei Lincei, serie 8"', XX, 1965, pp. 239-24I, tav. I. 66) Bxsx, Stele, pp. 53 e nota I2 1 55·
38) M. CHÉHAB, Trois stèles trouvées en Phénicie, in Berytus, 67) Ibidem, p. 54, fig. I5.
I, I934, p. 44, tav. Xl, I. 68) Ibidem, p. I64, tav. LXIII, I.
39) BISI, Stele, p. 42· 69) C. PxcARD, Catalogue, cit., n. Cb 517·
40l Cfr. la nota 37• 7°) G. PATRONI, Nora, cit., col. 229, tav. XXI I a; Bxsx,
41) S. M. CECCHINI in Monte Sirai-II, cit., pp. I3I- I33, Stele, fig. I22 a-b.
tavv. LVI-LVII. 7 1 ) M ozia-I, cit., pp. 95-96, tavv. LX, 3-4; LXI, I;
42l BISI, Stele, pp. 25-26, tav. III, I. LXV, I-3; LXVI; Mozia-II, cit., tav. LVI, I-2.
43) P. MATTHIAE, Ars Syra. Contributi alla storia dell'arte 72) Bxsx, Stele, p. 93·
figurativa siriana nelle età del Medio e Tardo Bronzo, Roma 73) G. LILLIU, Appunti sulla cronologia nuragica, in B.P.I.,
I962, pp. 67-8I. N. S., V-VI, I94I-I942, p. I56 e nota 5, fig. 4 a-b; In.,
44) Per la divinità effigiata su questa stele cfr. da ultimo Rapporti fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica
A. M. BISI, Fenici o Micenei in Sicilia nella seconda metà in Sardegna, in Studi Etruschi, XVIII, I944, pp. 33I-332,
del II millennio a. C.?, in Atti e Memorie del I Convegno Inter- tav. xv, nn. 5-6.
nazionale di Micenologia, Roma I968, p. I 163, fig. 20. Per 74) S. MoscATI, Fenici e Cartaginesi, cit., pp. I43 ss.;
il rialzamento di datazione cfr. S. MoscATI, Il mondo dei ID., Considerazioni sulla cultura fenicio-punica in Sardegna, in
Fenici, cit., pp. 84-85. Rend. Accad. Naz. Lincei, serie 8•, XXII, I967, pp. I46-I5I.
4>l M. DUNAND-R. DURu, Oumm el-'Amed. Une ville de 75) Bxsx, Stele, pp. 55-57·
l'époque hellénistique aux échelles de Tyr, Texte et Atlas, 76) Ibidem, pp. 92-93.
Paris I962, tavv. LXXVII-LXXXIV, LXXXVIII bis. 77) Ibidem, pp. I6o-16I.
46) Sono le tipologie seconda e terza della classificazione 78) Ibidem, p. I73·
di G. GARBINI in Monte Sirai-I, cit., pp. 66-69. 79) Ibidem, p. I82.
47l Y. YADIN a. O., Ha zor I, Jerusalem I958, pp. 88-89, Bo) Ibidem, pp. I4D-I4I.
tav. XXIX, 2; BISI, Stele, pp. 27-28, fig. I. Br) Ibidem, pp. I4D-14I e G. GARBINI, in Mozia-II, cit.,
4Bl CL. F.-A. ScHAEFFER, in Syria, XIII, I932, p. 22, PP· 58-59.
tav. XIV, 2; H. TH. BossERT, Altsyrien, Tiibingen I9SI, 82) F. BARREcA- G . GARBINI, in Monte Sirai-I, cit., pp.
n. 430; P. MATTHIAE, Ars Syra, cit., p. 68. 65-93, tavv. XXXVII-XXXIX.
49) Cfr. la nota 47· 83) Bxsx, Stele, p. I73 1 fig. 19 c, tav. LXI, 2.
50) A. M. BISI, Le componenti orientali dell'arte punica. 84) G. GARBINI in Mozia-II, cit., p. 61.
In margine ad uno scarabeo inedito del Museo di Venezia, 8:;) BISI, Stele, pp. sB-59·
in Biblos-Press, VI, I965, pp. u6-I26, tavv. I-III. 86) Ibidem, pp. 36-37.
5 1 ) Bxsx, Stele, p. 204. B7i Ibidem, p. 73·
52) G. GARBINI, I Fenici in Occidente, in Studi Etruschi, 88) A. M. Bxsx, La cultura artistica di Lilibeo nel periodo
XXXIV, I966, p. I39 1 nota So; ID., Maschere puniche, in punico, in Oriens Antiquus, VII, 1968, pp. 95-II5; EAD., Le
Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, N. S., stele p uniche di L ili beo e il problema dell'influenza semitica
XVIII, I968, pp. 328-329. nella religione e nell'arte della Sicilia Occidentale, in Karthago,
53) Riassunto delle ipotesi emesse in Bxsx, Stele, pp. 208- XIV, I967-I968, pp. 227-234; EAD., Il ruolo di Lilibeo nel
2IO. Anche due studi recentissimi non apportano alcuna quadro della cultura artistica della Sicilia punica, in Sicilia
soluzione probante e definitiva all'argomento : C. PICARD, Archeologica, I, 2, I968, pp. 29-45·
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Sg) Brsr, Stele, p. 104 ss., figg. 73-77, tavv. XXV, I; pietra, è posto all'interno di un segno di Tanit. Un'ico-
XXVI-XXIX. nografia analoga appare su una stela di Cirta, per la quale
go) Ibidem, pp. I58 ss., figg. 78, 8o-81, 83-go, 92, 94· cfr. A. BERTHIER-R. CHARLIER, Le sanctuaire punique
91) Gli scavi del tophet di Tharros permangono inediti. d'El-Hofra, cit., tav. XLIII D.
Un breve cenno su di essi e sulle caratteristiche delle stele tt2) G. PATRONI, Nora, cit., col. 242, n. 76 (esemplare
che ne provengono è in S. MoscATI, Fenici e Cartaginesi, di dubbia esegesi, per giunta non illustrato).
cit., pp. 122-123, 157. n3) G. CAMPS, Massinissa ou les débuts de l'histoire:
92) S. MoscATI, Le nuove stele puniche scoperte a Mozia, Libyca, VIII, rg6o, specialmente pp. 178-225·
cit., pp. 22-23. n4) Un solo esemplare è illustrato nella collezione del
93) Monte Sirai-I, cit., tavv. XXXVIII, XL, XLII. Museo del Bardo: C. PICARD, Catalogue, cit., n. Cb 497;
94) Ibidem, tav. XL; cfr. anche Brsr, Stele, pp. 184-I85. cfr. anche BISI, Stele, p. 65, tav. XIII, 2.
95) S. MoscATI, Le nuove stele puniche scoperte a Mozia, n5) Le timpanistrie costituiscono pressoché l'unico mo-
cit., pp. 22-24, fig. I. tivo delle stele di Sulcis e di Monte Sirai, accanto a qualche
g6) Un brevissimo accenno al problema è stato fatto da altra iconografia antropomorfa e a sporadiche immagini
G. GARBINI in Mozia-II, cit., p. 6g. betiliche. È inoltre da notare che a Mozia la timpanistria
97) Brsi, Stele, pp. 59-65, 142-143, 169-173 e, per i più compare in una duplice veste iconografica: col corpo di
recenti esemplari antropomorfi da Mozia, S. MoscATI, profilo verso destra o verso sinistra e il tamburello posto
Iconografie fenicie a Mozia, cit., pp. 61-64, tavv. I-II; davanti al petto (S. MoscATI, Le nuove stele puniche sco-
Io., Le nuove stele puniche scoperte a Mozia, cit., figg. 4-7, perte a M ozia, cit., figg. 14 e I7) e col corpo visto di pieno
13-15. prospetto e il tamburello sul petto (J. I. S. WHITAKER,
g8) Come ha dimostrato F. BARRECA, Su alcune epigrafi Motya a Phoenician Colony in Sicily, London 1921, p.
puniche di Nora, in Rend. Accad. Naz. dei Lincei, serie Sa, 273, fig. 52). Non ci sembra sia stato rilevato che la di-
XVI, 1961, pp. 298--305 1 tavv. I-II. versa iconografia forse deriva da una duplice fonte: da
gg) Altre stele di tipo betilico illustrate in Monte Sirai-II, un lato le timpanistrie viste di profilo e che sollevano di
cit., tavv. LV, I-2; LVI, sembra possano invece datarsi taglio, cioè perpendicolarmente al petto, il loro strumento
al V sec. a. C. Per un rialzamento della cronologia di questi sulle patere metalliche fenicio-cipriote e sugli avod, dal-
esemplari cfr. S. M. CECCHINI: ibidem, p. 127; S. MoscATI, l'altro, le statuette fittili appiattite, cioè monodimensionali,
Fenici e Cartaginesi, cit., pp. 156-IS?· della cosiddetta timpanistria, pure di diffusa origine fe-
1ool P. CINTAS, Le sanctuaire punique de Sousse, cit., p. 57 nicia e cipriota dell'età del Ferro.
ss. (V livello); cfr. anche Brsr, Stele, pp. gg-1oo. n6) Brsi, Stele, p. 6o.
101) C. PrcARD, Genèse et évolution des signes de la bouteille n7) A. M. BISI, Une figurine phénicienne trouvée à Car-
et de Tanit à Carthage, cit., pp. 77-87. thage et quelques monuments apparentés, in Mélanges de Car-
102) Cfr. la nota 53· thage ( = Cahiers de Byrsa, X), rg64-I965, pp. 43-53·
T03) A. M. Brsi, La religione punica nelle rappresentazioni nB) A. MERLIN et A., Catalogue du Musée Alaoui,
figurate delle stele votive, cit. Supplément 2, Paris I922, tav. XVIII, 2; PH. BERGER,
1 04) S. GsELL, Histoire ancienne de l' Afrique du Nord, Musée Lavigerie de Saint-Louis de Carthage, I, Paris rgoo,
IV, La civilisation carthaginoise2, Paris Ig2g, pp. 221-350. tav. XVI, g.
105) P. CINTAS, Le sanctuaire punique de Sousse, cit., pp. ng) C. PrcARD, Sacra Punica. Étude sur les masques et
I3-21, figg. 48--49; Brsr, Stele, pp. 94-96, fig. 56. rasoirs de Carthage, in Karthago, XIII, rg65-Ig66 (I967),
lo6) Ad esempio a Costantina Ba'al Hammon è sempre fig. 54 (n. rs).
menzionato per primo nelle iscrizioni dedicatorie sulle stele I20) s. MoscATI, Fenici e Cartaginesi, cit., P· rs8.
del tophet (A. BERTHIER-R. CHARLIER, Le sanctuaire pu- 121) Ibidem, passim.
nique d' El-Hofra, cit., passim) e altrettanto accade a Lilibeo 122) Cfr. la nota g8.
(A. M. BISI, La religione punica in Sicilia alla luce delle nuove 123) Il Cintas data il primo strato del tophet al VI secolo,
scoperte archeologiche, in S.M.S.R., XXXIX, rg68, pp. 41- mentre J. L. FERRON, Le Byzacène à l'époque punique, in
46). Cahiers de Tunisie, XLIV, 1963, p. 43, ha mostrato che
1 07l S. MoscATI, Astarte in Italia, in Rivista di cultura quel termine cronologico deve essere abbassato di almeno
classica e medioevale, VII, 1965, pp. 756-76o; m., Sulla un secolo.
diffusione del culto di Astarte Ericina, in Oriens Antiquus, 124) S. MoscATI, Considerazioni sulla cultura fenicio-
VII, rg68, pp. 91-94. panica in Sardegna, in Rend. Ace. Naz. dei Lincei, serie Sa,
lo8) Un parere diverso avanza il MoscATI (Le nuove XXII, 1967, pp. I29-I52i Io., Fenici e Cartaginesi, cit.,
stele puniche scoperte a M ozia, cit., p. 33) a proposito delle passim. Cfr. inoltre, come impostazione metodologica ge-
stele moziesi: "la tipologia dei cippi e l'iconografia geo- nerale, della scrivente, Considerazioni sull'arte punica, in
metrica riflettono una fase più antica e assai breve del Oriens Antiquus, V, rg66, pp. 223-232.
t~phet; .•• subito dopo si ha il rigoglioso sviluppo in cui 125) A. M. Brsi, Le influenze puniche sulla religione
st afferma la tipologia delle stele a cappella o nicchia, libica: la gorfa di Kef el-Elida, in S.M.S.R., XXXVII,
mentre le figurazioni aniconiche e iconiche procedono rg66, pp. 85-112.
parallelamente", in parziale contraddizione con quanto 126) Bisi, Stele, pp. 113-I38 (con refenze bibliogra-
affe~mat_o sulla precedenza dell'antropomorfismo sul- fiche).
l'amcomsmo a proposito delle stele sarde in Fenici e Car- 127) Cfr. specialmente gli esemplari alle figg. 3-4, 11-I2,
taginesi, cit., pp. 150 ss. 17-20 del ptù volte citato articolo di S. MoscATI, Le nuove
log) Cfr. la nota 54· stele runiche scoperte a Mozia •
. tto) Per qualche sporadico esemplare da Nora e da Sul- 128 J. I. S. WHITAKER, Motya, cit., p. 273, fig. 53·
CIS cfr. BISI, Stele, tavv. L, 1; LII, I; LIII, I; LIV (a 129) E. GABRICI, Il santuario della Malophoros a Seli-
~est~a),; LIX (a sinistra). Si ricordi inoltre che il segno di nunte, in Mon. Ant. Lincei, XXXII, I927, coli. I74-181,
amt e ~colpito rovesciato sul pilastro di sostegno di una tavv. XXVII-XXIX; A. Dr VITA, Le stele puniche del
tomba dt Monte Sirai, probabilmente per un fraintendi- recinto di Zeus Meilichios a Selinunte, in Annuario dell' Ac-
mento da parte dello scalpellino locale, solo superficial- cademia Etrusca di Cortona, XII, rg6r-Ig64, pp. 235-
d~nte t<;>c:c? dalla cultura figurativa e religiosa importata 250.
at Femct tn questo centro interno del Sulcis: S. Mo- 1 30) G. GARBINI, in Monte Sirai-I, cit., n. 48, tavv.

SCATI, Il simbolo di Tanit a Monte Sirai, in R.S.O., XXXIX, XXXVI, XLVI; Brsi, Stele, p. 184 e nota 114.
rg64, pp. 1-5, tav. I. 13 1 ) G. LILLIU. La civiltà dei Sardi dal neolitico all'età
III) G. PATRONI, Nora, cit., col. 238, n. s6, tav. XXI, dei nuraghi, Torino 1963, tav. XLIV.
2 1 d. Da notare che il quadrupede passante verso destra 132) BISI, Stele, fig. I22 a-b, tav. L, 2.
( .), non ben distinguibile a causa della corrosione della 133) Monte Sirai-I, cit., n. 2, tav. XXXVIII.

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1 34) Ibidem, p. I88; da ultimo, S. MoscATI, Fenici e 15ol D . WHITE, The Post-Classical Cult of Malophoros
Cartaginesi, cit., p . I58. at Selinus, in A.].A., LXXI, 1967, pp. 335-352, tavv. CI-
135l Brsr, Stele, pp. II3 ss., figg. 9I-92, 96, tav. XXXV. CVI.
Cfr. anche l'articolo citato alla nota I25· 1 51 l L'esemplare di Sabratha, conservato nel Museo
1 36) G. GARBINI, I Fenici in Occidente, cit., pp. I3D-I35· annesso alla zona archeologica, permane inedito. Su quello
137) Brsr, Stele, pp. 75-76. di Thuburbo Majus cfr. A. LÉZINE, Architecture punique.
138l Cfr. le note 59-60. Recueil des documents, Tunis s. d., pp.64-67, tav. VIII,n.78.
1 39) Brsr, Stele, p. 173, fig. I25, tav. LXI, I. Una co- 152) BISI, Stele, pp. SI-53·
lonna dorica appare anche su una stela di Monte Sirai 153l Ibidem, pp. 159, I72, 179-180.
(S. M. CECCHINI, in Monte Sirai-11, cit., p. I26, n. 57, 1 54l Ibidem, pp. 140, 197; S. MoscATI, Le nuove stele

tav. LIII, I) e un inquadramento formato da due colonne puniche scoperte a Mozia, cit., pp. 21-22.
dello stesso tipo su una stela norense: G. PATRONI, Nora, 155l Si ricordi peraltro che un abbassamento al V secolo
cit., col. 24I, n. 73· per lo strato più antico del tophet è postulato da J. FERRON
1 40l G. LILLIU, Le stele puniche di Sulcis, cit., tavv. (cfr. la nota 123).
I-X. 1 56) E. FRÉzouLs, Une nouvelle hypothèse sur la fondation de

I4I) Ibidem, nn. 39· 67, 87-90, II3, ns, tavv. v, VII- Carthage, in B.C.H., LXXIX, 1955, pp. 153-I76. Contra,
X; per i paralleli classici cfr. Brsr, Stele, pp. 176-I77. S. MoscATI, Il mondo dei Fenici, cit., pp. 124-I25, 150
1 42l G. LILLIU, Le stele puniche di Sulcis, cit., nn. 99- e P. CINTAS, La céramique de Motyé et le problème de la
IOS, tav. IX; nn. 112, n6, tav. X. date de la fondation de Carthage, in B.A.C., 1963-I964
143) Brsr, Stele, pp. I99-20I; S. MoscATI, Fenici e Car- (1966), pp. I07-II5·
taginesi, cit., p. 148. 157) A. M. BISI, KYIIPIAKA, cit., pp. 54-69.
1 44l A. M. Brsr, M oti vi sicelioti nell'arte p unica di età 1 58) L. BERBABÒ BREA, Leggenda e archeologia nella pro-

ellenistica, in Archeaologia Classica, XVIII, 1966, pp. 41- tostoria siciliana, in KQKAAO:E, X-XI, I964-1965, pp. 12-
53, tavv. XVII-XXVIII. 23· Contra, G. GARBINI, ibidem, pp. 33-34; A. M. Brsr,
1 45) G. PESCE, Sardegna punica, Cagliari 196I, figg. 96 Fenici o Micenei in Sicilia nella seconda metà del Il mil-
(a destra), 98, 100, 107. lennio a. C.?, cit., p. II67, nota s6.
1 46) C. PICARD, Thèmes hellénistiques sur les stèles de 1 59) S. MoscATI, Il mondo dei Fenici, cit., p. 127.

Carthage, cit. 16o) Cfr. la nota 145.


1 47l Riassumiamo le considerazioni svolte in un arti- 1 6 1 ) G. GARBINI, I Fenici in Occidente, cit., pp. I3D-I35·

colo che è anche un corpus delle stele lilibetane, di pros- Per una critica a questa teoria cfr. ora anche J. M. BLAZ-
sima pubblicazione in Archeologia Classica, I970 (In- QUEZ, Tartessos y los origenes de la colonizacion fenicia
fluenze italiote e siceliote sull'arte tardo-p unica. Le stele en Occidente, Salamanca, I968, p. 38, in nota.
funerarie di Lilibeo). 162) Bisi, Stele, p. 38.
148) Cfr. la nota 17. I63) Ibidem, pp. 39, 42-43·
1 49l A. M. BISI, Una stele funeraria recentemente rinve- 1 64) Contra v. anche S. MoscATI, Una stele di Akziv,

nuta a Sabratha e alcune considerazioni sulle stele tardo- cit., p. 241 e Il mondo dei Fenici, cit., p. 85.
puniche della Tripolitania, in Libya Antiqua, V, I968-1969 1 65> G. PESCE, Sardegna punica, cit., p. 70, fig. n6.

(in corso di stampa). 166) Cfr. la nota I9.

GIANFILIPPO CARETTONI

SCULTURE DEL PALATINO


EL MAGGIO del rg63 venne alla luce nei giar- il tratt:> estremo dell'avambraccio sinistro di Her-
N dini Farnesiani sul Palatino, nel corso di la-
vori di restauro ad una volta della sottostante
domus Tiberiana, un frammento di rilievo marmoreo
mes e la massa scheggiata ed informe della sua
mano copre l'avambraccio destro di Euridice. Della
figura di Orfeo rimane la mano destra con la traccia
nel quale riconobbi una replica del noto rilievo di dell'avambraccio; a destra della mano di Orfeo si
Orfeo, Euridice ed Hermes. 'l Nel frammento ri- stacca dal fondo, con rilievo appena accennato, il
mane - parzialmente - soltanto il personaggio contorno dell'avambraccio e della mano di Euri-
centrale, cioè la figura di Euridice; la linea di frat- dice che poggiava dolcemente sulla spalla di Orfeo.
tura, pressochè rettilinea nella parte superiore, Nel Museo Nazionale Romano era conservato
lascia mancante il collo ed il volto, mentre il torso un frammento appartenente ad una replica dello
coperto dal peplo è conservato fino a metà circa stesso rilievo, frammento che venne alla luce nel
delle cosce (fig. 31). Del fondo piano del rilievo, secolo scorso sul Palatino e che emigrò con molte
che separava la figura di Euridice da quella di altre sculture rinvenute negli scavi napoleonici della
Hermes, rimane a sinistra un piccolo tratto la cui ex-proprietà dei Farnese dopo che fu eliminata
linea di frattura, continuando in basso, segue al- la piccola raccolta organizzata da Pietro Rosa in
l'incirca la linea del braccio che Hermes ha abbas- uno dei "torrioni, farnesiani prospicienti il Foro
sato per trattenere Euridice non appena si è accorto Romano. 2 l È probabile che anche questo fram-
che Orfeo ha scostato il velo dal volto dell'amata; mento - appartenente alla parte sinistra del ri-

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