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CANAE vestae uenerabilis, antiquissimae : ipsa enim antiquíssima dea est, Terra.
Proprio la parte finale dello scolio presenta un problema testuale : dei due tes-
timoni contenenti il testo auctus relativo al nostro lemma, il codice F, che Pierre
Daniel chiamava Floriacensis (ora Parisinus Lat. 7929, sec. DC), riporta infatti la
sequenza est e terra , mentre est terra compare nel quasi contemporaneo codice
G ( Bernensis Lat. 167, secc. IX-X), un «fratello complessivamente peggiore» del
primo, se non addirittura un apografo (2). Georg Thilo adotta - come si vede - la
lezione di G, pur senza alcuna menzione testuale in apparato, dove, anzi, in
forma dubitativa dà spazio a una propria interpretazione («est e terra F. fonasse
id est terra») manifestando in tal modo un'insoddisfazione oggi condivisa.
Attento all'evidenza del manoscritto poziore e, insieme, convinto che «l'autorità
di una lezione si difende più con criteri interni che attraverso lo stemma»,
(1) Verg., Aen. IX, 257-261 : Immo ego uos, cui sola salus genitore reducto /- excipit
Ascanius -, per magnos, Nise, penatis / Assaracique Larem et canae penetralia Vestae /
obtestor : quaecumque mihi fortuna fidesque est, /in uestris pono gremiis. Va detto che il
contesto è tutto impostato in termini di sacralità : anche Alete, annis grauis atque animi
maturus (v. 246), che è il primo a commentare la proposta di Niso, inizia con un'apostrofe
di ringraziamento agli dei patrii (v. 247 ss.).
(2) Suli' opportunità di considerare deteriore il codice, perché in genere lacunoso e
mendoso, si esprime molto chiaramente Ch. E Murgia, Prolegomena to Servius 5. The
Manuscripts , Berkeley (etc.), 1975, p. 10-14, mentre una parziale rivalutazione è sostenu-
ta da S . Timpanaro, Note al commento serviano-danielino ad Aen. X, con contributi
minori a poeti ivi citati e a problemi di lingua latina in RFIC 122, 1994, p. 152-174
(p. 171).
(6) Proprio il massimo rispetto del testo tràdito sconsiglia un'altra possibile opzione di
intervento ( ipsa enim antiquíssima dea est e<adem>Terra : «infatti essa, dea antichissi-
ma, è per giunta la Terra»), che troverebbe sostegno soltanto nel confronto con alcuni testi
(lo stesso Danielino, Festo e Ovidio citati supra , n. 4 e 5), in cui il pronome/aggettivo
eadem con valore intensivo («sempre lei», «ancora lei») rappresenta la marca testuale
connotante Г identificazione con la terra in aggiunta alle altre prerogative di Vesta.
(/) lale valore, in origine limitato ai casi in cui et si trova davanti a pronomi, dall età
imperiale si estende per influsso del greco xat : vd. J. B. Hofmann, A. Szantyr,
Lateinische Syntax und Stilistik , München, 1965, p. 483 ; A. Traina, T. Bertotti, Sintassi
normativa della lingua latina , Bologna, 19932 (19851), vol. I, p. 324.