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LA SCIENZA CREATA DALLA CHIESA CATTOLICA

Formula di Cavalieri Schema delle leggi Mendel

I NUMEROSI SCIENZIATI PRETI E MONACI

Secondo un diffuso pregiudizio, alimentato dal caso Galilei, vi sarebbe, per alcuni autori, un contrasto tra la Fede cattolica e la
scienza. Tuttavia nella storia della scienza un elevato numero di scienziati sono stati credenti e cattolici, oltre a quello del medesimo
Galilei: Alexis Carrol, Premio Nobel per la medicina, positivista incredulo sino a quando constatò di persona, a Lourdes, una
guarigione istantanea e inspiegabile; Alessandro Volta (che le biografie attestano frequentare quotidianamente la S.Messa ), Galileo
Ferraris, il biologo Louis Pasteur, il fisico Pierre Maurice Duhem, il genetista Jérôme Lejeune, Gugliemo Marconi il Prof.Cabibbo
ecc.Tra i molti (veri) scienziati credenti, vi sono stati o vi sono anche membri del clero, sia in quanto sacerdoti diocesani che monaci
o membri di una congregazione. Vi è da dire che tale tradizione permane anche in età moderna, nell’epoca definita dai sociologi
come quella della secolarizzazione e dell’eclisse di Dio.

UN ELENCO, INCOMPLETO, DI SACERDOTI E DI MONACI SCIENZIATI CHE HANNO DATO EFFETTIVI


CONTRIBUTI ALLE SCIENZE NATURALI

NOME ORDINE RELIGIOSO DI SPECIALIZZAZIONE DISCIPLINARE E


APPARETENENZA
CONTRIBUTI SCIENTIFICI
SCIENZE FISICHE,
ASTRONOMICHE ED
ELETTRONICHE
Altobelli, Ilario Francescano Astronomo, frate conventuale. Ordinato sacerdote
nel 1585, dal 1587 studiò a Roma nel Collegio di
(Treia, 1560-Treia 1637); San Bonaventura. Dal 1599 al 1605 fu rettore e
professore di matematica dello Studio di Verona: di
qui, fu tra i primi a osservare, il 9 ottobre 1604, la

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stella - poi chiamata SN 1604 o Supernova di
Keplero- della quale informò il Galilei, allora
insegnante a Padova, che sul fenomeno tenne tre
lezioni: la posizione della stella pareva contraddire
le ipotesi cosmologiche correnti, ponendosi fuori
dell'ottava sfera. L'Altobelli passò poi negli Studi di
Rimini, di Fermo e, dal 1610, di Ancona. Col
Galileo si mantenne in corrispondenza,
congratulandosi per la pubblicazione del Sidereus
nuncius ove lo scienziato pisano annunciava la
scoperta di quattro satelliti di Giove: gli scrisse
anche di sue ipotesi sulla costituzione della Via
Lattea e gli richiese delle nuove lenti per il proprio
cannocchiale. Le sue lettere sono pubblicate
nell'Edizione nazionale delle opere di Galilei
Arrighetti, Niccolo Gesuita Filosofo e allievo di Galilei. Fece dissertazioni
sulla teoria della luce, del calore e della
(Firenze, 1586 - ivi 1639); elettricità, sulle cause del movimento del
mercurio nel barometro. Alcuni suoi contributi
rimangono inediti. Accademico della Crusca,
apprezzato anche per la sua attività letteraria. Fu tra
i fondatori dell’accademia del Cimento, precoce
società scientifica che venne fondata a Firenze nel
1657 dagli studenti di Galileo, Evangelista
Torricelli e Vincenzo Viviani. Diedero l'assenso
alla fondazione il Principe Leopoldo ed il granduca
di Toscana Ferdinando II de' Medici. Giovanni
Borelli e Niccolò Stenone ne furono ugualmente
membri. I principi della società includevano:la
sperimentazione; il rifuggire dalle speculazioni; la
creazione di strumenti di laboratorio; gli standard di
misurazione. I Saggi di naturali esperienze fatte
nell'Accademia del cimento, pubblicati in Firenze
nel 1666, divennero il manuale standard del
laboratorio nel settecento. I membri effettueranno
numerosi esperimenti, principalmente nel campo
della termometria, barometria, e della pressione,
utilizzando strumenti appositamente realizzati. Il
motto adottato dall'Accademia era Provando e
riprovando, ancora conosciuto ai giorni nostri.
Asclepi, Giuseppe Maria Gesuita Astronomo e medico; le sue opere comprendono:
Il cratere lunare Asclepi porta il suo nome
(Macerata1706-Roma1776) ;
Audiffrédi, Giovanni Battista Domenicano Nel convento della Minerva fondò un
osservatorio astronomico. Dal 1759 fu prefetto

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(Saorgio, Nizza, 1714 - Roma 1794); della biblioteca Casanatense, che portò a grande
splendore arricchendola di migliaia di volumi,
stampati (soprattutto incunaboli) e manoscritti,
incisioni, stampe, e di cui pubblicò parte del
catalogo (5 voll., 1761-1790). A lui si deve anche un
Catalogus historico-criticus Romanarum editionum
saeculi XV (1783).
Baima, Giuseppe Gesuita Fece studi sulle teorie cosmologiche di Boscovich,
altro astronomo gesuita.
(Chieri 1816 - Santa Clara, Stati Uniti,
1892);
Baranzano Redento Barnabita Astronomo, sostenitore delle teorie di Copernico.

(Serravvalle Sesia 1590, Montargis,


1622);
Barletti, Carlo Scolopio Studi di fisica e di elettronica, con contributo alla
definizione delle leggi dell’elettricità; il primo a
(Rocca Grimalda –Alessandria-, 1735 - stabilire la distinzione tra i due principi
Pavia, 1800); dell'elettricità vitrea (+) e resinosa(-). Fu docente
di fisica all'università di Pavia, insieme ad
Alessandro Volta, al quale era legato da cordiali
rapporti. Nel 1782 insieme al matematico Antonio
Lorgna di Verona e a padre Gregorio Fontana
promosse e fondò la Società italiana delle Scienze
(l’attuale Accademia Nazionale delle Scienze detta
dei XL.
Barsanti, Eugenio Scolopio Compì studi di ingegneria, è, assieme al Matteucci,
uno dei pionieri del motore a scoppio, come
(Pietrasanta, 1821, Seraing, 1864); ricorda una lastra marmorea nel cimitero in S.
Croce.
Bartoli, Daniele o Daniello Gesuita Scrittore, storico, chiamato dal De Sanctis “il Dante
della prosa”, fu uno dei primi a vedere, assieme al
(Ferrara, 1608 – Roma 1685); confratello Zucchi, le cinture equatoriali del
pianeta Giove.

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Beccaria , Giovanni Battista Scolopio Fra i precursori dell’industrializzazione, fondatore
dell’Elettricismo italiano e inventore del
(Mondovì, 3 ottobre 1716 – Torino, 27 parafulmine, chiamato nel 1748 da re Carlo
maggio 1781) ; Emanuele III ad insegnare Fisica sperimentale
all’Università di Torino. Beccaria aveva subito
compreso l’importanza degli studi di Benjamin
Franklin, che arricchì con ricerche personali e
sistematizzò fino a dar loro dignità di scienza. Fu
autore di varie opere la più nota delle quali,
Dell’elettricismo naturale e artificiale (1753), gli
valse l’ammirazione di Franklin e Joseph Priestley.
Diede anche un importante contributo alla
topografia grazie alla misurazione del gradus
taurinensis, opera a cui si dedicò con l’aiuto
dell’allievo abate Domenico Canonica, che ne
continuerà l’opera. Oltre che per i suoi meriti
scientifici, Beccaria va ricordato per l’influenza
profonda che esercitò su alcune delle menti più
brillanti dell’epoca. Fra i suoi discepoli figura il
torinese Joseph Louis Lagrange, uno dei più grandi
matematici di tutti i tempi, che insieme agli amici
Giovanni Francesco Cigna, medico e fisiologo, e
Giuseppe Angelo Saluzzo di Monesiglio, militare e
chimico, nel 1757 aveva costituito la Società Privata
Torinese, primo nucleo della futura Accademia delle
scienze. Furono suoi allievi anche Antonio Maria
Vassalli Eandi e Prospero Balbo, uno degli
esponenti più influenti e “longevi” della classe
dirigente subalpina.

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Berloty, Bonaventure Gesuita Astronomo, geodeta, geofisico oltre che Gesuita,
operò negli osservatorî della Compagnia di Gesù a
(Lione 1856 - Ksara, Siria, 1934). Stonyurst (Inghilterra) e Tortosa (Spagna). A Ksara,
in Siria fondò un osservatorio astronomico e
geofisico, distrutto nella guerra 1914-18 e ricostruito
nel 1920.
Bianchini, Francesco ???? Ha scoperto tre comete: la prima nel 1684 (C/1684
N1), la seconda nel 1702 (C/1702 H1) assieme a
(Verona, 13 dicembre 1662 – Roma, 2 Philippe de La Hire, la terza nel 1723 (C/1723 T1),
marzo 1729) di cui però fu solo uno scopritore
indipendente.Studia presso i gesuiti a Bologna dal
1673 al 1680 e poi, dal 1680 al 1684, teologia,
anatomia, botanica, matematica, fisica e astronomia
nell'Università di Padova. Qui si appassiona
soprattutto di astronomia, sotto la guida di
Geminiano Montanari.Si trasferisce a Roma nel
1684, sotto la protezione del cardinale Ottoboni, a
studiare diritto per volontà del padre; si occuperà
così, in qualche occasione, di tutelare lo Stato
pontificio nei conflitti con il Regno di Napoli e
l'Impero.Conosce Leibniz nel 1689; in quell'anno,
durante le opere di scavo di un pozzo presso Torre
Annunziata, sono rinvenuti muri ed epigrafi che il
Bianchini attribuisce alla città di Pompei, della quale
si era perduta ogni traccia e nel 1693, in seguito a
ulteriori scavi, l'ipotesi viene confermata. Custode
della Biblioteca Ottoboniana, inizia la stesura
dell'Istoria universale che interrompe alla fine
dell'impero assiro; sembra che volesse renderla
pubblica per acquisire titoli a un concorso a primo
custode della Biblioteca Vaticana che tuttavia non
vincerà. La morte del padre nel 1698 lo richiama a
Verona; nel lungo viaggio conosce Antonio
Magliabechi, Apostolo Zeno, Antonio Vallisneri e
ha una corrispondenza con Ludovico Antonio
Muratori. A Roma, l'anno dopo, riprende la sua
Istoria. Muore Alessandro VIII e nel maggio 1699 il
cardinale Albani viene eletto papa, assumendo il
nome di Clemente XI. Suo estimatore da anni, il
papa lo nomina cameriere d'onore e segretario della
Congregazione del Calendario; nel 1701 gli
commissiona la creazione di una meridiana nella
basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
La commissione incaricata doveva verificare la
validità della riforma gregoriana del calendario e

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determinare con esattezza la data della Pasqua, da
celebrare la prima domenica dopo il plenilunio che
segue l'equinozio di primavera. La meridiana viene
inaugurata da Clemente XI il 6 ottobre 1702: una
linea di bronzo di 45 metri che si stende sul
pavimento della crociera della basilica romana di
Santa Maria degli Angeli e dei Martiri; a destra della
linea sono rappresentati i segni zodiacali delle
costellazioni estive e autunnali; a sinistra quelli delle
costellazioni primaverili e invernali, alle due
estremità sono i segni delle costellazioni del Cancro
e del Capricorno. Su di essa il sole proietta la luce
attraverso un foro "eliottrico" di alcuni centimetri,
all'altezza di venti metri sulla parete volta a
mezzogiorno. Nel 1703 è presidente delle antichità
di Roma. Gli scavi da lui diretti nel 1705
sull'Aventino portano alla scoperta di un planisfero
egizio del III secolo; anni dopo, gli scavi sul
Palatino portano alla luce la Domus Flavia e si
scopre il colombario degli schiavi e dei liberti di
Livia Drusilla sulla via Appia. Studia l'atlante
farnesiano, il più antico degli antichi globi celesti
conosciuti e ne stabilisce la data al II secolo d.C.
Progetta un museo d'antichità sacra (che non sarà
però realizzato). Alla fine del 1704 il Muratori lo
nomina, senza interpellarlo, presidente della
Repubblica letteraria d'Italia. Il Bianchini reagisce
duramente, rifiutando la carica e rompendo
definitivamente i rapporti col Muratori. Si è detto
che il Bianchini, scienziato cosmopolita,
considerasse espressione di grettezza ogni
manifestazione puramente nazionale. In realtà il
Bianchini era, oltre che un eminente scienziato,
anche un funzionario pontificio che guardava con
diffidenza a iniziative, come quella dell'abate
Muratori, sospette di creare difficoltà allo Stato della
Chiesa. Così giudicò negativamente anche il
Giornale de' Letterati e, in veste di qualificatore del
Sant'Uffizio, l'edizione di Benedetto Bacchini del
Liber pontificalis di Agnello Ravennate, oltre a
condannare apertamente come sediziosa l'Istoria
civile del Regno di Napoli di Pietro Giannone. Nel
1705 è membro dell'Accademia delle Scienze di
Parigi; l'anno dopo, per primo in Europa, rifà gli
esperimenti newtoniani di rifrazione prismatica della

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luce, scrivendo allo stesso Newton la conferma delle
sue esperienze. Nel 1712 il Bianchini è incaricato di
consegnare a Parigi la berretta cardinalizia ad
Armand de Rohan. Visita anche il Belgio, l'Olanda
e, nel 1713, l'Inghilterra, dove diviene membro
dell'Accademia reale di Londra e conosce Swift,
Halley e soprattutto Newton. A Roma nel 1713,
studia la determinazione di una linea meridiana dal
Tirreno all'Adriatico: i risultati furono resi noti dopo
la sua morte e si dimostrarono poco esatti. Studia il
pianeta Venere fino agli ultimi anni, credendo di
scoprirne le macchie e fissandone il tempo di
rotazione in 240,33 giorni[3]. Nel 1727 il Bianchini
ne disegna la prima carta: nel Museo della Specola
di Bologna è conservato il suo globo del pianeta.
Benedetto XIII lo nomina nel 1725 storiografo del
sinodo romano e prefetto dell'archivio liberiano, nel
1729 ristampa tre volumi del Liber pontificalis,
mentre il quarto e ultimo viene edito postumo nel
1737. Muore di idropisia nel 1729 e viene sepolto
nella basilica di Santa Maria Maggiore.A Verona è
ricordato con un monumento nel Duomo.La
comunità scientifica ha intitolato a suo nome: un
cratere di 76 km di diametro su Marte; un cratere di
38 km di diametro sulla ; un asteroide, 42775
Bianchini.

Le opere

Gli scritti del Bianchini, per lo più inediti, sono una


sessantina e attengono alla storia, all'archeologia,
alla botanica, alla fisica, alla matematica e
all'astronomia; conservati soprattutto nella
Biblioteca Capitolare di Verona e nella Biblioteca
Vallicelliana di Roma, consistono in relazioni di
scavo, rendiconti di viaggio, corrispondenza con
scienziati ed eruditi, testi di conferenze, osservazioni
astronomiche, manoscritti di progetti e disegni, la
De lapide Antiati epistola sugli scavi archeologici di
Anzio, il trattato sul calendario De Kalendario et
Cyclo Caesaris, una dissertazione sul problema della
datazione della Pasqua, La Istoria Universale
incompiuta, il Globus Farnesianus, pubblicato nel
1752, Del Palazzo dei Cesari e la Camera ed
inscrizioni sepulcrali de' liberti, servi ed ufficiali

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della casa d'Augusto, le Hesperi et phosphori nova
phaenomena sive observationes circa planetam
Veneris, pubblicate nel 1728, compendio delle
osservazioni di Venere effettuate con un telescopio
lungo 21 metri con la scoperta dell'inclinazione
dell'asse del piano dell'orbita, le Astronomicae ac
geographicae observationes selectae, pubblicate a
Verona nel 1737, mentre le Observationes circa
fixas furono pubblicate solo nel 1902.La Istoria
universale fu progettata per narrare, dalla creazione
del mondo ai suoi giorni, le vicende dell'umanità di
tutti i continenti, dandone un quadro ordinato e
organico; il Bianchini rileva i difetti delle opere dei
cronologisti pubblicate fino ai suoi giorni: mancano
di omogeneità come le opere degli antiquari. Per
ottenere un'opera organica occorre riflettere sui fatti,
coglierne la logica. Se il Bianchini, com'è naturale,
ribadisce la verità storica della tradizione biblica, si
preoccupa anche di trovare documenti oggettivi, non
fonti letterarie, dei fatti storici: fonti dunque
archeologiche, numismatiche, etnologiche,
linguistiche. Con questi dati certi cercava di
storicizzare e trovare la nascosta verità del mito che,
secondo lui, è un'invenzione consapevole. Francesco
de Sanctis, lo ricorda nellasua famosa Storia della
letteratura italiana.

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Bidone, Giorgio Oratoriano di S.Filippo Neri Ingegnere e matematico, fu tra i più insigni
sperimentatori piemontesi nel campo
(Casalnoceto, 19 gennaio 1781 – Torino, dell’idraulica del XIX secolo. Laureato in
25 agosto 1839); matematica, idraulica e architettura civile presso
l’Università di Torino, fu membro dell’Accademia
delle Scienze e docente d’idraulica e geometria
descrittiva. Realizzò i suoi studi più originali sui
moti delle acque nello Stabilimento idraulico della
Parella, che ammodernò e diresse per molti anni.
Nel 1820 pubblicò la memoria che lo rese celebre:
Expériences sur le rémou et sur la propagation des
ondes, dove esamina fra l’altro il fenomeno
idrodinamico noto come risalto idraulico o “salto
di Bidone”. Amico di Amedeo Avogadro e maestro
di Massimo d’Azeglio, ebbe grande influenza sulla
società piemontese: basti ricordare che Carlo
Alberto gli affidò la parte relativa alle questioni
idriche del nuovo Codice Civile (1837). Inoltre,
quale membro dell’Accademia delle Scienze,
Bidone faceva parte della commissione che valutava
le proposte e concedeva i privilegi – vale a dire i
brevetti – che modulavano la nascente
industrializzazione. In questa posizione, fra l’altro,
favorì l’introduzione delle macchine a vapore negli
stati sardi.
Bonfa, Jean Gesuita Le père Bonfa est né à Nimes en 1638. Il étudie en
Avignon où il rencontre le père Athanasius Kircher
(Nimes, 1638- Avignon,1724); qui lui enseigne l'art de la construction des cadrans
solaires. Il passe trois ans à Grenoble à partir de
1663 et y réalise le cadran solaire unique en son
genre au Lycée Stendhal de Grenoble en 1673.
Il eût pour élève le célèbre astronome Cassini. Il
meurt à Avignon en 1724.
Boccardi, Giovanni Lazzarista Fece installare la più grande cupola girevole d'Italia,
di 11 metri di diametro. Si occupò di calcoli di
(1859, Castelmauro, 1936, Villetta); orbite, determinazioni e variazioni di latitudine,
cataloghi di stelle. Notevoli attività per la
divulgazione dell’Astronomia. Fondò nel 1906 la
prima Società Astronomica Italiana; ottenne in
Francia numerosi riconoscimenti accademici.
Boscovich, Ruggero Giuseppe Gesuita E’ stato definito il più grande genio mai espresso
dalla Yogoslavia. Autore di 70 scritti sull'ottica,
(Ragusa di Dalmazia, 1718-Milano, astronomia, gravitazione, meteorologia e
1783) ; trigonometria, è stato uno dei primi nell'Europa
continentale ad accettare le teorie gravitazionali

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di Isaac Newton. In Inghilterra, fu nominato
membro della Royal Society. Dopo aver effettuato
un viaggio a Costantinopoli per osservare il
passaggio di Venere di fronte al Sole, nel 1763 fu
nominato professore di matematica all'Università di
Pavia. Contemporaneamente fu tra i fondatori
dell'osservatorio astronomico di Brera, che
diresse per qualche anno. Nello stesso periodo
strinse amicizia col giovane Francesco Melzi d'Eril
e firmò un articolo del Caffè di Verri. Nel 1773 si
trasferì a Parigi a causa dell'abolizione dell'Ordine.
Rientrò in Italia nel 1782, dove pubblicò i cinque
volumi della sua Opera pertinentia ad opticam et
astronomiam (1785). Dal 1782 fece parte - quale
socio fondatore - anche dell’Accademia dei XL che,
con la denominazione di Società Italiana, includeva
per l’appunto i quaranta migliori scienziati
dell'epoca.Si è occupato soprattutto di fisica
matematica. Nel suo studio della forma della Terra
usò l'idea di minimizzare la somma dei valori
assoluti delle deviazioni. La sua soluzione a questo
problema prese una forma geometrica. Boscovich fu
il primo a fornire una procedura per il calcolo
dell'orbita di un pianeta sulla base di tre
osservazioni della sua posizione e diede anche
una procedura per determinare l'equatore di un
pianeta. Inoltre formulò quella che oggi è chiamata
ipotesi di Boscovich che è alla base della definizione
fisica di corpo rigido
Bosmans, Henri Gesuita Matematico e studioso di selenografia, la sua
competenza specifica l’ha riversata nel campo della
(Malines, Belgio, 1853, Bruxelles, 1928) storia della matematica, specie dei secolo XVI e
XVII. E’ grazie a lui che sono conosciuti le opere di
scienziati come: Matteo Ricci, Guillaume Gosselin,
Michel Coignet, Tycho Brahé, Simon Stevin,
Christopher Clavius, Adrien Romain, Godefroy
Wendelin, Willebrord Snell e Bachet de
Méziriac.Fu uno dei fondatori della società dei
matematici belgi, di cui è stato anche il presidente
dal 1922 al 1925
Braun, Charles Gesuita Ha inventato lo Spettroeliografo, che ha permesso
fotografie diretta di tutta l'immagine del sole.
(1831-1907);
Bullialdus, Ismael, nato col nome di Sacerdote presso l’Abbazia di Saint Era figlio di genitori di fede calvinista e suo padre,
Victoir di professione notaio, era un astronomo dilettante

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Ismaël Boulliau che lo iniziò alla passione per il cielo stellato. All'età
di 21 anni si convertì alla religione cattolica e all'età
(Loudun, 28 settembre 1605 – Parigi, 25 di 26 anni venne ordinato sacerdote. Nel 1632 si
novembre 1694); trasferì a Parigi dove si avviò alla professione di
libraio presso la Bibliothèque du Roi. Bullialdus fu a
stretto contatto con le più grandi autorità scientifiche
dell'epoca, con le quali strinse spesso anche solide
amicizie, fra questi sono da annoverare Pierre
Gassendi, Christiaan Huygens, Marin Mersenne,
e Blaise Pascal. In qualità di scienziato fu un acceso
sostenitore delle cause di Galileo Galilei e Niccolò
Copernico. Nel 1645 pubblicò l'opera Astronomia
philolaica, nella quale propose che la forza di
gravità seguisse la legge del quadrato inverso.
Isaac Newton constatò che questa ipotesi era giusta
e nella sua celebre opera Philosophiae Naturalis
Principia Mathematica ringraziò pubblicamente
Bullialdus, del quale citò la teoria, facendo uso delle
sue accurate tabelle di osservazione. Nel 1667
pubblicò l'opera Ad astronomos monita, nella quale
tra l'altro annunciò la scoperta che le variazioni di
luminosità della stella Mira Ceti erano, oltre che
regolari come già precedentemente noto, anche
irregolari, scoperta fatta alcuni anni prima da
Johannes Hevelius. Fece egli stesso una serie di
osservazioni di tale stella, giungendo alla
conclusione che, analogamente al Sole, la stella
doveva avere delle macchie, e che le variazioni
regolari erano dovute alla rotazione sul suo asse,
mentre quelle irregolari erano dovute ad alterazioni
delle sue regioni oscure. Tale ipotesi sulle stelle
variabili era errata, ma al momento fu accettata e
resistette fino all'Ottocento inoltrato. ]Bullialdus fu
anche uno dei primissimi membri della Royal
Society nella quale venne nominato il 16 aprile
1664, sette anni dopo la fondazione di questa celebre
istituzione scientifica.Il cratere lunare Bullialdus è
dedicato in suo onore.
Cabeo, Nicolo Gesuita Fisico e matematico, interessato a problemi di
magnetismo e di elettricità, condusse un proficuo
(Ferrara 1586 - Genova 1650); confronto con l'opera di Gilbert, del quale
apprezzava le eccezionali qualità di osservatore (e il
Cabeo, abile sperimentatore, ripeterà le esperienze
del De Magnete), pur criticandone talune ipotesi di
fondo: l'animismo, la concezione del globo terrestre

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inteso quale grande calamita e le conseguenti
deduzioni relative al moto della Terra. Sostenne
un'aspra polemica con Galileo, contro il quale
rivendicò la priorità del Baliani circa la scoperta
della legge di caduta dei gravi. Sembra sia dovuta al
Cabeo l'idea dell'asta ritrometrica come strumento
per misurare la velocità di una corrente fluida.
Calandrelli Ignazio Sacedote diocesano Abbracciato lo stato ecclesiastico, terminò i suoi
studi al Collegio Romano e, nel 1814, fu nominato
(Roma 1792-1866); Professore di Matematiche Elementari nello stesso
collegio, proseguendo poi l’insegnamento presso il
Pontificio Seminario Romano di S. Apollinare. Nel
1838 fu nominato Professore di Ottica ed
Astronomia nella Pontificia Università di Roma. Nel
1845 gli fu affidata la direzione dell’Osservatorio
di Bologna, e la cattedra di Ottica ed Astronomia.
Nei tre anni in cui diresse l’Osservatorio, riuscì ad
ottenere l’acquisto di un cerchio meridiano di Ertel.
Ritornò a Roma nel 1848. Per i suoi meriti
scientifici fu nominato Professore Emerito di Ottica
ed Astronomia all’Università di Roma. I suoi lavori
astronomici si trovano per la maggior parte
pubblicati negli Atti dell’Accademia dei Nuovi
Lincei, nella Raccolta di Lettere ed altri Scritti del
Palomba, e nelle Astronomische Nachrichten, e
riguardano principalmente le osservazioni di
pianeti e di comete ed il calcolo delle loro orbite, i
calcoli e le osservazioni di eclissi, le osservazioni
meridiane di stelle, la misura della latitudine.
Scrisse inoltre un trattato dal titolo Lezioni di
Astronomia teorico-pratica ad uso dei giovani
studenti nelle due Università di Roma e di Bologna,
oltre ad alcuni trattati di Matematica e ad un trattato
di Ottica, sempre a scopo didattico.
Calcagnini, Celio Canonico Umanista, scienziato e diplomatico italiano, al
servizio del Ducato di Ferrara. Uno dei più dotti
(Ferrara, 17 settembre 1479 – Ferrara, sapienti dell'epoca rinascimentale, soldato,
1541); ecclesiastico, professore, poeta, filosofo e storico, fu
celebrato da Ludovico Ariosto nell'Orlando Furioso
(XLII.90, XLVI.14), e formulò una teoria sul moto
della terra influenzata da quella copernicana.
Calcagnini formulò una teoria sui moti della terra
simile a quella proposta dal suo contemporaneo
Nicolò Copernico. La teoria fu pubblicata nel
trattato Quod caelum stet, terra vero moveatur, vel

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de perenni motu Terrae all'interno dell'Opera
aliquot (1544), ma già formulato intorno al 1525.
Sebbene non documentato, un rapporto tra
Copernico e Calcagnini è probabile, in quanto
l'astronomo polacco aveva studiato a Ferrara,
conseguendo la laurea in diritto canonico nel 1503, e
Calcagnini si era recato nel 1518 a Cracovia, dove
viveva Copernico. La teoria di Calcagnini consisteva
nel considerare la Terra in moto rotatorio,
accompagnato da un moto oscillatorio. La
composizione di questi due moti sarebbe stata la
causa, tra le altre cose, della precessione degli
equinozi e dell'oscillazione delle acque del mare,
spiegando così la formazione delle maree. Nel
trattato, dunque, Calcagnini sostenne la rotazione
diurna della Terra, ma non la sua rivoluzione annua
attorno al Sole. L'opuscolo fu pubblicato a Basilea
solo nel 1544 e rimase pressoché ignoto.La
sistemazione di Calcagnini influenzò Andrea
Cesalpino (1519-1603), che la difese nel suo
Quaestiones peripateticae (1569), e che a sua volta
influenzò Galileo Galilei, che giunse a credere,
sbagliando, che il fenomeno delle maree fosse una
dimostrazione del moto della Terra.
Callan , Nicholas Sacerdote diocesano Ha inventato la prima bobina ad induzione.
Ordinato sacerdote nel 1823, perfezionò i suoi studi
(Irlanda, 1799-1864); in teologia a Roma dove conobbe i pionieri del
galvanismo. Oltre alla bobina, fece altre invenzioni
nel campo delle batterie.
Campano da Novara Cappellano e medico del Papa Urbano IV Perfezionò vari strumenti astronomici.

(sec. XIII);
Caselli, Giovanni Sacerdote diocesano Si dedicò inizialmente di studi letterari e storici; poi
si occupò di fisica, in particolare di elettricità e
(Siena 1815 – Firenze 1891); magnetismo. Nel 1855 ideò il pantelegrafo o
telegrafo universale per la trasmissione a distanza di
scritti e disegni.
Cassegrain, Laurent Sacerdote diocesano Prete e fisico francese, è stato professore di scienze
al collegio Pocquet de Chartres e curato de
(Chartres, 1629 — Chaudon, 1693); Chaudon (Eure-et-Loir). Cassegrain è all'origine di
un paticolare telescopio che porta il suo nome.
Castelli, Benedetto Benedettino Riconosciute immediatamente le sue enormi doti di
impegno e saggezza venne mandato, poco più che
(Brescia, 1577 – Roma, 9 aprile 1643); ventenne, ad intraprendere i suoi studi nel
Monastero di Santa Giuliana (Padova). In questo

13
luogo fu illuminato dagli insegnamenti di Galileo
Galilei, in quel tempo Lettore dell’Università. Si
stabilì ben presto una forte amicizia tra i due al
punto tale che il maestro chiedeva al suo "discepolo"
di assistere e contribuire a tutte le sue esperienze e
ricerche. Varie testimonianze dimostrano la
partecipazione del Padre Benedettino alle esperienze
che portarono Galilei all’invenzione del termometro.
In una lettera di Castelli. Insieme a Galilei
collaborò anche alle ricerche che portarono
all’enunciazione del principio di meccanica "che a
principare il moto è ben necessario il movente, ma a
continuarlo basta il non aver contatto". Tornato a
Brescia nel Monastero e con il desiderio costante di
seguire il suo Maestro in Toscana, rivolse la sua
attività all’astronomia servendosi di un cannocchiale
costruito e mandatogli da Galilei. In seguito a tali
ricerche riconobbe la montuosità della luna e, più
importante, trovò una conferma delle dottrine
copernicane in occasione della scoperta delle "fasi di
Venere". Anche se ad una certa lontananza dal
Maestro, inoltre, il Padre Benedettino lo aiutò nelle
osservazioni riguardanti i satelliti di Giove, scoperti
da Galileo e chiamati "Pianeti Medicei". Tra i suoi
tanti discepoli ricordiamo Torricelli, inventore del
Barometro, e Fra Bonaventura Cavalieri, celebre
per le sue opere scientifiche. Matematico insigne,
divulgò le opere di Galilei con il quale era in
corrispondenza. Compì studi di idraulica. Il nuovo
Papa Urbano VIII, che apprezzava profondamente le
conoscenze di Castelli in materia di acque, volle il
Benedettino a Roma (come consulente in materie
idriche), incaricandolo dello studio e del
regolamento dei corsi d’acqua in vari luoghi. Lo
nominò in seguito Lettore di Matematiche alla
Sapienza di Roma.
In relazione alle leggi sul movimento delle acque c’è
da sottolineare il suo lavoro "Della Misura delle
acque correnti. Pluviometro (1639). Lo scienziato
infatti fu il primo a cui venne in mente di
misurare l’acqua piovana caduta in un certo
intervallo di tempo. Lo strumento, tuttora
estremamente utile alla Meteorologia, fu progettato
proprio nel Monastero di S. Pietro di Perugia e servì
non solo per i suoi interessanti e pratici studi sul

14
comportamento delle acque del Lago Trasimeno in
rapporto alle piogge ma anche per altre importanti
ricerche. Il 19 Aprile dell’anno 1643 Padre Bernardo
Paoloni morì a Roma nel Monastero di S. Callisto in
Trastevere, circa un anno dopo la morte del suo
sommo Maestro.
Cavalleri, Giovanni Maria Barnabita Fu docente di lettere e poi di fisica e scienze al
collegio di Monza. Studioso di ottica e astronomia
(S. Michele Cremasco 1807-1874); ebbe rapporti con l'Amici di Modena, con Carlini e
con il suo successore Schiaparelli dell'Osservatorio
di Brera. Progettò e costruì microscopi e telescopi,
inventò il proiettore elettrico e altri strumenti .
Dette un contributo alla nascente sismologia con il
suo sismometro. Realizzò nel Collegio un
Osservatorio astronomico e sismologico che dotò di
strumenti da lui costruiti. Dette contributi
significativi nella lotta contro le malattie del baco
da seta. Fu richiesto di importanti consulenze in
campo civile ed ecclesiastico.
Cecchi, Filippo Scolopio Tra i pionieri della moderna sismologia. Fin dal
1852, mentre insegnava nelle scuole del suo Ordine,
(Buggianese Pistoia,1822 -Firenze, 1887); aveva compiuto esperimenti sulle elettrocalamite a
rocchetto da lui create per modificare il rocchetto
di Ruhmkorff, e per perfezionare il funzionamento
delle macchine telegrafiche. Le sue innovazioni
furono adottate nei ricevitori dei telegrafi a
quadrante Bréguet. Nell'esposizione del 1861, a
Firenze, figurò un suo motore elettrico e anche la
macchina elettrica a induzione nota oggi col
nome del Carré, che fu da lui costruita nei primi
del 1868, cioè vari mesi prima che il fisico francese
presentasse la sua all'Accademia parigina. Si occupò
del perfezionamento dei motori a vapore e col
Padre Antonelli, il Padre Barsanti e altri fece
parte di quella scuola fiorentina del motore dalla
quale nacque il motore a scoppio. Nel 1859 il
ministro Ridolfi dette l'incarico al p. Cecchi di
costruire un termometro e un barometro da
porre sotto la Loggia dell'Orcagna a Firenze; il p.
Cecchi, valendosi anche degli studi appositamente
compiuti dal suo confratello e maestro Antonelli,
costruì il termometro e un a barometro
aerometrico a bilancia. Poi si specializzò
nell'applicazione dei parafulmini, usando fin da
allora la punta multipla a cinque aghi tutti

15
terminanti in platino, il conduttore in filo di rame
terminante in un'ampia lastra di rame seghettato e
mettendo in comunicazione i conduttori con le
grondaie dei tetti per meglio difendere l'edificio.
Cerebotani, Luigi Sacerdote diocesano Le sue varie invenzioni interessano il campo della
geodesia, della telegrafia e della telefonia. Tra le
(Lonato,Brescia, 1847- Verona, 1928); prime sono notevoli il telepometro, apparecchio per
misurare le distanze fra un punto mobile e un
oggetto immobile, che nel 1903 l'imperatore di
Germania fece sperimentare sulla marina da guerra;
e un nefometro o misuratore delle nubi. Le
invenzioni riguardanti le trasmissioni a distanza
sono più numerose: un «Morse automatico
rapidissimo», un telegrafo a tipi, che fu
sperimentato con successo tra Milano e Como nel
1900, un selettore per chiamate individuali di
posti telefonici e telegrafici inseriti in un circuito,
un ricevitore a tipi senza filo che «rende piú docile il
Coherer», un telegrafo sillabico e altri apparecchi
di perfezionamento oltre a un orologio elettrico
senza fili, capace di regolare il movimento di altri
orologi collegati con la stessa fonte d'energia. Ma
piú importanti sono il teletipografo e il
teleautometro; il primo è una unione del telegrafo
con la macchina per scrivere. Primo a servirsi del
teletipografo fu il Card. Merry del Val; Il
teleautografo serve invece a trasmettere disegni e
scritti a distanza. Sacerdote di viva pietà, alieno
dallo sfruttamento delle sue invenzioni, il
Cerebotani rimase umile e schivo anche quando il
suo nome corse per il mondo. L'Ammiragliato
britannico lo invitò a Londra e Guglielmo Marconi
lo presentò ai dirigenti delle comunicazioni pοstali
britanniche, i quali rimasero meravigliati tanto dei
risultati ottenuti, quanto della semplicità del
sacerdote inventore.
Chappe, Claude Abate commendatario gallicano E’ stato un inventore francese che ideò un sistema
di comunicazione a distanza per mezzo di un
(1763, Suron, Francia, Parigi, 1805); segnalatore (semaforo) meccanico. Frequentò il
Collegio Reale di La Flèche e fu nominato abate al
termine degli studi ma perse le relative sinecure con
l’avvento della Rivoluzione francese. All'età di
vent'anni era riuscito a far pubblicare sul Giornale di
Fisica un notevole numero di interessanti memorie.
Nel periodo che va dal 1789 al 1793 si occupò della

16
trasmissione di impulsi elettrici realizzabile
grazie all'uso di cavi e pubblicò cinque trattati di
fisica. Ma vista la difficoltà pratica a realizzare un
telegrafo elettrico, si indirizzò verso un sistema
ottico. Disoccupato come i suoi tre fratelli
politicanti, decise di sviluppare con loro un sistema
di comunicazione a distanza mediante segnalazioni
semaforiche meccaniche. Il desiderio di comunicare
con amici che abitavano ad una certa distanza da
casa sua fece concepire al giovane fisico l'idea di
trovare un sistema per parlare con loro a distanza.
Egli compì parecchie ricerche e nel marzo 1791
sperimentò un sistema che funzionava e si rese
subito conto che questo poteva essere adottato su
vasta scala per trasmissione celere di informazioni
urgenti quali, ad esempio, quelle concernenti eventi
militari. Un anno dopo presentò all'Assemblea
Legislativa la sua invenzione facendone omaggio
allo Stato. Il fratello Ignazio Chappe (1760 – 1830),
che dell'Assemblea Legislativa era membro, l'aiutò
assieme al deputato Charles-Gilbert Romme a far
adottare una linea di quindici stazioni fra Parigi e
Lilla per una distanza di circa duecento chilometri
allo scopo di trasmettere informazioni di guerra.
Contemporaneamente il dispositivo inventato da
Chappe che fino a quel momento era stato chiamato
tachygraphe ("scrittore veloce") venne rinominato
télégraphe ("scrittore a distanza"). La linea fu
collaudata con esito positivo il 12 aprile 1793.
I fratelli Chappe avevano appurato
sperimentalmente che era più facile distinguere da
lontano l'angolazione di una pertica piuttosto che
l'assenza o meno di un tabellone. Chappe immaginò
un sistema le cui forme fossero molto ben visibili, i
movimenti semplici, che potesse essere facilmente
trasportato, che potesse resistere alle intemperie e
che, benché fosse molto semplice dando dei segnali
elementari potesse fare di ciascuno di questi segnali
la rappresentazione di un’idea elementare, creando
così una specie di nuovo linguaggio.
La costruzione definitiva consisteva sostanzialmente
in un apparato costituito da due braccia mobili
collegate da una traversa. Ogni braccio poteva
assumere sette posizioni e la traversa quattro per un
totale di 196 combinazioni possibili.

17
Le braccia erano nere, lunghe quattro metri e
venivano manovrate da un sistema di contrappesi
con maniglie. Il tutto veniva montato su torri (già
esistenti o realizzate appositamente) su ciascuna
delle quali erano piazzati due telescopi puntati in
direzioni opposte, verso altrettante altre torri sulla
direttrice della ”linea telegrafica”. La distanza fra le
torri andava da 12 a 25 chilometri. I segnali ricevuti
da una torre venivano interpretati e replicati dalla
successiva e così via. Il sistema funzionava solo alla
luce solare, poiché l'installazione di lampade
montate sui bracci per le segnalazioni notturne non
diede risultati soddisfacenti.

successo sul campo

Il 3 settembre 1794 Parigi apprese tramite questo


telegrafo ottico che la città di Condé-sur-l'Escaut,
occupata dagli austriaci l'anno precedente, era stata
liberata. La notizia pervenne alla Convenzione
poche ore dopo l'evento, mentre questa stava per
iniziare la seduta: fu emesso immediatamente un
decreto con cui la città avrebbe preso il nome di
Nord-Libre ed il decreto fu trasmesso. La
Convenzione era ancora in seduta quando per la
stessa via giunse la conferma della ricezione del
decreto e l'informazione che la notizia era già di
pubblico dominio. Questo fatto creò una forte
impressione, fu compresa la grande importanza di
questo sistema e ad ottobre fu decisa l'installazione
di una linea Parigi-Landau e successivamente
Parigi-Brest. Nel 1799 il numero delle stazioni
telegrafiche salì a 150; quando Napoleone
Bonaparte conquistò il potere favorì la costruzione
di varie linee come quella da Lilla a Bruxelles e nel
1804 la rete arrivò a Milano transitando per Digione,
Lione e Torino. Per inviare il segnale da una
stazione all'altra erano necessari 6 secondi, quindi
per attraversare le 120 stazioni disseminate sulla
tratta Parigi-Tolone occorrevano 12 minuti, anche
perché gli operatori conservavano il segnale per
circa 30 secondi.[1] Questo telegrafo fu molto
utilizzato da Napoleone I, il quale fece costruire la
tratta da Lilla a Boulogne in vista di uno sbarco in
Inghilterra e nel 1812 diede l'incarico ad Abraham

18
Chappe di realizzare un sistema semaforico mobile
da utilizzare nel corso della invasione della
Russia.[2]

La fine

Presto spuntarono parecchi sedicenti inventori di


sistemi analoghi e qualcuno di questi avanzò la
pretesa di essere stato lui ad averlo inventato prima
di Chappe. Questi, già afflitto da malattia
depressiva, nel 1804 fu colto da un malore e accusò i
suoi avversari di averlo avvelenato; uscirono fuori
altri inventori che sostenevano di aver progettato
telegrafi più efficienti, e alla lunga queste
insinuazioni peggiorarono il suo stato di salute e si
suicidò.[3] Il fratello Ignazio provò nel 1824 ad
aumentare l'interesse per il sistema utilizzandolo per
comunicazioni commerciali tipo prezzi di materie
prime ma la cosa non incontrò il favore del mondo
degli affari. A partire dal 1846 il sistema fu
rimpiazzato dal telegrafo elettrico.
Chappe d'Auteroche, Jean Canonico gallicano Abbracciato lo stato ecclesiastico, si dedicò allo
studio dell’astronomia. Era membro dell’accademia
(Mauriac en Auvergne, 1722-1769) ; delle scienze, da cui fu scelto per andare a Tobolsk
per osservare il famoso passaggio di Venere sotto il
disco solare, nel 1760. Nella raccolta de l’Academi
des sciences si possono rinvenire numerose
osservazini dell’Abate Chappe.
Ciampi Felice Gesuita Gesuita dal 1842, fu allievo e collaboratore di Padre
Secchi. Divenne professore di Fisica al Collegio di
(Roma1826, Tivoli 1889); Villa Mondragone, a Frascate, direttore di un
osservatorio meteorologico fondatovi dal P. Secchi
e del museo di Storia naturale.
Cirera, Ricardo Gesuita Astronomo e meteorologo. Nel 1904 fondò l’
osservatorio dell’ Ebro, che diresse fino al 1920.
(Os de Balaguer, 1864-Barcelona, 1932); Nel 1914 diresse la rivista scientifica Iberia.
Copernico, Nikolaj Kopernik Sacerdote diocesano Ideatore della teoria eliocentrica. Nella sua opera
maggiore, De revolutionibus orbium coelestium libri
(Thorn 1473 - Frauenberg 1543); VI, Copernico si oppose alla teoria tolemaica
geocentrica, allora dominante, e, riprendendo la
concezione cosmogonica già formulata nell'antichità
da Aristarco e nel tardo Medioevo da Grossatesta,
Buridano e Oresme, pose i principi del sistema
eliocentrico secondo cui il Sole si trova immobile
nel centro dell'universo mentre la Terra e i pianeti,

19
contro l'apparenza, ruotano attorno a esso.
Copernico inoltre perseguì una trattazione
puramente geometrica e descrittiva dei moti celesti e
non fu quindi in grado di dare una risposta
esauriente alle obiezioni
Curley, James Sacerdote diocesano Astronomo americano di origine irlandese, ha
presieduto alla costruzione dell’osservatorio di
(Contea di Roscomm, 1796-Georgetown, Georgetown, fino ad arrivare al calcolo della
1889) ; latitudine e longitudine della città. Si interessava
anche di botanica
Curtius, Curtz Albert Gesuita Astronomo tedesco, ha ampliato l’opera di T.
Brahe, e ha aumentato le conoscenze della luna. Il
(Germania 1600-1671); cratere Curtius prende da lui il nome.

Cusano, Nicola CARDINALE DELLA CHIESA Le dottrine di Cusano sull'infinità dell'universo,


CATTOLICA, tra gli umanisti più dotti concepito come un ente creato a immagine di Dio e
(Cues, Treviri 1401 - Todi 1464); della sua epoca; privo quindi di un unico centro, precorsero la teoria
eliocentrica di Copernico; egli inoltre suggerì una
riforma del calendario che fu poi portata a termine
da papa Gregorio XIII.
Cysat, Johann Baptist Gesuita Nel 1618 divenne professore di matematica a
Ingolstadt, dove ha compiuto le prime osservazioni
(Lucerna 1586 - 1657); telescopiche di una cometa, quella apparsa nel
1618-19, che lo resero famoso. Nel 1631 osservò il
transito del pianeta Mercurio sul disco solare.
D’Amico, Bertolomeo, anche chiamato Gesuita I suoi scritti riguardano filosofia aristotelica,
Amici o Bartolomeus Amicus matematica, astronomia, e il concetto di vuoto e il
suo rapporto con Dio.
(Napoli, 1562-1649);
Del Buono, Candido Gesuati Sacerdote fiorentino, frequentò con suo fratello
Paolo (1625-1659) le lezioni di matematica di
(Firenze, 1618-1676) Famiano Michelini (1604-1665). Fu Camerlengo
dello Spedale di S. Maria Nuova di Firenze e
membro dell'Accademia del Cimento, in seno alla
quale presentò vari strumenti di sua invenzione. Dai
documenti non è chiaro se sia da attribuire a lui, o al
fratello Anton Maria, l'invenzione della cosiddetta
"arcicanna", un complesso sistema che risolveva
alcuni problemi tipici dei cannocchiali di grandi
dimensioni della seconda metà del XVII secolo.
De Cesaris, Angelo Giovanni Gesuiti Astronomo, gesuita (Casalpusterlengo 1749 -
Milano 1832); diresse la specola di Brera, iniziando
(Casalpusterlengo 1749 - Milano 1832); (1775) la pubblicazione delle famose Effemeridi di
Milano, che furono poi continuate per un secolo.

20
De Moura, Landel Sacerdote diocesano Dopo le tappe classiche dell'educazione sacerdotale,
incluso un periodo romano di frequenza
(Porto Alegre, Brasile, S.Paolo. 1861- all'Università Gregoriana, questo intraprendente
1928) ; prete fece ingresso nel mondo della scienza.
Professore di scienze naturali al seminario di
Uruguaiana, intensifica letture di libri, articoli,
corrispondenze sugli studi di Hertz e di Branly, ed
elabora tre leggi fisiche. Prima legge: Un segnale,
che può essere trasmesso attraverso un filo, può
essere trasmesso anche attraverso un fascio
luminoso, facendo a meno, così, dello stesso
supporto materiale (questo principio è la base della
comprensione delle onde elettromagnetiche).
Seconda legge: un segnale, più è forte, permanente,
uniforme, più va lontano; più trova ostacoli, meno
va lontano (in una formula: il segnale è direttamente
proporzionale alla sua intensità, constanza e
uniformità, e inversamente proporzionale agli
ostacoli che incontra). Terza legge: dato un
movimento vibratorio, tanto esteso quanto la
distanza che separa il nostro mondo dagli altri
mondi, si può
far camminare la nostra voce a livello
interplanetário. Nominato vicario a Santos,
Campinas e Sant'Anna, nello Stato di San Paolo,
inizia a construire apparechi per la verifica delle sue
leggi. Gli manca anche la fiducia della gente, ma la
constanza viene premita. La città di San Paolo è
testimone delle
prime transmissione e ricezioni di Onde
Elettromagnetiche e Luminose. Le prime in assoluto.
Distanza coperta: otto chilometri, dall'Alto di via
Paulista all'Alto di Santana. È il 1893, è nata la
radio, ma nessuno se accorgerà. P. Roberto
Landell de Moura è il primo radiotecnico,
montatore e riparatore, il primo speaker a
parlare dentro un microfono, il primo produttore
e gestore di una emittente radio. Non cautela però
in tempo utile la sua invenzione. Solo nel 1901 gli
viene concesso dal Governo brasiliano il brevetto
per il suo "apparechio destinato alla trasmisione dela
parola a distanza, con o senza fili, attraverso lo
spazio; infatti, gli analoghi esperimenti di Marconi
ottengono, in Italia e in Europa, più grande
pubblicità, maggiori garanzie e sfruttamento

21
commerciale.

Della Porta, Giambattista Gesuita Numerosi i suoi interessi: analizzò, ad esempio, il


problema della rifrazione della luce nel De
(Vico Equense, Napoli 1535 – Napoli refractione (1593), in cui si proclamò scopritore
1615); del telescopio, sebbene non risulti che ne abbia
costruito uno prima di Galileo.
De Vico, Francesco Gesuita Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1823, prese i
voti nel 1837. L'anno successivo gli fu affidata la
(Macerata, 1805-Londra, 1848); direzione dell'Osservatorio del Collegio Romano,
dove era titolare della cattedra di matematica e
astronomia. Si interessò di effemeridi cometarie
e, nel corso delle sue ricerche sulle nebulose,
scoprì, tra il 1844 e il 1847, sei comete, la prima
delle quali, oggi nota come 54P/de Vico-Swift-
NEAT, fu la prima a portare il nome di un italiano.
Un'altra cometa che porta il suo nome è la
122P/de Vico. Le comete scoperte da de Vico hanno
fatto di lui il più prolifico scopritore di comete
italiano fino al 2008 quando Andrea Boattini ha
scoperto la sua settima cometa. Ha anche scoperto
indipendentemente la cometa C/1847 T1, che in
realtà era già stata scoperta due giorni prima
dall'astronoma americana Maria Mitchell. Dato che
la notizia della scoperta arrivò in Europa solo in
seguito, a de Vico fu inizialmente attribuita la
scoperta e ricevette anche un premio dal Re di
Danimarca, che lo aveva messo in palio per la prima
cometa scoperta con un telescopio. Ha anche
osservato Saturno e le divisioni nei suoi anelli (fu il
primo ad osservare quella che oggi è nota come la
Divisione di Keeler), ed ebbe successo nel
determinare con precisione il periodo di rotazione di
Venere. De Vico progettò di compilare un atlante
delle stelle fino alla undicesima magnitudine.
All'epoca delle rivoluzioni in Italia del 1848, fu
costretto a interrompere le sue esplorazioni; venne
esiliato e viaggiò a Parigi, Londra, e negli Stati
Uniti, dove venne ricevuto dal Presidente. In seguito
a questa buona accoglienza gli sarebbe piaciuto
fermarsi a lavorare al Georgetown College. Decise
pertanto di tornare in Europa per convincere qualche
collega a seguirlo, ma per le fatiche del viaggio morì
a Londra nel novembre dello stesso anno. Il cratere

22
lunare De Vico e l'asteroide 20103 de Vico
prendono il nome da lui, così come l'Osservatorio
astronomico situato in località Monte d'Aria nel
comune di Serrapetrona.
Du Hamel, Jean Baptiste Oratoriano, poi parrocco Nel 1642, all’età di 18 anni pubblicò una
spiegazione de “Le sferiche”, di Teodosio di Tripoli,
(Vire, 1624, Parigi, 1706); al quale aggiunse un trattato di trigonometria. Fu
professore di latino e greco, ed ebbe contatti con
vari scienziati, tra cui Boyle. Du Hamel mostrò
sempre imparzialità nella scelta delle sue opinioni, e
per questo motivo fu lodato da Fontenelle.
Egidi, Giovanni Gesuita Assistente del Padre Secchi all’Osservatorio del
(Roma 1835; Firenze il 1897) ; Collegio Romano, si occupò di Matematica e di
Meteorologia. Di lui ci rimane un Trattato
Elementare di Gnomonica pratica e teorica,
pubblicato a Roma nel 1882 e diversi lavori sempre
sullo stesso argomento pubblicati tra il 1884 e il
1887
Fenyi, Gyula Gesuita Astronomo, fece varie osservazioni del disco solare,
dimostrando per la prima volta la relazione tra il
(Ungheria, 1845-1927) ; numero di protuberanze solari e il numero di
macchie solari
Ferrari Gaspare Stanislao, Gesuita Entrato a 18 anni nell’ordine dei Gesuiti, dopo avere
insegnato in varie scuole della Compagnia, nel 1865
(Bologna 1834; Parigi 1903) ; entrò come Assistente all’Osservatorio del Collegio
Romano, all’epoca diretto dal Padre Secchi. Alla
morte di questi, nel 1878, divenne Professore di
Astronomia nella Pontificia Università Gregoriana.
Fondò una piccola specola privata a Villa
Cecchina, dotata di un rifrattore di Merz di 23 cm.
di apertura, sulle pendici del Gianicolo, in quello
che oggi è il giardino della Curia Generalizia dei
Gesuiti, di cui tenne la direzione fino al 1894.
Espulso dalla Compagnia di Gesù per motivi di
debiti contratti senza permesso, si ritirò a Parigi,
dove morì poverissimo.
Fixlmillner, Placido Benedettino Compì osservazioni del transito di Venere, è stato
anche direttore della specola di Kremsmunster;
(Achleuten, 1721, Kremsmunster, 1791) ; tra i primi a calcolare l’orbita di Urano. Ha avuto
anche il compito di docente di diritto canonico.

Frisi, Paolo Barnabita Insegnante alle scuole Palatine di Milano, fu tra i più
noti esponenti del gruppo illuminista milanese,
(Melegnano 1728 - Milano 1784); membro di varie accademie. Scrisse saggi di
matematica, di meccanica (sulla figura e sul moto

23
della Terra) sui fenomeni elettrici e luminosi e
un'opera di cosmografia che lo resero noto anche
fuori d'Italia. Si occupò anche di ingegneria
idraulica e progettò un canale fra Milano e Pavia.
Scrisse un Saggio su Galilei, poi pubblicato in
volume col titolo Elogio di Galileo (1775).
Galien, Joseph Domenicano Professore di filosofia e teologia all'università di
Avignone, s'interessò anche di questioni di fisica e
(Saint Paulien, 1699, Avignone, 1782) scrisse sull'arte di navigare nell'aria, avanzando
l'idea di usare un globo ripieno di aria più leggera di
quella normale.
Gassendi , Pierre Prevosto a Digne Fu intimo amico di P. Mersenne , ma si legò anche
ai piú noti pensatori liberali di Parigi. La sua prima
(Champtercier 1592 -Parigi 1655); opera, le Exercitationes paradoxicae adversus
Aristoteleos, riprende le critiche dell'aristotelismo
formulate da Vives, Ramo e Charron. E’
considerato uno dei pardri dell’atomismo
moderno.
Gianfranceschi Giuseppe Gesuita Laureato prima in Matematica e poi in Fisica,
divenne libero docente di Fisica sperimentale
(Arcevia, Ancona 1875; Roma 1934) ; all’Università di Roma. Passò poi alla Gregoriana
come Professore di Astronomia. Si dedicò
soprattutto alla Fisica, e di lui ci rimangono alcuni
trattati didattici: Costituzione della materia, Fisica
dei corpuscoli, pubblicati fra il 1914 e il 1916,
Relatività e Quanti, dal 1921 al 1926.Nel 1921 fu
nominato Presidente dell’Accademia dei Nuovi
Lincei. Si dedicò alla misura del tempo impiegato
dalle onde radio per propagarsi dal Vaticano a
Sidney, Australia. Ma questo fu solo uno dei tanti
esperimenti che egli fece negli ultimi anni della sua
vita, quando, essendo stato nominato primo direttore
della Radio Vaticana (1931), si servì del
trasmettitore di cui disponeva per fare ricerche
sulla propagazione delle onde radio.
Giovannozzi,Giovanni Scolopio Laureatosi in scienze fisiche, fu direttore per vari
anni dell'Osservatorio Ximeniano, dove si occupò di
(Firenze 1860-1928); studi sismici come i suoi predecessori: fu eletto
consocio dello Ximeniano. Fece importanti ricerche
su terremoti storici della Toscana e raccolse un
grosso volume di scritti di sismologia di Serpieri,
anch’egli Scolopio. Si occupò inoltre di studi
umanistici, contribuendo alla storia della scienza in
Italia.

24
Gordon, Andrew Benedettino Fu professore a Erfurt. Ha ideato uno scampanio
elettrico per dimostrare che le cariche di diverso
(Cofforach, Scozia, 1712-Erfurt, segno si attraggono mentre quelle di segno
Sassonia, 1751) ; uguale si respingono. I due campanelli esterni
sono collegati tramite le basi metalliche mentre
quello centrale è isolato dal resto avendo la base in
vetro. Per eseguire l'esperimento si collegava l'asta
a punta del campanello centrale ad una macchina
elettrostatica. Le palline di midollo di sambuco,
caricandosi per induzione, venivano attratte dalla
campanella centrale e, colpendola, emettevano un
suono. Una volta colpita la campana centrale, le
palline si caricavano del suo stesso segno per cui
ne venivano immediatamente respinte. Andavano
quindi a colpire le campanelle esterne, suonavano
nuovamente e si scaricavano, dando così l'avvio ad
un nuovo ciclo: lo scampanìo proseguiva fino a
quando l'asta centrale era collegata alla macchina
elettrostatica.
Grassi, Orazio Gesuita Oltre che architetto, fu fisico e astronomo. Nato a
Savona nel 1583, Orazio Grassi si trasferì a
(Savona,1538-Roma 1623) ; diciassette anni a Roma entrando, nel 1600, nel
collegio dei gesuiti di Sant'Andrea al Quirinale. Di
qui passò nel 1603 al Collegio romano studiandovi
fino al 1610 filosofia, matematica - sotto la
direzione di Cristoforo Clavio, Christoph
Grienberger e Odo van Maelcote - e teologia. Nel
1616, fu nominato professore di matematica del
Collegio romano. Pronunciati i voti nel 1618, tenne
la cattedra di matematica fino al 1628, trattando in
particolare di astronomia, di ottica e di
architettura, come mostrano le sue lezioni De iride
disputatio optica, pubblicate nel 1617 sotto il nome
di Galeazzo Mariscotto, e i testi, rimasti manoscritti,
del Tractatus tres de sphera, de horologis ac de
optica, ancora del 1617, e degli In primum librum de
architectura M. Vitruvii et in nonum eiusdem De
horologiorum solarium descriptione duo brevissimi
tractati, del 1624. Fu anche architetto: a lui si deve
il progetto della chiesa di Sant'Ignazio adiacente al
Collegio Romano.
Grienberger, Christoph Gesuita Scolaro di Clavio (1538-1612), fu suo successore
nella cattedra di matematica al Collegio romano.
(Hall, 1561-Roma 1636) ; Grienberger fu inizialmente scettico circa l'esistenza
dei Pianeti Medicei, ma, dopo aver compiuto

25
ripetute osservazioni con un telescopio di grande
precisione, ne riconobbe la veridicità. Assieme al
maestro e ad altri due padri gesuiti nel 1611, su
sollecitazione del cardinal Bellarmino che chiedeva
chiarimenti in merito, sottoscrisse una
dichiarazione in cui venivano confermate le
conclusioni galileiane. L'anno successivo il
matematico gesuita pubblicò un catalogo stellare
dal titolo Catalogus veteres affixarum longitudines
conferens cum novis (Roma, 1612) nel quale lodava
l'utilizzo del telescopio per le osservazioni celesti
nella persona del suo alfiere. Ma negli anni che
seguirono in seno alla Compagnia di Gesù
maturarono profondi sentimenti antigalileiani e lo
stesso Grienberger finì per passare dalla parte dei
detrattori. Nel 1619, dopo la reazione di Galileo alla
Disputatio astronomica (Roma, 1619) del gesuita
Orazio Grassi (c. 1590-1654) riguardante tre comete
apparse l'anno prima, il matematico gesuita avrebbe
desiderato stendere una risposta contro Galileo
pienamente solidale con la posizione del Grassi,
basata sul sistema cosmico di Tycho Brahe e, come
emerse successivamente, fatta propria da buona
parte del Collegio Romano. Molti anni dopo, in una
lettera a Elia Diodati (1576-1661) Galileo indicò
proprio nella stizza dei Gesuiti la causa delle sue
sventure: "la rabia de' miei potentissimi persecutori
si va continuamente inasprendo. Li quali finalmente
hanno voluto per se stessi manifestarmisi, atteso che,
ritrovandosi uno mio amico caro circa due mesi fa in
Roma a ragionamento col P.Christoforo
Grembergero Giesuita, mathematico di quel
Collegio, venuti sopra i fatti miei, disse il Gesuita
all'amico queste parole formali: «se il Galileo si
havesse saputo mantenere l'affetto dei Padri di
questo Collegio, viverebbe glorioso al mondo e non
sarebbe stato nulla delle sue disgrazie, e harebbe
potuto scrivere ad arbitrio suo d'ogni materia, dico
anco di moti di terra, etc.». Sì che V.S. vede che non
è questa né quella opinione quello che mi ha fatto e
fa la guerra, ma l'essere in disgrazia dei Giesuiti".
Grimaldi, Francesco Maria Gesuita Osservò la superficie della Luna e nel 1651, con il p.
G. B. Riccioli , delineò una mappa delle principali
(Bologna,1618– 1663); formazioni lunari per le quali adottò i nomi.
Nell'opera, pubblicata postuma nel 1665, descrisse

26
la diffrazione e l'interferenza della luce, fenomeni
che gli fecero intuire il carattere ondulatorio delle
radiazioni luminose.
Hagen, Johann George Gesuita Presso la Specola Vaticana, che diresse a partire
dal 1906, si dedicò allo studio di stelle variabili,
(Bregenz, Austria, 1847 - Roma 1930); pubblicando un Atlas stellarum variabilium (1899).
Studiò le nebulose gassose, in particolare la
"nebulosa cosmica", bagliore diffuso su tutto il
cielo, piú accentuato verso i poli galattici già
osservata da W. Herschel nel 1811.
Hautefeuille, Jean de Abate Inventore oltre che fisico. Uno dei suoi contributi
più importanti fu la proposta di usare una molla a
(Orléans, 20 marzo 1647 – Orléans, 18 spirale ed un bilanciere al posto di un pendolo
ottobre 1724) ; gper controllare cli orologi. Negli anni ‘70 del
diciassettesimo secolo, fu coinvolto in una disputa
con Christian Huygens e Robert Hooke, che
rivendicavano la paternità dell'invenzione.
L'invenzione è generalmente attribuita a Huygens, in
quanto riuscì a perfezionare l'idea, e fu il primo a
costruire un orologio che ne facesse uso. Fu il primo
a sfruttare una miscela tonante per trasformarla
in energia meccanica quando nel 1678, per
pompare dell'acqua, sfruttava il vuoto prodotto dal
raffreddamento in un recipiente munito di valvole,
nel quale aveva preventivamente fatto esplodere
della polvere pirica.
Hell, Maximilian, in ungherese Miks Gesuita
Si trasferì in giovane età a Vienna. Qui divenne
Hell
astronomo nell'osservatorio della Compagnia di
Gesù. Nel 1751 prese i voti e in seguito divenne
(Štiavnické Bane, in Ungheria, 1720-
professore di astronomia al Collegio di
Vienna, 1799) ;
Clausenbourg in Transilvania. Nel 1768 si recò in
Lapponia per osservare il passaggio del pianeta
Venere sul Sole. Le sue osservazioni risultarono
tra le più complete fatte dagli scienziati che in
quell'anno percorsero le regioni del globo per
studiare l'evento. A lui è intitolato un cratere
lunare. Fu anche eletto membro straniero
dell’accademia reale Svedese

Hengler, Lorenz Sacerdote diocesano Dopo aver studiato a Monaco di Baviera, è


accreditato come inventore del pendolo
(Reichenhofem Wurrtenberg, 1806- orizzontale, usato in molti sismografi. Fu allievo di
Tigerfeld, 1858) ; von Gruithuisen.
Kippes, Otto Sacerdote diocesano Oltre al sacerdozio, si è occupato di astronomia, in
particolare nel calcolo dell’orbita degli asterodi.

27
(Germania, 1905-1994); Una fascia di asteroidi è stata a lui intitolata.
Kirwitzer, Pantaleon Venceslao Gesuita Astronomo, ha compito varie osservazioni sulle
comete.
(Polonia, 1588-1626);
Jacquier, François Francescano Entrato nei Francescani all’età di 16 anni, studiò a
Roma, e, con l’accordo dei superiori, si specializzo
(Vitry-le-François, 1711, Rome,1788) ; nelle matematiche, studiandole anche le lingue
antiche. Il cardinal Alberoni fu suo mecenate.
Intrattenne relazioni con grandi scienziati e
matematici. Tra le varie opere, scrisse un trattatto
sulla prospettiva.
Jaki, ,Stanley Benedettino Padre Stanley L. Jaki O.S.B. era Distinguished
Professor di Fisica alla Seton Hall University,
(Gyor, 1924-Madrid, 2009) ; l'Università cattolica del New Jersey, dal 1975. È
stato fra i principali rappresentanti della filosofia
della scienza, della teologia e degli argomenti nei
quali le due discipline si incontrano. Padre Jaki ha
conseguito un dottorato in fisica alla Fordham
University in New York (1957). In seguito è stato
Gifford Lecturer all'Università di Edimburgo (1975-
1976), Fremantle lecturer al Balliol College, Oxford
(1977), Hoyt Fellow alla Yale University (1980) e
Farmington Institute Lecturer all'Università di
Oxford (1988-1989). Ha ricevuto il Premio
Templeton nel 1987 per aver migliorato la
comprensione del rapporto fra scienza e religione
Jedik, Anyos Benedettino Fisico e ingegnere, ha insegnato all’università di
Budapest. Molto famoso in Ungheria, diede il suo
(Sim, Ungheria, 1800- Gyor, 1895); nome ai primi lavori relativi al motore con la
dinamo, benché fuori dall’ambiente magiaro e
slovacco sia poco conosciuto.
Junkes Josef Gesuita Entrato nel 1922 nella Compagnia di Gesù, compì
studi di Filosofia e Teologia a Innsbruck. Nel 1934
(Nato in Germania, il 28 Settembre 1900; visitò la Specola Vaticana, ove prese servizio l’anno
morto a Monaco, in Germania, il 28 seguente come Assistente del Padre Gatterer presso
Aprile 1984) ; il nuovo Laboratorio Astrofisico. Nel 1937 si laureò
in Matematica e Fisica presso l’Università di
Innsbruck. Nel 1940 fu nominato vicedirettore della
Specola Vaticana e, alla morte del Padre Gatterer,
assunse la direzione del Laboratorio di
spettroscopia, carica che mantenne sino al 1977
quando, per ragioni di salute e di età, si ritirò nel suo
paese natale, presso Monaco. Suo compito precipuo
fu quello di continuare la produzione degli atlanti
spettrali iniziata dal Padre Gatterer. Tuttavia,

28
contribuì già sin dal 1940 alla ricerca
astronomica specie nel campo della spettroscopia
stellare. In particolare, a lui si deve il progetto dei
due telescopi gemelli associati allo Schmidt,
studiati in modo speciale per la guida del telescopio
durante la ripresa degli spettri stellari. Per i suoi
meriti scientifici, il governo della Germania
Federale gli assegnò nel 1974 la Croce al merito di I
classe.
Inghirami, Giovanni Scolopio Nella sua famiglia si distinguono altri due studiosi:
Tommaso (1470-1516) (un umanista), e Francesco
(Volterra, 16 aprile 1779 – Firenze, 15 (1772-1846), (un archeologo), fratello di Giovanni.
agosto 1851) ; Ricevette la sua educazione nella città nativa al
Collegio di San Michele, presso i frati scolopi. Entrò
nell'ordine religioso a 17 anni e più tardi divenne
professore di matematica e filosofia a Volterra, dove
uno dei suoi allievi fu il futuro papa Pio IX. Nel
1805 viaggiò nel nord dell'Italia e fu impegnato per
qualche mese in attività scientifica a Milano. Fu
quindi chiamato a Firenze per coprire il doppio
incarico di insegnante di matematica ed astronomia
al Collegio degli Scolopi. Le sue prime
pubblicazioni furono articoli di idraulica, statica
ed astronomia, tavole astronomiche e manuali di
base in matematica, trigonometria e geografia. Nel
1830 dopo osservazioni prolungate per 14 anni,
pubblicò sotto il patronato del granduca Ferdinando
III, una "Carta topografica e geometrica della
Toscana" in una scala di 1:200,000.Quando
l'Accademia delle Scienze di Berlino intraprese la
costruzione di un completo atlante astronomico, gli
fu assegnata una sezione. Il suo lavoro in questo
compito gli fece ottenere grandi elogi. Divenne in
seguito provinciale e generale del suo ordine, ma la
sua salute cagionevole ed il suo amore per la ricerca
scientifica lo spinsero a rifiutare questo secondo
incarico, che ne avrebbe richiesto il trasferimento a
Roma, e ad accettare la posizione di vicario
generale. Ritornò a Firenze e, anche se quasi cieco,
da alcuni molti anni, continuò l'opera di insegnante
fino a pochi mesi prima della morte.
Lacaille, Nicolas-Louis de Abate Fu autore di misure geodetiche sia in Francia per
conto dell'Accademia delle Scienze di Parigi (1739),
(Rumigny,1713 - Parigi 1762); sia al Capo di Buona Speranza, dove fondò un
osservatorio ed effettuò la revisione della

29
posizione di oltre 10.000 stelle australi; le sue
osservazioni furono pubblicate sotto forma di
catalogo nel 1763. A lui si deve la creazione di 14
asterismi o costellazioni, fra le quali, quella della
Fornace, del Pittore, dello Scultore, della Macchina
pneumatica, del Microscopio e del Telescopio, tutte
nell'emisfero australe.
Lais Giuseppe Oratoriano di S.Filippo Neri; Fu discepolo di A. Secchi e si laureò alla Pontificia
Università di Roma in Matematica e Filosofia,
(Roma, 1845; ivi morto nel 1921) ; conseguendo anche il diploma di Ingegnere
Architetto. Nel 1873 fu ordinato sacerdote. Dal 1891
fino alla morte fu Vice Direttore della Specola
Vaticana. Fu determinante per il successo della
Specola Vaticana nel programma della Carte du
Ciel e del Catalogo Fotografico, eseguendo
personalmente e sviluppando gran parte delle
lastre. Alla sua morte erano state eseguite quasi
tutte le 1040 lastre per il catalogo ed oltre la metà
delle 540 lastre della Carta. Fu accompagnato dal
giovane Eugenio Pacelli ad un convegno di
astronomi a Parigi.
Lana Terzi, Francesco, Gesuita Fissando la convenzionale data di nascita della
navigazione aerea al 1783 (prima ascensione di un
(Brescia,1631-1687) ; pallone aerostatico ad aria calda ottenuta dai fratelli
Montgolfier) il p. Lana Terzi ha il vantaggio di un
buon secolo su tale data. Nel 1670 pubblica infatti il
libro Prodomo, che contiene un capitolo intitolato
Saggio di alcune invenzioni nuove premesso all'arte
maestra nel quale è riportata la descrizione di una
nave volante, un vascello più leggero dell'aria da lui
immaginato nel 1663 sviluppando un'idea suggerita
dagli esperimenti di Otto von Guericke con gli
emisferi di Magdeburgo. Secondo il progetto, che
intendeva "fabricare una nave, che camini sostenata
sopra l'aria a remi, & a veli", il velivolo doveva
essere sollevato per mezzo di quattro sfere di rame,
dalle quali doveva essere estratta tutta l'aria. La
chiglia sarebbe stata appesa alle sfere di rame (di
circa 7,5 metri di diametro), con un albero a cui era
attaccata una vela; secondo i suoi calcoli, quando
nelle sfere veniva fatto il vuoto, esse divenivano più
leggere dell'aria e offrivano una spinta ascensionale
sufficiente a sollevare la barca e sei passeggeri. Oggi
sappiamo che la realizzazione del progetto non è
fisicamente possibile, perché la pressione dell'aria

30
farebbe implodere le sfere e perché sfere
sufficientemente resistenti avrebbero un peso
superiore alla spinta fornita. Ma il grande merito
dello scienziato è di aver per primo applicato alla
navigazione aerea il principio di Archimede, lo
stesso che consente alle navi di galleggiare
sull'acqua e che nel 1783 porterà all'aerostato dei
fratelli Montgolfier. Notevole anche il progetto del
Magisterium naturæ et artis, opera enciclopedica in
nove volumi.
Lemaître, Georges, Gesuita Completati gli studi classici presso i gesuiti, inizia
gli studi d'ingegneria all'Università Cattolica di
(Charleroi 1894 - Lovanio 1966); Lovanio. Dopo la guerra 1914-1918, nella quale
parteciperà come volontario nella battaglia dell'Yser,
decide di cambiare l'indirizzo didattico dei suoi studi
iscrivendosi al dottorato in matematica e fisica, e
seguendo nel contempo i corsi per il baccalaureato
in filosofia tomista all'Istituto Superiore di Filosofia,
fondato a Lovanio dal cardinale Mercier. Nel 1920
consegue il suo dottorato (l'attuale licenza in Belgio)
in matematica e fisica, dopo aver discusso una tesi
sull'approssimazione delle funzioni di più variabili
reali, sotto la direzione del celebre matematico
Charles de la Vallée Poussin. Rientrato in Belgio,
nell'ottobre del 1925 è incaricato di tenere alcuni
corsi presso la Facoltà di Scienze dell'Università
Cattolica di Lovanio. Sino al 1964 vi insegnerà
astronomia, meccanica quantistica, calcolo delle
probabilità, storia e metodologia della matematica e
teoria della relatività. Nel 1926, dopo la sua tesi di
Lovanio, propone e discute con successo presso il
M.I.T. la tesi dal titolo Il campo gravitazionale in
una sfera fluida di densità uniforme e costante,
secondo la teoria della relatività, il cui tema di
studio gli era stato suggerito da Eddington. In questa
tesi, a tutt'oggi inedita, pone le basi per lo studio di
un modello di universo non omogeneo a
simmetria sferica (universo di Tolman- Lemaître).
Il quadro teorico usato nella sua tesi gli permette di
unire, in un solo modello matematico, i campi di
Schwarzschild (campi gravitazionali attorno e
all'interno di una stella sferica di densità costante),
l'universo statico di Einstein (universo omogeneo e
sferico, di raggio e densità costanti) ed il modello di
universo proposto dall'astronomo olandese de Sitter

31
(universo omogeneo e isotropo, ma senza
materia).Le osservazioni di Hubble avevano
dimostrato che la recessione delle galassie lontane
era proporzionale alla loro distanza, ma agli inizi
degli anni venti non si conosceva ancora una
spiegazione soddisfacente per tale fenomeno. Weyl
e Silberstein avevano dimostrato che un fenomeno
del genere si produce in un universo di de Sitter
quando vi introduciamo delle galassie sotto forma di
"particelle-test" di massa trascurabile. Ma poiché il
modello matematico di tale universo lo prevedeva
vuoto di materia, esso non poteva descrivere, in
termini rigorosi, il cosmo realmente osservato.
Lemaître, che su suggerimento di Silberstein aveva
studiato in dettaglio l'universo di de Sitter, ebbe
l'idea di cercare una soluzione alle equazioni di
Einstein che corrispondessero ad un universo
sferico, di massa costante e in espansione, la cui
variazione del raggio di curvatura potesse render
conto della velocità radiale di allontanamento delle
galassie lontane. Così, nel 1927, egli mette a punto
un modello cosmologico ove il raggio dell'universo
cresce esponenzialmente nel tempo, mostrandosi
capace di ricollegarsi, nel lontano passato con
l'universo statico di Einstein, e nel lontano futuro
con l'universo vuoto di de Sitter (cfr. Lemaître,
1927). Per mezzo di questo modello, egli può
derivare teoricamente una relazione tra la distanza e
la velocità delle galassie che prefigura ciò che
diverrà la «legge di Hubble», che trovata
sperimentalmente, verrà pubblicata nel 1929.
Quando pubblica il suo articolo più importante, nel
1927, Lemaître ignora che il meteorologo russo
Friedmann ha derivato in modo indipendente questo
medesimo modello, così come le soluzioni per tutti
gli universi omogenei e isotropi (a geometria sia
sferica che iperbolica) tra il 1922 e 1924 (cfr.
Friedmann e Lemaître, 1997). L'esistenza di questi
lavori gli sarà resa nota da Einstein in occasione del
Congresso Solvay del 1927, a Bruxelles. Eddington,
da parte sua, verrà a conoscenza del modello di
Lemaître nel 1930. A partire da quel momento,
l'astronomo di Cambridge contribuirà a diffondere
l'opera del suo allievo belga e a divulgarla nel
panorama scientifico internazionale. Fino al 1931

32
Lemaître non ebbe l'idea di discutere
scientificamente la questione riguardante l'"inizio"
dell'universo. Il suo modello esponenziale - come
soleva ricordare con umorismo - non aveva,
fisicamente parlando, né un inizio né una fine! In
quell'anno Eddington aveva affermato che la
nozione di un inizio fisico dell'universo era per lui
"filosoficamente ripugnante". A questa
affermazione, il cosmologo di Lovanio reagì
immediatamente. L'origine dello "spazio-tempo-
materia" poteva essere secondo lui descritta
utilizzando la termodinamica e la meccanica
quantistica. Egli propone si possa trattare della
disintegrazione di un unico quantum che riunisce in
sé tutta "l'energia-materia" dell'universo in uno stato
di massimo ordine (cioè con entropia). Questo
quantum è battezzato da Lemaître: «atomo
primitivo» (cfr. G. Lemaître, The Beginning of the
World from the Point of Quantum Theory, 1931). Va
notato che l'atomo primitivo non è individuabile né
descrivibile nello spazio e nel tempo. Le nozioni
introdotte hanno per lui un significato prettamente
statistico: lo spazio-tempo inizierebbe ad esistere
solo dopo la "disintegrazione" dell'«atomo
primitivo». Il prodotto di questa disintegrazione
avrebbe poi riempito progressivamente l'universo
durante la sua espansione, generando tutti i nuclei
atomici, a partire - così egli riteneva - dai più
pesanti. In realtà, questa visione è oggi sorpassata,
poiché la nucleosintesi degli elementi chimici si
presenta come una costituzione progressiva di
complessi di particelle a partire da una miscela di
quarks e di leptoni, che forma da principio gli
elementi chimici più leggeri (idrogeno, elio, ecc.). A
partire dal 1931, Lemaître, abbandona il suo
modello di universo a raggio esponenzialmente
crescente per adottare un universo sferico con tre
fasi evolutive caratteristiche, iniziando da una
"singolarità iniziale", che coinciderebbe con la
disintegrazione dell'atomo primitivo. L'evoluzione
dell'universo di Lemaître (il cui modello era stato
scoperto anche da Friedmann) è regolato dal gioco
di due "forze" antagoniste. L'una è la forza di
gravità, che tende ad avvicinare tra loro le masse, e
l'altra è una "forza repulsiva" (forza centrifuga) la

33
cui intensità è legata alla «costante cosmologica» (la
cosiddetta costante Λ) e che tende a controbilanciare
l'effetto della gravità. Lemaître, come Eddington, ma
contro l'opinione "estetica" di Einstein, riteneva che
questa costante traducesse una proprietà fisica
essenziale dell'universo. Oggi sembra che
l'esperienza gli abbia dato ragione. Le osservazioni
più recenti sulle supernovae lontane mostrano che il
valore di questa costante probabilmente non è
uguale a zero. Dal punto di vista teorico, la
«costante cosmologica» può essere interpretata
come espressione di una "pressione", quella dovuta
al contributo dell'energia del vuoto quantistico.
Line (Linus), Francis Gesuita E’ noto per aver inventato un orologio meccanico.
Si è occupato della teoria ondulatoria e della legge
(Londra, 1595, Liegi, 1675) ; dei gas.
Lloyd, Humphrey, Sacerdote diocesano Compì studi sull’ottica ondulatoria e sui cristalli.

(Dublino 1800 - 1881) ;


Maffi, Pietro Sacerdote diocesano, nominato Studi astronomici, in particolare sulle stelle cadenti,
CARDINALE e ricerche di meteorologia. Presidente della Specola
(Corteolona 1858- Pavia 1931); Vaticana;
Magni, Valeriano Cappucini Professore di filosofia a Vienna e a Praga, combatté
l'aristotelismo da posizioni agostiniane (De luce
(Milano 1586 - Salisburgo 1661); mentium et eius imagine, 1642; Principia et
specimen philosphiae, 1652; Opus philosophicum,
1660); ebbe molte missioni in Polonia, a Parigi e
altrove, poi fu ministro provinciale dell'Austria,
Boemia e Moravia (1624-26), quindi incaricato della
restaurazione religiosa in Boemia (1626) e
missionario apostolico in Sassonia, Assia,
Brandeburgo e Danzica (1643). Inimicatisi i gesuiti
e le autorità politiche, fu messo in carcere a Vienna
(1655), ma venne liberato per l'intervento
dell'imperatore
Magiotti, Raffaello Prete dell'ordine di Santa Lucia Nato a Montevarchi, ancora bambino si trasferì con
la famiglia a Firenze dove intraprese i primi corsi
(Montevarchi, settembre 1597 – Roma, di matematica e di astronomia. Diventato prete
1656) dell'ordine di Santa Lucia, seguì a Roma il cardinale
Sacchetti, facendosi immediatamente apprezzare
all'interno degli ambienti vaticani per la sua cultura
e le spiccate doti di poeta e prosatore. Frequentò gli
ambienti galileiani della capitale, legandosi in stretta
amicizia a Benedetto Castelli, Evangelista
Torricelli, Michelangelo Ricci e Antonio Nardi.

34
Nel maggio del 1636 venne nominato "scrittore"
presso la Biblioteca Vaticana, rifiutando di spostarsi
in Toscana, come gli era stato suggerito da Galileo,
allo scopo di proporre la candidatura a una delle
cattedre matematiche dello Studio di Pisa.
Tra il 1640 e il 1641, a Roma, Magiotti fu presente
al celebre esperimento che Gaspare Berti mise in
scena per dimostrare il peso dell'aria, ispirato dalla
lettura di un passo dei Discorsi e dimostrazioni di
Galileo. In una lettera a Marin Mersenne del 12
marzo 1648 Magiotti descrisse l'apparato
strumentale utilizzato, che, contenendo - a
differenza di quanto avrebbe fatto nel 1644
Torricelli - acqua, raggiungeva la lunghezza di ben
dieci metri. Continuando le indagini sulla
pressione dei liquidi, Magiotti dette alla luce nel
1648 la sua unica opera scientifica, il trattato
sulla Renitenza certissima dell'acqua alla
compressione, dove formulò il principio
dell'impossibilità della compressione dell'acqua.
Nella stessa opera descrisse un particolare
aerometro, conosciuto con il nome di "ludione" o
"diavoletto di Cartesio", che ha avuto una notevole
importanza nella storia della strumentaria
scientifica. Magiotti aveva accumulato un gran
numero di appunti e di carte che non riuscì a
ordinare e far stampare a causa della morte
repentina, avvenuta nel corso della peste che colpì
Roma e l'Italia meridionale nel 1656. Della stessa
epidemia era morto a Napoli anche il grande
anatomista Marco Aurelio Severino. Il Principe
Leopoldo incaricò Giovanni Alfonso Borelli di
cercare di recuperare gli scritti inediti dello
scienziato aretino. Dopo alcune indagini Borelli
annunciò a di Magiotti era stata saccheggiata e i suoi
scritti trafugati da ignoti.
Redi aveva conosciuto Magiotti a Roma nel corso
del proprio viaggio del 1650. Ne aveva ricavato una
grande impressione. In una lettera scriveva infatti:
"Il Magiotti è un gran dotto uomo, ed io procuro di
stargli attorno più che posso, perché sempre imparo
da lui qualche bella cosa".Firenze che l'abitazione
privata
Maignan, Emanuel Membro dell’Ordine dei Minimi Prese presto i voti, entrando, nel 1619, a far parte
dell'ordine dei Minimi. Dal 1636 al 1650, Maignan

35
(Tolosa, 1601- Tolosa, 1676) ; insegnò filosofia e teologia a Roma, presso la casa
conventuale dei Minimi al Pincio. Risale a questo
periodo la sua frequentazione dell'ambiente
scientifico romano, con stretti contatti con
personaggi quali Gasparo Berti, Raffaello
Magiotti e Athanasius Kircher. Il loro dibattito
scientifico fu particolarmente importante ai fini della
realizzazione di esperimenti atti a determinare la
possibilità dell'esistenza del vuoto, ed ebbe riflessi
non trascurabili sulle parallele scoperte torricelliane.
Oltre alla pneumatica, le ricerche del minimo
francese toccarono anche i campi dell'ottica e
della strumentaria, cui dedicò un lavoro non
trascurabile, la Perspectiva horaria (1648), che
contiene una minuziosa disamina delle questioni
teoriche e pratiche relative alle meridiane. Il
predominante interesse di Maignan per l'indagine
del mondo fisico è, del resto, efficacemente attestato
dal Cursus philosophicus (1653), un manuale
destinato principalmente alle scuole del proprio
Ordine, e largamente dedicato all'analisi dei
problemi della filosofia naturale. Pur rimanendo
saldamente ancorata al contesto della tradizione
filosofica aristotelico-scolastica, l'opera di Maignan
accoglie alcuni presupposti sviluppati dai
protagonisti della rivoluzione scientifica, mettendo
soprattutto l'accento sul valore della ricerca
sperimentale quale fonte di nuova e più certa
conoscenza.
Malapert, Charles Gesuita Uomo di immensi talenti e competenze, e dalla
vocazione internazionale, fu professore di
(Hainaut, Belgio, 1581, Vitoria, Paese matematca in Polonia e a Madrid. Un cratere lunare
Basco, Spagna) porta il suo nome, dato che contribui con i suoli
lavori alla diffusione delle conoscenze scientifiche
del suo tempo
Mayer, Christian Gesuita La sua formazione comprende lo studio del greco,
del latino, della matematica, della filosofia e della
(Maderizenhi, 1719-1783); teologia. Attorno ai vent'anni decise di diventare
gesuita, un cammino che lo costrinse ad
abbandonare la sua casa per via della
disapprovazione paterna. Entrò a far parte della
Compagnia di Gesù a Mannheim nel 1745. Dal 1752
la sua reputazione divenne tale che fu scelto come
professore di matematica e fisica a Heidelberg.
Nello stesso periodo sviluppò un grande interesse

36
verso l'astronomia. Un cratere della luna è
intitolato a suo nome.
Mancini Nazareno Gesuita Astronomo all’Osservatorio del Collegio Romano e
insegnante nel Collegio stesso. È autore di alcuni
(Orvieto,1822, Roma1870); testi di Matematica elementare e di alcune
memorie di argomento astronomico e
meteorologico.
Mariotte, Edme Abate Scoperta della legge dei gas, indipendentemente da
Boyle, vari altri studi, anche in botanica; è
(Digione, 1620, Parigi, 1684); considerato da Condorcet come colui che
introdusse il metodo sperimentale in Francia.
McNally, Paul Gesuita Astronomo, nel 1928 divenne direttore
dell’osservatorio di Georgetown. Ha studiato le
(Stati Uniti 1890-1955); eclissi solari. Un cratere lunare porta il suo nome
Mersenne, Marin Membro dell’Ordine dei Minimi Compì studi di acustica; traduttore delle opere di
Galilei.
(Oizé, 1588 –Parigi, 1648) ;
Michelini, Famiani Religioso dell’ordine dei piaristi Entrato nell'ordine dei piaristi con il nome di
Francesco di San Giuseppe, compì gli studî a
(Roma 1604 - Firenze 1665); Genova e a Firenze, dove venne presentato a Galileo
da G. B. Baliani. Matematico di corte presso
Ferdinando II de' Medici, nel 1648 venne chiamato
alla cattedra di matematica di Pisa, vacante per la
morte di V. Renieri. Sostenitore della priorità delle
scienze esatte e del metodo sperimentale, che
applicò anche alla medicina, fu uno dei primi e più
importanti promotori della scienza dell'idraulica. La
sua opera Della direzione de' fiumi (1664), la cui
importanza venne sottolineata da D. Guglielmini, fu
inclusa nella Raccolta d'autori che trattano
dell'acque (1723 ed ed. successive).
Miller Walter Gesuita Entrato a 20 anni nella Compagnia di Gesù, studiò
Astronomia all’Università di Georgetown e conseguì
(Rochester 1904, 1973) ; la laurea presso l’Università di Harvard. Nel 1945 fu
chiamato alla Specola Vaticana, dove si dedicò alle
osservazioni di stelle variabili della Via Lattea,
accumulando più di 3500 lastre. Nel 1955 lasciò la
Specola Vaticana per la Fordham University di New
York, dove proseguì lo studio del materiale
fotografico accumulato fino ad allora, risultante
nella pubblicazione di 33 lavori sulla rivista
Ricerche Astronomiche. Nel corso dei suoi studi
Padre Miller scoprì ben 490 nuove stelle variabili,
identificandone il tipo e studiandone la curva di
luce.

37
Moretti, Paolo Gaetano Membro della congregazione dei Teatini Compose una sorta di catalogo stellare e compilò
delle tavole planetarie "perpetue".
(Bologna 1617 circa - ivi 1697);
Murgas, Josef Sacerdote diocesano Il reverendo Murgas ha brevettato 17 invenzioni,
tra cui un telegrafo senza fili che è considerato
(Tajov, Slovacchia, 1864-Stati Uniti un’anticipazione della radio. Si è occupato anche
1929) ; di botanica, di entomologia, ed era anche artista e
poeta.
Muller Adolf, Gesuita Sacerdote gesuita, successe al P. Stanislao Ferrari
nella direzione dell'Osservatorio privato dei
(Pfaffender –Rheiland, Germania, 1853 gesuiti sul Gianicolo e nell'insegnamento
Essen –Ruhr- 1939 ); dell'Astronomia presso la Pontificia Università
Gregoriana. Pubblicò un trattato di Astronomia in
due volumi (1906), un volume su Copernico (1908)
e uno su Galileo Galilei (1911).
Nollet, Jean Antoine Abate Precettore della famiglia reale francese e professore
all'Università di Parigi, fu lui a interpretare in
(Primpez,1700 –1770) ; modo giusto i due tipi di elettricità di Du Fay
come due tipi distinti di fluido elettrico, uno
vetroso e l'altro resinoso. Assistente di due scienziati
già famosi, Charles-François de Cisternay Dufay
(1698-1739) e René-Antoine Ferchault de
Réaumur (1683-1757). Grazie a loro conobbe
alcuni dei principali divulgatori della fisica
newtoniana quali John Teophilus Desaguliers
(1683-1744) e Willem Jacob 's Gravesande (1688-
1742). Nel 1740 divenne membro dell'Académie
Royale des Sciences di Parigi. Il suo contributo alla
diffusione della fisica sperimentale fu notevolissimo
e i suoi trattati, fra i quali ricordiamo le Leçons de
physique, pubblicate in sei volumi fra il 1743 e il
1748 e spesso ristampate, e L'art des expériences,
pubblicato nel 1770, godettero di enorme popolarità.
Importante fu pure la sua opera nel campo
dell'elettricità. Si deve a lui l'invenzione di
numerosi strumenti utilizzati a scopo didattico.
Molti apparecchi di fisica realizzati per il Museo di
Fisica e Storia Naturale di Firenze, oggi conservati
all'Istituto e Museo di Storia della Scienza, furono
costruiti seguendo le tavole e le indicazioni dei testi
di Nollet.
O’Connell, Daniel Gesuita Entrato nell’ordine dei Gesuiti nel 1913, compì i
suoi studi a Dublino, laureandosi in Matematica e
(Rugby, 1896–Roma, 1982); conseguendo anche il dottorato in Scienze. Agli inizi
degli anni ‘30 prese servizio presso l’Harvard

38
College Observatory, negli USA, ed in seguito al
Riverside College Observatory di Sydney, Australia,
di cui assunse la direzione nel 1938. Nel 1952 si
trasferì in qualità di Direttore all’Osservatorio del
Vaticano e mantenne tale carica sino al
collocamento a riposo nel 1970. Si occupò
principalmente di osservazioni di stelle variabili e
di stelle doppie, scoprendo per queste ultime un
particolare "effetto" che porta il suo nome,
derivante dalla rotazione della linea degli apsidi.
Si dedicò anche allo studio del fenomeno del
raggio verde, pubblicando nel 1958 una monografia
corredata di splendide fotografie, dal titolo The
Green Flash and Other Low Sun Phenomena.
Oriani, Barnaba Barnabita Studi sull’eclittica e sulle determinazioni geodetiche
della carta di Lombardia.
(Milano 1752 - 1832) ;

Pardies, Ignace-Gaston Gesuita Fisico e matematico, fu autore di numerose ricerche


nel campo della fisica, della geometria,
(Pau 1638 - Parigi 1673), dell'astronomia; con F. M. Grimaldi e R. Hooke
sostenne la natura ondulatoria della luce,
esercitando con le sue opere una cospicua influenza
su Ch. Huygens
Peiresc, Nicolas-Claude Fabri de Canonico francese E’ stato un astronomo, botanico e numismatico
francese. Fu uno studioso anche altre discipline che
(Belgentier, 1 dicembre 1580 – Aix-en- mantenne un'ampia corrispondenza con altri
Provence, 24 giugno 1637) scienziati e seppe organizzare con successo alcune
tra le prime spedizioni di ricerca scientifica. Molto
vasto il campo delle sue ricerche, tra queste si
impegnò per molti anni nel determinare la differenza
in longitudine di varie località in Europa, attorno al
Mediterraneo. A Tolone, per la prima volta
cominciò ad interessarsi all'astronomia. Intraprese
un viaggio ancora più lungo in Italia, in Svizzera e
in Francia nel 1599 ed infine finì i suoi studi legali
nel 1604 a Montpellier. Nel 1610, il suo protettore,
du Vair, acquistò un telescopio, che Peiresc e Joseph
Gaultier utilizzarono per l'osservazione dei cieli,
includendo le lune galileiane. Nicolas-Claude
Peiresc scoprì la Nebulosa di Orione nel 1610;
Joseph Gaultier divenne la seconda persona ad
osservarla al telescopio. Questa scoperta cadde nel
dimenticatoio fino al 1916, quando Guillaume
Bigourdan la rivelò. Studiò i fossili, ed ospitò
l'astronomo Gassendi dal 1634 fino al 1637.Nicolas-

39
Claude Peiresc morì il 24 giugno del 1637 ad Aix-
en-Provence. Nicolas-Claude Fabri de Peiresc venne
onorato nel 1935, quando la società astronomica
internazionale gli dedicò uno dei crateri della Luna,
battezzandolo "Peirescius", derivazione latina del
suo nome (46.5S, 67.6E, diametro di 61 km).
Perry, Stephen Joseph Gesuita Astronomo, si è occupato dei satelliti di Giove,
dell’osservazione delle comete, delle meteoriti,
(Londra, 1833-1889); delle macchie solari ecc.
Pezenas, Esprit Gesuita Fisico e astronomo. Ha diretto l’osservatorio di
idrografia di Marsiglia. Ha fatto dei lavori di
(Avignone, 1692 – 1776) ; traduzione, e delle ricerche sulle longitudini.
Pianciani, Giovanni Battista Gesuita Cultore di fisica e di altre scienze naturali.
Entrato nella Compagnia di Gesù nei primi anni
(Spoleto, 27 ottobre 1784 – Roma, 23 dell'Ottocento, visse il periodo di formazione a
marzo 1862) ; Napoli, dove emise i voti nel 1805. Un anno dopo,
con l'occupazione francese di Napoli da parte di
Giuseppe Bonaparte e la conseguente espulsione dei
gesuiti, riparò con i suoi confratelli dapprima a
Roma, quindi nel Collegio di Orvieto. Nel 1814
lavorava nuovamente a Roma, dove si ha traccia
della sua presenza in occasione della solenne bolla
del 7 agosto, con cui Pio VII restaurava la
Compagnia di Gesù. Negli anni dal 1825 al 1848 fu
stabilmente professore di fisico-chimica al
Collegio Romano. Fu tra i primi redattori de La
Civiltà Cattolica quando essa venne fondata nel
1850. Nel 1848, per i noti fatti politici, ci fu la
dispersione dei gesuiti. Pianciani riparò negli Stati
Uniti dove, negli anni 1849-50, insegnò teologia
dogmatica a Washington presso la Georgetown
University.Morì al Collegio Romano il 23 marzo
1862.
Piazzi, Giuseppe Membro della congregazione dei Teatini Osservazioni sulle stelle fisse; scoperta,
confermata da Gauss, del I° pianetino tra Marte
(1746, Ponte di Valtellina-Napoli, 1826); e Giove.
Picard, Jean Abate Dopo la formazione avuta dai gesuiti, divenne
astronomo e geodeta. Introdusse metodi per la
(1620, La Flèche - 1682 Parigi); determinazione delle posizioni di corpi celesti. Fu
uno dei primi ventun membri dell'Académie des
sciences di Parigi; per incarico di questa eseguì con
A. Auzout la misurazione della lunghezza del
grado di meridiano tra Amiens e Malvoisine
(1669-70). Fra le opere: La mesure de la Terre
(1671); Connaissance des temps (5 voll., 1679-83);

40
Traité du nivellement (post., 1684). Un cratere della
Luna porta il suo nome.
Pingrè, Alexandre Guy Agostiniano Astronomo e geografo navale; un cratere lunare
porta il suo nome. Si è distinto per aver rilevato un
(Parigi, 1711- 1796) errore di quattro minuti nel calcolo di un eclisse;
inoltre ha compilato un’almanacco nautico.
Bibliotecario e rettore dell’Universita di
S.Genoveffa, con molta fatica riuscì ad edificarvi
un’osservatorio astronomico. Ha fatto parte di una
spedizione scientifica nell’oceano pacifico, nel
1761. E’ stato considerato abbastanza vicino ai
giansenisti e alle loro pubblicazioni.
Poczobutt, Marcin Odlancki, Gesuita Astronomo e matematico polacco--lituano, direttore
di un osservatorio, professore a Vilnius per oltre 50
(Hrdna, 1728, Daugvapils, 1810); anni, ed è stato anche rettore dell’Università, che
riformò con metodi e discipline moderne. Ha
osservatore diverse comete, asteroisi, tra cui Cerere,
eclissi.
Prokop, Vaclav Divis Sacerdote diocesano Avrebbe inventato un parafulmine in via autonoma
dagli studi di Franklin. Ha anche inventato il
(Boemia, 1698-Moravia, 1765); primo strumento musicale elettronico, il Denis
d’oro.
Regi, Francesco Maria de Barnabiti A 24 anni divenne professore di matematica presso
il Collegio S.Anna, assime al confratello P.Frisi; era
(Milano, 1720-1794); esperto, oltre che di matematica, anche di idrografia
e si applicò alla soluzione di problemi riguardanti
lo scorrimento dei fiumi. Risolse brillantemente
una vertenza concernente il fiume Tartaro che
coinvolgeva sia l’Austria che la Repubblica Veneta.
Pubblicò un manuale per l’irrigazione.
Regiomontano, Giovanni Sacerdote diocesano Redazione di carte nautiche e di almanacchi;
studi di trigonometria.
(Königsberg 1436 - Roma 1476);
Reniero, “Reinarius”, Vincenzo Monaco olivetano Discepolo di Galileo; professore all'università di
Pisa (dal 1640), autore delle Tabulae mediceae
(Genova 1606 - Firenze 1648) ; (1639; 2a ed. ampliata 1647). Galileo, cieco,
avrebbe voluto che Reniero seguitasse le
osservazioni dei satelliti di Giove e ne calcolasse le
effemeridi;
Ricciòli, Giovanni Battista Gesuita Geografo e astronomo, preparò la stesura di una
mappa d’Italia. La mappa lunare di Riccioli ha
(Ferrara 1598 - Bologna 1671); una grande importanza storica, giacché ha
fornito la base del sistema di nomenclatura
tuttora in uso. Più correttamente è chiamata mappa
di Riccioli/Grimaldi, visto che l'ottico gesuita

41
Francesco Grimaldi tracciò con ogni probabilità la
mappa, mentre il gesuita Riccioli inventò i nomi (e
scrisse il libro nel quale la carta fu inserita). Dunque,
il Mare Tranquillitatis (Mare della Tranquillità), che
venne attraversato dagli astronauti dell'Apollo, ha
preso qui il suo nome, così come i grandi crateri
Plato ecc.
Roberto Grossatesta Francescano Vari studi, tra cui quelli di ottica; traduttore dal
greco di Aristotele; A.C. Crombie lo giudica: il vero
(Greathead (1175-1253); fondatore della tradizione del pensiero scientifico
nella Oxford medioevale e, in una certa misura,
della tradizione intellettuale della moderna
Inghilterra.
Rosa Paolo Gesuita Dedicatosi sin da giovane agli studi di Matematica,
nel 1848 si recò negli Stati Uniti presso
(Civita Castellana –Viterbo- il 23 Giugno l’Osservatorio di Georgetown dove si occupò di
1825; Roma, 11 Luglio 1874); Astronomia sotto la direzione del Padre Curley.
Rientrato in Italia, fu destinato in qualità di
Assistente all’Osservatorio del Collegio Romano,
dove proseguì la sua attività nel campo
dell’Astronomia contribuendo addirittura coi suoi
fondi privati al miglioramento della suppellettile
scientifica della Specola. Negli ultimi tempi si
dedicò a studi sulla variazione del diametro
solare, i cui primi risultati furono pubblicati nel
secondo volume delle Memorie della Società degli
Spettroscopisti Italiani. Si occupò anche, con Padre
Secchi, di osservazioni di protuberanze e macchie
solari.
Salpeter Ernst Gesuita Entrato nell’ordine dei Gesuiti nel 1931, fu chiamato
alla Specola Vaticana nel 1948 e qualche anno dopo
(Wiener Neustadt, in Austria, nel 1912; si laureò in Chimica presso l’Università di
Roma, Gennaio 1976); Innsbruck. Assistente prima, e poi Direttore del
Laboratorio spettrochimico della Specola, collaborò
alla produzione degli atlanti spettrali. Si occupò
di studi spettroscopici e di ricerche di Fisica e di
Elettronica.
Schall von Bell, Johann Adam ; Gesuita Divenne il direttore del centro astronomico
dell’imperatore cinese. - Missionario e astronomo
(1591 - 15 August 1666); tedesco (Colonia 1592 - Pechino 1666). Gesuita dal
1611, nel 1617 viaggiò in India e Cina e nel 1623
arrivò a Pechino dove divenne dal 1630 direttore
dell'ufficio astronomico e collaborò alla riforma
del calendario secondo il modello occidentale .

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Scheiner, Christoph Gesuita Entrò nell'ordine dei Gesuiti nel 1595, quindi
insegnò matematica e lingua ebraica a Ingolstadt dal
(Wald, 1573, Nysa, 1650) ; 1610 al 1616. Fu quindi docente di matematica e
astronomia a Roma dal 1624 al 1633. Dopo aver
vissuto a Vienna per sei anni, nel 1639 si trasferì
presso il collegio di Nysa (allora nota come Neisse,
oggi in Polonia). Descrisse gli usi dei pantografi e si
interessò particolarmente di ottica; pubblicò i
risultati delle sue ricerche nel libro Oculus sive
fondamentum opticum, del 1619. L'esperimento
ottico di Scheiner, ancora ricordato in alcuni
trattati della materia, serve a trovare il punto
prossimo e il punto remoto della visuale distinta.
Pubblicò inoltre numerosi studi e opere di
astronomia, in particolare sulle macchie solari,
argomento sul quale entrò in polemica anche con
Galileo. Con l'opera Rosa Ursina sive Sol, ex
admirando facularum et macularum suarum
phenomeno varius, pubblicata nel 1610, Scheiner
cercò di dimostrare come le sue scoperte sulle
macchie fossero antecedenti e più convincenti di
quelle dell'astronomo toscano. Nell'opera postuma
Prodromus de Sole mobili et stabili Terra contra
Galileum de Galilei (pubblicata nel 1651), Scheiner
sostenne le teorie tolemaiche sull'immobilità della
Terra in contrasto con le nuove idee copernicane e
con le dimostrazioni dello stesso Galileo. Tale opera
può essere considerata una degli ultimi tentativi di
sostegno verso il sistema cosmologico tolemaico.
Oltre ad essere l’inventore del Pantografo, lo fu
anche di un telescopio speciale.
Schyrlerus, Anton Maria di Rheita, Cappuccino Astronomo e studiso di ottica. E’ stato il creatore
chiamato anche Schyrl o Schyrle del telescopio di Keplero. Professore di filosofia,
(secondo alcune fonti era un frate nel 1640, presso Treviri. Tra le sue opere, si segnala
(Rheita, 1604-Ravenna, 1660) Agostiniano) Oculus enoch et Eliae. Compose anche una mappa
della luna. Un cratere lunare porta il suo nome.
Searle, George Membro dell’Ordine dei Paolini Si convertì al cattolicesimo ed entro neli Paolini.
Scrisse vari libri di astronomia, e scoprì, come
(Londra, 1839- 1918) astonomo, varie galassie.
Secchi, Angelo, Gesuita E’ il fondatore della spettroscopia astronomica.
Fu direttore dell' Osservatorio Vaticanoe si occupò
(Reggio Emilia , 1818–Roma ,1878); per primo di classificare le stelle in classi spettrali.
In suo onore l'asteroide 4705fu chiamato col suo
nome.

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Serpieri, Alessandro Scolopio Ha contribuito alle scienze con vari lavori in
sismologia e in astronomia. Ebbe una prima
(San Giovanni in Marignan, presso formazione grzie ai fratelli Speranza, entrambi
Rimini, 1822- Fiesole, 1885) ; sacerdoti scolopi. Studio poi filosofia e scienze
presso l’osservatorio Ximeniano. Fu docente di
fisica presso la cattedra pontificia. Scoprì l’origine
delle meteore di agosto. Su sollecitazione di p.
Angelo Secchi osservò un’eclisse totale in Calabria.
In suo onoere è stato chiamato l’asteoroide 70.745.
in sismologia ha introdotto per il primo il radiante
sismico. Fece anche lavori sul pendolo di Foucault e
sul potenziale elettrico
Sersale, Gerolamo, in latino Sirsalis Gesuita Astronomo, disegnò una mappa abbastanza
precisa di una luna piena. Il cratere Sirsalis porta il
(Italia, 1584-1654) ; suo nome
Settimi, Clemente Scolopio Entrato nella congregazione delle Scuole Pie, prese i
voti nel 1632. Precettore privato di geometria, ebbe
(1612-?); fra i suoi allievi il giovanissimo Vincenzo Viviani
(1622-1703), che divenne poi l’ultimo discepolo di
Galileo. Fu sua la mano che scrisse molte delle
lettere che Galileo, ormai irrimediabilmente cieco,
dettò per corrispondenti e collaboratori, come
Bonaventura Cavalieri (1598-1647) ed Evangelista
Torricelli (1608-1647), con i quali il Settimi
intrattenne anche personalmente rapporti
amichevoli. Col pretesto di una promozione fu
inviato nel 1641-42 in Sicilia, dove si perdono le sue
tracce.
Stansel, Valentin, in portoghese Gesuita Missionario in India e in Brasile, professore di
Estancel teologia morale e astronomo, studiò il movimento
delle comete. Tra le sue opere principali, Dioptra
(Olmutz, Moravia, 1621, Bahai, Brasile, Geodetica, del 1652.
1705)
Stein Johan Willem Gesuita Entrato nell’Ordine dei Gesuiti nel 1888, si laureò in
Matematica a Leida e lavorò alla Specola Vaticana
(Grave, in Olanda, il 27 Febbraio 1871; come Assistente del P. Hagen dal 1906 al 1910.
Roma il 27 Dicembre 1951) ; Insegnò poi Matematica e Fisica nel Collegio S.
Ignazio dei Gesuiti ad Amsterdam. Nel 1930, alla
morte del P. Hagen fu chiamato a succedergli alla
direzione della Specola Vaticana, incarico che
mantenne sino alla morte. Appena insediato
promosse il trasferimento già proposto dal P. Hagen,
della Specola da Roma a Castelgandolfo. Il
trasferimento fu completato nel 1935 ed il nuovo
Osservatorio sotto la sua direzione divenne uno

44
degli istituti astronomici meglio attrezzati d’Europa.
All’inizio della carriera si occupò di orbite
planetarie e cometarie, di variazione delle
latitudini e di stelle doppie strette, di cui compilò
un catalogo. Esperto nella teoria delle stelle
variabili, completò l’Atlas Stellarum variabilium
iniziato dal P. Hagen. Si dedicò anche alla Storia
dell’Astronomia, pubblicando diversi pregiati lavori.
Fu membro della Pontificia Accademia dei Nuovi
Lincei e della Pontificia Accademia delle Scienze,
oltre che di varie altre società scientifiche nazionali
ed estere.
Tibor, Matyas Gesuita Compì brillanti studi sulla struttura della Via
Lettea e degli asteroidi. Ha diretto la Specola
(Saros County, Slovacchia, 1902- Vaticana durante gli anni della II guerra mondiale.
Budapest, 1995);
Timmers Mattieu Gesuita Conseguito il diploma di elettrotecnico, nel 1935
entrò nella Compagnia di Gesù. Chiamato nel 1938
(Olanda nel 1907; morto a Roma nel alla Specola Vaticana in qualità di meccanico
1954); addetto alla manutenzione degli strumenti, mostrò
ben presto notevoli capacità nelle osservazioni e
nella fotografia celeste. Fu appunto su una
fotografia da lui eseguita che nel 1946 scoprì una
cometa, unica nella storia della Specola, cui fu
assegnato il suo nome. Con il suo assiduo lavoro
diede un contributo determinante al compimento
della Carte du Ciel.
Toaldo, Giuseppe Abate Docente (dal 1762) di astronomia nell'università di
Padova; si occupò prevalentemente di geofisica e
(Pianezze 1719 - Padova 1797); meteorologia. Pubblicò il Giornale
astrometeorologico (1773-97).

Treanor Patrick, Gesuita Nel 1950 ottenne il Ph.D. in Astrofisica


all’Università di Oxford. Fra il 1959 e il 1960 fu
(Londra, il 15 Marzo 1920; morto a Roma Research Associate all’Università della California,
il 18 Febbraio 1978); Lick Observatory, e fra il 1960 e il 1961 ebbe la
stessa carica all’Università di Chicago, Yerkes
Observatory. Nel 1961 fu Astronomo presso
l’Osservatorio del Vaticano e dal 1970 Direttore
dello stesso Osservatorio. Si occupò specialmente di
struttura galattica, interferometria,
strumentazione ottica, polarizzazione. Fu, dal
1949 al 1953, Editor di The Observatory. Oltre alle
sue numerose pubblicazioni scientifiche, merita di
essere ricordata la sua eccellente serie di articoli
divulgativi pubblicati su L’Osservatore Romano. Fu

45
membro della Pontificia Accademia delle Scienze e
di numerose altre accademie nazionali ed
internazionali.
Trisnecker, Franz de Paola Gesuita Un cratere lunare porta il suo nome. Infatti dopo gli
studi di teologia e filosofia, si dedicò alle
(Mallon, Austria, 1745-Vienna, 1817) ; misurazioni astronomiche, e divenne assistente del
regio osservatorio di Vienna

Truchet, Sebastien Domenicani Fu un eclettico religioso dell'ordine domenicano,


matematico, ingegnere nonché grafico e designer
(Lione, 1657 – 5 febbraio 1729) ante litteram francese. Era anche esperto di idraulica
e tipografia e a lui si devono svariate invenzioni.
Come tipografo curò nella Description des Métiers[1]
la proporzione delle lettere del carattere "Roman Du
Roi" (noto anche come carattere di Grandjean), da
cui discende direttamente il "Times New Roman" ed
al quale s'ispirarono Pierre Simon Fournier, i Didot e
Giovanni Battista Bodoni. Si tratta del primo studio
scientifico di una certa portata sui caratteri
tipografici, ed è anche alla base del concetto di
punto tipografico (la cui prima definizione si deve al
tipografo francese Pierre Simon Fournier nel 1737).
Come esperto di idraulica ha progettato gran parte
dei canali francesi. Della sua attività di inventore
ricordiamo meridiane, armi e strumenti per
trapiantare alberi di una certa dimensione, utilizzati
nel parco di Versailles. Come matematico e designer
ha studiato il riempimento di aree con un singolo
elemento che possa essere affiancabile ruotandolo
nelle quattro direzioni principali.
Van Maelcote, Odo Gesuita Ricevuto novizio nella Compagnia di Gesù a
Tournai il 12 febbraio 1590. Ebbe relazioni con
(Bruxelles, 1572, 1615). molti fra i più cospicui astronomi del suo tempo, ed
insegnò matematiche e lingua ebraica nel Collegio
romano, dove fu assistente di Christoph Berger
Grien
Von Gmunden, Johannes Canonico della Cattedrale di S.Stefano, a Divenuto Maestro delle arti presso l’Università di
Vienna Vienna, oltre a studiare e insegnare teologia,
(Gmunden, 1388, Vienna, 1442); compose numerose tavole astronomiche. Un
asteroide porta il suo nome. Fece anche degli studi
sugli elementi di Euclide
Vassalli Eandi, Giuseppe Antonio Abate Zio di un altro scienziato mebro del clero
piemontese, l’omonimo Giuseppe Vassalli Eandi.
( Saluzzo, 1735-Torino, 1799); Suo nipote fu anche il suo biografo più
attendibile.Ebbe diverse sorelle; una di esse, Teresa,

46
rimasta molto presto vedova, visse con l'E. (dopo
che egli pronunciò i voti) unitamente al figlio
Antonio Maria Vassalli, che cosi fu in stretto
rapporto con lo zio fin dall'infanzia, recependone gli
interessi intellettuali per diventarne poi collaboratore
e successore. Nel 1751, mentre l'Eandi seguiva studi
letterari a Saluzzo, il padre mori, lasciando la
famiglia in condizione economica non florida; pur
ancora giovanissimo, l'Eandi lasciò alla madre e alle
sorelle i modesti proventi dell'eredità paterna,
provvedendo a se stesso con le lezioni private
procurategli dalla reputazione di studente brillante.
La sua vita subì una svolta culturale quando l'abate
I. Butis, suo docente di filosofia nel 1753-54,
l'incoraggiò a partecipare al concorso di ammissione
al collegio delle Provincie, che offriva a Torino
soggiorno e studi universitari gratuiti a giovani
provenienti dallo Stato sabaudo. Nel concorso del
1756 l'Eandi risultò il miglior concorrente
(nonostante una balbuzie poi progressivamente
dominata). L'ambiente del collegio e quello
dell'ateneo torinese, modernizzato a partire dalla
riforma del 1720, misero in contatto il giovane
provinciale, in alcune discipline, andavano
assumendo tono europeo. Recatosi ad ascoltare le
lezioni del cattedratico di fisica, G. B. Beccaria,
converti gli iniziali interessi letterari in quelli
scientifici, ottenendo il passaggio dalla sottoclasse di
lettere a quella di filosofia. L'Eandi curò con
scrupolo entrambi i versanti della formazione, quella
letteraria e quella umanistica, ma per influenza del
Beccaria e del matematico F. D. Michelotti, noto
cultore di idraulica pura e applicata, i suoi interessi
vennero poi focalizzandosi su temi sperimentali. Le
sue doti e le capacità di applicazione furono presto
apprezzate: già nel 1757 fu nominato ripetitore di
geometria nel collegio; significativo fu il rapporto
con il Beccaria, del quale l'Eandi divenne, insieme
con l'abate D. Canonica, il collaboratore abituale.
Per sostentarsi egli dovette quindi proseguire le
lezioni private dall'agosto 1761, quando superò
l'esame di abilitazione all'insegnamento della
filosofia, al 1770. In questi anni stabili contatti con
l'ambiente scientifico e culturale torinese, e con
brillanti ex allievi di Beccaria e Michelotti quali G.

47
F. Cigna, G. A. Saluzzo e L. Lagrange, che,
avevano fondato la società scientifica destinata a
divenire l'Accademia reale delle scienze. Nel
novembre 1770 assunse la prefettura degli studi e
l'insegnamento di filosofia nelle regie scuole di
Savigliano. Ammodernò la didattica, potenziando gli
insegnamenti di italiano e matematica, e attenuò il
rigido apparato disciplinare. Fu ancor più notevole
la sua riforma dei programmi di filosofia, episodio
significativo di un processo di espansione della
cultura moderna dal centro torinese alle istituzioni
provinciali. La descrizione fatta dal nipote dei testi
manoscritti dei corsi dell'E. a Savigliano li qualifica
come anelli intermedi della transizione da una
manualistica filosofica onnicomprensiva, di assetto
sistematico e aprioristico a una in cui era ormai
matura la separazione tra trattatistica fisica in senso
moderno e trattatistica filosofica; la transizione
risulterà completa nei successivi Physices
experimentalis lineamenta. A Savigliano, oltre ad
aggiornare i contenuti, l'Eandi mutò anche in parte
l'ordine tradizionale del cursus filosofico. Nel primo
anno alla logica fece seguire la metafisica
(comprensiva di ontologia e psicologia), ma anche
un'ampia sezione di geometria; inoltre abbandonò in
parte il metodo aprioristico-deduttivo, inserendo
considerazioni storiche e metodologiche e dando un
carattere più positivo alla discussione delle sostanze
spirituali. Nel secondo anno trattò (con modalità
analoghe) la morale e la fisica, aggiornando molto i
contenuti (inclusa tra questi l'elettrologia, tema di
voga europea divenuto, con Beccaria, abituale per i
fisici piemontesi). Indice significativo del carattere
non più scolastico della cultura dell'Eandi, e insieme
del suo intento di contrastare l'uso illuministico della
scienza come agente corrosivo di atteggiamenti
fideistici, sarà l'operetta Ragione e religione
dedicata al vescovo di Nizza. E. Valperga, già
governatore del collegio delle Provincie quando l'E.
ne era stato allievo. Molto giovane ("subito che ebbe
l'età prescritta dai sacri canoni", secondo il Casalis)
egli si era fatto ecclesiastico. Ebbe un preciso
interesse per il dibattito teologico contemporaneo.
Molto apprezzato come oratore sacro, diverrà in
seguito predicatore nell'ateneo. Per le esigenze

48
didattiche egli ampliò la parte matematica dei corso
di Savigliano, già comprendente algebra, aritmetica
e geometria (oltre alle applicazioni); ne risultò un
manuale rimasto inedito, che funse da base ai
successivi Arithmetices et Geometriae
elementa.Negli anni successivi al 1781, pur
mantenendo l'insegnamento di geometria, l'Eandi si
occupò essenzialmente di fisica, e primariamente
di elettrologia, associandosi nella ricerca il nipote
Vassalli (nel 1787 questi costrui il suo elettroscopio
a foglie d'oro). Nel 1788, avendo il Canonica
lasciato l'insegnamento per motivi di salute, passò
alla cattedra di fisica sperimentale seguitando a
valersi dell'aiuto del nipote, che nel 1792 divenne
sostituto e nel 1795 ebbe la designazione
governativa a suo successore (gli succederà di fatto
nel 1801). Il lavoro sperimentale dell'E. in questi
anni non è pienamente ricostruibile, sia perché le sue
pubblicazioni furono esigue, sia perché i suoi
risultati confluirono in quelli del Vassalli, sia infine
perché le ricerche di Galvani e Volta tracciarono
presto vie d'indagine rispetto alle quali le sue
risultarono obsolete o incomplete. In una memoria
letta nell'Accademia delle scienze di Torino nel
maggio del 1790 (Sur l'électricité dans le vide, in
Mémoires de l'Académie Royale des sciences, X
[1790-1791], pp. 7-17), pur restando fedele alla
tradizionale teoria del calorico e seguitando a
sostenere l'identità di esso col "fluido elettrico",
presentò originali esperienze volte a provare - contro
George C. Morgan - la trasmissione delle cariche
elettriche nel vuoto. In un'altra memoria letta nel
giugno 1792 (Résolution des questions suivantes sur
l'électricité; I, L'air est-il électrique par frottement?,
II, La lumière excitée par le frottement dans les
corps est-elle électrique?; III, Les corps résineux
décèlent-ils de l'électricité par la chaleur et la
fission?, ibid., Année 1792 à 1800, XI [1801], pp. 1-
7) ribadi come proprio l'ideale scientifico che aveva
attribuito al Beccaria: "La Nature presque jalouse de
sa marche dans la production de ses merveilles à
peine semble-t-elle permettre que le Physicien
s'approche de son sanctuaire. De-là vient que nous
ne pouvons recucillir que quelques vérités
singulières, dont la découverte dépend le plus

49
souvent de l'invention de quelque nouvel
instrument". I suoi esperimenti gli suggerirono
risposte positive ai primi due quesiti e una
cautamente negativa al terzo. Possiede poi un
notevole interesse storico la Lettera di un amico al
conte Balbo col ragguaglio delle esperienze di Luigi
Galvani, accademico bolognese, intorno all'azione
dell'elettricità nei movimenti muscolari, comparsa
nella Biblioteca oltremontana (marzo 1792, p. 294).
La lettera offriva una discussione ampia e non
pregiudiziale degli esperimenti del Galvani e delle
questioni che aprivano; tradotta in francese nel
Journal de physique, essa divenne uno dei tramiti
principali per la conoscenza in Europa dei lavori
dello scienziato bolognese.A un settore che, con
l'elettrologia, era stato al centro del lavoro del
Beccaria e suo, la chimica dell'ossigeno, l'E. dedicò
una breve ricostruzione dei contributi piemontesi
(Essai sur l'histoire des théories de la respiration, de
la combustion etc. en Piémont), pubblicata nello
stesso volume dei Mémoires dello scritto
precedente, alle pp. 8-17. Egli presentò le
osservazioni torinesi (Beccaria, Cigna e altri) sulle
variazioni cromatiche del sangue in relazione alla
presenza dell'aria come origine della forma matura
della teoria dell'ossigeno del Priestley e del recente
riconoscimento della respirazione come forma "un
peti plus lente" di combustione. Anche qui, secondo
la meccanica già accennata, egli sottovalutava il
mutamento concettuale intercorso tra quelle
osservazioni e questi sviluppi. Dopo il 1790 l'E. fu
consultato dal magistrato all'Istruzione Pubblica
circa la riforma degli studi di filosofia e teologia nel
Regno sabaudo, e tra l'altro propose l'ado.zione di
manuali nuovi ed unici per ogni disciplina. La
proposta fu accolta e gli fu assegnato l'incarico di
redigere i testi di matematica e fisica; nell'accettarlo,
associò al lavoro il Vassalli. I due manuali ebbero
successo anche fuori del Piemonte, venendo adottati
in diverse università (Arithmetices et geometriae
elementa ad Subalpinos, Taurini 1795; Elementa
physicae experimentalisad Subalpinos, ibid. 1793).
Vassalli Eandi, Giuseppe Abate Ordinato sacerdote nel 1784, fu un fisico eclettico: si
occupò di elettricità, idraulica, metrologia, fu
direttore dell’Osservatorio meteorologico

50
(Torino, 1761-1825) ; dell’Accademia, del Museo di Storia Naturale,
segretario del Consiglio d’amministrazione
dell’Università. Fu educato dallo zio abate
Giuseppe Antonio Eandi che, già supplente del
Beccaria, ne continuò la scuola all’ateneo torinese.
Negli anni Novanta collaborò con lui alla stesura
dei manuali di Fisica e Geometria destinati
all’Università, un’opera monumentale voluta dal
cardinale Vittorio Maria Costa d'Arignano (1737-
1796), rettore dell’Università di Torino, che
intendeva con questo favorire l’insegnamento
universitario attraverso l’uso di libri di testo e non
solo di appunti e memorie. Il trattato Physicae
experimentalis lineamenta ad subalpinos si diffuse
rapidamente anche all'estero. Nel 1792 Vassalli
Eandi entrò a far parte della Commissione dei
pesi e misure di Parigi e al suo ritorno portò a
Torino “il ferro autentico modello dell’archetipo del
metro.
Vendelin o Wendelin , anche conosciuto Sacerdote diocesano Intorno al 1630 Wendelin misurò la distanza tra la
col nome di Vendelinus, Godefroy Terra e il Sole usando il metodo di Aristarco da
Samo. Il valore da lui calcolato era il 60% del valore
(Herk-de-Stad, 6 giugno 1580 – Gand, 24 reale (243 volte la distanza dalla Luna; il valore vero
ottobre 1667) ; è circa 384 volte; Aristarco calcolò circa 20 volte).
Nel 1643 egli riconobbe che la terza legge di
Keplero era applicabile ai satelliti medicei di
Giove.Wendelin corrispose con Mersenne, Gassendi
e Constantijn Huygens. Gli è dedicato un cratere
lunare
Włodzimierz Sedlak Sacerdote diocesano Padre della bioelettronica polacca e della teoria
elettromagnetica della vita
(Polonia, 1911-1993) ;
Wulf , Theodor Gesuita Professore di fisica all'Ignatius College di
Valkenburg in Olanda (dal 1904); autore di
(Hamm, Vestfalia, 1868 - Hallenberg ricerche di radioattività e di elettrostatica. Costruì
1946) ; numerosi strumenti di misura elettrostatici, tra i
quali un elettrometro bifilare.

Giuseppe Zamboni Abate Padre dell'elettromotore perpetuo. Egli è infatti


conosciuto come l'inventore, nel 1812, della pila a
(Arbizzano, 1776 – Verona, 1846) ; secco. Con due di queste pile costruì un orologio
custodito nel Museo di Storia dell'Arte del Comune
di Modena. Una variante dell'elettromotore di
Zamboni da 140 anni si muove nel Clarendon
Laboratory dell'Università di Oxford, senza che, in
questi 140 anni, alcuna sorgente energetica abbia

51
fornito energia per il mantenimento del suo
movimento.Pose un pendolo verticale sorretto da un
perno, in mezzo al polo positivo e al polo elettrico
negativo di due pile di Zamboni, disposte in modo
che una avesse davanti il polo elettrico opposto
dell'altra. L'alternanza di attrazione e repulsione
elettromagnetica provocava l'oscillazione del
pendolo. Zamboni cercò di costruire un orologio
elettrostatico di piccole dimensioni e con
un'efficienza elettrica molto alta, tale da poter essere
mosso per un periodo di tempo molto lungo, senza
cambiare batteria. La ricerca si dirigeva verso pile a
secco, nelle quali l'acido elettrolita non poteva
reagire chimicamente e corrodere gli strati di
conduttore, prolungando molto la sua vita utile. La
pila di Zamboni è composta da una pila di sottili
dischi di due metalli conduttori posti dentro un tubo
di vetro chiuso che ha una colonna di alluminio al
centro. I dischi sono concentrici a tale colonna, e
sono impilati uno sopra l'altro secondo la sequenza:
disco di rame/ foglio di carta commerciale (detta
"carta d'argento"), a forma di disco, con strato di
collante /disco di lega stagno-zinco/ disco di rame.
La pila sviluppa una forza elettromotrice sufficiente
da essere misurabile con un elettroscopio. I dischi
non erano posti a contatto diretto con alcuna
sostanza acidula o inumidita, ma come le altre pile a
secco, in realtà esisteva un elettrolita, che era il
collante utilizzato tra i fogli di carta commerciale e
quelli di metallo. La carta commerciale manteneva i
dischi di metallo isolati dall'elettrolita che non
reagiva chimicamente, cessando di deteriorare la
pila.La pila rispetta la prima legge dell'effetto Volta,
per la quale si sviluppa una forza elettromotrice tra
metalli diversi che non dipende dall'estensione della
superficie di contatto (che è molto piccola). Le
ricerche sulla pila a secco ebbero un forte impulso
all'interno del dibattito sul comportamento elettrico
della pila di Volta, alla domanda se questo era
dovuto ad una tensione di contatto oppure ad una
nuova reazione elettro-chimica. Dal 1800 al 1840
circa furono sviluppati un considerevole numero di
modelli di pile a secco, nell'intento di stabilire la
natura della corrente elettrica nella pila voltaica, e in
particolare di verifica l'ipotesi di Volta di una

52
tensione di contatto. Lo stesso Volta eseguì
esperimenti su pile di questo tipo. Ritter costruì una
pila a colonna formata da 600 dischi di zinco e rame
separati da una pelle di pecora bianca e asciutta. La
pila era in grado di caricare un capacitore di Jar
nella stessa misura di una pila voltaica di analoghe
dimensioni (contenente 600 dischi) e produceva gli
stessi urti e scintille di un capacitore di Jar di
analoghe dimensioni. La principale differenza era il
tempo di ricarica, decisamente superiore a quello
che la pila voltaica impiegava a caricare il
capacitore di Jar. Dopo ulteriori esperimenti, Ritter
concluse che la differenza era dovuta all'umidità
presente nella pila voltaica, o ad una qualunque altra
sostanza (elettrolita) che rendeva elettricamente
attiva la pila, e che perciò era indispensabile una
quantità anche minima di umidità, purché prodotta
da un liquido che non interagisse chimicamente coi
metalli.
Francesco Zantedeschi Sacerdote e insegnante nel seminario Dopo aver compiuto gli studi nel seminario
vescovile vescovile di Verona, insegnò nel liceo di Desenzano,
Dolcè, 18 agosto 1797 – Padova, 29 nel seminario vescoviole di Pavia, nei licei di
marzo 1873) ; Brescia e dal 1836 nel liceo di Porta Nuova di
Milano (oggi liceo Parini). In questo periodo
insegnava Filosofia ma i suoi interessi si orientarono
sempre più verso la Fisica.Finalmente nel 1838
ottenne la cattedra di Fisica e Matematica applicata
al Liceo di S.Caterina (oggi liceo Foscarini) di
Venezia, dove trovò un ambiente ideale per
proseguire le sue ricerche nel campo della Fisica
sperimentale: un laboratorio di prim'ordine, un
macchinista d'eccezione (Francesco Cobres) oltre a
un collegamento con l'Università di Padova.Nel
luglio 1849 fu nominato professore di fisica
sperimentale nell'Università di Padova, ma fu
costretto ad abbandonare l'incarico nel 1857 a causa
di una incipiente cecità. Autore di oltre 250 lavori
tra monografie e pubblicazioni, è ricordato per i
numerosi lavori sull'elettricità e sullo spettro
solare.Fu socio di numerose accademie e società
scientifiche tra cui l'Accademia dei Lincei dal 1849.
Fra le sue opere Ricerche sul termo-elettricismo
dinamico (1838)
Zirwes Peter Gesuita Entrato nel 1914 nell’Ordine dei Gesuiti, frequentò a
Bonn i corsi universitari di Matematica. Nel 1935

53
(Koblenz, Germania1895; Muenster, nel prese servizio presso la Specola Vaticana, ove
1980) ; rimase per 33 anni, durante i quali accanto al lavoro
di ricerca vera e propria svolse anche numerosi
incarichi al servizio della Specola. Collaborò con i
Padri Stein e Tibor alle osservazioni fotografiche
di comete e di spettri stellari. Pubblicò numerose
osservazioni di stelle variabili e curò il
completamento e la pubblicazione del Vol. IX
dell’Atlas stellarum variabilium del Padre Hagen. A
partire dal 1953 diresse la fase finale del lavoro della
Carte du Ciel per la zona assegnata al Vaticano,
curando l’ingrandimento delle lastre e la stampa
delle tavole. Nel 1968 ottenne di tornare
definitivamente in Germania, dove dedicò gli ultimi
anni della sua vita al ministero pastorale.
Zucchi, Nicola Gesuita Studi di ottica, che lo condussero ad una prima
intuizione del telescopio.
(Parma, 1586, Roma 1670);
Zupi, Battista Zupi o Zupus Gesuita Nel 1639 fu la prima persona a scoprire che il
pianeta Mercurio ha delle fasi orbitali, proprio
(Catanzaro, 1590 – Napoli, 1650) ; come la Luna e Venere. Le sue osservazioni
dimostrarono che il pianeta orbitava intorno al Sole.
Questo successe giusto 30 anni dopo la realizzazione
del primo telescopio di Galileo, e quello di Zupi fu
solo leggermente più potente.Il cratere Zupus sulla
Luna prende il nome da lui.
LOGICA E MATEMATICA
Aleni, Giulio Gesuita missionario, astronomo, letterato, geografo e
matematico italiano.Entrato nella Compagnia di
(Brescia, 1582 – Yanping, 10 giugno Gesù in giovane età, viene inviato in Cina dove
1649) presta attività di missionario per circa quarant'anni.
Sbarca a Macao nel 1610 e per tre anni si impegna
nell'insegnamento della matematica, ritenendo che
questa attività favorisca il suo inserimento nel
mondo culturale e nella società cinese. Adotta vesti
e abitudini di vita cinesi ed impara la lingua, nella
quale scriverà 25 libri, utili per la sua opera di
missionario e per diffondere le conoscenze
europee.È il primo missionario cristiano nel Jiangsi,
costruisce parecchie chiese nel Fujian; dal 1619
opera ad Hangzhou e Jiangzhou.Rispettoso della
cultura cinese, come missionario si preoccupa
costantemente di presentare il messaggio evangelico
in termini comprensibili ai suoi uditori. Scrive una
vita di Gesù in 8 volumi, pubblicata a Pechino

54
(1635-1637), ristampata varie volte, ad es. nel 1887
in 3 volumi, e utilizzata anche dai missionari
protestanti.Egli si mantiene in corrispondenza
epistolare con l'astronomo Giovanni Antonio Magini
e diffonde nel mondo cinese anche conoscenze
astronomiche e matematiche. È autore di un
mappamondo che riprende quello di Matteo Ricci e
si intitola Wan-kuo ch'uan-t'u, (Mappa completa di
tutte le Nazioni), pubblicato intorno al 1620.È autore
di un trattato di geografia, (Zhifang waiji)
pubblicato in sei volumi nel 1623.Dai cinesi è
conosciuto come 艾艾艾, Ai Ru-lue, e
soprannominato Confucio dell'Occidente.A Brescia
la figura di Aleni è stata ricordata in due convegni: il
primo svoltosi dal 19 al 22 ottobre 1994, intitolato
"Giulio Aleni S. J. (1582-1649), Missionary in
China", il secondo, dal titolo "Da Leno alla Cina.
Dalla Cina a Leno. Nel 2009 è stato pubblicata,
come primo volume dell'Opera Omnia, la traduzione
in italiano del Zhifang waiji: si tratta della prima
traduzione in assoluto dal cinese ad una lingua
occidentale. Il volume contiene anche il testo
originale e la mappa del 1623. Il 26 giugno 2010 il
ruolo storico di Aleni è stato al centro di un
convegno "Incontro fra Oriente e Occidente" si è
tenuto di recente. Una mostra dal titolo "Sulle tracce
di Aleni" ha avuto luogo dal 26 giugno all'11 luglio
presso la Villa Badia di Leno. Inoltre i suoi due libri
Vita del maestro Ricci, Xitai del Grande Occidente,
e Sante immagini del Signore del Cielo sono stati
presentati a cura della Fondazione Civiltà Bresciana
in due riprese, il 13 e il 25 ottobre 2010.

Curiosità

Pur essendo Aleni nativo di Brescia, la sua famiglia


era originaria di Leno, nella Bassa Bresciana. Da qui
il suo cognome latinizzato: "A Leni" o "A Lenis".

Antonelli, Giovanni Scolopio

(Pistoia, 1818 – Firenze, 1872);

55
Antoine Arnauld Sacerdote giansenista Insieme a Pierre Nicole, fu autore di La logique ou
l'art de penser, opera fondamentale della storia di
(Parigi, 5 febbraio 1612 – Bruxelles, 8 questa disciplina, segnata dall'influenza del
agosto 1694); cartesianismo ed utilizzata come manuale
elementare fino al ventesimo secolo. Arnauld fu
anche considerato uno dei grandi matematici dei
suoi tempi; venne chiamato l'Euclide del
diciassettesimo secolo. Dopo la sua morte, la sua
fama in questo contesto iniziò a scemare. I suoi
contemporanei lo ammiravano soprattutto come
maestro dei ragionamenti complessi; su questo erano
d'accordo Bossuet, il più grande teologo dei suoi
tempi e d'Aguesseau, il più grande avvocato.
Tuttavia, il suo ardore nel cercare di prevalere ogni
volta con le sue argomentazioni, non gli attirò mai le
simpatie di nessuno. «Mio malgrado, disse un giorno
Arnauld con rammarico, è raro che i miei libri siano
brevi».
Avanzini, Giuseppe Sacerdote diocesano Dopo gli studi nel seminario di Brescia venne
ordinato sacerdote nel 1777. Si dedicò quindi allo
(Gaino 1753 - Padova 1827) ; studio della matematica e della fisica.Nel 1797
divenne professore di matematica nell'Università di
Padova, ma fu costretto ad abbandonare l'incarico
nel 1801 per le sue posizioni politiche. Mutato il
quadro politico, nel 1806, ritornò all'insegnamento
nell'Università di Padova, dove gli fu affidata la
cattedra di fisica generale e matematiche
applicate.Nel 1816 passò alla cattedra di calcolo
sublime, succedendo a Pietro Cossali.Dal 1813 fu
socio dell'Accademia Nazionale delle Scienze.Nel
periodo 1808 - 1809 fu preside della facoltà di
scienze dell'Università di Padova.Fu autore di
importanti studi sperimentali sulla dinamica dei
fluidi e di pioneristici studi di aerodinamica.Ebbe
una violenta polemica con Vincenzo Brunacci,
relativa alla teoria matematica sul funzionamento
dell'ariete idraulico.È nota la Legge di Avanzini sul
moto dei fluidi.
Baldi, Bernardino Abate di Guastalla Fu il figlio di Francesco e Virginia Montanari. A
Urbino fece i primi studi sotto l'umanista
(Urbino, 5 giugno 1553 – Urbino, 10 Gianantonio Turoneo e il matematico Federico
ottobre 1617); Commandino: nel 1573 si iscrisse nello Studio di
Padova per frequentare i corsi di filosofia senza
tuttavia concluderli: in questi anni compose versi e
portò a termine il poemetto didascalico L'Artiglieria,

56
che nel 1600 pubblicò insieme a Pavia con il titolo Il
Lauro. Tornò a Urbino per riprendere lo studio della
matematica con Guidobaldo del Monte: qui tradusse
i Fenomeni di Arato e pubblicò nel 1578 il nuovo
poemetto didascalico L'invenzione del bossolo da
navigare. La sua cultura ampia ed eclettica fu
conosciuta e apprezzata dal cardinale Carlo
Borromeo, che lo sollecitò a mettere in versi soggetti
religiosi e vite di santi: il risultato fu la
pubblicazione a Vicenza nel 1589, replicata a Roma
nel 1594, di 116 sonetti, con il titolo de La corona
dell'anno. Il cardinale lo raccomandò a Mantova nel
1580 come insegnante di matematica del nipote
Ferrante II Gonzaga che nel 1585, passato il Bruni
allo stato ecclesiastico, gli fece ottenere i benefici
dell'abbazia di Guastalla. Continuò ad allargare i
suoi interessi, dedicandosi allo studio della lingua
ebraica e della caldea, praticando la pittura e
traducendo l'Ero e Leandro di Museo. Nel 1586 era
a Roma, dove scrisse i Sonetti romani, una sorta di
guida turistica sul tema delle antichità romane, a
imitazione del Premier livre des antiquités de Rome
di Joachim du Bellay. Tornò a Mantova nel 1587,
facendo frequenti soggiorni nella nativa Urbino per
sfuggire ai fastidi che le sue incombenze di abate di
Guastalla gli procuravano. Dopo un nuovo
soggiorno romano nel 1597 al seguito del cardinale
Cinzio Aldobrandini, iniziò la stesura della Vita e
fatti di Federico di Montefeltro duca d'Urbino e poi
quella di Guidobaldo da Montefeltro, la Della vita e
dei fatti di Guidubaldo I da Montefeltro duca
d'Urbino, commissionategli dal duca di Urbino
Francesco Maria II della Rovere, al servizio del
quale passò nel 1609, rinunciando ai benefici
dell'abbazia di Guastalla. Rimase a Urbino per il
resto della sua vita, morendovi il 10 ottobre del
1617. Si dice che abbia scritto più di cento opere
differenti, la maggior parte delle quali è rimasta non
pubblicata. Le sue varie opere mostrano le sue
abilità come teologo, matematico, geografo,
antiquario, storico e poeta. La Cronica dei
Matematici (pubblicato a Urbino nel 1707) è un
compendio di un'opera più ampia, a cui ha dedicato
dodici anni di lavoro e che intendeva contenere le
vite di più di duecento matematici. In particolare

57
scrisse una Vita di Guidobaldo da Montefeltro, un
poema sulla Invenzione del bossolo da navigare (la
bussola), un poema sulla Nautica. È stato chiamato
il Varrone del Cinquecento. Della sua vita hanno
scritto Affò, Mazzuchelli e altri.

Opere:

Cronica de matematici: overo Epitome dell' istoria


delle vite loro. Urbino, Angelo Antonio Monticelli
1707 (on-line)Versi e prose scelte di Bernardino
Baldi, annotate e ordinate da Filippo Ugolini e
Filippo Luigi Polidori. Firenze : Felice Le Monnier,
1859 (on-line)

Bibliografia

• Marcantonio Vergilio Battiferri, Oratione


funebre in lode di monsignor Bernardino
Baldi d’Urbino Abbate di Guastalla,
Urbino, Corvini 1617
• Fabrizio Scarloncini, De vita et scriptis B.
Baldi urbinatis, Maguntiae, Viduae
Ioannis Albini 1621
• Ireneo Affò, Vita di Monsignore
Bernardino Baldi da Urbino, Parma,
Carmignani 1783
• Guido Zaccagnini, Bernardino Baldi nella
vita e nelle opere, Pistoia, Tipo-litografica
Toscana 1908
• Giovan Maria Crescimbeni, La vita di
Bernardino Baldi, Abate di Guastalla
(1703-1704), Urbino, Quattro Venti 2001
• Alfredo Serrai, Bernardino Baldi. La vita,
le opere. La biblioteca, Milano, Sylvestre
Bonnard 2002 ISBN 88-868-4253-8
• AA. VV., Seminario di studi su
Bernardino Baldi Urbinate (1553-1617), a
cura di G. Cerboni Baiardi, Urbino,
Accademia Raffaello 2006.
• G. Ferraro, Bernardino Baldi e il recupero
del pensiero tecnico-scientifico
dell'antichità, Alessandria, Edizioni
dell'Orso 2008
• G. Ferraro, Bernardino Baldi, le

58
matematiche, l'architettura, in Saggi di
letteratura architettonica, da Vitruvio a
Winckelmann, vol. I, a c. di F.P. Di
Teodoro, Firenze, Olschki 2009, pp. 207-
220 ISBN/ISSN: 978 88 222 5907 3
• A. Siekiera, L'ingegno e la maniera di
Bernardino Baldi, in Saggi di letteratura
architettonica, da Vitruvio a
Winckelmann, vol. I, a c. di F.P. Di
Teodoro, Firenze, Olschki 2009, pp. 299-
312

Belgrado, Iacopo o Jacopo Gesuita Entrò nel 1723 nella Compagnia di Gesù, fu docente
a Venezia e a Parma e rettore del Collegio di S.
(Udine 1704 - ivi 1789); Lucia a Bologna. Applicò l'analisi algebrica e
quella infinitesimale a numerosi problemi di
meccanica, idraulica, astronomia (De utriusque
analyseos usu in re physica, 2 voll., 1761-62); si
occupò pure di storia della scienza (Ad disciplinam
mechanicam, nauticam et geographicam acroasis
critica et historica, 1741). A lui si deve anche la
raccolta delle principali opere italiane di
idraulica.
Bettini,- Bettinius, Mario Gesuita Matematico, astronomo e filosofo italiano. Il
cratere lunare Bettinus, nell'area di Bailly, gli è
(Bologna, 1584-1657) ; stato dedicato nel 1651 da Giovanni Riccioli.
Biancani, Giuseppe Gesuita Matematico e astronomo, gli è stato dedicato un
cratere della luna
(Bologna, 1566-Parma1624) ;
Bochenski, Joseph-Maria Domenicano Specializzato in storia della logica e in logica
matematica, oltre che di critica epistemologica al
(Czuszow, Polonia, 1902 – Friburgo, marxismo. E’ vissuto in esilio dalla natia Polonia,
Svizzera, 1995); dove era fiorente una celebre scuola di logica. E’
molto diffuso un suo contributo alla logica
simbolica.
Bolzano, Bernhard Sacerdote diocesano Logico, scrisse varie opere, tra le quali Dottrina
della scienza (1837) e Paradossi dell'infinito (1851).
(Praga 1781-1848); Nel campo dell'analisi matematica, il suo lavoro
precorse quello di Georg Cantor nella definizione
della teoria degli insiemi;
Brozek, Jan, Ioannes Broscio Sacerdote diocesano Sacerdote, e studioso di scienze naturali, fu anche il
matematico polacco più importante del XVII
(1585-1652) ; secolo, con i suoi studi sulla teoria dei numeri. Fu
anche musicista e rettore dell’Università di Cracovia

59
Busa, Roberto Gesuita È uno dei pionieri dell'uso dell'informatica nella
linguistica (oggi nota col nome di Linguistica
(Vicenza, 1913- 2011 ); Computazionale) e il realizzatore dell' Index
Thomisticus, monumentale lemmatizzazione
dell'opera omnia di Tommaso d'Aquino e dei testi
a lui più strettamente collegati. Dopo essersi
laureato in filosofia e teologia, dal 1933 al 1946 si
dedica a studi linguistici e riesce a familiarizzarsi
con il latino, il greco, l’ebraico, il francese, l’inglese,
lo spagnolo e il tedesco. Dopo un lavoro di
trent'anni, completa l'edizione a stampa in 56
volumi. Successivamente, con l'aiuto di Piero
Slocovich, nel 1989 riesce ad ottenere una versione
dell'Index sotto forma di ipertesto consultabile
interattivamente e pubblicata su CD-ROM e nel
2005 ha fatto il suo debutto la versione WEB dell'
"index" sponsorizzata dalla Fundación Tomás de
Aquino e dalla CAEL (associazione per la
Computerizzazione delle Analisi Ermeneutiche
Lessicologiche). La progettazione è stata affidata a
E. Alarcón e E. Bernot, in collaborazione con
Busa. Busa è stato insegnante alla Pontificia
Università Gregoriana di Roma alla facoltà di
Filosofia dell' Aloisianum di Gallarate, all'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha progettato
il Lessico Tomistico Biculturale (LTB), che si
propone di interpretare i concetti Latini di Tommaso
d'Aquino nei termini della cultura contemporanea. In
parallelo con il progetto LTB, Padre Busa ha
promosso la ripresa, su una base concettuale
differente da quella in uso negli anni '60, delle
traduzioni automatiche da una lingua all'altra,
con il metodo delle Lingue Disciplinate (LD).
Canonica, Domenico Abate Collaboratore e collega di altri presbiteri scienziati
piemontesi del XVIII, occupati nello studio
(Cortemilia, 1739, Borgomale, 1790); dell’elettricismo; in particolare Canonica fu
assistente di G.B.Beccaria.
Canovai, Stanislao Scolopi Entrato come novizio nell'Ordine degli scolopi,
studiò a Firenze e a Pisa sotto la guida dei padri
(Firenze il 27 marzo 1740-1812); Odoardo Corsini e Carlo Antonioli, professori in
quella università. Ritornato a Firenze fu allievo del
matematico G. Fontana. Venne poi destinato (dal
1765) alla cattedra di filosofia e teologia nel
seminario vescovile di Cortona, dove insegnò
probabilmente anche matematica, incarico che coprì

60
per quindici anni con l'unica interruzione di alcuni
mesi in cui insegnò fisica-matematica nel Collegio
reale di Parma (febbraio-ottobre 1768). Avendo poi
permesso un lascito dell'ab. L. Ximenes che
venissero istituite nel Collegio fiorentino dei padri
delle Scuole pie due nuove cattedre di idraulica ed
astronomia, per esplicito consiglio testamentario
dello Ximenes stesso vi vennero per primi chiamati,
nel 1796, il C. e il suo discepolo padre Gaetano Del
Ricco. La possibilità di realizzare in una situazione
stabile un dialogo scientifico con l'amico e discepolo
permise al C. di concepire e di realizzare alcuni
progetti come la traduzione, con note ed aggiunte,
delle Lezioni elementari di matematiche dell'abate J.
F. Marie che, per quanto organiche rispetto al piano
dell'autore, si trovavano "in parte mancanti
relativamente all'intenzione di farne la base di tutto
il nostro edifizio" (Elementi di fisica mat., Firenze
1788, p. XIV). L'edificio di cui parlano il C. e il Del
Ricco è il progetto di creare un insegnamento
organico di fisica-matematica in cui gli elementi del
calcolo differenziale ed integrale fossero appunto la
base per una formulazione matematica dei fenomeni
fisici secondo la tradizione newtoniano-euleriana. In
questo ambito la preoccupazione del C. fu di
costruire una educazione scientifica che anche in
Italia, permettesse di leggere direttamente i classici
testi della letteratura scientifica europea. La prima
opera matematica del C. fu appunto la pubblicazione
a Firenze nel 1786, in collaborazione col Del Ricco,
delle Lezioni elementari di matematiche che l'abate
Marie aveva pubblicato a Parigi nel 1770 col titolo
di Leçons élémentaires des mathematiques. Il Marie
aveva curato l'edizione Leçons élementaires des
mathématiques (1770) dell'abate de Lacaille ed era
membro dell'Académie des Sciences, dell'Istituto di
Bologna e professore al Collège Mazarin. Attraverso
questa tradizione "ecclesiastica" le Leçons di
Lacaille raggiunsero quindi l'Italia. Il contenuto
delle Lezioni, poi adottate come libro di testo anche
dal Fontana nell'università di Pavia e da A. Cagnoli
nella scuola militare di Modena, è interessante
perché, oltre a parti che si possono considerare più
elementari di aritmetica, algebra e geometria
analitica (incluso un breve e chiaro Trattato analitico

61
delle sezioni coniche), vi si trova una trattazione
sistematica del calcolo differenziale ed integrale.
Questa presentazione degli elementi del calcolo
infinitesimale, che nella quinta edizione (1803)
copre 125 delle 420 pagine del libro, comprende
anche temi come i metodi per l'integrazione delle
serie di potenze, l'integrazione di diversi tipi di
equazioni differenziali alle differenze finite ed alle
derivate parziali. Queste ultime, chiamate qui
"equazioni a differenze parziali", precedono
l'interessante ultimo capitolo sul calcolo delle
variazioni. Le Lezioni terminano con due gruppi di
tavole numeriche, mancanti nella edizione delle
Leçons del Marie. Lo scopo del libro, come dice il
C. nella prefazione, è appunto quello di fornire la
base matematica per il successivo testo di fisica-
matematica, il che spiega sia il gran numero di
esercizi con risposte, sia la particolare cura
redazionale per rendere "più facile e spedito il
passaggio da varie formule generali ai particolari
casi e bisogni dell'Analisi e della Fisica" (Lezioni, 3
ed., Firenze 1809, p. IX). Gli Elementi di fisica
matematica (Firenze 1788) vennero pubblicati dal C.
ancora in collaborazione col Del Ricco e
costituirono uno sforzo organico di sistemazione di
un materiale concettuale che comprendeva la
meccanica, l'idromeccanica, l'ottica e l'astronomia.
Anche qui, come nel caso delle Lezioni, la
destinazione del lavoro era scolastica. Si trattava
infatti di una "destinazione ad allevar degli Idraulici
e degli Astronomi" (Elementi, p. X)che costringeva i
due autori a rielaborare il lavoro che avevano
pensato di redigere al di fuori di un contesto
educativo. La necessità di formare dei "Periti che il
Pubblico possa all'occorrenza impiegar con fiducia e
vantaggio" l'impegnava da un lato a eliminare ogni
teoria equivoca e insicura e d'altra parte ad
assegnare un peso relativo, diverso dal progetto
originario, all'astronomia ed all'idraulica. Questa
precauzione è particolarmente presente nella
presentazione dell'idraulica, che "interessa sì da
vicino la salute ed i comodi della Società, e
potrebbero costar sì cari al Cittadino i tentativi arditi
di una equivoca teoria, che è molto meglio passare
in silenzio tutti i sistemi ingegnosi onde si lusingò

62
taluno di avere fissate una volta le ignote leggi
dell'acque correnti" (Elementi, p. XI). Il libro si
presenta così come un trattato che assegna uno
scopo pratico alla descrizione matematica dei
fenomeni fisici. In questo senso la meccanica è
divisa nelle due parti: della teoria del moto e della
teoria delle macchine. Nella prima parte vengono
trattati i diversi tipi di movimenti: uniforme, vario e
"per traiettorie", oltre al capitolo sulla
"comunicazione del movimento" mediante i diversi
tipi di urto; il capitolo termina con l'analisi del
movimento dei corpi solidi nei fluidi. Nella parte
relativa alla teoria delle macchine, oltre alla
descrizione delle principali macchine semplici (leva,
puleggia, argano, piano inclinato), si tratta
dell'"Attrito dei corpi e rigidezza delle funi". Anche
l'idromeccanica è trattata secondo uno schema
analogo di teoria ed applicazioni. All'idrostatica
segue una parte dedicata alle "Macchine
idrostatiche" (barometro, termometro, igrometro,
eudiometro), che termina con una descrizione delle
principali macchine pneumatiche e della "Vite
idraulica d'Archimede". Nell'idromeccanica vengono
trattati i problemi dell'"urto dei fluidi in moto" e del
movimento dell'acqua nei condotti e nei fiumi,
mentre si descrivono le principali macchine
idrauliche. Nella trattazione dell'ottica, alla "Teoria
della luce" e delle lenti segue la "Teoria delle
macchine ottiche", che inizia con la descrizione
completa dell'occhio considerato come una
macchina; seguono gli occhiali, i cannocchiali
"terrestri", i telescopi ed il microscopio. Molto
interessante anche la parte relativa all'astronomia, in
cui ai principali movimenti della Terra, inclusa la
nutazione, segue una dettagliata teoria dei moti
planetari e dei satelliti. Gli Elementi, corredati di
numerosi esercizi con risposte, terminano con
dettagliatissime tavole astronomiche: solari, lunari e
dei pianeti; queste tavole mancano nella edizione del
1788 e compaiono invece nella terza edizione
(Firenze 1809-10). Molto interessante è pure la
memoria matematica Riflessioni sul metodo di
risolver l'equazioni numeriche proposto dal sig.
Dela-Grange (in Atti d. Acc. d. Fisiocritici di Siena,
VII [1794], pp. 29-45), in cui il C. accusa di plagio il

63
Lagrange nei confronti di Mac-Laurin e sembra
dimostrare che la parte principale della teoria
lagrangiana delle soluzioni reali di una equazione
algebrica si trova già sviluppata, oltre che dal
precedente autore, anche da E. Waring nei
Miscellanea analytica de aequationibus algebraicis
(Cambridge 1762). La memoria termina con un
tentativo di rendere più semplice lo sviluppo di
questa teoria. Sempre nello stesso volume degli Atti
(pp.19-78) si trova poi un'interessante Memoria su i
mattoni da Fabbriche, in cui, sviluppando
l'osservazione galileiana sulla maggior resistenza di
una canna vuota di legno o metallo nei confronti di
una analoga piena e di uguale lunghezza, l'idea viene
generalizzata passando dalle forme cilindriche a
prismi e parallelepipedi, e applicandola alla
possibilità di costruzione di nuove travature, alberi
per vascelli e mattoni per edifici. Questa
preoccupazione di costruire una scienza socialmente
utile, già presente nella redazione degli Elementi,
era d'altra parte caratteristica dell'Accademia dei
Fisiocritici; nella prefazione al volume si legge che
"le ricerche che contiene il presente volume... non
presentano se non quelli importanti generi di verità,
che augmentano i comodi della Vita, i beni del
Commercio, la perfezione delle Arti, le ricchezze
dell'Agricoltura, i mezzi di allontanare dai corpi,
umani le malattie". Il C. può considerarsi come
l'iniziatore di quel movimento fisico-matematico che
si andò sviluppando nelle Scuole pie di Toscana
nella seconda metà del secolo XVIII. Dedicatosi
anche alle discipline storiche ed alla eloquenza
sacra, si ricorda di lui un celebre Elogio di Amerigo
Vespucci (Firenze 1798) che, letto nell'Accademia
Etrusca di Cortona il 15 ott. 1788, suscitò un vivace
dibattito.Il C. morì nella città natale il 17 novembre
1812.
Caramuel y Lobkowitz Monaco Certosino e VESCOVO Ottenne anche una laurea in teologia all'università
di Lovanio nel 1638 e fu monaco cistercense. Tra il
(Madrid, 1606-Milano 1682) ; 1638 e il 1645 insegnò all'università di Lovanio,
dove si occupò delle difese della città e scrisse opere
di ingegneria militare. In questo periodo scrisse
anche testi politici. Si spostò in seguito a Praga,
dove rimase fino al 1655 e poi in Italia dove divenne
vescovo di Satriano e Campagna dal 1657 al 1673, e

64
quindi vescovo di Vigevano, dove fece costruire la
nuova facciata della cattedrale, priva di rapporti con
le dimensioni e la posizione della chiesa retrostante,
ma stupenda chiusura scenografica della piazza
Ducale. In uno scritto del 1670 espose i principi
generali della rappresentazione dei numeri usando
una base diversa da 10, che si inserisce nel quadro
della ricerca che infine porterà al calcolo binario.
Propose inoltre un metodo per la trisezione degli
angoli e sviluppò un proprio sistema di logaritmi.
Infine studiò un sistema per determinare la
longitudine sulla base della posizione della luna. Fu
fautore del probabilismo, sistema di teologia morale
che poi fu adottato dalla Compagnia di Gesù.
Casati, Paolo, latinizzato in Paulus Gesuita Entrò nell'ordine dei gesuiti nel 1634. Al
Casatus completamento degli studi di matematica e teologia,
fu inviato a Roma, dove divenne professore al
(Piacenza, 1617 – Parma, 1707); Collegio Romano. Dapprima insegnò teologia e
filosofia, ed in seguito passò alla cattedra di
matematica. Nel 1651 Casati fu inviato in missione a
Stoccolma per sincerarsi dell'intenzione della regina
Cristina di convertirsi al Cattolicesimo. Nel 1677 fu
trasferito al collegio gesuitico di Parma, dove rimase
fino alla morte. Il cratere Casati, sulla superficie
della Luna, è stato così battezzato in suo onore.

Terra machinis mota

Nell'opera astronomica Terra machinis mota (1658)


Casati immagina un dialogo tra Galileo, Paolo
Guldino, e Marin Mersenne su vari problemi di
cosmologia, geografia, astronomia e geodesia. Tra
gli altri problemi discute le dimensioni della Terra, i
corpi celesti sospesi nel vuoto, la capillarità, e
l'esperimento di Otto von Guericke del 1654 sul
vuoto. Un aspetto notevole di questo lavoro è che
presenta Galileo in una luce positiva, appena 25
anni dopo la condanna da parte della Chiesa.

Horror Vacui

Casati discusse l'ipotesi dell'horror vacui, secondo la


quale la natura avrebbe come in orrore il vuoto e
non ne consentirebbe l'esistenza, nella sua tesi
Vacuum proscriptum, pubblicata a Genova nel 1649.

65
Altre opere

Fabrica et uso del compasso di proportione (1664)


Fabbricazione ed uso del compasso di
proporzione.Le ceneri dell'Olimpo ventilate (1673),
sulla meteorologiaDe gli horologi solari
(manoscritto): sulla costruzione delle
meridianeExercitationes matheseos candidatis
exhibitaæ (1698) (manoscritto): una collezione di
lavori algebrici e geometrici
Castel, Luois Fernand Gesuita Matematico e studioso di ottica; le sue idee originali
attirarono gli studi di Goethe sui colori.
(Montpellier en 1688 et mort à Paris en
1757) ;
Cavalieri, Bonaventura Sacerdote della congregazione dei Gesuati Oltre alla predicazione, compí anche studi
di S.Girolamo matematici a Pisa. Con la sua opera principale,
(Verbania, 1598, -Bologna 1647); Geometria indivisibilibus continuorum nova
quadam ratione promota (1635), segnò
profondamente la matematica del suo tempo. Tale
metodo considera qualsiasi grandezza geometrica -
linee, piani, solidi - come l'insieme di costituenti
elementari quali punti, linee e piani che vengono
denominati "infiniti indivisibili". Questa teoria, che
sollevò aspre polemiche tra i contemporanei, influí
notevolmente sullo sviluppo della geometria e
costituì un'anticipazione dei principi che
avrebbero ispirato il calcolo infinitesimale.
Cavalieri compí anche importanti ricerche nei campi
della trigonometria piana e sferica, del calcolo
logaritmico, dell'ottica e dell'astronomia. Discepolo
carissimo di Galileo, ne assorbí lo spirito. Uomo
schivo, buono, di grande dirittura morale, fu di una
onestà intellettuale esemplare, pacato e sempre
signorile, anche nelle polemiche scientifiche che
ebbe soprattutto con Guldino.
Ceva, Tommaso Gesuita Fratello del più celebre Giovanni Ceva, fu
professore di matematica e retorica presso il collegio
(Milano, 1648-1737) ; di Brera, a Milano. Scrisse il poema latino Iesus
puer, tradotto in diverse lingue, e fu membro
dell'Accademia dell'Arcadia dal 1718. In ambito
matematico si occupò di aritmetica, geometria e
gravità, pubblicando gli Opuscola mathematica
(1699), ed elaborò uno strumento per dividere
l'angolo retto in un dato numero di parti uguali
tra loro.

66
Clavio, Cristoforo, Gesuita Insegnò matematica al Collegio romano. Fu in
relazione con Galilei e tentò di conciliarne le
(Bamberga 1537 - Roma 1612); scoperte con la dottrina aristotelica. Insieme al
domenicano Danti fu tra i commissari incaricati da
papa Gregorio XIII di preparare la riforma del
calendario nel 1582. Curò un'edizione latina, con
ampio commento critico, degli Elementi di Euclide.
Il p. Clavio era stimato al suo tempo come il
"secondo Euclide" e certamente può considerarsi,
per la tradizione scientifica iniziata nel Collegio
Romano, come il patriarca degli astronomi gesuiti.
A lui si rivolse Galileo la prima volta che venne a
Roma, nel 1585. Il gesuita si trovava allora nella
pienezza dei suoi anni e al culmine della fama per la
riforma del calendario, fatta nel 1582.
Coppodè, Cesare Scolopio All'età di quindici anni entrò nel noviziato delle
Scuole pie presso Firenze. e rivestì l'abito
(Terrinca, (Lucca), 1880-Firenze, 1964); dell'Ordine. Fu, quindi, studente nel collegio della
badia fiesolana, dove si distinse nello studio delle
matematiche, il cui insegnamento tenne per alcuni
anni in quel medesimo collegio e nel convento dì S.
Domenico di Fiesole. Il 20nov. 1903 fu ordinato
sacerdote. Verso la fine del 1904 fu inviato a
studiare matematiche presso l'università di Genova,
ove ebbe come maestro G. Loria. Quattro anni dopo
conseguì la laurea in matematica discutendo una tesi
sulla Classificazione topologica delle superficie di
Lamé algebriche (Firenze 1912), dove estese al
caso delle superfici la classificazione topologica
delle curve di Lamé algebriche fatta dal Loria
(cfr. Topologia delle curve di Lamé e delle spirali
sinusoidi algebriche, in Atti dell'Acc. Pontaniana,
XX[1909]), dimostrando che tali superfici si
possono distinguere dal punto di vista topologico in
nove classi distinte, come le curve considerate dal
Loria. Negli anni precedenti il primo conflitto
mondiale fu amministratore del convitto a Volterra e
nella badia fiesolana; successivamente ebbe nella
casa Cepparella in Firenze gli incarichi di economo,
preside, vicerettore in capo e rettore. Durante la
guerra prestò servizio militare, ma restò a Firenze
presso i confratelli. Ristabilita la pace, fu rettore di
S. Maria del Suffragio in Firenze, dove fondò un
pensionato dedicato al nome di "P. Pirrotti" e ne fu
preside ed economo. Nell'anno scolastico 19241925,

67
a causa della rinuncia alla carica di padre
provinciale del confratello A. Pessuti, per tre anni ne
fece le veci col titolo di vicario provinciale. Dopo
aver ricoperto altri importanti incarichi e insegnato
matematica nelle scuole pie fiorentine, nel febbraio
del 1941 succedette al confratello G. Alfani nella
direzione dell'osservatorio Ximeniano degli scolopì
a Firenze, incarico che tenne fino alla morte,
avvenuta a Firenze il 7 marzo 1964. Già membro del
Circolo matematico di Palermo, il C. fu eletto socio
della Società sismologica italiana nel 1943 e,
successivamente, di quella americana; infine, il 23
giugno 1954 fu insignito dal governo della
Repubblica italiana della croce di commendatore.
Durante la sua direzione, il C. riorganizzò e portò
avanti l'attività dell'osservatorio a prezzo di sacrifici
personali e a scapito della sua già cagionevole
salute, tra l'incuria delle pubbliche istituzioni, come
è attestato ad esempio in un'articolo del 1951della
Nazione italiana (5 gennaio, p. 4). Oltre agli
innumerevoli comunicati alla stampa o alle
dichiarazioni rilasciate in occasione diavvenimenti e
fatti riguardanti l'attività dell'osservatorio e cioè nel
campo della meteorologia e della sismologia, si
hanno di lui alle stampe i seguenti lavori:
Commemorazione del p. Guido Alfani d. S. P. nel
primo anniversario della morte, Firenze 1942;
Galileo e l'esperienza di Foucault, ibid. 1943;
Annuario sismico 1943, ibid. 1944; Riassunto
meteorologico e sismico del 1947, in Geofisica pura
e applicata, XII (1948), 1-2, pp. 86 ss.; La
temperatura e gli altri fenomeni meteorici in
Firenze, Firenze 1953; L'osservatorio Ximeniano di
Firenze nel secondo centenario dalla sua fondazione
(1756-1956), ibid. 1956; L'eclisse totale di sole del
15 febbr. 1961 all'osservatorio Ximeniano di
Firenze, ibid. 1961; Dieci anni di metereologia a
Firenze 1953-1962, ibid. 1963.Fonti e Bibl.:Necr. in
Catal. Sodalium Scholarum Piarum in Etruria, pro
triennio scholastico 1961-1964 distinctus, Firenze
1964, p. 32; Oggi. 19 marzo 1964, p. 72; Chi è?,
Roma 1948, p. 260; 1957, p. 156; 1961, p. 190;
Who's Who in Italy, Milano 1958, p. 284.
Corsini, Odoardo Scolopio, Le sue capacità lo portarono a diventare docente di
filosofia a soli vent'anni presso la stessa scuola.Si

68
(Fellicarolo, 5 ottobre 1702 – Pisa, 27 fu eletto anche SUPERIORE trasferì quindi all'Università di Pisa dove insegnò
novembre 1765) ; GENERALE dal 1754 al 1760 fino alla sua morte. I principali campi di studio ai
quali si applicò furono: la filosofia, la cronologia,
l'epigrafia, la filologia e la numismatica ma si
interessò anche di matematica, di logica, di fisica,
di idraulica, di didattica, di storia e di lettere
antiche e moderne.
Cossali, Pietro Teatini Dopo aver studiato presso il collegio dei Gesuiti di
Verona si fa teatino e studia a Milano sacra
(Verona, 29 giugno 1748 – Padova, 20 eloquenza, teologia, matematica e fisica. Dopo i
dicembre 1815); voti, è inviato a Padova come predicatore. Dopo
essere tornato a Verona comincia a insegnare
filosofia e fisica sperimentale. In seguito insegna
astronomia, meteorologia e idraulica presso
l'Università di Parma e calcolo sublime presso
l'Università di Padova.Dedica i suoi studi soprattutto
all'astronomia, all'idraulica e alla
matematica.Pubblica anche un libro sulla storia della
matematica (Origine, trasporto in Italia, primi
progressi in essa dell'algebra. Storia critica di
nuove disquisizioni analitiche e metafisiche, Parma,
1797-1799), il primo su questo argomento
pubblicato in Italia.
Courcier, Pierre Gesuiti Ha scritto un trattato di astronomia pratica, dottore
alla Sorbona, matematico.
(Troyes, 1604-Auxerre, 1692);
Cullen, James Gesuita Matematico irlandese, ha insegnato al Trinity
college di Dublino; famoso nella teoria dei numeri
(Drogheda, Irlanda, 1867-County Lout e per i numeri che da lui prendono il nome
1933) ;
D’Aguilon, Francois Gesuita E’ a questo gesuita che si deve il termine
“stereoscopico”; nel 1613 dà alle stampe il volume
(Bruxelles, 1567-Tournai, 1617) ; “Francisci Aguiloni e Societate Iesu Opticorum libri
sex: philosophis iuxta ac mathematicis utiles”: nel
libro sesto di tale opera un capitolo è dedicato tra
l’altro a “De stereographice altero proiectionis
genere ex oculi contactu”. Ciò che ci consente di
vedere in tre dimensioni è la visione binoculare, dal
momento che i nostri occhi vedono la realtà da due
posizioni differenti: ogni occhio registra
un’immagine da una propria angolazione e ciò che
vediamo è il risultato della sovrapposizione di
queste due visioni operata dal cervello.

69
Danti, Ignazio, (Pellegrino) Domenicano; Ignazio Danti da ragazzo imparò i rudimenti della
pittura e dell'architettura da suo padre, e dalla zia
(Perugia, aprile 1536 – Alatri, 19 ottobre FU ANCHE NOMINATO VESCOVO Teodora, pittrice allieva del Perugino, ma la
1586); matematica e la scienza erano i suoi studi preferiti.
Entrò a far parte dell'ordine domenicano nel 1555,
cambiando il suo nome di battesimo da Pellegrino
ad Ignazio. Danti è famoso per la suo il suo
contributo alla riforma del calendario, che entrò
in vigore dopo il 4 ottbre 1582, corregendo così
alcuni errori di calcolo che erano stati fatti
nell’antichità. Dopo aver terminato i suoi studi in
filosofia e teologia, si chiuse in preghiera per un
breve periodo, e presto si dedicò in maniera zelante
alla matematica, all'astronomia ed alla geografia.
Intorno al 1567, fu invitato a Firenze da Cosimo I
de' Medici, duca della Toscana, che lo chiamò,
avvalendosi dei suoi servigi, per fare rinascere gli
studi matematici ed astronomici nel dominio
recentemente acquisito. In particolare, ebbe da
Cosimo la carica di cosmografo granducale, ed
elaborò le mappe che decorano la Sala delle
Carte di Palazzo Vecchio. Allo stesso tempo si dice
che papa Pio V incaricasse Danti di progettare la
costruzione un di una chiesa domenicana e di un
convento a Bosco Marengo. Durante il suo
soggiorno a Firenze, Danti insegnò matematica.
Risiedette al convento di Santa Maria Novella e
progettò la sfera armillare e lo gnomone che
compare all'estremità degli archi ciechi sulla facciata
della chiesa nel 1572. Ebbe un'intensa attività di
ideatore di strumenti scientifici, di autore di testi
molto diffusi sulla fabbricazione ed uso
dell'astrolabio e di astronomia. Danti, inoltre, fu
scelto per dirigere la costruzione di un canale che
doveva mettere Firenze in comunicazione sia con il
Mediterraneo che con l'Adriatico. Cosimo I non
visse tanto a lungo per completare il suo progetto e
subito dopo la sua morte (1574), Danti divenne
professore di matematica all'Università di Bologna.
Durante quel periodo, il Danti passò un certo
periodo a Perugia, su invito del governatore, durante
il quale preparò le mappe di Perugia. Con la
gentilezza che lo caratterizzava, con il senso di
carità, di ubbidienza e soprattutto di sconfinata
fiducia in Dio che gli era proprio, così tipico del

70
carattere di un buon prete, Danti lascia Firenze e si
trasferisce a Bologna. Anche qui si distingue subito,
grazie alle sue doti ed alla sua erudizione: diventa
professore di matematica all'Università di
Bologna, che a quel tempo era di grande prestigio
internazionale. Oltre ad insegnare, realizza la
meridiana della Chiesa di San Petronio, un'opera
visibile ancora oggi.
In quello stesso periodo, Danti calcola anche la
circonferenza del globo terrestre, calcolo che gli era
necessario per costruire la meridiana. Il nuovo
Pontefice è Gregorio XIII, il cui nome rimarrà
indissolubilmente legato al calendario che Danti
modificherà più tardi. Il Papa non poteva non notare
lo scienziato domenicano. In effetti, il Papa lo invita
a Roma e lo nomina matematico pontificio e
membro della prestigiosa commissione per la
riforma del calendario. Lo incarica anche di
sovrintendere al gruppo di artisti che il Papa aveva
incaricato di continuare la decorazione del Palazzo
apostolico, e più precisamente di realizzare una
serie di mappe dell'Italia moderna, nella Galleria
delle carte geografiche, recentemente costruita lungo
il Cortile del Belvedere. E’ un grande progetto, che
Danti realizza alla perfezione. I lavori iniziano nel
1580 e sono terminati un anno e mezzo dopo. Il
risultato è stupefacente: le regioni italiane sono
raffigurate in quaranta grandi carte geografiche
affrescate. Le capacità di Danti erano multiple.
Infatti, quando il pontefice incaricò l'architetto
Domenico Fontana di riparare il porto di Claudio, fu
Danti a disegnare i progetti. Oltre a fare
l’architetto, era anche scrittore e letterato. A Roma,
pubblicò la traduzione di una parte delle opere di
Euclide con alcune annotazioni, e scrisse la vita
dell'architetto Jacopo Barozzi da Vignola, oltre a
preparare delle note per il suo studio sulla
prospettiva che compirà in seguito. Oltre a questi
libri, Danti fu l'autore del Trattato dell'uso e della
fabbrica dell'astrolabio con la giunta del planisfero
del Raja; Le Scienze matematiche ridotte in tavole
ed anche un'edizione modificata ed annotata de La
Sfera di Messer G. Sacrobosco.
Gregorio XIII era fiero di lui e per ringraziarlo,
nel 1583, lo consacrò vescovo di Alatri (nel Lazio),

71
dove poi sarebbe morto tre anni più tardi. Poco
prima della sua morte, Papa Sisto V lo convocò a
Roma per sovrintendere alla sistemazione del grande
obelisco nella piazza del Vaticano. Come vescovo di
Alatri, Danti convocò un sinodo diocesano, corresse
molti abusi e mostrò grande sollecitudine verso i
poveri
De Billy, Jacques Gesuita Oltre ad essergli dedicato un cratere lunare
dall’associazione astronomica internazionale nel
(Compiègne,1602-1679) ; 1935, è stato un insigne matematico, con contributi
nella teoria dei numeri, ed ha prodotto tavole
trigonometriche e logaritimiche. Rimise in
discussione la validità delle credenze astrologiche.
Dechales Millet, Claude Francois Gesuita nom complet Claude François Millet de Chales
Entré dans la Compagnie de Jésus en 1636. Il
(Chambéry 1621-Torino. 1678), enseigna pendant neuf ans les humanités et la
rhétorique. Il passe quelque temps dans les missions
de Turquie. A son retour, Louis XIV le nomma
professeur d'hydrographie à Marseille. Depuis, il
enseigna au collège de la Trinité de Lyon pendant
quatre ans la philosophie, les mathématiques
pendant sept ans, la théologie pendant cinq auns. Il
fut également recteur de Chambéry.
De la Feuille, Jean chiamato anche Jan Gesuita Ordinato sacerdote nel 1613, fu mandato ad
Karel Juan Calrloso o Joannes Carolus insegnare nel collegio gesuita di Malinse. Fu anche
discepolo dei sacerdoti scienziati Grégoire de
(Anversa, 1597- Barcellona, 1652); Saint-Vincent et de François d'Aguilon. Questa
scuola di matematica e di geometria era, in
quell’epoca, un punto di riferimento in Europa.
Nella sua opera Theoremata de centro gravitatis
partium circuli et ellipsis, pubblicata ad Anversa nel
1632, De la Faille ha determinato per la prima
volta il baricentro di una porzione di circolo.
Degli Angeli, Stefano Membro della congregazione dei Gesuati, Fu allievo di B. Cavalieri e dal 1662 insegnò
poi prete secolare matematica all'università di Padova; nelle sue opere
(Venezia 1623 - Padova 1697); di geometria, del periodo 1654-1667, attese a
continuare e completare le ricerche di Cavalieri e
di Torricelli. Dopo il 1667 si dedicò alla studio di
problemi meccanici e fisici, in polemica con Borelli
e Riccioli.

72
De Sarasa, Alphonse Antonio Gesuita Matematico gesuita, ha contribuito alla
comprensione dei logaritimi, in particolare in un
(Nieveport, Fiandre, 1618-Bruxellese, libro scritto come risposta a questioni sollevate dal
1667); sacerdote dell’ordine dei minimi padre. Marsenne.

De Susle, Renè Francois Walter Canonico di Saint-Lambert, dal 1659 Studiò a Roma e poi presso Liegi. Matematica, una
membro della cattedrale di Liegi, e poi famiglia di curve è intitolata in suo nome. Tra i
(Visè, 1622, Liegi, 1685) Abate di Amay. tanti contributi e scritti di matematica, le sue opere
infatti trattano di tangenti, punti di flessione,
spirali. Si è occupato anche di storia, teologia,
botanica. E’ anche inventore di un termometro.
Membro della Royale Society.
Dou Mas de Xaxas, Alberto Gesuita Matematico spagnolo, membro dell’Accademia
delle scienze esatte, fisiche e naturali, e di molte
(Olot, 1915 – San Cugat del Vallés, altre istituzioni universitarie. Olre alle numerose
2009); pubblicazioni in libri e in riviste, occorre
menzionare la sua collaborazione ai calcoli del
Programma Apollo della Nasa. Presidente della
Società reale spagnola di Matematica dal 1960 al
1963.
Faa di Bruno, Beato Francesco Sacerdote, Insegnante di Matematica e Astronomia, divenne
professore ordinario solo nel 1876 a causa della sua
(Alessandria, 1825 Torino, 1888); BEATIFICATO DALLA CHIESA NEL professione di fede, in quanto ebbe seri ostacoli dal
1988 governo massonico-risorgimentale, nonostante che
abbia prodotto dei contributi riguardanti la teoria
dell’eliminazione, la teoria degli invarianti e le
funzioni ellittiche. Il suo nome in matematica è
però legato soprattutto al trattato sulla teoria delle
forme binarie, che avrà anche applicazioni
informatiche. Fu anche inventore: nel 1856 per sua
sorella non vedente progettò e brevettò uno scrittoio
per ciechi. Nel 1878, poi, avvertendo la necessità di
scandire i tempi della giornata brevettò uno
svegliarino elettrico. Come ingegnere, si occupò
dei calcoli per i lavori della Chiesa del Suffragio.
Fu anche compositore musicale.
Fontana, Gregorio, al secolo Giovanni Scolopio Matematico fratello di Felice, abate e grande
Battista naturalista. Amico di G. Fagnano, e da lui
indirizzato alla matematica, successe a R.
(Villa Nogaredo, Rovereto, 1735 - Milano Boscovich nella cattedra di "calcolo sublime"
1803) ; all'università di Pavia. Fu tra i primi membri
dell'Accademia dei Quaranta. Fece parte del corpo
legislativo della Repubblica Cisalpina; arrestato
dagli Austriaci, riebbe dopo Marengo libertà e onori.

73
Il Fontana ha lasciato molte importanti
"disquisizioni fisico-matematiche"; in particolare
sull'infinito logaritmico, da lui chiamato infinitum
paradoxum perché infinitum ordinis semper
infinitesimi (di ordine infinitesimo rispetto
all'infinito del primo ordine).
Franco, Salvatore Sacerdote diocesano Studi di trigonometria e di geometria, inventore del
calendario perpetuo meccanico
(Biancavilla, 1868. Trieste, 1934);
Galiani, Celestino (Nicola) Sacerdote dell’Ordine dei celestini Nicola Galiani ricevette a Foggia i primi rudimenti
di latino e di italiano da alcuni monaci della regola
(San Giovanni Rotondo, 1681- Napoli, Benedettina, i Celestini, che avevano un loro
1753); Convento ed una Chiesa, entrambi dedicati a S.
Caterina di Alessandria. Chiesa, che, in seguito, fu
dedicata a San Giovanni di Dio e la cui facciata
ancora oggi, risulta compresa tra i fabbricati del
vecchio ospedale di via Arpi. All’età di 16 anni
(1697) indossò il saio celestino e cambiò il suo
nome da Nicola in Celestino. Dopo brevi periodi
trascorsi al Convento della Trinità di San Severo
(oggi sede municipale) si stabilì al Monastero di
Santa Croce di Lecce, dove ebbe (1698) la sua
ordinazione sacerdotale. All’età di 20 anni, in
considerazione della sua straordinaria capacità di
apprendimento e della sua versatilità in qualsivoglia
disciplina, gli fu conferita la nomina triennale di
“studente” presso il Monastero dei Celestini di
Sant’Eusebio in Roma. Gli anni trascorsi al
Sant’Eusebio furono (i due trienni di “studentato” e
quelli poi di “teologia morale”) anni di duro lavoro
sui testi scientifici come “Gli elementi di geometria”
di Euclide; la “Diottrica” di Cartesio; il “Trattato
sulle sezioni coniche” di Isacco Barrow; la
“Geometria” cartesiana; il “Traité de la grandeur en
general” di Barnard Lamy per arrivare, infine, ai
grossi temi di algebra e al calcolo differenziale ed
integrale. Anche questo era semplice lettore di
Sant’Eusebio era considerato da colleghi e discepoli
tra i più illustri studiosi italiani non soltanto in
materio di Sacra Scrittura (che aveva avuto modo di
approfondire direttamente dall’ebraico, in quanto
aveva un raro possesso di quella lingua) ma anche e
soprattutto di scienze, tanto che molti illustri
personaggi ambivano intrattenere relazioni o
prendere parte alle discussioni che un monaco dotato

74
di tanta dottrina scientifica amava promuovere e
dirigere. Lungo sarebbe accennare ai gidizi che i
migliori cervelli del secolo dei lumi hanno espresso
su Celestino Galiani, basti citare quello che
Eustachio Manfredi di Verona, poeta e scienziato,
docente di Scienze all’Università di Bologna e
direttore dell’Osservatorio Astronomico di quella
città che così si espresse: “La disciplina meno
conosciuta da Mons. Celestino Galiani erano le
matematiche, ma intanto che non vedeva in Italia un
matematico che gli stesse a paro”. Ma non era un
puro teorico: nella Roma papale del suo tempo egli
rappresentò una rarità alla sua apertura alla
discussione, la sua liberalità e tolleranza verso le
idee anche le più controverse, fanno di lui il
rappresentante più significativo di quei “cattolici
illuminati” che tanto merito avevano acquisito nella
Roma e nella Napoli della prima metà del ‘700, con
la creazione di cenacoli, accademia e che dettero in
campo cattolico il segno di una grande disponibilità
verso la scienza moderna, senza preconcetto alcuno
e senza riserve di carattere dogmatico. Dunque
Celestino Galiani fu uomo enciclopedico, erudito,
filosofo, storico della Chiesa, ma soprattutto
matematico. Egli anche al giorno d’oggi é ritenuto
dagli storici delle scienze come il più grande
diffusore del Newtonianesimo in Italia. Gli fu
assegnata la cattedra di matematica all’Università
della Sapienza di Roma (1718). L’anno successivo
fu nominato Abate dei monasteri Celestini di Aversa
e Sant’Angelo a Celano. E nel 1728 veniva eletto
Abate Generale dell’Ordine dei Celestini. Nel 1731
mentre si recava a Foggia per aiutare e soccorrere i
suoi concittadini scampati al tremendo terremoto del
20/03 ebbe la notizia della sua nomina ad
Arcivescovo di Taranto, dove stette per meno di un
anno, perché il Re di Napoli lo nominò “Cappellano
Maggiore del Regno di Napoli”, carica
importantissima ch comprendeva il comando
dell’istruzione, la carica di rettore dell’Università,
Prefetto dei Regi Studi. La Cappellania la resse fino
alla morte. Presso di lui si recavano i migliori
cervelli del tempo tra i quali Bartolomeo Intieri,
Alessandro Rinuccini, Giambattista Vico, Antonio
Genovesi ed anche il nipote Ferdinando Galiani,

75
della cui istruzione ed educazione egli si era
occupato. Il nipote Ferdinando il 26 luglio 1753
pronunciò l’elogio funebre per lo zio Celestino nella
Chiesa dell’Ascensione a Napoli, presente il
Cardinale Valenti Gonzaga, e lesse il messaggio di
cordoglio del suo grande amico e protettore, Papa
Benedetto XIV. Erano presenti nella piccola Chiesa
dell’Ascensione uno stuolo di amici, discepoli ed
estimatori, i migliori ingegni della Napoli e della
Roma dell’epoca. La salma fu sepolta nella chiesetta
dei Celestini.
Gherli, Odoardo Domenicano Matematico, ha scritto “Gli elementi teorici pratici
delle matematiche”, opera pubblicata in alcuni
(Guastalla, 1730, Modena, 1780); anni, in cui il primo tomo contiene il trattato
dell'aritmetica, il secondo il trattato dell'algebra, il
terzo la geometria piana e solida con applicazioni
all'agrimensura, la trigonometria piana e sferica,
oltre le tavole logaritmiche; il quarto la geometria
analitica e le sezioni coniche, il quinto, il sesto e il
settimo, il calcolo differenziale e integrale. Tale
opera fu definita “Il più ampio, e il più pieno, corso
di Matematica, che si fosse ancora veduto".

Grandi, Luigi Guido Monaco camaldolese Compì i suoi primi studi di grammatica sotto la
guida del giovane letterato Giambattista Canneti e
(Cremona, 1º ottobre 1671 – Pisa, 4 luglio poi nel locale Collegio dei Gesuiti, dove ebbe come
1742); maestro il futuro matematico Giovanni Girolamo
Saccheri. All'età di 16 anni entrò nel monastero
camaldolese di Classe in Ravenna, assumendo il
nome Guido in sostituzione degli originari
Francesco Lodovico, e qui ritrovò l'antico maestro
divenuto padre Pietro Canneti. Proseguiti gli studi
teologici a Roma e quelli geometrici e matematici a
Firenze, nel 1700 divenne professore di filosofia nel
monastero camaldolese di Firenze. Nel 1703
pubblicò il libro La quadratura del cerchio e
dell'iperbole, al cui interno scoprì lo stesso
paradosso matematico intuito anche da Leibniz,
ossia che la somma parziale di una serie a segni
alterni di numeri può non convergere (serie di
Grandi), e qualche anno dopo, durante una sua
visita in Inghilterra (1709), entrò a far parte della
Royal Society. Nel 1714 divenne matematico di
corte presso il granduca di Toscana e più tardi
professore di matematica nell'Università di Pisa. Fu
anche sovrintendente alle acque del granducato,

76
contribuendo ai lavori di drenaggio per la bonifica
della Val di Chiana. Collaborò con Tommaso
Buonaventuri all'edizione fiorentina delle Opere di
Gaileo Galilei (1718), studiò la curva algebrica da
lui chiamata "rodonea" per la sua forma che
richiama i petali di un fiore (1725 circa)[1] e fu
autore degli Elementi di Geometria di Euclide,
pubblicati postumi a Venezia (Savioni, 1780). Fu il
primo a usare e a diffondere in Italia la nuova
analisi degli infiniti. Scrisse l'opera De infinitis
infinitorum... nella quale applicò, tra i primi in Italia,
i metodi di Leibniz e Newton.

Note

Il termine "rodonea" deriva dal greco rhódon, ròsa.


La curva rodonea è anche chiamata "rosa di Grandi"
in suo onore.
Gua de Malves, Jean Paul Abate Membro dell'Accademia delle scienze. Diede
notevoli contributi alla teoria delle curve e delle
(Carcassonne 1712 - Parigi 1786) ; equazioni algebriche (Usage de l'analyse de
Descartes, 1746): teoria generale dei punti singolari,
scoperta della proprietà della cubica piana di
avere tre flessi allineati, invarianza dell'ordine di
una curva algebrica per trasformazione di
coordinate, ecc.
Guldino, Paolo, anche chiamato Gesuita Matematico e astronomo. A lui si devono i teoremi
Gouldin, Paul, Gauldinus di Pappo-Guldino, che consentono di determinare
la superficie ed il volume dei solidi di rotazione. I
(Mels, 1577 –1643) ; teoremi portano anche il nome del matematico
alessandrino Pappo, che li intuì alcuni secoli prima.
Nel 1597, abiura la religione ebraica
Successivamente entra nell'ordine religioso dei
Gesuiti, diventa sacerdote e viene inviato a Roma
per approfondire le sue conoscenze matematiche.
Insegnerà matematica a Roma, Vienna e Graz. I
risultati dei suoi studi matematici sono presenti
soprattutto nell'opera "Centrobaryca" (baricentri),
edita in tre volumi (1635,1640,1641), all'interno
della quale si trovano i due teoremi che portano il
suo nome. Nella sua epoca Paolo Guldino era uno
studioso molto rinomato. Nell'opera astronomica di
Paolo Casati Terra machinis mota (1658), si
immagina un dialogo tra Guldino, Galileo e Marin
Mersenne su varie tematiche riguardanti

77
cosmologia, geografia, astronomia e geodesia

Halma, Nicolas Canonico di Notre Dame Dopo aver fatto i suoi studi al collegio du Plessis,
prese i voti sacersotali. Fu anche medico chirugo
(Sedan, 1755, Parigi, 1828) ; nell’Armata, insegnante di matematiche nel 1794, e
di geografia nella scuola miltare, nonché
bibliotecario e precettore. La sua opera più
importante, presa sotto su spinta di Joseph Louis
Lagrange e Jean Baptiste Joseph Delambre, è
l’edizione dell’Almagesto di Tolomeo (1813-1816)
e delle "tavole facili”, con la prima traduzione
francese, oltre a vari scritti sull’astronomia antica.
Kluger, Franz Xavier Gesuita Laureato in Chimica nel 1885, l’anno seguente entrò
nei gesuiti e divenne sacerdote nel 1893. Quattro
(Konisbach, Palatinato, 1862-Lucerna- anni dopo, all'età di 35 anni, divenne professore di
1929, Matematica presso il College Ignazio di Valkenburg
in Olanda. Egli è noto soprattutto per i suoi studi sui
segni cuneiforme babilonesi che per gli studi
astronomia. Ha elaborato le teorie babilonese sulla
Luna e pianeti, pubblicate nel 1907.

78
Isnardi, -Lorenzo Scolopi Studiò nel collegio delle Scuole pie di Savona, dove
tra i professori trovò il padre G.A. Gatti che lo
(Savona, 1802,-Genova, 1863) indirizzò verso la matematica, disciplina in cui il
giovane Isnardi diede un pubblico saggio nel 1819,
non disdegnando nel contempo la poesia, nella quale
si cimentava all'interno della locale colonia degli
Arcadi. Nello stesso anno, volendo diventare
scolopio e non esistendo allora in Liguria il
noviziato di quell'Ordine, si recò a Firenze per
vestire l'abito, attratto anche dalla fama di alcuni
professori come il padre G. Inghirami che
insegnava "matematica sublime" e il padre L.
Baroni docente di meccanica, idraulica e
astronomia. Nel 1825 si fece conoscere nella
comunità scientifica pubblicando nella
Corrispondenza astronomica del barone F.X. von
Zach Tre lettere sulla formola di Gauss pel calcolo
della Pasqua. Cesare Saluzzo lo raccomandò allora
al re Carlo Felice come "ripetitore interno" di
filosofia e matematica presso l'Accademia militare
di Torino. Si preoccupò di organizzare delle scuole
tecniche destinate ai ragazzi dei ceti popolari; cercò
di ottenere dal re i sussidi per inviare all'École
polytechnique di Parigi alcuni confratelli e far loro
apprendere quei metodi di insegnamento. Scrisse
una memoria (Due tavole del calcolo delle anomalie
vere delle comete in una sezione conica poco
diversa dalla parabolica) apparsa nelle Effemeridi
astronomiche di Milano del 1832, non si ha infatti
più notizia di altre sue opere scientifiche, poi si
dedicò a opere panegiriche e apologetiche.
Laloubere, Antoine Gesuita Matematico, ha fatto i primi studi per la soluzione
dei problemi di Pascal.
(Linguadoca, 1600.Tolosa, 1664) ;
Lamy, Bernard Oratoriano di S.Filippo Neri Ammesso nel 1662 alla Congregazione
dell’Oratorio, dove stringe amicizia con Nicolas
(1640-1715) ; Malebranche. Divenne professore di grammatica,
retorica e filosofia, con posizioni cartesiane come
per molti oratoriani. Nel 1684 il ministro Vignes si
convertì dal calvinismo al cattolicesimo, e, in suo
scritto ringraziò Lamy. Ha scritto un tratto di
meccanica, nel 1679, e un «trattato della
grandezza in generale», nel 1680, e «gli elementi
della geometria»:

79
Lecchi, Giovanni Antonio Gesuita Matematico e studioso dei canali navigabili.
Novizio gesuita nel 1718, insegnò successivamente
(Milano, 1702-1776); materie umanistiche a Pavia e Vercelli, eloquenza a
Milano e in seguito matematica a Pavia e a Milano.
L'imperatrice Maria Teresa d'Austria lo chiamò a
Vienna con la qualifica di matematico e idrografo
imperiale. In seguito papa Clemente XIII lo nominò
direttore delle opere di idraulica dei territori
papali;
Leurechon, Jean Gesuita Uno dei pionieri della matematica ricreativa e
divulgativa, grazie ad una sua opera che ha avuto
(Bar le Duc, 1591, Pon a Mousson, più di trenta ristampe. Si è occupato anche dello
1670); studio delle comete, di meccanica, ottica,
geomeria.

Luini, Francesco Gesuita Fu professore di astronomia e di matematica nel


collegio di Brera e nell'univ. di Pavia. Ebbe gran
(Lugano 1740 - Milano 1792) ; parte nella riforma che il governo austriaco
introdusse nell'ordinamento degli studi di
matematica e pubblicò un trattato di natura didattica.
Privato della cattedra per avere scritto un libro non
gradito agli Austriaci, si stabilì a Mantova ove
fondò una rinomata scuola matematica.
Maire, Christopher Gesuita Matematico e cartografo, ordinato sacerdote circa
1727. Ha tenuto conferenze in matematica e logica
(Yorkshire, 1697-1767) A Liegi ha insegnato Ebraico e teologia, fino nel
1739 è stato nominato al Collegio Inglese di Roma,
diventando rettore nel 1744. Alban Butler chiama
Maire 'un matematico puro. A Liegi, Maire aveva
iniziato uno studio di astronomia e a fare
osservazioni, mentre a Roma era in grado di
dedicarsi a questi studi. Papa Benedetto XIV aveva
affidato a lui e a Padre Boscovich il compito di fare
misurazioni dei meridiani e una mappa precisa
dello Stato Pontificio, poi pubblicata nel 1755.
Malebranche, Nicolas de Oratoriani di S.Filippo Neri Famoso in filosofia, per aver coniugato il pensiero
cristiano con quello cartesiano, dando vita alla
(Parigi, 1638, -Parigi, 1715) corrente dell’occasionalismo. Deforme per una
malformazione alla spina dorsale e fragile di
costituzione, ricevette la prima istruzione elementare
da un insegnante privato, mostrando ben presto
grandi doti intellettuali. La madre gli diede
un'educazione religiosa che lo caratterizzò per il
resto della sua vita. A sedici anni entrò nel collegio
di La Marche per seguirvi un corso di filosofia. Nel

80
1660, dopo la morte di sua madre seguita poco dopo
da quella del padre, entrò nella congregazione
dell'Oratorio, ispirata all'omonima fondazione
romana di Filippo Neri. Nella Congregazione,
fondata dal cardinal Pierre de Bérulle nel clima
della Controriforma cattolica, «...trovò un ambiente
molto favorevole allo sviluppo di una natura come la
sua portata al raccoglimento dell'anima e alla
concentrazione del pensiero. La vita ritirata e
laboriosa degli oratoriani gli si addiceva
perfettamente». L'anno stesso della sua ordinazione
sacerdotale, nel 1664, scoprì un'opera di Cartesio,
Traité de l'homme che studiò con grande interesse
interpretandolo secondo i principi
dell'occasionalismo, la dottrina elaborata da
cartesiani francesi e olandesi nel decennio 1660-70,
che egli contribuì a sviluppare ulteriormente. Si è
occupato, specie negli ultimi anni, di calcolo
infinitesimale.
Mascheroni, Lorenzo Sacerdote Ordinato sacerdote a 24 anni. Sin dal 1773 iniziò la
carriera di insegnante, prima di retorica, poi si
(Bergamo,1750 –Parigi,1800) ; appassionò alle scienze sperimentali e l'analisi
matematica. Nel 1778 passa all'insegnamento di
Filosofia, che all'epoca comprendeva anche la
logica, la metafisica e la fisica. Il curriculum di studi
del Collegio Mariano viene profondamente
rinnovato nel 1784, anche per il suo influsso, che
negli anni precedenti era stato ampiamente coinvolto
nella formulazione dei nuovi programmi didattici.
Nel nuovo ordinamento Mascheroni diventa lettore
di Fisica e Fisica Sperimentale. Poco dopo pubblica
il fondamentale trattato matematico sulla statica
delle strutture ad arco Nuove ricerche
sull’equilibrio delle volte, Bergamo 1785.
Successivamente scrive testi di analisi matematica e
di geometria. Nel 1786 fu nominato professore di
algebra e geometria all'Università di Pavia, dove
insegnavano il canonico Lazzaro Spallanzani e
Volta. Dal 1788 al 1791 fu anche a capo
dell'Accademia pavese degli Affidati, mentre dal
1789 al 1793 è anche rettore dell'università. Tra gli
onori ricevuti in quegli anni per i suoi meriti
scientifici ci fu la nomina ad Accademico di Padova
e membro dell'Accademia Reale di Mantova, oltre
che della Società Italiana delle Scienze. La prima

81
opera pubblicata da Mascheroni fu il trattato di
statica Nuove ricerche su l'equilibrio delle volte,
del 1785, per merito della quale gli fu assegnata la
cattedra pavese. In questo campo Mascheroni diede
contributi originali nella storia della statica delle
strutture. Infatti le precedenti teorie sulla statica
degli archi elaborate dagli ingegneri e trattatisti
francesi De la Hire (1712) e da De Belidor (1729)
prevedevano il meccanismo di rottura degli archi
per slittamento dei conci dovuto a scarsa resistenza
all'attrito. L'innovazione fondamentale portata dal
Mascheroni fu quella di proporre e di sviluppare il
meccanismo di rottura degli archi per
formazione di cerniere plastiche, con rotazione
degli elementi strutturali dell'arco e dei suoi
appoggi. Le teorie di Mascheroni furono poi
sviluppate dai vari studiosi di scienza delle
costruzioni, fra i quali ricordiamo il veronese
Leonardo Salimbeni (1780) e i francesi Claude-
Louis Navier (1826) ed E. Mery (1840). La
sperimentazione su modelli di arco ricostruiti in
laboratorio, sviluppata nell'Ottocento ed in tempi
recenti, ha dato ragione alla Teoria della rottura
degli archi di Mascheroni. Anche di recente i
principali studiosi della materia, fra i quali
ricordiamo l'inglese J.Heiman (1982) il francese
Massonet e gli italiani Edoardo Benvenuto (1981)
e Salvatore di Pasquale hanno confermato la
validità teorica e sperimentale della statica degli
archi ideata da Mascheroni, che ha permesso di
mettere a punto gli attuali criteri di verifica
strutturale degli archi e volte in muratura, che si
fondano sullo studio dei loro criteri di rottura con
formazione di cerniere plastiche.

Opere Matematiche

Mascheroni ha contribuito a divulgare e sviluppare il


calcolo infinitesimale ideato da Leibniz, Newton ed
Eulero agli inizi del '700. Nel 1790, pubblica
Adnotationes ad calculum integrale Euleri dove tra
le altre cose calcolò le prime 32 cifre dello sviluppo
decimale della costante di Eulero-Mascheroni,
anche se le cifre 19–21 da lui calcolate non erano
corrette (le prime 16 cifre erano appena state

82
calcolate da Eulero nel 1781). La costante di Eulero-
Mascheroni compare ripetutamente nella teoria dei
numeri e nell'analisi matematica. Il suo lavoro più
famoso è però indubbiamente la Geometria del
compasso, del 1797, dove dimostrò che tutte le
costruzioni geometriche effettuabili con riga e
compasso possono venire fatte usando solamente il
compasso, se si ammette che una retta è costruita
una volta che ne sono stati definiti due suoi punti. Il
suo approccio fu di dimostrare innanzitutto come
usare il solo compasso per bisecare un dato arco di
cerchio, sommare e sottrarre due segmenti dati,
trovare il quarto proporzionale dati tre segmenti,
trovare il punto di intersezione di due rette date, e i
punti di intersezione tra una retta e un cerchio dati.
A questo punto Mascheroni dimostrò teoricamente
come tutte le costruzioni che si possono fare con
riga e compasso possono essere espresse come
composizioni delle operazioni elementari definite
sopra, e quindi ottenute usando solo il compasso.
Quest'opera non è fine a sé stessa, ma è pensata
anche in vista di facilitare la costruzione di
strumenti di precisione.Produzione letteraria.
Mascheroni fu un poeta in lingua italiana e latina,
anche se la maggior parte delle sue opere furono di
circostanza, come “Geometria del compasso”.
Maurolico, Francesco Benedettino Ordinato prete nel 1521, divenne in seguito abate
Benedettino. Fu un famoso matematico, astronomo,
(Messina, 1494 – Messina, 1575); architetto, storico. Intuì e sviluppò il principio di
induzione matematica. Nella sua opera più
importante "Arithmetico rum libri duo"
(1575) si trova l'uso sistematico di lettere
al posto d ei nu meri e un primo esempio di
ragionamento fondato sull'uso del
"principio di induzione totale". Gli
"Opuscola mathematica" (1575), altra sua
opera, contien e il calcolo del baricentro di
diversi corpi (pira mide, paraboloide
ecc).Studiò metodi per la misurazione della Terra,
fece osservazioni astronomiche (come quella della
supernova apparsa nella costellazione di
Cassiopea), fornì le carte geografiche alla flotta
cristiana in partenza dal porto di Messina per la
Battaglia di Lepanto, collaborò con lo scultore
Montorsoli nella realizzazione di due delle più belle

83
fontane monumentali del Cinquecento (quella di
Orione e quella del Nettuno), fornendo i distici latini
incisi sulle fontane. Vasta fu la sua ricerca in molte
discipline scientifiche, e corposa la sua opera
manoscritta e le pubblicazioni a stampa.Uno dei più
antichi crateri degli altopiani meridionali della Luna,
il cratere Maurolycus dal diametro di circa 114 km,
è stato così denominato in suo onore dall'astronomo
gesuita Giovan Battista Riccioli nel 1651. Nel
campo medico-scientifico Francesco
Maurolico, descrivendo il funzion amento
dell'o cchio u mano, tiene già conto della
funzione del cristallino
nell'acco modazione
Mengoli, Pietro Sacerdote diocesano a Bologna Allievo di B. Cavalieri, succedette a lui nella
cattedra di matematica dell'università di Bologna.
(Bologna, 1626- 1686) ; L'opera di Mengoli rappresenta una fase di
passaggio tra il metodo infinitesimale geometrico
degli indivisibili di B. Cavalieri e i metodi
infinitesimali di G. W. von Leibniz e I. Newton.
Nelle Novae quadraturae arithmeticae dà il primo
importante contributo alla teoria delle serie; nei
Geometricae elementa speciosae (1659) precorre
gli analisti del sec. 19º (A. Cauchy) nell'assetto
logico del concetto di limite e di integrale definito,
che si chiama oggi spesso integrale di Mengoli-
Cauchy.
Millet de Challes, Claude-Francois Gesuita Matematico e idrografo, insegnò a Marsiglia e a
Lione. La sua edizione di otto libri degli Elementi di
(Chambéry 1621 - Torino 1678) ; Euclide in latino (1660) e poi in francese (1672)
ebbe grande fortuna. Nel 1674 pubblicò un Cursus
seu mundus mathematicus, nel quale si tratta di
meccanica, idrografia, ecc
Moigno, François-Napoléon-Marie Gesuita, poi Canonico di Saint Denis Divulgò le idee e i risultati di A.-L. Cauchy con
un ampio trattato di calcolo differenziale e integrale
(Guéméné, Morbihan, 1804 - Saint-Denis, (1840-61)
Senna, 1884) ;
Moret, Thodore, ditto Moretus Gesuita Gesuita belga, studiò a Praga, dove fu il primo a
sostenere una tesi di laurea. Si è occupato anche di
(Anversa, 1602-Breslau,1667); musicologia. Un cratere lunare porta il suo nome.
Mouton, Gabriel Abate Dottore in teologia a Lione, e anche aatematico e
astronomo, è considerato uno dei padri del
(Lione, 1618-1694); sistema metrico decimale, in virtù di un suo libro
del 1670.

84
Niceron, Jean Francois Memebro dell’Ordine dei Minimi
Jean-François Niceron, nativo di Parigi, fu
professore di matematica nel convento dei Minimi
(Parigi, 1613, 1648);
a Roma (Trinità dei Monti). I suoi interessi per la
filosofia naturale si concentrarono in modo
particolare sui problemi relativi all'ottica
geometrica e alla prospettiva, ai quali dedicò
un'opera fortunata (La perspective curieuse ou
Magie artificielle des effets merveilleux, Parigi,
1638). Trascorse buona parte della vita a Roma,
contribuendo a diffondere in Italia le opere dei
principali matematici francesi contemporanei.

Nicole, Pierre Chierico di Port Royal des Chmamps Nel 1662 fu pubblicata la Logica o arte di pensare
(giansenisti) di A. Arnauld e P. Nicole, che ebbe ben sei edizioni
(Chartres, 1625- Parigi, 1695) ; quando ancora gli autori erano in vita; quest’opera
rimase a lungo il manuale più fedelmente seguito
e studiato nelle università francesi. Essa è
introdotta da due Discorsi preliminari che
presentano rispettivamente l’intento di questa nuova
logica e la risposta alle principali obiezioni mosse
nei suoi confronti. L’opera è suddivisa in quattro
parti che prendono in esame le quattro principali
operazioni della mente, il concepire, il giudicare, il
ragionare e l’ordinare, in cui gli autori si occupano
del problema del metodo. L’importanza di questa
logica risiede nel suo carattere innovativo e
chiaramente antiscolastico (e antiaristotelico),
atteggiamento comune a gran parte della cultura
scientifica e filosofica dell’epoca. Gli autori infatti,
pur riservando ancora una certa attenzione alla
logica sillogistica e, intendono la logica non più
come una tecnica formale di costruzione dei
ragionamenti deduttivi, ma come arte della scoperta
e dell’invenzione, secondo le indicazioni
metodologiche di Bacone e Cartesio. Gli autori
mirano quindi a stabilire regole metodologiche utili
ai fini della scoperta della verità e dell’estensione
della nostra conoscenza, obiettivo comune con la
scienza dell’età moderna. Sin dal Primo discorso di
questa opera, in cui si delinea il disegno generale
della nuova logica, gli autori precisano che non vi è
nulla di più stimabile del buon senso, cioè della
ragione, e del suo uso corretto nel discernere il vero
dal falso, tema, come è noto, comune al celebre
Discorso sul metodo (1636) di Cartesio. Dal loro

85
punto di vista, la ragione, se usata in modo corretto,
ci serve in tutte le circostanze della vita, dato che
distinguere la verità dall’errore è cosa molto
complessa e difficile sia nelle scienze sia nella
maggior parte dei problemi di cui parlano gli uomini
e degli affari che essi conducono.
Riccati, Vincenzo Gesuita Secondogenito di Jacopo Riccati, le sue ricerche
principali continuarono quelle del padre nell'analisi
(Castelfranco Veneto, 1707 – Treviso, matematica, specialmente nel campo delle equazioni
1775) ; differenziali, e nella fisica. Da lui prendono il
nome le equazioni di Riccati, alcuni tipi di
equazioni differenziali.

Ricci, Michelangelo Canonico della curia romana, poi creato Allievo di Benedetto Castelli a Roma, ebbe una
funzione notevole come punto di riferimento
(Roma, 1619, 1682); CARDINALE romano per le vicende della Scuola Galileiana. Fu
nominato Cardinale nel 1681. Intrattenne intensi
rapporti con Torricelli, prima, e Viviani e Leopoldo
de' Medici successivamente, partecipando anche,
seppure per via epistolare, all'attività dell'Accademia
del Cimento. Intervenne ripetutamente per
scongiurare i minacciati interventi censori nei
confronti di rappresentanti delle nuove idee
scientifiche. Fu fine matematico, come mostra
l'unica opera che pubblicò, la Geometrica exercitatio
(Esercitazione geometrica, Roma 1666) e l'intenso
scambio epistolare con Torricelli.
Ricci ebbe un ruolo rilevante nel dibattito teorico e
sperimentale che precedette e accompagnò la
scoperta torricelliana della pressione dell'aria.
Oltre a aver partecipato ad alcune prove sperimentali
compiute a Roma da Gasparo Berti, egli è il
destinatario degli unici due documenti (le lettere
dell'11 e del 28 giugno 1644) in cui Torricelli
descrive il suo esperimento barometrico, spiegando
il ruolo della pressione dell'aria quale causa della
sospensione del mercurio nel tubo.
Saccheri, Giovanni Girolamo Gesuita Nell’opera da lui scritta “Euclida ab omni naevo
vindicatus”, tentò di dimostrare il V postulato di
(San Remo, 1677-Milsno 1733); Euclide, tanto che viene ricordato per l’omonimo
quadrilatero, e così ha posto inintenzionalmente le
basi per la geometria non euclidea. Allo stile
euclideo è improntata l’opera del 1697 “ Logica
demonstrativa”, che fa uso di definizioni, postulati e
dimostrazioni. Fu anche eccellente scacchista,
capace di giocare alla cieca contro tre avversari.

86
Saint Vincent, Gregoire de Gesuita Studiò a Roma con il gesuita Clavio e fu professore
a Praga dal 1629 al 1631. Nel 1647 pubblicò la sua
(Bruges 1584 - Gand 1667) ; monumentale opera, un volume in folio di ben 1225
pagine: Opus geometricum quadraturae circuli et
sectionum coni, che suscitò vivaci discussioni tra i
massimi scienziati del Seicento. Saint Vincent va
annoverato tra i precursori del calcolo
infinitesimale, per avere elaborato un metodo
geometrico di integrazione simile a quello degli
indivisibili di B. Cavalieri, altro matematico
sacerdote.
Schott, Kaspar Gesuita Docente di matematica nell'università di Würzburg.
Compì studi di meccanica dei fluidi. Perfezionò le
(Königshofen, Würzburg, 1608 - bacchette moltiplicatrici di Nepero (primo
Würzburg 1666); rudimentale modello di macchina aritmetica),
sostituendole con cilindri paralleli.

Tacquet, Andrè Gesuita Matematico fiammingo, suoi insegnanti furono


Saint Vincent e d’Aguilon. I suoi lavori ottennero
(Anversa, 1612-1660) ; la fama internazionale e prepararono quelli di
Leibnitz e Newton, su problemi riguardanti le
tangenti, il calcolo differenziale e infinitesimale, di
cui è un precursore. Inoltre la sua opera ha
influenzato Pascal.
Valerio, Luca, Sacerdote; Insegnò matematica e greco alla Sapienza di Roma
(dal 1600). Nel 1612 fu nominato accademico
(Napoli 1552 circa - Roma 1618) ; linceo. Valerio occupa un posto notevole nella
storia delle origini del calcolo infinitesimale, e la
sua opera influì sia su quella di Gregorio da San
Vincenzo, sia su quella di Padre Mengoli. Tra le
opere: De centro gravitatis solidorum libri tres
(1604; 2a ed. 1661), in cui tratta, oltre che del
calcolo dei baricentri, anche del calcolo dei volumi
di vari solidi, con metodi vicini a quelli moderni;
Quadratura parabolae per simplex falsum (1606; 2a
ed. 1661). Sembra sia stato il primo a usare le parole
ascissa e ordinata.
Valperga di Caluso, Tommaso Oratotoriano di S.Filippo Neri Fu segretario generale dell’Accademia delle
Scienze. Orientalista e letterato, coltivava con
(Torino, 1737-1815) ; passione la matematica e le scienze in generale. Ha
prodotto una dozzina di lavori matematici, che
rivelano il suo interesse per i fondamenti del calcolo
infinitesimale, ma non mancano ricerche di
geometria differenziale, algebra e astronomia,
ispirate dal suo ruolo di direttore dell’Osservatorio

87
astronomico torinese. Fu amico di Vittorio Alfieri
che gli dedicò il Saul.

Varignon, Pierre Canonico francese Studiò al collegio gesuita di Caen teologia e


filosofia, quindi venne ordinato sacerdote. Al suo
(Caen, 1654 – Parigi, 23 dicembre 1722) ; arrivo a Parigi nel 1686, si consacrò agli studi di
matematica. Insegnò questa materia al collegio
Mazarino di Parigi e divenne membro della sezione
di geometria dell'Accademia Reale delle Scienze nel
novembre 1688. Venne nominato primo titolare da
Luigi XIV, il 28 gennaio 1699. Fu vice-direttore dal
1710 al 1712 poi direttore di questa Accademia fino
al 1719. Si interessò al nuovo calcolo
infinitesimale messo a punto nel settecento,
sviluppando alcune trattazioni di algebra, di
geometria analitica e di analisi infinitesimale. Fra
l'altro ha creato il teorema geometrico che porta
il suo nome, dimostrando che la figura ottenuta
congiungendo i centri dei lati di un quadrilatero
qualunque è un parallelogramma.

Studi di Fisica e Statica

Risalgono a Varignon la formulazione dei Principi


della Statica, nella scienza moderna rinascimentale.
Nell’opera Proyect d’une nouvelle mechanique del
1688 formulò la prima definizione di Risultante di
più forze e di Momento Statico e dimostrò
razionalmente le due regole fondamentali della
statica:a) La fondamentale “Regola del
parallelogramma” sulla somma di più forze inclinate
concorrenti) il celebre “Teorema di Varignon” sui
momenti statici di più forze e della loro
risultante. La regola del parallelogramma era già
stata in parte anticipata da Simone Stevin e fu poi
sviluppata anche da Isaac Newton nel suo trattato
sui principi della meccanica (1687). Le teorie
statiche di Varignon sono alla base della scienza
delle costruzioni, disciplina ideata da Galileo Galilei
(1638) e sviluppatasi nei secoli successivi.

Cinematica

Formalizzò la definizione di velocità istantanea e di


accelerazione. Nelle due comunicazioni alla
Accademia Reale delle scienze di Parigi, il 5 luglio

88
1698 e il 20 gennaio 1700, definì il concetto di
velocità istantanea (che egli chiama velocità in
ogni istante) e quello di accelerazione applicandovi
il calcolo differenziale di Leibniz.
Vecchiotti, Serviliano Sacerdote diocesano Profondo studioso di matematica e fisica; docente,
fondatore dell’istituto tecnico ‘Montani’ e della
(Castel Clementino, 1819, Fermo1876); CariFermo. Zelante e obbediente, dal 1849 al 1851
è insegnante di Matematica nelle scuole pubbliche di
Fermo, poi in Seminario, sempre docente di
Matematica e Fisica per 17 anni. Operoso a
vantaggio di tutti e della Chiesa in particolare,
giudice di cause criminali presso il Tribunale
Arcivescovile di Fermo.
Verbist, Ferdinand Gesuita Nel 1658, Verbiest lasciò la Spagna alla volta della
Cina, accompagnato da Martino Martini, e
(Pittem, 1623, Pechino,1688); trentacinque altri missionari, il Vice-Re delle Indie e
alcuni altri passeggeri. Egli ebbe il suo primo posto
a Shanxi, mantenendo la missione fino al 1660, anno
in cui fu chiamato come assistente (più tardi lo
sostituirà) di Adam Schall von Bell, gesuita
direttore dell’ Osservatorio imperiale di Beijing e
capo dell’ufficio di Matematica, Compito
importante per l'ufficio di Matematica era quello di
fissare il calendario ufficiale dell'Impero. Verbiest
notò alcuni errori e consigliò di correggerli.
Questa fu una proposta audace, visto che il
calendario doveva essere approvato dall'Imperatore
stesso. I membri dell'Osservatorio temendo, il
responso dell'Imperatore, lo pregarono di tornare sui
suoi passi ma egli rispose: «Non è nel mio potere di
fare i cieli essere d'accordo con il vostro
calendario». Tutto questo generava cattiva volontà
da parte dei mandarini, che furono la causa
scatenante di arresti e condanne di Verbiest e di
altri. Fortunatamente per loro il 16 aprile 1665, un
terremoto distrusse la parte della prigione destinata
alla loro esecuzione. Questo fu visto come un
presagio e tutti i prigionieri furono rilasciati.
Tuttavia tutti furono comunque sottoposti a
processo, e con loro tutti i gesuiti, ma Verbiest,
Schall e altri due furono esiliati presso Canton.
Schall morì nel giro di un anno, a causa delle
condizioni della sua epurazione. Egli rifornì di
moderne attrezzature l'osservatorio di Beijing. Con
l'aiuto di collaboratori cinesi, ridisegnò la carta

89
geografica dell'Impero. Per ricompensarlo,
l'Imperatore, lo elevò al più alto grado della
gerarchia dei mandarini. Oltre ai suoi studi
d'astronomia, Verbiest si cimentò anche in
esperimenti con la forza del vapore. Intorno al
1672, egli progettò - come giocattolo per
l'Imperatore Cinese - un carrello azionato a vapore,
che può, abbastanza probabilmente, essere
considerato il primo modello di veicolo mobile a
vapore. Verbiest parla di questo nel suo libro
Astronomia Europea. Il prototipo però era lungo
solo 60 cm, quindi a tutti gli effetti un modello in
scala, non idoneo perciò al trasporto dei passeggeri o
di un guidatore. Non possiamo dire se il modello sia
stato poi effettivamente mai costruito. Verbiest
scrisse anche svariati testi per far conoscere la
dottrina cristiana agli intellettuali cinesi. Tra gli altri
Spiegazione dei principi fondamentali della fede,
che, ancora nel 1935 era in ristampa. È grazie alla
sua influenza se altri missionari hanno potuto
spiegare il Vangelo in tutto l'Impero.
Villalpando, Jaun Bautista Gesuita Da TRADURRE DALLO SPAGNOLO

(Córdoba, 1552 - Roma, 22 de mayo de fue un arquitecto, matemático, escritor y teólogo


1608) jesuita. Según su propio testimonio, estudió
geometría y arquitectura junto a Juan de Herrera,
arquitecto del Monasterio de El
Escorial.Villalpando, ordenado jesuita en 1575,
diseñó para la Compañía de Jesús edificios como la
Catedral de Baeza y la Iglesia de San Hermenegildo
de Sevilla.1Su obra más conocida es el triple
volumen sobre el Templo de Salomón, que escribió
junto al escrituario jesuita de Baeza Jerónimo de
Prado. La obra fue impresa en Roma en tres grandes
volúmenes de tamaño folio por Zannetti y Vuglietto
entre los años 1595 y 1606, aunque sus portadas las
fechan entre 1596 y 1604, y fue financiada por el
propio Felipe II. Tal vez los dibujos fueran muy
anteriores a esa fecha, ya que su arquitectura parece
más inspirada en Bramante que en Miguel Ángel. Es
probable que los dos teólogos colaboraran con
anterioridad, un decenio antes, en el primer esbozo
de la reconstrucción del Templo de Ezequiel. Pero
una vez instalados en Roma surgieron serias
desavenencias: el padre Prado quiso cambiar los

90
diseños aprobados por Felipe II, a lo que se opuso
Villalpando. Tampoco estaban de acuerdo en quién
debía redactar cada parte de la obra. La muerte de
Jerónimo de Prado en 1595 sólo le permitió escribir
y firmar el primer volumen de los Comentarios
sobre Ezequiel (In: Ezechielem Explanationes), el
más teológico, dejando libre a Villalpando el
volumen segundo y los farragosos apéndices del
tercero. El primer tomo se tituló Hieronymi Pradi et
Ioannis Baptistae Villalpandi e Societate Iesv in
Ezechielem Explanationes et Apparatvs Vrbis, ac
Templi Hierosolymitani. Contiene un extenso
comentario de la pluma del Jerónimo de Prado sobre
los primeros veintiséis capítulos de la profecía de
Ezequiel. La colección de grabados que acompaña al
libro es sin duda de lo mejor del dibujo
arquitectónico de esa época, por lo que puede
decirse con total seguridad que ningún otro edificio,
ya sea real o imaginario, fue publicado con tanta
belleza y suntuosidad a lo largo de los siglos XVI y
XVII. La obra de Villalpando es indirectamente un
sólido tratado de arquitectura, cuya enorme
influencia en el Barroco, traspasó todas las fronteras
y se prolongó hasta muy avanzado el siglo XIX.
Werner, Johannes Abate della Chiesa di S.Giovanni in Raffinò e divulgò la proiezione di Werner, una
Norimberga proiezione conica dalla caratteristica forma a
(Norimberga, 1460, Norimberga, 1522); cuore, già precedentemente sviluppata da
Johannes Stabius (detto Stab) a Vienna intorno al
1500. Dopo che nel 1514 Werner la incluse nel libro
Nova translatio primi libri geographiaae C.
Ptolemaei, la proiezione di Werner fu
ampiamente usata per le mappe del globo e per
molte mappe continentali per tutto il XVI e XVII
secolo. Fu utilizzata da Mercatore, Oronce Fine, e
Ortelius alla fine del XVI per le mappe dell'Asia e
dell'Africa. Durante il XVIII secolo, la proiezione fu
soppiantata dalla proiezione di Bonne. Oggigiorno la
proiezione di Werner trova impiego solo per scopi
dimostrativi e divulgativi. In campo matematico,
lasciò un contributo in trigonometria con le
formule di prostaferesi e le formule di Werner.
Queste ultime svolgono un ruolo chiave
nell'algoritmo di prostaferesi, un metodo per
semplificare il calcolo manuale delle
moltiplicazioni. Collaborò con Johannes Stabius

91
alla realizzazione dell'orologio a meridiana solare
che si può ammirare sulla chiesa di San Lorenzo a
Norimberga.
SCIENZE BIOLOGICHE, CHIMICHE
E NATURALI

Acosta, Josè Gesuita E’ stato chiamato il Plinio del Nuovo Mondo a


causa della sua opera “Storia naturale e morale
(Valladolid, 1540-Salamanca 1600) ; delle Indie” che ha fornito la prima dettagliata
descrizione della geografia e della cultura
dell'America Latina, della storia azteca e anche degli
usi della coca. Per il suo lavoro sul mal di montagna
delle Ande è elencato come uno dei pionieri della
moderna medicina aeronautica. E’ stato uno dei
primi geofisici, ad osservare, registrare e
analizzare i terremoti, i vulcani, le maree, le
correnti, le declinazioni magnetiche e i fenomeni
meteorologici. Ha offerto la prima spiegazione
scientifica degli alisei tropicali. Gli esperti di
società americana di etnologia hanno lodato la
comprensione intuitiva di José Acosta delle origini
dei nativi americani, cioè che provenivano dall'Asia
attraverso una connessione di terra ormai sommersa
con l'Alaska.

Alfani, Guido Scolopio Si occupò di sismologia e climatologia; direttore


dell'Osservatorio Ximeniano; realizzo varie
(Firenze 1876, 19 novembre 1940); invenzione, tra le quali un ortosimsografo;
Algue, Josè Maria Gesuita Meteorologo spagnolo, nell’osservatorio di Manila
inventò vari strumenti, tra i quali un
(Manresa, 1856- Roquetes, 1930) ; barociclometro, un nefoscopio e un
microsismografo.
Arena, Filippo Gesuita Insegnò matematiche nelle scuole del suo ordine.
Nella sua opera La natura e coltura de' fiori (3 voll.,
(Piazza Armerina 1708 - Roma 1789) ; 1767-68) si rivelò acuto osservatore dei fenomeni
biologici: dimostrò la necessità
dell'impollinazione, questione ai suoi tempi non
ancora risolta, scoprendo la fecondazione incrociata
per mezzo degl'insetti, e apportò notevoli contributi
alla questione degli ibridi e delle razze delle piante
coltivate e a varie questioni di ecologia vegetale.
Bacone, Ruggero Francescano Oltre che per la filosofia e gli studi
sull’aristotelismo, è tra i pionieri dell’ottica e degli
(Ilchester ,1214 circa –Oxford ,1294); studi sulla rifrazione, è considerato tra i primi in
Europa a preparare la polvere da sparo secondo
una formula araba;

92
Bayma, Giuseppe Gesuita Gesuita, diresse il seminario di Bertinoro e fu poi
inviato negli Stati Uniti, dove insegnò nel Collegio
(Chieri 1816-Santa Clara, Stati Uniti, di San Francisco e a Santa Clara in California. In
1892) ; fisica, si avvicinò alle teorie cosmologiche del
gesuita R.G. Boscovich; come teologo scrisse un
libro ascetico, che ebbe vastissima diffusione: De
studio religiosam perfectionem excitando, augendo
et conservando (1851).
Batarra, Antonio Abate Vari interessi nelle scienze naturali, tra cui la
micologia. La passione per la micologia nacque in
(Rimini,1714 -Rimini , 1789); lui studiando le tavole a colori della Sylva
Fungorum di Padre Bruno Tozzi, un insigne
naturalista specializzato in insetti ed uccelli di cui
divenne seguace. Studiò nell'Abbazzia di
Vallombrosa e partecipò alle riunioni
dell'Accademia dei Lincei a Rimini. Fu uno dei
pilastri della micologia italiana, dipinse ad
acquarello 400 tavole; divenuto esperto di
calcografia incise le lastre per la sua opera
"Fungorum agri Ariminensis historia" composto da
80 pagine e illustrata con 40 tavole dove sono
descritte 248 specie fungine. Il Battarra indica la
tossicità di ogni fungo e fa una graduatoria della
commestibilità, mettendo al primo posto il
Polyporus tuberaster, la nota "pietra fungaia",
seguono le Clavarie, le Helvelle e le Morchelle, che
considera commestibili e gradevoli, mentre pone in
secondo grado i Cantarelli, i Porcini e gli Ovuli. Per
lui è il metodo di cottura che spesso determina la
tossicità dei funghi. In seguito il Fries riconobbe
nell'opera oltre 150 specie ed, in suo onore, il
micologo olandese Peersoon gli dedicherà il
genere battarrea.

93
Bellani, Angelo Canonico del Duomo di Monza Dal 1802 iniziò un’attività imprenditoriale di
fabbricazione di termometri che gli permise di
(Monza, 1776-1853); perfezionare molte conoscenze, in particolare
sulla misurazione del calore e da cui trasse anche i
proventi che poi destinò in beneficenza. I suoi
rapporti con la comunità scientifica del tempo
furono intensi. Fu socio di varie accademie e in
rapporti epistolari con Volta. Particolarmente
significativa è la realizzazione del
termometrografo, uno speciale termometro ideato
dall’inglese James Six (1731-1793) ma perfezionato
dal Bellani, che permette la misurazione di minima
e massima del calore di un corpo, strumento che
ha particolare importanza in applicazioni biologiche.
Nel campo della fisica e della chimica i suoi studi
riguardano l’ebollizione e l’evaporazione dei liquidi,
le proprietà del mercurio e del vetro, la
fosforescenza. Molto rinomato fu anche un suo
studio sulla funzione catalitica ottenuta da polvere
di platino che può assorbire idrogeno.
Bina, Andrea Benedettino Tra i pionieri della sismologia, e inventore di uno
dei primi sismografi.
(Perugia 1724 – 1792);
Boccone, Paolo, come monaco prese il Monaco dei Cistercensi Le sue spedizioni lo conducono a raccogliere erbe in
nome di Silvio Sicilia dapprima, poi in Inghilterra, in Scozia, in
Olanda, in Belgio, in Germania sino alla frontiera
(Palermo nel 1633-1704) ; russa. suoi lavori sono conosciuti da tutta l’Europa
scientifica e lodati da Tournefort e Jussieu. Gli si
riconosce soprattutto il merito di aver partecipato
alla promozione della patata, come pianta
alimentare. I suoi lavori sui coralli, la sua
descrizione dell’Etna gli hanno egualmente valso
l’approvazione dei suoi contemporanei. Nel 1671
pubblica, a Parigi, l'opera Recherches et
Observations naturelles nella quale tratta diversi
argomenti naturalistici, spaziando dalla medicina
alla tossicologia. Al suo nome sono dedicate varie
specie vegetali tra cui Chiliadenus bocconei,
Eryngium bocconei, Heliotropium bocconei,
Helleborus bocconei, Jurinea bocconei, Limonium
bocconei, Odontites bocconei, Seseli bocconi,
Spergularia bocconi. Linneo gli ha dedicato il
genere Bocconia della famiglia delle Papaveraceae.
Bonsignori, Giovanni Sacerdote diocesano Compiuti gli studi ginnasiali nel collegio vescovile
di Lovere, entrò nel seminario di Brescia. Ordinato

94
(Ghedi (Brescia) 1846- Remedello Sopra sacerdote il 22 maggio 1869, fu destinato come
1914); curato alla rettoria di S. Giovanni a Porta Pile, ora
Borgo Trento (Brescia), dove rimase dal 1869 al
1875, anno in cui divenne parroco di Goglione
Sotto.Sui campi del suo beneficio parrocchiale iniziò
opere di agricoltura pratica e sperimentale alla
ricerca di nuovi sistemi per migliorare le condizioni
economiche e sociali dei contadini. Egli infatti
riteneva che il fenomeno dell'emigrazione dei
contadini fosse causato dall'arretratezza dei metodi
di coltivazione, dall'ignoranza dei problemi tecnici,
oltre che dall'insufficienza di una organizzazione
sociale.Appassionato al lavoro dei campi, dalla
letteratura agraria apprese metodi razionali di
coltivazione e di conduzione agraria,
confermandone la bontà per diretta sperimentazione,
e trovò nell'opera di Stanislao Solari il metodo
rivoluzionario sul quale sviluppò tutta la sua attività.
Il Solari nel 1878 aveva pubblicato, come frutto di
esperienze dirette, la sua teoria che consisteva nella
somministrazione di sali minerali alle Leguminose,
che a loro volta inducono nel terreno di coltivazione
l'azoto necessario allo sviluppo di altre piante quali i
cereali. Non era ancora noto in quei tempi il
fenomeno della fissazione batterica dell'azoto
atmosferico e non era neppure molto diffuso l'uso di
concimi chimici al posto di quelli naturali. Nel 1881
il B. divenne parroco a Pompiano, presso Brescia,
dove promosse iniziative che migliorarono il tenore
di vita della popolazione. Inventò una macchina per
tracciare i filari di granoturco, creò essiccatoi
pubblici per una rapida essiccazione del raccolto,
fondò un caseificio la cui produzione fu premiata a
Londra. All'ambiente di Pompiano è riferito il
racconto sociale L'America in Italia, nel quale il B.
indicò ai contadini i metodi pratici per trovare nella
loro terra quella fortuna per la quale si
avventuravano in America. Sotto questo aspetto il B.
può inserirsi in quel gruppo di neofisiocratici che,
come S. Solari e altri, esortarono a far fruttare il più
possibile la terra quale unico mezzo verso la via del
progresso. Dopo diciassette anni di permanenza
nella parrocchia di Pompiano il B. si trasferì nel
1898 a Remedello (Brescia) per dirigervi la colonia
agricola sorta nel 1895 per idea del sacerdote G.

95
Piamarta e costituita in società anonima, del cui atto
costitutivo il B. stesso fu firmatario. Fu nella colonia
di Remedello che, applicati i metodi solariani, riuscì
a trasformare un terreno magro in uno ad alta
produzione. Il Solari stesso la visitò e in quella
occasione nel 1896 fu fondato il settimanale La
famiglia agricola, di argomento tecnico agricolo, la
cui pubblicazione cessò soltanto nel 1942. Nel 1899
il B., nominato consigliere provinciale di Brescia, si
rese autore di un programma di ricostruzione
economica proponendo una istituzione completa
delle cattedre ambulanti di agricoltura. In quello
stesso anno si recò in Sicilia e ne illustrò le
condizioni con uno scritto dedicato ai particolari
problemi agricoli della regione.Il B. ebbe varie
onorificenze: nel 1900 quella di cavaliere della
Corona d'Italia con croce d'oro e diploma e nel 1906
di cavaliere del lavoro
Bresadola, Giacomo Sacerdote diocesano Completò le scuole elementari a Montichiari (BS),
le scuole tecniche a Rovereto, e a Trento finì il
(Ortisè, 1847-Trento, 1929); Ginnasio. Proprio a Trento, maturata la vocazione al
sacerdozio, nel 1866 si dedicò agli studi teologici
che completò 4 anni dopo. Esercitò a Baselga di
Pinè, poi a Roncegno, infine nel 1874 fu nominato
parroco di Magràs, frazione del comune di Malé in
Val di Sole. A Magràs si dedicò presto allo studio
della botanica approfondendo le proprie conoscenze
sui muschi e i licheni, poi iniziò lo studio dei
funghi sotto lo stimolo di Padre Giovanella da
Cembra, un frate cappuccino del convento di Malè,
al quale dedicò successivamente una nuova specie,
l'Omphalia giovanellae (Clitopilus giovanellae
(Bres.) Sing.). Nel 1885, trasferito a Trento, presso
la Curia Vescovile, svolse l'incarico di
amministratore del Capitolo della Cattedrale fino al
1910. Da allora visse come pensionato a Trento,
continuando la sua attività di micologo. Si formò in
campo micologico acquistando e leggendo le opere
del Venturi e del Vittadini, ma evento decisivo fu la
sua lettera al prof. Saccardo con la quale chiedeva di
avere le sue opere e dava la sua disponibilità per
ricerche micologiche in Trentino. Da allora, infatti,
nacque una proficua e durevole amicizia oltre che ad
una lunga collaborazione. Saccardo non fu l'unico,
infatti Bresadola cominciò a collaborare con le più

96
importanti riviste botaniche europee e con numerosi
micologi di fama internazionale. Tra questi basta
ricordare Lucien Quélet, Patouillard, Sydow,
Henning, Barla e Massalongo. Di fondamentale
importanza, fu il rapporto di collaborazione con
Bourdot e Galzin nello studio intrapreso dai due
micologi francesi sugli Aphyllophorales. Oltre ad
essere stato uno dei fondatori della S.M.F. e membro
dell'Accademia Pontificia dei Lincei, Bresadola,
nella sua vita aveva ricevuto molte onorificenze, tra
cui: socio benemerito della Società Botanica
Italiana, socio corrispondente della "Botanical
Society of America", membro onorario della
B.M.S., socio onorario della Deutsche Gesellschaft
für Pilzkunde. La morte lo colse il 9 giugno 1929, a
Trento nella sua modesta abitazione, mentre stava
ancora lavorando all'"Iconographia Mycologica",
opera che fu poi ultimata postuma grazie
all'interessamento della Società Botanica Italiana e
del Museo di Storia Naturale di Trento. Per
ricordarne la memoria, nel settembre del 1930, nel
corso di un convegno della Società Botanica Italiana
tenuto a Trento presso il Museo di Storia Naturale,
fu scoperto un busto marmoreo a lui dedicato. Le
ristrettezze economiche lo costrinsero a cedere un
erbario di circa 30.000 specie al Museo di
Stoccolma.
Breuil, Henri Sacerdote diocesano Dedicò la sua vita allo studio dell'Uomo della
preistoria antica, conseguendo i piú ambiti
(Mortain, 1877, 1961); riconoscimenti in patria e all'estero. Tra le linee di
ricerca che indirizzarono la sua attività, la prima è
diretta a definire le entità tassonomiche della
preistoria antica, interpretate in termini culturali, e
a stabilirne l'età. Per il Paleolitico inferiore e medio
egli propose una nuova cronologia, e definí entità
tassonomiche quali Clactoniano, Taiaziano,
Levalloisiano; per il Paleolitico superiore
dell'Europa occidentale-atlantica egli stabilì una
sequenza dettagliata, definendo le caratteristiche
tipologiche di ogni industria. La seconda linea
riguarda l'arte preistorica. Fondamentali furono i
suoi contributi alla conoscenza dell'arte
paleolitica; ma egli s'interessò anche ai problemi
dell'arte preistorica piú recente, sia dell'Europa che
dell'Africa. Due scritti riguardano infine il problema

97
dei rapporti tra l'insegnamento biblico circa l'origine
del cosmo e dell'Uomo e le concezioni scientifiche
sugli stessi temi.
Brunet, Louis Ovide Parroco, missionario, e vicario della Professore di botanica al seminario di Quebec,
cattedrale di Quebec; divenne successivamente professore di scienze
(Quebec, 1826-1876) ; all’Università di Laval dal 1863 al 1871 e vi crea il
museo botanico. E’ stato il successore del
mineralogista Thomas Sterry Hunt nella carica di
storia naturale. La sua esperienza di botanico gli
permise di sviluppare ricerche in Ontario e in
Quebec, e di svolgere corsi magistrali alla Sorbona,
nei due anni passati in Europa, dove visitò vari
erborari. Alla sua morte aveva etichettato e
classificato più di 10.000 piante. La sua prima
grande opera di botanica canadese fu pubblicata nel
1870, Éléments de botanique et de physiologie
végétale. Al suo nome è dedicato un parco del
Quebec, essendo infatti considerato il pioniere delle
ricerche botaniche in Canada.
Buti Giuseppe Sacerdote Cappellano Comune Pontificio dal 1878, ricoprì il
posto di Assistente per la Meteorologia presso la
(1845, 1925) ; Specola Vaticana, sin dalla sua fondazione nel 1890.
Fu anche Professore di Fisica nell’Università
Pontificia
Cabeo, Niccolò Gesuita Espose nell'opera Philosophia magnetica (1629)
alcuni fenomeni sperimentali di elettricità e
(Ferrara 1586 - Genova 1650); magnetismo già studiati da W. Gilbert, dandone
nuove interpretazioni. Gli si attribuisce anche
l'invenzione dell'asta ritrometrica che consente la
misurazione della velocità di una corrente fluida.
Calderini, Pietro Sacerdote Attività di raccolte naturalistiche nella Valsesia. Fu
fondatore di un museo di storia naturale.
(Borgosesia, 1824-Varallo, 1906) ;
Carestia, Antonio Sacerdote-Abate L’abate Carestia fu uno dei maggiorai botanici
valsesiani; nacque e visse gran parte della sua vita in
(Riva Valdobbia, 1825-1908) Valsesia, ai piedi del Monte Rosa, dove realizzò la
maggior parte delle sue indagini botaniche. Si
occupò in particolare di piante crittogame, e in
misura minore di fanerogame, scoprendo molte
specie alpine anche rare e raccogliendo un
erbario di circa 25.000 specie; tra le sue scoperte
spiccano 600 specie di licheni. Il suo imponente
erbario fu donato dal comune di Riva Valdobbia
all’Orto Botanico di Torino e in seguito
all’Herbarium Universitatis Taurinensis

98
Carnoy, Jean-Baptiste Sacerdote Biologo, considerato il fondatore della citologia.
Ha anche pubblicato un manuale del microscopio e
(Rumillies, Belgio, 1836, Schluss, un trattato di biologia cellulare. Entusiasta degli
Svizzera, 1899) ; sviluppi della biologia cellulare, non ha esitato a
dare tempo e denaro per l’organizzazione a
Lovanio di laboratori. E’ conosciuto anche per i
suoi studi di istologia.
Castracane degli Alteminelli, Sacerdote diocesano Biologo e geologo. Ordinato sacerdote nel 1840,
Francesco giunse a Roma, si dedicò ad applicare la recente
invenzione dei dagherrotipi alla biologica, anzi fu
(Fano, 1817-1899) ; un pioniere della microfotografia scientifica, e
divenne uno dei più rinomati diatomologi al mondo.
Poi fece osservazioni sulla presenza delle
Diatomee negli strati geologici. Il suo lavoro più
importante è lo studio delle Diatomee raccolto dalla
nave Challenger nel giro attorno al mondo. Immensa
la bibliografia scientifica che ha lasciato; fu anche
Presidente della Pontificia accademia dei Lincei.
Cavanilles, Antonio José Sacerdote diocesano Botanico spagnolo, è stato direttore dell' Orto
botanico di Madrid dal 1801 al 1804. Ha scritto
(Valencia, 1745 – Madrid, 1804) ; Icones et descriptiones plantarum quae aut sponte in
Hispania crescunt aut in hortis hospitantur 1791-
1801.
Cetti, Francesco Gesuita Matematico e botanico, ha raccolto nei quattro
volumi di “storia naturale della Sardegna” le sue
(Mannheim, 1726-1778) ; scoperte e osservazioni.
Chanoux, Pierre Abate Molti religiosi si dedicarono in Piemonte agli studi
di botanica, fra questi Pierre Chanoux
(Champorcher, Valle d’Aosta 1828- Appassionato sia di alpinismo (fu uno dei primi
1909) ; iscritti al nascente Club Alpino Italiano) che di
botanica, egli riuscì a conciliare questi due interessi
quando nel 1859 fu nominato rettore dell’Ospizio
dell’Ordine Mauriziano situato sul colle del Piccolo
San Bernardo. Creò nei pressi dell’Ospizio un
ricchissimo giardino botanico che in seguito prese
il nome di Chanousia e fu in contatto con illustri
botanici dell’epoca quali Henry Correyon e Lino
Vaccari.
Chini, Eusebio Francesco Gesuita Dopo essersi laureato in Fisica e Matematica a
Friburgo in Brisgovia, preferí non accettare la
(Segno,1645- Magdalena de Kino, Stati proposta di insegnare in Europa e partí nel 1681 per
Uniti 1711); le missioni del Messico. Si stabilí quindi a Dolores,
al confine fra Messico e Arizona, e si dedicò a
migliorare la vita degli abitanti mediante
l'insegnamento di nozioni teoriche, ma anche di

99
nuove tecniche per l'agricoltura e l'allevamento
del bestiame. Si dedicò assiduamente al ministero
fra gli indios, costruí nuove chiese, aiutò i confratelli
a fondare nuove missioni, soprattutto nella Bassa
California. Si occupò con successo di varie scienze:
calcolò con grande precisione le coordinate
geografiche, studiò la rete idrografica e preparò
le carte geografiche delle regioni in cui visse e
particolarmente dell'Arizona. Dimostrò che la
Bassa California era una penisola. Studiò la
cometa di Kirch nel dicembre 1680. Lo stato di
Arizona scelse Padre Chini come persona
significativa della sua storia e collocò nel
Campidoglio di Washington una sua statua, che
rappresentasse insieme la cultura autoctona degli
indios e quella nuova dei coloni europei. E’ quindi
l’unico italiano ad essere raffigurato nel famedio
della capitale americana.
David, Armand Membro della Congregazione della Missionario, zoologo e botanico. Nel 1848 entrò
Missione di S.Vincenzo de Paoli nella Congregazione della Missione fondata da San
(Espelette, 27 settembre 1826 – Parigi, 10 Vincenzo de' Paoli e nel 1862 fu ordinato sacerdote,
novembre 1900) ; e parallelamente ai suoi studi teologici il giovane
Armand acquisisce una solida formazione da
naturalista. Padre David viene inviato in Cina, a
Pechino dove inizia a mettere insieme una grande
collezione di piante, animali, ma anche rocce e
fossili. In seguito alla richiesta da parte del governo
francese, David invia a Parigi alcuni tra gli elementi
più importanti della sua collezione che subito
suscitano un grande interesse. Il Museo nazionale di
storia naturale di Francia gli chiede di percorrere la
Cina al fine di arricchire le sue collezioni animali e
vegetali. Con il placet del suo ordine nel 1866
esplora il sud della Mongolia e nel 1868 l'est del
Tibet. Padre David descrive per la prima volta
molti animali e piante. Tra i più conosciuti la
Buddleia (Buddleja davidii), il milu o Elaphurus
davidianus e il Panda.
De Alazate, Antonio de Alzate y Sacerdote diocesano; Ha studiato nel Collegio de San Ildefonso a Città del
Ramírez Messico, diplomandosi in teologia nel 1756.
]
Ordinato prete a 20 anni, ,è stato anche membro
(Ozumba, Messico 1737, , Città del corrispondente delle Accademie delle scienze
Messico, 1799) ; francese e spagnola, e uno dei pionieri della
meteorologia messicana. Ha raggiunto una grande
reputazione come zoologo e botanico, e le sue

100
ricerche hanno aperto la strada per l'esplorazione
delle antichità del Messico. Ha condotto numerosi
esperimenti scientifici, e ha scritto vari articoli che
sono stati pubblicati in riviste scientifiche. In seguito
ha creato, nel 1788, la Gaceta de Literatura
[Giornale di Letteratura], che è stata pubblicata fino
al 1795 (115 numeri). Ha descritto, per primo, le
rovine di Xochicalco Ha scritto una tesi sull'uso
dell’ ammoniaca nella lotta contro il gas mefitico
abbandonato in miniere, e ha anche preparato le
mappe della Nuova Spagna (Messico). Nel 1772,
ha pubblicato il lavoro che ha dimostrato che
alcuni effetti psichedelici dei pipiltzintzintli erano
dovuti a cause naturali Una diga è stata chiamato
in suo onore nello Stato di Messico, a nord di Toluca
De Bodts, Anselmus Sacerdote Medico e naturalista, assieme ad Agrippa è il
padre della mineralogia. Pur se nato in Belgio,
(1550, Bruges-1632) ; gran parte della sua vita di ricerche si svolse in
Boemia dove raccolse numerosi reperti.
Delavay, Pierre Marie Gesuita E stato un missionario, botanico ed esploratore
francese. Fu un missionario delle "Missions
(Abondance, 28 dicembre 1834 – Étrangères de Paris", esploratore e grande studioso
Yunnafu, 31 dicembre 1895) della flora cinese. Per conto del Museo nazionale di
storia naturale di Francia realizzò una delle più
importanti collezioni botaniche della fine del XIX
secolo, relativa alla regione dello Yunnan.

Biografia

La passione per la botanica nacque certamente in lui


durante l'infanzia, trascorsa nei prati e nei boschi
alpini dell'Alta Savoia.
A 18 anni circa entrò nell'ordine dei Gesuiti, ma
nulla si sa con certezza dei suoi studi.

Primo soggiorno in Cina, dal 1867 al 1880

Nel 1867 la "Société des Missions étrangères" lo


inviò in Cina, ad Est di Canton, dapprima nel
Kuang-tong e nel Kuang-si, dove studiò la flora di
quelle regioni e quella dello Shaan-xi.
Si occupò anche del riscatto delle donne annamite
catturate dai pirati cinesi. Agli inizi, in quegli anni,
Padre Delavay inviava tutto il materiale raccolto a
Henry Fletcher Hance, console inglese di Canton ed
eminente botanico, il quale lo rispediva in

101
Inghilterra. Nel 1881, durante il viaggio di ritorno in
Francia, incontrò il Padre Vincenziano Armand
David (1826-1900), grande missionario e botanico,
che lo convinse ad inviare finalmente le sue raccolte
al Museo nazionale di storia naturale di Parigi,
perché fossero studiate dal botanico Adrien René
Franchet (1834-1900).

Secondo soggiorno in Cina, dal 1882 al 1891

Di ritorno in Cina, Padre Delavay fu inviato in


missione nelle montagne a Nord-Ovest dello
Yunnan, una delle regioni più ricche al mondo, sotto
il profilo botanico. Nel 1882, durante la risalita in
battello del Fiume Azzurro (Yangzi-jiang), raccolse
esemplari in tutti i porti dove si fermava. Si stabilì a
Dapingzi, capoluogo di un distretto missionario che
si estendeva a nord del Lago Erhai (presso Dali),
sino alla regione di Li-jiang, abitata dalle minoranze
tibetane e birmane. Il borgo di Dapingzi si trovava
in una conca dal clima torrido, circondata da alte e
incontaminate montagne che Padre Delavay
percorse a lungo e con piacere, poiché con queste
escursioni egli si tirava fuori dall'umidità della conca
di Dapingzi, cui egli imputava i suoi frequenti
attacchi di malaria.
Fece circa sessanta volte l'ascensione al monte
Heishanmen (a Ovest di Dapingzi), il cosiddetto
"Monte Bianco" dello Yunnan, che egli usava
chiamare "il mio giardino".
Saliva da solo, senza portatori per trasportare i suoi
materiali, in una regione montuosa dove i venti
potevano all'improvviso soffiare violenti e il freddo
divenire micidiale. Si spinse anche sui monti che
dominano Dali, i Kang-shan, uno dei suoi territori
preferiti.Da queste esplorazioni, fatte nel 1884,
riportò un gran numero di esemplari di Rododendri:
Rhododendron dalavayi, Rhododendron
yunnanense, Rhododendron fastigiatum,
Rhododendron taliense, e così via.
In questo periodo la spedizione delle casse di
campioni verso la Francia fu ostacolata dal conflitto
Francia-Cina nel Tonchino. Tornata la calma, poté
di nuovo inviare i suoi pacchi con "due cavalli fino a
Yunnansen (Kun-suing) e da lì a Shui-fu" (da una

102
lettera del 25 febbraio 1885)[].Scoppiò un'epidemia
di peste e Padre Delavay la contrasse curando gli
appestati a Huang-ping, poi ne guarì. Infatti, in una
corrispondenza dell'11 novembre 1886, egli
annuncia che una grave malattia lo avrebbe segnato
per il resto dei suoi giorni: "Sono stato talmente
prostrato e debilitato dalla peste, che provo ancora
grande sofferenza persino ad alzarmi. Non so
quando potrò seriamente ricominciare a svolgere
attività impegnative". Tuttavia, un anno dopo fu in
grado di riprendere le sue esplorazioni e di spedire i
suoi pacchi.
Nella primavera del 1888 il suo amico e vicino,
padre Proteau, morì e questo fatto lo costrinse ad
occuparsi contemporaneamente di due distretti
missionari, mentre la sua salute degradava sempre
più sotto gli attacchi della malaria.
Nel luglio del 1889 cominciò a ricevere i fascicoli di
Plantae Delavayanae, scritti dal suo corrispondente
del Museo di Parigi, Adrien Franchet. Poi, per tutto
il 1890, rimase preda della malaria e si ricoverò nel
sanatorio di Hong-Kong. Ripartì quindi per lo
Yunnan, viaggiando sul Fiume Rosso, ma l'anno
seguente dovette rientrare in Francia per farsi curare
nell'ospedale di Montbeton. Fu in quel periodo che
un'emiparesi gli invalidò un braccio. Sembrò la fine
dei suoi viaggi, ma la nostalgia della Cina lo spinse
a ripartire ancora una volta per lo Yunnan.
Jean Lennon, che studiò la sua corrispondenza e la
sua vita osserva:
"Si vede qui la splendida incoscienza di quest'uomo,
impazzito per una terra, lo Yunnan, e per un lavoro
scientifico, la ricerca botanica. Sembrerebbe che vi
sia stato un complotto da parte del Museo di scienze
naturali e della Società per le missioni, onde
permettergli ancora di realizzare il suo sogno
insensato in quelle condizioni di salute. Egli stesso,
lucido nella sua follia, si rese conto perfettamente
del suo stato e fu consapevole di non poter più
affrontare prove impegnative. Volle partire senza
una destinazione, senza programmi e volle lavorare
sino al limite estremo delle sue forze"[2]

Terzo e ultimo soggiorno in Cina, dal 1894 al


1895

103
Risalì ancora una volta il Fiume Azzurro, ma le
condizioni della sua salute, ormai definitivamente
minata, lo obbligarono a fermarsi a Long-qi (a Nord-
Est dello Yunnan), dove raccolse, comunque, ancora
1200 esemplari. Purtroppo quasi la metà di questo
materiale andò distrutta per l'estrema umidità di
quella regione. Nel febbraio del 1885 raggiunse
Kung-Ming, da dove inviò dei semi di Primula
malacoides, via San Francisco, per poi raggiungere
finalmente il villaggio che gli era stato assegnato
come sede della missione.
Ricominciò le sue raccolte e le sue spedizioni. Il 9
dicembre inviò gli ultimi sette pacchi, poi, dopo
un'ultima escursione e un'ultima raccolta, si spense.
Era il 31 dicembre 1885.

Contributi scientifici

Alla sua morte Adrien Franchet gli tributò un


vibrante omaggio:
" Dal 1885 al 1896 il Museo ha ricevuto dal
Reverendo Padre Delavay 7300 esemplari di piante,
che rappresentano quasi 3500 specie in più di
100.000 cartelle di erbario. Possiamo valutare
attorno a 2500 il numero delle specie nuove
appartenenti alla flora cinese scoperte da lui e circa
1800 il numero di tipi assolutamente nuovi.
Nessuna esplorazione ha mai prodotto un simile
risultato, specialmente se si considera che il
territorio di indagine visitato da Padre Delavay è
stato, per estensione, pari alla metà di un
dipartimento della Francia. Peraltro lo stato dei
campioni, sempre ammirevolmente scelti per fini di
studio e raccolti durante la fioritura, la
fruttificazione e spesso con le radici, e ancora, la
cura con cui sono state compilate le etichette, tutte
numerate e che citano sempre l'esatta provenienza, i
caratteri del suolo, l'altitudine, il colore dei fiori,
etc., fanno delle collezioni di Padre Delavay il più
perfetto modello di erbario.
Ma Padre Delavay non fu solamente un grande
collezionatore botanico, bensì anche un osservatore
di somma sagacia, un autentico sapiente, poiché egli
sapeva trarre da ciò che osservava deduzioni spesso
assai profonde. La sua corrispondenza botanica, che

104
un giorno verrà senza dubbio pubblicata, ne fornisce
numerose prove."
Adrien Franchet pubblicò Plantae Delavaynae in cui
lodò le straordinarie qualità delle collezioni di Padre
Delavay.Nell'Arboreto di Barres, nel Cher, vivono
ancora piante nate dai semi raccolti dal Padre
gesuita e inviati a Maurice de Valmorin. Fra le
specie germinate si può citare il Rhododendron
racemosum (o Rhododendron yunnanense). Molte
altre germinazioni avvennero anche nel Jardin des
Plantes di Parigi: Rhododendron delavayi (1884),
Rhododendron scabrifolium (1885), Rhododendron
rubiginosum (1889).
Fra le specie notevoli raccolte si possono
menzionare: Deutzia dicolor, Deutzia purpurescens,
Aster delavayi, Rhododendron ciliicalix,
Rhododendron irroratum, Primula forbesii, Primula
poissonii, Osmantus delavayi, Incorvillea delavayi,
Meconopsis betonicifolia, Paeonia lutea, Paeonia
delavayi, Rosa serica pteracantha, etc.
Secondo il professor Aymonin, almeno 15.000
esemplari raccolti da Padre Delavay si trovano
attualmente nell'erbario "Asia" del "Laboratorio di
fanerogamia" di Parigi. Gli sono state dedicate
numerosissime specie, quali ad esempio: Incarvillea
delavayi, Abies delavayi, Clethra delavayi,
Geranium delavayi, Lonicera delavayi, Magnolia
delavayi, Meconopsis delavayi, Osmantus delavayi,
Poeonia delavayi, Philadelphus delavayi, Pyrus
delavayi, Schefflera delavayi, Thalictrum delavayi,
Wikstroemia delavayi.
Denza, Francesco Barnabita Ordinato sacerdote nel 1858, insegnò a Moncalieri
(Torino) fino al 1891, quando fu chiamato a Roma
(Napoli 1834 - Roma 1894); da Leone XIII, che gli affidò la Specola vaticana. Fu
meteorologo: nel 1859 fondò l'Osservatorio del
Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, di cui
fu Direttore fino al 1891; nel 1866 diede inizio,
primo in Italia, al Bullettino Meteorologico,
pubblicazione che raccolse le osservazioni
eseguite, per servire da base a elaborazioni
future; organizzò una rete di Osservatori
Meteorologici che giunse a collegare ben 250 Istituti
in Italia e altrove; fondò nel 1880 a Torino,
l'Associazione Meteorologica Italiana. Scrisse
articoli e trattati di Meteorologia, alcuni per la

105
divulgazione, altri per gli "addetti ai lavori". Dal
1876 collaborò con il Governo Italiano per la
costruzione e il funzionamento dell'Ufficio
Centrale di Meteorologia, con sede a Firenze. Fu
grande organizzatore; indefesso nell'attività di
osservazione; come religioso fu giudicato "modesto,
virtuoso, paziente, gioviale".
Descotes, Pierre Maire Gesuita Sismologo, ha creato nel 1913 l’osservatorio
S.Callisto, a La Paz, l’unica istituzione sismologica
(Saint-Genix-sur-Guiers 1877-1964) ; in Bolivia e che dipende dalla Compagnia di Gesù. I
celebri sismologi Gutenberg e Richter ne
riconobbero il prestigio.
De Torres, Manuel Domenicano Scoprì, in Argentina, i fossili di un animale
gigantesco, il Mammouth.
(1740, -1818)
Du Tertre, Jean-Baptiste ( Jacq) Domenicano DA TRADURRE DAL FRANCESE

(1610, Calais, Parigi, 1687) ; Botanico francese, Après avoir servi dans l’armée
néerlandaise, notamment lors d’une expédition au
Groenland et au siège de Maastricht en 1633. Il
rejoint alors l’ordre des Dominicains et adopte le
prénom de Jean-Baptiste1.Il est envoyé comme
missionnaire dans les Antilles en 1640 et compléta
l'aller-retour de l'Atlantique à trois reprises, passant
au total six années en trois séjours. Il servit en
Guadeloupe, mais visitera la Martinique, la Grenade,
Saint-Christophe, la Dominique, Sainte-Lucie et, en
1648, Saint-Eustache sous «des habits séculiers»
comme il l'écrivit lui-même2.

Œuvre[modifier]

• 1654: Histoire générale des îles Saint-


Christophe, de la Guadeloupe, de la
Martinique et autres de l'Amérique
• 1659: La Vie de Sainte Austreberte
• 1667 – 1671: l’Histoire générale des
Antilles habitées par les Français (en 4
tomes)

Ayant passé plus de temps dans ces colonies


françaises que ses contemporains (Maurile de Saint-
Michel, Mathias Dupuis, Pierre Pelleprat), il semble
sous le charme de ces régions. Il écrit « pour le
regard des oyseaux, l'Amérique sans contredit

106
l'emporte par deussus toutes les parties du monde »
et sur l'oiseau-mouche :« Le colibris est le plus petit,
et le plus gentil, de tous les oiseaux du monde. Dans
toutes les Indes Occidentales, il s'en trouve
communément de deux sortes, qui toutes deux
disputent de la beauté avec des avantages si égaux,
que je ne scay de quel costé pencher pour donner
mon suffrage : j'ayme mieux laisser cela indécis.
Le plus petit n'est pas plus gros que le petit bout du
doigt ; il a toutes les grandes plumes des aisles et
celles de la queue, noires. Tout le reste du corps et le
dessus des aisles est d'un vert brun, rehaussé d'un
certain vermeil, ou lustre, qui ferait honte à celuy du
velours et du satin ; il porte une petite huppe sur la
teste, de vert naissant, enrichy d'un surdoré, qui
brille et éclate comme s'il avait une petite estoille au
milieu du front ; il a le bec tout noir, droit, fort
menu, et de longueur d'une petite épingle... »Il est le
premier à décrire la fièvre jaune lors de plusieurs
épidémies ayant éclaté sur les îles de la Guadeloupe
et de Saint-Christophe en 1635, 1640, 1648 et
1667.Il publie sa première édition (1654), dit-il, à
cause qu'il eut vent que son manuscrit allait être
publié par un pasteur de Rotterdam, Charles de
Rochefort, toutefois sans le nommer. Dans les tomes
de l'édition suivante (1667-1671), Du Tertre
s'attaque de façon virulente et de façon répétée à
certains faits historiques rapportés par Charles de
Rochefort en 1658, témoignage d'une poignante
inimitié. La dernière édition sera d'ailleurs reprise et
annexée par Jean-Baptiste Labat à sa propre
chronique antillaise de 1722.
Dzierzon, Johann Sacerdote diocesano Ha scoperto la partogenesi delle api, è definito
come il padre della moderna apicoltura.
(Polonia, 1811-1906) ;
Escobar, Wladimiro Gesuita Geofisico, rettore per 4 anni dell’Università
Saveriana di La Paz.
(Bolivia, 1922-1989) ;
Embriaco, Giovanni Battista Domenicanio Inventore dell’orologio idraulico del Pincio,
recentemente restaurato e rimesso in opera opera nel
(- XIX secolo) ; 2007 in una cerimonia presieduta dal sindaco di
Roma. L'idrocronometro del Pincio fu inventato da
padre Embriaco nel 1867 e fu presentato
all'Esposizione Universale di Parigi. Ha la forma di
una torretta lignea realizzata con l'utilizzo di ghisa

107
fusa a imitazione di tronchi d'albero. Il restauro
dell'orologio in grave stato di degrado è stato
effettuato dalla Scuola ELIS di Roma, senza oneri
per il Comune, negli anni 2006-07. L'orologio è
stato rimesso in un altro idrocronometro, anche
questo di Embriaco, si trova nel cortile di palazzo
Berardi, un edificio di Via del Gesù, nel Rione
Pigna.
Fabri, Honorè Gesuita
Studio teologia a Lione. Lo studioso gesuita
Sommervogel afferma che le opere di Fabri sono
(Ain, Francia, 1607-Roma, 1688);
31, alcune delle quali inedite. Fabri si è occupato
di teologia, di morale (in rapporto alla questione
del probabilismo), di matematica, scienze naturali
e zoologia. In particolare, Fabri si vantava di aver
scoperto la legge della circolazione del sangue.
Bellynck arriva alla conclusione che sia arrivato
alla scoperta indipendentemente da Harvey.
Intrattenne una serrata polemica con Christiaan
Huygens (1629-1695) sulla struttura del sistema
di Saturno. Stabilitosi a Roma dal 1646, ebbe
stretti contatti con Michelangelo Ricci, futuro
cardinale (1619-1682), molto interessato ad
esperimenti scientifici. Fu corrispondente
dell'Accademia del Cimento e di importanti
personalità, come Gottfried Wilhelm Leibniz
(1646-1716), René Descartes (1596-1650) e
Marin Mersenne (1588-1648). Si è occupato del
calcolo degli integrali.

Facchini, Fiorenzo Sacerdote diocesano Laureato in Scienze Naturali presso l’Università di


Bologna, over rimase, ricoprendo successivamente
(Porrete Terme, Bologna, 1929- ) vari incarichi, conseguendo la libera docenza in
Antropologia nel 1968. È stato professore ordinario
di Antropologia dal 1976 al 2005. Dal 1985 al 2006
è stato docente di Paleontologia umana nella Scuola
di specializzazione in Archeologia dell'Università di
Bologna. Dal 2003 al 2006 è stato docente di
Socioantropologia nella Facoltà di Scienze della
formazione presso l’Università di Bolzano-
Bressanone. Dal 1971 al 2003 è stato Responsabile
del Museo di Antropologia di Bologna. Mons.
Fiorenzo Facchini sacerdote della Diocesi di
Bologna, è stato assistente dell’Azione Cattolica e
vicario episcopale per l'Università e la Scuola. Tra i
tanti incarichi, è ancheconsulente ecclesiastico

108
dell’Associazione Medici Cattolici (Sezione di
Bologna); è socio di numerose Società Scientifiche
nazionali e internazionali. Ha partecipato con
relazioni a numerosi Congressi e Convegni
organizzati sul piano nazionale e internazionale da
varie istituzioni, fra cui la Pontificia Accademia
delle Scienze, l’Accademia dei Lincei, la Pontificia
Accademia per la Vita. Nel 2002 ha ottenuto il
Premio internazionale "Fabio Frassetto" per
l’Antropologia fisica, assegnato dall’Accademia dei
Lincei. Nelle sue ricerche Fiorenzo Facchini si è
occupato di Antropologia del vivente, di
Paleoantropologia e Paleobiologia. Ha organizzato
e condotto una ricerca sullo studio
dell'adattamento umano in alte quote in
Kazakhstan (1993) e Kirghizistan (1994), e una
ricerca sulla modernizzazione nel Kazakhstan
(2003). È stato coordinatore di programmi nazionali
di ricerca del Ministero dell'Università e della
Ricerca sul popolamento umano in Italia dal 1998 al
2002. Ha studiato numerosi reperti di antiche
popolazioni sia in Italia che all'estero. Si è
occupato del comportamento dell'uomo preistorico,
soffermandosi sull'attività simbolica legata alla vita
quotidiana e alla socialità, che precede a quella
legata all'arte e alla religiosità, ed è riconoscibile fin
dalle prime fasi dell'umanità. Ha approfondito il
tema della religiosità nella preistoria. Ha suggerito
di definire la cultura come "nicchia ecologica
dell’uomo". Facchini si è anche occupato di
problematiche più generali, relative tra l'altro al
rapporto tra evoluzione e creazione, nonché di
divulgazione scientifica. Fiorenzo Facchini ha al
suo attivo circa 400 pubblicazioni su riviste
nazionali e internazionali I principali libri
pubblicati sono: Il cammino dell’evoluzione umana,
Jaca Book, Milano, 1985 (II ed. 1994). Antropologia
(Evoluzione, Uomo, Ambiente), Utet, Torino, 1988
(II ed. 1995).L’Uomo. Introduzione alla
Paleoantropologia (con prefazione di Yves
Coppens), Jaca Book, Milano, 1991.La religiosità
nella preistoria (in collaborazione con B.
Vandermeersch, J. Kozlowsky, M. Gimbutas), Jaca
Book, Milano, 1991.Premesse per una
Paleoantropologia culturale, Jaca Book, Milano,

109
1992.Paleoantropologia e Preistoria. Dizionario
enciclopedico (in collaborazione con A. Beltran e A.
Broglio), Jaca Book, Milano, 1993.
Falloppio, Gabriele Canonico della Cattedrale La sua famiglia era molto povera e soltanto tramite
una lotta dura è riuscito a ottenere una formazione.
(Modena, 1523, Padova,1562) ; Studiò la medicina a Ferrara, in quel periodo una
delle scuole mediche migliori in Europa. Ricevette il
suo dottorato nel 1548 sotto la guida di Antonio
Musa Brassavola. Presa la laurea, lavorò alle varie
scuole mediche e divenne professore di anatomia a
Ferrara, nel 1548. Girolamo Fabrici fu uno dei suoi
allievi famosi. Fu chiamato l'anno successivo a Pisa,
allora l'università più importante in Italia. Nel 1551
Falloppio fu invitato da Cosimo I, grande duca della
Toscana, ad occupare la cattedra di anatomia e
chirurgia all'università di Padova. Ebbe anche la
cattedra di botanica e fu soprintendente dei giardini
botanici. Pur essendo morto a meno di
quadrant’anni, pose il suo marchio sull’anatomia di
tutti i tempi. Quella era l'età doro dell'anatomia e fra
i contemporanei del Falloppio ricordiamo anatomisti
grandi come Vesalio, Eustachio e Realdo Colombo
(cui egli succedette a Padova). A volte fu asserito
che era geloso di un certo numero di grandi scoperte
in anatomia e che questo fu il motivo per le sue
frequenti critiche e correzioni del loro lavoro.
Tuttavia, Heinrich Haeser, un'autorità in storia
della medicina, dichiara che Falloppio si fece notare
per la sua modestia e deferenza nei confronti dei
suoi compagni di lavoro e particolarmente di
Vesalio. Il suo scopo nel suggerire delle correzioni,
quindi, era il progresso della scienza dell'anatomia.
Falloppio si è occupato pricipalmente
dell'anatomia della testa. Ha aggiunto molto a ciò
che si conosceva prima circa l'orecchio interno ed
ha descritto dettagliatamente il timpano ed i
relativi rapporti con l’anello osseo in cui è
situato. Inoltre ha descritto minuziosamente le
finestre circolari ed ovali e la loro comunicazione
con il vestibolo e la coclea. Fu il primo a precisare il
collegamento fra le cellule del mastoide e l'orecchio
centrale. La sua descrizione dei passaggi lacrimali
nell'occhio era un profondo avanzamento su quelle
dei suoi predecessori ed inoltre ha fatto un resoconto
dettagliato dell'osso etmoide e delle relative cellule

110
nel naso. I suoi contributi all'anatomia delle ossa e
dei muscoli furono molto utili. Era in miologia
specialmente che correggeva Vesalio. Studiò gli
organi riproduttivi di entrambi i sessi e descrisse la
tuba chiamata “di Falloppio”, che conduce
dall'ovaia all'utero e che porta il suo nome. Il
dotto di Falloppio, il canale in cui il nervo
facciale passa dopo avere lasciato il nervo
uditivo, prese pure nome da lui. I suoi contributi
alla medicina pratica furono anche importanti. Fu il
primo ad utilizzare uno speculum sonoro per la
diagnosi ed il trattamento delle malattie
dell'orecchio e le sue scritture su soggetti chirurgici
sono ancora di grande interesse. Ha pubblicato due
trattati sulle ulcere e sui tumori, un trattato sulla
chirurgia e un commento sul libro di Ippocrate sulle
ferite del capo. Nella sua epoca è stato considerato
come un'autorità nel campo delle malattie sessuali.
Falloppio inoltre si è interessato ad ogni forma di
terapia, ha scritto un trattato sui bagni termali, un
altro sui purganti semplici e un terzo sulla
composizione delle droghe.
Feuillè, (o Feuille), Econche, Louis Membro dell’Ordine dei Minimi Botanico, geografo, astronomo, nominato anche
matematico reale di Francia. Un cratere lunare è
(Mane, Francia, 1660, Marsiglia, 1732); stato intitolato in suo onore. Formatosi alla scuola
dell’Ordine dei Minimi di Mane, ebbe come maestri
Jean Mathieu de Chazelles e Charles Plumier per
l’astronomia e la cartografia. La sua preparazione
destò l’attenzione dell’Accademia delle scienze e
nel 1699, per ordine del re fu inviato ad esplorare e a
determinare alcune zone marittime dell’Oriente; un
viaggio simile si ripetè nel 1703, quando raggiunse
le Antille. Nelle Antille ha raccolto nuove specie di
flora, ha proceduto a catalogazioni zoologiche e
ha esplorato la costa venezuelana. Ha viaggiato
anche in Argentina e in Perù; descrisse e mappò le
isole di Trinidad e Tobago, il Rio della Plata, e
molte altre località. In botanica, Feuillè ha studiato
il nasturzio, la papya, il solanum, la Cherimoya e
altre piante. Ha scoperto, un secolo prima di von
Humboldt, l’esistenza di correnti circolari lungo le
coste peruviane, oggi chiamate correnti di von
Humbold.
Fontana, Felice Abate Naturalista, fratello di un altro scienziato religioso,
lo scolopio Gregorio Giovanni Battista.

111
(Pomarolo 1730 - Firenze 1805); Microscopista tra i più grandi del XVIII secolo,
Fontana cercò di dimostrare la struttura fibrillare
della materia vivente ed è considerato, grazie alle
sue osservazioni microscopiche, un precursore
della teoria cellulare. La sua attività scientifica
abbracciò diversi campi: fisiologia, zoologia,
parassitologia, fisica, chimica e, in genere, scienze
naturali. Compiuti gli studi a Padova, nel 1755 si
trasferì a Bologna ove collaborò con L. M. A.
Caldani in ricerche sulla irritabilità e sensibilità
animale. Nel 1765 venne chiamato all'università di
Pisa, divenendo anche (1766) fisico di corte del
granduca Leopoldo I, per il quale organizzò e allestì
il Reale Museo di fisica e storia naturale, aperto al
pubblico nel 1775: vi riunì ricche collezioni di
animali, piante, minerali e preparò la famosa
raccolta di cere anatomiche. Oltre che alle ricerche
sulla irritabilità muscolare, si dedicò anche agli
studi sulla contrazione dell'iride (di cui scoprì il
canale che porta il suo nome) e sugli effetti del
veleno delle vipere e di altre sostanze tossiche.
Fontana giunse a scoprire e a descrivere le fibre
nervose ("cilindri nervosi primitivi") distinguendovi
il cilindrasse, la guaina mielinica e la guaina
endonervale e, successivamente, a dimostrare la
rigenerazione delle fibre nervose recise. Descrisse
inoltre la struttura della fibra muscolare striata e
osservò il nucleo delle cellule animali e vegetali. Fu
tra i promotori in Italia, con Cigna, Salluzzo, Volta,
Landriani, Fabbroni e altri, della chimica
pneumatica, ovvero dello studio delle proprietà
chimiche dei gas; ideò un apparecchio (eudiometro)
per l'analisi dei gas; dimostrò sperimentalmente la
validità della legge di Boyle e Mariotte
(quest’ultimo era un altro sacerdote) per numerosi
gas diversi dall'aria; con un procedimento molto
ingegnoso, mostrò che uno scambio di calore non è
accompagnato da variazioni delle masse dei corpi
interessati; usò per primo i fili di ragno nei
micrometri applicati ai cannocchiali astronomici.
Froc, Louis Gesuita Ebbe il sopranome di “padre Dei tifoni”, come p.
Ghezzi. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1875,
(Brest1859-Parigi1932) ; raggiunse la Cina nel 1883. Lavoro all’osservatorio
di Zi-ka-wei. Da qui è sorta un’opera
monumentale, un Atlante. L’osservatorio di Zi-

112
ka-wei. è stato guidato fino al 1950 dai Gesuiti,
cioè fino all’avvento del regime comunista
Fourcault, Jean Baptiste Membro dell’Ordine dei minimi A lui si deve la creazione (1766) del primo nucleo
di quello che diventerà il Museo di Storia
(Fontaine-Fran, aise, Côte d'Or, Naturale dell'Università di Parma, del quale il
Borgogna1719-Firenze 1775) ; padre minimo restò direttore sino al 1775.
Galli, Ignazio Sacerdote diocesano Professore in scienze naturali, geologo e sismologo,
si interessò ai vari aspetti della natura stimolandolo
(Velletri 1841 - 1920); a scrivere decine di articoli e trattati, pubblicati
anche su riviste scientifiche estere. I suoi maggiori
interessi, che si riflessero anche in una maggiore
produzione di contributi, s’incentrarono sulla
sismologia, la geofisica, la meteorologia e l’ottica
atmosferica. Fu tra i primi in Italia, se non il primo,
ad interessarsi di fulmini globulari, raccogliendo e
studiando decine di casi; s’interessò di aloni
solari, piogge anomale, rumori provenienti
dall’atmosfera e dal sottosuolo e di luci sismiche;
inoltre condusse studi nel campo della botanica e
della musicologia.
Galvani, Luigi Abate Celebre soprattutto per i suoi studi sui fenomeni
elettrici nei muscoli e nei nervi degli animali.
(Bologna 1737-1798); Studiò medicina e filosofia all'Università di
Bologna, conseguendo la laurea nel 1759. Nel 1797
fu costretto a ritirarsi dall'insegnamento, a causa
della sua decisione di non giurare fedeltà alla
Repubblica Cisalpina. Alla sua seguente attività di
medico, Galvani affiancò quella di ricercatore, che
gli permise di effettuare la scoperta che gli diede
fama internazionale: il fenomeno per cui le fibre
muscolari animali possono contrarsi se sottoposte
a una corrente elettrica, fenomeno che prese il
nome di galvanismo. Galvani pubblicò i risultati dei
suoi studi nel 1791. L'impatto di questa scoperta
diede immediatamente a Galvani fama
internazionale e il galvanismo divenne uno dei temi
di ricerca maggiormente investigati dalla comunità
scientifica dell'epoca.
Gattarer Alois Gesuita Gesuita, si laureò in Fisica e Chimica all’Università
di Innsbruck nel 1922. Insegnò Fisica, Chimica e
(Reichraming 1886, Innsbruck 1953) ; Cosmologia all’Istituto Filosofico del Canisianum,
nella facoltà teologica dei Gesuiti di quella città.
Trascorso un anno ad Oxford dove si specializzò in
spettroscopia, nel 1932 per iniziativa di Padre
Stein fu chiamato alla Specola di Castelgandolfo a

113
fondare e dirigere il Laboratorio Astrofisico. Nel
1952 si ritirò per motivi di salute ad Innsbruck, ove
morì l’anno seguente. Ha lasciato numerosi lavori di
spettroscopia, pubblicati prevalentemente sulla
rivista Ricerche Spettrochimiche, da lui diretta, e
sulla rivista Spectrochimica Acta da lui fondata nel
1938. Tra questi, riscossero un notevole successo gli
atlanti spettrali "delle righe ultime", pubblicati nel
1937 e nel 1942 con la collaborazione di P. Junkes.
Diede anche inizio ai lavori per la realizzazione di
un atlante degli spettri molecolari, pubblicato poi nel
1958. Fu membro della Pontificia Accademia delle
Scienze, della Joint Commission on Spectroscopy
dell’Unione Astronomica Internazionale, e di
numerose altre società scientifiche europee ed
americane.
Gemelli, Agostino Francescano Allievo di Golgi, convertito in età adulto,
provenendo da una famiglia di tradizioni laiche e
(Milano, 1878– 1959); anticlericali. Pubblicò, anche dopo l’ordinazione
sacerdotale, un numero impressionante di ricerche,
concernenti anche l’istologia. Si occupò di
psicologia sperimentale applicata ai militari, in
particolare fece dei lavori sulla psicologia degli
aviatori durante la I guerra mondiale. Sostenne
pubblici dibattiti in contradditorio con massoni e
anticlericali per affermare il carattere miracoloso
delle guarigioni di Lourdes. Successivamente è stato
il fondatore dell’Università Cattolica.
Giovanella, Vigilio (Placido) Cappucino Nacque a Cembra il 25 settembre del 1828 ed emise
i voti a Trento nel 1849 assumendo il nome di
(Cembra, 1828,- Rovereto, 1903); Placido nell’ordine dei Cappuccini. Morì a Rovereto
il 9 settembre del 1903. Personaggio non
indifferente emerse come religioso, studioso ed
anche poeta. Godeva di molta reputazione in terra
cembrana. Padre Giovanella, oltre che insigne
religioso devotissimo della Madonna, fu anche uno
studioso, prima di tutto in micologia. Ed è proprio di
questo che ne vogliamo rimarcare la sua notorietà.
Si dice che fu proprio lui, che avviò il celebre Abate
Bresadola allo studio dei funghi, che lo rese poi
tanto famoso. E’ opportuno premettere ciò: ” Padre
Placido era Guardiano a Malè ai tempi in cui don
Bresadola era lassù cappellano. Un giorno il
Bresadola, che allora si occupava di studi sui muschi
e sulle fanerogame, s’incontrò nei boschi dei

114
dintorni con due padri cappuccini che raccoglievano
funghi. Erano padre Placido e Padre Antonio. Don
Bresadola vedendo i funghi raccolti osservò, che
non erano buoni da mangiare ed avviarono una certa
discussione scientifica. Il Bresadola si incaricava di
studiare quei funghi a casa ed i due padri
sostenevano di conoscerli perfettamente avendo
consultato il Venturi di Brescia. Anzi i due religiosi
avrebbero voluto fare una pubblicazione scientifica
in questo senso con aggiunte riguardanti il Trentino,
ma questa idea non andò in porto, tuttavia questo
episodio fece nascere in Bresadola la passione che lo
portò a dedicarsi interamente a questo studio, nel
quale riuscì mirabilmente tanto da diventare un
esperto di fama internazionale. Più tardi il Bresadola
per riconoscenza dedicò alla memoria di P. Placido
due specie di funghi: il Tulostoma Giovanellae
(nella foto)con la dedica ” Mycologo expertissimo
R.P.Placido Giovanella, jure merito dicata” e la
Omphalia Giovanella con la dedica ” Amico meo et
in studio mycologico socio, P.Placido Giovanella
dicatum volui”.
Si dedicò inoltre anche alla mineralogia, mettendo
insieme una importante raccolta di minerali. Come
poeta si dilettò nel comporre dei versi gran parte ha
soggetto religioso, ma non mancavano le poesie
burlesche, satiriche e politiche. Anche si rima,
accento e metrica lasciavano talvolta a desiderare, lo
spirito ed il sentimento nelle sue poesie sono state di
notevole spessore, specie in quelle satiriche. Le
testimonianze che ci giungono lo ricordano come
esempio di purissima fede, straordinario veneratore
di Maria Santitssima, uomo colto ed intelligente,
quanto modesto nel silenzio del chiostro, un vero
seguace di San Francesco.
Goberna, Josè Rafael Gesuita Geofisico, laureato in scienze matematiche e fisiche
all’univeristà dell’Havana, si specializzò in
(Vigo Pontevedra, Spagna, 13 febbraio sismologia e meteorologia all’univeristà di S.Luois,
1903-1985); in Missouri, fu rettore dell’università Saveriana di
La Paz.
Gomes, Manuel Antonio, sopranominato Gesuita Fisico e inventore, ha escogitato uno strumento da
“Himalya” per la sua altezza lui chiamato Pirelioforo, un dispositivo capace di
ottenere energia solare. Questo dispositivo fu una
(Santiago de Centufe, Portogallo, 1868- grande attrazione per l’esposizione universale di
Viana do Castello, 1933); St.Lous del 1904, e vinse anche due medaglie. Padre

115
“Himalaya” fu anche memebro dell’accademia
portoghese delle scienze. Negli Stati Uniti fece
esperimenti sulla polvere da sparo. In Argentina,
dove visse tra il 1927 e il 1932, scrisse un testo di
cosmologia.
Gusmao, Bartolemue de Gesuita Inventore e naturalista portoghese, nato nella
Colonia del Brasile. È considerato una delle figure
(Santos, 1685 – Toledo, 18 novembre pionieristiche nella storia dell'aeronautica,
1724) ; passato alla storia per aver inventato la Passarola, il
primo aerostato di cui si abbia documentazione, che
si sollevò da terra per un breve volo dinanzi alla
corte reale portoghese l'8 agosto 1709, in quel di
Lisbona. L'episodio ha fornito uno spunto allo
scrittore José Saramago che ha fatto del Gusmão
uno dei protagonisti del romanzo Memoriale del
convento.
Hladnik, Franz von Paula Gesuita Botanico, ha lasciato diversi scritti, oltre che di
scienze naturali, anche di teologia ascetica. Di
(Carnia, Austria, 1773-Laiebach 1844) ; salute cagionevole, negli ultimi anni divenne cieco.
Nel suo giardino botanico vi erano circa 600 tipi
di piante
Hauy, René-Just Sacerdote Considerato uno dei fondatori della moderna
cristallografia. Formulò l'ipotesi secondo la quale i
(Saint-Just-en-Chaussée, Oise 1743 - cristalli sono costituiti di minuscole unità identiche,
Parigi 1822); che si ripetono periodicamente all'interno della
struttura del solido e la cui forma ne determina le
proprietà fisiche. Hauy si dedicò alla botanica e solo
successivamente, alla cristallografia. Durante la
Rivoluzione francese rischiò la ghigliottina perché
accusato di essere un controrivoluzionario.
Heude, Marie Heude Gesuita Nato a Fougères, Heude divenne un gesuita nel
1856. Si trasferì in Cina nel 1868. Nel corso degli
(Fougères, Francia, 1836 - Xujiahui 1902) anni successivi, dedicò tutto il suo tempo e le sue
; energie allo studio della storia naturale dell'Asia
Orientale, viaggiando a lungo in Cina e in altre
regioni dell'Asia Orientale. Il primo oggetto di
studio delle sue ricerche furono i molluschi: la sua
Conchiliologia fluviale della provincia di Nanchino
(e della Cina centrale) venne pubblicata a Parigi tra
il 1876 e il 1885 in 10 volumi; le sue “Annotazioni
sui molluschi terrestri della valle del Fiume
Azzurro” si possono trovare nel primo volume delle
Memorie sulla storia naturale dell'Impero Cinese,
edite dai Gesuiti di Xujiahui, Shanghai, nel 1882. In
seguito rivolse l'attenzione ai mammiferi. Con la sua

116
notevole collezione di esemplari, aiutò a fondare
un museo di storia naturale a Xujiahui nel 1868,
il primo mai fondato in Cina.
Huard (fino al 1890 Huart), Victor- Sacerdote diocesano Educatore popolare e promotore della scienze
Alphone naturali. Fu il fondatore ed editore di diverse
pubblicazioni, in particolare i Canadien Naturaliste,
(Quebec, 1853-1929); e ha scritto un certo numero di manuali. Divenne il
primo Entomologo provinciale del Quebec.
Scrisse libri di storia naturale che ebbero un certo
successo. Tra i vari riconoscimenti, Huard divenne
membro della sezione scientifica della Royal
Society of Canada nel 1913. Nel 2003, le sue
collezioni entomologiche sono state acquisite dalla
Laval University. Appassionato di musica, ebbe
problemi a causa delle balbuzie.
Kamel, Georg Joseph Gesuita Gesuita, missionario, farmacista e botanico ceco,
nato nel Sacro Romano Impero, in Moravia, (ora
è noto anche con il nome di Camellus. nella Repubblica Ceca), Carlo Linneo gli dedicò il
genere Camellia. Scrisse Herbarium aliarumque
(Brno, 21 aprile 1661 – Manila, 2 maggio stirpium in insula Luzone Philippinarum (Le erbe e
1706); piante medicinali dell'isola di Luzon nelle Filippine),
parti della quale furono pubblicate nel 1704 come
appendice dell'opera Historia plantarum; species
hactenus editas insuper multas noviter inventas &
descriptas complectens del botanico britannico John
Ray; altre parti nelle Philosophical Transactions of
the Royal Society of London. Fu dapprima inviato
alle Isole Marianne nel 1683, e poi trasferito alle
Filippine nel 1688, dove aprì la prima farmacia, a
Manila, fornendo medicinali gratis ai meno
abbienti. L'UNESCO ha decretato il 2006 come
l’anno di Kamel, in occasione del 300° anniversario
dalla morte.
Kircher, Athanasius Gesuita Visse la maggior parte della sua lunga vita di
studioso dall'erudizione enciclopedica a Roma, dove
(Geisa, Fulda, 1602 - Roma 1680); si trasferì dalla natale Assia; nel 1638, fu incaricato
di insegnare matematica e lingue orientali al
Collegio Romano. Indagatore dei più diversi campi
della conoscenza, fu autore prodigioso di un gran
numero di opere ancora oggi affascinanti per la
varietà degli argomenti e l'originalità degli assunti.
Scrisse di fisica e di geologia, di matematica e di
musica, di linguistica e di civiltà antiche, sugli
effetti di dissonanza e consonanza. Raccolse una
gran quantità di reperti, testimonianze della

117
molteplicità dei suoi interessi, che andarono a
formare il Museo Kircheriano, costituente il
nucleo dell'attuale Museo Pigorini.
Kirwitzer, Wenceslao Panteleon Gesuita Dopo la conversione al cattolicesimo dal
protestantesimo, entrò come novizo nei Gesuiti nel
(Kadan, Boemia, 1588, Macao, Cina, 1606; era a Roma, come membro del collegio
1626) romano al momento della questione galileiana, e si
espresse per la teoria eliocentrica. Come astronomo,
fece osservazioni su una cometa, pubblicate nel
1618. Fu professore di matematica a Gartz, e poi,
assieme ad altri 17 confratelli, missionario in Cina.
A Kadan, suo luogo di nascita, si svolgono “Le
giorante Kirwitzer” dedicate al dialogo tra le scienze
e la teologia.
Koller, Marian Wolfgan Benedettino Entro nel noviziato dei benedettini del 1816, dopo
aver fatto il precettore. E’ stato docente universitario
(Austria, 1792-1866) ; a Vienna di scienze, ha scritto su astronomia, fisica e
meteorologia. Divenne anche direttore di un
osservatorio astronomico. Tra le sue molte opere,
l’enclopedia i “Berechnung der periodischen
Naturerscheinugen”, pubblicato nel “Wiener
Denkschrift, nel 1850.
Kluk, Jan Krzysztof Gesuita Botanico, naturalista, agronomo ed entomologo,
uomo di vasti interessi, con particolari capacità nel
(Polonia, 1739-1796) ; disegno e nelle incisioni che gli permisero di
descrivere le sue opere circa storia naturale della
Polonia, i suoi animali selvatici e le sue piante. A
lui è dedicato un museo dell’agricoltura.
Labat, Jean Baptiste Domenicano DA TRADURRE DAL FRANCESE

(Paris, France, 1663 - Paris, France, était un missionnaire dominicain, botaniste,


1738) explorateur, ethnographe, militaire, propriétaire
terrien, ingénieur et écrivain.Ordonné prêtre à Paris
en 1685, il poursuit des études scientifiques à
Nancy.En 1693, il est volontaire et part comme
missionnaire avec l'autorisation des responsables de
l'ordre des dominicains aux Antilles.Le
29 janvier 1694, il débarque en Martinique. Il rejoint
ses pères à la paroisse de Macouba, où il travaille
pendant deux ans à développer la paroisse et
construit de nombreux édifices.En 1696, il voyage
en Guadeloupe et en Dominique puis est nommé
procureur syndic des îles d'Amérique à son retour en
MartiniqueIl a visité les Antilles françaises,
néerlandaises et anglaises de Grenade à Hispaniola.

118
Le père Labat a décrit de nombreux aspects de la
société caribéenne dont l'esclavage. Il était lui-même
un fervent défenseur de l'esclavage et possédait des
esclaves. Il a inclus dans ces récits en 1698, ses
impressions en observant les esclaves martiniquais
et leurs passions pour la danse. Il est également le
témoin privilégié d'un autre aspect de cette société,
la flibuste, pour laquelle ses écrits sont des sources
primaires d'une grande importance. Il a fondé
l'exploitation sucrière de Fonds-Saint-Jacques à
Sainte-Marie en Martinique, et fondé les paroisses
de Le Robert et Le François (appelées cul-de-sac
Robert et cul-de-sac François dans Nouveau Voyage
aux Isles Françoises de l'Amérique). Il a aidé à
développer et moderniser l'industrie de la canne à
sucre dans les Antilles françaises. Il a assisté le
botaniste Charles Plumier dans son travail quand
celui-ci était aux Antilles même s'il jugeait la
mission que lui a confié Louis XIV plus qu'inutile. Il
a fortifié et préparé la défense de la Guadeloupe puis
pris part au combat lors de l'attaque britannique de
l'île en 1704. Il a été nommé vice-préfet apostolique
la même année.En 1706, il rentre en Europe et est
nommé en Italie ou il entreprend la rédaction du
célèbre Nouveau Voyage aux isles Françoises de
l'Amérique à partir des notes journalières qu'il avait
prises toutes ces années durant. Le père Labat a
tenté d'organiser son retour aux Amériques mais
n'obtint jamais l'autorisation de sa hiérarchie. Il
voyagea à Paris en 1716 et vécut dans le couvent de
la rue Saint-Honoré jusqu'à sa mort.Pendant ces
années, il publie finalement Nouveau Voyage aux
Isles Françoises de l'Amérique en 6 volumes à Paris
en 1722, avec de nombreuses illustrations qu'il
réalisa lui-même. Cette œuvre fut traduite en
néerlandais (1725) et en allemand (1783).Il a ensuite
travaillé de manière similaire sur d'autres pays à
partir de notes d'autres missionnaires. Alors qu'il ne
s'est jamais rendu en Afrique lui-même, il s'est en
particulier largement inspiré des mémoires d'André
Brue rédigées vers 1725 pour élaborer sa Nouvelle
relation de l'Afrique occidentale (1728), un récit
dont la fiabilité a fait l'objet de polémiques2.Il aurait
élaboré aux Antilles, pour soigner une fièvre, une
eau de vie (guildive sucrée)3 qui suite à quelques

119
évolutions est aujourd'hui devenue le rhum (Sur l'île
de Marie-Galante, une distillerie artisanale produit
d'ailleurs un rhum qui porte son nom).Aujourd'hui
encore, en créole martiniquais le terme pèrlaba
qualifie un esprit malin.
Lafont, Eugène Gesuita Missionario nel Bengala, uomo di scienza e
fondatore della prima società scientifica
(1837, Mons, Hainaut, Belgio- 1908, dell’India. Mostrò elevate attitudini per la
Darjeeling, India) ; sperimentazione fisica. Arrivò a Calcutta il 4
dicembre 1965.

Meteorologo a Calcutta.

Appena arrivato a Calcutta, organizzo un


osservatorio meteorologico con mezzi di fortuna,
che tuttavia riuscì a prevedere l’arrivo di un ciclone
devastatore risparmiando molte perdite umane. A
partire da questo momento le osservazioni di
Lafonte furono pubblicate su «Indo-European
Corrispondance». Poi avviò una vasta opera di
divulgazione e volgarizzazione scientifica,
illustrando le scoperte e le invenzioni della seconda
metà del XIX secolo. Tali conferenze ebbero
enorme successo fino alla sua morte, nel 1908.
Inoltre Lafon nel 1874 si era unito ad una spedizione
scientifica internazionale di alto livello che era
venuta nel Bengala per osservare a Midnapore, nel
1874, il raro fenomeno del passaggio di Venere
davanti al sole. Dal 1876, con l’appoggio del
filantropo Mahendra Lal Sircar, Lafont pose le basi,
nel 1876, dell’Associzione per l’incoraggiamento
della scienza (Indian Association for the cultivation
of Science), il cui fine primario era diffondere in una
largo pubblico le nuove conoscenze e i progressi
scientifici. Più tardi, tale associazione, sosterrà i
lavoro di Raman, premio Nobel del 1930, sulla
spettografia. Era un fedele sacerdote ed un
entusiasta delle scienze, in un periodo in cui la
stampa dipingeva la Chiesa come istituzione
contraria al progresso.
Latreille, Pierre-André Sacerdote diocesano Divenuto Sacerdote, continuò gli studi naturalistici e
pubblicò vari lavori scientifici sugli insetti. Durante
(Brives nel 1762-Parigi nel 1832); la Rivoluzione rischiò la deportazione in Guiana
(1793). Nel 1796 pubblicò l'opera entomologica che
lo rese celebre e gli valse, nel 1798, l'invito a lavorare

120
per il Muséum d'Histoire Naturelle a Parigi. Da quel
momento tutta la sua vita fu dedicata allo studio
degli Artropodi. Sempre in materia di entomologia
insegnò a livello universitario e produsse opere di
grande mole e valore, tanto da essere chiamato in
Francia "Il Principe dell'Entomologia".Ecco alcuni
passaggi presi dai discorsi funebri: "Persona
veramente superiore, fu il primo entomologo di
Francia. Possedere un uomo simile, è una fortuna che
non è concessa due volte in un secolo alla stessa
nazione... Le sue maniere semplici e invariabilmente
gentili gli guadagnavano il cuore di chiunque lo
accostasse ....".
Linehan, Daniel Gesuita Sismologo e geofisico, una delle personalità più
rilevanti del College di Boston. Fu anche direttore
(1904-1987) ; dell’ Osservatorio Geofisico Weston dal 1950- al
1972. Celebre esploratore, è stato uno dei
principali protagonisti in diverse spedizioni sia
per l'Artico che per l’Antartico.

Macelwane, James B. Gesuita Dopo una fanciullenza simile a quella di molti


ragazzu dell’Ohio, al largo del lago Erie., cresciuto in
(1883-1956) ; una piccola casa in una numerosa famiglia, 19 anni
ottenne una medaglia come miglior studente. Da quel
momento decise di diventare missionario nell’Ordine
dei Gesuiti, con una certa predilezione del greco e del
latino. Divenne sacerdote nel 191; sin da giovane si
occupò di sismologia, scrivendo, nel 1911, il primo
dei suoi 133 articoli. I suoi superiori gli consigliarono
di intraprendere gli studi per il dottorato presso
l'Università della California a Berkeley, dedicandosi
alla fisica, oltre che alla geologia e alla matematica.
Nel 1925 diventò a Saint Louis University il primo
direttore del nuovo Dipartimento di Geofisica Tale
incarico mantenne fino alla morte. Nel 1930 e 1938
con l'aiuto di una sovvenzione da parte del Consiglio
Nazionale delle Ricerche aveva istituito stazioni
sismologiche presso St. John's Seminary a Little
Rock, Arkansas, e al Sud-Est del Missouri State
Teachers College di Cape Girardeau. Padre
Macelwane è stato determinante per organizzare
nel 1925 l’Associazione sismologica gesuita.Il suo
lavoro è stato anche determinante nella creazione
della sezione orientale della società sismologica
dell'America. Oltre al suo lavoro in sismologia, è stato
coinvolto in vari convegni universitari. Dal 1927 al

121
1933 fu preside della Graduate School e nel 1944
ha fondato l'Institute of Technology Ha scritto vari
libri, e ha trovato il tempo per insegnare un almeno
uno e spesso due classi per ogni semestre. Il
presidente Eisenhower lo ha nominato membro della
National Science Board del National Science
Foundation. L'eccellenza delle sue competenze
scientifiche è dimostrata dalle numerose onorificenze
che gli venivano attribuite per i suoi risultati di ricerca
innovativa nel campo della sismologia e della
geofisica in generale Nel 1948 l'American
Geophysical Union gli conferì la prestigiosa
Medaglia William Bowie. La sua vita nella comunità
dei gesuiti era caratterizzato dalla sua allegria
amichevole e semplicità. I suoi numerosi successi
sono stati resi possibili da una capacità eccezionale di
duro lavoro, grande pazienza e capacità di rilassarsi e
di non preoccuparsi per i problemi più irritanti.
Continuò ad alzarsi prontamente alle cinque del
mattino anche se ha lavorato fino a tarda ora della
notte, i suoi orari alternavano mementi di preghiera
con la ricerca scientifica nelle queita delle ore
notturne. Ha impressionato tutti per la sua pazienza e
il buon umore durante le lunghe settimane precedenti
la morte, a causa di una necrosi al fegato
Mandilora, Agostino Francescano Specialista in botanica e in frutticoltura (celebri le
sue indicazioni sugli agrumi), autore del rinomato
(Castelfidardo, ? XVIII SECOLO- morto Manuale de' Giardinieri (1652).
nel 1661);
Mariotti, Mariano Sacerdote della diocesi di Cagli Don Mariotti insegnò lettere nel seminario
diocesano fino al 1868, quando divenne priore di
(Sacchia 1812; 20 febbraio 1876) ; Secchiano, una frazione del Comune di Cagli.
Aveva incominciato a raccogliere fossili
nell'autunno del 1862, sotto la guida di don
Raffaele Piccinini il quale lo presentò in seguito al
prof.G.Meneghini, professore di paleontologia
all'università di Pisa. Mariotti scrisse al Meneghini,
per la prima volta, il 26 novembre 1864
comunicando che possedeva una raccolta di fossili.
Il prof. Meneghini stava preparando il quel periodo
una monografia sui fossili del Rosso Ammonitico
per cui fu molto interessato alla raccolta del
Mariotti. In seguito Mariotti collaborò con il prof.
K.A.Zittel venuto nell'Appennino Marchigiano per
studiare le formazioni giurassiche e cretaciche. Le

122
preziose informazioni del Mariotti furono utilizzate
dallo Zittel che in segno di riconoscenza per l'aiuto
ricevuto dedicò al Mariotti una specie del genere
Rhynchonella. L'attività scientifica e la collezione
del Mariotti furono così conosciute da più studiosi,
alcuni dei quali vennero a Cagli, come lo Scarabelli
ed il Mici."Conosceva palmo a palmo il Monte
Nerone, il Catria e i monti del Furlo… Era salito, era
penetrato da per tutto, sulle vette più elevate, nei più
ascosi recessi, sino al fondo dei burroni, sempre alla
ricerca di un petrefatto e così aveva acquistato la
conoscenza perfetta di tutti i punti fossiliferi del
nostro Appennino… Nelle sue ricerche aveva
sempre un ordine prestabilito. Ora era un piano, ora
era l'altro che si doveva esplorare, ovunque ne
affiorasse anche un piccolo lembo, e quivi portava
tutta l'opera sua paziente, tutto il suo spirito fine
d'osservazione, sino a che la raccolta non avesse
raggiunto una vera importanza scientifica." (T.
Morena, 1899). Alla morte del Mariotti, la
collezione fu affidata a don Gregorio Mei. I libri di
geologia e di paleontologia sono conservati nella
Biblioteca comunale di Cagli.
Mendel, Gregor Agostiniano Insegnò fisica e scienze naturali al Collegio reale di
Brno, dedicandosi contemporaneamente a
(Heinzerdorf, Slesia, 1822- Brno 1884); ricerche sull'ibridazione delle piante coltivate nel
giardino del monastero. I presupposti metodologici
con cui condusse tali indagini (scelta di caratteri
appaiati e contrastanti e calcolo statistico della
distribuzione di questi caratteri nelle generazioni
successive) gli permisero di formulare con chiarezza
le leggi della trasmissione dei caratteri ereditari
(leggi di Mendel). I risultati, esposti in un breve
scritto furono letti nel 1865 alla Società dei
Naturalisti di Brno e pubblicati l'anno seguente negli
atti della società stessa. L'opera, benché nota ad
alcuni biologi, fra i quali Naegeli, passò
completamente inosservata. Solo nel 1900 la
ripetizione di esperienze analoghe, effettuate da C.
Correns, H. De Vries e E. von Tschermak, riportò
alla luce gli studi di Mendel, cui fu concordemente
attribuito il merito di aver enunciato le leggi
fondamentali della genetica.
Mercalli, Giuseppe Sacerdote diocesano, collaboratore di Fu l'alunno preferito dell'Abate Stoppani, che lo
Achille Ratti, futuro Papa Pio XI. guidò nelle sue prime ricerche sulle glaciazioni

123
(Milano, 1850 Napoli, 1914); alpine. Insegnò per circa quarant'anni nelle scuole
superiori, per le quali preparò dei testi scolastici di
notevole valore. Fu docente accreditato
dell'Università di Sismologia e Vulcanologia, prima
a Catania (1885), poi a Napoli, dove, dal 1911 in
poi, fu anche direttore dell'Osservatorio Vesuviano.
Cavaliere della Corona d'Italia per meriti scientifici,
fu un importante membro e collaboratore di
Associazioni scientifiche italiane ed estere. Come
vulcanologo, ci lasciò molti validi lavori. A lui è
attribuita la prima Carta Vulcanologica d'Italia.
Come sismologo, il suo nome è dato alla Scala
Mercalli, una scala utile per valutare l'intensità
dei terremoti. Molte le sue notevoli pubblicazioni.
Preparò la prima Carta Sismica d'Italia, sulla quale
sono segnate le aree ad alto rischio.
Mercurio, Girolamo Scipione Domenicano Scrisse varie opere interessanti e utili, tra cui spicca
La commare o raccoglitrice, libro destinato alle
(nato nel XVI secolo); ostetriche, scritto per la prima volta in lingua
volgare, che spiega tra l'altro una novità per l'Italia,
il parto cesareo, e che incontrò enorme successo.
Micheli, Pier Antonio Sacerdote Appassionato di botanica, sin da giovanissimo ha
studiato il mondo vegetale raccogliendo circa
(Firenze, 11 dicembre 1679 – Firenze, 1º 19000 piante raccolte ed essiccate. Fu allievo di
gennaio 1737) ; Bruno Tozzi, di cui descrisse nelle sue opere una
nuova pianta scoperta dal maestro, che chiamò Erba
tozzia. Può essere considerato il fondatore della
micologia, avendo dato un decisivo contributo allo
studio dei funghi, osservando le lamelle attraverso
un sistema di lenti, scoprendo per primo le spore, i
basidi e i cistidi. Notò anche l'esistenza del velo
universale e riusci a dimostrare che i funghi si
riproducono per mezzo di spore. Fu professore a
Pisa e prefetto dell'Orto Botanico di Firenze,
descrisse nei Nova plantarum genera (1729) molte
nuove piante e funghi. Fu il fondatore della
Società Botanica Italiana nel 1716. Morì per una
pleurite contratta durante i suoi viaggi alla ricerca di
nuove specie. Linneo gli dedicò un genere di pianta
floreale della famiglia delle Magnoliacee, la
Michelia.
Molina, Juan Ignacio Gesuita E’ stato un naturalista, botanico e gesuita cileno. È
considerato una delle più importanti figure della
(Villa Alegre, 20 giugno 1740 – Imola, 13 ricerca naturalistica latino americana di tutti i tempi.
settembre 1829); Divenne bibliotecario della casa dei Gesuiti di

124
Santiago del Cile. Dopo l'espulsione dei Gesuiti
dall'America del Sud, nel 1774, Molina si trasferì a
Imola, dove prese ad esercitare l'insegnamento
privato. Erudito naturalista, già in Cile, Molina
condensò le sue memorie sulla fauna, la
vegetazione ed i minerali del paese d'origine in
un famoso e fondamentale "Saggio sulla storia
naturale del Cile", successivamente tradotto anche
in francese ed in spagnolo. Molina studiò anche il
Parco dei Gessi Bolognesi, osservando tutti i
caratteri geologici e naturali del parco. Successivi
studi e indagini furono pubblicati più avanti nel
tempo. Uno di questi fu: "Memorie di Storia
Naturale" (Bologna, 1822).
Montelatici, Ubaldo Canonico Lateranense Scrisse “Ragionamento sopra i mezzi piu necessari
per far rifiorire l'agricoltura”Entrato tra i Canonici
(Toscana1692, 1770); Lateranensi, sentì presto la vocazione di unire alla
pratica della religione lo zelo per la realizzazione
d’una più illuminata e feconda agricoltura, per la
prosperità della propria patria e per il benessere
degli agricoltori.
Fu così che il 4 giugno 1753, con 17 persone riunite
intorno a lui, fondò in Firenze l’Accademia dei
Georgofili, “associazione di ingegni intesi al
perfezionamento dell’agricoltura”. Il Montelatici ne
fu non solo il riconosciuto “istitutore”, ma anche lo
zelantissimo animatore.
Nel 1763 si recò a Vienna per perorarne presso
l’imperatore e granduca Francesco Stefano la causa
e fu da questi e dall’imperatrice Maria Teresa assai
favorevolmente accolto. Pietro Leopoldo incoraggiò
e stimolò l’attività dell’Accademia, donandole una
prestigiosa sede in Palazzo Vecchio
Moro, Anton Lazzaro Abate Religioso profondamente devoto e naturalista
italiano.Di famiglia modesta, intraprese la carriera
(San Vito al Tagliamento, 1687 – San ecclesiastica presso il Seminario di Portogruaro e nel
Vito al Tagliamento, 1764); 1710 prese gli ordini sacerdotali. Negli anni
successivi approfondì gli studi di anatomia,
fisiologia, lettere, matematica, meccanica e storia
naturale. Nel 1721 assunse la direzione del
Seminario di Feltre, dove condusse anche
l'insegnamento della filosofia.Quindi aprì un
collegio privato a Portogruaro, poi trasferito a San
Vito, dove continuò a svolgervi la funzione di
educatore fino alla chiusura dell'istituto nel 1758. In

125
seguito fu nominato pievano a Corbolone, incarico
che mantenne fin quasi alla morte. Grazie ai suoi
studi naturalistici fu in corrispondenza con molti
scienziati coevi. Il suo volume De' Crostacei fu
tradotto in tedesco a Lipsia nel 1751. Moro è
considerato il padre della paleontologia e
geologia moderna, inoltre fu il primo a ipotizzare
la tettonica a zolle dando una spiegazione del
perché si trovano fossili di crostacei marini ad
altitudini superiori ai 3000 m.
Monticelli, Teodoro Benedettino Naturalista, professore di morale nell'università di
Napoli (1792-94); imprigionato per sei anni, per
(Brindisi 1759 - Pozzuoli 1845); aver partecipato alla rivoluzione del 1799, fu in
seguito (1808) nominato professore di chimica
nella stessa università. Eseguì importanti ricerche
sulla geologia del Vesuvio, sulle sue eruzioni e sui
Campi Flegrei. La sua opera più importante è il
Prodromo della mineralogia vesuviana (1825, in
collabarozione con N. Covelli).

Mutis, Celestiino Josè y Bosio Sacerdote Nominato sacerdote nel 1772. Oltre ad una forte
religiosità, coltivò molti studi; a Madrid, si è
(Cadice, -Spagna, 1732, Bogotà, 1808); laureato in medicina e ha approfondito le
conoscenze di botanica e biologica. Navigò come
medico di bordo, descrivendo i vari viaggi, con vari
studi sulla flora e sulla fauna americana.,
spedendo 105 casse a Madrid che formeranno un
museo con 24.000 tipi di piante. Si è occupato
anche di astronomia, di linguistica, e di descrizione
delle condizioni economiche delle popolazioni
americane; inoltre ha determinato la longitudine di
Bogotà; membro di varie accademie, tra cui
l’Accademaia svedese delle scienze. Von
Humboldt rimase con lui per circa mesi, rimanendo
stupito per la sua collezione botanica. E’ molto
conosciuto in Spagna e in Sud America. Una città
sulla costa colombiana porta il suo nome, così come
è chiamata in suo onore l’orchidea Mutisia. Ha
intrattenuto una corrispondenza scientifica con la
zarina di Russia e con il grande naturalista Linneo.

126
Needham, John Turberville Sacerdote diocesano Di famiglia cattolica, fu ordinato sacerdote nel 1738.
Fu il primo prete cattolico, membro della Royal
(Londra 1713 - Bruxelles 1781); Society, e presidente dell'Accademia imperiale di
Bruxelles. Dopo un soggiorno a Lisbona come
professore di filosofia nel collegio inglese di quella
città (1744-459; a questo periodo risalgono le prime
importanti osservazioni microscopiche sul
calamaro e un breve periodo trascorso a Londra,
Needham soggiornò per molti anni a Parigi, dove
entrò in contatto con alcuni dei più illustri scienziati
dell'epoca, in particolare Buffon, insieme al quale
condusse numerose osservazioni. Sostenitore
dell'epigenesi, egli ritenne, sulla base di ripetute
esperienze e osservazioni e in un contesto metafisico
improntato a un vitalismo che richiama la scuola
neoplatonica di Cambridge e in cui sono presenti
motivi leibniziani (centrale è l'idea della continuità
della natura), di aver provato la generazione
spontanea degli Infusori (Nouvelles observations
microscopiques, 1750). Le sue conclusioni, dopo
un'iniziale adesione, vennero confutate da un altro
sacerdote, L. Spallanzani (1765). L'utilizzazione
materialistica delle sue teorie (Holbach) suscitò una
sua risentita reazione; il violento attacco di Voltaire
(in chiave antimaterialistica) ne decretò in gran parte
l'oblio.
Neri, Antonio Sacerdote diocesano Studioso di chimica. Interessato alla composizione
e alla fabbricazione dei vetri, pubblicò a Firenze
(Firenze 1578 - ivi 1614); “L'arte vetraria distinta in libri sette (1612)”: il
trattato, aggiornato sulle tecniche veneziane e
somma delle esperienze di Neri nelle officine della
corte medicea (Firenze, Pisa) e di Anversa, ebbe
notevole influenza anche attraverso le traduzioni in
inglese (1662) e in tedesco (1679).

Nieuwland, Julius Sacerdote della Congregazione della Santa Nato da genitori belgi emigrati negli Stati Uniti,
Croce laureato nel 1903 nell’Universita cattolica
(South Bend, Indiana, 1878-1936) d’America, studioso di botanica e di chimica, è
conosciuto per i suoi contributi sull’acitilene, che
sono la base per la produzione della gomma
sintetica, che portò poi all’invenzione del neoprene
di DuPront. Ha vinto la medaglia Nichols, nel
1935.

127
Obermaier, Hugo Sacerdote dioceano Paleontologo, dopo la sua laurea in anatomia a
Vienna, ha visitato le grotte di El Castillo, con
(Regensburg 1877, Friburgo, 1946); Breuil, un altro sacerdote scienziato; da queste
ricerche si è prodotta una delle più importanti
stratigrafie riguardanti il paleolitico. Anche dopo
la I guerra mondiale, ha continuato a studiare le
grotte spagnole, tanto da ottenere la cittadinanza
spagnola e l’assegnazione, presso l’univeristà di
Madrid, della prima cattedra di storia dell’uomo
primitivo. Si è opposto alle farneticazioni
pseudoscientifiche del nazismo.
Odenbach, Frederick Gesuita Pioniere delle ricerche sismologiche americane.
Sacerdote, meteorologo, e professore alla John
(Rochester 1857, 1933); Carroll University per 40 anni. Entrò nella
Compagnia di Gesù nel settembre 1881, e fu inviato
ai Paesi Bassi. Odenbach ritornò negli Stati Uniti nel
1892 per diventare professore di fisica e chimica al
St. Ignatius College (poi John Carroll University) a
Cleveland, dove rimase fino alla morte Nel 1902
divenne professore di astronomia e meteorologiaHa
istituito un osservatorio meteorologico. Ha
costruito molti dei suoi strumenti scientifici. Nel
1909 ha proposto un piano per un programma di
cooperazione che coinvolge scuole le sismologico
dei gesuiti negli Stati Uniti e Canada, e più tardi
divenne direttore del Servizio dei Gesuiti per la
sismologia.
Odierana (Hodierna), Giovanni Arciprete Astronomo e naturalista. Ordinato sacerdote (1622),
Battista insegnò matematica e astronomia a Ragusa e,
successivamente, a Palma, ove fu nominato arciprete
(Ragusa, Sicilia, 1597 - Palma di e matematico del duca. Ammiratore di Galilei (che
Montechiaro 1660) ; gli fece dono di un telescopio), Odierna compì
numerose osservazioni astronomiche (fra l'altro
calcolò per primo le effemeridi dei pianeti
medicei), si occupò di botanica e di zoologia. Tra i
primi a utilizzare il microscopio, ne L'occhio della
mosca (1644), Odierna combinò felicemente
l'osservazione microscopica e la tecnica della
scomposizione anatomica, giungendo a separare i
quattro strati che compongono l'occhio. Tra le sue
opere, molte delle quali manoscritte: Archimede
redivivo con la statera del momento (1644), sulle
falsificazioni dei metalli preziosi e i pesi e misure
usati nel mondo; Dentis in vipera virulenti.
Anatomia (1646).

128
Paoletti, Fedinando Sacerdote diocesano Scelse di rimanere un semplice parroco di
campagna, malgrado godesse dell’amicizia e della
(Croce (Bagno a Ripoli), Fi 1717 - stima del principe Pietro Leopoldo, il quale avrebbe
Villamagna ,Bagno a Ripoli, Fi 1801); preferito vederlo vescovo. Fu membro, come altri
parrochi di campagna, dell’Accaemia dei
georgofili. L’opera più nota è “Pensieri sopra
l’agricoltura” (17699. I parroci di campagna
all’epoca di Paoletti, insieme alla canonica
«ereditavano» campi e poderi lavorati da famiglie di
contadini, che poi costituivano anche la maggior
parte delle anime che il parroco si trovava a dovere
educare. Per don Ferdinando l’educazione dei
parrocchiani era dovere irrinunciabile per un
sacerdote, e iniziava con impartire lezioni di
religione, proseguiva con l’insegnare ai figli del
popolo a leggere, scrivere, fare di conto, ma doveva
includere anche studi ed insegnamenti che
portassero vantaggio alle loro vite quotidiane; e,
siccome, le loro esistenze erano soprattutto fatte di
fatica nei campi, era necessario che il parroco
conoscesse il più possibile l’arte del coltivare. Gli
studi sull’agricoltura, ebbe a dire più volte Paoletti,
aiutavano a tenere lontano un nemico insidioso
quale l’ozio; inoltre, l’agricoltura non era, come
spesso veniva considerata, «arte vile», e, malgrado
quanto si dicesse, ben si confaceva al degno e alto
ministero del sacerdozio. A metà Settecento Paoletti
aveva già capito quale fonte di ricchezza poteva
essere per la sua gente la produzione e il commercio
dell’olio e del vino; sull’argomento compì molti
studi poi raccolti in un libro, apparso nel 1774,
L’arte di fare il vino perfetto e durevole.
Nell’Almanacco per i campagnoli del 1887 Antonio
Virgili scrisse di considerare il lavoro di don
Ferdinando un «trattatello compiuto di enologia;
poche opere possono vantare ciò che introdusse
nell’arte di fare il vino miglioramenti notevoli, come
quello ad esempio di mescolare nel tino le uve coi
raspi, dalla quale mescolanza vide e sostenne il
Paoletti, prima del celebre Chaptal,
compresequanto potesse affrettarsi ed eccitarsi la
fermentazione dei mosti. E, iniziando il trattato con
opportune considerazioni sulla necessità per la
Toscana di accrescere la produzione del vino e
stabilirne il commercio con l’estero, seguita

129
discorrendo delle spese necessarie a creare e
mantenere una data vigna di costa o di poggio, dei
mezzi per migliorare la qualità del vino (...) e dà
opportuni consigli intorno al modo di far reggere ai
vini i lunghi viaggi specialmente di mare
Parrenin, Dominique Gesuita Ordinato sacerdote nel 1693, partì per la Cina, in
compagnia di 6 gesuiti matematici e astronomi.
(Doubs,1665- Pechino 1741); Divenne uno dei consiglieri più ascoltati
dell’imperatore, ma alla morte di quest’ultimo, gli
successe il meno tollerante Yong-T’Cheng. Tra i
suoi contributi, anche lavori di natura
cartografica.
Paoloni, Bernardo Benedettino Lasciò una traccia indelebile principalmente nella
Meteorologia, in particolare per quanto riguarda lo
(Cascia, 1881, Perugia, 1944) ; studio dell’elettricità atmosferica (che effettuò
prevalentemente allo scopo di arrivare ad una
previsione del tempo anche a lungo termine).
Dall’anno 1906 diresse l’Osservatorio Meteorico
Aerologico Geodinamico di Montecassino,
succedendo all’Abate D. Giuseppe Quandel,
fondatore e primo direttore della struttura. Sotto la
sua cura l’osservatorio progredì anno dopo anno
diventando in breve tempo uno dei più importanti e
attivi centri italiani di ricerca. Nel Gennaio 1920
fece nascere "Meteorologia Pratica", rivista della
quale fu ideatore e direttore. Essa costituì il primo
lavoro che si occupasse in forma semplice e
popolare di Meteorologia relazionata all’agricoltura,
al commercio, all’aeronautica, all’igiene e ai
fenomeni atmosferici. Quando Paoloni si trasferì
dall’Osservatorio di Montecassino al Monastero di
S. Pietro (1931) per dare la vita all’Osservatorio
Sismico A. Bina trasferì a Perugia anche la
direzione della rivista. Dalle parole che scrive in un
articolo del primo volume si può concepire la
volontà e il bisogno di realizzare un servizio a
favore della scienza e della comunità: "Scopo della
nostra Rivista è adunque quello di rendere la
Meteorologia popolare, e di utilizzare a vantaggio
della Meteorologia scientifica le preziose cognizioni
dell’esperienza del popolo. Frutto di questa unione
sarà quella che noi abbiamo chiamato Meteorologia
Pratica; cioè utile, e utile non meno alla scienza che
alla società" (1).
Sua è la prima classificazione di alcuni fenomeni

130
Atmosferici (disturbi radio correlati a fenomeni
atmosferici), la più precisa e completa a giudizio
dei più eminenti esperti di allora (1913). Fu
chiamata in seguito "Scala radioatmosferica
Paoloni" in onore dello Scienziato.L’intensa attività
di ricerca lo portò ad essere il pioniere di molteplici
istituzioni che lo hanno reso protagonista indiscusso
della Meteorologia per molti anni.
Nel 1928 fondò il Servizio Radioatmosferico
Italiano "...allo scopo di organizzare, disciplinare e
approfondire, a mezzo radio, gli studi sulle
perturbazioni elettromagnetiche dell’atmosfera, e
nell’intento di approntare ampio materiale
sperimentale dal quale sia agevole trarre
conclusioni sicure sul comportamento di tali
fenomeni, che trovano nella radio un preciso mezzo
di rilevazione..." (2).Un anno dopo Guglielmo
Marconi, che allora era Presidente del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, lo nominò Membro del
Comitato Nazionale Geodetico-Geofisico.In una
delle tante lettere che Marconi dedicò all’amico
Paoloni (6 Agosto 1930) lo scienziato scrisse:
"Quanto al Servizio Radioatmosferico Italiano
debbo dire che esso svolge un’azione preziosa per le
radiocomunicazioni e che tutti i collaboratori di
esso possono a ragione essere orgogliosi del lavoro
che compiono".
Nelle sue iniziative anche l’istituzione del Servizio
Meteorico Sanitario Italiano che fondò nel 1930 e
portò la direzione a Perugia nel 1932. Da questa
città il Servizio si estese gradualmente in tutto il
territorio italiano.Un ulteriore riconoscimento che
viene attribuito al P. Paoloni è quello di aver fatto
risorgere la Società Meteorologica Italiana.
Mentre nel 1930 la società era ridotta ad una ventina
di soci, appena fu nominato Segretario Generale, nel
1931, le iscrizioni salirono a più di 700.
Il merito principale che attribuiamo al Padre
Benedettino è però quello di aver creato
l’Osservatorio Sismico A. Bina di Perugia,
permettendo così lo studio e la registrazione dei
Terremoti in una zona estremamente sismica quale è
l’Umbria. Il Prof. Marescalchi e dedicò allo
scienziato queste parole: "e’ assai raro trovare
tempre di scienziati, lavoratori e pensatori come il

131
Padre Paoloni. Nella sua bella figura si cumulano
l’eletta mente, lo spirito profondo e sereno di
osservazione acuta e dotta, la devozione schietta al
compito nobilissimo volontariamente assunto e così
attivamente assolto pel bene dell’umanità, la
passione fervida, e la salda luminosa fede. Il P.
Paoloni onora veramente l’Italia e illustra ancora
una volta quell’ordine dei Benedettini
Piccinini, Raffaele (Artemio) Monaco camaldolese Dopo gli studi nella città natale, professò la vita
claustrale entrando a far parte del Monastero di
(Offida, 1826-1884) ; Fonte Avellana il 24 dicembre 1844. Divenuto
sacerdote, assunse il nome di Raffaele. Nel dicembre
del 1866 il Monastero di Fonte Avellana fu
soppresso ed i monaci furono espulsi. Don Raffaele
si trasferì a Pergola dove ottenne l'incarico di
docente di scienze naturali nella Scuola Tecnica.
Portò con sè tutto il materiale scientifico raccolto.
Nel gennaio del 1867 fondò la stazione botanico-
geologica del Monte Catria. Due naturalisti
ascolani, il conte Alessandro Spada Lavini e
Antonio Orsini, visitarono il Catria per studiarne la
vegetazione e la struttura geologica. In questa
occasione Piccinini ebbe l'opportunità di
accompagnare i due studiosi durante le loro
escursioni scientifiche e poté in tal modo, come
riferisce lui stesso, iniziare lo studio della geologia
della catena appenninica. Pochi anni dopo
Piccinini conobbe il prof. G. Meneghini
dell'Università di Pisa col quale cominciò a
scambiare informazioni e materiale scientifico.
Grazie a questa collaborazione tra Piccinini e
Meneghini si poté realizzare successivamente il
viaggio di K.A. Zittel nell'Appennino marchigiano.
Zittel, professore di paleontologia all'Università di
Monaco di Baviera, soggiornò a Cagli e a Pergola
nei mesi di maggio e giugno del 1868. Il materiale
raccolto permise a Zittel di pubblicare diverse
monografie sull'Appennino marchigiano. Anche
Piccinini dedicò una monografia alla geologia del
Catria, che apparve a più riprese (1869-1870) nella
Rivista Urbinate con il titolo "Studi geologici
dell'Appennino Centrale"; il lavoro è però
incompleto. Piccinini considerò il Catria come un
"Atlante di geologia" dell'Appennino centrale:
"conosciuti, infatti, una volta in modo netto e

132
preciso i terreni stratificati del Catria", lo studioso
potrà "spingere le sue ricerche sugli altri dossi
appenninici che sono quasi una fedele riproduzione
del Catria. Potrà visitare in seguito Monte Nerone,
Monte Cucco, i monti di Arcevia, della Rossa, il S.
Vicino, il monte Conero di Ancona, ecc.". Il Monte
Catria, scrisse, "è la chiave, il libro mastro di tutte le
formazioni appenniniche da un capo all'altro
d'Italia". In questa monografia, oltre agli aspetti
geologici, è descritta anche la flora del Monte
Catria. Piccinini, infatti, fu anche un valente
botanico. "Ho raccolto - scrisse - tutte le piante del
Catria e dei monti adiacenti; ho erborizzato fin dal
1854 nel S. Vicino, nei Monti di Cingoli, nel Monte
Conero; ho studiate e determinate tutte quelle piante
che ho potuto". Il suo erbario, che da tempo è
provvisoriamente conservato presso l'Istituto di
Botanica dell'Università di Urbino, era rinomato e
venne ricordato dal Guidi, dal Serpieri e dal
Paolucci. Guidi (1871) riferisce anche che Piccinini
aveva scritto un Catalogo delle piante che
crescevano sul Catria e nei dintorni, del quale
ricevette il manoscritto. Paolucci, nella sua opera
"Flora marchigiana" (1890), cita un "Elenco di
specie del M. Catria" del Piccinini. Il 16 dicembre
1883 Piccinini fu nominato socio corrispondente
della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei per i
suoi meriti scientifici. Donò tutto il materiale
scientifico da lui raccolto, consistente nell'erbario e
in collezioni di fossili, in libri, carte geografiche ed
atlanti, al Comune di Pergola affinché continuassero
a far parte del Gabinetto scientifico da lui fondato.
Pigot, Edward; Gesuita Gesuita irlandese, ha fondato in Australia, a
Riverview un osservatorio sismologico, dopo aver
(Dundrum, 1858-North Sidney, 1922); osservato l’osservatorio sismologico dei gesuiti di
Manila. Ha inoltre fatto misure della crosta
terrestre e delle maree. Il grande geologo
Edgeworth ha detto di lui “è stato amato dagli
scienziati non solo per la sua vasta cultura, ma
anche per l’attrattiva che suscitava la sua
personalità magnetica. Pur se debole e fragile di
salute, ha conservato lo stesso entusiasmo ed ardore
nel perseguire i piani in vista della verità”.

133
Plumier, Charles Membro dell’Ordine dei minimi Dopo i primi studi entra nell'ordine dei Minimi
all'età di sedici anni e nel 1663 vi fece la sua
(Marsiglia,1646 – Cadice, 1704 professione. Si dedica allo studio della matematica e
della fisica, oltre ad essere un eccellente pittore e
disegnatore.Prosegue i suoi studi a Tolosa presso il
padre Magnan; dove apprende la geometria e la
molatura delle lenti per l'ottica. Plumier venne
mandato a Roma nel monastero della Trinità dei
Monti. Vi studiò la botanica sotto la direzione di due
membri della sua congregazione, in particolare
padre Paolo Silvio Boccone (1633-1704). Al suo
ritorno in Francia, si portò presso il convento di
Bormes, dove studia le essenze dell'isola di
Hyères, del Midi e del Dolfinato. Fece la
conoscenza di Pierre Joseph Garidel che a sua vlta
gli fa conoscere Tournefort (1656-1708)
accompagnandolo durante le sue escursioni
botaniche. Da solo esplora le coste della Provenza e
della Linguadoca. Luigi XIV aveva incaricato
Michel Bégon di trovare un naturalista per uno
viaggio di esplorazione in America. Bégon era buon
conoscitore della regione essendo stato intendente
nelle colonie francesi d'America dal 1682 al 1685.
Bégon fu affiancato da Charles Plumier che era
anche abile disegnatore. Partirono nel 1689. Plumier
approfittò largamente di questo viaggio costituendo
una massa enorme di disegni e un erbario
ragguardevole.

Secondo viaggio

Il re, rimasto molto soddisfatto del lavoro realizzato,


nominò Plumier botanico di corte o lo rinviò nel
1693 nelle Antille. Al ritorno da questo viaggio il
frate pubblico il suo primo libro Description des
plantes d'Amériqu.

Terzo viaggio

Nel 1695 compì un terzo viaggio nella Guadalupa,


Martinica, Santo Domingo e Brasile. Al ritorno nel
1703, pubblicò Nova plantarum americanerum
genesa dove vi descrisse 106 nuovi generi, tra questi
la Vanilla.

134
Quarto viaggio

Il quarto viaggio gli fu fatale. Fagon, medico del re,


voleva effettuare un viaggio di esplorazione in Peru;
il frate si recò a Santa Maria presso Cadice, per
raggiungere il viceré del Peru. Indebolito dai
precedenti viaggi, morì in quella località il 16
novembre del 1704. Venne seppellito in un convento
di Minori presso Cadice. Nel 1706, venne pubblicata
la sua ultima opera "Traité des fougères".

Il botanico

Plumier è uno specialista della flora della Antille e


le sue scoperte furono considerevoli. Fu il primo
a dare nome di personalità alle nuove essenze
scoperte: La begonia per Bégon, la fuchsia per
Leonhart Fuchs, la lobelia per Mathias de Lobel, la
magnolia per Pierre Magnol... Diede una bella
descrizione della cocinilia del Messico: la cocinilia
si attacca a diverse piante, gli indios la coltivano
sulla pianta di nome oppontiu. Con il medico e
botanco Garidel metterà in evidenza, in modo
sperimentale e con rigore scientifico, la vera natura
dell'insetto, in quanto fino ad allora si riteneva che il
colore rosso che si estraeva provenisse dai vegetali.
La sua opera oltre a numerosi manoscritti conta più
di 6000 disegni, di cui 4000 di vegetali (mentre il
resto rappresenta la fauna delle Americhe). Le
illustrazioni dei pesci della Martinica furono
utilizzate da Bernard Germain de Lacépède e da
Marcus Élieser Bloch (1723-1799).I suoi lavori gli
valsero l'ammirazione di contemporanei del livello
di Georges Cuvier (1769-1832), Tournefort e
Linné (1707-1778) gli dedicarono il genere
Plumeria della famiglia delle Apocynaceae.
Provancer, Leon Abel Parroco di Bacancour, e fondatore del Oltre ad essere parroco e organizzatore di
Terzo ordine francescano in Canda pellegrinaggi in Terra Santa, è considerato il padre
(Nicole County, Quebec, 1821, Cap della Storia naturale canadese, avendo raccolto
Rouge, 1892); numerose notizie sulla flora e sulla fauna; inoltre
è stato anche un pioniere nel fondare la rivista
scientifica “Canadian Naturaliste” che ha diretto
per venti anni.

135
Ramirez, Emilio Gesuita Entrato nella Compagnia di Gesù, fece vari studi
scientifici, filosofici e teologici in vari paesi, tra cui
(Antioquia, Colombia el 1904-1981) ; il Belgio. Ha creato nel 1941 l’Istituto geofisico
della Ande, a Bogotà; Fu Rettore dell’Università
Saveriana di Bogotà. Nel 1939 si addottorò con una
rinomata tesi geofisica sulla natura dei microsismi,
tesi diretta dal celebre sismologo gesuita James B.
Macelwane.
Ranzani, Camillo Abate Naturalista docente di storia naturale nell'università
di Bologna, di cui fu anche rettore. Per invito di G.
(Bologna 1775 - ivi 1841); Cuvier, trascorse due anni a Parigi. Autore di molte
memorie, prevalentemente di ittiologia, scrisse
anche un grande trattato, Elementi di zoologia (1819
e segg.), che rimase incompleto. In esso sono
utilizzati i nuovi metodi introdotti da Cuvier, basati
sull'anatomia comparata, per la classificazione degli
animali
Reiner, Franz Abate Fu professore di retorica, teologia e filosofia. Scrisse
un’opera enciclopedica Meteorologia filosofico-
(Austria, 1661-1708) politica in cui, tra i tanti temi trattati, sono incluse le
comete, i fulmini, i fossili e i metalli., in particolare
descrive le comete apparse tra il 1500 e il 1668.
Rendu, Louis VESCOVO DI ANNECY Studioso di geologia e dei movimenti delle
glaciazioni, fu anche vescovo. Il giacciaio Rendu, in
(Meyrin, 1788-Annecy, 1859); Alaska, e il monte Rendu, negli Stati Uniti, sono
stati così chiamati in suo onore. E’ notevole la sua
opera “teoria dei giacciai della Savoia”
Reverberi, Giuseppe Sacerdote diocesano Dopo aver frequentato il seminario a Roma ed
essere stato ordinato sacerdote nel 1924 si dedicò
(Cannara, 1901, Roma, 1988); agli studi di biologia e ottenne la libera docenza nel
1933. Affermato autore nel campo delle ricerche
sull'embriologia sperimentale. Dimostrò in
particolare che la determinazione dei territori
osservabili nelle uova fecondate delle Ascidie,
viene sempre preceduta nell'uovo vergine da una
condizione di totipotenza. Altri importanti studi
sulla determinazione del sesso nei crostacei
isopodi parassiti. Tra le sue opere giova ricordare
una Introduzione alla embriologia sperimentale,
oltre alla supervisione della raccolta collettanea di
Experimential embryology of marine and freshwater
invertebrates.
Scinà, Domenico Abate Nato nel capoluogo siculo da famiglia benestante,
studiò profondamente storia, scienze naturali e
(Palermo, 28 febbraio 1765 – Palermo, 13 greco, anche ottenendo il titolo ecclesiastico di

136
luglio 1837) abate.Fu il primo insegnante di fisica sperimentale
all'Accademia degli studi di Palermo della quale
divenne in seguito anche rettore. Nei primi anni del
XIX secolo venne nominato regio storiografo dal re
Ferdinando di Borbone, nonché membro perpetuo
della Commissione di pubblica istruzione ed
educazione in Sicilia, anche partecipando alla
stesura della Costituzione siciliana del 1812. Si
occupò per tutta la sua vita di storia ed in particolare
della storia della Sicilia, della quale venne
riconosciuto dai suoi contemporanei come uno dei
più grandi conoscitori. Morì dopo aver contratto il
colera che, nell'estate 1837, si era diffuso nella città
e nella provincia di Palermo, mietendo numerose
vittime, così interrompendo la stesura del suo saggio
sul Primo periodo della letteratura greco-sicula che,
pur incompleto, venne pubblicato nel medesimo
anno.

Opere

• Introduzione alla fisica sperimentale,


Reale stamperia, Palermo, 1803 e
Giovanni Silvestri, Milano, 1817
• Elogio di Maurolico, Reale stamperia,
Palermo, 1808
• La topografia di Palermo e de' suoi
contorni, Reale stamperia, Palermo, 1818
• Vita di Empedocle
• Discorso intorno ad Archimede, Reale
stamperia, Palermo, 1823
• Prospetto della storia letteraria di Sicilia
nel secolo decimottavo, Reale stamperia,
Palermo, 1827
• Effeméridi siciliane, Reale stamperia,
Palermo, 1832
• Primo periodo della letteratura greco-
sicula, Reale stamperia, Palermo, 1837
• Traduzione de: Frammenti della
Gastronomia (Hadypatheia) di Archestrato
di Gela
• Sulla teorica del moltiplicatore applicato
alle correnti termo-elettriche,
L'Osservatore, Fasc. IV, 1843

137
Voci correlate

• Università di Palermo

Fonti Vincenzo Mortillaro, Su la vita e su le opere


dell’abate Domenica Scinà, Stamperia all’insegna
del Maurolico, Messina, 1837

• Ferdinando Malvica, Elogio di Domenico


Scinà, Filippo Solli, Palermo, 1838
• Pietro Nastasi, Domenico Scinà e la fisica
palermitana fra Settecento e Ottocento,
"Studi settecenteschi", Palermo, 1998

Schoener, George Sacerdote diocesano Sacerdote e botanico, famoso nel mondo per i suoi
esperimenti di ibridazione sulle rose, tanto da
(Steinach, Germania,1864-Santa Clara, meritagli il sopranome di “Padre delle rose”;
Stati Unita, 1941) ;
Schrank, Paula Franz von Gesuita Schrank fu il primo direttore dei Giardini
Botanici di Monaco di Baviera tra il 1809 e il
(Vornbach am Inn, 21 agosto 1747 – 1832. Cominciò a frequentare il collegio gesuita di
Monaco di Baviera, 22 dicembre 1835) ; Passavia a nove anni e a quindici entrò nella
Compagnia di Gesù. Trascorse il primo anno del suo
noviziato a Vienna ed il secondo a Ödenburg (oggi
la città di Sopron in Ungheria), dove seguì i corsi di
un missionario di ritorno dal Brasile, che lo portò ad
interessarsi alla Storia naturale. Studiò in seguito a
Raab, a Tyrnau (oggi Trnava in Slovacchia) ed a
Vienna. Iniziò ad insegnare al collegio di Linz a
partire dal 1769. Dopo la soppressione del suo
ordine, si spostò a Passau, dove venne ordinato
sacerdote diocesano nel dicembre 1774 ed ottenne il
dottorato in teologia nel 1776 a Vienna. Nel 1776,
pubblicò Beiträge zur Naturgeschichte e venne
nominato professore di matematica e fisica
all'Università di Amberg, ed in seguito professore di
retorica a Burghausen. Nel 1784, diventò professore
di Eloquenza prima di insegnare Botanica
Economica ed Economia Agraria all'università di
Ingolstadt, ed infine diventare consigliere
ecclesiastico a Landshut. Nel 1809, l'Accademia
delle Scienze di Monaco lo elesse come membro, a
condizione che si assumesse la direzione del
giardino botanico della città, allora di recente
fondazione, incarico che portò fino al 1832. La sua

138
opera principale rimane certamente Flora
monacensis (Monaco, 1811-1820). In Plantæ
rariores horti academici Monacensis descriptæ ed
iconibus illustratæ (1819), descrive le piante
coltivate nel giardino di Monaco. Studiò anche gli
insetti, la fisiologia delle piante e dei funghi, come
pure il movimento dei protozoi infusori. Nella
nomenclatura tassonomica, l'abbreviazione standard
"Schrank" viene applicata ai taxa che descrisse
nelle sue opere. Esiste un genere botanico che da lui
prende il nome.
Sestini, Benedetto Gesuita Assistente del padre F. De Vico al Collegio
Romano, dove insegnò anche matematica superiore
(Firenze 1816 - Frederick, Maryland, (1844-48). Allontanati i gesuiti da Roma, emigrò in
1890) ; America, dedicandosi soprattutto all'insegnamento
della matematica. Il suo lavoro più importante è un
catalogo colorimetrico stellare (1843-47), la prima
opera del genere; contiene la descrizione di oltre
2500 stelle.
Skehan, James Gesuita Ha fondato il Dipartimento di Geologia presso il
Boston College nel 1958 ed è stato direttore
(Stati Uniti, VIVENTE) dell'Osservatorio Weston dal 1973 al 1993 Nel
2003, il geologo McMenamin, del Mount Holyoke
College, ha onorato Skehan per i suoi numerosi
contributi allo studio della geologia del New
England Geologia nominando un genere di trilobite
"Skehanos".

Syllvius Polonus, Alessius Gesuita Studio nel collegio gesuita di Kalisz, dove padre
Malapert orgnizzò l’osservazione delle macchie
(Polonia, 1593-1653) solari. Polonus è stato anche un costruttore di
telescopi.

Spallanzani Làzzaro Sacerdote diocesano Autore di importanti contributi, soprattutto nel


campo della biologia con le sue classiche esperienze
(Scandiano, Reggio nell'Emilia, 1729 - sul fenomeno della generazione. Di particolare
Pavia 1799); importanza furono le analisi sugli "animaletti
delle infusioni" che dimostrarono l'origine di tali
infusori a partire esclusivamente da germi
preesistenti, in netto contrasto con le teorie
epigeniste di J. T. Needham e G. L. Buffon. Fra i
primi a tentar di studiare in laboratorio il
meccanismo della riproduzione, Spallanzani chiarí
anche la natura animale degli spermatozoi. Notevoli
furono anche le sue esperienze sulla digestione
artificiale che, riproducendo al di fuori

139
dell'organismo quei processi che si compivano
misteriosamente nel suo interno, dimostrarono il
potere digestivo dei succhi gastrici, escludendo
qualsiasi azione di forze vitali. Si devono inoltre
ricordare i contributi di Spallanzani allo studio del
fenomeno della rigenerazione animale. Spallanzani
compí anche esperienze sulla circolazione del
sangue (osservò il passaggio del sangue nelle arterie
e nelle vene e tramite i capillari) e sulla respirazione,
oltre a osservazioni mineralogiche e geologiche. I
risultati delle sue ricerche furono: anzitutto il rifiuto
della "generazione spontanea"; un'indagine
comparativa sulla riproduzione e la rigenerazione
negli animali; pubblicazioni sulla circolazione del
sangue; studi sulla digestione, sull'anatomia del
lombrico, sul volo dei pipistrelli, sulla migrazione
delle anguille e delle rondini, sulle spugne, sulla
respirazione (conosceva bene la chimica e la fisica
dei gas); osservazioni sui vulcani. Era vivace e
impulsivo ma anche metodico; amava viaggiare
solo; ebbe una religiosità contenuta e seria.
Spanedda, Antonio Sacerdote La sua è stata una vita dedicata al bene del prossimo,
prima attraverso la professione di medico e
(Pinerolo, 1907-Cagliari, 1998) ricercatore, e in seguito, in tarda età, con la missione
di sacerdote. Rimasto orfano di padre a soli cinque
anni, da Pinerolo ritornò con la madre a Cagliari, sua
città d’origine. Conseguita la laurea in medicina, il
prof. Giuseppe Brotzu gli propose un posto di
assistente all’Istituto di Igiene e Batteriologia.
Cominciava così un sodalizio scientifico che collocò
l’Università di Cagliari ai vertici della ricerca
medica. Nel 1940, rinunciando alla dispensa, venne
chiamato alle armi e prestò la propria opera prima in
navi ospedale e poi a Cagliari all’ospedale della
Marina. Il suo comportamento durante i
bombardamenti di Cagliari gli valse due Croci di
Guerra. Terminata la guerra riprese la sua
instancabile attività di docente e di ricercatore
medico-scientifico, accompagnata da pubblicazioni
edite in tutto il mondo. Nel 1979 viene ordinato
sacerdote e a questa attività egli dedicherà tutto il
resto della sua vita.
Stenone, Niels Stensen Sacerdote, Vescovo, Nato a Copenaghen il primo giorno del 1638, qui
studiò medicina avendo come precettore il celebre
BEATIFICATO NEL 1988 Thomas Bartholin. Negli anni successivi lo troviamo

140
(Copenahgen, 1638-Schwerin 1686) ad Amsterdam (dove scoprì il dotto principale della
ghiandola parotide, o "dotto di Stenone") e a Leida
dove ebbe come maestri grandi anatomici quali, ad
esempio, Sylvius. Dopo la laurea in medicina nel
1664, Stenone si trasferiva a Parigi, ospite di
Thévenot, noto mecenate attorno al quale si
riunivano alcuni dei più grandi nomi della scienza
del tempo. A lui spetta anche il merito della
corretta interpretazione della funzione
ghiandolare e della distinzione tra ghiandole
secernenti e linfonodi. Dimostrò che il cuore è un
muscolo, e non la fonte del calore o la sede
dell'anima. Interpretò correttamente le
circonvoluzioni cerebrali come sede delle funzioni
cognitive superiori, ponendosi in contrasto con le
allora dominanti teorie cartesiane. Scoprì la funzione
delle ovaie e delle tube uterine. Nel 1666 si
trasferiva a Firenze presso la corte del Granduca di
Toscana, Ferdinando II de' Medici. La corte dei
Medici era allora il punto di incontro di alcuni dei
più importanti scienziati del tempo tra cui Vincenzo
Viviani, Francesco Redi, Lorenzo Magalotti e
Marcello Malpighi. Fu soprattutto con Viviani e
Redi che Stenone strinse profondi rapporti di
amicizia. È in Toscana che Stenone, oltre a
proseguire gli studi anatomici, rivolse il suo
interesse anche alla geologia e mineralogia. A
Livorno lo commosse la processione del Corpus
Domini nel giugno del 1667; fu poi a Firenze che
Stenone, di fede luterana, si convertì al cattolicesimo
nel novembre dello stesso anno. Sempre a Firenze
diede alle stampe, nel 1669, il suo De solido intra
solidum naturaliter contento dissertationis
prodromus, che ne fa uno dei principali fondatori
della moderna geologia. Dopo un breve ritorno a
Copenaghen, Stenone fu richiamato a Firenze da
Ferdinando, ma al suo arrivo il Granduca era già
morto. Stenone fu comunque accolto assai
benignamente dal suo successore Cosimo III. Nel
1672 fu richiamato in Danimarca e nominato regio
anatomico, ma vi rimase solo due anni, dopo i quali
si spostò nuovamente a Firenze. Nel 1675 venne
ordinato sacerdote, e nel 1677 vescovo titolare (in
partibus infidelium) di Tiziopoli, nell'attuale
Turchia, e vicario apostolico per la Scandinavia, con

141
sede ad Hannover. Nel 1680 si spostò ad Amburgo e
nel 1685 a Schwerin, dove rinunciò alla dignità
episcopale e visse come semplice sacerdote fino alla
morte, avvenuta il 6 dicembre del 1686. Per volere
di Cosimo III la sua salma fu trasportata a Firenze,
dove è oggi sepolta nella Basilica di san Lorenzo.
Niccolò Stenone è stato beatificato il 23 ottobre
1988 da Giovanni Paolo II. La vita di Niccolò
Stenone è caratterizzata dalla grande intensità prima
negli studi scientifici, poi nella sua attività pastorale.
La sua famosa frase "pulchra sunt quae videntur,
pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae
ignorantur" (belle sono le cose che si vedono, più
belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che
si ignorano) potrebbe ben essere presa come
esempio di giusta curiosità intellettuale, fondamento
per la ricerca scientifica di tutti i tempi. In campo
paleontologico Stenone si pose in un modo
sostanzialmente nuovo il problema della
classificazione dei fossili, e della ricostruzione della
storia geologica in base al modo in cui questi, e altre
rocce, sono contenuti all'interno di rocce più grandi.
Un altro principio introdotto da Stenone fu quello
della formazione a stampo (così chiamato da Gould
nello scritto segnalato in bibliografia). Esso
stabilisce che, quando un solido naturale è racchiuso
in un altro, è possibile dedurre quale dei due si sia
indurito per primo osservando l'impronta dell'uno
sull'altro. Si può, ad esempio, dedurre che le
conchiglie fossili erano solide prima degli strati che
le hanno ricoperte, poiché esse lasciarono l'impronta
in questi ultimi. All'opposto, le rocce circostanti
erano solide prima delle vene di calcite che corrono
al loro interno, poiché esse riempiono interstizi.
Sulla base di questi principi Stenone riuscì a fornire
una scala cronologica relativa di una parte non
indifferente di popolazione di rocce e fossili. Per
quanto essi sembrino oggi semplici, è importante
comprendere che l'adozione sistematica che di essi
mise in pratica Stenone portava a conclusioni in
grado di rivoluzionare le idee sulla formazione e
l'evoluzione della Terra. Basti pensare a quanto è
lontana dall'intuizione la presenza di denti di pesci
all'interno di rocce, o di fossili marini in alta
montagna. In entrambi i casi si giunge a conclusioni

142
di portata assoluta, ossia che sono esistiti moltissimi
animali vissuti prima della formazione delle attuali
rocce e che i mari i fiumi e i laghi possono cambiare
posizione nel tempo. Stenone enunciò anche, di
sfuggita, la prima legge della cristallografia,
ovvero il fatto che gli angoli diedri di cristalli dello
stesso tipo sono indipendenti dalle dimensioni
assolute dei cristalli stessi.
Stoppani, Antonio Sacerdote dell’Ordine dei Rosminiani L'esame sintetico delle sue opere geologiche,
poderose come quantità, come pensiero e come
(Lecco 1824- Milano, 1891); ricerca, soprattutto nella paleontologia lombarda,
dà modo di riconoscere in lui una forte vocazione
naturalistica e di alta cultura e sviluppatasi quasi
solo, o soprattutto, per istinto, senza maestri. Fu
grande conferenziere su problemi di scienze naturali
e insuperato divulgatore della Storia della Terra.
Ebbe un carattere buono, entusiasta, eminentemente
estroverso. Ricordiamo la sua notevole attività come
direttore del Museo Civico di Storia Naturale.
Rosminiano in filosofia, e sacerdote integerrimo, per
la difesa della filosofia rosminiana, intese la Bibbia
non come opera naturalistica, ma come rivelazione.
Teilhard De Chardin, Pierre Gesuita Fra le piú famose personalità del pensiero cattolico
contemporaneo, gli si deve un profondo tentativo di
(1881–New York, 1955); conciliazione tra il dogma cristiano e i risultati della
moderna scienza dell'evoluzione. Studiò a Jersey
fisica e filosofia; quindi insegnò tre anni al Cairo e,
dopo un periodo di ricerche in Inghilterra, fu
ordinato sacerdote (1911). Continuò quindi i suoi
studi - soprattutto di paleontologia - presso il
Museo di storia naturale di Parigi e si laureò in
scienze naturali con una tesi sui mammiferi
dell'Eocene inferiore francese, insegnando in seguito
geologia all'Institut catholique di Parigi. Nel 1923,
con una sovvenzione del Museo di Storia Naturale,
si recò in Cina. Studiava frattanto il trasformismo (
Le paradoxe transformiste, 1925) e il problema
dell'interpretazione del peccato originale in una
prospettiva evoluzionista. Ritornato in Cina nel
1926, si dedicò agli scavi e agli studi di
paleontologia, partecipando alla scoperta del
Sinanthropus Pekinensis (l’uomo di Pechino); vi
rimase fino al 1946 dando una sistemazione
definitiva al suo pensiero. Rientrato a Parigi, fu
nominato membro dell'Accademia delle Scienze e

143
maestro al Centro nazionale della Ricerca
Scientifica. Viaggiò poi in Africa e in America.
Tenison Woods, Edmund Julian Passionista Ha dato un contributo enorme alla geologia e alla
zoologia australiana. Ha osservato la geologia del
(West Square, Londra, 1832-Australia, Borneo, di Java, del Giappone e l’eruzione del
1889); Krakatoa. Ha pubblicato 150 lavori, anche di
carattere divulgativo. Dotato di profonda
religiosità, ha anche fondato una congregazione
femminile
Titius Vandel, Pio Francescano Notevoli i suoi contributi nello studio delle alghe
marine, pubblicato nell’opera “Algae maris
(Iazò, Ungheria, 1801-, - morto a Pirano, Adriatici exsiccatae”.
in Istria, 1884);
Torrubia, Josè Francescano Si era recato nelle Filippine come missionario; fu
(Granada, 1698-Roma 1761); segretario di Foguéras, Commissario Generale del
Messico, dove fu imprigionato per quattro mesi.
Tornò a Cadice e da lì è andato a Roma. Come
linguista, scienziato, collezionista di fossili e di
libri, scrittore, politico e religiosi, Torrubia è ancora
oggi, in Spagna tenuto in grande considerazione
Bruno Tozzi Benedettino Insigne naturalista specializzato in insetti ed uccelli
di cui divenne allievo il celebre Abate Batarra. Da
(Montevarchi, 1656-Vallombrosa, 1749); lui prende il nome la rara specie alpina detta “tozia”.
Ximenes, Leonardo Scolopio Da oscuro pedagogo, seppe elevarsi prima ad
astronomo fondatore della Specola di S.
(Trapani 1716-Firenze1786); Giovannino e poi a "Geografo Imperiale" di
Francesco Stefano e quindi a "Matematico Reale" di
Pietro Leopoldo di Toscana. Dotato di
enciclopediche conoscenze scientifiche e di grandi
capacità organizzative, fu impegnato per un
trentennio (1755-1785) nei principali lavori
idraulici e stradali del Granducato e di altri stati
italiani. Come in precedenza Viviani, Grandi e
Perelli e in seguito Ferroni, Fossombroni,
Giorgini e Manetti, anche Ximenes appartenne alla
"scuola idraulica toscana", che fra i secoli XVII-
XIX dette razionale indirizzo alla lotta intrapresa
dai vari governi contro il paludismo e la malaria
con l'applicazione al terreno delle nuove
cognizioni tecnologiche. Apprezzato membro di
varie accademie scientifiche e corrispondente dei
piú autorevoli scienziati europei del suo tempo, fu
serio studioso in continuo aggiornamento, vivace
polemista e prolifico scrittore, sempre chiaro e
preciso. Nella direzione dell'Osservatorio

144
Ximeniano gli succedettero valenti religiosi scolopi
come Gateano del Ricco, Giovanni Inghirami,
Antonelli, Cecchi, Giovannozzi, Alfani, Coppedé,
Mazzantini e Bravieri, tutti generosamente
impegnati nello studio della meteorologia e della
sismologia.

Marie-Victorin, nato Conrad Kirouac Fratello delle scuole cristiane (lasalliano) Aderì all’ordine dei Fratelli delle scuole cristiane a
l’età di 16 anni, si formò all’università di Monteral,
(Kingsey Falls, Quebec. 1885-1944); e divenne professore di botanica nel 1920. Nel 1931
fondò il giardino botanico di Montreal. Egli
ammirava in modo particolare il naturalista Léon
Provancher; anche quest’ultimo era un sacerdote.
Fratello Victorin fu autore di numerose opere,
sopratutto quella sulla botanica del Québec: la Flore
laurentienne, 917 pagine di descrizione
accompagnate da 2800 illustrazioni. Quest’opera è
ancora oggi venduta, a seguito di molte riedizioni.
M.Victorin ha composto anche delle novelle. Un
padiglione dell’Università di Monterale è stato
intitolato in suo onore.
Vines, Benito Gesuita Meteorologo, considerato il vero fondatore della
scienza dei cicloni. Giunto a Cuba dalla Spagna,
(Poboleda, Spagna, 1837, l’Havana, Cuba assunse l’incarico della direzione dell’osservatorio
1893); di Belen; realizzò dal 1870 studi statistici,
osservazioni descrittive e calcoli nel campo della
meteorologia. Il suo testamento scientifico è
l’opera presentata per il congresso di Chigago del
1893.
Zucchi, Nicola Gesuita Studi di ottica, ebbe una prima intuizione del
telescopio a specchio.
(Parma 1586 - Roma 1670);
SCIENZE ECONOMICHE E
AZIENDALI
Bonalumi, Francesco Alberico Sacerdote diocesano; Contribuí alla divulgazione della logismografia
cerboniana e fu autore di approfonditi studi di
(Roncate Milanese 1832 - Roma 1904); storia della ragioneria. Fra le opere: Storia e genesi
del pensiero logismografico (1878), Sullo
svolgimento del pensiero computistico in Italia
(1880).
Covarrubias, Diego de y Leyva Domenicano Contribuí, con la sua opera scritta in latino Veterum
collatium numismatum a gettare le basi per la teoria
(Toledo, 1512-Segovia1577); soggettiva del valore, apprezzata solo alcuni secoli
tanto che fu citata dall’economista austriaco
Menger, dimostrandosi che non è il valore oggettivo

145
di un bene a formare il suo prezzo, ma la valutazione
che ne danno gli uomini. La sua teoria fu avallata
anche dal gesuita Luis De Molin, con il quale
condivideva l’antischiaviamo. Fu inoltre un
eccellente giurista e canonista. Le teorie di vari
autori spagnoli della Scuola di Salamanca nel suo
“sieglo de oro” spiegano il motivo per cui un premio
Nobel come Hayek abbia citato dei religiosi
spagnoli del XV secolo nel suo discorso di
premiazione all’assemblea di Svezia. Tali religiosi
spagnoli sono considerati quindi i precursori della
scuola austriaca di economia.
De Mercado, Tomas Domenicano; Economista della scuola di Salamanca. Influenzato
da Vives, Porfirio, Pietro Ispano, S.Tommaso,
(Sivilla, Spagna, 1523 o 1530, Messico Aristotele. Nelle sue opere intuisce quella che
1575). successivamente sarà chiamata la Teoria
quantitativa della moneta, studiando l’effetto
tenuto dall’importazione dei metalli americani in
Spagna.
Galliani, Ferdinando Abate; Nel suo celebre e pioneristico trattato “Della
moneta”, confutò l’idea per cui la ricchezza di
(Chieti, 1728, Napoli, 1787); una nazione dipenda dalla quantità di metalli
preziosi. Tipico intellettuale del XVII secolo,
descrisse il dialetto napoletano, l’esplosione del
Vesuvio ecc. Dominò i salotti letterari di Napoli, in
quell’epoca città di ampio respiro culturale.
Genovesi, Antonio Sacerdote dioscesano A quattordici anni fu affidato agli insegnamenti di
Niccolò Genovese, un congiunto, giovane medico
(Castiglione del Genovesi, 1º novembre tornato da Napoli, il quale lo istruì in filosofia
1713 – Napoli, 22 settembre 1769); peripatetica per due anni e in quella cartesiana per
un anno. A diciotto anni seguì gli insegnamenti
teologici e filosofici dei Padri Agostiniani e del
prete Giovanni Abbamonte, appassionandosi al
latino e al greco. A ventiquattro anni fu nominato
maestro di retorica presso il seminario di Salerno.
Nel 1738, a venticinque anni, venne ordinato
sacerdote e, dopo pochi mesi, si trasferì a Napoli. A
Napoli fu in stretto contatto con Giambattista Vico
e nell'Università di Napoli, nel 1741, ottenne la
cattedra di metafisica. Conoscitore delle letterature
classiche e cultore di scienze metafisiche e teologia.
Antonio Genovesi recepì l'influenza del nuovo
panorama culturale italiano, con la voglia di cercare
con studi ed esperimenti il concetto della pubblica
felicità, consistente nel far uscire l'uomo dallo stato

146
di "oscurità". Si dedicò allo studio dell'economia
affermando tra le altre cose, che essa doveva servire
ai governi per alimentare la ricchezza e la potenza
delle nazioni. Dal 1754 fu docente di economia
politica, occupando una cattedra istituita
appositamente per lui presso l'Ateneo napoletano
da Bartolomeo Intieri. Era, in Itlia, la prima
cattedra di economia politica. Viene ricordato per
essere stato il primo docente a non esprimersi in
latino durante i suoi corsi e per essere stato tra i
primi a scrivere trattati di metafisica e di logica in
italiano.
Ortes, Gianmaria Monaco Camaldolese Economista, filosofo, matematico, poeta, oltre che
monaco camaldolese. Sostenitore di istituti
(Venezia 1714 - ivi 1790); medievali e nello stesso tempo anticipatore di teorie
moderne e liberali, criticò il mercantilismo senza
aderire alla fisiocrazia, propugnò il libero scambio,
la divisione del lavoro e vide nella cattiva
distribuzione delle ricchezze la radice del problema
economico, considerando il consumo come fattore
limitativo della produzione. Precorse Malthus nel
ritenere necessaria l'adozione di freni preventivi
dell'incremento naturale della popolazione. Scrisse,
tra l'altro: Dell'economia nazionale (1774) e
Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per
rapporto all'economia nazionale (1790).
Nicola di Oresme VESCOVO DI LISIEUX; Sulle orme di Buridano, proseguì le ricerche su un
sistema di calcolo dei maestri di Oxford. La sua
(XIV secolo); teoria delle proportiones, funzioni legate alle
rappresentazioni grafiche, avrebbe suggerito la
scoperta cartesiana della geometria analitica.
Importante il suo Tractatus de configurationibus
formarum. Tradusse in francese molte opere di
Aristotele e scrisse egli stesso opere di fisica, di
astronomia, di matematica, di politica, occupandosi
anche con notevoli risultati di questioni di
economia, dimostrandosi acuto e originale
precursore di teorie che solo in epoche molto
posteriori sarebbero divenute famose. Nel suo Traité
de la première invention des monnaies (Trattato
sull'invenzione della moneta, scritto fra il 1355 e il
1358), ricordato come la prima opera interamente
dedicata a un fenomeno economico, fondò il valore
della moneta su quello della merce da cui è
composta e anticipò quella che divenne poi nota

147
come "legge di Gresham". Ritenuto da molti un
precursore della fisica rinascimentale, sostenne la
teoria dell'impeto e ne sviluppò varie
conseguenze. Avanzò varie argomentazioni a
favore dell'ipotesi del moto rotatorio della Terra,
mostrando che tale tesi non è in contrasto con la
Sacra Scrittura.
Pacioli, Luca Francescano Oltre ai vari scritti di matematica e di geometria,
diede il primo contributo alla creazione del metodo
(Borgo San Sepolcro ca. 1445 - Roma della partita doppia poi diffusasi in tutta Europa.
1514); Infatti scrisse la “Summa de arithmetica, geometria,
proportioni e proportionalità”, in volgare, misto a
termini latinie greci; la summa è un trattato generale
di aritmetica e di algebra, con elementi tratti dalle
pratiche dei dai mercanti (con riferimento alle
monete, pesi e misure utilizzate nei diversi stati
italiani). Uno dei capitoli della Summa è intitolato
Tractatus de computis et scripturis; in esso viene
presentato per la prima volta il concetto di partita
doppia (e quindi: "Dare" e "Avere", bilancio,
inventario) che poi si diffuse per tutta Europa col
nome di "metodo veneziano", perché usato dai
mercanti di Venezia. Nei scritti di Pacioli si tratta
anche il tema della proporzione aurea.
SCIENZE ARCHEOLOGICHE
Bagatti, Bellarmino Francescano Professore di Topografia e di Archeologia cristiana.
Ha compiuto scavi a Roma: Cimitero di
(Lari, Pisa, l’11 novembre 1905- Commodilla (1933-34); in Terra Santa: Santuario
Gerusalemme 1990); delle Beatitudini (1936), Visitazione ad Ain Karem
(1938), Emmaus-Qubeibeh (1940-44), Betlemme
(1948), Dominus Flevit sul Monte degli Olivi (1953-
55), Nazaret (1954-1971), Monte Carmelo (1960-
61); in Giordania: Monte Nebo (1935) e Khirbet el-
Mukhayyat (in diverse epoche). I suoi scavi hanno
mostrato che in parecchi casi la tradizione ha
conservato tenacemente memoria di luoghi di culto e
di comunità cristiane che si succedettero sul
medesimo posto fin dai primissimi decenni dell’era
cristiana.
Belvederi, Giulio Sacerdote diocesano. Studioso di archeologia cristiana, incentrò la sua
attenzione sulle catacombe romane, ricavandone
(Bologna 1882 - Roma 1959); il suo scritto piú importante, Le tombe apostoliche
nell'età paleocristiana (1948), e fondando la "Società
degli amici delle catacombe". Notevoli anche le sue
edizioni dei manoscritti di Forlí e di Bologna.

148
De Vaux, Roland Domenicano. Direttore dell’Istituto Bibilico di Gerusalemme, ha
coordinato i lavori sui manoscritti di Qumran
(Parigi, 1903 - Gerusalemme,1971 ) ;
Fea, Carlo Sacerdote diocesano. Si occupò di archeologia, nonché di filologia,
letteratura, storia. Nominato commissario alle
(Pigna, Ventimiglia, 1753 - Roma 1836); Antichità dello Stato Pontificio nel 1801, si occupò
della sistemazione dei Musei Vaticani e Capitolini e
compí opere di scavo, di restauro, di studio di
importanti monumenti antichi di Roma (Foro
Romano, Colosseo, Pantheon, Terme di Caracalla).
Pubblicò inoltre numerose relazioni di carattere
archeologico (importanti quelle sul Pantheon),
epigrafico e topografico; curò una ristampa della
Storia dell'arte nell'antichità di J. J. Winckelmann
Lagrange, Marie-Joseph Domenicano; Biblista e filologo, aprì la strada all’applicazione del
metodo storico-critico negli studi della Bibbia.
(7 marzo 1855 – Tolosa, 10 marzo 1938); PER LUI È’ IN CORSO IL PROCESSO
DI BEATIFICAZIONE
Orfali, Gaudenzio Francescano Lavori di ricostruzione della Sinagoga di Cafarnao.
Nel corso dei lavori, P.Orfali scopre, trenta metri a
(1889-Palestina,1926); sud della sinagoga, il tracciato di una chiesa
ottagonale bizantina. Là sotto, quarant’anni più
tardi, altri archeologi della Custodia ritroveranno le
vestigia della casa di Pietro, trasformata in
santuario dai giudeo-cristiani. In pratica P.Orfali,
che muore il 19 aprile 1926 in un incidente
automobilistico, ripropone all’attenzione dei dotti e
alla devozione dei cristiani i due poli della vita di
Gesù a Cafarnao: la casa dove abitava e la sinagoga
dove pregava e insegnava.
Piccirillo, Michele Francescano Famoso per le sue attività di archeologo (scavi del
Monte Nebo, in Giordania) e di biblista, svoltesi
(Casanova di Carinola, 1944- per più di 40 anni.
Gerusalemme, 2008);
Pitra, Jean Baptiste Francois Benedettino, Fu considerato uno degli uomini più colti del suo
tempi. Uno dei rami cui applicò i suoi talenti è stata
(Champforgeuil, 1812-, Roma, 1889); CARDINALE DELLA CHIESA l’archeologia. E’ lui che nel 1839 ha decifrato
CATTOLICA l’iscrizione di Autun. Inoltre è stato professore di
retorica nel seminario, nonché esperto di diritto
greco-canonico, di liturgia bizantina, di patrologia,
(collaborò con il Migne). Fu incaricato da Pio IX di
una missione scientifica presso le biblioteche della
Russia. Successivamente fu rettore della biblioteca
Vaticana. Fu creato cardinale nel 1863.
SCIENZE GEOGRAFICHE, E
CARTOGRAFICHE

149
Alèni, Giulio Gesuita Missionario (1610) in Cina, nelle province dello
Shanhsi e del Fuchien. I suoi scritti, di argomento
(Brescia 1582 - Fuchou 1649); sia religioso, filosofico, matematico-astronomico, in
numero di 29, furono pubblicati in cinese sotto il suo
nome cinese di Ai Ju-lüeh ssu-chi: da ricordare una
Vita di Gesù, una Geografia dei paesi non
tributari della Cina e un importante
mappamondo cinese.
Benoist, Michel Gesuita Missionario in Cina (1744), superiore (1762-72) a
(Digione, 1715, -Pechino, 1774); Pechino, fu incaricato dall'imperatore Chien long
di abbellire i suoi parchi di cascate e di costruire
padiglioni in stile occidentale nella sua residenza
d'estate; introdusse in Cina l'incisione in rame,
per l'esecuzione della nuova carta geografica
dell'impero. Fu anche astronomo, e mostrò
all’imperatore come utilizzare il telescopio. Gli sono
attribuite anche varie opere letterarie, tra cui la
traduzione in cinese de “l’Imitazione di Cristo”;
Borri, Cristoforo Gesuita Entrò fra i gesuiti nel 1601; passò poco dopo in
(Milano 1583 - Roma 1632); India, e di là in Cocincina ove rimase fino al 1622.
Lasciò una Relatione della nuova missione delli
Padri della Compagnia di Giesù al regno della
Cocincina (1631). Egli ha elaborato il primo
grafico degli oceani Atlantico e Indiano che
mostra i punti in cui l'ago magnetico fa lo stesso
angolo con il meridiano, anticipando così Halley,
inoltre ha suggerito un nuovo metodo per
determinare la longitudine in mare.
Boym , Michał Piotr Gesuita Considerato uno dei primi sinologi occidentali,
esplorò la Cina contienentale e redasse numerosi
(Lwow, tra il 1612-1614, Cina, provincia lavori sulla flora, la fauna e la geografia cinese.
del Guangxi, 1659);
Bouvet, Joachim Gesuita Missionario in Cina, ottenne stima e fiducia
(né a Mans, data sconosciuta- morto il dall’imperatore al quale insegnò le matematiche,
giugno1732 a Pechino); lavorò alla redazione della carta geografica
cinese. Si hanno di lui quattro relazioni dei vari
viaggi.
Buondelmonti, Cristoforo Monaco E’ stato un geografo e monaco italiano studioso di
(1386 – ca.1430); antiche civiltà. Il monaco Buondelmonti interessato
alla ricerca delle civiltà scomparse e alla geografia,
fu probabilmente allievo del poeta e umanista
italiano Guarino Veronese tramite il quale, conobbe
il mecenate Niccolò Niccoli, studioso di opere
classiche e di geografia.Dal 1414 al 1430
Buondelmonti si recò nei luoghi più importanti della

150
civiltà greca attraversando il mar Egeo e visitando
Rodi, Creta, Cipro, l'Ellesponto, Costantinopoli. Il
frutto di questi lunghi viaggi furono due opere di
contenuto storico-geografico:la Descriptio insulae
Cretae fatta arrivare a Firenze nel 1417 a Niccolò
Niccoli, e il Liber insularum Archipelagi (1420) con
una dedica al cardinale Giordano Orsini. L'opera,
riscritta per quattro volte, (l'edizione definitiva è del
1430) ebbe grande diffusione e fu riportata negli
isolari illustrati come quelli di Henricus Martellus,
di Bartolomeo de li Sonetti e di Benedetto Bordone
(1460–1531).Con queste opere Buondelmonti fondò
il nuovo genere letterario degli isolari, un nuovo
linguaggio rinascimentale che rappresentava lo
spazio fondendo la simbologia delle carte nautiche
con la descrizione corografica ed assieme storica dei
luoghi visitati.[2] [3]

La scoperta della lingua sapienziale

Nel 1419 Buondelmonti aveva acquistato per conto


di Cosimo de' Medici nell'isola di Andros un
manoscritto, tradotto in greco da uno sconosciuto
Filippo, intitolato Hieroglyphica, opera di un autore
ignoto chiamato Horus-Apollo o Horapollus che
affermava di essere egiziano. Nel 1422 il testo arrivò
a Firenze e tradotto dal greco destò molto interesse
tra i dotti umanisti poiché era l'unico antico trattato
riguardante l'interpretazione dei geroglifici egiziani
che si credeva nascondessero simbolicamente un'
antichissima lingua sapienziale.
Charlevoix, Pierre François-Xavier Gesuita DA TRADURRE DAL FRANCESE
(Saint-Quentin, 1682- La Flèche,1761 )
père Charlevoix professa les humanités et la
philosophie. De 1705 à 1709, il a enseigné au
Collège de Québec au Canada. Rentré en France, il a
complété ses études et fut ordonné prêtre. Il devint à
La Rochelle en juillet 1720 pour les missions du
Canada. Arrivé à Québec vers la fin de septembre, il
navigua sur le fleuve Saint-Laurent et sur les lacs
jusqu’à Michillimakinac, d’où il fit une excursion
jusqu’au fond de la baie des Puants, puis il longea la
rive orientale du lac Michigan, dans l’intention de
gagner la rivière des Illinois par celle de Chicagou ;
mais le peu de profondeur de l’eau le força à
remonter la rivière Saint-Joseph et à gagner les

151
sources du Theakiki, dont les eaux tombent dans la
rivière des Illinois, qui va se joindre au
Mississippi.Il descendit ce fleuve jusqu’à son
embouchure et visita le pays des Illinois. Le navire
sur lequel il s’était embarqué pour aller de là à
Saint-Domingue, ayant fait naufrage à l’entrée du
canal de Bahama, l’équipage se dispersa. Charlevoix
et ses compagnons revinrent au Mississippi, en
prolongeant la côte de la Floride.Son second voyage
pour aller à Saint-Domingue fut plus heureux. Il
arriva, dans cette colonie au commencement de
septembre 1722, en repartit à la fin du même mois,
et aborda au Havre le 24 décembre.

Travaux

Depuis son retour en France, Charlevoix fit un


voyage en Italie, et continua à remplir différents
emplois dans son ordre. Il travailla pendant vingt-
deux années aux Mémoires de Trévoux, un journal
mensuel de bibliographie, histoire, et science, et
publia plusieurs ouvrages écrits avec exactitude et
intérêt. Ses travaux incluent une Histoire de l’île de
Saint-Domingue (1730), une Histoire du Canada
français, La Vie de la Mère Marie de l'Incarnation,
une Histoire du Paraguay, Suggestions pour une
Histoire du Nouveau Monde, et une Histoire de
Japon.Pierre-François-Xavier de Charlevoix a aussi
écrit sur Saint-Domingue et le Panama, racontant
comme Joseph d'Honon de Gallifet envoya le Sieur
du Rocher aux "indiens des Sambres" de la colonie
française du Darién, en réponse à une proposition du
précédent gouverneur l'amiral Jean-Baptiste Du
Casse, pour qu'il rallie les flibustiers français
présents1 et leur interdise de s'allier avec les indiens
Kunas contre la couronne espagnole1.

Voyages

En 1715, il a publié en premier son travail complet


sur l’établissement et le progrès de l’Église
catholique au Japon, en y ajoutant des notes
étendues sur les manières, coutumes, et costumes
des habitants, sur l’Empire et sa situation politique
générale, et sur la topographie et histoire naturelle
de la région. En 1720, le père de Charlevoix

152
embarqua à La Rochelle pour les missions du
Canada. Arrivé à Québec, il remonta le fleuve Saint-
Laurent, explora le pays des Illinois et descendit le
Mississippi jusqu’à son embouchure.De retour en
France en 1722, il publia son Histoire de la
Nouvelle-France (1744) d’après l’étude de différents
auteurs et d’après ses observations personnelles,
constituant ainsi l’ouvrage le plus complet sur
l’histoire et la géographie de cette colonie française.
Sa mort, survenue en 1761, l’empêcha de conduire
son histoire de la Nouvelle-France au-delà de 1736.

Héritage

La région de Charlevoix au Québec, ainsi que la


ville de Charlevoix dans l’État américain du
Michigan sont nommés en sa mémoire.

Publications

Histoire de L’Isle Espagnole Ou de S. Domingue.


Ecrite Particulierement Sur Des Memoires
Manuscrits du P. Jean- Baptiste de Pers, Jesuite,
missionnaire A Saint-Domingue, & Sur Les Pieces
Originales, Qui Se Conservent Au Depot de La
Marine. Paris. 1730-1731 sur Google Livres. 2
volumes. Amsterdam, L’Honoré, 1733. Il s’agit de
l’une des meilleures descriptions anciennes de Saint-
Domingue. Charlevoix l’a composée sur les
mémoires manuscrits que lui avait envoyés le Père
Jean-Baptiste le Pers, qui habitait cette île depuis
plus de vingt-cinq ans, et sur les pièces conservées
en France au dépôt de, la marine. Cet ouvrage,
enrichi de cartes de d’Anville, ne contient que ce qui
concerne l’histoire civile et militaire de cette île ; il
y est aussi question des premières découvertes des
Espagnols dans les différentes parties de
l’Amérique. Histoire du Japon ou l’on trouvera tout
ce qu’on a pu apprendre de la nature & des
productions du Pays, du caractere & des Coutumes
es Habitants, du Gouvernment & du Commerce, des
Revolutions arrivees dans l’Empire & dan la
Religion; & l’examen de tous les Auteurs, qui ont
écrit fur le meme sujet. Rouen, 1715 en 3 volumes.
1736 en 2 volumes, puis 9 volumes et encore révisé
en 6 volume en 1754. Paris, Rollin, 1754, 6 vol.

153
C’est la dernière « nouvelle édition », sa dernière
version du travail, revue, corrigée, augmentée et
réarrangée par l’auteur dans un ordre plus logique
que les éditions antérieures. Elle sera publiée
simultanément par plusieurs maisons à Paris. À la
fin on trouve une bibliographie de tous les travaux
sur le Japon publiés jusqu’à cette époque.Histoire et
description générale de la Nouvelle France, avec le
Journal historique d’un voyage fait par ordre du roi
dans l’Amérique septentrionale. 1722. Nyon, Paris.
1744. 3 vol.Elle est illustrée de 44 planches gravées
de botanique et de 28 cartes dressées par Nicolas
Bellin ; cartes de la Louisiane, de l’Acadie, de la
baie de Hudson, des lacs du Canada. Les deux
premiers volumes renferment l’histoire de tous les
établissements français dans l’Amérique
e
septentrionale, le 3 , le journal du voyage de
l’auteur, qui y a suivi une singulière méthode, eu
l’entremêlant de récits sur les mœurs des
Améridiens. On y trouve, à part, l’histoire des
plantes principales de l’Amérique septentrionale. Le
4e volume a une partie consacrée à la Description
des plantes principales de l’Amérique
septentrionale. L’ouvrage est terminé par un projet
de corps d’histoire du Nouveau-Monde, par les
fastes chronologiques de l’Amérique, et par une
notice raisonnée et critique sur les différents auteurs
qui ont servi à la composition du livre.La vie de la
mère Marie de l’Incarnation. Antoine-Claude
Briasson, à Paris. 1724.

• Histoire Du Paraguay. Paris, Desaint &


Saillant, 1756.
• Histoire de l’établissement, des progrès et
de la décadence du Christianisme dans
l’empire du Japon. Louvain, Vanlinthout
et Vanderzande, 1828-1829. 2 vol.

Cet ouvrage, enrichi de cartes et figures,


renferme ce que l’ouvrage de Kempfer
contient de plus intéressant. Charlevoix y
a ajouté des documents tirés des
manuscrits et des relations des
missionnaires de son ordre. L’impartialité
ne guide pas non plus toujours la plume de

154
l’auteur et les détails où il entre sur les
affaires des missions dans cet empire sont
trop multipliés. On trouve à la fin une
bibliographie rai- sonnée de tous les
ouvrages publiés jusqu’alors sur le Japon.
Coronelli, Vincenzo Maria Frate minore conventuale, Cartografo ed enciclopedista italiano. A dieci anni si
(Venezia, 16 agosto 1650 – 9 dicembre divenne anche il trasferì a Ravenna e qui imparò l'arte della
1718), MINISTRO GENERALE DEI xilografia. A Grottaferrata si laureò col dottorato in
FRANCESCANI teologia nel 1674. Successivamente si specializzò
anche in astronomia e in matematica euclidea.
Dal 1678, Coronelli cominciò a lavorare nella
geografia e gli venne commissionata la
costruzione dei globi che rappresentassero la
terra e i corpi celesti per il Duca di Parma
Ranuccio II Farnese. Il cardinale d'Estrées,
ambasciatore francese di Luigi XIV a Roma, gli
ordinò due nuovi globi da offrire al monarca
francese. Coronelli si trasferì allora a Parigi nel
1681, dove sarebbe rimasto due anni. Realizzati dal
1681 al 1683, queste due sfere, una terrestre (con la
rappresentazione del mondo allora conosciuto) e
l'altra celeste (con la rappresentazione del cielo alla
nascita di Luigi XIV, dipinta e miniata da Jean-
Baptiste Corneille con rappresentazioni
metaforiche delle costellazioni e dei corpi celesti),
misurano 382 cm di diametro e pesano circa 2
tonnellate ciascuna.

Ritorno a Venezia

Negli anni seguenti Coronelli lavorò in giro per


l'Europa, per ritornare a Venezia solo nel 1684,
quando fondò la prima società geografica al
mondo, l'Accademia Cosmografica degli
Argonauti, ed ebbe l'incarico di cosmografo
all'Università della Repubblica di Venezia. I primi
sei volumi della Biblioteca Universale Sacro-
Profana furono pubblicati da Coronelli. Si tratta
della prima enciclopedia organizzata in ordine
alfabetico. Quando morì all'età di 68 anni aveva al
suo attivo centinaia di carte geografiche. La
Società Internazionale di Coronelli per lo Studio dei
Globi, fondata a Vienna nel 1952, porta il suo nome
Costantino da Loro (Lorenzo Liberato Cappucino entrò nell'Ordine dei cappuccini il 17 marzo 1724,
Loro) forse spinto dalla devozione per s. Serafino da

155
Loro Piceno (Macerata) nel 1704 Montegranaro, che era stato ospite del convento di
Loro. Compiuti i consueti studi nelle scuole
dell'Ordine, nel 1738 venne destinato alla IX
spedizione dei missionari cappuccini nel Tibet.Nel
1703 la Congregazione de Propaganda Fide aveva
decretato lo stabilimento di una missione nel Tibet,
affidandola ai cappuccini della provincia picena. Nei
primi decenni della missione erano stati ottenuti
scarsi risultati, anzi nel 1733 icappuccini avevano
dovuto abbandonare Lhasa. Il prefetto, padre
Francesco Orazio della Penna, si era allora recato a
Roma (1735)ed era riuscito ad ottenere dalla
Congregazione una riorganizzazione della missione,
facendosi assegnare mezzi finanziari e dieci
missionari, dei quali otto ecclesiastici, tra cui C., e
due laici.C. partì da Loro il 12 ag. 1738; riunitosi col
suo gruppo ad ottobre lasciò l'Italia e l'11 marzo
1739, s'imbarcò a Lorient su nave francese. Sbarcato
il 26 settembre a Chandemagore, il 6 genn. 1740
arrivò all'ospizio aperto dai cappuccini a Patna e il 6
febbraio all'ospizio di Bathgaon; passò in seguito a
quello di Kathmandu, dove dovette rimandare la
partenza per imparate le lingue indostana e tibetana,
ma anche per il vaiolo imperversante nel Tibet, fino
al 4 ottobre. Superate le numerose difficoltà ed i
pericoli del percorso, quasi tutto di alta montagna,
finalmente il 6 genn. 1741 C. giunse a Lhasa
insieme con i padri Francesco Orazio della Penna,
Gioacchino da Esanatoglia, Floriano da Jesi,
Tranquillo d'Apecchio, Cassiano da Macerata e il
frate laico Paolo da Firenze. Di questo lungo
viaggio, durato "anni 2, mesi 4, giorni 25",
conosciamo molti particolari dal Giornale del padre
Cassiano e dalle lettere, alcune vere e proprie
relazioni, che C. inviò ad amici e conoscenti italiani.
Queste lettere, pubblicate da L. Petech, presentano
un notevole interesse geografico, benché C. non
avesse l'intenzione preminente di descrivere il
terreno attraversato; rimane infatti il merito, suo e
del padre Cassiano, di averci lasciato una precisa
descrizione della via Kathmandu-Kuti-rGyal-rtse-
Lhasa, non percorsa in seguito, per quanto risulta, da
viaggiatori europei (lettera datata Lhasa, 15 ott.
1741). Consegnati al re del Tibet, P'o-lha-nas, un
breve ed i ricchi doni di Clemente XII, nel frattempo

156
defunto, i missionari ottennero, con un solenne
diploma, la libertà di culto e di proselitismo. Più
numerosi che in passato e disponendo anche di
maggiori mezzi, essi svolsero - grazie anche al
possesso di una sufficiente dotazione di caratteri
tipografici tibetani forniti loro dalla stamperia di
Propaganda Fide - un'attiva opera di propaganda
scritta ed orale, riuscendo a convertire una ventina di
indigeni tra uomini e donne, tutti del popolo minuto.
Ma questo successo causò la decisa ostilità dei lama,
soprattutto quando i neofiti rifiutarono di prendere
parte alle preghiere lamaiste, che avevano il
carattere di culto di Stato; P'o-lha-nas fu così
costretto a far intervenire i tribunali, che
condannarono cinque cristiani alla fustigazione nella
pubblica piazza (22 maggio 1742).La lettera di C., in
data Lhasa 21 luglio 1742, pubblicata, oltre che dal
Petech, negli Analecta Ord. min. capucc. del 1902 e,
tradotta in francese, negli Annales franciscaines del
1905(XLIV, pp. 35-41, 86-89, 174-181, 232-236), è
utile per ricostruire le cause del fallimento della
missione. C., che scrive in un comprensibile stato di
disperazione, dato che attorno ai cappuccini si è
fatto il vuoto e gli stessi catecumeni li hanno
abbandonati, addossa ogni responsabilità alla
perfidia dei lama, senza rendersi conto che il
proselitismo religioso in uno Stato teocratico
comportava notevoli ripercussioni di carattere
politico-sociale: nel momento in cui l'azione dei
cappuccini non passò più inosservata la missione
divenne impossibile. Le lettere che C. inviò da
Lhasa hanno un'importanza non trascurabile anche
per la storia del Tibet: sono ovviamente fonti
sussidiarie rispetto alle cronache locali, ma utili per
la descrizione dell'ambiente sociale, sia della corte
sia del popolo minuto; inoltre, forniscono alcuni
cenni, preziosi in quanto le fonti locali tacciono in
questo campo, sulle istituzioni politiche e giuridiche
e sull'economia del paese. Anche dal punto di vista
etnografico queste lettere sono interessanti e qualche
volta possono integrare il Giornale del padre
Cassiano. C. non rivela certo una mentalità
scientifica: è un missionario pieno di fervore
serafico, giunto fino al Tibet per fare opera di
apostolato religioso e non per studiare i costumi del

157
luogo. Tuttavia le sue descrizioni delle feste dei
Tibetani, in particolare quella dello smon-lam nella
lettera del 15 ott. 1741, e dei loro riti al momento
della morte dimostrano un discreto spirito di
osservazione. Manca a C. quella capacità di
penetrare nell'intimo della religione lamaista, che
invece bisogna riconoscere a Ippolito Desideri; il
fatto è in parte spiegabile con il diverso "cursus
studiorum" del gesuita e di C., che, come gli altri
cappuccini, era venuto direttamente alla missione
dopo i normali studi, di seminario, senza alcuna
preparazione supplementare. Non deve sorprendere
quindi che C. travisi completamente il senso della
spiritualità tibetana o confonda le Tre Genime del
buddismo (Buddha, Dharma e Sangha) con la
Trinità del cristianesimo. Il padre Francesco Orazio
della Penna, visto che l'attività della missione era
paralizzata (la piccola comunità cristiana resisteva,
ma non si potevano catechizzare altri tibetani) inviò
C., il padre Cassiano ed il padre Floriano nel Nepal,
ritenendo più proficua la loro presenza colà che a
Lhasa. Partiti il 31 ag. 1742, C. e i due compagni
fecero il viaggio di ritorno, a parte una deviazione
per gZiska-rtse, sullo stesso percorso dell'andata ed
il 13 ottobre rimisero piede a Kathmandu. Nello
stesso mese C., per disposizione del prefetto, si recò
nell'ospizio di Bathgaon, dove fino all'agosto 1744
svolse opera di apostolato con il continuo timore che
un vistoso successo potesse scatenare la reazione,
come era avvenuto nel Tibet. Con lettera del 2 genn.
1744, inviata da Lhasa, il padre Francesco Orazio
della Penna invitò C. ad aprire un ospizio nella città
di Patan. C. in un primo tempo rifiutò, ma poi, per
l'insistenza del prefetto, dovette obbedire. Il 23
agosto poté aprire, in una casa donata dal re della
città, il nuovo ospizio, rimasto sempre secondario
rispetto a quelli di Bathgaon e di Kathmandu. Anche
se sfiduciato dall'esperienza negativa di Lhasa e
desideroso ormai di ritornare in Europa, C. riuscì a
convertire alcuni nepalesi e a battezzare numerosi
bambini in articulo mortis;ma, pur non essendoci a
Patan una chiesa organizzata come quella tibetana,
l'ostracismo sociale colpiva i neoconvertiti. La
benevolenza che C. riuscì ad ottenere dalla regina e
dai notabili della città era dovuta solamente alle sue

158
conoscenze mediche, modeste ma provvidenziali in
quei luoghi.Durante la permanenza nel Nepal C.,
oltre ad alcune lettere che contengono notizie sui
costumi del paese, scrisse una ponderosa opera, ora
perduta, sull'induismo nepalese intitolata Notizie
laconiche di alcuni usi, sacrificij et idoli del Regno
del Nepal raccolte nell'anno 1744. Il manoscritto, di
circa trecento pagine, abbellito da numerose
illustrazioni, alcune delle quali a colori, eseguite da
un disegnatore nepalese, fece parte della collezione
del museo di Velletri del cardinale Stefano Borgia,
appassionato orientalista e poté essere apprezzata
anche dall'Amaduzzi. Invece Paolino da San
Bartolomeo, che pur se ne servì nel suo Systema
brahmanicum, nell'Examen historico-criticum
codicum Indicorum criticò l'opera per la superficiale
conoscenza del sanscrito dimostrata da C. e per il
peso attribuito alle credenze popolari sulle divinità
induiste piuttosto che alla tradizione. Nel 1878 il De
Gubernatis, non trovando più il manoscritto, dovette
limitarsi a pubblicarne un breve estratto di autore
ignoto. Trascorso ormai un decennio nelle missioni,
C. nel settembre 1749 spedì la lettera di ubbidienza
per poter ritornare alla sua provincia; si imbarcò per
l'Europa il 12 dic. 1751 ed arrivò in Italia nel 1752.
Il suo nome compare in un elenco dei cappuccini
della provincia marchigiana del 1754; in un altro del
1758 egli compare col titolo di vicario del convento
di Ascoli Piceno, motivo per cui venne chiamato
anche Costantino d'Ascoli. In questo convento morì
in odore di santità, secondo quanto attestano
documenti dell'Ordine consultati da G. Cicconi, il 31
ag. 1770.

Fonti e Bibl.: Fondamentale è I missionari ital. nel


Tibet e nel Nepal. I cappuccini marchigiani, acura di
L. Petech, I-II, Roma 1952, di cui v. Ind. gener. nel
III vol., ibid. 1956 (nel I vol.notizie su C., da fonti
edite ed inedite; nel II volume sono pubblicate
undici lettere di C.); G. C. Amaduzzi, Prefazione, in
Cassiano da Macerata, Alphabetum
Brammahanicum seu Indostanum, Roma 1771, p.
XVIII; F. Vecchietti, Bibliografia Picena o sia
notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni,
II, Osimo 1791, p. 315; Paolino da San Bartolomeo,

159
Systema brahmanicum.., Romae 1791, passim;Id.,
Examen historico-criticum codicum Indicorum
bibliothecae... Prop. Fide, ibid. 1792, pp. 15, 73-75;
Id., Musei Borgiani Velitris codices manuscripti,
ibid. 1793, pp. 35, 38, 63, 75, 201, 251; Id., India
orientalis Christiana, ibid. 1794, pp. 165, 195; C.
Lucchesini, Della illustr. delle lingue antiche e mod.
... nel sec. XVIII, II, Lucca 1819, p. 214; F. Predari,
Orig. e progresso dello studio delle lingue orient. in
Italia, Milano 1842, p. 48; A. De Gubernatis, Storia
dei viagg. ital. nelle Indie orientali, Livorno 1875, p.
65; Id., Gli scritti del P. Marco della Tomba, Firenze
1878, pp. 300-304; P. Amat di S. Filippo, Biogr. dei
viagg. ital., Roma 1882, p. 504; Relatio antiqua
Missionis Thibetanae, in Analecta Ord. min.
capuccinorum, XVII (1902), pp. 337-349; G.
Cicconi, Il Tibet dagli scritti di un miss. franc. lorese
nel sec. XVIII, in Atti e mem. del Convegno di
geografi-orientalisti tenuto in Macerata il 25, 26, 28
sett. 1910, Macerata 1911, pp. 144-151; A. Jann,
Zur Kulturarbeit…, Paderborn 1920, pp. 195-196,
199-201, 203; Id., Die Aktensammlung des Bischofs
A. Harmann, Luzern 1925, p. 70; Giuseppe da
Fermo, Gli scrittori cappucc. delle Marche, Jesi
1928, pp. 27 s.; R. Streit-J. Dindinger, Bibliotheca
missionum, VI, Aachen 1931, pp. 115, 137;
Clemente da Terzorio, Le missioni dei minori
cappucc., VIII, Roma 1932, pp. X, 361, 411; IX,
ibid. 1935, pp. 10, 50; Enc. Catt…, IV, col. 730;
Lexicon capuccinum, Romae 1951, coll. 453 s.
Giovanni da Carignano Sacerdote diocesano Sacerdote e cartografo italiano. Rettore della
(Genova, circa 1250 – Genova, 1330) parrocchia di San Marco al Molo (ovvero a pochi
metri dall’importante porto di Genova), è noto
soprattutto nella storia della cartografia, avendo
realizzato e– forse primo cartografo nell’intera
Europa medievale – soprattutto firmato una carta
geografica che rappresenta le coste del
Mediterraneo e le zone circostanti: il Baltico,
l’Asia e l’Africa.
Da Pian del Carmine, Giovanni VESCOVO FRANCESCANO Di origini perugine, vescovo, autore del più antico
(Pian del Carpine, 1180 - Antivari, 1252) trattato storico-geografico sul paese e le genti
tartare, la Historia Mongalorum, grazie
all’esperenza maturata dopo un’avventurosa attività
missionaria.

160
De Agostini, Alberto Maria Salesiano Missionario, alpinista, esploratore, geografo,
(Pollone, 1883-Torino, 1960); cartografo, cineasta, fotografo, scrittore. Uomo dalle
molteplici risorse e di grandi capacità, è stato
definito una specie di Indiana Jones ante litteram
con la talare nera. Meglio conosciuto come “padre
Patagonia”, è stato il primo occidentale ad
esplorare compiutamente questa regione
all’estremità meridionale dell’America Latina,
rilevando i confini di zone fino a quel momento
sconosciute. Padre De Agostini è stato anche
l’ultimo difensore delle popolazioni indigene della
Terra del Fuoco (Ona, Yamana, Alacalufes e
Tehuelche), oggi completamente scomparse e
rimaste vive grazie alle sue foto e e ai suoi scritti. In
Patagonia, mette piede per la prima volta nel 1910, a
ventisette anni; la vocazione di missionario e
geografo è rafforzata dal fratello maggiore
Giovanni, che si era laureato in Cartografia a Gotha,
in Germania, con una tesi sulla Terra del Fuoco e
che nel 1901 aveva fondato la Società geografica De
Agostini. «Come un moderno Ulisse – racconta
Giovanni De Agostini, pronipote di padre Alberto
Maria e anch’egli cartografo con una lunga
esperienza in Africa e Medio Oriente – volle seguire
le orme del fratello e, sull’esempio di don Bosco, si
dedicò con amore alle popolazioni indigene della
Terra del Fuoco. Padre Alberto Maria riuscì in breve
tempo a percorrere 2.150 chilometri, amministrando
579 battesimi, cresimando 545 fedeli e sistemando
la posizione di 15 matrimoni, come annota nel suo
diario. Effettuati i rilievi cartografici – mediante
schizzi del terreno che quotava con latitudine,
longitudine e altitudine – li spediva in Italia al
fratello Giovanni, che aggiornava e completava le
carte geografiche della regione. Alle montagne che
scopriva dava nomi italiani o di personaggi legati al
mondo salesiano. Così, il Cerro Italia ricorda la
madre patria, il Cerro Piergiorgio il beato Frassati –
anche lui originario di Pollone – e il Cerro Don
Bosco il fondatore della congregazione, soltanto per
citare quelli più conosciuti.

Della Tomba, Marco Cappucini Recatosi in India (1756), vi si trattenne quasi


Tomba di Senigallia 1726 - Bhogalpur diciotto anni, risiedendo soprattutto nella
1803). missione di Bettiah, a N di Patna, e a

161
Chandernagore. Visitò durante il suo soggiorno
il Nepal e l'India centr., lasciando scritti eruditi
sulla geografia e i caratteri culturali di quei
paesi (pubbl. in gran parte a cura di A. De
Gubernatis nel 1878). Nel 1775 è documentata
la sua presenza a Roma.
De Montserrat, Antonio Gesuita Cartografo e viaggiatore spagnolo, missionario e
(Vic, 1536 – Salsete, 1600); diplomatico, precettore nelle famiglie regnanti della
dinastia Aviz e dei Timuridi. Noto per la
descrizione dell'India e delle regioni contigue,
nonché per essere il primo cartografo europeo
dell'Himalaia. Dei suoi quattro libri ne è pervenuto
interamente soltanto uno, il Mongolicae Legationis
Commentarius, la prima raccolta in Europa di
notizie sui popoli e sulle religioni di quei luoghi
Desideri, Ippolito Gesuita E’ stato un gesuita e missionario italiano in Tibet, e
il primo europeo esperto della cultura e lingua
(Pistoia, 21 dicembre 1684 – Roma, 14 tibetana.Nel 1623 la prima missione cattolica in
aprile 1733); Tibet era stata fondata dal gesuita portoghese, P.
Antonio de Andrade, nella città di Tsaparang, nel
regno di Guge, Tibet Occidentale. Questo regno fu
rovesciato dal vicino Re di Ladakh nel 1635, ed
anche la piccola ma vigorosa missione guidata dai
missionari portoghesi fu dispersa e la piccola chiesa
di Tsaparang distrutta. Ippolito Desideri, era uno
studente eccezionale al Collegio Romano e
confermò la sua vocazione per le missioni delle
Indie dopo un pellegrinaggio a Loreto. Il Generale
della Compagnia di Gesù, Michelangelo Tamburini,
lo scelse il 15 agosto, 1712, per aprire una missione
in Tibet, un impegno benedetto da papa Clemente
XI con cui Desideri ebbe un'udienza prima della
partenza.Desideri aveva appena 29 anni ed era stato
ordinato sacerdote non molto prima della sua
partenza da Roma nell'ottobre, 1712.La famiglia
Desideri a cui appartenne il padre missionario fu
iscritta alla Nobiltà di Pistoia nel 1792. Il relativo
stemma però risale al settembre del 1560 quando
Francesco di Bernardino fu eletto fra gli otto priori
della città. Il blasone è scolpito sui basamenti delle
paraste dell'altare di famiglia nella chiesa di San
Francesco a Pistoia.

Viaggio al Tibet

Dopo un lungo e pericoloso viaggio da Genova a


Lisbona, da Lisbona salpò per Goa (India). Proseguì
162
via terra alla volta di Delhi via Lahore e Srinagar
(arrivato nel novembre, 1714), dove si ammalò
gravamente e soggiornò sei mesi. Da Srinagar
camminò (con il suo compagno di viaggo e
Superiore, il padre portoghese Manoel Freyre) fino a
Leh, capitale di Ladakh, alla fine di giugno, 1715.Il
re e la corte li accolsero bene, secondo Desideri, che
volle fermarsi e rifondare la missione gesuita. Però
egli dovette obbedire a Freyre, suo Superiore, e
proseguire un viaggio difficilissimo di sette mesi
(anche in inverno) attraverso l'altopiano del Tibet. I
missionari mal preparati sopravvissero solo grazie
all'aiuto di Casal, governatrice mongola del Tibet
occidentale e capo della carovana con cui
viaggiavano. Raggiunsero Lhasa il 17 di marzo
1716, e qualche settimane dopo Freyre ritornò in
India, lasciando solo Desideri, unico missionario
europeo in Tibet.

L'insediamento a Lhasa

Desideri fu ricevuto in udienza dal re mongolo del


Tibet, Lajang (Lha bzang) Khan il quale ebbe di lui
una buona impressione e gli concesse il permesso di
noleggiare una casa nella città e professare la sua
religione. Tuttavia, Lajang Khan gli consigliò di
trascorrere prima un periodo di tempo in un
monastero tibetano, per studiare la lingua e la
religione tibetane (cioè il buddhismo), invito che
Desideri accolse prontamente. Infatti studiò alla
prestigiosa università-convento buddhista Sera, della
setta reggente Gelukpa. Egli imparò rapidamente
l'idioma, e tra 1718-1721 scrisse in lingua tibetana
cinque libri, nei quali esponeva i dogmi del
Cristianesimo e anche rifiutava i concetti buddhisti
della metempsicosi e della vacuità (stong pa nyid),
usando il modo di argomentazione scolastico del
buddhismo tibetano, e accettando però nel contempo
gran parte del buddhismo, soprattutto la sua filosofia
morale. Insomma, era un compimento intellettuale
stupendo, e il primo tentativo di dialogo tra le due
religioni.

Tibetologia a Roma

Dopo pochi anni trascorsi a Delhi e Pondicherry,


Desideri fu mandato a Roma nel 1727 per
promuovere la causa di beatificazione di Giovanni
de Britto. Egli portò con se anche tutti gli appunti
che aveva scritto in Tibet, sulle genti di diverse
etnie, culture e religioni. Fino alla fine della sua vita
(1733) si dedicò alla pubblicazione del suo Notizie
Istoriche del Tibet. Occupandosi di tutti gli aspetti
della vita: la geografia ed il clima del paese, la
gente, tribù per tribù, l’amministrazione della
giustizia, il cibo, le abitudini, etc. Benché i suoi
lavori non siano perfetti, egli ha descritto tutto con
grande obiettività e rispetto. Grazie a lui l'Europa ha
scoperto la terra dei Lama. Desideri è considerato il
primo Tibetologo; nel 1916 lo svedese Sven Hedin
gli rese omaggio:

Opere [modifica]

Opere Tibetane di Ippolito Desideri S. J. (4 vol.), a


cura di Giuseppe Toscano S.X, Roma, ISMEO,

163
1981, 1982, 1984, 1989.

Lettere, "Notizie Istoriche del Tibet e Memorie de'


Viaggi e Missione ivi Fatta"[La Relazione], ed altre
scritture in italiano: PETECH, L., I Missionari
italiani nel Tibet e nel Nepal,vol. 4-7, Roma, 1954-
57.

164
De Siguenza, Carlos y Gòngora Gesuita, poi parroco Fu uno dei primi grandi intellettuali nati nel
(Citta del Messico, 14 agosto 1645 –Città vicereame della Nuova Spagna. Scrittore e letterato,
del Messico 22 agosto 1700) ricoprì numerose cariche accademiche e governative
coloniali. Studiò matematica ed astronomia sotto la
guida del padre, un Peninsular che aveva ricoperto il
ruolo di tutore della famiglia reale spagnola.
Sigüenza entrò a far parte della Compagnia di Gesù
come novizio nel1660, prendendo i voti nel 1662 a
Tepotzotlán, e lasciando la compagnia nel 1667 o
nel 1669. Il 20 luglio 1672 fu nominato a capo della
cattedra di matematica e scienze esatte
dell'Università del Messico, e divenne sacerdote
l'anno seguente. Fu cappellano presso l'Ospedale del
Amor de Dios (oggi Academia de San Carlos) tra il
1682 e la sua morte. All'interno della colonia era
famoso come uomo di scienza. Oltre ad essere anche
un poeta, uno storico, un filosofo, un cartografo e
cosmografo. Era tanto il suo prestigio che il re
francese Luigi XIV tentò di portarlo a Parigi. Nel
1671 pubblicò un almanacco. Nel 1693 fu la volta
di El Mercurio Volante, primo giornale della Nuova
Spagna.

La collezione Ixtlilxochitl-Sigüenza-Boturini

Presso l'ospedale divenne amico intimo di Juan de


Alva Ixtlilxochitl, che gli mise a disposizione una
ricca collezione di documenti provenienti dai suoi
antenati, tra cui Fernando de Alva Cortés
Ixtlilxochitl ed i re di Texcoco. Nel 1668 Sigüenza
iniziò lo studio della storia azteca e della scrittura
tolteca. Alla morte di Ixtlilxochitl ereditò la
collezione dedicando gli ultimi anni della propria
vita al continuo studio della storia messicana

La vergine di Guadalupe

Si dice che tra questi documenti si trovasse una


"mappa" (codice) che documentasse l'apparizione
della vergine Maria nel 1531, nella forma di Nostra
Signora di Guadalupe.

Geografo reale

Nel 1691 preparò la prima mappa in assoluto


della Nuova Spagna (Messico). Disegnò anche

165
mappe idrologiche della Valle del Messico. Nel
1692 re Carlo II lo nominò proprio geografo
ufficiale della colonia. Con l'incarico di geografo
reale partecipò alla spedizione del 1692 nella baia di
Pensacola, in Florida, sotto il comando di Andrés de
Pez, al fine di trovare frontiere difendibili contro
l'invasione francese. Mappo' tutta la baia e la foce
del Mississippi: nel 1693 ne descrisse il territorio
nel Descripción del seno de Santa María de Galve,
alias Panzacola, de la Mobila y del Río Misisipi.

Salvataggio dei documenti dagli archivi della


Nuova Spagna

Nel 1692 vi fu una grave siccità in Nuova Spagna,


ed un'epidemia attaccò le piantagioni di frumento,
per cui il cibo scarseggiava. Sigüenza riuscì ad
identificare la causa della malattia del grano in
un piccolo insetto chiamato chiahuiztli. L'8 giugno
1692 una folla si radunò davanti al palazzo del
viceré. Iniziò il lancio di pietre, e gli archivi furono
dati alle fiamme. Sigüenza salvò buona parte dei
documenti ed alcuni dipinti, a rischio della propria
vita. Questa azione permise di risparmiare dalle
fiamme un gran numero di documenti del Messico
coloniale, altrimenti spacciati. Scrisse un racconto
su questi eventi.

Ultimi anni

Nel 1694 si ritirò dall'università e, Sigüenza fu


nominato corregidor general (esaminatore dei libri)
per conto dell'inquisizione spagnola. Mori' per una
malattia al rene nel 1700, presso l'ospedale del Amor
de Dios a Città del Messico, dove aveva trascorso
buona parte della sua carriera. Lasciò in eredità il
proprio corpo alla scienza, e la propria biblioteca al
Collegio gesuita di San Pedro y San Pablo. Alla sua
morte furono trovati numerosi manoscritti inediti.
Duhalde, Jean-Baptiste Gesuita E’ stato uno storico, orientalista, sinologo e gesuita
(Parigi, 11 febbraio 1674 – Parigi, 18 francese. Fu uno dei sinologi più influenti e
agosto 1743); autorevoli del XVIII secolo, autore della Description
de l’empire de la Chine. Non conosceva il cinese né
visitò mai la Cina.

166
Biografia

Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1692, occupando


il posto di professore in un collegio parigino. Nel
periodo tra il 1711 e il 1743 curò le Lettres
édifiantes et curieuses, écrites des Missions
étrangères, par quelques missionnaires de la
Compagnie de Jésus — raccolta in 34 volumi di
testimonianze di missionari e studiosi gesuiti su
lontani Paesi del mondo. Du Halde fu l'autore e il
curatore dell'introduzione ai volumi IX—XXVI.

Opere

L'opera di Du Halde, e in particolare la


compilazione, sulla base di 27 opere, della raccolta
in quattro volumi Description géographique,
historique, chronologique, politique et physique de
l’empire de la Chine et de la Tartarie chinoise
(1736), esercitò un forte influsso sugli intellettuali
illuministi. Le biografie e i trattati gesuiti, fino ad
allora inediti, divennero argomento di molteplici
discussioni sulla natura della monarchia folosofica,
sul deismo, sulla religione naturale ecc. In quegli
stessi anni Du Halde pubblicò per la prima volta le
mappe della Corea e della Cina (in totale 42 mappe
di diverse province), realizzate da Jean-Baptiste
Régis (1665? — 1737) e Jean-Baptiste Bourguignon
d'Anville (1697-1782).La "Description de l’empire
de la Chine" è la prima enciclopedia su tutti gli
aspetti della vita della civiltà cinese, comprese
l'organizzazione dello Stato, le biografie degli
imperatori, l'agricoltura, il metodo di fabbricazione
della porcellana ecc. In quest'opera è presente per la
prima volta la biografia di Vitus Jonassen Bering.
Ben presto l'enciclopedia venne tradotta in altre
lingue europee (in inglese nel 1738, in tedesco nel
1741 e in russo nel 1786) e acquistò grande
popolarità. Fonte di notizie sulla Cina dei secoli
XVI—XVIII, conserva ancora oggi il proprio
valore.Alcune opere di Du Halde sono rimaste
manoscritte, per esempio Le Sage chrétien o les
Principes de la vraie sagesse, pour se conduire
chrétiennement dans le monde paru. (1724).
Falkner, Thomas Gesuita Studiò a Manchester, diventando un ottimo
(Manchster, 1707-1784); farmacista e medico. Le giornate passate nel

167
Collegio dei Gesuiti, con le preghiere, lo studio, le
conversazioni stimolanti con preti fuori dal comune
per cultura ed erudizione, lo fanno avvicinare alla
vita sacerdotale. Così il primo pensiero che ha, lui,
anglicano, è di diventare cattolico. I gesuiti lo
accompagnano nel processo di conversione e nel
1732, viene ordinato prete cattolico nella diocesi
della Provincia del Paraguay. Inviato come
missionario nella lontana Patagonia, sul Rio
Segundo, un territorio abitato dagli indiani
Mapuche. Diventa subito una star fra gli indiani,
grazie alle sue conoscenze non solo di medicina,
ma anche di meccanica. Falkner rimane per più di
trent’anni come missionario fra gli indiani della
Patagonia. Negli anni passati in quella parte del
mondo, Falkner ha fatto una serie di scoperte che
sarebbero rimaste nella storia delle scienze. La più
importante fu la scoperta dello scheletro di un
grande armadillo, sulle rive del fiume Carcarañá.
Molti anni più tardi, il fossile sarebbe stato
identificato come proveniente da un glyptodon.
Questo notevole avvenimento è successo ventisette
anni prima che il domenicano Manuel Torres
scoprisse il fossile di un megatherium sulle rive del
fiume Luján el 1787, descritto e studiato nel 1796 da
Georges Cuvier. Il fossile scoperto di Falkner ha il
primato delle scoperte di fossili in Argentina. Le
esperienze vissute in Patagonia sono descritte in
un'opera intitolata A Description of Patagonia. È un
libro compilato da William Combe, sulla base dei
manoscritti originali di Falkner. E' stato pubblicato
in diverse lingue (inglese, spagnolo, tedesco e
francese). Dobbiamo ricordare anche il notevole
talento di cartografo di Falkner, che ha disegnato
un'accuratissima carta del America del Sud, dal
Brasile alla Terra del Fuoco, che è poi stata
pubblicata nel 1761 a Quito. Ha disegnato anche
una carta del Paraguay nel 1757 e una del
Tucuman nel 1759. Le ricerche di Falkner sulle
medicine americane, sono pubblicate nel libro
American distempers as cured by American drugs.
Ha fatto anche molte ricerche, e bellissimi
disegni, sull’anatomia, che sono stati invece
raccolti da Padre Caballero S.J. nel Volumina duo
de anatomia corporis humani. In Argentina il Lago

168
Falkner, è stato chiamato in suo omaggio.
Gerbillon, Jean-François Gesuita Entrato nella Compagnia di Gesù, è ordinato
( Verdun, 1654 –Pechino, 1707) ; sacerdote nel 1682. Il suo profondo desiderio era di
servire nelle missioni d’Asia. Nel 1685 parte
assieme ad altri matematici e scienziati gesuiti: Jean
de Fontaney, Joachim Bouvet, Louis Le Comte,
Guy Tachard et Claude de Visdelou. Essi sono
stati accolti favorevomente dall’imperatore Kangxi,
monarca cosciente del loro valore e dei servizi che
gli potevano rendere a causa delle competenze
scientifiche. Gerbillon, al seguito della corte
imperiale, fece ben otto viaggi tra i Tartari, anche in
relazione alla questione del regolamento dei confini.
Gerbillon fu anche nominato «mandarino».
Gerbillon riuscì a far costruire a Pechino, nel 1692,
il primo luogo di culto cristiano a Pechino.
Giustiniani, Agostino (Panteleone) ; VESCOVO, domenicano E’stato un vescovo cattolico italiano. È stato
(Genova, 1470 – Mar di Corsica, 1536); vescovo di Nebbio, nonché un illustre studioso e
insegnante di lingue straniere e tra i più importanti
geografi per la sua descrizione accurata della
Liguria. Pantaleone Giustiniani, questo il suo vero
nome, è nato a Genova nel 1470 da una conosciuta e
stimata famiglia genovese molto legata alla
Repubblica di Genova. Il padre fu infatti
ambasciatore a Milano della repubblica genovese
nel 1475, mentre il nonno Andriolo Giustiniani fu a
suo tempo governatore di Chios (Grecia).Nel 1487,
all'età di diciassette anni, entrò nell'Ordine dei
Domenicani cambiando il proprio nome in Agostino
scontrandosi con la famiglia che voleva per lui -
unico figlio - un futuro più nobile in virtù delle alte
cariche che ricoprirono i suoi antenati per la
repubblica genovese.Durante i suoi viaggi come
insegnante in tanti conventi domenicani d'Europa
approfondì gli studi letterari specie della lingua
greca, ebraica, aramaica e araba. Nei suoi viaggi gli
capitò infine di soggiornare presso Roma dove,
grazie all'influenza di un suo parente, il cardinale
Bandinelli, fu nominato vescovo di Nebbio, in
Corsica, nel 1514. In tale anno cominciò a preparare
un'edizione poliglotta della Bibbia nelle lingue da lui
studiate. Nelle vesti di vescovo partecipò al V
concilio lateranense tra il 1516-1517, ma a seguito
di alcune complicanze dovette lasciare la sede
vescovile di Nebbio e accettò la proposta di

169
trasferirsi in Francia, alla corte del re Francesco I,
dove ricevette la cattedra di lingua ebrea e araba
all'università di Parigi. Nei cinque anni che trascorse
nella capitale francese viaggiò in altri paesi europei
come l'Inghilterra e concepì il progetto di
un'edizione poliglotta della Bibbia. In realtà
Giustiniani riuscì a dare alla luce soltanto il testo del
Salterio, stampato a sue spese nel 1516 a Genova,
nell'abitazione di suo fratello Nicolò, dal tipografo
Pietro Paolo Porro, chiamato per l'occasione apposta
da Torino. Il Salterio, dedicato al pontefice Leone
X, presentava i Salmi nelle lingue latino, greco,
ebraico, aramaico ed arabo. I salmi costituirono in
un certo senso ad una primitiva Bibbia poliglotta,
ma l'opera voluta dal Giustiniani ebbe un successo
molto limitato poiché fu destinata a letterati o
studiosi che ad un vasto pubblico.Dopo aver visitato
i Paesi Bassi ritornò nuovamente a Nebbio nel 1521-
1522 dove compì opere bisognose verso gli abitanti
della sua diocesi destinando alla comunità religiosa
parte dell'entrate. Tra le opere architettoniche che
compì nel paese corso vi fu l'erezione di un nuovo
palazzo episcopale e l'ampliamento della locale
cattedrale.Tra il 1526 e il 1530 scrisse un'accurata
descrizione della Corsica dal titolo Dialogo
nominato Corsica. Nel 1536 durante un viaggio per
mare tra l'isola di Capraia e la Corsica la nave subì
un naufragio dove Agostino perì all'età di
sessantasei anni.La sua passione per la letteratura
straniera gli permise di collezionare una vasta
raccolta bibliografica, una sorta di biblioteca
personale, che per suo spontaneo testamento verrà
donata dopo la sua morte alla Repubblica di
Genova; proprio a Genova verrà pubblicata l'opera
scritta nel 1516, lo Psalterium Hebraeum, Graecum,
Arabicum et Chaldaicum. I celebri Castigatissimi
Annali di Genova verranno invece pubblicati nel
1537. Una copia della Bibbia poliglotta è ancora
oggi conservata tra le antiche Bibbie ebraiche della
Biblioteca Civica Berio di Genova; il prezioso libro
verrà trafugato da Napoleone Bonaparte durante
l'invasione francese in Liguria e sarà nel 1848 che
un appartenente della famiglia Brignole Sale la
riportò a Genova.

170
Goes, Bento (it. Benedetto) ; Laico della Compagnia di Gesù Laico della Compagnia di Gesù (n. Villa Franca do
(Villa Franca do Campo, Azzorre, 1562, Campo, Azzorre, 1562); incaricato di stabilire se
Suzhou) ; Cina e Catai fossero la stessa terra, partito da
Agra (1603), per Lahore, Peshawar, Yarkend, Su
Chow, giunse ai confini della Cina nel 1607. Morì
prima di completare il viaggio.
Lobo, Hieronimo Gesuiti Missionario nel regno del Tigrè, scrisse una
(Lisbona, 1593- 1678) ; relazione sulla Storia dell’Etiopia.

Maciej Miechowita Gesuita Alchimista, medico, e soprattutto geografo, è


(Polonia, 1457-1523) ; considerato quello che, con lo scritto “tractatus de
duabus sarmatis”, ha fatto la prima opera di
geografia scientifica nell’europa orientale.
Jacques Marquette Gesuita Né à Laon le 10 juin 1637, Jacques Marquette est le
(Laon, Aisne, 1635- Lac Michgan, sixième enfant de Nicolas Marquette de La
1675) ; Tombelle, conseiller élu de Laon et de Rose de La
Salle. Sa famille très pieuse éveille en lui une
vocation apostolique. Après ses études dans les
écoles laonnoises puis à collège des Jésuites de
Reims, Jacques Marquette entre à dix-sept ans dans
la Compagnie de Jésus, au noviciat de Nancy puis à
l'Université de Pont-à-Mousson1. Moins d’une année
après avoir terminé ses études, il est ordonné prêtre
à vingt-neuf ans et sollicite d’être envoyé en mission
"ad exteras nationes". Jacques Marquette embarque
à La Rochelle au début du mois de juin 1666 et
arrive à Québec le 20 septembre. Il passe un an à
Trois-Rivières à étudier le montagnais et d’autres
langues indiennes, en 1673 il en parlera couramment
une demi-douzaine. En 1668, il rejoint le Père
Claude Dablon à la mission Sainte-Marie situé sur le
territoire de la ville actuelle de Sault-Sainte-Marie
au Michigan, mission dont dépendent environ 2 000
Algonquins. En 1669, il fonde une mission à la
Pointe du Saint-Esprit et dans le courant de l’été
1671, fonde la mission Saint-Ignace sur le détroit de
Mackinac. Le 2 juillet 1671, il prononce ses vœux
perpétuels au Sault-Ste-Marie. C’est à St-Ignace
que, le 8 décembre 1672, il reçoit Louis Jolliet,
chargé par le nouveau gouverneur de la Nouvelle-
France Louis de Frontenac d’aller explorer la vallée
du Mississippi à la recherche du passage direct vers
l’océan Pacifique. Ils prennent tout l’hiver pour
préparer leur grand voyage. Ils interrogent des

171
Indiens nomades, esquissent des cartes du pays.
Vers la mi-mai, ils se mettent en route à bord de
deux canots accompagnés de cinq autres Français.
L’expédition traverse le lac Michigan, remonte la
rivière aux Renards et entre dans un pays inconnu
aux Européens. Là, ils décident de prendre le
chemin du retour en raison de la présence des
Espagnols dans les territoires dont ils approchent. Ils
se séparent fin septembre 1673 ayant constaté que le
Mississippi coule inexorablement vers le sud et non
vers l’ouest comme on l’espérait. L'observation du
Mississippi a conforté Jacques Marquette dans son
désir d’étendre vers l’ouest et le sud du continent
l’influence missionnaire. Au mois d’octobre 1674, il
quitte la baie des Puants pour aller fonder une
mission chez les Illinois que Jolliet et lui sont les
premiers Européens à avoir visités. En décembre,
son état de santé l’oblige à s’arrêter à la hauteur de
Chicago d’où il repart le 30 mars 1675. Le 8 avril, il
s’arrête dans un village où il fonde la mission de la
Conception immaculée de la Sainte-Vierge. Jacques
Marquette est décédé le 18 mai 1675 à l'âge de
38 ans « au milieu des forests », près de l’actuelle
ville de Ludington, au Michigan2. Il avait exprimé le
désir d'être enterré dans sa bien-aimé mission Saint-
Ignace et en 1677 un groupe d'amérindiens y
ramènent sa dépouille. Son corps est alors enterré
sous la chapelle par le père Henri Nouvel2,3.
Martini, Martino Gesuita Nei primi mesi del 1643 entrò in Cina, in compagnia
(Trento, 1614- Hangzhou-1661); del p.Giulio Alenis, viceprovinciale. Nel 1650 il
p.provinciale Manuel Diaz lo inviò a Pechino per
affiancare Adam Schall von Bell nell’Ufficio per
l’astronomia. Lasciò una prima copia manoscritta
della sua Grammatica sinica, che costituisce il
primo tentativo di descrizione analitica delle
caratteristiche grammaticali della lingua cinese.
Pubblicò ad Anversa la De bello Tartarico historia,
sulle vicende della conquista della Cina da parte
della dinastia mancese dei Qing. Redasse il Novus
Atlas Sinensis, con in appendice il De Regno Catayo
addimentum, scritto da Jacob Golius a seguito del
loro incontro. Basata su fonti cinesi, l’opera
presentava per la prima volta al pubblico
europeo la conformazione geografica della Cina:
17 mappe accompagnate dalla descrizione

172
dettagliata delle 15 province cinesi e
dall’indicazione di oltre 10.000 toponimi (Opera
omnia, III, 2; ed. anastatica delle tavole, Trento
2003). Per oltre un secolo fu la principale fonte
occidentale sulla geografia dell’Impero cinese.
Mauro, Fra Monaco Camaldolese Si sa poco della sua vita. Nel 1444 si trovava
(data e luogo di nascita ignoti-1459?) certamente a Venezia, poiché fece parte di una
commissione nominata dai Savi alle Acque per la
deviazione del fiume Brenta. Un registro del
monastero di San Michele lo indica, nell'anno 1448,
intento a formar mappamondi, e l'attività
cartografica dovette per lui essere senza dubbio
prevalente, quanto meno nell'ultima parte della sua
vita. La sua morte avvenne non più tardi del 20
ottobre 1459.

Il mappamondo

Il grande planisfero circolare raffigura il mondo


prima della scopera delle Americhe. È iscritto in una
circonferenza di quasi 2 m. di diametro, la quale è a
sua volta inserita in una cornice quadrata che reca
diagrammi e iscrizioni. Nel 1457 mappò la totalità
del Vecchio Mondo con sorprendente accuratezza,
con didascalie che riflettono le concezioni
geografiche del suo tempo.
Munoz, Ignacio Domenicano Matematico, geografo oceanografico. Entrato nei
(Valladolid, 1612, Madrid, 1685); domenicani, fu destinato dal suo Ordine alle
missioni in India, Messico e Filippine;acquistò
grande fama per i suoi studi scientifici sia in
castigliano che in latino. E’ autore di una
descrizione geometrica della città di Manila. Ha
scritto anche sull’idrografia e sulla geometrica, in
particolare sul IV libro degli Elementi di Euclide.
Negri, Francesco Parroco di Ravenna Naturalista, viaggiò in Scandinavia, per terra fino
(Ravenna 1623 -ivi 1698) ; alle sorgenti del Torneå (Lapponia) e per mare fino
al Capo Nord; raccolse le sue osservazioni nel
testo “Viaggio settentrionale” (post., 1700). Dal
1670 fu di nuovo a Ravenna, dove fu parroco; fu in
corrispondenza con dotti scandinavi e con Cristina
di Svezia.Fu il primo italiano a raggiungere Capo
Nord e uno dei primi a conoscere gli sci. Il suo
libro che descrive il viaggio a Capo Nord attraverso
la Svezia, Norvegia e Finlandia è scritto in un
italiano del tutto comprensibile, pur di oltre tre

173
secoli fa; ed è minuzioso nelle descrizioni delle
esperienze vissute.
Nicolosi, Giovan Battista Sacerdote e funzionario della Curia Il Nicolosi fu un illustre geografo e scrittore ed è
(Paternò, 1610 – Roma, 1670); romana ricordato nella sua città natale anche per aver donato
alla città alcune preziose reliquie di santi. Descrisse
la sua Paternò con la torre normanna, il suo fiume e
la grandiosa festa di S. Barbara. Nella disputa pro o
contro Galileo il Nicolosì aderì alla teoria tolemaica,
tuttavia ammirava Galileo, che egli definì filosofo
principe e faro di filosofia. Inoltre a lui, che nelle
sue numerose opere trattò anche d’architettura e
d’arte militare, va a lui il merito dell’introduzione
dei paralleli nella cartografia, col calcolo di
latitudine e longitudine. Tra le opere edite: Teorica
del globo, Guida allo Studio Geografico ecc. Molti
illustri biografi hanno parlato di Giovan Battista
Nicolosi con entusiasmo;
Olao, Magno (Olav Manson) VESCOVO Olav Manson (il cui nome fu poi latinizzato in Olaus
(1490, Linköping-Roma, 1557) Magnus ed è italianizzato in Olao Magno), dopo
avere compiuto gli studi superiori a Rostock, in
Germania, nel 1518 compì un lungo viaggio, come
legato pontificio, nel Nord della Svezia, in visita alle
esigue comunità cristiane dell'epoca, immerse in un
ambiente ancora essenzialmente pagano.
Successivamente fece da segretario al fratello
maggiore Giovanni Magno, che dal 1523 fu
arcivescovo di Uppsala e ambasciatore di Svezia.Nel
1523 fu inviato da Gustavo Vasa in missione in
Italia e da allora, a causa del progressivo affermarsi
in Svezia della Riforma luterana, non fece più
ritorno nel suo paese. Dal 1529 al 1539 visse con il
fratello a Danzica, trasferendosi poi a Venezia, dove
pubblicò la Carta marina, e successivamente a
Roma. Nel 1544 fu nominato arcivescovo di
Uppsala, ma non poté raggiungere la sua sede.
Come primate di Svezia in esilio partecipò
attivamente al Concilio di Trento. A Roma,
organizzando una stamperia, si occupò
personalmente della stampa delle opere proprie e del
fratello. Le opere di Olao Magno diffusero in
Europa meridionale la conoscenza dei paesi
scandinavi. Nel 1539 Olao Magno pubblicò a
Venezia la Carta marina et Descriptio
septemtrionalium terrarum, una carta geografica
abbastanza attendibile dell'Europa del Nord, dalla

174
Groenlandia meridionale alle coste baltiche della
Russia, terre che all'epoca erano quasi
completamente sconosciute in Europa
meridionale.Nel 1533 pubblicò una biografia di
Santa Brigida e nel 1555 la sua opera principale, la
Historia de gentibus septentrionalibus, in ventidue
libri. Nonostante il titolo, non si tratta di un'opera di
storia. Anche se vi è inclusa la narrazione di alcuni
episodi storici, tratti per lo più da Sassone il
Grammatico, l'argomento principale è la descrizione
di usi, credenze e istituzioni degli svedesi.

Orazio da Pennabilli, Francesco Cappucini Soggiornò per quindici anni (1719-34) nel Tibet
(Pennabilli 1680 - Patna, Nepal, 1745); come capo delle missioni di quel paese, e, dopo un
breve ritorno a Roma, per altri quattro anni (1741-
45), riuscendo a ottenere la libertà religiosa per i
cristiani. Scrisse relazioni (Breve ragguaglio
dell'operato da Cappuccini nella missione del
Thibet, 1738; Relazione sul principio e stato
presente della missione del gran Thibet, 1742), e
opere linguistiche (Vocabolario italiano-tibetano e
Vocabolario italiano-hindi
Receveur, Laurent, nato Francescano Fece parte della spedizione condotta da La Pèrouse.
Claude-François-Joseph Receveur Receveur fu sia fisico che botanico, riunì una
(Noel-Cerneux-Doubs, 1757-Botany-Boy, quantità enorme di materiali naturalistici.
1788);
Ricci, Matteo Gesuita Celeberrimo missionario e scienziato, famoso per i
(Macerata, 1552- Pechino, 1610); suoi contributi alla cartografia cinese, alla
matematica ecc. Ricci sbarcò a Macao con il
confratello gesuita Michele Ruggieri e visse
inizialmente nella Cina meridionale, essendo il resto
del paese proibito agli stranieri. Qui si dedicò
all'apprendimento della lingua e dei costumi cinesi e
produsse la prima edizione della sua opera
cartografica, intitolata Grande mappa dei diecimila
Paesi, che univa le conoscenze geografiche dei
cinesi a quelle degli occidentali. Ricci impiegò 18
lunghi anni prima di riuscire a stabilirsi nella
capitale imperiale Pechino. Il 10 settembre 1583
Ricci ed il confratello Michele Ruggieri ottennero
dalle autorità cinesi il permesso di stabilirsi a Shao-
ch'ing (Zhaoqing), ad ovest di Canton, dove operò
vestito da bonzo. «Farsi cinese con i cinesi» diventa
presto il suo motto. Ottenne il permesso di costruire
una chiesa. Nel 1589 si trasferì a Shao-Chou, dove
entrò in stretta amicizia con lo studioso confuciano

175
Chu T'ai-su; gli insegnò le nozioni basilari della
matematica, mostrò un'invenzione tipicamente
occidentale come l'orologio; questo gli valse la
possibilità di entrare nei circoli dei mandarini, gli
alti funzionari imperiali. In questo periodo egli si
impadronì della lingua cinese e riuscì a conoscere in
profondità le culture del mondo cinese. Qui costruì
la sua seconda chiesa, in stile cinese. Nel 1595 Ricci
progettò di recarsi a Nanchino e Pechino, partì il 18
aprile al seguito di un gran Mandarino che si recava
a queste due città, ma fu fermato poco dopo l'inizio
del viaggio. Il 28 giugno si stabilì a Nanchang (circa
1.460 km da Pechino), capoluogo del Jiangxi,
fondandovi la terza residenza. A Nanchang, su
richiesta del Principe di Kienan, raccolse e tradusse
in cinese i Detti dei nostri filosofi e dei nostri santi
sull'amicizia: fu la prima opera scritta in cinese da
Ricci, primo sinologo europeo. Compose inoltre il
Palazzo della memoria, un trattato di mnemotecnica
che riscosse un grande successo. Nel 1597 il
Visitatore Alessandro Valignano nominò Ricci
superiore della Missione di Cina. Matteo Ricci si
adoperò per introdurre presso i cinesi la scienza
occidentale. Per dimostrare lo stato avanzato
raggiunto dalla tecnologia europea, mostrò nei suoi
incontri con i letterati confuciani e le personalità
importanti un orologio automatico e la carta
geografica del globo. Avendo trovato delle
somiglianze tra la cultura confuciana ed alcuni
aspetti della filosofia greca e latina, Ricci fece
conoscere ai cinesi alcune opere fondamentali del
pensiero occidentale. Tradusse in cinese il
Manuale di Epitteto, intitolandolo "Il libro dei 25
paragrafi" e parafrasandone in senso cristiano molti
passi. Nel 1607 Ricci, insieme con il matematico
cinese convertito Xu Guangqi, tradusse i primi libri
degli Elementi di Euclide in cinese. Inoltre Ricci si
dedicò alla realizzazione di un atlante mondiale in
cinese, curando personalmente la traduzione dei
nomi europei nella lingua locale. Molte dei nomi da
lui coniati sono usati tutt'oggi in Cina. Ricci,
inoltre, introdusse in Europa molti aspetti della
civiltà cinese, presentandoli in genere sotto una luce
favorevole. In ciò ebbe un ruolo importante l'opera
del gesuita fiammingo Nicolas Trigault, che

176
tradusse in latino i suoi diari di viaggio, fornendo
una versione ancora più idealizzata della classe
dirigente cinese. Gli è stato dedicato un cratere
lunare di 71 km di diametro[3]
Ruysch, Johann Benedettino Celebre cartografo, è suo il celebre planisfero del
(1460, circa- Portogallo?-1533) 1507, il primo che comprende il continente
americano. A Roma incontrò il papa. Lavorò come
cartografo e geografo reale al servizio del monarca
portoghese Manuele I.
Sangermano, Vincenzo Barnabita Recatosi (1783) a Rangoon, compì di là numerosi
(n. Arpino 1758 -1819). viaggi in Birmania (regni di Ava e Pegù) e scrisse al
ritorno (1808) una relazione (pubblicata postuma)
ricca di notizie sul paese e sulla popolazione
(Relazione del Regno Birmano, 1833).
Szentmartony, Ignazio Gesuita Matematico, astronomo, esploratore e cartografo, ha
(Croazia, 1718-1793); partecipato alle missioni dei gesuiti in Brasile,
disegnando tra l’altro una carta geografica; sulla
base delle sue indicazioni, è stato possibile
un’opera di drenaggio del Rion delle Amazzoni.
Tieffentaller , Joseph Gesuita Divenne sacerdote nel 1729 e dal 1740 esercitò la
(Salorno, Bolzano, 1710 Lucknow, India, sua attività missionaria nell'India, nel regno del Gran
1785); Mogol e poi a Narvar. Soppresso l'ordine, divenne
predicatore ambulante: scrisse interessanti
relazioni dei suoi viaggi e contribuì a promuovere
l'esplorazione scientifica del medio Gange e dei
suoi affluenti.
Tieffentaller , Joseph Gesuita Divenne sacerdote nel 1729 e dal 1740 esercitò la
(Salorno, Bolzano, 1710 Lucknow, India, sua attività missionaria nell'India, nel regno del Gran
1785); Mogol e poi a Narvar. Soppresso l'ordine, divenne
predicatore ambulante: scrisse interessanti
relazioni dei suoi viaggi e contribuì a promuovere
l'esplorazione scientifica del medio Gange e dei
suoi affluenti.
Urdaneta, Andrei de Agostiniano
(Ordizia, 1498, Città del Messico, 1568) E’ stato un esploratore, navigatore e frate spagnolo.
Partecipò alle spedizioni di García Jofre de Loaísa e
Miguel López de Legazpi e tracciò la principale
rotta marina tra Filippine e Acapulco conosciuta
come Rotta di Urdaneta. Urdaneta prese parte alla
sfortunata spedizione di García Jofre de Loaísa
ordinata da Carlo V per tentare di colonizzare le
Isole Mollucche su cui i portoghesi cercavano di
imporvi il loro controllo. La spedizione, che
comprendeva 7 navi, salpò da La Coruña il 24 luglio
1525. Dopo vari contrattempi avvenuti nello Stretto

177
di Magellano e dopo la perdita di 6 navi, nell’ottobre
del 1526 l’equipaggio, sotto il comando di
Carquizano, riuscì ad arrivare a Mindanao a bordo
della Santa Maria de la Victoria. Da qui il viaggio
proseguì verso le Isole Molucche dove gli spagnoli
fondarono il forte di Tidore. Re Carlo V il 22 aprile
del 1529 firmò il Trattato di Saragozza con il quale
vendette i diritti sulle Isole Mollucche al Portogallo
in cambio di un risarcimento monetario. Urdaneta
rimase nelle isole per circa nove anni durante i quali
studiò le stelle, le correnti marine e i venti
annotando le proprie conclusioni in diari e
mappe.Lasciò le isole il 15 febbraio del 1535 ed
attraccò a Lisbona il 26 giugno del 1536. Al suo
arrivo i portoghesi requisirono tutti i suoi appunti e
studi poiché avrebbero potuto venire utilizzati dagli
spagnoli in eventuali future spedizioni. Riuscì
comunque a scappare dal Portogallo e a fare ritorno
in Spagna. Nel 1538 si diresse in Messico dove si
occupò nello studio e nella stesura di articoli circa
vari argomenti come la navigazione nei Caraibi, la
formazione delle tempeste tropicali e la riproduzione
delle tartarughe marine.Il 24 settembre del 1559
Filippo II ordinò al viceré Luis de Velazco di
preparare una spedizione di conquista e
colonizzazione delle Filippine; il re fece richiesta a
Urdaneta di fare da comandante, ma egli rifiutò,
accettando invece l’incarico di consigliere nautico e
si occupò di disegnare le rotte. Miguel López de
Legazpi fu nominato comandante. La spedizione
salpò da La Navidad (nella costa ovest del Messico)
il 21 novembre del 1564 e arrivò nelle Filippine il
13 febbraio. Legazpi rimase nelle isole ma fece
richiesta a Urdaneta di fare ritorno in Nuova Spagna
per disegnare una nuova rotta per il ritorno e per
richiedere aiuti per la colonizzazione. Urdaneta partì
da San Miguel, nell’isola di Cebu, il 1 giugno 1565
e grazie alla corrente Kuroshivo arrivò ad Acapulco
l’8 ottobre. Questo viaggio si rivelò di grossa
importanza poiché, grazie ai precisi calcoli di
Urdaneta, stabilì una nuova affidabile e veloce rotta
per le Filippine che verrà utilizzata dai navigatori
sino al XVII secolo.Fece ritorno in Castiglia per
rendere rapporto al re Filippo II e scrisse le sue
memorie sul viaggio.

178
Ritornò ancora una volta in Messico dove morì il 3
giugno del 1568.

A questa lista andrebbero aggiunti altri scienziati sacerdoti e religiosi attualmente in vita, come quelli dell’osservatorio vaticano di
Tucson, in Arizona, quelli della Specola Vaticana, tra cui i gesuit Funes e Coyne, i membri della Pontificia Accademia per la
Scienza, istituzione erede dell’Accademia dei Lincei, comunque aperta a scienziati non cattolici, oltre ai ricercatori delle varie
Università Pontificie o semplicemente Cattoliche sparse nel mondo, ai centri di ricerca e laboratoriali degli ospedali cattolici, inoltre
occorrerebbe menzionare anche

LE DECINE DI OSSERVATORI ASTRONOMICI, LE DECINE DI STAZIONI GEOLOGICHE E METEOROLOGICHE, COME


QUELLE GESTITE DAI GESUITI E DAGLI SCOLOPI, ANCHE NEL C.D. TERZO MONDO

Inoltre si devono ricordare due istituzioni che fanno uso di metodi scientifici per l’archeologia e l’esegesi biblica, cioè lo “Studium
biblicum Franciscanum” e “L’Ecole biblique e archeologique francaise ”, entrambe con sede a Gerusalemme e protagoniste nel
XX secolo di notevoli scavi e ritrovamenti in Palestina e in Israele. Inoltre, attualmente, la maggior parte dei sacerdoti della Prelatura
dell’Opus Dei, come agli inizi dell' Istituzione fondata da San Josemaria Escrivà, proviene da studi ed esperienze professionali in
scienze fisiche, biologiche, ingegneristiche o matematiche. Fra essi è compreso l’ astrofisico don Geppi Tanzella-Nitti . Non sono
accettate dalla comunità scientifica i contributi del padre Pellegrino Ernetti , fisico

Alcuni Scienziati laici, beatificati.

Oltre al beato Faa di Bruno e al vescovo Stenone, per altre personalità con una solita preparazione nelle scienze naturali è in
corso il processo di beatificazione: è aperta la positio a favore di Mons.Landucci, il quale, giovanissimo laureato col
massimo dei voti in ingegneria civile, decise di condurre un’austera vita sacerdotale al servizio della formazione dei chierici.
Ha trasfuso la sua preparazione fisica e scientifica in un testo di apologetica, edito sotto il titolo: “ Prima che Abramo fosse, Io
sono”, Effedieffe. Così, oltre ad essere stati beatificati degli scienziati credenti laici come il Prof.Moscati, l’Ing.Piergiorgio
Frassati, ed aperta la positio a favore del Professor Medi , tra le persone iscritte dalla Chiesa nell’albo dei beati con una
cultura scientifico-naturale vi è Fra Riccardo Pampuri che, da giovane medico, decise di prendere i voti religiosi
nell’ordine dei Fatebenefratelli.

ALCUNI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Borgato, M.T (a cura di ) Giambattista Riccioli e il merito scientifico dei gesuiti nell’età barocca;
Cammileri R. “Il dottor Carità. Vita di fra Riccardo Pampuri”, Piemme;

Cammileri R. “Fregati dalla scuola”, Effedieffe;

Cosmacini G., “Gemelli. Il Machiavelli di Dio”, Rizzoli ;

Frugoni, C. “Il medioevo sul naso”, Laterza;

179
Israel G. “Chi sono i nemici della scienza”, Lindau;

Landucci P.C “Prima che Abramo fosse, Io sono”, ed.Effedieffe;

Messori V. “Il beato Faa di Bruno. Un cristiano in un mondo ostile” B.U.R.;

Messori V. “Qualche ragione per credere”, edizioni Mondadori;

S.Jaki “Cristo e la scienza” Fede&Cultura;

Zichichi A.“Perché credo in Colui che ha fatto il mondo”, ed. il Saggiatore;

Alcuni opuscoli come “I quaderni del il timone”, come ad esempio “Il Caso Galilei”;

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Sul contributo dato da religiosi spagnoli alla nascita dell’economia, di solito attribuita ad A.Smith, si veda “La scuola austriaca” di
J.Huerta de Soto, Ed. Rubbettino;

ALCUNI RIFERIMENTI SITOGRAFICI:

www.disf.org, documentazione interdisciplinare di Scienza e Fede;

www.gesuiti.it;

www.giorgionadali.it;

www.labussolaquotidiana.it;

www.uccronline.it, il sito nato per rispondere all’uaar;

http://vaticanobservatory.org, il sito della specola vaticana;

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