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romanze all'occitano/provenzale
Filologia romanza
Università degli Studi di Napoli Federico II (UNINA)
7 pag.
COSA FA LA MORFOLOGIA
La morfologia è solo una parte della grammatica di una lingua e studia le forme o la struttura delle parole (l’altra è
la sintassi, che studia i rapporti delle parole nella frase).
Analizza le parole in morfemi (=unità più piccole in cui può essere divisa una parola senza che perdano significato):
ad esempio “cant-o” va diviso in “cant”=morfema lessicale + “o”=morfema grammaticale che indica il numero, la
persona, il tempo, la voce e il modo.
MORFOLOGIA LATINO
Il sistema morfologico del latino si articola in 3 sottosistemi: nominale, verbale e parole invariabili. Lo stesso sistema
è seguito dal provenzale, ma con dovute differenze al suo interno.
I casi sono passati da 6 prima a 3 (nominativo, accusativo e ablativo), poi a 2 (nominativo e accusativo) e, infine, a
1 (in genere, l’accusativo, dal quale discendono le parole romanze). Le cause principali di questo cambiamento sono:
la scomparsa della –m finale che ha reso identiche alcune forme; la perdita della quantità vocalica, che ha reso
altrettanto uguali le forme del nominativo e dell’ablativo singolare della I decl.
-s ∅
∅
-s
∅/-s ∅
∅
-s
Rad 1 + ∅
Rad 2 + ∅
Rad 2 + ∅
Rad 2 + - s
-s -
s
∅
-s
∅ -
s
∅
-s
AGGETTIVI SUPERLATIVI
In latino il superlativo si formava con l’aggiunta del suffisso –issimus e aveva sia valore relativo che assoluto.
Nelle lingue romanze per il relativo, invece, si usa la perifrasi “il più/il meno + comparativo”. In senso assoluto si
forma normalmente con una perifrasi composta da “avverbio (multum, trans, forte) + agg”.
Ma non mancano forme sintetiche fossilizzate (es.: proximumprossimo, pessimumpessimo)
AVVERBI
In latino c’erano diversi modi di formare l’avverbio sulla base dell’aggettivo:
• gli aggettivi di I classe (-us, -a, -um) formano l’avverbio aggiungendo il suffisso –e
• gli aggettivi di II classe (-is, -e) lo formano aggiungendo il suffisso – iter
• la prerifrasi agg. all’abl. + mŏdo. “Modo” però era atona e in latino c’era la tendenza a sostituire le parole
atone con parole toniche; ecco perché fu sostituita da “mente”, ablativo di “mens”.
È quest’ultima forma ad essere alla base degli avverbi delle lingue romanze.
PRONOMI
L’evoluzione dei pronomi si è rivelata per alcuni versi più conservatrice, anche se in alcune forme si è avuto uno
sdoppiamento dovuto al fatto che i pronomi hanno conosciuto due tipi di evoluzione a seconda della posizione nella
frase, a seconda se si parla di forme toniche o di forme atone.
PRONOMI DIMOSTRATIVI
I pronomi che hanno subito più cambiamenti sono i dimostrativi.
Si dividono in:
• deittici o indicativi: segnalano il posto in cui si trova una persona o una cosa rispetto al soggetto che parla
(presenza dell’elemento “est”);
• anaforici o determinativi: servono a richiamare e precisare qualcosa di già menzionato nella frase o ad
anticipare e determinare qualcosa che segue (presenza dell’elemento “el”).
Il latino aveva tre gradi per ciascuna di queste due categorie.
In seguito a numerose evoluzioni, nelle lingue romanze sono sopravvissute solo tre forme: iste, ipse, ille (fatta
eccezione per la creazione di forme nuove). Per grandi linee:
• iste = dimostrativo di 1° pers;
• ipse = dimostrativo di 2° pers;
• ille = dimostrativo di 3° pers.
Si possono usare le particella “ecce” o “accu” (e simili) come prefissi rafforzativi.
Deittici o indicativi
Anaforici o determinativi
PRONOMI PERSONALI
Per quanto riguarda le prime due persone (sing e plu), derivano dall’accusativo latino: ieu-me (retto e obliquo), tu-te,
nos, vos.
La terza persona non esisteva e deriva da “ille”; solo alla terza persona troviamo:
• forme toniche:
sing. retto maschile: el/elh
sig. obliquo maschile: el/elh/lui
plu. retto maschile: il/ilh
plu. obliquo maschile: el/elhs/lor
femm. uguale ma aggiunta –a
• forme atone, che a loro volta si declinano in:
❒ caso obliquo diretto: lo, los, la, las
❒ caso obliquo indiretto li, lor, li, lor
Si conservano anche i pronomi personali complemento. (es.: me/mihi > it. me/mi, fr. moi/me, sp. me/mi…).
Nella proclisi elidono la vocale finale me, mi, te, se, si, lo, la, talvolta li e en; mentre nos, vos, los, las perdono la
vocale interna.
PRONOMI/AGGETTIVI POSSESSIVI
Generalmente continuano le forme latine, ma alcuni sistemi linguistici, come l’occitano, hanno sviluppato anche una
serie di possessivi atoni. In queste lingue la serie tonica ha funzione aggettivale enfatica o pronominale (es.: lo mieus
bels amics); la serie atona ha solo funzione aggettivale.
Seguono la seguente declinazione:
Tonici
Indefiniti
I pronomi relativi e interrogativi nelle lingue romanze si basano sostanzialmente sulle tre forme latine “qui”,
“quem” e “quid”.
I relativi sono: quals-qual, qual-quals al maschile; quals-qual, quals-quals al femminile.
Gli interrogativi sono: quins-quin, quins-quins al maschila, quina-quinas al femminile.
Per quanto riguarda i numerali, il sistema latino aveva quattro categorie: cardinali, ordinali, distributivi e avverbi
numerali. Nell’evoluzione sono sopravvissute solo le prime due categorie.
I numeri cardinali in genere conservano le forme latine, tranne qualche eccezione (ad esempio, le forme 70-80-90 in
occitano si dicono secondo un antico sistema di numerazione vigesimale in cui si contava per venti ‘quatre vintz’ ecc.;
in genere si usa la forma scomposta per i multipli di 100, come ‘duex cents’ che sta per 200).
I numeri ordinali sono meno usati, ma anche questi hanno subito evoluzioni in nuove forme (es. da ‘primum’ a
‘primarium’).
FORME SOPRAVVISSUTE
Le forme verbali latine che sopravvivono, pur subendo a seconda delle lingue cambi fonetici e/o analogici, sono:
indicativo presente, congiuntivo presente, indicativo imperfetto e indicativo perfetto.
FORME SCOMPARSE
Sono scomparse le forme flesse, i verbi deponenti e il supino, oltre che il participio futuro, l’infinito perfetto, l’infinito
passivo, l’imperativo futuro, il futuro.
CONIUGAZIONI
Il latino ne ha quattro: -are; -ēre; -ĕre; -ire.
Nelle lingue romanze si riducono generalmente a tre, perché cade la differenza di accento tra gli –ere.
In occitano si riducono a due:
1. verbi in -ar (< lat. -are)
2. verbi in -er, -re, -ir (< lat. -ĕre, -ēre, -ire)
I verbi si distinguono anche fra deboli e forti:
• Sono deboli quei verbi in cui al perfetto l’accento cade sempre sulla desinenza
• Sono forti quei verbi in cui al perfetto l’accento cade sulla radice alla 1, 3, 6 persona