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Morfologia: dal latino, alle lingue

romanze all'occitano/provenzale
Filologia romanza
Università degli Studi di Napoli Federico II (UNINA)
7 pag.

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MORFOLOGIA
Da “Avviamento alla filologia provenzale” e “Introduzione alla linguistica romanza”

COSA FA LA MORFOLOGIA
La morfologia è solo una parte della grammatica di una lingua e studia le forme o la struttura delle parole (l’altra è
la sintassi, che studia i rapporti delle parole nella frase).
Analizza le parole in morfemi (=unità più piccole in cui può essere divisa una parola senza che perdano significato):
ad esempio “cant-o” va diviso in “cant”=morfema lessicale + “o”=morfema grammaticale che indica il numero, la
persona, il tempo, la voce e il modo.

CLASSIFICAZIONE LINGUE IN BASE ALLA MORFOLOGIA


La morfologia è una delle basi su cui si è proceduto a classificare le lingue. Una classificazione tipologica basata
sull’aspetto morfologico divideva le lingue in:
• Isolanti o analitiche: tutte le parole sono invariabili e i rapporti grammaticali sono espressi mediante l’ordine
delle parole nella frase (es. cinese mandarino)
• Agglutinanti: tutte le parole sono costituite da diversi morfemi e ogni morfema ha un solo significato
grammaticale (es. finlandese)
• Flessive o sintetiche: i rapporti grammaticali sono espressi con la modifica della struttura della parola (es.
latino)

EVOLUZIONE CLASSIFICAZIONE LINGUE: DAL LATINO AL ROMANZO


In genere si pensa che l’evoluzione dal latino alle lingue romanze abbia portato una lingua flessiva a diventare
isolante. In realtà, il latino non era completamente flessivo, perché faceva uso di preposizioni; così come le lingue
romanze non sono completamente isolanti perché fanno ricorso a desinenze. Diciamo che è come se si incontrassero a
metà strada.

MORFOLOGIA LATINO
Il sistema morfologico del latino si articola in 3 sottosistemi: nominale, verbale e parole invariabili. Lo stesso sistema
è seguito dal provenzale, ma con dovute differenze al suo interno.

SISTEMA NOMINALE LATINO


Il sistema nominale latino comprendeva: sostantivi, aggettivi, pronomi e numerali; tutti erano declinati per esprimere
numero, genere e caso (soggetto, compl ogg, compl di termine…), espressi con un’unica desinenza.
Il latino aveva:
• 2 numeri: sing e plu;
• 3 generi: maschile, femminile e neutro;
• 5 declinazioni: classi di parole; ognuna aveva singolare e plurale;
• 6 casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo.
Vi erano, tuttavia, alcuni problemi in questo sistema, come, ad esempio, il fatto che alcuni casi avevano desinenze
uguali in tutte le declinazioni. Ecco perché nell’evoluzione dal latino alle lingue romanze ci sono stati alcuni
cambiamenti significativi.

SISTEMA NOMINALE: CAMBIAMENTI LATINO-LINGUE ROMANZE


I generi maschile e femminile reggono abbastanza bene nel passaggio, salvo alcuni cambiamenti (come i nomi di
alberi che da femminili diventano maschili, stesso discorso per la generica parola “arborem-albero”; mentre alcune
parole terminanti in –or e indicanti concetti astratti sono passati dal maschile al femminile in alcune lingue come
quelle galloromanze).
A scomparire, invece, è stato il genere neutro, anche se si è trattata di una scomparsa graduale – che all’inizio ha dato
qualche problema – e non completa. Ad esempio, alcuni plurali neutri terminanti in –a vennero scambiati per
femminili singolari di I decl, dando luogo ad una serie di doppioni: folium (foglio) e folia (che doveva essere “fogli”
ma è diventato “foglia”). Per di più, non tutte le lingue hanno perso il neutro, come il romeno. I neutri latini con
uscita in –um sono generalmente confluiti nei sostantivi maschili in –us; le forme di neutro plurale in –a sono
confluite fra i sostantivi femminili con singolare in –a.
Le 5 declinazioni si sono ridotte a 3: la IV declinazione è confluita nella II, la V nella I, invariata la III.
Di conseguenza, si sono ridotte le classi di parole: le femminili finivano in genere nella I declinazione, le maschili
nella II e la III restava mista.

I casi sono passati da 6 prima a 3 (nominativo, accusativo e ablativo), poi a 2 (nominativo e accusativo) e, infine, a
1 (in genere, l’accusativo, dal quale discendono le parole romanze). Le cause principali di questo cambiamento sono:
la scomparsa della –m finale che ha reso identiche alcune forme; la perdita della quantità vocalica, che ha reso
altrettanto uguali le forme del nominativo e dell’ablativo singolare della I decl.

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SISTEMA NOMINALE BICASUALE IN OCCITANO
Il sistema dei casi si mantiene in forma bicasuale nel galloromanzo e retroromanzo.
In francese e occitano si usa parlare di:
• Caso retto: forme derivanti dal nominativo che fungono da soggetto della frase o dal vocativo
• Caso obliquo: forme derivanti dall’accusativo che si utilizzano per tutte le altre funzioni
Esistono tre declinazioni (classi) per i sostantivi maschili e tre per quelli femminili.

SOSTANTIVI MASCHILI DI PRIMA CLASSE


Derivano da: sostantivi della seconda declinazione latina; neutri in –um qui confluiti; infiniti sostantivati; alcuni
sostantivi maschili parisillabi della terza declinazione.

-s ∅

-s

SOSTANTIVI MASCHILI DI SECONDA CLASSE


Derivano per lo più da: sostantivi di II o di III decl. latina terminanti in –er e non in –s al nominativo singolare; infiniti
sostantivati; sostantivi neutri uscenti in –aticum

∅/-s ∅

-s

SOSTANTIVI MASCHILI DI TERZA CLASSE


Derivano da: imparisillabi latini, che potrebbero avere accento mobile e perciò cambiare radice nelle diverse forme;
parole di origine germanica; tutti i sostantivi uscenti in: -aire, -ador (amáire, amadór; peccáire, peccadór ecc.); -ire, -
idor (servíre, servidór; jauzíre, jauzidór ecc.); -eire, -edor (crezéire, crezedór; vendéire, vendendór ecc.) e sostantivi di
largo uso, come: sénher, senhór.

Rad 1 + ∅
Rad 2 + ∅
Rad 2 + ∅
Rad 2 + - s

SOSTANTIVI MASCHILI INDECLINABILI


Quelli che hanno un’uscita della radice in –s, -tz, -x o i pochi che derivano dai neutri in –us della terza declinazione
latina (es. “tempus-temps”, “corpus-cors”)

SOSTANTIVI FEMMINILI DI PRIMA CLASSE


Derivano da: sostantivi di I declinazione e da quelli di III decl latina senza –s al nominativo singolare

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∅ -s

-s

SOSTANTIVI FEMMINILI DI SECONDA CLASSE


Derivano da tutti gli altri sostantivi della III decl e da alcuni imparisillabi regolarizzati

-s -
s

-s

SOSTANTIVI FEMMINILI DI TERZA CLASSE


Derivano dai restanti imparisillabi latini

∅ -
s

-s

SOSTANTIVI FEMMINILI INDECLINABILI


Stesso caso dei maschili

GLI AGGETTIVI IN OCCITANO


Per quanto riguarda gli aggettivi in occitano si distingue tra:
• Aggettivi di prima classe (con distinzione di genere)
Quelli con uscita in –s al retto singolare maschile + quelli con uscita in –e + participi passati (amatz-amada) +
quelli indeclinabili al maschile (perché il tema termina in –s)

• Aggettivi di seconda classe (senza distinzione di genere)


Derivano dagli aggettivi latini di 2° classe del tipo “fortis”. Si declinano così anche tutti i participi presenti
(amantz)

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AGGETTIVI COMPARATIVI
In latino il comparativo si formava in diversi modi (aggiunta –ior, perifrasi con magis o plus per gli aggettivi
terminanti in -us).
Nelle lingue romanze sopravvivono alcune forme con desinenza in –or, forme sintetiche con funzione avverbiale
(melius, peius, minus + agg) e qualche altro comparativo come grandior.
Altre forme resistono ma con significato diverso (es.: maiorsindaco; senioremsignore).
In genere si preferisce la forma “plus/magis + grado positivo dell’aggettivo”.

AGGETTIVI COMPARATIVI – DECLINAZIONE IN OCCITANO


Le forme con desinenza in –or si declinano come segue:

AGGETTIVI SUPERLATIVI
In latino il superlativo si formava con l’aggiunta del suffisso –issimus e aveva sia valore relativo che assoluto.
Nelle lingue romanze per il relativo, invece, si usa la perifrasi “il più/il meno + comparativo”. In senso assoluto si
forma normalmente con una perifrasi composta da “avverbio (multum, trans, forte) + agg”.
Ma non mancano forme sintetiche fossilizzate (es.: proximumprossimo, pessimumpessimo)

AVVERBI
In latino c’erano diversi modi di formare l’avverbio sulla base dell’aggettivo:
• gli aggettivi di I classe (-us, -a, -um) formano l’avverbio aggiungendo il suffisso –e
• gli aggettivi di II classe (-is, -e) lo formano aggiungendo il suffisso – iter
• la prerifrasi agg. all’abl. + mŏdo. “Modo” però era atona e in latino c’era la tendenza a sostituire le parole
atone con parole toniche; ecco perché fu sostituita da “mente”, ablativo di “mens”.
È quest’ultima forma ad essere alla base degli avverbi delle lingue romanze.

PRONOMI
L’evoluzione dei pronomi si è rivelata per alcuni versi più conservatrice, anche se in alcune forme si è avuto uno
sdoppiamento dovuto al fatto che i pronomi hanno conosciuto due tipi di evoluzione a seconda della posizione nella
frase, a seconda se si parla di forme toniche o di forme atone.

PRONOMI DIMOSTRATIVI
I pronomi che hanno subito più cambiamenti sono i dimostrativi.
Si dividono in:
• deittici o indicativi: segnalano il posto in cui si trova una persona o una cosa rispetto al soggetto che parla
(presenza dell’elemento “est”);
• anaforici o determinativi: servono a richiamare e precisare qualcosa di già menzionato nella frase o ad
anticipare e determinare qualcosa che segue (presenza dell’elemento “el”).
Il latino aveva tre gradi per ciascuna di queste due categorie.
In seguito a numerose evoluzioni, nelle lingue romanze sono sopravvissute solo tre forme: iste, ipse, ille (fatta
eccezione per la creazione di forme nuove). Per grandi linee:
• iste = dimostrativo di 1° pers;
• ipse = dimostrativo di 2° pers;
• ille = dimostrativo di 3° pers.
Si possono usare le particella “ecce” o “accu” (e simili) come prefissi rafforzativi.

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PRONOMI DIMOSTRATIVI OCCITANO
L’occitano presenta una varietà di pronomi dimostrativi. Oltre alle forme già citate, vi sono: “aicest” e “aicel” (da
acce+istum e acce+illum), est, celh/aicelh/aquelh (forme derivate da “illum” con palatalizzazione –ll–).
Si declinano come segue:

Deittici o indicativi

Anaforici o determinativi

PRONOMI PERSONALI
Per quanto riguarda le prime due persone (sing e plu), derivano dall’accusativo latino: ieu-me (retto e obliquo), tu-te,
nos, vos.
La terza persona non esisteva e deriva da “ille”; solo alla terza persona troviamo:
• forme toniche:
sing. retto maschile: el/elh
sig. obliquo maschile: el/elh/lui
plu. retto maschile: il/ilh
plu. obliquo maschile: el/elhs/lor
femm. uguale ma aggiunta –a
• forme atone, che a loro volta si declinano in:
❒ caso obliquo diretto: lo, los, la, las
❒ caso obliquo indiretto li, lor, li, lor
Si conservano anche i pronomi personali complemento. (es.: me/mihi > it. me/mi, fr. moi/me, sp. me/mi…).
Nella proclisi elidono la vocale finale me, mi, te, se, si, lo, la, talvolta li e en; mentre nos, vos, los, las perdono la
vocale interna.

PRONOMI/AGGETTIVI POSSESSIVI
Generalmente continuano le forme latine, ma alcuni sistemi linguistici, come l’occitano, hanno sviluppato anche una
serie di possessivi atoni. In queste lingue la serie tonica ha funzione aggettivale enfatica o pronominale (es.: lo mieus
bels amics); la serie atona ha solo funzione aggettivale.
Seguono la seguente declinazione:

Tonici

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Atoni

Indefiniti

I pronomi relativi e interrogativi nelle lingue romanze si basano sostanzialmente sulle tre forme latine “qui”,
“quem” e “quid”.
I relativi sono: quals-qual, qual-quals al maschile; quals-qual, quals-quals al femminile.
Gli interrogativi sono: quins-quin, quins-quins al maschila, quina-quinas al femminile.

Per quanto riguarda i numerali, il sistema latino aveva quattro categorie: cardinali, ordinali, distributivi e avverbi
numerali. Nell’evoluzione sono sopravvissute solo le prime due categorie.
I numeri cardinali in genere conservano le forme latine, tranne qualche eccezione (ad esempio, le forme 70-80-90 in
occitano si dicono secondo un antico sistema di numerazione vigesimale in cui si contava per venti ‘quatre vintz’ ecc.;
in genere si usa la forma scomposta per i multipli di 100, come ‘duex cents’ che sta per 200).
I numeri ordinali sono meno usati, ma anche questi hanno subito evoluzioni in nuove forme (es. da ‘primum’ a
‘primarium’).

L’articolo non esisteva in latino, ma è una formazione risalente al V/VI secolo.


Quello determinativo per lo più deriva dalle forme di “ille”; solo in poche aree si usano i derivati da “ipse”. Davanti a
una parola che inizia con una vocale si ha proclisi (l’articolo si attacca alla parola seguente) ed è segnata con
l’apostrofo; dopo una parola terminante in vocale si ha l’enclisi (l’articolo si attacca alla parola precedente) e viene
segnalata con il punto “volante” o raramente con un trattino.
Quello indeterminativo deriva dal numero cardinale unus, -a.

SISTEMA VERBALE DELLE LINGUE ROMANZE


Il sistema verbale delle lingue romanze si rifà molto a quello latino, anche se ci sono stati alcuni cambiamenti.

FORME SOPRAVVISSUTE
Le forme verbali latine che sopravvivono, pur subendo a seconda delle lingue cambi fonetici e/o analogici, sono:
indicativo presente, congiuntivo presente, indicativo imperfetto e indicativo perfetto.

FORME SCOMPARSE
Sono scomparse le forme flesse, i verbi deponenti e il supino, oltre che il participio futuro, l’infinito perfetto, l’infinito
passivo, l’imperativo futuro, il futuro.

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ALTRI CAMBIAMENTI
Tutte le forme flesse del futuro vengono sostituite da una perifrasi basata su “infinito verbo + verbo modale (voleo,
debeo, habeo) al presente” o con “presente + avverbio temporale”.
Il piuccheperfetto congiuntivo diventa imperfetto congiuntivo.
Il condizionale è di nuova formazione. Ne esistono due tipi. Il primo è basato su “infinito verbo + habere
all’imperfetto o al perfetto”.
Un’altra formazione del tutto nuova sono i passati composti (o perifrastici), formati da “habere/esse + part. passato”.

CONIUGAZIONI
Il latino ne ha quattro: -are; -ēre; -ĕre; -ire.
Nelle lingue romanze si riducono generalmente a tre, perché cade la differenza di accento tra gli –ere.
In occitano si riducono a due:
1. verbi in -ar (< lat. -are)
2. verbi in -er, -re, -ir (< lat. -ĕre, -ēre, -ire)
I verbi si distinguono anche fra deboli e forti:
• Sono deboli quei verbi in cui al perfetto l’accento cade sempre sulla desinenza
• Sono forti quei verbi in cui al perfetto l’accento cade sulla radice alla 1, 3, 6 persona

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