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882°C
α Ti esagonale compatto
il Titanio con una densità di 4.51 g/cm è il più pesente dei metalli leggeri.
I minerali del titanio sono moltissimi, quelli di interesse commerciale solamente due:
Ilmenite FeTiO3
Rutilo: TiO2
Bisogna tener presente che nei minerali oltre al composto di interesse sono presenti
anche molte impurezze
Si nota che il Rutilo contiene più Titanio dell’Ilmenite e quindi è una materia prima
migliore
Estrazione
Il Titanio risulta un elemento piuttosto abbondante, esso è presente in numerose rocce,
tuttavia i giacimenti, ossia dove il minerale di titanio è sufficientemente concentrato da
essere sfruttabile commercialmente si trovano solo in alcuni paesi
Composti del titanio si trovano principalmente in rocce ignee, ossia di orgine
vulcanica, ed in sedimenti derivanti da esse
I minerali di titanio vengono estratti da rocce sedimentarie, in cui la profondità a cui si
trova il minerale dipende dal suo peso specifico, tipicamente le rocce sedimentarie sono
stratificate e ad ogni strato corrisponde una certa composizione
La tecnologia di estrazione del minerale è quella della miniera a cielo aperto. Una
miniera a cielo aperto è un grosso scavo, le pareti sono a terrazza per evitare crolli e
frane ed hanno una ben precisa inclinazione. Il minerale di interesse è trasportato in alto
mediante sistemi di pompaggio con acqua, si ottiene così un fanco che viene fatto prima
sedimentare e poi essiccato. Il materiale incoerente così ottenuto può essere a sua volta
ulteriormente arricchito mediante operazioni di centrifuga o trattamenti chimici
Produzione del Titanio
I metalli, tranne poche eccezioni come l’Oro si trovano in natura sotto forma di ossidi:
Poiché esiste per ogni composto una temperatura alla quale esso è in equilibrio con i
suoi costituenti, la prima cosa che viene in mente per produrre un metallo puro è di
utilizzare il calore, favorendo verso destra l’equilibrio della reazione:
Prendimento ora in esame tre ossidi di metallici differenti, per l’esattezza: l’Ossido di
Rame, l’Ossido di Alluminio e il Biossido di Titanio, le cui reazioni di decomposizione
sono:
E andiamo a vedere quali sono le temperature di decomposizione, considerando una
pressione parziale dell’ossigeno 0.2 bar (ossia quella atmosferica)
Nel caso la materia prima di partenza sia l’ilmenite sono possibile due strade:
Mg2+ +2e− → Mg
In figura è
riportata una tipica
fornace ad arco per il
recupero dei rottami
di ferro, essa opera
alla pressione
atmosferica, gli
elettrodi sono in
genere di grafite. Ai
rottami di ferro si
aggiunge calcare o scorie di altoforno nelle quali si concentrano le
impurezze.
All’interno del crogiuolo si formano due strati uno inferiore contenente il ferro ed
uno superiore contenente le scorie che vengono eliminate da una porta laterale,
l’ossigeno ha lo scopo di eliminare, mediante ossidazione impurezze come zolfo e
fosforo, inoltre serve a decarburare l’acciaio. Il forno funziona in corrente alternata, e
il crogiuolo contenente il metallo fuso è fatto di refrattari senza raffreddamento
La fornace per il
VAR del titanio è
molto più
complessa di quella
vista in precedenza.
Innanzitutto opera
sotto vuoto, è
presente un
crogiuolo di rame
raffreddato ad
acqua, l’elettrodo è
continuamente in
movimento grazie
ad una guida
lineare, le cui tenute
striscianti devono
essere in grado di
resistere al vuoto. E’
necessaria corrente
continua la cui
intensità deve essere
regolata durante il
processo. Per
rimescolare il
metallo liquido e
garantirne
l’omogeneità si può
fare uso di campi magnetici. Inoltre l’elettrodo è costituito dal titanio stesso o
meglio dalla sponge cake prodotta a seguito del processo Kroll
La prima fase del processo consiste quindi nel produrre l’elettrodo di titanio,
per fare questo la sponge cake viene pressata in torchi idraulici per ottenere
delle bricchette sufficientemente compatte. Le bricchette a loro volta sono
saldate tra loro, ad esse è collegato un mozzo grazie al quale l’elettrodo così
ottenuto è fissato alla guida che garantisce il movimento. Vengono anche
aggiunti gli alliganti ed una piccola quantità di rottami selezionati.
L’avviamento avviene con la guida posizionata in basso; sul fondo del
crogiuolo viene posizionata una piccola quantità di titanio, la tensione viene
regolata in
modo da
creare un
arco tra
l’elettrodo ed
il titanio
posto sul
fondo.
come O2 ed N2 vengono ridotte. Una volta ottenuto il lingotto questo può essere
capovolto e sottoposto di nuovo a VAR (generalmente la procedura
di
spegnimento
comincia
quando il 75
%
Il cold hearth è
rivestito internamente
da uno strato molto
sottile di titanio in
questo modo il titanio
fuso non viene a
contatto con un
materiale diverso, in
questo caso il rame, e
così si riducono le
contaminazioni.
Inoltre se ho un
materiale “sporco”
posso lasciarlo nella zona di raffinazione quanto tempo voglio prima di
mandarlo allo stampo, ciò consente una purificazione piuttosto spinta nei
confronti soprattutto di composti volatili come N2 e O2
Le impurezze interstiziali sono quelle che si vanno ad inserire negli interstizi del
reticolo cristallino
Ti+2H2O→TiO2+4H
882 °C
α Titanio β Titanio
Gli alliganti del Titanio vengono classificati in base all’influenza che esercitano
sul β transus:
Avremo: elementi neutri ossia che non hanno influenza sul β transus
Sn, Zr
In figura è riportato il diagramma di fase Ti-Zr, si osserva che caratterizzato sia da
perfetta miscibilità allo stato liquido che allo stato solido, sia in fase β che α, ciò si
spiega perché sia Ti che Zr sono metalli che si comportano esattamente alla stessa
maniera. Entrambi infatti presentano la trasformazione β→α alla stessa temperatura e
con le stesse modalità
β isomorfi
T
t
β eutettoidi
T
i Nei β isomorfi la completa
trasformazione α→β termina ad una
temperatura minore rispetto al β transus, il
che significa che il campo di stabilità della
C
0 fase β è ampiato . Gli alliganti β isomorfi
sono di tipo sostituzionale e non formano
composti intermetallici.
si spiega con il fatto che sia il vanadio che il β titanio hanno la stessa
• Leghe β e near β:
fase β > 20 %
CP TITANIUM
Il ciclo di lavorazione del CP titanio prevede una prima fase di omogeneizzazione, che
ha lo scopo di distribuire uniformemente gli alliganti, dopo viene la lavorazione vera e
propria, che può essere a caldo o a freddo, segue infine una ricottura per ottenere una
microstruttura omogenea. Tipicamente il CP titanio viene prodotto in fogli.
Inoltre il fatto che risponda poco ai trattamenti termici lo rende facilmente saldabile
(non si formano zone termicamente alterate)
Legheα+β
Microstruttura lamellare Microstruttura equiassica Microstruttura Bimodale
Una struttura lamellare è caratterizzata dalle colonie α all’interno delle quali sono presenti
gruppi di lamelle α cementate da fase β. Ad ogni colonia α corrisponde un orientamento
delle lamelle (in tutto sono possibili 12 orientamenti).
La velocità di raffreddamento durante la fase di ricristallizzazione
influisce sia sulle dimensioni delle lamelle (5-0.2 μm) che delle colonie α
(300-100 μm). Infine va aggiunto che le colonie α sono separate tra loro da
uno strato di materiale ancora costituito da fase α.
Poi viene la fase di lavorazione (forgiatura, rullatura, estrusione, etc) che può
essere condotta sia totalmente al di sopra del β-transus sia in campo α+β
La terza fase del ciclo di lavorazione è quella di ricristallizzazione,
anch’essa al di sopra del β-transus, le caratteristiche finali della
microstruttura lamellare dipendono principalmente dalla velocità di
raffreddamento al termine di questa fase.
Bisogna osservare che la struttura finale dipende dalla temperatura del terzo step,
quanto più alta è questa temperatura tanta più fase β si forma.
La formazione della fase β Avviene all’ interno delle lamelle α, che così si
rompono e danno origine ai grani equiassici (α primario).
All’interno della stessa fase β Durante il raffreddamento nucleano delle lamelle α
(α secondario)
Una struttura di tipo equiassico può essere ottenuta in modo molto
simile a quanto visto per le microstrutture bimodali, con l’unica
differenza che la velocità di raffreddamento durante il terzo step è più
bassa, ciò consente di avere grani di α primario di dimensioni maggiori.
l’avanzamento
SUPERPLASTIC FORMING
Nel caso della lega Ti6Al4V con una dimensione dei grani cristallini di circa 10 μ ed alla
temperatura di 875 °C per un valore dello strain rate di