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CENTRALI TERMOELETTRICHE

Ing. Domenico Bufalino


TECNOLOGIE E PROGETTAZIONE DI SISTEMI ELETTRICI ED ELETTRONICI

ISTITUTO TECNICO
INDUSTRIALE STATALE
“G.GALILEI”
Centrali termoelettriche
Le centrali termoelettriche sono quelle in cui la
produzione di energia elettrica avviene mediante
l’energia termica e di pressione conferite a un mezzo
aeriforme (generalmente vapore) mediante
riscaldamento.
Per queste centrali l’energia primaria è l’energia
potenziale chimica posseduta dal combustibile, che si
trasforma in calore durante la combustione.
Il combustibile è generalmente di origine fossile
(carbone, olio combustibile, gas).
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Combustibili
I combustibili fossili costituiscono la principale
fonte energetica per la generazione elettrica
nazionale.
Tali combustibili possono essere raggruppati
in 5 grandi categorie, in relazione alle loro
caratteristiche fisiche e chimiche:
⚫ Combustibili solidi

⚫ Gas naturale

⚫ Gas derivati

⚫ Prodotti petroliferi

⚫ Altri combustibili

Nella pagina seguente è riportata una tabella


con l’elenco dei combustibili utilizzati nei vari
anni per la produzione termoelettrica, secondo
la classificazione fornita da TERNA.

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Combustibili

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Carbone
E’ una roccia sedimentaria leggera estratta da miniere sotterranee o a cielo aperto.
È formato da due tipi di sostanze:
⚫ il carbonio (70-95%) che è il materiale organico che brucia e fornisce calore e
anidride carbonica
⚫ il rimanente materiale inorganico costituite da sostanze argillose e da Sali di zolfo
che con la combustione diventano ceneri e sostanze volatili inquinanti.
Può anche essere prodotto artificialmente.

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Origini del carbone

Foreste preistoriche: il Carbonizzazione: gli alberi Giacimento di


clima caldo-umido del sono coperti da fango che carbone: nell’arco di
Carbonifero (345-280 si trasforma in roccia e la milioni di anni si
milioni di anni fa) massa vegetale viene formano sullo stesso
favorisce la crescita di compressa. Nell’arco di luogo nuove foreste. Si
grandi foreste con alberi milioni di anni i batteri creano così diversi
molto fitti in Germania, “divorano” l’idrogeno e strati di carbone,
Gran Bretagna, Cina l’ossigeno del legno e resta separati da strati di
ecc. solo il carbonio. roccia sterile.

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Tipi di carbone
Esistono vari tipi di carbone che si
differenziano per il grado di
carbonizzazione della vegetazione.
Torba: deriva da piante erbacee, presenta un
aspetto spugnoso e filamentoso di colore scuro.
Ligniti: sono carboni giovani (80M) che
derivano da alberi che hanno subito più
trasformazioni rispetto alla torba. Lo spessore
dei giacimenti può variare a seconda del luogo
in cui si trovano.
Carboni duri: le litantraci e le antraciti sono i
carboni fossili veri e propri, sono nere e lucide
e risalgono circa 300 milioni di anni fa.
Solitamente i giacimenti sono formati da strati
paralleli alternati da carbone e da roccia
sterile.
Coke: si estrae dal litantrace, è un carbone
artificiale, duro e compatto costituito da puro
carbonio. Viene utilizzato per fondere i
minerali di ferro.

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Un po’ di storia
Tra le fonti fossili di energia il carbone è quella più abbondante - 900 miliardi di
tonnellate pari a 600 miliardi di tep (tonnellate equivalenti di petrolio) - e la più
importante per la storia umana. Fu proprio la disponibilità di carbone che consentì
nell’Inghilterra del XIX secolo di sviluppare su larga scala le applicazioni della macchina
a vapore facendo esplodere la prima grande «rivoluzione industriale» (1840-1900).
Veniva usato anche per riscaldare le case. In poco tempo diventò materia prima da cui
ricavare molti prodotti (catrame, benzolo, naftalina…)
Fino agli anni ‘60 è stato la principale fonte di energia al mondo, sorpassato poi dal
petrolio. Attualmente il 37% dell’elettricità mondiale è prodotta dal carbone. Viene usato
anche nei centri siderurgici per la fusione dei minerali di ferro. L’Italia importa via mare il
90% del proprio fabbisogno di carbone.
E’ il combustibile più inquinante, perché emette nell’aria: anidride solforosa, ossidi di
azoto, polveri sottili. Nelle centrali termoelettriche i moderni impianti di filtraggio possono
abbattere buona parte degli inquinanti, ma restano le emissioni di 330 g di anidride
carbonica per kW prodotto. Un numero crescente di paesi, tra i quali l’Italia, ha deciso di
uscire dal carbone.

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Riserve di carbone

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Petrolio
E’ un liquido viscoso di colore variabile
dal giallo chiaro al marrone scuro o
verdastro.
Ha peso specifico leggermente minore
di quello dell’acqua.
E’ in pratica un’emulsione di idrocarburi
con acqua e altre impurità.

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Origini del petrolio
La Teoria Biogenica del petrolio (la più accettata) è quella che sostiene
che il petrolio si formi dalla maturazione termica di 'materia organica’
(fitoplancton e zooplancton del paleozoico). Questa materia organica,
rimasta sepolta negli strati superiori della crosta terrestre, col tempo si è
decomposta, ad opera di batteri anaerobi, trasformandosi in un
materiale ceroso (che viene chiamato pirobitume o cherogene); tale
materiale a certe alte temperature e pressione si trasforma in petrolio
che nel suo percorso di migrazione può più o meno accumularsi a
seconda della conformazione delle rocce (trappola petrolifera). La
Teoria Biogenica la si deve allo scienziato Lomonosov (XVIII secolo).
Le Teorie Abiogene del Petrolio, invece, sostenute da alcuni geologi
(Thomas Gold nel 1992 pubblicò la teoria della profonda biosfera calda)
prevedono che la maggior parte degli idrocarburi naturali, tra cui il
petrolio, siano di origine 'abiotica', cioè inorganica, a partire da depositi
di carbone che risalgono alla formazione della terra e preservatisi nel
mantello superiore.

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Accumulo del petrolio

a)Trappola anticlinale b)Trappola per faglia

c)Trappola formata da un duomo salino d)Trappola stratigrafica

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Estrazione del petrolio
Viene estratto o con delle torri di trivellazione costruendo
un pozzo (sotto l'effetto della differenza di pressione il
petrolio fuoriesce) o in mare aperto facendo ricorso a delle
piattaforme petrolifere.

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Raffinazione del petrolio
Il petrolio, allo stato naturale, al momento
dell’estrazione, è detto greggio, ed è poco
utilizzabile per fini energetici, in quanto la sua
combustione rilascia fumi pesanti.
Viene pertanto accuratamente lavorato e distillato,
per ottenere una forma più pura (raffinazione).
Il processo, che si svolge nelle raffinerie, da’ luogo
contemporaneamente a varie sostanze residue con
possibilità di impiego in altre applicazioni (benzina,
gasolio, bitume, olio combustibile, solventi, ecc…)
come carburante per motori, lubrificazione,
asfaltatura delle strade, riscaldamento, ecc…
La fase principale del processo è detta distillazione
frazionata e consente la separazione dei vari
componenti, anche se poi necessitano di ulteriori
trattamenti.

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Trasporto del petrolio
Ci sono due modi per trasportare il petrolio greggio
alle raffinerie:
L’oleodotto è il mezzo più usato. Esistono
oleodotti sia ricoperti da qualche metro di terra, sia
sostenuti da strutture di acciaio. Questo ultimo tipo
è più veloce, meno costoso e più resistente. Negli
oleodotti sono sistemate diverse pompe per fare
avanzare il petrolio.
Le petroliere sono navi che hanno lo scafo adibito
al trasporto del petrolio.

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Gas naturale
E’ un gas prodotto dalla decomposizione anaerobica di
materiale organico. In natura si trova comunemente allo
stato fossile, insieme al petrolio, al carbone o da solo, in
giacimenti di gas naturale. Viene però prodotto anche dai
processi di decomposizione correnti, nelle paludi, nelle
discariche, durante la digestione negli animali e in altri
processi naturali. Viene infine liberato nell’atmosfera
anche dall’attività vulcanica.
Il principale componente è il metano. Normalmente
contiene anche altri idrocarburi più pesanti (etano,
propano e butano). Sono sempre presenti modeste
percentuali di altri gas (anidride carbonica, azoto,
ossigeno, gas nobili e solfuro di idrogeno). Il solfuro di
idrogeno e il mercurio sono considerati i contaminanti più
nocivi che devono essere sempre rimossi prima di
qualsiasi utilizzo.

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Origini del gas naturale
I resti degli organismi viventi
si depositarono nel terreno

In assenza di aria, poi, le


sostanze organiche furono
attaccate e decomposte dai
microrganismi

A poco a poco, quindi, il


carbonio e l'idrogeno presenti,
prevalsero sugli altri elementi,
fino a formare il gas naturale.

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Metano
Il metano è un gas naturale, incolore, inodore. La sua formula è CH4, ed è un materiale
infiammabile.
Si forma dalla lenta decomposizione di residui organici durante migliaia di anni. Fu
scoperto nel 1778 da Alessandro Volta nei pressi del Lago Maggiore come prodotto
della decomposizione anaerobica nelle paludi.

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Metano
Rispetto al petrolio ed al carbone la sua combustione non lascia residui ed è quindi
meno inquinante.
Questo materiale abbonda nelle regioni petrolifere, ma può anche trovarsi in zone
povere di petrolio, perché i gas tendono a spostarsi nel sottosuolo, accumulandosi in
sacche.
Il metano viene estratto con trivellazioni. Le riserve accertate si trovano nell'Ex Unione
Sovietica, nei paesi dell' OPEC e nel nord America. Questo gas è usato per il
riscaldamento urbano, data la facilità del suo trasporto.
Le riserve accertate di gas sono attualmente 184.000 miliardi di metri cubi e dureranno
poco più di 70 anni.

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Formazione del metano
Il metano può avere sia origine naturale sia origine
artificiale. E’ il principale componente di gas di origine
naturale (gas naturale).
Esso si forma nel suolo a seguito di digestione anaerobica,
in assenza di ossigeno, della materia organica, sia
animale, sia vegetale (resti di sostanze vegetali, liquami,
deiezioni animali, ecc…).
In forma naturale il gas metano si trova in grande quantità
nei giacimenti di gas naturale, ma esistono anche
giacimenti di solo metano nel sottosuolo terrestre e marino
(sotto forma di clatrati di metano sui fondali oceanici).
Si può ottenere anche artificialmente attraverso trattamenti
di distillazione secca di combustibili solidi (gas di città), nei
processi di trattamento chimico dei derivati del petrolio e
per reazione chimica dal carburo di alluminio con l’acqua.

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Trasporto del gas nat. e del metano
Il trasporto del gas naturale può avvenire allo stato
gassoso. I gasdotti e i metanodotti. sono condutture
in grado di collegare il luogo di produzione con
quello di stoccaggio. Sono fatti di grandi condotte
che si diramano via via in condotte più piccole , e
che appunto convogliano il gas ad una rete di
distribuzione che lo fa arrivare:
⚫ o presso le abitazioni ;

⚫ o presso le centrali termoelettriche.

Il gas naturale può anche essere liquefatto (GNL)


nel luogo di produzione, occupando un volume
minore, e trasportato tramite navi metaniere allo
stato liquido. Nel luogo di arrivo viene nuovamente
ritrasformato allo stato gassoso nei rigassificatori e
immesso nella rete di distribuzione.

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Riserve di petrolio e gas naturale
Quasi il 70% delle attuali riserve di petrolio si trova in Medio Oriente,
mentre più del 75% delle riserve di gas naturale si trova diviso tra i paesi
medio orientali e i paesi dell’ex Unione Sovietica.

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Produzione di bio-gas e bio-metano
È un processo naturale, vecchio un
miliardo di anni, quello all’origine del
gas naturale (metano) che usiamo
quotidianamente e che continua
ancora oggi nei terreni acquitrinosi,
nei sedimenti lacustri, nell’apparato
digestivo dei ruminanti.
E’ un processo che abbiamo imparato
a sfruttare in impianti (biodigestori)
in cui “alleviamo” i batteri che hanno
questa singolare proprietà, dando loro
da mangiare biomasse di scarto o
appositamente coltivate.

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Biodigestore: schema
Gli “scarti” di questa attività microbica sono:
⚫ una miscela di gas (biogas)

⚫ e di digestato: un residuo semi-solido, biologicamente stabile, formato da:


molecole organiche poco degradabili (lignina); resti dei batteri morti; composti
inorganici (azoto, fosforo, potassio)

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Aspetti quantiitativi del biogas
Quanto biogas si produce con 1000 kg di biomasse?

Composizione (% in volume) di gas naturale e biogas grezzo

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Composti pericolosi nel biogas grezzo
La composizione chimica del biogas grezzo dipende dalla «pulizia» delle biomasse
digerite.
Frazioni organiche derivate da raccolta differenziata porta a porta producono biogas con
una bassa concentrazione di composti indesiderati.
Una successiva raffinazione, eventualmente seguita da arricchimento in CH4
(biometano), consente di ridurre la concentrazione dei componenti problematici.

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Metano sintetico
E’ possibile sintetizzare il metano da anidride carbonica
e idrogeno (CO2 + 4H2 → CH4 + 2H2O). Ciò
rappresenta un’ottima soluzione per limitare le emissioni
in atmosfera di anidride carbonica. In Italia l’ENEA ha
realizzato l’impianto dimostrativo FENICE.
L’impianto, che opera ad alte pressioni e a temperature
di circa 200°C, rivitalizza il carbonio presente nella CO2
attraverso la sua riduzione con idrogeno.
L’elettrolizzatore, che l’impianto FENICE utilizza per la
produzione di idrogeno, può essere alimentato da fonte
rinnovabile, consentendo l’immagazzinamento
dell’energia sotto forma chimica.
L’impianto, utilizzando opportuni catalizzatori, può
produrre anche metanolo e dimetil-etere (DME),
combustibili alternativi per autoveicoli dalle ottime
qualità e dal basso impatto ambientale.

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Potere calorifico
A parità di massa (combustibili solidi o liquidi) o di volume (combustibili
gassosi) la quantità di calore sviluppata è diversa per i vari tipi di
combustibile. Questa quantità è detta potere calorifico.
In genere la combustione produce anche del vapore acqueo, che
contiene una certa quantità di calore (calore di vaporizzazione) non
utilizzabile. A seconda che venga considerata oppure no si definisce il
p.c.superiore e il p.c.inferiore.

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Combustibili fossili
I combustibili fossili sono fonti energetiche rinnovabili?

SI, ma i tempi con cui si rinnova sono dell’ordine dei milioni di anni.

L’incremento demografico e la crescente necessità di energia (per


riscaldare le case, per trasformare la materia e per il trasporto) ha rotto
l’equilibrio che si era mantenuto prima dell’inurbamento.

Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate


da fonti il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali o che per loro
intrinseca caratteristica si rigenerano o non sono «esauribili» nella scala
dei tempi umani.

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Scambi energetici
Le centrali termoelettriche utilizzano il vapor d’acqua come fluido motore,
che evolve passando attraverso una successione di stati a ciclo chiuso
(macchina termica ciclica) realizzando i seguenti scambi energetici:
1. Conversione dell’energia chimica del combustibile in energia termica e di
pressione del vapore; essa avviene nel generatore di vapore (caldaia e
accessori).
2. Trasformazione dell’energia posseduta dal vapore in energia meccanica di
rotazione attraverso la turbina, nella quale l’espansione e il raffreddamento
del vapore provocano il movimento della girante.
3. Ottenimento di energia elettrica mediante l’alternatore mosso dalla turbina.

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Diagramma di fase o di stato del vapore
Si ricorda che per un gas perfetto le tre
È un particolare diagramma cartesiano
grandezze sono legate dalla relazione p v =
della superficie che rappresenta lo stato del
R T (equazione caratteristica dei gas
sistema termodinamico in esame al variare
perfetti) dove R è la costante caratteristica
di delle coordinate termodinamiche
del gas. Questa equazione per i gas reali
(temperatura assoluta T, pressione
comunque è sufficientemente
assoluta p, volume specifico v)
approssimata.
Qui sotto la proiezione sul piano p – v
(piano di Clapeyron)

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Trasformazioni termodinamiche
Una generica trasformazione termodinamica si rappresenta sul
piano p-v con una linea avente per estremi lo stato iniziale e lo
stato finale.
Le trasformazioni termodinamiche che interessano l’acqua nel
circuito della centrale termoelettrica sono:
⚫ trasformazioni a pressione costante (isobariche)

⚫ trasformazioni a volume costante (isometriche o isocore)

⚫ trasformazioni a temperatura costante (isotermiche)

⚫ trasformazioni senza scambio di calore con l’esterno


(adiabatiche).

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Macchine Termiche
Nel linguaggio comune la parola “macchina” è utilizzata per
indicare ogni congegno capace di produrre un effetto utile,
attraverso la conversione di energia da una forma ad un’altra.
Perché si parli di “macchina” ci sono sempre delle parti in
movimento (è quindi coinvolta sempre energia meccanica).
Una macchina termica converte energia termica in lavoro o
vice versa

Fluido
Serbatoio
Freddo

Isolante Serbatoio
Caldo

Una macchina termica opera tra due temperature diverse


e trasforma parte del calore in lavoro.
Il fluido interno compie un ciclo di trasformazioni
termodinamiche ritornando allo stato iniziale.
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Macchine termiche
Macchina semplice motrice Macchina semplice operatrice
Convenzionalmente, si parla di macchina frigorifera se la
temperatura ambiente corrisponde a quella superiore del
ciclo, e di pompa di calore se la temperatura ambiente
corrisponde a quella inferiore del ciclo.

Schema di funzionamento e flusso di energia

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II legge della Termodinamica per macchine cicliche
ENUNCIATO DI KELVIN-PLANCK
E’ impossibile costruire una macchina termica (od un sistema di macchine termiche)
ciclica il cui unico effetto sia la produzione di energia meccanica mediante assorbimento
di calore da una sola sorgente.
ENUNCIATO DI CLAUSIUS
E’ impossibile costruire una macchina termica (od un sistema di macchine termiche)
ciclica il cui unico effetto sia il trasferimento di calore da una sorgente più fredda ad una
più calda.

Entrambi gli enunciati contengono le parole chiave “ciclico” e “unico”, che sono
fondamentali: è infatti possibile costruire macchine termiche non cicliche che violino
entrambi gli enunciati, o macchine cicliche per cui la violazione degli enunciati non è
l’unico effetto.
E’ da notare a questo punto che le macchine cicliche inverse od operatrici, che
assorbono energia meccanica, realizzano il trasferimento di energia termica da una
sorgente termica più fredda ad una più calda, ovvero realizzano ciò che l’enunciato di
Clausius proibisce che avvenga spontaneamente.
Nel caso di tali macchine, il trasferimento di calore non è l’unico risultato, essendo
accompagnato dall’assorbimento di energia meccanica.

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Ciclo Rankine
il ciclo si compone di quattro organi:
Pompa: estrae il liquido saturo dal
condensatore e lo inietta nella caldaia.
Aumenta la pressione.
Caldaia o Generatore di vapore: è uno
scambiatore di calore tra i fumi di
combustione e il liquido saturo che aumenta
di temperatura fino a trasformarsi in vapore
saturo e successivamente surriscaldato, la
trasformazione è isobara (avviene a
pressione pressoché costante).
Turbina: è l'organo in cui avviene la
produzione di lavoro utile.
Condensatore: è uno scambiatore di calore
che condensa il vapore saturo, in uscita dalla
turbina, a pressione e temperatura costanti
cedendo calore a un pozzo termico, che può
essere un lago, un fiume o l'atmosfera
stessa.

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Le fasi del ciclo
Fase 1-2: compressione a volume costante dell’acqua,
da una pressione di alimentazione a quella di esercizio
del generatore di vapore.
Fase 2-3: riscaldamento a pressione costante dell'acqua
da temperatura iniziale Ti fino alla temperatura di
ebollizione Te.
Fase 3-4: trasformazione a temperatura e pressione
costanti da liquido a vapore saturo secco.
Fase 4-5: surriscaldamento a pressione costante del
vapore saturo secco, si passa da una temperatura Te a Solitamente la fase 1→2
quella di surriscaldamento Ts. (volume costante) viene fatta
coincidere con la fase 1→3 che
Fase 5-6: espansione adiabatica, diminuiscono p e T e rappresenta contemporaneamente
la variazione di energia interna diventa lavoro utile. la fase di mandata dell’acqua in
Fase 6-1: condensazione del vapore a pressione e caldaia e quella di riscaldamento
dell’acqua fino alla temperatura
temperatura costanti in un’apparecchiatura specifica di ebollizione.
detta condensatore.

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Schema elementare del ciclo acqua vapore
Nella figura è rappresentato
uno schema elementare di
una centrale termoelettrica
a vapore.
Il problema principale è
quello di ottenere il valore
più elevato del rendimento
complessivo al quale
concorrono quello proprio
del ciclo termico, quello
della turbina e quello
dell’alternatore.

pag. 38
Esempio di schema reale
Per migliorare il rendimento del ciclo termico e portare quello complessivo di
conversione ai valori attuali (intorno al 40%) nelle moderne centrali termielettriche si
adottano numerose variazioni rispetto allo schema base. In figura un esempio.

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Inquinamento
La produzione dell’energia elettrica, come del resto ogni altra
attività industriale, provoca un certo impatto sull’ambiente,
dipendente dal tipo di centrale e dalla tecnologia adottata.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, particolare
rilevanza assumono le problematiche ambientali connesse con
le centrali termoelettriche alimentate con combustibili fossili,
sia per la loro diffusione (coprono infatti circa i due terzi della
produzione mondiale di energia elettrica) sia per la presenza
dei prodotti residui della combustione.

pag. 40
Sostanze inquinanti
Le principali sostanze inquinanti emesse sono
1. l’anidride solforosa (SO2),
2. gli ossidi di azoto (NOx),
3. le polveri
4. e l ’anidride carbonica (CO2 )
Quest’ultima, favorisce l’effetto serra e, quindi, il riscaldamento
globale del pianeta.
Le tecnologie attuali sono abbastanza efficaci per l'abbattimento a
valori inferiori ai limiti imposti dalle normative dei primi tre inquinanti
indicati, mentre per l’anidride carbonica tali tecnologie presentano
ancora costi molto elevati e, soprattutto, è ancora insoluto il problema
dello smaltimento dei grandi quantitativi di prodotti di risulta che si
creano nel processo di trattamento dell'anidride. Occorre pertanto
limitare alla fonte la produzione di CO2, nelle centrali.
pag. 41
Riduzione degli inquinanti
Dato che il problema dell'inquinamento atmosferico non deriva solo dalla
produzione dell'energia elettrica e non dipende soltanto da un singolo Stato,
sono stati stipulati dei protocolli internazionali, che riguardano:
⚫ la riduzione delle emissioni globali di ossidi di zolfo (Helsinki 1985 e Oslo 1944);
⚫ la riduzione degli ossidi di azoto (Sofia 1988);
⚫ la riduzione dei gas che contribuiscono all'effetto serra, di cui il principale è
l’anidride carbonica (Kyoto 1997).
L'adeguamento della legislazione italiana a queste nuove esigenze ha
portato a due decreti interministeriali: quello dell'8 maggio 1989 ha fissato i
limiti delle emissioni di SO2, NOX e polveri per i nuovi impianti termoelettrici,
mentre il decreto del 12 luglio 1990 ha stabilito i limiti di emissione anche per
gli impianti esistenti, ampliando le restrizioni a un centinaio di altre sostanze.
Il rispetto dei limiti di emissione degli inquinanti comporta l'adozione di
particolari misure nella gestione delle centrali termoelettriche.

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Zolfo
Gli ossidi di zolfo, che sono una delle cause delle piogge acide, sono tipicamente frutto
della combustione del carbone e sono strettamente regolamentati.
Per la riduzione degli inquinanti a base di zolfo si adottano interventi sia di tipo
gestionale che impiantistico.
I primi consistono nell'impiego di combustibili con bassissimo tenore di zolfo (non
superiore allo 0,25% in peso) oppure nell'uso combinato di olio combustibile, con
percentuale di zolfo superiore, e di gas naturale, mentre i secondi richiedono
l'installazione di impianti di desolforazione dei fumi.
Si distinguono tre tipologie di rimozione: pre-combustione (trattando precedentemente il
carbone), in caldaia (iniettando composti di calcio che vanno a legarsi con lo zolfo per
dare gesso inerte), post-combustione (in questo caso si utilizzano impianti di
desolforazione dei fumi).
Una tecnica di desolforazione dei fumi tre le più diffuse è nota come processo a calcare
e gesso: si utilizza una soluzione di composti del calcio che porta all'ottenimento di
gesso, che può poi essere impiegato nella produzione di cementi o di pannelli in
cartongesso oppure smaltito in discarica
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Ossidi di azoto
L’abbattimento degli ossidi di azoto è un problema comune a tutte le
centrali a combustione. La riduzione degli ossidi di azoto si basa su
interventi primari e secondari di denitrificazione.
I primi hanno lo scopo di ridurre la formazione di tali ossidi e vengono
attuati regolando opportunamente la combustione, ossia riducendo le
temperature massime di combustione, i tempi di permanenza del
combustibile nelle zone calde e il tenore di ossigeno nelle zone di
combustione.
Gli interventi secondari, invece, servono per l'abbattimento degli ossidi di
azoto dopo la combustione e consistono nel prelevare i fumi provenienti
dalla caldaia a valle dell'economizzatore e inviarli in reattori catalitici,
dove avviene l'abbattimento mediante reazione con ammoniaca o urea.

pag. 44
Ceneri o polveri
Per quanto riguarda la riduzione delle polveri contenute nei fumi,
polveri presenti in maggiore quantità negli impianti a carbone e a
olio combustibile, si usano i precipitatori.
⚫ Precipitatori meccanici: provocano la caduta delle particelle
solide sospese nei gas facendone variare la velocità mediante
allargamenti di sezione o bruschi cambiamenti di direzione.
⚫ Precipitatori elettrostatici: (vedi figure) si basano sul principio
dell'attrazione tra corpi dotati di carica elettrica di segno opposto
e sono costituiti da elementi metallici filiformi e da piastre
metalliche, disposti in verticale lungo il condotto dei fumi e
collegati rispettivamente all'elettrodo negativo e a quello positivo
di un sistema di alimentazione a corrente continua in alta
tensione (50 kV circa). Le particelle solide in sospensione
vengono caricate negativamente dagli elementi filiformi e attratti
dalle piastre positive.
Periodicamente le piastre vengono sottoposte a vibrazioni e
scuotimenti in modo da far cadere la fuliggine nelle apposite
tramogge di raccolta.

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Anidride carbonica
Negli ultimi anni, all'abbattimento degli inquinanti tradizionali, grande attenzione è stata
posta nell'abbattimento delle emissioni di anidride carbonica per il suo contributo
all'effetto serra.
Questa necessità ha spinto verso impianti sempre più efficienti e verso lo sviluppo e la
sperimentazioni di impianti con cattura e sequestro del carbonio. Le tecniche di
separazione si dividono in tre gruppi principali:
⚫ Cattura pre-combustione prevede la rimozione del carbonio dal carburante
alimentato alla centrale, che viene così a funzionare bruciando praticamente solo
idrogeno.
⚫ Ossicombustione prevede la combustione del carburante in atmosfera di ossigeno
puro, così da poter poi separare facilmente l'anidride carbonica dagli altri componenti
senza la grande diluizione tipica delle combustioni in aria.
⚫ Cattura post-combustione prevede, con tecniche relativamente simili a quelle post-
combustione per l'abbattimento degli ossidi di zolfo, di rimuovere l'anidride carbonica
dal flusso allo scarico della centrale.

pag. 46
Emissioni di CO2 dei vari combustibili

pag. 47
Le misurazioni di CO2
Le misurazioni della concentrazione di CO2 a largo di
Mauna Loa (Hawaii) hanno evidenziato un incremento
costante dal 1958 ad oggi.

pag. 48
Il ciclo della CO2

pag. 49
Il clima sta davvero cambiando?

pag. 50
Il clima sta davvero cambiando?

pag. 51
Il clima sta davvero cambiando?
Le misurazioni della
CO2 presente nei
ghiacciai permettono di
stabilire l’andamento
storico della
concentrazione in
atmosfera .

pag. 52
Altri aspetti
Si deve tener conto, infine, che l’impatto ambientale
provocato da una centrale non riguarda solo il rilascio
di sostanze inquinanti originate dalla combustione, ma
comprende anche altri aspetti:
⚫ L’inquinamento idrico
⚫ La modificazione del paesaggio

⚫ Lo smaltimento dei rifiuti solidi

⚫ Il controllo dell’inquinamento da rumore

pag. 53
Altri aspetti
L’inquinamento idrico è dovuto all’aumento di
temperatura dell’acqua di raffreddamento usata per la
condensazione del vapore, alle acque reflue risultanti
dal lavaggio delle apparecchiature, alle acque piovane
inquinabili da oli e da altri agenti.
Disposizioni legislative stabiliscono, per esempio, il
valore limite del pH, della concentrazione di metalli e
dal salto termico dell’acqua di refrigerazione.

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Altri aspetti
La modificazione del paesaggio è causata dalle
opere necessarie per la costruzione della centrale,
delle vie di accesso e dei sistemi di
approvvigionamento e deposito del combustibile.
Di particolare impatto risultano essere i camini, data la
loro considerevole altezza (anche superiore a 200 m).

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Altri aspetti
Lo smaltimento dei rifiuti solidi riguarda principalmente,
per le centrali a carbone, quello della cenere che viene
ceduta a industrie per la produzione di cementi e
calcestruzzi.
Il controllo dell’inquinamento da rumore riguarda sia
l’ambiente esterno che quello interno alla centrale e impone
l’adozione di pareti insonorizzanti intorno ai macchinari più
rumorosi.

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Petroliere in fiamme

pag. 57
La marea nera

pag. 58
La marea nera

pag. 59
La marea nera

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2002 Costa spagnola

pag. 61
Exxon Valdez

pag. 62
Effetti sulla fauna

pag. 63
Effetti sulla fauna

pag. 64
Sforzi di bonifica

pag. 65
Sforzi di bonifica

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Piattaforma Deepwater Horizon (20 aprile 2010)

pag. 67
pag. 68
Fumo visto dal satellite

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