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IDROGENO
1. Propriet dell'idrogeno
L'esistenza dell'idrogeno nota da secoli, ma la sua vera natura comincia ad
emergere solo intorno al XVI secolo quando Paracelso per primo descrisse un gas
infiammabile prodotto per reazione dell'acido solforico con il ferro. In seguito, nel
1766, Henry Cavendish approfond gli studi sulle propriet e la preparazione
dell'idrogeno dall'acqua Nominato inizialmente "aria infiammabile" da Joseph
Priestley, nel 1783 Lavoisier diede a questo gas il nome di idrogeno, che significa
"generatore di acqua" (dal greco hydor e geno, "generatore d'acqua").
Esso si combina direttamente alla maggior parte dei non metalli e dei metalli alcalini
e alcalino-terrosi.
La combinazione con ossigeno, per dare acqua, avviene spesso con esplosione a
temperatura elevata o in presenza di un catalizzatore.
Con lo zolfo si combina intorno ai 250 C; la reazione con azoto, che d luogo
all'ammoniaca, richiede l'uso di catalizzatori, alta temperatura ed alta pressione.
Con il carbonio reagisce verso i 1100 C per generare metano. Insufflando idrogeno
in un arco elettrico si ottiene un gas dotato di propriet riducenti eccezionali detto
"idrogeno atomico", che riduce tutti gli ossidi e si combina a freddo con la maggior
parte dei non metalli.
1 kg di idrogeno contiene la stessa quantit di energia di 2,1 Kg di gas naturale o di
2,8 Kg di benzina. L'idrogeno brucia nell'aria a concentrazioni volumetriche
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comprese nel range del 475% (il metano brucia in un range del 5.3-15% e il
propano del 2.1-9.5%). La pi alta temperatura di ignizione dell'idrogeno pari a
2318C raggiunta alla concentrazione volumetrica del 29%, mentre, in un'atmosfera
ricca di ossigeno, pu raggiungere temperature di ignizione fino a 3000C (le
temperature di ignizione pi alte in aria sono 2148C per il metano e 2385C per il
propano). La minima energia di ignizione richiesta per una miscela stechiometrica
combustibile/ossigeno, 0.02 mJ per l'idrogeno, 0.29 mJ per il metano e 0.26 mJ per
il propano. Le temperature per la spontanea combustione dell'idrogeno, del metano e
del propano sono 585C, 540C e 487C rispettivamente. La regione di esplosivit
per l'idrogeno e per il metano compresa tra il 1359% per il primo e tra il 6.314%
per il secondo. Il range di esplosivit dell'idrogeno chiaramente molto pi ampio,
laddove il metano gi esplosivo a concentrazione molto pi bassa.
L'idrogeno ha il pi alto contenuto di energia per unit di massa di tutti gli altri
combustibili, il potere calorifico superiore 141,9 MJ/Kg.
2. Impieghi dell'idrogeno
L'idrogeno un gas industriale di primaria importanza. Fu per lungo tempo utilizzato
per il gonfiamento degli aerostati; ma a causa della sua infiammabilit, che provoc
gravissimi incidenti (Akron, Hindenburg, ecc.), stato sostituito dall'elio,
leggermente pi pesante ma non infiammabile. L'idrogeno usato come materia
prima in un gran numero di operazioni chimiche. La pi importante la sintesi
dell'ammoniaca, ma vanno anche ricordate l'idrogenazione degli oli di pesce e delle
nafte, la fabbricazione del metanolo e dei carburanti sintetici.
Attualmente, l'unico impiego dell'idrogeno come combustibile, avviene nei
programmi spaziali della NASA. Idrogeno ed ossigeno liquidi, vengono combinati
per ottenere il combustibile necessario per lo space shuttle ed altri razzi. Le celle a
combustibile a bordo inoltre, sempre combinando idrogeno ed ossigeno, producono
gran parte dell'energia elettrica richiesta. L'unico materiale scaricato dalle celle
acqua pura, utilizzata dall'equipaggio per dissetarsi (National Renewable Energy
Laboratory, 1995).
Oggetto delle pi recenti ricerche, l'impiego dell'idrogeno nelle celle a
combustibile. L'obiettivo quello di realizzare un sistema energetico basato
sull'idrogeno, con la costruzione di impianti per la produzione di energia che
utilizzino l'idrogeno prodotto dall'elettrolisi dell'acqua marina.
Anche se la ricerca ha raggiunto apprezzabili traguardi, tutte le tecnologie relative
all'uso dell'idrogeno, sono ancora da sviluppare e perfezionare e notevoli sono gli
ostacoli da superare affinch tale visione diventi realt.
potuto giocare in campo energetico. Esso poteva essere agevolmente prodotto con
l'impiego di energia elettrica, tramite elettrolisi, ed essere quindi immagazzinato e
trasportato in diversi modi. La visione di un sistema energetico basato sull'idrogeno,
per, era strettamente correlata, nella realt, con la disponibilit di energia elettrica a
basso costo, unico vincolo alla realizzazione di un sistema efficiente e competitivo.
Metodi per la produzione di idrogeno alternativi all'elettrolisi, erano comunque legati
alla disponibilit di combustibili fossili e ci rafforz ancor pi la convinzione che
senza la possibilit di disporre di energia elettrica poco costosa, non vi erano altre
concrete possibilit di far fronte, nel breve termine, all'impellente crisi energetica. Di
conseguenza, i progetti di ricerca legati all'energia dall'idrogeno furono
progressivamente abbandonati.
Nel corso degli anni 1980, furono fatti notevoli passi avanti nello studio delle
tecnologie relative alle risorse rinnovabili e all'efficienza energetica, tanto che la
ricerca su sistemi energetici altamente efficienti basati su idrogeno e fonti
rinnovabili, apparve sempre pi interessante. In particolare, si intensificarono gli
sforzi per lo sviluppo di tecnologie che rafforzassero il legame tra idrogeno e fonti
rinnovabili, al fine di ridurre, se non eliminare del tutto, la dipendenza dai
combustibili fossili tradizionali (National Renewable Energy Laboratory, 1995). Il
raggiungimento di un sistema completamente basato sul ciclo di vita dellidrogeno,
presuppone infatti limpiego di fonti rinnovabili per la produzione didrogeno da cui
risulterebbe un impatto ambientale nullo dato che da tali processi di produzione
residuerebbero solo ossigeno ed acqua. Successivamente lidrogeno verrebbe
immagazzinato e trasportato per poi essere utilizzato nelle diverse possibili
applicazioni.
Attualmente, anche se la ricerca ha compiuto ulteriori, notevoli passi, le sofisticate
tecnologie oggetto dei recenti piani di studio necessitano ancora di quei
perfezionamenti che consentiranno il graduale passaggio ad uneconomia basata
sullidrogeno.
4. I vantaggi dell'idrogeno
Lidrogeno ormai considerato come il combustibile del futuro, le sue particolari
caratteristiche infatti, ne fanno una fonte d'energia ideale.
L'idrogeno pu essere prodotto, come l'elettricit, da qualsiasi fonte d'energia,
comprese quelle rinnovabili: la materia prima fondamentale per la produzione
dell'idrogeno l'acqua, che disponibile in abbondanza; l'idrogeno una fonte
completamente rinnovabile dato che il prodotto della sua utilizzazione, sia tramite
combustione sia attraverso conversione elettrochimica, acqua pura o vapore
acqueo. L'idrogeno quindi compatibile con l'ambiente, poich la sua produzione
dall'elettricit (o direttamente dall'energia solare), il suo immagazzinaggio e
trasporto, ed il suo utilizzo finale non producono alcun agente inquinante (eccetto
alcuni NOx se bruciato con l'aria) o qualsiasi altro effetto nocivo per l'ambiente. Esso
inoltre non produce alcun gas serra, in particolare CO2 (Barbir,1999).
Esso pu essere immagazzinato in forma gassosa (conveniente per
l'immagazzinaggio in larga scala), in forma liquida (conveniente per il trasporto
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Elettrolisi dellacqua.
Steam reforming del gas metano.
Ossidazione parziale non catalitica di idrocarburi.
Gassificazione del carbone.
Altri metodi.
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Fig. 2 L'elettrolisi.
Per risolvere questo problema, si prevede lapplicazione dellelettrolisi con vapore ad
alta temperatura (900-1000 C). Lalta temperatura del sistema accelera le reazioni,
riduce le perdite denergia dovute alla polarizzazione degli elettrodi ed accresce
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Specie presenti:
[K+]= [OH-]=1M, [H+]=10-14M, H2O
- catodo
E E ?
1 K+ + e-=K -2,92 -2,92
2 2H+ + 2e- =H2 0 -0,827 (*)
3 2H2O+2e-=H2+2OH- -0,828 -0,828
9
(*) 0+
0,059
2
(
log 10 14 )
2
f . e. m .= Ean Ecat
E=1,23
Sovratensione (Es):
La scarica di un gas agli elettrodi spesso un fenomeno non reversibile, pertanto non
avviene al valore della tensione anodica o catodica calcolata, ma ad una tensione
maggiore. La sovratensione agli elettrodi dipende da vari fattori come il materiale e
lo stato fisico degli elettrodi, la natura chimica di ci che si deposita. In pratica
esistono tre tipi di sovratensioni:
Occorre notare che la sovratensione non costante per un dato elettrodo. Essa infatti
dipende anche dalla densit di corrente impiegata (aumenta con essa) e quindi dalla
superficie degli elettrodi a parit di corrente. La sovratensione di O2 generalmente
minore, ed particolarmente bassa con elettrodo di nichel; per questo motivo gli
anodi di queste celle si fanno di ferro nichelato.
Ea=0,403+0,06= 0,463
Ec= - 0,828 - 0,08= - 0,908
E = 1,37
Il calcolo del consumo di energia e della tensione da applicare alla cella, nel caso
ideale di trasformazione reversibile, si conduce mediante considerazioni
termodinamiche. Il lavoro elettrico reversibile che dobbiamo spendere uguale al -
G della trasformazione, essendo
G = - west
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west = q E
G = - q E
G = -Ne E
F F = 6,02*1023 1,602*10-19 = 96500 coulombs
Per n moli di elettroni:
G = -n F E
coulombs volt = J = watt x sec
G(J) = -n 96500 E
- G = west = Q = nFE
La ragione del segno negativo (- G) sta nel fatto che il G di una trasformazione
reversibile rappresenta il lavoro che il sistema compie, mentre nel nostro caso noi
dobbiamo fornire lavoro al sistema.
237.1000
Q= = 3kWh / Nmc
3600.22,4
G 237.1000
E= = = 1,23Volt
nF 2.96500
1,23
t = = 60%
2
Vari sono motivi che rendono la tensione necessaria maggiore di quella teorica. Oltre
alla sovratensione, di cui si gi parlato occorre considerare:
E = ( E a Ec ) + E s + E + E p
= tc (comunemente ) 50%
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CELLE ELETTROLITICHE
Le celle elettrolitiche si suddividono in due tipi fondamentali; celle multipolari e
celle bipolari. La differenza tra le due sta nel fatto che nelle celle multipolari gli
elettrodi sono collegati in parallelo e ciascuno di essi collegato alle sbarre
portacorrente, mentre nelle celle bipolari la tensione applicata solamente agli
elettrodi terminali in modo che gli elettrodi intermedi si caricano per induzione. Le
celle per l'elettrolisi dell'acqua sono molto ingombranti, dovendo lavorare con densit
di corrente limitate perch altrimenti si riducono troppo i rendimenti ed aumentano le
sovratensioni. Le celle possono essere chiuse o aperte. Ci in relazione al fatto che
la CO2 dellaria tende a sciogliersi nella soluzione alcalina formando carbonato e
modificando il pH della soluzione. Le celle chiuse vanno mantenute in lieve
pressione per evitare che penetri aria e si formi una miscela esplosiva. Nelle celle
aperte occorre provvedere alla decarbonatazione della soluzione estraendo con
continuit una parte di essa e trattandola con latte di calce:
K2CO3 + Ca(OH)2 = CaCO3 +2 KOH
Si cercato di risolvere il problema anche ricoprendo la soluzione con olio minerale
ma si avuto l'inconveniente di una ossidazione dell'olio all'anodo. L'impianto di
elettrolisi costoso perch, oltre alle celle, comprende dispositivi per la circolazione
dell'elettrolita, sistemi di recupero dei gas sviluppati, impianti di depurazione
dellelettrolita, di produzione dell'acqua distillata, reintegro.
Celle multipolari
Nella figura 2 riportato lo schema di una cella multipolare Fauser costituita da un
cassone parallelepipedo in ferro, sostenuto da isolanti che poggiano su basi di
cemento. Nella
soluzione alcalina sono
immersi
alternativamente gli
anodi di ferro nichelato
ed i catodi di ferro,
sotto forma di lamiere.
Celle bipolari
Sono adatte a grandi produzioni di idrogeno (oltre 500 m3/ora) ed hanno il vantaggio
di essere pi leggere e meno ingombranti di quelle multipolari. Per la loro forma
vengono anche chiamate "celle a filtro pressa". Il loro nome (bipolari) deriva dal fatto
che la tensione viene applicata solamente alle estremit, mentre gli elettrodi
intermedi si caricano per induzione. Sono costituite da una serie di lamiere ondulate
di ferro, fra le quali sono interposti i diaframmi costituiti da membrane ed il tutto
tenuto assieme come in un filtro a pressione. In figura 3 riportato lo schema di una
cella bipolare. Delle
tubazioni disposte
opportunamente servono a
raccogliere separatamente
H2 e O2. Altri vantaggi
della cella bipolare sono
le minori perdite chimiche
per il minor numero di
connessioni elettriche, il
miglior rendimento di
tensione perch si possono
adottare tensioni pi'
elevate (E = n x 2,5) e il
risparmio nei conduttori.
Il punto debole sta nel
fatto che se va fuori uso
un elemento la cella
smette di funzionare.
Fig.3
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SMR
250
G
200
CH4 + H2O = CO + 3 H2
150
100
50
0
0 200 400 600 800 T, K 1000 1200
-50
CO + H2O = CO2 + H2
-100
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In ogni caso l'efficienza complessiva del processo (50%) minore di quella ottenuta
dalla tecnologia SMR (65%-75%). Lossigeno necessario alla reazione, infatti,
quello contenuto nellatmosfera per cui mescolato con una grande quantit di azoto.
Dunque con lossidazione parziale si ottiene un flusso di idrogeno impuro fortemente
contaminato dallazoto. Nel caso si utilizzi del metano, l'efficienza di questo
processo raggiunge solo il 70% di quella dello steam reforming. Tramite una
reazione controllata tra combustibile e ossigeno, si ottiene anidride carbonica,
ossigeno e molto calore. Un sistema rapido che consente per di ottenere modeste
quantit didrogeno, tanto quanto ne contiene il combustibile di partenza. I reformer
per l'ossidazione parziale utilizzano in genere solo combustibili liquidi. Attualmente
solo due compagnie, la Texaco e la Shell, hanno la disponibilit, a livello
commerciale, di queste tecnologie di conversione (Padr e Putsche, 1999).
I costi per la produzione di idrogeno tramite combustibili pesanti sono sensibilmente
pi alti, per stesse quantit di materia impiegata, di quelli relativo all'utilizzo di gas di
cokeria. Questo dovuto alla necessit di sostenere il trattamento e la rimozione
delle impurit derivanti dal processo. Nel caso dell'utilizzo di gas di cokeria
possibile, attualmente, realizzare economie di scala che si riflettono in una notevole
riduzione del prezzo finale dell'idrogeno. Simili risultati sono attesi per l'impiego di
combustibili pesanti.
Anche se i costi di questa tecnologia non sono particolarmente elevati rispetto a
quelli degli altri processi, bisogna anche considerare i costi aggiuntivi per l'eventuale
pulizia degli impianti, a cui conseguirebbe un aumento del prezzo finale
dell'idrogeno.
Tecnologie fotobiologiche
Tecnologie fotoelettrochimiche
Struttura e funzionamento
La cella a combustibile un dispositivo elettrochimico che, come una normale
batteria, trasforma energia chimica in energia elettrica in corrente continua,
utilizzabile direttamente per alimentare un carico elettrico (ad esempio un motore
elettrico).
La differenza principale, rispetto ad un normale accumulatore che, mentre in questo
l'elettrodo stesso viene consumato durante la scarica e va quindi rigenerato durante la
ricarica, nella fuel cell la "pila" continua a funzionare finch viene fornito reagente
agli elettrodi, che in questo caso non si consumano, ma costituiscono solo il supporto
sul quale avvengono le reazioni chimiche.
Pi precisamente la fuel cell
(in questo caso parliamo di
una fuel cell cosiddetta
"PEM") costituita da due
elettrodi, un anodo e un
catodo, separati da un
elettrolita, che invece di
essere liquido, solido e
costituito da una sottile
membrana polimerica, la
quale consente il passaggio
solo dei protoni H+ dall'anodo
al catodo ("PEM" significa
appunto "Proton Exchange
Membrane").
All'anodo viene fornito
idrogeno gassoso (puro) e qui,
per mezzo di un catalizzatore
(platino), viene separato in
protoni ed elettroni. A questo
punto, mentre i protoni migrano
verso il catodo attraverso la
membrana polimerica, gli
elettroni, non potendo
attraversare la membrana,
arrivano al catodo passando
attraverso un circuito esterno,
generando una corrente elettrica. Al catodo, contemporaneamente, arriva ossigeno
(che pu essere quello contenuto nell'aria) e qui si ricombina, sempre con l'aiuto di
un catalizzatore (platino anche qui), con i protoni provenienti dalla membrana e con
gli elettroni provenienti dal circuito esterno, formando acqua.
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Poich una singola cella fornisce ai morsetti una tensione di circa 0,6 V, necessario
collegare pi celle in serie, fino ad ottenere la tensione desiderata. Naturalmente ad
ogni cella andr fornito idrogeno all'anodo e ossigeno, o aria, al catodo. Una struttura
di questo tipo viene definita "Stack". Oggi esistono stack di celle PEM costituiti
anche da 200 celle collegate in serie.
VANTAGGI SVANTAGGI
Zero Emissioni: un veicolo alimentato con Fuel Idrogeno: uno degli svantaggi maggiori nel
cells ha come unica emissione acqua, se operato fatto che l'idrogeno un gas ancora molto costoso
con idrogeno puro, mentre se si utilizza un da acquistare, anche se facile trovare soluzioni
reformer a bordo bisogna tenere conto delle sue economiche di auto-produzione o produzione da
emissioni. Il funzionamento perfettamente fonti rinnovabili; inoltre un gas potenzialmente
silenzioso, se si eccettua il rumore generato dagli pericoloso e necessita di particolari accorgimenti
ausiliari necessari per il suo funzionamento; per lo stoccaggio a bordo;
Alta efficienza: una fuel cell ha un'efficienza Impurezze: allo stato attuale le fuel cells
molto pi alta di un normale motore a risentono molto di eventuali impurezze presenti
combustione interna, in quanto, non risentendo nel combustibile (per la presenza del
dei limiti di Carnot come tutte le macchine catalizzatore), per cui necessario utilizzare
termiche, ha un rendimento che non limitato idrogeno sufficientemente puro; questo obbliga
dalla massima temperatura raggiungibile (v.fig.). ad utilizzare idrogeno prodotto da elettrolisi
Questo discorso vale anche e soprattutto ai dell'acqua o a depurarlo se prodotto tramite
carichi parziali, dove spesso un motore a reforming;
combustione interna ha difficolt ad operare alla Catalizzatore costoso: attualmente il
massima efficienza; catalizzatore usato agli elettrodi Platino, che
Rapida risposta al carico: una fuel cell ha una un metallo molto costoso e costituisce una delle
risposta rapidissima alle variazioni del carico voci di costo principali della fuel cell;
proprie di un veicolo stradale; inoltre in grado Ghiaccio: per l'umidificazione delle membrane
di autoregolarsi al variare delle richieste di carico, (che resta ancora uno dei punti pi critici per il
mantenendo sempre la massima efficienza; buon funzionamento delle fuel cells) si utilizza
Bassa temperatura operativa: le fuel cells di acqua pura, eventualmente sfruttando anche
tipo PEM operano a temperature intorno ai 70C, quella prodotta al catodo; questo significa che a
molto pi basse delle temperature operative dei basse temperature c' il rischio che si formi del
motori a combustione interna. Questo rende ghiaccio all'interno della cella, danneggiandola;
l'impianto e il loro utilizzo sul veicolo molto pi Tecnologia nuova: la tecnologia delle fuel cells
semplice; stata approfondita soltanto da pochi anni,
Trasformazioni energetiche ridotte: come si pertanto, pur avendo di fronte senza dubbio
vede dalla figura in basso, una fuel cell opera lo notevoli passi avanti da compiere, ancora allo
stesso numero di trasformazioni energetiche di un stato iniziale, e perci risulta essere (anche a
motore a combustione interna, ma con efficienza causa della totale assenza di economie di scala)
maggiore, per cui non c' un decremento di ancora molto costosa;
rendimento complessivo dovuto a trasformazioni Assenza di infrastrutture: un altro problema che
energetiche aggiuntive; frena lo sviluppo di veicoli ad idrogeno
Tempo di rifornimento: un veicolo equipaggiato l'assenza di un'infrastruttura per
con una fuel cell, contrariamente ai normali l'approvvigionamento, che oggi risulta ancora
veicoli elettrici, ha tempi di rifornimento difficile da realizzare a costi competitivi
("ricarica") del tutto confrontabili con quelli dei
veicoli endotermici tradizionali; inoltre
l'autonomia operativa non limitata dalle
dimensioni del pacco batterie, ma solo dalle
dimensioni del serbatoio, esattamente come i
veicoli tradizionali.
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Applicazioni
Attualmente le fuel cells di tipo PEM sono utilizzate per sistemi per la trazione di
veicoli (stradali o navali), ma anche in applicazioni stazionarie di piccola potenza,
come gruppi di continuit e piccoli generatori indipendenti
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6. Il trattamento dell'idrogeno
Dopo la produzione, l'idrogeno richiede ulteriori processi di purificazione.
Successivamente esso verr quindi compresso (quindi il livello di pressione
dipender dal tipo di applicazione o immagazzinaggio) o liquefatto (idoneo al
trasporto o per soddisfare la domanda di sistemi ad alta densit d'energia).
Secondo il tipo di impurit presenti ed il grado di purezza richiesto, vengono
applicati diversi metodi. Se l'idrogeno prodotto tramite reforming, ossidazione
parziale o processi di pirolisi, le sostanze estranee possono essere rimosse
direttamente al momento della produzione per cui l'idrogeno prodotto sar gi
parzialmente purificato, solo i grossi impianti di produzione sono dotati di tali sistemi
mentre nella maggior parte dei casi ci si affida a delle strutture decentralizzate.
Inoltre, se l'idrogeno prodotto da oli, carbone, gas naturale, possibile applicare
questi processi direttamente alle materie utilizzate, prima della produzione tramite
reforming o ossidazione parziale. Si procede, quindi, alla rimozione delle polveri dai
gas di carbonio, alla desulfurizzazione del gas naturale ed alla rimozione del biossido
di carbonio. La possibile presenza di cloro o il contenuto di metalli pesanti (per es.
mercurio) pu, come anche lo zolfo, danneggiare i catalizzatori degli impianti di
reforming, per cui essi vengono rimossi in una fase di pre-pulitura.
I separatori per la rimozione delle polveri, anche se con efficienza del 98%, hanno
una limitata applicazione in quanto con questo metodo vengono rimosse solo le
particelle con uno spessore maggiore di 5mm. Per ottenere una raffinazione pi
elevata, in base al materiale trattato e al grado di purezza richiesto, devono essere
utilizzati dei filtri appropriati come filtri elettrostatici, filtri reticolari e filtri a nastro.
Il processo di desulfurizzazione particolarmente necessario nella fase preliminare
del reforming del gas naturale per evitare danni o la disattivazione dei catalizzatori al
nickel o al platino (l'odore del gas naturale provocato da una sostanza contenente
zolfo). Per questo scopo sono state sviluppate intere catene di processi fisici e
chimici molti dei quali sono attualmente disponibili in grandi impianti di reforming,
mentre sono ancora in fase di sviluppo metodi specifici da applicare nei piccoli
impianti decentralizzati. Nel campo della purificazione del gas naturale esistono tre
processi, ormai ben collaudati, conosciuti come processo MEA, MDEA e Purisol. I
primi due processi applicano tecniche di assorbimento chimico (soluzioni di sali
costituiti da basi forti e anione debole K2CO3), mentre il processo Purisol consiste in
un lavaggio fisico mediante il quale i composti di COS (carbonio, ossigeno, zolfo)
sono prima convertiti in H2S e successivamente assorbiti da un solvente.
Per l'eliminazione del biossido di carbonio, i processi di assorbimento chimico si
basano sullimpiego di soluzioni alcaline deboli (K2CO3).
Nella fase di ripulitura successiva alla produzione, avviene la separazione delle
sostanze estranee direttamente dall'idrogeno. Con questi sistemi (catalitici, ad
assorbimento, a membrana, ad idruri di metallo) vengono rimossi i prodotti del
reforming incompleto.
I processi catalitici, a differenza degli altri, servono esclusivamente alla rimozione
del monossido di carbonio tramite ossidazione, metanizzazione e conversione. Le
efficienze realizzabili dipendono dai parametri di reazione quali temperatura,
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STOCCAGGIO DELL'IDROGENO
COMPRESSIONE DELL'IDROGENO: l'idrogeno in forma gassosa pu essere
immagazzinato in appositi contenitori a pressioni molto alte, nell'ordine di 20-
25MPa, attraverso adeguati compressori. Ci necessita ulteriore energia e costi
aggiuntivi, senza dimenticare che oltre a comprimerlo, l'idrogeno va mantenuto a tali
pressioni. Per contenere il gas sono usate bombole in grafite/fibra di carbonio ad alta
pressione, che hanno il difetto di essere molto voluminose, nonostante il loro peso
relativamente esiguo. In alternativa l'idrogeno pu essere immagazzinato, come gas
compresso, all'aperto oppure sotto terra, in caverne. Quest'ultima metodologia pi o
meno conveniente, in termini di costi, secondo che si sfruttino strutture preesistenti
(miniere saline, pozzi di gas svuotati ecc.) o ne sia necessaria la loro creazione (pozzi
artificiali ecc.).La pericolosit e' simile a quella del gas metano. L'idrogeno gi a
contatto con l'aria forma miscele esplosive che possono scoppiare, a differenza del
metano per, grazie alla maggior leggerezza, l'idrogeno si disperde prima
diminuendo il rischio di concentrazione critica.
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LIQUEFAZIONE DELL'IDROGENO:
I processi di liquefazione usano una combinazione di compressori, scambiatori di
calore, motori di espansione e valvole a farfalla per ottenere il raffreddamento
desiderato. Il processo di liquefazione pi semplice il ciclo Linde o ciclo di
espansione Joule-Thompson. Tramite questo processo, il gas compresso a pressione
ambiente e quindi raffreddato in uno scambiatore di calore prima di passare
attraverso una valvola in cui sottoposto al processo di espansione Joule-Thompson
producendo del liquido. Una volta rimosso il liquido il gas ritorna al compressore
tramite lo scambiatore di calore. L'idrogeno pu essere liquefatto per la produzione
stazionaria di energia sia per il rifornimento di veicoli. Successivamente, nella
maggior parte dei casi, viene immagazzinato ad una temperatura di -253 C. L'unico
inconveniente di questo sistema l'eventuale fuoriuscita di parte dell'idrogeno
liquido ed il notevole dispendio energetico dell'intero processo. Infatti circa il 30%
dell'energia dell'idrogeno necessaria per il suo raffreddamento Inoltre sono
necessarie particolari attrezzature per il mantenimento dello stato liquido. Una delle
preoccupazioni maggiori legate a questo processo quindi, quella della riduzione
delle fuoriuscite di liquido. Dato che l'idrogeno immagazzinato ad una temperatura
che corrisponde al suo punto di ebollizione, qualsiasi passaggio di calore attraverso il
liquido causa l'evaporazione di una parte dell'idrogeno e qualsiasi evaporazione si
riflette in una perdita dell'efficienza del sistema. L'impiego di contenitori criogeni
isolati invece, pu far fronte al problema del calore generato per conduzione,
convezione ed irraggiamento. Tali contenitori sono progettati in modo da evitare
qualsiasi trasmissione di calore dalla parete esterna al liquido, per cui sono tutti
costituiti da un doppio rivestimento il cui interno vuoto per impedire il passaggio di
calore per conduzione o convezione. Per prevenire l'irraggiamento diretto di calore
invece, tra la parete interna ed esterna del contenitore sono installati dei pannelli
protettivi a bassa emissione di calore a base di plastica ed alluminio. La maggior
parte dei contenitori di idrogeno liquido hanno forma sferica perch quest'ultima ha
la pi bassa superficie per il trasferimento di calore per unit di volume. Inoltre, al
crescere del diametro dei contenitori il volume aumenta pi velocemente della
superficie esterna per cui contenitori pi grandi, in proporzione, provocano minori
perdite per trasferimento di calore. I contenitori cilindrici, invece, sono preferibili per
la loro facilit ed economicit di costruzione. Anche se sottoposto con cautela
all'irraggiamento solare, una parte dell'idrogeno pu evaporare ed essere destinata ad
aumentare la pressione nel contenitore o riciclata nel processo di liquefazione
oppure, in alcuni casi, semplicemente liberata. Riguardo questa tecnologia, il costo
operativo maggiore dovuto all'elettricit necessaria per la compressione per cui,
attualmente, si stanno analizzando alcuni metodi per la riduzione della quantit di
energia elettrica richiesta. Una delle possibili soluzioni, la liquefazione magnetica,
in fase di sviluppo. Per quanto riguarda il rifornimento di veicoli, quello
dell'idrogeno liquefatto potrebbe sembrare uno dei metodi pi adatti. Comunque
bisogna considerare i notevoli rischi legati, solo per fare un esempio, alle perdite di
carburante o ai problemi di sicurezza dovuti allo spazio ristretto a disposizione dei
parcheggi.
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commercialmente. SWNT
ideale
MICROSFERE DI CRISTALLO:
oltre ai numerosissimi studi sullo sviluppo delle nanostrutture, la ricerca sta
indirizzandosi verso altre soluzioni. Una di queste potrebbe essere
l'immagazzinamento dell'idrogeno in microsfere di cristallo. Esse consistono in
piccole sfere di cristallo, vuote, con un diametro che varia da 25 a 500 micron ed uno
spessore di un solo micron. Attualmente in commercio ne sono disponibili numerosi
tipi di diversa taglia, spessore e composizione dei cristalli. Le microsfere vengono
trattate e trasportate commercialmente sotto forma di polvere fluida. Possono essere
utilizzate su grossi basamenti per immagazzinare idrogeno ad alta pressione.
L'incapsulamento dell'idrogeno realizzato tramite il riscaldamento di un letto di
microsfere vuote in un ambiente denso di idrogeno. L'idrogeno si introduce nelle
sfere attraverso il sottile involucro esterno di cristallo reso permeabile dalle alte
temperature alle quali avviene il processo (da 200 C a 400 C). Tale processo si
conclude quando l'idrogeno, all'interno delle sfere, raggiunge la stessa pressione
esterna. Alla fine il letto viene raffreddato e l'idrogeno non incapsulato viene liberato
o trattenuto per altre applicazioni. L'efficienza del processo quindi, dipende da
determinate caratteristiche quali: pressione dell'idrogeno, temperatura e volume del
letto, dimensioni e composizione chimica delle microsfere. Una volta raffreddate a
temperatura ambiente le sfere trattengono al loro interno l'idrogeno, successivamente
vengono ricoperte, immagazzinate in recipienti a bassa pressione e trasportate sotto
forma di una sottile polvere. L'estrazione dell'idrogeno dalle microsfere avviene
tramite il loro riscaldamento, successivamente vengono nuovamente ricoperte e
riciclate per altri incapsulamenti. Il rilascio dell'idrogeno pu essere provocato anche
con la rottura delle sfere, con lo svantaggio, per, di non poterle pi riutilizzare. E'
stato dimostrato che questo metodo d'immagazzinamento, opportunamente
accessoriato e modificato, pu risultare pratico e conveniente per l'applicazione su
veicoli. Sono state anche individuate le microsfere pi idonee, per composizione e
dimensioni, a tale applicazione. Esso inoltre pi conveniente degli idruri di metallo,
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TRASPORTO
TRASPORTO DELL'IDROGENO COMPRESSO O LIQUEFATTO:
L'idrogeno come gas compresso pu essere trasportato in cilindri ad alta pressione,
autocisterne e gasdotti. I cilindri ad alta pressione (40 MPa), pur consentendo un
minore ingombro sono molto pericolosi da maneggiare e trasportare. Le autocisterne
invece, sono spesso composte da diversi cilindri in acciaio montati su di
un'intelaiatura protettiva e possono contenere da 63 kg a 460 kg di idrogeno
compresso ad una pressione di soli 20 MPa. Attualmente il trasporto ferroviario
dell'idrogeno sotto questa forma non viene ancora effettuato. Inoltre questo metodo
comporterebbe la costruzione di particolari vagoni con materiali idonei al trasporto
dell'idrogeno con conseguente notevole incremento dei costi di trasporto. L'idrogeno
liquido immagazzinato in contenitori isolati, come gi detto, viene trasportato tramite
autocarri ed altri automezzi in quantit elevate e con modeste perdite per
evaporazione (0,3-0,6% al giorno). Per quanto riguarda il trasporto navale, a causa
dei lunghi periodi di tempo che richiede, impiegato solo per l'idrogeno liquido. Il
Canada ha sviluppato numerosi progetti di navi per il trasporto transoceanico
dell'idrogeno. Uno di questi prevede l'impiego di cinque piccole chiatte trasportate in
una nave pi grande, che possono essere separate alla fine del viaggio. Ciascuna di
esse trasporterebbe 21.200 kg di idrogeno senza alcuna perdita durante 50 giorni di
viaggio. Altri progetti prevedono invece l'impiego di diversi contenitori sferici o di
una singola petroliera con la capacit di 7000 tonnellate. Nessuna di questa navi
stata ancora realizzata ma quelle dedicate al trasporto di gas naturale liquefatto sono
in grado di trasportare gi 125000 m3 di gas (equivalenti a 9000 tonnellate di
idrogeno).
TRASPORTO IN GASDOTTI:
Formalmente l'idrogeno, essendo un aeriforme, pu essere gestito, con opportune
precauzioni, in una struttura analoga a quella usata per il gas naturale. Le opportune
precauzioni consistono nel tenere conto di taluni aspetti: il contatto dell'idrogeno con
acciai speciali provoca un loro infragilimento; necessario prevedere sistemi, visivi
ed olfattivi, per l'individuazione di eventuali fughe; inoltre sono da considerare
necessario le ovvie precauzioni per evitare inneschi di combustione (materiali e
sistemi antideflagranti) dati i caratteri chimico-fisici di facile innesco a combustione
di questo gas . Per far s che questi impianti vengano ampiamente utilizzati, quindi, il
primo problema da risolvere quello dell'infragilimento di tubi e guarnizioni, con la
conseguenza della rottura dell'impianto, provocato dal contatto dell'idrogeno con i
materiali di cui essi sono costituiti, Al momento esistono gi delle tecnologie in
grado di ovviare a tale inconveniente ma la loro applicazione contribuisce ad
aumentare i costi di distribuzione. Paragonato alle centinaia di migliaia di chilometri
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coperti dalle reti esistenti per il trasporto del gas naturale, la rete di gasdotti per
l'idrogeno molto piccola: circa 750 km negli Stati Uniti d'America e pi di 600 km
nel nord Europa e servono per il rifornimento di idrogeno direttamente dal produttore
al consumatore o ad intere aree industriali. Esse coprono distanze di oltre 100 km ed
operano da pi di 50 anni senza particolari problemi.