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Joseph Xavier, sj
1. Introduzione
Che cos'è la fede? Non è facile rispondere a questa domanda. Il Cate
chismo della Chiesa Cattolica, per esempio, afferma che la fede è un dono
divino infuso da Dio. In esso si osserva anche che credere è un. atto au
tenticamente umano (CCC153-154). Da tale prospettiva, tenendo assieme
sia l'aspetto divino, sia quello umano, si può dire che la fede è un atto
umano reso possibile e sostenuto dalla grazia divina. Non è tuttavia pos
sibile ridurre la fede alla mera sfera umana. È vero che ogni attività
umana richiede una certa misura di fede. Avery Dulles direbbe addirit
tura che la fede è un ingrediente che pertiene a ogni attività e conoscenza
umana. In tal senso, piuttosto, la vita umana senza la fede è impossibile1.
In senso generico, non-religioso, fede significa anche accettare come vero
ciò che non è immediatamente verificabile. Qui la fede assume la forma
della fiducia. La fede, dunque, sia in senso secolare, sia in senso religioso,
richiede l'impegno personale.
È vero che la fede in senso teologico include tutti gli aspetti pertinenti al
significato secolare del termine. Essa tuttavia compie un passo ulteriore:
possiede un carattere religioso. Ciò che distingue la fede religiosa dalla
fede secolare è "che cosa" noi crediamo. Secondo le parole di Newman,
«noi agiamo in base alla fiducia in ogni istante della nostra vita. Quando
si parla di fede come principio religioso, la peculiarità della religione è data
da ciò che si crede, non dall'atto di credere in tale contenuto».2 Inoltre, ben
ché faccia parte della sfera che riguarda la fede religiosa, ciò che rende
unica la fede cristiana è il suo contenuto specifico, ovvero la rivelazione
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2. Rivelazione
Sebbene il primo documento ufficiale della Chiesa sulla rivelazione, la
Dei Filius, non definisca esplicitamente cosa sia la rivelazione, la consi
dera un dono soprannaturale (DS 3010). Nella descrizione dei suoi di
versi aspetti, il documento dà priorità al suo aspetto oggettivo, cioè la
verità rivelata. Il termine "rivelazione" è utilizzato per designare il con
tenuto del messaggio divino trasmesso per iscritto per mezzo della Scrit
tura e oralmente dalle tradizioni della Chiesa (DS 3006). Da tale
prospettiva, la fede non è altro che la confessione di tutto ciò che è con
tenuto nella Parola di Dio, che si trova nella Scrittura e nella tradizione
(DS 3011). Possiamo pertanto dire che la rivelazione nella Dei Filius è in
nanzi tutto una dottrina caratterizzata da un certo estrinsecismo, in
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La risposta dell'uomo al Dio che parla
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La risposta dell'uomo al Dio che paria I P i
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Bisogna dire che le dinamiche della rivelazione/ fede come dialogo non
sono un concetto completamente nuovo negli insegnamenti della Chiesa.
Nella lettera enciclica Ecclesiam suam (ES 70-79), papa Paolo VI aveva già
descritto rivelazione e fede in termini di dialogo. Per lui, questo dialogo
della salvezza non dipende dai meriti di coloro con cui fu iniziata, cioè
dagli esseri umani, Al contrario, il dialogo della salvezza è nato dalla
bontà e dall'amore di Dio. È causato da Dio, che per primo ha amato
l'uomo fino a donare il Suo Figlio. Paolo VI spiega sinteticamente il signi
ficato di questo dialogo:
«Il Dio che parla ci insegna come noi possiamo parlare con Lui. Il pensiero
va spontaneamente al Libro dei Salmi, nel quale Egli ci dà le parole con cui
possiamo rivolgerci a Lui, portare la nostra vita nel colloquio davanti a Lui,
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La risposta dell'uomo al Dio che parla (p i
trasformando così la vita stessa in un movimento verso Dio. Nei Salmi infatti
troviamo tutta la gamma articolata di sentimenti che l'uomo può provare
nella propria esistenza e die vengono posti con sapienza davanti a Dio; gioia
e dolore, angoscia e speranza, timore e trepidazione trovano qui espressione.
Insieme ai Salmi pensiamo anche ai numerosi altri testi della sacra Scrittura
che esprimono il rivolgersi dell'uomo a Dio nella forma della preghiera di in
tercessione (cfr. Es 33,12-16), del canto di giubilo per la vittoria (cfr. Es 15), o
di lamento nello svolgimento della propria missione (cfr. Ger 20,7-18). In tal
modo la parola che l'uomo rivolge a Dio diventa anch'essa Parola di Dio, a
conferma del carattere dialogico di tutta la Rivelazione cristiana, e l'intera
esistenza dell'uomo diviene un dialogo con Dio che parla ed ascolta, che
chiama e mobilita la nostra vita. La Parola di Dio rivela qui che tutta l'esi
stenza dell'uomo è sotto la chiamata divina» (VD 24).
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7 K. R ahner, "La dimensione teologica del problema n o m o /' in Teologia dell'esperienza dello
Spirito, Nuovi Saggi VI, Rom a 1978 , 482 .
8 H. N e w m a n , Fifteen Sermons Pn ached before thè University af Oxford, London 1872, 200.
9 A. D u l l e s , Il fondamento delle cose sperate, 355.
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illustri che cosa intende con Parola. Essa non è un insieme di dottrine. Il
documento identifica la Parola di Dio con la persona di Cristo: «La fede
prende forma come incontro con una persona cui affidiamo tutta la no
stra vita». In sintesi, secondo il documento fede significa ascoltare Cristo.
Una volta chiarito cosa sia la fede, non è difficile comprendere cosa la
fede non è. Pertanto il paragrafo 26, prendendo spunto dalla compren
sione biblica, definisce il peccato come il rifiuto dell'uomo ad ascoltare
Dio. «La Sacra Scrittura mostra come il peccato dell'uomo è essenzial
mente la disobbedienza e il rifiuto ad ascoltare». L'obbedienza kenotica
di Gesù (FU 2,8) è presentata come esempio di ascolto di Dio. Essa non è
solo l'inizio della Nuova Alleanza tra Dio e l'uomo, ma anche un esempio
della vera fede. Se la fede è la nostra disponibilità ad ascoltare la Parola
di Dio, il peccato non è nienf altro che il nostro rifiuto ad ascoltarlo. Il
documento pertanto termina affermando che si riconosce «la radice del
peccato nel non ascolto della Parola del Signore e ad accogliere in Gesù,
Verbo di Dio, il perdono che ci apre alla salvezza».
Infine la Verbum Domini presenta Maria come esempio di questo ascolto
attento alla Parola di Dio. In Maria si può riconoscere l'interazione perfetta
tra Parola di Dio e risposta umana all'invito divino. Se la fede è intesa come
obbedienza alla Parola di Dio, Maria rappresenta il migliore esempio di
tale fede: «La realtà umana, creata per mezzo del Verbo, trova la stia figura
compiuta proprio nella fede obbediente di Maria». Maria è il paradigma
dell'apertura umana a Dio. Nel suo ascolto attivo lei ci mostra cosa signi
fichi interiorizzare e assimilare la Parola di Dio nelle nostre vite. Pertanto
la Vergine Maria, «con il suo sì alla Parola dell'Alleanza e alla sua missione,
compie perfettamente la vocazione divina dell'umanità» (VD 27).
6. Conclusione
A partire dagli insegnamenti fondamentali del Vaticano II, la Verbum
Domini descrive la fede come «la risposta propria dell'uomo al Dio che
parla». Tale risposta si configura come incontro personale: «la fede
prende la forma dell'incontro con una Persona alla quale si affida la pro
pria vita» (VD 25). Anche se la Verbum Domìni non tratta le diverse di
mensioni e dinamiche della fede, essa cerca di collocare la fede entro la
cornice del Vaticano II. Essa è presentata come la risposta umana all'ini
ziativa divina. Il documento enfatizza chiaramente come la fede cristiana
non consiste in alcune verità su Dio o la sua esistenza. È una fede che ha
a che fare con l'auto-comunicazione di un Dio d'amore, che invita ogni
persona ad avere una relazione personale con lui. Tale relazione rag
giunge il suo culmine nell'atto di fede. Possiamo pertanto affermare che
la fede è l'epilogo o la parte conclusiva della struttura dell'offerta divina
di salvezza. Il documento Verbum Domini evidenzia questo aspetto della
nostra fede.