Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Volendo trattare puramente dati e informazioni riguardo le influenze della cultura ariana nel
globo non basterebbero in verità chili e chili di pagine, visto che tutti i testi che riempiono
biblioteche, università e librerie di appassionati non estinguono in minima parte i dettagli e le
connessioni tra tutte le antiche culture protostoriche. Vale la pena se non altro di prendere in
considerazione ciò che Gregory Possehl (archeologo che lavora da più di dieci anni agli scavi
nella valle dell’Indo-Saraswati) rivelò a un giornalista nell’ottobre del 2000 riguardo la cultura
ariana: «Vuole saperlo? Sto tenendo un corso e ho detto agli studenti che quasi tutto ciò che è
stato scritto riguardo a questa civiltà prima di cinque anni fa è sbagliato».
Il continuo ritrovamento di città sommerse, centri urbani sepolti, mappe e portolani impolverati,
steli, obelischi, ipogei, piramidi, ecc., impediscono l’insediamento di un filone ideologico. Si è
creduto, più o meno intelligentemente che una stirpe di guerrieri biondi e prestanti avesse
traversato l’Asia centrale per raggiungere la valle dell’Indo-Saraswati e impartire lezioni di
lingua, caccia, allevamento e spiritualità alle più deboli e primitive genti autoctone. Più tardi, si
è più o meno intelligentemente invertita la tendenza, immaginando una cultura millenaria di
saggi-guerrieri che ha influenzato pressoché ogni civiltà partendo dal nord dell’attuale India
verso il bacino mediterraneo, la Scandinavia e ogni terra incontrata lungo l’esodo.
http://www.arianuova.org/il-segreto-dei-veda?id=906 1/4
22/4/2014 LA CIVILTÀ GLOBALE ARIANA
Molto più interessante di questa disputa, credo sia porre l’attenzione sull’oggetto “cultura
ariana” senza considerare cruciale stabilire il processo di contaminazione interculturale e
l’esatta cronologia di eventi e spostamenti. Il segreto dei Veda di Sri Aurobindo è per noi una
grande guida illuminante, soprattutto in relazione al fatto che venne scritto quasi un secolo fa.
Come egli stesso ci fa notare, i veri frutti della ricerca dovranno nascere dall’immersione
dell’uomo contemporaneo nell’uomo ariano che fu, dalla completa immedesimazione in una
differente costituzione psicologia, morale ed emotiva, piuttosto che dallo stampare una volta
per tutte una carta d’identità per sapere dove è abitato, cosa ha mangiato, cosa ha inventato e
chi ha adorato. Più importante è il perché.
Partendo da questi presupposti non si intenderà più con il termine “ariano” qualcosa di legato a
un tempo, a un luogo e a degli accadimenti precisi, piuttosto una condizione interiore
(condizione che naturalmente influenzava la vita esteriore) per la quale l’essere umano con
molte probabilità è transitato in tutto il mondo. Ci appoggeremo a questo termine di origine
sanscrita (dalla radice ar: combattere, lavorare, sacrificare, rendere pronto e adatto, produrre
sforzo, viaggiare, conquistare, elevarsi) perché solo in India (chissà quando) è accaduto che
questa cultura lasciasse delle tracce scritte di se stessa da noi interpretabili.
Recentemente in Siberia sono state analizzati dei megaliti e delle pietre scolpite riconducibili a
una civiltà pressoché ignota denominata Tazmin. Lo scopo di questi obelischi decorati era
sicuramente rituale. Gli elementi principali di queste raffigurazioni come sono arrivate a noi
sono delle donne dai grandi seni con un sole posto sulla fronte tra le sopracciglia, e delle teste
rettiloidi (il Drago, il Vritra vedico) o di lupo (il ‘Vrika’ vedico) che tentano di ingoiare il sole.
Nelle Canarie, sono state trovate di recente delle piramidi a gradoni e delle statuette raffiguranti
cavalli e vacche. Questa civiltà dei guanchi, sterminata dagli spagnoli, era una curiosa
presenza nel contesto mediterraneo: individui che adoravano il sole invocando che elargisse
loro bestiame. In Mesoamerica la forma umana di Quetzacoatl e Viracocha era quella di un
uomo con la barba, e le incisioni mostrano uomini addetti ai sacrifici e ai riti. Nei deserti
dell’Asia centrale e della Cina sono state recentemente scoperte delle antichissime mummie
(createsi tramite processi naturali) vicino ad artefatti di fattura equina e bovina. E ancora
piramidi e segni distintivi della cultura ariana in Melanesia, Sicilia, India, Galles, Giappone,
Messico, Perù, Australia, Siria, Iran, Etiopia, Bretagna, Linguadoca, Canada del nord, Paesi
Baschi, Ex-Jugoslavia, Asia Centrale, Armenia, Senegal, Capo Verde, Maldive… piramidi
anche in Lombardia!
La spiritualità protostorica non riguardava un’autosalvazione e una mera scoperta dell’anima e
della pace, piuttosto una vera battaglia contro forze avverse che tengono serrate la luce divina e
l’immortalità che spettano di diritto al vero guerriero, che tra i Maori cantava:
Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Tenei te tangata puhuru huru nana
nei i tiki mai whakawhiti te ra.
A upa...ne! A upa...ne!
A upane kaupane whiti te ra!
«Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo!
Questo è l’uomo peloso che ha persuaso il Sole
e l’ha convinto a splendere di nuovo.
Un passo in su! Un altro passo in su!
Un passo in su, un altro... il Sole splende!»
Nel Libro dei morti egizio il ricercatore esprime così la sua lotta:
Ho forzato l’ingresso del cielo,
ho sfondato le porte dell’orizzonte.
Io percorro la terra intera.
Degli spiriti possenti sono in mio potere.
Ecco che attraverso gli abissi delle acque celesti
che si estendono tra i due combattenti.
La mia bocca fa intendere parole di potere.
Ecco che percorro il cielo alla ricerca dei miei nemici
ed essi mi saranno rimessi e non sapranno più sfuggirmi…
Entro nel cielo, simile a un falco
e percorro le regioni celesti, simile a una fenice…
O dio di verità e giustizia
distruggi il male che è in me,
monda il mio cuore dalla tenebra
che potrebbe separarmi da te…
E i tuoi raggi illuminano il mio corpo dall’alto…
O tu, sostanza divina
http://www.arianuova.org/il-segreto-dei-veda?id=906 2/4
22/4/2014 LA CIVILTÀ GLOBALE ARIANA
scienze, era completamente differente dal nostro. Le civiltà di stampo ariano avevano
sviluppato delle profondissime conoscenze della realtà come astronomia, medicina, fisica,
metallurgia, architettura, filosofia; e delle raffinatissime tecniche d’espressione artistica a tutto
campo, dalla musica alla scultura, dalla poesia al canto… la differenza sostanziale con la civiltà
contemporanea è che queste altissime attività umane erano sempre subordinate alla ricerca
interiore e all’espressione delle conquiste spirituali.
Questo non deve portare a un confronto moralistico, dal quale per molta parte tra l’altro
usciremmo malconci, ma alla consapevolezza delle differenze tra le strutture interiori che
intercorrono tra queste due civiltà globali, affinché si possa comprendere i segreti di un uomo
che cercava un bene differente da quello che ci proponiamo per l’umanità attuale, e che con
molta probabilità è scomparso perché a causa di questa sua tendenza peculiare non produsse
un progresso integrale negli scopi e nei mezzi. Se potessimo aprire gli occhi verso la verità di
questa antica civiltà globale, capiremmo che non ha molto senso fare paragoni di sorta o
proporre un indesiderabile “ritorno all’armonia delle origini”. Un uomo capace di vedere,
capirebbe che l’umanità ha un bisogno integrale, e che civiltà che usano mezzi non integrali per
scopi non integrali (come in modo apparentemente opposto sono quella ariana e quella
contemporanea) sono costrette a lasciare il posto a nuovi tentativi, a nuove civiltà, a nuove
tendenze e a individui dalla sperimentale struttura fisico-psichico-morale-emotiva. L’uomo che
volgendosi indietro coglie questa verità, non può preferire un modello a un altro o
semplicemente lodare la saggezza dei tempi che furono. L’occhio che vede tende alla grande
sintesi per produrre un progresso integrale affinché l’aspirazione integrale di cui l’umanità è
simbolo dia i suoi frutti senza bisogno degli incoscienti riflussi della natura. Affinché non si
ricada diretti nel calderone di Medea.
Finora, per quanto abbia tentato di analizzare oggettivamente il passato preistorico e
protostorico dell’umanità, l’uomo moderno è la vittima eccellente della sua stessa razionalità. Il
rasoio di Occam taglia le gambe alla possibilità di una chiara visione delle età passate e gli
scienziati, gli storici, e ogni sorta di crononauta non sono mai riusciti a prescindere dall’essere
uomini dell’era moderna, contraddistinta da un’egemonia della ratio.
Di quello che è avvenuto prima dell’apparizione dei caratteri cuneiformi, dei pittogrammi, e dei
geroglifici egizi non abbiamo in realtà un’idea chiara. Possiamo collocare nel tempo e nello
spazio un oggetto o un osso certi, ma non abbiamo la chiave che ci permette di vivere la verità
di epoche così lontane nel tempo. Critichiamo piuttosto le culture che ci hanno dato le basi della
matematica, della medicina, e delle mille altre scienze di non essere capaci di comprendere la
natura dei fenomeni che avvengono nella loro quotidianità quando parlano di divinità nel fulmine
o nella vacca. Condanniamo piuttosto come schizoidi e paranoici gli individui che hanno
sviluppato la filosofia e hanno inventato le arti quando ci testimoniano insistentemente la ricerca
dell’immortalità.
Il fatto che l’uomo moderno non riesca a concepire una spiritualità insubordinata a un concetto
di una liberazione extracosmica dal dolore della vita, e che non riesca a ottenere dalla vita
materiale una nobiltà sociale e una disinteressata e pura tendenza al progresso è la causa
principe per la quale ci è così difficile accostarci e identificarci con questi progenitori ricercatori
dell’immortalità, del sole nella roccia, dell’unione del cielo con la terra, dell’infante dorato nutrito
dalla madre luminosa e da quella notturna, dell’aurora infinita… qui e ora, senza altre priorità.
Usavano il simbolo perché avevano l’attitudine a cercare la verità dietro il velo, a cercare l’unica
anima che abita tutto, e a tentare d’agire in funzione di essa, poiché essa Esiste. Perché alla
fine l’evoluzione abbia preso nei millenni questa piega è un’altra storia. Tuttavia dovremmo
superare i limiti temporali e vedere il progresso umano nel suo complesso, poiché le
separazioni tra epoche storiche, tra etnie e genie, tra popoli dell’est e tribù dell’ovest sono
fittizie e dettate dalla mente sensoriale che non vede oltre il velo.
Lo storico e lo scienziato con le loro analisi e teorie hanno finora scorto la razza ariana. Più
saggiamente, con Sri Aurobindo, l’uomo che si immerge nella verità della psicologia passata
vedrà la Cultura ariana.
Gli antichi ‘ariani’ lakota che furono sterminati e corrotti dagli europei avevano, a mo’ dei doppi
sensi vedici, una frase che funge da mantra e che racchiude il segreto intero
dell’universo:mitakute oyasin, che se pur letteralmente significhi “siamo tutti fratelli”, intende per
l’uomo che sa udire “tutto è correlato”.Ekam sat.
Giacomo Colomba
Gennaio 2005
http://www.arianuova.org/il-segreto-dei-veda?id=906 4/4