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IL RUOLO DELLA LETTERATURA NELLA SOCIETÀ DEI CONSUMI:

Partendo dalla lettura del romanzo di Aldous Huxley “Il mondo nuovo” (1932),
questa analisi vuole cercare di individuare quale sia il ruolo della letteratura nella
società odierna. È anch’essa diventata ormai un semplice bene di consumo, un ramo
dell’industria del divertimento, prodotta in serie seguendo schemi fissi e collaudati e
secondo un canone prestabilito? Stiamo assistendo ad un processo di massificazione
della letteratura, almeno per quanto riguarda il contesto occidentale, dettata da una
filosofia del consumo? Quali ripercussioni potrebbe avere questo sullo sviluppo del
pensiero critico degli individui? Come punto di partenza per sviluppare questo studio
ho utilizzato l’analisi dello studioso inglese originario del Pakistan Tariq Ali
intitolata: Literature and market realism, da cui ho ricavato l’idea di partenza per
questa breve analisi. Inoltre cercherò di condurre uno studio parallelo a quello che il
filosofo tedesco esponente della scuola di Francoforte, Theodor Adorno, condusse
sulla musica nella moderna società a capitalismo avanzato, la quale rischia di
diventare una merce destinata semplicemente al consumo. Infine, per analizzare le
possibili conseguenze di una letteratura pensata per il puro e semplice consumo
riprendo le teorie elaborate dal filosofo italiano Antonio Gramsci sull’egemonia
culturale all’interno dei Quaderni dal carcere. Le conclusioni che cerco di trarre da
questo studio

È importante considerare brevemente il contesto storico nel quale viene scritto Il


Mondo nuovo. Il romanzo viene pubblicato nel 1932, dopo che l’Europa era stata
sconvolta dal primo conflitto mondiale. Durante il XX secolo assistiamo a molti
esempi di romanzi distopici simili a Il Mondo nuovo: è il caso, ad esempio, del
celebre romanzo del 1949 di George Orwell, 1984, o, ancora, Noi (1924) di E.I.
Zamjatin. Non è un caso che durante il corso del Novecento vengano scritti molti
romanzi basati su questo genere letterario: infatti, per la prima volta nel contesto
europeo dopo diversi secoli crolla il pilastro della cieca fiducia nel progresso. A
causa, principalmente, proprio della Prima Guerra Mondiale: conflitto che vide un
grande utilizzo di nuove tecnologie belliche. Inoltre, come scrive Alessandro
Maurini, durante lo scorso secolo l’improvviso sviluppo tecnologico-scientifico
aveva raggiunto un livello tale da portare alla “fine dell’utopia”. Il progresso consente
quasi di immaginarne la realizzazione. Il genere distopico in questo contesto si
sviluppa proprio come una duplice critica da un lato al concetto di utopia stesso, e
dall’altro al progresso tecnologico. In particolare, il romanzo di Huxley svolge una
funzione tutta particolare: rappresenta il cammino che la società rischia di
intraprendere e che, al contrario, dovrebbe evitare a tutti i costi per il proprio stesso
bene. Il Mondo nuovo si pone come una sorta di ammonimento sugli sviluppi da
scongiurare per una società che fa affidamento cieco sulla scienza applicata

All’interno del romanzo distopico di Huxley ritroviamo il monopolio della cultura, e


della letteratura in particolare, mani di pochi dirigenti mondiali. Le opere letterarie
più importanti del passato sono nascoste nelle loro casseforti, inaccessibili a tutto il
resto della popolazione; in generale i libri

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