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DIRITTO AMMINISTRATIVO
LEZIONE IX
“IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ”
Indice
5 I poteri sostitutivi nei rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali ------------------------------ 13
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Si cercherà, in sostanza, di capire come sia stato attuato, sul piano amministrativo, il
principio di sussidiarietà, alla stregua del quale lo Stato deve intervenire solo nei casi in cui le
funzioni non possano più essere efficacemente gestite dagli enti più vicini ai cittadini.
1
L’art. 5 è stato introdotto dal Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992.
2
Il Trattato UE (Trattato sull’Unione Europea) aggiunge al ruolo sussidiario delle istituzioni comunitarie l’obbligo,
in capo all’Unione, di rispettare “l’identità nazionale dei suoi Stati membri”. Anche la Carta europea accoglie una
versione limitata del principio di sussidiarietà, cioè quello per cui le funzioni devono essere attribuite alle pubbliche
amministrazioni più vicine al cittadino.
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la legge n. 439; in particolare, l’art. 4 della Carta afferma che l’esercizio delle potestà pubbliche
sia affidato, in linea di massima, alle autorità più vicine ai cittadini, in quanto questi ultimi
possono più facilmente controllarle3.
Per quanto concerne l’ordinamento italiano, il principio di sussidiarietà, prima
sconosciuto, ha rinvenuto una prima fonte interna nell’art. 4, comma III, della legge 59/1997
(legge Bassanini 1) che fornisce, della sussidiarietà verticale, una definizione sintetica e
completa rispetto a quanto detto dalle fonti europee. Detto art. 4, infatti, afferma che lo Stato, nei
confronti delle Regioni e degli Enti locali, deve trattenere a sé, solo quelle funzioni che, per loro
natura, non possono essere attribuite ad enti minori, in quanto incompatibili con le dimensioni
degli stessi. In altri termini, la legge Bassanini 1 ribadisce il concetto che le funzioni
amministrative e politiche devono essere attribuite all’autorità territorialmente più vicina ai
cittadini interessati.
In altri termini il principio verticale funziona così: al Comune spettano tutte le funzioni
amministrative con l’esclusione di quelle che non può svolgere a causa delle proprie ristrette
dimensioni o perché esulano dall’interesse locale. Queste funzioni, allora, devono essere
attribuite alla Provincia, con esclusione di quelle che non possono essere svolte adeguatamente
in ambito provinciale. Queste, infatti, devono essere riservate alle Regioni e, solo se esulano
dall’ambito territoriale e di interesse regionale, vengono attribuite allo Stato.
Sul punto, si veda, S. Cassese, L’aquila e le mosche. Principio di sussidiarietà e diritti amministrativi nell’area
europea, in Sussidiarietà e pubbliche amministrazioni, Atti del Convegno per il 40° della Spisa, Bologna, 1995, p. 83 e
ss.
3
Cfr. F. Frattini, Relazione introduttiva, in Sussidiarietà e pubbliche amministrazioni, Atti del Convegno per il 40°
della Spisa, a cura di Roversi-Monaco, Bologna, 1997, p. 68 e ss.
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Per quanto concerne, invece, il principio di sussidiarietà orizzontale, esso ha come fonte
interna primaria, innanzitutto, l’art. 2 Cost., il quale afferma la centralità degli individui e delle
formazioni sociali spontanee, cioè non create né imposte dallo Stato.
Altra fonte è da rinvenirsi nel nuovo art. 118, ultimo comma, Cost. secondo cui “Stato,
Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà”.
Inoltre, la citata legge 265/1999, oltre a riferirsi alla sussidiarietà verticale ha anche
enunciato la sussidiarietà orizzontale, rivolta agli Enti locali che devono cedere il passo, ove
possibile, all’iniziativa privata, che deve assumere un ruolo centrale e preminente rispetto
all’azione pubblica, che, viceversa, svolge un ruolo di supplente qualora gli individui e le
formazioni sociali si mostrino inefficienti ed incapaci di curare gli interessi pubblici 4.
4
L’argomento è ripreso da F. Caringella, Corso di diritto amministrativo, II ed., 2003, Milano, p. 913 e ss., il quale
magistralmente ha trattato il tema della sussidiarietà verticale ed orizzontale.
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2 Sussidiarietà: le caratteristiche
2.1 Sussidiarietà verticale e sussidiarietà orizzontale
La sussidiarietà è, quindi, un criterio di riparto dei pubblici poteri nei moderni stati
democratici ad ordinamento pluralistico5.
5
Sul punto, si vada, T. Filignano, Il principio di sussidiarietà nelle esperienze statali, comunitarie e nella legge n.
59/1997: elementi di continuità e novità, in Nuova Rassegna, 1997, n. 12, p. 1023 e ss.
6
La sussidiarietà orizzontale, determina, inoltre, una deregolamentazione amministrativa ed una semplificazione; in
particolare si pensi agli artt. 19 e 20 della legge n. 241/1990 e, più di recente alle riforme in tema di semplificazione
amministrativa, con particolare riferimento all’art. 20 della legge n. 59/1997, ove si esprime il favor per la sostituzione
dell’attività amministrativa con forme di autoregolamentazione da parte degli interessati.
Sul punto, tra gli altri, si veda, M.P. Chiti, Principio di sussidiarietà, pubblica amministrazione e diritto
amministrativo, in Sussidiarietà e pubbliche amministrazioni, in Atti del Convegno per il 40° della Spisa, Bologna,
1995, p. 97 e ss.
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In altri termini, nella sussidiarietà rigida, la valutazione dei casi in cui sia
eccezionalmente necessaria l’azione dell’ente di livello superiore, non è rimessa alla semplice
sensibilità di quest’ultimo in chiave di autolimitazione, ma viene effettuata direttamente, ed una
volta per tutte, dalla fonte normativa. Pertanto, è agevole giudicare se tale principio sia stato
attuato, in quanto il Giudice deve solo verificare se l’atto adottato dall’ente di livello superiore
rientri o meno in quelli eccezionalmente e tassativamente rimessi alla sua competenza.
Naturalmente il sindacato spetta al giudice del caso concreto o al giudice costituzionale, a
seconda del fatto che l’atto interessato dalla sussidiarietà sia di rango amministrativo o
legislativo7.
La sussidiarietà elastica viene in rilievo, per esempio, nei rapporti tra Comunità europea e
Stati nazionali, laddove la prima è chiamata a valutare nel caso concreto l’efficienza dell’azione
nazionale e la necessità dell’intervento comunitario, senza sbarramenti rigidi.
E’ articolata, infine, la questione che concerne gli organi deputati al giudizio del principio
di sussidiarietà elastica, in quanto si deve verificare la correttezza dell’uso del potere-dovere di
autolimitazione ed autoregolamentazione del caso concreto da parte del livello di governo
7
A questo tipo di modello si ispira il riparto di competenze normative tra Stato e Regioni, così come è previsto dal
nuovo titolo V della parte seconda della Costituzione, basato sulle attribuzioni di competenze legislative allo Stato in
materie eccezionali (art. 117, comma 2, Cost.) e sul riconoscimento della generale e residuale competenza delle Regioni
per le materie non assegnate alla competenza statale esclusiva o quella concorrente.
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In ogni caso, la questione della giustiziabilità della sussidiarietà elastica e rigida verrà
affrontata nel prosieguo di questa dispensa.
Tale distinzione, invece, si basa sul tipo di atto per il quale viene dettato il riparto di
competenze. La sussidiarietà è amministrativa quando si riferisce alla competenza ad adottare
provvedimenti amministrativi; è normativa se riguarda il riparto nell’emanazione di norme.
A seconda del tipo di atto cambia naturalmente il Giudice chiamato a verificare il rispetto
del principio e, cioè, sarà competente a giudicare la Corte costituzionale se si tratta di riparto
nell’emanazione di leggi; sarà competente, invece, il Giudice del caso concreto, in generale il
giudice amministrativo, se si vanno a sindacare atti o regolamenti8.
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Tale aspetto è stato ripreso da F. Caringella, Corso di diritto amministrativo, cit., p. 919 e ss.
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E’ la legge che deve disporre il riparto di competenze o la stessa Costituzione, così come
avviene nel caso del riparto tra Stato e Regioni o fra Stato ed Unione europea.
Ai livelli inferiori, fermo restando che i principi vengono individuati attraverso la legge,
vi è spazio anche per le fonti regolamentari ed in qualche caso, per atti amministrativi.
Ciò premesso, è opportuno soffermarsi brevemente sui livelli territoriali del principio di
sussidiarietà, evidenziandone le fonti legislative ed amministrative.
9
Questo principio è stato introdotto fra le norme fondamentali dell’Unione europea a seguito di un compromesso fra la
posizione franco-tedesca, propensa a definire la natura dell’Unione come “federale” e quella inglese, ostile a tale
termine .
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4 Il livello locale
Il livello locale attiene al rapporto tra Enti locali e i privati, singoli o associati, ed è
ispirato non solo al principio di sussidiarietà verticale ma anche a quello di sussidiarietà
orizzontale. La sussidiarietà orizzontale non è solo desunta dal conferimento di funzioni e
compiti da parte degli Enti locali ai privati ed alle associazioni, operato dalle diverse norme del
d.lgs. n. 112/1998, ma è anche esplicitata dal dato positivo e cioè dal Testo Unico n. 267/2000,
che nel delineare il quadro delle funzioni comunali, richiama espressamente la sussidiarietà
verticale per ciò che concerne il riparto di funzioni tra il comune e gli enti di maggiore ambito
territoriale (Regioni e Stato) e la sussidiarietà orizzontale per quel che riguarda la delimitazione
delle funzioni locali nei confronti dei privati.
L’azione comunale, in altre parole, è definita quale sussidiaria di quelle dei privati singoli o
associati, nel senso che, l’ente locale può legittimamente intervenire nel contesto sociale soltanto
ove le funzioni assunte siano svolte in modo più efficiente e con risultati più efficaci che se fossero
lasciate alla libera iniziativa privata, anche se regolamentata.
Tale discorso ha trovato conferma nell’art. 118, comma 4, Cost. che così recita: “Stato,
Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà”. Ne consegue un doppio corollario:
10
Cfr. A. D’Atena, In tema di presidi procedimentali del principio di sussidiarietà, in AA.VV., Sopranazionalità
europea:posizioni soggettive e normazione (Quaderni del Cons. Stato), Torino, 2000, p. 174.
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Cosa sono i poteri sostitutivi? Sono dei poteri riconosciuti allo Stato in conseguenza
dell’attribuzione di gran parte dei poteri (normativi ed amministrativi) dallo Stato agli Enti
locali. Hanno lo scopo di garantire lo Stato qualora gli enti territoriali tenessero una condotta
(attiva od omissiva) tale da mettere a rischio interessi e valori essenziali ed unitari dello Stato, il
quale deve essere posto nelle condizioni di potersi sostituire all’ente inerte o inadempiente.
Questi poteri sostitutivi sono l’espressione del contrappeso dello spostamento del baricentro
amministrativo e normativo verso la periferia, cioè sono meccanismi di controllo sostitutivi
dello Stato.
Il novellato art. 120 Cost.,comma 2, infatti, prevede che il Governo possa sostituirsi ad
organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni, nei seguenti casi:
1. mancato rispetto di norme e di trattati internazionali;
2. mancato rispetto della normativa comunitaria;
3. pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica;
4. necessità di tutela dell’unità giuridica ed economica;
5. necessità di tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali.
Tale previsione non si pone in contrasto con lo spirito autonomista della riforma né con
il principio di sussidiarietà, il quale funziona, in primo luogo, a tutela dell’autonomia del
cittadino, e poi, a favore di quella delle comunità locali e delle Regioni. Ne consegue che
l’autonomia locale e regionale non può mai comportare limitazioni dell’autonomia privata o
riduzioni di quei livelli della qualità della vita che ne costituiscono il necessario presupposto.
Del resto, anche il novellato art. 120 Cost. prevede che le procedure volte a garantire i
poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio della
leale collaborazione, la qual cosa va letta nel duplice senso di rispetto delle autonomie locali
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anche nell’esercizio di poteri potenzialmente compressivi delle stesse e di tutela degli individui
che, singoli o associati, sono i primi destinatari di tale principio.
L’art. 117, comma 5, Cost., prevede, invece, la sostituzione dello Stato in caso di
mancato adeguamento delle Regioni ai vincoli comunitari11.
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Si veda, R. Dickmann, Sussidiarietà e potere sostitutivo, in Foro amm. Cons. Stato, 2002, p. 849 e ss.
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Infatti, se il riparto di funzioni è operato con una legge o con una fonte ad essa
equiparata, l’unico giudice che può intervenire sull’atto legislativo di riparto di funzioni è la
Corte Costituzionale. Il principio di sussidiarietà ha trovato, infatti, finalmente ingresso nella
nostra Costituzione, grazie alla riforma del titolo V, parte II, e quindi è oggi da considerare
quale principio fondamentale cui le leggi statali e regionali devono riferirsi per evitare di essere
sottoposte al sindacato di legittimità della Corte Costituzionale.
Occorre effettuare una distinzione fra il sindacato di giustiziabilità in ambito
comunitario ed in ambito nazionale e sub-nazionale.
12
Si veda, tra gli altri, T. Filignano, Il principio di sussidiarietà nelle esperienze statali, comunitarie e nella legge n.
59/1997: elementi di continuità e di novità, in Nuova Rassegna, 1997, n. 12, p. 1023 e ss.; R. Hofmann, Il principio di
sussidiarietà. L’attuale significato nel diritto costituzionale tedesco ed il possibile ruolo nell’ordinamento dell’Unione
europea, in Riv. it. dir. pubbl. comun., 1993, p. 28 e ss.
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L. Vandelli, Coerenza tra i livelli di normazione e principio di sussidiarietà, in AA.VV., Sopranazionalità europea:
posizioni soggettive e normazione (Quaderni del Cons. Stato), Torino, 2000, p. 210 e ss.
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La legge, anche quella regionale, è così ricondotta nell’area delle prescrizioni di principio;
ne consegue l’apertura di spazi inediti ai regolamenti degli Enti locali e, quindi, alla cognizione del
giudice amministrativo, anche in merito al rispetto del principio di sussidiarietà, su materie che
prima le erano sottratte in quanto disciplinate direttamente dalla fonte legislativa.
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8 Bibliografia
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