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CAPITOLO Il

Il HEGIONAll5MO NEllA VICENDA


C05T/TUZIONALE ITALIANA

SOMMARIO

l. La scelta regionalista dell'Assemblea costituente


2. Il disegno costituzionale e la sua impronta garantistica
2.1. La costituzionalizzazione delle materie regionali
2.2. Il carattere esclusivo delle competenze amministrative delle Regioni
2.3. Le competenze legislative regionali ed il principio della concorrenza
3. La crisi del modello
4. Il rapporto tra Regioni e sistema dei partiti politici
5. Le riforme costituzionali della Xlll legislatura
6. L'opzione "federale"
7. L'esigenza di superare i limiti del modello costituzionale
8. La riforma
8.1. Due equivoci iniziali: le macroregioni e lo Stato iperleggero
8.2. Le tecniche costituzionali di ripartizione delle competenze
8.3. 11 tema della sussidiarietà
8.4. Il superamento del ruolo "tutorio" dello Stato
8.5. Una svolta radicale
8.6. Il potenziamento degli enti locali e l'ordinamento di Roma capitale
8.6.1. La difficile attuazione: a) con riferimento alle Province e alle Città metropolitane
8.6.2. S('gue: b) con riferimento all'ordinamento di Roma capitale
9. Tra attuazione e riforma della riforma
Nota bibliografica

1. La scelta regionalista dell'Assemblea costituente

L'istituzione delle Regioni ha rappresentato una delle maggiori novità del


disegno istituzionale delineato dalla Costituzione repubblicana. La quale, ro-
vesciando un indirizzo centralistico risalente all'unificazione nazionale, non so-
lo ha potenziato le preesistenti autonomie locali (che ha fatto oggetto di speci-
fico riconoscimento), ma ne ha anche arricchito l'articolazione, introducendo
un nuovo livello territoriale di governo (quello regionale, appunto), che ha do-
tato di competenze legislative ed amministrative.
Come si è visto (_"'"pr.t, <<'p. l. n. 6 e 1), la formula organizzativa prescelta
56 TI. Il rry,ionalismo nella vicenda costituzionale italiana l. La scelta regionalista dell'Assemblea costùuente 57

trovava un ~arziale precedente nella Costituzione spagnola del 1931. Alla gi-cornice, ma anche - in mancanza di queste - a quello di principi non for-
sua elaborazione non sono, inoltre, rimaste estranee suggestioni federalisti- mulati, induttivamente ricavabili dal corpus della legislazione nazionale.
che di matrice mitteleuropea. Assolutamente originale era, inoltre, il modo in cui la Costituzione italiana
Di ascendenza spagnola era, anzitutto, la tecnica utilizzata ai fini del ri- contemperava le ragioni dell'autonomia e gli interessi unitari facenti capo allo
parto delle competenze fra lo Stato e le Regioni. Queste ultime, infatti a dif- Stato, nella sua qualità di ente esponenziale dell'intera comunità nazionale.
fer~nza degli Stati membri delle Federazioni, sono state configurate' come Essa, in particolare, pur circondando l'autonomia regionale di garanzie no-
enti a competenze enumerate (e non come enti a competenza generale). Un tevolmente estese e pregnanti, riconosceva allo Stato la funzione di indirizzar-
altro segno dell'influenza iberica è costituito dalla categoria delle Regioni ad ne gli sviluppi e di vigilarne le esplicazioni in termini fondamentalmente privi
autonomia speciale (titolari di "forme e condizioni particolari di autonomia, di riscontro nelle esperienze su cui era stata storicamente modellata.
secondo statuti speciali adottati con leggi costituzionali"). Alla medesima ma- Di qui, un sistema di equilibri particolarmente complesso, che trovava la
tr~ce può, infine, ricondursi la mancata previsione di una Camera delle Regio- propria espressione emblematica in una delle più significative disposizioni di
nt (analoga al Rundesrat tedesco o austriaco, al Senato nordamericano, ovve- principio contenute nella Costituzione: l'art. 5. Il quale- come si è visto (..;,-
ro ~l Consiglio ?egli Stati svizzero). L'unica concessione in questa direzione prif, cap. l, n. l) -bilancia le istanze autonomistiche (condensate nel princi-
puo ess~re ra~1sata nella previsione di un Senato della Repubblica eletto "a pio della promozione delle autonomie locali) con la solenne affermazione, sul-
base ~eg.Ionale (a~t. 57 Cost.). Essa, tuttavia, non ha conferito all'organo i ca- la scia di una tradizione centralistica risalente alla Costituzione francese del
ratten d1 un collegio rappresentativo delle Regioni ( cupr;o. c:ap. l, n. t 1.1 .Z). 1791, dei valori dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica.
All'influenza federale era, invece, riconducibile la costituzionalizzazione In questa prospettiva, può cogliersi adeguatamente il significato che- nel-
del':t disciplina delle competenze. La quale, per le Regioni ad autonomia ordi- l'economia del nuovo modello- assumeva il c.d. limite dei principi. Il quale
~ana, era (e- come vedremo- è) dettata direttamente dalla Costituzione (nel non si configurava come un limite eventuale (in tanto sussistente, in quanto-
tltol? V della parte Ill, mentre, per le Regioni speciali, era (ed è) stabilita da nelle materie ad esso assoggettate- il legislatore centrale facesse uso del potere
fontl a questa equiparate: gli statuti speciali (adottati- come si è detto- nella di adottare leggi-cornice), ma come un limite necessario e generale, da cui era
form·a·d~Il.a I~,gg~ costit:IZio~ale~. Allo .stesso modeilo poteva, inoltre, ricon- interessata ogni potestà legislativa regionale: la competenza concorrente (tenuta
dursl d t1po d1 potesta legislativa regionale cui erano decisamente andate le -come si è visto- al rispetto della legislazione di cornice o, in difetto di questa,
pr~ferenze dei. co~tituenti: la competenza concorrente su riparto verticale, attri- dei princìpi legislativi impliciti); la competenza piena (o primaria) delle Regioni
bu~ta.' alle .R~g1on1 ?rdinarie, dall'art. 117, comma l, Cost., ed a quelle speciali ad autonomia speciale (e delle province di Trento e Bolzano), chiamata ad ope-
dal nsp.ettlvl statuti. Come vedremo meglio più avanti (lnft-.., up. IV, n. 4), si rare in armonia con i princìpi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato.
tr.atta d1 un~ potestà tenuta al rispetto di prescrizioni di principio stabilite me- Attraverso questa modulazione del limite, il legislatore costituente inten-
drante legg1 ~eli~ St.ato Oeg~i-cornice). Tale competenza era, infatti, previ- deva verosimilmente scongiurare il pericolo che il policentrismo legislativo
sta dalle Cosutuz1on1 federali europee più note agli artefici della Costituzione: da esso introdotto potesse compromettere la fondamentale coerenza siste-
la Costituzione di Weimar dell919 e la Costituzione austriaca del 1920. matica dell'ordinamento generale.
Detto questo, è il caso di precisare che il sistema positivamente accolto dal- Alla stessa esigenza poteva considerarsi, inoltre, preordinato il particolare
la Costituzione italiana non si risolveva nella meccanica combinazione di ele- regime di controlli cui le Regioni erano sottoposte: controlli sugli atti e con-
menti mutuati da altre esperienze. trolli sugli organi.
Infatti, calati in un diverso contesto sistematico, tali elementi si sono cari- In proposito, il modello utilizzato è stato quello della legislazione comu-
c?ti d.i valenze nuove. Esemplare, al riguardo, è il caso della competenza le- nale e provinciale. Da essa è stata mutuata l'idea che nei confronti dei nuovi
gtslattva co~corrente, avente ad oggetto un ambito molto più esteso di quel- enti allo Stato spettasse un ruolo "tutorio" non molto dissimile da quello
lo ad essa r~servato da.ll~ Costituzioni federali del primo dopoguerra (che la che tradizionalmente gli competeva nei confronti degli enti territoriali mi-
relegavano m una pos1z1one decisamente marginale). Per effetto delle inter- nori. Di qui, la previsione che tutti gli atti regionali - gli statuti (ordinari)\
p~etazioni consolidatesi nel tempo, essa si era venuta, inoltre, sensibilmente
?lsta~cando dalle ?na!o~he competenze di cui alle esperienze federali. Si era, 1
mfatu, a~fermata l opm1one che, nel suo esercizio, le Regioni non fossero te-
Art. 123 C:ost., in forza del quale, gli statuti regionali ordinari dovevano essere deliberati
dal Consiglio regionale (a maggioranza assoluta) ed approvati con legge dal Parlamento (/nfr...
nute al nspetto deile sole prescrizioni di principio contenute in apposite leg- cap. 111, n. l).
58 II. l! regionalùmo nella vicenda costituzionale italiana 2.1. La costtfuzionalizzazione delle materie regionali 59
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le leggi c gli atti amministrativi 3 - fossero assoggettati a controlli preventivi cioè l'an-, ma garantiva anche il contenuto (o il quomodo) dell'autonomia:
statali di legittimità e di merito. Di qui, ancora, la previsione che il massimo identificando direttamente gli ambiti in cui essa poteva dispiegarsi ed i limiti
organo deliberativo della Regione- il Consiglio- potesse (al pari dci consi- alla medesima apposti.
gli comunali e provinciali) essere, in certe ipotesi, sciolto con decreto del Pre- La connotazione garantistica della disciplina dettata per le Regioni era, inol-
sidente della Repubblica 4 • tre, accresciuta dalla sua giustiziabilità. L'Assemblea costituente italiana, in-
fatti- sulla scia di una tradizione introdotta in Europa dalla Costituzione au-
striaca del 1920 - ha riconosciuto sia allo Stato che alle Regioni il potere di
2. Il disegno costituzionale e la sua impronta garantistica sottoporre al giudizio della Corte costituzionale gli atti, rispettivamente, del-
le Regioni e dello Stato, che ritenessero lesivi del riparto costituzionale delle
Gli elementi appena ricordati non impedivano, peraltro, che il disegno com- competenze 5 .
plessivo messo a punto dall'Assemblea costituente fosse improntato ad una
logica fondamentalmente garantistica.
Ciò è, anzitutto. suffragato dal fatto che la ripartizione delle competenze 2. 1. la costituzionalizzazione delle materie regionali
tra lo Stato c le Regioni fosse direttamente stabilita da fonti costituzionali: la
Costituzione, al titolo V, e gli Statuti regionali speciali (adottati - come si è vi- Quanto ai contenuti dell'autonomia regionale, la disciplina costituzionale pro-
sto- nella forma della legge costituzionale). cedeva ad un duplice ordine di determinazioni. Da un lato, diceva "di che co-
La costituzionalizzazione del riparto di competenze era rivolta a porre il ri- sa" le Regioni potessero occuparsi (individuando l'oggetto delle loro competen-
parto medesimo al riparo da interventi del legislatore ordinario statale (che ne ze); d'altro lato, chiariva "come" le Regioni dovessero operare (fissando i limiti
era limitato). Per apprezzare il significato di questa garanzia, è sufficiente con- alle competenze stesse e raccordando tali competenze con quelle dello Stato).
siderare la diversa soluzione contemporaneamente accolta per gli enti territo- La prima determinazione trovava espressione nell'enumerazione delle com-
riali diversi dalle Regioni (i Comuni e le Province), i quali, in base all'art. 128 petenze delle Regioni, in linea con il modello spagnolo. Da tale modello, tut-
Cost., erano "enti autonomi nell'ambito dci principi fissati da leggi generali tavia, la Costituzione italiana si discostava per un particolare non secondario:
della Repubblica", chiamate a determinarne le funzioni ( "'"f'rd. «"<'~Jl. 1. n. 11.1 .7). prevedendo - come si è visto ("'"f'Til· Gtp. l, n. 11.1.1 <' 13.1) - che le attri-
La Costituzione prevedeva, quindi, che essi godessero di autonomia, ma non .\ buzioni regionali fossero contemplate direttamente da norme di rango costi-
individuava direttamente i contenuti di tale autonomia, l'esatta determinazione tuzionale (e non da statuti d'autonomia concordati tra le Regioni e lo Stato).
dei quali rimetteva alla legge ordinaria dello Stato. La funzione di individuare l'oggetto di tali attribuzioni è stata, in particolare,
Per le Regioni, invece, la Carta non si limitava a garantire l'esistenza - e, affidata ad elenchi di materie contenuti nella Costituzione c, per le Regioni ad
autonomia differenziata, negli statuti speciali, adottati- come si è ripetutamcn-
.
2
Art. 127 Cost. Tale norma prevedeva un controllo preventivo sulle leggi regionali attiva- te ricordato - nella forma della legge costituzionale.
bile dal Governo e destmato ad essere alternativamente effettuato: dalla Corte costituzionale, T ali elenchi identificavano il campo d'azione di tutte le competenze re-
per i vizi di legittimit~. e dal Parlamento per la pretesa lesione dell'intt>resse nazionale, oltre gionali; c, cioè: delle competenze legislative e di quelle amministrative. È, pe-
che di quello di altre Regioni (vizio di merito l. Nell'esperienza applicativa, tuttavia, si è regi- raltro, da precisare che per i due ordini di competenze non erano previsti elen-
strata la trasposiztonc dPl merito in/pgittimità (CRJSAF!JLU). L'interesse nazionale, infatti- co-
me si è efficacemente detto (Giuseppe FERRAR!)-. ha assunto il carattere di una parola magi- chi distinti. La disciplina costituzionale era, infatti, informata al principio del
ca che consentiva allo Stato di nazionalizzare ciò che nazionale non era. In suo nome illegi- parallelismo delle funzioni, in forza del quale, tra la legislazione c l' ammini-
s~atore ce?trale penetrava in ambiti ad esso costituzionalmente preclusi: espropriando mate- strazione regionale non sussisteva dissociazione, ma - almeno tcndcnziale -
rte o parti d1 materie assegnate alle Regioni (e limitando, così, la competenza di queste). Di coincidenza di oggetto. La tecnica a tal fine usata era quella del rinvio: le nor-
qui, una discutibile (e discussa) giurisprudenza costituzionale, la quale, pretendendo che gli
atti legislativi delle Regioni rispettassero le leggi adottate dallo Stato in nome di interessi (che me sulle funzioni amministrative delle Regioni individuando l'oggetto delle
si assumevano) infrazionabili, elevava inammissibilmente questi ultimi a parametro del pro-
prio giudizio di le!Òttitnità.
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1 Com'è noto, la Corte interviene nell'esercizio di due distinte competenze: in sede di giu-
Art. 125, comma l, Cost.
dizio di costituzionalità invia principale (o d'azione), se l'atto statale o regionale impugnato è
Art. 12(, Cost. Come vedremo (lnfr.t. ~"P· IX, n. 7.1),l'istituto è mantenuto dall'attuale
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un atto legislativo; in sede di risoluzione di Wl conflitto d'attnbu:vone (ovviamente intersoggetti-
art. 126, il quale però ne ha modificato la disciplina. vo). se si tratta di un atto di altra natura.
60 Il. Il ref!,ionalismo nella vicenda costituzionale italiana 3. La crisi del modello 61

stesse per relationem (mediante richiamo degli elenchi dettati per le compe- zioni amministrative, non direttamente (mediante uffici dagli stessi dipenden-
tenze legislative). ti), ma per il tramite degli enti locali.
Per quanto riguarda le Regioni ad autonomia ordinaria, può ricordarsi che
la norma sulle competenze legislative era l'art. 117, che elencava le materie as-
soggettate alla legislazione regionale, mentre quella sulle competenze ammini- 2.3. Le competenze legislative regionali ed il principio della concorrenza
strative era costituita dall'art. 118, il cui comma l attribuiva alle Regioni "le fun-
zioni amministrative per le materie elencate nel precedente articolo". Notevolmente più elaborato si presentava il riparto costituzionale delle com-
Della medesima tecnica hanno fatto uso gli statuti speciali, i quali hanno petenze legislative.
,.· Il principio ad esso sotteso non era quello dell'esclusività, ma quello della
- senza eccezioni - accolto il principio del parallelismo delle funzioni (assi-
curando ad esso - come vedremo ( lnfr~. ~~p. VII. n. 6. 1. 1) - una parziale so- concorrenza, in virtù del quale nessuna delle materie di pertinenza regionale
pravvivenza anche dopo la riforma del titolo V Cost., che ne ha decretato la era sottratta all'intervento legislativo dello Stato.
soppressione per le Regioni ad autonomia ordinaria). Quanto al carattere di tale concorrenza, è, peraltro, molto significativo che
il costituente italiano avesse ripudiato uno dei modelli distributivi più diffusi
nel costituzionalismo federale: quello della competenza concorrente alla te-
desca (la konkurrierende Gesetzgehung), in forza del quale il legislatore cen-
2.2. Il carattere esclusivo delle competenze amministrative delle Regioni
trale è posto in condizione di occupare di sua iniziativa ambiti assegnati ai
legislatori periferici, complementarmente restringendo, se non addirittura -
Come si è detto, le norme dettate dai costituenti per regolare le compe- per usare un'espressione della dottrina tedesca- scacàando la competenza di
tenze regionali si occupavano anche del "come" le Regioni dovessero eserci-
questi (infr.t. ~"P· IV. n. 6).
tarle, fissando i limiti al cui rispetto erano tenute. Ai predetti limiti corrispon- In base alla disciplina italiana, invece, né lo Stato né le Regioni avrebbero
devano, in genere, complementari poteri dello Stato. potuto influire sul riparto di competenze da cui erano interessati: disciplina-
T ali determinazioni, tuttavia - a differenza di quelle relative alle materie, to direttamente da norme costituzionali, che fissavano rigidamente gli argini
che erano, come si è visto, imprescindibili - valevano soltanto per le potestà entro cui doveva essere convogliato il concorso tra le due legislazioni.
legislative. Non valevano per le funzioni amministrative, le quali, in base al- Il modello accolto era quello del riparto verticale delle competenze, il qua-
l'art. 118, comma l, del testo costituzionale allora vigente, erano espressione le trovava espressione in due regole-base, enunciate- per le Regioni di dirit-
di una competenza esclusiva, avendo ad oggetto ambiti completamente sottrat- to comune- dall'art. 117, comma l, Cost.
ti all'attività amministrativa dello Stato. La prima eta rappresentata dalla previsione che, nelle materie regionali elen-
Questo non significava, però, che, nelle materie regionali, il solo ente le- cate, lo Stato dovesse limitarsi alla fissazione, in apposite leggi-cornice, dci
gittimato ad adottare atti amministrativi fosse la Regione. Stando al disegno principi fondamentali, lasciando alle Regioni la restante disciplina: la discipli-
costituzionale, infatti, l'esclusività della competenza amministrativa delle Re- na di dettaglio.
gioni era destinata a valere nei confronti dello Stato, non nei confronti degli La seconda regola-base era costituita dalla riserva di legge statale per la fis-
enti locali (come i Comuni e le Province). sazione di tali principi.
Ciò si desumeva dai commi l e 3, art. 118 Cast.
In base al primo comma, lo Stato poteva, con legge, scorporare dalle fun-
zioni amministrative regionali le funzioni "di interesse esclusivamente loca- 3. La crisi del modello
le", per attribuirle ai Comuni, alle Province o ad altri enti locali.
In base al terzo comma, la Regione avrebbe dovuto "normalmente" eser- Detto questo, deve subito aggiungersi che il disegno che si è sinteticamente
citare le proprie funzioni amministrative, delegandole agli enti predetti o uti- schizzato non è stato mai compiutamente attuato. Nella concreta esperienza
lizzando i loro uffici. Si tratta del modello delle Regioni come "enti ad am- costituzionale, si è, infatti, venuto ad affermare un assetto reale molto distan-
ministrazione indiretta necessaria" (M.S. GIANNINI), peraltro- come vedre- te da esso. Il che - sia detto di passaggio - ha contribuito alla crisi del regio-
mo (infM, n. 7) - accolto in via non esclusiva dal testo costituzionale. In base nalismo nel nostro paese: a quella crisi da cui hanno tratto alimento le spinte
ad esso, gli enti-regione sarebbero stati chiamati ad esercitare le proprie fun- alla riforma del titolo V Cost.
62 n. Il rcgùmalùmo nellA vicenda costituzionale italiana 4. I l rapporto tra Regùmi e sùtema del partiti politici 63

Per _effe~to di prassi legislative consolidatesi nel tempo e di una giurispruden- Riprendendo un'immagine di Livio PALADIN, può dirsi che, per effetto di
za costttuztonale che non ha valorizzato l'anima autonomistica della disciplina tale stato di cose, le Regioni erano ridotte ad una sorta di variabile istituzio-
dettata dai costituenti, buona parte dei capisaldi di questa sono stati travolti. nale che lo Stato maneggiava a discrezione.
Ci si riferisce: Ma non è tutto. La regionalizzazione del paese non aveva, infatti, promos-
so quella profonda riforma dello Stato che gli artefici della Costituzione si
a) al riparto verticale delle competenze legislative (centrato- come si è visto-
proponevano (<òllf'M. C"-f'· l, n. 7). Non aveva provocato, né la ristrutturazio-
sulla distinzione tra i principi fondamentali, di pertinenza dello Stato, e la
ne degli apparati amministrativi statali nelle materie di competenza regiona-
disciplina di dettaglio, riservata alle Regioni):
le, né la riqualificazione dell'attività legislativa del Parlamento, il quale, se-
b) all'esclusività delle competenze amministrative delle Regioni;
guitando a legiferare come se le Regioni non esistessero, non si era trasfor-
c) alla costituzionalizzazione delle materie chiamate ad individuare I' oggetto
mato nel luogo delle grandi scelte politiche nazionali vagheggiato dai padri
di entrambe le competenze regionali.
costituenti.
Quanto al riparto verticale, è sufficiente ricordare che, nelle materie asse-
gna~e alle R~gioni, lo Stato non si limitava a stabilire i principi fondamentali,
~a mterventva con molta frequenza con norme di minuto dettaglio, alle qua- 4. Il rapporto tra Regioni e sistema dei partiti politici
h la Corte costituzionale talora riconosceva natura cogente, affermandone l'in-
derogabilità da parte della legge regionale. È ormai un dato acquisito che alla crisi del modello costituzionale ha for-
A ciò è da aggiungere che le prescrizioni di cui si è preteso il rispetto da temente contribuito la circostanza che le Regioni siano state calate in una real-
parte dei legislatori regionali non erano poste esclusivamente da atti legislati- tà istituzionale dominata dalla presenza di partiti politici nazionali fortemen-
vi (nel rispetto della riserva di legge prevista dalla Costituzione). Esse, non di te centralizzati. Inserite in tale contesto, le Regioni non hanno avuto la forza
rado, hanno trovato la propria fonte in regolamenti, se non in atti ammini- di contrapporre la logica della rappresentanza territoriale a quella della me-
strativi: come quelli adottati nell'esercizio della fonzione di indirizzo e coor- diazione partitica.
dinamento, inventata dalla legge per la finanza regionale dell970, conferma- In uno studio apparso alla vigilia dell'istituzione delle Regioni ad autono-
ta dalla legislazione successiva e costantemente avallata dalla giurisprudenza mia ordinaria, uno dci più acuti interpreti del regionalismo italiano - Clau-
della Corte costituzionale A. de PALAZZOLl - metteva a fuoco questo aspetto con estrema lucidità. Egli
Analoghe considerazioni possono valere per la competenza amministrati- sottolineava che il destino delle costituende Regioni sarebbe stato, per intero,
va delle Regioni. La quale, costruita dalla Costituzione come una competenza determinato dal loro grado di emancipazione dal sistema dei partiti nazionali.
di tipo esclusivo, si è progressivamente trasformata in una competenza con- Se le Regioni avessero avuto la capacità di modificare i processi di canalizza-
corrente, per effetto del riconoscimento allo Stato di poteri sostitutivi, non pre- zione del consenso politico, sarebbero state in grado di creare rapporti vitali
visti dalla Costituzione, e della fonzione di indirizzo e coordinamento di cui con le rispettive comunità; ed avrebbero, quindi, potuto conferire un'impron-
si è appena detto. ' ta autenticamente pluralistica al sistema delle autonomie territoriali. Se, in-
vece, non avessero avuto tale capacità, il regionalismo avrebbe assunto il ca-
Venendo, infine, alle materie regionali, è da dire che esse venivano libera-
rattere di un rcgionalismo prevalentemente di facciata (con conseguente tra-
mente definite e ridefinite dal legislatore ordinario statale, che ne mutava a
sformazione delle istituzioni regionali in strumenti dei partiti politici nazio-
proprio piacimento i contorni, arrogandosi un ruolo che la Costituzione esclu-
nali).
deva a chiare lettere. L'art. 117, infatti, fissando direttamente l'elenco e riser-
È difficile negare che lo scenario storicamente affermatosi sia stato il se-
vandone espressamente le integrazioni alla legge costituzionale, rendeva l'elen-
condo.
co stesso intangibile dalle fonti di grado legislativo.
Come comunemente si riconosce, infatti, alla concreta istituzione delle Re-
gioni ad autonomia ordinaria, avvenuta nel1970 (e, cioè, con un ritardo ven-
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ln base alla disciplina da cui era contemplata (art. 17, l. n. 281/1970 e successive modifi-
tennale rispetto alle previsioni dei padri costituenti), non è rimasta estranea
cazioni_ ed integrazioni), tale funzione poteva essere esercitata sia in via legislativa, sia in via la considerazione delle prospettive di sistemazione e carriera che la stessa di-
ammtmstrattva. Nel secondo caso, mediante direttive adottate o dal Consiglio dei Ministri, o schiudeva al personale partitico. Le esigenze del sistema dei partiti hanno,
dal CTPE, o dal Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro competente. inoltre, pesato in modo determinante anche sulle vicende successive: dal c.d.
5. Le riforme costituzionali della XIII legislatura 65
64 11. Il regi(Jilalismo ne!fa vicrnda costituzionale italiana

completamento dell'ordinamento regionale, dovuto al d.P.R. n. 616/1977 (il roni (conclusisi- a propria volta- con l'elaborazione di un progetto di rifor-
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quale ha consentito di conciliare il mantenimento della conventio ad excluden- ma avente ad oggetto tanto la forma di governo quanto la forma di Stato) -
dum (ELIA) a carico del maggior partito d'opposizione, con il sostegno assicu-
rato da tale partito ai Governi di unità nazionale), alla tendenziale omologa-
zione delle coalizioni regionali di governo a quelle costituite a livello nazio- 5. Le riforme costituzionali della Xlii legislatura
nale, al conseguente effetto-domino, in virtù del quale la crisi della coalizione
nazionale provocava una reazione a catena, che travolgeva anche le Giunte Perché questa elaborazione pervenisse a risultati concreti si è dovuta at-
regionali che ne riproducevano la composizione (non risparmiando nemme- tendere la XIII legislatura, nel corso della quale sono state adottate sette leg-
no le Province ed i grandi Comuni). gi costituzionali, che hanno modificato profondamente l'ordinamento giuri-
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Se si dà il giusto peso a queste circostanze, non può sorprendere che il te- dico italiano. Tra esse, quella di maggior rilevo è la l. cost. n. 3/2001 , appro-
ma della riforma del rcgionalismo, che era rimasto sotto traccia per circa un vata 1'8 marzo 2001 e confermata in via referendaria il successivo 7 ottobre
ventennio, si sia imposto con prepotenza all'inizio degli anni '90, in concomi- (modifiche al titolo V della parte II Cost.). Essa ha completato la riforma del
tanza con la devastante crisi che ha scosso dalle fondamenta il sistema dei par- regionalismo avviata da due leggi di revisione costituzionale di poco preceden-
titi, il quale aveva scritto un cinquantennio di storia repubblicana. Una crisi ti: la l. cost. n. 1/1999 10 (revisione delle norme sull'autonomia statutaria e
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dovuta al concorso di tre ordini di cause diverse, ma cospiranti: il crollo del sulla forma di governo delle Regioni ordinarie) e la l. cost. n. 2/2001 (che ha
muro di Berlino, l'introduzione in via rcferendaria del sistema elettorale mag- esteso alle Regioni ad autonomia speciale una disciplina analoga a quella detta-
gioritario, il fenomeno battezzato dalla stampa con le formule "tangentopo- ta da quest'ultima). . _
li" o "mani pulite". Il cammino che ha condotto a questi risultati è stato un cammmo acct-
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Il terremoto da cui il sistema dei partiti è stato investito per effetto di tali dentato. Esso ha avuto inizio con l'approvazione della l. cost. n. 1/1997 , la
cause ha conferito caratteri di notevolissima fluidità al quadro complessivo quale, in funzione della riforma dell'intera seconda parte della Costituzi?n~,
(che, alla distanza di più di un ventennio, non ha ancora trovato un assetto aveva previsto uno speciale procedimento di revisione costituzionale, che st dt-
stabile). Esso ha, inoltre, provocato la dissoluzione di gran parte dei soggetti scostava dalla procedura normale (o 'tipica'), contemplata dall'art. 138 Cost.,
politici nazionali preesistenti, favorendo l'emersione di formazioni dal forte per due aspetti: anzitutto, per il ruolo istruttorio riservato a una Commissio-
radicamento locale, le quali, non a caso, sono state in prima linea nel preten- ne bicamerale costituita ad hoc; inoltre, per la previsione che il testo delibe-
der~ il superamento del centralismo precedente. rato da ciascuno dci due rami del Parlamento con due distinte votazioni do-
E, inoltre, da considerare che l'introduzione dell'elezione diretta dell'or- vesse essere sottoposto al referendum confermativo, comunque (indipenden-
gano monocratico di vertice degli enti territoriali diversi dallo Stato ha con- temente, cioè, da uno specifico atto di promozione ed anche se approvato in
tribuito ad un processo di emancipazione e rivitalizzazione di tali enti in net- seconda lettura con la maggioranza qualificata dei due terzi).
ta controtendenza rispetto al passato. Com'è- tra l'altro- testimoniato da un Dopo aver percorso le sue prime fasi (e dopo che la Commissione bica-
protagonismo delle loro dirigenze che sarebbe stato precedentemente impen- merale- alla cui presidenza era stato chiamato l'an. Massimo D'Alema- ave-
sabile.
In questo contesto, si è avviato il lungo processo che avrebbe portato alla 8 Si tratta del Comitato di studio m !le rzforme istituzionali, elettorali c costziuzionalz con il

riforma del titolo V nella XIII legislatura: un processo, iniziatosi nella XI le- compito di elaborare proposte di riforme istituzionali ed elettorali nonché di revisione costi-
tuzionale, istituito, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del14 lugho 1994, 1!
gislatura con i lavori della Commissione bicamerale De Mita-Iotti (cui si de- quale ha concluso i suoi lavori con una Relazwnr trasmessa al Presidente del Consiglio il 21 di-
ve l'elaborazione di un progetto di legge costituzionale rivolto a modificare cembre 1994. A causa della caduta del primo Governo Berluscolll, le nsultanze detlavon del
la seconda parte della Costituzione) 7 e proseguito nella legislatura successiva Comitato non sono confluite in un'iniziativa legislativa del Governo. Il senatore Speroni, pe-
con i lavori di un comitato ministeriale di studio presieduto dal Ministro Spe- raltro, ha presentato il progetto al Senato, sotto forma di proposta d'iniziativa parlamentare
(XII Legislatura, AS n. 1403 ), ma tale proposta non ha avuto seguito.
9L. cost. 18 ottobre 2001, n. 3.
7
Commissione Parlamentare per le Riforme istituzionali, Progetto di legge costituzionale. 10 L. cost. 22 novembre 1999, n. l.
Revisione della parte seconda della Costituzione, comunicato alla Presidenza della Camera 11 L. cost. 31 gennaio 2001, n. 2.
dei Deputati ed alla Presidenza del Senato l'Il gennaio 1994 (XI legislatura, A.C. n. 3597,
12 L. cost. 24 gennaio 1997, n. l.
A.S., n. 17R9l.
66 Il. Il re[!,ionalismo nella vicenda costituzionale italiana 7. L'estgenza di superare i limiti del modello costituzionale 67

va licenziato il suo definitivo progetto) 13 , il cammino così prefigurato si è in- era rigorosamente bandito dal lessico politic~. E 9-uesto_- si_badi- benché il
terrotto, per esaurimento dell'accordo politico che ne era alla base. La sua in- testo allora licenziato facesse uso di una tecmca dt matnce stcuramente fede-
terruzione, tuttavia, non ha comportato l'archiviazione del tema delle rifor- rale: il riconoscimento alle Regioni della competenza generale ed allo Stato
me costituzionali. Ha, semplicemente, decretato il superamento dell'idea che dt. competenze enumerat e 15 . . . . , .
esso dovesse essere affrontato unitariamente (con la riscrittura di metà della nvalore simbolico della nuova convenziOne termmologtca non puo sfuggi-
Costituzione) e con modalità derogatorie rispetto all'ordinario procedimento re. Mediante essa si è inteso dare espressione alla volontà- all'ostentata vo-
di revisione. lontà - di una radicale cesura con il precedente assetto regionale: un ~sset~o,
Di qui, un mutamento di strategia, che ha portato all'approvazione - nelle che si sentiva inadeguato a dare risposta alle domande di autodetermmazto-
vie tracciate dall'art. 13 8 - di sei leggi costituzionali. Si tratta, in particolare, ne espresse da alcune tra le aree economicame~te più _svi~upp~te de_l Paese.
oltre che di quelle ricordate in apertura, delle novelle cui, rispettivamente, si Nel federalismo si ravvisava la chiave per assorbtre tenstom altnmentt suscet-
deve l'introduzione del voto dei cittadini italiani residenti all'estero e l'integra- tibili di mettere a rischio l'unità nazionale.
zione dell'art. 111 Cast. (mediante la previsione del c.d. 'giusto processo') 14 •

1. L'esigenza di superare i limiti del modello costituzionale


6. L'opzione "federale"
A ciò è da aggiungere che, attraverso la riforma del titolo V, ci _si_ ~ipro:
Per quanto specificamente attiene alla riforma del titolo V Cost., un pun- metteva anche di far uscire il regionalismo italiano dalla profonda cnst m cut
to merita di essere preliminarmente sottolineato: l'intento, proclamato dalla versava: una crisi, che - come si è visto (<otrpT<l, n. 4) - affondava le propri_e
quasi totalità delle forze politiche, di sostituire il regionalismo disegnato nel radici in cause di ordine politico, ma alla quale non era estrane_a la ste~sa,?t­
1947 dall'Assemblea costituente con un assetto di tipo federale. Di tale in- sciplina costituzionale, che, alla distanza, aveva rivelato alcum aspetti d m-
tento costituiva una significativa spia linguistica l'uso del termine "federali- contestabile inadeguatezza.
>mo", il quale- a proposito o a sproposito- è stato comunemente impiegato Concentrando l'attenzione sui profili di maggior rilievo, la prima osserva-
per indicare non solo l'obiettivo della riforma, ma anche quello perseguito zione da fare è che i padri costituenti non avevano adottato una chiara deci-
:falle leggi ordinarie che l'hanno anticipata e preparata. Si pensi, ad esempio, sione in ordine al ruolo delle Regioni. Alla domanda "a che servono le Re-
:he - secondo la vulgata corrente - alla legge che nel 1997 ha avviato un gioni?" -per riecheggiare il titolo di un volum~tto pub?licato in Fra_nc!a ~e­
nassiccio spostamento di competenze in favore delle Regioni, delle provin- gli anni '70- non è, infatti, agevole dare una ns?osta: m_b~se alla dtsctpltna
:e, dei comuni e degli altri enti locali (la l. n. 59/1997: c.d. prima legge-Bas- da essi dettata. Per riprendere un'efficace immagme dt Gmltano AMATO, po-
;anini) sarebbe da ascrivere la realizzazione del 'federalismo amministrativo' trebbe dirsi che la Costituzione avesse configurato le Regioni come enti "sen-
ovvero- come pure si è detto- del 'federalismo a Costituzione invariata'). za volto": come enti, cioè, privi di una vocazione funzionale chiaramente de-
Per apprezzare la rilevanza del dato, è sufficiente ricordare che, quando, cifrabile. .
1el corso dell'XI legislatura, un'altra Commissione bicamerale -la Commis- Per rendersi conto di ciò, è sufficiente considerare gli elenchi di materte
:ione De Mita-Iotti di cui s'è fatto cenno prima- era impegnata nell'elabora- che in virtù della tecnica distributiva accolta dal costituente (mutuata come
:ione di un progetto di riforma del titolo V Cast., il termine "federalismo" si è 'ricordato, dalla tradizione spagnola), sono stati chiamati a individuar~ l' og-
getto delle competenze legislative e amministrati~e loro as~egnate. Tah ~leo­
13
Si tratta del secondo progetto, licenziato il 4 novembre 1997, alla cui elaborazione la chi, contenuti nell'originario art. 117 e nelle cornspondentt norme deglt sta-
:ammissione bicamerale aveva proceduto, tenendo conto- secondo quanto era previsto dal-
il. cost. n. 1/1997 -degli emendamenti presentati al primo progetto da essa formulato: quello
lel30 giugno del medesimo anno. 15 Basti ricordare che l'art. 2 del progetto elaborato dalla Commissione, modificativo del-
14
L. costituzionali n. 2/1999, recante "l meri mento dei principi del giusto processo nel- l'art. 70 Cost., al comma 1, enumerava le materie rientranti nella competenza legtslatlva dello
art. 111 Cost."; n. 1/2000, recante "Modifica all'art. 48 Cost. concernente l'istituzione della cir- Stato, al secondo comma, riservava allo Stato la "definizione del contenuto essenztale del di-
oscrizione Estero per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero"; ritti riconosciuti nella parte prima della Costituzione", ed al comma 3 n conosceva alle Regio~
. 1/200 l, recante "Modifiche agli art t. 56 e 57 Cost. concernenti il numero di deputati e se- ni una competenza legislativa di tipo generale ("La RegùJI1e ba la competenza legtslatzva, esdusz-
atori in rappresentanza degli italiani all'estero". va o concorrente, in ogni altra materia").
II. Il regimwlismo nella vicenda costituzionale italiana 8.1. Due equivoci iniziali: le macroregioni e lo Stato tPerle[!J!,ero 69
68

tuti regionali speciali, essendo costruiti. sul modello d~ una s?cietà preindu- 8. La riforma
striale ad economia prevalentemente agncola, erano n~ti vecchi.. I~ che ha con-
dannato le Regioni a un ruolo, tutto sommato, margmale. Ess1, m~ltr~, com- La decisione di voltare pagina, introducendo un elemento di discontinui-
ponendosi di voci fortemente frammentate, no.n hanno messo. l~ Reg10?1 stess.e tà con l'originario regionalismo, ha contribuito, ad una tematizzazione cen-
in condizione di conferire ai propri interventi un grado suff1c1ente d1 orgam- trata, piuttosto che sull'esperienza concretamente maturata, sui modelli ge-
nerali: modelli- come vedremo- non sempre provvisti di riscontro nel dirit-
cità. al . d' . l
L'incertezza del quadro è stata, inoltre, aggravata d la tecmca l c~l a no~ to comparato.
stra Carta fondamentale aveva fatto uso ai fini della distribuzione del poten
legislativi tra lo Stato e le Regioni. Il riferimento è ~1, ri~arto 'verticale', a~­
colto dall'art. 117, comma l, Cost. Il quale- come s1 e v1sto- centra~a la ?1- 8. 1. Due equivoci iniziali: le macroregioni e lo Stato iperleggero
stribuzione delle competenze tra il legislatore centrale ed i legislat?n regt~­
nali sulla distinzione tra principi fondamentali, di pertinenza del pnmo, ~ dt- Il rilievo vale, anzitutto, per un primo modello, il quale, pur risultando
sciplina di dettaglio, demandata ai secondi. E si affidava, quindi, ad una hnea superato dal successivo dibattito, agli inizi era stato preso piuttosto sul serio.
di demarcazione notevolmente indeterminata (infril. C<'P· IV."· 4). Si tratta del modello incentrato sulle c.d. macroregioni. In base a esso, le 20
A tutto questo è da aggiungere la mancanza di una chiara d~ci~io?e per Regioni originarie avrebbero dovuto essere sostituite (o, quanto meno, affian-
quanto concerne il rapporto tra le Regioni ~ gli enti loc~~i. La dt~oplma c?- cate) da entità maggiori, risultanti dal loro accorpamento territoriale. Stan-
stituzionale, infatti, oscillava tra due modelh: quello dell mtegrazwne ~nzw­ do all'ipotesi più radicale, tali entità non avrebbero dovuto superare il nu-
nale tra i due livelli territoriali di governo e qu~llo della loro ~eccamca. s~­ mero di tre.
vrapposizione. Il primo era il modello della Reg10ne come ente ad ami?lOl- L'assunto sottostante a questa impostazione era che gli originari enti re-
strazione indiretta necessaria" di cui si è detto ("'lf''"· "· Z.l): della Regt.one, gionali non raggiungessero, in termini di territorio e di popolazione, la massa
cioè come ente chiamato ad operare non direttamente, mediante propn ap- critica necessaria all'esercizio dei maggiori poteri che alle entità sub-statali si
par;ti amministrativi, ma per il tramite degli enti loc~~i. I~ ~econdo era quello sarebbero dovuti devolvere per effetto della riforma.
della Regione impegnata, non solo sul versante dellmdmzzo, ma anche s~ '· Si trattava, però, di un assunto privo di fondamento. Come confermano i
quello della concreta gestione amministrativa (~ conseg~entemente dotata d1 due Stati federali geograficamente più vicini all'Italia: l'Austria e la Svizzera,
congrui apparati propri, o, comunque, da essa dtpende.nti). . . . . che, nonostante la loro ridotta consistenza demografica e territoriale, sono,
Per completare il quadro, non può non accennars1 alla dtsoplma costltu- rispettivamente, articolati in 9 Là'ndcr e in 26 Cantoni.
zionale della finanza: una disciplina notevolmente nebulosa, dettata .da u?a Ma non è tutto.
norma -l'art. 119 -, la quale individuava la tipologia delle entrate reg1onal.1 -: L'operazione prevista da tali progetti presentava un'impronta marcata-
tributi propri, quote di tributi erariali e contributi spe~iali -, ma. no? specl~l­ mente giacobina. I fautori delle macroregioni, infatti, si proponevano di calare
cava quale dovesse essere il rapporto tra le stesse, lascta?do: q;~mdt, amphs- dall'alto i nuovi enti, affidandone la creazione ad un atto d'imperio del legisla-
simi margini di scelta alla legge ordinaria d~llo Sta~o. D.1 ,qut, lmsta~~aztone tore costituzionale: ricorrendo, quindi, ad un metodo aperto al rischio della
di un sistema di finanza derivata, il quale, fmo agh anm 90,, ha vamftcato le creazione di entità artificiali, prive di corrispondenza in gruppi sociali suffi-
possibilità di autodeterminazione regionale sul versante del~ :ntrata, cr~ando cientemente omogenei, tenuti insieme dalla propria identità culturale. Si tratta
_ tra l'altro - una dissociazione tra l'entrata c la spesa, cu1 c consegul!O ~n di un rischio di non poco conto. È, infatti, diffuso il riconoscimento- si pensi,
deficit di responsabilità politica per quest'ultima (lnfril. (i\p. VI. o. 7.). E, m- ad esempio, alle riflessioni sul punto di Peter HABERLE- che solo le articola-
fatti evidente che, se le risorse di cui le Regioni fanno uso provengono solo zioni territoriali dotate di un fondamento antropologico-culturale possano dar
in ~inima parte da tributi da esse regolati, gli eletto~i ~egionali non. sono sol~ vita ad un federalismo e ad un regionalismo solidi e vitali.
lecitati a esercitare quel controllo sulla spesa che costitUlsce uno degh elementi Per evitare tali conseguenze, i progetti di riaccorpamento delle Regioni
di maggior vitalità delle democrazie rappresentative. avrebbero dovuto prevedere una diversa strada: quella dell' autoidentificazio-
ne dal basso delle comunità. Si tratta, del resto, della strada saggiamente in-
dicata, per le variazioni territoriali delle Regioni, dall'art. 132 Cost., il quale,
70 II. Il ref!.ionalismo nella uicenda costituzionale italiana 8.3. Il tema della mssidiarietà 71

raccogliendo un'indicazione proveniente dalla tradizione regionale spagnola Il secondo modello era quello più vicino al modello accolto dalla Costitu-
C~uprd. ("~P- 1. n. t ~.lì, ha previsto il coinvolgimento dci Comuni e delle as- zione italiana del1947 (che da esso aveva tratto ispirazione [suprd, n. 1]). Se
semblee regionali interessate, nonché, il referendum delle popolazioni ( .. u. ne differenziava, tuttavia, per un aspetto essenziale: per il fatto di non con-
prif, <.~p. l, n. 17.7. t .l t' t 1.1. 1.3). templare la categoria delle Regioni ad autonomia ordinaria. Alla sua stregua,
Un altro modello che l'evoluzione del dibattito si è fortunatamente inca- infatti, ciascun ente regionale è dotato delle competenze previste dal rispet-
ricata di archiviare è quello che potrebbe denominarsi "delle quattro compe- tivo statuto di autonomia: competenze che non coincidono necessariamente
tenze". Esso si fonda sull'idea che, in un ordinamento di tipo federale, lo con quelle assegnate alle altre Regioni.
Stato centrale debba occuparsi esclusivamente di quattro cose: la difesa, la Ed è stata proprio questa particolarità a far accordare, in linea di princi-
giustizia, la politica estera e la moneta (ovvero, per riprendere le metafore pio, la preferenza al modello federale (accolto sia dai due progetti elaborati
comunemente usate: la spada, la toga, lafelùca e la borsa). Ma neanche tale dalla Commissione bicamerale, sia dalla l. cast. n. 3/2001), il quale, agli oc-
assunto può considerarsi provvisto di fondamento. Infatti, in nessuno degli chi degli artefici della riforma, presentava il vantaggio di consentire una ra-
Stati del federalismo reale la Federazione ha poteri così esigui. Ciò trova una zionale riforma dello Stato. Secondo il sistema spagnolo, infatti, il ridimen-
significativa conferma nelle Costituzioni degli Stati federali europei di più sionamento che le competenze statali subiscono per effetto della devoluzione
collaudata tradizione: la Svizzera, la Germania e l'Austria. Tali Costituzioni, in- di poteri alle Regioni non avviene in modo uniforme sull'intero territorio na-
fatti, tra le materie assegnate alla Federazione (a titolo di competenza esclu- zionale, ma in termini regionalmente differenziati: esso dipende, infatti, dalla
siva o concorrente), annoverano oggetti come: l'espropriazione, la protezio- qualità e quantità delle competenze di cui le singole Regioni sono, rispettiva-
ne dei consumatori, la circolazione stradale, la promozione della cinemato- mente, dotate. Alla sua stregua, lo Stato finisce per assumere i caratteri di un
grafia, il commercio degli alimenti, il regime delle banche, le camere di com- ente dotato di competenze di risulta, chiamato a intervenire in modo com-
mercio, i prezzi amministrati, il procedimento amministrativo, i trapianti d'or- plementare negli ambiti che i singoli statuti di autonomia non abbiano, per il
gano, la maternità e l'infanzia, il diritto fallimentare. rispettivo territorio, assegnato alle Regioni (... uru,.,, cap. l, n. 1.3.1). Di qui, un
È appena il caso di sottolineare il carattere capitale della questione. È, in- assetto a macchia di leopardo, la cui asimmetria sarebbe entrata in rotta di col-
fatti, evidente che, se funzioni che coinvolgono interessi unitari e non frazio- lisione con il proposito di utilizzare le Regioni per promuovere un'organica
nabili non sono riservate allivello centrale, rischia di essere compromessa la riforma dello Stato: quell'organica riforma dello Stato la cui necessità non era
possibilità stessa di costruire, attorno a un nucleo sufficientemente consistente messa in discussione da nessuna delle forze politiche presenti in Parlamento.
di diritti, una cittadinanza comune (con conseguente messa in pericolo della Deve, peraltro, precisarsi che il modello non è stato utilizzato nella sua ver-
tenuta unitaria del sistema). sione più rigorosa dalla l. cast. n. 3/2001. Ciò è dipeso, come vedremo più
avanti (;nfrd, (".ap. VII, n. () (' ().l): sia dal mantenimento della categoria delle
Regioni ad autonomia speciale, sia dalla previsione che anche alle Regioni
8.2. Le tecniche costituzionali di ripartizione delle competenze ordinarie possano essere riconosciute "forme e condizioni particolari di au-
tonomia".
Maggiore concretezza ha presentato, invece, la riflessione sulle tecniche
da utilizzare ai fini della distribuzione delle competenze tra centro e perife-
ria, la quale ha reso necessario il confronto con le diverse soluzioni messe a 8.3. li tema della sussidiarietà
disposizione dal diritto comparato.
Su questo terreno, l'alternativa che si è concretamente profilata nel corso Un altro tema che si è imposto con forza nel dibattito da cui è scaturita la
del processo di riforma è stata tra il modello federale classico e il modello re- riforma è stato quello della sussidiarietà. Sin dal primo progetto licenziato
gionale spagnolo, i quali delineano due scenari rovesciati. In base al primo, le dalla Commissione bicamerale D' Alema, si è, infatti, divisato di codificare in
competenze enumerate spettano- come si è visto (... u,m•. ("~p. l, n. 10)- allo Costituzione il principio corrispondente: prevedendo che, ai fini della distri-
Stato centrale e la competenza generale spetta alle entità sub-statali (Là'nder, buzione delle funzioni e dei compiti, la preferenza dovesse essere accordata
Cantoni). In base al secondo, invece, è lo Stato a detenere la competenza ge- agli ambiti istituzionali o sociali più vicini agli interessati.
nerale, mentre gli enti corrispondenti alle Regioni italiane - le Comunidades Con riferimento a tale tema, si deve anzitutto segnalare il debito dell'ela-
aut6nomas- sono titolari di competenze enumerate ( ..,,,.,.,, ("~p. l, n. 13.7.). borazione costituzionale nei confronti della prima legge-Bassanini già citata
72 Il. Il rcgionalismo nella vicenda costituzionale italiana 8.4. Il superamento del ruolo "tutorio" dello Stato 73

Oa L n. 59/1997). Questa, superando un 'impostazione che, in Italia, risaliva stimoniato dalla faticosa stratificazione di formulazioni avvicendatesi nel
all'inizio degli anni '90 (e che era stata accolta dalla legge di esecuzione della cammino della riforma. Nell'ultima versione (quella di cui alla L cast. n. 3/
Carta europea dell'autonomia locale) 16 , non ha inteso il principio di sussidia- 2001), i riferimenti al principio corrispondente sono tre (infra. cap. V, n. 5,
rietà in senso esclusivamente verticale (con riferimento, cioè, ai rapporti tra cap. IX, n. 1.1). Di essi, due hanno ad oggetto il principio di sussidiarietà in
enti territoriali), ma anche in senso orizzontale, utilizzandolo sia con riferi- senso verticale, che viene utilizzato come criterio dell'allocazione delle funzio-
mento alle relazioni tra gli enti territoriali e le c.d. autonomie funzionali, co- ni amministrative tra gli enti territoriali (art. 118, comma l) e come canone da
me le Università degli studi e le Camere di commercio (infra. c:ap. V. n. 5.Z.1 ), rispettare nell'esercizio dei poteri sostitutivi (art. 120, comma 2). L'ultimo ri-
sia con riguardo ai rapporti tra la statualità (complessivamente considerata) e ferimento è, invece, al principio di sussidiarietà in senso orizzontale, il quale
la società civile. In relazione a quest'ultimo profilo, si deve specificamente se- trova espressione nella norma che, in termini generali, impone agli enti terri-
gnalare la norma rivolta a favorire "l'assolvimento di funzioni di rilevanza so- toriali di favorire "l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per
ciale da parte di famiglie, associazioni e comunità" (art. 4, comma 3, lett. a). lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sus-
L'importanza dell'innovazione non sfugge. Grazie ad essa, a livello di nor- sidiarietà" (art. 118, comma 4).
mazione positiva, si è recuperata l'intera ricchezza assiologica del principio,
che non può essere considerato come una semplice tecnica di distribuzione
del potere tra istanze istituzionali omogenee, quali gli enti territoriali (tutti le- 8.4. Il superamento del ruolo "tutorio" dello Stato
gati al suffragio universale e alla mediazione dei partiti politici 17 ). Esso, infat-
ti- come dimostrano le sue radici storiche (dalla dottrina sociale della Chiesa, Ma non è solo per l'espressa enunciazione del principio di sussidiarietà che
all'elaborazione liberale, alla tradizione del federalismo)-, intende dare rispo- la disciplina novellata si discosta dal disegno originariamente delineato dalla
sta anche a un'altra capitale questione: quella dei limiti dell'azione legittima Costituzione italiana. Può, anzi, dirsi che non vi sia parte di tale disegno che
dello Stato. In tale ambito si inserisce- tra l'altro- il tema cruciale dei rappor- non sia stata profondamente toccata dalla riforma, a cominciare dall'idea-
ti tra Stato e mercato. forza su cui esso poggiava: l'idea che, nei confronti delle Regioni, allo Stato
Questa apertura prospettica ha dominato anche il percorso della riforma spettasse un ruolo tutorio, analogo a quello che ad esso in passato compete-
costituzionale. Ciò non deve sorprendere. È, infatti, vero che- a stretto rigo- va nei riguardi degli enti territoriali minori: province e comuni c~upra. n. l).
re-, nell'ambito di una riforma di tipo 'federale', quello dei rapporti Stato- Come si è avuto occasione di anticipare, tale idea trovava la propria espres-
società si sarebbe dovuto ritenere un tema intruso (da affrontare semmai in sione emblematica nella disciplina dettata dalla Costituzione in materia di con-
sede di aggiornamento ?ei
principi fondamentali che precedono la prima par- trolli sugli atti. In virtù della quale non vi era atto regionale che non fosse as-
te della Costituzione). E necessario, tuttavia, considerare che la sussidiarietà soggettato al controllo statale. Un controllo - come si è visto (.wpr;~, n. l) -
così intesa poteva consentire di sciogliere uno dei maggiori nodi con cui la non limitato alla legittimità, ma esteso al merito (e, quindi, all'opportunità po-
transizione costituzionale si è trovata a confrontarsi. Ci si riferisce alla diffu- litica). Ciò valeva - come si è detto - per tutti, indistintamente, gli atti della
sa insofferenza della società civile nei riguardi di una statualità che si perce- Regione: per gli statuti (sottoposti, dall'art. 123, ad un controllo per approva-
piva invadente e refrattaria a riconoscere altro pluralismo che il pluralismo zione da parte dd Parlamento nazionale), per le leggi (sottoponibili, in base al-
partitico. l'art. 127, oltre che al controllo di legittimità della Corte costituzionale, ad un
Detto questo, è da aggiungere che la traduzione in chiave normativa del controllo parlamentare di merito), per gli atti amministrativi (anch'essi assog-
tema della sussidiarietà si è rivelata tutt'altro che facile. Ciò è, tra l'altro, te- gettabili- ex art. 125- ad un controllo preventivo di legittimità e di merito).
Alla medesima matrice poteva, inoltre, ricondursi il principio di struttura
che improntava la disciplina del riparto delle competenze legislative tra lo
16
La Carta europea dell'autonomia locale è stata sottoscritta a Strasburgo, nell'ambito del Stato e le Regioni: il principio della concorrenza ( ..upra. n. 1.3). Per effetto
Consiglio d'Europa, il 15 ottobre 1985 e resa esecutiva in Italia con l. n. 439/1989. del quale in nessuna materia le Regioni erano legittimate a legiferare da sole:
17
Tradizionalmente si ravvisa nella diretta elettività dell'organo assembleare un tratto co- le leggi da esse adottate essendo sempre tenute al rispetto di determinazioni
mune alla generalità degli enti territoriali. È questa, tra l'altro, come si vedrà (lnfr.t. n. 8A1 ),
la configurazione accolta dalla Carta europea dell'autonomia locale. Una configurazione, pe-
riconducibili al legislatore statale (come i principi, espressi od impliciti e le
raltro, da cui si discosta la legge-Delrio, con riferimento alle Province e, sia pur con discipli- norme fondamentali delle riforme economico-sociali, contemplate dagli Sta-
na derogabile. con riferimento alle Città metropolitane (lnfr;o, n. R.6.l ). tuti speciali). Il che- sia detto di passaggio- non poteva non riflettersi sulla
74 li. ll rrgtònali>mo ne!la vicenda costituzionale italiana 8.6. Il potenzlamento degli enti locali l'l'ordinamento di Roma capitale 75

qualità delle leggi regionali. Le quali si presentavano come leggi eterodirette, Quanto al rovesciamento dell'enumerazione, è qui sufficiente ricordare
non libere nel fine: e, quindi, in ultima analisi, come leggi a ridotta politicità. (rinviando, per indicazioni più analitiche, al capitolo sull'autonomia legisla-
tiva [infrd, ('~p. IV]), che, per ciò che attiene al riparto delle competenze le-
gislative, la riforma ha fatto uso di una tecnica decisamente federale: riservan-
8.5. Una svolta radicale do allo Stato competenze enumerate (art. 117, commi 2 e 3) e riconoscendo al-
le Regioni la competenza residua/e (avente ad oggetto tutte le materie non attri-
Se si tiene conto di tutto ciò - e se si tiene anche conto delle tendenze buite espressamente al legislatore centrale [art. 117, comma 4]).
centralistiche che avevano ulteriormente rafforzato la posizione di suprema- Venendo, infine, al principio della concorrenza su riparto verticale (allo Sta-
zia dello Stato (<•,.,~. ''- l)- è difficile negare che la svolta non avrebbe po- to i principi ed alle Regioni le norme di dettaglio), ci si può, per il momento li-
tuto essere più radicale. Per rendersene conto, è sufficiente osservare che la mitare a rilevare che, mentre nell'originario modello costituzionale tale princi-
riforma ha sancito la totale eliminazione dei controlli sugli atti regionali, ha pio improntava l'intera distribuzione delle competenze legislative, nella costitu-
rovesciato l'enumerazione delle competenze legislative ed ha privato il prin- zione novellara esso informa di sé un solo tipo di competenza: la competenza
cipio della concorrenza della centralità che originariamente rivestiva. che l'art. 117, comma 3, Cost. qualifica "concorrente" (il1frd. ('~p-IV. n. 4).
La definitiva archiviazione dei controlli sugli atti (e della concezione ge-
nerale che ne era alla base) è stata il frutto di una strategia complessiva, la
quale ha accomunato entrambe le leggi costituzionali di riforma: la n. 1/1999 8.6. Il potenziamento degli enti locali e l'ordinamento di Roma capitale
e la n. 3/2001. La prima ha eliminato l'approvazione statale degli statuti re-
gionali, sostituendola con una (eventuale) approvazione referendaria da par- Spostando l'attenzione dalle Regioni al complesso degli enti territoriali pre-
te della popolazione della Regione ( lnfr-", c::~p. 111. n. 3), mentre la seconda ha senti nell'ordinamento, non possono passarsi sotto silenzio le radicali innova-
cancellato il controllo governativo sulle leggi regionali, prevedendo che i vizi zioni introdotte dalla novella costituzionale in materia di enti locali, attesa la de-
di legittimità di tali atti possano essere fatti valere esclusivamente in via giu- cisione di valorizzare, oltre alle Regioni, gli enti predetti: e, cioè, i Comuni, le
risdizionale, mediante impugnativa successiva da parte dello Stato (art. 127), Provincee le Città metropolitane (queste ultime, all'epoca, non ancora costituite).
in linea con le discipline comunemente presenti nelle Costituzioni federali. Tale intento trova il suo primo punto di emersione nell'art. 114, comma
La medesima l. cost. n. 3/2001 ha, inoltre, fatto cadere il giudizio di merito l, il quale- a differenza della corrispondente disposizione contenuta nel te-
sulle leggi, originariamente affidato al Parlamento (c, peraltro, mai effettuato sto originario della Costituzione- non prevede che la Repubblica "si riparte
[supr~. n. 1]) ed ha abrogato espressamente (art. 9, comma 2) le norme ri- in Regioni, province e comuni", ma che la Repubblica "è costituita dai Co-
guardanti i controlli sugli atti amministrativi delle Regioni (oltre che su quelli muni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato".
degli enti locali) 1R. La nuova formulazione, considerando "costitutivi" della Repubblica tutti gli
enti da essa elencati, sembra, in qualche modo, porli sullo stesso piano, equi-
18 parando gli enti locali in senso stretto, non solo alle Regioni, ma addirittura
Con i controlli preventi,ri di legittimità sugli atti amministrativi non debbono confondersi
i controlli sul!a gest1rl11r amministratiua r sulla gestionr finanziaria effettuati dalla Corte dei allo Stato, che figura nella medesima elencazione. Di qui, la fortunata formu-
Conti (art. 7, comma 7, L n. 13112003, modificato dall'art. 3, comma 60, l. n. 244/2007 e in- la dello Stato policentrico delle autonomie (OLIVETTI), coniata per definire il
tegrato dagli artt. 11, \. n. 15/2009 e l d.l. n. 174/2012. conv. in \. n. 213/2012, cui adde l. n. nuovo assetto.
243/2012, attuativa del novellato art. 81 C:ost f pareggio di bilancio], l. n. 163/2013 ). Prima
dell'introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione (\. cost. n. 1/2012),
tali controlli erano ricondotti dalla Corte costituzionale a norme della Costituzione non inte- 2014, 143/2015. Adde, con riferimento all'istituzione di collegi dei revisori dei conti con fun-
ressate dalla riforma del titolo V (spec. all'art. 97, con riferimento al principio del buon an- zioni di raccordo con le sezioni regionali della Corte dei Conti: Corte cost., sentt. nn. 198/
damento dell'Amministrazione), nonché alla competenza dello Stato a stabilire principi di coor- 2012 e 228/2015, nonché, con riferimento al giudizio di parificazione del rendiconto regiona-
dinamento dr !la finanza pubblica. Onde la conclusione che essi non fossero stati travolti dal- le, esteso alle Regioni ordinarie dall'art. l d.l. n. 174/2012: Corte cost., sent. n. 181/2015 (che
l'abroga7:ione dell'art. 12'5 Cost. Sul punto: Corte cost., sentt. nn. 64/2005; 267 /2006; 179/ ribadisce la legittimazione della Corte dei Conti a sollevare in tale sede questioni di legittimi-
2007, nonché 60/2013. Successivamente alla revisione costituzionale del 2012 i controlli della tà costituzionale in via incidentale). Infine, per l'esclusione che le sezioni regionali della Cor-
Corte dei conti possono invocare a proprio fondamento le norme costituzionali che declinano te dei conti possano effettuare un controllo sulle leggi regionali di approvazione dei bilanci
il principio dell'equilibrio di bilancio (artt. 81, 97. comma l, e 119, comma l). Con specifi- preventivi e dei rendiconti consuntivi delle Regioni, così invadendo una sfera di competenza
co riferimento al controllo sni bilanci dei gruppi consiliari, v. Corte cost., sentt. nn. 130/ riservata alla Corte costituzionale: Corte cost., sent. n. 39/2014.
76 IL Il re[!.ionalismo nella ml:mda costituzionale italiana 8.6. Il potenziamento degli enti locali e l'ordinamento di Roma capitale 77

L'enunciazione di cui all'art. 114, comma l, presenta tuttavia carattere confessioni religiose, la difesa, le forze armate, le armi, le munizioni e gli
eminentemente simbolico, non cancellando le differenze profonde che tra ta- esplosivi, l'ordine pubblico, la moneta, l'ordinamento civile e penale, la pre-
li enti sussistono. videnza sociale, le dogane, la protezione dci confini (art. 117, comma 2).
Essa, anzitutto, non mette in discussione la supremazia riconosciuta allo
Stato, il quale è dotato di competenze che ne differenziano nettamente la po- Ma l'ipotesi dell'equiparazione non regge nemmeno nei rapporti tra le
sizione da quella di tutti gli altri enti territoriali 19 • Basti considerare che la Co- Regioni e gli enti locali, poiché - per dirla con la Corte costituzionale 21 -
stituzione ad esso attribuisce: "nel vigente assetto istituzionale della Repubblica, la Regione gode di una
particolare posizione di autonomia, costituzionalmente protetta, che la di-
il potere di revisione della Costituzione (art. 138); stingue dagli enti locali (art. 114 Cost.)". Le Regioni, infatti, a dz//crenza de-
il potere sostitutivo nei confronti delle Regioni e degli enti locali "nel caso gli enti locali, sono dotate di potestà legislative ( infr-'1, ( ..-.p. IV) c sono legitti-
di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa mate a rivolgersi alla Corte costituzionale per denunciare pretese lesioni delle
comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pub- proprie competenze, nonché - secondo una giurisprudenza consolidata e co-
blica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'uni- stante- di quelle degli enti locali ubicati nel loro territorio, i quali mancano
tà economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazio- del potere di rivolgersi direttamente alla giustizia costituzionale 22 • Esse, inol-
ni concernenti i diritti civili e sociali" (infril!, .-.ap. IX, n. J.Z); tre, sono titolari di una serie funzioni costituzionali, nei confronti dello Stato,
il potere di disporre anticipatamente lo scioglimento del Consiglio regiona- in virtù dei raccordi procedimentali e organizzativi mediante i quali la Costi-
le e la rimozione tkl Presidente tklla Giunta "che abbiano compiuto atti tuzione le mette in condizione di partecipare a processi di decisione svolgen-
contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge", ovvero "per ragioni tisi in ambito nazionale (infr<~. (ap. IX. n. 'l ..... ).
di sicurezza nazionale" ( infr~t. up. IX. n. 7.1 ); Chiarito che l'art. 114, comma l, non ha realizzato l'equiparazione tra tutti
la competenza ordinamentale sugli enti locali: e, cioè, il potere di discipli- gli enti da esso menzionati, deve prendersi atto che, per effetto di altre di-
nare le elezioni, gli organi di governo e le funzioni fondamentali di Comu- sposizioni del titolo V novcllato, la posizione degli enti locali si è venuta con-
ni, Province c Città metropolitane (art. 117, comma 2, lett. p) 20 ; siderevolmente rafforzando.
la competenza legislatitJa esclusiva su materie di valore assolutamente stra- Queste, in proposito, le novità più rilevanti:
tegico, come - ad es. - la politica estera, l'immigrazione, i rapporti con le
il riconoscimento costituzionale a tali enti dell'autonomia statutaria (art.
114, comma 2);
19
Significativa. in proposito, Corte cost., sent. n. 274/2003: "nel nuovo assetto costituziona- l'attribuzione ad essi della potestà regolamentare "in ordine alla disciplina
le scaturito dalla riforma, allo Stato [è l pur sempre riservata, nell'ordinamento generale della dell'organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite" (art.
Repubblica, una posizione peculiare desumibile non solo dalla proclamazione di principio di · 117, comma 6) [infra. cap. IV, n. S. l];
cui all'art. 5 Cost., ma anche dalla ripetuta evocazione di un'istanza unitaria, manifestata dal ri-
chiamo al rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunita-
- il riconoscimento dell'autonomia finanziaria di entrata e di spesa (art.
rio e dagli obblighi internazionali, come limiti di tutte le potestà legislative (art. 117, comma l)
119) [infr.il . .-ap. VI. n. 3.3];
e dal riconoscimento dell'esigenza di tutelare l'unità giuridica ed economica dell'ordinamento la sottoposizione delle funzioni amministrative al principio di sussidiarietà
stesso (art. 120, comma 2). E tale istanza postula necessariamente che nel sistema esista un sog- verticale, in virtù del quale- come si vedrà (infT~t. <ap. V. n. 5.1) -le fun-
getto, lo Stato appunto, avente il compito di assicurarne il pieno soddisfacimento". zioni predette vanno allocate allivello istituzionale più vicino agli interes-
20
Sull'estensione di tale competenza, v. spec. Corte cost., sentt. nn. 48 e 377/2003. Es- ·
sendo espressamente riferita ai Comuni, alle Province ed alle Città metropolitane, tale com- 21
petenza non si estende al altre entità, come le Unioni di comuni o le Comunità montane (Corte ',• Corte cost., sent. n. 208/2010, ripresa da Corte cost., sent. n. 33/2011.
22
cost., sentt. nn. 23 7/2009, 22, 44/2014 ); ad essa, inoltre, si affianca la competenza residua- Da ultimo, Corte cost .. sent. n. 151/2016: "le Regioni sono legittimate a denunciare l'il-
le delle Regioni per quanto riguarda le funzioni non fondamentali (su entrambi i profili: legit~imità costit~~ionale di una legge statale anche per violazione delle attribuzioni proprie
Corte cost .. sent. n. 44/2014 ). l'estemiot1e della quale, peraltro, è condizionata dalle scelte • d~ enulocah, tn?tpendentemente dalla prospettazione della violazione della competenza
compiute dal legislatore statale in sede di individuazione delle funzioni che, a suo giudizio, ~: leg~slat~va regtonal~ (sent. n. 311/2012), perché la 'stretta connessione in particolare [ ... l in
vanno considerate fondamentali (scelte, peraltro, per la giurisprudenza costituzionale, non:: tema dt fmanza regionale tra le attribuzioni regionali e quelle delle autonomie locali consent(e)
insindacabili: Corte cost., sentt. nn. 272/2004, 235/2010). Va, infine, rammentato che, relati- .,:;" di ritenere che la lesione delle competenze locali sia potenzialmente idonea a determinare
vamente agli enti locali uhicati nei territori regionali speciali, la competenza ordinamentale ~ una vulnerazione delle competenze regionali' (sentt. nn. 298/2009, 169/2007, 95/2007, 417/
non spetta allo Stato, ma alla Regione ( in6:.o. < -'Jl. VII. "" 1. 1). 2005 e 196/2004) (sent. n. 236/2013)".
78 li. Il re[!,ionalismo nPlla vù:enda costituzionale italiana 8.6.1. La difficile attuazione: a) con riferimento alle Province e alle Città metropolitane 79

sati, potendo essere spostate ad un livello superiore solo se quello inferio- Le maggiori difficoltà si sono registrate per le Province, relativamente alle
re non sia idoneo a svolgerle (art. 118, comma 1). quali il processo di attuazione in via legislativa si è intrecciato con un proces-
so di riforma costituzionale che faceva dell'abolizione di tali enti uno dei suoi
A ciò sono da aggiungere le garanzie costituzionalmente riconosciute agli punti qualificanti. Si tratta - come si vedrà più avanti (inft<~. n. 9) - di un
enti in parola in materia di variazione delle relative circoscrizioni territoriali. processo conclusosi con la bocciatura referendaria del testo normativa che
Si tratta dell'iniziativa nei procedimenti di variazione territoriale delle Regio- ne era scaturito (la riforma Renzi-Boschi).
ni, la quale è riservata ai Comuni e/o alle Province che chiedano il distacco La legge ordinaria che - dopo i falliti tentativi di trasformare, in via legi-
da una Regione a una Regione diversa (art. 132) 23 , nonché, per quanto riguar- slativa, le Province in enti di secondo grado 25 - è intervenuta in materia ha
da la variazione delle circoscrizioni provinciali nell'ambito di una stessa Re- profondamente modificato la previgente disciplina di tali enti. Si tratta della
gione, dell'iniziativa dei comuni interessati al distacco (art. 13 3, comma l 24 ). l. n. 56/2014 Oegge-Delrio), la quale ha dettato una disciplina espressamente
n quadro delle innovazioni introdotte in materia dalla riforma del titolo v rivolta a fungere da ponte rispetto alla prevista abolizione delle Province ad
non sarebbe completo se non si ricordasse che la novella costituzionale, in con- opera della riforma costituzionale all'epoca in itinere 26 •
siderazione della peculiarissima condizione della Capitale della Repubblica, ha L'innovazione maggiore da essa introdotta ha ad oggetto l'architettura isti-
previsto una nuova entità: Roma capitale, alla quale ha riservato un trattamen- tuzionale di tali enti, che vengono trasformati in enti di secondo grado: in enti,
to differenziato da quello degli altri enti locali: un trattamento, la cui concreta cioè, i cui organi di governo non sono eletti direttamente dal corpo elettora-
determinazione è demandata al legislatore ordinario dello Stato (competen- le, ma vengono espressi dalle istituzioni comunali. Si tratta, in particolare, del
te- come chiarisce l'art. 114, comma 3- a disciplinarne l'ordinamento). Presidente, il quale va scelto tra i sindaci e viene eletto dai sindaci e dai con-
siglieri dei Comuni della Provincia; del Consiglio provinciale, eletto anch'es-
8.6. 1. La difficile attuazione: a) con riferimento alle Province e alle Città me- so dai sindaci e dai consiglieri comunali compresi nel territorio della Provin-
tropolitane cia (e scelto tra i medesimi soggetti); dell'Assemblea dei sindaci della Pro-
vincia, composta da tutti i sindaci eletti nell'area provinciale 27 .
Il percorso innescato dalla nuova disciplina costituzionale non si è svi- Nonostante le diffuse riserve in ordine alla compatibilità di tale formula or-
luppato in modo lineare. Esso soprattutto con riferimento agli "enti di area ganizzativa con la Costituzione vigente, la Corte costituzionale, con sent. n.
vasta" (Province c Città metropolitane) è stato particolarmente tortuoso. 50/2015, ha respinto le questioni al riguardo sottopostele.
In relazione alla trasformazione delle Province in enti di secondo grado,
21 Su tali procedimenti, per ciò che attiene al coinvolgimento delle Regioni, si rinvia a la Corte, invocando un precedente del 1968 sulla disciplina regionale delle
quanto detto in precedenza ( ~~~rr... op. l. nn .. 1 J. 7. 1.1 " 11. J. 1 3). Province siciliane 28 , ha affermato con nettezza che "la natura costituzional-
24 "Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell'ambi-
mente necessaria degli enti previsti dall'art. 114 Cost., come 'costitutivi della Re-
to di una Regione sono stabiliti cnn leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la pubblica', ed il carattere autonomistico ad essi impresso dall'art. 5 Cast. non
stessa Regione". Per il chiarimento che la previsione della necessaria iniziativa comunale sia in-
compatibile con la surrogazione del decreto-legge alla legge chiamata a concludere il procedi-
implicano[ ... ] l'automatica indispensabilità che gli organi di governo di tut-
mento: Corte cost., sent. n. 220/2013, mentre, per l'ammissione che essa non precluda l'uso del ti questi enti siano direttamente eletti".
decreto legislativo, a condizione che siano assicurate adeguate garanzie prncedimentali ai Co- La bocciatura della riforma costituzionale di cui tale innovazione legislati-
muni, v. ancora Corte cost., sent. n. 220/2013, cit .. in cui si legge: "Questa Corte ha ammesso
che l'istituzione di una nuova Provincia possa essere effettuata mediante lo strumento della de-
lega legislativa, purché 'gli adempimenti procedurali destinati a 'rinforzare' il procedimento (e 25 Per la sintetica rievocazione dei tormentati tentativi di riforma delle Province, sviluppa-

consistenti nell'iniziativa dei Comuni e nel parere della Regione) possano intervenire, oltre che lisi, non senza incertezze, contraddizioni e forzature costituzionali, nel corso della XVI legi-
in relazione alla fase di formazione della legge di delegazione, anche successivamente alla stessa, slatura, v. Corte cost., sent., n. 220/2013, che ha annullato l'ultimo provvedimento interve-
con riferimento alla fase di formazione della legge delegata' (sent. n. 347/1994)". La Corte co- nuto in materia.
stituzionale. con sent. n. 50/2015, infine, ha giustificato la deroga al procedimento di cui all'art. 26
Art. l, comma 51, l. n. 56/2014: "In attesa della riforma del titolo V clelia parte seconda
133 effettuata dalla l. n. 56/2014 (c.d. legge-Delrio) nella fase della costituzione delle nuove Cit- della Costituzione e delle relative norme eli attuazione, le province sono disciplinate dalla pre-
tà metropolitane, facendo leva, sia sulla complessità dell'intervento riformatore nei confronti sente legge".
della "geografia ordinamentale della Repubblica", sia sulla circostanza che il legislatore avrebbe 27 Art. l, commi 54 ss., l. n. 56/2014.
supplito al mancMo rispetto della disciplina costituzionale con l'intervento delle popolazioni
28 Corte cost., sent. n. 96/1998.
interessate "con forme diverse e successive".
80 II. Il rerz.ionalismo nella 111"cenda costituzùmale ttaliana 8.6.1. La dtf(ictle attuazione: a) con rt/erimento alle Province e alle Città metropolitane 81

va costituiva prowisoria anticipazione conferisce nuova attualità al tema della l'omogeneità strutturale della quale si è detto (SALERNO). La stessa disciplina
sua compatibilità con la Costituzione. della sussidiarietà verticale di cui all'art. 118, comma l (/nfr.t, <:ap. IV, n.
In proposito, un riferimento obbligato è costituito dalla nuova formula- 5.1 ), appare prowista di un compiuto significato ordinamentale, soltanto se
zione dell'art. 114, comma l, il quale, come si è visto, modificando la preceden- l'ente chiamato ad intervenire sussidiariamente, in luogo dell'ente costituzio-
te dizione, prevede che la Repubblica sia "costituita" dagli enti territoriali da nalmente titolare della competenza, esibisce le medesime garanzie di demo-
esso elencati, tra i quali figurano le Province. È vero che questa impegnativa craticità, rispondendo, attraverso i suoi organi di governo, alla popolazione
scelta terminologica non vale a porre tutti gli enti predetti sullo stesso, iden- sottostante. Ed è dubbio, quanto meno dubbio, che organi di secondo gra-
tico, piano (_.,,,,.,.., n. 8.6). È, tuttavia, ragionevole supporre che essa- a dif- do, soprattutto se rappresentativi di una pluralità di distinti enti territoriali,
ferenza di quanto ha mostrato di ritenere la Corte costituzionale nella citata siano in condizione di rispondere democraticamente alla collettività che tro-
sent. n. 50/2015- ne postuli l'omogeneità strutturale, da identificare nella co- va nella Provincia la propria proiezione istituzionale.
mune diretta elettività, almeno per quanto riguarda l'assemblea rappresenta- Non è agevole, inoltre, conciliare la riforma legislativa con l'art. 11, com-
tiva (MANCIAMEU). D'altra parte, questa connotazione è anche richiesta dal- ma l, l. cost. n. 3/2001, il quale, prevedendo che della "bicameralina" da es-
l'art. 3, comma 2, della Carta europea dell'autonomia locale: un accordo inter- so contemplata facciano parte "rappresentanti delle Regioni, delle Province
nazionale, che, reso esecutivo nel nostro Paese con l. n. 439/1989, s'impone autonome e degli enti locali" (inftil, <:ap. IX, n. 3.), lascia supporre che nes-
al rispetto della legislazione ordinaria (e, quindi, anche alla legge-Delrio), sun ente locale debba considerarsi, a priori, escluso dalla partecipazione al-
per effetto del novellato art. 117, comma l, Cost. (il quale- come vedremo più l'organo. Il che, con riferimento ad enti la copertura dei cui organi è affidata
avanti [infT..t . .-.1p. 4, n. l])- configura gli accordi internazionali ratificati e ai titolari di organi di enti diversi, dà luogo a non lievi difficoltà.
resi esecutivi con legge come parametri [interposti] cui gli atti legislativi sta- La soluzione legislativa, infine, si pone in tensione con il criterio interpre-
tali e regionali sono tenuti ad attenersi). L'art. 3, comma 2, della Carta preve- tativo della Costituzione, ad awiso dello scrivente, più raccomandabile: il
de, infatti, che l'autonomia locale sia esercitata "da Consigli e Assemblee costi- criterio storico-normativa, alla cui stregua, le "parole" attraverso cui si espri-
tuiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universa- me una costituzione rigida non sono liberamente manipolabili dal legislatore
le, in grado di disporre di organi esecutivi responsabili nei loro confronti" 29 • ordinario, ma vanno lette alla luce delle nozioni giuridiche del tempo in cui
Ma non è tutto. L'intera disciplina del titolo V novellato sembra muovere la disciplina costituzionale è formulata. E non è contestabile, che all'epoca
dal presupposto che, tra gli enti elencati dal comma l, art. 114, sussista della redazione del titolo V novellato, con l'espressione "Provincia", si faces-
se riferimento ad un ente, al pari del Comune, governato da organi diretta-
20
La sent. n. 50/2015 si sbarazza della censura alla stregua di questo parametro in modo
mente espressi dal corpo elettorale.
piuttosto frettoloso, invocando il precedente costituito dalla sent. n. 325/2010, dal quale de- I rilievi di cui sopra (tranne, owiamente, l'ultimo) possono in buona so-
duce il riconoscimento alla Carta europea della natura di "documento di mero indirizzo". La stanza valere anche per la disciplina dettata dalla legge-Delrio per le Città me-
decisione, tuttavia, non considera che la citata sentenza del20 l O non riferisce questo caratte- tropolitane (art. l, commi 6 ss.), a conclusione di un percorso non meno tor-
re alla Carta, in quanto tale, ma alle disposizioni di cui i ricorrenti assumevano, nello specifi-
co, la violazione: disposizioni dai contenuti "prevalentemente definitori", "programmatici" e
tuoso di quello che ha dato vita alla riforma degli enti provinciali 30 . In base a
"comunque generici"'. Tra esse, però, non figurava l'art. 3, comma 2, il quale. attraverso il ri-
ferimento a Consigli e Assemblee "costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, pari-
30
lario, diretto ed universale. in grado di disporre di organi esecutivi responsabili nei loro con- ll percorso attuMivo della previsione costituzionale delle Città metropolitane è stato defini-
fronti". !ungi dall'esprimere un "mero indirizzo". fissa un elemento centrale e strategico del- to dall'art. 23, l. n. 42/2009, il quale, da un lato, ha indh~duato, al comma 2,le aree nel cui ambi-
la disciplina dettata dall'atto che lo contiene. Inoltre, in presenza di una definizione così ana- to possono essere istituiti tali enti ("le città metropolitane possono essere istituite, nell'ambito di
litica del meccanismo elettorale diretto contemplato dalla norma, risulta difficile condividere una Regione, nelle aree metropolitane in cui sono compresi i comuni di Torino, Milano, Vene-
l'assunto della Corte secondo cui la garanzia della democraticità del sistema delle autonomie zia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria."). dall'altro lato, ha fissato il pro-
locali prescritta dal cit. art. 3. comma 2, andrebbe "intesa nel senso sostanziale della esigenza cedimento per addivenire alla loro concreta costituzione, prevedendo che si concludesse con
di una effettiva rappresentatività dell'organo rispetto alle comunità interessate". onde- sem- l'adozione di uno o più decreti legislativi (commi 2-7). Scaduto infruttuosamente il termine
pre secondo la Corte costituzionale -la compatibilità con essa "di una elezione indiretta, pur- per l'esercizio della delega, il Governo è intervenuto con l'art. 18. d.l. n. 95/2012 (conv. in l.
ché siano previsti meccanismi alternativi che comunque permettano di assicurare una reale n. 135/2012), che- tra l'altro- ha disposto quanto segue: "le Province di Roma, Torino. Milano,
partecipazione dei soggetti portatori degli interessi coinvolti" (meccanismi, nella specie, indi- Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria sono soppresse. con conte-
viduati nella decadenza dei titolari degli organi di secondo grado al momento della cessa;do- stuale istituzione delle relative città metropolitane, il l o gennaio 2014, ovvero precedentemente,
ne del mandato principale). alla data della cessazione o dello scioglimento del consiglio provinciale, ovvero della scaden-
82 H. Il regùmalimm nella vicenda costituzionale italiana 8.6.2. Segue: b) con rt/erimento all'ordinamento di Roma capitale 83

tale disciplina, infatti, anche le Città metropolitane sono dotate di organi di tivi che si affacciavano, figuravano quelli in ordine alla natura "funzionale" o
secondo grado: il Sindaco metropolitano, che, ove lo statuto non opti per l'e- "territoriale" dell'ente denominato "Roma capitale", allivello territoriale di go-
lezione diretta 31 , coincide con il sindaco del Comune capoluogo; il Consiglio verno (comunale, metropolitano o provinciale) al quale dovesse essere ascritto,
metropolitano, eletto, in difetto di una diversa scelta statutaria, dagli stessi sin- ai suoi rapporti con la Regione Lazio, alla possibilità che la legge statale chiama-
daci e dai membri dei consigli comunali 12 ; la Conferenza metropolitana, pre- ta a disciplinarne l'ordinamento derogasse alle regole generali dettate dalla Co-
sieduta dal Sindaco metropolitano e composta da tutti i sindaci dell'area me- stituzione relativamente alle competenze attribuite ai diversi livelli territoriali
tropolitana n. Anche a tali enti possono, pertanto, estendersi le riserve formu- di governo da essa contemplati.
late nei confronti delle Province, come regolate dalla medesima legge. In presenza di nodi di questa complessità, sarebbe stato lecito attendersi
Non possono, tuttavia, sottacersi le differenze tra le due discipline. che il legislatore statale, facendo uso della riserva di legge di cui all'art. 114,
È, in particolare, incontestabile che la possibilità che lo statuto renda diret- comma 3, Cost., intervenisse in modo organico, disciplinando, con un unico
tamente elettivi il Sindaco e il Consiglio consente al concreto esercizio dell'auto- atto legislativo, l'ordinamento di Roma capitale.
nomia statutaria di far corrispondere il nuovo ente al paradigma costituzionale 34 . Ma ciò non è avvenuto.
Ed è altrettanto incontestabile che, in difetto di tale opzione statutaria, il sinda- Non solo è mancato l'intervento legislativo unitario ed organico che sa-
co metropolitano (coincidente con il sindaco del Comune capoluogo), pur essen- rebbe stato auspicabile (essendosi preferito intervenire con discipline parzia-
do chiamato a rappresentare l'intera collettività metropolitana, intrattiene un rap- li contenute in atti legislativi aventi altro oggetto), ma gli interventi legislativi
porto rappresentativo elettoralmente sanzionato con la sola popolazione del ca- susseguitisi nel tempo hanno obbedito a logiche diverse.
poluogo. Il che risulta difficilmente giustificabile, in termini democratico-rap- Il primo di essi risale alla l. 5 maggio 2009, n. 42 (delega al Govemo in
presentativi, anche nella prospettiva dell'organo di secondo grado (SPADARO). materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'art. 119 Co st.), seguita da una
serie di decreti legislativi adottati sulla sua base, sentiti la Regione Lazio, la
8.6.2. Segue b) con riferimento all'ordinamento di Roma capitale Provincia di Roma ed il Comune di Roma 15 . Il secondo intervento si deve al-
la legge-Delrio, più volte citata.
All'indomani dell'entrata in vigore della l. cost. n. 112003, si è sviluppato Le due discipline normative divergono su un punto centrale: l'identifica-
un vivace dibattito sul significato da riconoscere alla scarna disciplina dedi- zione dell'ente Roma capitale dotato dell'ordinamento speciale di cui all'art.
cata, dall'art. 114, comma 3, alla capitale della Repubblica. Tra i tanti interroga- 114, comma 3, Cost.
Infatti, mentre la l. n. 42/2009 identificava tale ente con la costituenda
za dell'incarico del commissario eventualmente nominato ai sensi delle vigenti disposizioni". Città metropolitana di Roma capitale (prevedendo, soltanto in via provviso-
A seguito dell'annullamento di tale disposizione ad opera del giudice delle leggi (Corte cost., ria, che gli attuali confini di esso fossero quelli del Comune omonimo) 36 , la
sent. n. 220/2013), è intervenuta la l. n. 56/2014 (\egge-Delrio), la quale ha dettato la disci-
plina attualmente vigente, sulla cui base i nuovi enti (le Città metropolitane di Torino, Mila-
legge-Delrio, nel momento in cui ha dettato la disciplina sulla cui base si sa-
no, Venezia, Gen<wa. Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Roma capitale) sono venuti concreta-
mente ad esistenza, attraverso l'elezione dei rispettivi organi di governo e l'adozione degli sta-
35
tuti, subentrando alle province omonime a far data dal l o gennaio 2015 (art. l, commi 16 e D.lgs. nn. 156/2010 (Disposizùmi recanti attuazione dell'art. 24, l. 5 maggio 2009, 11. 42
101, l. n. 56/2014\. Invece, per la Città metropolitana di Reggio Calabria sono state previste e successivr modz/icazioni, in materia di ordinamento transitano di Roma Capitale), 61/2012
cadenze temporali diverse (art. l, comma lR, l. n. 56/2014). (Ulteriori disposizioni recanti attuazione dell'art. 24, l. 5 maf!,f!.io 2009, 11. 42 in materia di or-
31
Art. 1, comma 22, l. n. 56/2014: "lo Statuto della città metropolitana può prevedere l'ele- dinamento di Roma Capitale); 51/2013 (Modi(icbe ed integrazioni al d.lgs. 18 aprile 2012, n.
ziont> diretta del sindaco e del consiglio metropolitano". 61 concernentP ulteriori disposizioni di attuazione dell'art. 24, l. 5 111af!,f!.io 2009, n. 42, in mate-
2 ria di ordinamento di Roma Capitafp ).
' Art. 1, comma 25, l. n. 56/2014.
36 V.l'art. 24, commi 2 e 9, l. n. 42/2009, che, rispettivamente, recitavano: "Roma capitale
33
Art. l, comma 42, 1. n. 56/2014.
è un ente territoriale, i cui attuali confini sono quelli del comune di Roma"; "A seguito
14
Le sole Città metropolitane i cui statuti hanno optato per l'elezione diretta sono Roma dell'attuazione della disciplina delle città metropolitane e a decorrere dall'istituzione della
capitale, Napoli e Milano. T aie scelta, comunque, è ancora priva di effetti, in attesa della leg- città metropolitana di Roma capitale, le disposizioni di cui al presente articolo si intendono
ge statale che. ai sensi dell'art. l, comma 22, l. n. 56/2014, deve dettare la necessaria discipli- riferite alla città metropolitana di Roma capitale". Nella stessa linea l'art. l, comma 2, d.lgs.
na elettorale (nel momento in cui si scrive, presso la I Commissione del Senato giace un pro- n. 61/2012, come modificato dall'art. l, comma 2, d.lgs. n. 5112013, il quale precisa che le
getto di legge di iniziativa parlamentare: il d.d.l. S 2062, comunicato alla Presidenza il 17 set- funzioni attribuite alla costituenda città metropolitana eli Roma capitale possono essere inte-
tembre 2015 e assegnato alla Commissione predetta il12 gennaio 2016). grate con le "funzioni di governo di area vasta".
II. I1 rerz.irmaftsmo nella tJicenda costituzionale italiana 8.6.2. Segue: b) con riferimento all'ordinamento di Roma capitale 85

:bbero concretamente costituite le Città metropolitane, e, tra esse, la Città me- a) entrambi gli enti sono destinatari della disciplina statale in materia di "le-
opolitana di Roma capitale, ha distinto quest'ultima dal Comune di Roma ca- gislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di comu-
tale, cui ha riferito lo speciale status previsto dal comma 3, art. 114 Cost. 37 . ni, Province e Città metropolitane (art. 117, comma l, lett. p) Cost.), non-
Una volta dimensionate le Città metropolitane sulle precedenti Province, la ché alla legislazione regionale, per quanto riguarda le funzioni "non fon-
>luzione adottata dalla leggc-Delrio per Roma capitale è quella, a giudizio damentali";
~llo scrivente, più coerente con il disposto costituzionale. Sia una tradizione b) il Comune di Roma capitale è, inoltre, destinatario dello speciale regime
orica unica e plurimillenaria, sia l'applicazione del criterio storico-normativa ad esso applicabile nella sua qualità di capitale della Repubblica (dettato
. cui s'è detto fanno, infatti, ritenere che il comma 3 dell'art. 114, attraverso il da atti legislativi statali nel rispetto della riserva di legge di cui al comma
?me n "Roma", intenda riferirsi all'omonima, preesistente, realtà comuna- 3, art. 114) 18 ;
(CARAVITA Dl TORITTO, fONTANA). Del resto, lo stesso atto normativa che c) l'omonima Città metropolitana è titolare di prerogative legate al fatto di
reva configurato come provvisoria l'identificazione dell'ente Roma capitale comprendere nel proprio territorio il Comune predetto (ci si riferisce
m il Comune di Roma ha individuato la ragione giustificatrice del corrispon- specificamente al potere di disciplinare, attraverso il suo statuto, i rapporti
~nte ordinamento speciale in termini riferibili alla città di Roma e non all'a- tra se medesima, il Comune di Roma capitale e gli altri Comuni dell'area
a vasta in cui essa è inclusa. L'art. 24, comma 2, l. n. 42/2009 ha, infatti, pre- metropolitana).
sto che: "l'ordinamento di Roma capitale è diretto a garantire il miglior as-
Incerta è, infine, l'ampiezza delle deroghe consentite agli atti legislativi chia-
tto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi
mati a disciplinare l'ordinamento di Roma capitale. Si consideri, ad esempio,
>stituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi
che, secondo parte della dottrina, essi potrebbero derogare profondamente
:esenti presso la Repubblica italiana, presso la Città del Vaticano e presso le
tituzioni internazionali". al riparto delle competenze dettato dal titolo V Cost. e, addirittura, dotare Ro-
ma capitale di poteri normativi anche nelle materie assegnate alla competen-
L'assetto delineato dalla legge-Dclrio s'inserisce in un quadro normativa
za concorrente e alla competenza residuale delle Regioni.
1rticolarmente complesso, nel quale coesistono elementi di diritto comune
l elementi di diritto speciale. Fino a questo momento, comunque, tali prospettive non hanno trovato
seguito nella legislazione positiva, la quale si limita a riconoscere a Roma ca-
Basti considerare che sia il Comune di Roma capitale che l'omonima Città
pitale alcune funzioni amministrative ulteriori, rispetto a quelle riconosciute
etropolitana sono assoggettati, tanto alla disciplina generale applicabile a
agli altri Comuni della Repubblica (cui si affiancano le parallele competenze
tti gli enti del medesimo tipo (c, cioè, ai comuni ed alle Città metropolitane
regolamentari di cui all'art. 117, comma 6, Cost. [infT<~. <"-'P· IV, n. 8.1]) 39 ,
~lla Repubblica), quanto a discipline speciali.
Infatti: uno speciale regime finanziario 40 c particolari forme di raccordo istituziona-
le con gli altri livelli territoriali di governo 41 .

37
Questa lettura, peraltro non unanime in dottrina (a favore, ad es.: SrERPA, G. CHIOLA, 38 Va, inoltre, segnalata la previsione secondo cui: "con legge regionale, sentiti la provin-
~ntre contra: VANDFT.LT), è suffragata dall'art. l, comma 102.1. n. 56/2014. il quale, prevc- cia di Roma e Roma capitale, possono essere e<mferite a quest'ultima ulteriori funzioni am-
ndo che "le disposizioni dci decreti legislativi 17 settembre 2010, n. 156, 18 aprile 2012 n. ministrative nell'ambito delle materie di competenza legislativa della Regione" (art. l, com-
e 26 aprile 2013, n. 51, restano riferite a Roma capitale, come definita dall'art. 24, comma 2, ma 3, d.lgs. n. 61/2012).
5 maggio 2009, n. 42", rende definitiva l'identificazione, originariamente provvisoria, del- 39
Art. 24, commi 3 c 4, l. n. 42/2009, c artt. 5, 6, 7. 8, 9. lO d.lgs. n. 6!/2012.
nte sottoposto al regime speciale di cui all'art. 114, comma 3, Cost. con il Comune di Roma.
40
·gomenti nello stesso senso sono desumibili anche dall'art. l, comma 103, l. n. 56/2014, il Art. 12 d.lgs. n. 6112012.
aie, non solo distingue la Città metropolitana di Roma capitale dal Comune omonimo, ma 41
Si pensi: alla possibile audizione del sindaco di Roma capitale nelle riunioni del Consi-
ttolinea anche l'esigenza di garantire l'esercizio delle funzioni che quest'ultimo è chiamato glio dei Ministri in cui si discutono argomenti inerenti alle funzioni di pertinenza della Capi-
;volgere (e che, può aggiungersi, ne giustificano l'ordinamento speciale). Questo il tenore tale; alla previsione di un 'apposita sessione nell'ambito della Conferenza unificata ( lnfr.>. cap.
Ila disposizione: "Lo statuto della Città metropolitana di Roma capitale, con le modalità IX, n. 3.7.7.), presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un Ministro da lui de-
eviste al comma Il, disciplina i rapporti tra la Città metropolitana, il Comune di Roma ca- legato e composta dal sindaco di Roma capitale, dal presidente della Regione Lazio, dal pre-
:ale e gli altri Comuni, garantendo il migliore assetto delle funzioni che Roma è chiamata a sidente della provincia di Roma (ora sostituito dal sindaco della Città metropolitana di Roma
Jlgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche de- capitale, il quale rivestirà anche la funzione di sindaco della Città metropolitana, fino a quan-
Stati esteri, ivi presenti, presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vatica- do non si sarà data attuazione alla norma statutaria che prevede l'elezione diretta di questo) e
e presso le istituzioni internazionali". dal ministro competente per materia; alla partecipazione del sindaco di Roma capitale alle se-
86 II. Il regionalt~<mo nella vicenda costituzionale italiana 9. Tra attuazzòne e rt/orma della riforma 87

È il caso, infine, di segnare la speciale nomenclatura mediante la quale so- Passando al versante regionale, vanno segnalati, in particolare, quattro ti-
no designati gli organi di governo di Roma capitale. Il legislatore, infatti, ha so- pi di interventi: l'adozione dei nuovi statuti regionali ordinari, quella delle
stituito i nomi "Consiglio comunale" e "Giunta comunale", rispettivamente, prime leggi statutarie da parte delle Regioni ad autonomia speciale (infr<t.
con "Assemblea capitolina" e "Giunta capitolina" 42 . cap. VII. n. 4), l'approvazione delle leggi elettorali regionali e l'awio dell'ag-
giornamento dei regolamenti interni dei Consigli regionali. Gli Statuti sono
stati adottati da tutte le Regioni 44 . Quanto alle leggi elettorali, hanno già
proweduto, con tecniche ed estensioni diverse, 19 Regioni, sia ordinarie che
9. Tra attuazione e riforma della riforma
speciali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-
Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sar-
Alla distanza di più di 15 anni dall'entrata in vigore della l. cost. n. 3/ degna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) e le due Province
2001, il processo di attuazione della nuova disciplina costituzionale è andato, autonome di Trento e Bolzano.
sia pur faticosamente, avanti. A ciò deve aggiungersi che in questi anni intensissima è stata l'attività in-
Sul versante statale, vanno menzionate soprattutto quattro leggi: terpretativa della Corte costituzionale. La quale ha dato un contributo fon-
damentale alla sistemazione e alla definizione dell'assetto istituzionale scatu-
la l. n. 131/2003, c.d. legge-La Loggia (disposizioni per l'adeguamento rito dalle riforme della XIII legislatura, mediante una giurisprudenza forte-
dell'ordinamento della Repubblica alla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3); mente creativa, che, in presenza di un quadro normativa ricco di incertezze e
- la l. n. 165/2004 (legge-cornice sulle elezioni regionali); zone d'ombra, non di rado si è spinta ad interventi "ortopedici".
la l. n. 11/2005 (norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo Per completare il quadro, è il caso di ricordare che, con le novelle costitu-
normativa dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli ob- zionali del 1999 e del 200 l, il processo di riforma costituzionale non si è fer-
blighi comunitari), sostituita dalla l. n. 234/2012 (norme generali sulla mato.
partecipazione dell'Italia alla formazione ed all'attuazione della normativa Alla sua prosecuzione (finora senza esito) ha contribuito, nella XIV legi-
e delle politiche dell'Unione europea); slatura, la circostanza che la maggioranza politica che aveva ereditato la ri-
la l. n. 42/2009 (delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in at- forma (una maggioranza di centro-destra) fosse diversa da quella che, nella
tuazione dell'art. 119 Cost.).
XIII legislatura, ne aveva assunto la paternità (una maggioranza di centro-si-
È mancato. invece, un intervento unitario ed organico ai fini della indivi- nistra). Non deve, quindi, sorprendere se, nel corso della XIV legislatura, si
duazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropoli- siano awiati processi di riforma della riforma. Si usa il plurale, perché le ini-
tane. Ad essa si è proweduto, al termine di un faticoso processo scandito da ziative governative che si sono contese il campo sono state tre.
ripensamenti e battute di arresto, in modo- se così può dirsi -"rateale" 43 .
di legge che è stato approvato dalla Camera il 30 giugno 2010 e trasmesso dal Presidente di
questa al Senato il successivo 2 luglio (i\.S. 2259). Successivamente, lo Stato, dopo aver prov-
dute della conferenza unificata relative a materie compiti di interesse di Roma capitale ( rispet- visoriamente attribuito la natura di funzioni fondamentali dei Comuni e delle Province a fun-
tivamente: art. 4, d.l[!s. n. 15()/2010; art. 4. commi l e 2, d.lgs. n. 6112012). zioni elencate, ad altro fine, dall'art. 21, commi 3 e 4.1. n. 42/2009 (art. 27, comma 14, d.l. n.
42
Art. 2, comma l, d.lgs. n. 156/2010. 78/2010, la cui legittimità costituzionale era stata riconosciuta da Corte cost., sent. n. 148/
4
L'attuazione della norma costituzionale che demanda alla legge dello Stato l'individua-
'
2012), ha adottato una disciplina ad boe (d.l. n. 95/2012, conv. in l. n. 135/2012), della quale,
zione- tra l'altro- delle "funzioni fondamentali" de[!li enti locali si è rivelata estremamen- tuttavia, per effetto di un intervento caducatorio del giudice della costituzionalità (Corte
te laboriosa. La legge- La Loggia l'aveva delegata al Governo (art. 2 l. n. 13112003 ). Ma il ter- cost., sent. n. 220/2012), è soprawissuta - come riconosce la giurisprudenza (Corte cost.,
mine per l'esercizio della delega- prorogato ben due volte (art. l, l. 28 maggio 2004, n. 140, sent. n. 22/2014)- solo la parte relativa ai Comuni (art. 19, d.l. n. 95/2012, cit., come modifi-
e art. 5. l. 27 dicembre 2004, n. 306) -è scaduto, senza risultato. Nella XV legislatura, dopo cato dalla l. n. 228/2012). All'individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Città
l'iniziale tentativo di esercitare nel termine la delega di cui sopra (schema di decreto legislati- metropolitane ha proweduto, nella XVII legislatura, la l. n. 56/2014 !legge-Delrio), rispetti-
vo in materia di funzioni fondamentali degli enti locali approvato in via preliminare dal Con- vamente, all'art. l, commi 85 (contenente la disciplina generale) e 86 (contenente la discipli-
siglio dei Ministri il 2 dicembre 2005), il Governo ha adottato un apposito disegno di legge: na aggiuntiva riservata alle Province in territorio interamente montano e confinante con paesi
A.S. n. 1464, 5 aprile 2007 (Delega al Governo per l'attuazzònP dell'art. 117, comma 2, lett. p), stranieri) e all'art. l, commi 44 e 46.
44
Cast. e {wr l'adPguamPnto dPllP dùposizioni in materia di enti locali alla l. cast. n. 312001). An- L'ultimo statuto approvato è quello della Regione Basilicata: legge statutaria 17 novem-
che nella XVI legislatura il Governo ha assunto una propria iniziativa, mediante un disegno bre 2016, n. l, in RUR, n. 42 dell7 novembre 2016.
88 Il. Il regionalismo nella 1'icenda costituzirmale italiana 9. Tra attuazione e riforma della riforma 89

La prima - avente ad oggetto la c.d. devolution - non ha concluso il tuzioni regionali c la centralità assunta dal tema della riduzione dci costi del-
proprio iter parlamentare, essendo stata approvata dalle due Camere solo in la politica hanno determinato un radicale cambiamento di registro, che, a li-
prima lettura 45 . La seconda Oa Bozza-La Loggia) è rimasta allo stadio di pro- vello di progettazione costituzionale, ha trovato espressione in un d.d.l. cost.
getto preliminare 46 . La terza, invece, ha completato il proprio iter parlamen- elaborato dal Governo Monti, quando il suo mandato volgeva al termine 50 •
tare, essendo stata approvata in prima ed in seconda lettura da entrambi i ra- Tale progetto non si limitava ad alcune apprezzabili correzioni degli elenchi
mi del Parlamento 47 . Essa, tuttavia, è stata bocciata dal corpo elettorale nel di materie legislative, ma, attraverso la tecnica della clausola di supremazia, lo
re/e!endum costituzionale celebratosi nei giorni 25 e 26 giugno 2006. svuotamento del riparto verticale di competenza nelle materie di legislazione
E, inoltre, significativo che l'elaborazione di progetti di riforma della rifor- concorrente, la riforma della clausola residuale e l'allargamento dei campi
ma sia proseguita anche nella XV e nella XVI legislatura, sia pure con un ri- aperti alla potestà regolamentare dello Stato, si poneva nella prospettiva della
levante cambiamento di segno. destrutturazione delle potestà normativc delle Regioni, privandole di un do-
Nella XV legislatura, l'intento era quello di sviluppare la componente "fe- maine réservé, sottratto agli interventi dello Stato.
deralista" della riforma del 2001, mediante l'istituzione di una seconda Ca- Il tema della riforma del rcgionalismo (e della complessiva riforma della par-
mera effettivamente riconducibile (era la prima volta) alla modellistica fede- te seconda della Costituzione) è stato, infine, ripreso nella XVII legislatura.
rale. Si tratta del progetto di riforma del bicameralismo, elaborato dalla Com- In particolare, superata l'iniziale ipotesi di procedere ad una riforma della
missione affari costituzionali della Camera dei Deputati (c.d. Bozza Violante, forma di Stato secondo un procedimento derogatorio rispetto al paradigma
dal nome dell'allora Presidente della Commissione predetta), il quale preve- disegnato dall'art. 138 Cast. 5 \ si è sviluppato un faticoso processo di riforma,
deva la creazione di un Senato federale, parzialmente ispirato al modello del seguendo il normale procedimento di revisione della Costituzione. L'atto che
Bundesrat austriaco 4 R. Tale progetto, peraltro, non ha completato il proprio per- ne è risultato Oa c.d. riforma Rcnzi-Boschi) intendeva, tra le altre cose, sosti-
corso, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere (2008). tuire il Senato della Repubblica con una Camera rappresentativa delle autono-
Nella XVI legislatura, per contro, si è registrato un radicale mutamento mie (eletta, quasi per intero, dai Consigli regionali c sganciata dal rapporto fi-
d'approccio. Infatti, dopo un avvio in linea di continuità con l'elaborazione duciario con il Governo), eliminare la competenza legislativa concorrente c do-
della legislatura precedente (e con lo spirito che l'animava), testimoniato dal- tare lo Stato di una "clausola di supremazia" rivolta a consentirgli, in presenza
le ipotesi di repéchage della Bozza Violante avanzate da più parti 49 , nella fase di certi presupposti, l'ingresso nelle materie di competenza regionale.
finale, le esigenze di centralizzazione della politica economica in presenza di La legge costituzionale che ha concluso il procedimento parlamentare, li-
una crisi senza precedenti, gli scandali da cui sono state investite alcune isti- cenziata a maggioranza assoluta in seconda lettura da entrambi i rami del Par-
lamento 52 , è stata bocciata dal corpo elettorale, a larga maggioranza, nel re-
ferendum confermativo celebratosi il4 dicembre 2016.
45
A.C. n. 3461, approvato in prima deliberazione dal Senato della Repubblica il 5 dicem- Nel momento in cui si scrive, appare francamente improbabile il riavvio
bre 2002 (A.S. n. 1187) e dalla Camera dei Deputati il14 aprile 2003.
46
di un nuovo processo di riforma costituzionale. È più ragionevole supporre
Disegno di legge costituzionale recante "Nuove modifiche al titolo V, parte seconda
della Costituzione" (Consiglio dei Ministri, 11 aprile 2003 ).
47 50
La pubblicazione notiziale di tale atto è avvenuta nella G.U. 18 novembre 2005, n. 269. Si tratta del d.d.l. cost. governativo recante Disposizioni di revùzòne della Costituzione e
4
R Si
tratta del progetto recante Modificazione di articoli della parte seconda della Costitu- altre disposizioni costituzionali in materia di autonomia re[!.tOnale comunicato alla Presidenza
zione, ronrernenti(orma del Caverna, composizione e funzioni del Parlamento nonrbé limiti di del Senato il15 ottobre 2012 (A.S. 3520).
età per l'elettorato attù•o r passtlm per le PlezzOnl de11a C:amPra dPi deputati e del Senato della 51
D.d.J. cost. governativo recante Tstituzione del Comitato parlamentare per le riforme co-
Repuhhlira (C 55 3 co st. Scotto, C 1524 cast. Bùmcbz~ C. 2 33 5 cast. Boato, C 2 382 cast. Bzan- stituzionali (S. 813; C. 1359), approvato in prima lettura sia dal Senato (11 luglio 2013) che
co, C. 2479 rost. Zacraria, C 2572 cast. Franco Russo, C 2574 cosi. Lenzi, C 2576 cost. franco dalla Camera dei Deputati (10 settembre 2013). Nel corso di tale processo di riforma era sta-
Russo, C 2578 cast. D'Alia, C. 2586 cast. Boato,C 2715 cast. Boato, C 2685 cast. Casini, C. ta, tra l'altro, acquisita la relazione di una commissione di "saggi" all'uopo nominata (COM·
3139 cosi. Di Sal11o e C 3151 Diliberto), licenziato dalla Commissione affari costituzionali MISSIONE PER LE RIFORME COSTITUZIONALI, Rrlazione finale, Roma, 17 settembre 2013).
della Camera dei Deputati, con il voto favorevole dell'Unione (ad eccezione del pdc) e con 52 Tale legge costituzionale, intitolata "Disposizioni per il superamento del bicameralismo
l'astensione della Casa delle libertà (A.C. 553-A). paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento
4
°Cfr. A.C. n. 7, d'iniziativa degli on. Zeller e Brugger, presentato il29 aprile 2008; A.C. delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costi-
n. 441. d'iniziativa degli on. Amici, Bressa, Zaccaria ed altri, pre~entato alla Camera il29 aprile tuzione", dopo l'approvazione a maggioranza assoluta, in seconda lettura, da parte di entrambe
2008; A.C. n. 978, d'iniziativa dell'nn. Bocchino, presentato il 13 maggio 2008. le Camere, ha formato oggetto di pubblicazione notiziale nella G.U. del15 aprile 2016.
90 II. ll rr[!.ionalùmo nella vtcenda costituzionale italiana Nota bihliogra(ica 91

che eventuali modifiche del quadro normativa vengano realizzate per altre organizzativi f' (imzionali del controllo sulle leggi regzònali. in Il controllo governativo sulle
leggi regtònali. Problemi e pmspettive (Atti del Seminario di Bologna, 26 settembre 1979), Mi-
vie: o attraverso i regolamenti parlamentari, in vista dell'attuazione della "bi- lano 1982; Vn.LONE, l "principi fondamentali" nei rinvii governativi e nella giurisprudenza del-
cameralina" contemplata dall'art. 11, l. cost. n. 3/2001, o in via legislativa or- la Corte costituzionale, in L'autonomia regionale nel rapporto con il Parlamento e il Governo
dinaria, rivedendo alcune norme che erano state espressamente adottate nel (Atti del Seminario organizzato dai consigli regionali, Roma, 16-18 novembre 19R2), in Bollettino
presupposto che la riforma costituzionale entrasse in vigore (si pensi alla di- di legislazione e docum('l1/azzòne regionale, 19R3, n. 5, suppl.; AzZARITT G., Il controllo preven-
tivo di legittimità delle lrggi regionali nel diritto costltuzionale e nella sua attuazione pratica, in
sciplina adottata dalla legge-Delrio per le Province), oppure intervenendo su Giur. cast., 19R2; BARTOLE, Il controllo sulle leggi rrgionali: per un ripristino dell'art. 12 7, in
altri ambiti, rispetto ai quali esiste un'elaborazione piuttosto matura (come Le Regioni, 1986; Rossi, La legge controllata. Contl'ibuto allo studio dr! procedimento di con-
quello dei raccordi tra lo Stato e le autonomie territoriali 53 ). trollo preventivo delle leggi regtònali, Trento 1993; GrANIRANCF.SCO, Il controllo governativo
sulle leggi regionali. Profili procedmzentali, Milano 1994; Rossi, Il giudizio di costituzionalità
in via principale, in RoMBOU (a cura di), Aggiornamenti in tema di processo costituzionale
(1996-1998), Torino 1999. Sulle valenze collaborative del procedimento- in cui si ravvisava
Nota bibliografica il maggior punto di emersione della "convenzionalità sommersa" -nei rapporti tra Stato e
Regioni: cfr. EuA, in L'accordo nella cooprrazzòne tra Stato e regioni (n. 2 dei Commenti della
Sul modello originario e sulla sua genesi: VIRGA. La Regione, Milano 1949; MIELE, La Re- rivista Problemi di amministrazione pubblica), l9R6. In argomento, anche, con specifico rife-
gione nella Costituzione italiana, Firenze 1949; GHERRI, Luigi Sturzo e l'autonomia della Re- rimento alla definizione in via contenziosa del riparto di competenze legislative tra lo Stato e
gione, in Oirilto puhhlim ddla Re[!.tÒne siciliana, 1949; MARTINE~, Studio mll'autonomia poli- le Regioni: D'ATENA, Ossemazioni sulla rtpartlzione dr/le competenz!' tra Stato e Regioni (e wl
tica de11P Rr[!.tnni in Ttalia, in Riu. trim. dir. puhbl., 1956; AMBROSINI, L'ordinamento regionale collaudo dell'autonomia ordinaria), in Giur. cost., 1972; ID., L'autonomza legislativa delle Re-
(La riforma rewònale nef!a Costituzio11e italiana), Bologna 1957; MARANINI, L'ordi11amf'11fo gioni, Roma 1974. Per un sintetico bilancio dell'esperienza maturata fino al 1982, v. il Rap-
re[!.ionalr nel quadm dpfl'et•oluzionp costituzio11ale, in Studi politici, 1958; MoRTATI, Conside- porto sullo stato delle autonomie, presentato il 20 aprile l9R2 dal Ministro per gli affari regio-
razioni su alcuni aspetti drl!'ordinamento re[!.irmale. in AA.VV., Studi per il decrnnale della nali Aldo Aniasi (c.d. Il Rapporto Aniasi), in Quad. reg., 1982,745 ss., nonché la Relazione in
Costituzione, III. Milano 195R; GIOVENCO, L'ordinamf.'nto rrgiona!f.', Roma 1961; ARBAMON· ordine all'attività governativa di mntrollo della lrgùlazione regionale, adottata dalla Commis-
TE, Bt;CARETTT DJ RllFFTA, CRTSAFTJL!.l, MARANTNI, PIRASTO, LP Rrgioni a statuto ordinario, in sione parlamentare per le questioni regionali, nella seduta del 6 luglio 19R2, in Lf' Regioni,
Rassegna parlamrntare. 1%2; Ron:LI.I, L'm}l'ento della Ref!,ionr in Ttalia, Milano 1967; VOLPE 1983, Sull'evocazione dell'interesse nazionale come "parola magica": FERRARI, G., Il capoluo-
G., Autonomia loralr r [!.arantzsmo. La separazione delle competenze tra Stato r Regione, Mila- go regionale. Autonomie ref!.ionali e sovranità articolata, Milano 1970.
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Regioni ricorrenti nei confronti della legge-Delrio, ha formato oggetto di numerosi commenti, Federalismi.it, il Forum di Quaderni costituzionali, Ita/ian Paprrs on Federalimz, Consulta on-
in genere, fortemente critici, trai quali: SPADARO, La sentenza costituzionale n. 5012015 una no- line, Studi e interventi dell'ISSiRFA-CNR, Costituzionalismo.it), alle quali ci si può limitare a
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