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Corso di Laurea in
Ingegneria Edile
ENERGIA DA FONTE
RINNOVABILE PER L’EDILIZIA
Pompe di Calore
Prof. Alessia Arteconi
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 2
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Contents:
• Definition of heat pump
• Operative principle description (vapor
compression cycle, absorption cycle)
• Heat pumps classification on source and load
base
• Ground Coupled Heat Pumps (GCHP)
• Regulation, incentives and market
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• DEFINITION
• A heat pump is a device that transfers thermal
energy from one location, called the "source,"
which is at a lower temperature, to another
location called the “load" or "heat sink", which is at
a higher temperature.
• During the operation the heat pump uses
mechanical work, or some source of
thermodynamic work to accomplish the desired
transfer of thermal energy from source to sink.
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• DEFINITION
• A heat pump can be reversible when the
refrigerant flow is reversed by a four-way valve.
• Reversible heat pumps can be utilized to
provide both air conditioning and heating,
depending on the requirements.
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Macchina termica
Pompa di calore
Macchina frigorifera
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OPERATIVE PRINCIPLE
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Caso b)
Si vuole mantenere un sistema in condizioni di
abitazione regime stazionario ad una temperatura più
a TA elevata di quella dell’ambiente circostante, che è
visto come un SET.
Dal sistema, a causa della differenza di
temperatura con l’ambiente, uscirà energia
termica. Perché la temperatura non diminuisca,
Q la stessa energia deve essere, con continuità,
fornita al sistema.
Poiché non esistono SET a temperatura più
elevata di quella del sistema, è necessario
prelevare questa energia all’unico SET
atmosfera disponibile, ovvero all’ambiente circostante.
o ambiente a Quest’ultimo però è a temperatura più bassa di
TB quella del sistema
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S.I
in entrambi i casi si manifesta l’esigenza di
.
trasferire energia da una temperatura più
bassa, TB, verso una più alta, TA.
Tale processo non può avvenire
spontaneamente.
TA SETA Come si è visto, se per assurdo si ipotizza il
passaggio spontaneo di energia termica da un
livello inferiore verso uno superiore, la
variazione di entropia del sistema complessivo
Q T A> T B isolato sarebbe:
Q Q 1 1
TB SETB SSI
gen Q 0
TA TB TA TB
S.I.
Postulato di CLAUSIUS
Q TA> TB
E’ impossibile costruire una macchina
operante secondo un processo ciclico il
cui unico effetto sia il trasferimento di
TB SETB calore da un corpo a temperatura più
bassa ad un corpo a temperatura più
alta
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macchina
frigorifera
QB
cella
frigorifera
a TB
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abitazione
a TA Nel caso b) il sistema che si vuole mantenere a
temperatura alta è il SET TA, mentre l’ambiente è
il SET TB; la macchina che realizza questa finalità
L è la POMPA DI CALORE
QA
pompa di
calore Lo stesso sistema termodinamico assume nomi
differenti a seconda di quale delle due interazioni
QB termiche è considerata come finalità per la
macchina; quella della macchina frigorifera è
“sottrarre energia termica” (fare freddo…), quella
atmosfera della pompa di calore è “fornire energia termica”
o ambiente a (fare caldo…)
TB
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QB numeratore
FINALITA’
SET TB
in termini energetici
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COEFFICIENTE DI PRESTAZIONE
(C.O.P.)
QB
COPf f frigorifero
L
QA
COPp p pompa di calore
L
S.I.
Si dimostra che per la macchina
reversibile, essendo nulla l’entropia
generata, si avrà: SET TA
TB S.C.
COPf,rev QA
TA TB
TA L
COPp,rev MI
TA TB
TB
COPf,rev TB=TA COPf,rev=
TA TB
TA
COPp,rev TA=TB COPf,rev=
TA TB
Si ha quindi: 0<COPf<COPf,rev<
1<COPp<COPp,rev<
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Così come per la macchina termica, anche per quella inversa è molto significativo il
confronto, fissati i livelli termici dei due serbatoi, tra le prestazioni reali e quelle che
idealmente sarebbero ottenibili se non vi fossero irreversibilità
In questo caso la necessità di introdurre tale parametro è anche più spinta che nel caso di
ciclo diretto, perché il campo di variazione del COP è, apparentemente, immenso e quindi è
più che mai necessario limitare questo intervallo.
22
e da un rendimento exergetico
Ta
Qa (1 - ) COP
T2 =COP T2 - Ta ε'
ηII = = ε' = (2)
L T2 εCOPCarnot
'Carnot
Le pompe di calore termiche sono realizzate sulla base di MACCHINE FRIGORIFERE AD ASSORBIMENTO e
sono caratterizzate da un coefficiente di effetto utile
Q2 Qa
COPt
ε'T = =1+ (3)
Qg Qg
e da un rendimento exergetico
Q2 (1 - Ta T2 )
(ηII )T =
Qg (1 - Ta Tg )
COPt
ε'T COPt
ε'T
= = (4)
[(Tg - Ta ) / Tg][T2 /(T2 - Ta )] ηCarnot εCOPt
'Carnot
Carnot
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T
Il ciclo è ancora costituito
dT
TA 3 2 2 ISOTERME
+
2 ISOENTROPICHE
(adiabatiche reversibili)
4 1
TB
Si noti che le due isoterme
dT
giacciono, rispettivamente, al di
6 5 sopra e al di sotto delle rette che
s raffigurano i livelli termici dei due
Δs SET
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T
dT Il ciclo deve essere percorso
TA 3 2 in senso antiorario
(da cui il termine
CICLO INVERSO)
affinché l’energia termica
4 1 passi dal SET a TB
TB al fluido di lavoro e dal fluido
dT di lavoro al SET a TA
6 5
s
Δs
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2-3 isoterma
SCAMBIATORE DI CALORE
4 1
TB
3-4 adiabatica reversibile
dT TURBINA
6 5
s 4-1 isoterma
Δs
SCAMBIATORE DI CALORE
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il ciclo è
IMPIANTO A ubicato a si impiega
COMPRESSIONE cavallo della ENERGIA
DI VAPORE regione MECCANICA
bifasica
Q SET TA
A
T 3 2
CO
T C
TA 3 2
EV
L C
TB L T 4 1
4 1
SET TB
s Q B
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Il ciclo a compressione di vapore standard si discosta dal ciclo inverso ideale di Carnot
per i seguenti motivi:
Q SET TA
A
T
3 2
CO
2 T C
TA 3
EV
TB L C
4 1 L T 4 1
s SET TB
Q B
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•quella di avere uno scambiatore compatto, quindi con un’area di scambio piccola:
tanto minore è la differenza di temperatura tra i due fluidi, tanto maggiore dovrà
essere l’area di scambio, secondo la relazione:
U A T
Q t ML
•quella di limitare l’allungamento del tratto 1-2 di compressione perché comporta una
maggiore richiesta di potenza meccanica
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Inoltre il volume specifico del fluido che espande (inizialmente liquido saturo) è notevolmente
minore di quello che è compresso (inizialmente vapore saturo secco) e l’espansione di una
miscela bifasica presenta problemi tecnologici. L’impiego di una turbina non è
economicamente vantaggioso.
L’utilizzo della valvola di laminazione comporta la perdita del lavoro di espansione.
T h 0
Q A SET TA
2 3 2
CO
TA 3 V C
EV L C
TB
4 1
1 SET TB
4
Q
s B
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2. processo di laminazione
TA 3
TA T3
TB T4
TB
1
4 s
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qA
Q SET TA
p A
3 2
C
3 O
2 C
V
EV
4 1 L C
4 1
qB lC
SET TB
h Q B
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L Q
Q
B C A
Primo principio
Q
Q L
A B C
2s
L C h h1
lC h2 h1 2s
m C 3
TA
Q h h4
COPf B 1
LC h2s h1
C TB
1
4
s
il ciclo reale differisce da quello standard anche per gli effetti dissipativi attribuibili agli
scambiatori, che però di solito si trascurano
quanto minore è ηC tanto maggiore è la potenza meccanica necessaria e minore il COPf
p qA
2. sottoraffreddamento
il sottoraffreddamento del liquido uscente dal
condensatore è una tecnica che può dare vantaggi in
termini energetici
3 2
con un condensatore di 3’
dimensioni opportune, o con un h 1
h 4
h1
h 4'
apposito scambiatore, il
4 4’ q’B 1
refrigerante viene portato fino a
condizioni di liquido
qB lC
sottoraffreddato
il qB aumenta, rimanendo immutato lC ciò comporta un aumento del COPf h
il sottoraffreddamento 3’-3 non può spingersi oltre una temperatura che sia comunque
opportunamente maggiore di TA
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Cicli ad assorbimento
Nei cicli a compressione di vapore è necessario fornire lavoro meccanico al ciclo sotto
forma di energia elettrica, cioè una forma di energia pregiata.
Nei cicli ad assorbimento
Q COND invece l’energia fornita è ENERGIA
COND
Q TERMICA
G
2 1 a T>Tamb
G Mentre nel ciclo a COMPRESSIONE DI
8 VAPORE si ha il
COMPRESSORE
nel ciclo ad ASSORBIMENTO è sostituito
7
dall’insieme di
3 4
A 6 GENERATORE-ASSORBITORE-POMPA
EV
Q
EV Q A
5
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Cicli ad assorbimento
Il funzionamento del
Il fluido di lavoro è una
ciclo ad assorbimento si
MISCELA miscela di soluto e solvente a
basa sulle proprietà del
differente volatilità
fluido di lavoro
SOLUTO SOLVENTE
(tensione di vapore (tensione di vapore
)
REFRIGERANTE ) ASSORBENTE
elevata affinità
con refrigerante
NH3 tEV<0°
+ H2O
C
Cicli ad assorbimento
Cicli ad assorbimento
PRO CONTRO
REFRIGERANTS
The refrigerant is chosen on the basis of its
boiling temperatures in relation with the
T
considered application.
2
TA 3
TB
1
4 s
45
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I REQUISITI DI UN REFRIGERANTE
1 stabilità chimica
2 requisiti ambientali
3 requisiti generali
I REQUISITI DI UN REFRIGERANTE
4 requisiti funzionali
Classificazione
1 stabilità chimica
Alcuni di essi non vengono praticamente impiegati perché tossici o con elevati
potenziali GWP, come i HCFC e i CFC. Per maggiore chiarezza si veda lo
schema seguente.
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Classificazione
NH3 R717
H
1
C CO2 R744
12
N R290
HC
14 R600a
R134a
O R404a
HFC
16 R407C
R410A
F
R507
19 HCFC R22
S
32
CFC
Cl
36
Br SO2
36
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Nomenclatura
Esistono diverse tipologie di refrigeranti, raggruppabili nelle famiglie descritte di seguito.
La nomenclatura per i refrigeranti è regolata da una norma ASHRAE.
Nomenclatura
La nomenclatura per i refrigeranti cambia al cambiare della famiglia di appartenenza.
R- X Y Z a
Riferimento normativo: isomero
ASHRAE Standard 34-1992
Number Designation and Safety numero
Classification of Refrigerants di atomi di F
numero
di atomi di H +1
numero
di atomi di C -1
(si omette se 0)
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Nomenclatura
ESEMPIO
GWP>750
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10000
R114
I REQUISITI DI UN REFRIGERANTE
R12
8000
2 requisiti ambientali
6000
4000
Global Warming Potential
R507
R11
Total Equivalent Warming
R404A
Impact
2000 R407C
R22
R410A
HC R123
3500
3000
BAU A5
consumption [Mt CO2-eq]
2500
2000
1000
BAU A5 BAU nonA5 nA5 GrI nA5 GrII A5 GrI A5 GrII F-gas
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SOURCE SIDE
• Air source heat pumps
• Water source heat pumps
• Ground source heat pumps
LOAD SIDE
• Air
• Water
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L’energia geotermica
è energia immagazzinata e/o prodotta come calore sotto la superficie solida della
terra
è una fonte rinnovabile, quasi sempre continua, indipendente da
condizionamenti climatici, necessità di una limitata occupazione di suolo, ed in
quanto endogena riduce la vulnerabilità derivante dalle importazioni di energia
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A livello europeo non esiste ancora una normativa unificata di riferimento per
l’installazione di GHP. Inoltre, solo nei Paesi in cui il mercato delle GHP è consolidato da
diversi anni (Germania, Svizzera, Svezia, Austria), l’installazione di questi sistemi è
assoggettata a vincoli autorizzativi specifici. In questi Paesi le autorità nazionali o regionali
per la gestione e protezione delle risorse idriche superficiali e sotterranee hanno pubblicato
linee guida e standard di riferimento. In Italia manca, invece, una normativa a livello
nazionale per questi sistemi, così come mancano standard e linee guida di riferimento per i
progettisti ed i costruttori. A fronte della posizione nazionale, a livello regionale si
registrano alcuni tentativi di regolamentare l’installazione delle GHP (ad esempio la
Provincia autonoma di Bolzano). Tuttavia, l’assenza di una normativa condivisa a livello
nazionale genera uno stato di confusione che di fatto preclude uno sviluppo diffuso di
questa tecnologia su scala nazionale. La predisposizione di strumenti normativi e di
procedure tecniche di installazione mirate all’ottenimento di elevate prestazioni
energetiche stabili nel tempo, nel pieno rispetto della tutela dell’ambiente e degli acquiferi
sotterranei, costituiranno un elemento chiave per lo sviluppo futuro dei sistemi a pompe di
calore geotermiche.
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Un altro aspetto chiave per promuovere la diffusione delle GHP in Italia è quello della
riduzione dei costi iniziali d’installazione. Il costo d’investimento per un sistema di GHP è
normalmente il 20-40% più costoso di un sistema convenzionale di climatizzazione.
Tuttavia, a fronte di maggiori costi di installazione, si hanno costi di gestione nettamente
più bassi rispetto a quelli degli impianti tradizionali. L’utilizzo di una pompa di calore costa
circa il 22% in meno rispetto alla caldaia a condensazione e il 29% in meno rispetto ad una
caldaia ad alto rendimento. Se poi si considera il costo di altri combustibili, più elevato
rispetto al metano, la convenienza è ancora maggiore. Nel caso in cui l’impianto GHP sia
utilizzato sia per il riscaldamento che per il raffrescamento, il tempo di ritorno
dell’investimento può variare da 3 a 5 anni; questo tempo si allunga fino a 10 anni se il
sistema viene utilizzato unicamente in una delle due modalità.
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Pompe di calore
La pompa di calore è una macchina che preleva calore da una sorgente a temperatura inferiore
e lo rende disponibile, sommato all’equivalente termico dell’energia spesa per rendere
possibile questa operazione, ad una temperatura superiore. Secondo tale definizione, dunque,
il termine “pompa di calore” si riferisce al solo funzionamento in regime di riscaldamento. La
pompa di calore diventa invertibile quando la stessa macchina è in grado di operare come
refrigeratore.
Le prestazioni energetiche di una pompa di calore sono valutate con il parametro COP
(Coefficient of Performance), che per un ciclo a compressione di vapore risulta essere,
rispettivamente per il riscaldamento (COPh) e per il raffrescamento (COPc):
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 78
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Considerando un ciclo di Carnot inverso, costituito cioè da due trasformazioni isoterme e da due
trasformazioni adiabatiche reversibili i COP poSsono essere scritti in funzione delle temperature delle due
sorgenti, rispettivamente per il riscaldamento e per il raffrescamento:
Da queste ultime relazioni è da osservare come il COP aumenti al diminuire del salto termico tra
le due sorgenti. Pertanto, per una certa sorgente termica esterna, in regime di riscaldamento il
COP aumenta al diminuire della temperatura di condensazione e al diminuire della temperatura
di alimentazione dei terminali ambiente utilizzati. Durante il periodo di raffrescamento, invece,
l’efficienza energetica della pompa di calore aumenta all’aumentare della temperatura di
evaporazione.
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Assieme al divario tra idealità e realtà, il diagramma di figura evidenzia chiaramente un altro
fatto, peraltro ben comprensibile: anche per le macchine effettivamente disponibili, la
dipendenza del coefficiente di prestazione delle pompe di calore segue qualitativamente
l’andamento di dipendenza dalle temperature della sorgente e del serbatoio termico indicato
dalla semplice relazione ideale.
Le conseguenze di queste considerazioni sono due:
Un valido sostituto dell’aria è il terreno. Esso presenta una elevata inerzia termica ed una
temperatura stabile già a piccole profondità: l’ampiezza della variazione giornaliera di
temperatura si riduce di un fattore 10 a pochi centimetri di profondità, mentre quella della
variazione stagionale si riduce dello stesso fattore dopo alcuni metri. La temperatura del terreno
indisturbato (cioè che non risente della sollecitazione esterna in superficie, sia di temperatura
che di radiazione solare) oscilla rispetto ad un valore medio che è, con una certa
approssimazione, pari alla temperatura media annuale dell’aria esterna nella località in esame. La
temperatura indisturbata del terreno risulta più vicina alla temperatura dell’ambiente da
climatizzare: ciò si traduce in un evidente aumento di efficienza energetica della pompa di calore
con una conseguente riduzione dei consumi di energia primaria.
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Scambiatori geotermici
Gli scambiatori geotermici sono i componenti deputati allo scambio termico tra pompa di
calore e terreno. Prima di definire le caratteristiche tecniche di questi elementi, è
opportuno ricordare i criteri di classificazione maggiormente utilizzati, in quanto da tali
classificazioni derivano i nomi delle categorie che contraddistinguono i vari sistemi GHP.
Una prima classificazione può essere fatta sulla base della tipologia del circuito:
•scambiatori a circuito aperto;
•scambiatori a circuito chiuso.
Nei primi il fluido termovettore viene prelevato direttamente dal terreno, e dopo aver
scambiato calore con la pompa di calore, viene reimmessa nell’ambiente. I sistemi GHP
caratterizzati da questi meccanismi di scambio termico sono definiti “open loop heat
pumps”.
Nei secondi, al contrario, il fluido termovettore non è mai a contatto diretto con la sorgente
di calore, ma viene caricato nel circuito in fase di installazione e reintegrato, se necessario,
dall’esterno. A questa seconda categoria sono associati i sistemi GHP che prendono il nome
di “closed loop heat pumps”.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 84
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Gli impianti denominati GCHP (“Ground Coupled Heat Pumps”): sono impianti a ciclo chiuso che
impiegano come fluido termovettore acqua pura o addizionata con una sostanza anticongelante.
Gli scambiatori di calore a terreno possono essere, a loro volta, classificati in base alla geometria
e alla posizione. Si hanno, dunque:
•pali energetici.
Con acqua pura la pompa di calore non può evaporare al disotto di 5 - 6°C; pertanto, se il campo
sonde non è opportunamente dimensionato si rischia di non soddisfare le richieste di carico.
L’aggiunta di sostanza anticongelante (generalmente glicole etilenico o glicole propilenico) può,
per contro, innescare fenomeni corrosivi e può inquinare il sottosuolo e le eventuali falde
acquifere in caso di perdite dal circuito. Inoltre dopo un certo periodo di tempo la sostanza va
reintegrata. Quindi questo sistema richiede una maggiore manutenzione, e per questo motivo
risulta più vantaggioso sovradimensionare il circuito scambiatore a terreno ed utilizzare acqua
pure come fluido termovettore: ciò permette di avere efficienze energetiche più elevate, avendo
tuttavia un maggiore costo iniziale ed un tempo di ritorno dell’investimento più lungo.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 85
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ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 86
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Come abbiamo già scritto, il principale vantaggio del terreno come sorgente termica è la sua elevata
capacità di accumulo.
Per valutare quantitativamente il comportamento del terreno rispetto alla variazione della
temperatura esterna si può fare riferimento ad uno strato di materiale, considerato per semplicità
omogeneo, limitato da una superficie piana di coordinata x=0 ed infinitamente esteso nel verso delle x
positive (profondità).
Per conoscere l’andamento della temperatura al suo interno, noto quello sulla superficie, si deve
risolvere l’equazione di Fourier:
Considerando, ad esempio, un valore medio della diffusività del terreno pari a 8,5·10-7 m2/s, si
ricava che l’ampiezza dell’escursione termica giornaliera si riduce a un decimo a circa 35 cm di
profondità, mentre quella dell’escursione termica stagionale si riduce dello stesso fattore a circa 6
m di profondità, considerando una escursione termica giornaliera massima pari a 11°C e una
escursione termica stagionale massima di 22°C (calcolata come differenza tra le temperature
medie mensili di luglio e gennaio).
Nell’ambito della famiglia delle pompe di calore accoppiate al terreno (GCHP), la scelta tra la
disposizione orizzontale o verticale delle tubazioni di scambio termico è spesso imposta a
vantaggio della seconda opzione che richiede una molto più ridotta disponibilità di area
esterna. I dati in tabella riportano l’intervallo di valori della superficie esterna necessaria per
kilowatt di carico termico estivo di picco dell’edificio servito, ricavati per estrapolazione di
esperienze statunitensi e da considerarsi largamente approssimativi ma certamente indicativi.
Il dimensionamento di sonde verticali ha per obiettivo una stima della loro lunghezza
complessiva. Il calcolo della lunghezza deve essere vincolato alle seguenti condizioni:
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ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 93
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Aspetti tecnici
Le sonde verticali utilizzano tubi scambiatori di calore che vengono inseriti in perforazioni verticali
di profondità usualmente tra 20 e 180 m, in dipendenza della situazione geologica locale, della
disponibilità di attrezzature per la trivellazione dei pozzi, dei carichi di picco dell’edificio in
rapporto alla disponibilità di superficie esterna utilizzabile per il campo geotermico. Le tubazioni
sono realizzate in PEAD flessibile, di diametro esterno 20-40 mm, disposte a forma di U, doppia
U oppure a tubi concentrici.
Il diametro di perforazione dei pozzi è compreso tipicamente tra 75 e 180 mm. Una volta realizzato
il foro, vengono prima posizionati i tubi della sonda e poi si procede al successivo riempimento
della perforazione con un getto indurente che inglobi i tubi. E’ importante che tale operazione
venga eseguita accuratamente in quanto presenta la duplice funzionalità di assicurare un buon
contatto termico tubi-terreno e di impedire fenomeni di inquinamento delle falde acquifere
sotterranee per percolazione di inquinanti dalla superficie o per contaminazione incrociata tra le
falde attraversate alle diverse profondità. I materiali in genere utilizzati per il riempimento sono
costituiti da bentonite o miscele bentonite-cemento o bentonite-calcestruzzo. Il parametro critico
di scelta del materiale di riempimento è la sua conducibilità termica, in quanto incide
sull’efficienza di scambio termico con il terreno, essendo proprio la zona circostante le tubazioni
quella interessata dal massimo flusso di calore. Al fine di migliorare tale conducibilità si possono
utilizzare anche additivi, quali la quarzite, la polvere di allumina o di ferro, il carburo di silicio.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 94
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ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 95
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Qualora si debba soddisfare una richiesta di potenza contenuta, come nel caso dei piccoli impianti
domestici, la sonda può essere unica, mentre per gli impianti di maggiore potenza si ricorre ad
una molteplicità di sonde con disposizione in linea o a maglia quadrata. In quest’ultimo caso, per
limitare l’interferenza termica tra sonde contigue il passo è usualmente compreso tra 4,5 e 8 m.
Per piccoli impianti si possono usare anche le sonde orizzontali che rispetto a quelle verticali
hanno le seguenti caratteristiche:
Efficienze inferiori che con sonde verticali (quindi sonde più lunghe).
Adatto solo per piccoli edifici.
Elevata area occupata.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 96
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Pali energetici
Glicole propilenico
Il suo uso è preferito a quello del glicole etilenico in tutte le situazioni in cui il liquido potrebbe
essere accidentalmente ingerito o venire a contatto con alimentari.
Questo perché il glicole propilenico è atossico.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Pompe di Calore 100
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Per una corretta definizione del progetto di installazione di una pdc geotermica è necessario
fare un GROUND RESPONSE TEST, per avere informazioni relative al terreno:
Permette di:
verificare un modello.
In particolare, l’analisi dei risultati del test porta alla determinazione della
conducibilità termica media effettiva λ [W/(m K)] del suolo interessato e
della resistenza termica Rb [K/(W/m)] della sonda geotermica.
L’utilizzo di tali valori stimati, infatti, può indurre a considerevoli errori di
dimensionamento per realizzazioni di grandi dimensioni, in particolare si rischia
di sottovalutare la variazione termica sul lungo periodo del terreno interessato
dal campo geotermico. Pertanto, per impianti con una potenza termica nel
terreno superiore ai 30 kW e in generale un numero di sonde superiore a 10 si
rende necessaria l’esecuzione del Ground Response Test.
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Per prima cosa viene fatta circolare acqua a temperatura ambiente nel terreno per
determinare la temperatura del terreno indisturbato.
Poi si inizia la prova che deve essere condotta a carico termico costante.
dove:
T(r b ,t) = differenza di temperatura nell’intorno della sonda; è funzione del raggio
della sonda e del tempo ed è uguale a T b – T g [K];
t = durata del test [s];
T b = temperatura media sulle pareti del collettore (borehole) [K];
T g = temperatura del terreno indisturbato (ground) prima dell’apporto di calore
[K];
q = potenza termica iniettata nella sonda per metro lineare [W/m];
R g = resistenza termica nell’intorno della sonda;
λ=conducibilità termica [W/(m.K)];
a = diffusività termica; è pari a λ /c [m2/s];
c = ρC = capacità termica volumetrica [J/(m3.K)];
r b = raggio della sonda [m];
γ = costante di Eulero, pari a 0,5772.
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dove :
T f = temperatura media del fluido nel collettore T f = (T fin + T fout )/2 [K];
T b = temperatura alla superficie della sonda [K] ;
q = quantità di potenza iniettata per metro lineare [W/m];
R b = resistenza termica [K/(W/m)].
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Soluzioni impiantistiche
Dal punto di vista impiantistico un sistema per lo sfruttamento dell’energia geotermica a
pompa di calore con sonda verticale è costituito da: una sonda geotermica, una pompa di
calore e un terminale d’impianto per trasferire caldo o freddo all’interno dell’edificio. Le
attrezzature vengono disposte in un locale apposito di dimensioni in genere pari a quelle di
un locale caldaia, perché non possono essere collocate in ambienti abitati.
• riscaldamento invernale
• raffrescamento estivo
• free cooling
• free heating
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Riscaldamento:
Durante il periodo invernale le sonde
geotermiche forniscono il calore
necessario a far evaporare il fluido
frigorigeno
Raffrescamento:
Durante il periodo estivo le sonde
geotermiche “accumulano” nel terreno il
calore del condensatore
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Componenti dell’impianto
Sonde a terreno: scambiatori in polietilene tra il terreno e un fluido che veicola l’energia termica
(attorno ai 100 m di profondità).
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Mathematical model
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Metodo di dimensionamento
La quasi totalità dei metodi disponibili in letteratura per il dimensionamento delle sonde
geotermiche si basa sulla seguente relazione di scambio termico in regime stazionario, dove nella
resistenza R viene considerato l’effetto della non stazionarietà dei fenomeni, tiene cioè conto
della fluttuazione temporale del carico e delle temperature in sonda:
dove:
•q è il flusso termico tra fluido termovettore della singola sonda e terreno [W];
•L è la lunghezza totale della sonda [m];
•Tg è la temperatura media del terreno prima di installare la sonda [K];
•Tw è la temperatura media del fluido in sonda [K];
•R è la resistenza termica del terreno per unità di lunghezza della sonda [(m K)/W].
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A seconda del diverso modo di considerare il comportamento della resistenza del sottosuolo
nel tempo, sono state sviluppate diverse metodologie di calcolo, fra cui le più conosciute e
significative sono:
•metodo di Ingersoll;
•metodo IGSHPA;
L’approccio di Ingersoll, sviluppato nel 1954, è essere considerato il precursore degli altri tre
metodi. Esso si basa sulla risoluzione dell’equazione generale della conduzione in coordinate
cilindriche per determinare la resistenza equivalente del terreno relativa a periodi di tempo
significativi.
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Il calcolo della resistenza equivalente del terreno deriva dalla soluzione proposta da Carslaw e
Jaeger, in cui si definisce un numero di Fourier che metta in relazione il tempo durante il quale
avviene lo scambio termico con il diametro esterno della sonda e la diffusività del terreno:
dove:
•α è la diffusività termica [m2/s];
•τ è un intervallo di tempo di riferimento [s];
•d è il diametro esterno della sonda [m].
Si ipotizza che un sistema di questo tipo subisca principalmente tre impulsi di flusso termico
(heat pulse), relativi ai seguenti intervalli di tempo:
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Le resistenze per unità di lunghezza vengono calcolate in base alle seguenti equazioni:
dove λs è la conduttività termica del sottosuolo, mentre i parametri G (in letteratura denominati G-
factor) vengono desunti dal grafico in figura.
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Buona approssimazione:
Nel caso frequente in cui sia necessario disporre più di uno scambiatore a terreno, occorre
calcolare l’effetto di penalizzazione dovuto alla reciproca interferenza tra le sonde.
Ingersoll utilizza una funzione I(X), basata sul parametro X così definito:
Gli altri metodi sono l’evoluzione e lo sviluppo del primo, e si distinguono tra loro per la diversità
di formulazione delle funzioni G=(Fo) e I=I(x). Tali funzioni interpretano il comportamento
termico del terreno nel tempo e permettono quindi di determinare le resistenze del terreno
riferite ai vari periodi di tempo, come prima descritto.
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1. Modello di Eskilson;
2. Modello di Hellstrom;
3. Modello di Thornton.
1. Modello di Eskilson
2. Modello di Hellstrom
Sviluppato nel 1991, considera l’accumulo stagionale del calore nella porzione di terreno
circostante la sonda e può considerare o meno la presenza della pompa di calore.
Il modello suddivide il volume di terreno in due regioni: una locale, prossima alle sonde, e una
più lontana. Nella prima, la differenza di temperatura tra fluido termovettore e terreno è
espressa in funzione del flusso termico, del calore già scambiato o accumulato nel tempo
trascorso dall’inizio della simulazione, della resistenza del terreno e del tipo di fluido. Questa
parte del modello riguarda soprattutto la risposta sul breve periodo.
Nel lungo periodo la regione locale accumula una quantità tale di calore da provocare un
gradiente termico tra essa e la zona lontana, perciò tra queste due regioni si ha un flusso
termico che non viene considerato accumulato, bensì disperso.
In sostanza la regione locale scambia ed accumula calore, quella lontana scambia e disperde
calore senza accumularlo.
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L’analisi dei flussi termici viene eseguita componendo questi ultimi in tre parti:
•calore disperso in modo continuo;
•calore immagazzinato;
•calore disperso periodicamente.
Il primo flusso può essere valutato dopo diversi anni di funzionamento, nel momento in cui il
campo termico si è stabilizzato, in quanto non si trova più in una situazione transitoria nel lungo
periodo (flusso di carattere annuale).
Il primo passo della simulazione consiste nel fissare tre salti termici tra le regioni in cui è
suddiviso il terreno: differenza di temperatura globale (tra sonda e regione lontana), differenza
di temperatura locale (tra sonda e regione locale) e differenza di temperatura che fornisce il
flusso di calore disperso in modo continuo. Successivamente la temperatura del sottosuolo
viene calcolata per ogni gradino incremento temporale attraverso la combinazione dei flussi
termici ottenuti nel modo sopra descritto.
Il modello numerico in ambito complessivo utilizza uno schema bidimensionale (radiale ed
assiale) alle differenze finite, mentre la regione locale di accumulo viene suddivisa attraverso
una discretizzazione (mesh) monodimensionale (radiale) in subaree.
Il modello di Hellstrom non è adatto per un’indagine sul lungo periodo e la griglia e la
disposizione delle sonde sono assunte molto fitte, pertanto esso non è adatto a griglie più rade
dove non si può più considerare il terreno circostante le sonde come un’unica regione locale
che le interessi tutte.
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3. Modello di Thornton
Metodo ASHRAE
Attualmente l’ASHRAE prevede una procedura di calcolo che utilizza il metodo sviluppato da
Ingersoll nel 1954 e ripreso da Kavanaugh e Rafferty nel 1997.
Le equazioni di riferimento sono basate sul modello a sorgente cilindrica (Carslaw e
Jaeger, 1947) e adeguate all’impiego di sonde geotermiche tramite l’introduzione di una
serie di parametri aggiuntivi che tengono conto della geometria, della disposizione e dei
parametri costruttivi degli scambiatori.
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dove i pedici “c” e “h” indicano il funzionamento estivo (cooling) ed invernale (heating) e
inoltre:
•Lc, Lh sono le lunghezze di perforazione necessarie rispettivamente per raffrescare e riscaldare
l’edificio [m];
•qa è il flusso termico medio scambiato con il sottosuolo in un anno [W];
•qlc, qlh sono i carichi di progetto necessari per raffrescare (qlc<0) e riscaldare (qlh>0) l’edificio
[W];
•Wc, Wh sono le potenze elettriche assorbite dal compressore della pompa di calore in
corrispondenza del carico di progetto [W];
•PLFm è il fattore di carico/parzializzazione mensile;
•Fsc è il fattore di perdita legato al possibile cortocircuito termico in sonda tra tubo di mandata
e di ritorno;
•tg è la temperatura del sottosuolo indisturbato;
•tp è la temperatura di penalizzazione (>0 in inverno e <0 in estate), che indica la reciproca
influenza tra le sonde attraverso il terreno [°C];
•twi, two sono le temperature del fluido entrante ed uscente dalle sonde geotermiche nei due
casi estivo (pedice c ) e invernale (pedice h) [°C];
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•Rb è la resistenza equivalente della sonda, tra fluido e bordo sonda, (superficie esterna della
sonda) per unità di lunghezza della sonda [(mK)/W];
•Rga è la resistenza termica del terreno per unità di lunghezza riferita ad un periodo di tempo
di uno o più anni [(mK)/W];
•Rgm è la resistenza termica del terreno per unità di lunghezza riferita ad un periodo di tempo
di un mese [(mK)/W];
•Rgd è la resistenza termica del terreno per unità di lunghezza riferita ad un periodo di tempo
di un giorno [(mK)/W].
La resistenza termica per unità di lunghezza fra fluido e terreno in corrispondenza della
superficie esterna della sonda, (Rb) può essere considerata costante rispetto alla resistenza
termica del terreno, poiché il fluido termovettore, le tubazioni e il getto hanno un’inerzia
termica molto piccola rispetto al terreno circostante. Per la valutazione di questo termine si
può far riferimento alla tabella.
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I termini Rga, Rgm, Rgd si riferiscono al terreno nell’intorno del pozzo, e corrispondono al valore
assunto dalla resistenza del terreno in particolari momenti del funzionamento del sistema,
ovvero quando esso ha raggiunto una certa stabilità nello scambio termico netto (uno o più
anni) per il termine Rga, in corrispondenza dello scambio medio che si verifica nel mese di
progetto (Rgm) oppure nel momento in cui si verifica un picco nelle ore di progetto (Rgd).
Il fattore di penalizzazione Fsc tiene conto del degrado nello scambio termico tra sonda e terreno
dovuto al trasporto di calore tra tubo discendente e tubo ascendente nella sonda (a tubi ad U).
Normalmente ogni singola sonda è collegata in parallelo sui collettori di mandata e ripresa. Per
sonde di modesta lunghezza si possono anche collegare due o tre sonde in serie senza
penalizzare eccessivamente le perdite di carico del circuito; queste ultime disposizioni, a parità
di salto termico del fluido termovettore, saranno caratterizzate da penalizzazione inferiore per
scambio termico di corto circuito interno. In tabella sono forniti i valori di Fsc da utilizzare nel
dimensionamento.
La lunghezza totale richiesta per le sonde sarà il valore maggiore tra Lc ed Lh. Qualora Lc sia
maggiore di Lh, i benefici di una lunghezza sovradimensionata delle sonde saranno goduti nella
stagione invernale. Un’alternativa possibile, è quella di installare la lunghezza minore di sonde, ed
integrare l’impianto con una torre evaporativa (a circuito chiuso) da attivare durante i picchi di
carico estivi; l’impianto viene allora chiamato ibrido.
Anche per la stagione di riscaldamento può essere economicamente conveniente porre in opera
una lunghezza totale di sonde inferiore a quanto sarebbe strettamente necessario nei momenti di
punta, ed integrare l’impianto con una sorgente termica ausiliaria, da attivare solo sporadicamente
nei momenti di massimo carico.
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Defrost cycle:
• fixed time
• based on real operation
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Come precedentemente ricordato, gli impianti con pompa di calore sono tanto più efficienti
quanto più sono vicine tra loro le temperature della sorgente esterna (il terreno per le sonde
geotermiche) e dell’ambiente interno da climatizzare. Questo porta a privilegiare terminali
d’impianto come i sistemi radianti e i ventilconvettori che richiedono una temperatura di
alimentazione inferiore durante la stagione invernale e superiore durante la stagione estiva
rispetto ai radiatori, grazie alle ampie superfici che li caratterizzano, riducendo le dispersioni
dell’ambiente e quindi il fabbisogno termico (con questi sistemi si ottiene COP = 4-4,5).
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Waste heat
(Source: EHPA)
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Regulatory framework
Energy Transition
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Market overview
HP units sold
Energy system
Q (kW)
filling, frequency/voltage control Supply
Time
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D.Lgs 28/2011
Qusable: è l’energia termica generata per PdC con SPF > 1.15 *1/η;