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Dipartimento di Ingegneria Industriale e


Scienze Matematiche

Corso di Laurea in
Ingegneria Edile
ENERGIA DA FONTI
RINNOVABILI PER L’EDILIZIA
Cogenerazione

Prof. Alessia Arteconi


ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Cogenerazione 2
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INTRODUZIONE

Per “COGENERAZIONE” si intende l’utilizzo di un combustibile in un


processo di produzione contemporanea di energia termica e di energia
meccanica e/o elettrica.
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Lo studio dei sistemi cogenerativi riguarda le forme di energia termica,


meccanica ed elettrica. Queste forme di energia differiscono per:

Meccanismi di conversione
Disponibilità
Tipologia di utilizzo
Trasportabilità
Capacità di stoccaggio
Costi
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TERMODINAMICA E TECNOLOGIA

Ragioni contingenti possono giustificare il ricorso a tecnologie di


conversione dell'energia non ottimali dal punto di vista termodinamico, ma
chiaramente gli errori che commettiamo oggi saranno pagati, in futuro, a
prezzi abbondantemente rivalutati.

Ci si può chiedere, ad esempio, che errore si commetta quando si bruciano


100 unità d'energia chimica contenute nel combustibile, per ottenere 40
unità di energia elettrica in una centrale termoelettrica tradizionale.

In teoria, l'errore consiste nel non fare ricorso a combustioni reversibili in


celle a combustibile ma, in pratica, le combustioni tradizionali non sono
facilmente sostituibili nell'attuale stadio di sviluppo della tecnologia.

L'aver ricavato 40 unità di energia elettrica per ogni 100 unità di


combustibile è quindi un risultato tecnicamente accettabile che, semmai,
può essere migliorato impiegando, ad esempio, cicli combinati gas-vapore.
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Un gravissimo errore, al contrario, è quello di utilizzare l'elettricità


per ottenere calore a bassa temperatura.

L'energia elettrica può infatti essere trasformata in calore con un'efficienza


del 100% ma, per ogni 100 unità di energia prodotta in una centrale
termoelettrica, devono essere bruciate 250 unità di combustibile.

D'altra parte, anche quando si afferma che un generatore di calore ha un


"rendimento" del 90% si intende che il 90% dell'energia chimica del
combustibile è convertito in calore utile, mentre il restante 10% è disperso
nell'ambiente per convezione, irraggiamento o sotto forma d'entalpia
residua dei fumi.

Questo "rendimento" deriva quindi dall'applicazione del primo


principio della termodinamica e, come tale, non considera il
degrado subito dall'energia primaria.
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Se, in alternativa, si valuta il rapporto tra la minima quantità di energia


utilizzabile, o exergia, richiesta per la produzione del calore e la quantità
d'exergia effettivamente impiegata nelle normali caldaie, si trovano valori
del rendimento di secondo principio che sono quasi di un ordine di
grandezza inferiori a quelli corrispondenti di primo principio.

La conclusione che si può trarre è che la produzione di calore in un processo


isolato ed indipendente di combustione, non è una scelta corretta da un
punto di vista termodinamico.

Risultati migliori si ottengono, ad esempio, mediante la


cogenerazione, cioè la produzione contemporanea d'elettricità e
calore.

In questo capitolo ci si occuperà di cogenerazione facendo riferimento


soprattutto al settore industriale o, comunque, a situazioni dove le utenze
termiche sono fisicamente "vicine" agli impianti di produzione.
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Dopo la cogenerazione si prenderanno in esame i cicli combinati che, oltre a


dare luogo a rendimenti di conversione tra i più elevati oggi possibili, si
propongono anche come scelta termodinamica preferenziale per il
ripotenziamento delle vecchie centrali a vapore a ciclo Rankine.
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TIPOLOGIE DEGLI IMPIANTI DI COGENERAZIONE

In linea di principio, tutti gli Impianti Motori Termici possono essere usati a
fini cogenerativi, in quanto scaricano parte dell’energia a bassa temperatura

Le tipologie di impianto più adoperate sono:

Motori a combustione interna volumetrici (in genere alternativi);


Turbine a gas;
Turbine a vapore;
Impianti combinati gas-vapore;
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Queste soluzioni si differenziano per:


 Taglia dell’impianto (livelli di potenza);
 Temperature a cui è disponibile l’energia termica;
 Elasticità di uso (gradi di libertà);
 Rapporto tra potenza termica ed elettrica;
 Costi di impianto e di esercizio;
 Combustibili;
 Impatto ambientale.
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CAMPI DI APPLICAZIONE
Il grafico riporta i campi di
potenza ed i relativi valori del
rapporto tra potenza elettrica e
termica per le diverse tipologie
di impianto.

Ai livelli inferiori di potenza


(microcogenerazione) c’è il
ricorso esclusivo ai MCI
alternativi, mentre per le
applicazioni industriali di
grande taglia si ricorre ad
impianti a vapore, combinati e
non.

Gli impianti a gas (TG) coprono


una ampia gamma di potenze
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Qualità dell’energia
termica disponibile
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CONVENIENZA DELLA
COGENERAZIONE
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CONVENIENZA DELLA COGENERAZIONE

Con riferimento alla figura, si vogliono confrontare, sulla base del


rendimento exergetico, due cicli di Carnot, uno diretto semplice e uno
cogenerativo, che operano tra la temperatura massima T1 e la temperatura
ambiente Ta.
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Ad entrambi i cicli viene fornita la stessa quantità di calore Q alla


temperatura T1.

L'exergia ottenuta nel ciclo diretto semplice coincide con il lavoro prodotto
Ta
Edir = L dir = Q (1 - ) (1)
T1
che, in questo caso, è l'unico effetto utile

L'exergia ottenuta nel ciclo cogenerativo è data dalla somma del lavoro
prodotto, e dell'exergia posseduta dalla quantità di calore fornita alla
temperatura T2 > Ta.
Si ha quindi
Ta T
Ecog = L cog + Qcog (1 - ) = L cog + (Q - L cog )(1 - a ) =
T2 T2
T2 T T T
= Qcog(1 - ) + [Q - Q (1 - 2 )] (1 - a ) = Q (1 - a ) (2)
T1 T1 T2 T1
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Come si può vedere dal confronto della (1) con la (2), l'exergia totale
ottenuta nei due cicli è la stessa anche se, nel secondo caso, si rinuncia a
produrre una parte di lavoro per avere in cambio calore con valore
exergetico non nullo.

Pertanto, la convenienza termodinamica della cogenerazione non va


ricercata nel possibile miglioramento dell'efficienza exergetica rispetto ad
un ciclo diretto tradizionale

Il vantaggio termodinamico della cogenerazione sta, infatti, nella


possibilità d’evitare l’uso di generatori di calore, come si può
facilmente verificare dal confronto riportato nella figura seguente

Nel confronto si fa riferimento ad un ciclo cogenerativo non particolarmente


efficiente, al quale si forniscono 100 unità di energia chimica del
combustibile per ricavare 30 unità di lavoro e 60 unità di calore, mentre10
unità di calore sono disperse nell'ambiente.
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Se si vogliono ottenere gli stessi effetti utili impiegando un ciclo diretto ed


una caldaia, si deve operare come segue.

Per ottenere 30 unità di lavoro impiegando un ciclo diretto con rendimento


elevato, pari al 40%, occorre fornire 30/0.4 = 75 unità d'energia chimica
del combustibile, mentre per ottenere 60 unità di calore utile da una caldaia
avente un rendimento (di primo principio) pari al 90%, occorre fornire
ulteriori 60/0.9 = 66.7 unità di energia chimica.

Di conseguenza, per avere gli stessi effetti utili si spendono 75 + 66.7 =


141.7 unità d'energia chimica, contro le 100 unità necessarie al ciclo a
cogenerazione.

La cogenerazione quindi migliora l'efficienza complessiva del


sistema energetico, anche utilizzando cicli termodinamici con
efficienza non particolarmente elevata.
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COGENERAZIONE CON
TURBINE A GAS
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COGENERAZIONE CON TURBINE A GAS


Le turbine a gas si stanno imponendo nel settore della cogenerazione grazie
 al basso costo
 alla flessibilità d'impiego
 all'affidabilità
 all'alto valore exergetico del calore che possono rendere disponibile allo
scarico.

I valori operativi tipici di un impianto moderno con turbina a gas,


funzionante con rapporto delle pressioni pmax/patm  10 e rendimenti
isoentropici di compressione ed espansione pari a 0.85, si possono ricavare
dall'esame della figura seguente.

Dalla termodinamica classica sono ben note le possibilità di migliorare il


rendimento di un impianto a ciclo aperto semplice con turbina a gas.
La più utilizzata è quella di aggiungere uno scambiatore rigenerativo allo
schema funzionale di figura (b).
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In questo modo, come indicato nella figura (c), la temperatura allo scarico
si abbassa da t4 a t5 pur restando sempre, obbligatoriamente, t5 > t2 =
350°C.

Per scendere con la temperatura allo scarico sino a valori dell'ordine di 150
÷ 200 °C, ancora superiori alla temperatura di rugiada dei fumi, si può
inserire un recuperatore di calore come indicato nello schema di figura (d).
In questo modo, in pratica, si realizza un impianto a cogenerazione
nel quale, in aggiunta all'energia elettrica, viene prodotta acqua
calda per riscaldamento o vapore di processo.

Il RENDIMENTO EXERGETICO, o di secondo principio, dell'impianto in


questione può essere espresso, al solito, come rapporto tra exergia ottenuta
ed exergia spesa.

L'analisi si semplifica se si fa riferimento ad un ciclo ad aria standard,


trascurando così le variazioni di calore specifico e di portata tra aria e fumi,
e le variazioni di calore specifico con la temperatura.
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In queste ipotesi si può assumere che la potenza netta ottenuta, pari alla
differenza tra la potenza generata in turbina e quella necessaria al
compressore, sia esprimibile come

PT - PC = m
 a[(h3 - h4 ) - (h2 - h1 )] = m
 a cp[(t3 - t 4 ) - (t2 - t1)] (27)

Se la camera di combustione è adiabatica, risulta anche

m
 c ec = m
 c Hi = m
 a(h3 - h2 ) = m
 a cp (t3 - t2 ) (28)

in assenza di rigenerazione, o

(29)
m
 c ec = m
 c Hi = m
 a(h3 - h6 ) = m
 a cp (t3 - t6 )

con rigeneratore in funzione.

Analogamente, la potenza exergetica associata al flusso termico


recuperabile è esprimibile come
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m
 a(e4 - e5 ) = m  a cp[(t 4 - t5 ) - Ta ln(T4/T5 )] (30)
 a[(h4 - h5 ) - Ta(s4 - s5 )] = m

Nelle ipotesi poste, i rendimenti exergetici dell'impianto si possono


esprimere come
PT - PC m
 a cp[(t3 - t 4 ) - (t2 - t1)] t -t
ηI = ηII = = =1- 4 1 (31)
mc ec
 ma cp (t3 - t2 )
 t 3 - t2
per il ciclo aperto semplice,

PT - PC  a cp[(t3 - t 4 ) - (t2 - t1)] (t - t ) - (t - t )


m
ηI = ηII = = = 3 4 2 1
(32)
m c ec m a cp (t3 - t6 ) t3 - t6

per il ciclo aperto con rigenerazione e

PT - PC + m a(e4 - e5 ) m a cp {[(t3 - t 4 ) - (t2 - t1)] + [(t 4 - t5 ) - Ta ln(T4/T5 )]}


ηII = = =
m
 c ec m a cp (t3 - t2 )

[(t3 - t 4 ) - (t2 - t1 )] + [(t 4 - t5 ) - Ta ln(T4/T5 )] (33)


=
(t3 - t2 )
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per il ciclo aperto cogenerativo.

Naturalmente, per avere stime più accurate dei rendimenti si può tenere
conto delle variazioni di portata tra aria e fumi, e si possono anche valutare
entalpie ed entropie facendo riferimento alle tavole delle proprietà
termodinamiche dell'aria e dei prodotti della combustione.
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ANALISI EXERGETICA DI SISTEMI


COGENERATIVI
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Rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia elettrica e


calore, la produzione combinata, se efficace, comporta:
• un risparmio economico conseguente al minor consumo di combustibile;
• una riduzione dell’impatto ambientale, conseguente sia alla riduzione delle
emissioni che al minor rilascio di calore residuo ceduto all’ambiente (minor
inquinamento atmosferico e termico);
•minori perdite di trasmissione e distribuzione per il sistema elettrico
nazionale, conseguenti alla localizzazione degli impianti vicini all’utenza;
• la sostituzione di modalità di fornitura del calore poco efficienti e spesso
inquinanti.

Esistono diversi parametri per valutare la cogenerazione:


a) parametri termodinamici;
b) parametri tecnico-economici
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Parametri termodinamici

Rendimento di primo principio Eel  Et


I 
Ec
Eel  Et  
Rendimento di secondo principio  II 
Ec
Fattore di Carnot T0
  (1  )
Tutenza

Come già discusso, il rendimento di primo principio è influenzato dalla


temperature di lavoro del condensatore, la possibilità di recuperare tale
energia permette di avere rendimenti energetici molto più elevati.
Il solo rendimento di primo principio non dà informazioni sulle irreversibilità
dei processi, né sull’effettivo risparmio energetico.
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Il rendimento exergetico permette, noti i prodotti che si desidera ottenere, di


individuare la configurazione più efficiente dal punto di vista termodinamico.
Il rendimento exergetico tende a favorire gli impianti con maggiore rapporto

K=Eel/Et
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Parametri tecnico-economici

E s  Ec Ec
Indice di risparmio di energia primaria (IRE) IRE   1
Es Eel Et

 es ts

Dove Ec è l’energia primaria che alimenta l’impianto cogenerativo, Es è l’energia


primaria che servirebbe per produrre, in un impianto solo elettrico, la stessa quantità
di energia elettrica e, in un impianto solo termico, la stessa quantità di energia
termica. ηes e ηts sono i rendimenti di riferimento rispettivamente solo elettrico e solo
termico.

Questo indice intende confrontare l’energia primaria richiesta dall’impianto


cogenerativo con quella che servirebbe per ottenere gli stessi prodotti con impianti
separati.
Se IRE=0 le soluzioni sono equivalenti, se IRE>0 conviene la soluzione cogenerativa, se
IRE<0 conviene la produzione separata.
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L’IRE presenta due problemi nel suo utilizzo:


• scegliere i valori di riferimento del rendimento per la produzione di energia
elettrica e termica;
• stabilire il limite che il coefficiente deve assumere per poter affermare che la
cogenerazione è sufficientemente conveniente.
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METODO EXERGOECONOMICO

Poiché l’exergia è un lavoro, dovrebbe avere un costo indipendentemente dall’energia


a cui è associata. Si assuma che l’exergia associata al lavoro e al calore abbiano lo
stesso costo unitario. Si vuole osservare il legame tra il costo energetico e il costo
exergetico.

Eel  Et
Cex ,c   f ( Pel , Pt )
 cog
Cex ,el  Cex ,t 
Eel  Et  
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CICLI COMBINATI GAS-VAPORE


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CICLI COMBINATI GAS-VAPORE

Si parli di cicli combinati quando il calore di scarico di un ciclo che opera ad


alta temperatura è utilizzato da un ciclo che opera a temperatura più bassa.

Nella concezione attuale, i cicli combinati utilizzano una turbina a gas nella
zona d'alta temperatura ed una turbina a vapore d'acqua nella zona di bassa
temperatura.

La forma più semplice di trasferimento d'energia tra i due cicli è


l'installazione di un generatore di vapore recuperativo sullo scarico dei fumi
della turbina a gas, secondo uno schema simile a quello della figura (d)
precedente.

In questo caso, la produzione di vapore è strettamente vincolata


alla temperatura ed alla portata dei fumi.
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Qualche volta, per aumentare la flessibilità di funzionamento, oltre


all'energia utilizzabile dei fumi si sfrutta anche il loro elevato contenuto
percentuale d'ossigeno (derivante dalla combustione con forte eccesso
d'aria nel ciclo a gas).

Ciò si realizza, come indicato nella figura seguente, inserendo una


camera di post-combustione a monte della caldaia a recupero, in
modo da poter svincolare, nei periodi di punta, la potenza elettrica
prodotta nel ciclo a vapore da quella prodotta nel ciclo a gas.

Nei cicli combinati pratici poi, i generatori di vapore recuperativi possono


essere notevolmente più sofisticati di quello schematizzato nella figura
seguente, consentendo la produzione di vapore a due o più livelli di
pressione.

Invece, come vedremo nel seguito, per aumentare il rendimento globale dei
cicli combinati non è sempre conveniente utilizzare cicli rigenerativi a gas
e/o a vapore mentre, al contrario, non vi sono controindicazioni per
l'impiego di cicli a vapore cogenerativi.
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L'esame d'impianti complessi a ciclo combinato non rientra, però, tra gli
scopi di questo corso.

Nel seguito ci si limiterà quindi all'analisi dello schema impiantistico più


semplice illustrato, appunto, nella figura precedente.

Da un punto di vista pratico i cicli combinati sono attraenti in quanto,


attualmente, arrivano a valori del rendimento globale superiori al 50%,
molto più elevati dei valori del rendimento di ciascuno dei due impianti
componenti.

Infatti, gli impianti combinati gas-vapore rappresentano oggi la tecnologia


migliore per la produzione d'energia elettrica, in termini di rendimento,
emissioni e costi.

Per questo motivo, gli impianti a ciclo combinato stanno


spodestando gli impianti a vapore dal ruolo quasi monopolistico
finora detenuto nell'industria termoelettrica.
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Se vogliamo, l'UNICO SVANTAGGIO degli impianti a ciclo combinato è

“l'obbligo di utilizzare combustibili d'alta qualità, compatibili con l'impiego


nelle turbine a gas, rinunciando perciò all'utilizzazione d'olio combustibile e
carbone tipica degli impianti con generatori di vapore”
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ESEMPIO
Un impianto a ciclo combinato, disposto come nella figura seguente,
comprende una turbina a gas alimentata a metano che fornisce una potenza
utile di 20 MW, ed una turbina a vapore che elabora il vapore prodotto dalla
caldaia a recupero.
La camera di post-combustione viene fatta funzionare soltanto nei periodi di
massimo carico, mentre nelle situazioni di normale funzionamento, quale
quella ipotizzata nell'esercizio, lo stato 4 coincide con lo stato 5 ed i fumi
vengono semplicemente raffreddati nella caldaia a recupero fino alla
temperatura t6 = 200 °C.
Il ciclo della turbina a gas è quello illustrato nella figura (a), mentre il ciclo
a vapore è caratterizzato da una temperatura di condensazione t8 = t9 = 35
°C e da condizioni di ingresso in turbina: t7 = 450 °C e p7 =4.5 MPa.
Nei calcoli si trascuri il lavoro della pompa, in modo che lo stato 9 venga a
coincidere con lo stato 10 e si assuma un rendimento isoentropico della
turbina a vapore pari all'86%.
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Infine, si trascurino le variazioni di portata tra aria e fumi ma, per le


proprietà dei fluidi, si faccia riferimento ai valori effettivi (e non a quelli
dell'aria standard), ipotizzando che i prodotti della combustione siano
caratterizzati da un eccesso d'aria del 300%.
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Soluzione
I valori dell'entalpia dell'aria risultano h1 = 2 kJ/kg ed h2 = 334 kJ/kg,
mentre i valori dell'entalpia dei prodotti della combustione, con il 300% di
eccesso d'aria e combustione di metano, risultano h3 = 1110 kJ/kg, h4 = h5
= 570 kJ/kg e h6 = 183 kJ/kg.

Per il vapore si ha invece h9  h10 = 147 kJ/kg ed h7 = 3323 kJ/kg mentre,


procedendo come negli esempi 1 e 2, si ricava h8 = 2260 kJ/kg.

Nel ciclo con turbina a gas si suppone m


 a =m
f per cui risulta
m
 a = Pg /[(h3 - h4 ) - (h2 - h1)]

= 20000 /[(1110 - 570) - (334 - 2)] = 96.15 kg / s

di conseguenza si ha

m
 c Hi = m
 c ec = m
 a(h3 - h2 ) = 96.15 (1110 - 334) = 74615 kW
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Da un bilancio termico sulla caldaia a recupero, supposta adiabatica verso


l'esterno, si ottiene

 a(h5 - h6 ) 96.15 (570 - 183)


m
m
v= = = 11.72 kg / s
(h7 - h10 ) (3323 - 147)
e quindi risulta

 v (h7 - h8 ) = 11.72 (3323 - 2260) = 12454 kW


Pv = m

Il rendimento dell'impianto vale quindi

Pg + Pv Pg + Pv 20000 + 12454
ηI = ηII = = = = 0.435
m
 c Hi m
 a (h3 - h2 ) 74615

Va rilevato che, nelle realizzazioni attuali, si può salire con la temperatura


massima del ciclo a gas fino a valori dell'ordine di 1300 °C e, come si è
detto, si possono adottare schemi di recupero termico più complessi,
producendo vapore a diversi livelli di pressione.
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In questo modo si arriva ai rendimenti d'impianto di secondo principio


superiori al 50% (citati nelle considerazioni introduttive) ed a rendimenti di
primo principio ancora superiori se si utilizzano cicli cogenerativi.
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ANALISI ENERGETICA DEI CICLI


COMBINATI GAS-VAPORE
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Analisi Energetica dei Cicli Combinati Gas-Vapore

Lo schema a blocchi di un impianto a ciclo combinato gas-vapore è illustrato


nella figura seguente.

 Le linee continue si riferiscono a flussi d'energia sempre presenti


 Le linee tratteggiate si riferiscono a flussi d'energia che non sono attivati
in tutti gli impianti.

Per esempio, nell'impianto rappresentato nella figura precedente, manca lo


sfruttamento del flusso termico di processo qp mentre, nell‘esempio 4 e nel
seguito di questo paragrafo, si ipotizza un funzionamento adiabatico della
camera di combustione dell'impianto gas (qa = 0) e l'assenza di post-
combustione (qc = 0).

Ciò premesso si può dire che, nella gestione ordinaria degli impianti a ciclo
combinato più diffusi, i blocchi funzionali schematizzati nella figura
seguente operano nella maniera seguente.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Cogenerazione 48
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ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Cogenerazione 49
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+
L'impianto gas riceve il flusso d'energiaqg = m
 vHi associato al combustibile,
mentre fornisce all'alternatore la potenza netta Pg+ ed al blocco post-
combustione/recuperatore il flusso termico qf = m
 fhfe associato
all'entalpia dei fumi all'entrata del recuperatore stesso.

In un'analisi di prima approssimazione, invece, è lecito trascurare le


perdite termiche qga per convezione ed irraggiamento della camera di
combustione verso l'ambiente esterno.

Il blocco post-combustione/recuperatore riceve il flusso termico qf


dall'impianto gas, mentre fornisce all'impianto vapore il flusso termico
qv = m v (hvu - hve ) associato all'aumento di entalpia del vapore e disperde
all'esterno il flusso d'energia qfa associato all'entalpia residua dei fumi
all'uscita dal recuperatore, cioè all'entrata del camino.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Cogenerazione 50
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Come si è detto, la camera di post-combustione non viene attivata nella


gestione ordinaria dell'impianto e, di conseguenza, si ha qc = 0.

L'impianto a vapore riceve il flusso termico qv, mentre fornisce la potenza


+
netta Pv all'alternatore e scarica nell'ambiente esterno, per mezzo del
condensatore, il flusso termico qva.

In alcune realizzazioni, l'impianto a vapore è di tipo cogenerativo ed è


quindi in grado di fornire calore di processo qp alle utenze termiche.

Tuttavia, nello schema della figura precedente e nel seguito questa


possibilità non è contemplata e, di conseguenza, si ha qp = 0.

Nel calcolo del rendimento dell'impianto a ciclo combinato si utilizzano i


bilanci energetici e le definizioni di rendimento per i diversi blocchi.
ENERGIA DA F.R. PER EDILIZIA Cogenerazione 51
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Procedendo in sequenza, nelle ipotesi poste si ottiene

Pg+ = ηg q+ (34)
g = ηg m
 c Hi

qf = q+ + +
g - Pg = (1 - ηg ) qg (35)

qv = εr qf = εr (1 - ηg ) q+
g
(36)

Pv+ = ηv qv = ηv εr qf = ηv εr (1 - ηg ) q+
g (37)

Pg+ + Pv+
η= = ηg + ηv εr (1 - ηg ) (38)
q+
g

g è il rendimento dell'impianto a gas


r è l'efficienza del recuperatore
v è il rendimento dell'impianto a vapore
 è il rendimento complessivo dell'impianto a ciclo combinato.
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Come è ovvio, il rendimento complessivo è funzione del rendimento


dell'impianto a gas, dell'efficienza del recuperatore e del rendimento
dell'impianto a vapore.

Da tale espressione si vede subito che, nella zona di bassa temperatura,


interviene il prodotto v r e non i singoli fattori r ed v
Pertanto, va ottimizzato l'insieme dei due processi e non,
singolarmente, il recupero termico o la produzione di lavoro nel
ciclo a vapore.

I legami funzionali, tuttavia, sono più complessi di quanto appare da un


esame superficiale dell'espressione (38).

Ad esempio, un aumento del rendimento g ottenuto mediante l'inserimento


di uno scambiatore rigenerativo nell'impianto a gas, provoca un
abbassamento della temperatura dei fumi all'uscita dall'impianto stesso e
può quindi avere conseguenze negative sul prodotto v r .
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Al contrario, un aumento di g ottenuto attraverso l'aumento della


temperatura d'entrata in turbina non ha ripercussioni negative di questo
tipo.

Analogamente, un aumento del rendimento v ottenuto mediante


l'inserimento di scambiatori rigenerativi nel ciclo a vapore può avere
conseguenze negative sull'efficienza r del recupero termico.

Al contrario, un migliore sfruttamento dell'energia mediante il ricorso alla


cogenerazione e la produzione di calore di processo qp non ha ripercussioni
negative di questo tipo.

Le considerazioni qualitative riportate più sopra possono essere tradotte in


espressioni analitiche.

Ovviamente, si vogliono ottenere aumenti del rendimento complessivo, cioè


derivate parziali positive dell'espressione (38).
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Per valutare l'influenza di g sul rendimento complessivo dell'impianto


combinato si pone quindi
∂η ∂ (ηv εr ) (39)
= 1 - ηv εr + (1 - ηg ) >0
∂ ηg ∂ ηg

poiché, come si è detto, si può ipotizzare che g influenzi il prodotto v r .

Dopo alcuni passaggi algebrici, la (39) può essere scritta nella forma
equivalente
d ηg ηv εr 1 - ηg ∂ ηv εr
> (40)
ηg ηg 1 - ηv εr ηv εr
che meglio si presta ad una interpretazione fisica.

Ad esempio, con riferimento a valori orientativi dei diversi parametri quali


 g = 0.3
 v=0.28
 r = 0.7
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ηv εr 1 - ηg 0.28 × 0.7 1 - 0.3


= = 0.57
ηg 1 - ηv εr 0.3 1 - 0.28 × 0.7

ed in base alla (40) si conclude che una diminuzione dell‘1% del prodotto
vr è ancora vantaggiosa purché il rendimento dell'impianto a gas aumenti
più dello 0.57%.

Analogamente, per valutare l'influenza del prodotto vr sul rendimento


complessivo si può porre

∂ η
= 1 - ηg > 0 (41)
∂ (ηv εr )

in quanto vr non influenza g. Poiché la condizione (41) è sempre


soddisfatta, si ha che il rendimento complessivo aumenta sempre
all'aumentare di vr .
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Affinché il prodotto vr aumenti, si deve avere

d (ηv εr ) = εr dηv + ηv dεr > 0 (42)


ovvero
d ηv d εr d εr d ηv (43)
>- ⇒ >-
ηv εr εr ηv

In base alla (42) si conclude che


 un aumento del rendimento v è vantaggioso purché maggiore, in valore
assoluto, dell'eventuale diminuzione di r
 viceversa, un aumento di r è vantaggioso purché maggiore, in valore
assoluto, dell'eventuale diminuzione di v
Vi sarà quindi una situazione ottimale nella quale è massimo il
prodotto vr e quindi il recupero possibile di lavoro a partire
dall'entalpia dei fumi in uscita dalla turbina.
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MICROCOGENERAZIONE
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MICROCOGENERAZIONE

Per micro-cogenerazione si intendono sistemi di cogenerazione di


piccolissima taglia. E’ un’estensione del concetto di cogenerazione
applicata a singole abitazioni o piccoli edifici.
Uno dei primi microcogeneratori può essere identificato nel "TOTEM
(Total Energy Module)" progettato da Mario Palazzetti nel 1973 per il
Centro Ricerche Fiat. La naturale evoluzione del "TOTEM" è il
cogeneratore TANDEM (Thermal And Electrical Machine).
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MICROCOGENERAZIONE

La differenza principale tra i sistemi a


microcogenerazione e i loro parenti
su larga scala sono i parametri che
ne guidano l'operatività. In molti casi
i sistemi CHP industriali generano
principalmente energia elettrica e il
calore è un utile sotto-prodotto. Al
contrario i sistemi di micro-CHP,
che funzionano in case o piccoli
edifici commerciali, producono
principalmente calore generando
elettricità come sotto-prodotto.
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MICROCOGENERAZIONE

A causa di questo modello operativo e della domanda fluttuante delle


strutture per quanto riguarda l'energia elettrica, i sistemi a
microcogenerazione spesso producono più elettricità di quella che viene
usata.
Tali sistemi ottengono molti dei loro risparmi, esercitando quindi
attrattiva sui consumatori, attraverso un modello di "generazione e
rivendita" o "scambio sul posto" in cui l'energia generata in eccesso
rispetto ai bisogni casalinghi viene rivenduta all'azienda elettrica. Questo
sistema è efficiente perché l'energia usata viene distribuita e usata
istantaneamente nella rete elettrica.
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MICROCOGENERAZIONE

Le perdite principali avvengono nella trasmissione dalla fonte al


consumatore, mantenendosi comunque inferiori alle perdite che si
avrebbero accumulando localmente l'energia o generando corrente a
meno dell'efficienza massima del sistema a microcogenerazione.
Quindi, da un punto di vista prettamente tecnico, lo scambio sul posto è
molto efficiente.
Un altro punto positivo per il net-metering (altro termine per
descrivere lo "scambio sul posto") è il fatto che è molto semplice da
configurare. Il contatore elettrico dell'utente viene reso in grado di
registrare anche l'energia in uscita dalla casa, oltre a quella in entrata.
Per una rete con relativamente pochi utenti dotati di micro-CHP non
sono necessari cambiamenti ad essa.
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MICROCOGENERAZIONE

Il problema della microcogenerazione con immissione nella rete del


surplus di energia elettrica prodotta sta nel fatto che in questo modo si
introduce energia verso la rete in modo casuale e imprevedibile. Tuttavia
l'effetto è minimo se vi sono soltanto una piccola percentuale di clienti
che generano elettricità e ognuno di loro ne genera una piccola quantità.
L'effetto diverrebbe dunque evidente se vi fosse una larga percentuale di
case con sistemi di generazione. La coordinazione tra i sistemi di
generazione nelle case e nel resto della rete diverrebbe necessaria per
un uso affidabile e per evitare danni alla rete stessa.
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MICROCOGENERAZIONE

Sono state sviluppate svariate tecnologie microcogenerative,


differenziate in base alla tecnologia utilizzata per il motore primo che
può essere:
• motore alternativo a combustione interna;
• motore Stirling;
• celle a combustibile;
• motore a ciclo Rankine.
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ESEMPI
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE A COMBUSTIONE INTERNA (MCI) -

Ecowill
Motore Honda da 163 cm3
Potenza elettrica: 1 kW
Potenza termica: 2,8 kW
Efficienza elettrica:
22,5%
Efficienza totale: 85,5%
2002/2009: 86’000 unità
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE A COMBUSTIONE INTERNA (MCI) -

Ecopower
Motore Briggs&Stratton da 272 cm3
Potenza elettrica: 4,7 kW
Potenza termica: 12,5 kW
Efficienza elettrica: 25%
Efficienza totale: 90%
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE A COMBUSTIONE INTERNA (MCI) -

Senertec
Motore Sachs da 579 cm3
Potenza elettrica: 5,5 kW
Potenza termica: 12,5 kW
Efficienza elettrica: 27%
Efficienza totale: 88%
Ad oggi 20’000 unità
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE A COMBUSTIONE INTERNA (MCI) -

Aisin
Motore Toyota da 952 cm3
Potenza elettrica: 6 kW
Potenza termica: 11,7 kW
Efficienza elettrica: 28,8%
Efficienza totale: 85%
Commercializzato in Europa
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE STIRLING -

Sunmachine (Germania)

Potenza elettrica: 3 kW
Potenza termica: 10,5 kW
Efficienza elettrica: 25%
Efficienza totale: 90%
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE STIRLING -

SOLO (Germania)

Potenza elettrica<9,5 kW
Potenza termica<26 kW
Efficienza elettrica: 24%
Efficienza totale: 96%
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- FUEL CELL -

Vaillant (Germania)

Potenza elettrica: 4,6 kW


Potenza termica: 7 kW
Efficienza elettrica: 35%
Efficienza totale: 80%
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MICROCOGENERATORI COMMERCIALI
- MOTORE A CICLO RANKINE -

Cogenmicro

Potenza elettrica: 2,5 kW


Potenza termica: 11 kW
Efficienza elettrica: 16,7%
Efficienza totale: 73,3%
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GENERAZIONE DISTRIBUITA
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GENERAZIONE DISTRIBUITA

Le infrastrutture energetiche dei Paesi industrializzati sono basate


su grossi sistemi centralizzati di “produzione” energetica (centrali
elettriche), nate in regime monopolistico, e reti macrogeografiche
di trasmissione alle utenze (elettrodotti).
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GENERAZIONE DISTRIBUITA

La transizione alla produzione distribuita comporta i seguenti

vantaggi:
•minori perdite di trasmissione (si “consuma” vicino alla
“produzione”);
•minori inefficienze per funzionamenti a carichi parziali;
•autonomia energetica degli utenti (sono contemporaneamente
consumatori e produttori, “democrazia energetica”);
•migliore integrazione con sistemi che sfruttano rinnovabili;
•contenimento delle criticità relative allʼaccettabilità sociale di impianti
di grande taglia,
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GENERAZIONE DISTRIBUITA

e svantaggi:
•complessità di gestione delle reti elettriche (e termiche) che devono
interagire bidirezionalmente con dispositivi di tipologia diversa (FV,
eolico, CHP,…) spesso con funzionamenti aleatori dovuti alle
fluttuazione delle fonti naturali e dei carichi delle piccole utenze (smart
grid);
•riduzione delle prestazioni energetiche del dispositivo di conversione
con la taglia (size effect).
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GENERAZIONE DISTRIBUITA

Tutti i dispositivi di “produzione” elettrica hanno un rendimento


exergetico decrescente con la taglia (“size effect”).
Rinnovabili: il rendimento varia tra il 70-90% (grosse centrali
idroelettriche) al 10-11% (fotovoltaici)
• idroelettrici: >75% per grossi impianti a <45% per mini-idro (1
MW);
• aereogeneratori: la riduzione della taglia influenza fortemente
l’efficienza energetica.
Termoelettrici: impianti a ciclo combinato hanno efficienze energetiche
intorno al 55% (> 50 MW).
Celle a combustibile: elevate efficienze (40-70%), modesta
dipendenza dalla taglia (modularità).

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