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I CELTI DEL VENETO NELLA DOCUMENTAZIONE EPIGRAFICA LOCALE

Anna Marinetti (1), Patrizia Solinas (2)

Riassunto. Un apporto rilevante alla qualificazione della presenza celtica nel Veneto antico è offerto dai dati linguistici, e in particolare
da quanto emerge dalla documentazione in lingua locale trasmessa per via epigrafica. Nel contributo si sono trattati fondamentalmente
due tipi di apporti :
1. indiretti : le iscrizioni in alfabeto e lingua locale (venetico) che presentano fenomeni di interferenza con il celtico ; a partire da
evidenze in questo senso è possibile indagare la dinamica del contatto tra Veneti e Celti al fine di ricostruire le eventuali forme di
integrazione sociale di questi ultimi nel tessuto veneto ;
2. diretti : le testimonianze epigrafiche degli insediamenti di Celti Cenomani nell’area veneta occidentale che nell’ultimo ventennio
sono emerse dall’area celtica del veronese e dell’alto mantovano ; tali iscrizioni, nonostante provengano da un contesto di avanzata
romanizzazione culturale, sono redatte in alfabeto leponzio.

Résumé. Les sources linguistiques fournissent une importante contribution à la question de la présence celtique dans la Vénétie pré-
romaine ; les témoignages dont on dispose, principalement des anthroponymes, sortent de l’épigraphie locale. En ce qui concerne les
inscriptions, on peut distinguer deux types d’attestations :
1. « indirectes » : les inscriptions en langue et alphabet vénètes (VIe-Ier siècle av. J.-C.), où l’on peut relever des phénomènes
d’interférence linguistique entre vénète et celtique ;
2. « directes » : les inscriptions récemment découvertes dans le domaine des Cénomans (entre Vérone et Mantoue), au moment de la
romanisation, qui sont écrites dans un alphabet lépontique.

1. Premessa

Nell’indagine sui contatti interetnici, uno degli indici


certamente più significativi è dato dalla presenza di forme
di interferenza linguistica. Nel caso di culture per cui le
fonti storiografiche sono scarse, e qualche volta assenti, i
fenomeni di contatto linguistico sono potenziali indicatori
di realtà storiche, e di conseguenza va valutata con atten-
zione la loro significatività per la ricostruzione di fatti sto-
rici, senza negarne la portata, ma anche senza sovra­
stimarne le possibili implicazioni. Il contatto linguistico è
sempre il risultato di interrelazioni tra società/popolazioni,
ma tali relazioni si realizzano secondo modalità anche
molto diverse : dal semplice influsso di elementi culturali
(che, di per sé, non implica quindi la presenza fisica di
parlanti alloglotti), all’inserimento nella società locale di Fig. 1. Distribuzione areale delle iscrizioni.
singoli individui secondo diversi livelli di integrazione,

(1) Professore di Linguistica, Dipartimento di Studi Umanistici, Università Ca’ Foscari di Venezia, Dorsoduro 3484/D - I - 30123 Venezia - linda@unive.it
(2) Professore di Linguistica, Dipartimento di Studi Umanistici, Università Ca’ Foscari di Venezia, Dorsoduro 3484/D - I - 30123 Venezia - solinas@unive.it

Les Celtes et le Nord de l'Italie (Premier et Second Âges du fer). Actes du XXXVI e colloque international de l'A.F.E.A.F. (Vérone, 17-20 mai 2012), 75
p. 75-88 (36 e supplément à la R.A.E.) © S.A.E. et A.F.E.A.F., 2014.
Anna Marinetti, Patrizia Solinas

fino a forme di insediamento stabile di una più o meno a tali presupposti, è da aspettarsi - ma sarà da verificare -
ampia comunità, di etnia e lingua diverse da quelle locali. che i celtismi linguistici rispondano a diverse modalità di
Nel caso del tema di cui si tratta, la presenza di celtismi presenza etnica.
di lingua nel Veneto antico, la premessa è opportuna per- La documentazione linguistica che proviene dal
ché, se è vero che la presenza di Celti nel Veneto è accer- Veneto antico è affidata, come è noto, esclusivamente ad
tata fuori da ogni dubbio, è anche vero che gli indici di iscrizioni, che costituiscono pertanto la base di partenza
tale presenza possono rispondere a situazioni di contatto per individuare le forme del contatto ; rispetto al tema del
o interrelazione variamente realizzate ; l’accertamento di celtismo, si distinguono fondamentalmente due tipi di
forme alloglotte attraverso il vaglio linguistico in senso apporti :
proprio andrà pertanto confrontato con eventuali dati da - « indiretti » : riguardano le iscrizioni in alfabeto e
altre fonti (in primis le fonti archeologiche), da trattare e lingua locale (venetico) che presentano fenomeni di inter-
integrare con eguale cautela ; in assenza di queste, si dovrà ferenza con il celtico ; a partire da evidenze in questo
ricorrere quanto meno ad una verosimiglianza generale senso andrà, caso per caso, indagata la dinamica del
offerta dal contesto areale e culturale (fig. 1). contatto tra Veneti e Celti ;
Nello specifico, in Veneto vi sono premesse poste dal - « diretti » : consistono nelle testimonianze epigra-
contesto storico-geografico, per cui il contatto tra Celti e fiche degli insediamenti di Celti Cenomani nell’area
la popolazione locale è, a differenza che in altre aree, una veneta occidentale, emerse nell’ultimo ventennio dall’area
aspettativa quasi ovvia ; e di ciò sono da attendersi mani- celtica del veronese e dell’alto mantovano ; tali iscrizioni,
festazioni sia nella cultura che nella lingua. Il punto non nonostante provengano da un contesto di avanzata roma-
è se vi siano o meno elementi celtici - dato il contesto, nizzazione culturale, sono redatte in alfabeto leponzio.
sarebbe quasi anomalo che non ci fossero - quanto la pos- Le due diverse situazioni richiedono di conseguenza
sibilità di individuare prima, e di valutare poi gli indizi di diverse modalità di approccio : per le iscrizioni che pro-
tale presenza, in sé e ai fini di una possibile storicizzazione manano da gruppi di Celti storicamente tracciabili, la cel-
degli stessi : a questo fine il dato linguistico assume rile- ticità linguistica è un presupposto a priori, e di questa
vanza in quanto consente di graduare le modalità e gli esiti vanno eventualmente individuati i tratti specifici come
di tale contatto in forme articolate, soprattutto con distin- varietà all’interno del celtismo, mentre particolarmente
zioni areali e, ove sia possibile, sociali (Prosdocimi, significativa si rivela la scelta dell’alfabeto, segnale - come
Marinetti, 1990-91). Nel Veneto aree con potenziale o si vedrà - di connotazione (o auto-connotazione) etnica di
presumibile presenza celtica sono quelle « periferiche » questi gruppi sociali.
rispetto ad una veneticità centrale apparentemente più
compatta, vale a dire le fasce di confine a Ovest e a Nord- 2. Indizi di celtismo linguistico nelle
est ; queste, in una prospettiva non statica ma dinamica, iscrizioni venetiche
costituiscono anche le due direttrici « storiche » di pene-
trazione dei Celti nel Veneto, in un processo che si inten- Per i celtismi nelle iscrizioni venetiche si pone innan-
sifica nel corso del tempo e che può portare in alcuni casi zitutto la questione della riconoscibilità delle forme ; ciò
a forme stabili di insediamento ; nel caso dei « Galli implica la scelta di criteri per l’attribuzione di una forma
Transalpini transgressi in Venetiam » (Livio XXXIX, 22, di lingua all’una o all’altra delle due varietà, venetico o
6-7) (Cfr. Sartori, 1960) il processo insediativo viene celtico : questione non secondaria, in quanto - pre­
interrotto per intervento di Roma (fondazione di Aquileia), scindendo dalle continuazioni del celtico in età medievale
mentre lo stesso processo viene portato a compimento nel e moderna, per attenersi al celtico di fase antica - entrambe
Veneto occidentale, con lo stanziamento dei Cenomani si presentano come lingue di frammentaria attestazione o
nella pianura veronese, a partire dal IV secolo a.C., e con « residuali » (Restsprachen)1 ; di esse si hanno conoscenze
riflessi nell’epigrafia di II-I secolo (cfr. avanti). Diversa è comunque incomplete, a volte insufficienti per una sicura
la situazione a nord-est, nell’area veneta alpina : la celti- attribuzione. In più il celtico, per le fasi cronologiche che
cità vi appare radicata, e - non sembri un paradosso - qui ci riguardano, propone un problema relativo ai tratti defi-
è piuttosto la componente veneta a dover essere identifi- nitori delle sue varietà : i criteri tradizionali di definizione
cata nella sua consistenza e nella sua funzione. Allo del celtico sono stati elaborati sulla base di un corpus
sbocco della valle del Piave - « cerniera » tra nord e sud -
la Altino veneta (e poi romana), ai margini della laguna, 1. Non si sottovaluta la qui necessaria distinzione tra una lingua estinta
affidata ad una documentazione limitata e cronologicamente circoscritta
vede una presenza celtica non sporadica ma consolidata.
(il venetico), e una lingua tuttora vitale nella sua ininterrotta continua-
Per quanto riguarda le aree del Veneto centrale (Padova, zione nelle varietà moderne (il celtico) ; tuttavia per quanto riguarda il
Este), sono epigraficamente documentate presenze indi- celtico di fase antica, cosiddetto « celtico continentale », questo sostan-
viduali o di nuclei di Celti, con forme più o meno evidenti zialmente condivide con il venetico le limitazioni documentali di una
trasmissione quasi esclusivamente epigrafica che offre solo « frammenti »
di integrazione nel tessuto sociale locale, in ogni caso di di lingua. Sulle lingue di frammentaria attestazione Untermann, 1983 ;
consistenza tutt’altro che trascurabile. Anche in relazione Untermann, 1989 ; Prosdocimi, 1989.

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p. 75-88 (36 e supplément à la R.A.E.) © S.A.E. et A.F.E.A.F., 2014.
I Celti del Veneto nella documentazione epigrafica locale

precedente alle nuove acquisizioni, e pertanto non sempre venetiche fa sì che ci siano pervenuti pochi elementi les-
sono adeguati a rappresentare le varietà « dialettali » di sicali e grammaticali, e un gran numero di nomi propri ;
cronologie ed aree diverse (Prosdocimi, Solinas, 2006 ; l’indagine su forme onomastiche porta in sé un rischio :
Prosdocimi, Solinas, 2009). La revisione della cronologia associare direttamente la forma allogena con una identità/
dell’iscrizione di Prestino (Como)2, posta all’inizio del V provenienza etnica non sempre è consentito, in quanto la
secolo a.C., ha accertato che la celticità linguistica in Italia Namengebung è di per sé soggetta anche a « mode » o
è anteriore rispetto alla datazione tradizionale di ± 400 imitazioni dall’esterno : per questo la presunta celticità
a.C. (discesa dei Senoni di Brenno), ciò che è stato poi riflessa in un nome proprio sarà significativa soprattutto
confermato da nuovi ritrovamenti ; la fisionomia non ove suffragata da ulteriori dati, interni alla lingua o rica-
« canonica » di questo testo (cfr. le forme *upo > uva- vs. vati dal contesto. E ancora, in riferimento all’onomastica,
vo-, dat. pl. -bos vs. -bo etc.) si spiega come manifesta- va tenuto presente che non sempre è sufficiente il riscon-
zione di varietà « dialettali » all’interno del celtico, varietà tro con onomastica celtica documentata per una sicura
precedentemente non considerate o non riconosciute nella attribuzione : al di là del « panceltismo » di alcuni reper-
classificazione tradizionale ; ciò significa che la celticità tori, che sembrano talora forzare in tale senso le attribu-
può manifestarsi talvolta anche con tratti parzialmente zioni, vi sono casi di onomastica su basi talmente gene-
diversi, anche se comunque questi tratti devono essere riche o scontate per una lingua indeuropea che, ove non
compatibili - cioè non in contrasto - con il quadro defini- ci siano chiare indicazioni di natura fonetica, è preferibile
torio « canonico » del celtico, « gallico » incluso. non procedere : è il caso, ad esempio, delle formanti *allo-
Rinnovati per arealità e cronologia - anche per il o *karo-, e altre di questo tipo.
« gallico », da considerare dialettalmente variegato - i Un’altra necessaria precisazione riguarda la cronolo-
tratti definitori tradizionali del celtico restano in ogni caso gia dei dati documentali : per una serie di ragioni, tra cui
la base di partenza per il possibile riconoscimento di cel- l’assenza di contesto e/o la natura dei supporti materiali,
tismi ; nel venetico, la loro probatività per l’attribuzione la datazione archeologica delle iscrizioni venetiche in
celtica è rafforzata anche dal contrasto - ove si tratti di molti casi non è precisabile, o consente una oscillazione
fonetica o di lessico caratterizzante - con i tratti corrispon- tale da non avere - di fatto - grande utilità : si pensi al caso
denti del venetico stesso3, con cui pertanto non c’è ambi- di tipologie anche molto frequenti, come i cippi funerari
guità, almeno per quegli aspetti che ci è dato ricavare dalla o le lamine votive di Este, o i simpula di Lagole ; solo
documentazione ; nel versante fonetico degli esiti indeu- raramente i caratteri della scrittura consentono di indivi-
ropei, alcune opposizioni sono marcate : ie.*p > ven. p ~ duare scansioni cronologiche, e anche in questo caso si
celt. ∅, ie.*kw > ven. kw ~ celt. p,ie.*bh-/*dh- > ven. f- ~ tratta di cronologie relative ; ciò va segnalato perché i dati
celt. b-/ d-, ie. *gh- > ven. h- ~ celt. g-, ie. *ē > ven. ē ~ risultano talvolta appiattiti su una cronologia vaga o inde-
celt. ī, ie. *ei > ven. ei ~ celt. e ; e si potrebbe continuare. terminata.
Ai criteri certi si possono affiancare criteri probabilistici Prima di procedere alla rassegna, anticipiamo una
per l’attribuzione al celtico piuttosto che al venetico : ad osservazione, qui cursoria ma da approfondire : la quasi
esempio, l’associazione di una base potenzialmente ma totalità dei potenziali casi di onomastica celtica nelle iscri-
non certamente celtica ad un suffisso connotato di cel- zioni venetiche riguarda forme semplici ; pare assente la
tismo (ad esempio il tipo -alo-) sarà da ritenere se non composizione, che pure rappresenta una delle caratteri­
probante almeno probabilisticamente dirimente ; alcuni stiche peculiari dell’onomastica celtica continentale : con
criteri si danno per scontati ove generali, mentre si speci- l’eccezione di nomi costituiti da « preposizione + base »,
ficheranno ove sia il caso singolo. e del celta (non integrato) Pompeteguaios di Oderzo (v.
Su queste basi offriamo una rassegna dei possibili avanti), non compaiono nomi composti, e ciò nonostante
celtismi nelle iscrizioni venetiche4, con alcune ulteriori la composizione nell’onomastica non sia estranea nel
precisazioni. La prima riguarda un limite della documen- Veneto, anzi in alcune aree (soprattutto a Padova), sia ben
tazione : la testualità formulare e ripetitiva delle iscrizioni documentata (cfr. i tipi Pil-poti-, Hosti-havo-, etc.).
A Este sono riconoscibili tratti di celticità in numerose
forme onomastiche : la base *boio- compare5 in Boios (Es
2. L’iscrizione di Prestino e le ricadute della sua revisione per il celtico 28, lamina votiva : Lemetor...Boios), in posizione di appo-
d’Italia hanno prodotto una bibliografia ormai considerevole ; l’aspetto
sitivo ; la forma Boiknos (Es 66, base votiva : Moldo
archeologico è stato trattato da R. De Marinis, in più sedi : sintesi in
De Marinis, 1986 ; De Marinis, 2002 ; per l’aspetto linguistico Prosdo- Boiknos), pure in posizione di appositivo, ne è derivata
cimi, 1986 ; Prosdocimi, 1991 ; Motta, 2002 ; Prosdocimi, Solinas, 2006 ; mediante un suffisso -kno- ; lo stesso suffisso è anche for-
Prosdocimi, 2009 ; Solinas, 2010. mante di patronimici di area leponzia (cfr. Tanotalikno-,
3. Un inquadramento generale del venetico in Pellegrini, Prosdocimi,
1967 (in particolare il vol. II di Prosdocimi) ; Lejeune, 1974 ; Prosdo- Metelikna), cioè è celtico. Altro derivato dalla stessa base
cimi, 1988.
4. Pellegrini, Prosdocimi, 1967, corpus delle iscrizioni venetiche cui
rimandano le sigle delle iscrizioni qui citate ; successivi aggiornamenti 5. Probabilmente da ricondurre alla stessa base è il mutilo Bo[ nel cippo
in Marinetti, 1999b, 2004 ; cfr. Marinetti, 2009. Es 8, iniziale di appositivo (Viseio Bo[).

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Boio- è il femminile Boialna, in un’iscrizione su situla membro di composti gallici (cfr. anche Vaso a Padova ?),
databile alla metà del III secolo a.C. (Marinetti, 1994), ego e un gamonimico derivato dal nome Turko-, per il quale
Fremai Boialnai Rebetoniai Votinai epetaris. Il contesto si è proposto il confronto con irl. torc « cinghiale » (?)
assume in questo caso un rilievo speciale : l’epitaffio è per (Prosdocimi in Pellegrini, Prosdocimi, 1967 vol. II s.v.).
due donne, Frema Boialna e Rebetonia Votina, e la sepol- Due iscrizioni strutturalmente parallele, Ituria
tura comune presuppone uno stretto legame di parentela Makknos (Es 21, stele) e Ukona Galknos (Es 89, ossuario),
tra le due ; tale legame non è immediatamente ricostruibile si differenziano nella formula onomastica dallo standard
sulla sola base delle formule onomastiche : se tuttavia, locale. Le interpretazioni consentite dalle uscite morfolo-
come è ormai generalmente ammesso, in venetico le giche sono due : 1) coppie coniugali rese, in asindeto, al
forme femminili in -na hanno funzione di gamonimico, nominativo come « Ituria (e) Makknos », « Ukona (e)
ciò costituisce una base di partenza per un possibile col- Galknos » ; se fosse così, nei due nomi maschili si ritro-
legamento. Il prenome della prima donna (Frema) e il verebbe la stessa formante -kno- potenzialmente celtica
gamonimico della seconda (Votna < Votos) sono venetici ; vista sopra a proposito di Boiknos ; 2) formule solo fem-
Boialna deriva da Boialo-, nome che è celtico non solo minili, ove l’indicazione dello status coniugale (« moglie
nella base (< Boio-) ma anche nella morfologia in -alo-, di ») sarebbe data dal genitivo (-knos apofonico di tema
tipica dell’onomastica leponzia (es. dat. Terialui, in -kō(n)), in luogo del « canonico » gamonimico in -na :
Piuotialui, Maesilalui, etc.) ; per Rebetonia non vi sono « Ituria di Makkon- », « Ukona di Galkon- ». In entrambe
confronti nel venetico, mentre potrebbe essere analizzato le iscrizioni, una infrazione grafica alle regole della pun-
come forma celtica composta con re- + la base *bet(u)o-6. tuazione venetica10 aggiunge una ulteriore « anomalia » a
Dal complesso si potrebbe restituire una microstoria avve- questi testi : il tutto potrebbe essere spia di un contesto di
nimentale, che vede l’integrazione a Este del celta (di non piena veneticità. Per quanto riguarda le basi dei nomi,
prima generazione ?)7 Boialos, tramite il matrimonio con Galknos o *Galkō(n) potrebbe collegarsi all’etnico gal-
la veneta Frema ; se anche il nome Rebetonia potesse lo-11 e indicare l’origine celtica ; per Makknos o *Makkō(n)
essere ascritto al celtico, si potrebbe supporre un ulteriore vi sono confronti con il nome Macco presente in iscrizioni
legame familiare (comunque richiesto dalla duplice depo- latine di Germania, Noricum e Gallia12. Anche per il fem-
sizione), tra Rebetonia, sposata al veneto Votos, e Boialos minile Ituria vi sarebbero confronti possibili con nomi
(il fratello ? al limite anche il padre). Per reificare : celtici in itu-, tuttavia si tratta di una base presente altrove
potrebbe trattarsi dell’epitaffio di due cognate : Frema nel Veneto (cfr. Itos a Padova, Pa 13), e pertanto si lascia
moglie di Boialos e Rebetonia (sorella di Boialos e) qui in sospeso la qualificazione.
moglie di Votos ; oppure di madre e figlia : Frema moglie Onomastica di origine celtica si può rintracciare nelle
di Boialos e Rebetonia (figlia di Boialos e Frema, e) forme in Kat-, dalle basi allotrope kata/katu- : femm. Kata
moglie di Votos. In ogni caso, anche tralasciando i rapporti (Es 11, cippo), Katakna (Es 52, lamina : da interpretare
puntuali di parentela, qui vi è il caso di almeno un Celta come gamonimico in -na, *Katako- + -na, o come deri-
inserito nella struttura sociale di Este ; si tratterebbe, come vato in -kno-, cioè Kata-kna ?), masch. dat. Ktulistoi (Es
indica il contesto materiale della sepoltura8, di un inseri- 104, ossuario) e Katulstos (da un *K(a)t(u)l(i)sto-
mento ad alto livello sociale, probabilmente attribuibile (Marinetti, 1985) Qui, come pure in altri casi quali i nomi
alla famiglia di origine di Frema, la cui base onomastica femminili Bukka (Es 46, stilo scrittorio), Brigdina (Es
si ripeterebbe non a caso nelle generazioni successive. 105, ossuario), si può solo segnalare una potenziale celti-
Ad una integrazione tramite matrimonio con una cità consentita da riscontri con onomastica latina di area
donna locale sembra rinviare anche la formula onomastica celtica (Buccos, Bucca) , o da basi lessicali (brigo-), senza
di Verkondarna Nerka (Es 43, stilo), moglie9 di un celta tuttavia poterne definire oltre i contorni di carattere
Verkondaro-. Il caso di una coppia di origine celtica sociale.
potrebbe essere restituito dalla formula femminile Turkna Un cenno a parte merita il caso, a Este, di un’iscri-
Vasseno (Es 93, ossuario) : la donna Vasseno (femminile zione votiva databile per contesto e paleografia a fine VI
in -ō(n)) porta un nome confrontabile con Vasso-, primo secolo a.C. (Marinetti, 2002) : qui l’eventuale presenza di
celticità risulterebbe particolarmente significativa, ripor-
tando a fase molto antica, pre-La Tène, cioè alla stessa
6. Per i nomi in re- cfr. i tipi Rebidus, Reburrus, Relanus etc. (Delamarre,
quota dei primi documenti del « leponzio ». Il testo, mego
2007, p. 229) ; per betu-, bet(u)o-, bett- cfr. Delamarre, 2007, p. 312.
7. L’ipotesi parrebbe suffragata dalla caratterizzazione celtico-leponzia Volt[i]omnos Bladio Ke[?]e-uns donasa Heno---toi, men-
del suffisso -alo- ; lo stesso suffisso è presente nel nome di Tivalei (Bel- ziona una pluralità di individui ; Voltiomnos è nome tipi-
lenei), che a Padova, per altre motivazioni, si può ritenere un Celta di camente venetico, ma Bladio, nominativo di tema in
prima generazione (cfr. avanti).
8. Il contesto archeologico è ampiamente trattato in Capuis, Chieco
Bianchi, 2006, p. 276-294. 10. La sequenza -kknos è resa con -kkno.s. in luogo del regolare *-.k.k-
9. E’ possibile che Nerka, in questo ed altri casi, abbia funzione non no.s..
di nome proprio ma di riferimento alla « donna » ; la questione sarà da 11. La proposta è dovuta a Daniele Vitali.
approfondire in altra sede. 12. Cfr. Delamarre, 2007, s.v. macco-.

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I Celti del Veneto nella documentazione epigrafica locale

Fig. 2. Ciottolone da Trambacche (Padova) con iscrizione venetica Fugioi Tivalioi Andetioi.

nasale in -o(n), sembra rispondere a fonetica non venetica, al venetico bensì al celtico la formante -ale/i- in Tivalei.
e potrebbe trovare confronti in ambito celtico (cfr. A questa prima iscrizione se ne associa una seconda :
Blando-, -blation-) (Schmidt, 1957, p. 151) ; nell’ultimo Fugioi Tivalioi Andetioi ekupetaris ego ; il personaggio ha
nome, frammentario, la finale -uns mostra la chiusura di il nome veneto di Fugio-, l’appositivo Tivalio- derivato
ō in u, che è tratto tipico del celtico d’Italia (v. avanti)13; dal Tivale- dell’iscrizione precedente, di cui allora
la stessa uscita è presente Este in Ariuns (Es 25, lamina), dovrebbe essere il figlio, e un secondo appositivo,
nome che a sua volta rinvia ad una possibile formante Andetio- (fig 2). Questo secondo appositivo è derivato da
celtica ario-/areo-. un *Andeto- che, secondo la logica della trasmissione ono-
L’area di Padova e territorio sembrano meno esposti mastica, dovrebbe essere un ulteriore (dopo Tivale-
a presenza (o a « moda » onomastica...) di celtismo ; tut- Bellene-) appellativo del padre : forse non una vera e pro-
tavia è qui che è stato ricostruito il processo - felicemente pria forma onomastica del « filone » celtico ando- ma un
concluso - di integrazione di un Celta e della sua epiteto/soprannome riferito alla sua provenienza :
di­scendenza nel tessuto sociale veneto. Una serie di iscri- l’« uomo di Andes », toponimo celtico (Andes nel
zioni, tra loro collegate attraverso la prosopografia deri- Mantovano ?). Riportando a storia « avvenimentale »,
vata dall’onomastica (oltre che da altri aspetti esterni), ha Tivale Bellene viene a Padova da Andes (?), e come stra-
restituito in parte la trama genealogica di questa famiglia, niero non ha la formula onomastica canonica (Bellene-
che nella continuità del nome Andetio- mantiene traccia non ha struttura di appositivo) ; potrebbe inoltre portare
dell’origine celtica14. Le prime generazioni sono rappre- un epiteto o simili (« l’ uomo di Andes »). A Padova ha un
sentate in due iscrizioni funerarie su ciottoloni di V-IV figlio, Fugio Tivalio (= figlio di Tivale), che assume la
secolo (Calzavara Capuis et alii, 1978) : la più antica porta formula onomastica locale come espressione di uno stato
una formula binomia, Tivalei Bellenei : la morfologia deri- giuridico acquisito ; ma accanto al normale patronimico
vativa del primo nome, e soprattutto l’assenza di deriva- derivato dal nome individuale, Fugio porta anche un altro
zione in -io- nell’appositivo ne fa una formula « ano- appositivo, Andetio-, derivato dall’epiteto/soprannome del
mala » rispetto alla norma venetica ; la base onomastica padre : ciò forse perché il patronimico Tivalio- non era
di Bellen- è celtica (bello-), e così pure è attribuibile non sufficiente in quanto da persona giuridicamente non
avente diritto, o perché entrata nel sistema tramite una
13. In questo caso, tuttavia, ci si attenderebbe altrettanto per la -ō di fictio iuris, biunivoca nel manifestarsi onomastico.
Bladio. Sulle forme in -u cfr. Solinas, 2005. All’eccezionale recupero di questo frammento di storia
14. Sulla prosopografia degli Andeti cfr. Prosdocimi, 1988, p. 288-292
e soprattutto p. 376-381 per le inferenze di carattere socioistituzionale si aggiunge la altrettanto eccezionale tracciabilità della
derivate dalle forme onomastiche. discendenza : ad epoca non troppo distante si colloca

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Anna Marinetti, Patrizia Solinas

l’epitaffio di padre e figlio, Voltigen(e)i Andetiaioi ekupeta- superfluo se fosse in riferimento ad un Veneto « nativo »
ris Fremaistoi-kve Voltigeneioi (Prosdocimi, 1984b), ove e nella sua terra : venetkens andrà dunque inteso non come
nell’appositivo Andetiaio- del padre si coglie la « veneto » bensì (e la morfologia derivativa ne è prova)
di­scendenza da un Andetio, sia pure per via femminile come « venetizzato » o simili ; osts, già attestato come
(Andetiaio- appositivo in -io- derivato da un tramite fem- nome proprio, potrebbe qui mantenere la sua originaria
minile in -ia-). Da area atestina, ma attribuibili ad ambito accezione lessicale di « straniero » (ven. hosti- < *ghosti-)
patavino per i caratteri grafici, altre due iscrizioni sono (Solinas, 2007) ; enogenes richiama l’appartenenza origi-
attribuibili alla stessa famiglia : Fugiai Andetinai Fuginiai naria ad una comunità (eno-genes = « (nato) all’interno
eppetaris (stele) (Chieco Bianchi, Prosdocimi, 1969), una del gene/os, stirpe »). Sulla base di una correlazione incro-
donna indicata con una formula trinomia, forse moglie di ciata delle coppie « venetkens/osts » ~ « enogenes/laions »
un Andetio o comunque appartenente alla famiglia ; inoltre poniamo, anche in questo caso, un’ipotetica microstoria
ego And[ (Es 17, cippo), frammentario ma sufficiente per « avvenimentale » : il celta Iats, dalla condizione di « stra-
riconoscere la stessa base onomastica. Agli Andeti si ricol- niero » (osts) è arrivato ad essere « venetizzato » (venet-
lega anche il più tardo (I secolo) epitaffio da Belluno, in kens) in quanto inserito in una comunità veneta ; ma, e
lingua venetica ma grafia ormai latina, Enoni Ontei « insieme » (ke ‘et’), Iats è « nato, originario » (enogenes)
Appioi sselboisselboi Andeticobos ecvpetaris (Bl 1, di una comunità non veneta (laions ?). La morfologia deri-
situla) : tre membri della famiglia degli Andeti, Enone (che vativa -no- in laions potrebbe essere di etnico/poleonimo
è anche il curatore dell’epitaffio, comunque destinato (cfr. patav-no-s « padovano ») ; la base non è evidente : si
anche sselboisselboi « a se stesso »), Onte e Appio15. La potrebbe citare (ma con molti dubbi) il nome del popolo
frequenza e il livello materiale e stilistico delle iscrizioni celtico dei Laevi (Ligures), fondatori e abitatori di Ticinum
funerarie testimoniano che la famiglia gode di uno status (Pavia). In ogni caso, una presenza celtica qui è del tutto
economico elevato, e ciò a partire già dal suo capostipite, congruente con i caratteri di quest’area geografica, ove in
un Celta che ha importato o creato nel Veneto le basi di almeno un sito (Montebello Vicentino) l’impronta forte-
una solida ricchezza. mente celtizzante è ben evidente (Ruta, 2001).
Nella fascia più occidentale del Veneto, l’abitato di Rivolgendosi al Veneto orientale, ad Altino, la celti-
Vicenza rappresenta una sorta di avamposto veneto cità è stata chiamata in causa in relazione ad un’iscrizione
ri­spetto alla fascia pedemontana, occupata (Reti) o infil- frammentaria di natura votiva, ?]-kadriakos kveron
trata (Celti) da altre popolazioni ; due iscrizioni venetiche (Prosdocimi, 1978 ; Marinetti, 2001). Per il nominativo
vicentine portano nomi celtici : Katusiaios (Vi 2, stele) da ]-kadriakos, verosimilmente forma onomastica, si è pre-
*katu-, e Iants (Vi 3, lamina) da *ia(n)t-. Lo stesso nome sentata una possibilità di integrazione 16 attraverso il
Ia(n)t- compare anche a Isola Vicentina, poco più a nord, richiamo al celtico Belatucadro-, nome del dio della
in un’iscrizione purtroppo fuori contesto che, secondo una guerra attestato in dediche latine di I secolo d.Cr. dalla
possibile via interpretativa (Marinetti, 1999a), potrebbe Britannia ; dal composto Belatu-kadro- potrebbe essere
riflettere un altro caso di integrazione sociale, còlto nella derivato, mediante morfologia venetica, un
*Belatukadriakos designante un individuo in relazione
sua fase iniziale. L’iscrizione Iats Venetkens Osts ke
con Belatucadro, forse un sacerdote o un addetto al culto ;
Enogenes Laions meu fasto pone diversi problemi : a
il tutto troverebbe supporto nella presenza ad Aquileia del
livello morfonologico meu fasto, rispetto al « normale »
culto del dio celtico Beleno, in una sua possibile (?) assi-
mego fagsto (« mi fece »), presenta tratti « dialettali »,
milazione a Belatucadro. Ad Altino la componente celtica
forse dovuti ad interferenza con altra varietà linguistica :
è comunque certamente presente : il suo carattere insedia-
oltre ad una tendenza all’assimilazione, se meu corri­sponde
tivo è ben documentato, a partire dal IV-III secolo, da
a mego vi è la finale -u per -o, che sarebbe caratterizzante
nuclei di sepolture connotate da armamento celtico
nel senso di influsso celtico (v. anche avanti). A livello di
(Gambacurta, 2011) ; da queste vengono iscrizioni con il
formula onomastica è da giustificare la presenza di cinque
nome Verkvano- (Tombolani, 1987)17, spiegabile come
termini (Iats, Venetkens, Osts, Enogenes, Laions) riferiti
incrocio tra una base celtica *verku (< -ō) e -ano-, con una
ad una sola persona, come richiede il verbo al singolare.
formazione parallela al leponzio (femm.) Verkala < *verku
Per razionalizzare la fenomenologia, si propone di rico-
(< -ō) + -alo-18 ; altrove compaiono i nomi Kata, Vopa
noscere, oltre al nome individuale Iats, ulteriori designa-
(ipocoristico ?), Ianta : a parte quest’ultimo, certamente
zioni dello stesso individuo mediante termini di lessico
che definiscono la sua posizione sociale/istituzionale ri- 16. Cfr. i lavori citati a nota precedente ; l’integrazione a rigore non è
spetto alla comunità locale. Le forme lessicali, pienamente necessaria : Kadriakos potrebbe essere forma completa, in ogni caso
venetiche, sono significative : venetkens è trasparente nella ugualmente unicum nel venetico.
17. La lettura ivi data, verkvaloi, è tuttavia da correggere in verkvanoi
base dell’etnico veneto-, ma come etnico sarebbe del tutto (A. Marinetti, lettura inedita), pertanto quanto già detto in altre sedi
riguardo alla presenza della formante -alo- in questo nome è da cassare.
15. Per And[ di Este e gli Andetico- di Belluno la comunanza familiare 18. In Verkvano- la conservazione di -a- dopo *-ō(n) > -u può essere
non si può reificare in rapporti, neppure congetturali. attribuita ad interferenza in ambiente (venetico) non celtofono.

80 Les Celtes et le Nord de l'Italie (Premier et Second Âges du fer). Actes du XXXVI e colloque international de l'A.F.E.A.F. (Vérone, 17-20 mai 2012),
p. 75-88 (36 e supplément à la R.A.E.) © S.A.E. et A.F.E.A.F., 2014.
I Celti del Veneto nella documentazione epigrafica locale

riferito ad una donna, negli altri nomi in -a la morfologia rono in situazioni in cui la celticità è più o meno latente :
potrebbe essere anche di maschile (-a, formante di ipoco- cfr. a Este Ituria Makknos e Ukona Galknos, nell’ipotesi
ristico alternativa a -ō(n)) (Prosdocimi, 2009) ; e ancora, che si tratti di sequenze di nominativo + genitivo (v.
il nome Oru, forse abbreviazione di un etnico (cfr. sopra). Per quanto riguarda la posizione « sociale » di
Orumbovii, popolazione dell’alta Lombardia) o di un Padros Pompeteguaios, figlio (?) di Kaialos, pare trattarsi
nome celtico composto. In Oru, nominativo -ō(n) di tema di un Celta non (ancora ?) venetizzato, dal momento che
in nasale, ricorre la chiusura fonetica di -o riflessa nella fa scrivere nella propria lingua, o quanto meno in una
grafia -u (cfr. sopra per -uns a Este, meu a Isola Vicentina) ; varietà di codice « convertibile » e comprensibile in
il fenomeno è ben noto nel celtico d’Italia (leponzio : cfr. Veneto, ma non corrispondente alla lingua e agli usi scrit-
dativi come Telialui, etc.), mentre in venetico compare torii locali.
sporadicamente, e prevalentemente in aree di potenziale A Oderzo il caso di Padros Pompeteguaios riguarda
celticità : la giunzione dei due aspetti porta ad attribuire le una storia individua, che non è recuperabile oltre gli indizi
forme venetiche in -u(-) ad influsso celtico (Solinas, del singolo testo ; un’altra possibile traccia di celtismo
2005). Così parrebbe nel caso dell’iscrizione (frammen- linguistico è il graffito bel su coppa (Marinetti, 1996),
taria) manu[ -- (-)]orknui (San Donà di Piave, poco a nord verisimilmente abbreviazione di nome proprio, che riman-
di Altino), apparentemente formula binomia al dativo, derebbe alla base celtica bel(l)o-. Oderzo è sito di indub-
nome individuale Manu[i (?) e appositivo ]orknui : bia e originaria veneticità, ma il celtismo non è inatteso :
quest’ultimo con due tratti di possibile celticità : il suffisso si è già in prossimità di quella fascia nordorientale che
-kno- (su cui vedi quanto detto sopra per Boiknos di Este), arriva al Cadore, alla Carnia, alla Carinzia dove, almeno
e l’esito fonetico u per o. dal IV secolo a.C., è documentata una sorta di coinè mate-
Ancora più a nord, Oderzo ha restituito un documento riale e culturale in cui il celtismo ha un ruolo rilevante.
assolutamente singolare sotto molti aspetti, la cui celticità Per quanto riguarda l’area dell’attuale Friuli, i dati lingui­
è ormai fuor di dubbio, e per il quale si pone il problema stici (Crevatin, 1995) sono purtroppo molto scarsi e fram-
non tanto dell’attribuzione linguistica quanto della quali- mentari, e da questi si può ricavare ben poco : una possi-
ficazione della celticità sottostante ; si tratta dell’iscri- bile integrazione onomastica di B]oios in una laminetta
zione, su un ciottolone a destinazione funeraria, kaialoiso votiva da Verzegnis, una integrazione del tutto ipotetica
// padros. pompeteguaios (Prosdocimi, 1984a)19. La grafia di [--]r[-]gio in Brigio su un coltello dallo stesso santua-
si differenzia dallo standard venetico per l’assenza di pun- rio, forse la stessa base onomastica Kai(o)- del ciottolone
tuazione sillabica, la presenza di punti divisori di parola, di Oderzo su uno stilo scrittorio da Pozzuolo, e non molto
la foggia di alcune lettere (p, z) e il valore da attribuire di più.
loro (opposizione tra t e z) ; nella morfologia, il genitivo L’area alpina veneto-cadorina presenta, al contrario,
in -oiso (Kaialoiso) distacca dal venetico che, almeno fino una ampia documentazione linguistica, anche se concen-
ad ora, mostra solo genitivi in -i, e collega invece alle trata prevalentemente in un unico sito, il santuario di
forme leponzie in -oiso < *-osjo (cfr. cosioiso, Plioiso) ; Lagole di Calalzo (Belluno) (Pellegrini, Prosdocimi,
lo stesso nome Kaialo- ha inoltre il suffisso -alo-, che - 1967 ; Marinetti, 2001). Meno significativo ai nostri fini,
come più volte detto - è tipico delle forme leponzie, e che anche se di grande importanza per altri aspetti, il piccolo
in venetico si trova in onomastica passibile di attribuzione corpus di iscrizioni - ugualmente di natura votiva - da
celtica (Boialo-, Tivale- : cfr. sopra). La base del nome Auronzo, sia per la seriorità cronologica, sia perché le basi
(Kai(o)-) non è particolarmente significativa, mentre in onomastiche ivi presenti ripropongono forme già attestate
Padros Pompeteguaios ogni elemento è spiegabile all’in- a Lagole. Si deve premettere che la concentrazione di
terno del celtico : Padros come derivato da *kwadro- iscrizioni a Lagole risponde a premesse diverse dalle
<*kwoturo-, il numerale « quarto », con esito p- di *kw concentrazioni dei siti di pianura : al luogo di culto non
rispetto ad un atteso venetico kv ; Pompeteguaios come corrisponde una presenza di insediamento, e ciò è facil-
formato da pompe- < *kwemkwe « cinque » (con esito p- mente comprensibile dato che la situazione geografica
come il precedente) e tegua < *tṇghwa variante di *dṇghwa locale non favorisce un incolato stabile ; la funzione di
« lingua » : un nome composto « Cinque-lingue » (con Lagole è stata identificata in termini di santuario « di fron-
« cinque » esteso ad indicare la totalità ?) che pare bene tiera » etnico-culturale20, frequentato sia dalle popolazioni
adattarsi, oltre che alla lingua, ad una ideologia di stampo locali stabilite nelle aree circostanti, sia da individui in
celtico. Una formula con un genitivo contestuale ad un transito lungo il tracciato nord-sud, di cui la valle del
nominativo può avere diverse spiegazioni ma è, se non Piave costituiva uno degli assi portanti. Di ciò va tenuto
estranea, quanto meno del tutto marginale nella testualità conto nel considerare l’onomastica delle iscrizioni di
venetica : anche in questo caso i confronti possibili ricor-

20. Su tale classificazione, all’interno di un quadro dell’organizzazione


19. Cfr. anche Prosdocimi, 1988 ; Prosdocimi, 1991 ; Prosdocimi, Mari- dei luoghi di culto in area veneta, Capuis, 2005 ; per l’edizione dei mate-
netti, 1991. riali del santuario cfr. Fogolari, Gambacurta, 2001.

Les Celtes et le Nord de l'Italie (Premier et Second Âges du fer). Actes du XXXVI e colloque international de l'A.F.E.A.F. (Vérone, 17-20 mai 2012), 81
p. 75-88 (36 e supplément à la R.A.E.) © S.A.E. et A.F.E.A.F., 2014.
Anna Marinetti, Patrizia Solinas

Lagole, e l’onomastica cadorina in generale, che risulta 3. La celticità nell’epigrafia in alfabeto


pertanto composita : solo in piccola parte essa è ricondu- leponzio.
cibile a forme venetiche attestate anche in pianura (Votos,
Fugenes) ; alcuni nomi sono forse da attribuire al germa- Le testimonianze di celticità diretta nel Veneto antico
nico, presenza ben giustificata in zona ; altre forme sono sono costituite da una non abbondante epigrafia celtica
riconoscibili come celtiche per base (Ca 20, 23 Broiokos propria, e cioè redatta in alfabeto e lingua propri e preci-
< *brogio-) o per possibili esiti fonetici (Ca 7 Resunkos ; samente da un certo numero di iscrizioni rinvenute nell’ul-
Ca 5 Ossokos se resa in fonetica celtica di un venetico timo ventennio nell’area veronese. Vale la pena di consi-
Osto- ; Ca 17 Butijakos, se non si tratta di una grafia per derare e valorizzare questa documentazione non solo per
Fut(t)o-)21; o ancora sono passibili di confronti con ono- la significatività sul fronte linguistico tout court, ma anche
mastica latina di aree celtiche : Keleka (Ca 1) con il nome - e soprattutto - per evidenziare alcuni aspetti « culturali »
presente nella legenda monetale anadgovoni celecorix ad essa connessi ; infatti, se adeguatamente inquadrate,
(RIG IV, nr.22) ; o con formanti altrimenti documentate, queste testimonianze paiono poter contribuire a far luce
come Kellos (Ca 5, 14) e il secondo elemento del topo- su alcune peculiarità del processo di romanizzazione della
nimo Ver-cellae ; e così via. Buona parte dell’insieme regione.
onomastico è peraltro costituito da nomi che si possono Le iscrizioni sono redatte in alfabeto leponzio su
solo definire « locali », sia nelle basi altrimenti non note, frammenti fittili ; provengono da zone necropolari e in
sia in una particolare « patina » fonetica che li distingue particolare da Valeggio sul Mincio (VR), S. Maria di
dal venetico di pianura : ad esempio la frequenza del raf- Zevio (VR) e Casalandri di Isola Rizza (VR), da area
forzamento di occlusive e sibilanti, che il venetico centrale dunque gallica, « cenomane » secondo le fonti ; grazie al
praticamente non conosce : Lessa, Kellos, Ossokos, rinvenimento recente e nel corso di scavi sistematici è
Oppos, Futtos. Non si può affermare in positivo che possibile attribuire a questi documenti una cronologia su
questo sia da attribuire a una componente celtica, ma che base archeologica tra il II e il I secolo a.C. A questa docu-
il celtismo sia qui presente in forme stabili è assicurato mentazione già edita sono da aggiungere alcuni ritrova-
dalla toponomastica, a partire dal nome stesso del Cadore, menti sporadici23 nonché un numero abbastanza cospicuo
Catubrium da un celtico *catubrigum, o dal nome di di iscrizioni e frammenti di iscrizioni provenienti dalla
Belluno, *Belodunum22. Il dato toponomastico, rispetto necropoli di Povegliano (VR) e dall’area di Verona città :
all’onomastica portata dalle epigrafi, ha un peso specifico il complesso dei materiali rinvenuti nel corso degli scavi
superiore per identificare la quantità e la qualità di un di Povegliano e nell’area urbana di Verona è in fase di
elemento alloetnico ; un nome celtico da solo non dice studio e questo vale anche per le iscrizioni ; da una prima
molto sulla posizione sociale e linguistica dell’individuo ricognizione mi sembra si possa tuttavia affermare che,
in rapporto alla comunità, mentre un toponimo celtico una volta edite, queste potranno andare ad integrare il
presuppone la presenza stabile di nuclei che parlano/par- quadro linguistico e culturale per singoli fatti di dettaglio
lavano la varietà linguistica alla base del toponimo, cioè ma che, nel complesso, si porranno con tipologia e signi-
di Celti parlanti celtico. ficatività analoghe a quelle del resto delle testimonianze
Come accennato sopra, per l’area alpina orientale dell’area veronese.
(Cadore, Friuli, come pure per la valle della Gail) si pone L’alfabeto « leponzio », cioè la varietà alfabetica
la questione stessa del significato sociolinguistico di forme nord-etrusca che nota le iscrizioni celtiche d’Italia, ha
di scrittura e lingua venetica : da quanto visto, pare che costituito un punto nodale nella vicenda storiografica della
qui le iscrizioni venetiche non siano il prodotto di una celticità linguistica in Italia24 ; esso è oggetto di varie
veneticità, anche se « periferica » e culturalmente meno riflessioni anche in occasione di questo Convegno ed è
avvezza o interessata all’uso della scrittura rispetto ai cen- rimandando a queste (Rubat Borel, infra) che non mi ci
tri di pianura, bensì riflettano - almeno in parte - l’acqui- soffermo, soprattutto perché il complesso delle iscrizioni
sizione di forme scrittorie venetiche da parte di elementi dal veronese, se da un lato rappresenta una testimonianza
locali (Celti, ma anche Germani). In altre parole, la pre­ importante per la ricostruzione del contesto socio-cultu-
senza documentale del venetico (scrittura, lingua, formu- rale che le ha prodotte, dall’altro non porta dati grafici
lario) in area alpina pare non corrispondere a una pre- nuovi, al più conferma o sottolinea problemi già aperti.
minente presenza etnica veneta, bensì riflettere una
egemonia culturale veneta in un contesto antropico com- 23. Ad esempio in zona veronese fra l’Adige e il Ticino è stato recupe-
posito (Prosdocimi, 1988 ; Prosdocimi, 2006). rato a Nogarole Rocca (in un ritrovamento sporadico di cui faceva parte
(A.M.) anche una dracma padana che orienta la datazione intorno alla fine del
II secolo a.C.) un frammento fittile con il graffito a testo komono, forma
che rimanda al komoneos di altre iscrizioni in alfabeto leponzio e che ha
comunque confronti in varie forme di cognomina attestati nella pianura
21. E’ da valutare la possibilità di un incrocio, su basi fonetiche, tra i Padana : v. Solinas, 1999.
valori di b e f come ad Auronzo. 24. Sul tema dell’alfabeto « leponzio » Gambari, Colonna, 1988 ; Prosdo-
22. G.B. Pellegrini, in più sedi : per tutte Pellegrini, 1974. cimi, 1990, p. 289 sgg. ; Solinas, 1993-4, p. 906 sgg. ; Prosdocimi, 2004.

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I Celti del Veneto nella documentazione epigrafica locale

Considererò dunque l’alfabeto solo per evidenziare aspetti


che definirei « culturali » e « socio-linguistici » in quanto,
come si mostrerà, vi sono motivi per ritenere che l’im-
piego dell’alfabeto di secolare tradizione celtica nel
contesto cenomane di I secolo a. Cr. abbia una valenza di
carattere ideologico.
Ovviamente per una rassegna sistematica della docu-
mentazione epigrafica così come per l’inquadramento nel
contesto archeologico da cui essa proviene si rimanda alle
specifiche sedi di pubblicazione (Solinas, 1995 ; Solinas,
1996 ; Solinas, 1998 ; Solinas, 2002) ; quelli qui presentati
sono solo alcuni esempi della tipologia dei testi e degli
spunti di indagine che dalla loro considerazione possono
scaturire.
Fra quelle rinvenute è presente un certo numero di
iscrizioni di un solo segno alfabetico : si tratta di croci
graffite sotto il piede degli oggetti, di F, del segno a far-
falla e del segno a forcone. Pur meritando considerazione
dal punto di vista storico-culturale e avendo spazio in una
riflessione sul fenomeno scrittorio in generale, i segni sin-
goli (Bagnasco, 1999) non sono assimilabili a iscrizioni
vere e proprie ; è infatti plausibile pensare che si tratti di
marchi di fabbrica o di segni con la finalità di riconoscere
gli oggetti ad esempio durante la cottura in un forno
comune, ma non è possibile attribuirvi una qualche signi-
ficatività dal punto di vista linguistico.
Possibile è invece l’interpretazione quali sigle o Fig. 3. Patera in vernice nera con iscrizione Ateporix (Santa
abbreviazioni di nomi propri per le iscrizioni costituite di Maria di Zevio, Verona).
due o tre segni come, ad esempio, un ver (Solinas, 1995,
p. 87) che si legge su un frammento ceramico da Valeggio ancora hanno una rilevanza particolare per le questioni
sul Mincio, sigla che dovrebbe essere connessa con il pre- grafiche e linguistiche che vi sono connesse e che si allar-
fisso ver- < *uper- che si ritrova con alta frequenza gano ben oltre l’orizzonte di questo micro-contesto
nell’onomastica gallica e celtica in generale (basti solo dell’area orientale della pianura Padana ; è il caso ad esem-
ricordare il tipo Vercingetorix) (Schmidt, 1957, p. 290 pio della forma kośio di un’iscrizione dalla necropoli di
sgg. ; Ellis Evans, 1967, p. 279 sgg.) ; su un altro fram- Casalandri (Solinas, 1998, p. 148) : kośio è *ghostio- <
mento, kat (Solinas, 1995, p. 87), ancora una sigla che *ghosti-jo.
richiama le serie dei composti a primo elemento in cata e *gh- > g- è esito atteso in celtico e il segno k per la
catu (Schmidt, 1957, p. 166-167 e sgg.). Per varie di
notazione della sonora /g/ è la norma per l’alfabeto lepon-
queste sequenze di pochi segni tuttavia non è possibile
zio25. Parimenti celtico è *-st- > -ts- come esito di un
formulare alcuna ipotesi circa la forma onomastica cui si
nesso di area sibilante che trova riscontro in una notazione
riferiscono perché le possibilità sono talmente ampie che
che costituisce l’unica particolarità grafica di questa iscri-
non si andrebbe al di là del puro esercizio enigmistico.
Diverse sono invece le opportunità di riflessione zione : il nesso è notato tramite il segno a farfalla che, in
offerte dalle forme onomastiche complete (o completa- ambito leponzio, in vari contesti e secondo varie modalità,
bili). Fra queste, alcune non solo sono forme presenti nel è comunque sempre impiegato per foni di area sibilante
repertorio dell’onomastica celtica continentale, ma addi-
25. Pur senza entrare nel dettaglio della questione della notazione delle
rittura sono, nell’ambito di questo, forme caratterizzanti ; occlusive in alfabeto leponzio segnalo come essa vada affrontata in ter-
di tal genere, ad esempio, a Santa Maria di Zevio un com- mini che tengano conto del concetto di « corpus dottrinale » e che considerino
posto in -rix (ateporix : v. avanti) < *-rēg-s (tipica for- χ come θ (in qualunque forma) grafi comunque presenti nel corpus che,
a cronologie più antiche come a cronologie più recenti, sono impiegati
mante di nomi celtici, e gallici in particolare, con altret-
per una notazione differenziata, senza che questa debba necessariamente
tanto proprio tratto di chiusura di ē > i), così come la base evidenziare un’ opposizione di sonorità ; esemplare in questo senso il
boud- « vittoria » (a. irl. buaid, gallese budd, a. bret. bud caso della notazione della bilingue di Vercelli (RIG, *E-2) dove χ (nella
etc.) largamente attestata nell’onomastica gallica, in com- forma teuoχtonion) si trova in compresenza con k grafici che notano sia
/k/ sia /g/: questo dovrebbe escludere in questo testo per χ il valore /g/
posizione e non, che si ritrova sempre a Santa Maria di e, sulla scorta dell’etimologia *devoghdonion (Lejeune, RIG I, 1988,
Zevio (kulopout[?) (Solinas, 1996, p. 228). Altre forme p. 36), suggerire una notazione di un fono di ‘area /g/’ esito di *-ghd-.

Les Celtes et le Nord de l'Italie (Premier et Second Âges du fer). Actes du XXXVI e colloque international de l'A.F.E.A.F. (Vérone, 17-20 mai 2012), 83
p. 75-88 (36 e supplément à la R.A.E.) © S.A.E. et A.F.E.A.F., 2014.
Anna Marinetti, Patrizia Solinas

che, per base fone(ma)tica26 necessitino di una notazione facendosi, con fenomeni comuni e non di conservazione
distinta da quella della sibilante « normale » (che si rap- e innovazione29.
presenta tramite s a tre o più tratti). Merita menzione particolare anche almeno una delle
La forma onomastica dell’iscrizione di Casalandri iscrizioni rinvenute nella necropoli di Santa Maria di
rimanda verisimilmente alla base *ghosti- presente in Zevio ; si tratta di un testo redatto in un alfabeto latino che
numerose varietà del dominio indeuropeo (lat. hostis, got. presenta però caratteristiche peculiari : ci troviamo di
Gasts, a. nord. gestr) ma, fino a non molto tempo fa, fronte ad una soluzione grafica in cui, in un contesto di
considerata forma di lessico assente dal dominio celtico segni e attribuzione di valore latini, sono inseriti grafi
(la nozione di celtico cui mi riferisco in questo caso è dell’alfabeto leponzio il cui impiego parrebbe avere un
quella manualizzata, per lo più sui dati della celticità insu- risvolto ideologico di ostentata celticità (« gallicità »).
lare, nel XIX secolo. L’iscrizione si legge con facilità : ateporix, composto squi-
Nel celtico d’Italia, anche prima dell’acquisizione sitamente celtico a secondo elemento -rix (Schmidt, 1957,
della testimonianza di Casalandri, la forma era già stata p. 138 ; Ellis Evans, 1967, p. 53, 256) ; anche il primo
riconosciuta, alla fine degli ani ’60, in -kozis (uvamokozis) elemento trova facilmente confronti in composti « gal-
notazione per *-ghostis dell’iscrizione di Prestino – Como lici » (Schmidt, 1957, p. 137-138) nonché nella forma
(inizio V secolo a.C.) ; ciò non aveva tuttavia avviato la atepu/a attestata nelle iscrizioni in alfabeto leponzio. Oltre
revisione della vulgata, inizialmente per il mancato rico- alla evidente celticità onomastica, la peculiarità del docu-
mento pare, come detto, socio-culturale poiché il primo
noscimento della celticità dell’iscrizione e, in seguito,
segno è a in forma aperto e il quarto segno p in forma ad
perché proprio la celticità dell’iscrizione era addotta quale
incino ; in un contesto scrittorio che è inevitabilmente
argomento per escludere questa etimologia. Più di recente
latino o romano, sono inseriti grafi dell’alfabeto leponzio
(1991) la forma è stata identificata anche in χosio- per
con la probabile finalità di caratterizzare l’ « appartenenza
*ghostjo- dell’iscrizione arcaica di Castelletto Ticino -
culturale » del testo : la sepoltura dalla quale esso proviene
Novara (fine VI secolo a.C.) 27 . Per l’iscrizione di
è gallica così come la forma onomastica ateporix e così
Casalandri, vista l’area di provenienza, ma anche per il
come lo sono i modelli grafici a cui allude la soluzione
resto del celtico d’Italia, non trascurabile è la possibilità
grafica adottata30.
che la forma sia un prestito dal confinante venetico e
Come anticipato si ritiene che la significatività storica
quindi deve essere affrontata la questione della relazione
dei documenti celtici del Veneto orientale sia principal-
della forma con i derivati in venetico sulla base osti- (ad mente legata, da un lato, alle attese pertinenze culturali
esempio ostiarei di Ts 1 ; ostiako di Tr 1 ; OSTIALAE di dell’area geografica dalla quale essi provengono e, dall’al-
Pa 6) e con il filone onomastico ben rappresentato nell’epi- tro, alla cronologia decisamente tarda che gli si attribuisce.
grafia latina dell’area veneto-pannonico-istriana nonché I materiali epigrafici, come già detto, sono stati ritro-
con la particolarissima forma hostihavos (Pa 7) del vene- vati principalmente in tre località la cui collocazione geo-
tico ; in prospettiva più ampia, altrettanto andranno ricon­ grafica è, per aspetti diversi, da considerare : Valeggio sul
siderati i rapporti con Hostiducis dell’illirico, Velagosti/ Mincio si trova in area contigua e connessa con i ritrova-
Velacosta/Vilagostis dell’ cosiddetto « ligure » e le forme menti della Lombardia orientale (quali ad esempio quelli
in gassi dall’area bresciana (Solinas, 2007). Credo che le della necropoli di Remedello – Brescia), Santa Maria di
conferme incrociate da varie aree e differenti cronologie Zevio e Isola Rizza invece si trovano entrambe lungo il
siano sufficienti per escludere il prestito dal venetico al corso dell’Adige, già individuato (Salzani, 1995, p. 47)
celtico e che l’accertamento documentale della presenza di quale confine ma anche quale direttrice di penetrazione
questo elemento lessicale nel celtico d’Italia abbia confer- (celtica) in territorio paleoveneto. Si tratta dunque di una
mato come questa, insieme ad altre novità dal celtico zona molto ad est, non tanto rispetto alle altre testimo-
continentale28, suggeriscano un ripensamento della posi- nianze di celticità linguistica nel Veneto che, come visto,
zione di quest’ultimo in un’eventuale nozione di « celtico sono evidenti ed eloquenti fin dal V secolo a.C., quanto
comune », in ogni caso da pensare come una realtà che va rispetto alle altre attestazioni dell’alfabeto leponzio.

26. Credo che allo stato attuale delle conoscenze non sia possibile stabi- 29. Sulla posizione linguistica del leponzio e del celtico continentale si
lire con sicurezza di quale sia il genere di distinzione fone(ma)tica notata richiamano almeno i lavori d’insieme di Eska (Eska, 2009), Uhlich (Uhlich,
in quanto potrebbe andare dalla semplice opposizione di sonorità a casi 1999 ; Uhlich, 2007), De Bernardo (De Bernardo, 2006) e Motta (Motta,
di presumibili geminate o nessi contenenti una sibilante come il caso di 2000 ; Motta, 2001). Sull’idea del celtico come « farsi » Prosdocimi, 1991.
cui si sta trattando o come siteś dell’iscrizione di Prestino o artuaś di 30. La cortesia di Filippo Motta mi permette di avere notizia dell’im-
Todi (RIG *E-5). minente pubblicazione di un alfabetario latino datato al II secolo a.C.
27. Sull’iscrizione di Castelletto Ticino v. Gambari, Colonna, 1988. Su rinvenuto durante la campagna di scavo 2012 a Carona in Val Brembana :
χosio notazione per *ghostio- Prosdocimi, 1991. questo documento attesta una serie alfabetica completa con almeno tre
28. Fra queste si segnala anche un’ altra « acquisizione » lessicale quale segni con caratteristiche grafiche che rimandano a quelle dei corrispon-
duχtir , il nome indeuropeo della « figlia » dall’iscrizione gallica nota denti segni nell’alfabeto leponzio. Sulle iscrizioni dalla Val Brembana
come « piombo del Larzac » : v. Lejeune et alii, 1985. si veda intanto Motta, 2008.

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I Celti del Veneto nella documentazione epigrafica locale

Proprio questa collocazione decisamente orientale fa molto vicina e culturalmente connotata ma comunque filo-
anche in modo che si tratti di una zona fortemente carat- romana32.
terizzata dalla contiguità con il polo culturale venetico che Credo inoltre che anche le caratteristiche « locali »
mostra nella propria tradizione grafica, coltivata e legitti- dell’alfabeto latino impiegato nell’iscrizione ateporix da
mata da scuole scrittorie, uno degli segni più rilevanti Santa Maria di Zevio possano essere viste come un dato
– forse il più rilevante – della continuità della tradizione a conferma dell’ipotesi di ideologizzazione dell’alfabeto
locale a fianco dell’uniformante elemento romano. Questa leponzio come segno della celticità dell’elemento locale.
vicinanza con un polo di così importante irradiazione La prima idea di una ideologizzazione dell’impiego
culturale avrebbe piuttosto potuto far attendere un impiego dell’alfabeto leponzio è nata ormai qualche decennio fa
di grafia venetica come eventuale alternativa all’alfabeto dalla riflessione sulla volontà di auto-rappresentazione
latino ed infatti, prima dei rinvenimenti dell’ultimo ven- messa in atto nel caso di alcuni coni monetali caratterizzati
tennio, si ipotizzava per l’area veronese e dell’alto man- da legende leponzie ; le monete in questione provengono
tovano una pertinenza all’ambito scrittorio venetico. infatti da territori quali il Noricum o le foci del Rodano
Tuttavia questa possibile previsione è disattesa e il riferi- noti come aree di popolamento celtico ma che, dal punto
mento culturale celtico pare giocare un ruolo primario e di vista culturale e in particolare scrittorio, sarebbe stato
positivo, mentre quello latino e quello venetico sono pre- plausibile immaginare gravitanti su poli vicini e signifi-
senti sullo sfondo o in evidenza in quanto assenti perché cativi quali quello venetico per il Noricum e quello greco
modelli prevedibili ma non adottati. per l’area delle foci del Rodano. Questi casi sono stati
La cronologia attribuita alle iscrizioni è una cronolo- interpretati in chiave socio-linguistica tramite il modello
gia tarda, tra la fine del II e, per svariate di esse, la metà offerto dai fenomeni di Abstand e cioè quali espressioni
del I secolo a.C. : si tratta per queste aree di una fase di della volontà di prendere distanza da un’alterità verso la
avanzata romanizzazione culturale come appare evidente quale esistano motivi di contrapposizione politica e/o
nella tipologia dei corredi e nelle monete rinvenuti nelle culturale e hanno fatto pensare che l’alfabeto leponzio
sepolture31 che avrebbero fatto attendere l’impiego di alfa- fosse sentito e impiegato come « alfabeto nazionale cel-
beto latino : anche questa possibile previsione è tuttavia tico » in Italia (Marinetti, Prosdocimi, 1994 ; Marinetti et
disattesa. alii, 2000).
Il contesto socio-culturale che ha prodotto le iscri- Il tema dell’esistenza e dell’impiego di un « alfabeto
zioni in alfabeto leponzio del Veneto orientale pare dunque nazionale celtico » in Italia si connette a quello più ampio
comporsi e articolarsi in relazione a tre « anime » cultu- dell’ideologia della scrittura nel modo celtico, così come
rali : l’ascendenza celtica (« gallica ») del popolamento l’ideologia della auto-identità rispetto alla romanità (o ad
cenomane dell’area, la romanità sopravvenuta e ormai in altre egemonie) non è una peculiarità della celticità né
fase di avanzata affermazione, e infine a est, il polo vene- dell’area in questione : per attenerci al celtico, la fenome-
tico. E’ proprio la composita complessità di questo nologia evidenziata attende di essere ripresa in prospettiva
contesto che invita ad una lettura in chiave ideologica più ampia che consideri quanto è accaduto e attestato
dell’impiego in quest’area e a questa cronologia dell’al- nell’epigrafia celtiberica e gallica transalpina. Infine gli
fabeto leponzio : sembra che l’adozione di un indice gra- spunti da me proposti partono da un’angolazione lingui­
fico diverso da quelli attesi e dominanti possa connotarsi stica e culturale (= scrittoria) ma devono trovare riscontro
come un segno di auto-identificazione in senso celtico. In nel contesto storico che, in questo caso più che in altri,
termini più concreti parrebbe di poter individuare nell’im- non è solo sfondo.
piego dell’alfabeto di secolare tradizione celtica (dal VI (P.S.)
secolo a.C.), un segno di presa di distanza da Roma, poli-
ticamente ormai dominante, nonché alla realtà venetica,
32. La tradizione storiografica antica ricorda in vari fatti concreti la
filo-romanità dei Veneti e, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso,
31. Salzani (Salzani, 1995) evidenzia comunque come accanto a vasel- gli studi moderni vanno evidenziando sempre più un processo di roma-
lame bronzeo e monete che nei corredi attestano l’avanzato grado di nizzazione culturale senza soluzione di continuità come è visibile ad
romanizzazione siano presenti anche vasi e ornamenti personali di tra- esempio in culti e prassi di insegnamento nel santuario atestino di Reitia :
dizione « locale ». v. Marinetti, 2008.

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