Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Culture e Società dell’Asia e
dell’Africa Mediterranea (Nuovo
Ordinamento, ex D.M. 207/2004)
Tesi di Laurea Triennale
La Cosmologia della
Popolazione Indigena Ainu
Una realtà divisa
Relatore
Ch. Prof. Giovanni Bulian
Laureanda
Selene Sovilla
Matricola 827245
Anno Accademico
2015 / 2016
INDICE
INDICE .................................................................................................... 1
INTRODUZIONE ...................................................................................... 2
1. ATTRAVERSO IL TEMPO ...................................................................... 4
1.1 Un breve sguardo al passato e al presente degli Ainu in Giappone . 4
2. STRUMENTI DI STUDIO ....................................................................... 8
2.1 Cos’è la cosmologia ....................................................................... 8
2.1.1 Cosmogonia: un sinonimo? .......................................................... 9
2.2 Cos’è l’animismo ............................................................................ 9
3. UNA REALTÀ DIVISA .......................................................................... 10
3.1 Animismo e ramat ....................................................................... 10
3.2 Kamui .......................................................................................... 12
3.3 Moshir: i tre mondi ...................................................................... 15
3.3.1 Ainu‐moshir o Kanna Moshir ...................................................... 18
3.3.3 Kamui‐moshir o Kanto ................................................................ 19
3.3.3 Pokna‐moshir e la vita dopo la morte ........................................ 20
CONCLUSIONE ...................................................................................... 25
APPENDICE ........................................................................................... 26
BIBLIOGRAFIA ....................................................................................... 28
SITOGRAFIA .......................................................................................... 29
INTRODUZIONE
Questa tesi, la quale si colloca nel contesto degli studi religiosi e
antropologici, prende in esame la cultura della popolazione indigena degli
Ainu dal punto di vista della loro cosmologia, ovvero la visione del cosmo e
delle forze che lo regolano. L’elaborato si basa su fonti prodotte nel tempo
da studiosi attendibili e riconosciuti, come John Batchelor, Neil Munro,
Basil Hall Chamberlain e dai più recenti studi di Takako Yamada e Sakurako
Tanaka, oltre che sui dati di varie ricerche condotte negli ultimi anni.
Da secoli questa popolazione risiede in zone nordiche appartenenti a
due nazioni distinte: Giappone (la parte nord della regione dello Honshu e
l’isola dello Hokkaido) e Russia (le isole Sachalin e Curili). Nel corso della
storia, gli Ainu abitanti le quattro regioni sopracitate hanno subito
influenze e vicissitudini differenti tra loro, portandoli a sviluppare
tradizioni e pratiche spesso non analoghe. La seguente tesi cerca pertanto
di esporre l’argomento della cosmologia Ainu fornendo altresì un sguardo
introduttivo e oggettivo sul background storico, geografico e culturale
della popolazione Ainu, e distinguendo tra le varie differenze regionali ove
necessario. È opportuno specificare che saranno qui presi in
considerazione principalmente gli Ainu abitanti lo Hokkaido e il nord dello
Honshu, ovvero le zone dove è stato condotto il maggior numero di studi.
Attualmente la letteratura esistente su questa popolazione è
relativamente poco estesa e i principali studi risalgono oramai a decenni
or sono. Anche per questo motivo l'elaborato mira a raggruppare più
efficacemente possibile i principali studi condotti finora e a presentare la
tradizione Ainu dai diversi punti di vista dei ricercatori che fino ad oggi
hanno contribuito in modo più incisivo.
L’autore ha cercato di lavorare in una contestualizzazione storico‐
religiosa obiettiva, con il proposito di tener conto dell’ambiente e di tutti
gli aspetti culturali in cui tale gruppo umano si è sviluppato, ponendosi
2
l’ulteriore obiettivo di fornire conoscenze e concetti base che possano
offrire al lettore una visione d’ampio spettro sul tema e la possibilità di
crearsi un'opinione propria.
はじめに
アイヌとは、長い間日本の北海道と本州の北部、ロシアの樺太と千
島列島に住んでいる先住民族である。この研究は、宗教学および人
類学的な観点から、アイヌという先住民族、独自のコスモロジーと
それを制御する法則についての調査を行ったものである。コスモロ
ジーとは、「宇宙」や「世界」などの人間を取り囲むスペースと、
その中での人間の位置付けを意味する。つまり、宇宙や世界とその
仕組みに対するアイヌの独特の理解ということである。この論文は
、ジョン・ベーチェローやニール・ムンロやベシル・ホール・チャ
ンベルレーンなど有名な学者の研究、また、山田貴子と田中桜子と
いう学者の著作物、それに近年なされたいくつかの研究の結果に基
づく。
アイヌの人々は 4 つの異なる地域に分かれて住んでいたため、地域
ごとに独自の文化を発達させてきた。この論文では、筆者は、コス
モロジーに関する考察に加え、アイヌの歴史的、地理的、文化的な
背景も明らかにしてみせ、地域ごとの差異を特色づけた。この研究
は特に一番研究された地域、すなわち北海道と本州の北部に住んで
いるアイヌ、について調べたものである。さらに、筆者の目的は論
文を理解するための基本的コンセプトを説明して、これまでの主要
な研究の文献調査から、アイヌの文化を様々な観点から紹介してみ
ることである。そうすることで、読者がより話題を理解でき、それ
に関しての意見を持てるようにするという目的がある。
3
1. ATTRAVERSO IL TEMPO
1.1 Un breve sguardo al passato e al presente degli Ainu in Giappone
La storia giapponese è una lunga e intricata serie di eventi che dal
Paleolitico si è evoluta fino ad arrivare ai giorni nostri: in questo capitolo si
cercherà di riassumere in breve i momenti più salienti della storia della
popolazione Ainu nel contesto della storia nipponica.
L’arcipelago del Giappone, o del cosiddetto Sol Levante, è sito
nell’estrema Asia Orientale e si estende dal nordico Mar di Okhotsk, che lo
separa dalla Russia, fino al Mar Cinese Orientale, che divide le isole Ryukyu
dalla Cina e dall’isola di Taiwan.
Gli Ainu, una popolazione indigena abitante le zone più a nord, non
sono un gruppo omogeneo1 e di essi ne esistono almeno tre suddivisioni
etniche2 : gli Ainu dello Hokkaido, che includono sia gli abitanti nella zona
più a nord dello Honshu, sia i residenti nell’antistante isola dello Hokkaido;
gli Ainu dell’Isola di Sachalin, zona a breve distanza dall’Estremo Oriente
russo; gli Ainu delle Isole Curili, ad ovest dell’Isola di Sachalin 3 . È
opportuno menzionare come sia l’Isola di Sachalin che le Isole Curili siano
ora sotto territorialità russa.
Gli Ainu sono un popolo a sé stante, con una propria lingua e una
propria cultura non assimilabili a quelle giapponesi, e persino le loro
caratteristiche fisiche sono notevolmente differenti4. Uno dei loro miti
afferma che “Essi abitarono questo luogo centinaia di migliaia di anni
1
Tanaka, S. (2000). The Ainu of Tsugaru: the Indigenous History and Shamanism of
Northern Japan, pp. 191
2
Sito internet dell’«Associazione Ainu dello Hokkaido», https://www.ainu-
assn.or.jp/english/begin
3
Vedere Figura 2 e Figura 3 in Appendice.
4
Vedere Figura 1 in Appendice.
4
prima che i Figli del Sole vi giunsero 5 ”, ma le loro origini storiche e
genetiche rimangono tuttora confuse.
Le prime tracce umane rinvenute in Hokkaido risalgono a circa 20.000 anni
fa e si ritiene sia stata proprio questa regione ad assumere il ruolo di
congiunzione tra il continente asiatico e il Giappone: difatti si suppone che
nel Pleistocene6 sia avvenuta una prima migrazione di cacciatori dell’Asia
sud‐orientale attraverso l’allora confinante Isola di Sachalin, al tempo
collegata anche allo Hokkaido, giungendo fino allo Honshu. Questo
evento sfociò poi nell’era Jomon (Ca. 10.000 – 300 a.C.), una delle
tradizioni culturali più durature al mondo e conosciuta per le sue
ceramiche. Verso il 300 a.C., mentre nello Honshu e nel Kyushu fioriva la
neonata cultura Yayoi, nello Hokkaido la civiltà Jomon si evolse ad uno
stadio successivo ed ebbe inizio il cosiddetto periodo Zoku‐Jomon o Epi‐
Jomon (Ca. 250 a.C. – 650 d.C.), ovvero “Jomon del nord”.
Tra il 600 e il 700 d.C. si diffuse a nord una nuova cultura chiamata
Okhotsk, che pare essersi estesa dall’Isola di Sachalin allo Hokkaido e in
seguito alle Isole Curili. Poco è conosciuto su di essa, ma si crede sia stata
proprio la popolazione di quel tempo a introdurre le cerimonie di invio
degli spiriti7 nella cultura Ainu8, in particolare per quanto riguarda la figura
dell’orso. Sempre a nord, quest’epoca fu poi seguita dalle ere denominate
Satsumon (Ca. 700 – 900 d.C.), in cui si ritiene avvenne un contatto tra
Ainu e gli Emishi9, e Post‐Satsumon (Ca. 900 – 1000 d.C.).
5
Affermazione contenuta in una Yukar Upopo, ovvero canzoni tipiche della tradizione
Ainu che narrano le vicende di antichi eroi.
6
Vedere Figura 4 in Appendice.
7
Vedere Cap. 3, Paragrafo 3.1, pp. 12
8
Yamaura, K., Ushiro, H. (2000). Prehistoric Hokkaido and Ainu origins. In Ainu:
Spirit of a Northern People, pp. 44
9
Una popolazione residente nel Tohoku, l’area nordica dello Honshu, e che in seguito si
trasferì nello Hokkaido. Anche le loro origini rimangono tuttora poco chiare.
5
Anche a causa della mancanza di una propria forma di scrittura, le origini
della popolazione Ainu sono ancora incerte: molte sono le teorie
elaborate fino ad oggi e l’archeologia10 è pertanto divenuta la principale
fonte su cui poterle edificare. La teoria attualmente più accreditata dagli
esperti ritiene che gli Ainu siano discendenti della popolazione Jomon,
ovvero di un ceppo proto‐mongoloide originario delle zone dell’Asia sud‐
orientale. Diversamente, molti studiosi russi sostengono l’ipotesi di
un’origine australoide, razza proveniente dalle zone della Cina
meridionale, dall’Indocina e dall’Austronesia. Altre congetture ancora li
collegano invece agli Emishi o ad antenati caucasici. Queste teorie
rimangono tuttora senza conferma – come, dopotutto, rimane attuale la
problematica questione delle origini etniche dello stesso arcipelago
giapponese.
Sfortunatamente, ad eccezione dello Hokkaido e dello Honshu, nelle
altre aree abitate dagli Ainu sono stati finora condotti unicamente scavi su
bassa scala ed è per questo motivo che le informazioni e le prove materiali
a riguardo rimangono limitate.
Fu poi dal 1300 d.C. che nella popolazione giapponese delle isole principali
si instillò un forte interesse per i territori dello Hokkaido, ricchi di risorse
naturali e ottimo punto di partenza sia per i commerci nazionali che
internazionali. Iniziò così una vera e propria colonizzazione della regione,
che negli anni a venire portò a numerosi conflitti tra i giapponesi e gli
Ainu, sempre a sfavore di quest’ultimi. Essi erano considerati un ostacolo
alla conquista e allo sfruttamento delle terre e dal 1880 vennero
addirittura relegati in nuove zone per poter essere meglio controllati dal
governo giapponese.
10
Vedere nota 7.
6
Sin da allora sono molti i movimenti umanitari nati in nome della
preservazione e del riconoscimento della cultura Ainu, ritenuta da molti a
rischio di estinzione, e che reclamano maggiori provvedimenti a riguardo:
nel 1899 fu promulgato l’«Atto di Protezione degli Ex‐Nativi dello
Hokkaido», che di fatto li classificò come ex‐aborigeni e li costrinse a
diventare cittadini giapponesi; nel 1930 nacque l’«Associazione Ainu dello
Hokkaido» (Hokkaido Ainu Kyokai), tuttora esistente; nel 1997 l’Atto di
Protezione fu infine sostituito dalla cosiddetta “Nuova Legge Ainu” (Ainu
Shinpo), che riconobbe loro il diritto di essere riconosciuti come
popolazione indigena, senza però menzionarne altri.
Il 2007 segnò una svolta storica, con l’adozione da parte del Giappone
della “Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni” redatta dalle Nazioni
Unite, che stabilì tutti i diritti individuali e collettivi delle popolazioni
indigene. Secondo un sondaggio condotto nel 2013 dal governo dello
Hokkaido, la popolazione Ainu residente nella regione ammonta a circa
16.786 persone per 66 municipalità11, una calo allarmante se si considera
che la precedente indagine del 2006 ne contava 23.782. Tuttavia, vista la
reticenza di molti a dichiararsi Ainu e il fatto che siano stati presi in
considerazione solamente i residenti in Hokkaido, il numero potrebbe
rivelarsi maggiore.
In conclusione, le origini di questa popolazione rimangono tutt’oggi
confuse e risulta complicato stabilire con esattezza da dove derivino i loro
tratti somatici, culturali e linguistici. Ciò che è certo è che si tratta di una
popolazione indigena a tutti gli effetti, con una propria lingua, cultura e
tradizione, e di cui solo i continui studi potranno conservarne la memoria
e portarne un giorno alla luce le risposte ancora sepolte.
11
Sito internet dell’«Associazione Ainu dello Hokkaido», https://www.ainu-
assn.or.jp/english/life.html
7
2. STRUMENTI DI STUDIO
Tutte le culture umane hanno da sempre mostrato grande interesse nel
costruire un proprio ordine universale, nel dare una personale visione del
mondo che li ospita e nel chiarire la sua origine e il suo funzionamento. I
motivi e le interpretazioni variano a seconda dei diversi fattori ambientali
e culturali, ma elemento comune a tutti i gruppi umani è come ciascuno di
essi abbia avvertito il bisogno di attribuire una spiegazione allo spazio
esteriore e di collocarsi in un preciso punto all’interno esso.
Allo stesso modo anche gli Ainu hanno sviluppato un loro peculiare
punto di vista, ma di cosa si parla esattamente quando ci si riferisce alla
cosmologia, alla cosmogonia e, nel caso degli Ainu, all’animismo?
2.1 Cos’è la cosmologia
Sin dall’alba dei tempi l’uomo ha dovuto confrontarsi con le condizioni
climatiche e ambientali in cui viveva. Ciò che esisteva nello spazio intorno
a lui, e soprattutto i fenomeni che vi si verificavano, erano al contempo
estranei e familiari e ad essi non ci si poteva in alcun modo sottrarre.
Fu proprio da questa necessità umana di derivare delle spiegazioni e
delle interpretazioni dall’ignoto che ebbe origine la cosmologia,
espressione antica di un’esigenza comune e ancora presente.
Il termine deriva dal greco “Kosmos” (mondo) e “Logia” (da “Logos”,
discorso, trattato) e secondo la definizione di Ioan M. Lewis
nell’Enciclopedia delle Scienze Sociali “intende la conoscenza della
struttura e dell'ordinamento dell'universo12”.
Sempre secondo quanto affermato dalla sopracitata fonte, la
cosmologia non è pertanto solo una serie di risposte ad un’altrettanta
serie di domande sulla struttura dello spazio e sulla posizione della
12
Sito internet dell’Enciclopedia Treccani delle Scienze Sociali,
http://www.treccani.it/enciclopedia/cosmologia_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/
8
comunità nel suo interno, ma è altresì un modo per poter regolare i
rapporti stessi tra l’uomo e la natura, dando così vita ad una simbiosi tra il
cosmo e il gruppo umano dove ciascuno diventa allo stesso tempo
specchio e modello dell’altro.
La relazione tra uomo, divinità e natura è un fattore particolarmente
accentuato negli Ainu e verrà trattato in maggior dettaglio nel capitolo
dedicato alla loro cosmologia.
2.1.1 Cosmogonia: un sinonimo?
Questa domanda trova veloce risposta: basti osservare l’etimologia
del termine stesso, che deriva dal greco “Kosmos” (mondo) e
“Gonia” (generazione).
Al contrario quindi della cosmologia, che si propone l’obiettivo di
regolare e strutturare lo spazio, la cosmogonia ne racconta l’origine
e la fondazione e non è riflesso né della realtà né della storia della
comunità umana di riferimento, come altresì sostenuto dalla
professoressa Sabina Crippa nel suo corso di Storia delle Religioni
tenuto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
2.2 Cos’è l’animismo
Sempre secondo l’Enciclopedia Treccani delle Scienze Sociali, l’animismo è
un “termine introdotto da E.B. Tylor (1867) per indicare la credenza dei
primitivi in esseri spirituali che animerebbero l’intera natura, sia organica
sia inorganica13”. Esso è perciò un insieme di credenze che attribuisce a
tutte le entità non‐umane la presenza di un’anima o di uno spirito e per
cui, quindi, tutti gli oggetti sarebbero animati. È importante notare come
13
Sito internet dell’Enciclopedia Treccani delle Scienze Sociali,
http://www.treccani.it/enciclopedia/animismo/
9
questi spiriti posseggono la capacità di intendere e di volere, e che
possono ben influenzare le vite degli esseri umani.
Nel seguente capitolo si avrà modo di osservare come la vita e la cultura
Ainu siano profondamente permeate da tali credenze.
3. UNA REALTÀ DIVISA
Se si dovessero esemplificare in breve i concetti principali del sistema di
credenze religiose Ainu, questi potrebbero essere riassunti in tre termini:
ramat, kamui e moshir. Nei successivi paragrafi si tratterà nel dettaglio
ciascuno di essi, ma soprattutto si discuterà della struttura dell’universo
Ainu, suddiviso in tre livelli e in cui gli esseri umani occupano quello
centrale.
3.1 Animismo e ramat
Come scrisse il reverendo John Batchelor nel suo libro “Gli Ainu del
Giappone14”, frutto di anni e anni vissuti in loro compagnia, essi sono una
popolazione animista e politeista che riconosce una distinta divinità in
ogni fenomeno della natura, in ogni azione dell’universo. Seguendo le
affermazioni scritte da Sakurako Tanaka15 nella sua tesi di dottorato, tutte
le cose, come gli animali, le piante, le stelle, il vento, hanno uno spirito
immortale esattamente come gli essere umani e a loro sono eguali.
Questa caratteristica, secondo Neil Munro, ha portato la popolazione a
sviluppare una lunga serie di rituali ai quali fare ricorso in quasi ogni
aspetto della vita, ad esempio nella caccia e nella pesca, nella casa e nel
focolare, nell’organizzazione sociale, nei festival, nella nascita e nella
morte, e via dicendo. Per questo motivo è necessario comprendere il
14
Batchelor, J. (1862). The Ainu of Japan: the Religion, Superstitions, and General
History of the Hairy Aborigines of Japan, pp. 239
15
Tanaka, S. (2000). The Ainu of Tsugaru: the Indigenous History and Shamanism of
Northern Japan, pp. 199
10
rapporto tra gli ainu e gli spiriti, e alla base di tutto ciò si trova il concetto
di “ramat”.
Ramat (o ramachi) è un termine che indica il cuore, dove si crede dimori
lo spirito, e letteralmente significa “filo della mente16”: questo perché gli
Ainu credevano che il cuore fosse sospeso all’interno del petto, sostenuto
solamente da alcuni fili o cordicelle. Ramat è una locuzione molto
complicata da chiarire e di cui non esiste una diretta traduzione né in
Italiano né in Inglese, se non termini di significato più o meno attiguo
come “spirito” o “anima”. Il ramat è la colonna portante della religione
Ainu e può essere d’aiuto menzionare alcuni tentativi di descrizione offerti
dagli anziani Ainu che hanno assistito Munro nella stesura del suo libro. A
riguardo del ramat, essi hanno detto: “Qualunque cosa non abbia ramat,
non ha nulla”, “Il ramat è indistruttibile e permea ogni cosa” e ancora “Il
ramat è tutto17”. Sia esso considerato attivo o latente, il ramat possiede
comunque un certo grado di volizione.
Ma il ramat non è un’essenza immobile. Lo spirito può uscire dal corpo
e vagare, come succede quando si sogna o si perde conoscenza: questo
stato di vita senz’anima è denominato “Ramar sak”, ovvero “senza
spirito18”. Ma se così facendo il ramat si staccasse definitivamente dal
corpo, ciò potrebbe causare morte o pazzia; allo stesso modo la morte del
corpo, la mancanza di respiro o la rottura di oggetto può indurre il ramat a
fuoriuscire e ad andarsene in un altro luogo, con alte probabilità di non far
mai ritorno. Tuttavia, per quanto riguarda il loro vocabolario, gli Ainu di
fatto non distinguono tra la psiche, cioè l’essenza non corporea dell’essere
16
Vedere nota 15
17
Traduzione dell’autore. In lingua originale: «”Whatever has no ramat has nothing”,
“Ramat is all-pervading and indestructible”, “Ramat is everywhere”». (Munro, N. G.
(1963). Ainu Creed and Cult, pp. 8)
18
Yamada, T. (2000). The World View of The Ainu: Nature and Cosmos Reading from
Language, pp. 44
11
umano slegata dall’esistenza, e lo spirito della vita, ovvero la scintilla,
l’anima unita al corpo e la cui mancanza porterebbe alla morte.
Una particolarità della tradizione Ainu sono le cosiddette “cerimonie di
invio degli spiriti”. Inizialmente denominate “Iyomante” o “Iomante”,
ovvero “spedire/lasciar andare qualcosa”, il termine ha in seguito iniziato
ad indicare principalmente la cerimonia più conosciuta, vale a dire quella
di invio dello spirito dell’orso. Secondo la tradizione, infatti, le divinità
scenderebbero nel mondo umano sottoforma di animali, piante e oggetti
per fornire cibo e strumenti di uso quotidiano. Per questo motivo, gli Ainu
compiono particolari cerimonie per dar modo al ramat di far ritorno in
paradiso, e allo stesso tempo evitare di irritare gli dei19.
Da questo si può dedurre come essi abbiano una visione monistica dello
spirito, una mancanza di pluralità che si addensa in un unico principio e in
un unico termine.
Dall’altro lato, seguendo le deduzioni di Takako Yamada, le informazioni
discusse finora mostrano come gli Ainu abbiano invece una visione duale
del cosmo, in cui convive sia una realtà umana e materiale che una realtà
soprannaturale. Come si osserverà più approfonditamente nel paragrafo
3.3, questa visione dualistica si rispecchia anche nella stessa struttura del
loro universo.
3.2 Kamui
Nel suo elaborato, Tanaka scrive che
l’universo Ainu è composto non solo da oggetti, ma anche dalle loro controparti
emotive e spirituali, intese in termini mitologici e metaforici. Tra queste creature e
19
Per approfondire l’argomento, si veda: Utagawa, H. (1992). The "Sending-Back" Rite
in Ainu Culture. Japanese Journal of Religious Studies, 19(2/3), 255-270
12
fenomeni, siano essi naturali o provocati dall’uomo, quelli che non possono essere
controllati dagli esseri umani sono chiamati kamuy, ovvero “divinità”. […]
Esistono sia kamuy buoni che cattivi, i quali agiscono a vantaggio o svantaggio
dell’uomo20.
“Kamui”, difatti, è il termine principale con cui gli Ainu si riferiscono ad
essere soprannaturali con poteri speciali o con natura divina e secondo
Munro può essere applicato a qualsiasi cosa risulti degna di nota,
incomprensibile o eccezionalmente bella.
Tranne alcune divinità che non hanno alcuna forma nel mondo reale,
come Kanto‐kor Kamui (Signore del Cielo) e Yuk‐kor Kamui (Signore del
Cervo), la maggior parte di esse sono incarnate in esseri viventi, in oggetti
naturali o in fenomeni naturali; gli Ainu quindi non venerano come
manifestazione dei kamui solamente le piante e gli animali, ma anche certi
corpi celesti, certe condizioni atmosferiche o patologiche, e così via.
Alcuni esempi di divinità sono Tokap‐chup Kamui (Divinità che Splende
di Giorno), incarnata nel sole; Pikata Kamui (Divinità del Vento Sud‐
Occidentale), il vento di sud‐ovest; Kim‐un Kamui (Divinità che Abita la
Montagna), ovvero l’orso21. Tuttavia, non tutte le cose e le creature sono
considerate divine.
Stando a quanto affermato da Munro e Yamada, i kamui sono
generalmente classificati a seconda se buoni o belli (peker o pirka kamui)
oppure cattivi od ostili (wen o nitne kamui); in relazione invece alla loro
20
Traduzione dell’autore. In lingua originale: “Thus the Ainu universe is made up of
not only materials but of their emotional and spiritual counterparts, which are
understood in mythological and metaphorical terms. Of these creatures and
phenomenon, natural and man-made, those which cannot be controlled by humans are
called kamuy, "deities." […] There are both good and bad kamuy, working for or against
humans”. (Tanaka, S. (2000). The Ainu of Tsugaru: the Indigenous History and
Shamanism of Northern Japan, pp. 195)
21
Yamada, T. (2000). The World View of The Ainu: Nature and Cosmos Reading from
Language, pp. 48
13
importanza nei rituali, vengono distinti tra kamui importanti e solenni
(pase kamui) e kamui sbadati e di poco conto (koshne kamui). Sembra
anche esistano delle divinità definite “indifferenti”, né buone né cattive,
ma che se trattate nel modo appropriato possono aiutare i kamui benevoli
ad allontanare i kamui malefici intenzionati a recar danno agli Ainu.
In seguito ai suoi studi, Munro propone la seguente suddivisione dei
kamui:
1. Antichi e tradizionali;
2. Familiari o disponibili e affidabili;
3. Ausiliari;
4. Teriomorfi;
5. Spiriti assistenti e personali;
6. Spiriti maliziosi e maligni;
7. Di pestilenza;
8. Creature oltre ogni orrore.
In qualsiasi caso, la divinità più fidata e venerata rimane Kamui Fuchi,
ovvero la divinità del focolare, chiamata anche Abe Kamui (Divinità del
Fuoco) o, nelle preghiere, Iresu Kamui (Colei che Cresce gli Ainu). Essa è
considerata Antenata Suprema e governatrice di tutti gli spiriti dei defunti
e prova della sua fondamentale rilevanza è il fatto che nessuna divinità
può essere invocata senza essersi prima rivolti a lei. Per questo motivo, il
focolare è considerato la zona più importante di ogni abitazione.
Il pantheon delle divinità Ainu appare quindi molto vasto e può subire
delle variazioni a seconda della zona di provenienza del gruppo. In
aggiunta, come si osserverà nel successivo capitolo, anche gli esseri umani
possono diventare divinità: la credenza più diffusa, difatti, vuole che gli
spiriti delle persone decedute raggiungano il paradiso e vengano incarnati
dalle anime degli dei.
14
3.3 Moshir: i tre mondi
Come sostenuto da Takako Yamada, e come mostrano le etnografie di
varie popolazioni sparse nella Terra, la visione del mondo di ogni gruppo
umano è fortemente collegata al loro stile di vita ed è formata dalla
relazione tra gli esseri umani e ciò che esiste intorno a loro. Secondo
l’Enciclopedia Treccani di Filosofia, l’espressione “Visione del mondo”
indica il “modo in cui singoli individui o gruppi sociali considerano
l’esistenza e i fini del mondo e la posizione dell’uomo in esso22”. Ma da
quali elementi di una cultura si possono comprendere a pieno i tratti di
questa concezione?
Sempre secondo Yamada, la visione del mondo di una comunità può
essere dedotta da vari aspetti della loro vita, cultura e tradizione;
particolarmente determinanti sono la lingua, i miti, il folklore, i rituali e le
attività religiose, ciascuno di questi modello ed espressione della
mentalità del gruppo umano di riferimento. Ciò naturalmente vale anche
per gli Ainu e qui di seguito sarà presa come principale punto di
riferimento la popolazione residente in Hokkaido (nel distretto di Iburi e
nella zona del fiume Saru del distretto di Hidaki) e nello Honshu del Nord
(nel distretto di Tsugaru).
In lingua Ainu, il termine “Moshir” indica il mondo e sembra derivare
etimologicamente dalla combinazione di “Mo” (pace, moderazione o
piccolo, lieve) e “Shir” (terra o montagna), e di fatto è utilizzato anche per
indicare un paese o un’isola23.
Nella cosmologia Ainu il cosmo è suddiviso in tre livelli verticali, a loro
volta frazionati in diverse sezioni. Qui di seguito è stata inclusa una tabella
22
Sito Internet dell’Enciclopedia Treccani di Filosofia,
http://www.treccani.it/enciclopedia/weltanschauung_(Dizionario-di-filosofia)/
23
Yamada, T. (2000). The World View of The Ainu: Nature and Cosmos Reading from
Language, pp. 10
15
esplicativa, frutto della combinazione dei vari studi esaminati, con lo
scopo di poter meglio analizzare le singole classificazioni. Le informazioni
riportate dagli studiosi sono state principalmente ricavate dalle
testimonianze dirette e dal folklore Ainu trasmesso oralmente, come le
saghe yukar, l’epica mitica oina e gli antichi racconti in prosa uwepeker.
1. Cielo più alto
KAMUI MOSHIR o KAMUI KOTAN
CIELO (Mondo/Luogo degli dei)
(Kanto,
mondo superiore)
2. Cielo alto
3. Cielo basso
TERRA
AINU MOSHIR o KANNA MOSHIR
(Mondo ASSE
(Mondo umano)
intermedio) CENTRALE
POKNA MOSHIR
(Mondo degli inferi)
INFERI TEINE‐POKNA‐MOSHIR
(Mondo inferiore) (Mondo degli inferi bui e umidi)
+ Altri mondi
16
Se si osserva la tabella, si può notare come siano presenti tre livelli
principali:
1. Il mondo superiore del Cielo (o Kanto) che corrisponde al Kamui Moshir,
ovvero il mondo divino degli dei;
2. Il mondo intermedio della Terra, l’Ainu Moshir o Kanna Moshir, dove
risiedono gli esseri umani, gli animali e le piante;
3. Il mondo inferiore: la questione del mondo degli inferi è una questione
complicata, in quanto i vari studiosi sembrano riportare informazioni non
sempre corrispondenti. Generalmente, questo mondo appare composto
da due livelli verticalmente adiacenti: il Pokna Moshir, ovvero il mondo
degli inferi a cui giunge chiunque muoia, e subito al di sotto il Teine‐Pokna‐
Moshir, l’inferno per coloro che in vita furono malvagi. Come si vedrà nel
paragrafo 3.3.3, questa visione non sembra essere condivisa da tutti i
ricercatori. Oltretutto, Yamada è l’unico tra gli studiosi precedentemente
citati che fa menzione anche di altre sezioni del mondo degli inferi, le quali
sembrano spartirsi un unico grande spazio riservato agli spiriti che furono
in vita maligni e in cui si trova pure il Teine‐Pokna‐Moshir.
Facendo ritorno ai livelli principali delle tabella, i tre mondi sembrano
inoltre essere simbolicamente connessi da un asse centrale24 che si rende
manifesto sotto forma di vari elementi, come la stella polare oppure le
montagne sacre venerate dagli Ainu, ognuna delle quali è contrassegnata
da un albero sacro che guida e protegge i viaggiatori.
Di seguito esamineremo nel dettaglio ciascun livello.
24
Tanaka, S. (2000). The Ainu of Tsugaru: the Indigenous History and Shamanism of
Northern Japan, pp. 194
17
3.3.1. Ainu Moshir o Kanna Moshir
Esistono vari miti Ainu che narrano la creazione del cosmo e delle
sue varie parti; tuttavia è elemento comune la credenza che,
inizialmente, l’universo fosse cosa singola abitata esclusivamente
dagli dei e dove non esistesse che una mescolanza caotica di terra e
acqua. Pare che solo successivamente un creatore abbia dato vita
agli esseri umani: nella lingua Ainu, difatti, il termine stesso “ainu”
significa “umano” e l’Ainu Moshir è il livello dove nascono e vivono
gli esseri umani. Non è chiaro chi sia il Creatore e come abbia agito
esattamente, in quanto le diverse leggende narrano di eventi non
sempre analoghi, ma i due nomi su cui la tradizione si divide
sembrano essere l’eroe culturale Aeoina (o Oina Kamui, Ainu‐rak‐
kur, etc.) e Kotan‐kar Kamui.
In seguito all’operato del Creatore nacquero le divinità e vennero
originate sulla terra le creature viventi (umane, animali e piante).
Secondo le osservazioni di Yamada, sembrano essere quattro i
pattern di coinvolgimento delle divinità nella creazione:
1. Diretta partecipazione di una divinità;
2. Gli oggetti o gli indumenti utilizzati dalle divinità sulla terra, o
gettati via dal mondo divino, avrebbero assunto un’altra forma
nel mondo umano;
3. Durante il tentativo di Kotan‐kar Kamui di creare il fuoco,
vennero originate divinità benevole e malevole;
4. Gli animali e le piante sarebbero discendenti o forme reincarnate
delle divinità del Cielo.
Alla luce di ciò, si può quindi considerare l’Ainu Moshir come quel
luogo dove risiedono sia gli essere umani, gli animali e le piante, sia
gli esseri soprannaturali. Questi ultimi, creati con l’aiuto delle
18
divinità, possono essere sia benevoli come la Dea del Fuoco, la Dea
della Caccia e della Pesca, sia malevoli come il Fantasma del Mondo,
la Divinità del Vaiolo, e così via: il mondo umano non è quindi mai
stato visto come un luogo paradisiaco.
3.3.2. Kamui Moshir o Kanto
Il termine “Kamui” o “Kamuy” indica, in lingua Ainu, una o più
divinità. Alcuni autori suppongono addirittura che la parola
giapponese “Kami”, anch’essa significante “Divinità”, derivi proprio
da questo lemma.
Il Kamui Moshir non è solamente il mondo degli dei, ma è anche
la destinazione post‐mortem degli esseri umani che si sono
guadagnati il paradiso grazie alle azioni compiute in vita. Quando
una persona muore, il suo spirito rimane immortale e non perde la
sua identità, ma migra nel mondo superiore e continuerà a vivere
come viveva nel mondo precedente.
Nella sua tesi di dottorato, Sakurako Tanaka descrive il Cielo
come un mondo diviso in tre sezioni: il Cielo Più Alto, in cui si trova
la residenza del Creatore, il Cielo Alto e il Cielo Basso. Dall’altro lato,
sia Yamada che Batchelor fanno invece menzione di svariate
leggende, ciascuna con una suddivisione diversa del Kanto. In molti
yukar si parla infatti dell’universo come di una realtà frammentata
in sei parti, ma né Yamada né Batchelor sono mai stati in grado di
trovare un informatore che fosse a conoscenza di tutti e sei questi
sotto‐mondi. Secondo alcuni racconti, il Kanto sarebbe solamente
diviso in due parti, ovvero il Cielo Più Alto (o Rikun‐Kanto), ove si
troverebbe il Kamui Moshir, e il Cielo Basso (o Ranke‐Kanto). Altre
narrazioni ancora lo vedono diviso in tre o cinque parti; oppure,
secondo un’espressione comune, le “sei parti” potrebbero
19
solamente indicare un’enfatizzazione della sacralità del Cielo. È qui
importante ricordare che Tanaka ha preso in analisi gli Ainu della
regione di Tsugaru, mentre Batchelor e Yamada coloro che vivono
nello Hokkaido.
La struttura del Kanto varia pertanto a seconda delle leggende e
della zona di provenienza.
Sempre analizzando i racconti tramandati da generazione in
generazione, appare evidente anche un’altra caratteristica di questo
mondo: il Kamui Moshir, la residenza del Creatore e le divinità del
paradiso sono collocate nel livello più alto del Kanto, ma le divinità
originate nel mondo umano risiedono invece in altri luoghi del Cielo,
come ad esempio le montagne sacre. Oltretutto, si ritiene che il
mondo divino e il mondo umano siano in comunicazione tra loro:
sono difatti molti i racconti in cui si narra di divinità scese dal Cielo
per visitare l’Ainu Moshir.
È quindi questo il mondo più venerato dagli Ainu, in cui risiedono
gli esseri divini e a cui, come vedremo qui di seguito, non tutti gli
esseri umani possono aspirare.
3.3.3. Pokna Moshir e la vita dopo la morte
Come riporta lo stesso Batchelor, per gli Ainu la morte è un evento
terrificante e non pienamente comprensibile, di cui si deve perciò
parlare in modo molto limitato. È forse proprio questo il motivo per
cui gli studiosi non sono riusciti a raccogliere informazioni
dettagliate a riguardo, particolari che vadano oltre alla semplice
suddivisione del mondo inferiore. Essi si sono quindi visti costretti a
dare una propria interpretazione dei dati raccolti, relazionandoli ai
racconti trasmessi oralmente e alle tradizioni osservate.
20
Tuttavia, i diversi gruppi sembrano condividere le principali
credenze riguardanti la morte e la vita dopo di essa, la cui
elaborazione è però di seguito riportata secondo le interpretazione
dei vari ricercatori.
Generalmente, gli Ainu credono che dopo la morte gli esseri umani
vadano nel Kamui Moshir, la casa degli dei, e diventino anch’essi
divinità; lì vivranno in un eterno stato di beautitudine e nello stesso
modo in cui vivevano in vita. Prova di questo sono gli oggetti
appartenenti al defunto che vengono rotti e seppelliti con lui:
spezzandoli, il loro ramat viene liberato e si dirigerà verso il
paradiso, dove gli stessi oggetti potranno quindi essere usati dal
morto anche nell’altra vita.
Il mondo dell’aldilà e il mondo dei vivi sono quindi considerati
distinti e separati, ma in qualche modo analoghi e non così distanti
tra loro. Yamada, nel suo libro, ben descrive le principali
caratteristiche relative alle credenze su questi due mondi:
1. Le persone nell’aldilà possono diventare fantasmi, ovvero
assumere una forma temporanea per visitare il mondo dei vivi. Essi
saranno quindi fantasmi invisibili, allo stesso modo dei vivi quando
visitano il mondo dei morti;
2. I due mondi possono comunicare per vie traverse, ad esempio
con i sogni, ma non possono mai parlarsi direttamente;
3. Solo i cani di ciascun mondo possono vedere i fantasmi dell’altro;
4. La notte e il giorno sono opposti, i morti camminano sottosopra e
anche il tempo ha una lunghezza diversa;
5. Chi mangia il cibo dell’aldilà non potrà più tornare nel mondo dei
vivi;
6. Chi fa ritorno dal mondo dei morti perirà poco dopo.
21
Tuttavia, i racconti tramandati nelle varie regioni non riportano tutti
la stessa visione della vita dopo la morte, né collocano il luogo di
destinazione nello stesso punto.
Secondo Chamberlain e Munro, inizialmente gli Ainu non
distinguevano tra paradiso e inferno: nonostante la destinazione
fosse la stessa, talvolta indicata addirittura come al di sotto del
mondo umano, non sembrava esserci alcun giudizio morale nel
momento della dipartita. A prescindere dalle azioni commesse
prima di morire, il solo fatto di essere un essere umano avrebbe
portato al Kamui Moshir. Tuttavia, si crede che una concezione
propriamente detta di paradiso e inferno sia stata introdotta in un
secondo tempo, forse tramite influenza estera: difatti, in successive
narrazioni orali si ritrovano spesso episodi di persone che hanno
commesso suicidio, che sono state assassinate o che sono morte in
agonia e che per questo motivo sono diventate spiriti maligni erranti
il mondo umano in cerca di vendetta. Da qui si può intuire la
credenza che non tutti gli esseri umani possono raggiungere la terra
degli dei e che il modo in cui si muore può influenzare la vita
nell’aldilà.
Ma è proprio nel percorso dello spirito dopo la morte e nella
collocazione dei luoghi di arrivo che la questione diventa
estremamente complicata. Per tentare di dare una delucidazione
alla tradizione Ainu si prenderanno qui in esame le personali
interpretazioni di sei autorevoli studiosi, seguendo lo schema
descritto da Yamada: John Batchelor, Itsuhiko Kubodera, Iwao
Yoshida, Kyosuke Kindaichi, Mashiho Chiri e Hidao Fujimoto.
Innanzitutto, Batchelor distingue tra Inferno e Ade, considerando
l’inferno il luogo dove giungono gli spiriti malvagi, mentre l’Ade
22
come zona intermedia di smistamento. Chiunque muoia, a
prescindere dalle azioni compiute in vita, giunge prima nell’Ade,
ovvero il Pokna Moshir: in questa zona al di sotto del mondo umano
il Creatore, utilizzando la Dea del Fuoco come messaggero, indirizza
le anime verso il giusto mondo. Se l’anima è stata buona, dal centro
dell’Ade prenderà la strada che conduce al Kamui Moshir o Kamui
Kotan, il paradiso dove vivrà in eterna beatitudine; altrimenti
prenderà la strada verso l’inferno, il Teine‐Pokna‐Moshir, dove per
sempre dimorerà all’umido e al freddo. A seconda del gruppo Ainu
di provenienza, il paradiso può essere considerato al di sopra o al di
sotto del mondo umano;
Kubodera, per quanto riguarda la posizione del Pokna Moshir e la
divisione delle anime in due diversi mondi, offre una visione simile a
quella di Batchelor. Tuttavia, sia Kubodera che Munro affermano
come non ci siano prove del fatto che siano proprio il Creatore e la
Dea del Fuoco a decidere la destinazione di ciascuno spirito. Inoltre,
egli sostiene che il Pokna Moshir sia un mondo luminoso abitato
dalle divinità, non una zona intermedia di passaggio, e che le anime
dei dannati abitino per l’eternità le zone più buie e profonde della
Terra. Senza contare che, nei suoi scritti, Kubodera cita almeno altri
dieci diversi mondi di esilio per i demoni, nomi pervenuti nelle
kamui‐yukar e nelle oina;
Anche Yoshida crede in una netta distinzione tra Mondo
Superiore e Mondo Inferiore: le anime dei buoni giungono nel
Kamui Moshir, il paradiso in alto, mentre quelle malvagie sono
irrimediabilmente destinate ai mondi inferiori del Pokna Moshir o
del Teine‐Pokna‐Moshir;
Kindaichi invece, nonostante attesti anch’esso che l’inferno sia al
di sotto del Kanna Moshir, crede che quel mondo sia riservato
23
solamente ai demoni e alle divinità malvagie, laddove tutti gli essere
umani raggiungono l’alto paradiso e diventano divinità;
Chiri propone una visione analoga, sostenendo che le anime
buone diventino divinità nel Kamui Kotan, mentre quelle perverse
scendano negli Inferi, divisi in Pokna Moshir e Teine‐Pokna‐Moshir.
Tuttavia, non riporta tradizioni orali a sostegno dell’ultima ipotesi,
ma soltanto pochi racconti che narrano di spiriti malvagi costretti a
vivere nel mondo umano sotto forma di rane o fantasmi. Inoltre,
egli sostiene che la divisione in Paradiso e Inferno sia avvenuta
solamente più tardi e che inizialmente non fossero presi in
considerazione gli atti compiuti in vita;
In ultimo, Hidao Fujimoto, un ricercatore che basò molti dei suoi
studi sull’aldilà sulla direzione in cui i corpi venivano sepolti.
Secondo le sue analisi e le testimonianze raccolte, sin dall’antichità i
corpi erano sepolti con la testa ad ovest, ovvero dove tramonta il
Sole: stando alla tradizione Ainu, infatti, è proprio lì che si trova il
Pokna Moshir, ovvero il mondo dopo la morte.
Eppure non sono solo le svariate interpretazioni a rendere
l’argomento poco chiaro: gli stessi miti contenuti nelle kamui‐yukar,
oina e kamui‐uwekeper e i racconti degli eroi umani narrati nelle
ainu‐uwekeper sono la maggiori fonte di contraddizione. Difatti, i
racconti riportati nei kamui‐yukar posizionano il Kamui Moshir in
alto, sopra il mondo umano, laddove le ainu‐uwekeper lo
identificano come mondo inferiore.
È da ritenersi inequivocabile, quindi, come non vi sia una visione
univoca e come tutto dipenda dalla zona e dal gruppo di origine,
dagli insegnamenti tramandati e dalla propria personale esperienza.
24
CONCLUSIONE
Secondo l’obiettivo prepostosi, l’autore ha cercato in questi capitoli di
ricostruire in breve il background storico e geografico della popolazione
Ainu e di render nota la sua cultura attraverso l’analisi della cosmologia,
delle credenze popolari e delle opinioni di affermati studiosi.
Come si è appreso all’inizio, essi sono un popolo che ha subito nel
tempo forti discriminazioni e che per questo motivo ha faticato a
preservare le proprie usanze e le proprie memorie passate. Inoltre, non
essendo un gruppo omogeneo, ciascuna zona di insediamento ha
sviluppato delle particolari caratteristiche e credenze che spesso non
coincidono con quelle delle altre aree: nonostante ci sia una chiara base
comune, i vari studi hanno evidenziato come addirittura all’interno dello
stesso gruppo esistano punti di vista differenti.
A riguardo della cosmologia e della struttura del mondo, lo stesso
Batchelor scrisse che “È estremamente difficile dire cosa credano davvero
gli Ainu riguardo al futuro: alcuni sembrano aver fede in una cosa, altri in
un’altra 25 ”. Appare quindi evidente come sia impossibile trovare una
risposta univoca, la quale non esiste. Il sistema di credenze degli Ainu è un
sistema di simbiosi, uno schema che è specchio e modello della propria
società, della propria storia e della propria esperienza: come non può
esistere una versione unica di queste tre, non può esistere una visione
unica dell’esistenza. Essi hanno saputo adattare la propria tradizione alle
proprie necessità, come ogni gruppo umano ha sempre fatto, e gli studiosi
che hanno riportato alla luce almeno una parte di queste realtà hanno
contribuito in modo essenziale alle conservazione delle culture indigene,
perché venga ricordato il segno che hanno lasciato nella storia.
25
Traduzione dell’autore. In lingua originale: “It is extremely difficult to tell what they
really do believe as regards the future, as some appear to hold one thing and some
another”. (Batchelor, J. (1892). The Ainu of Japan: the Religion, Superstitions, and
General History of the Hairy Aborigines of Japan, pp. 231)
25
APPENDICE
Figura 2,
Mappa geografica del
Giappone.
26
Figura 3,
Mappa degli insediamenti Ainu.
(Immagine tratta dal sito web
https://heritageofjapan.wordpress.
com)
HONSHU HOKKAIDO‐SAKHALIN
Presente
Periodo storico Ainu
1200 d.C. Periodo storico
P. Satsumon
700 d.C.
Periodo Yamato
P. Okhotsk
600 d.C.
Periodo Kofun
Periodo Epi‐Jomon
250 d.C.
Periodo Yayoi
250 a.C.
Periodo Jomon
10000 a.C.
30000 a.C. Paleolitico
27
BIBLIOGRAFIA
Batchelor, J. (1892). The Ainu of Japan: the Religion, Superstitions, and General
History of the Hairy Aborigines of Japan, London: The Religious Tract Society.
Caroli, R., Gatti, F. (2010). Storia del Giappone, Roma‐Bari: Laterza.
Chamberlain, B.H. (1887). The Language, Mythology, and Geographical
Nomenclature of Japan Viewed in the Light of Aino Studies, Memoirs of the
Literature College, Tokyo: The Imperial University.
Cheung, S.C.H. (2004). Japanese Anthropology and Depictions of the Ainu. In The
Making of Anthropology in East and Southeast Asia. Yamashita, S., Bosco, J. &
Eades, J.S. (a cura di), New York: Bergahn Books.
Fitzhugh, W.W., Dubreuil, C.O. (a cura di). (2000). Ainu: Spirit of a Northern
People, Washington DC: University of Washington.
Harrison, S. (2007). The Indigenous Ainu of Japan and the “Northern Territories”
Dispute, Tesi magistrale, Waterloo: Non pubblicato.
Landor, A.H.S. (1893). Alone with the hairy Ainu, London: John Murray.
Low, M. (2012). Physical Anthropology in Japan: The Ainu and the Search for the
Origins of the Japanese. Current Anthropology, 53(S5), S57‐S68.
Munro, N.G. (1963). Ainu Creed and Cult. New York: Columbia University.
Pentikäinen, J. (a cura di). (1996). Shamanism and Northern Ecology, Berlino:
Walter de Gruyter.
Phillipi, D.L. (1979). Songs of Gods, Songs of Humans: the Epic Traditions of the
Ainu. Snyder, G. (Introduzione), Princeton: Princeton University.
Shigeru, K., Selden, M. (1994). Our Land Was a Forest: an Ainu Memoir, Boulder,
San Francisco e Oxford: Westview.
Siddle, R. (2014). Race, Resistance and the Ainu of Japan, London e New York:
Routledge.
Tanaka, S. (2000). The Ainu of Tsugaru: the Indigenous History and Shamanism
of Northern Japan, Tesi di dottorato, Vancouver: University of British
Columbia.
Utagawa, H. (1992). The "Sending‐Back" Rite in Ainu Culture. Japanese Journal
of Religious Studies, 19(2/3), 255‐270.
Yamada, T. (2001). The World View of The Ainu: Nature and Cosmos Reading
from Language, London: Kegan Paul.
28
SITOGRAFIA
Ainu Museum, The Ainu People in http://www.ainu
museum.or.jp/en/study/eng01.html (Consultato nel Maggio 2016).
Enciclopedia Treccani online, http://www.treccani.it/enciclopedia (Consultato
nel Maggio 2016).
The Ainu Association of Hokkaido, Brochure on the Ainu People in
https://www.ainu‐assn.or.jp/english/ainupeople.html (Consultato nel
Maggio 2016).
29