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L’ARTE DI RESISTENZA
DEL VIGNETTISTA PALESTINESE
NAJI AL-ALI
PREFAZIONE DI VAURO SENESI
Collana Kina
Collana diretta da:
Gabriele Munafò, Sonny Partipilo
Grafica:
Gabriele Munafò, Sonny Partipilo
Redazione: Anna Matilde Sali
Copertina:
vignetta di Naji al-Ali, 23 aprile 1983, as-Safir, Libano
Interno copertina:
vignetta di Naji al-Ali, 12 luglio 1984, al-Qabas, Kuwait
Fotografia di copertina:
Naji al-Ali metà anni ’80, Sharjah, Emirati Arabi Uniti
Traduzioni dall’arabo a cura del Comitato di Solidarietà con il Popolo Palesti-
nese di Torino.
Traduzioni dall’inglese e dal francese a cura di Fay R. Ledvinka.
© Copyright 2013, famiglia Naji al-Ali per la proprietà dei disegni di Naji al-Ali
riprodotti nella presente opera e anche per le foto riguardanti Naji al-Ali
© Copyright 2013, Ass. cult. Eris
Per tutte le altre immagini incluse nel libro si fa riferimento alle singole dida-
scalie presenti
È
con sincera e profonda riconoscenza che ringrazio tutti coloro
che hanno preso parte alla nascita di questo libro.
Mohammed al-Asaad e Hani al-Haddad hanno dato generosi,
validi e incommensurabili consigli sia per questo libro, sia per tutto il
lavoro di Naji, e a questo proposito, devo anche ringraziare e ricono-
scere i fondamentali consigli artistici di Hani Mazhar.
Siamo anche molto grati alla Dr.ssa Radwa Ashour per la sua genti-
le concessione di pubblicare parti della sua intervista con Naji, Fay R.
Ledvinka per le sue traduzioni; Caterina Donattini per la sua collabora-
zione; Dareen Tatour, Yara Abbas, Sivan Halévy, Olivier Blaise, Amjad
Ghannam, Muhannad al-Azzeh, Palestine Speaks, al-Mahatta Gallery
e Joss Dray che ci hanno permesso di inserire le loro foto nel libro, a
Amer Shomali che ci ha messo in contatto con i fotografi in Palestina.
Una menzione speciale va al Comitato di Solidarietà con il Popolo
Palestinese di Torino per il loro costante interesse e lo sforzo continuo
nel promuovere Naji al-Ali e il suo lavoro in Italia. Questo libro non
sarebbe qui senza il loro prezioso aiuto.
Infine vorrei ringraziare Eris Edizioni e i suoi editori Anna Matilde
Sali, Gabriele Munafò e Sonny Partipilo per il loro duro lavoro per far
diventare questo libro quello che è oggi.
A
volte frugando nel porta- bambino, la matita che lo disegnò
monete in cerca di spiccio- non può più farlo crescere. Naji
li mi capita di ritrovarmelo al-Ali che la impugnava come un
fra le dita. È un piccolo ciondolo arma di amore è stato ammazza-
di metallo sottile, rappresenta la to da una pallottola sparata con
sagoma stilizzata di un bambino il silenziatore, colpevole di aver-
visto di spalle: la testa grande e gli dato vita. Non posso chiedere
rotonda con cinque o sei capelli ad Handala del ragazzo di Gaza.
dritti, le mani intrecciate dietro la Handala non mi sente. Lui sente
schiena. Me lo regalò tanti anni fa soltanto il grido di dolore che vie-
un ragazzo palestinese a Gaza. Era ne dalla sua gente. Quello che noi
al tempo della Prima Intifada, la non vogliamo ascoltare. Handala
rivolta delle pietre. Il ragazzo era non mi guarda, ha occhi solo per
uno Shebab uno dei molti che lan- la sua terra martoriata, quella che
ciavano sassi, a mani nude contro noi non vogliamo vedere. Handala
le corazze di acciaio dei blindati ci volta le spalle come noi le abbia-
israeliani che schiacciavano la cit- mo voltate a lui. Ripongo il ciondo-
tà sotto i loro cingoli dentati. «Si lo nel portamonete «Chissà – fan-
chiama Handala» mi spiegò il ra- tastico – se la prossima volta che
gazzo «Handala è un bambino che mi ricapita tra le dita potrò vederlo
non ha sorriso. Per questo non di faccia, sorridere finalmente per
mostra a nessuno il suo viso. Sol- la sua terra libera». È un pensiero
tanto quando la nostra terra sarà stupido. Non sono io, non siamo
libera potrà sorridere e allora si noi complici della indifferenza, a
volterà per donarcelo». meritare il suo sorriso.
Mi giro il ciondolo tra le dita e
penso a che fine avrà fatto il ra- Vauro
gazzo che me lo regalò. Sarà di-
ventato un uomo? O sarà morto,
ucciso da un proiettile, bruciato
dal fosforo bianco dell’operazio-
ne Piombo Fuso o da uno dei tan-
Naji al-Ali, primi anni ’60, Kuwait.
SENZA TROPPE PAROLE
N
aji al-Ali nasce nel 1936 al-Hilwa (L’occhio della bella o La
nel villaggio di Asciagia- Bella Sorgente, in quanto situato
ra (L’albero), un paese dove c’era una sorgente d’acqua
nel nord della Palestina: la sua in- purissima), nel sud del Libano.
fanzia coincide con gli anni in cui «Lì, la vita era al limite della digni-
l’immigrazione ebraica, non solo tà umana, vivevamo in sei in un’u-
sionista, divora la sua terra con nica tenda»2, la gente che viveva
insaziabile voracità, pezzo dopo nei campi «era della terra di Pale-
pezzo. stina, non erano commercianti o
In seguito agli eventi che por- latifondisti. Erano contadini»3: in
teranno nel 1948 alla proclama- ogni Campo Profughi la condizio-
zione dello Stato di Israele, Naji, a ne era la stessa e Naji non la potrà
soli undici anni, diventa profugo, più dimenticare.
condizione che lo accompagnerà In questa situazione il futuro
nel corso della sua intera esisten- artista, terminate le elementari, fa
za in quanto non riuscirà mai più diversi lavori per aiutare la fami-
a tornare in Patria. glia. Frequenta poi un corso bien-
Il suo villaggio viene distrutto nale di meccanica a Tripoli e si tra-
dal neonato Stato israeliano, la sferisce in seguito a Beirut in cerca
sua famiglia, esattamente come di lavoro. Anche qui, la sua casa è
gli altri 700 abitanti, viene scac- un Campo Profughi: Chatila.
ciata. Stessa sorte tocca ad alme- Siamo negli anni ’50, caratteriz-
no altri 530 villaggi: è la Nakba (la zati dal rapido sviluppo dei paesi
Catastrofe) in cui più di 750.000 del Golfo legato all’oro nero. Molti
palestinesi, vittime della pulizia giovani arabi affluiscono in questi
etnica sionista, vengono depor- territori attirati dalle possibilità di
tati. I profughi trovano riparo nei lavoro nell’industria del petrolio.
59 campi allestiti dall’UNRWA1 nei I palestinesi sono tra i più prepa-
paesi limitrofi. Naji e la sua fami- rati a livello tecnico/professiona-
glia si rifugiano in quello di Ain le. Naji stesso, nel 1957, emigra in
1
United Nations Relief and Works Agency: agenzia delle Nazioni Unite per i profughi pale-
stinesi istituita dopo la guerra arabo-israeliana del 1948.
2
as-Safir, 11 giugno 1983.
3
al Muwajaha intervista a Naji al-Ali di Radwa Ashour, Egitto, 1985.
10 SENZA TROPPE PAROLE
Arabia Saudita grazie a un con- prezzo e Naji viene più volte arre-
tratto di lavoro. Ma la lontanan- stato. Non riesce a proseguire gli
za dalla sua famiglia e dalla sua studi.
gente gli è insopportabile e dopo «Ho cominciato a usare il di-
un paio d’anni torna in Libano e si segno come forma di espressione
iscrive all’Accademia di Belle Arti politica mentre mi trovavo nelle
di Beirut. prigioni libanesi. Sono stato in-
Naji al-Ali è ormai adulto: «Ap- carcerato dal Deuxième Bureau (il
pena fui cosciente di ciò che stava servizio di intelligence libanese) in
accadendo, della distruzione della seguito alle misure prese dal Bure-
nostra regione, mi resi conto che au stesso per contenere le attivi-
dovevo fare qualcosa. All’inizio tà politiche nei campi palestinesi
provai con la politica, pensando durante gli anni ’60.»6 In carcere,
di entrare in un partito. Partecipai «Mentre altri imparavano a co-
anche a manifestazioni, ma non mi struire oggetti, a scrivere poesie,
sentivo realmente me stesso. Le io disegnavo sui muri»7. Si trasfe-
acute grida che sentivo dentro di risce a Tiro, dove insegna arte in
me avevano bisogno di un mezzo una scuola, ma la sua vocazione è
di espressione diverso. A un certo un’altra. Per Naji sono le vignette
punto, […], cominciai a disegnare e la caricatura i suoi irrinunciabili
sui muri del nostro Campo»4. mezzi espressivi, di facile realiz-
Contemporaneamente, in un zazione e in grado di raggiungere
clima di grande fermento politico, un grande numero di persone. I
si avvicina al movimento panara- suoi disegni conquistano anche
bo5, ma presto si rende conto di Ghassan Kanafani8, giornalista
non essere adatto alla vita politi- palestinese ed editore della rivi-
ca di partito. Come per tanti altri sta al-Hurriyya (La Libertà, organo
palestinesi il suo attivismo ha un del movimento panarabo), che per
4
Index on Censorship, 1984, From Lebanon to Kuwait, the Cartoonist Has So Far Survived
Atempts to Stop His Work, intervista a Naji al-Ali.
5
Movimento politico di massa, laico e progressista, d’ispirazione socialista che mirava
all’unità del mondo arabo contro l’Occidente, prima colonialista, ora imperialista e contro
lo Stato d’Israele.
6
My Signature, Hanthala: The Symbol of the Child by Naji al-Ali. Naji al-Ali al-Hadiye Lam
Tasal Ba’d, 1997, Dar al-Karmel Lilnasherwal Tawzieh, Amman.
7
Ibidem
8
Ghassan Kanafani è stato uno scrittore e politico palestinese. Tra i fondatori del movi-
mento panarabo prima e poi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, fu uc-
ciso dal Mossad in un attentato a Beirut nel 1972 in cui perse la vita anche la sua nipotina
di sedici anni. In Italia sono state pubblicate diverse opere tra cui: Ritorno a Haifa, Edizioni
Lavoro, 1991; Se tu fossi un cavallo, Jouvence, 1993; Uomini sotto il sole, Sellerio, 2002; La
piccola lanterna, Associazione culturale Amicizia Sardegna Palestina, 2009 e per lo stesso
editore La terra delle arance tristi e altri racconti, 2012.
Naji al-Ali con i colleghi dell’Associazione dei caricaturisti arabi, 1979, a Damasco.
Da destra in alto Faris Qerrah Beit, Sayyed Khamis, Khalid abu Khalid, Mohammed Noor, Yusef Abdulki, Ali Farzat.
Da destra in basso Mustapha al-Husseini, George Bahgouri, al-Arabi al-Sabban, Naji al-Ali, Abdul Hadi al-Shamma.
9
as-Safir, 19 luglio 1983, intervista a Naji al-Ali.
12 SENZA TROPPE PAROLE
10
al-Hassna’ Assahira, 15 agosto 1975.
11
al-Yamamat, maggio 1984.
SENZA TROPPE PAROLE 13
13
Naji al-Ali, primi anni ’70, Kuwait.
IL BIANCO E NERO DI
NAJI AL-ALI
L’
arte di Naji al-Ali testimonia scienza dei popoli. Rappresenta
la sua volontà di schierarsi la promessa fatta a se stesso e ai
sempre e apertamente. suoi lettori: fedeltà alla causa pa-
Il suo tratto è ricco e comples- lestinese e a quella degli oppres-
so, mentre le sue vignette sono si di tutto il mondo, dal Vietnam
messaggi cifrati di facile com- all’Africa. Presente in quasi tutte
prensione che raccontano la Resi- le vignette, Handala è così cono-
stenza Palestinese e la condizione sciuto da essere la firma stessa
politica e sociale del mondo arabo. dell’artista. I sentimenti dell’auto-
Il linguaggio che elabora è simbo- re e la sua poetica sono racchiusi
lico, basato sull’immaginario col- in Handala. Il suo nome è quello
lettivo dei lettori e sulla realtà di di un’erba selvatica mediorientale
qualsiasi cittadino arabo. dai frutti amarissimi: della stessa
Vignetta dopo vignetta crea intensità è l’amarezza con cui il
una narrazione semplice e im- bambino mostra le spalle a chi le
mediata, costruendo un rapporto ha voltate al popolo palestinese. Il
schietto e sincero con il pubblico. suo sguardo si rivolge solo al do-
Giorno dopo giorno, i suoi perso- lore della sua gente.
naggi sono diventati sempre più
familiari, trasformandosi in vere e
proprie icone. Handala, nato dalla
penna di Naji al-Ali negli anni ’60,
è certamente la più conosciuta.
È un bambino profugo: «Io sono
Handala, vengo dal Campo Pro-
fughi di Ain al-Hilwa, e giuro che
rimarrò fedele alla mia causa e al
mio popolo»1. Ha undici anni, la
stessa età dell’autore al momen- Il “popolo” è centrale nel lavo-
to della fuga dal suo paese nata- ro dell’artista. È raffigurato quasi
le. Handala è l’alter ego di Naji, sempre come un contadino dai
la sua coscienza, ma anche la co- vestiti logori. È stato costretto ad
1
al-Hurriyyah, 20 agosto 1979.
16 IL BIANCO E NERO DI NAJI AL-ALI
3 2 1
1 «Preoccupazione per gli arrestati»
2 «... Per i prigionieri»
3 «... E gli scomparsi.»
palestina
20 PALESTINA
«N
on considero quest’in- slogan e scrivendo sui muri frasi
tervista un dialogo inneggianti alla rivoluzione.
qualunque, ma un Non potevamo offrire altro, ma
testamento lasciato a te personal- eravamo partecipi con la nostra
mente e alle persone di buon sen- vita e con la nostra anima.
so che hanno a cuore il problema Quando mi vengono in mente
centrale: quello della patria, intesa queste immagini, mi rendo conto
non solo come Palestina ma come di quanto ci mancano quei mo-
tutta la terra araba dove i diritti dei menti, visto come il mondo arabo
popoli sono violati nella vita quo- è diventato, nei fatti, il cortile di
tidiana, nella libertà e nei sogni. casa degli USA.
Da dove cominciare? È stato dato un duro colpo alla
Forse dal momento del nostro rivoluzione palestinese. Sareb-
allontanamento dalla Palestina be opportuno fermarsi non per
verso il Campo Profughi di Ain auto-consolarsi ma per analizza-
Nota: Questa intervista è stata rilasciata a Budapest nel 1984 a Radwa Ashour ed è stata
pubblicata su al Muwajaha in Egitto nel 1985. Radwa Ashour è un’intelletuale e scrittrice
egiziana. Diversi suoi romanzi e racconti sono stati tradotti in lingue europee e in italiano.
I suoi lavori di critica includono un’opera sullo scrittore palestinese Ghassan Kanafani
e diversi saggi sulla letteratura moderna palestinese. Radwa è professoressa di inglese e
lettere comparate all’Ain Shams University de Il Cairo.
PALESTINA 21
«Betlemme.»
«Torneremo.»
«I visti.»
«Il visto d’ingresso.»
«Le colonie.»
«Non fare pace, non fare pace, non fare pace, non fare pace…»
«I Dieci Comandamenti.»
«Infrangibile!»
Sulla maglietta: «Gaza».
«E
ro in Kuwait quando a questo spiega molto di quanto è
Beirut è nato il quoti- poi successo durante l’invasione
diano as-Safir. del Libano…
Mi ha contattato il direttore Talal Quando è iniziata l’invasione io
Salman chiedendomi di tornare ero a Sidone. I palestinesi dei Campi
in Libano per lavorare nel nuovo sentivano che non c’erano dei veri
giornale. Ho vissuto questo invito dirigenti, dei leader che li guidas-
come una salvezza (1974 ndc), ma sero. Israele ci ha invaso con tutta
quando sono arrivato ho sofferto la sua forza militare, ci ha attaccato
tanto per quello che ho trovato. Mi con l’obiettivo di farci dimenticare
sono reso conto che, prima dell’i- che esisteva qualcosa che si chiama
nizio della rivoluzione palestinese, Palestina. Sapeva che il momento
la gente del Campo di Ain al-Hilwa e la situazione erano a suo favore.
era decisamente più determinata. Né le condizioni dei regimi arabi,
All’epoca c’era un’adesione politi- né la situazione internazionale, né
ca più chiara, si sapeva con preci- lo stato della rivoluzione palesti-
sione chi erano gli amici e i nemi- nese potevano in quel momento
ci. C’era un obiettivo ben preciso sconfiggere Israele. I regimi arabi si
e definito: la Palestina, tutto il ter- erano neutralizzati da soli dopo gli
ritorio palestinese. Quando sono accordi di Camp David.
LIBANO 61
Naji al-Ali,
con (da destra) Michelle al-Nimri, Mureed al-Bargouti, inizio anni ’80, Beirut.
«Il Sud.»
«Il Sud.»
«Buongiorno Beirut.»
«Campo Chatila.»
«Sabra e Chatila.»
«Il cimitero dei martiri.»
Sul giornale: «Buona Festa».
«Chatila e Sabra.»
«P
er me disegnare è una fare arrivare ai lettori il mio mes-
professione, un impe- saggio in modo chiaro, attraverso
gno, un hobby. Faccio tutti i canali possibili. A volte sen-
il vignettista da vent’anni, ma non to che ciò avviene a scapito, però,
mi sono mai sentito soddisfatto del del lato artistico della vignetta.
mio lavoro. Mi sento impotente, Capisco comunque che non devo
non riesco a utilizzare questo lin- guardare il lettore dall’alto. Cer-
guaggio espressivo per rappresen- co di utilizzare i miei personaggi
tare in pieno le mie preoccupazioni. simbolici, ma mi preoccupa molto
Disegnare mi aiuta a conserva- riuscire a trasmettere il mio pen-
re il mio equilibrio interiore, è la siero in modo chiaro alle persone
mia consolazione, ma anche la mia povere e semplici. Sono loro che
sofferenza. Alcune volte penso che mi interessano prima di tutto e
le vignette facciano di me un privi- soprattutto.
legiato rispetto agli altri, perché mi Quando osservo i giornali egi-
permettono di sfogarmi. Gli altri ziani che pubblicano caricature,
possono morire schiacciati dalle mi soffermo sulle prese di posi-
proprie preoccupazioni. Lo so, di- zione sincere, quelle che non si
segnare mi consola. vendono, che s’imprimono non
Naji al-Ali primi anni ’60.
solo nella mia memoria ma anche ne non rende gli uomini meno
in quella di tutta la gente. determinati, anzi inevitabilmente
Per quanto mi riguarda, non c’è fa loro tirare fuori tutte le ener-
differenza se il nemico è israeliano gie che hanno dentro. Tutte le
o arabo, se si chiama Mohamed, forze democratiche dovrebbero
Elias o Coin. Non sono razzista. muoversi in questa direzione; do-
La mia posizione contro la guerra vrebbero unire tutti i popoli della
del Libano è chiara. Era una guerra regione perché non c’è differenza
inventata, creata ad arte. Il povero fra un cittadino egiziano e uno
cristiano maronita è stato assolda- tunisino, ad esempio. Siamo di
to per combattere in difesa di una fronte a diritti violati e situazioni
classe borghese maronita, compli- umilianti.
ce di Israele, degli Stati Uniti e de- Attraverso i regimi arabi con i
gli arabi americanizzati. Il povero loro apparati polizieschi e i mass
palestinese, o il povero cristiano, media, gli Stati Uniti stanno fa-
muore con un velo davanti agli oc- cendo la guerra contro tutti noi.
chi, un velo che lo rende incapace Sono consapevole che questo è
di individuare quali siano i suoi un periodo grigio e buio, però io
veri nemici: sono queste le que- continuo a incitare e a gridare alla
stioni che cerco di spiegare con rivoluzione, a una vera rivoluzio-
molta insistenza. ne nonostante tutti i sacrifici. Da
Il complotto contro la regione queste lacerazioni, da tutte queste
continua, e la repressione è sem- pressioni e sofferenze sicuramen-
pre più intensa. Questa situazio- te nascerà qualcosa.»
102 PAESI ARABI E OCCIDENTE
«Kissinger.»
«Venduta»
«I conflitti arabi.»
«Il Diavolo.»
«Ciò che è stato sottratto con la forza può essere ripreso solo con la forza.»
«Q
ual è il ruolo dell’in- una bella poesia e vedo una bel-
tellettuale? la caricatura, mi risollevo e trovo
Ci aspettiamo da coraggio; invece quando vedo un
lui che salga a bordo di un carro grande intellettuale, un professo-
armato per combattere? Oppure re universitario o uno scrittore al
dovrebbe rimanere vicino alla soldo dell’una o dell’altra parte mi
sua gente per riportare ed espri- arrabbio. Uno può redigere tan-
mere le loro ansie e preoccupa- ti bei poemi sull’ulivo, ma se non
zioni? Sono tanti i regimi tiran- ama il contadino che l’ha piantato
nici, e penso che la democrazia e se non è disposto a morire per
avrà bisogno dei suoi martiri. Di lui, allora io non voglio né la sua
conseguenza, dire la verità è un poesia né lui. Come ha detto Gesù,
dovere, è necessario, e l’intellet- dov’è e qual è il valore di una per-
tuale deve stare in prima linea a sona che ha vinto tutto il mondo
incitare la gente. ma ha perso se stessa? Ma l’intel-
Anche se non sono un intel- lettuale, servo dei regimi arabi, di
lettuale, mi piace leggere le pa- Israele e dell’imperialismo, nasce
gine culturali dei giornali. Seguo già traditore? No. Secondo me ini-
gli sviluppi in piazza, ma riman- zia con una coscienza elastica e
go sempre in ansia perché sono poi cede piano piano fino a diven-
a conoscenza delle pressioni tare uno dei tanti mezzi dell’infor-
e dei tentativi di corruzione ai mazione ufficiale. Crede di essere
quali sono soggetti gli intellet- arrivato, di essere grande e im-
tuali. I petrodollari hanno già portante, ma in realtà è semplice-
contaminato molti e continuano mente un chiodo, uno strumento,
a mietere vittime. Quando leggo nient’altro, nulla di più.»
«La democrazia.»
«Guerra Iran-Iraq.»
«D
urante la guerra (l’in- paesi arabi se non troverò un gior-
vasione israeliana del nale che mi pubblicherà”. Sono ri-
Libano del 1982; ndc), masto fedele a questo voto e sono
mentre eravamo in un rifugio, deciso ad andare avanti rimanen-
ho pronunciato un voto davanti do fedele a questo voto. La guer-
a mia moglie: “Se rimarrò vivo, ra, la battaglia è ancora aperta, io
smaschererò tutta questa situa- ho ancora speranza e sento che è
zione che c’è nel mondo arabo, inevitabile ottenere i nostri diritti
con tutte le sue istituzioni e i suoi violati, prima o poi li otterremo, a
regimi, e lo farò sui muri di tutti i qualunque prezzo.»
«L’ultima cena.»
«La repressione.»
«La partecipazione.»
«Noi.»
« » = «Io.»
«Ieri»
«… Oggi»
«… Domani.»
«La Democrazia.»
«La democrazia.»
«No al silenzia...to...re.»
HANDALA OGGI.
L’EREDITA' DI NAJI AL-ALI
HANDALA OGGI. L’EREDITA' DI NAJI AL-ALI 215
© Mahatta Gallery, foto scattata durante la preparazione della mostra di Naji al-Ali a
Mahatta Gallery, Ramallah, Palestina, maggio 2011
© Amjad Ghannan, caffè su carta, disegno di Amjad Ghannan su una cartolina spedita
a sua figlia (Zayan), dalla prigione politica di Al Jalbo’ dove Amjad è stato rinchiuso un
anno, 2011
HANDALA OGGI. L’EREDITA’ DI NAJI AL-ALI 219
© Joss Dray nelle strade del Campo Profughi palestinese di Chatila, Beirut, 2007
19 PALESTINA
59 LIBANO
137 PETROLIO
Finito di stampare
nel mese di ottobre 2015
presso La Grafica Nuova,
via Somalia 108/32 Torino.