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Polemica contro il pH
Siamo abituati a esprimere la concentrazione degli ioni usando il Sistema Internazionale, quindi come
numero di moli su litro, come mostrato in tabella (nmol/L). Tuttavia, per gli ioni H + risulta più comodo
introdurre un sistema diverso, ossia il logaritmo: poiché la concentrazione degli ioni H + è così bassa, è più
semplice esprimerla con la formula del pH.
Questo viene fatto per praticità di calcolo, perché è più comodo rispetto all’utilizzo di
numeri con diversi decimali. Il prof. non è però convinto che il pH semplifichi la vita o
sia più facile. La semplicità del calcolo è semplicemente data dal fatto che è un
numero adimensionale: è l’unico numero utilizzato in laboratorio senza unità di
misura. Il logaritmo non è però uno strumento semplice. Ha una scala inversa:
quando la concentrazione di H + aumenta, il pH diminuisce, e viceversa. Sarebbe come
decidere di utilizzare la petà, ossia il logaritmo negativo in base dieci dell’età, invece
dell’età: ha senso usare un numero più piccolo per indicare una grandezza più
grande? Invece di semplificarci la vita, ce la stiamo complicando.
Il secondo motivo è legato al fatto che i sistemi tampone del nostro organismo non servono solo a
mantenere il pH, ma hanno anche altre funzioni. Quindi è chiaro che impegnare la componente acida o la
componente basica di un sistema tampone che possiede un’altra funzione significa limitare quest’altra
funzione.
In terzo luogo, è necessario mantenere sempre l’equilibrio tra due compartimenti, perciò le cariche positive
da una parte devono corrispondere a quelle dall’altra, e viceversa. Pertanto, quando si muovono gli ioni H +
si muovono altri ioni positivi, impattando sulle concentrazioni presenti di calcio e potassio. Questi ioni sono
coinvolti nell’attività neuromuscolare, quindi è chiaro che il pH indirettamente impatta anche su queste
funzioni fondamentali.
Regolazione del pH
Bisogna tenere a mente che la regolazione del pH è un meccanismo unitario e complesso. Risulta però
comodo scomporlo in una componente ematica, una componente respiratoria e una componente renale.
Le azioni di questi tre insiemi di meccanismi, che verranno spiegati separati, sono estremamente
coordinate e interdipendenti. Quindi è necessario fare lo sforzo di riunire questi tre sotto-capitoli in un
unico meccanismo omogeneo, che è quello che ci garantisce di mantenere il pH costante. Una caratteristica
che è importante ricordare fin da subito è che questi tre sistemi hanno tempi di attivazione diversi. Il
sistema ematico, e quindi i sistemi tampone, si attiva immediatamente, in pochi secondi, e nel giro di 1-2
ore raggiunge il massimo della sua efficienza. Il sistema polmonare è più lento nell’attivazione, impiegando
alcuni minuti, e raggiunge la massima efficacia nell’arco della giornata (12-14 ore). Il sistema renale è
ancora più lento: ha bisogno di ore per essere attivato, ma soprattutto esprime la sua massima capacità di
compenso dopo 3 giorni (3-4 giorni). È importante ricordarsi questa cronologia perché quando si analizzano
esami di laboratorio bisogna tenere conto anche dei tempi, per capire quando un meccanismo è stato
attivato e quando invece è ancora in via di attivazione.
Meccanismi ematici
I meccanismi ematici sono i sistemi tampone. Per semplificare al massimo, un sistema tampone è costituito
da due componenti: una componente che cede ioni H + e una componente che acquisisce ioni H +. Sono due
componenti in equilibrio, per cui quando gli ioni H + nel sangue periferico aumentano si attiva la
componente che riceve ioni H, mentre invece quando la concentrazione di ioni H + si riduce il sistema
tampone cede ioni H+: cede o acquisisce ioni H+ in base alle necessità del nostro organismo. Da un punto di
vista teorico, i sistemi tamponi sono di due tipi fondamentali: quelli costituiti da un acido debole e il
corrispondente sale con una base forte e quelli costituiti da una base debole e il suo sale con un acido forte.
Nel nostro organismo sono prevalenti, quasi esclusivi, i primi: quindi se da un punto di vista tecnico
entrambi i sistemi tampone sono efficaci, il nostro organismo utilizza prevalentemente quelli costituiti
dall’acido debole associato alla base forte. L’acido debole cede ioni H+ e la base forte riceve ioni H+.
Sappiamo che il nostro organismo può disporre di diversi sistemi tampone. Il prof. li classifica
essenzialmente in base a una caratteristica: individuiamo i sistemi tampone esauribili e quelli non esauribili.
Un sistema tampone esauribile è un sistema che ha la componente acida e la componente basica esauribili;
una volta che si esaurisce la componente acida o la componente basica il sistema tampone non funziona
più. Per il prof. si possono dimenticare, perché hanno un’efficacia complessiva inferiore al 2-3%. I principali
sono: il sistema H-proteina/Na-proteina, il sistema emoglobina ridotta/ossigenata, il sistema fosfato
bisodico/monosodico e il sistema fosfato monopotassico/bipotassico. Sono già stati studiati, ma non
impattano significativamente sulla regolazione del pH. L’unico sistema tampone fortemente efficacie per
contrastare variazioni delle concentrazioni di ioni H + è un sistema tampone rigenerabile, che quando
finisce la componente acida o la componente basica le può acquisire dall’esterno, ma può anche eliminarle
all’esterno se sono in una quantità eccessivamente
elevata. Questa capacità di rigenerare le due
componenti del sistema tampone aumenta in maniera
incredibile l’efficacia del sistema bicarbonato/acido
carbonico, e solo su questo sistema noi ragioneremo.
Innanzitutto, è quantitativamente presente in maggiore
quantità rispetto agli altri sistemi tampone: pesando
tutti i sistemi tampone, rileviamo che il 65% di questi è
costituito dal sistema carbonato/acido carbonico.
Questo sistema è in tutti i compartimenti, mentre gli altri sistemi non hanno questa ubiquità: ce ne sono
alcuni molto selettivi e altri meno selettivi, ma nessuno è così diffuso come il sistema bicarbonato/acido
carbonico.
L’elemento fondamentale da ricordare è la capacità di rigenerare la componente acida e la componente
basica grazie alla funzione polmonare e alla funzione renale. Il sistema è già stato studiato, perciò in questa
lezione non verranno approfonditi i dettagli biochimici: basti ricordare che CO 2 + H2O diventa acido
carbonico (H2CO3), che si dissocia in ione H+ e ione bicarbonato (HCO3-). La componente acida di questo
sistema tampone è la CO2, che può essere eliminata attraverso i polmoni: iperventilando buttiamo fuori più
CO2, ipoventilando la tratteniamo maggiormente. La ventilazione polmonare regola la concentrazione della
componente acida del sistema bicarbonato/acido carbonico. Dall’altra parte, invece, il rene elimina con le
urine ioni H+ o ioni bicarbonato; quindi, riesce a regolare la componente basica del sistema tampone.
Polmoni e reni regolano l’ottimale concentrazione delle due componenti del sistema tampone bicarbonato/
acido carbonico: per questo motivo, si parla di un unico sistema perfettamente integrato.
Equazione di Henderson-Hasselbalch
Henderson e Hasselbalch hanno definito il rapporto tra le diverse componenti dei sistemi tampone.
L’equazione ci dice che, considerando un sistema tampone costituito da un acido debole e dalla sua base
coniugata forte, il pH della soluzione dipende da una costante, ossia la costante di dissociazione dell’acido
K, e dal logaritmo del rapporto tra la componente basica, quella che accetta protoni, e la componente
acida.
con pK corrispondente al logaritmo negativo in base 10 della costante di dissociazione dell’acido carbonico.
Il pH del nostro sangue dipende dal rapporto tra il bicarbonato e l’acido carbonico. Nel 1908 Henderson
affermò semplicemente che la concentrazione degli ioni H + corrisponde alla costante di dissociazione
moltiplicata per il rapporto tra la concentrazione dell’acido carbonico e la concentrazione del bicarbonato.
Ma siccome la concentrazione di ioni H + è “così bassa e così difficile da esprimere”, Hasselbalch propose nel
1916 di introdurre il pH e quindi il logaritmo negativo in base 10 di una cosa banalissima come la
concentrazione degli ioni H+, ricavando l’equazione precedentemente menzionata. Anche la costante di
dissociazione è indicata come pK, ossia come logaritmo negativo in base dieci della costante stessa. Il prof.
non comprende l’utilità di questa trasformazione.
Se il pH corrisponde a pK sommato al logaritmo del rapporto tra bicarbonato e acido carbonico, per utilità
analitica di laboratorio possiamo scomporre l’acido carbonico in CO 2 e H2O ed eliminare l’acqua
dall’equazione semplicemente sostituendo la costante di dissociazione dell’acido carbonico (pK) con la
costante di dissociazione dell’acido carbonico in acqua (pK’). pK’ a 37°C corrisponde a 800 x 10 -9 mol/L.
Inoltre, secondo la legge di Henry la quantità di un gas fisicamente disciolto in una soluzione è direttamente
proporzionale alla sua pressione parziale, per cui possiamo sostituire la concentrazione di CO 2 con la
pressione parziale di CO2 (PaCO2), che è molto più agevole da punto di vista analitico, con costante di
proporzionalità la costante di solubilità di CO 2 in acqua (α), che a 37°C corrisponde a 0,031. Possiamo così
risolvere l’equazione e ottenere il pH a livello ematico, come di seguito:
Meno intuitivo e più complicato è il compenso renale. Il rene è molto più lento, però è più efficace:
possiede dei sistemi più duraturi. Abbiamo un unico meccanismo di riassorbimento tubulare del
bicarbonato, ma per semplificazione lo scomponiamo in tre parti, che in realtà sono molto confondenti;
perciò, bisogna fare attenzione e non fidarsi della terminologia utilizzata: questa è la terminologia con cui è
stato ipotizzato per la prima volta il meccanismo, ma poi si è scoperto che il meccanismo è diverso e il
nome è rimasto lo stesso. L’immagine seguente mostra uno schema del tubulo renale.
Quindi, la capacità di compenso polmonare dipende dalla capacità funzionale del polmone; nel rene invece
la situazione è diversa. Tutto parte dallo ione H + che esce dalla cellula tubulare, poiché se questo non esce,
lo ione bicarbonato non può andare nel sangue. Lo ione H + viene tirato fuori dal bicarbonato presente nel
lume tubulare; perciò, il meccanismo smette di funzionare quando viene esaurito il bicarbonato presente
nel lume tubulare. Quando nel lume tubulare non c’è più bicarbonato, lo ione H + non può più uscire. In
realtà, il processo va avanti nel tubulo distale, perché lo ione H + è in grado di legarsi a qualsiasi altro ione
negativo, come ad esempio il fosfato. A questo punto i ricercatori rimasero spiazzati, perché osservarono
che il bicarbonato continuava ad essere immesso nel sangue, anche se nel tubulo renale non ce n’era più.
Non poteva essere un riassorbimento, perciò chiamarono questa seconda parte del compenso
“generazione di bicarbonato ex novo”, come si il bicarbonato magicamente sorgesse da qualche parte e
venisse immesso nel sangue. In realtà anche questa denominazione è parzialmente sbagliata e fuorviante.
Anche in questo caso bisogna fare attenzione alla terminologia: non si tratta di una generazione ex novo,
ma è lo stesso meccanismo presentato precedentemente. Quando finisce il bicarbonato subentra il fosfato
e questa è l’unica differenza.
Quindi, quando si interrompe questo sistema di compenso? Quando finiscono gli ioni negativi. Il rene è un
sistema estremamente efficiente; è però necessario tempo per attivare questi meccanismi e richiede circa
tre giorni per iniziare a funzionare al massimo della sua efficienza.
Queste tre fasi successive testimoniano l’estrema efficienza di questo sistema, più efficiente e potente del
sistema polmonare, con minori limiti funzionali, ma che ha bisogno di tempo: durante le prime ore, prima
dei tre giorni, i pazienti non possono contare su questo sistema. Quindi ha un ruolo importante nelle
patologie croniche, mentre nelle patologie acute ha un peso molto minore.
Quando questo equilibrio si altera, quindi quando il rapporto bicarbonato/acido carbonico non è più 20:1,
ossia la componente acida o la componente basica non sono più regolate, allora il pH del nostro sangue.
Quando si ha un accumulo di ioni H+, quindi una riduzione del pH, si parla di acidosi, che viene anche detta
acidemia quando i valori scendono al di sotto di 7,36; acidemia è un termine in disuso, perciò si può
comunque dire acidosi. L’acidosi è un’espressione di uno scompenso dell’equilibrio acido-base che
determina un eccessivo accumulo di ioni H +. Dall’altra parte, l’alcalosi è una condizione di scompenso
dell’equilibrio acido-base caratterizzata dalla riduzione degli ioni H +, un aumento del pH e un aumento delle
basi. Acidosi e alcalosi sono le due espressioni patologiche di un disturbo dell’equilibrio acido-base. Acidosi
e alcalosi sono a loro volta differenziate in metaboliche e respiratorie. Valutare se un paziente ha un’acidosi
o un’alcalosi è semplice, poiché è sufficiente misurare il pH del sangue. La parte difficile è quindi definire se
si tratta di un’acidosi o un’alcalosi metabolica o respiratoria. Definiamo metabolica qualunque alterazione,
sia un’acidosi che un’alcalosi, che sia caratterizzata da una variazione primitiva dei bicarbonati; abbiamo il
bicarbonato al numeratore e l’acido carbonico o l’anidride carbonica al denominatore: quando il rapporto
20:1 si modifica a causa del numeratore, allora quell’alterazione è definita metabolica. Se invece l’equilibrio
si modifica per una variazione primitiva dell’anidride carbonica, allora quell’alterazione viene chiamata
respiratoria. È utile fare sempre riferimento all’equazione di Henderson-Hasselbalch: se consideriamo
un’alterazione metabolica, l’alterazione è impattata sulla concentrazione del numeratore; se invece
l’alterazione è respiratoria, ha impattato sulla concentrazione del denominatore.
ACIDOSI RESPIRATORIA
Partiamo per esempio da un paziente con acidosi respiratoria, quale informazione possiamo trarre da ciò?
innanzitutto che il pH si riduce (siamo infatti in condizioni di acidosi) e poi che quella diminuzione è dovuta
ad un’alterazione primitiva della PaCO2 (è infatti un’alterazione respiratoria a determinare l’acidosi). Ci
spostiamo a questo punto ad analizzare l’equazione di Henderson-Hasselbach: la PaCO2 si trova al
denominatore, dunque, se il pH si sarà ridotto, la PaCO2 sicuramente sarà aumentata.
Dalla slide: *l’acidosi respiratoria è provocata da un aumento di anidride carbonica nel sangue arterioso
(ipercapnia) conseguente ad una riduzione della ventilazione alveolare*
Tutte quelle condizioni che determinano un’ipercapnia si traducono in un’acidosi. Tutte quelle patologie
che determinano una riduzione della ventilazione polmonare fanno aumentare gli ioni H + e dunque
abbassare il pH.
Vi è una proporzione ben definita nell’aumento del bicarbonato: ad ogni aumento di 10mmHg della
PaCO2 l’aumento di bicarbonati è in acuto di 1 mEq/L e in cronico di 3-4 mEq/L. Questa differenza di valori
in acuto e in cronico è dovuta al fatto che il rene è lento, quindi, nelle forme acute la sua capacità di
compenso è limitata mentre in cronico il rene aumenta la sua attività fino ad arrivare a 3-4mEq/L di
bicarbonato per 10mmHg di PaCO2. Intervenendo il rene molto lentamente è fondamentale, durante
l’interpretazione dell’emogasanalisi, tenere conto della cronologia: fenomeni acuti o iperacuti non mi
permettono di vedere il compenso renale perché egli si sta attivando, lo vedrò meglio tre giorni dopo.
Dalla dispensa:
Come saranno le urine di questo paziente? Saranno urine acide a ragion del fatto che per compensare
l’acidosi il rene neutralizza le basi (e quindi aumentano le sostanze acide)
L’acidità titolabile sarà aumentata, così come l’eliminazione di NH4Cl (il prof consiglia di non soffermarsi
troppo su ciò in quanto questi due valori non vengono più presi in considerazione nella pratica medica).
ALCALOSI RESPIRATORIA
Il termine ‘alcalosi’ indica un aumento del pH mentre il termine ‘respiratoria’ indica che ciò è dovuto ad
un’alterazione della PaCO2, che essendo al denominatore andrà a diminuire.
Dalle slide: *l’alcalosi respiratoria è provocata da una diminuzione di anidride carbonica nel sangue
arterioso (ipocapnia) conseguente ad un aumento della ventilazione alveolare*
Questa condizione di ipocapnia dovuta ad un aumento della ventilazione è molto diffusa nella pratica
clinica in quanto associata sia alla febbre, sia al dolore, sia a stati ansiogeni. Ci sono poi chiaramente altre
cause più rare come per esempio patologie polmonari irritative, a cui il paziente risponde con un aumento
di ventilazione.
Quale meccanismo verrà messo in atto dall’organismo per riportare il pH al valore iniziale? Bloccherà tutti
quei sistemi di riassorbimento del bicarbonato, il quale verrà dunque filtrato dal glomerulo ed eliminato
dalle urine. Ancora una volta la riduzione del bicarbonato segue una proporzione ben definita: ad ogni
riduzione di 10mmHg della PaCO2, la riduzione di bicarbonati è in acuto di 2mEq/L e in cronico di 5mEq/L
(serviranno infatti 3 giorni al rene per raggiungere la massima efficienza).
Un’altra conseguenza dell’alcalosi respiratoria è l’ipokaliemia: gli ioni H+ nel sangue si riducono, passeranno
quindi dalla cellula al sangue con conseguente trasferimento di
potassio dal sangue alla cellula.
Dalla dispensa:
pH aumentato (> 7,44) o normale; PaCO2diminuita (< 38 mmHg); bicarbonati ridotti (< 23 mEq/L) a
seconda del compenso: ad ogni riduzione di 10 mmHg della PaCO2 la riduzione di bicarbonati è in acuto di 2
mEq/L e in cronico di 5 mEq/L; frequente ipokaliemia (ioni H + in uscita dalla cellula che causano l’ingresso
di potassio);
Nelle urine:
il pH si presenta alcalino; bicarbonati aumentati; acidità titolabile diminuita; eliminazione di NH4Cl
diminuita*
ACIDOSI METABOLICA
L’acidosi metabolica è caratterizzata da una riduzione del pH conseguente ad una riduzione della
concentrazione ematica di bicarbonati (se il pH si riduce allora il numeratore, rappresentato dallo ione
bicarbonato, si riduce). Per quanto riguardo le alterazioni metaboliche del pH è infatti il numeratore a
variare.
Un paziente che presenta questo tipo di acidosi, per compensare, iperventila riducendo la PaCO2. È
importante notare come anche nell’alcalosi respiratoria vi era un’iperventilazione, ma mentre lì
l’iperventilazione era la causa dell’alcalosi, qui rappresenta la conseguenza dell’acidosi metabolica, ovvero il
compenso.
Dalla dispensa:
pH diminuito (< 7,36) o normale; bicarbonati diminuiti (< 23 mEq/L); PaCO2 diminuita (< 38 mmHg) a
seconda del compenso: ad ogni riduzione dei bicarbonati di 1 mEq corrisponde una riduzione della PaCO2
di 1,2 mmHg; frequente iperkaliemia (vd. sopra);
Nelle urine:
pH acido; bicarbonati diminuiti; acidità titolabile aumentata; eliminazione di NH4Cl aumentata*
ALCALOSI METABOLICA
Dalle slide: *l’alcalosi metabolica è caratterizzata da un aumento del pH conseguente ad un aumento della
concentrazione ematica dei bicarbonati. *
pH aumentato (> 7,44) o normale; bicarbonati aumentati (> 25 mEq/L); PaCO2 normale o aumentata (>
42 mmHg) a seconda del compenso: ad ogni aumento dei bicarbonati di 1 mEq corrisponde un aumento
della PaCO2 di 0,5 – 0,7 mmHg; frequente ipokaliemia (vd. sopra);
Nelle urine: pH alcalino; bicarbonati aumentati; acidità titolabile diminuita; eliminazione di NH4Cl
diminuita*
RIASSUMENDO:
EMOGASANALISI (EGA)
L’emogasanalisi è un esame imprescindibile per inquadrare i disturbi di equilibrio acido-base. Quest’esame
si basa su un prelievo di sangue arterioso, solitamente dall’arteria radiale, ma anche dalla femorale o dalla
brachiale. La femorale è più complessa da gestire per la localizzazione e per il fatto che è difficilmente
comprimibile mentre l’arteria brachiale ha il problema di essere particolarmente dolorosa.
Effettuare l’emogasanalisi su un paziente può portare anche a complicanze gravi come la chiusura di
un’arteria, per questo si effettua prima dell’emogas la prova (o test) di Allen.
Questo test mi permette di capire se l’arteria ulnare sia in grado di garantire un adeguato apporto ematico
alla mano e alle dita nel caso in cui l’arteria radiale dovesse occludersi a seguito delle manovre di prelievo. Il
test si esegue facendo chiudere il pugno al paziente per 30 secondi e comprimendo simultaneamente le
arterie radiale e ulnare a livello del polso. Quando il paziente riaprirà la mano questa apparirà pallida. A
questo punto l’operatore toglie la compressione sulla sola arteria ulnare: se la mano riacquisisce il normale
colorito nel giro di 5-7 secondi significa che l’arteria è pervia e che si può quindi procedere con il prelievo.
Se invece il colore non ritorna normale nel giro di 7-10 secondi allora il test è positivo ed indica che
l’apporto di sangue alla mano da parte dell’arteria ulnare non è sufficiente.
Ritornando all’emogasanalisi:
Il campione deve essere analizzato immediatamente per evitare gli effetti del metabolismo delle cellule
presenti in provetta, in grado di alterare il pH, fornendo poi risultati non veritieri. Nonostante sia possibile
raffreddare in ghiaccio il campione rendendo il risultato attendibile anche dopo 30-60 minuti dal momento
del prelievo, l’emogasanalisi è considerata incompatibile con i tempi dei laboratori tradizionali, pertanto si
utilizzano degli emogasanalizzatori portatili che forniscono il risultato immediatamente dopo aver
utilizzato una goccia di sangue. L’output della macchina ha la stessa consistenza degli scontrini fiscali e,
come tale, si scolorisce con il tempo; è quindi importante fare una fotocopia del risultato. Gli output
riporteranno: valori misurati (tre, ma i più importanti sono pH e PaCO2); valori di riferimento (e non
“valori normali” come indicato); valori calcolati (il terzo, ossia HCO3).
I dati ricavabili attraverso l’emogasanalisi sono molti, tuttavia l’attenzione verrà rivolta su pH, PaCO2 e
bicarbonato. Il pH e la PaCO2 sono misurabili direttamente attraverso lo strumento (che misura anche la
pO2, utile per studiare la ventilazione polmonare), mentre il bicarbonato è calcolabile attraverso
l’equazione di Henderson-Hasselbach.
Esame obiettivo: lamenta astenia, faticabilità, appare disidratata, con labbra secche e cute anelastica. È
ipotesa (PA 95/65), tachicardica (FCM 98 battiti/minuto: VN 60-80) e bradipnoica (FR 10 atti/minuto: VN
12-15). Il diuretico comporta l’eliminazione di una grande quantità di liquidi; pertanto, l’organismo
compensa questa disidratazione recuperando acqua, per reidratarsi. Quindi il rene riassorbe sodio, che
richiama acqua. Il sodio, però, per essere riassorbito deve scambiarsi con uno ione positivo, tra cui anche lo
ione H+. Si avrà dunque fuoriuscita di ioni H + ed eliminazione di tale ione con le urine. Il paziente va, quindi,
in alcalosi metabolica. Effettuando un’EGA la diagnosi di alcalosi metabolica è molto semplice e rapida,
permettendo di confermare l’ipotesi avanzata precedentemente. A questo punto bisogna valutare il
compenso: ad ogni aumento del bicarbonato di 1mEq/L, corrisponde un aumento della PaCO2 di 0,5-0,7
mmHg (vedi sopra). La bicarbonatemia è aumentata di 31,6-24= 7,6 mmol/L. Moltiplicando 7,6x0,7 si
ottiene 5,32 mmHg che rappresenta l’aumento di PaCO2. Avendo l’EGA confermato questo aumento si
tratta di un disturbo semplice in quanto non ci sono altre alterazioni. Si dovrà quindi valutare la terapia,
diversa dalla precedente, che è stata la causa dello scompenso
metabolico.