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“Insegnante di libertà”

Robin Williams

“Che v'è di nuovo in tutto questo, o me o vita." Risposta: "Che tu sei qui, che la vita
esiste, e l'identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi
contribuire con un verso.” W. Whitman

- Prof. John Keating (Robin Williams)- dal film “L’attimo fuggente”-

Biografia
Robin McLaurin Williams nasce Chicago (USA) il 21 luglio del 1951
da famiglia assai benestante. Il padre è un alto dirigente della Ford e
Robin trascorre un'infanzia solitaria che lo aiuta a sviluppare la sua
immaginazione.
Viene iscritto prima a una scuola privata di Chicago poi si diploma
alla High School di Marin County, dove si trasferisce la famiglia.
Si iscrive al corso di laurea in Scienze Politiche, che presto
abbandona per seguire altri corsi, secondo lui più interessanti:
quelli della prestigiosa scuola d'arte “Juillard" di New York. Per
mantenersi gli studi si improvvisa mimo.

Dopo la scuola si iscrive all’università per abbandonarla subito per


l’Istituto Juliards di New York dove incontra l’attore Christopher
Reeve (attore, regista, produttore cinematografico e produttore
televisivo statunitense) che sarà per tutta la vita suo grande amico.
Nel 1976 supera il suo primo provino e appare al “Richard Pryor
Show”.
Robin Williams  e  Christopher Reeve hanno  goduto di una
straordinaria amicizia insieme, ed  è stato Williams a  risollevare il
morale di Reeve dopo che un devastante incidente in cui è stato
gettato da cavallo lo ha lasciato paralizzato.
“Per la prima volta dall'incidente, ho riso. Il mio vecchio amico mi
aveva aiutato a sapere che in qualche modo sarei stato bene.”
Christopher Reeve

Dopo la Juillard, ritorna in California dove inizia ad esibirsi nei


night clubs; dopo qualche piccola apparizione in televisione, arriva
la felice partecipazione al famoso telefilm "Happy Days" con il suo
personaggio di "Mork". Il riscontro presso il pubblico è tale da
indurre il produttore Gerry Marshall a dedicare un'intera sit-com al
personaggio: con "Mork e Mindy", iniziata nel 1978, arriva il Golden
Globe come migliore attore televisivo.

Negli anni Ottanta Robin deve affrontare seri problemi di droga e


un matrimonio fallito. Dopo il divorzio dalla prima moglie, si
risposa con Marsha Garces, tata del primogenito, che presto diventa
sua collaboratrice e dalla quale avrà altri due figli. Durante questo
periodo però, si afferma sul grande schermo: nel 1980, appare nel
"Popeye" di Robert Altman, ma il film che lo rende famoso è "Good
Morning, Vietnam" (1987) per il quale riceve la sua prima
nomination all'Oscar (1991). Per "L'attimo fuggente"(1989) e "La
leggenda del Re Pescatore" (1992) riceve anche la seconda e la
terza, ma è solo nel 1997,con " Will Hunting - Genio ribelle" che
si aggiudica l'ambita statuetta.
Dopo questo successo l'attore si cimenta in film che accontentano
sia la critica che il grande pubblico, come "Patch Adams" (1998),
"Al di là dei sogni"(1998)e "Luomo bicentenario" (1999). E
tante altre pellicole tragiche e spassose.

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“Happy Days”
1974 (regia di Garry Marshall )

Trama: Mork (Robin Williams), è un alieno proveniente dal


pianeta Ork mandato sulla Terra per studiare il comportamento
degli umani.  Mindy  McConnell (Pam Dawber), è una ragazza
giovane  e  carina che trova  Mork e  gli spiega il comportamento
umano. Alla fine i due si innamorano e si sposano.
Nata ufficialmente nel 1974, la serie televisiva trasmessa da Rai 2, è
il suo secondo passaggio del 1984 a rendere famosa la serie TV.
Comincia da un episodio nel quale compariva per la prima
volta "Mork”, interpretato da Robin Williams, che conquistò subito
il pubblico, tanto da meritare la sua  serie TV  monografica, che poi
porterà a 4 stagioni. 
Robin Williams  era all'epoca un comico bravo, ma non ancora
famoso, e si presentò al provino per  Mork  facendo quanto era
sempre: essere esuberante. Quanto è narrato nel docufilm sul dietro
le quinte di “Mork e Mindy”, afferma che a quel provino diede prova
delle sue enormi capacità d'improvvisazione, suscitando le risate
scomposte di tutti i presenti e conquistando così la parte.
Molte delle stranezze del personaggio che Robin interpreta non
erano opera degli sceneggiatori, ma quasi tutte si devono proprio
allo spunto dell’attore stesso.
Sì, perché  Robin Williams  era una forza della natura travolgente.
Anche il suo peculiare modo di salutare non è altri che una
storpiatura del saluto vulcaniano (reso celebre da Leonard Nimoy
in Star Trek). 

Robin Williams  fu quindi capace di creare una maschera, una


caricatura dell'alieno, ma insieme specchio per gli altri normali
esseri umani. Alla fine di ogni episodio Mork si metteva in contatto
telepatico col pianeta d'origine, Ork, e raccontava le sue esperienze
al suo capo, Orson, una spalla comica che puntava l'obiettivo sui
costumi umani, con una certa delicatezza e ironia.

L’attore sul palcoscenico, nei suoi stand-up, era capace di farti


ribaltare sulla sedia, mentre quello al cinema ha sempre mantenuto
questo tocco leggero, a tratti amaro, ma sempre caustico e affilato.
Non a caso, è stato uno dei più amati interpreti di sempre

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“Good Morning Vietnam”


1987 (regia di Barry Levinson)

Trama: Lo speaker radio Adrian Cronauer (Robin Williams), deejay


delle forze armate statunitensi, viene inviato a Saigon per
risollevare lo spirito dei commilitoni, che nel 1965 erano impegnati
nella guerra in Vietnam. Da subito conquista la simpatia e la stima
di tutti, soprattutto per la sua irriverenza verso il potere costituito e
la grande esuberanza nell’interpretare il suo lavoro dietro il
microfono. Sconvolge i programmi e le regole della stazione:
abolisce i comunicati ufficiali e la musica tradizionale, manda in
onda solo musica rock, tra una battuta sarcastica e uno scherzo
irriverente.  
I superiori sul campo osteggiano il suo entusiasmo e lentamente
Adrian, anche grazie la conoscenza con la giovane Trinh, capirà i
motivi profondi dell’avversione che i vietcong e la popolazione
intera nutrono verso gli americani.

La coinvolgente interpretazione di Robin Williams gli valse la


nomination all’Oscar, per migliore attore protagonista. E’
sicuramente una delle sue più azzeccate performance attoriali, in cui
è evidente la perfetta aderenza al ruolo.

Adrian Cronauer non è un personaggio inventato, ma è realmente


esistito, tant’è che all’epoca propose un progetto di sitcom basato
sulla sua esperienza, ma venne rifiutato perché l’argomento
Vietnam non poteva essere trattato come commedia secondo i
produttori hollywoodiani.  L’adattamento cinematografico dello
stesso adattamento sitcom capitò successivamente nelle mani di
Robin Williams, il quale subito si dimostrò particolarmente
interessato.

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“L'attimo fuggente”
1989 (regia Peter Weir)

Trama: La storia del professor Keating e dei suoi ragazzi; l’uomo


insegna ai suoi allievi ad avere  un pensiero speciale, il proprio, un
pensiero di rottura che si scontra con quello degli altri, della società
ancora conservativa degli anni ’60. 
Keating è il professore che tutti vorrebbero avere, la poesia grazie ai
suoi metodi anticonformisti (la prima volta che vede i suoi studenti
li porta di fronte alle foto di vecchie classi e li invita a vivere la vita
quando è il momento, citando il  “carpe diem”, poi li invita a
strappare le pagine del libro di testo perché non esistono classifiche,
regole fisse per comprendere il valore di un artista), arriva al cuore
dei ragazzi, si fa amare da loro e fa amare loro la poesia. Keats,

Whitman, Shakespeare diventano nuovi amici, scontrandosi con la


disciplina e gli insegnamenti rigorosi del college. Todd, Neil,
Charlie, Knox, Meeks e gli altri riscoprono un nuovo entusiasmo per
la poesia, l’arte e la letteratura e, grazie alle parole, ai versi, e al
nuovo mentore si sentiranno protetti ma anche liberi di affrontare
la loro guerra per crescere e (ri)trovarsi.

Keating diventa il “Capitano” dei suoi allievi


ma è anche loro compagno di vita;
l’insegnate mostra di interessarsi ai loro
pensieri, alle loro inclinazioni, a ciò che quei
giovani hanno da dirgli.

Egli sta dentro al gruppo, composto da


ragazzi con caratteri  diversi, nonostante sia
un adulto, è dalla loro parte e li sostiene.
Todd, Neil, Charlie, Knox, Meeks stringono un’amicizia solida,
intensa anche e forse sopratutto grazie alla “setta” dei poeti estinti
che loro rifondano e di cui faceva parte da ragazzo Keating: si
incontrano in una caverna, di nascosto, di notte e lì,
finalmente,  sono liberi di esprimersi, creare, sognare, lontani da
tutto e da tutti, da regole che sanno di vecchio e da schemi
antiquati. Ognuno a proprio modo cresce, rompe catene: c’è chi si
innamora, chi vive coraggiosamente prendendo colpi in faccia dai
“grandi”, chi trova fiducia in se stesso. Neil è colui che riesce a
intendere più profondamente le parole di Keating e  si iscrive,  cosa
che avrebbe voluto fare da tanto tempo,  ad un corso di teatro, si
prende cura della parte più autentica di sé, andando contro a ciò che
avrebbe voluto suo padre che non comprende l’inclinazione del
figlio e tenterà di impedirgli in ogni modo di essere felice. La storia
di Neil è tragica, dolorosa, e lascia strascichi nella vita di tutti.

Un altro elemento importante de  L’attimo fuggente  è riassunto


proprio da questi versi di Thoreau, recitati da Neil,  che sono un
invito a vivere la vita a pieno. Quel “succhiare il midollo della vita” è
ciò che cerca di insegnare Keating ai suoi ragazzi: non bisogna mai
omologarsi, abbassare la testa, fare ciò che gli altri ti impongono di
fare. Questo da giovani può essere tanto facile quanto complicato se
non si è pronti a farlo o se non si è così maturi da poter ricevere le
conseguenze di tale modo di vivere. Keating spinto dall’amore per la
gioventù e da quello per l’insegnamento, fa di tutto per aiutare i suoi
alunni che lui vuole liberi pensatori, capaci di percorrere la propria
strada, e per fare questo li smuove e li incita a trovare la loro
identità, non pensando, in buona fede, che questo avrebbe potuto
essere di danno per qualcuno.

Quando il gruppo e Keating devono fare i conti con una tragica


realtà, in chi guarda nasce un sentimento d’ingiustizia perché lo
spettatore è parte di quella classe, vive di quella passione e di quella
genuinità tutta giovanile.  La drammatica svolta ad un certo punto
del film viene però addolcita da una delle scene più poetiche della
pellicola quando Keating incontra i suoi ragazzi nel finale. Proprio
Todd, il più timido tra i suoi allievi, sale in piedi sul banco per
dimostrare all’uomo di aver capito il suo insegnamento, che nulla è
stato vano, che ogni parola ha fatto breccia nei loro cuori e nelle loro
menti. I versi di Witman, scritti per Lincoln, sono metafora di tutto
il film e ne si può capire l’importanza proprio dalla reazione di
Keating, misto di commozione, affetto e tristezza perché capisce sia
ciò che ha lasciato loro ma anche ciò che ha perso.

La portata di questo momento racchiude il significato di tutto il


film, in quella ribellione c’è un messaggio fatto di umana passione,
di amore per la vita, per la giustizia e per l’amicizia. Allo spettatore
resta proprio questo afflato di libertà in cui c’è l’idea di  vita di
Keating e dei suoi poeti per cui l’esistenza è fatta prima di tutto di
affermazione di sé e di rapporti autentici.
Il film è basato sulle vere esperienze di Tom Schulman, che scrisse
la sceneggiatura ispirandosi alle esperienze vissute alla Montgomery
Bell Academy di Nashville.

Robin Williams improvvisò molto durante le riprese, a partire dalla


scena in cui legge Shakespeare imitando Marlon Brando e John
Wayne. Il regista decise di girare in ordine cronologico, perché era
importante che gli attori capissero l'evoluzione del rapporto tra gli
studenti e Keating. Per questa ragione, dopo la scena in cui Neil si
toglie la vita, impedì all'attore Robert Sean Leonard di tornare sul
set. Voleva che gli altri sentissero davvero la sua mancanza.
La battuta “Carpe diem. Cogliete l'attimo, ragazzi... rendete
straordinaria la vostra vita” è stata votata 95a tra le cento migliori
battute del cinema dall'American Film Institute.

Adattamento teatrale di Ettore Bassi ( Teatro “Giuditta Pasta” Varese, stagione di


prosa 2019 / 2020)
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“La leggenda del Re Pescatore”


1992 (regia di Terry Gilliam)

Trama: Jack Lucas conduce una rubrica radiofonica e, negli anni,


ha cominciato a provare disinteresse per gli altri e i loro problemi.
Quando però, un giorno, un suo commento scatena la follia di un
uomo che, con un’arma da fuoco, uccide se stesso e tutti gli
avventori di un ristorante in cui si trovava quest’ultimo.
Jack sprofonda in un periodo di crisi.
Perso il lavoro, vive insieme alla sua compagna Anne ma,
ossessionato dal senso di colpa, si ritrova sempre più spesso a
vagabondare ubriaco per le strade. È proprio una di queste notti che
incontra Parry, un ex professore di storia medievale che, tentando
di sfuggire ai ricordi, si è costruito nella sua mente una New York
incantata, popolata da gnomi, cavalieri e principesse da trarre in
salvo, e dove, in un palazzetto del centro, è custodito il mitico Santo
Graal. Parry è talmente ossessionato dalle sue visioni, da credere
realmente che Jack sia il prescelto, colui che riuscirà a superare il
Cavaliere Rosso e a impossessarsi della coppa, e che Lydia, una
scialba impiegata, sia la leggiadra donzella da corteggiare
silenziosamente. Quando scopre che il suo destino è legato a quello
di Parry più di quanto sospetti, Jack decide di aiutarlo. Ma a volte
serve del tempo per superare il proprio egoismo ed accorgersi di
quanto amore si ha intorno.

La leggenda del Re pescatore è un film del 1991 scritto da  Richard


La Gravenese e diretto da Terry Gilliam.
La trama si ispira liberamente al ciclo arturiano traendone spunto
in alcuni elementi come ad esempio la ricerca del Santo Graal. A
questa splendida scrittura si aggiunge il tocco di Terry Gilliam,
capace di trasformare un film in una paradossale avventura surreale
nella quale i contrasti fra i luoghi e i protagonisti sono molto
accentuati. L’intreccio scenico fa da sfondo ad una trama stratificata
in cui la commedia diventa improvvisamente dramma mutante nel
melodrammatico. Il regista trasmette la sua energia narrativa
parlando al pubblico e mostrando la natura dell’essere umano nel
suo modo più estremo e visionario possibile.

La marcia in più viene data dall’ottima interpretazione di Jeff


Bridges e, soprattutto, dal passionale lavoro svolto da Robin
Williams. L’attore ha il merito di rendere estremamente leggera la
figura di un uomo mentalmente spezzato, facendo provare allo
spettatore le sue stesse emozioni: amore, rabbia, gioia e dolore.

Il regista del film ricorda Robin Williams:

“la cosa straordinaria di lui – come si dedicava completamente e


persino di più in quello che doveva fare. Per questo penso che il suo
personaggio nella “Leggenda del re pescatore” è uno dei più vicini
a come era Robin davvero: la pazzia, i danni, il dolore, la dolcezza,
la sfacciataggine. Penso che sia il ruolo che lo ha più portato vicino
ai suoi limiti.
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“Will Hunting - Genio ribelle”
1997 (regia di Gus Vas Sant)

Trama: Nei quartieri poveri a sud di Boston, Will Hunting, venti


anni, vive in modo precario e disordinato insieme ad alcuni amici
teppisti e guadagna qualcosa, lavorando come inserviente nel
dipartimento di matematica del famoso MIT. Tra una chiacchiera e
l'altra, e in incontri occasionali, Will si lascia andare ad improvvise
citazioni storiche e risolve senza fatica un problema di matematica
che sembrava difficilissimo. Tutto ciò attira l'attenzione del prof.
Lambeau, che comincia a seguire Will fin quando il ragazzo,
arrestato dopo l'ennesima rissa in un bar, viene condannato alla
prigione. Lambeau interviene e ottiene la libertà, promettendo al
giudice di affidarlo, per un adeguato trattamento, ad uno psicologo.
Dapprima Will deride i medici che provano a curarlo, poi Lambeau
decide di affidarsi a Sean, vecchio compagno di università. I due
cominciano a parlare. Sean ha perso da poco la moglie, ed è un
vuoto che non riesce ancora ad assorbire. Will lo capisce e se ne
serve per metterlo in difficoltà. Tra i due si instaura un rapporto
difficile ma molto schietto che tuttavia sembra sfociare in una
rottura. Molto seccato per l'andamento delle cose, Lambeau
rimprovera aspramente Sean, facendo riaffiorare antichi attriti dei
tempi dell'università. Intanto Will, che ha rifiutato importanti
proposte di lavoro, conosce Skylar, una studentessa di Harvard, con
la quale inizia una relazione. Skylar gli confessa di essere
innamorata ma lui rifiuta qualunque discorso affettivo, memore
delle delusioni e delle violenze ricevute durante l'infanzia e
l'adolescenza. Avendo passato le stesse difficoltà, Sean trova
finalmente gli argomenti e le parole giuste per arrivare ad una
nuova comprensione con il suo paziente, che alla fine scoppia in
lacrime e si lascia convincere ad andare in California a raggiungere
la ragazza che lo ama. Will allora parte sull'auto che gli amici gli
hanno regalato per i suoi 21 anni.Una sceneggiatura deve essere
approvata da tutti: autore, regista e produttore. Ma alcune delle
migliori scene viste al cinema sono nate sul momento, senza mai
essere state scritte.
Una di queste ad esempio è presente in  Will Hunting,  il film cult
degli anni ’90 con protagonisti dei giovani  Matt Damon  e  Ben
Affleck. Il regista è  Gus Van Sant  che ha dato origine alla storia di
un genio ribelle che da giovane ragazzo scapestrato diventa un
fenomeno della matematica.

Una sceneggiatura solitamente deve essere approvata da autore,


regista e produttore. Ma alcune delle migliori scene viste al cinema
sono nate sul momento, senza mai essere state scritte.
Robin Williams è riuscito nell’intento e ovviamente la scena
improvvisata è nata da lui.
Lo psicologo Sean Maguire (interpretato appunto da Williams)
racconta al giovane Matt Damon un divertente aneddoto sulla
defunta moglie e le sue flatulenze. Il racconto però non era sul
copione,  Robin Williams lo avevo inventato totalmente.All’ascolto
del racconto improvvisato Matt Damon non è riuscito a contenersi,
scoppiando in una fragorosa risata  che contagiò pure il
cameraman (possiamo notare un leggero tremolio).
Will Hunting alla fine ricevette 9 candidature ai premi Oscar, tra cui
quella per miglior film, regia e attore protagonista;  vincendo due
statuette  per la migliore sceneggiatura originale e per il miglior
attore non protagonista a Robin Williams.

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“Patch Adams”
1998 (regia di Tom Shadyac)

La storia di Hunter Patch Adams ha inizio con il suo tentativo di


suicidio. Questo arriva a conclusione di un periodo particolarmente
drammatico nella vita dell’uomo, che però fortunatamente fallisce
nel suo intento.
Adams decide dunque di auto-internarsi in un istituto mentale,
sperando di trovare aiuto. Qui inizia a sperimentare l’umorismo
come rimedio ai mali che lo affliggono e attanagliano anche i suoi
nuovi amici all’interno della struttura. Desideroso di diffondere le
proprie idee e fare del bene agli altri, Adams decide di uscire
dall’istituto e iscriversi all’Università per diventare medico. Qui fa la
conoscenza di diversi colleghi di corso, dal serioso Mitch Roman
alla bella Carin Fisher, devota all’arte della medicina.

Le sue teorie circa la necessità del dottore di sviluppare un rapporto


umano con i pazienti portano però Adams ad inimicarsi il decano
Walcott. Duro e insensibile, questi non vede di buon occhio le
pratiche dell’aspirante medico e farà di tutto per farlo espellere. Nel
frattempo, Adams realizza il suo sogno aprendo una sua clinica di
medicina in un cottage immerso nel verde. Qui aspira a curare i suoi
pazienti grazie alle sue teorie sugli effetti benefici del sorriso. Più il
suo nome e i suoi metodi acquistano fama, però, più egli dovrà
inevitabilmente scontrarsi con l’austerità del mondo accademico e
medico. Adams, inoltre, scoprirà sulla sua pelle che non sempre il
sorriso è praticabile, e i momenti difficili sono talvolta più difficili
del previsto da superare.

La sceneggiatura scritta da  Steve Oedekerk  è basata su ricerche


condotte sulla vita di Adams ma anche sul libro da lui scritto e
intitolato  Salute! Curare la sofferenza con l’allegria e l’amore, al
cui interno si racchiude la sua filosofia. La pellicola, però, non
ricevette una buona accoglienza da parte della critica. Le maggiori
accuse vennero rivolte al marcato sentimentalismo, che finisce con
il risultare fuori luogo rispetto alla storia di Adams. Ciò non impedì
però al film di affermarsi come un grande successo al box office.
Con un budget stimato di 90 milioni, Patch Adams arrivò infatti ad
incassarne oltre 200 a livello mondiale.
Il film riuscì ad ottenere diversi importanti riconoscimenti nel corso
della stagione dei premi. La colonna sonora firmata da  Marc
Shaiman ottenne infatti una nomination all’Oscar, mentre Williams
fu candidato ai Golden Globe come miglior attore in un film
commedia. Ancora oggi Patch Adams è ricercato da molti come una
delle più toccanti interpretazioni dell’attore, e permette di conoscere
di più del celebre medico e della sua idea di medicina. Proseguendo
nella lettura, si potranno scoprire altre curiosità legate al cast e alla
storia vera a cui il film si ispira.
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“Al di là dei sogni”


1998 (regia di Vincent Ward)

Chris Nielsen e sua moglie Annie sono legati da un amore illimitato.


Hanno due figli che sono la loro gioia continua. Una mattina, come
tutte le mattine, i due bambini salgono con la baby-sitter sulla
macchina che li conduce a scuola. Ma stavolta non arrivano a
destinazione: un incidente e i due ragazzi muoiono. Rimasti soli,
Chris e Annie provano a continuare a vivere. Ma niente è più come
prima. Annie perde l'equilibrio mentale ed è ricoverata in
manicomio, poi faticosamente i due recuperano un certo equilibrio.
Ma un giorno anche Chris muore, e trova ad attenderlo Albert, un
giovane di colore, che lo guida nell'aldilà e gli dice: "Tu non sei
scomparso, sei solo morto". Chris è felice di vedere che per lui il
Cielo consiste nell'esistenza in uno dei magnifici dipinti di Annie.
Gode della stupenda maestà di questo Mondo dipinto, pieno dei
romantici ricordi che aveva diviso con lei. E, mentre pensa questo,
ne sente la mancanza, vorrebbe averla ancora con sé.
Viene a sapere che anche Annie è morta, ma si è suicidata e quindi
per loro non c'è speranza di tornare insieme. Annie è andata
all'inferno. Ma Chris non rinuncia, è deciso ad andare verso
l'inferno e porta con sé il Tracker, filosofo e saggio dai
comportamenti ambigui. Chris entra nell'inferno, passa sopra le
teste dei condannati, ritrova infine Annie. La sua costanza ha avuto
il premio. Nell'aldilà marito e moglie si riuniscono e capiscono che è
il momento di ricominciare daccapo sulla Terra. Ecco allora un
bambino e una bambina che si avvicinano e giocano nella grande
New York.
Al di là dei sogni  è un  film fantasy  drammatico  del  1998  diretto
da  Vincent Ward  ed interpretato da  Robin Williams. È ispirato al
romanzo omonimo  di  Richard Matheson, pubblicato nell 1978, e
contiene molti riferimenti allegorici alla Divina Commedia di Dante
Alighieri e al mito di Orfeo ed Euridice.
Il titolo è ispirato ad un verso dell'Amleto di William Shakespeare,
nel famoso  monologo  della prima scena del terzo atto “  What
Dreams May Come”.
Il film vincitore di diversi premi, è molto bello anche per
l’interpretazione emozionante di Williams, le scenografie e gli effetti
speciali davvero notevoli.
Scenografie di Cindy Carr e Josh Fifarek

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“L’uomo bicentenario"
1999 (regia di Chris Columbus)

Andrew è  uno dei primi prototipi di robot positronico (modello


NDR-114, da cui il nome “Andrew”) che viene acquistato come
domestico dalla famiglia Martin. All’inizio viene accolto con
diffidenza ma poi pian piano grazie al Signor Richard (Sam Neill)
diviene non solo uno di famiglia ma anche un beneficiario di diversi
aspetti umani. Andrew, infatti, sente di avere delle sensazioni e delle
emozioni, percepisce la paura e ha uno spiccato senso
dell’umorismo. Studia il comportamento degli umani da vicino,
soprattutto attraverso Amanda, la bambina della famiglia Martin
che lui chiama Piccola Miss (Hallie Kate Eisenberg). Una bambina
che da adulta, a causa dei sentimenti verso Andrew, peraltro
ricambiati nella loro innocente delicatezza, si ritrova in una leggera
crisi quando il fidanzato la chiede in moglie.

Piccola Miss (diventata adulta con il volto di  Embeth Davidtz) si


sposa, ma il suo legame con Andrew è sempre immutato: speciale.
Nel frattempo Andrew ha anche appreso come progettare e
costruire orologi in legno, creando un vero e proprio business di cui
diviene beneficiario economico grazie al Signor Martin. Grazie a
colui che diventa un buon amico più che un padrone, Andrew riesce
perfino ad avere la meglio nell’azienda che l’ha prodotto: non viene
disseminato ma anzi, con gli studi da lui stesso effettuato, può
diventare un robot dal volto più espressivo.

Gli anni passano e Andrew desideroso di una reale vita umana


chiede di comprare la propria libertà dalla famiglia Martin. Pur
deludendo il signor Martin per questa richiesta, riesce comunque ad
ottenere la sua totale indipendenza, allontanandosi però dalla
famiglia e andando a vivere da solo.

Andrew ritorna quando il Signor Martin in punto di morte desidera


ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per lui ed i suoi cari.
Andrew allora chiede a Lloyd, il figlio di Piccola Miss che lavora
proprio alla Robotics, di aiutarlo a cercare gli altri robot della sua
stessa serie di produzione per capire se ci sono altri esemplari come
lui. Il giovane Lloyd, che non ha mai tollerato Andrew, decide di
mandarlo in cerca di questi robot, credendo che sia l’occasione
ideale per allontanarlo. La ricerca dura 20 anni e non porta a
grandissimi risultati fino a quando non conosce Galatea a San
Francisco, un robot NDR appartenente al tecnico Ruper Burns
(Oliver Platt). Grazie a Burns, Andrew scopre ulteriori progressi
della robotica e finanzia la ricerca dell’amico, diventando in
definitiva un umanoide. La trasformazione non gli basta mai,
specialmente quando conosce Portia (sempre interpretata da
Embeth Davidtz), la nipote di Piccola Miss. Con lei instaura un
rapporto conflittuale di simpatia, che ben presto si trasforma in
amore e che lo convince a fare un upgrade definitivo per diventare
un essere umano. Andrew scopre insieme a Portia l’invecchiamento,
lui con i suoi organi ricreati e lei con i suoi organi biologici ma
purtroppo, date le loro condizioni, non possono sposarsi poiché lui
non viene dichiarato umano dal Congresso Mondiale. Quando
succederà, Andrew avrà compiuto 200 anni, diventando –
finalmente – l’uomo più anziano mai vissuto: l’uomo bicentenario.

La storia è ispirata racconto di  Isaac Asimov,  “L’uomo del


Bicentenario”  del 1976 e la sua prosecuzione e ampliamento, 
L’uomo Positronico (The Positronic Man) del 1993, scritta a quattro
mani con Robert Silverberg. Una mente geniale che ha partorito una
storia ancora più geniale; e allo stesso modo, con l’aiuto dello stesso
Asimov per la sceneggiatura, il regista  Chris Columbus  è riuscito
nella sua trasposizione cinematografica, consacrandola a capolavoro
del genere fantascientifico/drammatico.

Ottima interpretazione di Robin Williams, nella parte di Andrew,


dolce, sensibile e dall’ingegno stupefacente. Williams riesce a
passare con facilità da scene semi-comiche, ad altre strettamente
serie, drammatiche e  commuoventi, rendendo il film una favola dai
toni decisamente aurei.

La tematica chiave della storia può essere paragonata al problema


dell’integrazione razziale; un robot, che in quanto individuo
esistente, vuole sentirsi libero, con pari diritti e perfettamente
integrato nella società, restia ad accettarlo e a ritenerlo
effettivamente un uomo. Ciò mi fa pensare, in senso lato, al
problema della schiavitù negli Stati Uniti e  la difficoltà che hanno
avuto gli ex schiavi, una volta liberati, nel riuscire a diventare parte
di un sistema che li rifiutava, in quanto li riteneva “oggetti”. Come
questi ultimi, anche Andrew viene rifiutato, nonostante le sue
geniali invenzioni che favorirebbero, in altri casi, l’entrata nel
sistema; anzi, più il robot dimostra sentimenti vicini e similari
all’uomo, più questo ne ha paura e lo teme, sia per complesso
d’inferiorità, sia per la paura di qualcosa che non si conosce.
Commento Personale

Robin Williams  ha scelto di lasciarci l'11 agosto 2014: distrutto e


abbattuto da una malattia degenerativa, resa pubblica soltanto dopo
la sua morte, che lo stava già debilitando e che gli avrebbe impedito
di continuare non solo a recitare, ma di vivere come aveva sempre
vissuto. 
 
Decise quindi di risparmiare a se stesso e al suo pubblico
l'immagine di un  Robin Williams  diverso da ciò che era sempre
stato, e prese quindi una decisione tremenda, definitiva, senza
possibilità di tornare indietro. 
Ognuno di noi ha un proprio ricordo legato a lui: da quello
anarchico e motivazionale de L'Attimo Fuggente, il Robin Williams
folle di Good Morning Vietnam  e  La Leggenda del re pescatore,
quello  commovente di  Patch Adams  e  Al di là dei Sogni, il Robin
Williams divertente e irionico di Mrs Doubtfire e Piume di Struzzo.
 Il Robin Williams insolito di One Hour Photo e Insomnia, il
Robin Williams eterno Peter Pan di Hook. -
Capitan Uncino  e  Jumanji,  quello riflessivo di  Will Hunting,
quello  fuori fuoco di  Harry a Pezzi, quello immortale de  L'Uomo
Bicentenario e tanti altri.
 
Ha raccontato storie cercando di attaccarsi alla vita e mostrandoci
che si può credere nella felicità anche se talvolta può essere amara.
Senza dubbio è stato uno dei più grandi attori della sua generazione,
spesso messo in secondo piano solo perché "comico" ma in grado di
dimostrare più volte il proprio talento anche in contesti
drammatici, e capace di improvvisazioni che sconvolgevano i set, le
sceneggiature, le cerimonie di premiazione, i media e il pubblico.

Un uragano che  in quasi quarant'anni ha travolto chiunque abbia


avuto a che fare con lui. Si perché cercava di strappare una risata,
un po’ come il suo Patch Adams, alla ricerca di un sorriso talvolta
tanto atteso ma che accomuna sempre non soltanto il mondo del
pubblico ma anche l’universo che sta dietro le quinte.
Quasi tutti noi abbiamo visto almeno una volta nella vita un suo
film, prima o dopo la sua morte, ma non fa differenza credetemi.
Con le sue interpretazioni Robin è riuscito a catturarci nel suo
ideale stato di libertà.
Perché anche se ha scelto di andarsene, un po' di  Robin
Williams rimarrà sempre dentro ognuno di noi. 
Sitografia e bibliografia :

Intervista 1996 : https://www.youtube.com/watch


Video recensione: https://www.youtube.com/watch

Scritto : https://radaronline.com/exclusives/2014/08/robin-williams-christopher-
reeve-friendship/

Scritto : https://www.sentieriselvaggi.it/good-morning-vietnam-di-barry-
levinson/

Scritto : https://www.nerdface.it/mork-e-mindy-spinoff-di-happy-days-con-il-
mitico-robin-williams

Scritto : http://trovacinema.repubblica.it/attori-registi/robin-williams/173643/

Scritto : https://www.comingsoon.it/film/l-attimo-fuggente/39547/scheda/

Scritto : https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/la-leggenda-del-re-
pescatore/27137/

Scritto : https://www.filmforlife.org/2014/11/la-leggenda-del-re-pescatore-
recensione

Scritto : https://www.ciakmagazine.it/will-hunting-e-la-scena-improvvisata-da-
robin-williams-che-fece-ridere-tutto-il-set/

Scritto : https://www.cinefilos.it/tutto-film/approfondimenti/patch-adams-trama-
cast-storia-vera-streaming-466651

Scritto : https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/al-di-l-dei-sogni/35490/

Scritto : https://www.cinematographe.it/recensioni/l-uomo-bicentenario-
recensione/

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