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Universale / Film 9

Finito di stampare
nel mese di ottobre 1997
da A4 Servizi Grafici s.n.c. - Chivasso
per conto di Lindau s.r.l.
Norman Gobetti

JONATHAN DEMME
IL SILENZIO
DEGLI INNOCENTI

Questo volume è stato stampato su carta Palatina delle cartiere Miliani


Fabriano.

 1997 Lindau s.r.l.


Via Bernardino Galliari 15 bis – 10125 Torino
Tel. 011/669.39.10 – fax 011/669.39.29

Progetto grafico: Andrea Busto

Prima edizione
ISBN 88-7180-180-6
JONATHAN DEMME
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Un cult movie di massa

Nel corso del Festival di Venezia del 1995 l’Ente


dello Spettacolo rende noti i risultati finali del plurien-
nale sondaggio «Top Ten Film»: secondo il pubblico
italiano (un campione di 20.000 spettatori cinemato-
grafici e un certo numero di abbonati di Telepiù), Il
silenzio degli innocenti è «il film più bello del primo
secolo di vita del cinema» 1. Un verdetto sconcertante,
ma anche una chiara sanzione dello straordinario suc-
cesso del film di Jonathan Demme, che in brevissimo
tempo si è imposto come l’ultimo dei grandi cult
movie di massa, film come Taxi Driver (id., 1976) di
Martin Scorsese o Apocalypse Now (id., 1979) di Francis
Ford Coppola, Shining (id., 1980) di Stanley Kubrick o
Blade Runner (id., 1982) di Ridley Scott, capaci di arri-
vare al grande pubblico e insieme di soddisfare la criti-
ca più esigente, di manovrare agevolmente la dimen-
sione spettacolare e insieme di incidere in profondità,
di cogliere lo spirito dei tempi e insieme di non passa-
re mai di moda.
Il silenzio degli innocenti è diventato così, al pari degli

7
altri film citati prima, un mito, un «mito d’oggi», un Jonathan Demme da Corman a Filadelfia
testo carico di un significato ulteriore, secondo 2, e
andrebbe quindi indagato senza isolarlo dal contesto
della sua ricezione, senza trascurarne l’impatto sull’im-
maginario, per esempio interrogandosi a fondo, come
cercherò di fare in questo libro, su come un personag-
gio come Hannibal il Cannibale si sia imposto nel
panorama culturale come uno degli «unici eroi possibi-
li» 3, e la sua cortesia malefica e impeccabile si sia affer-
mata come uno degli stili vincenti di fine millennio.

Dagli exploitation movies degli esordi con la Factory


1
«Cinemedia», 6/9/1995. di Corman al grande successo di Qualcosa di travolgente
2
Per un’analisi dello statuto semiologico del mito nella società (Something Wild, 1986) fino agli Oscar per Il silenzio degli
contemporanea, vedi l’ormai classico R. Barthes, Miti d’oggi,
innocenti e Philadelphia (id. 1993), Demme sembra aver-
Einaudi, Torino 1974.
3 ne fatta di strada. Eppure le caratteristiche principali
È quanto sostiene E. Martini, Gli unici eroi possibili, «Cine-
forum», n. 304, maggio 1991. del suo cinema sono evidenti già nei film realizzati alla
New World Pictures: una particolare attenzione per le
figure femminili, una predilezione per i personaggi
oltraggiosi e le situazioni estreme, e soprattutto una
posizione autoriale in bilico tra «cassetta» e «impegno»,
tra mainstream e controcultura, tra cinema di genere e
arte d’avanguardia.
Ma del resto si trattava di caratteristiche comuni a
tutta una generazione del cinema statunitense, quella
«nuova Hollywood» venuta su in gran parte proprio
alla scuola di Corman 1. È infatti prima con la American
International Pictures e poi con la New World che ini-
ziarono a lavorare registi come Francis Ford Coppola e
Martin Scorsese, Peter Bogdanovich e Monte Hellman,
Joe Dante e Paul Bartel, Jonathan Kaplan e Lewis

8 9
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI JONATHAN DEMME DA CORMAN A FILADELFIA

Teague, Robert Towne e lo stesso Demme, e debuttaro- fu un disastro commerciale. Meglio andò il thriller Il
no attori come Jack Nicholson e Robert de Niro, Peter segno degli Hannah (Last Embrace, 1979), ma per vari
Fonda e David Carradine, Scott Glenn e Bruce Dern, anni a Demme toccò alternare film veri e propri – Una
che dei loro film sarebbero stati tra gli interpreti più volta ho incontrato un miliardario (Melvin and Howard,
noti e significativi. Nasceva, con il clan Corman, tra la 1980) e Tempo di swing (Swing Shift, 1984) – a film per la
fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, un cinema televisione (Who Am I This Time?, 1982) ed episodi di
fatto da intellettuali che si sarebbero rivelati anche serials (Colombo, Survival Guides, Alive from Off Center).
capaci artigiani e ottimi imprenditori di se stessi, una La svolta decisiva arrivò a metà degli anni ’80,
«nuova onda» destinata, nel giro di un decennio, a rin- prima con il film-concerto Stop Making Sense (id., 1984),
novare l’elefantiaco apparato produttivo ormai al lumi- realizzato in stretta collaborazione con i Talking Heads,
cino della Hollywood delle majors. e poi con Qualcosa di travolgente (Something Wild, 1986),
Jonathan Demme, nato nel 1944 a Rockville Centre, che imposero Jonathan Demme come uno dei più inte-
Long Island, nello Stato di New York, e cresciuto in ressanti registi americani. Da allora lo si iniziò a citare
Florida, iniziò a lavorare per la New World nel 1970 insieme ad autori come David Lynch e John Carpenter,
collaborando alla sceneggiatura e alla produzione di Spike Lee e David Cronenberg per la sua originalità e la
film come Angels Hard As They Come [Gli angeli pestano sua capacità di mescolare i registri, comico e drammati-
duro, 1971] e The Hot Box [La gabbia rovente, 1972], co, rosa e noir, grottesco e suspense, e finalmente ebbe
entrambi di Joe Viola, e Black Mama, White Mama la possibilità di dedicarsi a progetti più coraggiosi.
[Mamma nera, mamma bianca, 1972] di Eddie Romero. Emersero allora con chiarezza le sue peculiarità: la pas-
Nel 1974 passò alla regia con Femmine in gabbia (Caged sione per la musica etnica e rock, i legami con la scena
Heat), cui seguirono Crazy Mama (id., 1975) e Fighting newyorkese, l’interesse per tematiche sociali e politi-
Mad (id., 1976), film realizzati, per dirla con le parole che. Ne derivarono videoclip per New Order, UB40,
dello stesso Demme, secondo la «vecchia formula Red Hot and Blue, Fine Young Cannibal, Susanne Vega,
Corman, vale a dire che il tuo film dovrà avere molta Artists Against Apartheid, Sandra Bernhard e Bruce
azione, molto umorismo, dovrà contenere parecchio Springsteen; colonne sonore realizzate in collaborazio-
nudo – e con questo non intendeva certo nudo maschi- ne con musicisti come Laurie Anderson, John Cale e
le – e un sottile messaggio sociale, preferibilmente di David Byrne; film come Swimming to Cambodia [A
sinistra» 2. nuoto in Cambogia, 1987], registrazione dell’omonimo
Dopo il distacco dalla New World la carriera di spettacolo di Spalding Gray 3; documentari come Haiti,
Demme faticò a decollare, la commedia on the road sul Dreams of Democracy [Haiti, sogni di democrazia, 1987],
mondo dei camionisti Chroma Angel chiama Mandrake Mio cugino, il reverendo Bobby (Cousin Bobby, 1991) e One
(Handle With Care, chiamata anche Citizens Band, 1977) foot on a banana peel, the other foot in the grave: Secrets

10 11
from the Dolly Madison Room [Un piede su una buccia di Nella fortezza delle identità
banana, l’altro nella tomba: Segreti dalla Dolly Madison
Room, 1993, solo come produttore].
E se Una vedova allegra... ma non troppo (Married to
the Mob, 1988) ripropose ancora una volta la ricetta
dolceamara tipica del suo cinema, il thriller Il silenzio
degli innocenti e il serissimo Philadelphia sconcertarono
molti: per qualcuno si trattò della definitiva consacra-
zione di un genio, per altri dell’imperdonabile volta-
faccia di un’anima bella convertita al cinismo hol-
lywoodiano 4.

Politiche sessuali

1
Roger Corman appare anche come attore in alcuni film di Il 30 marzo 1992 la cerimonia di assegnazione degli
Demme: Tempo di Swing, Philadelphia e lo stesso Il silenzio degli Oscar fu un trionfo per Il silenzio degli innocenti: miglior
innocenti, in cui interpreta il ruolo del direttore dell’Fbi.
2
film, miglior regista, migliore sceneggiatura non origi-
Intervista a cura di D. Thompson, in American movies 90, Ubu-
nale, miglior attore (Anthony Hopkins), migliore attrice
libri, Milano 1994.
3
Il testo dello spettacolo di Spalding Gray A nuoto in Cambogia è (Jodie Foster). Ma non andò tutto liscio: fuori, ad acco-
pubblicato in Italia da Garzanti, Milano 1996. gliere gli invitati, un picchetto organizzato da alcune
4 Per un’appassionata lettura complessiva della produzione di associazioni per la promozione dei diritti degli omoses-
Demme, tutta giocata sulla dialettica tra film «di segno positi- suali manifestava la sua indignazione per l’omofobia
vo» e film «di segno negativo», vedi A. G. Mancino, Angeli sel- del film 1. Un brutto colpo per il liberal Demme, che
vaggi, Métis, Chieti 1995. solo due anni dopo sarebbe tornato a trionfare alla
serata degli Oscar con un film nelle intenzioni assoluta-
mente pro-gay come Philadelphia.
Eppure un film come Il silenzio degli innocenti, che
mette di fronte una «donna con la pistola» interpretata
da un’attrice-simbolo dell’emancipazione femminile a
Hollywood (e identificata da molti come lesbica) 2 e uno
psicopatico dai desideri transessuali che uccide giovani
donne dai fianchi larghi e le scuoia per farsi un vestito

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI NELLA FORTEZZA DELLE IDENTITÀ

con la loro pelle, non poteva non andare a toccare i del genere con il costume» 4. Da una parte il film colle-
nervi scoperti di un’intellighenzia statunitense dilania- gherebbe «le diverse forme di violenza contro le
ta da conflitti culturali sempre più accesi intorno ai donne sia tra loro sia a perpetratori maschi» 5, facendo
temi del gender e della sessualità. in qualche modo il gioco di un femminismo essenziali-
Demme si trovò quindi costretto a difendersi di sta, e dall’altra offrirebbe «una critica della differenza
fronte all’opinione pubblica dalle accuse di omofobia: sessuale trascendendo, piuttosto che esagerando, le
«Non è una questione di preferenza sessuale o sessua- tradizionali opposizioni tra i generi» 6, avvicinandosi
lità; è una questione di preferenza di genere. Questo così a un femminismo costruzionista 7. In modo simile,
ragazzo [Buffalo Bill] non desidera fare l’amore con Judith Halberstam ha interpretato Buffalo Bill come
uomini, desidera essere una donna. [...] Io mi ricono- una sorta di eroe postfemminista: «Se da una parte ci
sco nei gay, sono solidale con loro, simpatizzo per loro repelle per quello che fa alle donne, e lo spettatore
[I identify with gay people, I sympatize, I empathize]. [...] Il femmina non può che distogliere lo sguardo dalle sue
messaggio che volevo dare con il film era l’idea che [...] rappresentazioni, nondimeno Buffalo Bill rappresenta
gli assassini seriali possono essere di qualsiasi orienta- un sottile cambiamento nella rappresentazione del
mento sessuale, ma la questione fondamentale è che genere. Non solo un mostro-assassino, Buffalo Bill
sono bambini abusati, e che dobbiamo smetterla di sfida le concezioni eterosessiste e misogine dell’essere
abusare i nostri bambini» 3. Mi pare che anche le sue umano, la naturalezza e l’interiorità del genere, pur
parole, accanto a quelle dei suoi accusatori, siano sinto- essendone una vittima» 8.
matiche di un panorama culturale in cui l’importante
non è giustificare una scelta su un piano etico o politico
generale, ma confrontarsi con ben precisi gruppi di L’incubo dietro le mura
pressione e sapere all’occorrenza spostare il discorso da
un’arena all’altra (così, ad esempio, Demme precisa di Lo stile argomentativo al limite della paranoia che
non essere contro i gay, ma bensì contro gli abusatori di domina il dibattito statunitense sulle politiche sessuali
bambini). trova un suo corrispettivo sociale, nell’America degli
L’ambigua politica sessuale del film è stata molto anni ’90, in una crescente isteria collettiva intorno alle
discussa anche in ambito femminista. Elizabeth Young questioni della violenza e della sicurezza. Proprio men-
ha individuato in Il silenzio degli innocenti una contrad- tre nei cinema furoreggiava Il silenzio degli innocenti, gli
dizione interna tra «due diversi approcci di revisione Stati Uniti scatenavano il loro potenziale bellico nella
del genere, uno che reifica la differenza sessuale come Guerra del Golfo, e, pochi giorni dopo la serata degli
base per una critica del potere, e uno che lavora a tra- Oscar, il «caso Rodney King» faceva esplodere una san-
scendere il binarismo sessuale suggerendo l’affinità guinosa rivolta a South Central Los Angeles, destinata

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI NELLA FORTEZZA DELLE IDENTITÀ

a esasperare sempre di più la sindrome della fortezza Sugarland Express (id., 1974) di Steven Spielberg – e di
che stava trasformando le città americane in oceani di cui rimane qualche traccia al femminile, alla Thelma &
caos punteggiati da isole superprotette 9. Louise (id., 1991) di Ridley Scott, ma di veri e propri cat-
E negli stessi anni in cui una spietata politica estera, tivi, goduti postmodernamente senza mezzi termini e
una segregazione urbanistica sempre più feroce, un senza inibizioni.
mosaico di politiche culturali settarie, una sempre mag- È come se le pulsioni distruttive, le minacce all’inte-
giore diffidenza tra i corpi dettata dal panico dell’Aids grità fisica, le paure ancestrali, le mutazioni irreversibi-
e una radicale sterilizzazione degli stili di vita si incari- li, tenute a forza fuori dalle mura di fortezze asettiche e
cavano di innalzare muri sempre più alti a difesa di cia- iperprotette, si ripresentassero irriducibilmente e osses-
scuna singola identità, l’immaginario veicolato dal sivamente sul grande schermo, magari sotto forma di
cinema hollywoodiano si faceva via via più sanguina- incubi – come nei Nightmare, da quello di Wes Craven
rio e straziato. Il grande cinema americano degli (A Nightmare on Elm Street, 1984) in poi – o di virus
anni ’80 e ’90, quello che è rimasto nella memoria, che informatici – come l’assassino seriale in Copycat (id.,
ha fatto esultare i critici e accorrere gli spettatori, è 1995) di Jon Amiel. Così nei grandi film degli anni ’80
infatti in grandissima parte cinema della ferocia e della e ’90, da Scarface (id., 1983) di Brian De Palma a Velluto
contaminazione, dell’eccesso e dello sconfinamento. blu (Blue Velvet, 1986) di David Lynch, da Cape Fear (id.,
Alcuni dei maggiori registi degli ultimi anni, da Brian 1991) di Martin Scorsese a Le Iene (Reservoir Dogs, 1992)
De Palma a David Cronenberg, da George A. Romero a e Pulp Fiction (id., 1994) di Quentin Tarantino, da
John Carpenter, provengono dal new horror 10, e nei Assassini Nati (Natural Born Killers, 1994) di Oliver
film degli autori più stimati, Stanley Kubrick, Francis Stone a Fargo (id., 1995) dei fratelli Coen, da Crash (id.,
Ford Coppola e Martin Scorsese, la violenza è un ele- 1996) di David Cronenberg a Fratelli (The Funeral, 1996)
mento fondamentale, sempre in primo piano. di Abel Ferrara, il sangue scorre a fiotti, i cadaveri non
Capita così che i personaggi forti di questo cinema, si contano, i confini si smarriscono. E il copione non è
appunto «gli unici eroi possibili», siano sempre più certo diverso nel cinema più dozzinale, dagli assassini
spesso criminali, mafiosi e assassini, psicopatici e pro- seriali fatti in serie – gli Psycho, gli Halloween, i Venerdì
fessionisti della rapina. Non si tratta più dei romantici 13 – ai campioni di incasso costruiti su misura sui bici-
fuorilegge, Robin Hood senza paura e senza speranza in piti e gli arsenali di Sylvester Stallone e Arnold
lotta contro il sistema, che affollavano i film statunitensi Schwarzenegger, Jean-Claude Van Damme e Steven
intorno agli anni ’70 – da Butch Cassidy (Butch Cassidy Seagal.
and the Sundance Kid, 1969) di George Roy Hill e Pat Il silenzio degli innocenti, con il suo complesso intrec-
Garret e Billy the Kid (Pat Garrett and Billy the Kid, 1973) cio di ambigue politiche sessuali e performance sadiche
di Sam Peckimpah a Dillinger (id., 1973) di John Milius e ed efferate, andrebbe quindi letto sullo sfondo, da un

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI NELLA FORTEZZA DELLE IDENTITÀ

lato, di un dibattito culturale, articolato e tinto di para- maschile e femminile. Si definisce all’opposto «femminismo
noia, sulle identità e sui corpi e, dall’altro, di un cinema costruzionista» il tentativo di demolire alla radice il nesso
espressione di un immaginario torturato, ostaggio di sesso-genere, sostenendo la totale arbitrarietà e relatività cultu-
rale del maschile e del femminile. Su queste tematiche esiste
fantasmi di morte.
una bibliografia vastissima, solo in minima parte disponibile in
italiano. Per un primo approccio, vedi M. Nadotti, Sesso & gene-
re, Il Saggiatore, Milano 1996.
8
1
In quell’occasione la protesta riguardava anche JFK (id., 1991) J. Halberstam, Skinflick: Posthuman Gender in Jonathan Demme’s
di Oliver Stone. I picchetti da parte di gruppi di pressione con- The Silence of the Lambs, «Camera Obscura», n. 27, settembre
tro particolari film hollywoodiani negli ultimi anni sono dive- 1991.
9
nuti una consuetudine negli Stati Uniti, basti pensare ai casi di Sulla «sindrome della fortezza» nella società americana con-
Vestito per uccidere (Dressed to Kill, 1980) di Brian De Palma, temporanea, vedi M. Davis, La città di quarzo, manifestolibri,
Cruising (id., 1980) di William Friedkin, L’ultima tentazione di Roma 1993; M. d’Eramo, Il maiale e il grattacielo, Feltrinelli,
Cristo (The Last Temptation of Christ, 1988) di Martin Scorsese, Milano 1995; M. Cooper, L’America dietro il sogno, Feltrinelli,
Malcolm X (id., 1992) di Spike Lee e Basic Instinct (id., 1992) di Milano 1996.
10
Paul Verhoeven. Sul new horror, che a partire dagli anni ’70 ha rinnovato gli
2
Per una lettura di Clarice Starling/Jodie Foster come figura stilemi del cinema dell’orrore classico, vedi La cosa di questo
lesbica vedi E. Young, The Silence of the Lambs and the Flaying of mondo. Il new horror USA, numero speciale di «Cinema &
Feminist Theory, «Camera Obscura», n. 27, settembre 1991. Per Cinema», n. 34, gennaio-marzo 1983.
una contestualizzazione della carriera di Jodie Foster nel pano-
rama della politica sessuale statunitense, vedi B. R. Rich,
Nobody’s Handmaid, «Sight and Sound», dicembre 1991.
3
Intervista a Jonathan Demme, in D. Persons, Silence of the
Lambs, «Cinefantastique», ottobre 1995, pp. 110-111. In un’altra
intervista (G. Smith, Identity Check, «Film Comment», XXVII,
n. 1, gennaio-febbraio 1991, p. 30), all’osservazione dell’intervi-
statore «c’è [nei tuoi personaggi maschili] una sensibilità parti-
colare, in un certo senso un lato più femminile», Demme repli-
ca: «Beh, Gavin, ora non voglio passare per una specie di chec-
ca [a kind of sissy] in questa intervista!».
4
E. Young, The Silence cit., p. 7.
5
Ibidem, p. 10.
6
Ibidem, p. 13.
7
Vengono definite «femminismo essenzialista» le posizioni che
individuano una qualche proprietà intrinseca nel nesso sesso-
genere, affermando così la fondatezza delle categorie di

18 19
Il film

Titolo: The Silence of the Lambs.


Origine: Usa.
Anno: 1991.
Regia: Jonathan Demme.
Sceneggiatura: Ted Tally.
Soggetto: The Silence of the Lambs di Thomas Harris.
Fotografia: Tak Fujimoto (Technicolor).
Scenografia: Kristi Zea.
Costumi: Colleen Atwood.
Effetti di make-up: Carl Fullerton, Neal Martz.
Operatore: Tony Jannelli.
Musica: Tom Petty, American Girl; Book of Love, Sunny
Day; Johann Sebastian Bach, Variazioni Goldberg; The
Falls, Hip Priest; Colin Newman, Alone; Savage
Republic, Real Man; Q. Lazzarus, Goodbye Horses; Les
Frères Parent, Lamno nan zile A.
Musica originale: Howard Shore.
Suono: Christopher Newman.
Montaggio: Craig Mc Kay.
Casting: Howard Feuer.

21
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI IL FILM

Interpreti: Jody Foster (Clarice Starling), Anthony attore protagonista (Anthony Hopkins), migliore attrice
Hopkins (Hannibal Lecter), Scott Glenn (Jack protagonista (Jodie Foster), migliore sceneggiatura non
Crawford), Ted Levine (Jame Gumb/Buffalo Bill), originale; Orso d'argento per la regia al Festival di
Anthony Heald (Frederick Chilton), Brooke Smith Berlino.
(Catherine Martin), Diane Baker (sen. Martin), Kasi
Lemmons (Ardelia Mapp), Charles Napier (tenente Dedicato a Trey Wilson.
Boyle), Tracey Walter (Lamar), Roger Corman (direttore
dell'Fbi Hayden Burke), Ron Vawter (Paul Krendler),
Danny Darst (sergente Tate), Frankie Faison (Barney),
Paul Lazar (Pilcher), Daniel Butler (Roden), Chris Isaak
(ufficiale delle forze speciali), Lawrence A. Bonney
(istruttore dell'Fbi), Stuart Rudin (Miggs), Masha
Skotobogatov (Clarice da piccola), Jeffrie Lane (padre
di Clarice), Leib Lensky (signor Lang), James B.
Howard (istruttore di boxe), Bill Miller (Mr. Brigham),
Pat McNamara (sceriffo Perkins), Kenneth Utt (dottor
Akin), Chuck Aber (agente Terry), Gene Borman
(Oscar), Harry Northrup (Mr. Bimmel), Lauren Roselli
(Stacey Hubka), Alex Coleman (sergente Pembry),
Cynthia Ettinger (ufficiale Jacobs), Adelle Lutz (giorna-
lista televisiva), Jim Dratfield (assistente della sen.
Martin), Brent Hinkley (ufficiale Murray), Lawrence T.
Wrentz (agente Burroughs).
Produzione: Strong Heart-Jonathan Demme per Orion.
Produttori: Edward Saxon, Kenneth Utt, Ron Bozman.
Produttore associato: Grace Blake.
Produttore esecutivo: Gary Goetzman.
Studi: Pittsburgh.
Durata: 118'.
Formato: Panavision; col.
Distribuzione: 20th Century Fox-CDI.
Premi: Oscar per miglior film, migliore regia, migliore

22 23
La sinossi

Sequenza [1] (7’ 35”)


Mentre scorrono i titoli di testa, Clarice Starling,
una studentessa dell’accademia dell’Fbi di Quantico,
corre in un bosco. Un istruttore la richiama: deve pre-
sentarsi da Jack Crawford, della Sezione Scienza del
Comportamento. Crawford la incarica di sottoporre a
un test psicologico lo psichiatra e assassino seriale
Hannibal Lecter, detto «il cannibale», detenuto in un
ospedale giudiziario. Nell’ufficio di Crawford, Clarice
vede le fotografie dei corpi scuoiati delle vittime di un
altro assassino ancora in circolazione, soprannominato
«Buffalo Bill».

Sequenza [2] (10’ 55”)


Clarice si reca al Baltimore State Hospital a parlare
con il dottor Lecter. Dopo essersi liberata del direttore
del manicomio, Frederick Chilton, che la corteggia con
goffaggine e la mette in guardia dal pericoloso dottore,
Clarice viene ammessa alla presenza di Lecter. Ammira
il suo disegno del Duomo di Firenze visto dal Belvedere

25
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA SINOSSI

e gli presenta il questionario, ma lui rifiuta di compilarlo, materiale vario, e, all’interno di un automobile, Clarice
e rovescia la situazione sottoponendo la stessa Clarice al trova la testa mozzata di un uomo.
proprio scrutinio: la mette in imbarazzo indovinando la
marca del suo profumo e le sue origini provinciali (è del Sequenza [7] (4’ 30”)
West Virginia), e coglie il suo interesse per Buffalo Bill. Clarice torna al Baltimore State Hospital per chiede-
Mentre Clarice si allontana dalla cella di Lecter, Miggs, re chiarimenti da Lecter. Fuori piove, e la cella è immer-
incarcerato nella cella accanto, si masturba e le getta in sa nell’oscurità. Il dottore le passa un asciugamano per
faccia lo sperma. Disgustato dall’accaduto, il dottore asciugarsi i capelli bagnati dalla pioggia e sente l’odore
richiama Clarice, promette di aiutarla, e le dà una prima della sua ferita alla gamba. Le spiega che la testa è quel-
indicazione: cercare la signora Ester Moidil. la di un suo ex paziente, Benjamin Raspail, ma non le
dice chi lo ha ucciso. Però le promette di continuare ad
Sequenza [3] (1’) aiutarla e le manifesta il suo desiderio di essere trasferi-
Fuori dall’ospedale, Clarice, estremamente scossa, to in un altro penitenziario, lontano da Chilton e con
ripensa a suo padre, un poliziotto, e piange. una vista.

Sequenza [4 ](30”) Sequenza [8] (3’ 15”)


All’accademia di Quantico, Clarice si allena al poli- Buffalo Bill è alla ricerca di un’altra vittima. Attira
gono di tiro; partecipa a una simulata; fa footing insie- l’attenzione di una ragazza fingendo di trovarsi in diffi-
me alla compagna Ardelia Mapp. coltà con un divano da caricare su un furgone. La ragaz-
za lo aiuta e lui ne approfitta per catturarla. La tramorti-
Sequenza [5] (1’ 30”) sce e le toglie la camicetta tagliandola sulla schiena.
Mentre sta consultando i microfilm sul passato di Getta poi la camicetta in strada.
Lecter, Clarice riceve una telefonata da Crawford: il dot-
tore ha spinto Miggs al suicidio. Lei gli comunica la sco- Sequenza [9] (45”)
perta di un magazzino affittato da Lecter, il Yourself All’accademia, Clarice sta partecipando a un allena-
Storage. mento di boxe. Un istruttore la richiama e le comunica
che è stato ritrovato, in un fiume in West Virginia, il
Sequenza [6] (4’) corpo di un’altra ragazza uccisa e scuoiata da Bill.
Clarice, accompagnata dal proprietario del Yourself
Storage, il signor Lang, entra nel magazzino di Lecter Sequenza [10] (10’ 25”)
sollevando la saracinesca con un cric e ferendosi a una Clarice accompagna Crawford in West Virginia per
gamba. Il locale è pieno di manichini, abiti, trucchi e analizzare il cadavere. Alla Opico Funeral House gli

26 27
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA SINOSSI

agenti della polizia locale accolgono con freddezza e Lecter la sua infanzia: la morte della madre e del
diffidenza la ragazza matricola dell’Fbi. Si sta svolgen- padre e la permanenza presso un ranch nel Montana
do una cerimonia funebre, e Clarice ricorda il funerale di proprietà di parenti della madre. Chilton ascolta la
di suo padre. Nel corso dell’autopsia viene ritrovato loro conversazione attraverso un microfono nascosto.
un bozzolo di insetto nella gola della ragazza uccisa.
Sequenza [15] (1’ 40”)
Sequenza [11] (2’) Bill costringe Catherine, ancora prigioniera nel
Clarice fa esaminare il bozzolo da due giovani pozzo, a spalmarsi una lozione sulla pelle. La ragazza
entomologi, Pilcher e Roden: si tratta di una falena, la nota un’unghia conficcata nella parete del pozzo e urla
Acherontia Styx, presente negli Stati Uniti solo in alle- di terrore.
vamento.
Sequenza [16] (1’ 20”)
Sequenza [12] (55”) Chilton, sdraiato sul letto di Lecter, che è stato
Bill, che alleva falene e ha un barboncino bianco, legato a una barella, gli rivela che l’offerta di Clarice è
tiene la ragazza catturata prigioniera in un pozzo. solo un trucco, e lo convince a parlare con Ruth
Martin, a Memphis. Lecter nota una penna dimentica-
Sequenza [13] (1’45”) ta da Chilton sul letto.
Clarice e Ardelia sentono al telegiornale la notizia
del rapimento di Catherine Martin, e assistono all’ap- Sequenza [17] (20”)
pello rivolto dalla madre di lei, il senatore Ruth Il direttore dell’Fbi, Hayden Burke, avvisa telefoni-
Martin, a Bill. camente Crawford dell’incontro tra il dottore e Ruth
Martin.
Sequenza [14] (5’ 55”)
Clarice torna al Baltimore State Hospital e litiga Sequenza [18] (3’ 30”)
con Chilton, che la accusa di non volere condividere Lecter, legato alla barella, arriva all’aeroporto di
con lui le informazioni di cui entra in possesso. Memphis, dove viene accolto da Chilton, che si
Clarice offre quindi a Lecter un trasferimento all’ospe- accorge di avere smarrito la penna, e incontra il sena-
dale di Oneida Park in cambio della sua collaborazio- tore Martin. Anche lei gli offre un trasferimento in
ne. Lecter accetta, ma pretende che a sua volta Clarice cambio della sua collaborazione. Lui riesce a strap-
risponda alle sue domande. Così, mentre Lecter spie- parle confidenze intime e le utilizza per aggredirla
ga a Clarice che la falena significa trasformazione e verbalmente, ma poi le rivela nome e caratteristiche
che Bill è un falso transessuale, Clarice racconta a fisiche di Bill.

28 29
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA SINOSSI

Sequenza [19] (8’30”) Sequenza [22] (20”)


Davanti alla Shelby County Courthouse di Il corpo sull’ambulanza è quello di Lecter, con il
Memphis, Chilton si vanta con i giornalisti dell’intesa volto coperto dalla pelle del viso della guardia.
tra Lecter e la madre di Catherine. È presente anche
Clarice, che riesce a ottenere un colloquio con Lecter, Sequenza [23] (40”)
ora detenuto in una gabbia al centro di un grande salo- Ardelia corre a riferire a Clarice che Lecter è fuggito,
ne del palazzo di giustizia. Lecter consiglia a Clarice di ha ucciso gli infermieri sull’ambulanza e un’altra per-
cercare sempre le risposte più semplici, le suggerisce sona, e ha fatto perdere le sue tracce.
che Bill agisce sulla spinta del desiderio, e che il desi-
Sequenza [24] (25”)
derio nasce dallo sguardo, e le dice che i rapporti sul
Bill sta lavorando un pezzo di pelle alla macchina
caso contengono già le informazioni necessarie per cat-
da cucire.
turarlo. Clarice racconta a Lecter di essere fuggita dal
ranch nel Montana una notte che aveva sentito urlare
Sequenza [25] (2’)
gli agnelli che venivano macellati. Mentre parlano,
Clarice e Ardelia, ripensando alle parole di Lecter,
sopraggiunge Chilton, che fa trascinare via Clarice.
capiscono che Bill doveva conoscere la sua prima vitti-
All’ultimo momento Lecter le restituisce il questiona-
ma, Fredrica Bimmel, di Belvedere, Ohio.
rio e le sfiora la mano.
Sequenza [26] (5’ 55”)
Sequenza [20] (40”) Clarice va a Belvedere, alla casa dei Bimmel. Il padre
Clarice torna a Quantico in aereo. di Fredrica la accoglie e la fa salire in camera della
ragazza, dove Clarice trova alcune fotografie di Fredrica
Sequenza [21] (8’ 40”) in abbigliamento succinto e, guardando gli abiti della
Lecter si fa servire da mangiare costolette d’agnello ragazza, all’improvviso capisce che Bill è un sarto, e che
e, servendosi di un pezzo della penna dimenticata da sta cucendosi un vestito da donna fatto di pelle umana.
Chilton, riesce a liberarsi e ad assalire i due poliziotti di Clarice telefona a Crawford e gli comunica le sue intui-
guardia. Gli altri poliziotti si accorgono della fuga e zioni, ma lui la interrompe e le dice di avere già rintrac-
danno inizio alle operazioni di ricerca. Una delle due ciato il vero nome di Bill, Jame Gumb, e la sua residen-
guardie è stata crocifissa alla gabbia; l’altra, con il volto za, Calumet City, in Illinois, e di stare dirigendosi là.
grondante di sangue ma ancora viva, viene caricata su
un’ambulanza. Dal soffitto dell’ascensore gocciola san- Sequenza [27] (2’ 55”)
gue. Sembra che Lecter sia rifugiato lì sopra, ma il Mentre Jame Gumb si trucca, si ammira e si ripren-
corpo nascosto è quello della guardia. de con una telecamera, esibendosi nudo con il pene

30 31
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA SINOSSI

nascosto tra le cosce, Catherine cerca di attirare nel darla. Quando lui preme il grilletto, lei lo sente, spara e
pozzo Precious, la cagnetta di Gumb. si getta a terra, colpendolo. I colpi frantumano una
finestra oscurata, e, alla luce, Clarice vede il corpo
Sequenza [28] (20”) morente di Gumb.
Truppe speciali, comandate da Crawford, partono
per Calumet City. Sequenza [32] (20”)
Crawford arriva a Belvedere mentre Clarice e
Sequenza [29] (45”) Catherine, che stringe al petto la cagnetta Precious,
In un bar a Belvedere, Clarice parla con un’amica di stanno uscendo dalla casa di Gumb.
Fredrica, Stacey Hebka, che le dice di non avere mai
sentito nominare Jame Gumb e accenna a una certa Sequenza [33] (30”)
signora Lippman, per cui lei e Fredrica eseguivano Clarice, alla presenza di Crawford e Ardelia, riceve
lavori di cucito. Clarice le chiede l’indirizzo della il distintivo di agente speciale dell’Fbi.
signora Lippman.
Sequenza [34] (7’)
Sequenza [30/31] (12’) Nel corso della festa per la promozione, a cui sono
Catherine è riuscita a catturare Precious, e minaccia presenti anche Pilcher e Roden, Clarice riceve i compli-
Gumb di ucciderla se lui non le darà un telefono. Le menti e una stretta di mano da Crawford, e una telefo-
truppe speciali circondano la casa. Gumb è infuriato. nata da Lecter, che, da un’imprecisata località di appa-
Suonano alla porta. Gumb va ad aprire. È Clarice. Gli renza caraibica, le assicura che non le farà del male e le
agenti entrano nella casa a Calumet City e non trovano dice che ha un vecchio amico per cena: si tratta di
nessuno. Gumb si presenta a Clarice come Jack Chilton. Lecter si allontana indisturbato tra la folla.
Gordon, le dice che la signora Lippman non abita più In sovraimpressione scorrono i titoli di coda.
lì, ma la invita comunque a entrare per darle il biglietto
da visita del figlio della signora. Una volta entrata,
Clarice vede una falena e alcuni rocchetti di filo e capi-
sce di trovarsi di fronte a Jame Gumb. Cerca di arrestar-
lo, ma lui riesce a sfuggirle. Clarice lo insegue, arriva
nella stanza del pozzo e trova Catherine. Ma le luci si
spengono. Gumb ha indossato gli occhialoni a raggi
infrarossi e ora Clarice è in suo potere. Potrebbe sparar-
le, ma non resiste alla tentazione di soffermarsi a guar-

32 33
Due sequenze esemplari

Sequenza [3]: il primo flash-back (1’)

1. Esterno giorno. Movimento di macchina in avanti


da un muro al primo piano di profilo di Clarice che
esce dal Baltimora State Hospital, esita un istante ed
esce di campo. Sullo sfondo, fuori fuoco, due guardie
portano dentro un malato.
Inizia una musica di sottofondo appena accennata.
2. Carrellata in avanti (soggettiva di Clarice) su
un’auto parcheggiata.
3. Carrellata a precedere sul mezzo primo piano di
Clarice.
4. Carrellata in avanti sull’auto (continua l’inq. 2).
5. Carrellata da sinistra verso destra (soggettiva-
flash-back di Clarice) da un muro a una macchina
della polizia parcheggiata davanti a una casa di cam-
pagna.
6. Carrellata a precedere sul primo piano di Clarice
(continua l’inq. 3).
7. Movimento di macchina in avanti su un poliziotto

35
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI DUE SEQUENZE ESEMPLARI

che esce dalla macchina (continua l’inq. 5). collegamento sulla sei. Sì, Chicago, Detroit... Cosa?
POLIZIOTTO: Ciao, Bill. Cosa?
8. Carrellata a precedere sul mezzo primo piano di Movimento di macchina all’indietro su un gruppo
una bambina (flash-back). di poliziotti e infine su Clarice, che si volta di schiena
9. Movimento di macchina in avanti sul poliziotto rivolgendosi ai poliziotti presenti nella stanza.
che si volta (continua l’inq. 5). CLARICE: Scusatemi. Scusatemi signori... Signori uffi-
POLIZIOTTO: Chi è là? ciali, ascoltate.
10. Carrellata a precedere sul primissimo piano 2. Primo piano di Clarice.
della bambina, che si mette a correre (continua l’inq. 8). CLARICE: Ci sono altre cose che dobbiamo fare per
BAMBINA: Papà! lei. So che tutti voi l’avete portata fin qui e che i suoi vi
11. Piano medio. La bambina, di spalle, corre incon- ringrazierebbero...
tro al poliziotto e gli salta in braccio. 3. Piano medio del gruppo dei poliziotti che fissano
POLIZIOTTO: Clarice, bambina mia. Clarice (soggettiva di Clarice).
Movimento di macchina in avanti e poi panoramica CLARICE: ...se potessero, per la vostra gentilezza e
di 180° da destra a sinistra a seguire il papà e la bambi- sensibilità, ora...
na abbracciati che girano su se stessi. 4. Primo piano di Clarice (continua l’inq. 2).
BAMBINA: Hai preso degli uomini cattivi oggi, papà? CLARICE: ...per favore, andate e lasciate che siamo
POLIZIOTTO: No, angelo mio, sono tutti scappati via. noi a occuparcene.
BAMBINA: E tu spara! 5. Piano medio dei poliziotti (continua l’inq. 3).
La musica va crescendo. 6. Primo piano di Clarice (continua l’inq. 2).
La panoramica prosegue di ulteriori 90° verso sini- CLARICE: Potete andare.
stra su una macchina che passa e poi sul cielo grigio. 7. Piano medio dei poliziotti che cominciano di
12. Campo lungo di Clarice chinata sul tetto dell’au- malumore a uscire (continua l’inq. 3).
to a piangere. CLARICE: Grazie.
8. Primo piano di Clarice (continua l’inq. 2).
CLARICE: Grazie.
Dalla sequenza [10]: l’autopsia (4’ 40”) 9. Campo medio della stanza, in nuca di Clarice.
Escono gli ultimi poliziotti, lo sceriffo Perkins guarda
1. Interno giorno. Movimento di macchina dal det- astiosamente Clarice. Rimangono solo il dottor Akin e
taglio di un fax al piano medio di Crawford che sta Lamar. Movimento di macchina sul piano medio di
telefonando. Crawford che sta terminando la telefonata.
CRAWFORD: Sì, lo manderemo tra poco. Mi serve un CRAWFORD: Sì, giusto, West Virginia. Sì, Elk River.

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI DUE SEQUENZE ESEMPLARI

Aspetto la comunicazione. (continua l’inq. 13).


Crawford posa il telefono e si spalma dell’unguento 22. Primo piano un po’ dal basso di Clarice, in parte
intorno alle narici. Poi lancia a Ray il barattolo. coperta dai margini sfuocati del corpo del cadavere,
CRAWFORD: Ray. che si avvicina al corpo e inizia ad analizzarlo, regi-
10. Raccordo sul movimento del barattolo. Car - strando in un magnetofono le sue osservazioni.
rellata in avanti dal primo al primissimo piano di Ray CLARICE: Ferita a punto di stella con punto d’entrata
che si spalma l’unguento. Movimento di macchina sullo sterno. Segni di imbavagliamento.
sulla mano guantata di Ray che porge il barattolo a DOTTOR AKIN (voce fuori campo): Una morte iniqua.
Clarice. CLARICE: Una morte iniqua.
11. Primo piano di Clarice che prende l’unguento e DOTTOR AKIN (voce fuori campo): Dovrà andare al-
si volta di spalle per spalmarselo. l’Istituto di Patologia di Weston. Farei meglio a tornare
12. Dettaglio del sacco di plastica che contiene il a quel servizio, Lamar vi aiuterà.
cadavere della ragazza ritrovata. 23. Primo piano del dottor Akin (continua l’inq. 15).
CRAWFORD: Dottore, Lamar. Diamole un occhiata. DOTTOR AKIN: Dio onnipotente!
Movimento di macchina dalle mani al volto di 24. Movimento a seguire il primo piano di Clarice
Lamar che apre la cerniera. (continua l’inq. 22).
13. Primo piano di Crawford. C RAWFORD (voce fuori campo): Che altro vedi,
14. Primo piano di Lamar che apre il sacco e si ritrae Starling?
disgustato dall’odore. CLARICE: Non è di qui. Sulle orecchie ci sono tre
15. Primo piano del dottor Akin che storce il naso buchi. E ha dello smalto lucido. È una di città.
per l’odore. 25. Movimento di macchina molto ravvicinato sul
DOTTOR AKIN: Gesù! braccio del cadavere, dalla spalla alla mano (soggettiva
16. Primo piano di Crawford che storce il naso per di Clarice).
l’odore (continua l’inq. 13). 26. Primo piano di Clarice (continua l’inq. 22).
17. Carrellata ascendente dal dettaglio delle mani al CLARICE: Due unghie sono rotte, e c’è dello sporco o
volto di Clarice riflesso in uno specchio. della sabbia sotto. È come se avesse cercato di liberarsi
18. Primo piano di Crawford (continua l’inq. 13). scavando attraverso qualcosa.
CRAWFORD: Okay, Starling. CRAWFORD (voce fuori campo): Ray, fotografa i suoi
19. Primo piano di Clarice che si volta a guardare il denti. Faremo un fax al servizio persone scomparse.
corpo. 27. Primo piano del cadavere di profilo. Le mani di
CLARICE: Bill. Lamar aprono la bocca e viene scattata la fotografia.
20. Primo piano di Lamar. Movimento di macchina sul volto di Ray.
21. Primo piano di Crawford che guarda Clarice 28. Primo piano di Lamar.
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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI DUE SEQUENZE ESEMPLARI

CRAWFORD (voce fuori campo): Ne facciamo un’altra. Movimento di macchina sul volto di Clarice, che va
Ray scatta un’altra foto. Le sue mani con la macchi- a fuoco.
na fotografica passano davanti al volto di Lamar. CLARICE: A meno che qualcuno non ce lo spinga.
29. Primo piano di Clarice che guarda la foto. Zoom Movimento di macchina sul volto di Ray.
in avanti sul suo volto. RAY: Sarà più facile da fotografare se la voltiamo.
30. Dettaglio della foto in nuca di Clarice. 41. Primo piano di Clarice, di profilo, che osserva il
31. Primissimo piano di Clarice (continua l’inq. 29). bozzolo nel barattolo.
CLARICE: Ha qualcosa in gola. RAY (voce fuori campo): Lamar, dammi una mano.
32. Primo piano di Crawford (continua l’inq. 13). LAMAR (voce fuori campo): Sì, certo, signore.
33. Primo piano di Lamar (continua l’inq. 28). Clarice apre il barattolo e lo riempie di liquido.
LAMAR: Quando un corpo emerge dall’acqua, molto RAY (voce fuori campo): Jack.
spesso capita di trovare foglie o altre cose in bocca. 42. Totale dall’alto della stanza. I quattro sono intor-
Inizia una musica di sottofondo. no al cadavere, che ora è disteso supino.
34. Movimento di macchina dal volto alle mani di RAY: Cosa ne pensi di questi?
Ray che controlla la gola del cadavere con una pinzetta. CRAWFORD: Hanno una forma diversa rispetto alle
35. Primo piano di Crawford che guarda (continua altre vittime. Fai un primo piano.
l’inq. 13). Movimento di macchina ad avvicinarsi a Crawford.
36. Primo piano di Lamar che guarda (continua Ray scatta la fotografia. Clarice ricomincia a registrare
l’inq. 28). al magnetofono. La musica cresce di intensità.
37. Dettaglio della mano di Ray che estrae qualcosa CLARICE: Sono state prelevate due ampie sezioni a
dalla gola. Movimento di macchina a seguire la mano, forma di diamante sopra i glutei. Il foro d’uscita della
che si porta la cosa ritrovata davanti al volto, sfuocato ferita a punta di stella....
sullo sfondo.
CRAWFORD (voce fuori campo): Che cos’è?
38. Primo piano di Crawford (continua l’inq. 13).
CRAWFORD: Una specie di seme?.
39. Primo piano di Lamar (continua l’inq. 28).
LAMAR: No, signore. È il bozzolo di un insetto.
40. Dettaglio del bozzolo che viene riposto in un barat-
tolo di vetro, sullo sfondo i volti, sfuocati, di Ray e Clarice.
LAMAR: Ma non c’è modo perché possa entrare così
in fondo.

40 41
La macchina del tempo e dello spazio

Pensava: «Mai più correrai sola nel bosco,


lontano dal sentiero, quando la mamma te
l’ha proibito».
Cappuccetto Rosso

Dal bosco all’intrigo: entra in scena Clarice

Il film inizia. Un lento movimento di macchina a


partire dai rami di un albero spoglio [fig. 1]. Una dida-
scalia indica il luogo in cui ci si trova: «Woods near
Quantico, Va» (boschi presso Quantico, Virginia). Entra
quindi nell’inquadratura, in campo lunghissimo, la
minuscola figura di una donna in tuta da ginnastica, al
principio quasi impercettibile fra gli alberi avvolti dalla
nebbia. Mentre in sovraimpressione iniziano a scorrere
i titoli di testa (che accompagneranno la sequenza fino
all’apparizione di Crawford), la donna risale un decli-
vio aggrappata a una fune, e si avvicina così alla mac-

43
JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA MACCHINA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

china da presa, guadagnando un mezzo primo piano e camminata lo spazio va precisandosi: una prima scritta
candidandosi a possibile protagonista [fig. 2]. Sulla sua diegetica individua il «Behavioral Science Service»
tuta si può leggere la scritta «Fbi Academy». Comincia (Sezione Scienze del Comportamento), una seconda
quindi la sua corsa. introduce all’ufficio di «J. Crawford».
Ecco un primo segno dell’uomo a marcare il territo- Starling esce dall’esordio ed entra nell’intrigo: di
rio, una rete di corde da scavalcare, che fornisce una fronte a lei le fotografie dei corpi scuoiati delle vittime
nuova informazione: la donna non sta scappando, si sta di un assassino seriale e un ritaglio di giornale intitolato
allenando; il suo ruolo non è quello di vittima in perico- Bill skins fifth (Bill scuoia la quinta), alle sue spalle, fuori
lo, ma di potenziale eroe alle prese con l’edificazione del fuoco, un uomo di mezza età dai tratti duri e dall’abbi-
proprio saper fare. La determinazione trasmessa dall’e- gliamento severo, Crawford. La messa a fuoco si sposta
spressione del volto e dalla cadenza delle falcate rivela su di lui: «Starling, Clarice, buongiorno». Crawford ha
lo sforzo del farsi dell’eroe, il lavoro di acquisizione di un «incarico interessante» per l’intelligente e ambiziosa
una competenza. Superato l’ostacolo la donna volge le studentessa Clarice Starling, specializzata in psicologia
spalle all’obiettivo e fa per allontanarsi, ma la voce off e criminologia (come si apprende nel corso di questo
di un uomo la richiama, nominandola per la prima primo dialogo): andare a trovare al manicomio crimina-
volta: «Starling, Starling. Crawford vuole vederti nel le di Baltimora il dottor Hannibal Lecter.
suo ufficio». L’uomo entra in campo e si volta. Sul suo
berretto c’è scritto «Fbi». Un altro movimento di mac-
china (di nuovo a partire dai rami di un albero) accom- Sotto vetro: entra in scena Lecter
pagna Starling fuori dallo spazio del bosco e la conduce
in un altro luogo: un grande edificio moderno intorno al Clarice Starling viene presentata allo spettatore
quale si allenano alcune persone, evidentemente stu- direttamente, messa in inquadratura ex abrupto, pro-
denti dell’accademia dell’Fbi. Uno zoom in avanti su un prio all’inizio del film. Hannibal Lecter viene messo in
corridoio a vetri introduce quasi senza soluzione di con- scena solo dopo essere stato evocato, nominato e pre-
tinuità nello spazio interno all’edificio. Starling attraver- sentato da altri personaggi. Jack Crawford, nella prima
sa stanze piene di ragazzoni in mezzo ai quali appare sequenza, e poi Frederick Chilton, direttore del manico-
piccola e vulnerabile. Viene così introdotto uno dei prin- mio criminale, nella seconda, descrivono a Clarice il
cipali campi tematici in cui è iscritto l’eroe-donna feroce assassino seriale e abilissimo psichiatra Hannibal
Starling: un personaggio forte, determinato, abile e Lecter, detto «il cannibale», come precisa Clarice, che
coraggioso, ma pur sempre un personaggio femminile, evidentemente ha già sentito parlare di lui. Crawford e
vincolato a una logica della discriminazione e della vul- Chilton sono personaggi tra loro molto diversi, con
nerabilità. Man mano che Starling procede nella sua connotazioni opposte (professionalità vs goffaggine,

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA MACCHINA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

rettitudine vs scorrettezza, severità vs sguaiatezza ecc.) ce funzione di impedire ogni contatto fisico e di garan-
e con una funzione attanziale 1 del tutto divergente tire la massima visibilità. Lecter è confinato nello spa-
(Crawford-Destinatore vs Chilton-Oppositore), ma il zio dell’interiorità: del tutto isolato dall’esterno, privato
loro atteggiamento verso Lecter è sostanzialmente di una «vista», ha esasperato la sua sensibilità e la sua
identico. Entrambi cercano di servirsene per i propri capacità introspettiva: disegna a memoria paesaggi
scopi, e lo definiscono «quello [tra gli assassini recidivi visti in passato, penetra impudicamente nell’intimità di
in prigione] che ci interessa di più» (Crawford), «il Clarice e si fa strada nella psiche di Buffalo Bill.
nostro elemento più prezioso» (Chilton). Entrambi met-
tono in guardia Clarice sottolineandone con insistenza
l’eccezionale pericolosità. Le loro parole sono inter- Nel pozzo: entra in scena Bill
scambiabili al punto che il passaggio dalla prima alla
seconda sequenza è costruito tramite un raccordo di Il lungo sguardo che, nella prima sequenza, Clarice
falsa continuità del sonoro: a Crawford che dice: «Non Starling rivolge alle fotografie delle vittime di Buffalo
dimenticare mai chi è», Clarice domanda: «Perché, che Bill (il cui vero nome, Jame Gumb, verrà enunciato
cos’è?». Ed è la voce off di Chilton, su un’immagine solo nella sequenza 26) è già l’assunzione di un dover
dell’esterno del Baltimora State Hospital, a rispondere: fare: il suo mandato è impedire che questo assassino
«È un mostro, uno psicopatico puro». uccida ancora. Clarice apparentemente si reca da
Chilton conduce quindi Clarice attraverso i corridoi Hannibal Lecter allo scopo di sottoporgli un questio-
del manicomio criminale, fino a raggiungere la sezione nario psicologico, ma il vero scopo per cui Crawford
dei detenuti in isolamento, dove Clarice ottiene di esse- l’ha mandata, come immediatamente intuiscono sia
re lasciata sola, e sola percorre l’ultimo corridoio, al Clarice sia Lecter, è ottenere la collaborazione del dot-
fondo del quale si trova la cella di Lecter. Solo a questo tore nelle indagini su Bill. Mentre Clarice comincia a
punto lo psichiatra/psicopatico viene inquadrato per la seguire le piste suggerite da Lecter, Bill viene final-
prima volta: in figura intera, in piedi, immobile con le mente messo in scena per la prima volta (nella sequen-
braccia lungo i fianchi, nella sua tuta blu da carcerato za 8, esattamente a mezz’ora dall’inizio). È a caccia, e
[fig. 3]. Il mostro evocato da Crawford e Chilton appare la prima inquadratura in cui appare ne mostra sola-
ora come un personaggio connotato dal massimo auto- mente gli occhi [fig. 4], su cui cala un paio di occhialo-
controllo e dalla massima serenità: una specie di mali- ni a raggi infrarossi. Si trova, come precisa una dida-
gno monaco zen confinato in un luogo più simile alla scalia, a «Memphis, Tn», e sta spiando la sua prossima
segreta di un castello medievale che alla cella di un’isti- vittima, Catherine Martin.
tuzione penitenziaria e delimitato non da sbarre o da Bill rapisce Catherine, e da questo momento il man-
un muro ma da una parete di vetro che svolge la dupli- dato di Clarice si precisa: si tratta di rintracciare il luogo

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA MACCHINA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

in cui l’assassino tiene prigioniera la ragazza. Bill ritor- seconda parte della seq. 1 o l’iscrizione «Baltimore
na qualche sequenza dopo (seq. 12): un lungo piano State Hospital» nella seq. 2 e altre nelle seqq. 6, 10 e
sequenza in steady-cam percorre un labirintico apparta- 26), altre volte ancora paesaggi urbani celebri al punto
mento immerso nella penombra: una camera piena di da non necessitare ulteriori specificazioni (quello di
falene, una rudimentale sala operatoria, un angolo affol- Washington, nelle seqq. 11, 17 e 20). Essendo poi cia-
lato di manichini, una macchina da cucire (a cui è sedu- scun luogo molto legato a un particolare personaggio
to Bill, nudo e concentrato nel suo lavoro), un barbonci- (Quantico a Clarice, il Baltimore State Hospital e la
no bianco, un pozzo da cui provengono delle urla. Shelby County Courthouse a Lecter), talvolta basta
Catherine è qui. rivedere il personaggio nella sua condizione abituale
(Clarice in addestramento, Lecter in prigione) per
riconoscere un luogo già presentato in una sequenza
Gli informanti: lo spazio precedente (è il caso delle seqq. 4, 5, 7, 9, 13, 14, 16, 21,
23 e 25).
Ogni passaggio da una sequenza a un’altra corri- Accade così che quando un luogo non viene denota-
sponde a uno spostamento da un luogo a un altro. A to con precisione questo non sia casuale, ma dettato da
ogni nuova sequenza si pone quindi la domanda: «E ora particolari esigenze narrative. Il luogo in cui Buffalo
dove siamo?». Il testo cinematografico può rispondere in Bill tiene prigioniera Catherine (nelle seqq. 12, 15, 24,
modo più o meno esauriente. Può limitarsi a fornire indi- 27 e 31) è connotato in modo molto peculiare (le falene,
zi, atmosfere, a mostrare un luogo per quel che appare, i manichini, le finestre oscurate, il pozzo, la cagnetta
senza ulteriori specificazioni; oppure può trasmettere Precious, la musica dark), di modo che sia ogni volta
informazioni precise: nomi, elementi che rimandino a possibile riconoscerlo alla prima occhiata, ma non è
un luogo visto o nominato in precedenza ecc. situato geograficamente e non ne viene mostrato l’e-
Il silenzio degli innocenti è estremamente esauriente sterno fino al momento dello scioglimento finale. Si
nel suo modo di presentare gli spazi in cui si muovono viene così a creare uno spazio ambiguo con cui il testo,
i personaggi, spazi sempre connotati da elementi visivi come si vedrà più avanti, avrà modo di giocare.
peculiari e quasi sempre denotati con puntualità. Così, Il luogo in cui si rifugia Lecter dopo la fuga dalla
all’inizio di ogni sequenza, è possibile individuare Shelby County Courthouse, e in cui il film si conclude
informanti incaricati di specificare dove ci si trova. In (seq. 34), ha forti connotazioni caraibiche o africane
molti casi sono sottotitoli toponimici (già nella sequen- (una folla di persone scure di pelle e vestite con abiti
za 1: «Woods near Quantico, Va», e poi nelle sequenze leggeri e variopinti, vegetazione tropicale...), ma né le
8, 10, 18, 19, 26, 28 e 30), qualche volta scritte diegeti- immagini né il sonoro forniscono alcuna informazione
che (come la targa «Behavioral Science Service» nella che possa permettere di localizzare con maggiore preci-

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA MACCHINA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

sione l’ambiente. Lecter è riuscito a fare perdere le sue le scarpette a buon prezzo? Una campagnola. Un’ener-
tracce, anche allo spettatore. Il testo filmico, che aveva gica campagnola ripulita con poco gusto». Lecter ha col-
aiutato Gumb a nascondersi, ma solo per giocare con pito nel segno. Nella sequenza successiva Clarice pian-
lui come il gatto con il topo, si rivela invece assoluta- ge ripensando alla sua infanzia vissuta in provincia. La
mente solidale con Lecter. Il dottore ha fatto perdere le matricola dell’Fbi viene da fuori città e se ne vergogna.
sue tracce, e il testo con lui. Si instaura così una linea di demarcazione: campagnolo
vs cittadino. Ma che cosa distingue la campagna dalla
città in un paesaggio geografico e culturale che si pre-
Geografia senta come una sterminata distesa suburbana priva di
ogni soluzione di continuità?
Precise informazioni fornite dal testo (didascalie,
scritte diegetiche, battute di dialogo) permettono di
individuare in ciascuno dei luoghi del film non solo Le relazioni dei personaggi con lo spazio
uno spazio filmico ma anche una località geografica. È
quindi possibile tracciare una mappa 2, e dire: La cura nella presentazione degli spazi è segno di
Il silenzio degli innocenti si svolge negli Stati Uniti una forte significazione dei luoghi in questo film: non
centro-orientali, tra la costa atlantica (Quantico, semplici scenari per lo svolgersi delle azioni, ma ele-
Virginia; Baltimora, Maryland; Washington, D.C.), i menti decisivi nella costruzione dell’identità dei perso-
Grandi Laghi (Belvedere, Ohio; Chicago, Illinois), il naggi e nell’articolarsi della struttura narrativa.
bacino del Mississipi (Memphis, Tennessee) e i Monti Il lavoro di indagine di Clarice si concretizza come
Appalachi (West Virginia), in una zona non molto fre- un andare e venire dal quartier generale di Quantico ai
quentata dal cinema americano, lontana tanto dall’a- molti luoghi in cui raccoglie informazioni (il Baltimore
vanguardia culturale e artistica newyorkese quanto State Hospital, il Yourself Storage, la Opico Funeral
dagli scenari del western e, ancor più, dalla California Home, il museo di scienze naturali, la Shelby County
hollywoodiana 3. È lo sterminato territorio dell’anonima Courthouse, la casa di Fredrica Bimmel, il Moxley’s
provincia americana, la desolata terra di nessuno che si bar). Il suo mandato è esplorare lo spazio – come è sot-
estende tra potere federale (Casa Bianca, Fbi) e villetta tolineato dall’esercitazione simulata (seq. 4) in cui
unifamiliare, in cui ogni luogo appare identico e inter- Clarice «muore» proprio perché non ha esplorato lo
scambiabile con ogni altro, distinguibile e denotabile spazio a dovere – mentre il suo Oggetto si va via via
solo in quanto nominato e cartografato. definendo come l’avvicinamento a un luogo: deve sco-
Nel corso del loro primo incontro, Lecter dice a prire dove Buffalo Bill tiene prigioniera Catherine, deve
Clarice: «Sai cosa mi sembri, con la tua borsetta pulita e rintracciare uno spazio preciso. Il suo percorso è quindi

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quello di un’introversione: dall’esterno all’interno, dal molto il direttore del Baltimore State Hospital, Chilton,
campo lunghissimo al primissimo piano. che tiene prigioniero Lecter. Se infatti Bill e Lecter (con-
All’estrema mobilità di Clarice (e del suo superiore notato come imperturbabile, cortese, cosmopolita e ari-
Jack Crawford) si contrappone la condizione di immo- stocratico) non potrebbero essere più diversi, Bill e
bilità in cui sono confinati Lecter in cella e Catherine Chilton si assomigliano: entrambi connotati come iste-
nel pozzo. Entrambi costretti alla prigionia e desiderosi rici, emotivi, provinciali, insicuri, viscidi e odiatori di se
di fuggire, condividono uno stesso Oggetto: l’allonta- stessi, condividono il ruolo attanziale di Oppositori di
namento da un luogo. Clarice, la condizione di carcerieri (e quindi, apparente-
Lecter mette a frutto la sua competenza per modifica- mente, di dominatori dello spazio), e la sconfitta finale
re la propria collocazione spaziale. È dapprima Clarice a (Bill ucciso da Clarice, Chilton «a cena» da Lecter) 4.
cercare di fare leva sul suo desiderio di movimento Distinguendo assassino da assassino, anche nel rap-
offrendogli un trasferimento in cambio della sua collabo- porto con i luoghi, il testo lavora a quell’opera di decri-
razione. Ma si rivela un trucco, ed è invece Chilton a minalizzazione e soggettivazione del personaggio di
portarlo all’aeroporto di Memphis per farlo incontrare Lecter, che, come si vedrà, costituisce una delle caratte-
con il senatore Ruth Martin e poi a sistemarlo alla ristiche principali e più inquietanti del film.
Shelby County Courthouse, da cui il dottore riesce a fug-
gire per poi allontanarsi liberamente tra la folla nell’ulti-
ma inquadratura. Il percorso narrativo di Lecter è quindi La macchina dello spazio: il montaggio alternato
quello di un’estroversione: dagli angusti confini di una
cella alla sconfinata vastità del mondo, dall’interno all’e- La precisione con cui viene localizzato geografica-
sterno, dal primissimo piano al campo lunghissimo. mente ogni evento può creare nello spettatore la sensa-
Catherine, come Lecter, è imprigionata in un piccolo zione di orientarsi con facilità, di sapere sempre con
spazio dalle pareti di mattoni nudi e circondata da chiarezza dove si trova. Ma spesso è una sensazione
un’atmosfera di follia e morbosità, in una condizione di ingannevole.
ipervisibilità e di mancanza di una vista. Il testo stabili- Verso la conclusione del film, Clarice telefona da
sce così un certo livello di equivalenza tra personaggi Belvedere a Crawford, che le dice di avere rintracciato
tra loro opposti: la vittima di un assassino seriale e un l’abitazione di Bill e di stare andando a Calumet City
assassino seriale imprigionato condividono Oggetto, per cercare di catturarlo. La protagonista si trova quindi
rapporto con lo spazio e décor. Alla consonanza tra apparentemente costretta a mancare allo scontro finale.
Lecter e Catherine corrisponde quella tra Bill e Chilton. Si arriva così alla resa dei conti (seq. 30): un’inquadratu-
L’assassino che tiene prigioniera Catherine non somi- ra fissa mostra il totale dell’esterno di una casa, con in
glia per nulla all’assassino Lecter, e ricorda invece sovraimpressione la didascalia «Calumet City, Il». Le

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due inquadrature seguenti mettono in scena Bill nel- mente serrato (a dare la sensazione di una situazione
l’ambiente in cui tiene prigioniera Catherine. Si torna che sta precipitando) un falso raccordo sonoro (il cam-
quindi all’esterno della casa, che viene circondata da panello suonato dagli agenti e quello udito da Bill non
agenti dell’Fbi guidati da Crawford. Inizia così un erano lo stesso campanello), provocando nello spettato-
lungo brano di montaggio alternato (seqq. 30/31) tra re un subitaneo disorientamento e costringendolo poi a
due diverse situazioni: gli agenti all’esterno e Bill con una rapida ricostruzione delle coordinate spaziali.
Catherine all’interno. Demme ha barato 5. Fingendo di utilizzare una clas-
Il montaggio alternato è, fin dalle origini del cinema sica figura di montaggio secondo un procedimento sin-
narrativo, una figura privilegiata della suspense, tattico classico, si è conquistato la fiducia dello spetta-
mostrando alternativamente due antagonisti (un inse- tore, ma si trattava di una fiducia mal riposta. Lo spet-
guitore e un inseguito, un assassino e una vittima, un tatore è caduto nella trappola e ne è contento 6. Il regista
truffatore e un truffato...) si dà allo spettatore la possi- ha dimostrato il suo potere e la sua professionalità: sa
bilità di tenere d’occhio contemporaneamente l’uno e manipolare a suo piacimento le leve della macchina del
l’altro, mentre i due non possono osservarsi tra loro. tempo e dello spazio.
Bill non sa cosa sta accadendo fuori, e gli agenti non
sanno cosa troveranno dentro, ma lo spettatore ha la
sensazione di conoscere l’una cosa e l’altra, di avere la Gli informanti: il tempo
situazione sotto controllo, e brama di vedere come
andrà a finire. Il tempo filmico ha due volti: c’è il tempo della sto-
Il brano continua: Catherine minaccia Bill di uccide- ria, della fabula, del succedersi degli eventi, e c’è il
re la sua cagnetta/un agente travestito da fattorino si tempo del discorso, dell’intreccio, del procedere della
avvicina alla porta/Bill si agita sempre di più e prende narrazione 7.
una pistola/l’agente suona alla porta/Bill sente il cam- Io sto guardando il film adesso, ma quando si svol-
panello/l’agente suona ancora/Bill sente di nuovo il ge la storia? Il silenzio degli innocenti dura 118 minuti,
campanello/gli agenti si preparano a entrare/Bill va ad ma quanto durano gli eventi? Le sequenze si susseguo-
aprire... A questo punto le due sequenze sembrerebbero no l’un l’altra, ma in quale ordine sono accadute? Il
dovere collidere in una sola, l’apertura della porta film mette in scena l’ultima aggressione di Bill, ma
dovrebbe mettere in comunicazione interno ed esterno quante volte l’assassino ha già colpito? Quando? Per
e creare un unico spazio senza soluzione di continuità. quale durata? In quale ordine? Con quale frequenza?
Ma dietro la porta c’è Clarice. È stata lei a suonare. Per permettere allo spettatore di rispondere a queste
Ecco un vero colpo di scena. Un virtuosismo di domande, il testo è tenuto a dotarsi di informanti, a
regia ha sommato a un montaggio alternato particolar- dire il tempo.

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I film di genere thriller o poliziesco spesso scandi- Crawford (seq. 1), alle allusioni nel corso delle conver-
scono il tempo in modo estremamente circostanziato sazioni tra i personaggi.
(di solito con l’ausilio di didascalie o di immagini di Con un presente che passa inosservato interagisce
orologi e calendari 8), anche perché di frequente l’inda- allora un passato che di quando in quando si fa presen-
gine del detective si configura anche come una lotta te, e la tensione narrativa finisce per costruirsi non più
contro il tempo 9. L’assassino deve essere scoperto tanto sui «tre giorni prima di morire» di Catherine,
prima che colpisca ancora. quanto sulla «ricerca del tempo perduto» di Clarice e
Bill «le tiene in vita per tre giorni», dice Crawford: è Lecter. Non sottolineare il passare del tempo con parti-
questo quindi il tempo che Clarice ha a disposizione se colari artifici linguistici e fare invece costantemente
vuole salvare Catherine prima che sia troppo tardi. Si interagire altri tempi con lo scorrere lineare del raccon-
darebbero quindi anche qui le condizioni per una strut- to significa infatti spostare l’attenzione dall’indagine
tura narrativa a conto alla rovescia, anche questo po- intesa come ricerca di un assassino all’indagine intesa
trebbe essere uno di quei film in cui il trascorrere del come ricostruzione storica. Sapere cosa è accaduto a
tempo costituisce già di per sé un evento carico di Clarice tanti anni prima diventa allora più interessante
suspense, e invece in questo caso le informazioni tem- che scoprire cosa accadrà tra poco a Catherine. Così che
porali (a differenza di quelle riguardanti lo spazio) il thriller si fa psicologico.
sono quantomai discrete. Così per ricostruire plausibil-
mente il tempo della storia è necessario leggere tra le
righe, prestare orecchio a ogni minimo accenno. Cronologia
La grande compattezza della narrazione rende
legittimo immaginare uno svolgersi degli eventi serra- Nonostante la loro relativa scarsezza e imprecisione,
to, in cui ogni giorno succede qualcosa, e in cui quindi gli informanti temporali disseminati nel testo permetto-
anche solo gli informanti che segnalano l’alternarsi no, se inventariati con cura, di ricostruire con una certa
della notte e del giorno permettono in linea di massi- approssimazione una cronologia. 10 Gli eventi che prece-
ma di calcolare una durata: una settimana tra l’asse- dono la settimana nel corso della quale Clarice indaga
gnazione dell’incarico a Clarice (seq. 1) e la morte di su Buffalo Bill, e che nel film sono presentati nei modi e
Buffalo Bill (seq. 31). Il film però non si limita a raccon- nei momenti più svariati, possono così essere sottratti
tare i sei o sette giorni di indagini, ma apre qua e là al tempo del discorso filmico e riordinati secondo il
spiragli su eventi del passato, utilizzando i mezzi più tempo della storia:
diversi, dai flash-back (seqq. 3 e 10) ai ricordi di infan- Anni ’60 e ’70: Clarice Starling vive in una casa di
zia che Clarice racconta a Lecter (seqq. 14 e 19), dai campagna in West Virginia. La madre muore quando
microfilm (seq. 5) ai ritagli di giornale nell’ufficio di lei è molto piccola. Il padre, che fa il poliziotto, viene

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ucciso da un ladruncolo quando lei ha 10 anni. Restata Bill prima che sia troppo tardi, insegue il futuro, Lecter,
orfana, Clarice va a vivere da una cugina di sua madre determinato a riportare a galla i traumi infantili di
in un ranch nel Montana. Trascorsi due mesi, una notte Clarice, recupera il passato. Due indagini in qualche
si sveglia all’improvviso sentendo gridare gli agnelli modo conflittuali, che vanno a costituire un presente
che vengono macellati. Cerca invano di farli fuggire e lacerato, proiettato febbrilmente in avanti e insieme
poi scappa. In seguito a quell’episodio viene mandata costretto a volgersi continuamente indietro per guar-
all’orfanotrofio luterano di Bozeman. darsi le spalle. Ma se Clarice appare in balia di un
1980: Il dottor Hannibal Lecter è un celebre psichia- tempo che non controlla in alcun modo («non c’è più
tra di Baltimora, dedito al cannibalismo. Un suo pazien- tempo», ripete spesso), il dottore sembra invece padro-
te, Benjamin Raspail, viene ucciso dal suo amante Jame neggiarlo perfettamente: stabilisce a suo piacere le
Gumb. Lecter affitta un magazzino allo Yourself Storage scansioni temporali dei colloqui con Clarice e ha
e nasconde lì la testa mozzata di Raspail. costruito sulla sua capacità di maneggiare i tempi altrui
1981: Lecter viene arrestato, processato e rinchiuso (evocarne il passato, prevederne il futuro) la sua carrie-
al Baltimore State Hospital. Dopo avere assalito un’in- ra di psichiatra.
fermiera viene tenuto in rigidissimo isolamento. La disinvoltura con cui Lecter domina il tempo è
Anni ’80: Clarice studia psicologia e criminologia evidenziata in modo eclatante nella sequenza della
alla University of Virginia. Dopo la laurea si iscrive fuga dalla Shelby County Courthouse (seq. 21). Non a
all’Accademia dell’Fbi di Quantico, con l’intenzione di caso il movimento di macchina che apre la sequenza
entrare alla Sezione Scienze del Comportamento. A parte da un registratore che trasmette le Variazioni
Belvedere, Ohio, Jame Gumb incontra Fredrica Bimmel, Goldberg di Bach, vero e proprio manifesto dell’arte di
la uccide e la scuoia. Da allora rapisce e uccide altre cin- padroneggiare il tempo. La musica di Bach svolge qui
que ragazze e utilizza la loro pelle per farsi un vestito. una serie molto ampia di funzioni: connota Lecter come
1989: Clarice viene convocata da Jack Crawford, che personaggio colto e raffinato, sottolinea il suo autocon-
ha un incarico per lei... trollo quasi soprannaturale, ma stabilisce anche un’i-
dentificazione simpatetica tra il dottore e lo spettatore,
l’uno e l’altro piacevolmente intenti ad ascoltare le
Le relazioni dei personaggi con il tempo Variazioni, e contrappone entrambi ai due poliziotti di
guardia, apparentemente del tutto indifferenti alla
«Noi non misuriamo il tempo nello stesso modo», musica proveniente dal registratore (e quindi connotati
dice Lecter a Clarice (seq. 19). E in effetti nel corso dei come ignoranti, rozzi e sacrificabili). 11
loro colloqui si affrontano due diverse concezioni tem- Dopo il massacro dei due agenti, il che avviene su
porali: se Clarice, il cui compito è rintracciare Buffalo un sottofondo musicale diverso (un tema drammatico

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di Shore), la musica di Bach riprende, e un nuovo movi- da quelli più espliciti e diretti (voce over, didascalie,
mento di macchina torna sul registratore e sulla mano dissolvenze incrociate) a quelli più ambigui e inganna-
di Lecter che scandisce il tempo, che dirige. Anche in tori (normali stacchi, o addirittura semplici movimenti
un momento che si supporrebbe convulso (l’inizio di di macchina). Ma la strada seguita da Demme è inedita
una fuga), il dottore non si fa prendere dalla fretta, ma e molto azzardata, e consiste nella graduale trasforma-
anzi si sofferma ad ascoltare (e dirigere) musica [fig. 5]. zione di una soggettiva in un flash-back attraverso una
Dovrebbe a questo punto essere evidente che non si serie di slittamenti progressivi 13.
tratta affatto della bizzarria di un personaggio un po’ Nella sequenza 3, Clarice, appena terminato il
tocco, ma al contrario dell’esplicitarsi di un rapporto primo colloquio con Lecter e in stato di evidente turba-
privilegiato con il tempo (il tempo è dalla sua parte, si mento, si dirige verso la propria automobile. Le imma-
potrebbe dire) e insieme della vocazione a un ruolo gini del suo volto [fig. 7] si alternano a quelle dell’auto-
registico. Lecter infatti utilizzerà il cadavere di Tate per mobile [fig. 8] viste dal punto di vista di lei che si avvi-
costruire una spettacolare scenografia [fig. 6] e quello di cina. Si tratta di una normalissima soggettiva. Ma ecco
Pembry per architettare una complessa mascherata, che alla seconda immagine dell’automobile di Clarice
facendo del corpo del sergente un simulacro del pro- segue inaspettatamente l’immagine di un’altra automo-
prio e uscendo dal palazzo di giustizia «sotto le sue bile [fig. 9], quella di un poliziotto, ferma davanti a una
spoglie», dimostrandosi così un abilissimo (e incredibil- casa di campagna. Segue nuovamente un controcampo
mente rapido) regista, capace di mescolare le carte e sul volto della donna. Si tratterebbe ancora di una sog-
ingannare lo spettatore. Proprio come Demme. gettiva, se non fosse che un colpo di scena spazio-tem-
porale ha fatto dello sguardo del personaggio una chia-
ve d’accesso alle immagini del passato. Ancora l’auto-
La macchina del tempo: i flash-back mobile, da cui scende il poliziotto, e poi un nuovo con-
trocampo, questa volta sul mezzo primo piano di una
La parola flash-back «indica un’inversione narrati- bambina [fig. 10], Clarice da piccola, come il dialogo
va. Quando l’ordine della storia non coincide con l’or- renderà subito evidente. Eccoci ormai precipitati del
dine del discorso (dell’esposizione dei fatti), si ha quel- tutto in una soggettiva diversa (non più Clarice adulta
la che Gérard Genette chiama anacronia. Anacronia per che guarda la propria automobile, ma Clarice bambina
“recuperare” il passato» 12. Ma come fare capire allo che guarda l’automobile del padre) e in un momento
spettatore che, mentre il discorso prosegue indisturbato della storia precedente.
per la sua strada, la storia è tornata indietro? In cento Questo tipo di messa in scena dell’ambiguità tra la
anni di film, e di generazioni sempre più smaliziate di focalizzazione interna della soggettiva e quella del
spettatori, i sistemi utilizzati sono stati dei più diversi, ricordo, e di utilizzo dei raccordi di sguardo e di movi-

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mento per scivolare impercettibilmente dal presente al Lecter parla della selvaggia e terrificante patologia di Bill, viene
passato, verrà utilizzato ancora una volta nell’ambito inquadrato in primissimo piano il volto di Chilton.
5
«È lì che si consuma il gioco delle tre carte: si segue il veloce
della sequenza 10, quando un servizio funebre in corso
correre degli eventi, si ritiene di averne capito il senso e si
di svolgimento alla Opico Funeral House trasporterà sbaglia tutto, inevitabilmente» (R. Silvestri, «il manifesto»,
Clarice e lo spettatore al momento del funerale del 6/3/1991).
padre di lei. 6
Vedi, ad esempio di questa contentezza, G. De Marinis,
Demme dimostra così di condividere con Lecter la Lectures on Lecter, «Cineforum», n. 304, maggio 1991, p. 66: «Il
sicura padronanza delle coordinate del tempo e dello cinema non vive o muore a seconda di quanti finanziamenti
spazio e la concezione del lavoro di regia come inganno ricevano i gestori o di quanta gente corra a vedere un qualun-
que Tornatore. Il cinema vive quando Clarice Starling bussa alla
e manipolazione dei corpi e degli sguardi 14. È forse
porta e trova Jamie Gumb».
anche su questa vocazione comune che si basa la parti- 7
S. Chatman, Storia e discorso, Pratiche, Parma 1981; vedi anche
gianeria del testo per il personaggio del dottore. Al G. Carluccio, Cinema e racconto. Lo spazio e il tempo, Loescher,
gioco del potere e della conoscenza in atto tra Clarice e Torino 1988.
8
Lecter la mossa finale toccherà all’ultima messa in Tra i molti esempi possibili, Rapina a mano armata (The Killing,
scena del regista truffatore e non agli occhi sgranati 1955) di Stanley Kubrick utilizza in modo iperdenotativo i
significanti temporali, ma al servizio di una struttura cronologi-
dell’investigatrice.
ca labirintica e in’ultima istanza quasi inintelligibile.
9
Basti pensare ai tanti film che contengono (magari solo nella
versione italiana) già nel titolo il senso di una corsa contro il
tempo: da Due ore ancora (D.O.A., 1949) di Rudolph Maté a 58
minuti per morire (Die Hard 2, 1990) di Renny Harlin.
1 10
Il «sistema degli attanti» proposto da A.J. Greimas (Del senso II, In sede di sceneggiatura la storia è stata spostata in avanti di
Bompiani, Milano 1984) prevede sei possibili ruoli attanziali in cinque anni rispetto alla cronologia del libro da cui è tratto il film:
base ai quali si struttura l’agire dei personaggi: Il «Destinatore» T. Harris, Il silenzio degli innocenti, Mondadori, Milano 1989. Il
assegna al «Soggetto» un mandato, indicandogli l’«Oggetto» da libro di Harris è il sequel del suo precedente Il drago rosso
raggiungere per il beneficio di un «Destinatario», e ne sanziona (Mondadori, 1996), da cui è stato tratto il film Manhunter (id.,
il successo o il fallimento (attraverso una ricompensa o una 1986) di Michael Mann. Esiste anche un terzo film tratto da un
punizione). L’«Oppositore» ostacola gli sforzi del Soggetto, romanzo di Harris, Black Sunday (id., 1977) di John Franken-
mentre l’«Aiutante» li facilita. heimer.
2 11
D’altra parte le carte geografiche appaiono spesso nel corso Sintomatica di questa identificazione simpatetica, piuttosto
del film (vedi in particolare le sequenze 10, 14, 25 e 30). diffusa tra i critici, è un’osservazione di De Marinis (Lectures
3
Nonostante la varietà dei luoghi nominati, il film è stato girato cit., p. 68): «E poi un uomo che apprezza le Variazioni Goldberg
quasi per intero nei dintorni di Pittsburgh. eseguite da Glenn Gould non può essere così cattivo».
4 12
Anche alcune altre scelte di montaggio suggeriscono un lega- F. Di Giammatteo, Dizionario universale del cinema, Editori
me tra Chilton e Bill: ad esempio alla fine della seq. 14, mentre Riuniti, Roma 1985, p. 19.

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13
Una tecnica simile era già stata adottata da Demme in Una La volontà di sapere
vedova allegra... ma non troppo, nella sequenza in cui il mafioso
Tony Russo riconosce l’agente dell’Fbi Mike Downey e ricorda
le volte precedenti in cui lo ha incontrato sotto false spoglie.
14
«Questo film certamente cerca di manipolare le emozioni degli
spettatori in un modo molto aggressivo, più di quanto io abbia
mai fatto in precedenza» (Jonathan Demme, citato in D. Persons,
Silence of the Lambs, «Cinefantastique», ottobre 1992, p. 110).

Conoscere è divorare con gli occhi.


J.-P. Sartre

Gli occhi di Clarice

Il film inizia. Clarice risale un declivio, dal campo


lunghissimo arriva in primo piano, e si guarda intor-
no. Giunta nell’ufficio di Crawford, si dispone ad
aspettarlo, in piedi con le mani dietro la schiena,
dando le spalle alla cinepresa. Dopo un po’ si volta e
all’improvviso sul suo volto si disegna un’espressione
di sconcerto, le mani si allontanano dal corpo, la came-
ra carrella in avanti fino a un piano medio e inizia una
musica di sottofondo carica di pathos. Tutta la tensione
dell’inquadratura converge ora sui suoi occhi [fig. 11].
Ed ecco in controcampo la sua soggettiva: sta guar-
dando una bacheca piena di fotografie di cadaveri di
ragazze uccise e scuoiate da Buffalo Bill [fig. 12].
Segue un’altra inquadratura del volto di Clarice, ora

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in primo piano, e poi una nuova soggettiva, questa appropriarsi di una conoscenza, insomma a esercitare
volta un lento movimento di macchina da fotografia a a qualsiasi costo la propria volontà di sapere 4.
fotografia 1..
Demme ha dichiarato in un’intervista: «Ho ritenuto
essenziale che il film ponesse lo spettatore nei panni di Le parole di Lecter
Clarice. Questo ha significato filmare molte immagini
soggettive in ogni sequenza in cui lei era presente; A metà della seconda sequenza Clarice entra nello
bisognava sempre vedere quello che stava vedendo stanzino delle guardie addette alla sorveglianza dei cri-
Clarice» 2. E in effetti è come se la prima sequenza ini- minali più pericolosi detenuti al Baltimore State
ziasse la protagonista al ruolo di narratario 3, promuo- Hospital. Sta per essere ammessa alla presenza di
vendola, attraverso l’architettura della messa in scena, Lecter. Dà un’occhiata all’ambiente che la circonda, e
a punto di vista privilegiato attraverso cui far passare una panoramica di 360° in soggettiva restituisce il suo
lo sguardo dello spettatore. Costretta a posare gli occhi sguardo sullo schermo. Ora Clarice è tutt’occhi, intera-
sull’orrore, la recluta dell’Fbi dimostra la propria com- mente presa dal suo ruolo di narratario, di punto di
petenza a guardare l’inguardabile, a sopportare la vista privilegiato. Si avvia quindi per il tetro corridoio
vista dell’insopportabile, e invita lo spettatore a fare che conduce alla cella di Lecter. Una serie di campi e
altrettanto. controcampi mostrano alternativamente il viso di lei
Clarice sta ancora osservando le fotografie. Ora è (tenuto in primo piano da una carrellata a precedere) e
di profilo, in primissimo piano, e sullo sfondo, sfuoca- ciò che vedono i suoi occhi: i detenuti nelle loro celle.
to, c’è Crawford: la sta guardando guardare. Nel suc- Ed ecco che uno di loro, Miggs, le sibila: «Sento l’odore
cessivo dialogo, Crawford le chiede di sottoporre un della tua figa».
questionario psicologico a Lecter, copertura di un Si tratta, per Clarice, di un altro shock percettivo
incarico ben più importante. Nella sua veste di Desti- (dopo le fotografie nell’ufficio di Crawford), e di una
natore, il direttore di Scienze del Comportamento uti- nuova prova iniziatica 5. La recluta dell’Fbi è infatti
lizza la competenza di narratario di cui Clarice ha destinata a essere non solo investigatore-narratario,
dato prova per assegnarle un mandato: indagare su indiscusso Soggetto della storia della caccia a Buffalo
Buffalo Bill. E la figura dell’investigatore è forse la più Bill, ma anche donna-narratore, Oggetto di un’altra sto-
consueta incarnazione cinematografica del narratario. ria, quella che ha come Soggetto Hannibal Lecter.
Al pari dello spettatore, chi investiga è infatti tenuto a Miggs, con la sua sfacciata volgarità, costringe Clarice
tenere gli occhi sempre bene aperti, a spingere lo in una posizione di narratore per lei inedita (quasi a
sguardo più in là possibile, ad affermare con decisione dirle: anche a te toccherà mostrarti, esibirti, svelarti,
un punto di vista, a ricostruire una narrazione, ad lasciarti penetrare dallo sguardo e dalla volontà di

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sapere altrui) e insieme in una condizione di imprescin- vista») 6, analizza le strategie discorsive di lei («Stavi
dibile femminilità (quasi a dirle: porti la pistola e eser- andando così bene...»), si fa spiegare le sue teorie su
citi lo sguardo, ma so cosa nascondi sotto i pantaloni). Buffalo Bill, e infine traccia un impietoso profilo psico-
Clarice passa oltre, ha dimostrato anche la sua com- logico della giovane investigatrice come «campagnola
petenza di narratore, e ora può affrontare Lecter. Il dot- ripulita con poco gusto».
tore saluta per primo, e alla domanda iniziale di Clarice Solo all’ultimo momento, dopo averla già congedata
(«Posso parlare con lei?») risponde con un’altra doman- e dopo che Miggs le ha gettato in faccia il proprio sper-
da («È della squadra di Jack Crawford, vero?»), inaugu- ma, turbato da quella «scortesia», Lecter decide di for-
rando così una dinamica comunicativa che continuerà a nirle un’informazione, ma solo alle sue condizioni,
caratterizzare i loro colloqui (i due si ostineranno a sotto forma di un enigmatico anagramma («Guarda
opporre domanda a domanda, come in un interrogato- dentro di te il resto di te stessa: vai a cercare la signori-
rio in cui entrambi insistessero: sono io che faccio le na Moidie») che gli garantisce lo spettacolo degli sforzi
domande). Lecter le chiede quindi di poter vedere le interpretativi di lei e prelude a un’attività investigatrice
sue credenziali, e le ordina di avvicinarsi al vetro, in che per Clarice dovrà farsi autoanalisi. Clarice infatti
modo da osservare il distintivo in dettaglio [fig. 13]. potrà essere narratario solo a costo di essere anche
Iniziano così gli sfortunati tentativi di Clarice di con- nello stesso tempo narratore di se stessa.
vincere il dottore a «esprimere il suo punto di vista sul Clarice è un’investigatrice, ma Lecter è uno psi-
questionario» (significativamente lei cerca di spacciare chiatra. Si affrontano quindi due tipiche incarnazioni
un mandato da narratore, rispondere a un questionario, del narratario. Entrambi determinati a non distogliere
come se fosse un mandato da narratario, esprimere un lo sguardo, entrambi dotati di una implacabile
punto di vista). Lecter non prende nemmeno in consi- volontà di sapere. Ma se per Clarice «conoscere è
derazione l’eventualità di lasciarsi «sezionare da questo divorare con gli occhi», per Lecter, psichiatra e canni-
strumento spuntato» (a scanso di equivoci, racconta: bale, conoscere è divorare anche con la bocca, con le
«Una volta uno che faceva un censimento tentò di parole e con i denti.
interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un piatto di
fave e un buon chianti»), e dimostra invece la sua
straordinaria competenza nel ruolo di narratario: si fa Quid pro quo: il mercato dei ruoli enunciazionali
raccontare da Clarice cosa le ha detto Miggs, la annusa
e analizza i suoi odori («Usi Evian come crema idratan- Clarice, la seconda volta che si reca da Lecter (seq.
te, e qualche volta porti L’Air du Temps, ma non 7), trova la cella immersa nell’oscurità. La situazione è
oggi»), riempie i suoi disegni di dettagli a memoria [fig. bloccata. I due non vedono niente, lo psichiatra si
14] («La memoria è quello che ho al posto di una bella rifiuta di fornire le informazioni decisive e l’investiga-

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI LA VOLONTÀ DI SAPERE

trice non rinuncia al suo atteggiamento inquisitorio. del desiderio, le volontà di sapere e gli equilibri di
Quando la luce si riaccende, Clarice vede che a Lecter potere si sostanziano in un intenso gioco di sguardi.
sono stati portati via i disegni. Il dottore è stato priva-
to del suo simulacro di panorama (sostituito dalla
visione coercitiva di un programma televisivo religio- Lo sguardo e il desiderio: una schermaglia amorosa all’ultima
so), ma la cosa non fa che sollecitare ulteriormente il occhiata
suo bisogno di esercitare lo sguardo. Così Lecter pro-
pone a Clarice un primo scambio: accetterà di collabo- «Il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni
rare in cambio del trasferimento in un istituto peniten- giorno. Non senti degli occhi che girano intorno al tuo
ziale dal quale possa godere di una bella vista. corpo? E i tuoi occhi non cercano fuori le cose che
Il rapporto tra i due nasce quindi come una relazio- vuoi?». È questa la verità ultima elargita da Lecter a
ne di reciprocità enunciazionale: lui accetta di farsi nar- Clarice nel loro colloquio finale (seq. 19), il nocciolo
ratore per lei a condizione che lei garantisca la condi- duro al centro dei suoi discorsi, ed è questa l’indicazio-
zione di narratario di lui. Questa logica di scambio si ne che porterà Clarice a Belvedere e quindi al rifugio di
perfeziona ulteriormente nel terzo colloquio (seq. 14), Buffalo Bill. Ma oltre a veicolare un indizio decisivo,
quando il dottore propone: «Quid pro quo. Io ti dico queste parole costituiscono una cristallina affermazione
delle cose, tu mi dici delle cose. Non su questo caso, ma dell’interdipendenza tra sguardo e desiderio: si deside-
solo su di te. Quid pro quo» 7. Stipulato l’accordo, ha ra ciò che si vede, e si cerca con lo sguardo ciò che si
inizio un’altalena di dare e avere, in cui i due si scam- vuole. E sono una moltitudine gli occhi che si affollano
biano pacchetti di informazioni (indizi in cambio di intorno a questa battuta di dialogo. Intanto gli occhi
ricordi) alternandosi di continuo nel ruolo di narratore: dello spettatore, la cui pulsione voyeuristica è qui chia-
Clarice racconta la morte del padre/Lecter spiega il mata esplicitamente in causa 8. Poi quelli di Bill, che
significato del bozzolo di falena ritrovato nella gola non a caso viene messo in inquadratura per la prima
delle vittime/Clarice racconta il trasferimento nel volta (seq. 8) proprio attraverso un piano ravvicinato
ranch in Montana/Lecter spiega la condizione di falsa degli occhi [fig. 4], e nel momento in cui sta osservando
transessualità di Bill. attraverso un apparecchio ottico a raggi infrarossi la
Il plot poliziesco (il cui Soggetto è l’investigatrice e sua futura vittima. Qui Lecter non fa che ribadire (a be-
il cui Oggetto è la scoperta dell’identità e del nascondi- neficio di Clarice) ciò che il testo cinematografico aveva
glio di Bill) si intreccia così inestricabilmente con il plot reso evidente fin da subito: Bill desidera quello che
psicologico (il cui Soggetto è lo psichiatra e il cui vede, e osserva bramosamente quello che vuole. Ma
Oggetto è la scoperta dei traumi infantili di Clarice), in cosa guarda (e desidera) Bill? Giovani donne, proprio
un mercato dei ruoli enunciazionali in cui le pulsioni come Clarice.

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«Non senti degli occhi che girano intorno al tuo viene ritrovato il cadavere della sua ultima vittima,
corpo?». E in effetti il corpo di Clarice è davvero, nel Clarice si trova a dovere affrontare due prove decisive:
corso del film, frequentemente oggetto di sguardi, pre- ritornare nei luoghi in cui è cresciuta e da cui, secondo
valentemente maschili, su cui la macchina da presa l’interpretazione di Lecter, ha cercato in ogni modo di
indugia volentieri. Dall’istruttore con il berretto del- fuggire, e confrontarsi direttamente con l’orrore di un
l’Fbi agli agenti della sezione Scienze del Compor - corpo straziato dall’assassino. E se la prima prova è
tamento allo stesso Crawford (seq. 1), da Chilton a occasione di un’iniziazione a un diverso rapporto con
Miggs (seq. 2), da Mr. Lang (seq. 6) ai poliziotti del lo sguardo-potere, la seconda rappresenta un’ulteriore
West Virginia [fig. 15] (seq. 10), da Pilcher (seq. 11) a un tappa di quel percorso verso l’acquisizione di uno
passante incrociato all’aeroporto [fig. 16] (seq. 20), allo sguardo-conoscenza competente (di un saper guardare)
stesso Bill (seq. 31). Un ulteriore sottolineatura del iniziato per Clarice con la visione delle fotografie nel-
genere femminile e insieme della condizione di narra- l’ufficio di Crawford (seq. 1).
tore di se stessa di Clarice. Intorno al cadavere della ragazza si ritrovano quattro
E tra tutti gli sguardi che si soffermano sul corpo di personaggi maschili (Crawford, il dottor Akin, il foto-
Clarice il più insistente e impudico è certamente quello grafo Ray, e un assistente, Lamar) e una donna (Clarice)
di Lecter. «La gente dirà che siamo innamorati», dice il e quando Crawford – che in questa situazione riveste un
dottore nel corso dell’ultimo incontro. Ma, se di amore vero e proprio ruolo registico – dà inizio alle operazioni,
si tratta, si dovrebbe forse parlare di una schermaglia lo fa invitando a guardare gli altri tre uomini, ma non lei
amorosa tra sguardi, di un duello all’ultima occhiata 9. (inq. 12). E in effetti mentre Lamar apre il sacco in cui è
Clarice infatti è a sua volta portatrice di uno sguardo rinchiuso il corpo, Clarice rimane voltata di schiena, e
attivo e irriducibile. «I tuoi occhi non cercano fuori le solo dopo che sono state mostrate in primo piano (inqq.
cose che vuoi?». 14-16) le reazioni degli uomini al violento impatto visivo
e olfattivo del cadavere (che rimane confinato fuori
campo), Crawford invita Clarice e guardare. È a questo
Lo sguardo e la conoscenza: l’autopsia punto che Clarice si volta lentamente e fissa lo sguardo
sull’intollerabile, attentamente osservata da Crawford,
Lo sguardo di Clarice è lo sguardo di chi indaga, e tutto compreso nella sua funzione di Destinatore (asse-
l’investigatrice guarda per conoscere, i suoi occhi «cerca- gna alla sua pupilla un mandato e ne segue con appren-
no fuori» le risposte a ben precise domande: chi è Buffalo sione l’acquisizione della competenza).
Bill? dove si nasconde? come fare per salvare Catherine? Clarice si avvicina al corpo, ripresa in primo piano
Ma fissare lo sguardo sulle tracce di Bill non è im- dal basso (inq. 19), in modo che i margini sfuocati del
presa facile. Quando nell’Elk River, in West Virginia, cadavere entrino in campo – un primo assaggio per lo

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spettatore –, e comincia a descrivere quello che vede E con loro, la macchina da presa. Il silenzio degli
[fig. 17]: «Ferita a punto di stella [...] segni di imbava- innocenti è infatti caratterizzato da un utilizzo del mon-
gliamento [...] ha dello smalto lucido». Solo a questo taggio tra le inquadrature (e del montaggio interno alle
punto viene mostrato per la prima volta, attraverso una inquadrature) organizzato spesso in modo tale da avvi-
soggettiva di Clarice, il corpo senza vita della ragazza cinare gradualmente lo spettatore al profilmico 11. Dal
[fig. 18]: la protagonista passa allo spettatore il manda- totale al dettaglio, dal largo allo stretto, dal lontano al
to ricevuto da Crawford e si rompe il tabù dell’immagi- vicino, secondo una logica costruttiva «a imbuto».
ne inguardabile. Osservando poi la fotografia scattata Ad esempio nella sequenza 18 l’incontro tra Lecter e
da Ray ai denti della ragazza (occasione per un primo il senatore Martin alterna in campo e controcampo una
piano del cadavere [fig. 19]), Clarice scopre qualcosa serie di piani sempre più ravvicinati [figg. 21-24]: totale
nella sua gola, e una volta ritrovato il bozzolo della dell’ambiente/campo medio del gruppo di Ruth Martin
falena, il cadavere ha ormai perso il suo carattere per- (da ora M)/campo medio del gruppo di Lecter (da ora
turbante, per trasfigurarsi in oggetto di analisi. Alla L)/figura intera di M/campo medio del gruppo di
sacralità si è sostituita la scienza, e lo sguardo di L/piano americano di M/figura intera di L/piano
Clarice, abbandonata ogni esitazione e turbamento, si è medio di M/.../piano medio di L/piano medio di
professionalizzato e raffreddato. L’ultima inquadratura, M/primo piano di L/piano medio di M/primo piano
un totale della stanza dall’alto, vede tutti i personaggi di L/piano medio di M/primo piano di L/primo piano
affaccendati, in identico atteggiamento analitico, intor- di M/primissimo piano di L/primissimo piano di M/...
no al cadavere profanato, ormai inoffensivo e abbando- E in modo molto simile sono costruite altre sequen-
nato a sguardi indifferenti [fig. 20] 10. ze: Clarice che vede l’appello televisivo del senatore
Martin (seq. 13), Bill che ordina a Catherine nel pozzo
di spalmarsi la lozione (seq. 15), e soprattutto Clarice e
Lo sguardo e la conoscenza: l’analisi del profondo Lecter che si incontrano per l’ultima volta (seq. 19). In
questo caso all’apice dell’intensità comunicativa tra i
Clarice vede il bozzolo della falena dentro la gola due (e della penetrazione di Lecter nell’intimità di
della ragazza uccisa, Lecter si insinua nell’intimità dei Clarice) corrispondono primissimi piani totalmente
suoi interlocutori, Clarice cerca di introdursi nella psi- avulsi dall’ambiente circostante, e resi quasi astratti da
che di Bill, Lecter scava nella memoria di Clarice. un’illuminazione piegata a fini espressivi e non più
Entrambi operano un’analisi del profondo, entrambi naturalistica [figg. 25-26].
ricercano cause recondite. Il loro sguardo non scivola Al ricorrere del montaggio «a imbuto» andrebbe
sulle superfici, ma indaga sotto pelle. Hanno occhi aggiunto il frequente utilizzo di zoom in avanti, spesso
penetranti. (ma non sempre) in funzione di soggettiva: Clarice che

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scopre la testa tagliata di Raspail [fig. 27] (seq. 6), Cosa differenzia allora le molestie verbali di Lecter
Catherine che si accorge di un’unghia conficcata nella da quelle di Miggs? Semplicemente il tono. Se nel bisbi-
parete del pozzo (seq. 15), Lecter che nota la penna glio di Miggs risuonano la disperazione del desiderio
dimenticata da Chilton (seq. 16), Clarice che vede il frustrato e la deriva di una mente fuori di sé, nelle
vestito fatto da Fredrica (seq. 26). Anche in questo caso, parole di Lecter si afferma la lucida volontà di violazio-
dal lontano al vicino, o meglio, dal vicino al vicinissi- ne di una mente assolutamente controllata. Se quella di
mo, in un gioco dell’identificazione dei punti di vista e Miggs è un’esuberanza verbale, uno sfogo, quello di
dell’intimità degli sguardi che fa corrispondere, anche Lecter è un consapevole esercizio di potere, un gesto
al livello della messa in scena, la pregnanza del cono- studiato, la cui natura abusiva è ulteriormente amplifi-
scere all’acutezza del vedere. cata dalla cortesia formale del tono di voce.
E che le scurrilità rivolte a Clarice da Lecter vadano
contestualizzate in un suo più generale atteggiamento
Lo sguardo e il potere: la strategia della scurrilità nei confronti delle donne è dimostrato dal suo unico
altro incontro con un personaggio femminile 14, Ruth
Quando Miggs sibila a Clarice «Sento l’odore della Martin (seq. 18). La madre di Catherine organizza un
tua figa» (seq. 2), Lecter ne è disgustato al punto da colloquio con Lecter allo scopo di ottenere da lui le pre-
sentire il bisogno di vendicarsi provocandone il suici- ziose informazioni su Buffalo Bill necessarie al prose-
dio. Eppure lo stesso Lecter non si perita di rivolgere a guimento delle indagini, ma il dottore, fedele alla stra-
Clarice domande come «Credi che [Crawford] se la tegia discorsiva già ampiamente sperimentata con
immagini la scena, il fotterti?», o «Il proprietario ha Clarice, risponde a domande con domande, costringen-
preteso delle attenzioni, ti ha sodomizzata?». Per Lecter do la sua interlocutrice a denudarsi verbalmente di
è un vero piacere violare ogni intimità e penetrare in fronte a lui, e solo a queste condizioni accetta di fornire
tutta disinvoltura nei più riposti recessi della psiche, e indicazioni (in questo caso solo parzialmente corrette):
si concede volentieri un linguaggio scurrile, anche se, «Mi dica, ha svezzato da sé Catherine?», «Come?»,
come gli fa notare Clarice, «questo è il genere di cose «L’ha allattata lei?», «Sì», «Ha indurito i suoi capezzoli,
che avrebbe detto Miggs» 12. Ed entrambi in effetti sem- vero?... Amputate una gamba a un uomo e sentirà anco-
brano ossessionati dal bisogno di rimandare alla prota- ra il solletico. Dimmi, mamma, quando la tua bambina
gonista un’immagine di sé come corpo femminile ses- sarà sul tavolo mortuario, dove sentirai il solletico?».
suato e perennemente oggetto di brutali desideri In un film che «si focalizza esplicitamente su corpi
maschili, di dar contro a quel suo porsi come donna femminili nudi, mutilati e assassinati» 15, e in cui Clarice
emancipata dal proprio ruolo e come persona liberata arriva a scoprire l’identità di Bill solo dopo avere guar-
dalle proprie pulsioni 13. dato le fotografie di Fredrica seminuda nascoste dalla

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ragazza in un carillon, la strategia discorsiva della scur- più forte, [Catherine] è in sua custodia. [...] Ha un’otti-
rilità (abbinata all’esercizio professionale dell’analisi ma possibilità di dimostrare al mondo che sa essere
del profondo) permette a Lecter di gettare uno sguardo pietoso, oltre che forte» 16.
pornografico invasivo e potente sulla stessa castissima Le dimostrazioni di potere di Bill sono, a differenza
Clarice e di garantirsi virtualmente anche in questo di quelle di Lecter, isteriche e urlate, tutte giocate su
modo il privilegio dell’ultima parola. un’aggressività presentata come istintiva e furiosa, un
po’ da bambino capriccioso e un po’ da animale in gab-
bia, dettata tanto dal bisogno di nascondere insicurezze
Lo sguardo e il potere: occhi nel buio e fragilità quanto dalla disperazione di sentirsi messo
alle strette – non a caso il suo alter ego (amato, si direb-
Nonostante l’indiscussa centralità dei personaggi di be, più di se stesso) è un animaletto indifeso, la barbon-
Clarice e Lecter, un’analisi delle dinamiche di sguardo, cina Precious [fig. 28]. E se il potere di Lecter si fonda
desiderio, conoscenza e potere in Il silenzio degli inno- su un abilissimo utilizzo delle parole e su uno sguardo
centi non può limitarsi alle loro figure. penetrante, sempre rivolto all’esplorazione dell’interio-
Chilton, ad esempio, appare tormentato da un’osses- rità, quello di Bill si manifesta invece in una laconicità
siva curiosità, a metà tra scrupolo professionale, torna- ai limiti dell’afasia (nella seq. 12 alle grida di Catherine
conto personale e desiderio morboso, per le indagini di rispondono solo gli abbaî di Precious) e in uno sguardo
Clarice. La prima volta (seq. 2) accondiscende a malin- esteriorizzato attraverso una protesi artificiale (gli
cuore alla richiesta della recluta dell’Fbi di essere lascia- occhialoni a raggi infrarossi) e rivolto esclusivamente
ta sola con Lecter. Ma all’incontro successivo (seq. 14) la alla pura superficie dei corpi (a Bill interessa solo una
accusa in malo modo di «rifiutarsi di dividere con me cosa: la pelle).
le sue informazioni», si riduce a origliare la conversa- Il «trucco tecnologico» garantisce a Bill una costante
zione tra lei e il dottore attraverso un microfono nasco- superiorità nei duelli di sguardi, e di conseguenza egli
sto, e alla fine si risolve ad assumersi in prima persona predilige l’oscurità, la condizione che più facilmente gli
il compito di interrogare il dottore, così che solo con permette di vedere senza essere visto 17. Come un rapa-
uno stratagemma Clarice riuscirà a ottenere un ultimo ce notturno, Bill piomba sulle sue vittime inosservato.
colloquio. Così, quando Clarice si presenta alla sua porta e lo rico-
Quanto a Bill, nel corso del suo appello televisivo nosce (seq. 31), Bill si nasconde negli anfratti della sua
«alla persona che tiene prigioniera mia figlia», il sena- abitazione, indossa gli occhialoni e spegne la luce, inne-
tore Ruth Martin gli si rivolge con parole attentamente scando un capovolgimento di ruoli. La cacciatrice
calibrate per lusingarlo nel suo senso di sé come deten- Clarice, fino a quel momento padrona del proprio
tore del potere e arbitro del bene e del male: «Lei è il sguardo e depositaria del punto di vista dello spettato-

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re – numerose sono infatti le sue soggettive nella parte 4


Il riferimento implicito qui è a M. Foucault, La volontà di sapere,
«illuminata» della sequenza –, si tramuta in preda, Feltrinelli, Milano 1978.
5
impossibilitata a vedere e oggetto degli sguardi di Bill e Quello della «prova iniziatica» è, con quello della «trasforma-
zione», un luogo comune della critica su Il silenzio degli inno-
dello spettatore. Ora per la prima volta Clarice viene
centi. Ma forse per Clarice non si tratta tanto di una metamorfo-
messa in scena in soggettive di altri personaggi: lo spet-
si della coscienza, come spesso si vorrebbe, quanto (e solo?) del-
tatore la guarda dal punto di vista di Bill [fig. 29]. l’affermazione di uno sguardo.
L’assassino assapora lo sguardo sull’investigatrice 6
Può essere questa l’occasione di ricordare che il disegno di
in sua balìa, esita ad approfittare del suo vantaggio Lecter rappresenta «il Duomo visto dal Belvedere», e che
visivo per eliminarla o per darsi alla fuga e preferisce Belvedere (in Ohio) è il luogo in cui Bill tiene prigioniera
godersi lo spettacolo del terrore cieco di lei. E nel tra- Catherine.
7
scorrere di questo lungo indugiare si ribadisce una A differenza che in quello italiano, nell’uso inglese quid pro quo
può significare: «contropartita; qualsiasi cosa data in scambio»
volta di più quell’interdipendenza tra guardare, volere,
(G. Ragazzini, Dizionario Inglese-Italiano Italiano-Inglese, Zani-
potere e sapere che presiede tanto alla struttura narrati- chelli, Bologna 1995).
va quanto alle dinamiche visive di questo film. 8
La bibliografia sul voyeurismo nel cinema è ormai nutritissi-
ma. Testi di riferimento fondamentali restano L. Mulvey, Piacere
visivo e cinema narrativo, «Nuova Dwf», n. 8, luglio-settembre
1978; e C. Metz, Cinema e psicanalisi. Il significante immaginario,
1
Le fotografie in Il silenzio degli innocenti abbondano: di cadave- Marsilio, Venezia 1980.
9
ri delle vittime (seqq. 1, 10), dell’infermiera attaccata da Lecter I dialoghi tra Clarice e Lecter, ma non solo questi, sono messi
(seq. 2), di Fredrica viva e morta (seqq. 10, 25, 26), di Catherine in scena utilizzando spesso un montaggio a campo/controcam-
bambina (seq. 13) ecc. po in cui i personaggi guardano quasi in macchina. Ne deriva
2
G. Smith, Identity Check, intervista a Jonathan Demme, «Film un ulteriore potenziamento della sensazione di stare assistendo
Comment», XXVII, n. 1, gennaio febbraio 1991, p. 33. a un duello di sguardi.
10
3
Il termine «narratario» è stato introdotto in narratologia da G. Ge- Una lettura di questa sequenza in parte coincidente con la mia
nette (Figure III, Einaudi, Torino 1976, p. 262) per indicare chi si è stata data da J. Halberstam in Skinflick: Posthuman Gender in
trova nel ruolo di destinatario di un’enunciazione (nel stesso Jonathan Demme’s The Silence of the Lambs, «Camera Obscura»,
modo in cui il termine «narratore» indica chi si trova nel ruolo n. 27, settembre 1991.
11
di destinatore di un’enunciazione): narratario sarà allora ad «Ne Il silenzio degli innocenti prevalgono infatti i movimenti
esempio chi legge un racconto, chi ascolta un discorso, chi rice- penetrativi dentro e fuori dallo schermo, l’azione e la visione
ve un’informazione, chi assiste a uno spettacolo; narratore sarà vanno sempre verso il profondo e da esso riemergono» (G. Ca-
chi racconta, chi descrive, chi informa, chi viene guardato. nova, Il silenzio degli innocenti, «Segnocinema», n. 49, maggio-
Utilizzerò queste, e altre, categorie di derivazione semiologica giugno 1991, p. 26).
12
come termini neutri, senza quindi declinarli al maschile o al «Le sue scurrili conversazioni con Clarice, insieme lascive,
femminile. paternalistiche e pedagogiche, fanno appello al discorso por-

80 81
nografico nell’intento voyeuristico di spingerla a confessare i Il silenzio degli agnelli
suoi desideri sessuali. Inoltre, le sue domande e i suoi com-
menti evidenziano il potenziale misogino della stessa psicanali-
si, dal momento che, come Freud con Dora, Lecter sessualizza
tutti i colloqui con Clarice allo scopo di svelare la sua interiorità»
(E. Young, The Silence cit., «Camera Obscura», n. 27, 1991, p. 9).
13
«La scurrilità è una sorta di denudamento della persona di
sesso diverso verso la quale è diretta. Pronunciando le parole
oscene, costringe la persona aggredita a rappresentarsi la parte
del corpo o l’apparato di cui è menzione e le indica che l’ag-
gressore si sta rappresentando la stessa cosa» (S. Freud, Il motto
di spirito e la sua relazione con l’inconscio, in Opere, Bollati Borin-
ghieri, Torino 1989, vol. V, p. 89). Per un’analisi della «stretta
connessione tra lo scherzo scurrile, la scopofilia e il denudamen-
to del corpo femminile», vedi anche M. A. Doane, Cinema e Contrariamente a quanto si crede, è il
mascheramenti: per una teoria della spettatrice, in G. Bruno e M. Na- cinema commerciale che ha dei messaggi
dotti (a cura di) Immagini allo schermo, Rosenberg & Sellier, Tori- da diffondere.
no 1991, pp. 78-80. Jean-Luc Godard
14
Se si esclude l’infermiera aggredita a morsi di cui racconta
Chilton a Clarice (seq. 2).
15
E. Young, The Silence cit., p. 8.
16
Qui la strategia discorsiva del senatore Martin sembra quasi Chi è chi: il sistema degli attanti
aver fatto tesoro delle parole di Elias Canetti: «Il potere si mani-
festa al culmine della sua crescita là dove la grazia giunge Il film inizia. Clarice si sta allenando in un bosco, è
all’ultimo momento» (Massa e potere, in Opere, Bompiani, una studentessa dell’Fbi. Un istruttore la richiama, deve
Milano 1990, vol. II, pp. 1943). presentarsi dal capo della sezione Scienze del Com-
17
Christian Metz, parlando del piacere visivo dello spettatore
portamento, Crawford, che le affida un incarico. Il
cinematografico, scrive: «Per questo tipo di voyeurismo [...] il
meccanismo dell’appagamento si basa sulla conoscenza che ho donatore mette alla prova l’eroe 1; il Destinatore affida
dell’ignoranza di essere guardato in cui si trova l’oggetto guar- un mandato al Soggetto 2. Clarice deve andare a trovare
dato». Ch. Metz, Storia/Discorso (nota su due voyeurismi), in Lecter nella sua cella per sottoporlo a un test psicologi-
Cinema e psicanalisi, Marsilio, Venezia 1980, p. 89). co. Lecter sembrerebbe quindi l’Oggetto dell’azione di
Clarice, ma si tratta appunto solo di una prova, di un
mandato fittizio. Clarice supera la prova riuscendo a
scoprire il vero Oggetto della sua azione: ottenere la

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collaborazione di Lecter per riuscire a catturare Buffalo fuggendo, ma i suoi sforzi convergono anche verso un
Bill. Si svela così il ruolo attanziale di Lecter, il dottore è altro Oggetto, la violazione dell’intimità di Clarice. In
destinato ad essere il principale Aiutante di Clarice, entrambi i casi il dottore agisce da sé e per sé, è lui in
mentre Chilton, il direttore del Baltimore State Hospital, prima persona il Destinatore e Destinatario delle sue
in cui Lecter è rinchiuso, si rivela come l’Oppositore, azioni, e se Chilton nel primo caso funge da (involon-
ben deciso a mettere i bastoni tra le ruote all’eroe e al- tario) Aiutante, organizzando il suo trasferimento da
l’Fbi pur di prendersi tutto il merito di un’eventuale col- Baltimora a Memphis e quindi creando le condizioni
laborazione di Lecter. E quando Bill cattura Catherine favorevoli per una fuga, nel secondo funge decisa-
anche la sesta posizione nel sistema degli attanti, il mente da Oppositore, sforzandosi in ogni modo di
Destinatario, trova il suo occupante: sarà soprattutto la impedire a Clarice di incontrarlo.
ragazza catturata, e in secondo luogo sua madre, il sena- Quando finalmente Clarice racconta a Lecter la
tore Martin, a beneficiare della riuscita o a soffrire del causa del suo trauma infantile (le urla degli agnelli
fallimento dell’azione del Soggetto. macellati), il dottore le fornisce un’interpretazione del
Come si è già sottolineato più volte, nella struttura valore psicologico delle sue azioni: «Ti svegli ancora
narrativa di Il silenzio degli innocenti la trama poliziesca è qualche volta, vero? Ti svegli nel buio e senti il grido
intrecciata a un’altra, drammatico-psicologica, e se per la di quegli innocenti. [...] Pensi che se riuscissi a salvare
prima individuare il sistema degli attanti (Destinatore = la piccola Catherine potresti farli smettere, vero?
Crawford; Soggetto = Clarice; Oggetto = cattura di Pensi che se Catherine vive non ti sveglierai nel buio
Buffalo Bill; Destinatario = Catherine e senatore Martin; con quell’orribile grido di quei poveri esseri innocen-
Aiutante = Lecter; Oppositore = Chilton) si è rivelato piut- ti». L’Oggetto di Clarice, che a un certo livello coinci-
tosto semplice, per la seconda la cosa è più complicata. de con la cattura di Bill e liberazione di Catherine,
Il rapporto tra Clarice e Lecter, che sostanzia questa acquista così un’ulteriore dimensione, che provviso-
seconda trama, si presenta con i caratteri della recipro- riamente definirò come superamento di un trauma
cità, quid pro quo: a Lecter che le fornisce indizi utili, infantile. A questo livello l’Aiutante e l’Oppositore
Clarice fornisce in cambio i propri ricordi da analizza- rimangono gli stessi (Lecter e Chilton), ma cambia il
re. Bisognerebbe quindi, innanzitutto, individuare due Destinatario, non più Catherine e sua madre, ma la
distinti Soggetti, Clarice e Lecter, al centro di due diver- stessa Clarice. Resta ancora un punto in sospeso: chi è
si sistemi attanziali. il Destinatore? Per rispondere sarà necessario ap -
Lecter, come Soggetto, ambisce a modificare la pro- profondire l’analisi del rapporto della protagonista
pria condizione carceraria, dapprima cercando di otte- con i suoi ricordi infantili.
nere una «camera con vista» e, poi, più radicalmente,

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Nel nome del padre che modo costituisce un doppio speculare di Clarice
(un uomo cui è morta la figlia/una donna cui è morto il
Quando per la prima volta incontra Clarice (seq. 2), padre), gli istruttori dell’Accademia di Quantico, e
Lecter, tratteggiando il suo impietoso profilo del passa- soprattutto Crawford e Lecter. Il guru dell’Fbi e lo psi-
to campagnolo della sua interlocutrice, azzarda: «Cosa chiatra assassino sono figure contrapposte tra loro – è
fa tuo padre? Fa il minatore? Puzza ancora di lampada stato Crawford a fare arrestare Lecter, che lo odia – ma
a petrolio?». Si tratta della prima evocazione di una anche, nei rapporti con Clarice, equivalenti: entrambi
figura destinata ad assumere grande peso nell’ambito uomini di mezza età caratterizzati da una grande com-
del film. petenza ed esperienza, entrambi svolgono una funzio-
Il personaggio del padre della protagonista viene ne educativa ed esercitano un’influenza carismatica
messo in scena attraverso il filtro degli occhi di Clarice sulla giovane matricola dell’Fbi. Contrapposti ed equi-
adulta/bambina nelle due soggettive/flash-back (seqq. 3 valenti, Crawford e Lecter potrebbero al meglio essere
e 10). Si viene così a sapere che si trattava di un poli- descritti come rivali. Rivali, evidentemente, in una
ziotto, morto quando Clarice era ancora piccola. E competizione che ha per posta in gioco la devozione
quando poi Lecter, esercitando per la prima volta il suo filiale di Clarice.
diritto al quid pro quo (seq. 14), le domanda: «Qual è il Il parallelismo-rivalità tra i due emerge anche al
tuo più brutto ricordo da bambina?», lei risponde: «La livello della rappresentazione. Alla fine del suo ultimo
morte di mio padre. [...] Era un poliziotto. Una notte decisivo colloquio con Lecter (seq. 19), Clarice, allonta-
sorprese due ladri che uscivano dal retro di un drugsto- nata a forza dalla gabbia in cui è rinchiuso il dottore,
re, gli spararono». Ecco quindi il primo dei traumi riesce in extremis ad avere da Lecter il questionario
infantili di Clarice, un lutto da elaborare, una ferita da compilato. È l’occasione per un dettaglio delle loro
suturare. mani che si sfiorano (si tratta del primo e unico contat-
Si potrebbe allora tentare una prima risposta al que- to fisico tra di loro). Nell’ultima sequenza una simile
sito lasciato in sospeso: se Clarice fa quel che fa è inquadratura in dettaglio mostra la mano di Clarice
(anche) nel nome del padre 3, di suo padre; se Clarice stringere quella di Crawford. Quest’ultimo si sta con-
appare così determinata a riuscire e coinvolta nel suo gratulando con lei, con parole estremamente significati-
lavoro è anche perché alle sue spalle c’è un operato ve: «Tuo padre sarebbe stato fiero di te oggi». Subito
troncato sul vivo, un mandato passato di mano in dopo Clarice va al telefono, è Lecter. Mentre parla per
mano, una competenza ereditata. l’ultima volta con il dottore, Clarice osserva Crawford,
Molti critici hanno sottolineato come in Il silenzio che lontano, sullo sfondo, esce di scena, lasciandola a
degli innocenti abbondino le figure paterne 4: Mr. Bimmel invocare, a un telefono ormai muto: «Dottor Lecter,
– padre di Fredrica, prima vittima di Bill –, che in qual- dottor Lecter, dottor Lecter, dottor Lecter...».

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI IL SILENZIO DEGLI AGNELLI

È stato il dottore ad aggiudicarsi la posta in gioco, donna dall’aspetto di eterna adolescente) fragile e abu-
Clarice sta invocando il suo nuovo padre, forse il suo sata ma anche forte e indipendente, capace di attraver-
segreto Destinatore. sare situazioni ambigue, umilianti, dolorose e perverse
uscendone sempre a testa alta, «pulita» e in fondo sem-
pre in controllo della situazione 8.
Clarice Starling di Jodie Foster Caratteristiche già tutte presenti nella prostituta
bambina di Taxi Driver, ma poi ribadite e rafforzate in
«Possiamo non sapere bene come sentirci di fronte ruoli come quelli della pupa del boss in Piccoli gangster
alle paure, alle insicurezze e alle immagini da incubo a (Bugsy Malone, 1976) di Alan Parker, dell’adolescente
cui ci rende vulnerabili Il silenzio degli innocenti, ma sap- assassina di Quella strana ragazza che abita in fondo al
piamo esattamente come sentirci di fronte alla presta- viale (The Little Girl Who Lives Down The Lane, 1976) di
zione di Jodie Foster: la sola reazione adeguata è “gra- Nicolas Gessner, della ragazza perseguitata da uno psi-
zie”» 5. «Se il film ci tocca [...] è curiosamente grazie alla copatico in Dentro la grande mela (Five Corners, 1987) di
ragazza, l’attrice e il personaggio, assurte al rango di Tony Bill, della vittima di stupro decisa a farsi valere in
capolavoro dallo sguardo del cineasta. Clarice Staring, Sotto Accusa e infine dell’artista concettuale (ispirata a
interpretata da Jodie Foster e filmata da Jonathan Jenny Holzer) rapita da un killer innamorato in Ore
Demme, è di per sé un film» 6. Osservazioni di questo contate (Backtrack, 1989) di Dennis Hopper.
tenore non sono rare nelle recensioni di Il silenzio degli Nel personaggio di Clarice la persona incarnata da
innocenti. La fortuna critica di Foster, notevole già in Jodie Foster si incontra con la tipologia della donna con
precedenza, ha raggiunto infatti in questo film il suo la pistola, capace di difendersi da sola e di farsi coin-
apice, e il personaggio da lei interpretato, Clarice, si è volgere «come un uomo» in scene d’azione, ma pronta
conquistato il cuore e le lodi di più di un commentatore. anche, al momento giusto, a tirare fuori quel tanto di
Del resto, come ha scritto B. Ruby Rich, «La porta- femminilità necessaria al perseguimento dei suoi scopi.
ta iconografica di Jodie Foster come “persona ameri- Una tipologia affermatasi con Alien (id., 1979) di Ridley
cana” non può essere sopravvalutata» 7. Da quando, Scott e Aliens (id., 1986) di James Cameron, e particolar-
all’età di tre anni, apparve in uno spot televisivo per mente in auge agli inizi degli anni ’90: da Blue Steel (id.,
la Coppertone (1965), fino al primo grande ruolo in 1990) di Kathryn Bigelow a Nikita (id., 1990) di Luc
Taxi Driver, e all’Oscar come miglior attrice per Sotto Besson, da Detective coi tacchi a spillo (V. I. Warshawsky,
Accusa (The Accused, 1988) di Jonathan Kaplan, Foster è 1991) di Jeff Kanew a Thelma & Louise.
riuscita infatti a costruirsi una persona riconoscibile e La scelta in sede di casting di Foster per il ruolo di
piuttosto eccentrica nello star system hollywoodiano Clarice sostanzia quindi la tipologia della donna con la
contemporaneo, quella della bambina/donna (e poi pistola (fallica e femminile al tempo stesso), e i turba-

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI IL SILENZIO DEGLI AGNELLI

menti del personaggio del romanzo di Harris, con il luomo, è un perfetto esempio di genio del male, una
carico immaginario di una persona cinematografica in locuzione in cui il primo termine finisce per fagocitare
bilico tra infanzia ed età adulta, forza e vulnerabilità, il secondo, così che il dottore suscita più ammirazione
perversità e innocenza, potere e soggezione 9. È con che ribrezzo, e al suo cospetto invariabilmente si escla-
questa Clarice che si confronterà l’Hannibal Lecter di ma: geniale!
Anthony Hopkins. Se si è paragonato Lecter a un vampiro, a illustri cri-
minali come il professor Moriarty e il dottor Mabuse, lo
si è anche definito un prete, un oracolo, una sfinge,
Geniale! Tiresia, addirittura «il nostro Virgilio» 10, insomma una
figura cui affidarsi con fiducia. Una simile attrazione
«Intelletto carismatico», «sfinge affascinante», «sen- fatale per il genio del male non è certo un fenomeno
suale antagonista», «genio del crimine», «intelligentissi- solo dei nostri tempi, si potrebbe risalire almeno ai per-
mo, seducentissimo psicanalista», «alta figura del male», fidi libertini del ’700 – da Le relazioni pericolose a Sade –
«impeccabilmente cortese, ben educato ed estremamen- e ai vilains del romanzo gotico, se non addirittura ai
te articolato», «penetrante, attento e dotato di una sensi- grandi eroi tragici elisabettiani. Tuttavia non mi sembra
bilità e di un sense of humour del tutto sconosciuti ai suoi eccessivo, di fronte a Il silenzio degli innocenti e a tanti
carcerieri», «la sua cortesia, la sua intelligenza e il suo altri film degli ultimi anni, domandarsi, come ha fatto
umorismo ne fanno un essere d’eccezione». Le voci Marcello Pecchioli, «Come mai la densità dell’umano si
dalla critica si sono levate in un (quasi) unanime coro di annida quasi esclusivamente nei mostri» 11.
ammirazione per Hannibal Lecter, e Anthony Hopkins Emanuela Martini e Fabrizio Falconi hanno cercato
si è guadagnato l’ingresso nel pantheon degli attori di rispondere: viviamo in una «civiltà feroce e silenzio-
associati al ruolo del «cattivo che tutti amiamo», accanto sa, dove “passare il limite” rischia di essere l’unica
a insigni colleghi come il Malcolm McDowell di maniera di rivendicare la propria libertà morale» 12; «È
L’arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) di Stanley questo senso del dovere, questo obbedire ad una pul-
Kubrick, il Marlon Brando di Apocalypse Now, il Rutger sione interiore, ad un motivo personalissimo ed assolu-
Hauer di Blade Runner e il Jack Nicholson di Shining. to a rendere in qualche modo più giustificabile agli
Come loro, Lecter coniuga al negativo caratteristi- occhi dello spettatore il mostro, l’assassino, piuttosto
che di norma considerate come pregi. Intelligenza, cul- che i personaggi che lo circondano» 13. Ecco allora che
tura, raffinatezza, sensibilità, cortesia, senso dell’umori- sui piccoli e i grandi schermi, ma anche nello spettacolo
smo, prontezza di riflessi in lui diventano strumenti di quotidiano delle «cronache vere», «gli unici eroi possi-
sopraffazione e armi offensive. Lecter insomma, a bili» sono sempre più spesso, e con sempre minor scan-
mezza strada tra lo scienziato pazzo e il bandito genti- dalo, assassini seriali.

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI IL SILENZIO DEGLI AGNELLI

Il gioco al massacro Il significato del lepidottero

Si sa bene che gli assassini seriali sono una realtà, «Il significato del lepidottero è il cambiamento, il
che chi uccide per il gusto di uccidere cammina tra noi, baco in crisalide e pupa, e da lì verso la bellezza».
e che un giorno ciascuno di noi potrebbe ritrovarsi nel Seguendo il suggerimento di Lecter, si è spesso indivi-
ruolo della vittima. Il solo John Douglas – per 15 anni a duato nella metamorfosi il tema principale di Il silenzio
capo della Sezione Scienze del Comportamento del- degli innocenti. Metamorfosi radicale e atroce, ma infine
l’Fbi, poi consulente per Il silenzio degli innocenti e auto- fallita, quella di Buffalo Bill, deciso a cambiare rivesten-
re di un’autobiografia 14 – nel corso della sua carriera ha dosi di un abito da donna fatto con la pelle delle sue
indagato su più di cinquemila casi di assassini seriali. vittime. Mutamento di luogo e di condizione, dalla
I Buffalo Bill e gli Hannibal Lecter non vivono cella al vasto mondo, dalla prigionia alla libertà, quello
quindi solo sullo schermo, ma certo anche al cinema di Lecter. Trasformazione soprattutto interiore, quella
hanno goduto di un’eccezionale fortuna: da M, il di Clarice.
mostro di Düsseldorf (M, eine Stadt sucht einen Mörder, Secondo l’interpretazione di Lecter (ma ormai sap-
1931) di Fritz Lang a Psyco (Psycho, 1960) di Alfred piamo quanto il testo tenda a essere solidale con il
Hitchcock, dalle tante serie degli anni ’70 e ’80 (gli punto di vista del dottore), Clarice è «un’energica cam-
Psycho, i Venerdì 13, gli Halloween, i Nightmare, i Non pagnola ripulita con poco gusto». Tutta la tenacia della
aprite quella porta...) a Vestito per uccidere – in cui l’assas- matricola di Quantico rappresenterebbe un titanico ten-
sino è sia uno psicanalista sia un travestito, una specie tativo di allontanarsi dalle sue radici rurali per entrare
di Lecter + Bill –, da Henry-Pioggia di sangue (Henry: a far parte del mondo metropolitano rappresentato
Portrait of a Serial Killer, 1990) di John McNaughton a dall’Fbi. Lecter, con tutto il suo disprezzo per i «campa-
Copycat, che, con il suo assassino seriale che imita altri gnoli», sottolinea alcune linee di forza della trasforma-
celebri assassini seriali, costituisce la definitiva consa- zione di Clarice: campagna-città, infanzia-età adulta,
crazione del genere. sporco-pulito ecc.
Ma questo gioco al massacro, questo ammazzare Recandosi alla Opico Funeral House in West
come se nulla fosse, non è certo, negli ultimi anni, una Virginia a esaminare il cadavere dell’ultima vittima di
peculiarità solo del thriller o dell’horror. L’assassinio fatto Bill (seq. 10), Clarice si trova di nuovo a confrontarsi
in serie, tanto meglio quanto più a cuor leggero, è diven- con il mondo della sua infanzia. Poche immagini dei
tato standard, nell’intrattenimento per bambini come poliziotti della Clay County sono occasione per il testo
nel film per ragazzi o nel grottesco per adulti. Unico di un’esuberanza connotativa: si tratta di gente dalla
problema: pulire il sangue e fare sparire il cadavere. mentalità chiusa (guardano storto Clarice perché è una
Fuori, intanto, si massacra sul serio. donna), non professionale (sono in sovrannumero e

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI IL SILENZIO DEGLI AGNELLI

non hanno niente da fare), provinciale (diffidano delle stesso tempo dell’ammirazione di Lecter, cui è divenuta
istituzioni federali come l’Fbi), senza personalità tanto simile.
(appaiono tutti simili tra loro), emotiva (si dolgono
della sorte della ragazza trovata uccisa).
Per Clarice è l’occasione buona di dimostrare da che Un lieto finale?
parte sta: «Scusatemi. Scusatemi signori... Signori uffi-
ciali, ascoltate. Ci sono altre cose che dobbiamo fare per Mentre Clarice continua a invocare al telefono ormai
lei. So che tutti voi l’avete portata fin qui e che i suoi vi muto il nome del suo padre-Destinatore [fig. 31], artefice
ringrazierebbero se potessero, per la vostra gentilezza e segreto della sua trasformazione, il dottore pregusta la
sensibilità, ora per favore andate, e lasciate che siamo sua cena. Nella luce cristallina che precede il crepuscolo
noi a occuparcene». Con un malcelato disprezzo, appe- Lecter si allontana in mezzo alla folla [fig. 32], assapo-
na velato dall’esasperata cortesia della forma, la piccola rando il piacere di camminare indisturbato, anonimo,
donna fuggita dalla campagna esercita la sua nuova tra sconosciuti. Gli agnelli hanno smesso di gridare.
autorità, allontanando dalla stanza dell’autopsia i Tutto tace.
ragazzoni con cui è cresciuta. Liberatasi dalla zavorra
del suo ambiente d’origine, a Clarice resta da affermare
la sua competenza come appartenente al mondo dei
1
professionisti metropolitani dell’Fbi. È quello che farà Per Vladimir Propp (Morfologia della fiaba, 1927, Einaudi,
nel corso dell’autopsia, abbandonando, come si è visto Torino 1988, p. 46) questa è la «prima funzione del donatore».
2
Torno qui a utilizzare termini tratti dal «sistema degli attanti»
nel capitolo precedente, uno sguardo sulla morte
di Greimas (cfr cap. 6, nota 1): Soggetto, Oggetto, Aiutante,
«infantile», emotivo e compassionevole (connotato
Oppositore, Destinatario, Destinatore.
come campagnolo e contaminato), per acquisirne uno 3
«Nel nome del Padre, Clarice Starling ha voluto entrare nei
nuovo, analitico e distaccato (connotato come metropo- ranghi dell’Fbi [...]. «Nel nome del Padre, è scesa nel sottosuolo
litano e asettico), «adulto». a incontrare il Diavolo [...]. «Nel nome del Padre è infine partita
Clarice comincia così a mettere a tacere quegli alla ricerca di Buffalo Bill» (I. Katsahnias, La Puritaine, «Cahiers
agnelli di cui da bambina non aveva sopportato i du cinéma», n. 442, aprile 1991, p. 56).
4
lamenti. Ed è questo forse il cuore della metamorfosi I. Katsahnias (Ibidem, p. 57) definisce Crawford «suo [di
Clarice] mentore, suo guru, suo “padre”»; S. Field (Four Screen-
della falena-Clarice: dall’intollerabilità del dolore (boz-
plays, Dell, New York 1994, p. 169) parla del film come di «una
zolo), al turbamento per la «morte iniqua» (crisalide), al storia su una ragazza orfana e la sua relazione con i suoi tre
silenzio degli agnelli (pupa), e da lì verso quell’ag- padri». La sceneggiatura di Ted Tally contribuisce a concentra-
ghiacciante distacco professionale che la rende degna re ulteriormente la narrazione intorno alla questione della
della promozione ad agente dell’Fbi [fig. 30] e nello paternità eliminando le due figure materne presenti nel

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romanzo, l’adorata madre di Bill e la moglie in fin di vita di Antologia critica
Crawford.
5
T. Rafferty, Moth and Flame, «The New Yorker», 25/2/1991, p. 88).
6
I. Katsahnias, La puritaine cit., p. 57.
7
B. R. Rich, Nobody’s Handmaid, «Sight and Sound», dicembre
1991, p. 7. Si tratta di un’analisi estremamente approfondita
della carriera di Jodie Foster e dell’impatto della sua persona
sull’immaginario statunitense.
8
Il sintetico profilo di Clarice tracciato da Gianni Canova (Il
silenzio degli innocenti, «Segnocinema», n. 49, maggio-giugno
1991, p. 26) corrisponde proprio alle caratteristiche qui delinea-
te: «Così ingenua e perversa, così candidamente simile a ciò che
combatte».
9
Lo status liminare di Jodie Foster/Clarice Starling assomiglia
molto a quello di un’altra emblematica «persona americana» Lo stile narrativo del Silenzio degli innocenti è
degli ultimi anni, Madonna. Nel film, un poster che la raffigura caratterizzato da un eccitante senso di progressione
è appeso in camera di Fredrica Bimmel, la prima ragazza uccisa fatale – chiara, efficiente, inesorabile – in cui ciascuna
da Buffalo Bill. scena deriva logicamente dalla forza propulsiva della
10
G. De Marinis, Lectures on Lecter, «Cineforum», n. 304, maggio scena precedente. La linea narrativa e la forma cine-
1991, p. 68: «Lui è il nostro eroe, il nostro Virgilio, la nostra
matografica sono una sola cosa: la tenace, faticosa
guida: è l’uomo che sa riconoscere le parti migliori di noi».
11 arrampicata di Clarice Starling per superare l’ostaco-
M. Pecchioli, L’orrore e la fabula, «Filmcritica», n. 4, IV, aprile-
maggio 1991, p. 204. lo del burrone e avvicinarsi alla cinepresa nella prima
12
E. Martini, Gli unici eroi possibili, «Cineforum», n. 304, maggio inquadratura trova il suo compimento dal lungo
1991, p. 71. allontanamento da noi di Hannibal Lecter alla fine
13
F. Falconi, Lecter in fabula, «Segnocinema», n. 50, luglio-agosto del film. Il film di Jonathan Demme funziona impec-
1991, p. 10. cabilmente come meccanismo di suspense, ma la vera
14
J. Douglas e M. Olshaker, Mindhunter, Rizzoli, Milano 1996; forza del Silenzio degli innocenti deriva dalla radicale
cfr V. Zucconi, Io, cacciatore di mostri nell’America degli orrori, «La
simbiosi che si sviluppa tra l’Hannibal di Anthony
Stampa», 10/3/1996. Sugli assassini seriali vedi anche M. Gar-
besi, I serial killer, Theoria, Roma-Napoli 1996. Hopkins e la Clarice di Jodie Foster. La loro relazione
trascende una definizione strettamente psicologica; il
loro complesso interscambio, qualunque ne sia la
natura, li modifica entrambi. [...] I due si incontrano
in una dimensione trascendente e raggiungono un
apice di fusione più estatico che sessuale, prossimo

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ANTOLOGIA CRITICA

piuttosto a una morte e rinascita. addestramento nel bosco. Non sta scappando da un
assassino, ma forse dal proprio passato, o dalla propria
Kathleen Murphy, «Film Comment», XXVII, n. 1, gennaio-feb-
mediocrità. È l’Aspirazione a guidarla ossessivamente
braio 1991.
– di cambiare se stessa, di diventare qualcosa di meglio,
di raggiungere il «Te Stesso Nuovo Di Zecca» che An-
Il silenzio degli innocenti può essere considerato la gela, come una quantità di altri personaggi, scopre in
distillazione di tutto ciò che Demme ha fatto fino a ora Una vedova allegra ... ma non troppo. C’è un unico e solo
(ma lui certamente la definirebbe un’esagerazione). Jonathan Demme, e sa che ciò che desidera è una vita
Alcuni recensori sicuramente annunceranno che diversa. Il regista ne ha già avute parecchie.
Demme Diventa Serio (cioè: non è una commedia); altri
Gavin Smith, «Film Comment», XXVII, n. 1, gennaio-febbraio
diranno che Demme Si Vende. Ma questo sarebbe frain-
1991.
tendere tutta la sua carriera: Il silenzio degli innocenti è
cinema carico, compulsivo, pieno di oscurità, di urgen-
za e di movimento inquietante. È fino al midollo un Come quasi tutte le sceneggiature di questo tipo, Il
film di Demme. silenzio degli innocenti inizia in modo realistico, levigato
In termini cinematografici il film capovolge la for- e duro; poi, man mano che l’azione entra nel vivo, ini-
mula psicopatico-insegue-ragazza, in perfetto accordo ziano ad entrare in gioco elementi incredibili, tanto per
con il romanzo di Harris. Ma la versione filmica è in un vivacizzare la situazione. Gli elementi più deboli nel
certo senso più potente, dal momento che si tratta di un film sono: primo, il collegamento tra i due assassini; e
genere essenzialmente cinematografico, che ha come secondo, la «grande occasione» della recluta alla fine.
suo strumento principale la ripresa voyeuristico-sog- Lei si butta a capofitto – stupidamente e incredibilmen-
gettiva. Demme afferra il senso di questo capovolgi- te – in una situazione terribilmente pericolosa, quando
mento e lo applica dappertutto – nella scelta degli atto- avrebbe potuto facilmente prendere tempo, ritirarsi e
ri e nel look del film. chiamare aiuto. Il modo in cui viene superato il perico-
Non c’è niente di hip nel Silenzio degli innocenti, e si lo, nell’oscurità, è poi del tutto inverosimile.
cercherebbero invano i marchi di fabbrica e i tic di
Stanley Kauffmann, «The New Republic», 18/2/1991.
Demme. Ma il regista si è sempre interessato di una
nozione, della quale la Clarice Starling di Jodie Foster,
agente Fbi in addestramento, è l’ultimo esempio: l’im- Il silenzio degli innocenti funziona, meccanicamente
magine di apertura del film mostra una giovane donna come funzionavano una volta i film hollywoodiani.
dall’aspetto ordinario in tuta da ginnastica, che si tira Suppongo sia per questo che le prime reazioni sono state
su da una scarpata e corre attraverso un percorso di estatiche e che probabilmente il pubblico farà la fila per
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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ANTOLOGIA CRITICA

andarlo a vedere. Tanto per cambiare, un film americano Attenzione alle immagini. Sono criminali. Perico-
contemporaneo fa esattamente quello che promette. lose. Vogliono farvi credere con evidenza qualcosa e
Suppongo di dovermi sentire confortato, ma non lo sono. per provocare un senso più alto di realtà attirano l’ani-
Mi sbigottisce che si scambi la competenza per arte, mi ma agli occhi e vi rendono ciechi. Ma sono le immagini,
sgomenta che la critica e il pubblico strizzino l’occhio non altro, a creare il desiderio. Attenzione al montag-
all’omofobia. E mi deprime che Jonathan Demme, le cui gio. È lì che si consuma il trucco delle tre carte: si segue
cose migliori sono state tanto acute, tanto attente al il veloce correre degli eventi, si ritiene di averne capito
modo in cui vivono gli americani, si sia invischiato in il senso e si sbaglia tutto, inevitabilmente. Attenzione
questa assurda fantasticheria. Il silenzio degli innocenti è alla tecnologia, ai meravigliosi sistemi di puntamento
appena un gradino più su di un film di serie B. elettronici con laser incorporati per vedere (magari
verde) nel buio: più si vede meno si vede. Ma è lì il
Stuart Klawans, «The Nation», 25/2/1991. mito del desiderio soddisfatto. Attenzione al ritmo
puro, senza soste, ai tempi asettici senza frange e senza
Il silenzio degli innocenti è un pezzo di cinema ben soste «improduttive». Non sempre vi si scorgerà l’e-
riuscito, ma è un film sul quale è difficile prendere una mergere dell’uomo nuovo cibernetico, anzi più spesso
posizione. Benché vada molto più in profondità della riscopriremo i nostri corpi vecchi massacrati da ritmi di
maggior parte dei thriller, non ha la precisione, la luci- lavoro sempre più scassa ossa. Pronti al crimine.
dità, di un’opera d’arte. [...] Jonathan Demme, la cui Attenzione a tutto questo: ma è questo il nostro imma-
sensibilità non è mai sensazionalista o ossessiva, fa del ginario, il mondo, di fuori e di dentro, in cui viviamo e
suo meglio per evitare gli aspetti più volgari del mate- lottiamo, e dunque da osservare bene negli occhi. Da
riale a sua disposizione. Non tratta la storia come una non sfuggire. Nel Silenzio degli innocenti il più interes-
serie grossolana di shock ma come un singolo trauma sante cineasta d’America di oggi, Jonathan Demme, di
che si sviluppa poco a poco: la trama si dispiega con tutto questo tratta.
inesorabile scorrevolezza, come una elegante lunga
Roberto Silvestri, «il manifesto», 6/3/1991.
discesa verso l’ineffabile. [...] Possiamo non sapere bene
come sentirci di fronte alle paure, alle insicurezze e alle
immagini da incubo a cui ci rende vulnerabili Il silenzio
degli innocenti, ma sappiamo esattamente come sentirci Si poteva sperare che Jonathan Demme, uno dei
di fronte alla prestazione di Jodie Foster: la sola reazio- registi più originali della Hollywood commerciale, sce-
ne adeguata è «grazie». gliendo Il silenzio degli innocenti per portarlo sullo
schermo, trovasse una lettura personale e nuova di un
Terence Rafferty, «The New Yorker», 25/2/1991. romanzo che con il suo perfetto incastro di suspense e

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perversioni programmate al computer è tanto avvin- Il percorso sembra quello abituale di un intrigo
cente quanto brutto. Da una superproduzione con tutti «poliziesco», ma questo, nel romanzo come nel film,
i crismi del lusso, esce invece una traduzione letterale non è che il meccanismo che innesca inquietanti reazioni
del libro con tutte le sue incredibilità e le sue rozzezze a catena, rivelazioni di segreti nascosti, e l’esplorazione
ben confezionate dalla perfezione assoluta della regia, degli abissi della coscienza umana. [...] Clarice è il per-
del montaggio, della fotografia (di Tak Fujimoto), e dal- sonaggio chiave. Seguendola, sprofondiamo nei mean-
l’interpretazione di due ottimi attori impegnati a farci dri e nei misteri della patologia criminale; più ancora la
accettare una schermaglia che ha dell’incredibile. [...] A sua inchiesta è un viaggio iniziatico, una prova voluta
colpi di primi piani e di carrelli vertiginosi, con un uso dal suo capo e uno scontro con lo psichiatra criminale
della colonna sonora ai limiti della disonestà, Demme che la cambierà. [...] Questo thriller a doppio registro è
dà smalto ma non profondità al rapporto di fascinazio- ammirevole per la maniera in cui Demme segue il com-
ne reciproca tra il mostro e la ragazza, anche se i poteri portamento di Clarice, l’eletta di Crawford e Lecter,
del genio del male risultano, tradotti sullo schermo, nelle morbide peripezie (l’illuminazione glauca delle
ancora più improbabili che nel libro. E quando la vicen- scene d’orrore è di un onirismo impressionante) della
da esce dalle quattro mura del penitenziario in cui sua ricerca. [...] Il realismo orrorifico di Demme si situa
Lecter è rinchiuso, il film assume l’andamento di un agli antipodi del cinema gore. Apre, di fatto, le porte del-
qualsiasi thriller a cui sia stata fatta una iniezione ben l’universo interiore di due esseri legati da un gioco di
dosata di orrore e di perversioni. torbidi rapporti padre-figlia: Hannibal e Clarice.

Irene Bignardi, «La Repubblica», 6/3/1991. Jacques Siclier, «Le Monde», 11/4/1991.

Jonathan Demme [...] anarchico eccellente, gran tra-


sgressore, autore di horror di serie B o dell’incantevole Filmati in primi piani molto ravvicinati, gli incontri
Qualcosa di travolgente, ha scelto la strada peggiore per tra il dottore e la giovane poliziotta costituiscono i
adattare al cinema l’intensità terrorizzante del romanzo momenti più forti di un film di un’intensità rara che
di Thomas Harris (editore Mondadori): mostra e non privilegia la tensione alla violenza sfrenata degli psico-
mostra, s’azzarda e si ritira. La via del compromesso thriller tradizionali. A immagine dei bozzoli di acheron-
non riesce a rovinare la bellissima storia, ma rende il tia styx, falene testa di morto infilate nella gola delle vit-
film malriuscito e a tratti ridicolo. [...] Il più bravo e time come firma dal folle omicida, tutta l’inchiesta della
inquietante è Anthony Hopkins. giovane agente dell’Fbi assomiglia a una metafora ento-
mologica. Seguendo l’esempio di un padre ucciso da
Lietta Tornabuoni, «La Stampa», 10/6/1991. dei malfattori, Clarice si libera dalla sua crisalide per

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intraprendere il suo volo notturno, e si ritrova intrappo- Ne deriva uno dei thriller più brillanti mai realizzati,
lata in una irresistibile spirale di perversità e abominio. un’opera costruita interamente sull’astuzia e la mani-
Affascinata sino alla vertigine da questa traversata polazione, e in cui il peggio è sempre possibile.
dello Stige, Clarice uscirà indenne da questa messa a
nudo dei corpi e delle anime solo dopo avere affrontato Philippe Rouyer, «Positif», n. 362, aprile 1991.
l’orrore assoluto simboleggiato da questo folle assassi-
no dall’apparenza ibrida, come una farfalla che si bru-
cia le ali avvicinandosi troppo alle fiamme dell’inferno. Thriller psicologico ma pudico, in cui l’economia
dei mezzi, il «puritanesimo» delle immagini e l’inge-
Philippe Ross, «La Revue du Cinéma», n. 410, aprile 1991. nuità dell’assunto ci riportano a molto tempo fa, all’e-
poca in cui la psicanalisi era ancora un esercizio religio-
so. Nel nome del Padre, Clarice Starling ha voluto
Lecter è il genio del male che ci è stato preannuncia- entrare nei ranghi dell’Fbi (non per niente è figlia di un
to (e avrà occasione di dimostrarlo), ma è grazie a lui poliziotto morto nell’esercizio delle sue funzioni). Nel
che Buffalo Bill verrà smascherato, e la sua cortesia, la nome del Padre, è scesa nel sottosuolo a incontrare il
sua intelligenza e il suo umorismo ne fanno un essere Diavolo (la Sfinge giudeo-cristiana) nella persona di
d’eccezione. Al seguito di Clarice che inscena con lui Hannibal il Cannibale. Nel nome del Padre, è infine
una strana commedia della seduzione, lo spettatore si partita alla ricerca di Buffalo Bill, il serial killer che
lascia progressivamente affascinare da questa sfinge scuoia le sue vittime. Ma se il film ci tocca, se riesce a
incantatrice che distilla con parsimonia le sue informa- ricreare un mondo che vive nel timore del Padre, è
zioni sotto forma di enigmi avvelenati. Il montaggio curiosamente grazie alla ragazza, l’attrice e il personag-
alternato interviene allora a rilanciare la suspense. gio, assurte al rango di capolavoro dallo sguardo del
Perché mentre l’Fbi decifra laboriosamente gli oracoli cineasta. Clarice Starling, interpretata da Jodie Foster e
sibillini dello psicanalista antropofago, un altro assassi- filmata da Jonathan Demme, è di per sé un film. [...]
no nascosto da qualche parte si prepara a fare a pezzi la Vedere la cinepresa girare attorno a Clarice, filmare il
sua prigioniera. In questa angosciante corsa contro la suo imbarazzo nel momento in cui Crawford la lascia
morte, le molteplici sorprese della sceneggiatura ven- sola, in mezzo a un gruppo di poliziotti, per andare a
gono decuplicate dagli inganni della messa in scena. discutere i dettagli di un omicidio a sfondo sessuale
Imitando Lecter che svia gli investigatori su false piste, con lo sceriffo locale, significa trovarsi di fronte a uno
Demme pratica la menzogna per omissione e, con l’abi- degli sguardi più giusti posati su un’attrice.
lità di un prestigiatore, utilizza la retorica cinematogra-
fica per privarci di ogni riferimento spazio-temporale. Iannis Katsahnias, «Cahiers du cinéma», n. 442, aprile 1991.

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ANTOLOGIA CRITICA

Il silenzio degli innocenti è un film furbo, pieno di ste- tanti che ormai non ci lasceremo prendere alla sprovvi-
reotipi abilmente rinfrescati – ma assume anche, qua e sta). Lecter è ancora vivo, telefona a Clarice e le annun-
là, una specie di forza visionaria. Pensiamo alla sequen- cia che avrà un vecchio amico per cena. È ancora una
za in cui l’assassino attira Clarissa (l’eroina) in un loca- volta il significante a funzionare alla lettera: I’ll have an
le completamente buio, e può vederla, controllarla, old friend for dinner, questa volta sotto forma di motto
avvicinarsi ad essa, guardando attraverso un paio di di spirito. Ma è soprattutto la nostra vendetta, nostra e
occhiali per vedere al buio, di notte – forse questa di Lecter. Quando si scende negli inferi, quando si chie-
sequenza non ci farebbe tanta impressione se non aves- de una mano al Grande Sacerdote, è inevitabile conce-
simo visto, in queste settimane, tante immagini simili, dergli tutto, anche se stessi. (È banale dirlo, ma c’è del
in TV, della guerra del Golfo, il verde dell’effetto-notte, Faust in West Virginia). È per questo che, per quanto le
la notte (appunto) americana, quel modo di vedere di scarpe siano di Clarice, finiamo nello stomaco di Lecter:
più che è anche un vedere/non vedere, una visione è lui il nostro eroe, il perpetratore della vendetta finale.
verdognola, dis-umana, in cui le cose, le persone, sem- Quel che mette finalmente a posto le cose non è tanto la
brano ridotte dalle protesi della tecnologia militare a morte di Jamie, è la cena di Lecter.
fantasmi, a ombre in un acquario... Se la pelle è ma-
schera, lo sguardo ha bisogno di trapassarla, di assu- Gualtiero De Marinis, «Cineforum», n. 304, maggio 1991.
merla nella visione apocalittica dell’occhio/protesi. Per
questo crediamo che la sequenza più impressionante di
un film in cui pure sequenze impressionanti non man- Il silenzio degli innocenti ha un’inquietudine sotterra-
cano, sia quella finale. [...] Man mano che i titoli di coda nea e spiazzante, di quelle che resistono anche a film
scorrono e la strada si vuota, la luce va diminuendo, e concluso, vengono a casa con noi e, magari, agitano i
ancora una volta sembra diventare verde, una notte nostri incubi. La paura non si trasmette tanto tramite le
americana, come se la macchina da presa avesse assun- sequenze propriamente thrilling [...] quanto attraverso i
to la natura dell’occhio assassino, del grande occhio rapporti abbozzati, le analogie intuite, i ricordi riemer-
disumano, appollaiato in alto come un avvoltoio in genti, le affinità mostruose. Gli occhi di Clarice e
agguato sulla città... Lecter, nei campi/controcampi dei loro colloqui, sono
pericolosamente vicini dal guardare in macchina, cioè
Alessandro Cappabianca, «Filmcritica», IV, n. 4, aprile-mag-
dal guardare direttamente nei nostri occhi, dal coinvol-
gio 1991.
gerci come parti in causa. [...] Il fatto è che il dottor
Lecter, analizzando Clarice, gli altri maniaci e i poli-
Il finale segue la regola classica del ristabilimento ziotti, analizza anche noi, i nostri silenzi, i nostri com-
dell’ordine e del colpo di coda (ne abbiamo visti così promessi, la rabbia che abbiamo in corpo, ma che, civil-

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ANTOLOGIA CRITICA

mente o opportunisticamente, non sfoghiamo. Lecter, Neanche la protagonista, in questo film teso e privo
Lily Dillon, lo straripante e indistruttibile Albert di concessioni o aperture, suscita la nostra com-parteci-
Finney di Il crocevia della morte e la furibonda Kathy pazione. Quasi che l’orrore sia troppo grande, perché si
Bates di Misery non sono proiezioni liberatorie (non possa in qualche modo prendere le distanze, si possa
sono Norman Bates di Psycho), ma gli unici eroi possi- moraleggiare. Il senso ricercato – lo stesso che si ricava
bili di una civiltà feroce e silenziosa, dove «passare il dalla lettura di questi crimini sui giornali – è lo smarri-
limite» rischia di essere l’unica maniera di rivendicare mento. Uno smarrimento perlopiù non placato da una
la propria libertà morale. catarsi, o da una consolatoria esecuzione finale.

Emanuela Martini, «Cineforum», n. 304, maggio 1991. Fabrizio Falconi, «Segnocinema», n. 50, luglio-agosto 1991.

Si esce inquieti da Il silenzio degli innocenti, inquieti e Una discesa agli inferi, ossessiva e terribile. La visio-
turbati. Come se un sottile bisturi affilato avesse taglia- ne dell’ultimo film di Jonathan Demme [...] ha in sé
to qua e là il sistema di difese immunitarie del nostro qualcosa di claustrofobico e allucinatorio, chiude in
sguardo. Come se uno sguardo magnetico e «malsano» una morsa che attanaglia lo sguardo, avvolge totalmen-
ci avesse obbligato a un prolungato e devastante contro- te in un clima di tensione senza pause, senza attimi di
campo. O come se un moderno Baudelaire del cinema, tregua. Una visione stringente che trascina in zone
alle prese con lo spleen della visione, ci avesse obbligato oscure dell’animo, che rinchiude in spazi stretti e disor-
a riconoscerci, fino in fondo, hypocrites spectateurs: dinati, percorsi con affannosa ricerca, schegge di un
sedotti, ammaliati, complici. Affascinati, ma quasi a labirinto fisico e mentale, eco di una realtà morbosa,
disagio per la fascinazione subita. [...] Tutto primi piani neanche tanto lontana. [...] A questo gioco, a metà tra la
ravvicinati e soggettive sinuose, con inquadrature che perversione e il calcolo ingegnoso, partecipa lo spetta-
sembrano volersi attaccare agli angoli degli occhi dei tore stesso, invitato anche lui al banchetto delle osce-
personaggi, Il silenzio degli innocenti regala salutari lezio- nità. La tensione iniziale si tramuta, si allenta, in una
ni sul rapporto tra desiderio e sguardo, sulla follia di risata sottile quando Lecter, lasciato libero di agire in
ogni manicheismo e sull’incontenibile fascino del male. un mondo di morti viventi, si avvia all’inseguimento
[...] Demme fa del Silenzio degli innocenti un saggio «ter- del suo pasto serale. La risata è segno di una complicità
minale» sulla miseria del nostro desiderare, sulla bruta- che si è stabilita con il cannibale, figura ormai quotidia-
le meccanicità del rapporto tra desiderio e sguardo. na [...] Proprio qui sta l’orrore, proprio qui la visione di
Demme si fa più conturbante e morbosa, ma profonda-
Gianni Canova, «Segnocinema», n. 49, maggio-giugno 1991. mente sentita. Farsi complici del massacro, accettare

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consapevolmente l’efferatezza del criminale significa Bibliografia
che l’orrore ci appartiene come una presenza assidua,
quasi quotidiana, che non stupisce né sconvolge in que-
sto suo abbassamento alla «normalità».

Mariolina Diana, «Segnocinema», n. 51, settembre-ottobre


1991.

1. Libri con ampi riferimenti a «Il silenzio degli innocenti»

AA.VV., American Movies 90, Ubulibri, Milano 1994.


AA.VV., Jodie Foster: Growing Up on Screen, Walker Art Center,
Minneapolis 1991.
CAMMAROTA D., Storia del cinema dell’orrore, vol. III (1976-1993),
Fanucci, Roma 1993.
FIELD S., Four Screenplays. Studies in the American Screenplay,
Dell, New York 1994.
MANCINO A. G., Angeli Selvaggi, Métis, Chieti 1995.

2. Pubblicazioni, articoli e saggi dedicati al film

AA.VV., Il silenzio degli innocenti, «Filmcritica», IV, n. 4, aprile-


maggio 1991.
AA.VV., Writers on the Lamb: Sorting Out the Sexual Politics of a
Controversial Film, «The Village Voice», 5/3/1991.
B IG NAR DI I., Hopkins, genio del male, «La Repubblica»,
6/3/1991.
CANBY V., Methods of Madness in The Silence of the Lambs, «The

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JONATHAN DEMME. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI BIBLIOGRAFIA

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maggio-giugno 1991. ROUYER P., Le complexe du papillon, «Positif», n. 362, aprile
C ORLISS R., Women on the Verge of a Nervous Breakthrough, 1991.
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RICH B.R., Nobody’s Handmaid, «Sight and Sound», dicembre
1991.

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Indice

p. 7 Un cult movie di massa

9 Jonathan Demme da Corman a Filadelfia

13 Nella fortezza delle identità

21 Il film

25 La sinossi

35 Due sequenze esemplari

43 La macchina del tempo e dello spazio

65 La volontà di sapere

83 Il silenzio degli agnelli

97 Antologia critica

111 Bibliografia
Universale / Film
Collana diretta da Giulia Carluccio e Dario Tomasi

G. Cremonini, Stanley Kubrick. L’arancia meccanica

F. Vanoye, Jean Renoir. La regola del gioco

F. La Polla, Stanley Donen, Gene Kelly. Cantando sotto la pioggia

D. Tomasi, Ozu Yasujiro. Viaggio a Tokio

U. Mosca, Sam Peckinpah. Il mucchio selvaggio

E. Dagrada, Woody Allen. Manhattan

A. Pezzotta, Martin Scorsese. Taxi Driver

G. Alonge, Vittorio De Sica. Ladri di biciclette

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