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Helen Mirren: «Sopravvive l’amore forte, non quello


romantico. Nei western e pure oggi»
Valeria Vignale ⋮ 9-12 minutes ⋮ 02/05/2023

Per l’attrice, troppi sentimentalismi non durano e questo si capisce «se hai la fortuna di vivere
una relazione che resiste nel tempo, come quella che io ho con mio marito» (ndr. da 37 anni).
Lei sta per festeggiare 60 anni di carriera in teatro e 140 titoli di film

Non si fa mancare niente, la ragazza. Più passano gli anni e più Helen Mirren si mette in gioco
con l’energia di una ventenne. «Ci si aspetta che le persone acquistino compostezza con la
maturità, a me sembra più interessante il contrario» ha detto la 77enne attrice inglese che
passa agilmente da opere shakespeariane ai cosiddetti popcorn movies come Shazam: la furia
degli dei, uscito a marzo con lei tra le divinità furiose del titolo, o Fast X, decima avventura della
saga con Vin Diesel e Jason Statham (del quale è la madre, Queenie), in arrivo in sala il 18
maggio. E dopo aver interpretato varie regine tra cui The Queen di Stephen Frears, che l’ha
portata all’Oscar nel 2007, sta spaziando più che mai nei generi e nel tempo. Pioniera del
secolo scorso nella serie western 1923 di Taylor Sheridan (ora su Paramount). Leader di
Israele in Golda di Guy Nattiv, dove interpreta Golda Meir alle prese con la guerra del Kippur
nel 1973. E cosa farà mai in Barbie di Greta Gerwig, omaggio ironico-femminista alla celebre
bambola?

Il 20 luglio, data di uscita, scopriremo se sarà solo la voce narrante del film o avrà anche un
cameo accanto alla bionda Margot Robbie e al suo Ken, Ryan Gosling. «Sono fiera di essere
parte di un film così divertente e, insieme, intelligente». D’altronde, la versatilità è di famiglia. Il
nonno di Helena Lydia Mironov, questo il suo vero nome all’anagrafe, era un diplomatico
dell’aristocrazia russa che, dopo la rivoluzione del 1917, si stabilì a Londra, dove ha mantenuto
moglie e figli facendo il tassista. Il padre di Helen, sposato con una inglese di umili origini, farà
lo stesso mestiere anche se, prima della guerra, aveva suonato la viola alla London
Philarmonic Orchestra. Helen si appassiona alla recitazione da ragazzina e a 18 anni viene
ammessa alla National Youth Theatre School. A 20, dopo aver interpretato Cleopatra, inizia la
carriera che oggi conta non solo spettacoli teatrali ma circa 140 titoli di film tra opere d’autore e
pop. Quando ha preso casa in Salento, dove trascorre qualche mese ogni anno insieme al
marito, il regista americano Taylor Hackford, ha voluto conoscere anche il re dei botteghini
italiani Checco Zalone. Il resto si sa: è diventata La vacinada del video che, nel 2021, cantava
l’attrazione per le donne agée, prime a vaccinarsi contro il Covid. L’ironia mantiene giovani?
Così sembrerebbe anche solo guardandola muoversi davanti ai fotografi dell’ultima Berlinale,
maglia fucsia sopra pantaloni affusolati, mani in tasca, i lunghi capelli bianchi stretti a coda di
cavallo.
Ultimamente interpreta donne fortissime, se non di potere. Lo è anche Cara Dutton, la
protagonista di 1923, una sorta di prequel di Yellowstone. Le sceglie anche in base alla
personalità?
«A dire la verità non sono io a scegliere i personaggi, in una certo senso sono loro a
conquistare me. Non ho mai amato i western proprio per come vengono solitamente
rappresentate le donne, terrificanti a cominciare dai vestiti con i seni a vista. E poi i cliché:
l’insegnante carina, la padrona del bordello, l’unica cool era Doris Day in Calamity Jane. Invece
1923 racconta la loro vita reale. Segue Cara Dutton nello sforzo di sopravvivere e garantire un
futuro alla sua famiglia, creata attraverso il matrimonio con Jacob (Harrison Ford; ndr ). Non si
può definire una donna di potere, ma si rivela forte e carismatica».

La storia è datata cent’anni fa esatti: si presta ai bilanci? A far riflettere su come eravamo e
come sono cambiate le donne in un secolo?
«Attraverso Cara ho immaginato come vivevano quotidianamente le pioniere d’America. Erano
donne arrivate dall’Irlanda, dall’Italia o da altre aree poverissime dell’Europa di allora. Erano
sopravvissute a situazioni e difficoltà estreme e questo bagaglio di esperienze dure le
rafforzava di fronte alle sfide e ai pericoli del West americano. Le leggi di allora erano restrittive
per loro, non erano certo considerate pari agli uomini nella società. Ma le capacità di
sopravvivenza richieste da quell’ambiente le portavano a trascendere le regole e la cultura
dell’epoca».

«CHECCO ZALONE E’ UN GRANDE ARTISTA E... LUCA MEDICI UN AMICO CHE MI COINVOLGE IN COSE
DIVERTENTI. VORREI VEDERLO A TEATRO E CAPIRE TUTTO QUEL CHE DICE»

Ha definito Cara una persona che concepisce l’amore come qualcosa di forte e resistente,
senza sentimentalismi. È un’idea superata o ha senso anche ai nostri giorni?
«Se hai la fortuna di vivere una relazione che sopravvive nel tempo, come quella che io ho con
mio marito (sono sposati da 37 anni; ndr ), arrivi a vivere un amore molto diverso da quello
romantico. Fatto di rispetto, ammirazione e fiducia. Sopravvivere insieme è tough love, l’amore
forte e duro di cui parlavo anche a proposito del personaggio».

Anche Golda Meir, nel ritratto del film Golda presentato alla Berlinale - nei cinema italiani il
prossimo autunno - ha in sé sia forza che umanità. Oggi quali caratteristiche osserva nelle
donne di potere? La leader europea Ursula Von der Leyen, la premier italiana Giorgia Meloni o
la vicepresidente americana Kamala Harris hanno dei tratti in comune?
«Penso che donne e uomini debbano avere le stesse qualità se decidono di fare politica.
Semplicemente, se oggi vediamo più donne di successo in posizioni di potere è perché hanno
più di prima l’opportunità di arrivarci».

«NELLA SERIE 1923 LA MIA CARA E’ UNA PIONIERA CHE LOTTA PER SOPRAVVIVERE E AVERE UN
FUTURO, NON UNA DONNA CON I SENI A VISTA DEI FILM DI UN TEMPO»
Golda Meir è stata una leader controversa, la donna di ferro della politica israeliana. Come la
vede lei, dopo essersi calata nel personaggio?
«Con una grande ammirazione: era coraggiosa e totalmente dedita alla sua nazione. Potrei
paragonarla a Elisabetta I d’Inghilterra, non perché avesse qualcosa di regale ma per la sua
dedizione alla comunità. Non aveva modi dittatoriali, era decisa ma anche molto materna. E
penso di somigliarle nel suo lato più domestico, perché non avrebbe mai voluto essere premier:
la felicità per lei era cuocere il pollo a puntino e offrire la cena. Poi la vita l’ha spinta fuori dalla
cucina...».

E lei come esprime il suo lato domestico?


«Confesso che sono un po’ fissata con tutte le novità per la cucina. Compro ogni nuova
attrezzatura, elettrodomestico o mixer che esce sul mercato!».

Sta per festeggiare 60 anni di carriera da quando fu ammessa alla scuola del National Youth
Theatre. Cosa ricorda di aver provato agli inizi? E quale è stato il punto di svolta?
«Ricordo molto bene i primi tempi, soprattutto la speranza di farcela. Non credo ci sia mai stato
un punto di svolta preciso, ma un costante desiderio di imparare e migliorare, e che ho ancora
oggi. Negli anni ho avuto grandi delusioni e sorprendenti successi, ma entrambi sono stati
strumenti importanti di crescita».

Quest’anno è in due film attesissimi: Fast X, decimo capitolo della saga di Fast & Furious, il
terzo per lei come attrice, e Barbie di Greta Gerwig. Non guarda certo con snobismo alla
cultura pop...
«No, anzi. Cerco sempre di fare qualcosa di completamente diverso e nuovo rispetto ai ruoli
precedenti. E per questi due titoli devo ringraziare i grandi amici che mi hanno invitata a far
parte del cast, cioè Vin Diesel e Greta Gerwig. Ho incontrato Greta sul set di una commedia
romantica, Arturo con Russell Brand, nel 2011. Da allora non ci eravamo più incrociate, ma l’ho
sempre seguita con ammirazione»

Qual è la sua routine quando non è sul set? Quali passioni ha, cucina a parte?
«Se non lavoro cerco di andare con mio marito nella nostra casa di Tiggiano, in Salento. Mi
piace dedicarmi al giardino e partecipare alla vita dei salentini, che sono gentili: trovo che sia
una vita piacevole e molto civile. Mi piace contemplare la luna piena sul mare o sedere in un
caffè guardando la gente che passa, presa dalle sue attività. Ci passo più tempo possibile
durante l’anno».

È stata anche diretta da Luca Medici, cioè Checco Zalone, nel video musicale La vacinada:
un’amicizia nata in Salento?
«Sì, e ne sono molto fiera: Checco Zalone è un grande artista, molto importante in Italia. E
Luca Medici è uno degli amici e colleghi come Vin Diesel o Greta Gerwig, uno di quelli che ti
coinvolgono a fare cose divertenti e diverse dal solito».
Allora la vedremo recitare in un suo film, prima o poi?
«Per ora mi accontenterei di andarlo a vedere a teatro e capire tutto quello che dice!».

VITA E CARRIERA - CHI E’

TEATRO E CINEMA Helena Lydia Mironova, vero nome dell’attrice Helen Mirren, di madre
inglese e padre russo, ha studiato recitazione dai 18 anni alla britannica National Youth Theatre
School. Il suo primo spettacolo teatrale è stato nel ruolo di Cleopatra, all’età di 20 anni. In
carriera ha presto affiancato il teatro al cinema, partecipando a 144 film dal 1967 a oggi.

PREMIO OSCAR Il suo maggiore successo da attrice è stato il premio Oscar conquistato nel
2007 per l’interpretazione della regina Elsiabetta II in The Queen di Stephen Frears. Alla
statuetta hollywoodiana è stata candidata altre tre volte, due come attrice non protagonista (La
pazzia di Re Giorgio e Gosford Park) e una come attrice protagonista (The Last Station)

VITA PRIVATA - Nata al Queen Charlotte’s Hospital di Londra, quartiere di Hammersmithdi


Hammersmith Sposata dal 31 dicembre 1997 con il regista statunitense Taylor Hackford (78
anni), non ha figli.

IN SALENTO - Da qualche anno ha comprato casa in Puglia, nella zona del Salento, nel paese
di Tiggiano (Lecce) e ci trascorre più tempo possibile con il marito nel corso dell’anno.

2 maggio 2023 (modifica il 2 maggio 2023 | 07:41)

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