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3
FABIO ROSSI
LA LINGUA IN GIOCO
Da Totò a lezione di retorica
BULZONI EDITORE
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della Legge n. 633 del 22/04/1941
ISBN 88-8319-697-X
17 INTRODUZIONE:
TOTÒ, IL PARLATO FILMICO E I GIOCHI LINGUISTICI
17 1. La lingua dei film di/con Totò
24 2. La paternità del testo filmico e l'improvvisazione
30 3. La tipologia linguistica e testuale del film e i criteri di
trascrizione
33 4. Tra gioco, retorica, realismo e sperimentalismo
147 XIII. «GNA GNA GNA GNA GNA GNA .. CHIA CHIA CHIA
CHIA... CHIÈ CHIÈ CHIÈ CHIÈ ... PIPIPIPIPÌ... PIPIPIPIPÌ...
GNA CACACACACACACA COO. .. PEPÈ...»:
IL DELIRIO DEGLI IDEOFONI
255 TEATROGRAFIA
259 FILMOGRAFIA
289 BIBUOGRAFIA
1 Secondo il classico schema delle sei funzioni linguistiche inJakobson (1963) 1994,
pp. 181-218; cfr. anche Segre 1985 e Marchese 1986. Già Freud (1905] 1992 parlava del-
le basi inconsce e ludiche della funzione poetica.
2 Cfr. Mortara Garavelli 1992, p. 289.
3 «Questi esempi estremi - scriveva Freud, commentando alcuni motti di spirito -
hanno un effetto perché nascono dall'attesa di un motto di spirito, cosicché uno tenta
di trovare il senso nascosto dietro l'assurdo. Ma non trova nulla: sono realmente degli
assurdi. La falsa apparenza rende possibile per un momento di ottenere piacere dal
nonsenso. Questi motti di spirito non sono interamente senza scopo; sono un "ingan-
no", e danno alla persona che li dice una certa dose di piacere nell'ingannare e nel-
l'annoiare l'ascoltatore» (Freud (1905) 1992, p. 146). Va chiarito, una volta per tutte,
che non farò in questa sede alcuna distinzione tra gioco linguistico, gioco verbale e
gioco di parole, e che non mi occuperò, pertanto, del gioco linguistico in senso filo-
18 LA LINGUA IN GIOCO
Quello per cui [Totò] non ha il dono, quello che smonta e immeschinisce la
sua grandezza di marionetta è il racconto, la storia compiuta, il dialogo con-
gruente, non invece ciò che ne resta dopo che dal suono è stato separato il
senso. Come al gesto e al corpo, così anche al discorso Totò sottrae la «melo-
dia», i rapporti logici, l'armonia tra le sue parti, la loro simmetria e coerenza,
lasciandogli il ritmo, il succedersi e il ripetersi d'accenti e di suoni dentro strut-
ture, snodamenti, giunture verbali. [... ] Come fa con il torso, le braccia, il col-
lo, il mento (... ] , così Totò fa con il linguaggio: lo distacca, lo devia, lo aliena
[... ]. Totò non si limita a dividere l'armonia dal ritmo. Fa del ritmo l'unica pos-
sibile armonia 4•
Come osserva Ruggero Guarini, citando Freud (che, a sua volta, ripren-
deva il concetto da altri autori quali Jentsch e Hoffmann), le acrobazie da
marionetta di Totò, già tanto care ai futuristi, riescono a tenere lo spettato-
re «in uno stato di incertezza sul fatto che una determinata figura sia una
persona o un automa», esprimendo così il senso del «perturbante» 5 .
sofico e pragmatico, inteso come «tutto l'insieme costituito dal linguaggio e dalle atti-
vità di cui è intessuto» (Wittgenstein [1953] 1983, p. 13, e Cardona 1989, pp. 151-52).
Nel corso del lavoro si ricorrerà varie volte al concetto di interazione, e si parlerà della
linguistica pragmatica, senza però mai usare il termine gioco nel senso che ne dà Witt-
genstein.
4 Escobar 1998, p. 69.
5 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 9-10. «Come la mobilità fisica di Totò può eccedere
il normale movimento del corpo umano, così il suo comportamento verbale può arri-
vare, attraverso la parodia e il nonsense, a porsi in conflitto con le competenze lingui-
stiche, comunicative e culturali più largamente riconosciute e condivise. Una vocazione
al sovvertimento comico che non risparmia il tema dell'identità e dell'unità nazionale»
(Ruffin 1996, p. 337). Sul «perturbante» (ciò che porta l'Io a dubitare di sé stesso) cfr.
Freud [1919] 1990. Ricordiamo che, almeno nella prima parte della sua carriera cine-
matografica, la maschera di Totò, amatissima dagli intellettuali delle avanguardie stori-
che, fu sfruttata come «ameno spettro», come creatura a metà tra la vita e la morte, co-
me essere automatizzato e alienato da sé, e quindi come una sorca di emblema del per-
turbante hoffmanniano in senso freudiano: si pensi ai lunghi silenzi (riempiti soltanto
INTRODUZIONE 19
dalla mimica surreale di Totò), alle scene di morte, ai tentativi di suicidio e alle finte re-
surrezioni sotto forma di spettro (awalorate dallo spesso strato di cerone) in film co-
me Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; L'allegro fantasma, 1941; Due
cuori fra le belve, 1943 ecc. (Anile 1997).
6 Con teatro e cinema popolare ci si riferisce solitamente a quelle produzioni nate
prevalentemente a uso e consumo delle classi meno colte, secondo Spinazzola 1974, p.
348; non è però sempre possibile (e oggi è del tutto impossibile) stabilire un limite tra
arte popolare e arte di massa, poiché ciò che nell'intento dell'autore è indirizzato pre-
valentemente alle fasce sociali più basse può invece avere un successo interclassista o
viceversa. Sarà dunque bene intendere popolare nell'accezione di 'di consumo, owero
che non gode di riconoscimenti pari a quelli dei generi cosiddetti colti' (Spinazzola
1995, p. 16). Nel teatro popolare si annovererà dunque soprattutto l'avanspettacolo e
nel cinema popolare soprattutto il genere melodrammatico e quello farsesco. Va da sé
che anche questa definizione ha forti limiti, dal momento che il teatro di Totò, per es.,
ha talvolta goduto anche di pubblici riconoscimenti, ciò anche in seguito all'integrazio-
ne della cultura popolare all'interno dei canoni della cultura prevalente. Su questi temi
e sul successo di Totò anche presso il pubblico borghese cfr. Meldolesi 1987, pp. 17-55,
da cui si ricava un interessante quadro della rivista come spettacolo, sì, leggero, ma dal
pubblico anche socialmente elevato. La prassi teatrale di Totò, tuttavia, non mutò nella
sostanza, nel passaggio dall'avanspettacolo alla rivista, e l'attore-autore mantenne for-
runatamente inalterata la sua «genialità anarchica» (ibid., p. 44). Per questa ragione,
conscio della parziale incongruenza, farò riferimento unitariamente agli avanspettacoli
e alle riviste di Totò, annoverandoli entrambi nell'accezione data di teatro popolare. Sul
cinema «popolare» cfr. Sorlin 1996.
20 LA LlNGUA IN GIOCO
spettacolo, rivista), più vicino a noi, maestri (diretti o indiretti) di Totò fu-
rono soprattutto Eduardo Scarpetta Qe cui farse Totò porterà al cinema,
dopo averle interpretate a teatro), Ettore Petrolini (col suo parlare confuso
e difficile e coi suoi continui calembour), Raffaele Viviani (tra i primi co-
mici moderni e tra i più grandi autori teatrali del ventesimo secolo), Nico-
la Maldacea O'inventore della macchietta), Gustavo De Marco (l'inventore
dell'uomo marionetta e l'interprete del Bel Ciccillo, imitando il quale Totò
calcò per la prima volta le scene), i fratelli De Rege (quelli di Vieni avanti,
cretino! e delle scenette del balbuziente), per non citare che i più noti 7 •
I motivi per i quali Totò sia stato l'unico di questa tradizione, gloriosa
un tempo ma ormai rimossa (rimozione della povertà?), ad aver mante-
nuto (e anzi rinvigorito con gli anni) un enorme successo esulano dalle
competenze e dagli obiettivi di questo lavoro: giusti agganci col cinema e
poi con la televisione? Giusti compromessi tra spettacoli popolari e spet-
tacoli di massa? Limitazione della dialettalità pura? Geniale combinazione
delle parti migliori della tradizione precedente, in grado di abbracciare il
pubblico più eterogeneo?
L'uso caleidoscopico delle lingue e dei linguaggi, il trionfo del plurilin-
guismo sul monolinguismo, avvicinano senz'altro Totò a Gadda, come
qualche studioso (Contini, De Mauro, Meldolesi 8) ha osservato. Tali usi
linguistici producono un risultato non molto distante da quello che Um-
berto Eco descrive come il senso di «straniamento» o di «spaesamento»:
«l'effetto di straniamento si verifica deautomatizzando il linguaggio: il
linguaggio ci ha abituato a rappresentare certi fatti seguendo determinate
leggi di combinazione, mediante formule fisse. Improvvisamente un auto-
re, per descriverci qualcosa che abbiamo forse sempre visto e conosciuto,
impiega le parole (o gli altri tipi di segni di cui si avvale) in modo diverso,
e la nostra prima reazione si traduce in un senso di spaesamento, quasi in
una incapacità di riconoscere l'oggetto (e questo è l'effetto dovuto alla
7 Questi e altri temi sono riemersi recentemente con grande evidenza e documen-
tazione, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Antonio de Cur-
tis, nel convegno Totò Oggi. Memoria, affetti e eredità di un attor comico, Roma, 3-4
dicembre 1998 (atti in preparazione). Sugli autori citati e su molti altri ancora cfr. al-
meno Quargnolo 1980 (essenziale per la storia teatrale del genere e del periodo cui ci
sciamo riferendo), Masoni e Vecchi 1986, Meldolesi 1987, Fano 1993 (a c. di), Gagliarde
1998, Ottai 1998a, b, Caldiron 1999.
• Cfr. Romeo 1998b, p. 88.
INTRODUZIONE 21
9 Eco 1968, p. 79. In termini diversi, molti filosofi hanno voluto interpretare il pia-
cere provocato dai giochi di parole e dai motti di spirito come il passaggio dallo «stu-
pore» dell'inatteso all'«illuminazione» rivelatrice e confortante della soluzione del gioco
(Paradisi 1987).
1° Cfr. Rossi 1999a.
22 LA LINGUA IN GIOCO
11 Testimonianza di Totò riportata da vari autori; qui si cita da Romeo 1997, p. 108.
È noto che uno dei desideri irrealizzati di Totò era quello di girare un film muto (cfr.
Escobar 1998, p. 73).
12 Testimonianza di Totò raccolta da Cesare Zavattini (1940, p. 404).
13 «I film di valore che ho interpretato si possono contare sulla punta delle dita.
film di Totò la lacuna è ancora più grave, perché la rivalutazione del cine-
ma di consumo, e in particolare di quello di Totò, è un fenomeno in atto
già da molti anni, e ha suscitato più volte l'attenzione degli studiosi. E so-
prattutto perché l'uso fatto da Totò della lingua italiana - talvolta ritratta
fedelmente nei suoi vari registri, talaltra derisa o deformata, ora arricchi-
ta di citazioni dottissime, ora defunzionalizzata e ridotta a puro suono -
costituisce, con la sua ricchezza, uno degli osservatòri privilegiati per uno
studio sulle caratteristiche dell'italiano, sulle sue tendenze evolutive e sul-
la percezione che gli italiani hanno della lingua che parlano. Una storia
della percezione della lingua italiana, che tanto piacerebbe a Tullio De
Mauro, avrebbe nella filmografia di Totò il suo testo cardine.
La centralità del piano linguistico nei film di Totò è confermata anche
dallo scarso successo dell'attore in questione doppiato in un'altra lingua:
Un Totò muto sarebbe [... ] impensabile [... ]. Per Totò awenne il contrario di
quello che capitò a Charlot che, con l'introduzione del sonoro, piano piano
deperì e si estinse: egli era un personaggio fondamentalmente muto e l'av-
vento del sonoro determinò la sua fine [.... ] . [Con film come La legge è legge,
ma] già con Tempi nostri, I tre ladri, Totò, Vittorio e la dottoressa e Totò a Pa-
rigi e poi con Totò, Eva e il pennello proibito, I tartassati, Le belle famiglie,
La mandragola, Operazione San Gennaro e Le streghe si cercò con tenacia
di esportare Totò in Francia, ma l'operazione fallì, a riprova che il grande atto-
re italiano era diverso da Fernandel o da Luis de Funés, che, doppiati in Italia,
acquistavano. Totò invece, doppiato in Francia, moriva [... ]. Totò, al contrario
del muto Charlot, non è esportabile, perché sono assolutamente intraducibili
le sue eccezionali capacità recitative, non riferibili al puro «significante» lingui-
stico, ma radicate fortemente nel retroterra culturale (e quindi anche e so-
prattutto linguistico) dell'italiano e del dialetto 14 •
" Bispuri 1997, pp. 22, 202. In effetti, di là dall'efficacia comica dello stesso timbro,
delle inflessioni e della cadenza della voce di Totò, come tradurre i suoi giochi di paro-
k? Un gustoso esempio è il gioco sul nome Omar, che genera la citazione della canzo-
ne napoletana Torna a Surriento: «guarda 'o mare quant'è bello» [Totò sceicco, 1950),
m.dotta in francese «regard la mer que c'est jolie!», espressione ovviamente del tutto
pm,-a di comicità (cfr. Caffarelli 1998, p. 57 n. 12; sul gioco onomastico qui in oggetto
m. infra, XI.3).
24 LA LINGUA IN GIOCO
is Sul tema, e sui numerosi riferimenti bibliografici, cfr. Rossi 1999a (pp. 40-50), cui
si aggiunga Caldiron 1999 (pp. 9-36).
INTRODUZIONE 25
' 9 Sull'omogeneità sostanziale di tutti i film con Totò, e quindi sulla legittimità di
considerarli come un corpus unitario, come un continuum, pone l'accento Escobar
1998, pp. 9-10: «Ecco qual è l'oggetto della nostra indagine: non i film ma il cinema di
hò, inteso come continuum di immagini ed emozioni. In esso, nella memoria che lo
costituisce e di cui è costituito, Totò non è protagonista di storie, non insegue trame
narrative, non è personaggio. Se ci proviamo a definirlo, ci viene spontaneo parlarne
26 LA LINGUA IN GIOCO
22 Più di un autore ha voluto affiancare Totò a Pulcinella (cfr. Romeo 1998b). Ricor-
diamo, tuttavia, che Totò interpretò una sola volta, a teatro, la pane di Pulcinella (cfr.
Anile 1997, pp. 186-87, e Ottai 1998a, p. 19). Al cinema, si conta una sola (ma straordi-
naria) interpretazione di Totò-Pulcinella, alla fine di Figaro qua... Figaro là, 1950. Co-
me però afferma Caldiron 1999, p. 130, se nella «debordante filmografia» di Totò Pulci-
nella è quasi assente, «è solo per eccesso di presenza. Totò è !"'archivio generale" dei
lazzi di Pulcinella. Il suo cinema secolarizza la maschera in una straordinaria galleria di
incarnazioni e di varianti che fanno di lui il grande Pulcinella della contemporaneità».
23 Cfr. Romeo 1998b, p. 92. A proposito della stampa umoristica, segnatamente del
..."1:arc'Aurelio» e del «Bertoldo», osserva Giacovelli 1995, p. 17: «Davvero si può affer-
mare che la commedia all'italiana è nata fra le pagine di queste riviste, a cui collabora-
rono fra gli altri Age & Scarpelli, Metz & Marchesi, Ruggero Maccari, Mario Monicelli,
Dino Risi, Ettore Scola, Steno, oltre a Federico Fellini, Cesare Zavattini, e poi ancora
Giaci Mondaini, Sergio Tofano, Oreste Del Buono, e molti altri». Come si vede, molti
autori qui citati lavorarono anche con Totò. Sul «Marc'Aurelio» (1931-1954) e sul «Ber-
toldo» (1936-1943) cfr. Chiesa 1974 (a c. di) e Chiesa 1984. Sulla stampa dell'età del Fa-
scismo, compresi i periodici qui citati, cfr. anche Del Buono 1971 (a c. di). Sulla radio
ù'r. soprattutto Cavallo 1994 (utile anche sul varietà e sulla stampa umoristica dell'epo-
"--:.), La Radio (sui nostri temi, specialmente il saggio di Goffredo Fofi, le voci dell'epo-
,-:a. pp. 94-96) e Gli italiani trasmessi (sulle caratteristiche linguistiche radiofoniche
dcl periodo qui in oggetto, Sergio Raffaelli, La norma linguistica alla radio nel perio-
.:fo fascista, pp. 31-67), con le ricche bibliografie specifiche ivi contenute. Sui rapporti
rr.. stampa, teatro e cinema comici negli anni Trenta e Quaranta è fondamentale Ar-
gemieri 1991 (a c. di). Infine, sul cinema comico italiano nel suo complesso, si dispone
!malmente di una recentissima e ricca ricognizione Oa prima completa, sebbene sinte-
tica) in Giacovelli 1999.
28 LA UNGUA IN GIOCO
Specch. Vuoi di; va fà sanare a iaiunare». Vi sono poi i tropi classici del-
la retorica: metafora, allegoria, ironia, metonimia, antonomasia, iperbo-
le, similitudine ecc.
Insomma, per primo il Perrucci ha mostrato che il teatro comico po-
polare e improvvisato risponde a regole non meno ferree del teatro clas-
sico è «impegnato» e che la comicità apparentemente estemporanea dei
guitti è in realtà conquistata con affinatissime tecniche retoriche:
Sul significato del termine paronomasia rimando alla nota 7 del cap. XVII.4. Anche tut-
ti gli altri tecnicismi della linguistica qui presenti saranno spiegati, commentati ed
esemplificati nei capitoli successivi.
26 Non mi dilungo su questi argomenti, già sviluppati in Rossi 1999a (pp. 48-50) e
1999d.
INTRODUZIONE 31
blica del film. La filmografia completa è riportata alla fine del libro. Ogni
esempio è introdotto, o seguito, tra parentesi quadre, dal titolo e dall'an-
no d'uscita del film (o dal titolo e dall'anno della rivista: per i problemi le-
gati alla datazione teatrale cfr. la teatrografia conclusiva) da cui è tratto. Se
più esempi contigui sono tratti dal medesimo film, il riferimento filmo-
grafico è riportato una sola volta, dopo l'ultimo esempio relativo. Se non
si specifica il locutore della battuta citata, si tratta di Totò; in caso contra-
rio si segnala di norma l'attore (o il personaggio) che parla.
Dal momento che i titoli (di un libro, di un film ecc.), così come i no-
mi propri (si tratta di nomi propri di opera, a tutti gli effetti), «occupano
un posto particolare nel nostro codice linguistico» 27 , e sono ben isolati
dal contesto mediante l'uso del corsivo, non ritengo opportuno modifi-
carli in alcun modo (per es. mediante l'eliminazione dell'articolo iniziale),
né ricorrere a parole-zeppa come film o a forme di comodo come ne per
in, anche a costo di creare incontri cacofonici: si scriverà dunque, per
esempio, «in Il coraggio», in luogo dei più comuni «nel Coraggio», «nel
film Il coraggio», «ne Il coraggio».
Gli esempi sono stati trascritti direttamente dalle videocassette dei
film. Non si è tenuto conto in nessun caso né della sceneggiatura (oltre-
tutto irreperibile, nella maggior parte dei casi) né di trascrizioni fatte da
alrri autori.
Non sono stati impiegati i segni di punteggiatura tradizionali, più adat-
ti allo scritto che al parlato, bensì un sistema di trascrizione ad hoc già spe-
mnentato in Rossi 1999a (cui si rimanda, alle pp. 21-31, per un'esposizio-
ne dettagliata dei criteri di trascrizione filmica). Secondo tale sistema, ogni
nk\'ante cambiamento d'intonazione (da taluni definito «pausa virtuale»)
~nmerno dello stesso enunciato (owero, per semplificare, ogni porzione
'!OC!ale della stessa frase) è segnalato da una barra obliqua (I); possiamo,
mr-.almente, considerare la barra come l'equivalente orale della virgola, te-
:?~o conto però del fatto che, parlando e recitando, vi sono molti più
cm-.biamenti di intonazione (per esempio tra il soggetto e il verbo o, per
~ dire, tra il tema e il rema) di quanto non si usino virgole nello scrit-
'1it.'1L ù fine dell'enunciato, invece - cui corrisponde solitamente una picco-
• pausa o, comunque, un'intonazione percettibilmente conclusiva-, è in-
· ~ dalla doppia barra // (se si tratta d'enunciato assertivo, owero con
che si allontanano dalla varietà d'italiano ritenuta, per convenzione, standard, ovvero
l'italiano codificato nelle grammatiche, nei dizionari. nei manuali d'ortografia e pro-
nuncia. Quanto invece si allontana dallo standard in senso aulico è detto superstan-
dard.
L'-"TRODUZIONE 33
"''' Freud [1905) 1992, p: 19. Per un commento dettagliato su quest'opera di Freud e
agenera.le sul funzionamento del motto di spirito e sulle sue relazioni con la retorica,
··ila inguistica e la poesia è indispensabile Fornari 1982 (a c. di).
"' Paradisi 1987, p. 219. Cfr. anche Radtke 1983, p. 141.
x Cfr. Guiraud 1976, p. 83 e Mortara Garavelli 1992, p. 144.
34 LA LINGUA IN GIOCO
culation sur les formes et !es fonctions du Janguage» (Guiraud 1976, p. 5).
37 «Il motto di spirito rappresenta una ribellione all'autorità, una liberazione dalla
sua pressione» (Freud [1905] 1992, p. 112). «Vnjeu est aussi une forme de libération
INTRODUZIONE 35
·;b ·.;."Omraintes sociales. (... ] Le jeu peut devenir une subversion délibérée du langage.
:... La vraie fonction des jeu.x de mots est de lutter contre des tabous, plus profonds,
~ tinsidieux et plus obscènes» (Guiraud 1976, pp. 113-19). Dell'«allegrezza anarchica»
tld;:a.mspettacolo e di Totò parla Guarini 1991 (a c. di), p. 12. Per considerazioni ana-
; ~ dr. anche Bispuri 1997, p. 18 e Escobar 1998, pp. 91-96.
·· ;io, Guiraud 1976, p. 78.
'!!', ,.,L'affinità tra un lapsus ed un gioco di parole può essere molto forte» (Freud
Proprio da Kant prende le mosse Freud, nella sua puntuale analisi del
motto di spirito, spostando l'inatteso, com'è noto, dal corpo all'inconscio.
Quanto a Kant sembrava inatteso è in realtà, secondo Freud, atteso dal-
l'inconscio, ma inibito dalla ragione, e quando finalmente trova il modo di
emergere, liberato dal travestimento del gioco linguistico o del lapsus lin-
guae, non può non generare piacere: il piacere della libertà. Entrambe le
spiegazioni - quella kantiana e quella freudiana - pongono dunque l'ac-
cento sulla funzione dell'inatteso e dell'assurdo; su qualcosa che illude ed
elude, per un attimo, le leggi della logica. Il motto di spirito è dunque so-
lo apparenten:iente frutto del «corto circuito» tra elementi inattesi. In
realtà il riso liberatorio nasce proprio perché dall'inconscio emerge il ri-
conoscimento dell'atteso: «il motto di spirito fa uso di un metodo di con-
catenazione di cose, che viene respinto e studiatamente evitato da un
pensiero serio» 41 •
Ciò che fa di un motto un motto di spirito è la forma, non il contenuto;
Freud riporta infatti esempi di motti parafrasati, che non risultano affatto
divertenti 42 . Ecco che, in questo modo, il motto di spirito viene ricondot-
siamo riusciti a ridurre con successo un motto cli spirito (vale a dire, a sostituire la sua
forma espressiva con un'altra, facendo attenzione a conservarne il senso), esso non ha
perso soltanto la sua caratteristica di motto di spirito, ma anche la capacità di farci ri-
dere - da cui dipende il piacere che esso procura» (Freud [1905] 1992, p. 102). Cfr. an-
che ibid., pp. 26-27.
INTRODUZIONE 37
ciato («desto o son sogno» per «sogno o son desto»). La parola deformata
può avere un significato (per es.preside in luogo di presbite), oppure es-
sere del tutto priva di senso (ferrèa anziché fèrrea). Il primo caso è, al-
meno in italiano, decisamente più frequente, oltreché più divertente, poi-
ché, se oltre al suono viene coinvolto il significato, aumenta l'infrazione
dell'orizzonte d'attesa 46 • Quanto più tra la forma di partenza e quella di ar-
rivo c'è distanza semantica, tanto più il gioco, solitamente, diverte. In mol-
ti giochi lo scambio di suoni avviene mediante semplice sostituzione (e
non inversione) della sola prima parte della parola (aerostatici per aristo-
cratici), o della parte finale (consorzio per consorte); oppure per aggiun-
ta di una sillaba nella parte centrale della parola (bomba anatomica per
bomba atomica), ecc 47 •
Come si vede già dai pochi esempi citati, i meccanismi alla base del
gioco linguistico sono comuni anche a certe deformazioni (metatesi) e a
c~rti livellamenti analogici del linguaggio popolare (si pensi soprattutto ai
metaplasmi, alle paretimologie e alle paronomasie) e, conseguentemente,
propri dell'evoluzione da un sistema linguistico all'altro. Vedremo infatti
come alcuni dei fenomeni commentati siano studiati non soltanto dalla
letteratura sui giochi linguistici e dalla retorica, ma anche dalla storia del-
la lingua (appunto la metatesi, il metaplasmo, la paretimologia ecc.). In
questo senso è chiara l'affermazione fatta all'inizio di questo paragrafo, se-
condo la quale il gioco di parole induce a riflettere sui meccanismi di fun-
zionamento della lingua. In altri termini, e per chiarire così anche le teo-
rie freudiane e postfreudiane sull'archetipicità dei giochi, l'essere umano
46 Cfr. Freud (1905] 1992, p. 55 e Umberto Eco, in Queneau (1947] 1983, p. XIY. Il
fenomeno è stato ben esemplificato anche da Charles Bally e dal commento di Cesare
Segre: l'italiano (così come il francese), in virtù della sua origine latina, è una lingua
estremamente sintetica (cioè basata sull'uso di numerosi suffissi e desinenze da appor-
re a un numero limitato di radici) e motivata. Per questo i giochi più frequenti, e anche
più comici, sono quelli che trasformano parole già esistenti in parole diverse, comun-
que esistenti, piuttosto che quelli che inventano forme. Una differenza fondamentale
rispetto al francese, però, è che l'italiano gioca perlopiù sullo scambio di suffissi e sul-
le-false etimologie, laddove il francese (che, per la sua peculiare struttura fonetica, pos-
siede un elevatissimo numero di omofoni) gioca, più di altre lingue, sui calembour ot-
tenuti proprio per omofonia: per cui commentaire 'commento' si pronuncia come
camme en terre 'come in terra'; bonté 'bontà' come bon tbé 'buon te'; dissous 'dissol-
to' come dix sous 'dieci soldi', ecc. (cfr. Bally [1932] 1963, pp. 395-96, 445, 467).
47 Tutti gli esempi citati sono tratti da film di Totò e saranno classificati e commen-
sceglie, per giocare con le parole, quei meccanismi che non soltanto
adottava da piccolo ma che ogni lingua adotta nel corso del proprio pro-
cesso evolutivo.
I giochi linguistici sono possibili in tutte le lingue del mondo, in virtù
della doppia articolazione dei codici verbali e della tendenza all'iconicità.
Proprio perché tutte le parole di una lingua sono costituite da un insieme
finito (e molto limitato) di suoni distintivi (fonemi), è possibile creare un
elevato numero di parole di significato molto diverso ma di suono quasi
identico (e spesso identico) 48 • Il gioco linguistico, in conclusione, non fa
che rendere manifesto e consapevole quanto i parlanti fanno spesso in-
consciamente, per esempio quando tendono a ravvisare somiglianze tra
forma e contenuto (creando dunque delle paretimologie) anche laddove
questa somiglianza non è etimologicamente motivabile (zigzag, lemme
lemme). Oppure quando tendono ad associare i suoni come o e u ai co-
lori scuri e alle tonalità gravi, e i suoni come a e è ai colori chiari e alle to-
nalità acute. Anche in sintassi molti fenomeni vengono spiegati iconica-
mente, come la tendenza degli elementi informativamente più rilevanti a
passare al primo posto negli enunciati, mediante i meccanismi chiamati
dai linguisti dislocazioni, focalizzazioni, frasi scisse ecc. 49
In questo libro ai giochi verbali propriamente detti sono dedicati i ca-
pitoli XVIII-XXI. I capitoli precedenti riguardano, più propriamente, la ri-
produzione di alcune varietà di lingua, anche se quasi sempre con inten-
m comico-ludico. È tuttavia possibile leggere alcuni fenomeni (in partico-
bre, come vedremo, la riproduzione dell'italiano popolare) come un ri-
tratto abbastanza attendibile delle incertezze dei parlanti italiani del se-
condo dopoguerra nel dominare la lingua nazionale e anche delle «aSpi-
raz.ioni al possesso della lingua», talvolta mediante la simulazione della si-
curezza nella conoscenza della grammatica e del lessico 50•
Quello che però sembra accomunare tutti i fenomeni analizzati (dai
giochi ai dialetti, dalle lingue straniere all'invenzione di parole, dall'italia-
'"' «C'est l'économie de la double articulation qui permet de fabriquer [... ) un nom-
tre illimité de contrepèteries» (François 1966, p. 47). Per doppia articolazione si in-
?Jf!\àe la suddivisione di ogni linguaggio verbale in segni dotati di significato (parole) e
in· segni (fonemi) privi di significato, che, combinandosi, danno vita alle parole stesse
,.,._;;._ Simone 1992a, p. 75).
"'Cfr. Simone (a c. di) 1995.
'· Romeo 1997, p. 114.
40 LA LINGUA IN GIOCO
Il rapporto di Totò (e di alcuni altri attori del nostro corpus, primo tra
i quali Peppino De Filippo) con le lingue straniere non è dei più tranquil-
li. li minimo che possa accadere è che i forestierismi vengano pronuncia-
ti così come sono scritti, come ad esempio «prìncipal» 1 (Totò a colori,
1952); «equipe» (/ soliti ignoti, 1958); «orevoìr» 'au revoir: arrivederci'
fìòtò a Parigi, 1958). Oppure la pronuncia è fortemente italianizzata, e
talvolta una via di mezzo tra quella corretta e quella della parola italiana
corrispondente:
A"'1ALIA (Alda Mangini): Ah/ e/ ditemi un po' una cosa// E la toilette dov'è?
(pronunciando male)
TRUFFATORE (Mario Castellani): La toilette? (pronunciando correttamente)
:\MALIA: Sì// Ah/ io l'ho detto in francese// [Totò cerca casa, 1949) .
{?i "IYon in poi, se una parola in lingua straniera è scritta secondo la grafia standard
~~ iingua, vuol dire che è stata recitata secondo la pronuncia standard; se inve-
~iiiìlie' ~ .,.,uole segnalare la pronuncia substandard, è trascritta esattamente come è sta-
iiii,~ta. Tra apici sono riportati la traduzione o il significato dei termini citati.
;.;~nera anche il nome di un diffuso analgesico (cfr. Caffarelli 1998, p. 64 n. 31).
42 LA LINGUA IN GIOCO
Come si vede già dai pochi esempi citati, l'uso delle lingue straniere ri-
sponde ad almeno tre importanti requisiti: innesca il meccanismo comico
(sia per la semplice deformazione fonetica, sia perché talvolta nascono cu-
riose omonimie: tic 'abito/ticchio' 3); ritrae l'incertezza e l'emarginazione
del parlante di scarsa cultura, che tenta, come meglio può, di capire e di
rar-si capire; deride l'abuso dei forestierismi in coloro che vogliono darsi
un tono: Totò era spesso spietato contro il «malcostume» linguistico, irri-
dendo sia il dialetto, sia gli esotismi, sia ogni altro uso irriflesso della lin-
gua. Quest'ultimo fenomeno è evidente nell'esempio seguente:
AMALIA: Oh! Ma mi manca una valigia// Vai a vedere/ caro/ se l'ho lasciata nel-
la hall//
BENIAMINO (Totò): Come?
.AMALIA: Nella hall//
BENIAMINO: Che cosa//
AMALIA: Nella hall!
BENIAMINO: E chi è la ol? La portiera?
A..l\1ALIA: No/ nell'atrio//
FIGLIA: Nell'anticamera// Qui nei quartieri alti si dice hall// Fa più fino//
BENIAMINO: Ah sì? La hall? Bah! Allora io vado giù a vedere nella hall// (aspi-
rando esageratamente l'iniziale) [Totò cerca casa, 1949].
Anche in Totò a colori, 1952 vengono derisi coloro che, parlando, dis-
seminano forestierismi per impreziosire il proprio (frivolo) eloquio: Leo-
poldo (Galeazzo Benti): «Gente! Giulia Sofia/ amici/ tutti! Un arrivo sen-
sational! Vi presento un mio amico/ testè arrivato/ col suo yacht/ stanza
iJnernazionale/ due carburatori/ in questo momento a Marina piccola!». La
crudeltà di Totò contro gli snob, i finti colti, gli pseudoartisti, tocca il cul-
mine, con tinte di violenza tribale, nella scena dello sputo nell'occhio al
pittore pseudofrancese, sempre in Totò a colori:
Al'JTONIO: Picasso//
PITTORE: Picasso//
ANTONIO: Questo qui//
PITTORE: Mais naturellement//
ANTONIO: Eheh// Picasso//
PITTORE: Eh//
ANTONIO: E chi l'ha fatto?
PITTORE: lo//
ANTONIO: Ma no!
PITTORE: Moi//
ANTONIO: Lei?
PITTORE: Qui// Moi//
ANTONIO: Veramòn?
PITTORE: "Vraimenc"/ vuole dir?
ANTONIO: Va be'/ lasci fare// Veramòn/ l'ha fatto lei?
PITTORE: Oui//
ANTONIO: Parola d'onore?
PITTORE: Sì sì sì sì//
ANTONIO: Mi dia la mano// Ah//
ANTONIO: Veramende l'ha fatto lei/ <insomma>?
PITTORE: <Certamente>//
ANTONIO: Ahah! Bravo! La scienza/ va premiata!
PITTORE: Grazie//
ANTONIO: Or tutti a me! Una sedia/ e un rovagliuolo// Venga qui// (ride) Che
caro! Lei/ l'ha fatto//
PITTORE: Sì//
ANTONIO: Eheh// Da... dateme una sedia// Su! Giù! <A ceccia qua>//
PITTORE: < [Va bene// Qui?]// Hm? Hm>//
ANTONIO: <A ceccia qua// Il tovagliuolo/ per cortesia>//
DONNA!: (dando il tovagliolo ad Antonio) [Prego]//
ANTONIO: Eccolo qua// <Grazie>//
PITTORE: <Così va bene>?
ANTONIO: Va benissimo//
PITTORE: Ah//
ANTONIO: Sa/ io sono generoso/ <magnanimo>//
PITTORE: <Grazie>//
ANTONIO: A me mi piace/ premiare il talento/ ecco// (a donna2) Mi dia le ma-
nine// Gli tenga la testa/ così// (al pittore) E no! Fermo! (alla donna) Ec-
co// Gliela tenga così// Forte/ eh?
PITTORE: Ahah!
-«MODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 45
AlWONIO: (pronunciando con erre moscia) Forte/ forte/ forte! Eheh// (al
pittore) Mi dia la manina sua//
PITTORE: Sì//
ANTONIO: &col si copra quest'occhio qui// <Così>//
PITTO~: <&co>//
Al\lTONIO: Ci vede/ da quest'occhio//
PITTORE: No// <No>//
Al\lTONIO: <Bravo>// (a To.ffi) Lei/ col pimice e il pomice/ mi fa la cortesia?
Mi... mi allarga/ quest'occhio? <Ecco>//
PITTORE: <Ahah>//
ANTONIO: Fermo/ eh? Lei vede/ qua?
PITTORE: Sì// Sì//
ANTONIO: Vede ... vede bene?
PITTORE: Sì sì sì sì sì//
ANTONIO: Allora fermo/ eh?
PITTORE: Hm//
ANTONIO: Fisso/ eh? Fisso qui/ eh?
(Antonio sputa nell'occhio del pittore)
PITTORE: Ahahah!
&''./TONIO: Ecco fatto// Eh?
GIULIA SOFIA: Troppo diverténte! Cos'è?
VFC UOMO: Meraviglioso//
DONNA2: Fantastico! Bellissimo!
(altri commenti indistinti)
PITTORE: Che volgarità! Mah!
Tra le lingue più colpite dai giochi di Totò, in linea con la tradizione del
teatro popolare (e valgano per tutti gli stravolgimenti linguistici di Pulci-
nella 4), c'è senz'altro il latino, in quanto lingua del potere, degli Azzecca-
garbugli, che come tale genera spassosi equivoci nella povera gente:
RAFFAELE: (leggendo una lettera) Un mome ... un mome ... un momento/ c'è
un poscritto//
CONCETTA: Che ci sta?
RAFFAELE: Post scriptum//
CONCETTA: E che significa?
AGOSTINO (Totò): Eh ... che ha scritto in un posto// È latino//
RAFFAELE: Ma no/ è un'aggiunta/ un poscritto//
CONCETTA: Ah! Un coscritto!
AGOSTINO: Sì/ un caporale! [San Giovanni decollato, 1940].
4 Cfr. Romeo 1998b, p. 89. Sullo stravolgimento (inconsapevole) del latino ecclesia-
Qui i giochi sono tre: il primo nel fraintendimento del latino con un
r;.0me proprio (hoc = Occo), il secondo nel concordare il nome proprio
.al femminile (Occo ~ Occa), il terzo nell'assonanza occa-oca.
«Cum summa iniuria» è frainteso da Totò (che del fraintendimento si
_gjustifica dicendo: «l'avevo preso per siculo») come «Giulia»; «matrimonio
rato e non consumato» è interpretato da Totò come un matrimonio «che
si può consumare a rate» ·[Letto a tre piazze, 1960].
Senza deformazioni - ma qui è la stessa situazione dell'ex ladro fallito,
·dle si dà arie da professore di scasso, a suscitare la comicità - è la dotta
citazione di Totò in/ soliti ignoti, 1958: «in corpore vili».
Così come il latino burocratico, aulico e il frasario stereotipato degli
pseudocolti, anche il latino ecclesiastico subisce impietosi sarcasmi: del
precetto «vox servi Dei in dubio audire oportet», per esempio, Totò for-
nisce una versione che è un vero capolavoro: «che c'entrano gli utenti
dell'Autovox che non entrano per la porta?» [/ tartassati, 1959]. In due
celebri casi Totò, sfidando la censura, si spaccia per frate. Nel film I due
marescialli, 1961, il finto frate è sorpreso a pregare sottovoce pronun-
ciando parole come «linòleum», «colosseum», «mortis tua/ et tu patri/ et
ru nonni in cariolam mea», «autobus», «es o es». ,\Autobus» fa parte anche
del de profundis recitato da Totò in Il monaco di Monza, 1963. In que-
st'ultimo film, poi, è memorabile la litania di Totò e Macario, finti monaci,
::-ui nomi delle attrici:
Sempre nello stesso film, Totò ignora il significato di «quis vetat dicere
verum», dichiarando a un attonito Nino Taranto di non sapere il latino,
sebbene monaco, perché «il latino è stato abolito». Poco dopo, celebrando
un matrimonio, Totò pronuncia l'enunciato seguente: «Celebramos 'sto
matrimonio/ e che Dios ce la mandi buonam».
Alcuni latinismi vengono inventati di sana pianta, o creati sulla base di
forme italiane, con autentica vis macaronica: «in primis et antimonio»
(che gioca sulla somiglianza fonica tra l'elemento chimico antimonio e
l'espressione latina «in primis et ante omnia>,); «secondis» 'in secondo luo-
go'; «terzis» 'in terzo luogo'; «rimembris omnibus/ cioè/ ricordati uomo»
[San Giovanni decollato, 1940]. L'ultimo gioco linguistico prende spunto
dalla nota formula ecclesiastica «Memento homo quia pulvis es, et in pul-
verem reverteris», detta dal sacerdote durante la messa della Feria IV del-
le Ceneri; lo stravolgimento che ne viene fatto è di tipo assai complesso,
perché «rimembris» gioca sulla vicinanza semantica con «memento», da
cui parte un'altra serie di corrispondenze, o foniche, o semantiche: me-
mento = ricorda = rimembra = rimembris; mentre «omnibus» gioca
sulla vicinanza fonica: homo = omnibus.
Tra gli altri numerosi «maccheronismi» si ricordano: «non esageramus»
[L'imperatore di Capri, 1949]; «cessiamo/ cessiamo// Cessar necessa este!»
[Figaro qua... Figaro là, 1950]; «confondono la tosse monarchica con la
tosse repubblicana// È stato un lapis tossis» [Totò terzo uomo, 1951]; di
«colonna romana» Totò fornisce l'equivalente latino, che è, manco a dirlo,
«colunnum» [Guardie e ladri, 1951]; «errata corrige» [Il turco napoleta-
no, 1953].
Ampio uso del latino maccheronico, facilitato dall'ambientazione stori-
ca della scena, si ha nell'incontro tra Antonio e Cleopatra in Totò all'infer-
no, 1955: Cleopatra: non me riconoscibus?»; Totò: «quandum archibus sei
bonam!»; madre di Cleopatra: «vigliacchibus/ mascalzonibus/ farabuttibus!»;
"3IDDESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLo»: LE LINGUE STRANIERE 49
ANTONIO (Totò): Capisco/ capisco// Oh/ senta/ signorina// Giacché lei è così in
buoni rapporti con ... eh ... suo prlncipal...
POPPY (Fulvia Franco): <Hmhm>//
ANTONIO: <eh> ... hm ... potrebbe fare ... hm ... mia cortesia? Far presente... fa-
re presente a suo principali mio copione di musica?
POPPY: Volentieri// Quando io andare Milano/ io parlare Tiscordi// Hm? Tiscor-
di mi sente//
ANTONIO: Eh/ sfid io// Col palm della mane// Eheh// Grazie// Mucia grazie//
POPPY: Hm//
·-OOOOESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLo»: LE LINGUE STRANIERE 51
A.'rfONIO: Mucia grazie/ Miss// E... crede che io/ sono molt grat a lei...
POPPY: Hm//
A.'1TONIO: e tenere/ per lei/ per mio disobbligamèn ... disobbligamànt ...
POPPY: Hmhm//
A.l\lTONIO: disciobbligamesce/ eh... excuse me/ eh... disciobbligmesce/ una
grande poltroni off limite/ ret grosse ...
POPPY: Hm//
A.~TONIO: mia prima rappresentazione// [Totò a colori, 1952].
sono sempre state frutto di una felice vena umoristica, come in questo
ClSO, ma anche di adattatori ignoranti; proprio a proposito di gotta ripe-
schiamo un gustoso errore riportato dal Menarini (1955, p. 188): «you
gotta stay happy» 'su, coraggio, sta' allegro!', fu tradotto: «la vostra gotta
<è: guarita».
L'approccio di Totò (del comico, in genere) alle lingue straniere consi-
:ste, come s'è visto, nel portare all'esasperazione quei fenomeni di paro-
nomasia e di paretimologia (il caso dei cosiddetti «falsi amici», per cui go
ogot e gotta, perché simili fonicamente, vengono ritenuti simili anche se-
manticamente) che caratterizzano in effetti il livello più basso di cono-
·~enza della lingua. Anche la commistione di lingua straniera e di dialetto
n collocata su questa linea: per il semianalfabeta la lingua straniera è un
~ano parlato male, un po' come un dialetto. Il gioco linguistico, come
~ o accade, non fa, dunque, che restituirci una percezione reale, seb-
hene un po' esagerata in senso espressionistico, del parlante (italiano del
dopoguerra) di fronte alla lingua (italiana e straniera): come già ben vide
•[].e Mauro (1963] 1993 (p. 122), nei film di Totò vediamo spesso ritratto il
piante italiano medio-basso prima dell'effettiva unificazione linguistica
~nale (ovvero prima dell'avvento della televisione).
Seguitando l'elencazione degli anglicismi alterati (talora commisti con
j:mcesismi), ricordiamo: «scotch» 'bevanda' è frainteso da Totò come
~dante» [Il coraggio, 1955]; un montgomery diventa «un bel cocò-
~ americano» [La banda degli onesti, 1956); «how do you do?» 'come
·~ \iene tradotto con «due più due» e «where do you live?» 'dove vivi?'
è-,00 ..-:vuoi un'oliva?» [Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956]; «Rocco e
~o» sta per 'rock and roll' [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]; in luo-
a;:,, di «hobby» Peppino De Filippo capisce «oboe» [Totò, Peppino e le fa-
8Ji!ticbe, 1958]. Il termine hobby era particolarmente caro a Totò, per via
~ numerose possibilità di giochi paronomastici (obelisco, obeso, obi-
~'.:>): «è un hobby//[ ... ]// lo sono un obelisco»; «noi l'hobby/ l'abbiamo
'.~ sangue// In famiglia/ siamo tutti obesi»; «è una specie di hobby// Que-
>:~ giardino/ come lei vede/ è un obitorio» [Chi si ferma è perduto,
. ~)}; a Sylva Koscina che gli offre da bere («whisky/ cognac/ o Pernod?»),
· 'lt!ro, dopo qualche esitazione, risponde: «me faccia un fischio e un per-
~ o / / Ma che sia gelato/ però» [Totò a Parigi, 1958]; «what tipografia?»
~:reso con «quattro tipografie,; [Totò nella luna, 1958]; un'insegna al
·~'il diventa una «mostra al nailon» [/ tartassati, 1959]; breakfast 'cola-
. ~ , è pronuciato «bricfist» da Peppino e «bracco fesso» da Totò [La
54 LA LINGUA IN GIOCO
Nello stesso film, «you're friend?» viene tradotto da Peppino con «hai
freddo?»; in luogo del nightclub, i nostri eroi partenopei vanno al «natie
club», la cui trasparente paretimologia non richiede spiegazioni; «fischi» è
l'equivalente di «whisky»; da strip-tease nasce l'invito a spogliarsi: «strip-
tiamoci!»; a «m'hanno fatto i flash» ('fotografie') di Totò, Peppino rispon-
de, fraintendendo: «t'hanno fatto fesso»; l'invito ad andare a un «party» è
frainteso da Totò con la parola «parto», al che Peppino domanda «e chi
sgrava?» e Totò risponde: «sòreta!»; l'enunciato «Norma è già in trance» è
così tradotto da Totò: «Norma/ sta già nel tram». Da parte loro, le ameri-
cane fraintendono la domanda latina di Peppino (che si difende dall'igno-
ranza dell'inglese ricorrendo ai classici) «quo vadis?» 'dove andate?', ri-
spondendo «no// Ben Hur», che Totò, pronto, ritorce contro Peppino:
«hanno detto che assomigli a Ben Hur».
Passando ad altri film, «microfilm» è deformato da Peppino in «microfi-
glio» e in «microfritz» [Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962]; «I don't un-
derstand» diventa: «c'è un indostano» [Totò di notte n. 1, 1962]; «ok» è re-
so da Totò con «oh cacchio»; «cheers» 'cincin' diventa per Totò «ciccia» [I
due colonnelli, 1962]; «stuàrd» ('steward', pronunciato alla francese da
~DESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 55
una hostess in aereo) viene preso da Macario per «Eduardo» e da Totò per
4 fratello di Maria Stuarda» [Totò se.xy, 1963]; un «boy scooter» è un 'boy
:srout' [Che fine ba fatto Totò Baby?, 1964]. Tra tante amenità, spicca un
~o cultismo filologico e metaforico (su cui è retto peraltro il nome dei
Beatles): ai «capelloni» Totò si rivolge con l'epiteto di «scarafaggi», per via
dell'omofonia, in inglese, tra Beatles (il complesso dei capelloni) e beetles
fscarafaggi') [Il mostro della domenica, 1968].
L'inglese e il francese (o meglio i loro ibridi italianizzati) sono lingue
mnofare, che vengono usate talvolta anche per rivolgersi ai tedeschi.
Esemplare, a riguardo, è il brano di Totò, Peppino e... la malafemmina,
556, in cui, a un vigile urbano milanese scambiato per «un generale au-
mìaco», Totò si rivolge con il seguente pasticbe di lingue (tedesco, ingle-
iie, francese, italiano, lingue inventate): «Dungue/ excuse me// Bitte
sd:lon// [... ]// Noio/ vole ... volevàn ... volevòn/ savuàr/ noio volevàn savuàr
t"mrlrìs ... ja? [... ] Dunque/ eh/ noi/ vogliamo sapere/ per andare/ dove dob-
m!no andare/ per dove dobbiamo andare// Sa/ è una semplice informa-
à:me». Con «excuse me» Totò avvicina una ragazza tedesca, chiedendole
mfinformazione su una strada; ella non sa rispondere e suggerisce a Totò
. ~ rivolgersi a un uomo («fragen Sie ihn» 'chieda a lui'); a questo punto
·'hò crede che «Fraghensì» sia il nome dell'uomo, al quale domanda: «si-
. ~ Fraghensì/ se vous plait/ excuse me/ questa strass/ ove ... ove ... ove
~?»; quando l'uomo gli risponde in tedesco, Totò non capisce nulla e
dire: «adesso ho capito tutto// Che razza de lingua/ che parla 'sta gente!»
~ò e Peppino divisi a Berlino, 1962].
In francese spiccano i seguenti esempi: «mon cher l'impresuàr// Mio
·\Cm) impresario» [Il ratto delle Sabine, 1945].
«Ha un capriccio pour toi» è così tradotto da Totò: «lei cj ha una salsic-
cia in Portogallo» [Totò all'inferno, 1955]; alla richiesta, da parte di Totò,
~MODESTAMÈNDE QUALCHE LlNGUA LA PARLO»: LE LlNGUE STRANIERE 57
[Fifa e arena, 1948]; «coraz6n» 'cuore' è scambiato da Totò per «che ore
sono?» [Fifa e arena, 1948; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; un'a-
rena spagnola è caratterizzata dalla magnifica scritta: «tutti i montecitoros
sono uguali» [Fifa e arena, 1948]. In una scena del film Il coraggio, 1955,
Totò veste i panni di un inverosimile ricco sudamericano, che usa espres-
sioni pseudospagnoleggianti come «a suspì» 'ai suoi piedi'. «Adelante»
'avanti' è scambiato per un nome proprio: «Adelaide» [Totò, Peppino e... la
malafemmina, 1956]. Alla domanda del capotreno spagnolo: «que pasa?»
'che succede?', Totò risponde: «io/ ho passato un guaio»; in luogo di
«mafi.ana» 'domani' Totò fraintende «magnare» 'mangiare'; «de nada» 'di
niente' è preso per un nome proprio: «Renata»; «corno» 'come' è scam-
biato prima per «Como» e poi per «comò»; alla domanda: «abla espaiiol»,
Totò risponde: «io ho avuto la spagnola/ sì/ da ragazzo»; così Totò chiede
un séparé, per appartarsi: «un momentos/ ma no qui/ davanti a todos/ los
mundos// Avete/ un separetas?» [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959];
nello stesso film, lo spagnolo «chica» 'ra~za' è inteso come l'italiano cic-
ca 'avanzo di sigaretta'; analogamente, in Totò sexy, 1963, si gioca sulla pa-
ronomasia chica/cicca e sulla polisemia del secondo termine, che viene
utilizzato anche come elemento completivo di negazione: «quelle non val-
gono una cicca», detto delle sigarette Nazionali, e, subito dopo, a Macario:
«guarda che bella chica», riferendosi a una ragazza. «Los dos» 'tutti e due'
è tradotto da Totò: «hai preso l'osso» [Totò di notte n. 1, 1962].
In tedesco, oltre alle mescidanze con l'inglese e con il francese già ci-
tate, ricordiamo: «Telefunken», che, parlando con la moglie tedesca, Totò
usa in luogo di «telefono» [La banda degli onesti, 1956]; «Telefunken» è
usato a sproposito anche in L'imperatore di Capri, 1949 e in Totò, Vlttorio
e la dottoressa, 1957; ad una donna che gli parla in tedesco, Totò dice:
«noi lo spagnolo non lo. capiamo» [Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957];
«bitter» è spesso usato o frainteso al posto di 'bitte: prego' [Totò, Peppino
e le fanatiche, 1958; I due marescialli, 1961; Totò e Peppino divisi a Ber-
lino, 1962; Rita, la figlia americana, 1965]; per «Achtung» 'attenzione'
Totò capisce «Arturo» [Totò nella luna, 1958]; di una donna che gli parla
in italiano con accento tedesco, Totò osserva che deve provenire dalla
«Germania meridionale», e per questo il suo «è tedesco che si capisce»;
inoltre azzarda uno pseudotedesco, costruito con parole italiane con desi-
nenza -en («tovagliaten» 'tovaglie', «cosen» 'cose' ecc.), con ritrazioni d'ac-
cento («biancària» 'biancheria') e con qualche parola francese [Totò e Pep-
pino divisi a Berlino, 1962]. Totò crede infine che «alles gut» 'tutto bene'
"'1ll'IODESTAMÈNDE QUALCHE LINGUA LA PARLO»: LE LINGUE STRANIERE 59
RUSSO: (... ] ! Sì/ sì! Angòra/ angòra! Questo sì/ che è bellissimo! Questo è gran-
dissime temperamènde italiane! Perché mio maestro Stanislavskij non ti
vedeva! Ah/ che bello! Io ti abbracciare/ io! <Ti abbraccia>!
.ROCCO: <Ah6>! Ma dice sul serio/ o fa su scherzo?
RCSSO: Russo/ sono//
ROCCO: Russo?
FJJSSO: Sì//
ROCCO: Mise ... Allora sul serio/ fa!
RUSSO: Sì!
[~---1
RUSSO: Grande timperamente di attore!
U:O·POLDO (Galeazzo Benti): <Eh ... no/ no/ scherza>// Scherza// Era una fa-
miglia che <aveva un sacco di... ah ... di fazzende>//
i!L,mruo (Totò): <No no// Sì>//
~JPPY (Fulvia Franco): Ahah//
aJUA SOFIA (Franca Valeri): Fazzende?
a"'lOMO (Totò): Sì sì// Sai/ ognuno si fa le fazzende sue/ no? Io mi faccio le
fuzzende mie/ tu ti fai le fazzende tue//.
~~ggio di Totò dall'«estro funambolo e l'ameno spettro» dei primi film (cari
Mì1iir 9P"{l.ia futurista) alla «maschera tradita» dei film del periodo d'oro (anni '48-
''fi«Jiiàiemente analizzato da Anile 1997 e 1998.
II. «E PARLI ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»:
I DIALETTI
Diciamo subito che l'uso del dialetto nel nostro corpus non ha quasi
~ funzione realistica né, come ha detto qualcuno, sembra poter essere
~otto a una volontà ideologica di Totò di opporre il dialetto all'ita-
imID ufficiale e pomposo. La stessa provenienza partenopea del principe
tpantita, sì, dalla pronuncia (e da pochi altri tratti linguistici), che tut-
~ non è mai troppo marcat_a 1 • Come al solito, più che di dialetto vero
cproprio, il cinema si serve ora dell'italiano regionale (nella maggior par-
ledei casi) 2, ora di un uso espressionistico del dialetto (come, per esem-
. ~ in molti film di Lina Wertmuller, oltreché in Totò), ora di deformazio-
'Uedi mescidanze distanti da ogni verosimiglianza:
~ .Salla «coloritura locale molto attenuata» nei film di Totò cfr. anche Ruffin e D'A-
~ : > 1997, p. 129. Sulla preferenza di Totò per i giochi linguistici in italiano in luogo
. " ~ o cfr. Radtke 1983. Di opinione diversa è Cresti 1982, secondo la quale Totò
u ~ a t o la «caratterizzazione dialettale degli "errori", che per secoli è servita a
~ grottescamente il popolo dialettofono, in un'accusa rivolta ai pedanti, ai cen-
~ o più modestamente a quelli che non avevano il coraggio di parlare semplice-
:j,:,lk'- ;;_p. 294). L'argomento è stato già ampiamente sviluppato in Rossi 1999a, cui si
~ per l'esemplificazione, per i riferimenti bibliografici e per un puntuale riscon-
•14lf rum i tratti dialettali presenti in Totò a colori, 1952.
"'Q italiani regionali sono quelle varietà linguistiche che hanno come base lessica-
intattica l'italiano, ma con forti influenze dialettali a livello fonetico (cfr. Pog-
982): «quello che di solito vien chiamato uso del dialetto nel cinema spesso
iuttosto, uso di un italiano regionale, talora popolare [... ] preso per dialet-
: ~ o 1994, pp. 70-71).
64 LA UNGUA IN GIOCO
dire che questa rinunzia è una ragione di forza: l'unico valore linguistico con-
cretamente disponibile sarebbe stato infatti il dialetto, con un'implicita regres-
sione verso il folclore nostalgico. Totò trova il suo proprio linguaggio solo nel-
1'insulto e nello sberleffo, parlato o meglio ancora muto: lo sputo nell'occhio,
concepito secondo un cerimoniale non tanto burlesco quanto brutale 3.
Non sono rari, nei film di Totò, inviti non troppo cortesi all'uso dell'i-
taliano in luogo del dialetto, o apprezzamenti più o meno offensivi (pro-
pri anch'essi della cultura popolare) sulla provenienza geografica dei par-
lanti: «qui si parla in italiano/ ostrega» [Guardie e ladri, 1951]; «ahah! Mi
fai ridere// Siculo! (alla sorella) Lo senti? Mettilo a posto! [... ] Metti a po-
stampa.
• Anche nei testi poetici, «Totò ha utilizzato una lingua a volte aulica a volte mo-
derna, con l'innesto di neologismi e il frequente passaggio, nel medesimo testo, dal
vernacolo all'italiano» (Costanzo Ioni, in Guarini 1981 (a c. di], p. 23). Cfr. anche Ro-
meo 1998a.
5 Cito da Guarini 1981 (a c. di), p. 32, vv: 1-4. Per l'analisi linguistita di 'A livella cfr.
-2
>~ie e ladri, 1951, il romanesco di Aldo Fabrizi è un ottimo esempio
i.,fflSO realistico del dialetto - lontano da ogni esagerazione macchietti-
e dalle già usurate stilizzazioni filmiche - utile anche per l'attesta-
~ di forme ormai desuete: «fo» 'faccio', «schina» 'schiena'. Tra l'altro,
~:~so Totò si lasciava andare talvolta a espressioni romanesche 8, for-
~.@liW che per via della sua lunga residenza romana, per fare il verso alla
~ egemone del cinema: «ah6/ te passino ammazzà! Ma annà ... » [Totò
\~i.dori, 1952].
f ·.~ ì! toscano, oltre a «micco» 'sciocco' [Totò e Carolina, 1955; Letto a
; _ , ~ , 1960], si segnala la garbata imitazione di Totò del fiorentino del-
~~ Ave Ninchi, con tanto di gorgia e con «un» per 'non' [Totò cerca
~.1954).
tf;fy. 'b i dialettalismi che suscitano fraintendimento, pur senza essere de-
;~ ~iamo «ciofeca» 'schifezza' (riferito al caffè): «e che vuol dir/ cio-
feca?» [Franca Valeri in Totò a colori, 1952] e, nello stesso film, il siciliano
inquocchiare 'avere a che fare':
PASQUALE (Enzo Turco): Siccome il monte di pietà era chiuso/ vai dallo char-
cutier qui alla cantonata/ eh?
FELICE (Totò): Da chi?
PASQUALE: Dallo charcutier alla cantonata//
FELICE: E chi è questo sciacquettiere?
PASQUALE: Il pizzicagnolo// Il salumiere//
FELICE: Il casadduoglio?
PASQUALE: Ehi/
FELICE: E parla chiaro!
PASQUALE: Il bottegaio//
FELICE: Eh//[ .... ] Se io vado dallo sciartonier con questo paltò/ quello me pi-
glia a calci/ capito? [Miseria e nobiltà, 1954].
A Totò, come s'è detto, il dialetto serve soprattutto per far ridere il
prol.ico con facili mezzi. Uno di questi è senz'altro lo scambio del dia-
mo per lingua straniera e viceversa. Anche qui si tratta di un collaudato
~ teatrale (come s'è visto sopra, con il pugliese preso per giappone-
~t 'Vediamo gli esempi: in una scena di comicità irresistibile, in Totò
~ o , 1950, il bitontese (varietà del pugliese parlata a Bitonto, in pro-
1 1 ~ di Bari) viene scambiato per arabo, in un 'incomprensibile litania
IDTÒ: Ma allora è proprio sardo! [... ] Te lo dicevo/ io// Questo è sardo spac-
cato//
A.\filCARE (Mario Castellani): Ma no/ è latino!
·roTò: Sarà latino/ coll'accento sardo// [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
GIARDINIERE: Neanche//
ANTONIO: Habla espaflol?
GIARDINIERE: No//
ANTONIO: Gavarit pa rus?
GIARDINIERE: Ma che parùs/ che so ... parlo taliane?!
ANTONIO: Ah/ lei parla italiano?
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: E parli italiano/ benedetto Iddio! Dunque//
GIARDINIERE: Decevo/ "dèca/ lei"//
ANTONIO: "Dèca/ lei"? Ah/ "dica"// Eh//
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Voleva dire/ "dica"//
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Ho indovinato// Eccomi qua//
GIARDINIERE: Dica/ dove va/ con questa secomera?
ANTONIO: Io?
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Hm? (guardandosi intorno) Non credo/ sa? Vuol ripetere/ scusi?
GIARDINIERE: Dico/ dove va/ con questa secomera?
ANTONIO: Eh/ veramente io sono solo// Je suis seul// Eheh//
GIARDINIERE: Con questa baldanza// Con questa securezza//
ANTONIO: Ah/ "sicumera"//
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Lei dice/ "secomera// Com'era"// Che ne so/ io/ com'era? Dunque/
questa/ se non erro/ è la villa del sindaco//
GIARDINIERE: <Sì>//
ANTONIO: <Sì>// È la vi ... Questa è la serra// La serra la villa// Io vorrei parla-
re proprio col sindaco// In persona// Di fisico//
GIARDINIERE: Col sendaco?
ANTONIO: No// Col sindaco//
GIARDINIERE: El;t// Col sendaco//
ANTONIO: Ma/ perché mi vuole far parlare col sendaco/ se io voglio parlare col
sindaco?
GIARDINIERE: E col sendaco! <Sto dicendo! Ohé>!
ANTONIO: <E non si arrabbi! Non si arrabbi>! Ha capito? Villico!
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Ha capito? Si ricordi che lei/ qui in Italia/ è un oshpite!
GIARDINIERE: E io so' taliane! Non fa lo shpiritose! Famme lavorare/ che devo
potare lo gelsomene/ lo tulepene/ l'orchetette ...
ANTONIO: Eh/ l'ingegnere/ l'awochete ... Quale architette/ e architètto// Si di-
ce/ orchidea// <Hm>//
-E: ll!!!.Rl.1 ITALIANO BENEDETTO IDDIO!»: I DIALETTI 71
GIARDINIERE: Uhé!
ANTONIO: Te do uno schiaffone/ sa'?
GIARDINIERE: Beh!
ANTONIO: Come si permette? Ineducato/ villanzone/ che non è altro!
GIARDINIERE: Hm//
ANTONIO: Io sono un signore! Un galantuomo! Ha capito? Sono un musicista!
Sono un genio! <Ha capito>?
GIARDINIERE: <Ma sarai Eugenio>// D'accordo// Ma che vuoi da me?
ANTONIO: Ma che Eugenio e Nicola! Sono un genio/ ho detto!
GIARDINIERE: <E mbeh>?
ANTONIO: <Un>// Anicolo indeterminato// Un//
GIARDINIERE: E ti ho detto/ che sono... partiti per l'isola de Crepi!
ANTONIO: Ah! L'isola di Capri!
GIARDINIERE: E mbeh?
ANTONIO: Eh! Isola di Capri! Eh/ 'sta lingua! Damme la forbice (fa per ta-
gliargli la lingua) <Tatatata> ...
GIARDINIERE: <Dai/ stette ferme>! Stette ferme/ <rabbassa le mane>!
ANTONIO: Capri// Sono andati a Capri// Io po ... potrò ... potrei raggiungerli//
Eh già//
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Io posso rnggiungedi// E chi me lo vieta?
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Nessuno// Che ore so'? Sì! So' le cose e tando!
GIARDINIERE: Eh// Ce manga 'n guarte//
ANTONIO: Ce manga un guarto// Faccio a tempo//Vado// <Vado//Va> ...
GIARDINIERE: <Dove vai>?
ANTONIO: Come/ dove vado?! È tre ore/ che lo stiamo parlando/ no? Lo stiamo
dicendo! Vado a Capri! A Crepi! L'isola delle sirene! L'iso ... Marina piccola!
Marina grnnde! L'unghia marina// (fa finta di graffiare il giardiniere)
GIARDINIERE: Eh//
ANTONIO: Baccalà! Ah!
.-\i,TONIO: È di qua?
\1GILE: SÌ// Eh/ sono di qua/ perché/ m'ha ciapà per un tedèsco?
A.'\TONIO: Ah/ è tedesco? Te l'avevo detto/ io/ ch'era tedesco//
PEPPINO: Ah/ e allora come si fa?
.\.:'\"TONIO: E ci parlo io//
PEPPIN_O: Perché/ tu parli?
A,'\10NIO: Eeh! Ho avuto un amico/ prigioniero in Germania// Non m'inder-
rompere/ sennò perdo il filo// Dungue/ excuse me//
'lt1GILE: Se gh'è//
ANTONIO: Bitte schon// Noio ... <noio> ...
\1GILE: <Se gh'è>?!
•.\:.'ffONIO: Ha ... ha capito!
PEPPINO: Ch'ha detto?
.\c:'\TONIO: Dopo ti shpiego//
-~'""TONIO: Noia/ vole ... volevàn ... volevòn/ savuàr/ noia volevàn savuàr l'in-
drìs ... ja?
PEPPINO: Ja//
';,1GILE: Eh/ ma/ bisogna/ che parliate l'italiano/ perché io non vi capisco//
l'L'ffONIO: Parla italiano!
PEPPINO: Ah!
!L'\10NIO: Parla italiano!
PEPPINO: Ah! Complimèndi!
.'\."ffONIO: Complimèndi!
~PINO: <Complimèndi>!
."-.,'IONIO: <Parla italiano>! Bravo!
··~ILE: Ma scusate//
A¾"'TONIO: Dungue ...
'i!GILE: Ma dove vi credevate di essere? Siamo a Milano/ qua!
Appundo/ Io so//
ft:PPL~O: Eh//
Jl."lffONIO: Dunque/ eh/ noi/ vogliamo sapere/
ff?PINO: Pere//
··""-"-"TONIO: per andare/
ft:P"PL'\"O: Per andare//
A.'"TONIO: dove dobbiamo andare/
· '0: Andare//
:r. t~"'-"'TONIO: per dove dobbiamo andare//
t;;;t• .~l:.,O: An ... andare//
~;°z0/i;&""'iTONIO: Sa/ è una semblice informazione//
ìt;,,,fs:fiGllE: Sentite//
t@f ~ O : SignorsÌ//
74 lA LINGUA IN GIOCO
ANTONIO: Sissignore//
VIGILE: Se volete andare/
PEPPINO: Sissignore//
VIGILE: al manicomio/
ANTONIO E PEPPINO: Sissignore//
VIGILE: Vi accompagno io//
ANTONIO: <Sissignore>//
PEPPINO: <Va bene>// Bene//
VIGILE: Ma varda un po'/ che roba! Ma da dove venite/ voi? Dalla Val Bremba-
na?
ANTONIO: Non ha capito una parola!
In Letto a tre piazze, 1960, il latino è preso per siciliano. In Totò, Pep-
pino e ... la dolce vita, 1961, Totò tenta di parlare in inglese e invece par-
la in pugliese (il brano è citato sopra). Soprattutto l'italiano regionale pu-
gliese, dunque, o una varietà dialettale più o meno vicina al barese, viene
utilizzato come termine medio nel passaggio dalla lingua straniera (ingle-
se, arabo) all'italiano e viceversa. Ma, come s'è visto, anche il siciliano può
assolvere alla stessa funzione:
A conferma del fatto che, a parte qualche eccezione, i dialetti sono per
Totò degli strumenti ludici, non realistici, citiamo alcune forme inventate,
o quantomeno ibridate sulla base di diverse provenienze regionali: «sciu-
minòx» (deformazione del settentrionale giuinòt 'giovanotto') e «si sgui-
sh» (deformazione del toscano e centro-meridionale si sguiscia 'si scivo-
la'), in Totò a colori, 1952, e ancora gli improbabili (a Milano) «chian» e
·•'E PARLI IT."1.lANO BENEDETTO IODIO!»: I Dw..ETTI 75
-corrèr», nello stesso film: «gh'è la nebia! Chi/ a Milàn/ gh'è la nebia! È pe-
riculùs/ cùrer// Hai capito? Anzi/ ghe penso mi// (all'autista) SciuminòX//
È periculùs// Vai chian! E non corrèr! Si sguish!». Milanesissima, invece,
nel medesimo film, è l'espressione «se gh'è» ('che cosa c'è?'), detta da
1òtò in risposta alle minacce dell'iracondo cognato siciliano Rocco e ri-
presa anche in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, pronunciata
!due volte dal vigile urbano in reazione alle farneticanti domande di Totò
e Peppino.
Anche se pseudodialettalismi propriamente detti si riscontrano soltan-
ro in Totò a colori, si sono già visti altri casi di parole fortemente defor-
ì!r&ate, che al dialetto rimandano solo allusivamente: «orchetette» 'orchi-
dea', «cefre» 'cifre', «cacaina» 'cocaina' (usato perché fa ridere, per via del-
l':!SSOnanza con cacare), «impiagato» 'impiegato' (usato perché è molto
~ e a piagato) e gli altri sopra citati 10 •
,w·rltenori esempi tratti dai film di Totò sui temi delle lingue straniere e dei dialet-
[~~n~1'-0no trovare in Brunetta 1996, pp. 51-53; Ruffìn 1996; Romeo 1997 e 1998b.
III. «VENIAMO NOI CON QUESTA MIA ADDIRVI»:
L'ITALIANO POPOLARE
•'Su!l.'italiano popolare unitario cfr. almeno De Mauro [1963] 1993 e 1970; Corte-
~ . 1976; Sanga 1981; Poggi Salani 1982. Sul significato di pleonasmo cfr. infra,
~ . !.."anacoluto indica un cambio cli progetto, owero un passaggio sintattico da un
,_."°, che rimane in sospeso, all'altro, nell'ambito dello stesso enunciato: per es.,
~ - un termine che dapprima sembra un soggetto diventa poi un complemento:
- ~ ,;ne muoiono, bisogna pregare Iddio per loro» (A. Manzoni,/ promessi sposi,
\.-~.3n.
78 LA LINGUA IN GIOCO
TOTÒ: <Che avreta>// Che avreta// Che avreta// Eh già/ è ... femmina// È fem-
minile// Che avreca perché//
PEPPINO: Che//
TOTÒ: Perché?
PEPPINO: Non so//
TOTÒ: Che è/ "non so"?
PEPPINO: "Perché" che cosa?
TOTÒ: "Perché" che?
.PEPPINO: "Perché" qua?
fOTÒ: Oh! Perché!
>E.PPINO: Ah/ "perché" qua!
fOTÒ: Il dispiacere che avrete perché//
"EPPLl\/0: "Perché" qua//
iOTÒ: È aggettivo qualificativo/ no?
FE>l'L"iiO: Beh/ io scrivo//
roTÒ: Perché/ dovete lasciare/ nostro nipote// Che gli zii/ che siamo noi/ me-
desimo/ di persona ... Ma che stai facendo na faticata? S'asciuga il sudore//
m>P!NO: Eh!
rorò: Che siamo noi medesimo di persona/ vi mandano questo// (indica a
R>ppino il pacco con i soldi)
Bft."\O: Questo//
~ : Perché il giovanotto/ è studente che studia/ che si deve prendere una
~al
:_Laura//
PEPPINO: Caponi//
TOTÒ: Hai aperto la parende? Chiudila//
PEPPINO: Ecco fatto//
TOTÒ: Volevi aggiungere qualcosa/ cu/ allora?
PEPPINO: Ma ... hm ... beh ...
TOTÒ: Va be'//
PEPPINO: Così! senza nulla a pretendere/ non c'è ... non c'è bisogno//
TOTÒ: In ba ... in data odierna//
PEPPINO: Beh/ <ma... ma quello poi si capisce>//
TOTÒ: <Va be'// Si capisce>//.
Owero:
Signorina veniamo noi con questa mia addirvi che scusate se sono poche ma
settecento mila lire; noi ci fanno specie che quescanno c'è stato una grande
moria delle vacche come voi ben sapete.: questa moneta servono a che voi vi
consolate dai dispiacere che avreca perché dovete lasciare nostro nipote che
gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giova-
notto è studente che studia che si deve prendere una !aura che deve tenere la
testa al solito posto cioè sul collo.;.; salutandovi indistintamente i fratelli Ca-
poni (che siamo noi).
tra «a dirvi una parola» e «addirvi// Una parola» (cioè scritto in una parola
sola) - e in «questanno».
Ma, sebbene ai limiti dell'analfabetismo, i nostri eroi sono tuttaltro che
privi della coscienza della variazione diamesica (ovvero della differenza
che oppone un testo scritto a uno parlato e tipologie testuali diverse tra
loro), tanto che vengono sfruttate formule pompose tipiche dello scritto
pretenzioso e del burocratese: «veniamo noi con questa mia addirvi». Fuo-
ri dalla lettera, Totò azzarda anche una dotta citazione latina, naturalmen-
te alterata: «melius abundare» diventa «abbondandis adbondandum». La
formula pseudoburocratica «nulla a pretendere» si incontra anche in Totò,
Vittorio e la dottoressa, 1957. La sintassi, come si vede nella stesura defi-
nitiva della lettera, è un capolavoro di incongruenza, con quell'ipotassi in-
concludente e quella filza di che polivalenti («a che voi vi consolate dai di-
spiacere che avreta perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che sia-
mo noi medesimo di persona vi mandano questo perché il giovanotto è
studente che studia che si deve prendere una laura che deve tenere la te-
~ al solito posto cioè sul collo»). La regola dell'accordo è violata in: «c'è
:!l.lio una grande moria delle vacche»; «questa moneta servono»; «dai di-
~ere»; «noi medesimo». In un caso l'intento pragmatico di un'espres-
m:.e idiomatica («avere la testa sulle spalle» 'essere responsabile') f-àllisce,
pe.- ,"ia della riduzione dell'espressione al suo significato letterale, insensa-
iJì!0ìl; in quel contesto: «deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo».
~ ,-olte Totò scambia la funzione delle parti del discorso, lanciandosi in
~.dZioni metalinguistiche, una volta accordando una desinenza verbale
ia · ~ al genere, come se si trattasse di un aggettivo («che avreta// Eh già/
~;.,,. iemmina// È femminile»), un·altra definendo la congiunzione perché
·~ ~ttivo qualificativo». E infine, la vera chicca della lettera, la punteg-
-""""" ..... il soggetto viene separato dal verbo con un punto e virgola («set-
. mila lire; noi ci fanno»), i due punti seguono il punto («come voi
~,~te.:»
{·,..;;, .
e, ciliegina sulla torta, l'incredibile serie di punto + punto e
~+punto + punto e virgola («cioè sul collo.;.;»).
a.."U, molto più sbiadito, esempio dì dettatura di lettera (stavolta è
\ha"Ì.11.!~o, scrittore e un pugliese il dettatore) si trova in Miseria e nobiltà,
~··.':.:::. c:;.1i si segnala soltanto· la già citata correzione «stoce» per «sto».
-~SJS
~ , della dettatura della lettera con svarioni può essere considerato
d'ascendenza teatrale, come dimostra il brano seguente:
84 LA LINGUA IN GIOCO
COMMENDATORE: Vogliate gradire egregio signore i segni della mia più ri-
spettosa differenza...
DATTILOGRAFA: Deferenza...
COMMENDATORE: Differenza ...
DATTILOGRAFA: Deferenza...
COMMENDATORE: Differenza ... la grammatica me la faccio da me ... E non vo-
glio osservazioni... (Se fossi un don Giovanni, 1938, ripreso in Belle o
brutte mi piaccion tutte!, 1942 2].
Anche in questo caso valgono le osservazioni sulla censura fatte nel ca-
pitolo precedente. Comunque, anche se con moderazione di termini, le al-
lusioni sessuali nei film di Totò sono numerosissime. In I pompien· di Vig-
giù, 1949, si incontra una delle battute più «audaci» del nostro corpus, det-
ta da Carlo Dapporto nei panni di un Petronio palesemente omosessuale,
che ironizza sul fraintendimento dei nomi di due sue concubine, l'una
Pomponia e l'altra Lavinia: «Pomponia/ Lavinia/ facevano nascere/ non so/
uno strano miscuglio nel mio cervello/ che io pensavo che lei si chiamasse
Pompinia>, Oa battuta sfuma, sicuramente per volontà della censura, e
«Pompinia» si capisce appena, ma il pubblico in scena ride, comprendendo
l'evidente assonanza oscena). Gli stessi bikini delle ballerine in qualche
scena del film sono di un succinto inaudito per il cinema dell'epoca (se
escludiamo i seni nudi di Blasetti, già alla fine degli anni Trenta 1). Com'è
noto, I pompieri di Viggiù è un collage di brani di rivista. Tuie allentamen-
to dei freni della censura in questo film ci conferma che, sul teatro popo-
lare, i «Catoni» dell'epoca erano ben disposti a chiudere un occhio. La mo-
rale del teatro popolare è, del resto, dichiarata ad apertura di Il turco na-
poletano, 1953: allorché una spettatrice avanza qualche perplessità sull'au-
dacia della farsa scarpettiana («è una cosa forte/ spinta»), Peppino De Mar-
tino la tranquillizza («quando si ride/ fa sempre bene»), tanto che la donna
conclude: «quando ci si scherza sopra/ tutti gli argomenti sono leciti».
Negli altri film ricordiamo: i doppi sensi su pisello 'in gergo teatrale, la
s interdentale': «se non avessi il pisello sarei un attore» (Castellani); «e tu
col pisello fai l'attore?»; «ma tu il pisello ce l'hai» [L'imperatore di Capri,
1949]; «io voglio ... Come si dice quella parola? Ah/ pomiciare» [Tototar-
za.n, 1950]; «facciamo un po' di pomicio?» [Totò a Pa.rigi, 1958]; «pomi-
' Comunemente si dice che il primo seno nudo della scoria del cinema (non di-
chiaratamente pornografico) sia stato quello di Clara Calamai in La cena delle beffe,
1941, di Alessandro Blasetti. In realtà l'evento può essere retrodatato almeno al 1938,
in Ettore Fieramosca, dello stesso Blasetti.
88 LA LINGUA IN GIOCO
ONOREVOLE: (in rifen·mento a Isa Barzizza) Adesso ... adesso ... la sistemia-
mo noi/ eheh//
ANTONIO: Eh/ la sistemiamo noi//
ONOREVOLE: Sì//
ANTONIO: Le daremo una bella sistemata//.
2 Cfr. L'onorevole in vagone letto, dalla rivista C'era una volta il mondo, 1947, in
Fofi 1980 (a c. di), pp. 218-24 (in part. p. 219). D'altra parte, la versione televisiva della
«COME SI DICE .QUELLA PAROLA? AH/ POMICIARE»: IL SESSO 89
Continuando la nostra elencazione dei doppi sensi: «mi dia uno sguar-
do all'uccello» [Totò a Parigi, 1958]; «sapete perché noi nobili siamo bra-
vi a giocare a biliardo? Perché abbiamo dimistichezza con le palle» [Signo-
ri si nasce, 1960]; «tetta a tetta» 'tète-a-tète' [Aldo Giuffré, in Chi si ferma
è perduto, 1960]; «scorci e parli», detto da Nino Taranto, viene frainteso
da Totò come: «scorci le palle» [Lo smemorato di Collegno, 1962]; l'epi-
teto di «proci» è attribuito a due omosessuali, con facile assonanza osce-
na e con bisticcio con «Traci»; «viva la biga» [Totò e Cleopatra, 1963].
«Tira più un capello di donna/ che una pariglia di buoi», dove capello
sta per 'pelo', nel noto detto osceno qui fortemente castigato. A un grup-
po di donne fuggite al suo ingresso, Totò chiede: «cosa avete visto/ Io spa-
ventapassere?» [Totò d'Arabia, 1965].
stessa scenetta dell'onorevole (in Premo Nobel, episodio del programma Tutto Totò, re-
gia di Daniele D'Anza, 1967), si mostra ulteriormente censurata rispetto all'l':dizione fil-
mica di Totò a colori. Nella scena degli starnuti, infatti (peraltro assente nella versione
teatrale pubblicata in Fofi 1980 [a c. di], pp. 218-24), il film presenta per ben tre volte
il vietatissimo verbo abortire («ha abortito», nel senso di 'lo starnuto si è ritirato'), lad-
dove la versione televisiva sostituisce «s'è strozzato» e, coniando un nuovo derivato,
«s'è ribistrozzato».
VI. «SIGNORI SI NASCE»:
LE FORME AULICHE E ARCAICHE
tutti i film come una sorta di carta di riconoscimento del comico, al pari
delle bazzecole, delle quisquilie e delle pinzillacchere: Animali pazzi,
1939; Figaro qua... Figaro là, 1950; Tototarzan, 1950; Totò sceicco, 1950;
47 morto che parla, 1950; Totò terzo uomo, 1951; Sette ore di guai, 1951;
Totò a colori, 1952; Totò e i re di Roma, 1952; Totò cerca pace, 1954; Totò
all'inferno, 1955; Il coraggio, 1955; La banda degli onesti, 1956; Gambe
d'oro, 1958; La legge è legge, 1958; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959;
I tartassati, 1959; La cambiale, 1959; Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi,
1960; Chi si ferma è perduto, 1960; Tototruffa '62, 1961; I due marescial-
li, 1961; Totò diabolicus, 1962; I due colonnelli, 1962; Il monaco di Mon-
za, 1963; Totò contro il pirata Nero, 1964; Rita, la figlia americana, 1965.
Seguitiamo l'elenco: «io sono d'antica nobiltà/ caro signore// L'ultimo
rampollo d'una prosapia illustre»; «poscia la pecunia» [Fermo con le mani,
1937]; «poscia» è anche in La macchina fotografica, 1954; Letto a tre piaz-
ze, 1960; Il monaco di Monza, 1963; «acme» [La macchina fotografica,
1954]; «siete erronei»; «tacete/ con queste querimonie»; «giammai»; «laon-
de»; «magione»; «menzognero»; «fraudolente»; «cibarie» [San Giovanni de-
collato, 1940]; «<lessa»; «sintetico e olezzante omaggio floreale»; «dispaia»;
«si desìna» e «desinasi» 'si mangia' [Due cuori fra le belve, 1943].
Almeno in due occasioni è esplicita la satira fatta al teatro drammatico
della tradizione (in particolare Shakespeare), mediante l'esasperazione
degli stilemi recitativi tipici del vecchio trombone, tutto enfasi e sospiri:
TOTÒ: Non vi spaventate// I... io non sono che/ un'ombra// U... u ... u ... una lar-
va// Un fantasma gemile/ un passante// Un Romeo/ di passaggio// Anzi/ di
sottopassaggio// Ih ih// Un innamorato errante// Un grido! Un grido solo/
e voi vedete quest'uomo che vi sta dinanzi/ folle/ per avervi/ potuto tur-
bare/ percuotersi/ con autopercosse// (dandosi degli schiaffetti sulla
guancia, tirandosi un orecchio, emettendo dei gridolinz) Ah ah ah// Eh
sparire// Nel buio! Per sempre! Sì!
LAURA: Ma insomma/ si può sapere chi siete?! Che cosa volete!
TOTÒ: Chi... chi... chi lo sa// No ... non lo so// Comunque/ non vi adombrate//
Forse/ voglio morire vicino a voi// Così/ senza un lamento// In una notte
da brivido// (s'avvertono un lampo e un tuono) Il tampino! Co ... con le
suole di gomma// Sì// E il cuore ... [... ] A prescindere// Pensate a me// Pri-
ma/ e dopo il pasto// [Due cuori fra le belve, 1943].
capo ufficio, direttamente ispirato al Giulio Cesare, sia nel delizioso duet-
to con Lia Zoppelli (che Totò cerca di sedurre soltanto perché sorella del
presidente della società da cui rischia di essere licenziato), ispirato a Ro-
meo e Giulietta:
ANTONIO: Ride/ delle cicatrici/ chi non ha mai provato una ferita// Ma piano!
Quale luce/ vedo da quel balcone? Quella finestra è l'oriente! E Giulietta/
è la promozione// (urlando) Giulietta! Giulietta! (fischia) Giulié!
GIULIA: È Romeo!
ANTONIO: Deh/ Giulietta! Calami/ la scaletta!
GIULIA: Siedi piuttosto// E non avere fretta!
ANTONIO: Ma dove seder degg'io/ se qui sgabel non v'è?
GIULIA: Siedi su quel pendio/ oppur favella in piè//
ANTONIO: Favellerò di botto// In piedi/ da qui sotto//
GIULIA: Hm! Che cosa domandate?
ANTONIO: Domando se mi amate//
GIULIA: Oh sì/ v'amo! Audace!
ANTONIO: Audax fortuna iuventus!
GIULIA.: Sì/ v'amo! Ma al verone son venuta per dirvi/ di non essere/ impru-
dente// Mio fratello sospetta/ giustamente// E ieri sera più d'un impiega-
to/ ha abbozzato un sorriso d'ironia!
ANTONIO: Non mi importa/ se qualcuno ha già svagato// Voglio solo che pre-
sto/ siate mia!
GIULIA: Mi proponete allor/ d'essere amanti!
ANTONIO: Non siamo i soli// Ce ne sono tanti! Eh!
GIULIA: Ma un giorno/ mi farete vostra sposa?
ANTONIO: Mia sposa! No/ non posso// Come oso?! Sposare voi/ un umile im-
piegato morto di fame/ e sempre squattrinato!
GIULIA: Potremmo fare/ qualche sacrificio//
ANTONIO: È meglio farmi fare capuffìcio// A cuoppo cupo/ poco pepe capa//
Dico ... eh?
GIULIA: Il vostro amore/ allora/ è interessato!
ANTONIO: Giulietta mia/ che dici?! Hai equivocato! Io t'amo in ogni modo! E
tu lo sai//
GIULIA: Questo amore/ può metterci nei guai!
ANTONIO: Non importa! Io ti darò il mio cuore!
GIULIA: È troppo poco/ per un grande amore// Oltra al cuore/ io voglio tutto
il resto//
ANTONIO: Pure le frattaglie?! Dimmi/ io faccio presto// (aprendosi la veste sul
petto) Ciappa!
FRATELLO: Giulia!
94 LA LINGUA IN GIOCO
«Fantesca» [Il ratto delle Sabine, 1945; Totò a colori, 1952; L'uomo, la
bestia e la virtù, 1953]; l'uccisione della cameriera è dunque un «infante-
«SIGNORI SI NASCE»: LE FOR.l\>IE AULICHE E ARCAICHE 95
«Fa d'uopo» [San Giovanni decollato, 1940; Totò le Mokò, 1949; Le sei
mogli di Barbablù, 1950; L'uomo, la bestia e la virtù, 1953; Totò e Caro-
lina, 1955; Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962; Totò e Cleopatra, 1963;
I due colonnelli, 1962]; «è d'uopo» [Totò all'inferno, 1955; La banda de-
gli onesti, 1956]; «era d'uopo» [Gambe d'oro, 1958]. Notevole è il fatto
che Totò ricorra non solo alla forma, sempre aulica, più comune (è d'uo-
po) ma anche a quella più rara (fa d'uopo). Quest'espressione è d'ascen-
denza teatrale: «fa d'uopo» si incontra infatti già nella rivista Dei due chi
sarà, 1936 4, e compare anche nella produzione poetica di _de Curtis: «fa
d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso I tra i vostri pari, tra la vostra gen-
te» ('.A livella 5). La battuta dell'Imperatore di Capri sopra citata colpì an-
che due linguisti: Mario Fittoni e Alberto Menarini, che la citarono e la
commentarono in «Lingua Nostra» 6 •
E ancora, sempre tra le forme ricercate: «io declino» 'rifiuto, non pos-
so accettare' [L'imperatore di Capn·, 1949; Totò a colori, 1952;· Che fine
ha fatto Totò Baby?, 1964]; «dianzi» [Totò le Mokò, 1949; Una di quelle,
1953; I tartassati, 1959; Noi duri, 1960; Totò, Peppino e... la dolce vita,
1961]; «oriuolo» 'orologio'; «batterommi» [Totò le Mokò, 1949]; «stupisci!»
'meravìgliati', usato come interiezione; «per me sono cose cognite» [Totò
cerca moglie, 1950]; «tampoco» [Figaro qua... Figaro là, 1950; Guardie e
ladri, 1951; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; «di dove sono eglino?»
[Tototarzan, 19501; «costui», «sponsali», «ingerenze editoriali», «opino» [Le
sei mogli di Barbablù, 1950]; «contare» 'raccontare' [Le sei mogli di Bar-
bablù, 1950]; «poffarbacco» [Totò sceicco, 1950; Totò all'inferno, 1955];
«famiglio melenso», detto da Totò al cameriere; «fedifraga»; «trapassai/ de-
funsi/ decessi»; «perniciosa>,, «svélati», «palésati», «sodalizio», «femina,, [47
morto che parla, 1950]; obliare compare in 47 morto che parla, 1950; La
macchina fotografica, 1954; Totò d'Arabia, 1965; «lei è pervicace»; « adi-
re» [Sette ore di guai, 1951]; «villico» [Seite ore di guai, 1951; Totò a co-
lori, 1952].
Questi sono i lemmi appartenenti al registro molto elevato in Totò a
colori, 1952, esclusi quelli già citati sopra: abituro, baldanza, combutta,
concupire, cortigiano, epopea, flebile, furtare, fustigare, indulgere, le-
stofante, lustro, marrano, musico, nicchiare, paesucolo, sicumera, to-
sto, zelante. Combutta è anche in Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956; nic-
chiare 'essere titubante' è anche in Gambe d'oro, 1958, Totò contro Ma-
ciste, 1962 e Totò diabolicus, 1962; marrano è anche in Totò a Parigi,
1958 e in Chi si ferma è perduto, 1960; tosto 'subito' è anche in Letto a tre
piazze, 1960; abituro è anche in Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960; si-
cumera è anche in Totò diabolicus, 1962.
Più brani mostrano il tipico ricorso del potere politico alla retorica, co-
me nel passo seguente, reso comico mediante la stonata metafora del ce-
mento armato: «Non infrangere/ non vilipendere l'integerrima categoria
di coloro/ che anche sua eccellenza Togni/ nel suo ultimo disorso ha det-
to/ che sono/ la struttura della patria// Il cemento armato della nazione»
[Totò·e i re di Roma, 1952] 7 •
E ancora: «in tal modo/ o in tal guisa// Tanto è l'istesso» [Totò e le don-
ne, 1952]; «in tale guisa» è anche in Gli onorevoli, 1963; «lei si adonta»;
«tutte queste adonterie» (detto da Peppino); «non eccepisco» [Totò e le
donne, 1952); «sei agnostica», rivolto all'amante, per dirle che non capi-
sce niente; «agnosticismo incredulare» [L'uomo, la bestia e la virtù,
1953]; «codesto»; «fronzuti»; «pertinace» [Totò e Carolina, 1955]; «io sono
autarchico», intendendo 'non mi voglio sposare' [Totò all'inferno, 1955);
«non conosco l'ubicazione»; «sempre nell'ombra grigia di un'esistenza
grama>>; «teutonici» 'tedeschi'; di una bottiglia di spumante si dice: «la-
sciamola assiderare» 'raffreddare' [Siamo uomini o caporali, 1955].
Anche quando non si tratta propriamente di forme auliche, Totò pre-
ferisce talvolta, a scopo umoristico, perifrasi ricercate a termini comuni:
«uomo marino» 'marinaio' [L'imperatore di Capri, 1949]; «liquido acqua-
tico» 'acqua' [I soliti ignoti, 1958).
Citiamo adesso due brani che esemplificano, in certo qual modo, il
registro della lingua scritta, più che recitata, molto formale. Il primo
esempio è tratto da Siamo uomini o caporali, 1955, film che, com'è ·no-
to, è tratto dal libro omonimo scritto (tra gli altri) da Antonio de Curtis
(cfr. Totò 1952):
al parlato 8 • In più, nel consueto gioco prismatico delle allusioni e delle de-
risioni, si noti come lo sfoggio dei tropi (soprattutto le terne, appunto) fos-
se una delle caratteristiche della retorica mussoliniana. E Mussolini, il ca-
porale vessatore per antonomasia, è il costante bersaglio di Paolo Stoppa
nelle caratterizzazioni di tutti i caporali del film Siamo uomini o caporali:
mani sui fianchi, petto all'infuori, gambe divaricate, voce sostenuta...
Il secondo esempio, stavolta manifestamente scritto (si tratta infatti di
una lettera letta nella prima parte da Totò, che ne è anche l'autore, e nel-
la seconda da Vittorio De Sica, che ne è il destinatario), ha chiare ambi-
zioni auliche, anche se con qualche caduta nell'italiano popolare («pelu-
ria» per «penuria», «appergono» 'albergano'?), è ricco di figure retoriche
(anadiplosi, dittologie sinonimiche9), di latinismi («audito») e di stereotipi
(«un male che non perdona», «adorata. mamma», «letto di dolore»):
ne della frase precedente: «era rivolta a me// A me che impotente•. La dittologia sino-
nimica è l'uso in coppia di sinonimi a scopo puramente esornativo: «mi struggo e mi
macero».
<<SIGNORI SI NASCE»: LE FORME AULICHE E ARCAJCHE 99
w Sul tema dello sdoppiamento cfr. almeno Cresti 1982, Guarini 1991 (a c. di), Per-
rane 1996, Bispuri 1997, Anile 1997 e 1998, Romeo 1998a, b.
100 LA UNGUA IN GIOCO
Una sola volta, forse, Totò al cinema parla così come avrebbe parlato An-
tonio de Curtis. Si tratta, fuori d'enfasi, di uno dei brani più poetici della
storia del cinema italiano, inserito in uno dei suoi film peggiori. È la pre-
ghiera del clown (recitata da Totò alla fine dello spettacolo circense e trat-
ta da Il più comico spettacolo del mondo, 1953), nata non sappiamo (e
poco importa) se dalla penna di de Curtis o da quella di qualche sceneg-
giatore, ma adattata perfettamente al grande clown Totò:
Noi ti ringraziamo/ nostro buon protettore// Per averci dato anche oggi la for-
za/ di fare il più bello spettacolo del mondo// Tu che proteggi uomini/ animali/
e baracconi/ tu che rendi i leoni docili come gli uomini/ e gli uomini coraggio-
si come leoni/ tu che ogni sera/ presti agli acrobati/ le ali degli angeli/ fa che
sulla nostra mensa/ non venga mai a mancare/ pane/ ed applausi// Noi ti chie-
diamo protezione// Ma se non ne fossimo degni/ se qualche disgrazia dovesse
accaderci/ fa' che awenga dopo lo spettacolo// Ed in ogni caso/ ricordati di sal-
vare/ prima le bestie/ e i bambini// Tu che permetti ai nani/ e ai giganti/ di es-
sere ugualmente felici// Tu che sei la vera/ l'unica rete dei nostri pericolosi
esercizi/ fa' che in nessun momento della nostra vita/ venga a mancarci/ una
tenda/ una pista/ e un riflettore// Guardaci dalle unghie delle nostre donne/
che da quelle delle tigri/ ci guardiamo noi// Dacci ancora la forza/ di far ridere
gli uomini// Di sopportare serenamente le loro assordanti risate/ e lascia pure/
che essi ci credano felici// Più ho voglia di piangere/ e più gli uomini si diver-
tono// Ma non importa// Io li perdono// Un po' perché essi non sanno// Un po'
per amor tuo/ e un po' perché hanno pagato il biglietto// Se le mie buffonate
servono ad alleviare le loro pene/ rendi pure questa mia faccia ancora più ridi-
cola// Ma aiutami a portarla in giro/ con disinvoltura// C'è tanta gente/ che si di-
verte a far piangere l'umanità// Noi/ dobbiamo soffrire/ per divertirla// Manda/
se puoi/ qualcuno/ su questo mondo/ capace di far ridere me/ come io faccio
ridere gli altri//.
VII. CANTA CHE TI PASSA:
TOTÒ E L'OPERA LIRICA
1 Il personaggio Totò, in alcuni film, è il «poveraccio che non tanto suona quanto vi-
cora che il ridicolo dell'aulicità fuor di luogo, la aulicità stessa di certi ele-
menti lessicali, che per l'innanzi, se noti, rischiavano di essere adoperati in
contesti che non li esigevano affatto» 2 •
Il ricorso al linguaggio operistico si può riscontrare già nei titoli di alcu-
ni spettacoli con Totò (tale abitudine non fa che confermare la popolarità
del linguaggio d'opera fino alla metà del ventesimo secolo): Se quell'evaso
io fossi, 1933 (dall'Aida di Verdi: «Se quel guerrier io fossi»); Se fossi un
Don Giovanni, 1938 (che fa il verso all'intero capolavoro mozartiano, con
gli stessi personaggi e con tanto di parodia della celebre serenata «Deh vie-
ni alla finestra») 3; Ma se ci toccano nel nostro debole, 1947 (che richiama
i versi della cavatina di Rosina in Il barbiere di Siviglia di Rossini). In La
vergine di Budda, 1932, infine, viene citata quasi alla lettera una battuta di
La traviata: «questa donna conoscete? [... ] Quel che fece lo sapete?»4.
Nei film, l'esempio operistico più esplicito è senz'altro Figaro qua... Fi-
garo là, 1950, parodia di Il barbiere di Siviglia di Rossini (all'inizio del
film vengono citati interi versi del libretto e la musica è quasi esclusiva-
mente tratta dal Barbiere).
La parodia del direttore d'orchestra e del compositore è presente al-
meno in Fermo con le mani, 1937; San Giovanni decollato, 1940; L'alle-
gro fantasma, 1941; I pompieri di Viggiù, 1949; Totò le Mokò, 1949; Totò
a colori, 1952; Rita, la figlia americana, 1965 (altre volte Totò si finge
contrabbassista: Totò a colori, 1952 dove suona anche il violino; Totò al-
l'inferno, 1955; Totò di notte n. I, 1962).
In Totò a colori, 1952, i riferimenti musicali sono numerosi e vengono
citati Verdi, Rossini (la cui ouverture di La gazza ladra è suonata da una
«bandaccia di paese»), Donizetti, Wagner. Ciacoschi (così pronunciato) e
Chopin (pronunciato «Sciòpen»), oltreché gli editori musicali Ricordi e
Sonzogno, parodiati in «Tiscordi» e «Zozzogno».
Ma veniamo ora alle citazioni operistiche propriamente dette: «se quel
baron io fossi», citazione da Aida [Animali pazzi, 1939]. Un pezzetto del-
l'ouverture di La gazza ladra di «Giuseppe Rossini» (sic) viene storpiato
in San Giovanni decollato, 1940. La trama di Fifa e arena, 1948, non po-
teva non rimandare alla Carmen di Bizet, che infatti compare nella colon-
2 De Mauro [ 1963] 1993, p. 122. Sulla popolarità del melodramma cfr. anche Sorlin
1996, p. 122 .
.~ Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 94.
• Cfr. Fofi 1980 (a c. di), p. 46.
CANTA CHE TI PASSA: TOTÒ E L'OPERA LIRICA 103
Gli stereotipi linguistici, ovvero tutti quei modi di dire che, per l'abu-
so, si svuotano di significato, sono presi di mira in più occasioni da Totò,
che ne distrugge l'automatismo e l'uso irriflesso, o perché li dissemina a
sproposito, del tutto decontestualizzati, o perché li deforma in vario mo-
do (come si vedrà nei capitoli dedicati ai giochi linguistici) 1 • Certe espres-
sioni fanno parte di quelle formule di riconoscimento tipiche dell'attore,
come una sorta di firma dei suoi film. Vediamone alcune: «quando c'è la
salute» [cfr. almeno Le sei mogli di Barbablù, 1950] o «pensa alla salute»
[almeno in Una di quelle, 1953; Totò, Peppino e... la malafemmina,
1956; Gambe d'oro, 1958] ricorrono quasi in ogni film, spesso dopo un'e-
numerazione di malattie. «Quando c'è la salute» è talmente proprio di
Totò, anche a teatro, che lo incontriamo addirittura nel primo cinegiorna-
le Cines (1932) interpretato da Antonio de Curtis, nei panni di un Totò
aspirante nuovo Rodolfo Valentino 2 •
Un'altra serie di modi di dire è quella che segue lo schema X si nasce
non si diventa: «calzolaio si nasce! Non si diventa!» [San Giovanni de-
collato, 1940]; «caporale si nasce// Non si diventa» [Siamo uomini o ca-
porali, 1955]; «portiere si nasce/ non .si diventa» [La banda degli onesti,
1956]; «ladro si nasce/ non si diventa// Facchino/ si diventa» [Che fine ha
fatto Iòtò Baby?, 1964]; senza la conclusione del «non si diventa» si ha poi
il sublime: «signori si nasce// E io lo nacqui/ modestamente» [Signori si
nasce, 1960].
Il vezzo linguistico forse più ricorrente è «a prescindere», nella mag-
gior parte dei casi detto del tutto a sproposito [San Giovanni decollato,
1940; Due cuori.fra le belve, 1943; Il ratto delle Sabine, 1945; I due or-
fanelli, 1947; Fifa e arena, 1948; L'imperatore di Capri, 1949; Totò a co-
lori, 1952; Totò all'inferno, 1955; Iòtò lascia o raddoppia?, 1956; Iòto-
1 Sulla lingua di plastica, appunto la lingua rigida e irriflessa degli stereotipi, cfr. Ca-
tnr;ffa '62, 1961; Totò contro il pirata Nero, 1964]. Ricordiamo che, tanta
era la celebrità di quest'espressione (nata a teatro e, probabilmente, presa
in prestito da Petrolini 3), che l'ultima rivista interpretata da Totò a teatro
si intitola proprio A prescindere, 1956. In un brano molto significativo
tratto da quello spettacolo, si raccolgono in versi alcuni dei modi di dire
più famosi di 1btò:
A prescindere!
Dolcissimo segreto
che mai non fu svelato,
cos'è questo «A prescindere!»
che abbacina, che allucina?...
È forse il carme igno.to
di un vate sconsolato?
Cos'è questo «A prescindere!»,
che mai vuol dir? Non so!
Vuol dir
che il sole eternamente sorge
nel ciel?...
Vuol dir
che il cuore eternamente batte? ...
Che bel?
La Sfinge, interpellata,
rimase tramortita,
poi disse, scocciatissima:
«Chiedetelo a Totò!»
È un rebus a sorpresa?
È un coro a bocca chiusa?
Cos'è questo «A prescindere!»
che fulmina,
che illumina?
È il sogno di un cinese?
È l'urlo di un tifoso?
Quisquilie! Pinzellacchere?
Che mai nasconde in sé?
Vuol dir
che c'è un rimedio ad ogni male?
Nel libro Siamo uomini o caporali?, Totò dichiara l'origine teatrale cli
molte sue tipiche espressioni (tra cui «a prescindere»), tutte usate asco-
po, sl, umoristico, ma, stando alle sue parole, partendo sempre dall'os-
servazione diretta di personaggi reali, nell'intento di «rifare il verso a mo-
di di dire ormai invalsi nell'uso comune e adoperati, spesso, da molte
persone con un certo tal tono di saccenteria e di prosopopea: "A pescin-
dere ... ", ''.Apoteosi", "Cç)Inunque ... ", "Io sono un uomo di mondo ... "»;_
Totò insomma si sentiva non meno realista che umorista, nell'osservazio-
ne e nell'imitazione quasi ossessiva delle altrui caratteristiche, in una sor-
ta di «mania» che lo stesso attore chiamava «il complesso dei fratelli sia-
mesi»:
Non appena noto un tipo che mi colpisce per alcune caratteristiche, mi sem-
hra che un fluido mi leghi a lui, per cui... divt:nto l'altra parte dell'individuo
che osservo; mi unisco attraverso un ideale cordone ombelicale alla sua per-
sonalità, ai suoi gesti, alla sua maniera di esprimersi. Divento un suo duplica-
to; mi lego a lui, vivo metà della sua vita, - infine costituisco, con lui, un'idea-
le coppia di gemelli [... ) . Ho prelevato il materiale da studiare, da viviseziona-
re e da trasferire su un piano caricaturale, sempre e direttamente dalla realtà.
E, in questo senso, potrei anch'io vantare dei meriti neorealistici... Molti dei
«tipi» da me riprodotti sulla scena il ho incontrati in qualche strada di Roma e
di altre città[ ... ). Secondo me, l'umorismo è la rappresentazione, filtrata attra-
verso la propria sensibilità, degli uomini nei loro difetti, nelle loro manchevo-
lezze, nelle loro vanaglorie. Cerco di cogliere l'aspetto ridicolo e lo ritraggo
con la mutevolezza del mio viso e le possibilità acrobatiche del mio fisico, al-
lo stesso modo che Onorato o De Seta, con la loro matita, tracciano, su un fo-
glio da disegno, la caricatura di una persona, esasperandone i tratti, pur ri-
spettando, nelr sostanza, le linee del volto. Come se avessi a mia disposizio-
ne della creta, posso formare, in pochi secondi, sul mio volto, l'espressione
corrucciata del dittatore, stupefatta dello sciocco, impaurita del debole, auda-
ce e avida del dongiovanni, istericamente ghignante del gagarello vanitoso, im-
bronciata o civettuola del bambino, pseudomisteriosa dell'uomo che si ritiene
depositario dei segreti di Pulcinella. Interpreto gli uomini a mio modo, è vero;
ma tento di riprodurre, con la maggiore fedeltà possibile, lembi di vita auten-
tica, aspetti sentimentali, cristi e lieti, di tutti i giorni 6.
IX. l. «Lei non sa chi sono io»: il frasario del borghese frustrato
Chi ha paura di non emergere per le proprie qualità cerca a tutti i co-
sti di stabilire le distanze e di ribadire la propria posizione sociale; la fra-
se emblematica è, in questi casi, «lei non sa chi sono io!» [Rita, la figlia
americana, 1965], o simili: «ma vi siete dimendigati chi sono io? Lo ave-
te dimendigato chi sono? Io sono un genio!»; «lei non sa con chi sta par-
lando!»; «chi sono io? Eheh// Lo vedrete/ chi sono io»; «finalmènde/ hai
capito/ chi sono io/ eh?» [Totò a colori, 1952].
1 Cfr. Valeri 1951. Si ricordi che la celebre parodia della «signorina snob», creata da
Franca Valeri perJa trasmissione radiofonica Zig-zag, 1950, e da lì acquisita dal cinema
e poi dalla televisione in tante gag interpretate dalla stessa Valeri, è stata influenzata di-
rettamente dall'analoga figura della «signorina Memè», nata dalle penne del periodico
satirico «Marc'Aurelio» già negli anni Quaranta (cfr. Medici 1951 e Chiesa 1974 [a c. di],
pp. 263-64). Si conferma così, ancora una volta, lo stretto rapporto tra stampa umori-
stico-satirica, radio, varietà e cinema comico, già commentato nell'introduzione.
110 LA LINGUA IN GIOCO
«Dove passo io/ non cresce più nemmeno un filo d'erba// Lo sai chi so-
no io? Sono come Attilia (sic]» [Risate di gioia, 1960).
Altro pezzo forte del formulario della frustrazione borghese è «badi
come parla»: «ma badate come parlate voi/ egregio signore!» [Totò a colo-
ri, 1952]; della deformazione «parli come badi» [Totò a colori, 1952; Sia-
mo uomini o caporali, 1955; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959) si
parlerà a proposito dei giochi linguistici (XX.2).
Su questa stessa linea è la tendenza di Totò ad abusare, a scopo umo-
ristico, dei titoli onorifici o di carica, in primis «commendatore» e «mare-
sciallo». Abbiamo appena visto, in Totò a colori, il gioco costruito su ma-
resciallo (nato dal fraintendimento tra esercito verbo e sostantivo). In
particolare, in molti film, Totò, applicando una sorta di meccanismo ico-
nico al potere sociale (persona di notevoli dimensioni = carica importan-
te), finge di crucciarsi perché un personaggio di corporatura robusta non
è stato fatto maresciallo, o commendatore, usando espressioni del tipo:
licus, 1962]. Sono qui parodiati, dunque, tutti coloro che cercano di farsi
valere a suon di titoli, di credenziali e di raccomandazioni, consci delle
proprie scarse capacità reali.
Il gergo snob, come tutti i gerghi, fa della lingua (più o meno defor-
mata, nel significante e nel significato, rispetto all'uso medio) un biglietto
d'ingresso in un gruppo chiuso. Chi non parla la lingua del clan è emargi-
nato. Uno dei vezzi del gergo snob, almeno fino a qualche anno fa, consi-
steva nel troncare le parole («matusa,, 'matusalemme: vecchio, genitore';
«rimba,, 'rimbambito'). Totò, nei testi teatrali, ci dà un piccolo assaggio di
questa abitudine: in Quando meno te l'aspetti, 1940 (scena del gagà e del-
la signora, con Totò e Anna Magnani), una gustosa parodia del linguaggio
snob si basa soprattutto sulle parole troncate (con il bel gioco linguistico
che ne deriva: parlare a metà... no? ~ a metano ~ a gassogeno):
2 In Fofì 1980 (a c. di), p. 125. Anche la figura del «gagà» è stata presa in prestito da
numerosissime vignette del «Marc'Aurelio» (cfr. Chiesa 1974 [a c. di], pp. 10, 91, 100,
115 et passim).
114 LA LINGUA IN GIOCO
MARFA: Ci fu del tenero fra noi... allora dicevo il tele ... la bici...
GAGÀ: Che?...
MARFA: Parlavo a metà ... no?
GAGÀ: Già ... a metano ... Ma adesso non c'è nemmeno più quello!. .. ·1
Un altro intervento dei gerghi sulla lingua standard consiste nel costi-
tuire un bagaglio di parole chiave usate fuori dal senso comune in cui so-
no generalmente impiegate nel parlato e nello scritto ordinari: un esem-
pio significativo si ha nell'iterato uso enfatico dell'aggettivo enorme (cin-
que occorrenze), affettatamente ricondotto al suo etimo originario ('ecce-
zionale, fuori dalla norma'), in Totò a colori, 1952: «sénti/ è il tipo più
enorme/ di tutti i tipi formidabili che ho mai conosciuto».
Carissimi agli snob, tuttora, sono certi usi allocutivi pseudoamichevoli
(carissimo, cheri, darling, tesoro), spesso al diminutivo, che diventano
veri e propri intercalari di casta; anche quest'uso è acutamente immorta-
lato in Totò a colori: stella, por stelìn, gioia, ciccetti, ninni, nanni,
nanìn. Un sintagma molto amato èfare + nome o aggettivo 'seguire la
moda propria di': «non fa Dado»; «fa Capri»; «fa molto Gange»; «fa molto
Gilda»; «fa molto Luchino»; «fa più fino».,.
Vediamo un brano emblematico di Totò a colori, recitato da Franca Va-
leri, con buona parte degli snobismi linguistici più significativi:
(al telefono) Sì? Maria Giorgia! Che gioia! Stella/ da dove mi piovi? Ma no! Dal-
le Baleari// Che béllo! Sénti/ gli indigeni son simpatici? Sì? Sì? Carini/ stella//
Sénti/ perché non fai un salto in lungo/ e vieni fin qua? Sì// Sénti... Ma cosa/ sei
stanca! TI preparo un bel bagno caldo// Sì// Con dòccia finlandese/ natural-
mente// Sì// Ti faccio fustigare/ con rami di betulla dai nostri maschioni// Ti va?
Sì// Brava/ stella// Sì// Sì/ gioia// Sì? Sénti/ io son qua/ nel solito abituro paterno//
Sì// Eh/ cosa vuoi/ è una cosa tranquilla/ qualunque// Sì// Non c'è niente di stra-
no// C'è la Patrizia/ che è ,una ragazza piuttosto béne// Sai/ non è nobile/ però
ha il cane SCQZZese// Sì// Uh/ guarda! C'è la Poppy/ che si sta allenando per non
mettere i malleoli// Sì// È fidanzatissima col Poldo/ che sta flirtacchiando con
un'altra/ più o meno// Sì// Non ti dico/ lei/ se la spassa da morire// Ah/ a pro-
posito// Abbiamo un francesone// Che béllo! Ce l'hanno mandato da Cape
d'Antibes// Tipo molto Napoleòn// È così semplice/ sai? Si veste in un modo
talmente tranquillo/ por stelìn// Sénto che qualcuno mi sta facéndo una sor-
presa// (a Tojfi che le si è avvicinato) Brutto! Sì// È il Tofin stelìn// Lo sai chi è?
Sì// Adesso te lo passo// (a To.ffi) Di' ciao alla Maria Giorgia/ su!
Simile, per certi aspetti, all'umorismo sul gergo è la parodia che Totò
fa dell'abuso di tecnicismi 1 • Uno dei primi esempi si incontra nel brano
del ciabattino in San Giovanni decollato, 1940, con continuo passaggio
da tecnicismi autentici a parole deformate, dal livello letterario a quello
popolare, dall'italiano, al napoletano, al veneto, al latino, dal «ciabattine-
sco» al chimico-farmacologico, dal registro formale al colloquiale:
AGOSTINO (Totò): (al calzolaio, che rivendica ventotto lire per un paio di
scarpe) Menzoniero! Queste sono scarpe da fiera!
CALZOLAIO: Da fiera!
AGOSTINO: Da fiera! (ride) Degne di... sette lire/ sei e cinquanta al massimo//
CALZOLAIO: Sei e cinquanta!
AGOSTINO: Sì/ sì/ sì//
CALZOLAIO: Ma che ne capite voi/ signor mio?
AGOSTINO: Che ne capisco io?!
CALZOLAIO: Eh//
AGOSTINO: Come/ che ne capisco io! O mamma! Che ne capisco io! (riden-
do, togliendosi i guanti e strappando la scarpa di ma,no al calzolaio)
Dai qua! In primis/ et antimonio/ una scarpa fine si fa di capretto/ o di vi-
tellino di latte//
CAIZOLAIO: Perché/ questo qua che cos'è?
AGOSTINO: Questo qua che cos'è? Ah ah! Questa è la madre/ del vitello//
Chiamata volgarmente/ vacchetta//
NONNO: Che professore!
AGOSTINO: Secondis// Questa tinta/ è fatta col vitriuolo!
CALZOLAIO: No//
AGOSTINO: Sì! sì! Vitriuolo// E difatti/ un signore/ appena sopra/ vi poggia/ il
dito/ del pipistrello della mano/ se lo ... se lo sporca// Se lo anilifica// (mo-
strando il dito) Guarda// Terzis// Terzis/ questa suola/ non è battuta a do-
vere// E difatti/ dopo un giorno/ o due/ di marcia/ o di camminamento a
piedi/ mette fuori la lingua/_come un cane da caccia// Ancora due parole//
'In questo campo, è evidente l'influenza di Petrolini (cfr. Romeo 1998b, pp. 90-91).
118 LA LINGUA IN GIOCO
Non ho finito verbo// Gli elastici/ sono di cotone// E non di seta! E perciò
cedono// Vedi// Vedi/ che cedono// La tremezza/ è usata/ fraudolente// I
punti di questo guardione/ sono dati con la zappa/ e non con la lesina//
Dico/ lesina// Ed infine/ mio caro amico/ le solette interne/ guarda/
CAJ.ZOLAIO: Piano!
AGOSTINO: Che piano! Sono di cartone/ e non di pelle//
FIGLIA: Papà!
GENERO: Professore!
AGOSTINO: Perciò/ mio carissimo signor ciabattino/ queste scarpe sono da fie-
ra// Sei e cinquanta// E se non sapete fare il calzolaio/ andate a fare il far-
macista! Che è meglio! Rimembris/ omrlibus// Cioè/ ricordati/ uomo// Che
calzolaio si nasce! Non si diventa! Ah ah! Ostregheta!
La scimmia/ non è proprio una bestia del regno animale// Ma bensì/ una meta-
morfosi vulcanica/ dell'umanità integerrima// La paratomia dell'uomo sintetico/
è una sintesi delle cellule umanitarie/ che/ a prescindere dalla corpulenza ana-
tomica maschile/ escludendo ben inteso la parte addominale delle mucose lo-
giche/ abbiamo il nervo simpatico/ che soffre d'antipatia e simpatia// Così/ che/
calcolando/ la distanza epidermica/ fra/ l'uomo e il gorilla/ assistiamo/ al caso
specifico/ della vostra perfetta rassomiglianza/ con lo scimpanzé// È chiaro?
Nel medesimo film, si incontra un altro brano tipico, più che del lin-
guaggio tecnico, del parlar difficile: «ogni fiore ha il suo linguaggio lingui-
stico// Ed è appunto attraverso questo suo linguaggio/ che il cuore si
esprime con la eco del suo linguaggio enigmistico// È chiaro?». Proprio per
il piacere di deridere la difficoltà fine a sé stessa, enigmistico è un aggetti-
vo assai caro a Totò: cfr. anche «settimino enigmistico» [Le sei mogli di
Barbablù, 1950].
Tra gli altri tecnicismi, quasi tutti d'ambito medico, si ricordano: «duo-
dene// Pancreas» (con cambio di desinenza: «duodene» per «duodeno»);
«mi saponificano» [Totò cerca moglie, 1950]; «artritismo deformante»
[Guardie e ladri, 1951]; «podagra» e «colicistite» [Totò a colori, 1952]; «ba-
se cranica» [Totò e Carolina, 1955]; «malleolo del cervello» [Siamo uomi-
ni o caporali, 1955]; «azione antibatterica dell'antibiotico pennicillinico»
[Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; «glandole salivari» [I ladri, 1959].
«HAI CAPITO? NO// E NEAI'ICHE IO»: TECNICISMI E BUROCRATISMI 119
GENNARO (1btò): Con questo capello che abbiamo trovato sulla sterlina/ noi
siamo sicuri/ col nostro metodo/ di acciuffare/ il complice di Castagnato//
LANOCELLA (Enzo Turco): E come?
GENNARO: È chiaro/ che questo capello è di sesso maschile? Osservi// Dico
bene?
UOMO DELLA SCIENTIFICA: Sì/ sì//
GENNARO: Bene dico// Bene detto// Cosa facciamo? Prendiamo una capella//
UOMO DELLA SCIENTIFICA e LANOCELLA: Una capella?!
GENNARO: Una capella/ di sesso femminile// Esatto// Li uniamo// E li lasciamo
soli/ in un ambiente ben riscaldato// Se i capelli/ tra di loro simpatizzano/
Già più volte, negli esempi citati, ci siamo imbattuti in alcuni perso-
naggi dal nome assai bizzarro, o perché insolito, o perché deformato ri-
spetto a nomi reali («Tiscordi» e «Zozzogno» in Totò a colori, 1952), o per-
ché consente un facile doppio senso («Trombetta» e «Bocca», sempre in
Totò a colon). In realtà basta scorrere l'intera filmografia di Totò, per ren-
dersi conto che quasi ogni film annovera almeno un personaggio il cui
nome innesca il meccanismo umoristico. L'onomastica ha, fin dalle origi-
ni del teatro comico, un ruolo centrale nell'elaborazione dei soggetti, co-
sì come abbiamo letto nelle testimonianze secentesche di Andrea Perruc-
ci citate nell'introduzione 1.
1 Sull'antroponomastica cfr. Caffarelli 1996, che dedica anche qualche pagina al ci-
XI.2. Dimmi come ti chiami e .ti dirò chi sei: il nomen omen
Anche quella del nomen amen (o «nome parlante», ovvero del nome o
del cognome anagrafici che sembrano preannunciare qualità o difetti pro-
pri del personaggio, in un meccanismo analogico inverso a quello del so-
prannome, che viene invece attribuito sulla base di quelle stesse qualità le
quali, in questo caso, determinano dunque il nome fittizio, anziché esser-
ne conseguenza) è una tecnica assai impiegata dal teatro e dal cinema co-
mici. Oggi non se ne hanno più molte tracce, anche se, in un recente fil-
mato pubblicitario, si incontra il cognome «Boccasana», utilizzato per pro-
pagandare un farmaco contro il mal di gola.
a colori sono assai precise: si equivalgono almeno la colonna sonora, l'attore che fa il
primo snob (Galeazzo Benti), il nome dell'albergo («Quisisana»), la s interdentale e
qualche nome proprio («Pupetto»).
«QUESTO NOME NON MI È NUOVo»: A.1"TROPONIMI E TOPONIMI 125
Tra i primi esempi di nomen amen nei film di Totò citiamo «il notaio
Pensabene/ dice lui» [L'allegro fantasma, 1941]. «Aristide Tromboni» è il
capocomico interpretato da Totò [Il ratto delle Sabine, 1945]. «Bellavista»
è il cognome di una famiglia di miopi [Totò cerca moglie, 1950]. «Antonio
della Buffas» sembra in effetti rimandare al buffissimo comportamento di
Totò in Tototarzan, 1950, oltreché ricordare il non amato futuro genero
di Totò, il produttore Gianni Buffardi. Per antifrasi, «Ricordi» diventa «Ti-
scordi», che è nomen amen in quanto l'editore non fa che scordare o
ignorare le ripetute spedizioni dell'opera del maestro Antonio Scannagat-
ti. «Antonio Guardalavecchia» e «Peppino Colabona» sono i nomi dei per-
sonaggi interpretati da Totò e da Peppino in Chi si ferma è perduto, 1960,
e giocano sul fatto che Peppino ha una moglie giovane, bellissima e disi-
nibita (ballerina francese), mentre Totò è scontento della propria consor-
te. La defunta moglie di Totò si chiamava «Provvidenza», e quindi Totò di-
ce ai figli che sono «i figli della Provvidenza» [Il monaco di Monza, 1963].
Un manipolo di nomi rimanda all'attività professionale del personag-
gio: «Scorcelletti» (evidentemente da scorcio) è il cognome del pittore in-
terpretato da Totò [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]; Totò si chiama
«Torquato Pezzella» e Fabrizi «Fabio Topponi», in I tartassati, 1959: anche
nei nomi si vuole richiamare il settore tessile, parodiato nel film (pezza e
toppa); Totò, che si spaccia per vigile urbano, si chiama, per l'appunto,
«Urbano Cacace» [Wgile ignoto, 1963], con in più un chiaro riferimento
scatologico.
Anche sui nomi di luogo può operare la tecnica del nomen amen:
«Quisisana» è il nome dell'albergo di Capri, scambiato per un ospedale e
deformato in «Quisimuore» [Totò a colori, 1952].
Tanta è la forza topica del nomen amen, inscindibile dalla tipologia te-
stuale del genere comico, che anche Pier Paolo Pasolini, nei suoi unici
film semicomici, interpretati da Totò, non intende sottrarsi al gioco ono-
mastico e si serve di nomi scelti con grande raffinatezza, per palesare su-
bito il carattere o il destino del personaggio: «Totò Innocenti» e «Grazia
Semplicetti» sono i nomi di Totò e di sua moglie, puri sottoproletari non
infettati dalle ideologie; «Luna» è l'eterea prostituta [Uccellacci e uccelli-
ni, 1966]; «Ciancicato Miao» è il povero e stropicciato Totò; «Crisantema»
è la prima moglie morta; «Assurdina» è la metafisica Silvana Mangano [La
terra vista dalla luna, 1967].
Più raramente si tratta di soprannomi: a un americano Totò si rivolge
con «signor made in Usa». A un tedesco con «signor potenza» [Totò nella
126 LA LINGUA IN GIOCO
L'aspetto più tipico e caratterizzante del nomen ridens appare [... ] in Totò la
convinta interpretazione del nome proprio come nome comune. Il cognome
semanticamente trasparente, insomma, non sì è fissato in una mera etichetta:
agli occhi e all'orecchio di Tarò ha conservato tutto il suo significato etimolo-
gico e chi porta quel nome s'identifica con l'azione, l'oggetto, l'animale, il
comportamento che può spiegare l'origine dell'antico soprannome. L'avan-
spettacolo e la rivista in genere non erano certo estranei a questo procedi-
mento, in cui una delle motivazioni della comicità risiede nel fatto che un in-
terlocutore può comprendere solo il significato letterale, esteriore di un sìgni-
«QUESTO KOME NON MI È NUOVO»: ANTROPONIMI E TOPONIMI 127
ficante, prendere cioè alla lettera ciò che ascolta [... ]; tuttavia in Totò tale
aspetto linguistico assume un carattere insistito e dirompente [... ]: perché mai
un significante così trasparente dovrebbe perdere il suo significato solo per-
ché presentato come cognome? 4
TOTÒ: Io quella sera/ credevo che fosse Domenica// Viceversa non era Do-
menica//
AMILCARE: Era lunedV/
TOTÒ: Ma no/ era domenica//
AMILCARE: E allora?
TOTÒ: Io credevo di sposare Domenica/ invece sposai Carmela//
AMILCARE: Oh/ un momento/ io non capisco niente// Per piacere/ spiegati me-
glio//
TOTÒ: Tutc'ad un tratto/ venne Pecorino/ e mi dice/ "tu/ la sposi domenica"//
Io dissi/ "volentieri"// Ma/ credevo di sposare Domenica//Viceversa/ la do-
menica che andai a sposare Domenica/ non era Domenica// Era Carmela//
E a pensare che era tanto bella/ quella Domenica// Ah/ che brutta dome-
nica/ che fu quella domenica! Ah!
TOTTONS: Lallo!
LUCIO: Oui// Lallo// Et bien?
TOTTONS: Lallo//
LUCIO: Oui/ Lallo// Non ti piace?
TOTTONS: Lucio//
LUCIO: Eh//
TOTTONS: Lucio//
LUCIO: Sì//
TOTIONS: Ma I.allo/
LUCIO: Eh?
TOTIONS: TI sembra più bello di Otello?
LUCIO: Mais naturalement! Fa più coiffeur! Stai tranquillo// Vado a prenderti il
camice//
TOTIONS: !..allo! I.allo!
LUCIO: Lallo/ è una trovata//.
to Totò Baby?, 1964]. Il nome arabo «El Kasser» viene da Totò deformato
in «Alcaseltz» [Totò d'Arabia, 1965]. Il cognome del direttore d'orchestra
«von Karajan» viene deformato da Totò in «von Caricard» e «von Carica-
no»; per celare l'identità di Fabrizio, col quale il maggiordomo sta parlan-
do al telefono, il giovanotto viene presentato a Totò col nome di «Squin-
zetti» (perché la parola che Totò ha sentito al telefono era «squinziette»),
che Totò deforma in «Spalletti», «Stracchino» e «Schizzetto» [Rita, la figlia
americana, 1965]. Ciccio Ingrassia gioca sul nome «Cassio»: «ma che
Cassio vai dicendo?» [Che cosa sono le nuvole, 1968].
Oltreché trasformare un nome proprio in un nome comune, può ac-
cadere anche il processo inverso: sull'omonimia di assunto (participio e
nome proprio) si gioca in Il più comico spettacolo del mondo, 1953:
Quando il regista lascia inalterati i nomi degli attori lo fa per due ragio-
:a., O per una forte esigenza realistica: vuole che il pubblico creda davvero
rlle gli attori interpretino sé stessi, senza intermediazione alcuna. Oppure
;per il motivo opposto: per ridurre l'attore a una maschera; e la maschera,
s sa. non può interpretare altri che sé stessa. Totò in molti film (soprattut-
~ tpclll in cui i registi volevano sfruttarlo come maschera e non come at-
· ~ ma talvolta anche nei film seri) si chiama Totò, Antonio o Antonino:
· ~ con le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; L'allegro fantasma, 1941;
~ cuori fra le belve, 1943; lbtò al giro d'Italia, 1948; L'imperatore di
Hn, 1949; Totò le Mokò, 1949; Totò cerca moglie, 1950; Tototarzan,
- le sei mogli di Barbablù, 1950; Totò sceicco, 1950; 47 morto che
~~ 1950; lbtò terzo uomo, 1951; Sette ore di guai, 1951; Totò a colori,
: ~ 11 pi.ù comico spettacolo del mondo, 1953 (nel quale la volontà rea-
~ . di far credere che il film sia un documentario sul mondo del circo in-
···r." i regista a mantenere alcuni nomi degli attori: Mare, Tonia, May); Totò
, ) ! ~ , 1955; Totò all'inferno, 1955; Siamo uomini o caporali, 1955;
r~ Piovarolo, 1955; La banda degli onesti, 1956; Totò, Peppino
ji..;~ malafemmina, 1956; lbtò, Peppino e i_fuorilegge, 1956; Totò, Peppi-
138 LA LINGUA IN GIOCO
-~à
di luogo («a Tesi»: cfr. XIX.4) [Le sei mogli di Barbablù, 1950] .
.·. nome di Ponte Milvio (Ponte Mollo), a Roma, dà adito a un fa-
.a,è:i!OCt «Ponte Milvio è mollo// Si sta comodi» [Guardie e ladri, 1951].
colori, 1952, il nome del paese campano «Caianello» (talvolta
col dittongo metafonetico «Caianiello») viene deformato in
· hcli6!» e «Copacabana» in «Campa Campana»:
ANTONIO: Da dove?
GIULIA SOFIA: Copacabana//
LEOPOLDO: Eh ... Copacabana//
ANTONIO: Che Campa Campana! Io vengo da Caianiello//
GIULIA SOFIA: <Caianiello?! Dov'è>?
LEOPOLDO: <Ehm> ...
ANTONIO: Caianiello dov'è?
GIULIA SOFIA: Eh//
ANTONIO: Eh ... Teano/ Frosinone/ <Sparanise/ Roma>//
LEOPOLDO: <No ... (sussurrando ad Antonio) (Che dici]>?
POPPY: <No/ honey// No// Caienna/ hello!
LEOPOLDO: Hello! <Hello>!
ANTONIO: <Ohé> !
GIULIA SOFIA: <Ah/ Caienna> ! Bagno penale! <Che diverténte> !
LEOPOLDO: <Eh/ sì>//
ANTONIO: Ma che bagno penale? Caianiello// <Oh>//
LEOPOLDO: <No>// Come turista//.
st.i, 1956]. «Corea» sta per «correa» [Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957].
«Desolato» è interpretato come «de Solato», dove «Solato» è il nome di un
paese; «devo fare un salto a Digione», detto da Sylva Koscina, è frainteso
da Totò come «fare un salto a digiuno» e, subito dopo, giocando anche
con la polisemia di saltare 'fare un salto/fare a meno di': «salto i pasti/ ma
il salto a digiuno non lo faccio»; all'espressione «abiti d'ogni epoca e fog-
gia», Totò crede che degli abiti siano di Foggia, e dice: «un abito di questi
fuggiaschi», generando così un doppio gioco linguistico: foggia/Foggia
(omonimia) .e Joggiani!foggiaschi, paronimo di fuggiaschi [Totò a Parigi,
1958] . «Forgia» è frainteso da Totò come «Foggia» anche in Totò contro il
pirata Nero, 1964. «I.a Spezia» diventa «la Svezia» e le svedesi sono «svez-
zate»: «queste attrici nascono sempre in Isvezia// Sì/ sì// Tutte/ tutte svez-
zate/ sono» [Totò nella_ luna, 1958]. «Inammissibili» è frainteso da Totò
come «in Abissinia» [Letto a tre piazze, 1960].
In Il giorno più corto, 1963, la piccolissima partecipazione di Totò si
riduce all'equivoco tra toponimi e nomi comuni o nomi di persona: «Ab-
oomo conquistato Fiume/ e conquisteremo gli affluenti! Abbiamo con-
q.ùstato Pola/ e conquisteremo anche Amapola! Trento l'abbiamo fatto
D1)Stro/ e dopo Trento faremo anche Trentuno! Pace e bene/ fratelli! Pace
.e bene!».
•Si
~ è uno dei topoi della produzione filmica di Totò, al quale non di ra-
accompagna un certo razzismo, spesso caratteristico del cinema po-
· ~ (si ricordino anche i citati luoghi comuni sui dialetti).
~tebello Siculo è in Lombardia [San Giovanni decollato, 1940].
· ~ ,iene scambiata ora per le Americhe, ora per le Canarie [L'impera-
~ di Capn·, 1949]. Per andare a Milano, in Totò a colori, 1952, Totò si
142 LA LINGUA IN GIOCO
Alcuni dei temi trattati in questo paragrafo sono stati acutamente approfonditi da
14
' \ ~ interiezioni nel cinema cfr. Rossi 1999a, pp. 113-14, 180-81, 341-46, 441-48.
144 LA LINGUA IN GIOCO
Come al solito, non si può stabilire a chi spetti il merito di aver ideato
questo piccolo capolavoro di comicità, comunque perfettamente in linea
con l'umorismo di Totò. Quel che è certo è che l'autore mostra una ca-
pacità deformante straordinaria, al punto da intervenire sulle più piccole
e più primitive particelle del codice verbale: le esclamazioni.
XIII. «GNA GNA GNA GNA GNA GNA. ..
CHIA CHIA CHIA CHIA... CHIÈ CHIÈ CHIÈ CHIÈ ...
PIPIPIPIPÌ... PIPIPIPIPÌ... GNA CACACACACACACA COO. ..
PEPÈ ...»: IL DELIRIO DEGLI IDEOFONI
È strano// (cantando) "È strano// È strano// Mi sembra molto strano// Ma/ chis-
sà/ perché// Ah/ sì sì sì sì/ capisco// Zunzunzùn// Capisco/ forse"// (Parlando)
Questi vorranno venire di persona// Eh già/ vengono di persona// Tippetip-
petìp/ qui// E allora bisogna che io m ... mi... mi affretti a terminare il secondo
tempo// Strano// Perché gli ho mandato quasi tutta l'opera// Mah// Affrettiamo-
ci a finire il secondo tembo// Eh già// Perché da un momèndo all'altro/ posso-
no venire qua/ bussano alla porta// "Ndr"// "Chi è"? "L'editore Tiscordi"// Op-
pure/ "ndr"// "Chi è"? "L'editore Zozzogno"// "Eccomi qua/ il maestro// Prego/
si accomodi"// "Grazie"// (alla cameriera) Eccoci qua// Questa è la mia opera//
Il mio capolavoro// Eccolo qui// Ho già trovato il titolo/ sai? Sì// La chiamerò/
Epopea italica// Magnifico// (mostrando le spartito alla cameriera) Vedi/ cara/
qui siamo al terzo atto// Quando Cristoforo Colombo/ fa rapire/ Elena di Troia//
Che poi sopraggiunge la madre di Elena... Beh/ beh/ lasciamo perdere/ vai// Mi
ci vorrebbe un'ispirazione// Sendi/ mia buona e dolce fandesea/ apri meglio la
finestra// Fa' che io mi ispiri// Poiché i temi della natura/ sono sembre i sugge-
rimèndi migliori// Sì// Fa' che io mi ispiri// Voglio origliare// Origlio// Hmhm//
(ascoltando il rumore dell'acqua di una fontana e tentando di riprodurlo
con il pianoforte. Immagine della fontana) Sì/ hm/ sì! Eccola! Sì! Ah! (scri-
vendo sul pentagramma) Do// Do// Si diesis// Re fa// Croma// Semicroma// Bi-
148 LA LINGUA IN GIOCO
1
Esempi e maggiori dettagli su questo tema si trovano in Rossi 1999a, pp. 180, 441-
44, cui si rimanda anche per la bibliografia sugli ideofoni.
«GNA GNA GNA GNA GNA GNA... CHIA CHIA CHIA CHIA ... 149
tonia quasi inconscia con i meccanismi dell'opera buffa, dato che, dalla
testimonianza raccolta da Franca Faldini, non pare che Antonio de Curtis
fosse un assiduo ascoltatore di musica operistica.
Anche per questo fenomeno Totò a colori è un film emblematico, spe-
cialmente nei brani in cui Totò canta le interiezioni o gli ideofoni, allonta-
nandosi dunque ancora di più da ogni realismo comunicativo:
" Cfr. Saussure [De Mauro 1995], pp. 87-88. All'intero testo si rimanda per il tema
del.l'arbitrarietà e della motivazione nella lingua.
150 LA LINGUA IN GIOCO
comincia a usare la lingua proprio con queste forme motivate e prova pia-
cere nel mescolare le parole in libertà, soltanto in base al suono: dunque
motivazione e assenza di motivazione si combinano liberamente. Da adul-
to, questo piacere gli viene inibito e l'innata facoltà iconica viene soffoca-
ta dal superio e dal funzionamento essenzialmente arbitrario della comu-
nicazione. Ma i giochi linguistici, il linguaggio onirico, i lapsus e certe pa-
tologie fanno occasionalmente riemergere quella facoltà provocando così
un piacere che, nei giochi linguistici, si manifesta sotto la forma del riso.
È il piacere di infrangere un divieto della ragione. A questo piacere si ri-
connetterà anche la poesia, non a caso ricca di forme motivate e fonosim-
boliche (oltreché di rime e di figure foniche), alle quali l'adulto assocerà
inconsciamente il piacere dei suoi primi giochi infantili.
Sembra dunque da ricondursi alle radici della comicità (in quanto alle
radici dell'inconscio) l'uso ampio e variegato di forme ideofoniche in Totò.
xrv. «NON BARBOCCHI»:
LE PATOLOGIE LINGUISTICHE
RIPRODOTTE CON INTENTO LUDICO
Totò si serve anche dei difetti di pronuncia, nel suo lavoro di attenta
riflessione linguistica e di gioco con ogni materiale verbale. Un vago (in-
trascrivibile) tentativo di riprodurre una lingua pregrammaticale, anima-
le, fatta di gesti, urli ecc. è in Tototarzan, 1950. In Totò a colori, 1952, in-
vece, sia in Virgilio Riento (il maestro Tiburzi), sia in Vittorio Caprioli (il
tenore) si cerca di riprodurre la balbuzie (altro topos della comicità po-
polare):
TIBURZI: (tra i suoni inarticolati) <Non ... non ... non ... non> ... non potrò
dirigere più! < [... ) >!
CONSIGUERE ROSSETTI: [... ]//
CONSIGLIERE PARRINI: [... ]// <Maestro! Maestro>!
SINDACO: <Maestro! Maestro>! Che si sente?
TIBURZI: (non riuscendo più ad articolare le parole per via della paresi) [Il
mio braccio]!
SINDACO: Come?
TIBURZI: (articolando a stento) Hm! Non potrò più dirigere!
SINDACO: Come?
TIBURZI: (articolando a stento) Non potrò più dirigere!
SINDACO: Ma che cosa dice?!
TIBURZI: (articolando a stento) Non dirigererò più! Oh!
S'è già più volte sottolineato che più d'un elemento accomuna i mec-
canismi della comicità a quelli delle patologie del linguaggio.
XV. «PERCHÉ È AGGETTNO QUALIFICATIVO/ NO?»:
LA FUNZIONE METALINGUISTICA
Nello stesso film, i «verbi difettivi» sono quelli che indicano i 'tempi di
povertà'. Seguitiamo con altri esempi che illustrano l'attribuzione di una
categoria grammaticale sbagliata o inesistente. Paura è un «aggettivo signi-
ficativo»: «nel mio vocabolario non esiste/ questo aggettivo significativo// A
meno che non sia un errore di stampa» [Due cuori fra le belve, 1943].
«Un// Articolo indeterminato// Un» [Totò a colori, 1952]. Abbiamo già visto,
in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, l'attribuzione del femminile a
un futuro («che avreta// Eh già/ è... femmina// È femminile») e la definizio-
ne di perché come «aggettivo qualificativo». Le persone verbali vengono an-
che riferite a elementi non personalizzabili: per es., uno schiaffo «in prima
persona» [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]; oppure, scambiando una
persona con un'altra: «lei/ dico lei/ prima persona/ è proprio notaio/ no?»
[Totò diabolicus, 1962].
Così Totò spiega al suo assistente l'equivoco tra starci 'esserci' e star-
ci 'cedere al corteggiamento':
LOLA (Gina Rovere): Io sto qua/ perché m'è accaduto un fatto strano//
CESARE (Totò): Perbacco! E dove l'è caduto questo fatto?
PEPPINO (Peppino De Filippo): No no no/ tse/ è ignorante// Non l'è caduto//
L'è accaduto//
CESARE: Ah! Passato remoto! [La cambiale, 1959].
LlDIA: Non si dice missìli// Si dice mìssili// Con l'accento sulla prima i// Quan-
te volte te Io devo dire?
PASQUALE (Totò): Io l'accento/ per regola e norma tua/ lo metto dove mi pa-
re// In casa mia comando io/ fino a prova contraria// E l'accento lo voglio
mettere dove voglio io// Anche sul comodino/ volendo// (... ] Mìssile//
Una parola così antipatica// Fa venire il singhiozzo// Mìssile// (Totò nella
luna, 1958].
5 In Moravia, Racconti romani, 1955 (p. 227 dell'edizione Milano, Tascabili Bom-
piani, 1983): «vede, sono proprio tutte queste emme che mi rendono antipatica quella
parola»; molto meno efficace la replica: «tutti abbiamo una mam ... voglio dire una ma-
dre» (ibid.).
XVI. «QUANDO SI DICE BONGIORNO .. .»:
LA FUNZIONE METATESTUALE
E METACOMUNICATIVA
gli enunciati, ovvero il loro uso più appropriato, il loro funzionamento al-
l'interno del discorso. Anche se, a rigore, ogni elemento della lingua è in-
terpretabile pragmaticamente (vale a dire che, grazie alla sua intonazione
e al contesto, può variare di senso), i linguisti intendono in genere con
enunciati' con forza pragmatica quegli enunciati che funzionano (cioè
che fanno in modo che l'ascoltatore faccia o capisca quello che il parlante
vuole da lui) soltanto se intesi in modo non letterale. Per es., a una do-
manda del tipo «sai l'ora?» non si può rispondere semplicemente «sì», ma
bisogna indicare l'ora esatta: «sono le sei meno un quarto»; se si provasse
a rispondere letteralmente agli enunciati con forza pragmatica («chi ti co-
nosce?», «dove sta scritto?», «chi l'ha detto?» ecc.), si farebbe fallire l'atto
comunicativo, «rispondendo alle parole non alle intenzioni» 1 • Quello che
talvolta fa Totò (e gli altri attori dei film qui considerati) consiste proprio
nel disattendere le aspettative pragmatiche dell'interlocutore, ingeneran-
do fraintendimento e, ovviamente, comicità, come accade ogniqualvolta
venga infranto un uso consolidato.
Vediamo il primo esempio, tratto da Guardie e ladri, 1951; il tassista
Mario Castellani, che non è riuscito a farsi risarcire dalla polizia, se ne va
salutando, con fare ironico, il brigadiere Aldo Fabrizi, responsabile della
fuga di Totò, il ladro:
TASSISTA: Bongiorno//
BRIGADIERE: Di'/ aoh/ che vòi_ dire/ con questo "bongiorno"//
TASSITA: Niente/ ho detto/ "bongiorno"//
BRIGADIERE: No/ perché/ "bongiorno"/ quando si dice "bongiorno"/ bisogna
significare veramente bongiorno//.
1 Perrucci [1699] 1961, p. 233. Sugli enunciati con for.1:a pragmatica cfr. Simone
In questo caso Totò osserva giustamente che il titolo proprio dei com-
positori è «maestro» ma che, per motivi difficilmente spiegabili lessicolo-
gicamente, se a maestro si fa precedere signore, il titolo diventa più ap-
propriato a un insegnante di scuola elementare; tutto il brano è dunque
giocato sulla polisemia di maestro 'musicista/insegnante' e di signore 'ti-
tolo generico/persona rispettabile e fine'.. In un altro bell'esempio, Totò
chiede a Peppino, entrando nel negozio da barbiere:
L'OMO DELLE CAMBIALI: Con una cosuccia al mese/ uno nemmeno se ne ac-
corge//
A.'t'TONIO (Totò): E/ quanto sarebbe/ questa cosuccia/ che non dovrei nem-
meno accorgermene?
,!ilOMO DELLE CAMBIALI: Ah/ ecco/ nel suo caso/ sono/ quarantotto ratine/ a
trentamila lirette al mese/ fanno un milioncino/ quattrocentoquarantami-
la lire//.
,;$'~ giochi linguistici analoghi, che infrangono le convenzioni sociali della lingua,
~ i 1987, pp. 223-26.
160 LA IJNGUA IN GIOCO
XVl.2. «Mo mi cieco l'occhi!/ Stai fermo cçm gli occhi»: il finto dialogo
Hai ragione// Hai ragione// Scusa tando// Mi son lasciato trasportare dall'imbej
to! Dall'imbulso della carne! Da questa carnaccia maledetta! (picchiando...<Jj;
Ah/ ah/ ah/ ah! I... io/ non so che mi farei! Mo mi cieco !'occhi// "Stai fermo <n!ii··
gli occhi"! Eh già// Io debbo penzare all'opera! Me metto a penzare/ alle me--
3 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 5-8, il quale legge tutta l'opera di Totò alla luce
lo sdoppiamento.
4 Cfr. Cresti 1982, p. 294.
~ 3 04<:E BONGIORNO ...»; LA FUNZIONE METATESTIJAI.E •..
·,.:·:···
161
,,!iiJfBleheh// Sendi un bo'/ piuttosto// È arrivata posta per me? [Totò a colo-
'~ 1551;.
ANTONIO (Totò) (alla moglie): Come tu ben sai/ egli... (a Peppino che si gira
cercando un'altra persona) Chi è? Che c'è?
PEPPINO: Egli chi?
ANTONIO: Egli che?
PEPPINO: Egli chi è?
.Ai'ITONIO: Egli tu//
PEPPINO: Ah/ io//
ANTONIO: Ho detto "lui/ egli/ lui"...
PEPPINO: Ah no/ ho sentito "egli"//
ANTONIO: No/ parlavo in seconda persona//
PEPPINO: Ah ... Siccome siamo in prima// [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956] •.
Totò a confessare il proprio amore per i fuochi artificiali in scena, perché «la mia infan-
zia è tutto un fuoco artificiale; sento ancora l'odore della polvere pirica» (Zavattini
1940, p. 405).
• Non esiste comicità che non passi per il gioco verbale, come già accennato nel-
l'introduzione. Su questi temi sono fondamentali le opere di Michail Bachtin (cfr. L"::'
particolare Bachtin [1975] 1997, pp. 231-405). Bachtin, a proposito di Rabelais, accen-
na anche all'«alogismo», generato dalla giustapposizione di parole abitualmente non as--
sociate nel discorso comune, owero dal passaggio dai «vicinati consueti» ai «vicinal!iì
inattesi» (ibid., p. 315): «Rabelais non teme a volte neppure le locuzioni del tutto as--•
surde pur di porre accanto ("stabilire rapporti di vicinato'') parole e concetti che il dib-?
scorso umano sulla base di un determinato ordine, di una determinata concezione dd.
mondo, di un determinato sistema di valutazioni non usa mai in un solo contesto.. .m.
un solo genere, in un solo stile, in una sola frase, con una sola intonazione. Rabem:,
non teme la logica dell'alogismo» (ibid., pp. 323-24). È chiaro dunque, ancora unaoy
ta, che la comicità e lo stile di cui stiamo parlando ha origini secolari. :,:4
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 167
..,.i,
~ 1%Zj: in questo caso il climax sembra costruito, per i primi tre
di là da ogni intento parodico, quand'ecco che arriva il quarto
~1mn11ltt: me vanifica la figura retorica, facendola precipitare nel ridicolo,
_ ,. .scevro viene usato, contrariamente alle attese lessicali, in modo
[Figaro qua... Figaro là, 1950]; «qualche bacio// Qualche affine» chiede
Totò alla Pampanini [47 morto che parla, 1950]; «macchinista! Fuochista!
Ferrovieri! Facchini! Affini! Collaterali! Uomini di fatica!»; «ferrovieri! Per-
sonale viaggiande! Ferrovieri! Macchinisti! Fuochisti! Affini! Uomini di fa-
tica!»; «impiegati! Fattorini! Domestici! Camerieri! Affini!» [Totò a colori,
1952]; «Guadagnati una laurea// Un diploma// Un affine» [Totò e i re di
Roma, 1952]; «siamo parenti// Affini» [Il medico dei pazzi, 1954], in cui
affine è usato, sì, propriamente (nel senso di 'parente acquisito'), ma
che, in quanto parola chiave del linguaggio «totoista», non può non inne-
scare il meccanismo comico del riconoscimento; lo stesso valga per «co-
gnato mio/ mio caro affine// Eh/ già/ tu come cognato mi sei affine» [Totò
a colori, 1952]. «Tutti gli avoli della mia famiglia/ e i collaterali» [Totò a
Parigi, 1958]; «un pezzo di formaggio/ un affine»; «ai parenti di Colabona/
ai familiari/ agli affini/ ai collaterali/ agli ascendenti e ai discendenti/ legit-
timi e naturali/ fino al quarto grado/ non bisogna rivolgere la parola» [Chi"
si ferma è perduto, 1960] ; «sala/ per concerti sinfonici/ melodici/ e affini»;
«vino/ liquori/ aperitivi/ e affini» [Rita, la figlia americana, 1965].
Le lunghe serie pseudosinonimiche usate come allocutivi possono an-
che essere prive di affini: «giardinieri! Contadini! Facchini! Uomini di fati-
ca! Uomini a mezzadria! Mezzadri! Mezzadresse! Figli dei contadini abban-
donati! Lavoratori della terra!» [Totò a colori, 1952]; «fuochisti! Macchinisti!
Uomini di fatica!» [Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960]. Viene così forse
parodiata la retorica mussoliniana, che con questo stilem~, ad apertura di
discorso, soleva includere populisticamente tutte le categorie di lavoratori.
Un'accumulazione particolare, non di termini ma di costrutti, si trova
in Totò a colori, 1952, film che più di altri fa ricorso a questa figura; nel
brano seguente si può infatti osservare l'uso del congiuntivo e della terza
persona plurale come allocutivo di cortesia, la presenza di termini ricerca-
ti (tentennare; poco sopra aveva usato nicchiare), commisti con un trat-
to popolare o quantomeno informale (a me mt), il tutto ridicolizzato sia
dal rovesciamento del senso traslato di tentennare 'essere indeciso', in
quello letterale di 'oscillare' (reso esplicito, iconico, dal movimento della
testa e dall'osservazione: «vedono che un individuo sta tendennando/ lo si
spezza»), sia dal tamponamento tra tono inutilmente ricercato e argo-
mento futile Oa direzione di una «bandaccia di paese»): «mi lascino ten-
dennare! Scusino! Mi lascino tendennare! Eh! Vedono che un individuo
sta tendennando/ lo si spezza// Poi domani la colpa è mia// A me mi sec-
ca// Eh// (oscilla la testa) Ho tendennato».
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 169
A Sophia Loren, che si dichiara disposta a fare qualsiasi cosa pur di ave-
re una macchina fotografica, Totò domanda: «proprio qualsiasi? Siasi/ sia-
si?» [La macchina fotografica, 1954]. Nel brano già citato tratto da Totò,
Peppino e... la malafemmina, 1956, Peppino ripete la parte finale delle
battute di Totò:
Altre volte, invece, uno stesso enunciato viene concluso con la ripeti:-
zione della sua parte iniziale, spesso spezzata. È il fenomeno, abbastanza.
frequente nel parlato popolare romano e in altri dialetti, denominato «fo-
deramento» o «frasi foderate» o «frasi ad eco»; si può manifestare sotro
due forme diverse: o con ripetizione piena di un'intera parola o sintagma
(«è lui/ è»; «mi pare strano/ mi pare»), oppure con ripetizione, a signifie2-
to zero, di una sola parte della parola o di due parole collegate («si t'ac-"
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 171
rnìappo, sitta>>: la prima cellula ritmica dell'enunciato viene ripetuta alla fi-
ae per motivi puramente fonico-ritmici, cioè di «saturazione fonologica» 6 ,
e ludici, contraddicendo le leggi semantiche e lessicali di integrità della
parola: «sitta»). Il secondo tipo, molto meno usato del primo, si incontra
1a!i:m.a\-ia nei film di Totò. Vediamone alcuni esempi: «mi ci costringi/ miei»,
m cui è anche possibile il doppio senso con Micio, che è il nomignolo
.cm cui l'amante chiama Gino Cervi e con cui Totò ricatterà lo stesso Cer-
~· Ili coraggio, 1955]. «Ha capito?! Acca! Pito!» [Il monaco di Monza,
~3j. «li babbo non si frega// Nonsi» [Che fine ba fatto Totò Baby?, 1964].
:. Come risulta abbastanza chiaramente dagli esempi citati, non si tratta
:IP della mimesi del parlato spontaneo e popolare, bensì di quei ludismi
- ~ c i , cari alla tradizione comica, che ripropongono meccanismi co-
;~tivi tipici del parlato infantile, come appunto l'ecolalia (coinvolta
:itei:•~ anche in manifestazioni psicopatologiche), la ripetizione di paro-
¾~Siiiocolata da scopi semantici e, in sostanza, lo sfruttamento della forza
· me ritmico-musicale del linguaggio. Valgono, dunque, in questo
. k stesse osservazioni fatte in XIII, a proposito degli abusi di interie-
~~ primarie e di ideofoni.
w.s•
-*· :sembrano portare alle estreme conseguenze la funzione poetica
-
d.a Jakobson e basata essenzialmente sulla ripetizione, sul parai-
tra forme diverse e sul ritmo, inteso come ricorrenza di schemi
che abbiano una qualche somiglianza fonica (non necessariamente per motivi etimolo-
gici), ma che siano differenti nel significato (fischi per fiaschi). I.a.figura etimologica è
la ripetizione della radice di un vocabolo (natura snaturata). Il poliptòto è la ricor-
renza di un vocabolo con funzioni sintattiche diverse (con le mani in mano). Perché
vi sia rima propriamente detta tra due parole, esse debbono avere identità fonica a par-
tire almeno dall'accento (vita: smarrita). Se le parti finali di due versi si assomigliano,
senza essere identiche, si ha un'assonanza. Si ha, infine, allitterazione, quando più fo.
nemi si ripetono, sia tra parole diverse, sia all'interno della stessa parola (mass media).
Come si vede, tutte le figure sopra elencate sono caratterizzate dal fenomeno della so-
miglianza fonica e sfruttano, più o meno felicemente, la tendenza umana a considerare
associate anche semanticamente parole vicine solo fonicamente: in ogni essere umano
è innato, secondo Freud ([1905] 1992, p. 129), il piacere derivante dal vedere la lingua
come iconicamente motivata. Su queste e altre figure retoriche cfr. almeno Marchese
1981 e Mortara Garavelli 1992. A differenza delle paronomasie commentate nei capito-
li successivi, qui si raccolgono soltanto i casi in cui l'uso di un termine sia motivato
esclusivamente dall'assonanza e dalla rima con un termine presente a breve distanza;
non si citano dunque gli esempi di parole usate al posto di altre.
8 Jakobson [1963] 1994, p. 209.
9 lbid., p. 211.
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 173
esistenzialista>, e Totò risponde: «la mia arte/ è assenteista// Cioè/ vale a di-
re! nelle mie opere/ manca sempre/ qualche cosa». Similmente:
, ""Con rima sdrucciola si intende quell'assonanza ritmica che consiste nel solo ri-
. , · dell'accentazione sdrucciola, senza identità di suono dall'ultimo accento; per
lchi di Manzoni: «sparsa le trecce morbide», «lenta le palme, e rorida», «gia-
;'.\*~ pc col tremolo» ecc.
174 LA LINGUA IN GIOCO
«La serva serve» [Totò terzo uomo, 1951], gioco che, in Totò a colori,
1952, diventa un vero e proprio tormentone: «la serva non serve/ no?», «la
serva serve», «fa' che io la serva», «vado a osservare dove sta la serva», «ma
la serva non serve mai/ però». «Cosa? La casa del coso?/ Ma/ scusi/ lei par-
la a caso»; «il primo che compare/ gli faremo fare il compare» [Sette ore di
guai, 1951]. Altra rima sdrucciola in: «un'attrazione fisica/ psichica/ ar-
cheologica» [Il più comico spettacolo del mondo, 1953]. «Sette per otto/
qui succede il quarantotto» [Totò all'inferno, 1955]. A1 nome di «duca»,
Totò risponde sempre con «dica», in un tormentone paronomastico che
percorre l'intero Totò lascia o raddoppia?, 1956. «Lucullo/ come culina-
ria»: qui le due parole sono accostate non soltanto per l'allitterazione, ma
anche per la contiguità semantica possibile grazie all'espressione idioma-
tica pranzo luculliano, in cui in effetti il nome del poeta latino Lucullo è
associato al campo semantico della culinaria [Totò lascia o raddoppia?,
1956]. «Se lei non mi lascia passare/ il lasciapassare/ chi me lo rilascia.?»
[Gambe d'oro, 1958]. «E io come tratto/ la tratta/ se non so di che si trat-
ta?» [Totò, Peppino e le fanatiche, 1958]. La figura etimologica retta sulla
radice cosa, con allusioni oscene, caratterizza la scena conclusiva di Totò
nella luna, 1958: «tu sei un bel pezzo di casona», «non sai ancora casare»,
E CHI PIÙ NE HA, PIÙ NE METTA: L'ACCUMULAZIONE 175
..che bella cosa/ na casona e sera», «cosa oggi/ cosa domani/ da cosa nasce
,:osa». Lo spagnolo «te quiero» 'ti voglio' è «come bicchiero/ carabiniero»
[Jotò, Eva e il pennello proibito, 1959]. Totò chiama il suo servitore (Alì,
Mario Castellani) per ben tre volte, soltanto per il facile gioco fonico: «Alì!
Mé!» [Noi duri, 1960]. «Sei affascinante// Sei conturbante// E oserei dire/
se mi è permesso/ adiacente» [Signori si nasce, 1960]. «lo mi inchino/ a
capo chino/[ ... ]// E andiamo a Capo di Chino»; «il caso del caso sui mac-
dleroni»; «a cuoppo cupo/ poco pepe capa» [Chi si ferma è perduto,
1960]; dallo stesso film, abbiamo già citato il lungo brano shakespeariano
neramente recitato in rima (VI). «Ninfette» viene collegato a «infette» e a
~tiche» [Totò di notte n. 1, 1962]. Per far rima con «Grecia», «Tracia» e
..cappadocia» Totò dice: «spengo la lòcia» [Totò e Cleopatra, 1963].
XVIII. «COL PIMICE E IL POMICE»:
GIOCHI DEL SIGNIFICANTE (FORME IMMOTIVATE)
2 Si intende qui metaplasmo nell'accezione più ristretta che del termine danno #-'.
storici della lingua italiana (cfr. Serianni 1989, p. 69), anche se in retorica esso è inteso·•
più ampiamente come 'ogni cambiamento di forma di una parola': protesi (aggiunta à;
uno o più suoni all'inizio della parola), epentesi o anaptissi (aggiunta di uno o più suo-- ;
ni in corpo di parola), epitesi (aggiunta di uno o più suoni alla fine della parola),
resi (caduta di uno o più suoni all'inizio della parola), sincope (caduta di uno o ,
suoni in corpo di parola), apocope (caduta di uno o più suoni alla fine della parola), 4 {
sione (caduta della vocale conclusiva di una parola solo davanti a parola che inizi pei:;J
vocale) ecc. (cfr. Mortara Garavelli 1992, pp. 122-32). 1
XIX. «GIULIETTO E ROMERA.»:
GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO
(FORME MOTNATE)
1 «la contrepèterie [... ] mira all'inversione delle lettere o delle sillabe di una catena,
•. . )ololto più divertenti sono gli esempi nei quali si gioca anche sul signi-
;~o delle forme scomposte. Si tratta perlopiù dei fenomeni cosiddetti
.;~concrezione (o agglutinazione) e di discrezione (in genere dell'artico-
o della preposizione, ma possibili tra due morfemi qualsiasi): un sin-
··· costituito da articolo o preposizione + nome viene reinterpretato
\t~ un'unica parola (l'ava 'la nonna' ~ lava) o, viceversa, un'unica pa-
1• 1,,iene reinterpretata come articolo o preposizione + nome (accesso
i~al cesso) o, infine, l'articolo pieno viene reinterpretato come articolo
\~, e una parte di esso viene accorpata alla parola successiva o vicever-
:;• ti.ii gente ~ l'agente; l'udito ~ lu dito 'il dito'). Anche questo è uno
;~ fenomeni tipici del linguaggio popolare e, quindi, della trasformazio-
;F ;;fu, un sistema linguistico a un altro: tra gli esempi più noti si può cita-
·~Kiespressione piantare in asso, che deriva dal mito di Bacco e Arianna,
' tima abbandonata dal dio nell'isola di Nasso; similmente, si pensi
. tivo allarme, che deriva dall'univerbazione della locuzione al-
usata come grido per annunciare la presenza del nemico, oppure
tivo avello, dal lat. LABELLUM (da cui deriva anche lavello) 2 •
:My [1932] 1963 (pp. 395-96) cita numerosi giochi linguistici in fran-
!Mil::,retti proprio sul meccanismo dei «falsi tagli»: il nome «Alexandre»
l\llflkper esempio facilmente tramutarsi in un incendio: «allez! Que cen-
_,)mdate! Che cenere!»; «pauvre mais honnete» 'povero ma onesto'~
~ maisonnette» 'povera casetta', ecc. Il francese, come spiega l'au-
~ è fa lingua in cui questi giochi riescono meglio, dal momento che la
-~ttura fonetica è incline all'«addensarsi dei gruppi», ovvero, me-
~ i fenomeni dell'aferesi, della sincope e dell'apocope (caduta di
~:.,lrinizio, al centro o in fine di parola), mostra una spiccata tenden-
L'espressione «in mezzo alla gente» è così fraintesa da Totò: «di pu~i;
ca sicurezza!/ Uno di qua/ e l'altro di qua» [Le sei mogli di BarmlN~
·~UETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO... 185
:pm «ho tanta paura [... ] No! Novanta la paura» è già nella rivista La vergine di
\".'32 (cfr. Fofi 1980 [a c. di], p. 44).
186 LA UNGUA IN GIOCO
zia» [Siamo uomini o caporali, 1955; Totò contro il pirata Nero, 1964]. Il
duomo di Milano viene definito «mezzo ovale» 'medievale' [Totò, Peppino
e... la malafemmina, 1956]; «medio ovale» per «medievale» è anche in
Gambe d'oro, 1958, e in Totò nella luna, 1958. Nella lettera di Totò, Pep-
pino e... la malafemmina, 1956, abbiamo già commentato «a dirvi» ~
«addirvi», «quest'anno» ~ «questanno» e «consolate» ~ «con le insalate».
«Di soppiatto», detto da Totò, è frainteso dall'amico come «sotto i piatti»
(Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957]. «Sugo cosciente» sta per «subco-
sciente» [Gambe d'oro, 1958]. «La guna di Venezia» [Totò a Parigi, 1958].
«Questo è dovere» è frainteso da Totò come «questo dov'era?»; «addetto»
è preso per «ha detto» [Noi duri, 1960]. All'accusa di Fabrizi «sua figlia è
una ninfetta!», Totò risponde: «noi in casa stiamo tutti quanti bene di sa-
lute// Mia figlia/ non ninfetta nessuno/ non ninfetta!» [Totò, Fabrizi e i gio-
vani d'oggi, 1960]. A «sei edotto» Totò reagisce con: «quattordici»; all'ac-
cusa di «pusillanime» Totò si risente: «badi come parla! L'anima puzzerà a
lei!» [Totò contro Maciste, 1962]. Il notaio dice «beni immobili» e Totò ca-
pisce «beni e mobili» [Totò diabolicus, 1962]. Nino Taranto: «con che co-
munichi? Con Checca/ vuoi comunicare!» [Il monaco di Monza, 1963].
Poco dopo, nello stesso film, il marchese Egidio è definito «il nipote
della lavandaia», con ripresa del gioco di «lava» per «l'ava». Con battuta
proverbiale, alla domanda «il popolo chiede sesterzi», Totò risponde: «se
~ o so' fatti miei» [Totò e Cleopatra, 1963]. «Educandato», detto da
'hò, è frainteso da Macario come «dov'è andato» [Totò sexy, 1963). «Ma-
. ~ amo», detto da una donna, è frainteso da Totò come «ma non lo
a10» [Totò contro il pirata Nero, 1964}. Nel capitolo dedicato all'ono-
.a;astica abbiamo vi.sto altri esempi analoghi di scomposizione e ricompo-
~ne di nomi propri: «Lumaconi» > «Le Mokò» [Totò le Mokò, 1949];
<ìiOmar» > «'o mar>> 'il mare' [Totò sceicco, 1950; Totò d'Arabia, 1965] e
~omàr» > «vid' 'o mar» 'vedi il mare' [Noi duri, 1960]. Infine, «cadet-
• è scambiato, prima da Totò, poi dal suo interlocutore cadetto, per
<h 'ha detto?» [Totò contro il pirata Nero, 1964].
~·
%. . ca.sba di tolleranza>,; «non sei il tipo casbalingo»; «donna di casba»; «ca-
t:\/-
sba mia/ casba mia/ per piccina che tu sia/ tu mi sembri una badia»;
in casba». Le «mense» sono 'le mensole'; «effetto ottimo» 'effetto
«consorzio» 'consorte' [Totò cerca casa, 1949]. «Preside» 'presbite':
chiali possono dunque essere «da miope o da preside» [Totò cerca
1950]; questa paronomasia viene ripresa, rovesciata, in Letto a tre ,
1960: «signor presbite» dice Totò al preside della scuola; in Il mo~~;
Monza, 1963, invece, presbite è sostituito con prestito: «leggi tu/ · ''
non ci vedo bene// Io cj ho un occhio miope// L'altro è prestito». Delle
plici amnesie diventano «amnistie cerebrali» [Totò cerca moglie, 1950}:
Nel medesimo film, mentre è in aereo e sta per lanciarsi col para~;
te, per il rumore dei motori Totò non riesce a sentire quello che gli ~
no e quindi fraintende tutte le indicazioni: '
,oos;a?
~pai;-irlo,// [Le sei mogli di Barbablù, 1950].
Nello stesso film, «idioma!» 'idiota', poi corretto: «si dice idiota/ igno-
rante!». «Con un colpo solo ti recido/ la carota della gola!» 'carotide' [Rita,
la figlia americana, 1965]_.
11 Uc~). Questo tipo di gioco mostra, ancora una volta, in tutta la sua
~ , la forza dell'analogia: il parlante tende (proprio come nei la-
~ · a estendere la somiglianza tra forme dal piano del significante a
' · .· del significato (o, più raramente, a estendere a tutti gli usi l'analo-
tica, cioè la sinonimia, che certi termini hanno soltanto in pochi
·. aspettativa e attesa). I giochi linguistici più riusciti, cioè più di-
sono, come è stato detto altre volte, quelli più motivati, vale a di-
. che coinvolgono anche il significato piuttosto che quelli del ca-
precedente .
. ~ o gli esempi.
~diato» è inteso come 'seduto su una sedia', tanto che Totò, uden-
ii termine, commenta: «qui sedie non ce ne sono» [Fermo con le ma-
., iJ937]. «Manomettere» 'toccare, mettere le mani addosso': «adagio con
~~\manomissioni// Io non voglio essere manomesso» [Due cuori fra le
;,~. 1943]; analogamente, «non mi manomettere!» [47 morto che par-
k 1950]; «mi manomette» [Guardie e ladri?, 1951]; «mi manomettono
"" ili: mani» [I tre ladri, 1954]; «ma io non ho mai manomesso una don-
Piarno uomini o caporali, 1955]; «non posso manomettere una bel-
come lei» [Totò lascia o raddoppia, 1956]; similmente in Il mo-
. Monza, 1963; stessa sorte subisce mantenere 'trattenere': «non
enere! Lasciami!» [Totò nella luna, 1958]; «Orazio/ non mi man-
> [Rita, la figlia americana, 1965]. Come si vede, qui si gioca su
, .. di inversione delle componenti etimologiche del verbo, che ge-
~a però un'espressione dal significato assai diverso: manomettere =
,.-.. le mani addosso; mantenere= tenere con le mani.
tinuiamo nell'elencazione delle paronomasie semanticamente mo-
«gitani» 'gitanti': «questa non è una gita? Voi non siete dei gitani»;
umanitarie» 'umane' e «nervo simpatico e antipatico» compaiono
citato monologo sull'uomo scimmia [Due cuori fra le belve,
il «nervo simpatico» è anche in L'uomo, la bestia e la virtù, 1953,
overato da Totò tra i nervi che servono per ridere; il solito nervo,
è tirato in ballo da Totò anche nel film Il monaco di Monza, 1963,
are le contratture musçolari del defunto e i suoi sospetti movi-
canto che Macario conclude che «è il gran simpatico/ che ha fatto
l'antipatico».
sono in aspettativa» 'aspetto, sono in attesa' [Il ratto delle Sabine,
. ; similmente, «ti aspetto// Mi metto subito in aspettativa» [Totò a Pa-
1958). A urbano viene spesso contrapposto, anziché inurbano o ex-
194 LA LINGUA IN GIOCO
~IA.: Te ne infischi!
,~o: Ma se io non so fischiare!;
~ O : (a un uomo che sta scrivendo) Scusi/ signor giudice//
a»!O: Ehm ... io sono il cancelliere// Non sono il giudice//
~ O : Ma/ lei sta scrivendo// Se fosse il cancelliere/ cancellerebbe// [Figaro
qua... Figaro là, 1950].
':;,%;:".:.
che conta': «voi sarete un bravo tipografo/ ma come contatore non valete
niente» [La banda degli onesti, 1956]. Totò scambia il «casinò» per il «ca-
sino» 'bordello': a chi gli ricord~ che a Montecarlo «c'è il casinò», Totò ri-
sponde candidamente: «e c'è bisogno di andare a Montecarlo?» [La ban-
da degli onesti, 1956]. «Iniziò la sua carriera equina/ cioè equestre», det-
.. ID di un fantino; una piccola/orca (patibolo) è chiamata «forchetta», ter-
~ e che è anche paronomastico col nome del personaggio interpretato
,. Totò: duca Gagliardo della Forcoletta [Totò lascia o raddoppia?,
.i956]. «Lettera omonima» 'lettera anonima' [Totò, Peppino e... la mala-
/1,e:mmina, 1956]; nello stesso film, il «coperto» del ristorante è scambiato
····p!'C una «coperta», riprendendo così una battuta teatrale da Se fossi un
(hm• Giovanni, 1938, e da Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942 6• «Ano-
~ per «omonimo» è anche in Rita, la figlia americana, 1965: «per
~ , lei non è mica parente/ al grande anonimo?», chiede Totò a Greta
~,cr; «omonimo» corregge Orazio, e Totò: «e va be'/ sempre parenti
~ / Sono in Germania// So' tedeschi». «Scappamento» 'scappatella'
~ - Peppino e... la malafemmina, 1956]. «Io sono materno» 'assomi-
~ a mia madre'; «mangime» 'pasto, cibo'; «lettera minatoria» 'lettera a
~minatore' [Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956]. «Cotone idrofobo» chie-
.. lotò in farmacia e il farmacista lo corregge: «idrofilo» [Totò, Vittorio e
oressa, 1957]. «Comunale» 'comune':
~ stesso film, mentre sta facendo dei conti, Totò viene distratto dal
ce della segretaria, sicché, anziché dire «milioni», dice «melo-
lone» per «milione» si aveva già nel dialetto ciociaro della came-
Totò e le donne, 1952, senza però alcun riferimento sessuale. «La-
è confuso con «laguna» che, per il già commentato fenomeno della
~ dell'articolo, si segmenta in «la guna»: «eh/ sì/ ho perduto la
• (.i Infatti/ nella mia testa/ avvengono delle lacune/ che la guna di
/ diventa un'inezia lagunare»; una fidanzata in comune è «in con-
EGIDIO (Nino Turante): Mio padre/ buonanima/ che era un uomo magnanimo1
molto magnanimo...
PASQUALE (Totò): Ah sì?
MAMOZIO (Macario): Che magnava?
PASQUALE: Magnava le anime// Molte anime//
MAMOZIO: <Cannibale>//
EGIDIO: <Non ho detto magnava>// Ho detto magnanimo! Generoso! [Il mo-
naco di Monza, 1963].
«GIULIETTO E ROMERA»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGNIFICATO ... 199
«È meglio cento giorni di galera/ che un sol giorno con il leone» [Le
sei mogli di Barbablù, 1950]. «I pacchi sono pacchi» 'i patti sono patti'
{Guardie e ladri, 1951]. Oltre alla «camicia di forza» si hanno anche le
-mutande di forza», i «pantaloni di forza» e «tutte le cose di forza» [Totò
all'inferno, 1955]. «Cosa fatta a capo ha» [Il coraggio, 1955]. A proposito
dell'eventualità che la futura suocera possa essere morta, Totò afferma:
«non tutti i mali vengono per suocere»; «scusi se mi disturba» anziché «se
b disturbo» [Totò a Parigi, 1958]. «La guerra fredda è diventata calda»,
cioè 'imminente'; «ho un razzo nella manica», anziché un «asso», dal mo-
mento che si parla di razzi, in questo film di fantascienza [Totò nella lu-
na, 1958]. «Paese che vaV uniforme che trovi»; «morto un microbo/ se ne
& un altro» [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. A Peppino De Filippo
che chiede una penna biro, Totò risponde: «chi usa biro/ campa cent'an-
ni,., modificando il detto: «chi beve birra campa cent'anni» [La cambiale,
1959]. «Come dice/ quel vecchio detto del Siam// "Dare al Cesare/ le so-
relle siamesi//'» [Noi dur.i, 1960]. «In maniche di mutande», collocazione
inesistente nata dall'incrocio tra «in mutande» e «in maniche di camicia»
fSignori si nasce, 1960; Totò contro il pirata Nero, 1964]. Uno scompar-
timento di treno in cui la tolleranza dei passeggeri è messa a dura prova
dalla maleducazione di un altro viaggiatore è uno «scompartimento di tol-
kranza», che allude owiamente a «casa di tolleranza»; 'del tutto superio-
re per censo' diventa «superiore al censo per censo»; «panini aglio e
ogl.io» 'panini all'olio', per influenza della pasta aglio, oglio e peperonci-
no; a Lia Zoppelli che gli dice «lei è senza alcun vincolo» (intendendo:
~non è sposato'), Totò risponde «io sto in un vincolo cieco» ('sono sposa-
to'); «è meglio oggi l'ambo/ che domani la gallina,,, detto a proposito del
gioco del lotto; in luogo della frase fatta «vinca il migliore», detta da Pep-
pino De Filippo, Totò capisce: «vinca un milione»; sull'espressione di Lia
Zoppelli «dal pelago alla riva,, (che è citazione dantesca 3), Totò conia il
; «E come quei che con lena affannata/ uscito fuor del pelago alla riva/ si volge al-
!:..-cqua perigliosa e guata [... ]» (Dante, Inferno, I, w. 22-24).
204 LA UNGUA IN GIOCO
4 Per gli altri riferimenti alla famigerata legge Merlin si confronti, owiamenie. ,;;;:;
rangiatevi!, 1959, interamente dedicato al problema, e la gustosa battuta in Totò
pino divisi a Berlino, 1962, rivolta alla cameriera di una casa equivoca: «co
qualche Frau Mèrlin?».
«PARI.I COME BADI»: GIOCHI DEL SIGNIFICANTE E DEL SIGMFICATO... 205
ANTONIO: <Hai capito>? Hai capito? Per colpa tua// Prima abbiamo perduto
la guerra// Adesso abbiamo perduro la pace// [Totò a colori, 1952].
DOGANIERE (Luigi Pavese): ma che volete farmi uscire pazzo/ voi/ eh!
L'ALGERINO (Totò): Vuole uscire pazzo?
DOGANIERE: Sì//
L'ALGERINO: S'accomodi//;
del significato di certi termini;_ Non si tratta più di parole o frasi defor-
mate nel significante, ma soltanto nel significato. Su questa linea, il vir-
tuosismo comico di Totò e delle sue spalle raggiunge i livelli più alti: sono
in effetti, questi ultimi, i giochi più divertenti di tutti quelli citati finora. Il
gioco tocca il suo culmine quando Totò porta quasi alla follia i propri in-
terlocutori, coinvolgendoli in un interminabile scambio di accezioni.
Esempi sommi in tal senso sono l'intera scena dell'onorevole in wagon-lit,
in Totò a colori, 1952 (di cui abbiamo già commentato i brani salienti), e
il lungo dialogo tra Totò e il notaio Cucuzza, in Totò diabolicus, 1962, sot-
to trascritto. Tolvolta, come vedremo, gli equivoci provocaci dalla polise-
mia costituiscono il motore della trama di tutta una scena [Totò a colori,
1952] o di un intero film [Totò le Mokò, 1949; Totò nella luna, 1958].
Passiamo ora ai numeorsi esempi.
Quattro polisemie (scuola 'movimento culturale/edificio'; sfollati 'sen-
zatetto/ipotetico movimento pittorico'; corrente 'movimento artistico/cor-
rente elettrica'; alternata 'tipo di corrente elettrica/attività suddivisa in
turni') si succedono nel brano seguente:
MODELLA: (credendo che Totò sia un famoso pittore) Ho sentito parlare tan-
to bene di lei/ maestro// [Perché) è uno dei migliori/ pittori moderni// Da
che scuola/ proviene?
BENIAMINO (fotò) (alludendo all'edificio scolastico che occupava abusiva-
mente) Io dalla scuola Garibaldi// Ci stavo come sfollato// Sì sì// Eh eh//
MODELLA: Sfollati a quale corrente appartengono?
BENIAMINO: Beh/ sa/ corrente alternata// Con questi turni! [Totò cerca casa,
1949].
5 La polisemia indica la pluralità di significati di uno stesso termine (per es. cane
'animale/parte della pistola'), mentre l'omonimia indica due termini diversi (cioè con
diversa etimologia, oltreché significato), identici nel significante, per es.perito 'morto'.
dal lat. PERIRE, e perito 'esperto', dal lat. (EX)PERIRI.
6 Cfr. Ruffin 1996, p. 352.
~ A » «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEI. SIGNIFICATO 211
'.i> Quando il ricchissimo padrone di casa gli illustra la dignità storica del-
•popria dimora («era un castello dei Medici»), Totò, fraintendendo, do-
~ : «era un ospedale?>, [Le sei mogli di Barbablù, 1950]. Scontata,
~ stesso film, la polisemia di piano 'progetto/pianoforte':
;;e
1it> lAt"ìA (Isa Barzizza): In confidenza/ io ho un piano//
[,;1\ TOTÒ: Ss! Confidenza per confidenza/ ma... mi raccomando/ eh? Io ho due
t} pifferi/ e una zampogna//
L-\i~A: Ma non avete capito! Io ho un piano astutissimo!
TOTÒ: Io cj ho una zampogna ch'è grossa così! [Le sei mogli di Barbablù, 1950).
Nel medesimo film: «potrebbe essere una panna// Una doppia pann~,,
:,~o di un'automobile guasta: la forma sing. panna 'guasto' (avere una
~ma), attestata, è comunque molto rara e non c'è dubbio che qui Totò
" · i sull'omonimia. «Persiane» 'donne di Persia/finestre': «ho accostato
rsiane», detto accostando l'una all'altra due donne provenienti dalla
~ia; all'appellativo onorifico di «altezza», Totò risponde: «uno e sessan-
~que» [L'imperatore di Capri, 1949]. Corso è inteso sia nell'accezione
f "serie di lezioni', sia in quella di 'strada':
della pensione. L'equivoco è reso più credibile proprio perché tutti conti-
nuano a dire che i clienti della pensione sono «pazzi» e che la pensione è
un «manicomio», in senso metaforico, mentre Totò intende sempre in sen-
so letterale. Inoltre i clienti hanno in effetti dei comportamenti molto ec-
centrici, e tutto il film sembra dunque una dimostrazione dell'affermazio-
ne shakespeariana e pirandelliana, o se si vuole freudiana, che tra pazzi e
savi passa una ben sottile differenza. In realtà il film altro non è che il
trionfo dell'equivoco verbale e del gioco delle metafore.
Il «polo», inteso come 'sport equestre', viene confuso da Totò per il
'polo geografico'; al posto di un «bacio» vero, Totò riceve un cioccolatino
[Totò lascia o raddoppia?, 1956]. Portando una sedia da un antiquario:
BARBIERE: Irritato?
LUIGI (Totò): No no// Mai stato così allegro come oggi!
BARBIERE: No! Io dicevo sul collo// [Gambe d'oro, 1958].
Tutto il fim Totò nella luna, 1958, si regge sull'equivoco tra un «lancio»
editoriale e un «lancio» nello spazio. Equivoco tra «Porto» vino e «porto»
voce del verbo portare [Totò, Eva e il pennello proibito, 1959]. «Cane»
'animale/parte del fucile' [I tartassati, 1959]. «Consegnare», usato da Pep-
pino De Filippo nel senso di 'punire un soldato', è inteso da Totò nel sen-
so di 'dare' [Arrangiatevi!, 1959]. Totò dice a Buscagliene: «l'eroina/ no?»,
invitandolo a compiere un'altra operazione di spaccio, e Buscagliene non
capisce e risponde: «chi/ Giovanna D'Arco?» e Totò ribatte: «sì/ Anna Ma-
gnani!» [Noi duri, 1960].
"'liW"EU..A» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 215
con una millecento Fiat ... Ma io/ perlomeno/ ho bisogno d'una Cadillàc/
spaziosa! Una Nincon!
NOTAIO: Sì/ va bene ...
PASQUALE: Magari un autobùs fuoriserie//
NOTAIO: Sì/ ma/ no ...
PASQUALE: Eh eh eh//
NOTAIO: Ecco/ m ... mi sono spiegato male// ·
PASQUALE: <Eh/ sì// Sì// Sì>//
NOTAIO: <Ehm/ dicevo>/ millecento azioni/ Fiati/
PASQUALE: Come sarebbe a dire!
NOTAIO: Azioni/ titoli//
PASQUALE: Titoli?
NOTAIO: Titoli azionari della ... società Fiati/
PASQUALE: Mah/ sarà!
NOTAIO: Del resto ci sono ari.che/ tremila Montecatini//
PASQUALE: Ma lei mi vuol prendere in giro// Mi dica la verità//
NOTAIO:<[ ... ]>!
PASQUALE: <Lei c'è venuto/ o ce l'hanno mandato/ per prendermi in giro! Ma
come>! Tremila Montecatini!
NOTAIO: 'fremila!
PASQUALE: Montecatini n'esiste uno solo! E/ lo so perché/ un amico mio cj an-
dava/ e come/ cj andava!
NOTAIO: Ecco/ allora/ mi sono spiegato male/ ancora una volta//
PASQUALE: Eh/ eh/ eh/ lei è recidivo//
NOTAIO: Sono/ recidivo//
PASQUALE: Lei è recidivo// Ma/ mi dica la verità/ mi guardi negli occhi// Da uo-
mo a uomo//
NOTAIO: Che c'è?
PASQUALE: Lei/ dico lei/ prima persona/ è proprio notaio/ no?
NOTAIO: Come no! Sono/ notaio!
PASQUALE: Abusi... abuSÌ"l("O//
NOTAIO: Ma che abusivo!
PASQUALE: Lei è notaio?
NOTAIO: Sono notaio! Eh!
PASQUALE: Con la !aura?
NOTAIO: Con ... Con la laurea//
PASQUALE: La che?
NOTAIO: Laurea//
PASQUALE: Ah/ adesso si dice laurea?
NOTAIO: No no no/ s'è sempre detto così//
PASQUALE: Appunto/ dico//
l\illUEZZA» «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 217
NOTAIO: Eh//
PASQUALE: S'è sempre detto così//
NOTAIO: S'è sempre detto così// Non Laura// Laurea//
PASQUALE: E... e ... e ... e ... cj ha l'ufficio/ no?
NOTAIO: Ho l'ufficio// Un antichissimo/ ufficio!
PASQUALE: Eh!
NOTAIO: Dal mio bisnonno!
PASQUALE: Con l'ufficio?
NOTAIO: Di padre in figlio/ so ... so.... so ... siamo arrivati a me//
PASQUALE: Però clienti...
NOTAIO: S'informi/ s'informi//
PASQUALE: Però clienti... (facendo cenno con la mano sotto il mento per in-
dicare 'niente)
NOTAIO: Affollatissimo! Moltissimi/ clienti! S'informi un po'/ chi è/ l'u ... il...
notaio Cucuzza!
PASQUALE: Cucuzza?
NOTAIO: Cucuzza// Sono io//
PASQUALE: Ma io ho conosciuto suo figlio!
NOTAIO: Mio figlio?
PASQUALE: Sì! Cucuzziello// Eh!
NOTAIO: Ma no ... non dica ...
PASQUALE: Non è suo figlio?
NOTAIO: Non è ... non è mio figlio/ perché non ne ho/ figli// Eh//
PASQUALE: Cj avrei giurato/ sa? [... ]
NOTAIO: E invece/ tagliamo/ tagliamo qui//
PASQUALE: Tagliamo qui// Dunque//
NOTAIO: Dunque/ qui/ c'è/ l'elenco dei beni immobili/ lasciati dal professor
Carlo//
PASQUALE: Beni e mobili?
NOTAIO: Beni immobili//
PASQUALE: Immobili//
NOTAIO: Lasciati dal professor Carlo//
PASQUALE: Letto... letti... armadi...
NOTAIO: Hm ... beni immobili! Beni immobili! Case/ palazzi...
PASQUALE: Ma si spieghi/ giovanotto! Si spieghi!
NOTAIO: Ma mi spiego benissimo! Scusi!
PASQUALE: Io sono miliardario! Ha capito/ o no? Eh/ lei sta parlasdo con un
milionario!
NOTAIO: Ecco/ va bene// Va bene//
. PASQUALE: Mica con un fesso qualunque! Oh!
NOTAIO: No ... no ... non mi permetterei! Eh!
218 LA LINGUA IN GIOCO
PASQUALE: Eh/ no/ lei si sta permettendo/ invece! Avanti! Andiamo avanti!
NOTAIO: Il ... il professor Carlo/
PASQUALE: Mio frate!.. mio fratello//
NOTAIO: ha lasciato anche/ suo fratello/ due cliniche modello//
PASQUALE: Due cliniche?
NOTAIO: Modello//
PASQUALE: Come sarebbe/ modello?
NOTAIO: Due cliniche perfette//
PASQUALE: C'è gente/ dentro?
NOTAIO: Come no?
PASQUALE: Ammalati?
NOTAIO: Ammalati//
PASQUALE: Via via via via via! Facciamo piazza pulita! La clinica io ne ho biso-
gno ... libera! Io ci debbo sguazzare dentro! E poi/ oh! Io so' miliardario!
Cj ho due cliniche! Eh/ mi servono!
NOTAIO: Va be'/ ma lei può fare quello che vuole/
PASQUALE: Eh!
NOTAIO: ma ci sono degli ammalati gravi// Come si fa ...
PASQUALE: Malati gravi?
NOTAIO: E certo!
PASQUALE: Si manda lo sfratto//
NOTAIO: Lo sfratto agli ammalati?
PASQUALE: Quanto possono campare/ questi ammalati?
NOTAIO: Ma non lo so!
PASQUALE: Ammettiamo anche che io voglia essere indulgente// Quanto pos-
sono campare?
NOTAIO: Ma non lo so!
PASQUALE: Tre quattro giorni// E poi me li faccia fuori/ abbia pazien ... ! Me ...
me li faccia fuori!
NOTAIO: Ma che li faccio fuori/ eh ...
PASQUALE: Uff! (al notaio che si sta pulendo il vestito dalla cenere che Pa-
squale gli ha buttato addosso) Che fa?! Cosa fa?!
NOTAIO: Eh/ la cenere qui... sulla ... Infine/ tra le proprietà lasciate dal genera-
le/ l'altro suo fratello/
PASQUALE: Sì//
NOTAIO: è compreso un busto in oro del duce// Un busto in oro/ del duce//
PASQUALE: Ma no!
NOTAIO: Sì//
PASQUALE: Un busto!
NOTAIO: Un busto// In oro//
~ » «UNO E SESSANTACINQUE»: GIOCHI DEL SIGNIFICATO 219
PASQUALE: Ma sa/ che questo mi giunge nuovo! (ride) E chi poteva pensare
che il duce portasse il busto!
NOTAIO: No!
PASQUALE: (imitando Mussolini) Ecco/ perché stava bello tutto dritto/ aitan-
te//
NOTAIO: Non/ no/ no/ non è che il duce/ portasse il busto! Non lo portava//
E.<\SQUALE: Ah no!
NOTAIO: Ma no!
PASQUALE: Portava un reggipetto//
NOTAIO: Un re ... Nossignore! Che reggipetto! Dice ...
PASQUALE: La panciera?
NOTAIO: Ma neanche la panciera!
PASQUALE: Ma lo sa che lei è un bel. tipo? Lei prima dice il busto/ e poi se lo
nega!
NOTAIO: Ma non me lo nego affatto!
PASQUALE: Ma come/ se lo sta negando!
NOTAIO: Ma chi se lo nega!
PASQUALE: Lei ha detto eh ...
NOTAIO: Ho detto un busto in oro// Un busto significa/ una statua// Va bene?
Una statua!
PASQUALE: Co ... col reggipetto? <Con la panciera>//
NOTAIO: <Senza reggi... Oh/ ma lei mi vuol prendere in giro>/ scusi?!
PASQUALE: Sissignore//
NOTAIO: Ah/ ah sì?!
PASQUALE: No/ dico/ sissigno ...
NOTAIO: Lei conferma che mi prende in giro?!
P.<\SQUALE: <Ah/ ma sa che ... ma sa che> ...
NOTAIO: <Io non so/ no so come faccio a>· ...
PASQUALE: (battendo violentemente la mano sul cappello del notaio pog-
giato sul tavolo) Ma lei sa che ... lei sa che è un ...
NOTAIO: È il mio cappello!
PASQUALE: Abbia pasienza!
NOTAIO: Ma che pazienza e pa ...
MAGGIORDOMO: Signore//
PASQUALE: Che ... che c'è? (dando la sigaretta al notaio) Areggi/ areggi//
NOTAIO: Che/ che è? (scottandosi con la sigaretta) Ahi!
:vtAGGIORDOMO: Ha telefonato il portiere/ che sta salendo la polizia//
PASQUALE: La polizia! Io lo sapevo! (al notaio) lo scappo// Lei cosa fa?
NOTAIO: Che devo fare?
PASQUALE: Scappi anche lei!
NOTAIO: Perché?!
220 LA LINGUA IN G!ClO?
EGIDIO (Nino Tu.ramo): Questo fra' Terenzio/ non volle essere comprensivo
con mio zio/ che aveva una pulzella per la testa//
PASQUALE (Totò): Ah sì?
MAMOZIO (Macario): Cosa aveva?
EGIDIO: Una pulzella//
PASQUALE: Lo zio/ aveva/ in testa/ sai quelle piccole pulzelle che se mettono
fra i capelli [... ]//;
FIORENZA (Lisa Gastoni): Per un momento pensavo che voi foste ...
PASQUALE: Un cappuccino// Invece no// Sono un monaco// Un monaco mac-
chiato/ ma sono un monaco//;
PROFESSORE: Sì!/
ARISTIDE: È morto?
PROFESSORE: Certo//
ARISTIDE: E quando?
PROFESSORE: Eh/ duemila anni fa!
ARISTIDE: Dio/ come passa/ il tempo! [Il ratto delle Sabine, 1945].
AMICO: (avendo appreso che Totò si è risposato dopo la morte della prima
moglie) Adesso/ non so se farti le condoglianze/ per/ la prima/ o le con-
gratulazioni. ..
GENNARO (fotò): Beh/ facciamo una cosa// Una via di mezzo// Fammi le con-
gratulanze/ e non ne parliamo più//;
Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, per non parlare di esempi più recenti,
come le varie saghe delle Guerre stellari, dei Rocky, dei Rambo ecc.).
Il ripetersi di stessi attori, sceneggiatori (prevalentemente Metz e Mar-
chesi, Age e Scarpelli, Continenza, Steno e Monicelli) e registi 1, dunque, e
l'esigenza di dare al pubblico quello che il pubblico ha già apprezzato, so-
no responsabili della forte formularità anche verbale nel cinema di Totò
(così come nelle riviste, anch'esse fatte di scene che migravano da uno
spettacolo all'altro) e, conseguentemente, dell'estrema compattezza del-
l'intero nostro corpus. I produttori puntarono molto sulla ricorrenza di te-
mi e personaggi, già nello stesso titolo dei film: Totò, Peppino e... Nel do-
poguerra alcuni film furono addirittura rintitolati, come abbiamo già det-
to, per marcare la presenza di Totò come assoluto protagonista.
I rapporti tra teatro e cinema nei film di Tocò sono strettissimi 2 • In pri-
mo luogo, molti suoi film sono in effetti trasposizioni, più o meno fedeli,
di testi teatrali [San Giovanni decollato, 1940; Il ratto delle Sabine, 1945;
Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950; Figaro qua... Figaro là,
1950; 47 morto che parla, 1950; Sette ore di guai, 1951; Totò e i re di Ro-
1 Anche se, in ·rotale, Totò fu diretto da ben quarantun registi (Ottavio Alessi, Giu-
seppe Amato, Mario Amendola, Giorgio Bianchi, Alessandro Blasetti, Mauro Bolognini,
Mario Bonnard, Carlo Ludovico Bragaglia, Fernando Cerchio, Christian-Jaque, Luigi Co-
mencini, Sergio Corbucci, Mario Costa, Lionello De Felice, Eduardo De Filippo, ]osé
Antonio de La Loma, Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Gianni Francio!Ìni, Lucio Fulci, Ma-
rino Girolami, Ugo Gregoretti, Paolo Heusch, Alberto Lattuada, Marcello Marchesi, Ca-
milio Mastrocinque, Mario Mattoli, Vittorio Metz, Mario Monicelli, Antonio Musu, Amle-
to Palermi, Domenico Paolella, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi, Robeno Rossellini, Gior-
gio Simonelli, Steno, Turi Vasile, Piero Vivarelli, Gero Zambuto, Luigi Zampa), soltanto
sei di loro girarono la maggior pane dei suoi film (57): Mario Monicelli e Steno (17, da
soli o in coppia), Mario Mattali (16), Camillo Mastrocinque (11), Sergio Corbucci (7),
Carlo Ludovico Bragaglia (6).
2 Cfr. almeno Fofi 1980 (a c. di), Faldini e Fofi 1987, Guarini 1991 (a c. di), Mamone
1992 (pp. 54-55), Fano 1993 (a c. di), Anile 1997 e 1998, Ottai 1998a, b. Il cinema co-
mico tutto, poi, deve gran parte del proprio repertorio al teatro di varietà: Petrolini, Vi-
viani, Musco, Govi, Macario, i De Filippo, Totò ... ; è dawero difficile immaginare un no-
me di un autore o di un attore che non abbia praticato sia il teatro comico o di varietà
sia il cinema (cfr. Masoni e Vecchi 1986).
8'.EPEITTA Il.NANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 235
,m copione. Totò, come del resto era uso comune nel teatro di rivista o nell'avanspet-
::acolo, lavorava in collaborazione con altri autori .in un continuo scambio di idee e si-
ruazioni. In scena poi gli attori contribuivano ulteriormente ad arricchire il testo con
'<'llliazioni che intervenivano ad ogni replica e di cui non è rimasta quasi traccia» (Co-
SWJZO Ioni, in Guarini 1991 [a c. di], p. 199).
• Senza però concludere che i film di Totò altro non fossero che «teatro filmato»,
rome giustamente sottolinea Meldolesi 1987 (p. 18).
5 Cfr. Guarini 1991 (a c. di), pp. 256-59. Sul topos dell'eredità in altri film coevi cfr.
6 Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 128-37. Sugli esordi teatrali di Totò cfr. Fano 1993 (a c.
mde, cita la scena del «controllore dei vagoni letto». Situazioni analoghe
(itigi col compagno di cuccetta) ricorrono anche in Totò a Parigi, 1958, e
i'll Totò di notte n. 1, 1962 (in aereo).
la scena della telefonata non ricordata in Totò e le donne, 1952, è trat-
!:i da Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942, e da Se fossi un don Gio-
lE!r«nni, 1938 15 •
la scena del finto eunuco, in Il turco napoletano, 1953, è ripresa da
Ìòmini a nolo, 1937, che a sua volta la riprendeva da Scarpetta 16 •
Lo sketch delle sorelle siamesi in Totò all'inferno, 1955, è stato ripre-
$0, quasi alla lettera, da L'ultimo Tarzan, 1938 17•
.. I.a famosa scena cantata E levati la blusetta, in Siamo uomini o ca-
t,Drali, 1955, è tratta da Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935 18 •
I.a scena del ristorante, in Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956, si
i;pira a Colori nuovi, 1932, ripresa in Cinquanta milioni c'è da impaz-
zire, 1935 19•
I.a scena di Antonio La Trippa costretto a dividere la camera d'albergo
<:on un altro uomo è chiaramente ispirata alla famosa farsa La camera fit-
t;ata a tre, un classico del teatro popolare napoletano, che Totò portò in
scena più volte, almeno in Colori nuovi, 1932, e in La banda delle gial-
ilie, 1933 20 • Secondo Mario Monicelli, anche la scena dell'appartamento af-
&tato a diverse persone in Totò cerca casa, 1949, trae spunto dalla me-
desima farsa 21 • •
?..~5-39.
""Cfr. Fofi 1980 (a c. di), pp. 24-29.
"Cfr. Anile 1998, pp. 77-78, anche per altri riferimenti teatrali dello stesso film.
22 Cfr_ Fofi 1980 (a c. di), pp. 74-75.
238 LA LINGUA IN GIOCO
to delle Sabine, 1945; Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950;
Guardie e ladri, 1951; Totò a colori, 1952; Totò e i re di Roma, 1952; I tre
ladri, 1954; Miseria e nobiltà, 1954; Totò e Carolina, 1955; Il coraggio,
1955; Totò e Marcellino, 1958; Totò a Parigi, 1958; La legge è legge, 1958;
Vigile ignoto, 1963.
All'interno del topos della fame, si articolano alcune situazioni ricor-
renti. Il pasto costituito da un unico uovo da dividere tra più persone
[Totò cerca casa, 1949; Napoli milionaria, 1950; Totò e i re di Roma,
1952; La legge è legge, 1958; Vigile ignoto, 1963]. Totò ruba pescando con
un filo il cibo che è posto sotto di lui [Fermo con le mani, 1937, Totò cer-
ca casa, 1949, Guardie e ladri, 1951, Totò a Parigi, 1958]. In Totò a Pari-
gi, 1958, Totò recita un brano memorabile sulla fame: «io sono morto di
fame autentico// La mia è una fame/ atavica// Io discendo da una dinastia
di morti di fame// Mio padre/ mio nonno/ il mio bisnonno/ il quartavolo/ il
quintavolo/ tutti gli avoli della mia famiglia/ e i collaterali».
Tentato suicidio o suicidio (Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi,
1939; Totò e i re di Roma, 1952; Il coraggio 1955; Totò all'inferno, 1955;
Il comandante, 1963]. In particolare, il tentato suicidio sui binari di un
treno che devia all'ultimo momento si ha in Animali pazzi, 1939, e in Il
comandante, 1955 23 •
Tra le altre scene che migrano da un film all'altro (e di cui non cito, per
brevità, l'origine teatrale, anche se quasi sempre si tratta di situazioni pre-
senti già nelle sue riviste) ricordo almeno le seguenti.
Scena del risveglio e del lavaggio sommario in ambiente di povertà e di
comico squallore [Fermo con le mani, 1937; Animali pazzi, 1939; Totò
cerca casa, 1949; L'imperatore di Capri, 1949; I tre ladri,1954; Totò e
Marcellino, 1958; Totò a Parigi, 1958].
Problema dell'alloggio [Fermo con le mani, 1937; Totò cerca casa,
1949; Arrangiatevi!, 1959].
Travestimenti da donna [Fermo con le mani, 1937; Fifa e arena, 1948;
Figaro qua... Figaro là, 1950; Il più comico spettacolo del mondo, 1953;
Siamo uomini o caporali, 1955; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959;
23 Per il legame tra comicità e morte in Totò cfr. Anile 1997, p. 70 et passim, oltre a
quanto già detto nell'introduzione. Per il tema della morte nella produzione poetica di
A. de Curtis cfr. Romeo 1998a.
FlEl'ETITA llNANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 239
Tototru.ffa '62, 1961; Totò diabolicus, 1962; Totò contro i quattro, 1963;
Totò s~, 1963; Il mostro della domenica, 1968].
Maschera antigas contro l'odore dei piedi [Fermo con le mani, 1937;
'Jòtò a colori, 1952]. Va qui citato un articolo del «Popolo d'Italia», del
1940, che mostra, ancora una volta, la vicinanza tra Totò (e il suo ambien-
te), la stampa e gli umori socioculturali del tempo. Dal brano è chiaro
che, all'epoca, l'ironia sulla maschera antigas (tipico strumento bellico)
era nell'aria:
quelle, 1953; Il più comico spettacolo del mondo, 1953; Miseria e no-
biltà, 1954; I tre ladri, 1954; Totò e Marcellino, 1958; Totò e Peppino di-
visi a Berlino, 1962; Lo smemorato di Collegno, 1962; Il monaco di Mon-
za, 1963; Vigile ignoto, 1963].
Il nobile decaduto [Animali pazzi, 1939; 47 morto che parla, 1950;
Miseria e nobiltà, 1954; Totò lascia o raddoppia?, 1956; Signori si nasce.
1960].
Lotta dei piatti tirati [San Giovanni decollato, 1940; Figaro qua... Fi-
garo là, 1950; Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956).
Starnuto [Due cuori fra le belve, 1943; Totò cerca casa, 1949; Toto-
tarzan, 1950; Totò a colori, 1952]: è questo un espediente per mettere in
risalto l'arte mimica di Totò.
Sputo nell'occhio, o in faccia, volontario o involontario (per difetto di
pronuncia) [San Giovanni decollato, 1940; Il ratto delle Sabine, 1945i;.
Totò cerca casa, 1949; L'imperatore di Capri, 1949; Figaro qua... Figaro
là, 1950; Totò sceicco, 1950; Totò a colori, 1952; Totò e i re di Roma, 1952;;
Il turco napoletano, 1953; Totò all'inferno, 1955; Totò lascia o raddop-
pia?, 1956; Totò nella luna, 1958; Totò, Eva e il pennello proibito, 1959:,
Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960; Totò di notte n. 1, 1962; Il montKiffl'.
di Monza, 1963; Che fine ha fatto Totò Baby?, 1964].
Scena del seltz: Totò emette un sibilo (pss), come se invitasse il c ~
nitore del seltz ad urinare; il seltz esce e, quando gli si chiede «chi te r~;
insegnato?», Totò risponde: «me l'ha insegnato mamma» e sim. [Fifa eaJl'li.!:
na, 1948; Totò le Mokò, 1949; Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957; ~
sexy, 1963].
Parodia dell'artista (pittore o scultore) [Totò cerca casa, 1949; ~
cerca moglie, 1950; Totò a colori, 1952; Totò e Carolina, 1955; Totò, ~)
e il pennello proibito, 1959).
Quando Totò bacia una donna, muove gli occhi come un bur-~
[L'imperatore di Capri, 1949; Totò le Mokò, 1949; Totò cerca~
1950].
Totò prende le misure per la cassa da morto, credendo che si ~
un abito [Le sei mogli di Barbablù, 1950; Il turco napoletano, 1953j
Totò in tribunale [Totò terzo uomo, 1951; Dov'è la libertà?, 1952:;l
ladri, 1954; La cambiale, 1959; Totò e Peppino divisi a Berlino, l
smemorato di Collegno, 1962; Vigile ignoto, 1963].
Mimica del gatto che graffia [Totò a colori, 1952; Totò e Clootp: IJii[i
1963].
fEPETITA llNANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 241
Guarini 1981 (a c. di), pp. 5-15. Tra l'altro, lo stesso Totò sembrava perfetta-
. te dell'essenza metamorfica della propria teatralità (cfr. Zavattini 1940).
244 LA UNGUA IN GIOCO
,5di"origine e sulla storia della rocuzione che... d'Egitto!, si veda ora Lurati 1988,
_Non escluderei tuttavia che si debba a Totò la forte propagazione nell'uso CO·
246 LA UNGUA IN GIOCO
Quasi un terzo dei film con Totò parodiano altri film, o generi cinema-
tografici, com'era tipico nel cinema popolare. Vediamo qui almeno i casi
più riconoscibili.
Fifa e arena, 1948, è la parodia di Sangue e arena (Blood and Sandj,
1941, di Rouben Mamoulian.
Totò cerca casa, 1949, è la parodia dei film neorealistici.
Totò le Mokò, 1949, è la parodia sia di Il bandito della Casbah (Pépé-
le-Moko), 1936, di Julien Duvivier, sia di Sa_nsone e Dalila (Samson ami
Delilah), 1949, di Cecil B. DeMille.
La scena dell'agente segreto K8 in Totò cerca moglie, 1950, è la paro-
dia del cinema di spionaggio, e in particolare di Documento Z3, 1942, ci
Alfredo Guarini.
Tototarzan, 1950, fa la parodia della saga di Tarzan e, -in particolare;,
dei numerosissimi film con Johnny Weissmiiller (dal 1932 al 1948).
Figaro qua... Figaro là, 1950, è la parodia di Il barbiere di Siviglia di
Rossini.
Le sei mogli di Barbablù, 1950, è una multiparodia: dei film su Sherlodtt;
Holmes (c'è anche la battuta: «elementare/ Patson»), di quelli sul Dottolf
Jekyll e Mr. Hyde e di quelli su Barbablù.
Totò sceicco, 1950, è la parodia dei film ambientati in Medio Oriente o
in Nord Africa: Il.figlio dello sceicco (The Son of the Sheik), 1926, di Gear"'.'
ge Fitzmaurice; Casablanca, 1942, di Michael Curtiz; Alì Babà e i q1..14;;)
ranta ladroni (Ali Baba and the Forthy Thieves), 1944, di Arthur Lu~
Sinbad il marinaio (Sinbad the Sailor), 1947, di Richard Wallace e smo::,
Totò terzo uomo, 1951, solo nel titolo e nella musica fa la parodia ru.Eifl
terzo uomo (The Third Man), 1949, di Caro! Reed.
Il più comico spettacolo del mondo, 1953, fa il verso a Il più gra~:!
spettacolo del mondo (The Greatest Show on Hearth), 1952, di Ceci! 1',;
DeMille.
Totò lascia o raddoppia?, 1956, è ovviamente la parodia dell'omo~
quiz televisivo e anche dei film americani sui gangster. '.:;1
Michele Spillone, di Totò, Vittorio e la dottoressa, 1957, fa il verso:/$]
Mike Spillane, e il film è una parodia del genere giallo americano.
Totò e Marcellino, 1958, si rifà a Marcellino pane e vino (Mare
pan y vino), 1954, di Ladislao Vajda.
Gambe d'oro, 1958, fa la parodia del cinema sportivo.
'aan:4 IUVANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 247
A Rififi (Du Rififi chez les hommes), 1955, di Jules Dassin, oltreché a
'fiilbanda degli onesti, 1956, sembra parodisticamente ispirato anche I so-
- ~ t i , 1958.
1òtò nella luna, 1958, è la parodia del film di fantascienza (oltreché il
o film di fantascienza realizzato in Italia 32) e, in particolare, di L'inva-
, degli ultracorpi (Invasion ofthe Body Snatchers), 1956, di Donald
i ~ ; inoltre il personaggio interpretato da Totò si chiama Pasquale Be-
Bonte, chiara deformazione del nome del famoso cantante Harry Be-
!lllilnre; della parodia del film fanno parte anche i termini «cosone» per
/ ~ t e ' e «fagiolone germinatore» per 'baccello'. Si ricorderà, non da
: ~ , che in quegli anni di guerra fredda il tema dei missili sovietici (ri-
~ o nel film) riscaldava l'opinione pubblica.
,,. 1òlò, Eva e il pennello proibito, 1959, fa il verso a La maja desnuda
{JiJr«Nacked Maja), 1958, di Henry Koster e Mario Russo, con Ava Gard-
~•
Jladri, 1959, è la parodia di una parodia: I soliti ignoti, 1958.
~Voi duri, 1960, è la parodia del già citato Rififi, 1955, e anche di Totò
•-Jlokò (inoltre, Totò è abbigliato col fez, come in Il turco napoletano,
. Anche in questo caso, dunque, si fa la parodia di una parodia, in
- o di specchi così caro alla cinematografia popolare: la funzione pa-
del cinema commerciale, più delle produzioni cosiddette colte,
forse inconsapevolmente, toccare l'essenza del cinema come
·o e come codice intrinsecamente metalinguistico.
bò, Peppino e... la dolce vita, 1961, è la puntuale parodia di La dol-
, 1960, di Federico Fellini; nella parodia rientra anche l'uso del ter-
rparazzo (che viene divulgato, con estensione da nome proprio a
comune, proprio grazie al film di Fellini), che Totò riutilizzerà an-
Io smemorato di Collegno, 1962, e in Totò di notte n. 1, 1962 (do-
e abbiamo visto, conia addirittura il verbo paparazzare) 33 •
-~.Aò contro Maciste, 1962, è la parodia dei film del genere storico-mi-
Dil:'@00 (il cosiddetto peplum) e, in particolare, della saga di Maciste.
~ diabolicus, 1962, è la parodia dei film gialli e dei fumetti (Diabo-
fflt&\ Satanik, Sadik).
Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962, paròdia, come già detto, I ma-
gliari, 1959, di Francesco Rosi. Ma non basta: il film infatti, come s ~
aweniva nel cinema di consumo, riprende più d'un tema dell'attualità~,:
litico-sociale dell'epoca, in particolare per quanto riguarda gli episodi crm-::
nessi con l'edificazione del muro di Berlino e gli attentati indipenden~
ci in Alto Adige (si ricordi uno dei tormentoni linguistici del film: «ho ;a;;
traversato l'Alto Adige»). In questo caso, così come in Totò cerca casa{~/
problema degli alloggi), in Totò lascia o raddoppia? (con la televisi~;
in Totò nella luna (con la guerra fredda, i lanci di missili e le missioni~··
ziali) ecc., non va infatti mai persa di vista la vocazione realistica del dm~t
ma italiano - che nasce, come si sa, ben prima del neorealismo - non 05W.l
to, nei casi di Totò, con ambizioni critiche e intellettuali, ma soltanto i.#i#J
coinvolgere più da vicino lo spettatore, secondo un topos anch'esso~;;
so dall'avanspettacolo. Colpisce talora, nei casi citati, la precocità nel ~ }
strare sul grande schermo certi eventi e certi umori da parte di film md~
tutta fretta e spesso sconclusionati. "·tt~
Anche Lo smemorato di Collegno, 1962, ha un aggancio parodio:uiiij1;
un caso vero (il celebre caso Bruneri e Canella del 1927).
Il giorno più corto, 1963, è la parodia di Il giorno più lungo (Tbe~1
gest Day), 1962, di Ken Annakin, Andrew Marton e Bernhard Wicki.
Il monaco di Monza, 1963, è la parodia di varie scene dei P101~j
sposi.
Totò e Cleopatra, 1963, è la parodia non tanto di Cleopatra, 1m:~
Cecil B. DeMille, quanto del tanto discusso, benché ancora in lavo~
Cleopatra, 1963, di Joseph L. Mankiewicz.
Totò contro il pirata Nero, 1964, è la parodia dei film sui pirati~
particolare, di Il corsaro dell'isola verde (Tbe Crimson Pirate), 1~,
Robert Siodmak.
Che fine ba fatto Totò baby, 1964, è la parodia di Che fine ba~i
Baby jane? (J(lhat Ever Happened to Baby Jane), 1962, di Robert ~
Totò d'Arabia, 1965, è la parodia di Lawrence d'Arabia ( L a w ~
Arabia), 1962, di David Lean, e della saga spionistica Agente 007.
Operazione San Gennaro, 1966, è la parodia di Sette uomini~
1965, di Marco Vicario, e si ricollega a I soliti ignoti, 1958.
La parodia, che è tipica dei generi popolari (avanspettacolo) e
anche del cinema «di cassetta», percorre l'intera nostra storia
lebri furono, tra le altre, le parodie della coppia Franco Franchi
grassia (spicca Ultimo tango a Zagarolo, 1973, di Fernando Cicero,
i ~ A IlNANT: LA FORMULARITÀ NEL TEATRO E NEL CINEMA DI CONSUMO 249
~già di Teatro parlando tocchiamo quel ramo di Ridicolo, in cui più confido;
E'- forse quel solo, in cui con maggiore efficacia e prestezza può oggi l'Italia
);'~e salute attese le sue circostanze politiche: e intendo appunto il Teatro.
t:'.~ divisi, come siamo, in governi, e in provincie diverse; così interrotti nel
)~ercio vicendevol di libri, e d'idee; così disgiunti d'interesse, di geni,
;~azioni; io non veggo altri vincoli, che riunire ci possano fuori dei Com-
I:~ti. Pochi pezzi in man loro viaggian l'Italia, e portano la verità in ogni
(.;mm. I nostri libri comunemente si spandono poco lungi oltre il luogo, dove
/;~ nati, siccome il vuole la presente nausea d'Italia per ogni sua cosa. Ma par-
I~.['ozio quasi universale, e parte il bisogno d'un sollievo facile, indipendente,
.,., .. ·· mico, che empie tutti i teatri, e in ogni picco! paese chiama le truppe,
"ò rimediare ampiamente, e ricondurre le scene al loro primo ufficio
•. . . estrare, e istruire. S'aggiunga, che anche in Teatro la stanca Italia di-
~;~w¼ ornai cambiamento, e ch'io veggo la massima parte arrossir dentro se
~ · . ~ assistere a tali scempiaggini, che appena convenire potrebbero a
;:,.· del Mille. Qual cambiamento migliore del proposto finora, e qual più fe-
Già più sopra il provai. Ma aggiungo qual più facile nel rescimento, sol
·Ql:i nostri Teatri s'introduca un'altra novità saporitissima, ed è la Parodia?
Queste sono le Parodie, che dovrebber purgare la Letteratura Italiana, che
_, Italiana non è, giacché per due terzi composta di traduzioni, o imita-
.servili senza dramma di studio, o d'invenzione. Queste le Parodie sono,
:Menarini 1955, pp. 31-41 e D'Amico 1985, pp. 91-96 e 136-43; sui titoli paras-
1\maelli 1979, p. 480.
250 LA IJNGUA IN GIOCO
Molti giochi di parole elencati nei capitoli precedenti hanno fatto sto-
'm e scuola. Schiere di comici hanno citato Totò, ora esplicitamente (co-
'.me Roberto Benigni e Massimo Troisi nella lettera in Non ci resta che
,pangere, 1984), ora implicitamente: i giochi linguistici di Nino Frassica
·.·.. · per Renzo Arbore, nanetto per aneddoto, lapis per lapsus) e di
0 e Corrado Guzzanti (cellulite per cellulare, bastone contrario per
i ~ n contrario) probabilmente non avrebbero mai visto la luce, o sa-
1~ro stati meno apprezzati, senza l'esempio di Totò.
· · la ricchezza degli interventi di Totò sulla lingua va ben oltre la sola «ri-
. azione» dell'italiano ufficiale 1, in genere l'unico merito linguistico
riconosciuto a de Curtis. La forza deformante che tutti hanno os-
:;~to nella maschera di Totò - la sua capacità di contorcere e di altera-
f,~ia fisionomia del volto e degli arti, di farsi marionetta a metà tra la vita
morte, essere umano e meccanico insieme - si ritrova anche negli usi
·, nel rendere significative frasi senza senso e nel privare di signifi-
· ~ frasi che pretendono dì averne fin troppo. Proprio questa ricchezza
· iva e, a tratti, espressionistica più che realistica allontana quasi
e Totò da un livello banale e prevedibile di comunicazione, ovvero
parlato comune, sia dall'uso irriflesso di certi stereotipi, sia, so-
tto, dalla lingua media del cinema, e colloca a pieno· titolo l'intero
filmico di de Curtis tra gli esperimenti linguistici più interessanti
., vecento italiano, nella sua tipica natura ibrida tra riuso e parodia,
7
'-'Or. almeno De Mauro (1963] 1993, pp. 122 e 158, e De Mauro 1992, p. 136; Spi-
~ii, 1974, pp. 95-97; Cresti 1982, pp. 293-94.
252 LA LINGUA IN GIOCO
Solo ora sappiamo quanto Totò ha inciso nel costume e nell'immaginario na-
zionale. Ieri non avevamo il coraggio di riconoscerci nello specchio di una co- ·
micità impietosa che ci restituiva l'immagine derisoria dei nostri difetti, della
vacua pomposità del nostro modo di parlare, del deprimente divario tra ap-
parenza e realtà. La pedagogia del nascondere, in cui si esprime l'ipocrisia na-
zionale, ci induceva a chiudere gli occhi, a respingere la scomposta parodia
dei nostri modi di essere, la irridente messa a nudo delle convenzioni lingui-
stiche, la burocratica autorevolezza dei saperi costituiti 5•
:r 4 Sul neostandard, o italiano dell'uso medio (ovvero su quella varietà di italiano og-
·-mnsiderata pressoché noro,.ale iri. registri di media formalità, un tempo non accetta-
:a- o tuttora scarsamente accettata dai puristi - come parte della norma standard), e
f~ altre varietà qui citate, cfr. Sabatini 1985, Berruto 1987, 1993a, b, Rossi 1999a.
0· ;. Caldiron 1999, p. 119. ·
6 Cfr. Simone 1987 e Rossi 1999a.
TEATROGRAFIA
;):ih'~.
~-
Charlot per amore, 1930, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi
I
/[i_ 1980 (a c. di), pp. 48-51, e in Guarini 1991 (a c. di), pp. 265-68 .
:;tJl:Jlori nuovi, 1932, di A. de Curtis e Guglielmo Inglese. Brani pubblicati
~t;: in Fofi 1980 (a c. di), pp. 15-27 .
... che ti passa, 1932, di A. de Curtis e Guglielmo Inglese. Brani pub-
blicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 30-32.
i:ergine di Budda, 1932, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi 1980
{a c. di), pp. 41-46. · ·
Il vergine folle, 1932, di Ripp (Luigi Miaglia) e Bel Amì (Anacleto Francini).
La banda delle gialle, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub-
blicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 28-29, 52-57, e in Guarini 1991 (a c. di),
pp. 298-300.
Dalla calza al dollaro, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub-
blicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 32-33.
Era lei si si, era lei no no, 1933, di A. de Curtis, Fiorita e Carbone. Brani
pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 34-40, e in Guarini 1991 (a c. di),
pp. 278-83.
Questo non è sonoro, 1933, di Tramonti (Paolo Rampezzotti). Brani pub-
blicati in Guarini 1991 (a c. di), pp. 265-68.
Se quell'evaso io fossi, 1933, di Bel Amì (Anacleto Francini).
Cinquanta milioni c'è da impazzire, 1935, di Guglielmo Inglese e Tra-
monti (Paolo Rampezzotti). Brani pubblicati in Guarini 1991 (a c. di),
pp. 235-59.
Dei due chi sarà?, 1936, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi 1980 (a c.
di), pp. 58-70, e in Guarini 1991 (a c. di), pp. 284-88.
Uomini a nolo, 1937, di Bel Amì (Anacleto Francini) e A. de Curtis. Braru
pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 71-83, e in Guarini 1991 (a c. di).
pp. 269-77.
Accadde una notte che... , 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Foo
1980 (a c. di), p. 47.
Fra moglie e marito... la suocera e il dito, 1938, di Antonio de Curtis.
Brani pubblicati in Fofi 1980 (a c. di), pp. 111-13, e in Guarini 1991 (a
c. di), pp. 225-34.
Se fossi un Don Giovanni, 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in foli.•.
1980 (a c. di), pp. 84-97.
L'ultimo Tarzan, 1938, di A. de Curtis. Brani pubblicati in Fofi 1980 (a c.
di), pp. 98-110. "'
Quando meno te l'aspetti, 1940, di Michele Galdieri. Brani pubblicati S#'!
Bevilacqua 1965 (a c. di), pp. 23-39, e in Fofi 1980 (a c. di), pp. 115-,~'
Belle o brutte mi piaccion tutte!, 1942, di A. de Curtis, Guglielmo In~\
e Tramonti (Paolo Rampezzotti): Brani pubblicati in Guarini 1991 {af~;j
2 ~
di), pp. 201-22 4 . }j
·;,;_,t
·:\·;:}~
2
Secondo Faldini e Fofi 1987, p. 323, la datazione, incerta, di qaesto spet:raa~t•
compresa tra il 1932 e il 1937. Qui si riporta la data attribuita dal Guarini.
TEATROGRAFIA 257
Animali pazzi, 1939 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: Achille Cam-
panile. Se.: Gaetano Campanile Mancini, Carlo Ludovico Bragaglia, Ivo
Perilli. P.: Gustavo Lombardo per Titanus. I.: Totò (Tolomeo de' Tolo-
mei/fotò), Luisa Ferida (Maria Luisa), Calisto Bertramo (il maggiordo-
mo), Lilia Dale (Ninetta), Dina Perbellini 0a direttrice della clinica),
Bianca Stagno Bellincioni (zia Eloisa), Claudio Ermelli (il notaio), Raf-
faele Giachini (il pretendente), Cesare Polacco (il creditore), Giuseppe
Pierozzi (il veterinario), Pina Gallini 0a proprietaria del cavallo pazzo),
Enrico Gozzo. Ve.: 12/04/1939.
San Giovanni decollato, 1940 (bn). R.: Amleto Palermi. Sg.: dalla comme-
dia San Giovanni decollatu di Nino Martoglio, 1908. Se.: Amleto Pa-
lermi, Cesare Zavattini, Aldo Vergano. P.: liborio Capitani per Capitani
Film. I.: Totò (Agostino MiciaciÒ), Titina De Filippo (sua moglie Con-
cetta), Silvana Jachino (Serafina, loro figlia), Osvaldo Genazzani (Gior-
gio), Franco Coop (il barbiere), Bella Starace Sainati (Provvidenza),~
so Marcellini (don Benedetto), Augusto Di Giovanni (Peppino Esposi-
to), Eduardo Passarelli (Orazio), Mario Siletti O'amministratore), Gia-
como Almirante (il pretore), Dina Romano (Filomena), Peppino Spa-
daro (il calzolaio), Grazia Spadaro (Rosalia), Emilio Petacci (il pubbliro
ministero), Renato Chiantoni O'avvocato difensore), Edmondo Starace
(il cancelliere), Gorella Gori (una testimone), Oreste Bilancia (un testi-
mone), Peppino Villani (un testimone), Raffaele Balsamo (inquilino),
Vincenzo Fummo (inquilino), Mario Ersanilli (ometto coi capelli bia.~
chi), Liliana de Curtis Oa bambina), Milla Papa. Ppp.: 12/10/1940 [Ve.;:
28/12/1940].
Due cuori.fra le belve, 1943 (bn). Successivamente uscito anche col tito-
lo Totò nella fossa dei leoni. R.: Giorgio C. Simonelli. Sg.: dalle no-
velle Ventimila leghe sopra i mari di Goffredo D'Andrea. Se.: Vincen-
zo Rovi, Akos Tolnay, Steno. P.: Cines, Film Bassoli. I.: Totò (Totò), Ve-
ra Carmi (Laura Berti), Enzo Biliotti (il professor Lorenzo Berti), Enri-
co Glori (Mr. Smith), Egilda Cecchini (Nalù), Claudio Ermelli (Agati-
no), Lia·Orlandini (Clara Pallozzi), Primo Carnera (il capo dei canniba-
li), Umberto Spadaro Oo stregone), Giovanni Grasso (il capocuoco),
Guido Morisi (Romero), Federico Collino (Pietro), Nando Bruno (il
piccolo gigante), Arturo Bragaglia (il medico Pallozzi), Lucy D'Albert,
Oreste Bilancia, Carlo Cecchi, Stefano Daffinà, Tullio Calvani, Alfredo
Martinelli, Alfredo Ragusa, Vittorio Bertozzi. Ppp.: 31/05/1943.
Jl ratto delle Sabine, 1945 (bn). Successivamente uscito anche col titolo
Il professor Tromboni. R.: Mario Bonnard. Sg.: Mario Amendola, dalla
commedia Der Raub der Sabinerinnen di Franz e Paul Schonthan.
Se.: Mario Amendola, Mario Bonnard. P.: Capitani Film. I.: Totò (Aristi-
de Tromboni), Carlo Campanini (Ernesto Molmenti), Clelia Matania
(Rosina), Laura Gore (Paolina), Olga Solbelli (Matilde), Luisa Alleani
-(Ermenegilda), Aldo Silvani (Tancredi), Lia Corelli (Mariannina), Mario
Pisu (Alberto Randoni), Giuseppe Rinaldi (Emilio), Claudio Ermelli
(Germani), Mario Castellani O'impresario), Fosca Spadara (figlia di
Tuncredi), Giuseppe Spadara (Turiddu), Aristide Garbini (Bartolo-
meo), Ciro Berardi (brigadiere), Italo Pirani (direttore della scuola),
Erminio Spalla (il carrettiere). Ppp.: 21/11/1945 [Ve.: 23/11/1945).
262 LA LINGUA IN GIOCO
I due orfanelli, 1947 (bn). R.: Mario Mattali. Sg.: Mario Mattali. Se.: Age,
Steno, Jean-Jacques Rastier. P.: Excelsa Film. I.: Totò (Gaspare), Carlo
Campanini (Battista), Isa Barzizza (Matilde), Nerio Bernardi (il duca Fi-
lippo), Raymond Bussières (Deval), Franca Marzi (Susanne de La Plei-
ne), Ada Dondini (direttrice), Guglielmo Barnabò (giudice), Annette
Pqivre Oa chiromante), Luigi Almirante (il boia), Galeazzo Benti (un uf-
fi.ciale), Mario Castellani (maggiordomo), Raimondo Vianello (un uffi-
ciale), Nico Pepe (abate Faria), Ughetto Bertucci (generale), Irene
Genna (una collegiale), Dina Romano (domestica del boia), Totò Mi-
gnone (il cinese), Achille Majeroni (il segretario di Napoleone III).
Ppp.: 26/11/1947.
Fifa e arena, 1948 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: Steno. Se.: Steno, Marcello
Marchesi. P.: Metropa Film, Nino Angioletti per CDL I.: Totò (Nicolino
Capece), Isa Barzizza (Patricia Cotten), Mario Castellani (il bandito Ca-
st), Franca Marzi (Estrellita), Giulio Marchetti (Paquito), Vinicio Sofia
(manager di Paquito), Cesare Polacco (un torero), Galeazzo Benti
(George), Ughetto Bertucci (autista), Adriana Serra (Manuelita), Ada
Dondini (Adele), Alda Mangini (Carmen), Cesare Fantoni (un torero),
Luigi Pavese (il medico), Raimondo Vianello (il maftre), Enzo Turco
(cliente del lustrascarpe), Manet e Leho (ballerini), Loris Gizzi (profes-
sor Padreterno), Umberto Salvatori (cliente che si macchia il vestito),
Irene Genoa Ouanita), Nino Milano Oustrascarpe), Fulvia Mammi (la
cliente del topicida). Ppp.: 23/11/1948.
Totò al giro d'Italia, 1948 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg. e se.: Steno, Marcd-
lo Marchesi, Vittorio Metz. P.: Dino De Laurentiis e Lorenzo Pegoraro
per ENIC, Peg Produzione Films. I.: Totò (il professor Totò Casaman-
drei), Giuditta Ris,sone (madre di Totò), Isa Barzizza (Doriana), Walter
Chiari (il giornalista), Carlo Ninchi (Dante), Luigi Catoni (Neroni), .Ma-
rio Castellani (allenatore), Carlo Micheluzzi (il diavolo), Fulvia Franro
(miss Italia), Alda Mangini (Gervasia), Ughetto Bertucci (il meccanico),
Gino Bartali (sé stesso), Fausto Coppi (sé stesso). Ppp.: 30/12/194$..
I pompieri di Viggiù, 1949 (bn). R.: Mario Mattali. Sg.: dalla canzone omo-
nima di Armando Fragna e Lerici-Rastelli. Se.: Steno, Marcello Marche.-
si. P.: Dino De Laurentiis per Lux Film. I.: Totò Oo spasimante della mo-
glie dell'uomo dei manichini), Carlo Campanini (il comandante dà.
FIL\l:OGRAFIA 263
Yvonne la nuit, 1949 (bn). R.: Giuseppe Amato. Sg.: Fabrizio Sarazani.
Se.: Fabrizio Sarazani, Oreste Biancoli, Giuseppe Amato. P.: Rizzoli-
Amato. I.: Totò (Nino), Olga Villi (Yvonne), Frank Latimore (tenente
Carlo Rutelli), Giulio Stivai (padre di Rutelli), Eduardo De Filippo (av-
vocato Rubini), Gino Cervi (colonnello Baretti), Arnoldo Foà (senato-
re), John Strange (maggiore Tremiti), Ave Ninchi (Rudegonda), Paola
Veneroni (Rosetta), Mario Riva (signore delle sigarette), Angela Zanon
(la cameriera), Enzo Cannavale (il maggiordomo). Ppp.: 24/11/1949.
1btò cerca casa, 1949 (bn). R.: Steno, Mario Monicelli. Sg.: Vittorio Metz,
Marcello Marchesi, Steno, dalla commedia Il custode di Alfredo Mo-
scariello. Se.: Age, Mario Monicelli, Scarpelli, Steno. P.: Carlo Ponti per
Artisti Tecnici Associati. I.: Totò (Beniamino Lomacchio), Alda Mangini
(sua moglie Amalia), Lia Molfese (Aida, loro figlia), Mario Gattari (Otel-
lo, loro figlio), Aroldo Tieri (Checchino), Giacomo Furia (il signore
con i salami), Luigi Pavese (il capufficio), Enzo Biliotti (il sindaco), Ce-
sare Polacco (il vicecustode del cimitero), Alfredo Ragusa (bidello),
Marisa Merlini (patronessa), Folco Lulli (il turco), Flavio Forin (il ve-
dovo), Liana Del Balzo (la contessa), Mario De Vico (il cinese), Mario
Riva (agente immobiliare), Mario Castellani (il truffatore), Lili Weibel
(la turca). Ppp.: 09/12/1949.
L'imperatore di Capri, 1949 (bn). R.: Luigi Comencini. Sg.: Maria Teresa
Ricci Bartoloni, Gino De Santis. Se.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi,
Luigi Comencini. P.: Carlo Ponti per Lux Film. I.: Totò (Antonio De Fa-
zio), Laura Gore (sua moglie), Pina Gallini (sua suocera), Yvonne
Sanson (Sonia), Marisa Merlinf (baronessa von Krapfen), Alda Mangi-
ni (Emanuela), Nerio Bernardi (Osvaldo), Mario Castellani (Asdruba-
le), Nino Marchetti (il profeta), Galeazzo Benti (Dodo), Lino Roby
264 LA UNGUA IN GIOCO
(Basilio), Enrico Glori (il maggiordomo), Aldo Giuffré (il Bey di Aga-
pur), Gianni Appelius (Bubi), Toni Dcci (Pupetto Turacciolo). Ppp.:
16/12/1949.
Totò le Mokò, 1949 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: da un'idea di
Arduino Majuri. Se.: Vittorio Merz; Scarpelli, Alessandro Continenza. P.:
Forum Film. I.: Totò (Antonio Lumaconi), Gianna Maria Canale (Vivia-
ne de Valance), Carlo Ninchi (Pepé le Mokò), Carla Calò (Suleima),
Franca Marzi (Odette), Elena Altieri (Nancy), Luigi Pavese (François),
Mario Castellani (Za La Mortadelle), Enzo Garinei (La Tulipe), Armando
Migliari (Claude), Gianni Rizzo (guida della casba), Marcella Rovena
(Sara), Flora Torrigiani (la ballerin~)- Ppp.: 20/12/1949.
Totò cerca moglie, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg. e se.: Vit-
torio Metz, Age, Scarpelli, Alessandro Continenza. P.: Raffaele Colamo-
nici e Umberto Montesi per Forum Film. I.: Totò (Totò), Mario Castel-
lani (Castelluccio), Aroldo Tieri (Pippo), Marisa Merlini (Luis~), Ave
Ninchi (Agata), Elvy Lissiak (Teresa), Anna Maestri Oa negra), Luigi Pa-
vese (cav. Bellavista), Marcella Rovena (signora Bellavista), Vira Silenti
(Matilde Bellavista), Enzo Garinei (Severino Bellavista), Zoe Incrocd
(Norina), Nerio Bernardi (il dentista), Paul Mi.iller (215 lo zoppo), Gio-
vanna Galletti (l'agente K8), Nino Marchesini (l'ambasciatore), Franca
Tamantini (impiegata dell'agenzia Fido), Annie Sommers (Adelina),
Bruno Cantalamessa (cliente del dentista), Mario Meniconi (Giusep-
pe). Ppp.: 15/03/1950.
Napoli milionaria, 1950 (bn). R.: Eduardo De Filippo. Sg.: dalla comme-
dia omonima di Eduardo De Filippo, 1948. Se.: Piero Tellini, Eduardo
De Filippo, Arduino Majuri. P.: Teatri della Farnesina, Eduardo De Filip-
po. I.: Totò (Pasquale Miele), Eduardo De Filippo (Gennaro Jovine),,j
Leda Gloria (sua moglie Amalia), Delia Scala (Maria Rosaria, loro figlia),,'.
Gianni Glori (loro figlio), Carlo Ninchi (il brigadiere), Dante Maggio@;:
pizzaiolo), Titina De Filippo (Adelaide), Laura Gore (signora Spa,:;iam)~~
Mario Soldati (ragionier Spasiani), Aldo Giuffré (Federico), Carlo Maz,;i'i
zoni (sergente americano), Michael Tor (ufficiale americano canrm-,
no), Pietro Carloni (Enrico Settebellezze), Mario Prera (Peppe 'o TU!"\;;
co), Rosita Pisano (Assunta), Concetta Palumbo (la figlia minore di~i
vine), Carlo Giuffré (Ernesto). Ppp.: 21/09/1950. i;j
FILMOGRAFIA 265
Figaro qua... Figaro là, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg. e se.:
Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli. P.: Giovanni Amati per
Golden Films. I.: Totò (Figaro), Isa Barzizza (Rosina), Gianni Agus
(conte di Almaviva), Guglielmo Barnabò (il governatore), Renato Ra-
sce! (don Alonzo), Franca Marzi (Consuelo), Luigi Pavese (Pedro), Jole
Fierro (Colomba), Pietro Tordi (Fiorello), Ugo Sasso (un bandito), Ma-
rio Siletti (il giudice), Mario Castellani (un attore), Flora Torrigiani
(una ballerina). Ppp.: 12/10/1950.
Tototarzan, 1950 (bn). R.: Mario Mattali. Sg.: Vittorio Metz. Se.: Vittorio
Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Mario Mattoli. P.: CDI. I.: Totò
(Antonio della Buffas), Marilyn Buferd (Iva), Bianca Maria Fusari (Mar-
ta), Alba Amava (Sonia), Vira Silenti (Dora), Luigi Pavese (il procura-
tore generale), Adriana Serra (sua moglie), Luisa Poselli (la maestra),
Mario Castellani (Stanis Martinez), Tino Buazzelli (Spartaco), Galeazzo
Benti (istruttore paracadutista), Vinicio Sofia (barone Rosen), Enrico
Luzi (awocato Finotti), Rino Tognaccini (Bongo), Guglielmo Inglese
(il capostazione barese), Mario Siletti (maggiordomo), Guglielmo Bar-
nabò (colonnello paracadutista), Nico Pepe (awocato Micozzi), Giaco-
mo Furia (il cuoco), Eduardo Passarelli (controllore), Totò Mignone
(un ferroviere), Alberto Sorrentino (l'usciere), Bruno Corelli (portiere
dell'albergo), Nino Vingelli (il capostazione napoletano), Clara Bindi
(la signora col cappello di frutta), Carlo Croccolo (lo sposino), Riccar-
do Billi (il capostazione siciliano), Ughetto Bertucci (il capostazione
romano), Ciro Berardi (il commissario), Sofia Lazzaro (Loreo] (un'am-
miratrice di Tarzan). Ppp.: 31/10/1950.
l.esei mogli di Barbablù, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: Lu-
cio Brenno, Bruno Caravagni. Se.: Bruno Caravagni, E. M. Ricci, Vitto-
rio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Steno, Mario Monicelli e al-
tri. P.: Giovanni Amati per Golden Films. I.: Totò (fotò Esposito/Nick
Parter), Isa Barzizza (Lana Ross), Mario Castellani (Amilcare/Patson),
Carlo Ninchi (Nick Parter), Tino Buazzelli (Ladislao Zichetti/Barbablù),
Aldo Bufi Landi (Patson), Luigi Pavese (Lukas), Erminio Spalla (auti-
sta), Eduardo Passarelli (impresario delle pompe funebri), Silva Fazi
(Domenica), Franco Jamonte (Pecorino), Nino Marchesini (ispettori),
Enzo Garinei (un paesano), Anna Di Lorenzo (una cameriera), Sofia
Lazzaro [Loreo) (una donna rapita). Ppp.: 10/11/1950.
266 LA LINGUA IN GIOCO
Totò sceicco, 1950 (bn). R.: Mario Mattali. Sg. e se.: Vittorio Metz, Marcello
Marchesi, Age, Scarpelli. P.: Manenti Film. I.: Totò (Antonio Sapore), Ta-
mara Lees (Antinea), Aroldo Tieri (marchese Gastone), Laura Gore
(Lulù), Ada Dondini (la marchesa), Kikì Ur:bani (una danzatrice), Cesare
Polacco (Mohamed), Arnoldo Foà (il matto), Mario Castellani (il colon-
nello), Riccardo Billi (un arabo), Ubaldo Lay (il maggiore della legione
straniera), Carlo Duse (un beduino), Carlo Croccolo (cameriere), Ughet-
to Bertucci (Ludovico), Raimondo Vianello (un ufficiale), Giacomo Furia
(un legionario), Aldo Giuffré (un legionario). Ppp.: 30/11/1950.
47 morto che parla, 1950 (bn). R.: Carlo Ludovico Bragaglia. Sg.: dalla
commedia omonima di Ettore Petrolini e Silvano d'Arborio, 1918, e
dall'Avaro di Molière. Se.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scar-
pelli. P.: Pro Films, PFC. I.: Totò (Antonio Peletti), Silvana Pampanini
(Marion Bonbon), Adriana Benetti (Rosetta), Carlo Croccolo (Gondra-
no), Dante Maggio (Dante Cartoni), Arturo Bragaglia (il sindaco), Tina
Lattanzi (moglie del sindaco), Aldo Bufi Landi (Gastone), Eduardo Pas--
sarelli (il farmacista), Mario Castellani (Bertrand de Tassiny), Gildo
Bocci (il macellaio), Franco Pucci (il medico). Ppp.: 22/12/1950.
Totò terzo uomo, 1951 (bn). R.: Mario Mattali. Sg.: Mario Pelosi. Se.: Vitto-
rio Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Mario Pelosi. P.: Ponti-De
Laurentiis, Golden Films. I.: Totò (Pietro/Paolo/fotò), Carlo Campanini
(Oreste), Franca Marzi (domestica di Paolo), Elli Parvo (moglie di Paer
lo), Fulvia Mammi (figlia _di Pietro), Ada Dondini (m:adre di Giacomet-
to), Franco Pastorino (Giacometto), Aroldo Tieri (Anacleto), Diana Dci
(Clara), Bice Valori (moglie di Pietro), Carlo Romano (commendaroc
Buttafava), Alberto Sorrentino (Giovannino), Mario Castellani (Mario).,
Guglielmo Inglese (il cancelliere), Enzo Garinei (Cicognetti), Ugher-a0
Bertucci (un cacciatore), Bruno Lanzarini (il pretore), Gustavo Aloo:
Vecchi (lo scemo), Totò Mignone (il maresciallo), Pina Gallini (dome-
stica di Pietro), Aldo Giuffré (avvocato). Ppp.: 23/09/1951.
Sette ore di guai, 1951 (bn). R.: Vittorio Metz, Marcello Marchesi. Sg.: ~
la farsa 'Na criatura sperduta di Eduardo Scarpetta, 1899. Se.: VittOOO·
Metz, Marcello Marchesi, Age, Scarpelli, Eduardo Passarelli, Albe.--,;;,i_
Vecchietti. P.: Golden Films, Humanitas Film. I.: Totò (Totò De Pasq.U:-:'
le), Clelia Matania (sua moglie Angelina), Carlo Campanini (uno ~1
FILMOGRAFIA 267
Guardie e ladri, 1951 (bn). R.: Steno, Mario Monicelli. Sg.: Piero Tellini. Se.:
Vitaliano Brancati, Aldo Fabrizi, Ennio Flaiano, Ruggero Maccari, Steno,
Mario Monicelli. P.: Ponti-De Laurentiis, Golden Films. I.: Totò (Ferdi-
nando Esposito), Aldo Fabrizi (brigadiere Lorenzo Bottoni), Ave Ninchi
(Giovanna Bottoni), Pina Piovani (Donata Esposito), Rossana Podestà
(figlia di Bottoni), Ernesto Almirante (il padre di Esposito), William C.
Tubbs O'americano truffato), Aldo Giuffré (il compare di Esposito), Ma-
rio Castellani (il tassista), Carlo Delle Piane (un figlio di Esposito), Pietro
Carloni (il comissario), Gino Leurini (Alfredo). Ppp.: 29/11/1951.
··1étò a colori, 1952 (e). R.: Steno. Sg.: Steno, da riviste di Michele Galdie-
ri (Yolumineide, 1942; C'era una volta il mondo, 1947). Se.: Age,
Scarpelli, Mario Monicelli, Steno. P.: Ponti-De Laurentiis, Giovanni
Amati per Golden Fi~ms, Humanitas Film. I.: Totò (Antonio Scannagat-
ti), Isa Barzizza (la signora del vagone letto), Rocco D'Assunta (Roc-
co), Virgilio Riento (il maestro Tiburzi), Mario Castellani (l'onorevole
Cosimo Trombetta), Luigi Pavese (l'editore Tiscordi), Franca Valeri
(Giulia Sofia), Armando Migliari (il sindaco di Caianello), Galeazzo
Benti (Leopoldo), Fulvia Franco (Poppy), Alberto Bonucci (il regista
sovietico), Vittorio Caprioli (il tenore balbuziente), Bruno Corelli Ooe
Pellecchia), Guglielmo Inglese (il giardiniere), Carlo Mazzarella (un
esistenzialista), Anna Vita (un'esistenzialista). Ppp.: 08/04/1952.
~e i re di Roma, 1952 (bn). R.: Steno, Mario Monicelli. Sg.: dai raccon-
ti La morte dell'impiegato e Esami di promozione di Anton Cechov,
dall'atto unico Quale onore! di Peppino De Filippo, 1931, e da un sog-
getto originale di Dino Risi. Se.: Ennio De Concini, Mario Monicelli, Ste-
'.00. P.: Golden Films, Humanitas Film. I.: Totò (Ercole Pappalardo), An-
m Carena (sua moglie Armida), Giovanna Pala (Ines), Anna Vita Oa fì-
ìd,ia maggiore), Eva Vaniceck (Susanna), Ada Mari Oa figlia minore), Al-
kno Sordi (il maestro Palocco), Ernesto Almirante (Dio), Giulio Stival
268 LA LlNGUA IN GIOCO
'Jbtò e le donne, 1952 (bn). R.: Stenci, Mario Monicelli. Sg.: Age, Scarpelli_
Se.: Age, Scarpelli, Steno, Mario Monicelli. P.: Rosa Film. I.: Totò (Filip-
po Scaparro), Ave Ninchi (sua moglie Giovanna), Giovanna Pala Ooro
figlia), Peppino De Filippo (dottor Desideri), Lea Padovani Oa prostitu-
ta del tabarin), Clelia Matania Oa cameriera Carolina), Pina Gallini (si--
gnora con pelliccia), Primarosa Battistella (Antonietta), Franca Faldim
(amante di Scaparro), Mario Castellani (Carlini), Carlo Mazzarella {'i
presentatore), Mimmo Poli (infermiere), Carlo Vanzina (Filippo neona-
to). Ppp.: 20/12/1952.
L'uomo, la bestia e la virtù, 1953 (e). R.: Steno. Sg.: dalla commedia o ~
nima di Luigi Pirandello, 1919. Se.: Steno, Vitaliano Brancati, ~
Flaiano, Antonio Pietrangeli, Vincenzo 1à.larico, Jean Josipovici, uK~(
Fulci. P.: Antonio Altoviti per Rosa Film. I.: Totò (professor Paolino~'
. Vico), Orson Welles (il capitano Francesco Perrella), Viviane R o ~
(sua moglie Assunta), Clelia Matania (Grazia, la cameriera dei Perrdii1~1iI
Franca Faldini (Mariannina), Italia Marchesini (Rosaria), Mario ~ 1
ni (il medico), Salvo libassi (il timoniere), Carlo Delle Piane (uno~~
dente), Giancarlo Nicotra (il figlio del capitano). Ppp.: 09/05/1953-
/l turco napoletano, 1953 (c). R.: Mario Mattoli. Sg.: dalla farsa 'N1, ta4
napulitano di Eduardo Scarpetta, 1888. Se.: Alessandro Con· ·
Ruggero Maccari, Italo De Tuddo, Mario Monicelli. P.: Rosa Film,,
Film. I.: Totò (Felice Sciosciammocca), Isa Barzizza (Giulietta),
Campanini (don Pasquale Catone), Mario Castellani (onore
chetelli), Franca Faldini (Angelica), Aldo Giuffré (Faina), Prima
tistella (Lisetta), Amedeo Girard (don Ignazio), Enzo Turco (
luccio), Anna Campori (Concettella), Christiane Dury (Marion)
Sofia (il vero turco), Peppino De Martino (il barone), Mario
FILMOGRAFIA 269
Una di quelle, 1953 (bn). Successivamente uscito anche col titolo Totò,
Peppino e... una di quelle. R.: Aldo Fabrizi. Sg.: Aldo De Benedetti, da
una novella di Giorgio Bianchi. Se.: Aldo De Benedetti, Aldo Fabrizi. P.:
Aldo Fabrizi per Alfa Film XXXVII, Enzo Cossa per Rosa Film. I.: Totò
(Rocco), Lea Padovani (Maria), Peppino De Filippo (Martino), Aldo Fa-
brizi (il medico), Laura-Gore (Annie), Alberto Talegalli (l'autista pro-
vinciale), Nando Bruno (il tassista), Pina Piovani (la portiera), Mario
Castellani (il farma~ista). Ppp.: 08/10/1953.
il più comico spettacolo del mondo, 1953 (e). R.: Mario Mattoli. Sg. e se.:
Mario Monicelli, Alessandro Continenza, Italo De Tuddo, Ruggero
Maccari. P.: Antonio Altoviti per Ros~ -Film. I.: Totò (Tottons/sua ma-
dre), May Britt (la domatrice May), Franca Faldini (la soubrette Do-
rothy), Mark Lawrence (Mark, il proprietario del circo), Alberto Sor-
rentino (Bastian), Tania Weber O-a trapezista Tania), Mario Castellani (il
domatore Karl/il parrucchiere Lucio), Enzo Garinei (il presentatore),
Salvo Libassi (poliziotto), Enrico Viarisio (presentatore del film). Ppp.:
. 12/11/1953.
;~patente, 1954 (bn). Episodio di Questa è la vita. R.: Luigi Zampa. Sg.:
\;r dalla novella omonima di Luigi Pirandello. Se.: Vitaliano Brancati, Luigi
'.i Z.ampa. P.: Felice Zappulla per Fortunia Film. I.: Totò (Rosario Chiar-
~> chiaro), Armenia Balducci (sua figlia Rosinella), Anita Durante (sua
~;_ moglie), Mario Castellani (il giudice), Nino Vingelli (il venditore di pe-
i&F w-di), Attilio Rapisarda (l'usciere), Fiorella Marcon e Isabella Nobili (fi-
f, glie di Chiarchiaro). Ppp.: 03/02/1954.
'è la libertà ... ?, 1954 (bn). R.: Roberto Rossellini. Sg.: Roberto Rosselli-
<m.. Se.: Vitaliano Brancati, Ennio Flaiano, Antonio Pietrangeli, Vincenzo
>J&arico. P.: Carlo Ponti e Dino De Laurentiis per Lux Film, Giovanni
;.&.nati per Golden Films. I.: Totò (Salvatore Lojacono), Leopoldo Trieste
:\(Abramo Piperno), Vera Molnar (Agnesina), Nyta Dover (la maratoneta
· · ... danza), Franca Faldini (Maria), Giacomo Rondinella (un carcerato),
270 LA LINGUA IN GIOCO
Miseria e nobiltà, 1954 (c). R.: Mario Mattali. Sg.: dalla farsa omonima dì
Eduardo Scarpetta, 1888. Se.: Mario Mattali, Ruggero Maccari. P.: Carlo
Ponti e Dino De Laurentiis per Excelsa Film. I.: Totò (Felice Sciosciam-
mocca), Dolores Palumbo (sua moglie Luisella), Sophia Loren (Gem-
ma), Valeria Moriconi (Pupella), Enzo Turco (Pasquale), Gianni Cavalie..c
ri (don Gaetano), Carlo Croccolo (Luigino), Franca Faldini (la modisia
Nadia), Liana Billi (Concetta), Giuseppe Porelli (il marchese Ottavio},;,:
Franco Sportelli (il maggiordomo), Vera Nandi (la cameriera), Franm
Pastorino (il marchesino), Franco Melidoni (Peppiniello), Giulia MdÌ",
doni (Bettina), Enzo Petito (don Gioacchino), Dino Curcio (Biase), ~
no Di Napoli (il portiere), Nicola Maldacea jr. (lo sposino), Leo B ~
e Franco Caruso (due cafoni). Ppp.: 08/04/1954.
Il medico dei pazzi, 1954 (e). R.: Mario Mattali. Sg. Dalla farsa 'O mi~,
co de' pazze di Eduardo Scarpetta, 1908. Se.: Ruggero Maccari, '1":mf
cenzo Talarico, Totò, Mario Mattali. P.: Carlo Ponti Cinematografica~
Totò (Felice Sciosciammocca), Tecla Scarano (sua moglie Cane~
Maria Pia Casilio (Margherita, loro figlia), Franca Marzi (signora Cri..~
di), Aldo Giuffré (Ciccillo), Vittoria Crispo (Amalia), Mario Castdal
(signor Cristaldi), Carlo Ninchi (l'attore), Nerio Bernardi (il colo.-~
lo), Giacomo Furia (Michele), Nora Ricci (Rosina, figlia di Amalia).~;
pella Maggio. Ppp.: 13/09/1954. ·J
•:·;·_. :i{fi
I tre ladri, 1954 (bn). R.·: l'..ionello De Felice. Sg.: dal romanzo o m o ~
Umberto Notari, 1921. Se.: Lionello De Felice, Franco Brusati, ~
FILMOGRAFIA 271
'bò cerca pace, 1954 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: da una commedia di
Emilio Caglieri. Se.: Ruggero Maccari, Vincenzo Talarico, Emilio Caglie-
ri, Mario Mattoli. P.: Rosa Film, Titanus. I.: Totò (Gennaro Piselli), Ave
Ninchi (sua moglie Gemma), Isa Barzizza (Nella), Paolo Ferrari (il
commesso), Enzo Turco (Pasquale), Gina Amendola (Adele), Corrada
De Majo (Rosina), Cristina Fanton (Mirella), Giovanni Nannini (Cele-
stino), Gabriella Ugolini (sorella di Celestino), Cesarina Cecconi (ma-
dre di Celestino), Vincenzo Talarico (l'avvocato), Nino Vingelli (il ca-
meriere), Ughetto Bertucci (un testimone), Renzo Biagiotti (Oscar Ca-
porali), Franco Caruso (il dottore), Gianni Partanna (un giocatore alle
rorse). Ppp.: 20/10/1954.
'fpappo, 1954 (bn). Episodio diL'oro di Napoli. R.: Vittorio De Sica. Sg.:
Cesare Zavattini, dal racconto Trent'anni, diconsi trenta di Giuseppe
Maretta, dal libro L'oro di Napoli, 1947. Se.: Cesare Zavattini, Giusep-
pe Maretta, Vittorio De Sica. P.: Ponti-De Laurentiis. I.: Totò (Saverio
Petrillo), Lianella Carell (sua moglie Carolina), Pasquale Cennamo
·. ·"don Carmine Javarone), Agostino Salvietti (il salumiere), Nino Vingel-
tti, (un guappo). Ppp.: 03/12/1954.
~ e Carolina, 1955 (bn). R.: Mario Monicelli. Sg.: Ennio Flaiano. Se.: Age,
<:it::arpelli, Rodolfo Sonego, Mario Monicelli. P.: Rosa Film. I.: Totò (Anto-
\~ Caccavallo), Anna Maria Ferrere (Carolina), Gianni Cavalieri (il par-
~ ) . Maurizio Arena (il ladro), Arnoldo Foà (il commissario), Fanny
hooini (una prostituta), Mario Castellani (Goffredo Barozzoli), Rosita
272 LA UNGUA IN GIOCO
Totò all'inferno, 1955 (bn e e). R.: Camilla Mastrocinque. Sg.: Antonio de
Curtis. Se.: Vittorio Metz, Francesco Nelli, Mario Mangini, Italo De Tud-
do, Lucio Fulci, Totò, Camilla Mastrocinque. P.: Excelsa Film, Carlo P~:m-
ti Cinematografica. I.: Totò (Antonio Marchi), Maria Frau (Cleopatra),
Dante Maggio (Pacifico), Franca Faldini (Maria), Fulvia Franco (la dirim-
pettaia), Ubaldo Lay (Belfagor), Nerio Bernardi (Satana), Mario Castella-
ni (Cri Cri), MajaJusanova (Miss Angoscia), Mario Pisu (Tolomeo), Vm-
cent Barbi (Al Capone), Erica Sendecher (Luisa), Aldo Giuffré (Minos-
se), Gustavo Giorgi (Mustafa), Giulio Calì (Caronte). Ppp.: 16/03/1955"
Siamo uomini o caporali, 1955 (bn). R.: Camilla Mastrocinque. Sg.: ..\n-
tonio de Curtis. Se.: Vittorio Metz, Francesco Nelli, Mario Mangini, C:a,-
millo Mastrocinque, Totò. P.: Lux Film. I.: Totò (Totò Esposito), Paob
Stoppa (il capocomparse/il milite fascista/il direttore del Lager/l'uffi.~
le americano/il direttore della rivista/l'industriale), Fiorella Mari (Sci<"
nia), Mara Werlen (Mimì), Agnese Dubbini (sua madre), Franca Fai~
(la giornalista), Nerio Bernardi (lo psicologo), Gino Buzzanca (il ,€fii:
sta), Loris Gizzi (il tenore), Vincent Barbi (il segretario ameri~~
Henry Vidon (medico tedesco), Rosita Pisano (signora Ossobuco),,li .
nicio Sofia (signor Ossobuco), Mario Passante (sergente tedesco),~
corno Furia (Nerone), Gildo Bocci (un testimone), Sylva Koscina {ff;Ì
spirante attrice). Ppp.: 24/08/1955.
Racconti romani, 1955 (e). R.: Gianni Franciolini. Sg.: Sergio Amid.ci..
la raccolta di racconti omonima di Alberto Moravia, 1954. Se.:
Amidei, Age, Scarpelli, Francesco Rosi, Alberto Moravia. P.: •
Theodoli per ICS, Cormoran Films (Francia). I.: Totò (prof,
prini), Vittorio De Sica (avvocato Mazzoni Baralla), Franco Fa
varo), Silvana Pampanini (sua moglie Maria), Antonio Cifari
lo), Maurizio Arena (Mario), Giancarlo Costa (il bassetto), ·
Ralli (Marcella), Eloisa Cianni (Ines), Nando Bruno (Amil
Pia Casilio (sua figlia), Mario Carotenuto (il commendatore),
fré (un giovane avvocato), Anita Durante (madre di Alvaro), .
FILMOGRAFIA 273
Destinazione Piovarolo, 1955 (bn). R.: Domenico Paolella. Sg.: Gaio Fra-
tini. Se.: Domenico Paolella, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Stefa-
no Strucchi. P.: Lux Film, Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL. I.:
Totò (Antonio La Quaglia), Marisa Merlini (sua moglie Sara), Irene Ce-
faro (Mariuccia, loro figlia), Paolo Stoppa (onorevole Gorini), Tina Pi-
ca (Beppa), Nino Besozzi (il ministro), Ernesto Almirante (il garibaldi-
no morente), Arnoldo Foà (il podestà), Enrico Viarisio (onorevole De
Fassi), Nando Bruno (il sagrestano), Leopoldo 'frieste (ispettore), Gia-
como Furia e Carlo Mazzarella (segretari degli onorevoli), Zoe Incroc-
ci. Ppp.: 16/12/1955.
li coraggio, 1955 (bn). R.: Domenico Paolella. Sg.: Antonio de Curtis dal-
l'atto unico omonimo di Augusto Novelli, 1913. Se.: Edoardo Anton,
Marcello Marchesi, Riccardo Mantoni, Marcello Ciorciolini, Carlo Mo-
scovini, Antonio de Curtis. P.: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL.
I.: Totò (Gennaro Vaccariello), Gino Cervi (Aristide Pacioni), Irene
Galter (sua figlia), Gianna Maria Canale (Susy, l'amante di Pacioni), Ga-
briele Tinti (il figlio maggiore di Vaccariello), Paola Barbara (Anna Pao-
loni), Bruna Vecchio Oa segretaria), Ernesto Almirante (zio Salvatore),
Leopoldo Trieste O'amministratore), Anna Campori (Ginevra), Sandro
Pistolini (un figlio di Vaccariello). Ppp.: 21/12/1955.
banda degli onesti, 1956 (bn). R.: Camillo Mastrocinque. Sg. e se.:
Age, Scarpelli. P.: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL. I.: Totò
(Antonio Bonocore), Peppino De Filippo (Giuseppe Lo Turco), Gia-
como Furia (Felice Cardoni), Giulia Rubini (Marcella), Nando Bruno
(maresciallo), Gabriele Tinti (figlio di Bonocore), Anita Ciarli (madre
·.·. di Bonocore), Yoka Beretty (Marlene), Luigi Pavese (ragionier Caso-
" na), Lauro Gazzolo (il moribondo), Guido Martufi (Riccardo), Gildo
Bocci (il tabaccaio), Memmo Carotenuto (aspirante portiere). Ppp.:
22/03/1956.
Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956 (bn). R.: Camilla Mastrocinque. Sg.: Vìt~
torio Metz. Se.: Edoardo Anton, Mario Amendola, Ruggero Maccari. P..::
Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL, Manenti Film. I.: Totò (Anto-
nio), Peppino De Filippo (Peppino), Titina De Filippo (Teresa), Dori:m
Gray (figlia di Antonio), Franco Interlenghi (Alberto), Memmo Ca.rc>OO:'.
nuto (Ignazio), Mario Castellani (un bandito), Lamberto Maggionmi;
(un bandito), Teddy Reno (sé stesso), Maria Pia Casilio (la domestica),,;;1
Mimmo Poli (il cuoco). Ppp.: 21/12/1956.
Totò e Marcellino, 1958 (bn). R.: Antonio Musu. Sg.: Massimo Franciosa,
Pasquale Festa Campanile, dal racconto Una chitarra in Paradiso di
Massimo Franciosa. Se.: Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile,
Diego Fabbri, Antonio Musu. P.: Luigi Rovere per Euro lnternational
Films, CICC (Francia). I.: Totò (il professore), Pablito Calvo (Marcelli-
no), Fanfulla (Alvaro), Jone Salinas (Ardea, la compagna di Alvaro),
Marianna Leibl (la contessa), Wandisa Guida (la maestra), Memmo Ca-
rotenuto (Zeffirino). Ppp.: 22/04/1958.
Gambe d'oro, 1958 (bn). R.: Turi Vasile. Sg.: Antonio Margheriti. Se.: Anto-
nio Margheriti, Turi Vasile. P.: Gilberto Carbone per Film Del Centauro,
Titanus. I.: Totò (barone Luigi Fontana), Rossella Como (sua figlia Car-
la), Elsa Merlini (sua moglie Luisa), Scilla Gabel (Gianna), Paolo Ferrari
(Aldo), Rosario Barelli (Franco), Memmo Carotenuto (Armando, l'alle-
natore), Dolores Palumbo (sua moglie), Giampiero Littera (Riccardo),
Turi Pandolfini (il sindaco), Luigi Pavese. Ppp.: 23/07/1958.
I soliti ignoti, 1958 (bn). R.: Mario Monicelli. Sg.: Age, Scarpelli. Se.: Age,
Scarpelli, Suso Cecchi D'Amico, Mario Monicelli. P.: Franco Cristaldi
per Lux Film, Vides, Cinecittà. I.: Totò (Dante Cruciani), Vittorio Gas-
sman (Peppe), Marcello Mastroianni (Tiberio), Renato Salvatori (Ma-
rio), Carla Gravina (Nicoletta), Claudia Cardinale (Carmela), Tiberio
Murgia (Ferribotte), Memmo Carotenuto (Cosimo), Rosanna Rory
(Norma), Carlo Pisacane (Capannelle), Gina Rovere (Teresa), Mario De
Simone (il rigattiere), Mario Feliciani {il commissario), Mimmo Poli
(un detenuto), Lella Fabrizi (Ada), Nino Marchetti (impiegato dell'a-
genzia dei pegni). Ppp.: 26/07/1958. ·
~ , Peppino e le fanatiche, 1958 (bn). R.: Mario Mattali. Sg.: Age, Scar-
pelli. Se.: Age, Scarpelli, Steno, Ruggero Maccari. P.: Isidoro Broggi e
Renato Libassi per DDL. I.: Totò (Antonio Vignanelli), Peppino De Fi-
ippo (Peppino Caprioli), Aroldo Tieri (lo psichiatra), Mario Riva (il ca-
piufficio), Diana Dei (sua moglie), Rosalia Maggio (moglie di Vignanel-
i), Alessandra Panaro (figlia di Vignanelli), Elena Borgo (moglie di Ca-
prioli), Jonny Dorelli (Carlo, figlio di Caprioli), Enzo Garinei (il giorna-
JNa), Peppino De Martino (Giovanni), Benedetta Rutili (cugina di Gio-
w::mni), Edda Ferronao (Brigitte), Yvette Masson (Trude), Fanfulla (Gia-
cinti, l'organizzatore della beneficenza), Totò Mignone (aiuto di Gia-
276 LA LINGUA IN GIOCC
Totò a Parigi, 1958 (bn). R.: Camilla Mastrocinque. Sg.: Vittorio Metz, Ro
berto Gianviti. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, René Barjavel. P.
Jolly Film, Gallus Films (Francia). I.: Totò (fotò/marchese Gastone d(
Chemantel Chateau Boiron), Sylva Koscina Quliette Marchand), Fer
nand Gravey (Duclos), Lauretta Masiero (amica del marchese/la zinga
ra), Philippe Clay (il maftre), Paul Guers (Pierre), Tiberio Mitri (ur
gangster), Luigi Pavese (prof. Calogero..Tempesta), Peppino De Mam
no (maftre del night), Agostino Salvietti (custode del museo delle ce-
re), Fanfulla -(un signore nel treno), Mimmo Poli (il grassone nel tre
no), Francis Bianche (maggiordomo), Memmo Carotenuto (il brigadie
re). Ppp.: 04/10/1958.
Totò nella luna, 1958 (bn). R.: Steno. Sg.: Steno, Lucio Fulci. Se.: Al~
dro Continenza, Ettore Scola, Steno. P.: Mario Cecchi Gori per-~
Film-Compagnia Cinematografica, Mountfluor Films, Variety Film. I
Totò (Pasquale Belafronte), Sylva Koscina (sua figlia Lidia), Ugo._
gnazzi (Achille), Luciano Salce (Van Braut), Sandra Mila (fatiana)• •
chard McNamara (Campbell), Agostino Salvietti (l'amministratore).~
nato Tomini (Vladimiro), Jim Dolen ('O Connor), Francesco Mulè M
vigile), Marco Tulli (un creditore), Ignazio Leone (un poliziotto), -Gil
corno Furia (Bardi). Ppp.: 28/11/1958.
Totò, Eva e il pennello proibito, 1959 (bn). R.: Steno. Sg.: Vittorio·
Roberto Gianviti. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Ruggero =
FILMOGRAFIA 277
P.: Jolly Film, Procinex (Francia), Hesperia Films (Spagna). I.: Totò
(Totò Scorcelletti), Abbe Lane (Eva), Mario Carotenuto (Raul), Giaco-
mo Furia (Tobia), Louis De Funès (professor Francisco Montiel), José
Guardiola Oosé), Riccardo Valle (Pablo), Luna Pilar Gomez Ferrer
(Gloria), Luigi Pavese (il commissario), Anna Maria Marchi (sua mo-
glie), Francesco Mulè (Alonzo), Anna Maria Di Giulio (sua moglie), En-
zo Garinei (il suo amante), Anna Maestri (signora sul treno), Guido
Martufi (il copista), Gianni Partanna (il notaio), Silvia De Vietri Oa ca-
meriera). Ppp.: 06/02/1959.
l tartassati, 1959 (bn). R.: Steno. Sg.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti. Se.:
Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Ruggero Maccari, Steno, Aldo Fabrizi.
P.: Mario Cecchi Gori per Maxima Film-Compagnia Cinematografica,
Cei-Incof!!, Champs Elysées Productions (Francia), Lambor Films
(Francia), SNE Gaumont (Francia). I.: Totò (cav. Torquato Pezzella), Al-
do Fabrizi (maresciallo Fabio Topponi), Miranda Campa (moglie di
Topponi), Katia Caro (figlia di Topponi), Luciano Marin (figlio di Pez-
zella), Louis De Funès (commercialista Ettore Curto), Anna Campori
(moglie di Pezzella), Ciccio Barbi (il brigadiere), Anna Maria Bottini
(Mara), Fernand Sardou (Ernesto), Ignazio Leone (guardia forestale),
Cesare Fantoni (il parroco). Ppp.: 09/04/1959.
i;iGI cambiale, 1959 (bn). R.: Camillo Mastrocinque. Sg.: Vittorio Metz, Ro-
berto Gianviti. Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Giulio Scarnicci,
Renato Tarabusi, Manlio Scarpelli, Luigi Magni, Federico Zardi. P.: Jolly
Film. I.: Totò (Cesare Posalaquaglia), Peppino De Filippo (Peppino Po-
·salaquaglia), Aroldo Tieri (Bruscatelli), Vittorio Gassman (Michele), Er-
minio Macario (Berto Lacandida), Ugo Tognazzi (Alfredo Balzarini),
Raimondo Vianello (Olimpio), Giogia Moll (Maria), Paolo Ferrari (Ot-
>,),;; uvio), Sylva Koscina (Odette), Lia Zoppelli (moglie di Balzarini), Luigi"
~1,{ Pavese (Temistocle Bisogni), Gina Rovere (Lola), T<;>ni Ucci (impresa-
. ::.rio), Eduardo Passarelli (il pretore), Giacomo Furia (cancelliere), Lau-
• ;a Nucci (una cliente). Ppp.: 26/06/1959.
·, 1959 (bn). R.: Lucio Fulci. Sg. e se.: Lucio Pulci, Vittorio Vighi, Ma-
Onorati, Roberto Coscia, Nanny Loy, Ottavio Jemma. P.: Roberto
itani e Luigi Monçlello per !CM-Produzione Film, Fénix Films (Spa-
i':~). I.: Totò (commissario Gennaro Di Savio), Armando Calvo Ooe
278 LA IJNGUA IN GIOCO
Arrangiatevi!, 1959 (bn). R.: Mauro Bolognini. Sg.: dalla commedia Casa
nova... Vita nova di Mario De Majo e Vinicio Gioli, 1956. Se.: Leo Ben-
venuti, Piero De Bernardi. P.: Cineriz. I.: Totò (nonno Illuminato), Pep-
pino De Filippo (Peppino Arrnentano), Laura Adani (sua moglie Maria),
Maria Cristina Gajoni (loro figlia), Katia Caro (altra loro figlia), Marcello
Paolini (loro figlio), Mario Valdemarin (il fotografo), Achille Majeroni (il
nonno istriano), Enrico Olivieri (Salvatore Armentano), Federico Collino
(il monsignore), Giusi Raspani Dandolo (la madre istriana), Angelo l.a-
nolli (il pugile), Luigi De Filippo (un soldato), Lola Braccini (sora Gina),
Vittorio Caprioli (Calamai), Franca Valeri (Siberia). Ppp.: 04/09/1959.
Noi duri, 1960 (bn). R.: Camilla Mastrocinque. Sg. e se.: Dino Verde, Leo
Chiasso. P.: Ermanno Donati e Luigi Carpentieri per Athena Cinemato-
grafica, Cei-Incom. I.: Totò (l'algerino), Fred Buscaglione (Fred Bom-·
bardane), Paolo Panelli (Robinot), Scilla Gabel (la sigaraia Joysette},
Lynn Shaw (Monique), Linda Sini (Barbara), Mario Castellani (Alì, il se-.
gretario dell'algerino), Elio Pandolfi (Serafino), Luigi Pavese (un d0,!?-
niere), Gino Ravazzini (regista), Bice Valori (Genzianetta, la mogliet'I
Robinot). Ppp.: 24/02/1960.
/"·\;'.
Signori si nasce, 1960 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg.: Dino Falconi, Luigi~';
ta. Se.: Castellano, Pipolo, Edoardo Anton. P.: Isidoro Broggi e Re~{:
Libassi per DDL, Manenti Film. I.: Totò (barone Ottone Spinelli ~ i i
Ulivi detto Zazà), Peppino De Filippo (cav. Pio Spinelli degli Ulivi),Cz;::. ·
lo Croccolo (Battista), Liana Orfei (Titì), Angela Luce (Fedele),~-
Pavese (Bernasconi), Delia Scala (Patrizia), Riccardo Garrone ·
Gino Buzzanca (il maresciallo), Nico Pepe (Binotti), Vera Nandi .
glie di Battista), Renato Malavasi (un prete), Leopoldo Valentini
condino), Dori Dorika (Adelina), Lidia Martora Maresca (Maria
Ppp.: 16/04/1960.
Letto a tre piazze, 1960 (bn). R.: Steno. Sg.: Lucio Fulci, Bruno Baram.,
torio Vighi. Se.: Alessandro Continenza, Steno. P.: Cineriz. I.: Totò
ffl.MOGRAFIA 279
1olò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960 (bn). R.: Mario Mattoli. Sg. e se.: Ca-
stellano, Pipolo. P.: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL. I.: Totò
(cav. Antonio Cocozza), Aldo Fabrizi (rag. Giuseppe D'Amore), Chri-
stiane Kaufmann (Gabriella), Geronimo Meynier (Carlo), Rina Morelli
(Teresa, moglie di D'Amore), Franca Marzi (Matilde, moglie di Cocoz-
za), Luigi Pavese (commendator La Sarda), Carlo Pisacane (il nonno),
Serena Verdirosi (sorellina di Carlo), Angela Luce (Angela), Liana Del
Balzo (zia di Gabriella), Esther Carloni (altra zia), Lella Fabrizi (l'ostes-
sa), Nando Angelini (commesso), Mimmo Poli (cliente della pasticce-
ria), Oreste Lionello (uno studente), Ughetto Bertucci (tipografo), An-
tonio Acqua (l'uomo che mangia i cannoli), Salvo Libassi (Rigolini), Ni-
no Milano (il tassista), Nino Manfredi (voce narrante). Ppp.: 07/08/1960.
~ di gioia, 1960 (bn). R.: Mario Monicelli. Sg.: Suso Cecchi D'Amico,
da due racconti di Alberto Moravia (Risate di gioia e Ladri in chiesa).
Se.: Suso Cecchi D'Amico, Age, Scarpelli, Mario Monicelli. P.: Silvio Cle-
mentelli per Titanus. I.: Totò (Umberto Pennazzuto detto Infortunio),
Anna Magnani (Gioia Fabricotti detta Tortorella), Ben Gazzara (Lello),
Fred Clark (l'americano), Edy Wessel (Milena), Mac Roney (condutto-
re della metropolitana), Toni Ucci (un amico di Milena), Carlo Pisaca-
. ne (nonno di Tortorella), John Francis Lane (un cameriere), Fanfulla
{Spizzico), Marcella Rovena (padrona della pensione), Kurt Polter
(Franz), Gianni Bonagura (il presentatore), Peppino De Martino (Co-
fombini), Dori Dorika (la derubata), Gina Rovere (Mimì), Leopoldo Va-
lentini (un controllore). Ppp.: 13/10/1960.
fÌi,si.Jerma è perduto, 1960 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Mario Guerra,
luciano Martino. Se.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Dino De
Pahna. P.: Cineproduzione Erno Bistolfi. I.: Totò (Antonio Guardalavec-
d>ia), Peppino De Filippo (Peppino Colabona), Aroldo Tieri (l'ispetto-
re Matteo Rossi), Luigi De Filippo (Donato Cavallo), Alberto Lionello
ti! maestro Mario Rossi), Mario Castellani (Amilcare), Lia Zoppelli
280 LA IJNGUA IN GIOCO
Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Lucio
Pulci, Steno. Se.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra. P.:
Mario Mariani e Gianni Buffardi per MB Cinematografica, Cinemato-
grafica RI.RE. I.: Totò (Antonio Barbacane/suo nonno), Peppino De Fi-
lippo (suo cugino Peppino Barbacane), Taina Beryll (Alice), Francesco
Mulè (Gugo), Gloria Paul (Patrizia), Rosalba Neri (Magda), Antonio
Pierfederici (Oscar, il drogato), Peppino De Martino (il ministro), Da-
niele Vargas (marchese Daniele Augusto Maria Fortebraccio Pitone),
Giò Stajano (un omosessuale), Mara Berni (la moglie di Gugo), Dina
Perbellini (Luisa Giovanna), Giancarlo Zarfati (Renatino), Irene Aloo
(Renata Francesca), Franco Rossellini (Franco), Jacqueline Pierreux
(Jacqueline), Mario Castellani (il presidente), Mimmo Poli (un ladro)_
Sergio Corbucci (il signore che aspetta al telefono pubblico). Ppp.:
23/03/1961.
Sua eccellenza si fermò a mangiare, 1961 (bn). Uscito anche col titolo
Dott. Tanzanella, medico personale del... fondatore dell'impero. R.:
Mario Mattali. Sg. e se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti. P.: Isidom
Broggi e Renato Libassi per DDL. I.: Totò (il ladro dott. Tanzanella).
Ugo Tognazzi (Ernesto), Virna Lisi (Silvia), Lauretta Masiero (Lauretta},
Raimondo Vianello (il ministro), Mario Siletti (il conte), Lia Zoppelli Q.?.
contessa), Nando Brun~ (l'oste), Francesco Mulè (il commissario), Vi.:-'
torio Cangia (il segretario del ministro), Pietro De Vico (il cameriere}4
Salvo Libassi (il federale), Ignazio Leone (Gennarino), Jole Mauro (ia~:
glia dell'oste), Ughetto Bertucci (un fascista), Totò Mignone (un~
sta), Ely Drago (Gina), Tina Perna (la cameriera), Anna Campori
moglie dell'oste). Ppp.: 30/03/1961.
Tototruffa '62, 1961 (bn). R.: Camilla Mastrocinque. Sg. e se.: Castel~
Pipalo. P.: Isidoro Broggi e Renato Libassi per DDL. I.: Totò (Ant~
FILMOGRAFIA 281
I dl!,e marescialli, 1961 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Ugo Guerra, Mar-
cello Fondato, Alessandro ·continenza, Bruno Corbucci, Giovanni Gri-
maldi, da un'idea di Antonio de Curtis. Se.: Alessandro Continenza,
Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi, Cineriz. I.:
Totò (Antonio Capurro), Vittorio De Sica (maresciallo Vittorio Coto-
ne), Gianni Agus (il podestà Pennica), Arturo Bragaglia (il parroco),
Franco Giacobini (il ladro di polli), Elvy Lissiak (Vanda), Roland von
Barthrop (comandante Kessler), Olimpia Cavalli (la fidanzata di Coto~
ne), Mario Laurentino (il medico), Bruno Corelli (avvocato Benegatti),
Mario De Simone (il derubato), Mimmo Poli (il postino), Mario Castel-
lani (un ladro), Edgardo Siroli (un miliziano), Inger Milton (Lia), Ric-
cardo Olivieri (Carlo). Ppp.: 21/12/1961.
'Jòtò contro Maciste, 1962 (e). R.: Fernando Cerchio. Sg.: Ottavio Poggi.
Se.: Ugo Liberatore, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Gastone Da
Venezia. P.: Ottavio Poggi per Liber Film, Wanguard Film. I.: Totò (To-
tokamen/suo padre Sabakis), Nino Taranto (Tarantenkamen), Samson
Burke (Maciste), Nadine Sanders (faraona), Nerio Bernardi (faraone),
Gabriella Andreini (Nefertiti), Luigi Pavese (proprieta,rio del night), Ni-
no Marchetti (il visir), Carlo Taranto (l'assiro), Paoìo Pieri (Kimen).
Ppp.: 22/02/1962.
1òtò diabolicus, 1962 (bn). R.: Steno. Sg.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti.
Se.: Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Marcello Fondato, Bruno Corbucci,
Giovanni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi, Titanus. I.: Totò (Galeazzo/Sci-
pione/Carlo/Laudomia/Antonino/Pasquale Bonocore), Raimondo Via-
nello (Michelino detto Lallo), Nadine Sanders (Fiore), Luigi Pavese (il
282 LA LINGUA IN GIOCO
Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962 (bn). R.: Giorgio Bianchi. Sg.: Age,
Scarpelli, da un'idea di Luigi Angelo e Luciano Ferri. Se.: Alessandro
Continenza, Dino De Palma. P.: Mario Mariani per Cinex. I.: Totò (An-
tonio La Puzza/sua zia monaca), Peppino De Filippo (Peppino Paglia-
lunga), Nadine Sanders (Greta Canarinis), Luigi Pavese (un generale
russo), Peter Dane (un ufficiale americano), Dante Maggio (un maglia-
ro), Robert Alda (Lo Bianco). Ppp.: 05/09/1962.
Lo smemorato di Collegno, 1962 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg. e se.: Gio-
vanni Grimaldi, Bruno Corbucci. P.: Gianni Buffardi, Euro lnternatio~
Films. I.: Totò Qo smemorato), Nino Taranto Oo psichiatra Ademaro
Gioberti), Erminio Macario (Nicola Politi), Yvonne Sanson (Linda Bai-
larini), Aroldo Tieri (l'avvocato Alessandro Zannini), Andrea Checd:i
(Rossetti), Mario Pisu (Dell'Orso), Pietro Carloni (Francesco Ballarini;\
Mario Castellani (Giorgio Ballarini), Elvy Lissiak (signora Polacich),,
Franco Volpi (pubblico ministero), Riccardo Billi (un testimone), Eflri.:i
co Viarisio (il ministro), Franco Giacobini (un giornalista), Gisella ~ z
(una giornalista), Gianni Rizzo (il ragioniere), Franco Resse! (un aP'1
te pubblicitario), Antonio Acqua (presidente del tribunale), M~.;
Poli (un matto), Lina Alberti (una presunta moglie dello smemoratoi,
Consalvo Dell'Arti (il maggiordomo). Ppp.: 06/09/1962.
Totò di notte n. 1, 1962 (e). R.: Mario Amendola. Sg.: Bruno Corbucci, Giç,..
vanni Grimaldi, da un'idea di Castellano e Pipolo. Se.: Bruno Corbua:i,,
Giovanni Grimaldi. P.: Mario Mariani per Cinex, Incei Film. I.: ~ i
(Ninì Chanticlair), Erminio Macario (Mimì Macò), Gianni Agus (r~;:
presario francese). Ppp.: 25/10/1962.
I due colonnelli, 1962 (bn). R.: Steno. Sg. e se.: Bruno Corbucci, GiO\~;
ni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi per Titanus. I.: Totò ,(colonnello~;
nio Di Maggio), Walter Pidgeon (colonnello Timothy Henderson), ~ i
FILMOGRAFIA 283
Il giorno più corto, 1963 (bn). R.: Sergio Corbucci. Sg.: Alessandro Con-
tinenza. Se.: Giorgio Arlorio, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.:
Goffredo Lombardo per Titanus, Cinecompar-Cinecompagnia Roma-
na. I.: Totò (un frate bersagliere), Franco Franchi (Franco Lo Grugno),
Ciccio Ingrassia (Francesco Coppola), Walter Chiari (l'avvocato difen-
sore), Virna Lisi (Naja), Nino Taranto (Turi), Gino Cervi (Daini), Ugo
Tognazzi (Pecorino), Peppino De Filippo (Peppino), Raimondo Vianel-
lo (von Gassman). Ppp.: 14/02/1963.
Totò contro i quattro, 1963 (bn). R.: Steno. Sg. e se.: Bruno Corbucci,
Giovanni Grimaldi. P.: Gianni Buffardi, Titanus. I.: Totò (commissario
Antonio Saracino), Peppino De Filippo (Alfredo Fiore), Aldo Fabrizi
(don Amilcare), Nino Taranto (Mastrillo), Erminio Macario (colonnello
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cetti), Rossella Como (sua moglie), Dany Paris Qacqueline), Ivy Olsen
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no Celentano (un frate), Don Backy (un frate), Carlo Delle :Piane (l'o-
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ni), Peppino De Filippo (Giuseppe Mollica), Gino Cervi (Rossani Bre,-{!
schi), Walter Chiari (Salvatore Dagnino), Aroldo Tieri (Saverio Fallopi,c'
poni), Franco Fabrizi (Robin), Riccardo Billi (il portiere), Memmo ù-,
rotenuto (il benzinaio), Stelvio Rosi (il biondino), Anna Campori (mo-}
glie di La Trippa), Linda Sini (moglie di Rossani Breschi), Carlo u:m:..'.
bardi (presidente del PNR), Mario Castellani (segretario), Fiorenzo Fil).,
rentini (propagandista), Agostino Salvietti (maggiordomo), Mario De;fii
Simone (propagandista), Franco Giacobini (De Angelis), Carlo~/!
ne (un cittadino di Roccasecca), Luciano Salce (un invitato). ~ . ·
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valli), Andreina Pagnani (sua moglie Francesca), Britt Marie Ekluoo . ,
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no Stresa, Francesco Luzi. P.: Ottavio Poggi per Liber Film. I.: Totò Oo-
sé), Mario Petri (il pirata Nero), Mario Castellani (il pirata Uncino),
Grazia Maria Spina (Isabella), Aldo Giuffré (il luogotenente Burrasca),
Giacomo Furia (don Carlos), Pietro Carloni (il governatore), Aldo Bufi
Landi (Manolo), Franco Ressel (lo sfregiato). Ppp.: 27/03/1964 [Ve.:
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diterranee. I.: Totò (Totò Baby/suo padre), Pietro De Vico (Pietro), Mi-
scha Auer (Mischa), Ivy Holzer (Helga), Edy Biagetti (un'autostoppi-
sta), Alicia Brandet (Inge), Mario Castellani (direttore dell'orfanotro-
fio), Alvaro Alvisi (commissario), Stelvio Rosi (un ospite), Peppino De
Martino (maresciallo), Renato Montalbano (postino), Gina Mascetti
(moglie di Mischa), Clara Bìndì (madre dì Totò Baby), Franco Resse!
(un ufficiale), Piero Morgìa (gelataio), Lina Alberti (una dama di ca-
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pe Colizzi per Archimede Films, Crono Film, Films Number One (Fran-
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Sg. e se.: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. P.: Filmes Cinematografi-
ca, Euro lnternational Films. I.: Totò (Antonio Gargiulo), Annie Goras-
sini (la francese), Mario Castellani (il signore della mutua), Eleonora
Morana (la signora Gargiulo), Michele Malaspina (il direttore), Angela
Minervini (la ragazza del certificato istologico), Nando Angelini (un
collega), Consalvo Dell'Arti (un collega), Luisa Alberti (la suocera).
Ppp.: 11/08/1965.
Rita, la figlia americana, 1965 (bn). R.: Piero Vivarelli. Sg.: Piero Vi~~;
relli. Se.: Tito Carpi, Luciano Gregoretti, Ugo Moretti, Bruno Co~.:(
ci, Giovanni Grimaldi. P.: Giancarlo Marchetti e Fabrizio Capucci ~
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Ciccillo), Ninetto Davoli (Ninetto Innocenti/frate Ninetto), Fe
nussi (Luna), Rossana Di Rocco (un'amica di Ninetto), Renato
gna e Pietro Davoli (due canaglie), Rosina Moroni (donna del
re), Lena Lin Solaro (Urganda), Gabriele Baldini (il dentista
FILMOGRAFIA 287
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detto Dudù), Senta Berger (Maggie), Mario Adorf (Sciascillo), Harry
Guardino Qack), Pinuccio Ardia (il barone), Vittoria Crispo (Assunta),
Claudine Auger (Concettina), Ugo Fangareggi (Agonia), Dante Maggio
(il capitano), Ralph Walter (Frank), Giovanni Druti (il cardinale), Solvi
Stubing (una suora), Enzo Cannavale (Gaetano). Ppp.: 25/11/1966.
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re quasi in ogni pagina del volume.
_'\bbott, Budd (v. Gianni). Amendola, Mario, 234n., 261, 274, 282,
Acqua, Antonio, 279, 282 . 284.
.:\darli, Laura, 278. Amidei, Sergio, 272.
_¼:!dessi, Giovanni, 283. Amorosi, Matilde, 25n., 289.
.&dorf, Mario, 287. Andreini, Gabriella, 281, 284 .
,,\ge (Incrocd, Agenore, detto), 25, 27n., Angelini, Nando, 279, 280, 286.
234, 262-268, 270-273, 275, 276, 279, Angelo, Luigi, 282.
282. Angioletti, Nino, 262.
c~.JStinelli, Claudio Guido, 272. Anile, Alberto, 19n., 21, 22n., 25n., 26,
,~JS, Gianni, 41, 173, 194, 265, 281- 27, 6ln., 9ln., 99n., lOln., 105n.,
284. 128n., 133n., 212n., 233, 234n.,
~o, Nello, 14. 235n.-238n., 259, 289.
,~ti, Lina, 282, 285. Annakin, Ken, 248.
'.~i, Luisa, 286. Annlcelli, Corrado, 274.
, ~ Robert, 282. Annuale, Armando, 268 .
.d'kiìrich, Robert, 248. Anton, Edoardo, 273, 274, 278.
1'!@essi. Ottavio, 234n., 285. Antuori, Margherita, 273.
,~o, Franco, 295. Appelius, Gianni, 264.
~eri, Dante (v. Dante Alighieri). Arbore, Renzo, 251.
:;~i, Luisa, 261. Arcamone, Maria Giovanna, 290.
,¼.,ii>-ante, Ernesto, 267, 273. Ardia, Pinuccio, 287.
i)1'mrurante, Giacomo, 260. Arena, Maurizio, 271, 272.
''t~te, Luigi, 262. Argentieri, Mino, 27n., 289.
~ , Irene, 280. Aristofane, 27, 28, 29n., 221.
\ ~ . Beatrice, 282. Arius, Henry, 276.
· Elena, 264. Arlorio, Giorgio, 283.
·, Antonio, 268, 269. Arnova, Alba, 265.
Alvaro, 285 . Arteaga, Stefano, 290.
. Giovanni, 265; 267, 269. Asti, Adriana, 287.
, Giuseppe, 234n., 263. Attanasio, Ugo, 286.
, Gianni, 294. Auer, Mischa, 285.
' la, Gina, 271. Auger, Claudine, 287.
300 LA UNGUA IN GIOCO
Fano, Nicola, 20n., 234n., 236n., 292. Francini, Anacleto (v. Bel Amì).
Fanton, Cristina, 271. Franciolini, Gianni, 234n., 272.
Fantoni, Cesare, 262, 277. Franciosa, Massimo, 275.
Faraldo, Pier Luigi, 261. Franco, Fulvia, 50, 59, 262, 267, 272.
Fazi, Silva, 265. François, Denise, 34n., 39n., 182n., 292.
Feliciani, Mario, 275. Frassica, Nino, 251.
Fellini, Federico, 27n., 54, 246, 247. Fratini, Gaio, 273.
Ferida, Luisa, 260. Frau, Maria, 272.
Fernandel (Contandin, Fernand-]oseph- Fred e Aronne, 270.
Désiré, detto), 23, 276. Fredi, Gioia, 261.
Ferrara, Paolo, 282. Freud, Sigmund, 17n., 18, 33, 34n., 35n.,
Ferrari, Paolo, 162, 268, 271, 275, 277. 36-38, 149, 166, 171, 172n., 292.
Ferraù, Alessandro, 297. Fulci, Lucio, 234n., 268, 272, 276-278,
Ferrero, Anna Maria, 271. 280.
Ferri, Luciano, 282. Fummo, Vincenzo, 260.
Ferronao, Edda, 275. Furia, Giacomo, 103, 154, 192, 207, 233,
Festa Campanile, Pasquale, 275. 263, 265, 266, 269, 270, 272, 273,
Frerro, Jole, 265. 276, 277, 283, 285.
Fimiani, Marisa, 268. Fusari, Bianca Maria, 265.
Fiorelli, Piero, 292.
Frorentini, Fiorenzo, 283,284. Gabel, Scilla, 275, 278, 283.
FiOrentini, Ines, 270. Gabrielli, Giacomo, 270.
fioretti, Pia, 286. Gadda, Carlo Emilio, 20, 293.
fiorita ·e Carbone, 256. Gagliarde, Dodo, 20n., 236n., 292.
fittoni, Mario, 29n., 95, 226, 227, 292. Gajoni, Maria Cristina, 278, 279.
Fnzm.aurice, George, 246. Galdieri, Michele, 255, 256, 267.
Raiano, Ennio, 267-269, 271. Galletti, Giovanna, 264.
Fo, Dario, 292. Gallini, Pina, 260, 263, 266, 268.
Foà, Arnoldo, 263, 266, 271, 273. Gallotti, Dada, 284.
·iofi, Goffredo, 13, 21, 25n., 27, 60n., Galter, Irene, 273.
66n., 88n., 95n., 102n., 113n., 114n., Garbini, Aristide, 261.
119n., 123n., 185n., 197n., 230, Gardner, Ava, 247.
234n., 236n., 237n., 242n., 255-257, Gargiulo, Alfredo, 293.
292,294. Garibaldi, Giuseppe, 66.
iuiena, Gianfranco, 153n., 292. Garinei, Enzo, 257, 264-266, 269, 272,
5il.mda.to, Marcello, 281. 275,277.
&rin, Flavio, 263. Garrone, Riccardo, 278.
~ . Franco, 33n., 292. Gassman, Vittorio, 151, 214, 275, 277.
'.lagna, Armando, 262. Gastoni, Lisa, 220, 283.
ihlceschi, Temistocle, 295. Gattari, Mario, 263.
ffmmchi, Franco, 248,249,283,287. Gazzara, Ben, 279.
306 LA UNGUA IN GIOCO
Inglese, Guglielmo, 65, 66, 69, 255, 256, Lees, Tamara, 266.
265-267, 269. Leibl, Marianna, 275.
Ingrassia, Ciccio, 86, 134, 248, 283, 287. Leoncavallo, Ruggero, 103.
Interlenghi, Franco, 274. Leone, Ignazio, 276, 277, 280, 284.
Invernizio, Carolina, 132. Leonetti, Francesco, 287.
Ioni, Costanzo, 64n., 235n., 293. Leoni, Luigi, 287.
Lerici-Rastelli, 262.
Jachino, Silvana, 260. Leroy, Philippe, 286.
Jakobson, Roman, 17n., 31n., 37, 126, Leurini, Gino, 267.
171, 172n., 209, 293. Libassi, Renato, 273-275, 278-280.
Jamonte, Franco, 265. Libassi, Salvo, 268, 269, 271, 279, 280.
Jemma, Ottavio, 277. Liberatore, Ugo, 281.
Jentsch, Ernst, 18. Lin Solaro, Lena, 286.
Johnson, Lydia, 261. Lionello, Alberto, 279.
Josipovici, Jean, 268. Lionello, Oreste, 67, 279, 281.
Jusanova, Maja, 272.
Lisi, Virna, 280, 283.
Lissiak, Elvy, 264, 281, 282.
Kant, lmmanuel, 35, 36, 293.
littera, Giampiero, 275.
Karajan, Herbert von, 134.
Lombardi, Carlo, 284.
Kaufmann, Christiane, 279.
Lombardo, Goffredo, 283 .
.iitzmiller, John, 281.
Lombardo, Gustavo, 259,260.
Koipek, Monica, 286.
Lopez Vasquez, Luis, 286.
l"oscina, Sylva, 53, 141, 272, 276, 277.
Loren, Sophia (Lazzaro, Sofia, detta),
&:lster, Henry, 247.
47,170,265,270.
11.:.mcta, Enrico, 291, 294. Loy, Nanny, 277.
Iandi, Lllia, 268. Lubin, Arthur, 246.
tmdini, Fanny, 271. Luce, Angela, 278,279.
boe, Abbe, 274, 277. Luciani, Anna Maria, 276.
:'.bme,John Francis, 279. Lulli, Folco, 263.
:limclcita, Arturo, 133. Lurati, Ottavio, 245n., 293.
,~rini, Bruno, 266. Luzi, Enrico, 265.
:..m Raina, Antonio, 282. Luzi, Francesco,
.
285.
.
·~ore, Frank, 263.
i ~ , Tina, 266. Macario, Erminio, 29n., 47, 55, 57, 58, 67,
;:~da, Alberto, 234n., 286. 91, 108, 141, 185-187, 191, 193, 198,
tino, Mario, 281. 220, 233, 234n., 243, 277, 282, 283.
ce, Mark, 269. Maccari, Ruggero, 27n., 267-271, 274-
,baldo, 266, 272. 277.
'"" , Sofia (v. Loren, Sophia). Machiavelli, Niccolò, 286.
~b._ David, 248. Maestri, Anna, 264, 277 ..
308 LA llNGUA IN GIOCO
Maggio, Dante, 190, 262-264, 266, 272, Marchetti, Giulio, 262, 282.
274, 282, 287. Marchetti, Nino, 263, 281.
Maggio, Pupella, 270. Marchi, Anna Maria, 277.
Maggio, Rosalia, 275. Marcon, Fiorella, 269.
Maggiorani, Lamberto, 274. Maresca, Mario, 268.
Magnani, Anna, 113, 279. Margadonna, Ettore M., 261.
Magni, Luigi, 277, 286. Margheriti, Antonio, 275.
Mainardi, Renato, 284. Mari, Ada, 267.
Majeroni, Achille, 262, 271, 278. Mari, Fiorella, 52, 185, 272.
Majuri, Arduino, 264. Mariani, Marco, 284.
Malanga, Paola, 294. Mariani, Mario, 280, 282.
Malaspina, Michele, 20, 286. Marin, Luciano, 276, 277, 285.
Malavasi, Renato, 278. Marotta, Giuseppe, 271.
Maldacea, Nicola, 20, 260. Martell, Peter, 285.
Maldacea, Nicola jr., 269, 270. Martinelli, Alfredo, 260, 261.
Mammi, Fulvia, 262, 266. Martino, Luciano, 279.
Marnane, Sara, 234n., 293. Marcoglio, Nino, 260.
Mamoulian, Rouben, 246. Marton, Andrew, 248.
Mancini, Augusta, 270. Martora Maresca, Lidia, 278.
Manet e Leho, 262. Martufi, Guido, 273, 277.
Manfredi, Nino, 68, 274, 279, 287. Marx, Karl Heinrich, 243.
Mangano, Silvana, 125, 287. Marzi, Franca, 262, 264-266, 270, 279
Mangini, Alda, 41, 233, 262, 263. Marzullo, Mara, 40.
Mangini, Mario, 257, 272. Mascagni, Pietro, 103.
Mangini, Wilma, 261. Mascetti, Gina, 285.
Mankiewicz, Joseph Leo, 248. Masiero, Lauretta, 276, 280.
Manse, Jean, 276. Masina, Giulietta, 267.
Mantoni, Riccardo, 273. Masoni, Tullio, 20n., 234n., 293.
Manzari, Nicola, 274. Masson, Yvette, 275.
Manzoni, Alessandro, 13, 77n., 173n., Mastrocinque, Camillo, 139, 234n., 27J.
220. 274, 276-278, 280.
Marceau, Félicien, 271. Mastroianni, Marcello, 132, 275.
Marcellini, Maso, 260. Matania, Clelia, 261,266,268.
Marcelloni, Carla, 281. Matarazzo, Raffaello, 233.
Marchese, Angelo, 17n., 165n., 172n., Mattali, Mario, 234n., 262, 265,
293. 268-271, 275, 278-280.
~archesi, Marcello, 25, 27n., 139, 234, Mauded, Christian (v. Christian-)~;
262,263,265,266,273,274. Mauro, Jole, 280. "'
Marchesini, Italia, 268. Mazzarella, Carlo, 268, 273. · ;,·
~::~~~1~~~~~6~
Marchesini, Nino, 264, 265.
Marchetti, Giancarlo, 275, 286. Mina). <kt~
INDICE DEI NOMI 309
Risi, Dino, 27n., 234n., 267, 287. Salce, Luciano, 276, 284.
Rissone, Giuditta, 262. Salinas, Jone, 275.
Riva, Mario, 263, 275. Salvatori, Renato, 275.
Rizzo, Gianni, 264, 282. Salvatori, Umberto, 262.
Roby, Lino, 263. Salvietti, Agostino, 271, 274, 276, 284.
Rochefort, Jean, 285. Sancho, Fernando, 286.
Rohlfs, Gerhard, 67n., 295. Sanders, Nadine, 281, 282, 284.
Romance, Viviane, 268. Sandner, Yvonne, 260.
Romano, Carlo, 266. Sanga, Glauco, 77n., 296.
Romano, Dina, 260, 262. Sanjust, Filippo, 271.
Romeo, Giuseppe, 13, 20n., 21, 22n., Sanson,Yvonne,234,263,282.
27n., 39n., 40, 46n., 64n., 75n., 99n., Sarazani, Fabrizio, 263.
106n., 117n., 153, 155n., 238n., 295. Sardou, Fernand, 277.
Rondinella, Giacomo, 269. Sasso, Ugo, 265.
Roney, Mac, 279. Saussure, Ferdinand de, 34, 149n.,
Roquevert, Noel, 276.
171n., 296,297.
Rory, Rosanna, 275.
Scala, Delia, 264, 278.
Rosi, Francesco, 19ln., 248, 272.
Scarano, Iecla, 140,213,270,274.
Rosi, Stelvio, 284, 285.
Scarnicci, Giulio, 277.
Rossellini, Franco, 280.
Scarpelli, Furio, 25, 27n., 234, 263-268,
Rossellini, Roberto, 234n., 269.
270-273, 275,276,279, 282.
Rossi, Annabella, 291.
Scarpelli, Manlio, 277.
Rossi, Fabio, 13-15, 2ln., 24n., 30n.-
Scarpetta, Eduardo, 20, 87, 237, 266,.
32n., 63n., 64n., lOln., 143n., 148n.,
268,270.
253n., 295, 296.
Rossi, Francesca, 40. Schiaffino, Rosanna, 274, 286.
Rossini, Gioacchino, lOln., 102, 148, Schonthan, Franz, 261.
246. Schonthan, Paul, 261.
Rovena, Marcella, 264, 279, 281. Scola, Ettore, 27n., 276.
Rovere, Gina, 154, 275, 277, 279. Segre, Cesare, 17n., 38n., 289, 296.
Rovere, Luigi, 275. Sendecher, Erica, 272.
Rovi, Vincenzo, 261. Serianni, Luca, 91, 180n., 296.
Rubini, Giulia, 273. Serra, Adriana, 262, 265.
Ruffin, Valentina, 18n., 21, 63n., 75n., Shakespeare, William, 92, 175.
120n., 142n., 210n., 296. Shapiro, Shel, 286.
Russo, Mario, 247. Shaw, Lynn, 278.
Rutili, Benedetta, 274, 275. Siegel, Donald, 247.
Ruzante (Beolco, Angelo, detto), 29n. Silenti, Vira, 264, 265.
Siletti, Mario, 260, 265, 280.
Sabatello, Dario, 274. Silvani, Aldo, 261.
Sabatini, Francesco, 253n., 296. Simon, Simone, 271.
INDICE DEI NOMI 313