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Tesina Pedagogia

Lezione teorico-pratica con laboratorio teatrale

Storia dell’Arte Moderna


“ Il Manierismo ”

Accademia di Belle Arti “M. Sironi” Sassari

A.A 2020 - 2021

Gabriele Pisano Scenografia III° anno

Docente prof.sa Paola Pintus

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Lezione teorico-didattica con laboratorio teatrale

Con l’appoggio del Teatro Lirico di Cagliari

Via Sant’Alenixedda, Cagliari, CA

I percorsi e la tematica proposti :


L’argomento che verrà affrontato è il “Manierismo”, dalla nascita agli sviluppi della corrente
artistica ;

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

A chi si rivolge : Questa lezione è rivolta ad una classe terza del Liceo Artistico di Cagliari.

Prerequisiti (preskills) : Apprendimento storico - artistico acquisito nei primi anni del liceo durante le
lezioni di Storia dell’Arte.

Feedback : Soffermarsi su eventuali punti del percorso non particolarmente chiari, porre delle
domande sull’argomento per assicurarsi che quanto trattato sia stato esaustivo e conciso.

Obiettivo da conseguire : L’obbiettivo del laboratorio è quello di rendere gli studenti i primi attori del
loro processo di apprendimento con una didattica attiva.1

1 Antonio Calvani, Come fare una lezione efficace, Carocci Faber, 2014

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Tempi e percorso : Si svolge in una giornata divisa in due parti: la prima dalle h: 8:30 alle h: 11 e la
seconda dalle h: 15 alle h: 18:30: quindi una teorico esplicativa e l’altra didattica laboratoriale;

Spazi : La prima parte del progetto ha luogo all’interno dell’aula scolastica del Liceo. La seconda
parte all’interno degli spazi cordialmente messi a disposizione dal Teatro Lirico di Cagliari.

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Il progetto è diviso in due parti consequenziali


Prima parte :

Vengono ora attivati dei feedback per descrivere la corrente artistica: definizione, contesto storico-
artistico e terminologia. La lezione continua attraverso i principali esponenti della corrente e il loro
operato: quali Pontormo, il Veronese e Giambologna. Mostrando alcune influenze e differenze fra i
nuovi stili e quelli passati. Con questi in concomitanza con l’esposizione teorico sensoriale delle opere
d’arte selezionate all’interno del corso. Le opere sono proposte anche con una sorta di impronta da
coaching attraverso spunti, rimandi ad altri apprendimenti avvenuti.

(Iconologia e iconografia delle opere d’arte proposte; osservazione e discussione delle emozioni
e degli stati d’animo presenti in un’opera d’arte).

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Per attivare le preconoscenze degli alunni e rendere chiaro l’obiettivo verrà utilizzata la LIM con
la proiezione di una serie di slide teorico-artistiche accompagnate da immagini che introducono
l’argomento del Manierismo.

Come esposto nella teoria obbiettivista la definizione degli obbiettivi di apprendimento è


indipendente dagli allievi ma utile per stabilire dei meccanismi di rinforzo che si suppone siano
efficienti ad ogni allievo anche grazie alle preconoscenze già immagazzinate nell’ apprendimento sia
Storico - Politico e sia all’interno del corso di Storia dell’Arte proposti negli anni scolastici precedenti
e nel seguente.

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Attraverso la visualizzazione di una serie di immagini che introducono l’argomento si lascia che la
conoscenza sia costruita dagli allievi nel tentativo di aggiungere senso alle loro esperienze ricercando
attivamente i significati. Qui la conoscenza non necessariamente riflette la realtà esterna ma è
estremamente importante, utile e praticabile.2

2 Teorie dell’apprendimento, Confronto tra le tre teorie didattiche, ENDO-FAP Sede Nazionale,

CSP, Giuseppina D’Apolito & Alexia Amaricci, 2011

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Lezione teorico-didattica
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L’organizzatore propedeutico (1960 ca)

“ Se dovessi considerare in un unico principio il fattore più importante che influenza l’apprendimento sono le conoscenze
che lo studente già possiede. Accertatele e comportatevi in conformità con il vostro insegnamento. ” D. Ausubel

Ausubel propose l’organizzatore propedeutico come strategia adoperata dall’insegnante.


Potrebbe trattarsi di un breve e generico discorso introduttivo, preparato dall’insegnante prima di
presentare il nuovo materiale. Questa teoria è propedeutica per lo studente, permettendogli così di
richiamare e trasferire pregresse conoscenze e nuove informazioni che gli vengono presentate.
L’apprendimento dovrebbe risultare così facilitato, se l’allievo può aggiungere significato alle nuove
informazioni. Se può essere stabilita una correlazione tra le nuove informazioni e conoscenze
precedentemente acquisite l’esperienza dell’apprendimento diventerà più significativa per l’allievo.

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Caratteristiche principali dell’organizzatore propedeutico:

1) È un ponte che connette le analogie delle cose note con quelle ignote;
2) È adoperato come introduzione al nuovo materiale;
3) È un abbozzo della nuova informazione ed una riaffermazione della precedente conoscenza;
4) Aiuta a strutturare la nuova informazione;
5) Incoraggia gli studenti a trasferire ed applicare la precedente conoscenza;
6) Consiste di informazioni concrete.

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Teoria dello schema (1980)

La nozione di organizzatore propedeutico è oggetto di numerose riformulazioni, tra cui la teoria


dello ”schema”, impostasi come principale modello della comprensione del testo Rumelhart (1980)
ha sviluppato ulteriormente il concetto di “schema”. Secondo lo studioso, uno schema è una struttura
di dati per la rappresentazione di generici contenuti della memoria. Gli schemi sono pacchetti di
informazione e la teoria dello schema riguarda la maniera in cui questi pacchetti sono rappresentati e
di come la rappresentazione faciliti l’uso della conoscenza in modo specifico.
Questa teoria, inoltre, tenta di spiegare la nostra capacità di far fronte ai continui mutamenti
dell’ambiente. Non ogni circostanza ci appare nuova e insolita. Siamo capaci di riconoscere
rapidamente gli elementi noti e patterns (schemi) nel mondo che ci circonda. Questo ci mette in
grado di comportarci correttamente in ambienti diversi come una lezione di storia, un ristorante o un
incrocio in una strada affollata in un paese straniero.
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Mappe concettuali (1960 ca)

“ Le mappe concettuali potevano essere usate per rappresentare la conoscenza in qualsiasi età ed in qualunque dominio
della conoscenza […], gli studenti che preparavano le proprie mappe concettuali […] scoprivano anche che imparavano
come imparare ” J. D. Novak
La tecnica delle mappe concettuali, sviluppata da Novak negli anni 60’, si basa sulle teorie di
Ausubel il quale ha evidenziato l’importanza delle pre-conoscenze possedute dalle persone per
l’apprendimento di nuovi concetti. L’apprendimento significativo implica l’assimilazione dei
nuovi concetti nelle strutture cognitive esistenti. Nacque l’ipotesi della costruzione delle mappe
concettuali per poter formalizzare la conoscenza strutturata, ovvero il modo in cui i vari concetti
posseduti sono interconnessi tra di loro all’interno di un determinato dominio conoscitivo. Le mappe
sono un modello di come noi organizziamo e applichiamo le conoscenze.

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Lezione teorico-didattica
con laboratorio teatrale

Possono essere categorizzate, connettive, associative, specificativa o divise in categorie, es: di tipo
causale o temporale.
Una mappa evidenzia i saperi di una persona permettendole di guardare in profondità e capire le
proprie conoscenze. Rende esplicito e conscio ciò che è spesso implicito. Punto focale della
costruzione delle mappe è la loro dinamicità intrinseca in differenti contesti e in tempi diversi le
rappresentazioni possono essere diverse.
Le mappe toccano alcuni degli elementi centrali delle tecnologie didattiche e dell’apprendimento.
Le tecnologie didattiche hanno lo scopo di rendere più efficace il processo formativo, le mappe, in
quanto strumenti di rappresentazione, innalzano da un lato la nostra comprensione, dall’altro
aumentano gli strumenti di autovalutazione dei processi di apprendimento. Le mappe fanno parte,
inoltre, di quegli attrezzi cognitivi che supportano, guidano ed estendono il processo di pensiero di chi
li usa.

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I MEDIATORI DIDATTICI
in una prospettiva didattica per competenze (Elio Damiano, 2002)

“Nell’ambito scolastico tra i mediatori più significativi ed incisivi sull’allievo sono il clima e il tono educativi, creati dalla
qualità dei rapporti interpersonali.” Larocca “Pedagogia generale”, Libreria editrice universitaria, 2000

Viene definito mediatore didattico ogni “dispositivo” che rende efficace la relazione tra
insegnamento e apprendimento, innescando e sostenendo i momenti del rapporto formativo e, come
tale, comprende l’attività, l’organizzazione della classe, i sussidi e materiali. Si individuano
principalmente quattro tipi di mediatori didattici: attivi, iconici, analogici, simbolici, in
corrispondenza del tipo di ricostruzione della realtà operata.

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- ATTIVI : fanno ricorso all’esperienza diretta, al learning by doing (es: l’esperimento scientifico);
- ICONICI : utilizzano le rappresentazioni dei linguaggi grafico e spaziale: fotografie, carte
geografiche, schemi, diagrammi, mappe concettuali. Gli ultimi tre di tipo non-figurativo e quindi più
prossimi alla rappresentazione astratta;
- ANALOGICI : si rifanno alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella simulazione (es. role
plays “= consiste nella drammatizzazione parlata, agita e partecipata di situazioni comunicative e
relazionali che si possono sperimentare nella realtà, con un risalto sull'aspetto del ruolo);
- SIMBOLICI - utilizzano i codici di rappresentazione convenzionali e universali, come quelli
linguistici - (es. la lezione frontale espositiva).

E’ necessario avere consapevolezza che l’uso di ogni mediatore comporta vantaggi e problemi.

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I mediatori attivi facilitano l’incentivo della motivazione, ma presentano problemi di fattibilità e di


mantenimento dell’autenticità dell’esperienza.
I mediatori iconici favoriscono gli studenti dotati di intelligenza visivo- spaziale, ma, anche per
questo, possiedono una portata formativa limitata.
I mediatori analogici consentono di evitare la dispersività e la pericolosità di situazioni reali, ma
non sono applicabili a tutti i campi del sapere.
I mediatori simbolici, perché siano efficaci e per non rischiare di perdere l’attenzione di chi
ascolta, hanno necessità di feed-back continui, di richiami, di uso continuo di parafrasi e esempi
esplicativi, tanto più necessari quanto più si abbassa l’età di chi ascolta. I rischi sono i problemi di
codifica e di decodifica; occorre, pertanto, essere sicuri che il linguaggio sia compreso.
Inoltre, spesso, si può cadere nel nozionismo, e quindi rientrare in un approccio didattico di tipo
trasmissivo.
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Il diagramma della ricostruzione della realtà

ATTIVI ICONICI ANALOGICI SIMBOLICI


a) Esplorazioni “per a) Disegno “spontaneo”, a) Drammatizzazione nel a) Discussione finalizzata
vedere”, esercitazioni per materiale visivo per role play a sintetizzare/omologare
presa di contatto” documentare informazioni raccolte,
narrazione dell’insegnante.
b) Esplorazione secondo b) Disegno preordinato b) Giochi di simulazione b) Narrazione (ascolto,
piano d’osservazione, secondo piano lettura, scritti) di eventi più
esercitazione per realizzare contenutistico/codice o meno complessi, sintesi,
a partire da semilavorati, prescelto, analisi e scrittura, narrazione
montaggi ecc. interpretazione di dell’alunno
immagini selezionate.

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ATTIVI ICONICI ANALOGICI SIMBOLICI


c) Ricostruzione (mimo, c) Codificazione grafico- c) Esecuzione di copioni c) Definizione di concetti,
conversazione) di figurativa di eventi più o formulazione di giudizi.
un’esperienza per metterla meno complessi (linguaggi
a fuoco ed esaminarla. verbali e non)
d) Esperimento (a fattori d) Schematizzazione di d) Analisi e discussione di d) Riflessione sul
selezionati e alternati) concetti, mappe, percorsi, un gioco, finalizzate linguaggio, sulle pratiche
esercitazione per ideare, eventi…secondo connettivi all’identificazione delle discorsive, sulle procedure,
progettare, realizzare grafici (organizzatori regole finalizzata
oggetti percettivi) all’individuazione di
regole.
e) Esplorazione per e) Schematizzazione e e) Simulazione finalizzata e) Applicazione e controllo
controllo di conoscenze controllo di conoscenze ed all’applicazione e controllo delle regole
predefinite, esercitazioni esperienze apprese in di conoscenze e esperienze (metaconoscenze) apprese
per applicare/controllare precedenza. precedenti in precedenza.

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I cinque livelli (gradi) in cui si articola l’asse dell’integrazione (asse verticale nella tabella) sono le tappe di
un itinerario dei processi di apprendimento dal livello della conoscenza (fare per conoscere) al livello della
meta-conoscenza (riflessione sull’uso).
Il diagramma, che nasce nell’ambito di quella che viene definita "didattica per concetti”, torna utile
quando si ragiona in termini di progettazione per competenze. Teoria e pratica sono integrate e non
sequenziali: per la persona la cultura è sempre unitaria e onnicomprensiva, il fare e il sapere sono
intrecciati e agiti da un soggetto che conferisce loro senso.
La varietà e l’uso complementare e integrato dei mediatori aiuta a superare il vecchio concetto di
progettazione che sopratutto mirava ad un insegnamento di tipo trasmissivo, unico ed omogeneo.
Permette, inoltre, di strutturare compiti di realtà avvicinandosi in maniera olistica ad ogni studente
rispettandone gli stili cognitivi e di apprendimento.
Più ampia è la gamma dei mediatori, più vario l’uso incrociato dei vari tipi, più agli studenti sono
consentite operazioni diversificate di apprendimento, risulta più efficace l’organizzazione cognitiva.
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Riassumendo. E’ opportuno nella didattica per competenze


- utilizzare differenti mediatori per favorire i diversi stili cognitivi degli studenti;
- Utilizzare la ridondanza, ovvero più mediatori in relazione allo stesso argomento, perché ogni
approccio linguistico e mediale dello stesso argomento presenta anche informazioni o punti di vista
differenti;
- Utilizzare la direzione dell’attivo al simbolico per produrre pensiero a partire dall’azione. 3

3 E. Damian, La lingua nel sistema dei mediatori didattici, in Didattica ed educazione linguistica,

a cura di F. Camponovo e A. Moretti, La Nuova Italia, 2000


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Seconda parte :

Laboratorio teatrale:

L’apprendimento è definitivamente completo quando lo studente viene incoraggiato a trasferire le


conoscenze acquisite nella vita reale.
Spostando la lezione all’interno del Teatro Lirico ora si potranno mettere in pratica le conoscenze e le
competenze che gli stessi discenti propongono attraverso la drammatizzazione. Quindi ora sono i
ragazzi a scegliere un’opera tra quelle analizzate e, attraverso l’utilizzo di stoffe e tessuti coerenti
cromaticamente con l’ opera scelta (grazie ai reparti di sartoria e trucco teatrale), i ragazzi saranno
accompagnati sul palco per ricreare delle opere viventi attraverso i propri corpi ( esperienza dei
tableau vivant )

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Quattro modi per fare i quadri viventi senza fotomontaggio (Emanuela Pulvirenti, 2018)

1 – Riprodurre una scultura


Si può anche riprodurre una statua o un gruppo scultoreo. Certo non è più un quadro vivente, ma è
sempre un’opera d’arte reinterpretata  (possiamo chiamarla, alla francese, sculpture vivant).
Naturalmente, in mancanza di scena che renda immediato il riconoscimento, occorre riprodurre con
una certa fedeltà i dettagli della statua o scegliere una scultura molto nota nell’immaginario comune.

2 – Scegliere un’opera con lo sfondo uniforme


Tanti dipinti, soprattutto i ritratti, presentano un fondale omogeneo. Scuro o chiaro che sia, basta una
parete, un telo, o un cartoncino colorato, per avere già lo sfondo perfetto. Pochi altri elementi di
scena, come un tavolo o una sedia, possono essere oggetti reali opportunamente disposti davanti al
fondale.

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Tale drammatizzazione teatrale sarà catturata attraverso varie fotografie da utilizzare come spunto
per fissare gli elementi affrontati durante la lezione teorica tenutasi la mattina.
Al termine del laboratorio i ragazzi sistemati in cerchio ripercorrono l’argomento trattato
sotto forma di dialogo: presa di coscienza.

La valenza didattica del quadro vivente sta nell’attenzione che richiede allo studente nel momento
in cui si confronta con l’opera d’arte, sta nel cogliere espressioni, dettagli, gesti.
Lo scopo non è quello, puramente artistico, di rifare in modo identico il quadro originale.
Tant’è vero che è possibile anche lasciare i ragazzi nei loro abiti quotidiani, con tanto di felpe, jeans e
scarpette da ginnastica.

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con laboratorio teatrale

Ci sono molti quadri che hanno talmente poco sfondo che anche se non viene ricreato non si perde
nulla dell’opera originale.

3 – Realizzare il fondale

Se lo sfondo del dipinto è importante tanto quanto i personaggi allora si può ricreare in vari modi. Si
può, ad esempio, proiettarlo sulla parete o sulla LIM e posizionare i personaggi davanti (sarebbe
perfetto, ad esempio, per rifare la Gioconda).
Oppure si può dipingere al muro, creando una sorta di fondale permanente per riproporre
periodicamente il tableau vivant. In alcuni casi può essere anche un modo divertente per scoprire le
proporzioni del proprio corpo. Poi ci sono anche i casi nei quali l’ambientazione è ricreata
fedelmente, dall’abbigliamento alla sfondo. Con qualche dettaglio in meno si potrebbe rifare anche a
scuola.
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con laboratorio teatrale

4 – Attualizzare l’opera

Può risultare interessante e creativo reinterpretare l’opera con un’ambientazione contemporanea..


L’operazione avrebbe una valenza didattica doppia: osservare attentamente il dipinto e ripensarlo in
chiave moderna. Gli esempi sono tanti e ben riusciti. Tante opere sono talmente note che non serve
neanche richiamare lo sfondo originale.Comunque venga rifatto il dipinto, l’importante è coglierne lo
spirito, scoprirne ogni segreto.4

4 Emanuela Pulvirenti, Quattro modi per fare i quadri viventi senza fotomontaggio,
Didatticarte.it, 2018

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